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SCHEGGE E SCINTILLE

PENSIERI, SPUNTI, RIFLESSIONI
DALLA PAROLA DI DIO E DALLA VITA

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a cura di: don_franco_locci@libero.it

 

FEBBRAIO 2009

 

 

DOMENICA 1 FEBBRAIO:  IV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO B

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Orso di Aosta; Santa Anna Michelotti; Santa Brigida di Cell Dara.

Una scheggia di preghiera:

 

INSEGNAMI, O SIGNORE, LA LIBERTA’ DI SEGUIRTI.

 

Hanno detto: L’umiltà è il precursore della carità: come Giovanni Battista lo è stato del Cristo. (San Francesco di Sales).

Saggezza popolare:

La giustizia degli uomini è simile alla tela del ragno: il calabrone può passare ma il moscerino si impiglia. (Prov. Cinese)

Un aneddoto: La beata Giuseppina Bakhita, la schiava sudanese che passò alle dipendenze di cinque padroni, poi si fece cattolica e divenne suora in Italia, confessava che da piccola, “vedendo il sole, la luna e le stelle, la bellezza della natura diceva tra sé: ‘Chi sarà mai il padrone di quelle cose così belle ?...”. “E provavo una voglia grande di vederlo, conoscerlo, prestargli omaggio”

Parola di Dio: Dt 18, 15-20; Sal 94; 1Cor 7, 32-35; Mc 1, 21-28

 

Vangelo Mc 1, 21-28

Dal vangelo secondo Marco

A Cafarnao, entrato proprio di sabato nella sinagoga, Gesù si mise ad insegnare. Ed erano stupiti del suo insegnamento, perché insegnava loro come uno che ha autorità e non come gli scribi. Allora un uomo che era nella sinagoga, posseduto da uno spirito immondo, si mise a gridare: "Che c'entri con noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci! Io so chi tu sei: il santo di Dio". E Gesù lo sgridò: "Taci! Esci da quell'uomo". E lo spirito immondo, straziandolo e gridando forte, uscì da lui. Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: "Che è mai questo? Una dottrina nuova insegnata con autorità. Comanda persino agli spiriti immondi e gli obbediscono!". La sua fama si diffuse subito dovunque nei dintorni della Galilea. Parola del Signore

 

“COMANDA PERFINO AGLI SPIRITI IMMONDI E GLI OBBEDISCONO”. (Mc. 1,27)

La parola di Gesù taglia come una spada: con lui o contro di lui. L’uomo deve scegliere: o schiavo o libero, o essere posseduto o possedersi, o essere persona o restare un individuo manipolato. “Due padroni dirà Gesù in altra occasione, non si possono servire”. La personalità di Gesù supera, fin da questo primo gesto, ogni statura umana. Il pasticcio non è roba per lui come non lo è il rattoppo. Dovrebbe essere così anche per il cristiano comune, tanto da costringere il mondo a confessare: “Nessuno è schietto come lui, nessuno è più onesto, più pulito, più coerente, più esente da compromessi, più libero di lui”. Facendo un po’ i conti con questa pagina di Vangelo ce n’è quanto basta per sentirci “costretti” a fare delle scelte precise, che abbiano il sapore di una libertà interiore ritrovata. A costo di apparire di un altro mondo.

 

 

LUNEDI’ 2 FEBBRAIO: PRESENTAZIONE DEL SIGNORE

Tra i santi ricordati oggi: Santa Caterina De Ricci; San Cornelio, centurione.

Una scheggia di preghiera:

 

TU SEI LA LUCE CHE ILLUMINA OGNI UOMO.

