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SCHEGGE E SCINTILLE

PENSIERI, SPUNTI, RIFLESSIONI

DALLA PAROLA DI DIO E DALLA VITA

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a cura di: don_franco_locci@libero.it

 

MARZO 2009

 

DOMENICA 1 MARZO: 1^ DOMENICA DI QUARESIMA ANNO B

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Albino; Sant’ Amanzio; Santa Eudossia, martire.

Una scheggia di preghiera:

 

LIBERACI DAL MALE E DAL MALIGNO.

 

Hanno detto: L’apostolato è interiorità che affiora. (C. Carretto)

Saggezza popolare: La buona coscienza è una festa continua. (Prov. Inglese)

Un aneddoto: Un giorno San Giuseppe Benedetto Cottolengo ricevette la visita di un importante personaggio, mandato da Re Carlo Alberto a ispezionare le sue opere di carità. Costui restò molto impressionato vedendone la vastità e non nascose al reverendo la sua preoccupazione che le forze di cui disponeva il sacerdote non fossero sufficienti a sostenere il grave carico che s'era addossato. "Ma non vedete, signor canonico - gli disse - che voi avete un paese intero di poveri da mantenere? Ci vorrebbero rendite e fondi che voi non avete…" E don Cottolengo serenamente: "Eccellenza, chi ha non sono io, ma la Divina Provvidenza, la quale, che io sappia, non ha mai lasciato nessuno negli impicci". Il personaggio restò colpito da quell'incrollabile fiducia e non aggiunse altro.

Parola di Dio: Gen 9, 8-15 / Sal 24 / 1 Pt 3, 18-22 / Mc 1, 12-15

 

Vangelo Mc 1, 12-15

Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, lo Spirito sospinse Gesù nel deserto ed egli vi rimase quaranta giorni, tentato da satana; stava con le fiere e gli angeli lo servivano. Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù si recò nella Galilea predicando il vangelo di Dio e diceva: “Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al vangelo”. Parola del Signore

 

“LO SPIRITO SPINSE GESU’ NEL DESERTO ED EGLI VI RIMASE QUARANTA GIORNI TENTATO DA SATANA”. (Mc. 1,12)

È venuto il tempo di rimetterci in cammino. È necessario ora che tante coscienze sembrano assopite, ora che altri messaggi appaiono più allettanti di quelli del Vangelo. è arrivato il tempo favorevole per operare una svolta, un cambiamento di vita. Anche noi, nella nostra vita, spesso siamo tentati e siamo consapevoli che il nostro tempo ci pone costantemente di fronte a delle scelte e che noi talvolta ...non scegliamo. Scegliere la strada “stretta” del servizio, della giustizia, del bene comune, del pagare di persona, sono atteggiamenti che nella nostra società vengono considerati quasi in negativo; invece sono la carta d’identità del cristiano. Da qui tu potresti cominciare a cambiare. Poi, man mano che vai avanti, scoprirai altri punti di partenza. Guardali bene ma non scoraggiarti! Gesù ti è vicino perché sa che da solo non ce la faresti mai! Ma tu con Lui puoi vincere te stesso, puoi diventare un uomo nuovo. Comincia subito, allora, ogni giorno un passo, e arriverai lontano!

 

 

LUNEDI’ 2 MARZO

Tra i santi ricordati oggi:San Quinto; San Simplicio, Papa; Santa Caterina Dexel.

Una scheggia di preghiera:

 

DONAMI OGGI, O SIGNORE, DI INCONTRARE LA TUA PRESENZA.

 

Hanno detto: Non ci sono più poveri! Ecco una comoda maniera per non scomodarsi la vita. Ma il povero è Cristo! Se non ci sono più poveri, non c’è neanche Gesù Cristo! (P. Mazzolari).

Saggezza popolare: La morte è un'ombra che segue sempre il corpo. (Prov. Inglese)

Un aneddoto: Giustino ancora pagano era stato scosso dalla testimonianza dei martiri.

“Stavo ancora approfondendomi nella dottrina di Platone quando venni a conoscenza delle accuse lanciate contro i cristiani. Ma vedendoli così intrepidi di fronte alla morte e ai patimenti, cose che in ogni altro mettono i brividi, pensavo tra me che non era possibile che persone del genere vivessero nel male e nell’attaccamento ai piaceri. In verità, datemi un uomo lussurioso, sfrenato, che mangi avidamente carne umana, il quale voglia poi affrontare la morte privandosi di questi piaceri. Non cercherebbe piuttosto di godersi la vita di quaggiù e di sottrarsi ai magistrati, anziché offrirsi alla morte denunciandosi da solo?” Dopo la conversione nel 163 d.C., sotto l’imperatore Marco Aurelio, viene arrestato a Roma con altri cristiani, perché nella sua scuola faceva meravigliosa propaganda per il cristianesimo. Ecco le principali battute del dialogo tra lui e il prefetto Rustico, durante il processo. Rustico: Quale dottrina professi? Giustino: Per tutta la vita sono andato in cerca della verità. Ho studiato profondamente tutte le filosofie orientali, greche e romane; ma finalmente mi sono incontrato con la dottrina vera! Rustico: E qual è questa dottrina vera? Giustino: Quella di Gesù di Nazareth: liberarci cioè dagli idoli vani e adorare l’unico Dio vivo e vero: creatore del cielo e della terra, salvatore dell’umanità. Rustico: Sei dunque cristiano? Giustino: Sì, lo sono e me ne glorio e con me questi miei amici. Allora il prefetto, corrucciato, comandò: Riunitevi qui tutti insieme: prestate ossequio divino all’imperatore e sacrificate agli dei, altrimenti sarete condannati a morte, come atei! Per tutti rispose Giustino: Noi rifiutiamo sì l’idolatria; ma per questo non siamo atei: adoriamo un Dio spirituale, Padre di Gesù! Nessuno che sia sano di mente passerà dalla religione vera a quella falsa! Quando il prefetto ordinò che fossero torturati, tutti risposero: Fa’ pure quello che vuoi: noi siamo cristiani e rimarremo tali ad ogni costo. Piuttosto la morte, che sacrificare agli idoli falsi! Allora il prefetto di Roma pronunziò la sentenza: Giustino di Nablus di Samaria e quanti con lui non hanno voluto sacrificare agli dei e prestare ossequio divino a Marco Aurelio Imperatore, a norma della legge romana, siano flagellati e decapitati! Così Giustino e compagni firmarono con il sangue la loro professione di fede cristiana.

Parola di Dio: Lv 19, 1-2. 11-18 / Sal 18 / Mt 25, 31-46

 

Vangelo Mt 25, 31-46

Dal vangelo secondo Matteo.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si siederà sul trono della sua gloria. E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri, e porrà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra. Allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi. Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti? Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me. Poi dirà a quelli alla sua sinistra: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli. Perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere; ero forestiero e non mi avete ospitato, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato. Anch'essi allora risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato o assetato o forestiero o nudo o malato o in carcere e non ti abbiamo assistito? Ma egli risponderà: In verità vi dico: ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, non l'avete fatto a me. E se ne andranno, questi al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna". Parola del Signore

 

“VENITE BENEDETTI DEL PADRE MIO, RICEVETE IN EREDITA’ IL REGNO PREPARATO PER VOI FIN DALLA FONDAZIONE DEL MONDO. PERCHE’….” (Mt. 25,34)

E’ appena iniziata la quaresima ed ecco uno sguardo alle cose finali. Dunque: alla fine dei tempi, davanti al Cristo in maestà che succederà? Mettiamo da parte il taccuino in cui abbiamo segnato le nostre ore di preghiera, le nostre messe e confessioni e le eventuali giustificazioni da tirare fuori. Il Signore ci chiederà se lo avremo riconosciuto, nel povero, nel debole, nell’affamato, nel solo, nell’anziano abbandonato, nel parente scomodo. Il giudizio sarà tutto su ciò che avremo fatto. E sul cuore con cui lo avremo fatto. La fede è concretezza, non parole, la preghiera contagia la vita, la cambia, non la anestetizza, la celebrazione continua nella città, non finisce nel Tempio. Allora, certo, la preghiera, l’eucaristia, la confessione, sono strumenti di comunione col Cristo e tra noi per fare della nostra vita il luogo della fede. Nel mio ufficio, alla mia facoltà, in casa a spadellare mi salverò. Se saprò portare la fede da dentro a fuori, da lontano a vicino, e riconoscere il volto del Cristo adorato nel volto del fratello che incontro ogni giorno.

 

 

MARTEDI’ 3 MARZO

Tra i santi ricordati oggi:Santa Camilla, vergine; Santa Cunegonda; San Tiziano da Brescia.

Una scheggia di preghiera:

 

CON LA FAMIGLIA DI TUTTI I TUOI FIGLI, INVOCO IL TUO NOME, O SIGNORE.

 

Hanno detto: Il benessere non ha creato il superuomo ma il pover’uomo. (A. Schweitzer)

Saggezza popolare: Le due migliori cure che ci siano sono una bella risata e una lunga dormita. (Prov. Irlandese)

Un aneddoto: Il peccatore pentito.

La predicazione di Sant’Antonio oltre alla glorificazione di Dio e al trionfo della Chiesa mirava alla conversione dei peccatori, perciò dopo aver dimostrato la bruttura del peccato ed il male che produce nell'anima, esortava gli uditori a fare una sincera e buona confessio­ne. Un giorno andò da lui un grande peccatore, deciso di cambiar vita e di riparare a tutti i mali commessi. S'inginocchiò ai suoi piedi ed era tale la sua commozione da non riuscir ad aprire bocca, mentre lacrime di pentimento gli bagnavano il volto. Allora il santo frate lo consigliò di ritirarsi e di scrivere su di un foglio i suoi peccati. L'uomo ubbidì e ritornò con una lunga lista. Frate Antonio li lesse a voce alta, poi riconsegnò il foglio al penitente che se ne stava in ginocchio. Quale fu la meraviglia del peccatore pentito, quando vide il foglio perfettamente pulito! I peccati erano spariti dall'anima del peccatore e così pure dalla carta.

Parola di Dio: Is 55, 10-11 / Sal 33 / Mt 6, 7-15

 

Vangelo Mt 6, 7-15

Dal vangelo secondo Matteo.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Pregando, non sprecate parole come i pagani, i quali credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno ancor prima che gliele chiediate. Voi dunque pregate così: Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome; venga il tuo regno; sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male. Se voi infatti perdonerete agli uomini le loro colpe, il Padre vostro celeste perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli uomini, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe". Parola del Signore

 

“VOI DUNQUE PREGATE COSI’: PADRE NOSTRO…”. (Mt. 6,9).

Non c’è cristiano che non affermi il valore della preghiera, ma poi, a pregare, è un’altra cosa. Spesso ce la caviamo dicendo: “Non sono capace… Non so che cosa dire… Le formule mi addormentano…” Se poi parliamo di preghiera comunitaria è ancora peggio. E’ facile sentir dire: “Io, in chiesa, con gli altri, non mi trovo. Sembriamo un gregge di pecore belanti… Nella preghiera preferisco sbrigarmela da solo, gli altri sono solo un impiccio…”. Se Gesù ci ha detto che per pregare non c’è bisogno di farsi vedere, non c’è bisogno neppure di moltiplicare le parole, quando ci insegna il Padre nostro, ci fa capire che questa preghiera è al plurale. Anche quando la recito da solo non posso fare a meno degli altri. Essere cristiano significa far parte di un popolo, di una famiglia, e prima ancora far parte dell’umanità. Dio è Padre mio, ma è anche Padre di ogni uomo. Non posso mettermi davanti a Lui con la prerogativa dell’esclusiva. Entrare in comunione con Dio è entrare in comunione con i fratelli. Se la preghiera è un dialogo, essa parte da Dio verso gli uomini e dagli uomini verso Dio, ma come Dio è per tutti gli uomini Padre, così, ognuno di noi, riconoscendo Lui tale, si riconosce fratello di ogni uomo. Il primo grande frutto della preghiera è dunque la carità e la fraternità verso ogni uomo. E’ bello pregare con le mani giunte, ma questo non deve mai farci dimenticare che è ancora più bello pregare prendendosi per mano, appoggiandoci sulla fede gli uni degli altri. Non posso fare a meno della preghiera individuale perché sono individuo, con un volto ‘unico’, un nome ‘unico’, conosciuto personalmente da Dio, devo dunque stabilire una relazione ‘unica’ con Lui, ma siccome sono anche un essere ‘comunitario’, sono solidale e corresponsabile con gli uomini. Sono figlio, ma fratello. Preghiera personale e preghiera comunitaria non sono in opposizione, sono complementari.

 

 

MERCOLEDI’ 4 MARZO

Tra i santi ricordati oggi:San Casimiro di Lituania; Sant’ Adriano di Nicomedia; San Lucio, Papa.

Una scheggia di preghiera:

 

TU, O GESU’, SEI IL MIRACOLO DELL’AMORE DI DIO PER ME.

 

Hanno detto: Se tu hai qualcosa e non la trasformi in dono, presto ti deluderà. (A. Schweitzer)

Saggezza popolare: Raramente c'è una sola onda. (Prov. Islandese)

Un aneddoto: Umiltà.

Il Vangelo insegna: “Chi si umilia sarà esaltate”. Questa verità vale particolarmente per Sant’Antonio rimasto fino allora, nel più grande nascondimento e la cui scienza venne conosciuta per caso.

Nel settembre del 1222, nella cattedrale di Forlì, si teneva la consacrazione sacerdotale di alcuni chierici francescani e domenicani. Fra quelli che assistevano al sacro rito c'era anche frate Antonio. Al termine della cerimonia il predicatore che doveva tenere l'importante discorso sulla grandezza del Sacerdozio venne a mancare. Il Padre Provinciale rivolse l'invito a parecchi, ritenuti bravi oratori, ma tutti si rifiutarono perché impreparati. Si rivolse allora al nostro fraticello che per obbedienza accettò e salì sul pulpito. Tutti si aspettavano di sentire poche parole incerte e disadorne, invece dopo un'introduzione calma, frate Antonio incominciò ad infervorarsi e pronunciò un discorso chiaro, vibrante e pieno di sapienza. Fu per tutti una rivelazione e il Padre Provinciale lo nominò predicatore della Romagna contro l'eresia degli Albigesi. Da quel giorno frate Antonio cominciò a percorrere le città d’Italia attirando tanta gente ad ascoltare la sua infiammata parola.

Parola di Dio: Gn 3, 1-10 / Sal 50 / Lc 11, 29-32

 

Vangelo Lc 11, 29-32

Dal vangelo secondo Luca.

