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SCHEGGE E SCINTILLE

PENSIERI, SPUNTI, RIFLESSIONI

DALLA PAROLA DI DIO E DALLA VITA

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a cura di: don_franco_locci@libero.it

 

APRILE 2009

 

 

MERCOLEDI’ 1 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: Beata Angela da Foligno; Sant’Ugo, vescovo, Beato Enrico Alfieri

Una scheggia di preghiera:

 

GESU’, SEI TU IL MIO LIBERATORE!

 

Hanno detto: Leggere e rileggere incessantemente il santo Vangelo per avere sempre dinanzi alla mente gli atti, le parole, i pensieri di Gesù, al fine di pensare, parlare, agire come Gesù. (C. De Foucauld)

Saggezza popolare: Mai piangere sul latte versato: si aggiunge bagnato al bagnato. (Prov. Italiano)

Un aneddoto: L’orario di Dio

Per tre ore al giorno Jahwèh siede in tribunale a giudicare il mondo. Ma, quando il male prevale sul bene, si alza dal trono della giustizia e, con un sospiro di sollievo, si siede per il resto della giornata sul trono della misericordia.

Parola di Dio: Dn 3, 14-20. 91-92. 95 / Salmo Dn 3, 52-56 / Gv 8, 31-42

 

Vangelo Gv 8, 31-42

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, Gesù disse a quei Giudei che avevano creduto in lui: «Se rimanete fedeli alla mia parola, sarete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi». Gli risposero: «Noi siamo discendenza di Abramo e non siamo mai stati schiavi di nessuno. Come puoi tu dire: Diventerete liberi?». Gesù rispose: «In verità, in verità vi dico: chiunque commette il peccato è schiavo del peccato. Ora lo schiavo non resta per sempre nella casa, ma il figlio vi resta sempre; se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero. So che siete discendenza di Abramo. Ma intanto cercate di uccidermi perché la mia parola non trova posto in voi. Io dico quello che ho visto presso il Padre; anche voi dunque fate quello che avete ascoltato dal padre vostro!». Gli risposero: «Il nostro padre è Abramo». Rispose Gesù: «Se siete figli di Abramo, fate le opere di Abramo! Ora invece cercate di uccidere me, che vi ho detto la verità udita da Dio; questo, Abramo non l'ha fatto. Voi fate le opere del padre vostro». Gli risposero: «Noi non siamo nati da prostituzione, noi abbiamo un solo Padre, Dio!». Disse loro Gesù: «Se Dio fosse vostro Padre, certo mi amereste, perché da Dio sono uscito e vengo; non sono venuto da me stesso, ma lui mi ha mandato. Parola del Signore

 

“SE DUNQUE IL FIGLIO VI FARA’ LIBERI, SARETE LIBERI DAVVERO”. (Gv 8,36)

Il guaio è che allora gli uditori di Gesù non capivano e oggi noi altrettanto perché non pensiamo di essere schiavi. E’ vero, la schiavitù delle catene e delle fruste è quasi terminata, ma se basta una serie di investimenti sbagliati per mandate in crisi l’economia del mondo, far perdere posti di lavoro, creare difficoltà che sembrano insormontabili, vuol dire che siamo ancora schiavi del denaro, se il desiderio di vendicarci di un torto subito supera la prospettiva del perdono, vuol dire che siamo ancora schiavi della vendetta, se addirittura nel nostro comprare siamo condizionati dalle etichette, se il vestito che conta è quello firmato, se mi metto a dieta o meno per apparire, vuol dire che le varie mode sono i nostri padroni. E chi ci libererà da tutte le nostre schiavitù? Noi siamo già stati liberati. Gesù è già morto e risorto per noi. La misericordia di Dio si è riversata su di noi fin dal giorno del battesimo! Il guaio è che noi non comprendiamo e non accogliamo questa libertà profonda, siamo come quegli ebrei che camminavano verso la terra promessa ma rimpiangevano la pentola delle cipolle della schiavitù di Egitto. Scrolliamoci di dosso le catene: com’è bello sentirci liberi davanti alle mode, agli acquisti, provare la gioia del perdono, andare controcorrente, sentire che la forza viene data a noi, piccole persone, da qualcuno che è la Forza e la vera libertà.

 

 

GIOVEDI’ 2 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: San Francesco da Paola; Santa Maria egiziaca; Santa Teodosia, vergine e martire.

Una scheggia di preghiera:

 

TU, GESU’ SEI LA RISURREZIONE E LA VITA, CHI CREDE IN TE NON MORIRA’ IN ETERNO.

 

Hanno detto: Il cristianesimo non è certo triste: al contrario, è la buona novella per i tristi. Ma, per i leggeri, non è certamente la buona novella, perché prima li vuole rendere seri. (S. Kierkegaard)

Saggezza popolare: Martello d'oro non rompe le porte del cielo. (Prov. Italiano)

Un aneddoto: Un architetto aveva fatto il progetto di una città e, secondo i suoi precisi disegni, erano stati costruiti gli edifici nei loro minimi particolari, le fogne con i loro tombini, le cantine con i loro nascondigli, i canali con tutti i loro cunicoli. Questo architetto, in seguito, fu eletto esattore delle imposte. A quei cittadini che tentavano di nascondere i loro beni per non pagare le tasse, ridendo, diceva:

Non penserete di potermi nascondere qualcosa? La città la conosco nei minimi particolari. Così nessuno di noi può nascondere qualcosa al Signore; nessuno, neppure nel buio, può dire: Dio, certo, qui non mi vede! La sua presenza però non come quella di una guardia, ma quella benevola di chi vorrebbe sempre per noi il vero bene. E la sincerità fa parte di questo.

Parola di Dio: Gen 17, 3-9 / Sal 104 / Gv 8, 51-59

 

Vangelo Gv 8, 51-59

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, disse Gesù ai Giudei: «In verità, in verità vi dico: se uno osserva la mia parola, non vedrà mai la morte». Gli dissero i Giudei: «Ora sappiamo che hai un demonio. Abramo è morto, come anche i profeti, e tu dici: "Chi osserva la mia parola non conoscerà mai la morte". Sei tu più grande del nostro padre Abramo, che è morto? Anche i profeti sono morti; chi pretendi di essere?». Rispose Gesù: «Se io glorificassi me stesso, la mia gloria non sarebbe nulla; chi mi glorifica è il Padre mio, del quale voi dite: "E' nostro Dio!", e non lo conoscete. Io invece lo conosco. E se dicessi che non lo conosco, sarei come voi, un mentitore; ma lo conosco e osservo la sua parola. Abramo, vostro padre, esultò nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e se ne rallegrò». Gli dissero allora i Giudei: «Non hai ancora cinquant'anni e hai visto Abramo?». Rispose loro Gesù: «In verità, in verità vi dico: prima che Abramo fosse, Io Sono». Allora raccolsero pietre per scagliarle contro di lui; ma Gesù si nascose e uscì dal tempio. Parola del Signore

 

“IN VERITÀ VI DICO: SE UNO OSSERVA LA MIA PAROLA, NON VEDRÀ MAI LA MORTE”. (Gv. 8,51)

Sotto un certo aspetto capisco la difficoltà dei Giudei nei comprendere ed accettare Gesù. La frase che meditiamo oggi può lasciare anche noi perplessi. Vediamo che sia coloro che osservano la parola di Gesù che quelli che non la osservano soggiacciono alla morte. Che cosa vuole dirci, allora, Gesù? C’è una morte che è peggiore di quella fisica ed è morire al nostro vero fine, è non realizzarsi secondo il progetto di Dio, è fondare tutta la nostra vita su cose che sono destinate a finire. Gesù, con la sua parola, ci invita invece a fondare il nostro vivere quotidiano su qualcosa che dura sempre, o meglio, su Qualcuno che “è” sempre e che ci fa essere sempre. Osservare la parola di Gesù non è osservare delle leggi, è vivere in Lui, per Lui, con Lui, è essere già fin d’ora nell’eternità. Certo, la morte ci colpirà ancora ma se sono con Lui anche questa è già vinta.

 

 

VENERDI’ 3 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: San Riccardo, vescovo; San Sisto, Papa; San Luigi Scrosoppi.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, APRI I MIEI ORECCHI E FRENA LA MIA LINGUA.

 

Hanno detto: Io credo ciecamente dove non vedo niente, perché credo a Chi vede tutto. (Bossuet)

Saggezza popolare: Non c'è pane senza pena. (Prov. Italiano)

Un aneddoto: Un discepolo disse un giorno a rabbi Gamaliele: Dio ci ruba sempre qualcosa. Ha rubato perfino una costola ad Adamo!

Ti sbagli, rispose il maestro, e te lo dimostro proprio con il tuo esempio. Dunque... La gentile figlia del rabbino lo interruppe: Papà, lascia che risponda io. Il padre annuì ed ella disse: Il caso dì Adamo è simile a questo. Due ladri sono entrati in una casa, di notte. Hanno rubato un vassoio d’argento, ma in cambio vi hanno lasciato un vassoio d’oro. Vorrei che tali ladri mi visitassero ogni giorno esclamò il discepolo, che aveva posto la questione. Continuò la ragazza: Così fece Jahwèh Creatore. Ad Adamo non rubò, ma donò maggior felicità, quando al posto della costola gli diede la donna: sua compagna d’amore.

Parola di Dio: Ger 20, 10-13 / Sal 17 / Gv 10, 31-42

 

Vangelo Gv 10, 31-42

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, I Giudei portarono di nuovo delle pietre per lapidare Gesù. Egli disse loro: «Vi ho fatto vedere molte opere buone da parte del Padre mio; per quale di esse mi volete lapidare?». Gli risposero i Giudei: «Non ti lapidiamo per un'opera buona, ma per la bestemmia e perché tu, che sei uomo, ti fai Dio». Rispose loro Gesù: «Non è forse scritto nella vostra Legge: Io ho detto: voi siete dei? Ora, se essa ha chiamato dei coloro ai quali fu rivolta la parola di Dio (e la Scrittura non può essere annullata), a colui che il Padre ha consacrato e mandato nel mondo, voi dite: Tu bestemmi, perché ho detto: Sono Figlio di Dio? Se non compio le opere del Padre mio, non credetemi; ma se le compio, anche se non volete credere a me, credete almeno alle opere, perché sappiate e conosciate che il Padre è in me e io nel Padre». Cercavano allora di prenderlo di nuovo, ma egli sfuggì dalle loro mani. Ritornò quindi al di là del Giordano, nel luogo dove prima Giovanni battezzava, e qui si fermò. Molti andarono da lui e dicevano: «Giovanni non ha fatto nessun segno, ma tutto quello che Giovanni ha detto di costui era vero». E in quel luogo molti credettero in lui. Parola del Signore

 

"VI HO FATTO VEDERE MOLTE OPERE BUONE DA PARTE DEL PADRE MIO; PER QUALE DI ESSE MI VOLETE LAPIDARE?" (Gv. 10,32)

Quante volte abbiamo sentito o abbiamo detto: "Ho sempre cercato di fare il bene, mi sono fatto in quattro per quella persona, eppure… Ho cercato di mettere una buona parola e proprio quella parola è stata interpretata male e tutto si è rivoltato contro di me... Ma allora è meglio non interessarsi, lasciare che ciascuno cuocia nel suo brodo..." Gesù è passato “facendo bene ogni cosa” ma la cattiveria, l’orgoglio hanno accumulato pietre contro di Lui. Non hanno voluto capirlo, non hanno voluto gioire, hanno pensato che le sue parole scomodavano, e allora? Un po’ di pietre ben tirate risolvono la questione! Qualcuno non la pensa come noi? Il giusto ci è di rimprovero? Facciamolo fuori! E le nostre pietre possono essere le nostre parole, la nostra ironia, il rovinare la reputazione, l’ignorare l’altro. Se invece di accumular pietre per difendere sicurezze e ortodossie imparassimo ad ascoltare, scopriremmo tante verità presenti in tutto e in tutti.

 

 

SABATO 4 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Isidoro, vescovo e dottore della Chiesa; San Benedetto Moro, monaco

Una scheggia di preghiera:

 

GESU’ TU SEI L’AMORE PERFETTO.

 

Hanno detto: In questa valle di lacrime, i santi proclamano l’avvento dell’aurora. La gente del mondo dorme; solo i santi sono desti. La gente del mondo è triste, solo i santi sono felici. (J. C. H. Wu)

Saggezza popolare:

Non giudicare chi bussa alla tua porta dalla lunghezza della strada che ha percorso per arrivare da te. (Prov. Italiano)

Un aneddoto: Il 4 aprile 1968, a Mempltis, in un attentato, veniva assassinato Martin Luther King, premio Nobel per la pace. Aveva speso tutta la sua vita ed ora moriva, perché negli Stati Uniti d’America i negri non fossero costretti a vivere segregati dai bianchi, ma potessero con essi formare una sola famiglia di fratelli, con i medesimi diritti civili e sociali. Del suo insegnamento sulla forza dell’amore, ecco un esempio famoso. “Quel giorno il piccolo negro Tom, dopo la scuola, andò a prendere il suo pacco di giornali, da portare al rivenditore, come al solito. Ma... Accidenti! Quella volta gli scappava la pipì. Perché, invece di avvicinarsi ad una pianta, non andare in quel bel pisciatoio riservato ai bianchi? Tante volte vi era passato vicino, con la tentazione di entrarci! Quella volta ci provò. Che gioia, una pisciatina tranquilla nel fresco delle maioliche lucide! Ma, improvvisamente, ecco il rumore di passi! Sono i passi del grasso americano prepotente! Una violenta pedata... e il piccolo Tom si trova con la faccia nel pisciatoio, profanato, trasgredendo le leggi dell’Alabama. Mio piccolo Tom, ora hai davanti a te due scelte. La prima è che ti alzi, umile e sottomesso, esci dalla bella toilette per bianchi; ma, appena fuori, prendi a sassate lo schifoso bianco; poi fuggi via dai tuoi fratelli negri a proporre con loro: Verrà un giorno in cui li uccideremo tutti! Ma c’è una seconda scelta, più difficile, che io, Martin Luther King, ti indico. Tu, Tom, ti alzi, come Gesù sulla strada del Calvario e, senza dir niente, perdoni al fratello bianco il male che ti ha fatto. Mio piccolo Tom, è troppo facile vendicarsi. Più difficile è amare. E noi, negri d’America, vogliamo costruire un domani migliore con la sola forza dell’amore!”

Parola di Dio: Ez 37, 21-28 / Salmo: Ger 31, 10-13 / Gv 11, 45-56

 

Vangelo Gv 11, 45-56

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista della risurrezione di Lazzaro credettero in lui. Ma alcuni andarono dai farisei e riferirono loro quel che Gesù aveva fatto. Allora i sommi sacerdoti e i farisei riunirono il sinedrio e dicevano: «Che facciamo? Quest'uomo compie molti segni. Se lo lasciamo fare così, tutti crederanno in lui e verranno i Romani e distruggeranno il nostro luogo santo e la nostra nazione». Ma uno di loro, di nome Caifa, che era sommo sacerdote in quell'anno, disse loro: «Voi non capite nulla e non considerate come sia meglio che muoia un solo uomo per il popolo e non perisca la nazione intera». Questo però non lo disse da se stesso, ma essendo sommo sacerdote profetizzò che Gesù doveva morire per la nazione e non per la nazione soltanto, ma anche per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi. Da quel giorno dunque decisero di ucciderlo. Gesù pertanto non si faceva più vedere in pubblico tra i Giudei; egli si ritirò di là nella regione vicina al deserto, in una città chiamata Efraim, dove si trattenne con i suoi discepoli. Era vicina la Pasqua dei Giudei e molti dalla regione andarono a Gerusalemme prima della Pasqua per purificarsi. Essi cercavano Gesù e stando nel tempio dicevano tra di loro: «Che ve ne pare? Non verrà egli alla festa?». Parola del Signore

 

“E’ MEGLIO CHE MUOIA UN SOLO UOMO PER IL POPOLO E NON PERISCA LA NAZIONE INTERA. (Gv. 11,49)

Sembra la frase di un consumato diplomatico è invece una profezia: sì, perché le profezie possono esserci anche mentre si condanna a morte un uomo. Gesù muore perché il popolo, noi, abbiamo la vita. E’ l’amore di Dio che ha il sopravvento sulla cattiveria. Mentre i rappresentanti del potere preparano la morte di un uomo, quell’uomo attraverso il dono della vita offre a tutti, anche a loro la possibilità di vivere. Di qui una prima indicazione per rivivere la passione di Gesù in questi giorni: il senso del meravigliato ringraziamento. Gesù si è addossato il nostro peccato, Gesù ha sofferto e patito le conseguenze del mio male perché non dovessi patirle io, Gesù trasforma le croci in amore, Gesù mi ama fino a donarmi tutto se stesso anche il suo corpo, la sua vita.