 

Hanno detto: C’è molta gente che sa fare la predica sul peccato, ma troppo pochi sanno far sentire che il bene è bello, che il volersi bene è bello, che il prodigarsi è bello. (P. Mazzolari)

Saggezza popolare:

La giustizia è la forza dei re, la furbizia è la forza della donna, l'orgoglio è la forza dei pazzi, la spada è la forza del bandito, l'umiltà è la forza dei saggi, le lacrime sono la forza del bambino, l'amore di un uomo e una donna è la forza del mondo. (Prov. Cinese)

Un aneddoto: Un buon ebreo arrivò correndo dal suo rabbino ed esclamò: “Rabbi, è successa una cosa terribile. Mio figlio vuole sposare una cristiana!”. “Tuo figlio?” rispose il rabbino. “Guarda me e mio figlio. Io sono il capo della comunità, guardano a me e alla mia famiglia, vedono in me un esempio. E mio figlio anche lui vuole sposare una cristiana e farsi battezzare”. Il buon ebreo tacque per un momento, confuso, poi disse: “Tutti vengono da te con i loro problemi, ma tu cosa fai quando hai un problema così grosso? A chi ti rivolgi?”. “Cosa vuoi che faccia? Mi sono rivolto a Dio”. “E... che cosa ti ha detto?”. “Dio mi ha detto: Tuo figlio?  Guarda un po’ il mio!”. Il mistero dell’Incarnazione è tutto qui. Dio che dice: “Anch’io!”.

Parola di Dio: Ml. 3,1-4; Sal. 23; Eb. 2,14-18; Lc. 2,22-40

 

Vangelo Lc 2, 22-40

Dal Vangelo secondo Luca

Quando venne il tempo della loro purificazione secondo la Legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per offrirlo al Signore, come è scritto nella Legge del Signore: ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore; e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o di giovani colombi, come prescrive la Legge del Signore. Ora a Gerusalemme c'era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e timorato di Dio, che aspettava il conforto d'Israele; lo Spirito Santo che era sopra di lui, gli aveva preannunziato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Messia del Signore. Mosso dunque dallo Spirito, si recò al tempio; e mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per adempiere la Legge, lo prese tra le braccia e benedisse Dio: "Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace secondo la tua parola; perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli, luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele". Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e parlò a Maria, sua madre: "Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione perché siano svelati i pensieri di molti cuori. E anche a te una spada trafiggerà l'anima". C'era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuele, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto col marito sette anni dal tempo in cui era ragazza, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme. Quando ebbero tutto compiuto secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nazareth. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era sopra di lui. Parola del Signore

 

“ORA LASCIA, O SIGNORE, CHE IL TUO SERVO VADA IN PACE SECONDO LA TUA PAROLA; PERCHÉ I MIEI OCCHI HANNO VISTO LA TUA SALVEZZA…” (Lc 2,29s.).

Simeone  aveva certo la vista stanca, essendo ormai avanti negli anni; eppure soltanto lui seppe vedere nel piccolo figlio di Maria e Giuseppe un segno di speranza: Era soltanto un bambino quello che Simeone stringeva tra le braccia: e non c’era proprio nulla di straordinario in quel piccolo di uomo. Ma proprio grazie alla tenerezza suscitata da quel bambino Simeone seppe riconoscere la salvezza di Dio. A questo riguardo dobbiamo ammettere che oggi la nostra vista è decisamente più spenta: noi fatichiamo a vedere la salvezza di Dio. Ogni giorno passano davanti ai nostri occhi tante immagini, e i moderni mezzi di comunicazione hanno senza dubbio ampliato la nostra possibilità di vedere: grazie alla tecnologia, infatti, possiamo avere davanti agli occhi immagini provenienti da tutte le parti del mondo. Eppure attraverso queste numerose immagini fatichiamo a vedere la salvezza di Dio: il nostro sguardo appare disincantato, e sembra incapace di esprimere quello stupore che leggiamo invece sugli occhi del vecchio Simeone. Dobbiamo qui riconoscere che è stata proprio la tecnologia moderna a renderci così disincantati e superficiali: essa infatti ci ha sommerso di immagini e in tal modo noi non ci stupiamo quasi più di nulla. Al punto che quando siamo testimoni di un suggestivo spettacolo della natura, un tramonto, un temporale, una montagna o soltanto un fiore, subito ricorriamo alla macchina fotografica; e se non l’abbiamo a disposizione, ci rammarichiamo dell’occasione persa: ma quasi ci dimentichiamo di ammirare quello spettacolo inatteso. Così, a furia di voler vedere, rischiamo di avere sempre gli occhi annebbiati.