In quel tempo, mentre le folle si accalcavano, Gesù cominciò a dire: "Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato nessun segno fuorché il segno di Giona. Poiché come Giona fu un segno per quelli di Nìnive, così anche il Figlio dell'uomo lo sarà per questa generazione. La regina del sud sorgerà nel giudizio insieme con gli uomini di questa generazione e li condannerà; perché essa venne dalle estremità della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, ben più di Salomone c'è qui. Quelli di Nìnive sorgeranno nel giudizio insieme con questa generazione e la condanneranno; perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, ben più di Giona c'è qui". Parola del Signore

 

“QUESTA GENERAZIONE E’ UNA GENERAZIONE MALVAGIA; ESSA CERCA UN SEGNO, MA NON LE SARA’ DATO NESSUN SEGNO FUORCHE’ IL SEGNO DI GIONA”. (Lc. 11,29)

E’ certo che i miracoli di Dio invitano a credere, ma non danno automaticamente la fede. Alcuni si chiedono perché Dio non dà agli atei dei segni schiaccianti, perché non scrive in cielo il suo nome con tanta chiarezza da rendere impossibile rifiutarsi di credere. Non lo fa per la stessa ragione per cui Cristo non volle offrire portenti, né in questa occasione, né al tentatore nel deserto, né ai suoi nemici quando moriva sulla croce. Questi richiami pubblicitari non servirebbero a niente, al massimo a suscitare un consenso forzoso, cioè una falsa fede. Gesù chiama “malvagia” la generazione che cerca i segni per i miracoli e non riesce a vedere Colui che è il. miracolo dell’amore di Dio. Il vero credente, pur non misconoscendo il ruolo del miracolo, non richiede altri segni, poiché scopre nella stessa persona di Cristo, uomo-Dio, la presenza discreta e l’intervento di Dio.

 

 

GIOVEDI’ 5 MARZO

Tra i santi ricordati oggi:Santa Olivia, Vergine e martire; San Giovanni Giuseppe della Croce; San Conone, l’ortolano.

Una scheggia di preghiera:

 

NELLE TUE MANI DI PADRE E’ LA NOSTRA VITA, SIGNORE.

 

Hanno detto: La terra non basta per l’uomo. (A. Camus)

Saggezza popolare: Il pesce che scappa è sempre il più grande. (Prov. Istriano)

Un aneddoto: Il cibo avvelenato.

Il grande numero di ascoltatori che accorrevano alle prediche di Sant’Antonio e le conversioni ch'egli otteneva, riempivano sempre più di odio gli eretici di Rimini, che pensarono di farlo morire avvelenato Un giorno finsero di voler discutere con lui su alcuni punti del catechismo e lo invitarono ad un pranzo. Il nostro fraticello, che non voleva perdere l'occasione per fare del bene, accettò l'invito. Ad un certo momento gli fecero mettere dinanzi una pietanza avvelenata. Frate Antonio, ispirato da Dio, se ne accorse e li rimproverò dicendo: "Perché avete fatto questo?". "Per vedere, risposero; se sono vere le parole che Gesù disse agli Apostoli: “Berrete il veleno e non vi farà male". Frate Antonio si raccolse in preghiera, tracciò un segno di croce sul cibo e poi mangiò serenamente, senza riportarne danno alcuno. Confusi e pentiti della loro cattiva azione, gli eretici domandarono perdono, promettendo di convertirsi.

Parola di Dio: Est 4, 17 / Sal 137 / Mt 7, 7-12

 

Vangelo Mt 7, 7-12

Dal vangelo secondo Matteo.

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: "Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto; perché chiunque chiede riceve, e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto. Chi tra di voi al figlio che gli chiede un pane darà una pietra? O se gli chiede un pesce, darà una serpe? Se voi dunque che siete cattivi sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro che è nei cieli darà cose buone a quelli che gliele domandano! Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge ed i Profeti". Parola del Signore

 

“CHIEDETE E VI SARA’ DATO”. (Mt. 7,7)

Gesù ci dice di chiedere per ottenere nella preghiera. Ma in quale categoria e con quale atteggiamento sono le mie richieste? Sono molti e diversi i modi di chiedere. C’è chi non chiede (“lo basto a me stesso! Piuttosto che chiedere sto senza”); c’è chi chiede con prepotenza ed arroganza (“Chiedo, ma mi è dovuto”); chi contratta (“lo ti do se Tu mi dai”); chi per ottenere “lecca” (“Sei veramente buono, grande, quindi dammi”); chi chiede per non doversi impegnare (“certe cose le potrei ottenere con il lavoro, con lo sforzo, ma è più facile chiederle a chi può darmele gratis”); ci sono i professionisti del chiedere (pensate a certa gente che vive bene di assistenza); c’è chi chiede perché ha bisogno, con dignità e umiltà. Gesù, poi, ci assicura che il Padre è disponibile al nostro bene ma in un altro passo del Vangelo dice: “Voi chiedete e non ottenete, perché chiedete male e per i vostri interessi”. Possiamo e dobbiamo chiedere “qualsiasi cosa” al Signore, ma non dobbiamo mai dimenticarci che Egli, sapientemente vuole darci solo “cose buone”, proprio come farebbe un buon padre terreno nei confronti dei propri figli. Nella preghiera ci deve perciò accompagnare costantemente un umile fiducia e un legittimo sospetto che forse non siamo sempre in grado di chiedere cose buone secondo la visione di Dio e di conseguenza, può capitare, e capita che la risposta di Dio alle nostre preghiere non coincida con le nostre richieste. Del resto il primo motivo della nostra preghiera è sempre quello che Gesù stesso ci ha suggerito nel Padre Nostro, che si compia cioè in noi la volontà di Dio. Lo stesso Gesù nel dramma della sua agonia nel Getzemani così invoca il Padre: “Padre mio, se è possibile, passi da me questo calice! Però non come voglio io, ma come vuoi tu!”. Quel “come vuoi tu”, riferito a Dio, dovrebbe risuonare fiduciosamente al termine di ogni nostra richiesta, anche la più urgente!

 

 

VENERDI’ 6 MARZO

Tra i santi ricordati oggi:Santa Agnese di Boemia, Clarissa; Sant’Ezio, martire; San Marciano, Vescovo.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, INSEGNAMI A RICONCILIARMI CON …..

 

Hanno detto: Cristo è stato amato fino all’adorazione e odiato fino alla follia. (Grand-Maison)

Saggezza popolare: L'ancora sta in acqua, e non impara mai a nuotare. (Prov. Istriano)

Un aneddoto: Sant’Antonio da Padova non era solo perseguitato dagli eretici, ma anche dal demonio al quale strappava molte anime. Il diavolo perciò cercava di disturbarlo mentre predicava e di allontanare chi andava da lui. Un giorno nella città di Limoges, in Francia, il Santo teneva un discorso all’aperto perché nessuna chiesa poteva contenere il grande numero di ascoltatori accorsi. All’improvviso il cielo si copri di dense nubi che minacciavano di precipitare in un grande acquazzone. Alcuni ascoltatori impauriti, cominciarono ad andarsene, ma frate Antonio li richiamò assicurando loro che non sarebbero stati toccati dalla pioggia. Infatti la pioggia cominciò a cadere a dirotto tutt’intorno, lasciando perfettamente asciutto il terreno occupato dalla folla. Terminata la predica, tutti lodarono il Signore per il prodigio che aveva compiuto e si raccomandarono alle preghiere del santo frate così potente contro le insidie del demonio.

Parola di Dio: Ez 18, 21-28 / Sal 129 / Mt 5, 20-26

 

Vangelo Mt 5, 20-26

Dal vangelo secondo Matteo.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli. Avete inteso che fu detto agli antichi: Non uccidere; chi avrà ucciso sarà sottoposto a giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello, sarà sottoposto a giudizio. Chi poi dice al fratello: stupido, sarà sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: pazzo, sarà sottoposto al fuoco della Geenna. Se dunque presenti la tua offerta sull'altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all'altare e và prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna ad offrire il tuo dono. Mettiti presto d'accordo con il tuo avversario mentre sei per via con lui, perché l'avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia e tu venga gettato in prigione. In verità ti dico: non uscirai di là finché tu non abbia pagato fino all'ultimo spicciolo!". Parola del Signore

 

“SE DUNQUE TU PRESENTI LA TUA OFFERTA ALL’ALTARE E LI’ TI RICORDI CHE TUO FRATELLO HA QUALCHE COSA CONTRO DI TE, LASCIA LI’ IL TUO DONO DAVANTI ALL’ALTARE E VA PRIMA A RICONCILIARTI CON IL TUO FRATELLO”. (Mt.5,23-24)

Si fa in fretta a mettere quasi in burla questa affermazione di Gesù dicendo che “allora a Messa non ci sarebbe nessuno, neanche il prete a dirla”. Gesù qui vuole insegnarci un’altra cosa. Vuole dirci che il nostro Dio non è il Dio comprabile con i sacrifici (i ricchi che fanno dire tante Messe andrebbero più in fretta in paradiso?), è un Dio che apprezza la nostra preghiera, ma la vuole sincera. Che cosa ci impedisce all’Eucarestia? Non tanto i singoli peccati (andiamo da Gesù non per ricevere la medaglia-premio dei buoni, ma perché abbiamo la certezza che solo con Lui potremo affrontare e vincere il male). Ci impedisce l’Eucarestia il non riconoscere il fratello, il non essere in comunione con lui. Perché Gesù è comunione con tutti e io non posso voler essere in comunione con Lui e tener chiusa la porta al fratello. Ma anche mi trovassi in questa situazione vado a ricevere Gesù con l’umiltà di chi sa che solo sperimentando il Suo amore, la Sua misericordia avrò poi la capacità di diventare anch’io misericordia e amore.

 

 

SABATO 7 MARZO

Tra i santi ricordati oggi:Sante Perpetua e Felicita, martiri; San Gaudioso, vescovo

Una scheggia di preghiera:

 

GESU’, TI PREGO, SALVA TUTTI!

 

Saggezza popolare: A chi non vuol far fatiche il terreno produce ortiche. (prov. Italiano)

Hanno detto: L’ateo e il credente sono due individui che vedono le stesse cose secondo due ottiche diverse: perché hanno il cuore diverso. (Pitigrilli)

Un aneddoto: Negli Atti del martirio delle sante Perpetua e Felicita si legge un particolare molto significativo. Una delle due sante, Felicita, era  in catene, e doveva dare alla luce un bambino. Quando il travaglio del parto la prese, questa creatura gemeva. E i carcerieri a dirle: “Ma come! Stai gemendo e piangendo tanto! Come farai quando noi ti tortureremo e ti metteremo a morte?”. “Ora rispose la Santa, ora sono io che soffro; là vi sarà un Altro in me che soffrirà per me”.

Parola di Dio: Dt 26, 16-19 / Sal 118 / Mt 5, 43-48

 

Vangelo Mt 5, 43-48

Dal vangelo secondo Matteo.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico; ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori, perché siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti. Infatti se amate quelli che vi amano, quale merito ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste". Parola del Signore

 

“MA IO VI DICO: AMATE I VOSTRI NEMICI E PREGATE PER I VOSTRI PERSECUTORI”. (Mt.5,44)

Gesù non scherza nelle sue richieste, non si accontenta dell’ordinario chiede a noi lo straordinario. Per essere figli di Dio, nei fatti e non solo a parole, dobbiamo assumere l'impegno di amare tutti e perfino i nostri nemici e la nostra preghiera, per essere autentica espressione di amore, dovrà includere anche i nostri persecutori. La motivazione di questo arduo impegno deriva dal fatto che Dio per primo estende il suo amore a tutti indistintamente, prediligendo proprio gli ingiusti e i peccatori: il sole splende su tutti e la pioggia non si trattiene dal fecondare la terra dei cattivi. L'arte di amare, già difficile di per sé, diventa davvero la prova del fuoco per il cristiano, quando la persona da amare è un nemico o addirittura un persecutore. Ci affascina l'esempio di Cristo, che morente sulla croce, grida il suo perdono ai suoi crocifissori, ma non serve a spegnere il nostro orgoglio e a mortificare la nostra traballante logica, se la grazia di Dio non ci pervade completamente. L'amore che Cristo ci propone è un apice ed una perfezione, che possiamo attuare solo ed elusivamente con la forza dell'intervento divino.

 

 

DOMENICA 8 MARZO: 2^ DOMENICA DEL TEMPO DI QUARESIMA ANNO B

Tra i santi ricordati oggi: San Giovanni di Dio; San Giuliano da Toledo; San Ponzio

Una scheggia di preghiera:

 

MOSTRACI GESU’ IL TUO VOLTO SFIGURATO E TRASFIGURATO.

 

Hanno detto: Il nostro tempo vuole donne che posseggono vera cognizione della vita, prudenza, attitudini pratiche; donne moralmente solide; donne la cui vita sia incrollabilmente fondata in Dio. (Edith Stein)

Saggezza popolare: A una donna si chiedono quattro cose: che la virtù regni nel suo cuore; che la modestia brilli nella sua fronte; che la dolcezza spiri dalle sue labbra; che il lavoro occupi le sue mani.

Un aneddoto:  Sant’Antonio da Padova era ancor giovane, ma per le troppe fatiche sostenute si sentiva sfinito ed ottenne dai Superiori un periodo di riposo. Un benefattore dell'Ordine, il Conte Tiso di Camposampiero, lo volle presso di sé perché con il riposo gli potessero presto ritornare le forze.  Una notte il Conte Tiso vide la stanzetta abitata dal santo, tutta illuminata. Si avvicinò pian piano e spiò dall'apertura. Vide frate Antonio che teneva in braccio Gesù Bambino. La soave visione di paradiso durò parecchio tempo; poi Gesù disparve e la stanzetta ritornò nel buio. Con questo atto di tenerezza Gesù volle premiare anche su questa terra l'amore che gli aveva dimostrato il suo servo buono e fedele.

Parola di Dio: Gen 22, 1-2. 9a. 10-13. 15-18 / Sal 115 / Rm 8, 31b-34 / Mc 9, 2-10

 

Vangelo Mc 9, 1-9

Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li portò sopra un monte alto, in un luogo appartato, loro soli. Si trasfigurò davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. E apparve loro Elia con Mosè e discorrevano con Gesù. Prendendo allora la parola, Pietro disse a Gesù: “Maestro, è bello per noi stare qui; facciamo tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia!”. Non sapeva infatti che cosa dire, poiché erano stati presi dallo spavento. Poi si formò una nube che li avvolse nell'ombra e uscì una voce dalla nube: “Questi è il Figlio mio prediletto; ascoltatelo!”. E subito guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo con loro. Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare a nessuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell'uomo fosse risuscitato dai morti. Parola del Signore

 

“SI TRASFIGURO’ DAVANTI A LORO” (Mc. 9,2)

A volte facciamo dei ragionamenti molti umani che ci portano a dire: “Se ci fossi stato anch’io sul monte insieme ai tre apostoli: per vedere la gloria di Gesù, per contemplare la sua luce, per incontrarmi con Mosè ed Elia!” Eppure non è questo quello che conta: ben più grande è l’esperienza d’incontrare Gesù risorto e vivo, sulle strade della mia esistenza. “Se ci fossi stato anch’io sul monte per ascoltare direttamente la voce del Padre…”  Eppure non è questo quello che conta: perché ogni giorno, aprendo la Bibbia, io posso ascoltare la Parola che mi rivela il volto del Padre. “Se ci fossi stato anch’io sul monte per ripetere le stesse parole di Pietro”. Eppure non è questo quello che conta: se anche qualche volta ci sono dei piccoli o grandi Tabor nella mia vita in ogni caso tu mi inviti a passare per il Calvario per riconoscere nel tuo volto sfigurato l’autentica rivelazione dell’amore e partecipare così alla tua Pasqua.

 

 

LUNEDI’ 9 MARZO

Tra i santi ricordati oggi:Santa Francesca Romana; Santa Caterina da Bologna; San Gregorio di Nissa.

Una scheggia di preghiera:

 

FA’ EMERGERE DA ME IL TUO SPIRITO, O SIGNORE.