 

 

DOMENICA 5 APRILE: DOMENICA DELLE PALME

Tra i santi ricordati oggi: San Gerardo, monaco; Santa Irene, martire; San Vincenzo Ferrer.

Una scheggia di preghiera:

 

UOMO DELLA CROCE, FIGLIO E FRATELLO, NOI CREDIAMO IN TE.

 

Hanno detto:

Noi possiamo dimenticare Dio, ma Dio non ci dimentica. Noi lo possiamo bestemmiare: Egli non farà altro che benedirci. (P. Mazzolari)

Saggezza popolare: Non sputare in cielo, che in faccia ti viene. (Prov. Italiano)

Un aneddoto: “MI BATTE IL SOLE SUL VISO”

La notte del 5 aprile 1574 moriva S. Caterina Thomas, monaca del monastero delle Religiose canonichesse di Sant’Agostino, a Palma nell’isola di Maiorca. Alle consorelle che, per diradare le tenebre della cella in cui agonizzava, volevano portare un lume, ella disse sorridente e radiosa: Portate pure il lume ma per voi; quanto a me, mi batte il sole sul viso.

Parola di Dio: Is 50, 4-7 / Sal 21 / Fil 2, 6-11 / Mc 14, 1 - 15, 47

 

Vangelo Mc 14, 1- 15, 47

Dal Vangelo secondo Marco

Mancavano due giorni alla Pasqua e agli Azzimi e i sommi sacerdoti e gli scribi cercavano il modo di impadronirsi di lui con inganno, per ucciderlo. Dicevano infatti: “Non durante la festa, perché non succeda un tumulto di popolo”. Gesù si trovava a Betania nella casa di Simone il lebbroso. Mentre stava a mensa, giunse una donna con un vasetto di alabastro, pieno di olio profumato di nardo genuino di gran valore; ruppe il vasetto di alabastro e versò l'unguento sul suo capo. Ci furono alcuni che si sdegnarono fra di loro: “Perché tutto questo spreco di olio profumato? Si poteva benissimo vendere quest'olio a più di trecento denari e darli ai poveri!”. Ed erano infuriati contro di lei. Allora Gesù disse: “Lasciatela stare; perché le date fastidio? Ella ha compiuto verso di me un'opera buona; i poveri infatti li avete sempre con voi e potete beneficarli quando volete, me invece non mi avete sempre. Essa ha fatto ciò ch'era in suo potere, ungendo in anticipo il mio corpo per la sepoltura. In verità vi dico che dovunque, in tutto il mondo, sarà annunziato il vangelo, si racconterà pure in suo ricordo ciò che ella ha fatto”. Allora Giuda Iscariota, uno dei Dodici, si recò dai sommi sacerdoti, per consegnare loro Gesù. Quelli all'udirlo si rallegrarono e promisero di dargli denaro. Ed egli cercava l'occasione opportuna per consegnarlo. Il primo giorno degli Azzimi, quando si immolava la Pasqua, i suoi discepoli gli dissero: “Dove vuoi che andiamo a preparare perché tu possa mangiare la Pasqua?”. Allora mandò due dei suoi discepoli dicendo loro: “Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d'acqua; seguitelo e là dove entrerà dite al padrone di casa: Il Maestro dice: Dov'è la mia stanza, perché io vi possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli? Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala con i tappeti, già pronta; là preparate per noi”. I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono per la Pasqua. Venuta la sera, egli giunse con i Dodici. Ora, mentre erano a mensa e mangiavano, Gesù disse: “In verità vi dico, uno di voi, colui che mangia con me, mi tradirà”. Allora cominciarono a rattristarsi e a dirgli uno dopo l'altro: “Sono forse io?”. Ed egli disse loro: “Uno dei Dodici, colui che intinge con me nel piatto. Il Figlio dell'uomo se ne va, come sta scritto di lui, ma guai a quell'uomo dal quale il Figlio dell'uomo è tradito! Bene per quell'uomo se non fosse mai nato!”. Mentre mangiavano prese il pane e, pronunziata la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: “Prendete, questo è il mio corpo”. Poi prese il calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse: “Questo è il mio sangue, il sangue dell'alleanza versato per molti. In verità vi dico che io non berrò più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo nel regno di Dio”. E dopo aver cantato l'inno, uscirono verso il monte degli Ulivi. Gesù disse loro: “Tutti rimarrete scandalizzati, poiché sta scritto: Percuoterò il pastore e le pecore saranno disperse. Ma, dopo la mia risurrezione, vi precederò in Galilea”. Allora Pietro gli disse: “Anche se tutti saranno scandalizzati, io non lo sarò”. Gesù gli disse: “In verità ti dico: proprio tu oggi, in questa stessa notte, prima che il gallo canti due volte, mi rinnegherai tre volte”. Ma egli, con grande insistenza, diceva: “Se anche dovessi morire con te, non ti rinnegherò”. Lo stesso dicevano anche tutti gli altri. Giunsero intanto a un podere chiamato Getsèmani, ed egli disse ai suoi discepoli: “Sedetevi qui, mentre io prego”. Prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e cominciò a sentire paura e angoscia. Gesù disse loro: “La mia anima è triste fino alla morte. Restate qui e vegliate”. Poi, andato un po' innanzi, si gettò a terra e pregava che, se fosse possibile, passasse da lui quell'ora. E diceva: “Abbà, Padre! Tutto è possibile a te, allontana da me questo calice! Però non ciò che io voglio, ma ciò che vuoi tu”. Tornato indietro, li trovò addormentati e disse a Pietro: “Simone, dormi? Non sei riuscito a vegliare un'ora sola? Vegliate e pregate per non entrare in tentazione; lo spirito è pronto, ma la carne è debole”. Allontanatosi di nuovo, pregava dicendo le medesime parole. Ritornato li trovò addormentati, perché i loro occhi si erano appesantiti, e non sapevano che cosa rispondergli. Venne la terza volta e disse loro: “Dormite ormai e riposatevi! Basta, è venuta l'ora: ecco, il Figlio dell'uomo viene consegnato nelle mani dei peccatori. Alzatevi, andiamo! Ecco, colui che mi tradisce è vicino”. E subito, mentre ancora parlava, arrivò Giuda, uno dei Dodici, e con lui una folla con spade e bastoni mandata dai sommi sacerdoti, dagli scribi e dagli anziani. Chi lo tradiva aveva dato loro questo segno: “Quello che bacerò, è lui; arrestatelo e conducetelo via sotto buona scorta”. Allora gli si accostò dicendo: “Rabbì” e lo baciò. Essi gli misero addosso le mani e lo arrestarono. Uno dei presenti, estratta la spada, colpì il servo del sommo sacerdote e gli recise l'orecchio. Allora Gesù disse loro: “Come contro un brigante, con spade e bastoni siete venuti a prendermi. Ogni giorno ero in mezzo a voi a insegnare nel tempio, e non mi avete arrestato. Si adempiano dunque le Scritture!”. Tutti allora, abbandonandolo, fuggirono. Un giovanetto però lo seguiva, rivestito soltanto di un lenzuolo, e lo fermarono. Ma egli, lasciato il lenzuolo, fuggì via nudo. Allora condussero Gesù dal sommo sacerdote, e là si riunirono tutti i capi dei sacerdoti, gli anziani e gli scribi. Pietro lo aveva seguito da lontano, fin dentro il cortile del sommo sacerdote; e se ne stava seduto tra i servi, scaldandosi al fuoco. Intanto i capi dei sacerdoti e tutto il sinedrio cercavano una testimonianza contro Gesù per metterlo a morte, ma non la trovavano. Molti infatti attestavano il falso contro di lui e così le loro testimonianze non erano concordi. Ma alcuni si alzarono per testimoniare il falso contro di lui, dicendo: “Noi lo abbiamo udito mentre diceva: Io distruggerò questo tempio fatto da mani d'uomo e in tre giorni ne edificherò un altro non fatto da mani d'uomo”. Ma nemmeno su questo punto la loro testimonianza era concorde. Allora il sommo sacerdote, levatosi in mezzo all'assemblea, interrogò Gesù dicendo: “Non rispondi nulla? Che cosa testimoniano costoro contro di te?”. Ma egli taceva e non rispondeva nulla. Di nuovo il sommo sacerdote lo interrogò dicendogli: “Sei tu il Cristo, il Figlio di Dio benedetto?”. Gesù rispose: “Io lo sono! E vedrete il Figlio dell'uomo seduto alla destra della Potenza e venire con le nubi del cielo”. Allora il sommo sacerdote, stracciandosi le vesti, disse: “Che bisogno abbiamo ancora di testimoni? Avete udito la bestemmia; che ve ne pare?”. Tutti sentenziarono che era reo di morte. Allora alcuni cominciarono a sputargli addosso, a coprirgli il volto, a schiaffeggiarlo e a dirgli: “Indovina”. I servi intanto lo percuotevano. Mentre Pietro era giù nel cortile, venne una serva del sommo sacerdote e, vedendo Pietro che stava a scaldarsi, lo fissò e gli disse: “Anche tu eri con il Nazareno, con Gesù”. Ma egli negò: “Non so e non capisco quello che vuoi dire”. Uscì quindi fuori del cortile e il gallo cantò. E la serva, vedendolo, ricominciò a dire ai presenti: “Costui è di quelli”. Ma egli negò di nuovo. Dopo un poco i presenti dissero di nuovo a Pietro: “Tu sei certo di quelli, perché sei Galileo”. Ma egli cominciò a imprecare e a giurare: “Non conosco quell'uomo che voi dite”. Per la seconda volta un gallo cantò. Allora Pietro si ricordò di quella parola che Gesù gli aveva detto: “Prima che il gallo canti due volte, mi rinnegherai per tre volte”. E scoppiò in pianto. Al mattino i sommi sacerdoti, con gli anziani, gli scribi e tutto il sinedrio, dopo aver tenuto consiglio, misero in catene Gesù, lo condussero e lo consegnarono a Pilato. Allora Pilato prese a interrogarlo: “Sei tu il re dei Giudei?”. Ed egli rispose: “Tu lo dici”. I sommi sacerdoti frattanto gli muovevano molte accuse. Pilato lo interrogò di nuovo: “Non rispondi nulla? Vedi di quante cose ti accusano!”. Ma Gesù non rispose più nulla, sicché Pilato ne restò meravigliato. Per la festa egli era solito rilasciare un carcerato a loro richiesta. Un tale chiamato Barabba si trovava in carcere insieme ai ribelli che nel tumulto avevano commesso un omicidio. La folla, accorsa, cominciò a chiedere ciò che sempre egli le concedeva. Allora Pilato rispose loro: “Volete che vi rilasci il re dei Giudei?”. Sapeva infatti che i sommi sacerdoti glielo avevano consegnato per invidia. Ma i sommi sacerdoti sobillarono la folla perché egli rilasciasse loro piuttosto Barabba. Pilato replicò: “Che farò dunque di quello che voi chiamate il re dei Giudei?”. Ed essi di nuovo gridarono: “Crocifiggilo!”. Ma Pilato diceva loro: “Che male ha fatto?”. Allora essi gridarono più forte: “Crocifiggilo!”. E Pilato, volendo dar soddisfazione alla moltitudine, rilasciò loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso. Allora i soldati lo condussero dentro il cortile, cioè nel pretorio, e convocarono tutta la coorte. Lo rivestirono di porpora e, dopo aver intrecciato una corona di spine, gliela misero sul capo. Cominciarono poi a salutarlo: “Salve, re dei Giudei!”. E gli percuotevano il capo con una canna, gli sputavano addosso e, piegando le ginocchia, si prostravano a lui. Dopo averlo schernito, lo spogliarono della porpora e gli rimisero le sue vesti, poi lo condussero fuori per crocifiggerlo. Allora costrinsero un tale che passava, un certo Simone di Cirene che veniva dalla campagna, padre di Alessandro e Rufo, a portare la croce. Condussero dunque Gesù al luogo del Gòlgota, che significa luogo del cranio, e gli offrirono vino mescolato con mirra, ma egli non ne prese. Poi lo crocifissero e si divisero le sue vesti, tirando a sorte su di esse quello che ciascuno dovesse prendere. Erano le nove del mattino quando lo crocifissero. E l'iscrizione con il motivo della condanna diceva: Il re dei Giudei. Con lui crocifissero anche due ladroni, uno alla sua destra e uno alla sinistra. I passanti lo insultavano e, scuotendo il capo, esclamavano: “Ehi, tu che distruggi il tempio e lo riedifichi in tre giorni, salva te stesso scendendo dalla croce!”. Ugualmente anche i sommi sacerdoti con gli scribi, facendosi beffe di lui, dicevano: “Ha salvato altri, non può salvare se stesso! Il Cristo, il re d'Israele, scenda ora dalla croce, perché vediamo e crediamo”. E anche quelli che erano stati crocifissi con lui lo insultavano. Venuto mezzogiorno, si fece buio su tutta la terra, fino alle tre del pomeriggio. Alle tre Gesù gridò con voce forte: Eloì, Eloì, lemà sabactàni?, che significa: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? Alcuni dei presenti, udito ciò, dicevano: “Ecco, chiama Elia!”. Uno corse a inzuppare di aceto una spugna e, postala su una canna, gli dava da bere, dicendo: “Aspettate, vediamo se viene Elia a toglierlo dalla croce”. Ma Gesù, dando un forte grido, spirò. Il velo del tempio si squarciò in due, dall'alto in basso. Allora il centurione che gli stava di fronte, vistolo spirare in quel modo, disse: “Veramente quest'uomo era Figlio di Dio!”. C'erano anche alcune donne, che stavano ad osservare da lontano, tra le quali Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo il minore e di ioses, e Salome, che lo seguivano e servivano quando era ancora in Galilea, e molte altre che erano salite con lui a Gerusalemme. Sopraggiunta ormai la sera, poiché era la Parascève, cioè la vigilia del sabato, Giuseppe d'Arimatèa, membro autorevole del sinedrio, che aspettava anche lui il regno di Dio, andò coraggiosamente da Pilato per chiedere il corpo di Gesù. Pilato si meravigliò che fosse già morto e, chiamato il centurione, lo interrogò se fosse morto da tempo. Informato dal centurione, concesse la salma a Giuseppe. Egli allora, comprato un lenzuolo, lo calò giù dalla croce e, avvoltolo nel lenzuolo, lo depose in un sepolcro scavato nella roccia. Poi fece rotolare un masso contro l'entrata del sepolcro. Intanto Maria di Màgdala e Maria madre di Ioses stavano ad osservare dove veniva deposto. Parola del Signore

 

“DIO MIO, DIO MIO, PERCHE’ MI HAI ABBANDONATO?” (Mc. 15,34)

La liturgia di questa domenica sembra presentarci una serie di contrasti: inizia rievocando l’ingresso di Gesù a Gerusalemme accompagnato dall’ “osanna” della folla e continua con la sua passione, segnata da un rifiuto e da una solitudine sempre più forti: anche qui la folla grida, ma per chiedere la sua crocifissione. Nel corso del racconto poi la folla sparisce, lo abbandonano i discepoli, anche i più cari, lo stesso Padre sembra aver scelto l’abbandono. E’ una progressione che fa emergere Gesù sempre più solo. Dal suo cuore di uomo sale un grido: “Dio mio, perché mi hai abbandonato?”. é così che le parole della lettera ai Filippesi “spogliò se stesso”, “umiliò se stesso”, si fanno chiare ai nostri occhi. La solitudine di Gesù è la sua suprema spoliazione: non più Signore, non più Maestro, ma neppure più un uomo con la sua dignità. La passione e la morte è il punto più basso della parabola discendente di Gesù che parte proprio dalla spoliazione: “... non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio”. é un cammino di conoscenza sempre più profonda di Gesù, della natura della sua missione, della grandezza del suo amore per l’uomo, per ciascuno di noi. Un amore gratuito e totale.

 

 

LUNEDI’ 6 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: San Celestino I, Papa; San Marcellino, martire; Santa Virginia, martire.

Una scheggia di preghiera:

 

RENDIMI CAPACE, SIGNORE, DI DISTINGUERE E APPREZZARE IL PROFUMO DELL’AMORE.

 

Hanno detto:

Ogni giorno ci svegliamo schiavi per addormentarci la sera un po’ più figli tra le braccia della divina misericordia. (P. Mazzolari)

Saggezza popolare: Non v'è armonia più bella dell'armonia del cuore e della bocca. (Prov. Italiano)

Un aneddoto: Un re entrò una volta in una città. Tutti i cittadini lo accolsero calorosamente. Egli ne fu talmente commosso che promise:

Domani costruirò per voi strade, acquedotti, case... Andò quindi a dormire. L’indomani fu trovato morto. Con lui morirono anche tutte le speranze. Non è la stessa cosa per il Santo, che benedetto sia! Egli è eterno: ha tutto il tempo per mantenere le sue promesse.