 

 

MARTEDI’ 3 FEBBRAIO

Tra i santi ricordati oggi: San Biagio, Vescovo e Martire; Sant’Ansgario (Oscar), Vescovo.

Una scheggia di preghiera:

 

CREDO IN TE, DIO DELLA VITA E DELL’AMORE.

 

Hanno detto: Mettiamo l’orgoglio sotto i piedi e saremo liberi, sereni e fraterni: saremo creature che vivono e testimoniano la risurrezione di Cristo. (Beato Giovanni XXIII, papa).

Saggezza popolare: La pazienza è potere: con il tempo e la pazienza, il gelso si tramuta in seta. (Prov. Cinese)

Un aneddoto: IL PROTETTORE DELLA GOLA

Biagio era vescovo di Sebaste, in Cappadocia, nell’Asia Minore. Era un uomo veramente di Dio, tutto carità e fede. Un giorno fu chiamato urgentemente da una mamma. Un suo figlio stava morendo, soffocato alla gola da una lisca di pesce. Il santo lo benedisse e il fanciullo guarì. Ma un altro giorno fu chiamato dal prefetto romano, nemico dei cristiani, che così gli disse: Allora, vuoi o no adorare gli dei?

Biagio rispose: I tuoi dei non li adorerò mai! Fu a lungo torturato, ma finalmente un angelo del Signore gli apparve e gli disse: Biagio, vieni ora a ricevere la corona che Dio ti ha preparata. Allora il prefetto, vedendolo irremovibile nella fede in Cristo Gesù, ordinò al carnefice di trapassargli con la spada la gola. Fu proprio prima di morire che Biagio pregò il Signore, così: Dio Salvatore, libera dal mal di gola e da qualunque altro male chiunque invoca il tuo nome! Una voce dal cielo gli rispose: Sarai esaudito. Poi il santo fu decapitato, insieme a due ragazzi, ed era l’anno 287.

Parola di Dio: Eb 12, 1-4;Sal 21; Mc 5, 21-43

 

Vangelo Mc 5, 21-43

Dal vangelo secondo Marco.

In quel tempo, essendo passato di nuovo Gesù all'altra riva, gli si radunò attorno molta folla, ed egli stava lungo il mare. Si recò da lui uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, vedutolo, gli si gettò ai piedi e lo pregava con insistenza: "La mia figlioletta è agli estremi; vieni a imporle le mani perché sia guarita e viva". Gesù andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno. Or una donna, che da dodici anni era affetta da emorragia e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza nessun vantaggio, anzi peggiorando, udito parlare di Gesù, venne tra la folla, alle sue spalle, e gli toccò il mantello. Diceva infatti: "Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello, sarò guarita". E subito le si fermò il flusso di sangue, e sentì nel suo corpo che era stata guarita da quel male. Ma subito Gesù, avvertita la potenza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: "Chi mi ha toccato il mantello?". I discepoli gli dissero: "Tu vedi la folla che ti si stringe attorno e dici: Chi mi ha toccato?". Egli intanto guardava intorno, per vedere colei che aveva fatto questo. E la donna impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. Gesù rispose: "Figlia, la tua fede ti ha salvata. Và in pace e sii guarita dal tuo male". Mentre ancora parlava, dalla casa del capo della sinagoga vennero a dirgli: "Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?". Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: "Non temere, continua solo ad aver fede!". E non permise a nessuno di seguirlo fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo. Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava. Entrato, disse loro: "Perché fate tanto strepito e piangete? La bambina non è morta, ma dorme". Ed essi lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della fanciulla e quelli che erano con lui, ed entrò dove era la bambina. Presa la mano della bambina, le disse: "Talità kum", che significa: "Fanciulla, io ti dico, alzati!". Subito la fanciulla si alzò e si mise a camminare; aveva dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. Gesù raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e ordinò di darle da mangiare. Parola del Signore