 

Hanno detto: La minaccia peggiore per la libertà non consiste nel lasciarcela strappare, perché chi se l’è lasciata strappare, può sempre riconquistarla, ma nel disimparare ad amarla e nel non capirla più. (G. Bernanos).

Saggezza popolare: A muro basso ognuno ci si appoggia. (Prov. Italiano)

Un aneddoto: LA MORTE DI FRANCESCA ROMANA

Santa Francesca Romana s’ammalò gravemente nella casa dove era stata sposa e madre felice per tanti anni prima di andare a vivere a Tor di Specchi con le sue Oblate. Aveva assistito il figlio Battista che era stato colpito dalla peste. Il figlio guarì, e lei si trovò in punto di morte. Il 9 marzo 1440, verso il tramonto, disse alle suore che l’attorniavano: “Finisco il mio vespro, poiché si fa sera”. E spirò senza che alcuno se ne accorgesse. Solo dopo un’ora e mezzo, le Oblate si accorsero che la loro fondatrice era morta.

Parola di Dio: Dn 9, 4b-10 / Sal 78 / Lc 6, 36-38

 

Vangelo Lc 6, 36-38

Dal vangelo secondo Luca.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro. Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e vi sarà perdonato; date e vi sarà dato; una buona misura, pigiata, scossa e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con cui misurate, sarà misurato a voi in cambio". Parola del Signore

 

“SIATE MISERICORDIOSI COME E’ MISERICORDIOSO IL PADRE VOSTRO” (Lc. 6,36)

In questo vangelo Gesù ci esorta ad essere come il Padre. Essere come Dio... non ci ricorda qualcosa? E' l'invito del serpente ai progenitori: "Se mangerete questo frutto voi sarete come Dio"! A questo punto abbiamo le idee confuse: voler essere come Dio è bene o no? E' un peccato o lo si deve desiderare?  Sì, voler essere come Dio è cosa buona, anzi è il cuore della proposta evangelica. Il punto cruciale però è la strada da prendere per arrivare a questa meta. Gesù ci dice che la strada è quella di diventare capaci di amore gratuito, imitare appunto la misericordia del Padre; e questo richiede una trasformazione del nostro cuore. Invece noi non vogliamo diventare come Dio in questo modo. Siamo attratti e interessati sì ai beni di Dio, alla sua potenza, alla sua immortalità etc., ma non vogliamo cambiare il nostro cuore. Vogliamo le sue ricchezze, non lui stesso. Questa per l'appunto è la proposta del serpente: impadronirsi di Dio senza lasciarsi trasformare da lui, arraffare le sue cose senza doversi consegnare a lui. E allora ecco l'indicazione di Gesù, quella giusta: fatevi imitatori del Padre, e tutto quello che è suo diventerà vostro. Cercate il Regno e il resto vi sarà dato in sovrappiù.

 

 

MARTEDI’ 10 MARZO

Tra i santi ricordati oggi:Sant’Anastasia di Costantinopoli; San Caio; San Macario di Gerusalemme.

Una scheggia di preghiera:

 

DONACI, SIGNORE, UMILTA’ E COERENZA.

 

Hanno detto: Dare un pezzo di pane è più che fare un discorso, come la croce di Gesù è più che una parabola. (S. Weil)

Saggezza popolare: Chi di rancore è pieno mastica sempre veleno. (prov. italiano)

Un aneddoto:  Un uomo si sentiva perennemente oppresso dalle difficoltà della vita e se ne lamentò con un famoso maestro di spirito. "Non ce la faccio più! Questa vita mi è insopportabile".Il maestro prese una manciata di cenere e la lasciò cadere in un bicchiere pieno di limpida acqua da bere che aveva sul tavolo, dicendo: "Queste sono le tue sofferenze". Tutta l'acqua del bicchiere s'intorbidì e s'insudiciò. Il maestro la buttò via. Il maestro prese un'altra manciata di cenere, identica alla precedente, la fece vedere all'uomo, poi si affacciò alla finestra e la buttò nel mare. La cenere si disperse in un attimo e il mare rimase esattamente com'era prima. "Vedi?" spiegò il maestro. "Ogni giorno devi decidere se essere un bicchiere d'acqua o il mare".

Parola di Dio: Is 1, 10. 16-20 / Sal 49 / Mt 23, 1-12

 

Vangelo Mt 23, 1-12

Dal vangelo secondo Matteo.

In quel tempo, Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo: «Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Quanto vi dicono, fatelo e osservatelo, ma non fate secondo le loro opere, perché dicono e non fanno. Legano infatti pesanti fardelli e li impongono sulle spalle della gente, ma loro non vogliono muoverli neppure con un dito. Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dagli uomini: allargano i loro filattèri e allungano le frange; amano posti d'onore nei conviti, i primi seggi nelle sinagoghe e i saluti nelle piazze, come anche sentirsi chiamare "rabbì'' dalla gente. Ma voi non fatevi chiamare "rabbì'', perché uno solo è il vostro maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate nessuno "padre" sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello del cielo. E non fatevi chiamare "maestri", perché uno solo è il vostro Maestro, il Cristo. Il più grande tra voi sia vostro servo; chi invece si innalzerà sarà abbassato e chi si abbasserà sarà innalzato. Parola del Signore

 

“SULLA CATTEDRA DI MOSE’ SI SONO SEDUTI GLI SCRIBI E I FARISEI…”. (Mt.23,2)

Per non essere ipocriti come gli scribi e i farisei di cui parla Gesù siamo invitati a esaminarci: Io, sacerdote, i catechisti, i genitori, chi ha compiti educativi: quello che insegniamo, cerchiamo di viverlo con convinzione, nel cuore, con amore? Io che insegno a pregare e guido la preghiera, cerco di pregare, di dare tempo alla preghiera, di prepararmi alla preghiera? Io, genitore, che desidero che i figli crescano in parrocchia, vadano al catechismo, frequentino la chiesa: io sono attivo, faccio la mia parte in parrocchia, ricerco una formazione cristiana adatta alla mia età e alla mia situazione, vado a messa e la vivo con adesione del cuore? Così nei vari doveri e impegni nella vita di famiglia, di scuola, di lavoro.

Siamo chiamati ad essere comunità cristiane che annunciano il vangelo con la vita e le parole; siamo chiamati ad essere adulti, nei riguardi dei giovani e i giovani, nei riguardi dei più piccoli, che testimoniano l'amore del cuore e delle opere.

 

 

MERCOLEDI’ 11 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: San Costantino; Santa Rosina, Santa Fina.

Una scheggia di preghiera:

 

GESU’ TRASFORMA IL MALE IN BENE, LA SOFFERENZA IN AMORE!

 

Hanno detto: La gloria suprema è sentirsi un nulla, adorando (S. Kierkegaard).

Saggezza popolare: Chi fa altrui mestiere, fa la zuppa nel paniere. (Prov. Italiano)

Un aneddoto: Uno studente di Bologna, tutto dedito alle vanità del mondo, ebbe di notte questa visione. Gli sembrò di trovarsi solo in piena campagna, quando scoppiò un violentissimo temporale. Cercò riparo nelle varie case, che vedeva. Bussando alla prima, una voce dall’interno rispose: Io sono la giustizia: non puoi trovare riparo da me, perché tu non m’ami. Bussò alla seconda e gli fu risposto: Io sono la verità: t’ho aperto la porta, ma tu certo non vuoi entrare, perché non vuoi riparo da me! Anche alla terza casa gli venne un rifiuto: era la casa della pace, che egli non aveva nel cuore. Ma alla porta della quarta casa, lo accolse gentilmente un frate, bianco il saio, nero il mantello, Era Domenico! che gli disse: Qui puoi trovare sicuro rifugio: questa è la casa del Vangelo della misericordia di Dio. Dopo questa visione, lo studente mondano, si recò al Convento dei Domenicani e cambiò vita.

Parola di Dio: Ger 18, 18-20 / Sal 30 / Mt 20, 17-28

 

Vangelo Mt 20, 17-28

Dal vangelo secondo Matteo.

In quel tempo, mentre saliva a Gerusalemme, Gesù prese in disparte i Dodici e lungo la via disse loro: «Ecco, noi stiamo salendo a Gerusalemme e il Figlio dell'uomo sarà consegnato ai sommi sacerdoti e agli scribi, che lo condanneranno a morte e lo consegneranno ai pagani perché sia schernito e flagellato e crocifisso; ma il terzo giorno risusciterà». Allora gli si avvicinò la madre dei figli di Zebedèo con i suoi figli, e si prostrò per chiedergli qualcosa. Egli le disse: «Che cosa vuoi?». Gli rispose: «Dì che questi miei figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno». Rispose Gesù: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io sto per bere?». Gli dicono: «Lo possiamo». Ed egli soggiunse: «Il mio calice lo berrete; però non sta a me concedere che vi sediate alla mia destra o alla mia sinistra, ma è per coloro per i quali è stato preparato dal Padre mio». Gli altri dieci, udito questo, si sdegnarono con i due fratelli; ma Gesù, chiamatili a sé, disse: «I capi delle nazioni, voi lo sapete, dominano su di esse e i grandi esercitano su di esse il potere. Non così dovrà essere tra voi; ma colui che vorrà diventare grande tra voi, si farà vostro servo, e colui che vorrà essere il primo tra voi, si farà vostro schiavo; appunto come il Figlio dell'uomo, che non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti». Parola del Signore

 

“COLUI CHE VORRA’ ESSERE IL PRIMO TRA VOI SI FARA’ VOSTRO SCHIAVO”. (Mt. 20,27)

Quante volte leggendo il Vangelo e cercando di superare i modi preconcetti di intenderlo, restiamo stupiti, direi straniti, perché ci sono delle cose che ci sembrano assurde, contrarie ad ogni buon senso: “beati i poveri, i sofferenti”, “chi non perde la sua vita non la salverà” e quella di oggi che in pratica dice “sarete liberi e primi fra tutti quando diventerete schiavi”. Eppure la chiave della buona notizia sta proprio qui. Gesù non è venuto a togliere la sofferenza dal mondo. Anche coloro che da Lui sono stati guariti prima o poi dovranno morire lo stesso. Gesù non è neanche venuto a spiegarci per filo e per segno la sofferenza e neppure ci invita alla sofferenza per avere poi un premio. Gesù, Colui per cui tutte le cose furono create si è consegnato nelle nostre mani, si è fatto schiavo per noi, Lui che è la vita, perde la sua vita per la sua coerenza all’amore di Dio e nostro e, pur gridando, perché la sofferenza fa male, riesce a trasformare la sua sofferenza e la sua povertà umana in amore solidale e redentivo. Il senso del vangelo non è: “Bisogna soffrire!” è invece dare un senso a tutto, sofferenza compresa, è combattere con tutte le forze il male e la sofferenza, ma vincerli non solo nella loro forma esteriore, vincerli dal di dentro, trasformare poco per volta il male in bene, il dolore in amore. Ci riusciremo? Da soli no! Seguendo Gesù e fidandoci totalmente di Lui, sì.

 

 

GIOVEDI’ 12 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: San Massimiliano; Sant’ Innocenzo I, Papa; San Nicodemo, abate.

Una scheggia di preghiera:

 

ECCO IL NOSTRO NIENTE, PRENDILO O SIGNORE.

 

Hanno detto: Quando vedi un uomo soffrire, non dire: E’ cattivo! Che sia pagano o giudeo, se ha bisogno della tua misericordia, non esitare! (San Giovanni Crisostomo).

Saggezza popolare: Chi getta un seme l'ha da coltivare se vuol vederlo a tempo vegetare. (Prov. Italiano)

Un aneddoto: Il S. Curato d'Ars diede questa testimonianza: "Ho ricevuto due  lettere della stessa forza: in una si diceva che ero un grande santo, nell'altra che ero un ipocrita. La prima non mi aggiunge nulla, la seconda non mi toglie nulla: davanti a Dio si è quello che si è e nulla più".

Parola di Dio: Ger 17, 5-10 / Sal 1 / Lc 16, 19-31

 

Vangelo Lc 16, 19-31

Dal vangelo secondo Luca.

In quel tempo, Gesù disse ai farisei: "C'era un uomo ricco, che vestiva di porpora e di bisso e tutti i giorni banchettava lautamente. Un mendicante, di nome Lazzaro, giaceva alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi di quello che cadeva dalla mensa del ricco. Perfino i cani venivano a leccare le sue piaghe. Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli nel seno di Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. Stando nell'inferno tra i tormenti, levò gli occhi e vide di lontano Abramo e Lazzaro accanto a lui. Allora gridando disse: Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell'acqua la punta del dito e bagnarmi la lingua, perché questa fiamma mi tortura. Ma Abramo rispose: Figlio, ricordati che hai ricevuto i tuoi beni durante la vita e Lazzaro parimenti i suoi mali; ora invece lui è consolato e tu sei in mezzo ai tormenti. Per di più, tra noi e voi è stabilito un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi non possono, né di costì si può attraversare fino a noi. E quegli replicò: Allora, padre, ti prego di mandarlo a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli. Li ammonisca, perché non vengano anch'essi in questo luogo di tormento. Ma Abramo rispose: Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro. E lui: No, padre Abramo, ma se qualcuno dai morti andrà da loro, si ravvedranno. Abramo rispose: Se non ascoltano Mosè e i Profeti, neanche se uno risuscitasse dai morti saranno persuasi". Parola del Signore

 

“C’ERA UN UOMO RICCO CHE VESTIVA DI PORPORA E DI BISSO E TUTTI I GIORNI BANCHETTAVA LAUTAMENTE”. (Lc. 16,19)

Qual è il peccato di questo ricco che lo conduce tra le fiamme dell’inferno? E’ il non essersi accorto della ricchezza come un dono ricevuto e da condividere. E’ aver visto la povertà di Lazzaro (conosce anche il suo nome) e non aver avuto quella compassione che perfino i cani dimostrano al povero. Facciamoci un bell’ esame di coscienza: Forse molti di noi dicono: “Io non sono ricco, se guardo ai ricchi di questo mondo che spendono anche qualche migliaia di euro per un vestito, che hanno la possibilità di andare al ristorante anche più volte alla settimana, che pur di essere “al livello degli altri ricchi” spendono in superfluo quello che basterebbe per cinque o sei persone, allora scopro di non essere troppo ricco, poi con la recessione di questi anni… e allora ai poveri ci pensi lo stato, le istituzioni, la chiesa con tutte le sue ricchezze. E poi, diciamocelo chiaro, molti di quelli che oggi si fanno vedere poveri sono persone che non sanno vivere, che non sono state accorte nell’amministrare se stesse, che aiutate diventano parassiti, e poi puzzano, danno fastidio, non sono come noi…” Molte di queste cose sono vere! Però spesso diventano paravento per scomodarci, per non intervenire, per non sentire “compassione”. E’ vero che non posso risolvere il problema della fame del mondo, ma in fondo io la fame vera non l’ho mai provata anzi nella mia immondizie differenziata o meno ci finiscono cose che per altri sarebbero vitali. E vero che certi poveri sono approfittatori e non sempre fare la carità significa accondiscendere ai loro desideri, ma mi sono mai chiesto come mi comporterei io al loro posto?...Allora non c’è nessuno che sia così totalmente povero da non aver qualcosa da dare, allora le chiacchiere e le teorie non riempiono la pancia, allora l’amore di cui mi riempio la bocca come cristiano è fatto di sacrificio e di condivisione concreta.