Parola di Dio: Is 42, 1-7 / Sal 26 / Gv 12, 1-11

 

Vangelo Gv 12, 1-11

Dal vangelo secondo Giovanni.

Sei giorni prima della Pasqua, Gesù andò a Betania, dove si trovava Lazzaro, che egli aveva risuscitato dai morti. Equi gli fecero una cena: Marta serviva e Lazzaro era uno dei commensali. Maria allora, presa una libbra di olio profumato di vero nardo, assai prezioso, cosparse i piedi di Gesù e li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì del profumo dell'unguento. Allora Giuda Iscariota, uno dei suoi discepoli, che doveva poi tradirlo, disse: «Perché quest'olio profumato non si è venduto per trecento denari per poi darli ai poveri?». Questo egli disse non perché gl'importasse dei poveri, ma perché era ladro e, siccome teneva la cassa, prendeva quello che vi mettevano dentro. Gesù allora disse: «Lasciala fare, perché lo conservi per il giorno della mia sepoltura. I poveri infatti li avete sempre con voi, ma non sempre avete me». Intanto la gran folla di Giudei venne a sapere che Gesù si trovava là, e accorse non solo per Gesù, ma anche per vedere Lazzaro che egli aveva risuscitato dai morti. I sommi sacerdoti allora deliberarono di uccidere anche Lazzaro, perché molti Giudei se ne andavano a causa di lui e credevano in Gesù. Parola del Signore

 

“MARIA, PRESA UNA LIBBRA DI OLIO PROFUMATO, COSPARSE I PIEDI DI GESU’ E LI ASCIUGO’ CON I SUOI CAPELLI”. (Gv. 12,3)

Una riflessione un po’ datata ma che mi sembra bella per iniziare questa settimana santa. Dopo il clamore gioioso degli ‘Osanna’ che abbiamo sentito ieri, prima degli ‘a morte!’ che sentiremo venerdì, ecco questo momento di pacata gioia familiare. Sembra quasi che Gesù si sia allontanato volentieri dal chiasso della grande città, dalle dispute teologiche, dagli intrighi religioso-politici. Dagli affari di chi specula sul religioso, per trovare calore in una famiglia di amici. Betania è la casa dell’amicizia, c’è la gioia di Marta e Maria che ospitano Colui che ha ridato loro vivo il fratello Lazzaro. Direi che è una casa piena di profumi. C’è il profumo dell’accoglienza gioiosa, c’è il profumo di buoni piatti che Marta, la signora della casa sa preparare, c’è il profumo di questo unguento che Maria versa sui piedi di Gesù. C’è ammirazione, riconoscenza, trepida attesa, c’è gratuità di Gesù, di Marta, di Maria, di Lazzaro, c’è il profumo della fede… unica nota stonata, unico profumo non gradito è l’accenno al denaro, al calcolo, all’ipocrisia. Gesù, se fossi vissuto io ai tuoi tempi, pochi giorni prima di morire saresti venuto a casa mia sicuro di trovarvi tanta amicizia, pace e tanti buoni profumi?

Vorrei che per Te, anche il mio cuore fosse sempre Betania. Non ti ho ancora capito fino in fondo, non sono ancora capace di accoglierti come si dovrebbe, ma ti voglio bene. Sono ancora preso dai miei peccati che ti mettono in croce, ma voglio stare ai tuoi piedi come Maria. Non so darti molto e neppure esprimere con le parole quello che intuisco esserci nel cuore, ma il tuo grande amore e il mio povero amore riempiono ancora di profumo la mia casa. E soprattutto non permettere che il danaro e l'attaccamento alle cose trasformi il profumo in puzza. Aiutami a capire il gratuito del tuo amore, perché mi ami senza alcun mio merito, e tutto quello che ho è dono. E insegnami la gioia del donare gratuitamente e ad imparare che è estremamente bello poter rendere contenta una persona senza pretendere niente.

 

 

MARTEDI’ 7 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Ermanno, monaco; San Giovanni Battista de la Salle.

Una scheggia di preghiera:

 

GLORIA A TE GESU’, CROCIFISSO PER AMORE

 

Hanno detto: L’insolito del cristiano è unicamente e semplicemente la somiglianza con Gesù Cristo. Gli è stata inserita nel cuore attraverso il battesimo e deve arrivare come a fior di pelle. (M. Delbrêl)

Saggezza popolare: Peccato confessato è mezzo perdonato. (Prov. Italiano)

Un aneddoto: Un devoto recitava le benedizioni ai bordi della strada. Gli passò accanto un uomo ricco e lo salutò. Egli però non rispose.

Il ricco aspettò a lungo, ma poi, persa la pazienza, gli diede del maleducato. Dopo la preghiera il devoto disse: Di certo non sono un maleducato e ti dico il perché. Se tu fossi alla presenza di un re e un tuo amico ti volesse parlare subito, tu cosa faresti?

Lo farei aspettare! Allora l’uomo pio concluse: Se tu fai così davanti ad un re, che oggi c’è e domani è nella tomba; tanto più dovevo fare io alla presenza del Re dei re!

Parola di Dio: Is 49, 1-6 / Sal 70 / Gv 13, 21-33. 36-38

 

Vangelo Gv 13, 21-33. 36-38

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, mentre Gesù era a mensa con i suoi discepoli, si commosse profondamente e dichiarò: «In verità, in verità vi dico: uno di voi mi tradirà». I discepoli si guardarono gli uni gli altri, non sapendo di chi parlasse. Ora uno dei discepoli, quello che Gesù amava, si trovava a tavola al fianco di Gesù. Simon Pietro gli fece un cenno e gli disse: «Dì, chi è colui a cui si riferisce?». Ed egli reclinandosi così sul petto di Gesù, gli disse: «Signore, chi è?». Rispose allora Gesù: «E' colui per il quale intingerò un boccone e glielo darò». E intinto il boccone, lo prese e lo diede a Giuda Iscariota, figlio di Simone. E allora, dopo quel boccone, satana entrò in lui. Gesù quindi gli disse: «Quello che devi fare fallo al più presto». Nessuno dei commensali capì perché gli aveva detto questo; alcuni infatti pensavano che, tenendo Giuda la cassa, Gesù gli avesse detto: «Compra quello che ci occorre per la festa», oppure che dovesse dare qualche cosa ai poveri. Preso il boccone, egli subito uscì. Ed era notte. Quando egli fu uscito, Gesù disse: «Ora il Figlio dell'uomo è stato glorificato, e anche Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. Figlioli, ancora per poco sono con voi; voi mi cercherete, ma come ho gia detto ai Giudei, lo dico ora anche a voi: dove vado io voi non potete venire. Simon Pietro gli dice: «Signore, dove vai?». Gli rispose Gesù: «Dove io vado per ora tu non puoi seguirmi; mi seguirai più tardi». Pietro disse: «Signore, perché non posso seguirti ora? Darò la mia vita per te!». Rispose Gesù: «Darai la tua vita per me? In verità, in verità ti dico: non canterà il gallo, prima che tu non m'abbia rinnegato tre volte». Parola del Signore

 

“ORA IL FIGLIO DELL’UOMO E’ STATO GLORIFICATO”. (Gv. 13,31)

La missione di Gesù presso gli Apostoli sembra finire con un fallimento: è una sconfitta terribile, per un maestro così buono, essere tradito da un suo discepolo, da uno dei Dodici, come dice con insistenza il Vangelo.

Ma Gesù non rimane in questo turbamento profondo. Anch'egli è illuminato da Dio e, dopo che Giuda è uscito, la sua non è una parola di sconfitta, ma di vittoria: “Ora il Figlio dell'uomo è stato glorificato, e anche Dio è stato glorificato in lui”. E’ una visione divina. Gesù vede le cose in profondità, non si ferma alle apparenze, vede anche nelle realtà umane più spaventose l'azione di Dio che tutto trasforma: la più profonda umiliazione è occasione di una immensa gloria. Nel momento in cui egli accetta tutte le umiliazioni, si compie la redenzione del mondo. Egli è il chicco di grano che accetta di cadere nella terra e di morire e così porta molto frutto: la salvezza divina è portata fino ai confini della Terra. E’ per noi un richiamo e una grande consolazione. Il Signore Gesù con la sua passione ci dà il mezzo di riconoscere in tutte le tribolazioni l'azione divina, di accogliere ogni difficoltà come una occasione di glorificare Dio. Ma non è con le nostre forze che noi possiamo realizzare questo. Se volessimo farlo da soli, Gesù ci direbbe come a Pietro: “Tu non puoi seguirmi, per ora”. Soltanto quando lui ci chiama noi possiamo camminare su questa strada difficile, ma divina. In ogni difficoltà Gesù ci fa intravedere che con la prova egli ci dà anche la grazia e ci unisce a lui. E allora possiamo, nella fede, rallegrarci di essere uniti a lui nella sofferenza per esserlo anche nella gloria.

 

 

MERCOLEDI’ 8 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Alberto, vescovo di Vercelli; Sant’Amanzio di Como; Santa Giulia Biliart

Una scheggia di preghiera:

 

GESU’, TI SEI FATTO SCHIAVO D’AMORE PER LIBERARCI.

 

Hanno detto: Lasciare buona impressione anche nel cuore di un brigante, mi pare un buon atto di carità che, a suo tempo, porterà benedizione. (Beato Giovanni XXIII, papa)

Saggezza popolare: Prima di domandare, pensa alla risposta. (Prov. Italiano)

Un aneddoto: Jahwèh, che benedetto sia, si rivelò per dare la “Torah” (la Legge).

Si presentò ai figli di Esaù e disse loro: Volete la “Torah”? Gli domandarono: Cosa vi è scritto? Dio rispose loro: Non uccidere! Essi allora esclamarono: E’ impossibile, o Sovrano dell’universo. Noi per natura siamo i predoni del deserto. Come possiamo vivere altrimenti? Allora Dio si presentò ai discendenti di Moab e disse loro:Volete la mia “ Torah”? Gli domandarono: Cosa vi è scritto? Dio rispose loro: Non commettere adulterio! Essi allora esclamarono: O Sovrano dell’universo, è impossibile per noi vivere con una sola donna. Allora Dio si presentò ai discendenti di Ismaele e disse loro: Volete accettare la “ Torah”? Gli domandarono: Cosa vi è scritto? Dio rispose loro: Non rubare! Essi allora esclamarono: O Sovrano dell’universo, come si può vivere senza rubare? Allora Dio si presentò ai discendenti di Giacobbe e disse loro: Volete la mia “ Torah “? Essi esclamarono: Cosa vi è scritto? Dio rispose loro: Io sono il Signore Dio tuo, che ti ha liberato dalla schiavitù! Non avrai altro Dio, fuori di me! Essi allora esclamarono:O Sovrano dell’universo, come potremmo vivere senza di te. Custodiremo per sempre la tua Legge di libertà.

Parola di Dio: Is 50, 4-9a / Sal 68 / Mt 26, 14-25

 

Vangelo Mt 26, 14-25

Dal vangelo secondo Matteo.

In quel tempo, uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariota, andò dai sommi sacerdoti e disse: «Quanto mi volete dare perché io ve lo consegni?». E quelli gli fissarono trenta monete d'argento. Da quel momento cercava l'occasione propizia per consegnarlo. Il primo giorno degli Azzimi, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: «Dove vuoi che ti prepariamo, per mangiare la Pasqua?». Ed egli rispose: «Andate in città, da un tale, e ditegli: Il Maestro ti manda a dire: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli». I discepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù, e prepararono la Pasqua. Venuta la sera, si mise a mensa con i Dodici. Mentre mangiavano disse: «In verità io vi dico, uno di voi mi tradirà». Ed essi, addolorati profondamente, incominciarono ciascuno a domandargli: «Sono forse io, Signore?». Ed egli rispose: «Colui che ha intinto con me la mano nel piatto, quello mi tradirà. Il Figlio dell'uomo se ne va, come è scritto di lui, ma guai a colui dal quale il Figlio dell'uomo viene tradito; sarebbe meglio per quell'uomo se non fosse mai nato!». Giuda, il traditore, disse: «Rabbì, sono forse io?». Gli rispose: «Tu l'hai detto». Parola del Signore

 

“QUANTO MI VOLETE DARE PERCHE' IO VE LO CONSEGNI?”. E QUELLI FISSARONO TRENTA MONETE D’ARGENTO. (Mt. 26,15)

Si sono fatte molte supposizioni sul motivo del tradimento di Giuda. Qualcuno sottolinea il motivo dell’avidità di denaro, qualcuno parla di predestinazione, qualcuno interpreta l’atto di Giuda come quello di uno che aveva letto la figura Gesù come quella di un  liberatore politico, ma vedendo che Gesù non agiva, lo vuoi mettere in condizioni di agire con i suoi poteri straordinari, o per lo meno di essere causa di una sommossa popolare. Forse è un bene non sapere esattamente il motivo del tradimento di Giuda. Si può tradire per mille motivi: ogni discepolo sa di poter essere lui a tradire il suo maestro. Infatti ogni discepolo può, come Giuda, non capire il dono. Gesù poi è stato tradito e venduto per il valore di uno schiavo. Ma Gesù, il Figlio di Dio sì è consegnato nelle nostre mani, schiavo d’amore. Trenta denari erano la paga di un pastore e Gesù, il Buon Pastore, per trenta denari, dà la vita per le sue pecorelle. Per poco denaro oggi si vendono i genitori anziani, per pochi denari si feriscono le amicizie, per denaro si vende il proprio corpo e la propria dignità. Tu, Gesù, l’hai detto: “non si può servire Dio e il denaro”. Aiutami a non vendere la mia anima per pochi denari, a non vendere Te per denaro, a non vendere nessuno per quel denaro che tanto alletta ma che alla fin fine non ci porteremo nella tomba.

 

 

GIOVEDI’ 9 APRILE: GIOVEDI’ SANTO

Tra i santi ricordati oggi: San Demetrio, martire; Santa Maria di Cleofa; San Procuro, diacono.

Una scheggia di preghiera:

 

TU SEI IL PANE DI VITA, IN TE OGNI DOLCEZZA.

 

Hanno detto: Purtroppo ci siamo così abituati a case senza bambini e a chiese senza poveri, che abbiamo l’impressione di starci bene. I bambini scomodano, i poveri scomodano! (P. Mazzolari)

Saggezza popolare: Scherzando intorno al lume che t'invita, farfalla perderai l'ali e la vita. (Prov. Italiano)

Un aneddoto: Un povero morì. Un ricco morì. Un malvagio morì. E tutti e tre si presentarono davanti al trono di Jahwèh.

Al primo Dio chiese: Come mai non ti sei occupato della “Torah”. Il  povero si scusa: Ero occupato a trovarmi il sostentamento per la vita. Hillel era più povero di te, gli rinfaccia Jahwèh; eppure quell’unico soldo che prendeva, mezzo lo spendeva per imparare la Legge; e quando non l’aveva, digiuno, si metteva ad ascoltare il rabbino sotto la finestra! Al ricco Dio dice: E tu, come mai non ti sei occupato della Legge?

Egli risponde: Ero tutto preso dall’amministrazione delle mie ricchezze! Dio sentenzia: Eri forse più ricco di rabbi Eleazer, che pur possedendo cento navi, trovava il tempo per applicarsi allo studio della Legge? Al malvagio Dio rimprovera: Perché tu, malvagio, non hai studiato la Legge? Egli tenta di scusarsi, dicendo: Ero troppo preso dalle passioni! E Dio con giustizia: Non sarai forse stato tentato e amato più di Giuseppe, che in Egitto riuscì a superare le continue insistenze amorose della moglie di Putifar? E così il povero, il ricco e il malvagio furono allontanati per sempre dal cospetto di Jahwèh e sepolti nella Gehenna. (ma, ricordiamocelo che siamo nelle tradizioni dell’Antico Testamento)

Parola di Dio: Es 12, 1-8. 11-14 / Sal 115 / 1Cor 11, 23-26 / Gv 13, 1-15

 

Vangelo Gv 13, 1-15

Dal vangelo secondo Giovanni

Prima della festa di Pasqua Gesù, sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine. Mentre cenavano, quando già il diavolo aveva messo in cuore a Giuda Iscariota, figlio di Simone, di tradirlo, Gesù sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti e, preso un asciugatoio, se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell'acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l'asciugatoio di cui si era cinto. Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse:“Signore, tu lavi i piedi a me?”. Rispose Gesù: “Quello che io faccio, tu ora non lo capisci, ma lo capirai dopo”. Gli disse Simon Pietro: “Non mi laverai mai i piedi!”. Gli rispose Gesù: “Se non ti laverò, non avrai parte con me”. Gli disse Simon Pietro: “Signore, non solo i piedi, ma anche le mani e il capo!”. Soggiunse Gesù: “Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto mondo; e voi siete mondi, ma non tutti”. Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: “Non tutti siete mondi”. Quando dunque ebbe lavato loro i piedi e riprese le vesti, sedette di nuovo e disse loro: “Sapete ciò che vi ho fatto? Voi mi chiamate Maestro e Signore e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri. Vi ho dato infatti l'esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi. Parola del Signore

 

“GESU’ COMINCIO’ A LAVARE I PIEDI DEI DISCEPOLI”. (Gv. 13,5)

Ecco come sant’Ambrogio contempla e medita la lavanda dei piedi:

Il mio Signore depone la veste, si cinge di un asciugatoio, versa dell'acqua nel catino e lava i piedi ai suoi discepoli: anche a noi egli vuole lavare i piedi; non solo a Pietro, ma anche a ciascun fedele dice: “Se non ti laverò i piedi, non avrai parte con me”. Vieni, Signore Gesù, deponi la veste che hai indossato per me. Spogliati, per rivestirci della tua misericordia. Cingiti di un asciugatoio, per cingerci con il tuo dono, che è l'immortalità. Metti dell'acqua nel catino, e lavaci non soltanto i piedi, ma anche il capo; non solo i piedi del nostro corpo, ma anche quelli dell'anima. Voglio deporre tutta la lordura della nostra fragilità. Quanto è grande questo mistero! Quasi fossi un servitore lavi i piedi ai tuoi servi, e come Dio mandi dal cielo la rugiada. Voglio lavare anch'io i piedi ai miei fratelli, voglio osservare il comandamento del Signore. Egli mi comandò di non aver vergogna, di non disdegnare di compiere quello che lui stesso aveva fatto prima di me. Il mistero dell'umiltà mi è di vantaggio: mentre detergo gli altri, purifico le mie macchie.