 

“PERCHE’ FATE TANTO STREPITO E PIANGETE?”. (Mc.5,39

“Perché Dio mi ha fatto questo?”; “Cosa ho fatto di male per meritarmi questo?”; “Perché Dio mi punisce così?”. Quante volte abbiamo sentito piangere o gridare frasi come queste per la morte di un figlio, di una moglie o di un marito, di un genitore... Come gli antichi pagani, come coloro che non conoscono il cristianesimo oppure l’hanno abbandonato, siamo portati d’istinto a credere che la morte - con tutto il suo terribile corteo che l’accompagna o la provoca: malattie, disgrazie, incidenti, violenza...  sia una decisione o una punizione di qualcuno che sta al di sopra di noi, e che per noi prende le decisioni che non sono alla nostra portata: le più importanti della vita. é angosciante pensare e sentire Dio così. Come si può amare uno che ti fa morire un figlio, un genitore, una sposa, un amico? Di un essere così si può avere soltanto paura, cercando di sfuggirgli in ogni modo, oppure cercando in ogni modo di tenerlo calmo, come fanno i nuovi pagani: ricorrendo ad amuleti, ai maghi, ai riti satanici. Gesù ci ricorda e ci ripropone ciò che Dio ha sempre cercato di far capire di se stesso: “Dio non ha creato la morte e non gode per la rovina dei viventi. Egli infatti ha creato tutto per l’esistenza. Dio ha creato l’uomo per l’immortalità”. Nei momenti in cui la morte si avvicina, ci sfiora o ci colpisce, quando ci viene istintivo pensare che Dio ci stia castigando o punendo, pensiamo a Gesù per le strade della Palestina. Egli non va in giro distribuendo malattie, incidenti, disgrazie, morte ai peccatori e ai giusti, ai miscredenti o ai credenti. Egli ha compassione di chi soffre, si fa vicino, ne cura le ferite, prende su di sé le sofferenze di tutti. Soccorre tutti e dona salute e vita. Questo è il Dio rivelato da Gesù e operante in Gesù. é accanto a noi, soffre con noi, piange con noi, come davanti al sepolcro di Lazzaro, ci assicura che la morte, con tutto il suo terribile corteo, sarà sconfitta anche in noi.

 

 

MERCOLEDI’ 4 FEBBRAIO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Andrea Corsini, vescovo; San Federico, abate.

Una scheggia di preghiera:

 

AIUTAMI SIGNORE A RICONOSCERE LA MIA MISERIA.

 

Hanno detto: Non si può staccare la verità dall’amore. Dio non è solo verità, ma anche amore. Egli abita unicamente nella verità che viene dall’amore. (R. Guardini)

Saggezza popolare: Nella bocca chiusa non entrano mosche. (Prov. Cinese)

Un aneddoto: Il beato Pedro Gonzales, il domenicano di Palencia che i marinai chiamano “sant’Elmo”, s’era preso cura di sette fratellini suoi nipoti, che erano rimasti orfani; perché si rendessero utili, li mandava sugli scogli in riva al mare con delle lampade affinché segnalas­sero il pericolo durante le tempeste. E molti naviganti dovevano la vita a quei segnali di salvezza: così i marinai, quando vedono dei lampi sul finir degli uragani, dicono che “sono i sette fratellini mandati da Sant’Elmo a soccorre i marinai”.