 

 

VENERDI’ 13 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: San Rodrigo; Santa Modesta.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, LA SPERANZA IN TE CI FA SOGNARE COSE GRANDI

 

Hanno detto: Si diventa fanatici ogni volta che ci si dimentica che Dio ci dà la consegna di lavorare per il bene, non quella di farlo trionfare. (P. Mazzolari)

Saggezza popolare: Chi il vasto mare intrepido ha solcato, talvolta in piccol rio muore annegato. (Prov. Italiano)

Un aneddoto: UN RACCONTO DI SAN BERNARDINO DA SIENA - "Come il leone fece il capitolo della colpa con tutti gli animali".

Il leone udì una volta che i frati avevano fatto capitolo e in esso si accusavano peccatori delle colpe commesse. Dice il leone: Oh! Se i frati fanno tale capitolo davanti al superiore, questo devono fare anche tutti gli animali davanti a me. E subito fece venire tutti gli animali davanti a sé. Si sedette. Fece sedere e cominciò: Noi non dobbiamo essere peggiori dei frati; perciò voglio che ciascuno dica a me i suoi peccati. Fu detto all’asino d’andare per primo. L’asino andò davanti al leone, si inginocchiò e disse: Misericordia! Gli dice il leone: Che hai fatto di male? Dillo! Dice l’asino: Messere il mio padrone mi carica troppo ed è tirchio; perciò spesso, a sua insaputa, gli mangio il fieno, che mi fa portare. Sentenzia il leone: Male! Sei un ladro! Caricatelo di bastonate!  E così fu fatto. Dietro l’asino andò la volpe. Lamenta: Io con furbizia entro nel pollaio e rubo galline. Sentenzia il leone: Oh! Quanti scrupoli che hai! è naturale per una volpe fare questo! Questo non è peccato! Partita costei, vi andò il lupo: Signor mio, leone, io sbrano le pecore! Gli dice il leone: E’ naturale! Non darti pena! Continua pure così! E così, partito il lupo, vi andò la pecora, col capo basso, piangendo: Beh! Beh! Dice il leone: Che hai fatto, ipocrita? Ella risponde: Messer leone, spesso passando per strada, ho brucato l’erba sui cigli dei campi altrui, soprattutto se tenera. Allora sentenzia il leone: O maledetta ladra! Sei stata capace di così grande peccato! Vai dicendo: Beh! Beh! e intanto rubi per strada! Bastonatela per bene e lasciatela tre giorni senza mangiare!

Parola di Dio: Gen 37, 3-4. 12-13a. 17b-28 / Sal 104 / Mt 21, 33-43. 45-46

 

1^ Lettura Gn 37, 3-4. 12-13. 17-28

Dal libro della Genesi.

Israele amava Giuseppe più di  tutti i suoi figli, perché era il figlio avuto in vecchiaia, e gli aveva fatto una tunica  dalle lunghe maniche. I suoi fratelli, vedendo che il loro padre amava lui più di tutti i suoi figli, lo odiavano e non potevano parlargli amichevolmente. I suoi fratelli andarono a pascolare il gregge del loro padre a Sichem. Israele  disse a Giuseppe: «Sai che i tuoi fratelli sono al pascolo a Sichem? Vieni, ti voglio  mandare da loro». Gli rispose: «Eccomi!». Quell'uomo disse: «Hanno tolto le tende di qui, infatti li ho sentiti dire: Andiamo a Dotan». Allora Giuseppe andò in cerca dei suoi fratelli e li trovò a Dotan. Essi lo videro da lontano e,  prima che giungesse vicino a loro, complottarono di farlo morire. Si dissero l'un  l'altro: «Ecco, il sognatore arriva! Orsù, uccidiamolo e gettiamolo in qualche  cisterna! Poi diremo: Una bestia feroce l'ha divorato! Così vedremo che ne sarà  dei suoi sogni!». Ma Ruben sentì e volle salvarlo dalle loro mani, dicendo: «Non  togliamogli la vita». Poi disse loro: «Non versate il sangue, gettatelo in questa  cisterna che è nel deserto, ma non colpitelo con la vostra mano»; egli intendeva  salvarlo dalle loro mani e ricondurlo a suo padre. Quando Giuseppe fu arrivato  presso i suoi fratelli, essi lo spogliarono della sua tunica, quella tunica dalle lunghe  maniche ch'egli indossava, poi lo afferrarono e lo gettarono nella cisterna: era  una cisterna vuota, senz'acqua. Poi sedettero per prendere cibo. Quando ecco,  alzando gli occhi, videro arrivare una carovana di Ismaeliti provenienti da Galaad,  con i cammelli carichi di resina, di balsamo e di laudano, che andavano a portare in  Egitto. Allora Giuda disse ai fratelli: «Che guadagno c'è ad uccidere il nostro  fratello e a nasconderne il sangue? Su, vendiamolo agli Ismaeliti e la nostra mano  non sia contro di lui, perché è nostro fratello e nostra carne». I suoi fratelli lo  ascoltarono. Passarono alcuni mercanti madianiti; essi tirarono su ed estrassero Giuseppe  dalla cisterna e per venti sicli d'argento vendettero Giuseppe agli Ismaeliti. Così  Giuseppe fu condotto in Egitto. Parola di Dio

 

“ECCO, ARRIVA IL SOGNATORE”. (Gen. 37,19)

Vi ripropongo, proprio perché credo ai “sogni” una riflessione di alcuni anni fa.

“Mi scusi, ma lei, a cinquantasei anni, conoscendo la realtà della vita, conoscendo gli uomini, ha ancora di quelle speranze?”- mi diceva un ricco manager industriale, scafato in politica e finanza, dopo aver ascoltato una omelia, dove sulla base del Vangelo e sulla fiducia nell’uomo annunciavo la speranza di un mondo migliore e mi dicevo convinto che anche il manipolo sbrindellato dei cristiani di oggi potrebbe ancora fermentare la massa per una società più equa, più capace di condividere… “Sveglia! – mi disse – ma se oggi non la vedi neanche più la faccia di tuo fratello… oggi è Internet, il grande fratello!”. A noi, poveri pellegrini del dopo 2000 vorrebbero toglierci anche la capacità di sperare e di sognare. “Arriva il sognatore”, dicevano i fratelli di Giuseppe, “uccidiamolo”. E non si accorgevano che facendo così davano inizio proprio alla realizzazione dei suoi sogni. Ma si può ancora sognare? Se tutto il mondo fosse solo fredda ragione, se in mezzo ai palazzi e all’asfalto non si potesse sognare un prato, se tutti i problemi si risolvessero solo con i soldi, se il fine della vita fosse solo aver successo, provare tutti i piaceri, se ci avessero disinserito la fantasia, la fiducia, l’utopia, la speranza, il sogno… poveri noi!

Se non ci fossero più sognatori come don Bosco, appassionati d’uomini come il Cottolengo, persone profonde e semplici come Gandhi, innamorate come Madre Teresa, utopisti come Carlo Carretto, La Pira, Ernesto Olivero… come sarebbe triste il mondo.

 

 

SABATO 14 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: S. Innocenzo, Vescovo; Santa Matilde di Sassonnia, regina.

Una scheggia di preghiera:

 

TU, SIGNORE, NON VUOI ALTRO CHE RIABBRACCIARMI.

 

Hanno detto: Ogni cristiano deve considerare ogni essere umano come un fratello amatissimo: se è peccatore e avversario di Dio, è un fratello malato, molto malato; si deve avere per lui una pietà profonda e dare a lui cure fraterne. (C. De Foucauld)

Saggezza popolare: Chi nasce è bello, chi si sposa è buono e chi muore è santo. (Prov. Italiano)

Un aneddoto: Nella vita di San Vincenzo de’ Paoli, eroe delle opere di misericordia, si racconta che un giorno si trovò, ormai vecchio e consunto dall’amore del prossimo, a parlare con la regina Anna d’Austria. La sovrana gli diceva: Padre Vincenzo, voi vi date troppo da fare. Dovreste riposarvi un po’! Avete già fatto troppo, avete già spesa bene la vostra lunga vita al servizio dei poveri. A queste parole san Vincenzo con rammarico sospirò: Maestà, finora ho tatto niente: ho dormito, vergognosamente dormito. Sono stato troppo pigro, troppo pauroso al servizio di nostra Signora Carità. Ma allora cosa dobbiamo dire noi, continuò la regina, noi che abbiamo pensato solo a godere, senza preoccuparci degli altri? Ma il santo continuava a scuotere la testa e a ripetere: Ho dormito... Non ho fatto nulla! La regina allora, un po’ spazientita, gli domandò: Ma cosa bisogna fare nella vita per poter dire: Ho fatto qualcosa? E san Vincenzo, con voce ferma: Fare sempre di più!

Parola di Dio: Mi 7, 14-15. 18-20 / Sal 102 / Lc 15, 1-3. 11-32

 

Vangelo Lc 15, 1-3. 11-32

Dal vangelo secondo Luca.

In quel tempo, si avvicinarono a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano: «Costui riceve i peccatori e mangia con loro». Allora egli disse loro questa parabola: Disse ancora: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane disse al padre: Padre, dammi la parte del patrimonio che mi spetta. E il padre divise tra loro le sostanze. Dopo non molti giorni, il figlio più giovane, raccolte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò le sue sostanze vivendo da dissoluto. Quando ebbe speso tutto, in quel paese venne una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò e si mise a servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube che mangiavano i porci; ma nessuno gliene dava. Allora rientrò in se stesso e disse: Quanti salariati in casa di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi leverò e andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi garzoni. Partì e si incamminò verso suo padre. Quando era ancora lontano il padre lo vide e commosso gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. Ma il padre disse ai servi: Presto, portate qui il vestito più bello e rivestitelo, mettetegli l'anello al dito e i calzari ai piedi. Portate il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato. E cominciarono a far festa. Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò un servo e gli domandò che cosa fosse tutto ciò. Il servo gli rispose: E' tornato tuo fratello e il padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo. Egli si arrabbiò, e non voleva entrare. Il padre allora uscì a pregarlo. Ma lui rispose a suo padre: Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai trasgredito un tuo comando, e tu non mi hai dato mai un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che questo tuo figlio che ha divorato i tuoi averi con le prostitute è tornato, per lui hai ammazzato il vitello grasso. Parola del Signore

 

“QUANDO ERA ANCORA LONTANO IL PADRE LO VIDE E COMMOSSO GLI CORSE INCONTRO, GLI SI GETTO’ AL COLLO E LO BACIO’ ”. (Lc. 15,20)

Quando Roger Garaudy, dopo una notte di dibattiti, fu scacciato dal partito comunista francese, salì in macchina e senza chiedersi dove andava, si ritrovò davanti alla casa della prima moglie. Suonò ed entrò, ma ebbe un sussulto: nonostante l’ora mattutina, la tavola per la prima colazione era già apparecchiata per due. “Non sapevo che fossi con qualcuno”, disse. “Entra, rispose lei con un sorriso, sono sola, ma quando ho sentito la radio questa notte, ho saputo che saresti venuto qui”. Così il Padre aspetta ciascuno di noi. La sua tavola è sempre apparecchiata, non ci chiede conti, ci apre la porta dell’amore. Perché mai abbiamo immaginato di dover espiare le nostre colpe per poterci presentare davanti a lui? Non potremo mai estinguere il debito d’amore verso colui che tante volte abbiamo abbandonato e che continua comunque ad aspettarci a ogni bivio delle nostre strade!

 

 

DOMENICA 15 MARZO: 3^ DOMENICA DI QUARESIMA ANNO B

Tra i santi ricordati oggi: Santa Luisa di Marillac; San Zaccaria; San Longino, martire.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE AIUTACI A RISPETTARE IL TUO TEMPIO, PRESENTE IN OGNI UOMO.

 

Hanno detto: Niente può renderti imitatore di Cristo, come il prenderti cura del prossimo. Anche se tu digiunassi e dormissi per terra…,finché non ti prendi cura del prossimo, tu non hai fatto niente di grande e resti lontano dal Modello. (San Giovanni Crisostomo)

Saggezza popolare: Chi non crede in Dio, crede nel diavolo. (Prov. Italiano)

Un aneddoto: Il domenicano P. Pietro da Verona, priore del convento di Como, sta recandosi a Milano. E’ sempre in viaggio, spende tutta la sua vita in difesa della dottrina cristiana. Quelli che vogliono la sua morte sono molti. I ghibellini non possono sopportare il suo attaccamento al Papa; i Càtari e i Manichei non reggono alle sue dispute e condanne. Nel bosco di Farga, vicino a Seveso, in Brianza, un sicario lo attende, nascosto tra i cespugli. Quando il fedele discepolo di S. Domenico passa, un colpo di roncola gli fracassa la testa. P. Pietro da Verona cadde a terra, recitando sempre più lentamente il “Credo”. Quindi, per suggellare la sua fedeltà alla dottrina di Cristo, intinge l’indice nella ferita e scrive per terra con il suo sangue: “Credo”. Poi muore.

Parola di Dio: Es 20, 1-17 / Sal 18 / 1 Cor 1, 22-25 / Gv 2, 13-25

 

Vangelo Gv 2, 13-25

Dal Vangelo secondo Giovanni

Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe, e i cambiavalute seduti al banco. Fatta allora una sferza di cordicelle, scacciò tutti fuori del tempio con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiavalute e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: “Portate via queste cose e non fate della casa del Padre mio un luogo di mercato”. I discepoli si ricordarono che sta scritto: Lo zelo per la tua casa mi divora. Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: “Quale segno ci mostri per fare queste cose?”. Rispose loro Gesù: “Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere”. Gli dissero allora i Giudei: “Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?”. Ma egli parlava del tempio del suo corpo. Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù. Mentre era a Gerusalemme per la Pasqua, durante la festa molti, vedendo i segni che faceva, credettero nel suo nome. Gesù però non si confidava con loro, perché conosceva tutti e non aveva bisogno che qualcuno gli desse testimonianza su un altro, egli infatti sapeva quello che c'è in ogni uomo. Parola del Signore

 

“FATTA ALLORA UNA SFERZA DI CORDICELLE, SCACCIO’ TUTTI FUORI DAL TEMPIO CON LE PECORE E I BUOI”. (Gv. 2,15)

Come si spiega la scena di un Gesù che con la frusta scaccia i mercanti dal tempio, che rovescia i tavoli dei cambiavalute, lui, di solito così mite e pacifico? Si spiega precisamente con l’amore, rientra in quell’ “ama e fa’ ciò che vuoi”. Egli è mosso dall’amore per il Padre celeste; ma anche dall’amore per gli uomini. Gesù reagisce quindi all’ingiustizia commessa contro i semplici e, più in generale, reagisce all’idea che bisogna presentarsi a Dio con vittime e offerte quasi fosse necessario pagare il suo favore. Dio è amore e tutto quello che vuole dall’uomo è che riconosca questo suo amore gratuito e vi risponda con l’osservanza dei comandamenti. Gesù fa suo il grido dei profeti: “Misericordia voglio, non sacrifici!”. Anche oggi capita di conoscere persone che, anziché servire Dio nel tempio, si servono del tempio di Dio; anziché servire Dio nella chiesa, si servono della chiesa di Dio. Si può speculare non soltanto vendendo pecore e buoi, ma anche strumentalizzando la fede dei semplici per degli affari che non hanno nulla a che fare con la fede. Ci si può vestire con l’abito austero del profeta “di giornata” per plagiare le coscienze. I “santoni” e i “guru” possono proliferare facilmente, se diamo spazio alle loro bancarelle. Quante funi dovrebbe avere oggi in mano Gesù per rovesciare tutte le bancarelle che ci sono?