 

 

VENERDI’ 10 APRILE: VENERDI’ SANTO

Tra i santi ricordati oggi: San Beda il giovane; Sant’Ezechiele, profeta; Santa Maddalena di Canossa.

Una scheggia di preghiera:

 

NELLE TUE MANI, SIGNORE, AFFIDO IL MIO SPIRITO.

 

Hanno detto: Facile il mestiere del riformatore: è uno che pensa che le cose da cambiare siano sempre fuori, nella società, nelle leggi, e mai dentro l’uomo: a cominciare da se stesso! (T. S. Eliot)

Saggezza popolare: Se le lattughe lasci in guardia alle oche, al ritornar ne troverai ben poche. (Prov. Italiano)

Un aneddoto: Quella volta la barca era strapiena di passeggeri e il viaggio si svolgeva sereno. Ma ecco che uno, volendo vedere uno zampillo d’acqua marina ai suoi piedi, estrae un trapano e beatamente incomincia a fare un buco nella chiglia. Si levò un grido di disapprovazione. Che stai facendo? Rispose il passeggero egoista: Niente! Forse che io non posso fare un buco sotto il mio sedile? Stolto! gli gridarono in coro. Ma non capisci che per causa tua annegheremo tutti!

Parola di Dio: Is 52, 13 - 53, 12 / Sal 30 / Eb 4, 14-16; 5, 7-9 / Gv 18, 1 - 19, 42

 

Vangelo Gv 18, 1 -19, 42

Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù uscì con i suoi discepoli e andò di là dal torrente Cèdron, dove c'era un giardino nel quale entrò con i suoi discepoli. Anche Giuda, il traditore, conosceva quel posto, perché Gesù vi si ritirava spesso con i suoi discepoli. Giuda dunque, preso un distaccamento di soldati e delle guardie fornite dai sommi sacerdoti e dai farisei, si recò là con lanterne, torce e armi. Gesù allora, conoscendo tutto quello che gli doveva accadere, si fece innanzi e disse loro: “Chi cercate?”. Gli risposero: “Gesù, il Nazareno”. Disse loro Gesù: “Sono io!”. Vi era là con loro anche Giuda, il traditore. Appena disse “Sono io”, indietreggiarono e caddero a terra. Domandò loro di nuovo: “Chi cercate?”. Risposero: “Gesù, il Nazareno”. Gesù replicò: “Vi ho detto che sono io. Se dunque cercate me, lasciate che questi se ne vadano”. Perché s'adempisse la parola che egli aveva detto: “Non ho perduto nessuno di quelli che mi hai dato”. Allora Simon Pietro, che aveva una spada, la trasse fuori e colpì il servo del sommo sacerdote e gli tagliò l'orecchio destro. Quel servo si chiamava Malco. Gesù allora disse a Pietro: “Rimetti la tua spada nel fodero; non devo forse bere il calice che il Padre mi ha dato?”. Allora il distaccamento con il comandante e le guardie dei Giudei afferrarono Gesù, lo legarono e lo condussero prima da Anna: egli era infatti suocero di Caifa, che era sommo sacerdote in quell'anno. Caifa poi era quello che aveva consigliato ai Giudei: “E' meglio che un uomo solo muoia per il popolo”. Intanto Simon Pietro seguiva Gesù insieme con un altro discepolo. Questo discepolo era conosciuto dal sommo sacerdote e perciò entrò con Gesù nel cortile del sommo sacerdote; Pietro invece si fermò fuori, vicino alla porta. Allora quell'altro discepolo, noto al sommo sacerdote, tornò fuori, parlò alla portinaia e fece entrare anche Pietro. E la giovane portinaia disse a Pietro: “Forse anche tu sei dei discepoli di quest'uomo?”. Egli rispose: “Non lo sono”. Intanto i servi e le guardie avevano acceso un fuoco, perché faceva freddo, e si scaldavano; anche Pietro stava con loro e si scaldava. Allora il sommo sacerdote interrogò Gesù riguardo ai suoi discepoli e alla sua dottrina. Gesù gli rispose: “Io ho parlato al mondo apertamente; ho sempre insegnato nella sinagoga e nel tempio, dove tutti i Giudei si riuniscono, e non ho mai detto nulla di nascosto. Perché interroghi me? Interroga quelli che hanno udito ciò che ho detto loro; ecco, essi sanno che cosa ho detto”. Aveva appena detto questo, che una delle guardie presenti diede uno schiaffo a Gesù, dicendo: “Così rispondi al sommo sacerdote?”. Gli rispose Gesù: “Se ho parlato male, dimostrami dov'è il male; ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?”. Allora Anna lo mandò legato a Caifa, sommo sacerdote. Intanto Simon Pietro stava là a scaldarsi. Gli dissero: “Non sei anche tu dei suoi discepoli?”. Egli lo negò e disse: “Non lo sono”. Ma uno dei servi del sommo sacerdote, parente di quello a cui Pietro aveva tagliato l'orecchio, disse: “Non ti ho forse visto con lui nel giardino?”. Pietro negò di nuovo, e subito un gallo cantò. Allora condussero Gesù dalla casa di Caifa nel pretorio. Era l'alba ed essi non vollero entrare nel pretorio per non contaminarsi e poter mangiare la Pasqua. Uscì dunque Pilato verso di loro e domandò: “Che accusa portate contro quest'uomo?”. Gli risposero: “Se non fosse un malfattore, non te l'avremmo consegnato”. Allora Pilato disse loro: “Prendetelo voi e giudicatelo secondo la vostra legge!”. Gli risposero i Giudei: “A noi non è consentito mettere a morte nessuno”. Così si adempivano le parole che Gesù aveva detto indicando di quale morte doveva morire. Pilato allora rientrò nel pretorio, fece chiamare Gesù e gli disse: “Tu sei il re dei Giudei?”. Gesù rispose: “Dici questo da te oppure altri te l'hanno detto sul mio conto?”. Pilato rispose: “Sono io forse Giudeo? La tua gente e i sommi sacerdoti ti hanno consegnato a me; che cosa hai fatto?”. Rispose Gesù: “Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù”. Allora Pilato gli disse: “Dunque tu sei re?”. Rispose Gesù: “Tu lo dici; io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per rendere testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce”. Gli dice Pilato: “Che cos'è la verità?”. E detto questo uscì di nuovo verso i Giudei e disse loro: “Io non trovo in lui nessuna colpa. Vi è tra voi l'usanza che io vi liberi uno per la Pasqua: volete dunque che io vi liberi il re dei Giudei?”. Allora essi gridarono di nuovo: “Non costui, ma Barabba!”. Barabba era un brigante. Allora Pilato fece prendere Gesù e lo fece flagellare. E i soldati, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero addosso un mantello di porpora; quindi gli venivano davanti e gli dicevano: “Salve, re dei Giudei!”. E gli davano schiaffi. Pilato intanto uscì di nuovo e disse loro: “Ecco, io ve lo conduco fuori, perché sappiate che non trovo in lui nessuna colpa”. Allora Gesù uscì, portando la corona di spine e il mantello di porpora. E Pilato disse loro: “Ecco l'uomo!”. Al vederlo i sommi sacerdoti e le guardie gridarono: “Crocifiggilo, crocifiggilo!”. Disse loro Pilato: “Prendetelo voi e crocifiggetelo; io non trovo in lui nessuna colpa”. Gli risposero i Giudei: “Noi abbiamo una legge e secondo questa legge deve morire, perché si è fatto Figlio di Dio”. All'udire queste parole, Pilato ebbe ancor più paura ed entrato di nuovo nel pretorio disse a Gesù: “Di dove sei?”. Ma Gesù non gli diede risposta. Gli disse allora Pilato: “Non mi parli? Non sai che ho il potere di metterti in libertà e il potere di metterti in croce?”. Rispose Gesù: “Tu non avresti nessun potere su di me, se non ti fosse stato dato dall'alto. Per questo chi mi ha consegnato nelle tue mani ha una colpa più grande”. Da quel momento Pilato cercava di liberarlo; ma i Giudei gridarono: “Se liberi costui, non sei amico di Cesare! Chiunque infatti si fa re si mette contro Cesare”. Udite queste parole, Pilato fece condurre fuori Gesù e sedette nel tribunale, nel luogo chiamato Litòstroto, in ebraico Gabbatà. Era la Preparazione della Pasqua, verso mezzogiorno. Pilato disse ai Giudei: “Ecco il vostro re!”. Ma quelli gridarono: “Via, via, crocifiggilo!”. Disse loro Pilato: “Metterò in croce il vostro re?”. Risposero i sommi sacerdoti: “Non abbiamo altro re all'infuori di Cesare”. Allora lo consegnò loro perché fosse crocifisso. Essi allora presero Gesù ed egli, portando la croce, si avviò verso il luogo del Cranio, detto in ebraico Gòlgota, dove lo crocifissero e con lui altri due, uno da una parte e uno dall'altra, e Gesù nel mezzo. Pilato compose anche l'iscrizione e la fece porre sulla croce; vi era scritto: “Gesù il Nazareno, il re dei Giudei”. Molti Giudei lessero questa iscrizione, perché il luogo dove fu crocifisso Gesù era vicino alla città; era scritta in ebraico, in latino e in greco. I sommi sacerdoti dei Giudei dissero allora a Pilato: “Non scrivere: il re dei Giudei, ma che egli ha detto: Io sono il re dei Giudei”. Rispose Pilato: “Ciò che ho scritto, ho scritto”. I soldati poi, quando ebbero crocifisso Gesù, presero le sue vesti e ne fecero quattro parti, una per ciascun soldato, e la tunica. Ora quella tunica era senza cuciture, tessuta tutta d'un pezzo da cima a fondo. Perciò dissero tra loro: Non stracciamola, ma tiriamo a sorte a chi tocca. Così si adempiva la Scrittura: Si sono divise tra loro le mie vesti e sulla mia tunica hanno gettato la sorte. E i soldati fecero proprio così. Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Clèofa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: “Donna, ecco il tuo figlio!”. Poi disse al discepolo: “Ecco la tua madre!”. E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa. Dopo questo, Gesù, sapendo che ogni cosa era stata ormai compiuta, disse per adempiere la Scrittura: “Ho sete”. Vi era lì un vaso pieno d'aceto; posero perciò una spugna imbevuta di aceto in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. E dopo aver ricevuto l'aceto, Gesù disse: “Tutto è compiuto!”. E, chinato il capo, spirò. Era il giorno della Preparazione e i Giudei, perché i corpi non rimanessero in croce durante il sabato (era infatti un giorno solenne quel sabato), chiesero a Pilato che fossero loro spezzate le gambe e fossero portati via. Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe al primo e poi all'altro che era stato crocifisso insieme con lui. Venuti però da Gesù e vedendo che era gia morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati gli colpì il fianco con la lancia e subito ne uscì sangue e acqua. Chi ha visto ne da  testimonianza e la sua testimonianza è vera e egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate. Questo infatti avvenne perché si adempisse la Scrittura: Non gli sarà spezzato alcun osso. E un altro passo della Scrittura dice ancora: Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto. Dopo questi fatti, Giuseppe d'Arimatèa, che era discepolo di Gesù, ma di nascosto per timore dei Giudei, chiese a Pilato di prendere il corpo di Gesù. Pilato lo concesse. Allora egli andò e prese il corpo di Gesù. Vi andò anche Nicodèmo, quello che in precedenza era andato da lui di notte, e portò una mistura di mirra e di aloe di circa cento libbre. Essi presero allora il corpo di Gesù, e lo avvolsero in bende insieme con oli aromatici, com'è usanza seppellire per i Giudei. Ora, nel luogo dove era stato crocifisso, vi era un giardino e nel giardino un sepolcro nuovo, nel quale nessuno era stato ancora deposto. Là dunque deposero Gesù, a motivo della preparazione dei Giudei, poiché quel sepolcro era vicino. Parola del Signore

 

“ED EGLI PORTANDO LA SUA CROCE SI AVVIO’ VERSO IL LUOGO DEL CRANIO, DOVE LO CROCIFISSERO”. (Gv.19,17.18)

Il cammino della croce svela la vera identità dell’uomo: oggetto dell’amore incondizionato di Dio fatto carne nel Cristo. Un’umanità che ha tanti volti, quelli dei personaggi che compaiono in questo dramma: qualcuno è caratterizzato dal tradimento o dal rinnegamento, altri sono presi dalla paura, poi ci sono i falsi, i bugiardi, gli indifferenti. C’è la folla incapace di posizioni autonome e coerenti, c’è chi se ne lava le mani e chi se le sporca di sangue, chi gioca a dadi incurante di chi sta soffrendo e chi, pur condividendo la stessa atroce sorte, non è capace nemmeno di un semplice gesto di solidarietà. Ma c’è anche chi segue con dolore e compassione profonda, chi condivide la fatica del cammino, chi, con pietà, si preoccupa della sua sepoltura, e chi, nel momento supremo, è capace di riconoscerlo come “Figlio di Dio” é lo specchio di tutti noi, povera umanità in cammino con Gesù. E lui ci passa accanto in silenzio, un silenzio che sembra assurdo e incoerente. Come, tu, la Parola, taci? Tu, l’Onnipotente, accetti di essere in balìa dell’uomo? Tu, il Signore della vita, non indietreggi di fronte alla morte? E quante volte questa domanda ci assilla davanti ai grandi dolori, alle prove della vita che ci appaiono senza senso. é allora che non possiamo fare altro che gridare “Dio mio, Dio mio, perché ci hai abbandonato?”.

 

 

SABATO 11 APRILE: SABATO SANTO

Tra i santi ricordati oggi: Santa Gemma Galgani; San Stanislao, vescovo; Beato Angelo da Chivasso.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, DONACI DI VEDERE LA TUA LUCE

 

Hanno detto: La predica è efficace, ha una sua eloquenza, quando parlano le opere. Purtroppo siamo ricchi di parole e vuoti di opere, e così siamo maledetti dal Signore, perché Egli maledisse il fico in cui non trovò frutti, ma solo foglie. (S. Antonio da Padova)

Saggezza popolare: Solo Dio è senza difetto. (Prov. Italiano)

Un aneddoto: Abramo fece quattro porte alla sua casa, una per lato. Perché? Perché i poveri non dovessero girare intorno per entrarvi.

 

 

Oggi, giornata di silenzio della liturgia che da una parte piange la morte dell’uomo Gesù e che dall’altra proprio nel silenzio sembra preparare lo scoppio di gioia della liturgia di questa notte in cui scopriremo il Dio della risurrezione e della vita, mi sono venute in mente due esperienze. La prima era di quando ero andato al mattino presto al cimitero per l’esumazione di una parente che si voleva “ricongiungere” con il marito sepolto in un altri cimitero: prima la raccolta delle poche ossa con qualche oggetto che le era appartenuto e poi, pagati i dovuti contributi, mi misero tra le braccia la cassettina con i pochi resti rimasti. Mi sembrava strano andare verso la macchina con quella cassettina di una persona conosciuta e amata vent’anni prima, mi sembrava surreale deporla nel sedile a fianco per questo “ultimo strano viaggio”, poi improvvisamente mi venne in mente l’altra esperienza: Terrasanta, Gerusalemme, Chiesa del Santo sepolcro, in quella chiesa buia e fumosa in coda per entrare nel Sepolcro di Gesù. Senso di tristezza ma poi improvvise come uno scoppio le parole del Vangelo: “Non è qui! Perché cercate tra i morti colui che è vivo?”. Oggi ripenso all’amore morto crocifisso, oggi ripenso con nostalgia ai miei morti ma nel cuore canta soprattutto il grazie perché l’amore crocifisso è vivo e proprio per questo i miei morti sono vivi e io non cammino verso la morte, ma verso la vita.