Parola di Dio: Eb 12, 4-7. 11-15; Sal 102; Mc 6, 1-6

 

Vangelo Mc 6, 1-6

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù andò nella sua patria e i discepoli lo seguirono. Venuto il sabato, incominciò a insegnare nella sinagoga. E molti ascoltandolo rimanevano stupiti e dicevano: "Donde gli vengono queste cose? E che sapienza è mai questa che gli è stata data? E questi prodigi compiuti dalle sue mani? Non è costui il carpentiere, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle non stanno qui da noi?". E si scandalizzavano di lui. Ma Gesù disse loro: "Un profeta non è disprezzato che nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua". E non vi poté operare nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi ammalati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità. Gesù andava attorno per i villaggi, insegnando. Parola del Signore

 

“E SI SCANDALIZZAVANO DI LUI”. (Mc. 6,3)

Al fondo dell’episodio narrato nel vangelo di oggi c’è una ragione che ci coinvolge tutti. L’uomo, da che mondo è mondo, è portato a pensarsi sempre in termini di autosufficienza, di autonomia da Dio, come se fosse un superuomo assoluto. Si dice di credere a Dio, ma di fatto crediamo solo a noi stessi. Si fa la comunione, ma non ci si confessa mai come peccatori. Ci si chiude in casa e poi si brontola perché non si ha amicizia. Si mette su famiglia, ma non ci si sposa. Si lasciano i ragazzi soli tutto il pomeriggio e poi si piange se li ritroviamo “drogati”. Con grande superficialità, in ossequio alla tradizione, se nasce un figlio, lo si battezza per poter giustificare lo spumante da stappare con gli amici. In tutta questa faccenda non è Cristo che ci rimette, ma noi. Si può paralizzare una persona, ridurla all’impotenza, semplicemente non dandole fiducia, buttandole addosso il peso di un indizio preconcetto. Quante energie soffocate, quanti scoraggiamenti, quanta gioia distrutta dai nostri giudizi decisi e inappellabili su coloro che crediamo di conoscere!

 

 

GIOVEDI’ 5 FEBBRAIO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Agata, martire; Sant’Isidoro, martire.

Una scheggia di preghiera:

 

DALLA MIA VITA GLI ALTRI POSSANO VEDERE IL MIO AMORE PER TE, O SIGNORE.

 

Hanno detto: Gesù è al centro di tutto. E’ impossibile colpire un essere umano senza colpire lui, umiliare qualcuno senza umiliare lui, maledire o uccidere uno qualsiasi senza maledire o uccidere lui. (Leon Bloy)

Saggezza popolare:

Non temere se il tuo cavallo scappa. Se ti appartiene ritornerà. E se non tornerà, è perché non è mai stato tuo. (Prov. Cinese)

Un aneddoto: LA PASSIONE DI AGATA

Agata era di nobile famiglia catanese. La sua ricchezza, unita alla sua straordinaria bellezza, affascinò il console Quinziano, che la chiese in sposa. Essa disse d’essere già impegnata e per nulla al mondo avrebbe cambiato parere. Si fece ricorso ai filtri d’amore della maga Afrodisia; ma inutilmente. L’amore di Quinziano si trasformò allora in odio. Venuto a sapere che era cristiana e che aveva votato la sua verginità a Gesù, la fece arrestare. Entrando nel carcere, gioiosa come alla festa di nozze, Agata pregava: “Signore, ho sempre nutrito il mio spirito con la meditazione della tua morte. Ora, Gesù, Amore mio, fammi forte nella prova, perché possa essere tua per sempre”. Agata prega. Quindi china la testa sotto la spada. Vergine e martire suggella per sempre il suo patto di amore. Le sue labbra, bellissime anche nel bacio della mor­te, sembrano sussurrare: “Gesù! Ti ho tanto cercato e ora contemplo il tuo volto. Ti ho tanto desiderato, e ora sei mio. Ti ho amato senza misura: ora in cielo sono tua per sempre!”.

Parola di Dio: Eb 12, 18-19. 21-24; Sal 47; Mc 6, 7-13

 

Vangelo Mc 6, 7-13

Dal vangelo secondo Marco.