 

 

LUNEDI’ 16 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’ Agapito; San Giovanni di Brebeuf.

Una scheggia di preghiera:

 

FA’ CHE OGGI ASCOLTIAMO LA TUA VOCE, O SIGNORE.

 

Hanno detto:

Il fatto più grave oggi non è la depravazione dei costumi, ma la perversione della mente. Le teste sono folli, come è folle una bussola che non segna più dove sia il Nord. Non c’è più un punto di riferimento. Non si sa più perché si vive e per chi si vive. (P. Baillon)

Saggezza popolare: Chi non comincia non finisce. (Prov. Italiano)

Un aneddoto: Ero a Calcutta da qualche giorno, quando Suor Teresa mi telefona che a Kaliga, all’ospedale dei morenti, una giovane stava per morire. Si trattava d’una donna che lo stato civile diceva di anni 22. Era pressappoco della mia statura. Era una donna normale e aveva avuto due figli. Io la vidi, impotente, uscire dalla sua atroce esistenza con sussulti convulsi. Quando fu morta, ebbi il violento impulso di pesarla. Suor Teresa e io prendemmo fra le braccia questo piccolo corpo e lo portammo sulla bilancia. Signori, quella donna di 22 anni, quella donna alta come me, pesava 20 Kg.! Ora voi sapete di che cosa è morta. Solo dopo d’allora, quando mi si dice: Quella è morta di fame! Io so cosa significa! (R. Follereau).

Parola di Dio: 2 Re 5, 1-15a / Sal 41 / Lc 4, 24-30

 

Vangelo Lc 4, 24-30

Dal vangelo secondo Luca.

In quel tempo, giunto Gesù a Nazareth, disse al popolo radunato nella sinagoga: «In verità vi dico: nessun profeta è bene accetto in patria. Vi dico anche: c'erano molte vedove in Israele al tempo di Elia, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elia, se non a una vedova in Sarepta di Sidone. C'erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo, ma nessuno di loro fu risanato se non Naaman, il Siro». All'udire queste cose, tutti nella sinagoga furono pieni di sdegno; si levarono, lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte sul quale la loro città era situata, per gettarlo giù dal precipizio. Ma egli, passando in mezzo a loro, se ne andò. Parola del Signore

 

"IN VERITÀ VI DICO: NESSUN PROFETA E’ BENE ACCETTO NELLA SUA PATRIA.” (LC. 4,24)

Chi è il profeta? Troppe volte abbiamo pensato ad una specie di mago che sa il futuro. Profeta nella bibbia è invece colui che amando Dio e lasciandosi amare da Lui parla a suo nome, qualche volta anche contro se stesso. I profeti sono scomodi, ti distruggono le sicurezze, generalmente quelle false sicurezze religiose che ti fanno sentire più buono degli altri e che sembrano quasi giustificarti nel tuo giudicare gli altri; sono quelli che ti scandalizzano perché il loro modo di comportarsi non indulge alla mentalità comune, perché sono un po' "matti" e allora la società "perbene" li zittisce, li emargina, per "la pace della comunità",. Questo succedeva ai profeti dell'Antico Testamento, è successo a Gesù. Qualche volta non succede ancora nella Chiesa?... e nella nostra comunità?...

 

 

MARTEDI’ 17 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: San Patrizio, vescovo; Santa Geltrude di Nivelles; San Giuseppe di Arimatea.

Una scheggia di preghiera:

 

LA TUA MISERICORDIA NEI MIEI CONFRONTI MI RENDA MISERICORDIOSO.

 

Hanno detto: Il matrimonio deve combattere incessantemente un mostro che distrugge tutto: l’abitudine! (H. De Balzac)

Saggezza popolare: Chi non sa fare, non sa comandare. (Prov. Italiano)

Un aneddoto: Taide era una bellissima donna, ma, purtroppo, faceva la prostituta. Tutti accorrevano a lei ed era una piaga per la città.

L’abate Pafnuzio volle allora tentare di convertirla. Lasciò l’abito monacale in convento e si recò da lei. Le offrì un denaro, come prezzo del peccato. La bella Taide, prese la moneta e lo invitò a seguirlo nel suo appartamento. Ma quella stanza non piacque a Pafnuzio, che chiese d’essere condotto in luogo più appartato. Ella cambiò stanza, ma il curioso cliente volle un luogo ancora più segreto. Passarono tutti gli anfratti della casa e alla fine Taide disse: Qui non ci vede nessuno; ma se tu vuoi un posto in cui neppure Dio ci veda, è inutile cercarlo!

Pafnuzio, che aspettava proprio questa osservazione, disse: Ma allora tu, Taide, credi in Dio? La bella prostituta rispose: E sì, so che Dio esiste, ma purtroppo non è per me. Sono troppo peccatrice! Allora l’abate consigliò: Io conosco il mezzo per rendere la tua vita migliore e per ridare al tuo cuore la pace, benché numerosi siano i tuoi peccati. Taide allora si prostrò ai suoi piedi e supplicò: Oh! Dimmi cosa fare per ottenere la pace e l’amore di Dio. Pafnuzio rispose: Lascia tutto e ritirati penitente nel deserto, dove io ti dirò. Taide bruciò tutte le sue vanità, si ritirò in un convento di monache e, per meglio piangere i suoi peccati, si fece rinchiudere in cella. Ogni giorno versava lacrime, che fecondavano il suo cuore nell’amore di Dio. Dopo tre anni Pafnuzio sognò. Vide un bellissimo letto con trine ricchissime. Era il letto di Taide. Le sedevano attorno tre graziose fanciulle: una un po’ rossa: era la Vergogna per il peccato commesso; l’altra più esile, la Paura della vita futura; la terza, la più bella, la sicura Speranza dell’amore di Dio. Allora l’abate Pafnuzio si recò da Taide e le disse: I tuoi numerosi peccati sono perdonati! Esci dal buio della tua cella e d’ora in poi respira a pieni polmoni l’aria serena dell’amore di Dio.

Parola di Dio: Dn 3, 25. 34-43 / Sal 24 / Mt 18, 21-35

 

Vangelo Mt 18, 21-35

Dal vangelo secondo Matteo.

In quel tempo, Pietro si avvicinò e gli disse: «Signore, quante volte dovrò perdonare al mio fratello, se pecca contro di me? Fino a sette volte?». E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette. A proposito, il regno dei cieli è simile a un re che volle fare i conti con i suoi servi. Incominciati i conti, gli fu presentato uno che gli era debitore di diecimila talenti. Non avendo però costui il denaro da restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, con i figli e con quanto possedeva, e saldasse così il debito. Allora quel servo, gettatosi a terra, lo supplicava: Signore, abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa. Impietositosi del servo, il padrone lo lasciò andare e gli condonò il debito. Appena uscito, quel servo trovò un altro servo come lui che gli doveva cento denari e, afferratolo, lo soffocava e diceva: Paga quel che devi! Il suo compagno, gettatosi a terra, lo supplicava dicendo: Abbi pazienza con me e ti rifonderò il debito. Ma egli non volle esaudirlo, andò e lo fece gettare in carcere, fino a che non avesse pagato il debito. Visto quel che accadeva gli altri servi furono addolorati e andarono a riferire al loro padrone tutto l'accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell'uomo e gli disse: Servo malvagio, io ti ho condonato tutto il debito perché mi hai pregato. Non dovevi forse anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te? E, sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non gli avesse restituito tutto il dovuto. Così anche il mio Padre celeste farà a ciascuno di voi, se non perdonerete di cuore al vostro fratello». Parola del Signore

 

“SIGNORE FINO A QUANTE VOLTE DOVRO’ PERDONARE AL MIO FRATELLO SE PECCA CONTRO DI ME? FINO A SETTE VOLTE?” (Mt.18,21)

Pietro, probabilmente, sotto l'influenza della predicazione del Maestro, aveva pensato di lanciarsi, buono e generoso com'era, nella sua nuova linea, facendo qualcosa di eccezionale: arrivando a perdonare fino a sette volte. Nel giudaismo infatti si ammetteva un perdono di due, tre volte, al massimo quattro. Ma Gesù rispondendo: “...fino a settanta volte sette”, dice che per lui il perdono deve essere illimitato: occorre perdonare sempre. Perdonare sempre. Il perdono non è dimenticanza che spesso significa non voler guardare in faccia la realtà. Il perdono non è debolezza, e cioè non tener conto di un torto per paura del più forte che l'ha commesso. Il perdono non consiste nell'affermare senza importanza ciò che è grave, o bene ciò che è male. Il perdono non è indifferenza, Il perdono è un atto di volontà e di lucidità, quindi di libertà, che consiste nell'accogliere il fratello così com’è, nonostante il male che ci ha fatto, come Dio accoglie noi peccatori, nonostante i nostri difetti. il perdono consiste nel non rispondere all'offesa con l'offesa, ma nel fare quanto Paolo dice: “Non lasciarti vincere dal male, ma vinci col bene il male”. Il perdono consiste nell'aprire a chi ti fa del torto la possibilità d'un nuovo rapporto con te, la possibilità quindi per lui e per te di ricominciare la vita, d'aver un avvenire in cui il male non abbia l'ultima parola.

 

 

MERCOLEDI’ 18 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: San Cirillo di Gerusalemme, vescovo e dottore; San Narciso; Sant’Edoardo martire.

Una scheggia di preghiera:

 

DA SEMPRE E PER SEMPRE HAI PENSATO A ME, SIGNORE.

 

Hanno detto: L’amore che non vuole essere fedele è una grande menzogna detta non solo a parole, ma con tutto il corpo. (B. Häring)

Saggezza popolare: Chi prima non pensa in ultimo sospira. (Prov. Italiano)

Un aneddoto: Un uomo visitò, un giorno, la Chiesa della Madonna a Copenaghen, per ammirarvi la famosa statua di Cristo, scolpita dal celebre scultore danese Thorwaldsen; ma gli parve delusa la sua aspettativa, non ricevendo alcuna speciale impressione dalla statua. Chi l’accompagnava gli disse allora: “Signore, se vuoi vederla bene, bisogna che s’inginoc­chi Quegli s’inginocchiò e restò fuori di sé per la meraviglia, per la stupenda bellezza del celebrato capolavoro. Bisogna inginocchiarsi, per vedere bene tante cose, per capire la bellezza della vita, per gustare l’amicizia di Dio.

Parola di Dio: Dt 4, 1. 5-9 / Sal 147 / Mt 5, 17-19

 

Vangelo Mt 5, 17-19

Dal vangelo secondo Matteo.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto per abolire, ma per dare compimento. In verità vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà neppure un iota o un segno dalla legge, senza che tutto sia compiuto. Chi dunque trasgredirà uno solo di questi precetti, anche minimi, e insegnerà agli uomini a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà agli uomini, sarà considerato grande nel regno dei cieli. Parola del Signore

 

"NON PENSATE CHE IO SIA VENUTO AD ABOLIRE LA LEGGE O I PROFETI; NON SONO VENUTO PER ABOLIRE, MA PER DARE COMPIMENTO". (Mt. 5,17)

Se Gesù è l'Uomo nuovo, la Parola definitiva del Padre, non possiamo dire che tutto l'Antico Testamento è superato?. Un albero è fatto di tronco, rami, foglie, frutti per quello che vediamo, ma l'albero non vivrebbe se non fossero attive anche le radici che non vediamo. Se io tagliassi le radici ad un albero rigoglioso ben presto morirebbe. Così sarebbe difficile comprendere Gesù e la Chiesa se alle spalle non ci fosse tutto un cammino del Dio Creatore e Liberatore nei confronti dell'uomo. Dio per parlare all'uomo ha messo le radici nella sua storia, ha scelto il linguaggio che gli uomini potevano comprendere. L'uomo dell'Antico Testamento non poteva comprendere immediatamente il Dio di Gesù, ed ecco allora il Dio forte, liberatore, giustiziere, giudice. Quando viene Gesù non dice che Dio non sia così, ma allarga la visuale dicendoci che la giustizia, la potenza sono da vedere nell'ambito della Misericordia e dell' Amore che sono altrettanto propri di Dio. E le leggi e le norme dell'Antico Testamento? Ci sono delle norme universali che siamo chiamati a vivere attraverso la visuale di Gesù e ci sono norme sanitarie e prescrizioni di cibi e di riti che certamente non sono più attuali e quindi non siamo tenuti ad osservare. Ma anche queste norme, dovute agli usi del tempo ci indicano come tutta la vita veniva davvero fatta risalire al Creatore e ci possono guidare anche oggi a compiere ogni gesto per Lui, con Lui, in Lui.

 

 

GIOVEDI’ 19 MARZO: SOLENNITA’ DI SAN GIUSEPPE

Tra i santi ricordati oggi: San Quinto.

Una scheggia di preghiera:

 

GESU’ MIO, IO CONFIDO IN TE.

 

Hanno detto: Dio si serve dei venti contrari per condurci in porto. (C. De Foucauld)

Saggezza popolare: Chi semina buon grano, ha poi buon pane. (Prov. Italiano)

Un aneddoto: IL SIMBOLO DEL GIGLIO

Nella rappresentazione pittorica S. Giuseppe viene dipinto con un giglio fiorito in mano. Il giglio è simbolo della purezza, non tanto perché questo segno sia presente nella Bibbia quanto come riferimento all'episodio dell'altro Giuseppe biblico quando riesce a mantenere la purezza pur tentato nel cap. 40 della Genesi. L'estraneità di Giuseppe al concepimento di Gesù accentua l'attribuzione di perfetta castità matrimoniale. Vi è inoltre negli apocrifi dell'antico Testamento un racconto di un giglio fiorito dal bastone di Aronne: tale prodigiosa fioritura di un giglio si sarebbe ripetuta, secondo gli Apocrifi del Nuovo Testamento, al momento della scelta fra altri candidati a sposare la Madonna.

Parola di Dio: 2 Sm 7, 4-5a. 12-14a. 16 / Sal 88 / Rm 4, 13. 16-18. 22 / Lc 2, 41-51a

 

Vangelo Mt 1, 16.18-21.24

Dal Vangelo secondo Matteo

Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù chiamato Cristo. La somma di tutte le generazioni, da Abramo a Davide, è così di quattordici; da Davide fino alla deportazione in Babilonia è ancora di quattordici; dalla deportazione in Babilonia a Cristo è, infine, di quattordici. Ecco come avvenne la nascita di Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, che era giusto e non voleva ripudiarla, decise di licenziarla in segreto. Mentre però stava pensando a queste cose, ecco che gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: "Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo. Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati". Tutto questo avvenne perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio che sarà chiamato Emmanuele, che significa Dio con noi. Destatosi dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l'angelo. Parola del Signore

 

“GIUSEPPE, SUO SPOSO, ERA UN UOMO GIUSTO”. (Mt. 1,19)

Giuseppe è l’ultimo patriarca che riceve le comunicazioni del Signore attraverso l’umile via dei sogni. Come l’antico Giuseppe, è l’uomo giusto e fedele che Dio ha posto come custode della sua casa. Egli collega Gesù, re messianico alla discendenza di Davide. Sposo di Maria, ombra del Padre per Gesù è colui che guida la sacra famiglia come aveva fatto Mosè guidando il ritorno del suo popolo. Giuseppe si fida di Dio e delle sue promesse anche se la loro realizzazione sembra non avvenire, e Dio si fida di Giuseppe affidandogli ciò che ha di più caro: il Figlio unigenito e sua Madre. E Giuseppe risponde a Dio in maniera egregia: svolge il suo compito vivendo e accogliendo il mistero che si svolgeva sotto i suoi occhi, senza essere curioso o invadente ma chiudendo nel silenzio del suo cuore il prodigio di una famiglia così speciale e santa.