 

 

DOMENICA 12 APRILE: DOMENICA DI PASQUA

Tra i santi ricordati oggi: San Damiano di Pavia; San Giulio I, Papa; San Zeno, vescovo.

Una scheggia di preghiera:

 

QUESTO E’ IL GIORNO DI CRISTO SIGNORE, ALLELUIA!

 

Hanno detto: Credo che la vita non è un’avventura da vivere secondo le mode correnti, ma un impegno a realizzare il progetto che Dio ha su di noi: un progetto d’amore, che trasforma la nostra esistenza. (T. Merton)

Saggezza popolare: Troppa familiarità genera disprezzo. (Prov. Italiano)

Un aneddoto: Nahum di Ganzò era completamente cieco, era senza mani e senza piedi: il resto del corpo era tutta una piaga. I discepoli un giorno gli chiesero: Rabbì, noi tutti sappiamo che tu sei giusto; perché allora soffri tanto? Egli rispose: Figlioli, di tutto questo male sono proprio io l’unico responsabile. Pensate! Una volta me ne andavo da mio suocero con tre asini carichi di viveri: il primo di cibo, il secondo di bevande e il terzo di dolci. Per strada un povero m’incontrò e con un filo di voce mi sussurrò: Rabbì, dammi qualcosa da mangiare! Ed io, disgraziato, risposi: Aspetta che scenda dall’asino. Sceso, mi voltai per dargli qualcosa e vidi che era già morto di fame! Allora caddi su di lui e, scoppiando in un pianto dirotto, pregai: Che i miei occhi vedano solo la notte! Che le mie mani non tocchino più nulla! Che i miei piedi non camminino più! Che tutto il mio corpo sia solo una piaga! I discepoli esclamarono: Poveri noi, che ti abbiamo visto in questo stato! Ma egli sereno concluse: Poveri voi, se non mi aveste veduto così! Non avreste mai imparato a non perdere neppure un istante, quando si tratta di aiutare un fratello.

Parola di Dio: At 10, 34a. 37-43 / Sal 117 / Col 3, 1-4 / Gv 20, 1-9

 

Vangelo Gv 20, 1-9

Nel giorno dopo il sabato, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di buon mattino, quand'era ancora buio, e vide che la pietra era stata ribaltata dal sepolcro. Corse allora e andò da Simon Pietro e dall'altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: “Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l'hanno posto!”. Uscì allora Simon Pietro insieme all'altro discepolo, e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l'altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Chinatosi, vide le bende per terra, ma non entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro che lo seguiva ed entrò nel sepolcro e vide le bende per terra, e il sudario, che gli era stato posto sul capo, non per terra con le bende, ma piegato in un luogo a parte. Allora entrò anche l'altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Non avevano infatti ancora compreso la Scrittura, che egli cioè doveva risuscitare dai morti. Parola del Signore

 

“E VIDE E CREDETTE”. (Gv. 20,8)

Pasqua è la festa dei salvati, la festa di noi, che un giorno abbiamo aderito alla sua chiamata per mezzo del sacramento del battesimo. Questo sacramento comporta il “morire e risorgere” ogni momento. Rinunciare ai propri comodi e ai propri spazi per l’altro, è morire e risorgere; sforzarsi di accettare e condividere gioie e dolori con i fratelli, è morire e risorgere; perdonare le offese, le incomprensioni e i torti subiti sul lavoro, è morire e risorgere; pensare prima al bene della famiglia che al proprio, accettare le povertà di ciascuno, è morire e risorgere; riuscire a prevenire l’altro, in famiglia, e a ricercare prima la sua gioia piuttosto che pensare a soddisfare i propri istinti, è morire e risorgere; scegliere di essere famiglia aperta ai figli e solidale nel servizio anche agli altri, è morire e risorgere. Questa è la strada che ci porta, come i discepoli e le donne, a quella tomba, e anche noi la troveremo vuota. La vita, quella che si nutre dell’amore vero, non muore mai. E’ questa la gioia che nessuno ci può togliere e che ci dà la forza di riconoscerlo nei gesti quotidiani, di “essere testimoni dell’amore di Dio nel mondo”.

 

 

LUNEDI’ 13 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Ermenegildo, re e martire; San Giustino, filosofo; San Martino I, Papa e martire

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, NOSTRA SPERANZA, ASCOLTACI!

 

Hanno detto: Il deserto mi riesce profondamente dolce; è bello e salutare porsi nella solitudine di fronte alle cose eterne; ci si sente invasi dalla verità. (C. De Foucauld)

Saggezza popolare: Vale più un fatto di mille parole. (Prov. Italiano)

Un aneddoto:  Due navi devono attraversare il mare. Siamo nel porto. Vediamo una nave partire, un’altra ritornare. Per quale delle due dobbiamo rallegrarci di più? Per la nave che parte? No di certo! L’aspettano nella traversata mareggiate, tempeste, insidie. Al contrario, quando una nave rientra in porto sana e salva, è sempre carica di gioia! Adesso rispondimi: È meglio nascere o morire?

Parola di Dio: At 2, 14. 22-23 / Sal 15 / Mt 28, 8-15

 

Vangelo Mt 28, 8-15

Dal vangelo secondo Matteo.

In quel tempo, abbandonato in fretta il sepolcro, con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l'annunzio ai suoi discepoli. Ed ecco Gesù venne loro incontro dicendo: “Salute a voi”. Ed esse, avvicinatesi, gli presero i piedi e lo adorarono. Allora Gesù disse loro: “Non temete; andate ad annunziare ai miei fratelli che vadano in Galilea e là mi vedranno”. Mentre esse erano per via, alcuni della guardia giunsero in città e annunziarono ai sommi sacerdoti quanto era accaduto. Questi si riunirono allora con gli anziani e deliberarono di dare una buona somma di denaro ai soldati dicendo: “Dichiarate: i suoi discepoli sono venuti di notte e l'hanno rubato, mentre noi dormivamo. E se mai la cosa verrà all'orecchio del governatore noi lo persuaderemo e vi libereremo da ogni noia”. Quelli, preso il denaro, fecero secondo le istruzioni ricevute. Così questa diceria si è divulgata fra i Giudei fino ad oggi. Parola del Signore

 

“ABBANDONATO IN FRETTA IL SEPOLCRO LE DONNE CORSERO A DARE L’ANNUNZIO AI DISCEPOLI”. (Mt.28,8)

L’annuncio della Pasqua, chiede ad ognuno di essere un testimone. Assieme alla pietra rotolata via dal sepolcro di Gesù ci sono altri massi da rimuovere per non restare al venerdì santo, ma lasciare che la speranza irrompa nella storia, in noi e accanto a noi. Se la morte non ha potuto trattenere il Signore della vita, allora è possibile.... che non siano la cattiveria e l’egoismo a pronunciare l’ultima parola sulle vicende umane;... che la fraternità e la giustizia attecchiscano su questa nostra terra;... che la misericordia e il perdono sanino tante situazioni considerate croniche, inguaribili;... che questa umanità venga trasfigurata dall’amore e acceda per grazia ad un futuro di gioia e di pace senza fine. Non solo parole, naturalmente, ma decisioni che si inseriscono nella trama quotidiana, attraverso gesti concreti. Pasqua è un lievito buono che fa fermentare tutta la vita umana, individuale e sociale.

 

 

MARTEDI’ 14 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: Sant’ Abbondio di Roma; Santa Donnina; San Lamberto, vescovo.

Una scheggia di preghiera:

 

GESU’ MIO, IO CONFIDO IN TE

 

Hanno detto: I nostri bambini occidentali non muoiono per fame ma per mancanza di valori. Noi dobbiamo impedire che ai bambini sia dato soltanto “il prezzo” delle cose, il senso della ricchezza e non il valore della vita. (R. Levi Montalcini)

Saggezza popolare: Da una sola scintilla scoppia un incendio. (Detto latino)

Un aneddoto: I nemici degli ebrei si recarono al tempio dal loro indovino. Gli chiesero: Quando possiamo attaccare guerra e sconfiggere gli Ebrei? Il responso fu: Quando si sarà dimenticato della Legge, che è la sua arma più potente, la sua patria portatile! Mandate spie vicino alle loro sinagoghe. Fin quando si sentirà il vociare dei bambini, che imparano la Legge, meglio non attaccare guerra!

Parola di Dio: At 2, 36-41 / Sal 32 / Gv 20, 11-18

 

Vangelo Gv 20, 11-18

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, Maria stava all'esterno vicino al sepolcro e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro e vide due angeli in bianche vesti, seduti l'uno dalla parte del capo e l'altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù. Ed essi le dissero: "Donna, perché piangi?". Rispose loro: "Hanno portato via il mio Signore e non so dove lo hanno posto". Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù che stava lì in piedi; ma non sapeva che era Gesù. Le disse Gesù: "Donna, perché piangi? Chi cerchi?". Essa, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: "Signore, se l'hai portato via tu, dimmi dove lo hai posto e io andrò a prenderlo". Gesù le disse: "Maria!". Essa allora, voltatasi verso di lui, gli disse in ebraico: "Rabbunì!", che significa: Maestro! Gesù le disse: "Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma và dai miei fratelli e dì loro: Io salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro". Maria di Màgdala andò subito ad annunziare ai discepoli: "Ho visto il Signore" e anche ciò che le aveva detto. Parola del Signore

 

“MARIA DI MAGDALA ANDO’ SUBITO AD ANNUNZIARE AI DISCEPOLI: HO VISTO IL SIGNORE”. (Gv. 20,18)

Quale gioia deve esserci stata nel cuore di Maria Maddalena quella mattina! Dopo la tristezza, la paura, dopo gli occhi pieni di lacrime che le impedivano di vedere il suo Signore, finalmente quel nome pronunciato dalla bocca del risorto. Proprio lei, la peccatrice perdonata, ha visto Gesù ed ora può correre con gioia ed entusiasmo ed anche con una giusta punto di orgoglio a dire “Io, proprio io, con questi miei occhi ho visto Gesù.” E i miei occhi hanno visto Gesù o sono ancora impediti, ciechi? Gesù risorto era in quella malata che sta vivendo con fede la sua “passione”, era in quello straniero che fa di tutto per mandare qualche soldo ai suoi, al suo paese, Gesù voleva risorgere in quel carcerato che tutti condannano perché l’ha fatta davvero grossa, Gesù ha bussato delicatamente alla porta di casa mia in quella persona che aveva bisogno di conforto… e io vado a cercare il risorto, vado a cercare di confermare la mia fede in ricerche storiche sulla sua persona, in chiacchiere salottiere che riempiono la bocca di parole ma che non concludono mai? Maria Maddalena, perdonata, si è innamorata di Gesù e non di quell’amore pruriginoso che qualcuno le attribuisce ma di quell’amore che ha occhi solo per l’amato e anche se nella debolezza delle sue lacrime, ha riconosciuto quella voce che la chiamava per nome. Anche il nostro nome è sulle labbra di Dio che lo conosce da sempre; sta a noi sentirci chiamare.

 

 

MERCOLEDI’ 15 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: Santa Potenziana, vergine; San Paterno, vescovo.

Una scheggia di preghiera:

 

RESTA CON NOI, SIGNORE, LA SERA.

 

Hanno detto: Non potevo stare tra gente che diceva di attendere la vita eterna, il ritorno di Cristo in gloria, il mondo nuovo… con la stessa indifferenza con cui si aspetta il tram. (I. Silone)

Saggezza popolare: Nessuno è tenuto a fare l'impossibile. (Detto latino)

Un aneddoto: Un re portava sempre con sé la chiave della sua cassaforte. Diceva: Se tengo la chiave così, corro rischio di perderla. Ecco perciò cosa farò: la legherò ad una catenella. Così legata, non la perderò facilmente; e anche se la perdessi, la ritroverei molto più in fretta. In maniera simile ragionò Adonai, il Signore: Se lascio il mio popolo solo, si disperderà tra le grandi nazioni. Legherò quindi ad esso il mio nome e la mia alleanza. Così sono sicuro di non perderlo più, o, almeno, di ritrovarlo facilmente.

Parola di Dio: At 3, 1-10 / Sal 104 / Lc 24, 13-35

 

Vangelo Lc 24, 13-35

Dal vangelo secondo Luca.

Nello stesso primo giorno della settimana, due discepoli di Gesù erano in cammino per un villaggio distante circa sette miglia da Gerusalemme, di nome Emmaus, e conversavano di tutto quello che era accaduto. Mentre discorrevano e discutevano insieme, Gesù in persona si accostò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano incapaci di riconoscerlo. Ed egli disse loro: "Che sono questi discorsi che state facendo fra voi durante il cammino?". Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli disse: "Tu solo sei così forestiero in Gerusalemme da non sapere ciò che vi è accaduto in questi giorni?". Domandò: "Che cosa?". Gli risposero: "Tutto ciò che riguarda Gesù Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i sommi sacerdoti e i nostri capi lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e poi l'hanno crocifisso. Noi speravamo che fosse lui a liberare Israele; con tutto ciò sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; recatesi al mattino al sepolcro e non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati al sepolcro e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l'hanno visto". Ed egli disse loro: "Sciocchi e tardi di cuore nel credere alla parola dei profeti! Non bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?". E cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui. Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: "Resta con noi perché si fa sera e il giorno già volge al declino". Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a tavola con loro, prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma lui sparì dalla loro vista. Ed essi si dissero l'un l'altro: "Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?". E partirono senz'indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: "Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone". Essi poi riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come l'avevano riconosciuto nello spezzare il pane. Parola del Signore

 

IN QUELLO STESSO GIORNO DUE DEI DISCEPOLI ERANO IN CAMMINO PER UN VILLAGGIO DI NOME EMMAUS” (Lc. 24,13)

La strada che porta da Gerusalemme a Emmaus e lunga poco più di una decina di chilometri. Ma non è una strada qualsiasi. E’ un percorso di disillusione e di tristezza, di scoraggiamento. Chi la percorre ha in bocca il sapore amaro del fallimento, della speranza che è andata in frantumi. Ma è proprio qui che viene Gesù risorto e allora la storia di Emmaus è la nostra storia. I discepoli che sono in crisi lungo la strada siamo tutti noi che portiamo sulle spalle un sacco pieno di speranze morte. C’è in giro un clima da  “esercito in ritirata” e allo sfascio totale. Gesù è risorto, esattamente come aveva promesso. Poteva starsene tranquillo a godersi la gioia della sua vittoria sulla morte. Invece si mette in cammino, sulla strada delle speranze morte, per inseguire e raggiungere i due discepoli, così da essere accanto a loro e condividere il loro dramma interiore, così da portare il loro cuore ad “ardere di nuovo”. Non aveva forse detto di essere venuto per i malati e non per i sani? Parlando con loro con infinita pazienza, raccoglie tutti i fili della storia e tesse sotto i loro occhi il ricamo del piano di salvezza che è stato realizzato in lui. Le sue parole scendono nel cuore. Il cielo nero comincia ad aprirsi anche se non tutto è ancora chiaro. Nasce il desiderio di “saperne di più” e di andare “in fondo” alla questione che è sostanziale per poter vivere. Di qui quell’invito a Gesù a  “restare con loro”. E lo sconosciuto viandante non ha fretta; non si inquieta se ancora non si è accesa in loro la fede: resta a cena nella loro casa. Non vuole forzare i tempi del suo “riconoscimento”: la pazienza di Gesù quanto è preziosa anche per noi!

 

 

GIOVEDI’ 16 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: San Giuseppe Benedetto Labre; Santa Bernardetta Soubirous.

Una scheggia di preghiera:

 

LIBERAMI, SIGNORE, DALLE MIE CATENE.

 

Hanno detto: Se amo il mondo come lo ama Dio, già con questo lo sto cambiando: è già mutato un primo frammento del mondo, che è il mio cuore. (P. Dimitri)

Saggezza popolare: Una scusa non richiesta è un'accusa evidente. (Detto latino)

Un aneddoto: Ad Ascalon vivevano due farisei. Loro unica occupazione era lo studio della Legge di Dio. Purtroppo uno di questi morì. Nessuno andò ai suoi funerali! Ma ad Ascalon viveva anche un famoso peccatore. Finalmente morì. Ed ecco tutta la città sospese il lavoro per rendergli l’ultimo omaggio. Allora l’altro fariseo, rimasto in vita, prese a lamentarsi con Dio: Ohimè! È proprio vero che ai malvagi va tutto bene! Però, durante la notte ebbe una visione. Dio nel sogno gli disse: Io sono giusto con tutti! Non disprezzare nessuno dei miei figli. Il tuo amico aveva commesso un peccato e in questo modo lo ha espiato. Il peccatore, invece, aveva compiuto negli ultimi giorni un’opera buona e così, con i funerali solenni, ne è stato ripagato.

Parola di Dio: At 3, 11-26 / Sal 8 / Lc 24, 35-48

 

Vangelo Lc 24, 35-48

Dal vangelo secondo Luca.

In quel tempo, i discepoli di Emmaus riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come l'avevano riconosciuto nello spezzare il pane. Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona apparve in mezzo a loro e disse:"Pace a voi!". Stupiti e spaventati credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse: "Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa come vedete che io ho". Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. Ma poiché per la grande gioia ancora non credevano ed erano stupefatti, disse: "Avete qui qualche cosa da mangiare?". Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro. Poi disse: "Sono queste le parole che vi dicevo quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella Legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi". Allora aprì loro la mente all'intelligenza delle Scritture e disse: "Così sta scritto: il Cristo dovrà patire e risuscitare dai morti il terzo giorno e nel suo nome saranno predicati a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni". Parola del Signore

 

“MENTRE ESSI PARLAVANO DI QUESTE COSE, GESU’ IN PERSONA APPARVE IN MEZZO A LORO”. (Lc. 24,36)

Gli apostoli si ritrovano insieme la sera di Pasqua. Niente di strano se si sono chiusi in casa, prigionieri della paura. Ma Cristo è risorto, ha spaccato la pietra del sepolcro e spacca ora il catenaccio della porta e spacca la diffidenza e l’incredulità. Apparendo agli apostoli Gesù parla il linguaggio dell’amicizia, della fiducia, della speranza, della gioia. Credo di poter leggere nell’animo incatenato degli apostoli certi nostri incatenamenti che distruggono la nostra individualità e la nostra libertà. Ho paura a essere diverso dagli altri, a non dire parolacce come gli altri, a non fare le cretinaggini che fanno tutti; ho paura di pensare con la mia testa e mi adeguo al pensiero in voga. E ciò facendo, mi chiudo in un appiattimento che deturpa e avvilisce la mia dignità di persona. La vittoria di Cristo sulla morte è la vittoria della libertà sulla schiavitù, è la vittoria della mia dignità contro coloro che cercano di plagiare il mio cervello. Cristo oggi ci dice: “Siate voi stessi, vivete la libertà della vostra individualità, spalancate il cuore alla fantasia della speranza; ricominciate a pensare e a vivere da persone e non da numeri”. Il primo effetto della Pasqua è il crollo dell’individualismo, è lo sfondamento della porta chiusa, è la nascita della comunità che scopre di avere “un cuore solo e un’anima sola”. Ed è questo il cambiamento pasquale: il mondo cambia grazie alla forza della fede di coloro che sanno inginocchiarsi solo davanti a Cristo, fieri della riconquistata libertà che fa nobile e preziosa la vita.

 

 

VENERDI’ 17 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Innocenzo di Tortona; San Roberto; San Vandone.

Una scheggia di preghiera:

 

GRAZIE, SIGNORE, DEL TUO PERDONO CHE CI FA CHIESA.

 

Hanno detto: Le infedeltà all’amore si perdonano moltiplicando l’amore. (P. Mazzolari)

Saggezza popolare: Bisogna prestare poca fede a quelli che parlano molto. (Detto latino)

Un aneddoto: Un governatore romano in Oriente, proprio là dove la povertà è giudicata come una maledizione divina, chiese un giorno a rabbi Akiba: Voi, pur considerando i poveri come castigati da Dio, insegnate che bisogna aiutarli. Perché? Il rabbino rispose: Perché questo è il volere dell’Altissimo. Ma il governatore obiettò: Mi sembra proprio il contrario. Se i poveri, come si dice qui in Oriente, sono castigati da Dio, chi li aiuta offende Dio. Mi spiego con un esempio. Un padrone si adira con un suo schiavo e lo lascia senza mangiare. Ecco però che un altro servo viene a portargli di nascosto cibo e bevanda. Quando il padrone verrà a saperlo, forse che non se la prenderà con questo servo? Akiba, sereno, rispose: Ti faccio io il paragone giusto. Ascoltami. Un padre si è adirato con uno dei suoi figli e giustamente lo ha lasciato senza mangiare. Ma ecco che di nascosto un fratello gli porta cibo e bevanda. Quando il padre lo verrà a sapere, non sarà forse contento in cuor suo? Non guarderà con simpatia quel suo figlio che ha aiutato il fratello? Così il Santo, che benedetto sia!, ama chi aiuta i suoi figli poveri.

Parola di Dio: At 4, 1-12 / Sal 117 / Gv 21, 1-14

 

Vangelo Gv 21, 1-14

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro:"Io vado a pescare". Gli dissero: "Veniamo anche noi con te". Allora uscirono e salirono sulla barca; ma in quella notte non presero nulla. Quando gia era l'alba Gesù si presentò sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: "Figlioli, non avete nulla da mangiare?". Gli risposero:"No". Allora disse loro: "Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete". La gettarono e non potevano più tirarla su per la gran quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: "E' il Signore!". Simon Pietro appena udì che era il Signore, si cinse ai fianchi il camiciotto, poiché era spogliato, e si gettò in mare. Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: infatti non erano lontani da terra se non un centinaio di metri. Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Disse loro Gesù: "Portate un po' del pesce che avete preso or ora". Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatre grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si spezzò. Gesù disse loro: "Venite a mangiare". E nessuno dei discepoli osava domandargli: "Chi sei?", poiché sapevano bene che era il Signore. Allora Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede a loro, e così pure il pesce. Questa era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risuscitato dai morti. Parola del Signore

 

“DISSE LORO SIMON PIETRO: IO VADO A PESCARE. GLI DISSERO: VENIAMO ANCHE NOI CON TE”. (Gv. 21,3)

L’inizio del Vangelo di oggi è una delle pagine tra le più deludenti del Vangelo. Gli apostoli che anche grazie ad una pesca miracolosa, tre anni prima avevano lasciato le reti per iniziare un viaggio avventuroso con Gesù, ora, pur avendo già incontrato Gesù risorto, non sanno che cosa fare e tornano al vecchio mestiere. Sembra che tutto sia finito: “Sì, lui è risorto, ma noi cosa ci stiamo a fare?” Ed è proprio di nuovo sulle rive del lago, nell’ora della loro più grande delusione che Gesù li aspetta, che Gesù rinnova la pesca miracolosa, che Gesù si fa cuoco per loro, che Gesù chiede solo amore al peccatore Pietro e lo conferma a capo di una chiesa di peccatori perdonati. “Noi che ci stiamo a fare?” Siamo lì per ricevere il dono, il perdono, la gioia, il rinnovato incarico. E insieme a quegli apostoli ci siamo anche noi: la rete piena è allusione alla Chiesa, i centocinquantatre pesci, secondo san Girolamo, indicano  tutte le specie di pesci conosciute in quell’epoca, dicono che nella Chiesa c’è posto per tutti coloro che si lasciano raggiungere dal Risorto, guidati e confermati nella fede dal pescatore Pietro: fratello che seppe piangere la propria fragilità e incontrò la tenerezza di Dio. Sì, ora Pietro è capace di essere vero discepolo e grande apostolo della Chiesa a lui affidata.

 

 

SABATO 18 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: San Calogero, martire; San Galdino, vescovo.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, NOI CREDIAMO IN TE. AIUTACI NELLA NOSTRA INCREDULITA’.

 

Hanno detto:

Devo essere fedele al mio proposito ad ogni costo: voglio essere buono, sempre buono, con tutti buono. (Beato Giovanni XXIII, papa)

Saggezza popolare: La necessità è madre delle arti. (Detto latino)

Un aneddoto: Mosè s’avvicinò al roveto ardente. Udì la Voce, quella di Dio! Aveva il timbro della voce di suo padre. Mosè, avvicinati! Padre, dove sei? Togliti i sandali, perché sono Jahwèh! Allora Mosè osò chiedere: Se sei Dio, perché parli la mia lingua? Per farmi capire da te! Se sei Dio, perché hai il timbro di voce di mio padre? Per non spaventarti! Poi Dio Liberatore ordinò: Mosè, scendi in Egitto. Va’ a liberare dalla schiavitù il mio popolo che soffre!

Parola di Dio: At 4, 13-21 / Sal 117 / Mc 16, 9-15

 

Vangelo Mc 16, 9-15

Dal vangelo secondo Marco.

Risuscitato al mattino nel primo giorno dopo il sabato, apparve prima a Maria di Màgdala, dalla quale aveva cacciato sette demòni. Questa andò ad annunziarlo ai suoi seguaci che erano in lutto e in pianto. Ma essi, udito che era vivo ed era stato visto da lei, non vollero credere. Dopo ciò, apparve a due di loro sotto altro aspetto, mentre erano in cammino verso la campagna. Anch'essi ritornarono ad annunziarlo agli altri; ma neanche a loro vollero credere. Alla fine apparve agli undici, mentre stavano a mensa, e li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risuscitato. Gesù disse loro: "Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura". Parola del Signore

 

“ALLA FINE APPARVE AGLI UNDICI E LI RIMPROVERO’ PER LA LORO INCREDULITA’ E DUREZZA DI CUORE”. (Mc. 16,14)

Il Vangelo di Marco conclude questa ottava di Pasqua con un riassunto delle apparizioni del risorto, ma quello che maggiormente può stupirci è il fatto che ci debba essere ancora una volta un rimprovero di Gesù ai discepoli e a noi. Gesù non si spaventa né delle debolezze, né dei tradimenti, né della poca fede, anche se rimane “meravigliato” davanti alla durezza della nostra testa e del nostro cuore che stenta a comprendere le meraviglie di Dio che ci sono davanti ogni giorno, desidera solo perdonarci e rinfrancarci nella fede. Noi, quando qualcuno ci tradisce o non ci comprende ripetutamente o dimostra di non fidarsi in noi tendiamo a cancellarlo, escluderlo, andare avanti per conto nostro, scegliere altre persone, Gesù invece ama personalmente al di là dei limiti, ha fiducia che, nonostante i tanti errori ce la faremo ad avere fede in Lui, crede nel dono dello Spirito Santo che ci vuole dare perché noi possiamo diventare suoi rappresentanti e testimoni. Questo dovrebbe far sorgere dentro di noi il sentimento della gratitudine e la gioia della missionari età a cui il Risorto ci invia.

 

 

DOMENICA 19 APRILE: DOMENICA IN ALBIS

Tra i santi ricordati oggi: Santa Emma di Sassonia; Sant’Espedito, martire

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE MIO E DIO MIO!

 

Hanno detto: Il cristianesimo non ha inventato la croce, ma il coraggio di portarla. (R. Plus)

Saggezza popolare: Chi toccherà la pece ne rimarrà imbrattato. (Detto latino)

Un aneddoto: Alcuni uomini senza scrupoli vivevano presso la casa di rabbi Meir. Non lo potevano sopportare. Lo tormentavano in tutte le maniere. Il rabbino un giorno non ce la fece più e pregò così: O Sovrano del cielo, falli una buona volta morire! Ma sua moglie esclamò: Se sei un vero maestro della Legge, dovresti pregare piuttosto che si pentano e cambino i loro rapporti con Dio e con noi. Rabbi Meir ebbe il coraggio d’ascoltare sua moglie. Pregò per loro, che diventarono i suoi amici preferiti.

Parola di Dio: At 4, 32-35 / Sal 117 / 1 Gv 5, 1-6 / Gv 20, 19-31

 

Vangelo Gv 20, 19-31

Dal vangelo secondo Giovanni.

La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: “Pace a voi!”. Detto questo, mostrò loro le mani e il costato. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: “Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi”. Dopo aver detto questo, alitò su di loro e disse: “Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi”. Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Didimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dissero allora gli altri discepoli: “Abbiamo visto il Signore!”. Ma egli disse loro: “Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il dito nel posto dei chiodi e non metto la mia mano nel suo costato, non crederò”. Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c'era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, si fermò in mezzo a loro e disse: “Pace a voi!”. Poi disse a Tommaso: “Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano, e mettila nel mio costato; e non essere più incredulo ma credente!”. Rispose Tommaso: “Mio Signore e mio Dio!”. Gesù gli disse: “Perché mi hai veduto, hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto crederanno!”. Molti altri segni fece Gesù in presenza dei suoi discepoli, ma non sono stati scritti in questo libro. Questi sono stati scritti, perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome. Parola del Signore

 

“BEATI QUELLI CHE PUR NON AVENDO VISTO CREDERANNO”. (Gv. 20, 29)

Non si può credere nel Risorto se non lo si è incontrato, se non si è ricevuto il dono dello Spirito. Tommaso non era là e per questo i suoi dubbi rimangono: vuole vedere e toccare. E chi di noi non ha mai provato il suo stesso bisogno? La fede non è un pacifico possesso, un’acquisizione tranquilla. Essa viene continuamente rimessa in discussione. Noi, dove lo incontriamo? È vero, noi non c’eravamo nel Cenacolo. Non lo abbiamo visto, udito, toccato. E allora perché Gesù ci dichiara “beati”? Forse perché anche noi possiamo incontrarlo, anche se in un modo diverso. Non come Tommaso, certo, e tuttavia realmente, autenticamente. Come fare a sapere che la nostra non è un’illusione? Cosa fare per essere sicuri di non sbagliarci, di non cadere in proiezioni, in un gioco di specchi? Il modo per essere sicuri di averlo incontrato è vedere se la nostra vita sta cambiando perché l’incontro con il Risorto cambia sempre la vita. Non ci lascia come eravamo prima. Ci trasforma. Apre i nostri occhi, scalda il nostro cuore, ci porta sulle strade esigenti della fraternità e della condivisione.

 

 

LUNEDI’ 20 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: Santa Agnese da Montepulciano; Santa Sara, martire; San Teotimo.

Una scheggia di preghiera:

 

GRAZIE, SIGNORE, PER OGNI STAGIONE DELLA MIA VITA.

 

Hanno detto: Non è nella santa Eucaristia che i nostri fratelli, che non vanno mai in chiesa, troveranno il Signore. E’ in noi che lo incontreranno, nella misura in cui i nostri atti, le nostre parole e i nostri gesti saranno la viva espressione della Sua presenza dentro di noi. (H. Perrin)

Saggezza popolare: I vasi vuoti fanno un gran rumore (prov. medievale)

Un aneddoto: Un discepolo chiese al maestro: Rabbì, perché i buoni soffrono più dei cattivi? Rispose il maestro: Ascoltami. Un contadino aveva due mucche; una robusta, l’altra debole. A quale mette il giogo? Certamente a quella forte. Concluse il rabbino: Così fa il Misericordioso, che benedetto sia! Per tirare avanti il mondo, mette il giogo ai buoni.

Parola di Dio: At 4, 23-31 / Sal 2 / Gv 3, 1-8

 

Vangelo Gv 3, 1-8

Dal vangelo secondo Giovanni.

C'era tra i farisei un uomo chiamato Nicodemo, un capo dei Giudei. Egli andò da Gesù, di notte, e gli disse: "Rabbì, sappiamo che sei un maestro venuto da Dio; nessuno infatti può fare i segni che tu fai, se Dio non è con lui". Gli rispose Gesù:"In verità, in verità ti dico, se uno non rinasce dall'alto, non può vedere il regno di Dio". Gli disse Nicodemo:"Come può un uomo nascere quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?". Gli rispose Gesù:"In verità, in verità ti dico, se uno non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio. Quel che è nato dalla carne è carne e quel che è nato dallo Spirito è Spirito. Non ti meravigliare se t'ho detto: dovete rinascere dall'alto. Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove viene e dove va: così è di chiunque è nato dallo Spirito". Parola del Signore

 

“COME PUÒ UN UOMO NASCERE QUANDO È VECCHIO?”.(Gv. 3,3)

Ho incontrato tanti anziani delusi, tristi...: “Che cosa vuoi farci, siamo vecchi... Non abbiamo né prospettive né forze... I vecchi non servono più!”. E giù a piangersi addosso! Ed ho incontrato anche degli anziani, magari malconci di salute, ma arzilli come grilli, curiosi della vita, con la voglia ancora di fare esperienze, disposti a donare, servire. “Può forse un uomo rinascere, quando è vecchio?”. Secondo Gesù sì! La vecchiaia non è una questione di anni, è una questione di cuore, di sentirsi. Sia nella fede come nella vita si può essere giovani a tutte le età, basta trovare le motivazioni, basta ripartire ancora una volta. Magari non puoi più correre come una volta, ma un “piccolo trotto” è possibile.