 

 

VENERDI’ 20 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: Santa Claudia; Santa Alessandra; San Serapione di Thmuis.

Una scheggia di preghiera:

 

OGGI, SIGNORE, TI AMERO’ PARTICOLARMENTE IN ……

 

Hanno detto:

Perché un pensiero cambi il mondo, bisogna che prima cambi la vita di colui che lo pensa. Bisogna che si cambi in esempio. (A. Camus)

Saggezza popolare: Chi ride degli altri ha molto da imparare. (Prov. Italiano)

Un aneddoto: In Svizzera, tornavo da Bellinzona insieme a un gruppo di suore dopo una conferenza. In treno, una delle suore che aveva ottantun’anni  mi raccontava felice come una bambina che, dopo decenni di difficoltà a trovare un ruolo, ora è felice e si sente vent’anni perché le hanno concesso di curare un gruppo di bambini orfani, e tutti la “adorano” da come riesce ad amarli ed educarli. In un angolo dello scompartimento c’erano, con noi, un ragazzo e una ragazza dal volto apparentemente truce (o desolato) che ascoltarono tutto senza una parola, tanto che quel silenzio stava per metterci a disagio, la suora e me. Quando lei scese, per un po’ ci fu ancora silenzio. Poi, dalla boscaglia della sua barba di pece, cespugliosa e incolta, il ragazzo uscì, guardandomi negli occhi con uno struggimento che mi fulminò. Mi disse soltanto: “Ho ascoltato il racconto di quella suora li, e voglio dirle una cosa. Come sarebbe stata diversa la mia vita se avessi avuto lei per madre!”. Ho reso l’idea?  (N. Fabbretti)

Parola di Dio: Os 14, 2-10 / Sal 80 / Mc 12, 28b-34

 

Vangelo Mc 12, 28-34

Dal vangelo secondo Marco.

In quel tempo, si accostò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?». Gesù rispose: «Il primo è: Ascolta, Israele. Il Signore Dio nostro è l'unico Signore; amerai dunque il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza. E il secondo è questo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Non c'è altro comandamento più importante di questi». Allora lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità che Egli è unico e non v'è altri all'infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta la mente e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici». Gesù, vedendo che aveva risposto saggiamente, gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo. Parola del Signore

 

"AMERAI DUNQUE IL SIGNORE DIO TUO CON TUTTO IL CUORE… E AMERAI IL PROSSIMO TUO COME TE STESSO” (Mc. 12,30-31)

Credere di amare Dio, senza amare le persone, è una grande illusione. San Giovanni, nella sua prima lettera, dice: “Chi non ama il prossimo è sotto il dominio della morte”. Ma attenzione a non essere falsi! Qualche volta ci si può sentire tanto bravi da arrivare a questa sofisticata convinzione: “Io amo l’umanità, ma la gente no!”. Amare “i concetti” è facile, ma non è sufficiente. Bisogna arrivare ad amare “la gente”, perché l’umanità è “la gente”: quella che è a scuola con me, quella che è al lavoro con me, quella che incontro per strada. Quella “gente” è “volto di Dio”, che incontro e che devo amare. Certi nostri perbenismi, che spesso ci allontanano da qualcuno, non possono essere tollerati da Dio. Perciò cerchiamo di eliminarli, prima che sia troppo tardi. Amare gli altri, non a parole ma nella concretezza dei comportamenti quotidiani.

 

 

SABATO 21 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: San Nicola di Flue; San Goffredo.

Una scheggia di preghiera:

 

O DIO, ABBI PIETA’ DI ME PECCATORE.

 

Hanno detto: E’ finito il tempo di fare lo spettatore sotto il pretesto che si è onesti cristiani. Troppi ancora hanno la mani pulite, perché non hanno fatto mai niente. (P. Mazzolari)

Saggezza popolare: Chi vuol essere amato, divenga amabile. (Prov. Italiano)

Un aneddoto: Dove stanno i vostri genitori anziani? Dove stanno? Un giorno visitai una casa di riposo: una delle migliori di Inghil­terra. Non ricordo di aver mai visto cose tanto belle e lussuose in una casa per vecchi. Tuttavia non c’era un solo sorriso sui volti dei ricoverati. Tutti quei vecchi tenevano lo sguardo rivolto verso la porta. Chiesi a una suora: “Perché sono così?”. La suora mi rispose: “E così tutti i giorni. Sono sempre in attesa che qualcuno venga a trovarli. La solitudine li consuma e non cessano di guardare verso la porta. Ma non viene mai nessuno”. L’abbandono è una grande povertà. (Teresa di Calcutta, in Avvenire, 9-12-1979)

Parola di Dio: Os 6, 1-6 / Sal 50 / Lc 18, 9-14

 

Vangelo Lc 18, 9-14

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse questa parabola per alcuni che presumevano di esser giusti e disprezzavano gli altri: «Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l'altro pubblicano. Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: O Dio, ti ringrazio che non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adulteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte la settimana e pago le decime di quanto possiedo. Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: O Dio, abbi pietà di me peccatore. Io vi dico: questi tornò a casa sua giustificato, a differenza dell'altro, perché chi si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato». Parola del Signore

 

“DUE UOMINI SALIRONO AL TEMPIO A PREGARE”. (Lc. 18,9)

Pochissimi, sono o sempre dalla parte del fariseo, o sempre dalla parte del pubblicano. I più abbiamo un po’ dell’uno e un po’ dell’altro,  a volte ci comportiamo come il fariseo, a volte come il pubblicano. La cosa peggiore sarebbe comportarci come il pubblicano nella vita e come il fariseo in chiesa. I pubblicani erano considerati, ed erano in realtà, dei peccatori, uomini senza scrupoli che mettevano il denaro e gli affari al di sopra di tutto. I farisei, al contrario, erano, nella vita pratica, molto austeri, osservanti della Legge e assai pii. Somigliamo dunque al pubblicano nella vita e al fariseo in chiesa, se, come il pubblicano, siamo dei peccatori e, come il fariseo, ci crediamo giusti. Ci sono persone che nella vita ne fanno di tutti i colori, ma poi, quando si presentano davanti a Dio, non trovano nulla da accusare e da farsi perdonare. Molte confessioni, ancora oggi, cominciano così: “Io non ho rubato, non ho ammazzato, non ho fatto del male a nessuno”. Chi parla così, si è ritagliato, come il fariseo, una morale di comodo che gli permette di sentirsi a posto con se stesso e con Dio. Si è assolto da solo. Se proprio dobbiamo rassegnarci ad essere un po’ l’uno e un po’ l’altro, allora che sia il rovescio: farisei nella vita e pubblicani nel tempio! Come il fariseo, cerchiamo, nella vita, di non essere ladri, ingiusti e adulteri, di osservare meglio i comandamenti di Dio; come il pubblicano, riconosciamo che quel poco che abbiamo fatto è tutto dono di Dio ed imploriamo la sua misericordia. Il pubblicano ci suggerisce un modo semplice ed efficace per fare questo, dire: “O Dio, abbi pietà di me peccatore!”. Nella sua brevità, questa è una preghiera completa. Ci sono, uno di fronte all’altro, Dio e l’uomo, ognuno con quello che ha di più proprio: l’uomo con il suo peccato, Dio con la sua misericordia.

 

 

DOMENICA 22 MARZO: 4^DOMENICA DEL TEMPO DI QUARESIMA ANNO B

Tra i santi ricordati oggi: Sant’ Ottaviano, martire; Santa Renilde.

Una scheggia di preghiera:

 

ALLA LUCE DEL TUO AMORE, NOI IMPARIAMO AD AMARE, O SIGNORE.

 

Hanno detto: Nessuno si fa ammazzare per un teorema, mentre centinaia di migliaia sono morti per un Dio, nel quale credevano senza poterne dimostrare l’esistenza: Essi lo testimoniavano, il che vale più del dimostrarlo. (G. Prezzolini)

Saggezza popolare: Di buone intenzioni è lastricato l'inferno. (Prov. Italiano)

Un aneddoto: Fu chiesto ad una coppia di sposi: Nella vostra vita quali sono i momenti di maggior gioiosa intimità? Questa fu la loro risposta: Quando facciamo l’amore con tenerezza; ma soprattutto quando preghiamo insieme: qui siamo uniti anche con l’anima; qui ci tengono uniti anche le braccia di Dio.

Parola di Dio: 2 Cr 36, 14-16. 19-23 / Sal 136 / Ef 2, 4-10 / Gv 3, 14-21

 

Vangelo Gv 3, 14-21

Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse a Nicodemo: “Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna”. Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell'unigenito Figlio di Dio. E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere. Ma chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio. Parola del Signore

 

“DIO HA TANTO AMATO IL MONDO DA DARE IL SUO FIGLIO UNIGENITO”. (Gv.3.16)

All’origine di tutto c’è un’esperienza di amore, l’amore di Dio, un amore tenero, forte, concreto, un amore eterno, universale e gratuito. L’esperienza di questo amore è alle sorgenti della vita cristiana. Ridurre la vita all’esecuzione di norme e precetti, significa di fatto umiliarla, pregiudicandosi la possibilità di cogliere l’essenziale. Da questo amore, che ci raggiunge senza nostro merito, e che diventa di volta in volta misericordia, perdono, consolazione, guarigione, nasce tutto il resto. Chi non è passato attraverso di esso non vede che riti, comandamenti, prescrizioni onerose. Chi porta dentro di sé l’immagine di un Dio giusto fino a diventare spietato, esigente fino ad essere vendicativo, non ha capito nulla di lui. Dio, infatti, non vuole la condanna dell’uomo, ma la sua salvezza. Non cerca l’umiliazione dell’uomo, ma la sua grandezza. E L’amore di Dio si manifesta nel dono del Figlio all’umanità peccatrice e bisognosa di salvezza.

 

 

LUNEDI’ 23 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: San Turibio di Mogrovejo; Santa Lea, vedova; Sant’Ottone.

Una scheggia di preghiera:

 

IO CREDO, MA AUMENTA LA MIA FEDE.

 

Hanno detto: Di tutti gli esseri di cui si fa parola nel Vangelo, quello che invidio di gran lunga più di ogni altro è il buon ladrone. Essere stato a lato di Cristo, nel medesimo stato, durante la crocifissione, mi sembra un privilegio molto più invidiabile di quello di sedere alla destra di lui nella gloria. (S. Weil)

Saggezza popolare: Disse il tarlo alla noce, dammi il tempo che ti foro. (Prov. Italiano)

Un aneddoto: La gente gli stava seduta intorno, e gli faceva domande. Le sue risposte erano bellissime. Quando gli altri ebbero esaurito le loro domande ci fu un lungo silenzio. Allora sentii la mia voce domandare: Cos’è necessario che io sappia? Non rispose, ma mi fissò per qualche minuto. Poi le lacrime cominciarono a bagnargli il viso, e tuttavia pareva felice. Qualcuno mi suggerì: Fagli un’altra domanda. No, disse lui. Questa è la migliore domanda. Ricordo il giorno in cui feci la medesima domanda al mio maestro, cinquant’anni fa, ed ero da poco entrato a far parte del Monastero. Ti dirò come rispose il mio maestro. Mi disse di rivolgere la stessa domanda a ciascun monaco. E così feci. Poi mi fece meditare per un anno, e riflettere in solitudine sulle risposte che avevo ricevuto. Poi mi fece imbarcare su una nave, per girare il mondo e domandare a tutti quelli che incontravo che cosa, secondo loro, fosse importante conoscere. Impiegai sei anni, e poi altri sei a riflettere in solitudine sulle risposte. Ecco come il mio maestro rispose a quella domanda. Di nuovo ci fu un gran silenzio. Amico, insistetti, ti prego, dimmelo tu cos’è necessario che io sappia. Bene, rispose. Se vuoi una risposta te la darò: è necessario conoscere Cristo. (TEOFANE, il monaco)

Parola di Dio: Is 65, 17-21 / Sal 29 / Gv 4, 43-54

 

Vangelo Gv 4, 43-54

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, Gesù partì dalla Samaria per andare in Galilea. Ma egli stesso aveva dichiarato che un profeta non riceve onore nella sua patria. Quando però giunse in Galilea, i Galilei lo accolsero con gioia, perché avevano visto tutto quello che aveva fatto a Gerusalemme durante la festa; anch'essi infatti erano andati alla festa. Andò dunque di nuovo a Cana di Galilea, dove aveva cambiato l'acqua in vino. Vi era un funzionario del re, che aveva un figlio malato a Cafarnao. Costui, udito che Gesù era venuto dalla Giudea in Galilea, si recò da lui e lo pregò di scendere a guarire suo figlio poiché stava per morire. Gesù gli disse: «Se non vedete segni e prodigi, voi non credete». Ma il funzionario del re insistette: «Signore, scendi prima che il mio bambino muoia». Gesù gli risponde: «Và, tuo figlio vive». Quell'uomo credette alla parola che gli aveva detto Gesù e si mise in cammino. Proprio mentre scendeva, gli vennero incontro i servi a dirgli: «Tuo figlio vive!». S'informò poi a che ora avesse cominciato a star meglio. Gli dissero: «Ieri, un'ora dopo mezzogiorno la febbre lo ha lasciato». Il padre riconobbe che proprio in quell'ora Gesù gli aveva detto: «Tuo figlio vive» e credette lui con tutta la sua famiglia. Questo fu il secondo miracolo che Gesù fece tornando dalla Giudea in Galilea. Parola del Signore

 

“QUELL’UOMO CREDETTE ALLA PAROLA DI GESÙ E SI MISE IN CAMMINO”. (Gv. 4,50)

Questo funzionario del re è andato da Gesù con nel cuore la pena terribile del proprio figlio che sta morendo. E’ anche andato con la speranza che Gesù possa guarirlo. Spera di portare Gesù a casa sua: e una garanzia! Gesù, invece, gli chiede di purificare ancor di più la sua fede: “Se credi davvero in me, devi fidarti: riparti, fai il viaggio di ritorno da solo, abbi fiducia, tuo figlio vive!”. Dio non risponde sempre come vorremmo noi alle nostre aspettative. Noi abbiamo la supponenza non solo di chiedere ma anche di dire a Dio come deve fare. Gesù, il miracolo è disposto a farlo, soprattutto il miracolo di far nascere in noi la fede vera, ma bisogna passare per le sue strade. Il viaggio di ritorno di quest’uomo verso la casa di suo figlio (moribondo o guarito?) mi fa pensare al viaggio di Abramo che con suo figlio sta andando verso il monte Moria con nel cuore il terribile comando di Dio di immolarglielo in sacrificio. La fede, sia in un caso che nell’altro diventa scarna, la speranza nasce e muore mille volte, la preghiera si confonde con la bestemmia, sei solo con te stesso.., ma è anche il momento, se sai resistere, se chiedi di resistere, in cui lo Spirito può davvero operare in te il miracolo della fede.