 

 

MARTEDI’ 21 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Anselmo d’Aosta; Sant’Anastasio il vecchio.

Una scheggia di preghiera:

 

SPIRITO DI DIO, ILLUMINAMI E GUIDAMI.

 

Hanno detto: Il bene è in tutti: manca solo il coraggio di usarlo. (L. Tolstoi)

Saggezza popolare: La forza unita è più forte. (Detto latino)

Un aneddoto: I nostri padri avevano finalmente attraversato il Mar Rosso, lasciando alle spalle schiavitù e dolori. Gli Egiziani li inseguivano ancora con carri e cavalli. Dal cielo gli angeli stavano a guardare. Quando videro gli oppressori travolti nel mare, esultarono di gioia e intonarono un inno di lode al Signore. Ma Jahwèh Salvatore, che è padre di tutti gli uomini, fece cessare subito quel canto, gridando: I miei figli d’Egitto stanno per morire nel mare... e voi vi mettete a cantare?!

Parola di Dio: At 4, 32-37 / Sal 92 / Gv 3, 7b-15

 

Vangelo Gv 3, 7-15

Dal vangelo secondo Giovanni.

“In verità vi dico: dovete rinascere dall'alto. Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove viene e dove va: così è di chiunque è nato dallo Spirito”. Replicò Nicodemo: “Come può accadere questo?”. Gli rispose Gesù: “Tu sei maestro in Israele e non sai queste cose? In verità, in verità ti dico, noi parliamo di quel che sappiamo e testimoniamo quel che abbiamo veduto; ma voi non accogliete la nostra testimonianza. Se vi ho parlato di cose della terra e non credete, come crederete se vi parlerò di cose del cielo?  Eppure nessuno è mai salito al cielo, fuorché il Figlio dell'uomo che è disceso dal cielo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna”. Parola del Signore

 

“TU SEI MAESTRO IN ISRAELE E NON SAI QUESTE COSE?”. (Gv. 3,10)

Chi sono i “maestri in Israele “ di ieri e di oggi? Sono i cosiddetti maggiorenti della fede. Quanti “maestri di Israele” troviamo sul nostro cammino! Gente che si impalca a maestro, gente che ha sempre una risposta sul come dovrebbero comportarsi gli altri, ignoranti saccenti che perché hanno rapinato da pappagalli una laurea pensano di essere gli unici a capire il mondo e la vita. E più sali nella società delle ‘persone bene’ e del denaro trovi ignoranti e povere persone che si credono di essere dottori, maestri, teologi. Per essere “Maestri di Israele” o Maestri della fede, della preghiera, della Chiesa, non basta aver studiato, sapere un sacco di Teologia, di ascetica o di quelle altre grosse parole che spesso invece di far accogliere meglio il Vangelo lo nascondono, non basta neppur aver acquistato un qualche grado nella scala gerarchica della Chiesa per essere al sicuro sia da un punto di vista intellettuale che vitale della salvezza. Gesù invita Nicodemo all’umiltà  e alla ricerca vera. Gesù in fondo sembra dire a me e a voi: “Anche se hai studiato un po’ di Bibbia , anche se credi di sapere tutto di fede e di religione, anche se vai a Messa ogni domenica, se non cerchi la vera Sapienza, se non ti lasci guidare dallo Spirito Santo, se non metti Me e l’uomo al primo posto, sarai magari un maestro di fede, ma non un uomo di fede, sarai magari uno che dice preghiere, ma non un uomo di preghiera, potrai addirittura essere un religioso ma rischi di essere ateo se non hai Dio nel cuore”.

 

 

MERCOLEDI’ 22 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Apelle; San Sotero, Papa; San Tegulo, martire.

Una scheggia di preghiera:

 

O SIGNORE, NOSTRO DIO, QUANTO GRANDE E’ IL TUO AMORE SU TUTTA LA TERRA.

 

Hanno detto: L’uomo ha bisogno di qualcosa che sia diverso dalla terra. (A. Camus)

Saggezza popolare: Per quanto alto possa crescere un albero, le sue foglie cadranno sempre a terra. (Prov. Malese)

Un aneddoto: Origene riprende un insegnamento costante dei vangeli attraverso questo racconto apocrifo:

Gesù con gli Apostoli passeggiava nel cortile del tempio. Or un fariseo, di nome Levi, essendo sacerdote, gli si avvicinò e gli disse: Chi ti ha permesso di camminare in questo luogo sacro, senza i riti di purificazione e senza che i tuoi discepoli si siano lavati i piedi? Gesù gli rispose: E tu, che sei qui nel tempio tutto il giorno, sei puro? Quegli rispose: Sì, perché mi sono lavato nella piscina di David e indosso vesti sacre. Gesù gli rispose:Tu ti sei pulito di fuori. Quello che vale di più è la purezza del cuore. Io con i miei discepoli mi lavo continuamente nell'acqua dell’amore di Dio.

Parola di Dio: At 5, 17-26 / Sal 33 / Gv 3, 16-21

 

Vangelo Gv 3, 16-21

Dal vangelo secondo Giovanni.

Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell'unigenito Figlio di Dio. E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere. Ma chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio. Parola del Signore

 

“DIO HA TANTO AMATO IL MONDO DA DARE IL SUO FIGLIO UNIGENITO”. (Gv.3.16)

Verrebbe da commentare: ci avesse amati un po’ meno. Ci sentiremmo più tranquilli, meno colpevoli. I nostri peccati non ci peserebbero tanto. Troveremmo almeno una parziale giustificazione per le nostre infedeltà. Il Dio che mette paura non è il Giudice severo. E, piuttosto, il Dio che ama in “quella” maniera... Dio non ci rimprovera sventolandoci davanti agli occhi un articolo della Legge. Dio ci accusa inchiodandoci a una storia di amore. Il codice dell’amore è implacabile nelle sue esigenze. L’estrema serietà dell’amore divino fa sì che la condotta venga messa impietosamente a nudo. Siamo noi che concepiamo l’amore in chiave di faciloneria, sentimentalismi, accomodamenti, furbizie meschine. Con un codice qualsiasi possiamo anche cavarcela. Ma con l’amore non c’è scampo. C’è chi, per pagare i debiti, impegna i gioielli di famiglia. Dio, per pagare i “nostri” debiti impegna addirittura il Figlio.

 

 

GIOVEDI’ 23 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: San Giorgio; Sant’Achilleo; San Gerardo di Toulle.

Una scheggia di preghiera:

 

TUTTO E’ PER CRISTO, CON CRISTO E IN CRISTO.

 

Hanno detto: Essere buoni è un’avventura più grande e ardita che fare il giro del mondo in una barca a vela. (G. Chesterton)

Saggezza popolare: Attento mentre parli. Con le tue parole tu crei un mondo intorno a te. (Prov. Navajo)

Un aneddoto: Ecco ancora un racconto apocrifo di Origene:

Un ricco domandò a Gesù: Cosa devo fare di bene per vivere veramente secondo Dio? Gli rispose: Metti in pratica quando dicono la Legge e i Profeti. Riprese: L’ho sempre fatto! Allora Gesù gli consigliò: Va’, vendi i tuoi beni. Distribuisci il ricavato ai poveri, poi vieni con me, tra i miei discepoli. Ma il ricco incominciò a grattarsi la testa. Non gli andava proprio quel consiglio! Allora il Signore gli rinfacciò: Come puoi dire d’aver praticato la Legge e i Profeti? Nella Legge sta scritto: “Amerai il tuo prossimo come te stesso” Non vedi che molti tuoi fratelli sono coperti soltanto di cenci e muoiono di fame, mentre la tua casa è piena di beni superflui? Non ne esce proprio nulla per loro?! E rivolto al suo discepolo, Simone, che sedeva presso di lui, disse: Simone di Giovanni, è proprio vero che è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco nel regno di Dio!

Parola di Dio: At 5, 27-33 / Sal 33 / Gv 3, 31-36

 

Vangelo Gv 3, 31-36

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, Gesù disse a Nicodemo:

“Colui che viene dall'alto è al di sopra di tutti; ma chi viene dalla terra, appartiene alla terra e parla della terra. Chi viene dal cielo è al di sopra di tutti. Egli attesta ciò che ha visto e udito, eppure nessuno accetta la sua testimonianza; chi però ne accetta la testimonianza, certifica che Dio è veritiero. Infatti colui che Dio ha mandato proferisce le parole di Dio e da  lo Spirito senza misura. Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa. Chi crede nel Figlio ha la vita eterna; chi non obbedisce al Figlio non vedrà la vita, ma l'ira di Dio incombe su di lui”. Parola del Signore

 

“IL PADRE AMA IL FIGLIO E GLI HA DATO IN MANO OGNI COSA”. (Gv. 3,35)

In tante pagine del Vangelo Gesù dice di se stesso cose grandi: dice che Lui e il Padre sono una cosa sola, dice che Lui può perdonare i peccati come solo Dio può fare, nel Vangelo di oggi afferma che il Padre ama il Figlio al punto da dargli in mano ogni cosa… O sono affermazioni di un pazzo, oppure chi dice tali cose le dice con piena anche se misteriosa verità. Eppure Gesù è una persona talmente equilibrata, talmente schietta, realista, intelligente che non può truffarci in affermazioni così decisive sulla sua persona: uno come Gesù non può mentire. Se allora davvero Gesù ha in mano ogni cosa è Lui il senso ultimo della mia vita. Altro che essere un fumoso personaggio della storia! E allora Cerchi Dio? E’ Gesù che ti mostra il suo volto. Cerchi la verità sull’uomo? E’ Gesù l’uomo Dio che può risponderti. Cerchi il senso del tuo vivere? E’ Gesù che nell’amore per Dio,  per il prossimo ti dà una chiara risposta. Cerchi un comportamento di vita? Guarda a come si è comportato Gesù, ed imitalo, farai piacere a Dio e realizzerai la tua gioia.

 

 

VENERDI’ 24 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: San Fedele da Sigmaringen; San Benedetto Menni.

Una scheggia di preghiera:

 

DACCI OGGI IL NOSTRO PANE QUOTIDIANO.

 

Hanno detto: L’uomo è stato ingannato. Sì, siamo stati ingannati e ancora oggi si continua a ingannare dicendo che il benessere e il divertimento danno la felicità. Non è vero: non è il benessere che rende felici; ciò che rende felici è il bene (Abbé Pierre).

Saggezza popolare:

Evitate di dare dispiaceri ai vostri simili, ma al contrario, vedete di procurare loro gioia ogni volta che potete. (Prov. Sioux)

Un aneddoto: E’ la volta di un apocrifo narrato da san Clemente romano: Gesù disse: Sarete come agnelli tra i lupi. Pietro gli rispose: E se i lupi sbranano gli agnelli? Gesù rispose a Pietro: Gli agnelli, dopo essere stati sbranati, non avranno più nulla da temere da parte dei lupi: avranno trovato la vita eterna!    

Parola di Dio: At 5, 34-42 / Sal 26 / Gv 6, 1-15

 

Vangelo Gv 6, 1-15

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, Gesù andò all'altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade, e una grande folla lo seguiva, vedendo i segni che faceva sugli infermi. Gesù salì sulla montagna e là si pose a sedere con i suoi discepoli. Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei. Alzati quindi gli occhi, Gesù vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: “Dove possiamo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?”. Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva bene quello che stava per fare. Gli rispose Filippo: “Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo”. Gli disse allora uno dei discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: “C'è qui un ragazzo che ha cinque pani d'orzo e due pesci; ma che cos'è questo per tanta gente?”. Rispose Gesù: “Fateli sedere”. C'era molta erba in quel luogo. Si sedettero dunque ed erano circa cinquemila uomini. Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li distribuì a quelli che si erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, finché ne vollero. E quando furono saziati, disse ai discepoli: “Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto”. Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d'orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato. Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, cominciò a dire: “Questi è davvero il profeta che deve venire nel mondo!”. Ma Gesù, sapendo che stavano per venire a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sulla montagna, tutto solo. Parola del Signore

 

“RACCOGLIETE I PEZZI AVANZATI PERCHE' NULLA VADA PERDUTO”. (Gv.6,12)

In questo tempo di “crisi economica mondiale”, una ricerca condotta dal ministero dell’agricoltura americano ha dato dei risultati impressionanti. Su centosessantuno miliardi di chilogrammi di alimentari prodotti, quarantatre miliardi, cioè circa un quarto, finiscono nella spazzatura. Di questo cibo buttato via si potrebbe facilmente recuperare, una quantità sufficiente a sfamare per un anno quattro milioni di persone. Da noi il fenomeno non raggiunge queste cifre da capogiro. Ma lo spreco coinvolge anche noi. Sotto l’effetto di una pubblicità martellante, consumare, non risparmiare, è oggi la parola d’ordine in economia. Certo, non basta risparmiare. Il risparmio deve consentire agli individui e alle società dei paesi ricchi di essere più generosi nell’aiutare i paesi poveri. Se no, è avarizia, più che risparmio. Perché non insegnare ai nostri bambini a rinunciare a qualcosa per poter aiutare i loro coetanei che vedono alla televisione morire di fame? Non ci accontentiamo però di insegnarlo ai nostri bambini; facciamolo anche noi e non avremo ascoltato invano il Vangelo.

 

 

SABATO 25 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: San Marco, Evangelista; Santa Franca di Piacenza; Sant’ Erminio, monaco.

Una scheggia di preghiera:

 

TU, O GESU’, SEI CON NOI PER SEMPRE.

 

Hanno detto: Ho trovato Dio il giorno in cui ho perso di vista me stessa. (S. Teresa d’Avila)

Saggezza popolare: La lingua può impiccare più veloce di una corda. (Prov. Degli indiani d’America)

Un aneddoto: Così disse una volta una buona mamma a san Antonino, arcivescovo di Firenze, raccomandandogli suo figlio: Padre, pregate perché Dio tenga la sua mano sulla testa di mio figlio! Le rispose, sorridendo, il santo: Sì certo pregherò, ma voi fate di tutto perché tenga la testa ferma!

Parola di Dio nella festa di san Marco: 1Pt. 5,5-14; Sal. 88; Mc. 16,15-20

 

Vangelo Mc 16, 15-20

Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù apparve agli Undici e disse loro: "Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato. E questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno i demoni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano i serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno, imporranno le mani ai malati e questi guariranno". Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu assunto in cielo e sedette alla destra di Dio. Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore operava insieme con loro e confermava la parola con i prodigi che l'accompagnavano. Parola del Signore

 

(GLI APOSTOLI) "PARTIRONO E PREDICARONO DAPPERTUTTO, MENTRE IL SIGNORE OPERAVA INSIEME CON LORO". (Mc. 16,20)

Il Vangelo di Marco sembra oggi cadere in una contraddizione. Al versetto 19 dice che “Gesù fu assunto in cielo e sedette alla destra di Dio” e al 20 che Gesù opera insieme e con gli Apostoli che predicano. Mi sembra invece molto bello poter pensare in questo modo: Gesù è glorificato, è il Re, è con Dio suo Padre, è il Signore ma i passi di Gesù itinerante per la Palestina calcano adesso altre terre, il suo volto sofferente o gioioso assume adesso i mille volti dell’uomo. No! Gesù non è solo lassù, sulle nuvole, in attesa di essere il Giudice Finale: è qui in mezzo e noi, agisce nella fatica, nei missionari, in chi opera la carità, si serve addirittura di me per essere presente. Quale grande responsabilità: essere la presenza di Cristo per il mondo, ma quale grande consolazione nel sapere di non essere soli ma con Lui.

 

 

DOMENICA 26 APRILE: III DOMENICA DI PASQUA

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Anacleto, Papa; San Pascasio, monaco.

Una scheggia di preghiera:

 

DONA A NOI LA PACE.

 

Hanno detto: Il prete è vero quando scompare; quando, dietro di sé, lascia indovinare e trasparire Qualcuno. (P. Mazzolari)

Saggezza popolare: Quello che hai visto ricordalo perché quello che non hai visto ritorna a volare nel vento. (Prov. Navajo)

Un aneddoto: Francesco Borgia era duca di Candia e uno dei più grandi personaggi  della Spagna del ‘500. Quando morì, ancor giovane la bellissima imperatrice Isabella e il suo cadavere fu portato in Granada, Francesco, grande innamorato della regina, per la ricognizione dovette far da testimone allo scoprimento della cassa funebre. Vista orribile, lezzo orrendo! Inorridirono tutti i presenti e si allontanarono. Il Duca si fermò, guardò a lungo quel corpo, una volta bellissimo ed amato ed ora disfatto dalla corruzione. Pensò: Era una sovrana bella e potente; era donna gentile di spirito e di cultura! Ora non c’è più! Così ci riduce tutti la morte. Solo tu, Signore, sei potente ed immortale! Lasciò quindi le cose che non contano per l’eternità; consacrò tutta la sua vita al servizio di Dio nella Compagnia di Gesù e divenne santo.