 

 

MARTEDI’ 24 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: Santa Caterina di Svezia; San Severo.

Una scheggia di preghiera:

 

DONAMI UN CUORE CAPACE D’AMORE.

 

Hanno detto: Il pericolo sta in noi e non nei nostri nemici. I nostri nemici possono soltanto farci riportare vittorie. Tornare al Vangelo è il rimedio: è ciò di cui tutti abbiamo bisogno. (C. De Foucauld)

Saggezza popolare: Fai del bene e dimenticatene; fai del male e ricordatene. (Prov. Italiano)

Un aneddoto: Rabbi Mosè insegnava: Se tu pronunzi la Parola davanti a Dio, penetra con tutte le tue membra nella Parola! Un discepolo domandò: Com’è possibile che il grosso uomo possa entrare nella piccola Parola? Rispose il rabbino: Chi si crede più grande della Parola, di quello non parliamo nemmeno! (M. BUBER)

Parola di Dio: Ez 47, 1-9. 12 / Sal 45 / Gv 5, 1-16

 

Vangelo Gv 5, 1-3. 5-16

Dal vangelo secondo Giovanni.

Era un giorno di festa per Giudei e Gesù salì a Gerusalemme.

Vi è a Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, una piscina, chiamata in ebraico Betzaidà, con cinque portici, sotto i quali giaceva un gran numero di infermi, ciechi, zoppi e paralitici. Si trovava là un uomo che da trentotto anni era malato. Gesù vedendolo disteso e, sapendo che da molto tempo stava così, gli disse: «Vuoi guarire?». Gli rispose il malato: «Signore, io non ho nessuno che mi immerga nella piscina quando l'acqua si agita. Mentre infatti sto per andarvi, qualche altro scende prima di me». Gesù gli disse: «Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina». E sull'istante quell'uomo guarì e, preso il suo lettuccio, cominciò a camminare. Quel giorno però era un sabato. Dissero dunque i Giudei all'uomo guarito: «E' sabato e non ti è lecito prender su il tuo lettuccio». Ma egli rispose loro: «Colui che mi ha guarito mi ha detto: Prendi il tuo lettuccio e cammina». Gli chiesero allora: «Chi è stato a dirti: Prendi il tuo lettuccio e cammina?». Ma colui che era stato guarito non sapeva chi fosse; Gesù infatti si era allontanato, essendoci folla in quel luogo. Poco dopo Gesù lo trovò nel tempio e gli disse: «Ecco che sei guarito; non peccare più, perché non ti abbia ad accadere qualcosa di peggio». Quell'uomo se ne andò e disse ai Giudei che era stato Gesù a guarirlo. Per questo i Giudei cominciarono a perseguitare Gesù, perché faceva tali cose di sabato. Parola del Signore

 

 

“SIGNORE, IO NON HO NESSUNO CHE MI METTA NELLA PISCINA QUANDO L’ACQUA E’ AGITATA”. (Gv.5,7)

“Signore, io non ho nessuno”!. Non c’è preghiera più triste nel vangelo. Avere nessuno è più umiliante della malattia, più terribile del dolore. Noi viviamo del dono degli altri. La prima esperienza che un bambino fa è quella del calore materno: la prima esigenza umana è il calore vitale, l’attesa di sentirsi amato e di amare, di essere qualcosa per qualcuno, Con molta umiltà dobbiamo accettare di lasciarci “nutrire” dagli altri con cui viviamo: ci sono indispensabili anche quando non li abbiamo scelti e magari non sono esattamente come noi li vorremmo. La forza per vivere non viene da noi, la riceviamo, come la pianta riceve la spinta vitale dalla luce del sole e dall’humus della terra. L’uomo non può nascere, crescere, vivere se non nel calore umano, nell’affetto, nell’amicizia. Quando non è riconosciuta e convalidata nell’amore, la persona si sente senza terra. Ciò che fa grande l’uomo non sono i suoi averi ed il suo potere. Non è neanche la sua intelligenza. E’ il suo cuore, la sua capacità di amare.

 

 

MERCOLEDI’ 25 MARZO: SOLENNITA’ DELL’ANNUNCIAZIONE DEL SIGNORE

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Isacco.

Una scheggia di preghiera:

 

SE COSI’ PIACE A TE, SIGNORE, COSI’ VOGLIO ANCH’IO.

 

Hanno detto: Dio non costringe nessuno a credere. Infatti c’è luce sufficiente per chi vuol credere; ma c’è buio sufficiente per chi non vuol credere. (B. Pascal)

Saggezza popolare: Forte non è chi non cade mai, ma chi cadendo riesce a rialzarsi. (Prov. Italiano)

Un aneddoto: Durante la prima guerra mondiale, un giovane medico, il dottor Agostino Gemelli, viveva una forte crisi di fede ed era indeciso sul cosa fare della sua vita. Prestava intanto servizio in un ospedale militare e lo spettacolo dei feriti della guerra assurda lo turbava ancora di più. Un giorno lo chiamò un giovane militare gravemente ferito e gli disse: “Io sto morendo e sono certo che mia madre, se fosse qui, mi darebbe un bacio. Vorrei che foste voi a darmi un bacio, l’ultimo saluto”. Il giovane medico sentì come un brivido di fronte a quel viso sporco di sangue: ma lo baciò. Da quel momento, egli trovò serenità. Si fece poi frate francescano e fondò l’Università Cattolica.

Parola di Dio: Is 7, 10-14; 8, 10 / Sal 39 / Eb 10, 4-10 / Lc 1, 26-38

 

Vangelo Lc 1, 26-38

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazareth, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: "Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te". A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto. L'angelo le disse: "Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine". Allora Maria disse all'angelo: "Come è possibile? Non conosco uomo". Le rispose l'angelo: "Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio. Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: nulla è impossibile a Dio". Allora Maria disse: "Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto". E l'angelo partì da lei. Parola del Signore

 

“ECCO LA SERVA DEL SIGNORE: AVVENGA PER ME SECONDO LA TUA PAROLA”. (Lc. 1,38)

Si potrebbe pensare che quella di Maria fu una fede facile. Ma ci sbagliamo di grosso. Quello è stato l’atto di fede più difficile della storia. A chi può spiegare Maria ciò che è avvenuto in lei? Chi le crederà quando dirà che il bimbo che porta in grembo è “opera dello Spirito Santo”? Maria sì che ha conosciuto “il rischio della fede!” La fede di Maria non è consistita nel fatto che ha dato il suo assenso a un certo numero di verità, come quando noi recitiamo il nostro Credo. é consistita nel fatto che si è fidata di Dio. Ha accolto Dio nella sua vita. Ha creduto che “nulla è impossibile a Dio”. Quale parola sarà uscita dalle sue labbra? Si tratta di una parola che tutti, senza forse saperlo, conosciamo e ripetiamo spesso. Ha detto “amen”: “Se così piace a te, Signore, così voglio anch’io”.

 

 

GIOVEDI’ 26 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’ Emanuele, martire; San Ponzio; San Giovino.

Una scheggia di preghiera:

 

LA TUA PAROLA, SIGNORE, E’ PAROLA DI VITA ETERNA.

 

Saggezza popolare: Il buon lavoratore rompe la cattiva annata. (Prov. Italiano)

Hanno detto:

Se Dio esiste, non ho diritto di vivere come mi pare; se esistono i poveri, non ho diritto di vivere come mi pare. (P. Mazzolari)

Un aneddoto: Fu chiesto a Rabbi Levi: Perché in tutti i commenti alla Scrittura manca la prima pagina e ognuno incomincia con la seconda? Egli rispose: Per quanto un uomo abbia studiato la Bibbia, deve sempre ricordarsi che non è ancora arrivato alla prima pagina! (M. BUBER)

Parola di Dio: Es 32, 7-14 / Sal 105 / Gv 5, 31-47

 

Vangelo Gv 5, 31-47

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, Gesù disse ai Giudei: «Se fossi io a render testimonianza a me stesso, la mia testimonianza non sarebbe vera; ma c'è un altro che mi rende testimonianza, e so che la testimonianza che egli mi rende è verace. Voi avete inviato messaggeri da Giovanni ed egli ha reso testimonianza alla verità. Io non ricevo testimonianza da un uomo; ma vi dico queste cose perché possiate salvarvi. Egli era una lampada che arde e risplende, e voi avete voluto solo per un momento rallegrarvi alla sua luce. Io però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato. E anche il Padre, che mi ha mandato, ha reso testimonianza di me. Ma voi non avete mai udito la sua voce, né avete visto il suo volto, e non avete la sua parola che dimora in voi, perché non credete a colui che egli ha mandato. Voi scrutate le Scritture credendo di avere in esse la vita eterna; ebbene, sono proprio esse che mi rendono testimonianza. Ma voi non volete venire a me per avere la vita. Io non ricevo gloria dagli uomini. Ma io vi conosco e so che non avete in voi l'amore di Dio. Io sono venuto nel nome del Padre mio e voi non mi ricevete; se un altro venisse nel proprio nome, lo ricevereste. E come potete credere, voi che prendete gloria gli uni dagli altri, e non cercate la gloria che viene da Dio solo? Non crediate che sia io ad accusarvi davanti al Padre; c'è gia chi vi accusa, Mosè, nel quale avete riposto la vostra speranza. Se credeste infatti a Mosè, credereste anche a me; perché di me egli ha scritto. Ma se non credete ai suoi scritti, come potrete credere alle mie parole?». Parola del Signore

 

“VOI SCRUTATE LE SCRITTURE CREDENDO DI AVERE IN ESSE LA VITA ETERNA; EBBENE SONO PROPRIO ESSE CHE MI RENDONO TESTIMONIANZA, MA VOI NON VOLETE VENIRE A ME PER AVERE LA VITA”. (Gv. 5,39-40)

Specialmente dopo il Concilio Vaticano II, penso che ognuno di noi sappia quanto sia importante fondare la propria fede sulla conoscenza, l’approfondimento, la meditazione della Bibbia. Però la Bibbia non basta leggerla, non basta neppure aprirla a caso “per vedere se mi risponde al problema che sto vivendo”, non basta neppure citarla a proposito o a sproposito per confermare o meno una mia asserzione. La Bibbia, oltre che essere la storia di amore di Dio per noi e la storia del popolo di Dio, è un libro di vita, e c’è una chiave di lettura e di interpretazione che noi non possiamo non tenere presente ogni volta che l’apriamo. Se Gesù è “l’Alfa e l’Omega, il principio e la fine”, tutta la Bibbia è in funzione di Lui e ogni pagina dell’Antico e del Nuovo Testamento non può essere letta se con Lui, in Lui e per Lui. Che senso avrebbero i Profeti se non ci fosse Gesù? Che senso avrebbero le storie dei Patriarchi o la storia della Chiesa nascente se non ci fosse alla base Gesù? Quando dunque apri le Scritture, chiediti sempre: Gesù che cosa mi vuol dire? Lui è la Parola definitiva del Padre. Lui è la Parola di vita che può illuminare il mio cammino. Non fermarti solo alla storia passata, alla sua interpretazione esegetica, pensa che Gesù in questo momento vuoi dirti qualcosa, vuol far giungere a te la sua grazia che salva, oggi.

 

 

VENERDI’ 27 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Augusto; San Gelasio.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, LE FORZE DEL MALE NON PREVALGANO IN ME.

 

Hanno detto: La povertà consiste nel non fare più caso al denaro che alla polvere della strada. (San Francesco d’Assisi)

Saggezza popolare: Il silenzio è d'oro, la parola d'argento. (Prov. Italiano)

Un aneddoto: Una volta Rabbi Mardocheo era nella grande città di Minsk e spiegava la Scrittura davanti a diversi uomini di sentimenti ostili; questi lo derisero: Con ciò il versetto non viene affatto chiarito esclamarono. Credete forse, ribatté egli che io voglia chiarire il versetto del Libro? Quello non ha bisogno di chiarimento! Io voglio chiarire il versetto nel mio cuore! (M. BUBER)

Parola di Dio: Sap 2, 1a. 12-22 / Sal 33 / Gv 7, 1-2. 10. 25-30

 

Vangelo Gv 7, 1-2. 10. 25-30

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, Gesù se ne andava per la Galilea; infatti non voleva più andare per la Giudea, perché i Giudei cercavano di ucciderlo. Si avvicinava intanto la festa dei Giudei, detta delle Capanne. Andati i suoi fratelli alla festa, vi andò anche lui; non apertamente però, di nascosto. Intanto alcuni di Gerusalemme dicevano: «Non è costui quello che cercano di uccidere? Ecco, egli parla liberamente, e non gli dicono niente. Che forse i capi abbiano riconosciuto davvero che egli è il Cristo? Ma costui sappiamo di dov'è; il Cristo invece, quando verrà, nessuno saprà di dove sia». Gesù allora, mentre insegnava nel tempio, esclamò: «Certo, voi mi conoscete e sapete di dove sono. Eppure io non sono venuto da me e chi mi ha mandato è veritiero, e voi non lo conoscete. Io però lo conosco, perché vengo da lui ed egli mi ha mandato». Allora cercarono di arrestarlo, ma nessuno riuscì a mettergli le mani addosso, perché non era ancora giunta la sua ora. Parola del Signore

 

“CERCAVANO DI UCCIDERLO”. (Gv. 7,1)

Attorno a Gesù si coagulano le tensioni più diverse: troviamo i poveri e i peccatori che lo cercano, i malati che desiderano da Lui guarigione, molti che lo lodano e che dicono di non aver mai visto un personaggio simile ma troviamo anche tanta avversità che si spinge fino al desiderio di eliminarlo. Come si spiega tanta avversione nei confronti di Gesù che passò “beneficando e sanando i malati”? I detentori del potere religioso vedono in Lui un grande eretico: “Lui, uomo, si proclama Dio”; hanno paura di qualcuno che soppianti il loro potere, hanno paura di una rivolta di popolo contro le loro prepotenze e la paura si organizza per estirpare il giusto. Ieri, come oggi, il bene vero dà fastidio. Ad esempio, quante notizie di bene troviamo su un giornale? Non rendono a coloro che sguazzano sul malcontento! E non è forse vero che ogni volta che noi cerchiamo di operare il bene c’è sempre qualcuno o qualcosa che cerca di impedircelo, di farci tacere? Il bene suscita le forze del male: esse si sentono colpite, si organizzano, usano le armi della ricchezza e del potere, cercano di far tacere il bene. Ma anche qui non dobbiamo spaventarci: Dio, il Bene è più forte del male e anche se Cristo finirà sulla cro­ce, è proprio quella croce che salva il mondo.

 

 

SABATO 28 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: San Gontrano; San Venturino

Una scheggia di preghiera:

 

IN UMILTA’ E SEMPLICITA', POSSA INCONTRATI, O SIGNORE.