Parola di Dio: At 3, 13-15. 17-19 / Sal 4 / 1 Gv 2, 1-5a / Lc 24, 35-48

 

Vangelo Lc 24, 35-48

Dal vangelo secondo Luca.

In quel tempo, di ritorno da Emmaus, i due discepoli riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come avevano riconosciuto nello spezzare il pane. Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona apparve in mezzo a loro e disse: “Pace a voi!”. Stupiti e spaventati credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse: “Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa come vedete che io ho”. Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. Ma poiché per la grande gioia ancora non credevano ed erano stupefatti, disse: “Avete qui qualche cosa da mangiare?”. Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro. Poi disse: “Sono queste le parole che vi dicevo quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella Legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi”. Allora aprì loro la mente all'intelligenza delle Scritture e disse: “Così sta scritto: il Cristo dovrà patire e risuscitare dai morti il terzo giorno e nel suo nome saranno predicati a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni”. Parola del Signore

 

“GESU’ IN PERSONA APPARVE IN MEZZO A LORO E DISSE: “PACE A VOI!” (Lc. 24,36)

Gesù risorto porta la pace, primo dono ai credenti. La pace del cuore, l’assoluta certezza di essere amati e di poter amare, l’armonia profonda che solo Dio ci può donare; per un cristiano il pacifismo non è una scelta politica né tantomeno ideologica, è esperienza di vita: il cuore di chi ha incontrato Dio, di chi ne sente irresistibile il richiamo, è un cuore pacificato, sereno, che vive le proprie sofferenze e le proprie tribolazioni (poiché al discepolo non è preservato il dolore che anche il Maestro ha vissuto) con lo sguardo rivolto altrove. Di più: possiamo vivere la pace solo se sentiamo vicina la presenza reale del risorto, più ce ne allontaniamo, più cadiamo nella dimenticanza del caos quotidiano e più il nostro cuore è turbolento e in guerra, ferito e aggressivo. E la fonte della pace il Signore la pone anche nel perdono ricevuto e donato: l’arrogante che non riconosce il suo limite non può accogliere Dio, l’accecato che non accetta di chiedere perdono non fa esperienza di pace; perciò i credenti, popolo di perdonati, non di perfetti, non si scandalizzano dei propri limiti ma, scelgono di restare nella comunità perché, malgrado le evidenti fragilità, è in essa che il Signore abita.

 

 

LUNEDI’ 27 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Antimo, vescovo; San Liberale; Santa Zita.

Una scheggia di preghiera:

 

GESU’ TU SEI IL MIO BENE.

 

Hanno detto: Scegli ora ciò che vorresti aver scelto in punto di morte. (S. Ignazio di Loyola)

Saggezza popolare: La brevità è sorella del talento. (Prov. Russo)

Un aneddoto: C’era sulla piazza del paese un lampione a gas.

Un bel giorno gli scoppia intorno un gran tafferuglio, perché alcuni lo vogliono abbattere. S’avanza tra tutti un monaco all’antica e dice: Consideriamo anzitutto, fratelli, cos’è la luce, quale ne sia il suo valore, quali siano le conseguenze della sua mancanza; e se poi vedremo che... Sentendo quelle parole, a prima vista inutili, i pii pratici travolgono il monaco e abbattono il lampione. Ma la discussione non è per niente finita. Alcuni sostengono: E’ meglio così! Adesso per forza lo dovranno cambiare. Altri invece: Com’era romantico quel lampione! Ora il nostro paese ha perso in bellezza! Altri ancora: Si poteva tenere quel lampione, finché non fosse stato pronto il faro elettrico. E altri, anch’essi pratici: Soffiamo sul fuoco, per buttar giù la giunta comunale! La discussione continua ancora, sul posto dove una volta era il lampione a gas. Però ora al buio! Non sarebbe stato meglio ascoltare il monaco filosofo e discutere il nuovo progetto sotto il lampione acceso? (G. K. Chesterton, Eretici, Ed. Paoline)

Parola di Dio: At 6, 8-15 / Sal 118 / Gv 6, 22-29

 

Vangelo Gv 6, 22-29

Dal vangelo secondo Giovanni.

Il giorno dopo, la folla, rimasta dall'altra parte del mare, notò che c'era una barca sola e che Gesù non era salito con i suoi discepoli sulla barca, ma soltanto i suoi discepoli erano partiti. Altre barche erano giunte nel frattempo da Tiberiade, presso il luogo dove avevano mangiato il pane dopo che il Signore aveva reso grazie. Quando dunque la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafarnao alla ricerca di Gesù. Trovatolo di là dal mare, gli dissero: “Rabbì, quando sei venuto qua?”. Gesù rispose: “In verità, in verità vi dico, voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Procuratevi non il cibo che perisce, ma quello che dura per la vita eterna, e che il Figlio dell'uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo”. Gli dissero allora: “Che cosa dobbiamo fare per compiere le opere di Dio?”. Gesù rispose: “Questa è l'opera di Dio: credere in colui che egli ha mandato”. Parola del Signore

 

“VOI MI CERCATE PERCHE’ AVETE MANGIATO QUEI PANI E VI SIETE SAZIATI”. (Gv. 6,26)

Gesù sa che c’è il pericolo che la gente lo segua non per fede, ma per sete di miracoli. E il rischio è lo stesso anche oggi: cercare una religione per assicurarsi un paradiso, andare da Gesù quando si ha bisogno di una grazia, sperare in un Signore che risolva Lui i nostri problemi, che con qualche bel miracolo ci tolga dai nostri fastidi. Gesù non è un’agenzia di assicurazioni, un mago buono e neanche uno che si possa comprare con qualche preghiera o con qualche raccomandazione. Gesù è il Figlio di Dio, è “il pane che non perisce”. Non si va da Gesù per un miracolo, si va da Gesù per Lui, per incontrarlo, per lasciarci salvare, per amarlo; il miracolo avverrà dopo, quello di avere un cuore nuovo a misura del suo.

 

 

MARTEDI’ 28 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: San Pietro Chanel; San Luigi Maria Grignon de Montfort.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, DONACI SEMPRE IL TUO PANE DI VITA.

 

Hanno detto:

Voglio veder ridere. Un cristiano non ha alcun motivo per essere triste e ne ha tanti per essere contento. (S. Ignazio di Loyola)

Saggezza popolare: Misura sette volte e taglia una volta. (Prov. Russo)

Un aneddoto: Questo episodio accorse al padre Salviati, uno dei primi compagni di san Filippo Neri. Essendo egli andato a far orazione davanti al Santissimo Sacramento e non essendosi accorto che la sua ora di turno era passata e che era atteso dai compagni per recarsi a servire i malati, san Filippo gli si avvicinò silenziosamente alle spalle e garbatamente gli gettò sul capo il laccio del grembiule, dicendogli dolcemente: Lascia Dio per Dio!

Parola di Dio: At 7, 51 - 8, 1a / Sal 30 / Gv 6, 30-35

 

Vangelo Gv 6, 30-35

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, la folla disse a Gesù: “Quale segno dunque tu fai perché vediamo e possiamo crederti? Quale opera compi? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: Diede loro da mangiare un pane dal cielo”. Rispose loro Gesù: “In verità, in verità vi dico: non Mosè vi ha dato il pane dal cielo, ma il Padre mio vi da  il pane dal cielo, quello vero; il pane di Dio è colui che discende dal cielo e da  la vita al mondo”. Allora gli dissero: “Signore, dacci sempre questo pane”. Gesù rispose: “Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete”. Parola del Signore

 

“IO SONO IL PANE DELLA VITA” (Gv. 6,35)

Uno può pregare dalla mattina alla sera. Può ritirarsi in mezzo al deserto, in cima a un monte altissimo, dentro una cattedrale piena di mistero. Può fare quello che gli pare. Non potrà mai sostituire la Messa. Perché la Messa non è farina del nostro sacco. è un dono di Gesù che può essere soltanto accolto. “Io a Messa non ci vado, però mi comporto meglio di tanti che a Messa ci vanno. Io sono onesto, aiuto chi è in difficoltà, mi interesso dei problemi degli altri. Non basta questo per essere cristiani?”. Non basta! Perché ai cristiani non viene chiesto di essere brave persone, ma di lasciarsi amare da Dio, di camminare nella carità verso il prossimo, nel modo con cui Cristo ci ha amato e ha dato se stesso per noi. In altre parole si tratta di fare scomparire dalla propria vita ogni asprezza, sdegno, ira, maldicenza, giudizi con ogni sorta di malignità; si tratta di essere benevoli gli uni verso gli altri, misericordiosi, pronti a perdonarsi a vicenda “come Dio ha perdonato noi in Cristo”. Una cosa è decidere in proprio di essere buoni, di amare coloro che noi decidiamo di amare, di amarli quanto e come ci sembra giusto e opportuno, un’altra cosa è vivere, come Gesù, facendo del bene a tutti, ai buoni e ai cattivi, ai giusti e agli ingiusti, a chi ci vuole bene e a chi ci vuole male, fino alla fine, fino a dare la vita per loro. Per una vita così non basta il pane e il vino di casa, ci vuole un dono dal cielo. Ci vuole la Messa. E’ in essa che il Signore abita.

 

 

MERCOLEDI’ 29 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: Santa Caterina da Siena, dottore della Chiesa; San Titico; Sant’Ugo di Cluny, abate.

Una scheggia di preghiera:

 

CON TE, SIGNORE, SEMINEREMO GIOIA.

 

Hanno detto: Il diavolo fa grande tripudio, quando può togliere la gioia dello spirito al servo di Dio. (S. Francesco d’Assisi)

Saggezza popolare: Puoi studiare tutta la vita, ma morirai comunque stupido. (Prov. Russo)

Un aneddoto: Klara Fey da fanciulla fece un sogno. Passeggiando per le vie d’Aquisgrana, le sembrò d’incontrare un bambino povero. Gli fece l’elemosina, con amore. Il  fanciullo le disse: Ho anche altri fratellini poveri. Allora Klara chiese: Come ti chiami? Rispose: lo sono il bambino Gesù. Così il sogno svanì. Ma il volto e le parole di quel Bambino s’impressero nel cuore. Klara allora si diede tutta ad aiutare i poveri e gli orfani d’Aquisgrana, che la guerra napoleonica aveva disseminato in tutta la città. Per aiutare i ‘fratellini di Gesù’  fondò la congregazione religiosa delle Sorelle del povero Bambino Gesù. Il motto della sua vita fu:  “Tutto per Gesù, per Gesù solo!”.

Parola di Dio nella festa di santa Caterina: 1 Gv 1, 5 - 2,2 / Sal 44 / Mt 25, 1-13

 

Vangelo Mt 25, 1-13

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: "Il regno dei cieli è simile a dieci vergini che, prese le loro lampade, uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le lampade, ma non presero con sé olio; le sagge invece, insieme alle lampade, presero anche dell'olio in piccoli vasi. Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e dormirono. A mezzanotte si levò un grido: Ecco lo sposo, andategli incontro! Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. E le stolte dissero alle sagge: Dateci del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono. Ma le sagge risposero: No, che non abbia a mancare per noi e per voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene. Ora, mentre quelle andavano per comprare l'olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: Signore, signore, aprici! Ma egli rispose: In verità vi dico: non vi conosco. Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l'ora". Parola del Signore

 

“IL REGNO DEI CIELI E’ SIMILE A DIECI VERGINI CHE, PRESE LE LAMPADE USCIRONO INCONTRO AL LORO SPOSO…”. (Mt. 25,1)

Questa piccola bella parabola che ci viene proposta nel giorno della festa di Santa Caterina da Siena può offrirci diverse piccole ma sostanziali riflessioni. La prima, la più bella è che il Regno di Dio è paragonato ad una festa di matrimonio Le nozze sono gioia, e Gesù ha deciso di amarci fino a sposare la nostra umanità. L’uomo come le dieci ragazze invitate alla festa ha solo un compito, sentire la gioia di queste nozze e prepararsi per poter partecipare a questa festa. Tutte e dieci hanno le lampade. Ognuno di noi ha i suoi doni e non c’è nessuno che non possa rispondere a questo invito. L’olio invece è la fede e dobbiamo procurarcelo noi. Poi occorre saper aspettare; noi vorremmo vedere subito i risultati, invece occorre solo non perdere la speranza e la fiducia nello Sposo che sta per arrivare. Ci si può anche addormentare ma occorre essere sempre pronti “a rendere conto della speranza che è stata seminata in noi” per non farci cogliere di sorpresa e impreparati e per non trovare la porta chiusa.

 

 

GIOVEDI' 30 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: San Pio V, Papa; san Giuseppe Benedetto Cottolengo; San Ventura di Spello.

Una scheggia di preghiera:

 

TU CI SAZI, SIGNORE, CON IL TUO DONO.

 

Hanno detto: Il cristiano lavora per far crescere l’universo e per far spuntare la nuova creazione attraverso un travaglio caotico e doloroso, pieno di speranza e di affanni: travaglio però che non è quello di un’agonia, ma di un parto. (J. Mauroux)

Saggezza popolare: Nel monastero altrui non si va con le proprie leggi. (Prov. Russo)

Un aneddoto: Ecco una ‘Buona notte’ di Don Bosco ai suoi ragazzi. “Una gallina discola la sera non vuole rientrare nel pollaio. Resta fuori e, quando si sente stanca di girare, si accomoda sul fienile. Qui la volpe la sorprende! Allora la gallina spicca il volo: si posa sul vicino albero di fichi. La volpe la insegue. Poi vola sulla siepe, un po’ più bassa. La volpe l’attende. Poi svolazza sul carro, sempre più in basso. La volpe le è vicina! Purtroppo alla fine la povera gallina discola è a terra. E la volpe se la mangia! Così avviene a voi, ragazzi, quando vi allontanate dal gruppo e dalla Chiesa: volate sempre più in basso, fino a ritrovarvi tra le fauci del maligno!

Parola di Dio: At 8, 26-40 / Sal 65 / Gv 6, 44-51

 

Vangelo Gv 6, 44-51

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, Gesù disse alla folla: “Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. Sta scritto nei profeti: E tutti saranno ammaestrati da Dio. Chiunque ha udito il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non che alcuno abbia visto il Padre, ma solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in verità vi dico: chi crede ha la vita eterna. Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo”. Parola del Signore

 

“IO SONO IL PANE VIVO DISCESO DAL CIELO. SE UNO MANGIA DI QUESTO PANE VIVRA’ IN ETERNO E IL PANE CHE IO DARO’ E’ LA MIA CARNE PER LA VITA DEL MONDO” . (Gv. 6, 51)

Lo scopo di tutta la vita di Gesù è quello di farsi pane per noi. La sua incarnazione è il farsi tutto a tutti perché ciascuno accogliendolo abbia da Lui la vita eterna. E Gesù continua a dare questa possibilità di comunione a ciascuno di noi particolarmente nell’Eucaristia. Noi spesso non comprendiamo a fondo questo dono, ci arriviamo distratti, stanchi, slegati fra di noi. Eppure Lui è lì che ci attende, che ci chiama, che ci raduna da ogni parte, che ci fa suo popolo, sua famiglia. E’ Lui che ci accoglie, che ci rianima, ci illumina con la sua parola. Ci fortifica. Ci rende il vero senso della nostra vita. E’ il Signore che ci prepara il banchetto del suo Corpo e del suo Sangue e chiede il nostro modesto, umile, quasi insignificante contributo, perché ci vuole partecipi, attivi, corresponsabili. In ogni Eucaristia il Signore ci chiede con insistenza se noi lo amiamo, dimenticando i nostri tradimenti, le nostre inadempienze, le nostre infedeltà.

In ogni Eucaristia il Signore ci coinvolge nella sua missione verso il suo gregge, anche se in maniera diversa gli uni dagli altri e ci ripete il suo invito: “Seguimi”. In ogni Eucaristia il Signore ci dona la forza, nonostante le difficoltà e le contraddizioni, di annunciare il suo nome, di proclamare  che Lui è il Cristo, il Signore, e di rimanere nella pace anche quando siamo oltraggiati per amore del suo nome, come avveniva per gli apostoli, per i primi cristiani, come avviene ancora oggi per gli autentici testimoni della fede. Non basta allora che il Risorto entri in noi, è necessario che noi dimoriamo in lui, cioè che viviamo come lui è vissuto: una vita vera, buona, bella, fedele al Padre e ai fratelli. La messa non è una bacchetta magica che ci trasforma da ranocchi in principi. é un dono che agisce se viene accolto e trafficato. Il pane vivo ci porta verso la risurrezione se viviamo da risorti: da uomini saggi, secondo la volontà di Dio.

     
     
 

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