 

Hanno detto: Cosa strana! Il cristianesimo che sembra teso a procurare agli uomini solo la felicità eterna, in realtà procura loro tutta la felicità che è possibile in questo mondo. (C. L. Montesquieu)

Saggezza popolare: L'acqua lontana non spegne il fuoco. (Prov. Italiano)

Un aneddoto: Alle Nazioni Unite giunse una proposta di rivedere tutte le Scritture di tutte le religioni del mondo. Doveva essere cancellato in esse tutto ciò che poteva indurre all’intolleranza, alla crudeltà o al fanatismo. Si doveva eliminare tutto ciò che poteva essere in qualche modo contrario alla dignità e al benessere dell’uomo. Quando si seppe che l’autore della proposta era Gesù Cristo stesso, i giornalisti si precipitarono a casa sua per avere ulteriori spiegazioni. La sua spiegazione fu semplice e concisa: “Le Scritture, come il sabbath, sono per l’uomo”, disse, “non l’uomo per le Scritture”. (A. DE MELLO)

Parola di Dio: Ger 11, 18-20 / Sal 7 / Gv 7, 40-53

 

Vangelo Gv 7, 40-53

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, all'udire queste parole, alcuni fra la gente dicevano:"Questi è davvero il profeta!". Altri dicevano: "Questi è il Cristo!". Altri invece dicevano: "Il Cristo viene forse dalla Galilea? Non dice forse la Scrittura che il Cristo verrà dalla stirpe di Davide e da Betlemme, il villaggio di Davide?". E nacque dissenso tra la gente riguardo a lui. Alcuni di loro volevano arrestarlo, ma nessuno gli mise le mani addosso. Le guardie tornarono quindi dai sommi sacerdoti e dai farisei e questi dissero loro: "Perché non lo avete condotto?". Risposero le guardie: «"Mai un uomo ha parlato come parla quest'uomo!". Ma i farisei replicarono loro: "Forse vi siete lasciati ingannare anche voi? Forse gli ha creduto qualcuno fra i capi, o fra i farisei? Ma questa gente, che non conosce la Legge, è maledetta!". Disse allora Nicodèmo, uno di loro, che era venuto precedentemente da Gesù: "La nostra Legge giudica forse un uomo prima di averlo ascoltato e di sapere ciò che fa?". Gli risposero: «Sei forse anche tu della Galilea? Studia e vedrai che non sorge profeta dalla Galilea». E tornarono ciascuno a casa sua. Parola del Signore

 

"STUDIA E VEDRAI CHE NON SORGE PROFETA DALLA GALILEA!" (Gv. 7,52)

Rileggendo il commento a questa parola scritto molti anni fa, mi è venuto da sorridere, ma anche da pensare, per cui ve lo ripropongo. Ci sono alcune categorie di persone che sono proprio difficili da digerire. Una di queste è quella dei saccenti, di coloro che si sentono talmente in gamba che si permettono di giudicarti e di mandarti.... a quel paese! Li trovi ovunque: in ufficio: "Ma come, non sai ancora come si fa!" nei negozi: "Ma si figuri, signora, sa, quella mia vicina…" in parrocchia: "Noi, nel nostro gruppo sì che siamo forti... Noi abbiamo fatto.. ." E si fermassero qui, ma per di più ti giudicano: "Quello è un ignorante, quell'altro è privo di savoir-faire, il terzo è un cristiano di seconda categoria perché non sa che cosa sia "escatologia" o "teologia della liberazione". In questa pagina di Vangelo i farisei si permettono di mandare Nicodemo a studiare perché: "non sorge profeta dalla Galilea". E guarda un po': il Figlio di Dio, quasi a farlo apposta, viene proprio di là. Ma quello che è ancora più significativo nel Vangelo di Giovanni e che questi personaggi dopo tutte le chiacchiere i giudizi, le condanne e gli apprezzamenti, “se ne tornarono ciascuno a casa sua”, cioè si sono riempiti la bocca di parole, si sono autoelogiati, hanno tagliato colletti, hanno fatto proposte meravigliose, ma poi non hanno concluso niente e se ne sono tornati a casa tronfi galletti che senza aver fatto un uovo si sentono i re del pollaio.

 

 

DOMENICA 29 MARZO: 5^DOMENICA DI QUARESIMA ANNO B

Tra i santi ricordati oggi: San Secondo d’Asti; Santi Firmino e Aulo.

Una scheggia di preghiera:

 

VOGLIAMO VEDERTI, O GESU’

 

Hanno detto: E’ più facile rinunciare alla propria gioia che al proprio orgoglio. (P. Claudel)

Saggezza popolare: L'anima dell'uomo non è un sacco da riempire, ma un fuoco da accendere. (Prov. Italiano)

Un aneddoto: Il marchese di Lorges era pazzamente innamorato di una dama. Ora, un giorno, tutta la corte col Re Francesco I, assisteva a uno spettacolo di belve, mentre nell’arena lottavano fra loro due leoni e una tigre, la dama gettò il suo guanto tra le fiere; poi, rivolta al marchese gli disse:  “Voi dite sempre che per me fareste la cosa più assurda. Ebbene: andate a raccogliermi il guanto”. Il  marchese si alzò, scese nell’arena e riportò il guanto; ma, nel consegnarlo disse alla dama:  “Tenete: ma la vostra crudeltà ha ormai guarito il mio amore...”.

Parola di Dio: Ger 31, 31-34 / Sal 50 / Eb 5, 7-9 / Gv 12, 20-33

 

Vangelo Gv 12, 20-23

Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa, c'erano anche alcuni Greci. Questi si avvicinarono a Filippo, che era di Betsàida di Galilea, e gli chiesero:“Signore, vogliamo vedere Gesù”. Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesù. Gesù rispose: “E’ giunta l'ora che sia glorificato il Figlio dell'uomo. In verità, in verità vi dico: se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la sua vita la perde e chi odia la sua vita in questo mondo la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuol servire mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servo. Se uno mi serve, il Padre lo onorerà. Ora l'anima mia è turbata; e che devo dire? Padre, salvami da quest'ora? Ma per questo sono giunto a quest'ora! Padre, glorifica il tuo nome”. Venne allora una voce dal cielo: “L'ho glorificato e di nuovo lo glorificherò!”. La folla che era presente e aveva udito diceva che era stato un tuono. Altri dicevano: “Un angelo gli ha parlato”. Rispose Gesù: “Questa voce non è venuta per me, ma per voi. Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. Io, quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me”. Questo diceva per indicare di qual morte doveva morire. Parola del Signore

 

“VOGLIAMO VEDERE GESU’ ”. (Gv. 12,21)

Ecco una domanda che non è molto abituale tra gli adulti delle nostre comunità: vogliamo vedere Gesù! Vogliamo conoscerlo, incontrarlo! Di solito chi bussa alla porta del prete chiede un sacramento, una Messa, un documento. Ha in testa la data di una festa, il bisogno di un rito, la necessità di un intervento preciso. E piuttosto arduo in certi casi parlare di “fede”, di “relazione con il Signore” a chi è preoccupato del pranzo, degli inviti, delle foto e dei confetti. Non che sia del tutto assente un desiderio di Dio, ma qualche volta lo si deve cercare come un ago nel pagliaio. Questi “greci” del Vangelo, invece, vanno dritti all’essenziale... Vogliamo vedere Gesù. E cercano Filippo e Andrea perché sono con Gesù fin dal principio. Ma qual è la risposta? Un elenco di verità? Un catechismo? Un sistema organico di affermazioni morali? No, tutt’altro. Gesù rivela la sua identità, senza possibilità di equivoci, nel modo più inatteso, più inusuale, meno immaginabile: sulla croce. Lì dove si vede la vita schiacciata, umiliata, vilipesa, lì dove sembra esserci posto solo per il rancore e il desiderio di vendetta. Lì dove la morte sembra trionfare in modo brutale. Lì dove la violenza raggiunge il suo apice e la sua crudeltà. Si, proprio lì è possibile conoscere il vero Gesù perché è proprio in quel frangente che si manifesta l’amore. Un amore totale, non solo un ritaglio di amore. Un amore che va fino in fondo, che rischia tutto, fino a perdere la vita, fino ad affrontare l’abbandono e la sofferenza, fino alla morte.

 

 

LUNEDI’ 30 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: San Giovanni Climaco; Sant’ Amedeo.

Una scheggia di preghiera:

 

GESU’, TI DO I MIEI PECCATI.

 

Hanno detto: Non è buono chi non sa essere buono con chi è cattivo. (Don Orione)

Saggezza popolare: La coscienza vale mille testimoni e per mille accusatori. (Prov. Italiano)

Un aneddoto: “Quante volte, nella mia lunga esperienza di medico, mi sono trovato faccia a faccia con gesti di coraggio e di devo­zione dei quali nessuno saprà mai nulla, gesti che suonano come un inno alla forza ed alla profondità dei legami familiari. Ho conosciuto una moglie che ha sopportato per mesi, in silenzio, senza lamentarsi, un doloroso e pericoloso male e che non ha mai voluto informare il marito, a quell’epoca impegnato in un’importante contrattazione d’affari, per non sconvolgerlo. Ricordo anche con commozione un giovane che venne da me per pregarmi di assistere la moglie in procinto di avere il primo figlio. Quando aprì davanti alla mia scrivania il portafoglio, ne caddero per puro caso due biglietti colorati che gli restituii subito. Erano due polizze di pegno. Confuso, quel giovane mi spiegò che, negli ultimi tempi, aveva trovato lavoro solo per mezza giornata, e che perciò aveva impe­gnato l’orologio per potermi versare un anticipo sull’onorario. Gli dissi che avrebbe potuto pagarmi solo quando avesse avuto disponibilità maggiori. Poi, incuriosito, gli domandai: “E l’altra polizza?”. Si fece ancora più rosso e finalmente decise di confessarsi. L’indomani era il compleanno di sua moglie. Doveva farle un regalo a tutti i costi. Così, aveva impegnato le medaglie al valore ricevute durante la guerra per comperarle una spilla d’argento”. (A.J. Cronin, 27)

Parola di Dio: Dn 13, 1-9. 15-17. 19-30. 33-62 / Sal 22 / Gv 8, 1-11

 

Vangelo Gv 8, 1-11

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, Gesù si avviò allora verso il monte degli Ulivi. Ma all'alba si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui ed egli, sedutosi, li ammaestrava. Allora gli scribi e i farisei gli conducono una donna sorpresa in adulterio e, postala nel mezzo, gli dicono: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». Questo dicevano per metterlo alla prova e per avere di che accusarlo. Ma Gesù, chinatosi, si mise a scrivere col dito per terra. E siccome insistevano nell'interrogarlo, alzò il capo e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei». E chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Ma quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani fino agli ultimi. Rimase solo Gesù con la donna là in mezzo. Alzatosi allora Gesù le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed essa rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù le disse: «Neanche io ti condanno; và e d'ora in poi non peccare più». Parola del Signore

 

“NEANCH’IO TI CONDANNO; VA’ E D’ORA IN POI NON PECCARE PIU’ ”. (Gv. 8,11)

Il vangelo di oggi ci provoca sul serio perché ci mette davanti la necessità di uscire dalla categoria dei professionisti della condanna degli altri per assumerci le nostre precise responsabilità. No, nessuno è innocente. Se la donna è adultera, è perché ha trovato degli uomini che l’hanno cercata e l’hanno pagata. E gli uomini sono allo stesso livello della donna. Scene simili avvengono anche nel nostro tempo. Si parla, si brontola, ci si scandalizza per le donne da marciapiede, come se fossero le uniche responsabili di tanto marciume. Si dimentica che esse sono lì perché ci sono i “compratori”. è la presenza dei “compratori” che le fa essere presenti. Se sparissero i compratori, anch’esse non sarebbero in strada. Sì, certo Giuda ha tradito Cristo e lo condanniamo. E noi, che forse lo tradiamo ogni giorno, ci vantiamo di essere persone rispettabili. Se vogliamo ritrovare la nostra autenticità, rovesciamo questa mentalità farisaica. C’è da cambiare testa e cuore. Quanto basta per fare il passo decisivo della conversione, sollecitata da Gesù: “Non farlo più, non peccare più”.  Comincia a considerare dove sta la “spazzatura”. E di spazzatura, dentro il cuore, ce n’è sempre tanta. Gesù è venuto a prenderla, se noi gliela offriamo, per distruggerla con la sua misericordia.

 

 

MARTEDI’ 31 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: Santa Balbina; San Beniamino; San Lucerio

Una scheggia di preghiera:

 

O AMORE CROCIFISSO, ABBI PIETA’ DI NOI.

 

Hanno detto: Non mi dispiace che gli uomini non siano onnipotenti. Mi dispiacerebbe se noi, poveri uomini, non sapessimo volerci bene.

Saggezza popolare: La goccia va sempre verso il mare. (Prov. Italiano)

L’uomo buono vale infinitamente di più dell’uomo che crede di sapere tutto e di poter fare tutto. (P. Mazzolari)

Un aneddoto: Omar ibn Al-Khattab Portava a spalla un sacco di farina per le vedove e gli orfani; uno gli disse: “Lascialo portare a me”. Rispose: “E a chi darò da portare i miei peccati nel Giorno del Giudizio?”.

Parola di Dio: Nm 21, 4-9 / Sal 101 / Gv 8, 21-30

 

Vangelo Gv 8, 21-30

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, Gesù disse ai farisei: «Io vado e voi mi cercherete, ma morirete nel vostro peccato. Dove vado io, voi non potete venire». Dicevano allora i Giudei: «Forse si ucciderà, dal momento che dice: Dove vado io, voi non potete venire?». E diceva loro: «Voi siete di quaggiù, io sono di lassù; voi siete di questo mondo, io non sono di questo mondo. Vi ho detto che morirete nei vostri peccati; se infatti non credete che io sono, morirete nei vostri peccati». Gli dissero allora: «Tu chi sei?». Gesù disse loro: «Proprio ciò che vi dico. Avrei molte cose da dire e da giudicare sul vostro conto; ma colui che mi ha mandato è veritiero, ed io dico al mondo le cose che ho udito da lui». Non capirono che egli parlava loro del Padre. Disse allora Gesù: «Quando avrete innalzato il Figlio dell'uomo, allora saprete che io Sono e non faccio nulla da me stesso, ma come mi ha insegnato il Padre, così io parlo. Colui che mi ha mandato è con me e non mi ha lasciato solo, perché io faccio sempre le cose che gli sono gradite». A queste sue parole, molti credettero in lui. Parola del Signore

 

“QUANDO AVRETE INNALZATO IL FIGLIO DELL’UOMO, ALLORA SAPRETE CHE IO SONO”.(Gv. 8,22)

Penso che sovente abbiate fatto l’esperienza di fermarvi davanti al crocifisso. Spesso non c’è bisogno neppure di parole.

Contempla nelle sue luci e nelle sue ombre il mistero di un Dio crocifisso per amore. Vedi nelle sue piaghe le sofferenze di tanti uomini, la cattiveria di chi infligge tali pene, la crudeltà di chi, ancora oggi, crocifigge in mille modi diversi tanti innocenti. Pensa a tutti coloro che pagano e soffrono per gli altri. Vedi soprattutto l’amore per noi di Gesù, il Figlio di Dio. Lui si è fatto carico di tutto il male della terra e lo ha inchiodato sulla croce. Lui ha detto: mi faccio io peccato al posto tuo, vado io a morire al posto tuo. Guarda in silenzio e con amore il segno della tua salvezza e della tua liberazione. Lascia che dalla contemplazione e dal cuore salgano ai tuoi occhi le lacrime di affetto, di compassione, di liberazione. Poi poni su di te il segno della croce, lasciati abbracciare da essa e abbraccia a tua volta Colui che ti salva.

     
     
 

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