In quel tempo, Gesù chiamò i Dodici, ed incominciò a mandarli a due a due e diede loro potere sugli spiriti immondi. E ordinò loro che, oltre al bastone, non prendessero nulla per il viaggio: né pane, né bisaccia, né denaro nella borsa; ma, calzati solo i sandali, non indossassero due tuniche. E diceva loro: "Entrati in una casa, rimanetevi fino a che ve ne andiate da quel luogo. Se in qualche luogo non vi riceveranno e non vi ascolteranno, andandovene, scuotete la polvere di sotto ai vostri piedi, a testimonianza per loro". E partiti, predicavano che la gente si convertisse, scacciavano molti demòni, ungevano di olio molti infermi e li guarivano. Parola del Signore

 

“GESU’ CHIAMO’ I DODICI E COMINCIO’ A MANDARLI”. (Mc.6,7)

A chi è rivolto questo invito di Gesù: “Andate!”? Si pensa di solito: agli apostoli e, oggi, ai loro successori: il papa, i vescovi, i preti. La cosa riguarda loro, non noi poveri laici, pensano molti. Ma è proprio questo il fatale errore. è verissimo che, in primo luogo, egli manda gli apostoli. Ma non da soli. Essi devono essere le guide, gli animatori degli altri, nella comune missione. Pensare diversamente, sarebbe come dire che si può fare una guerra solo con i generali e i capitani, senza soldati; o che si può mettere in piedi una squadra di calcio, solo con un allenatore e un arbitro. Gesù dunque invia tutti i suoi discepoli. Ha bisogno di tutti. Mi sembra di vedere le reazioni della gente al sentirsi dire che devono diventare evangelizzatori e testimoni di Gesù. “Ma come, non è già abbastanza che diamo del nostro tempo per ascoltare il Vangelo o andare qualche volta in chiesa, che ci si chiede anche di farci noi annunciatori? Ma lo sapete, voi preti, cosa significa avere famiglia, e il lavoro e la lotta per la vita...?”. Ma diventare evangelizzatori, non è un peso in più nella vita; è una gioia, un aiuto che fa dimenticare tutti i pesi o aiuta a portarli meglio. Non dimentichiamo che Gesù ha promesso il centuplo già quaggiù a chi si mette a sua completa disposizione per il Regno.

 

 

 VENERDI’ 6 FEBBRAIO

Tra i santi ricordati oggi: San Paolo Miki e compagni, martiri; San Gastone, Vescovo, Santa Dorotea, martire.

Una scheggia di preghiera:

 

LIBERACI O SIGNORE DA OGNI MALE.

 

Hanno detto: Nella vita c’è un solo modo per essere felici: vivere per gli altri. (L. Tolstoi)

Saggezza popolare: Non usare un'accetta per togliere una mosca dalla fronte del tuo amico. (Prov. Cinese)

Un aneddoto: San Francesco di Sales secondo il Patriarca di Venezia, card. Albino Luciani (Giovanni Paolo I) intervistava la regina Margherita, quando stava per imbarcarsi con Luigi IX, il santo suo sposo, per l’Oriente: “Dove va, Signora?”. “Dove va il Re”. “Ma sa di preciso dove il Re vada?”. “Me l’ha detto in modo generico, tuttavia non mi preoccupo di saper dove vada, mi preme soltanto di andare con lui”. “Ma dunque, Signora, non ha alcuna idea, di questo viaggio?”. “No. nessuna idea, tranne quella di essere in compagnia sempre col mio caro signore e marito”. “Suo marito andrà in Egitto, si fermerà a Damietta, in Acri e in parecchi altri luoghi: non ha intenzione anche lei, Signora, di andare colà?” “Veramente no. Io non ho altra intenzione che quella di stare vicina al mio Re: i siti dove egli si reca non hanno per me importanza alcuna, se non in quanto vi sarà lui. Più che andare, io lo seguo, capisce? Non scelgo un viaggio: mi basta la presenza del Re”. Ebbene, quel Re è Dio, e Margherita è ognuno di noi, se ama sul serio il Signore.

Parola di Dio: Eb 13, 1-8; Sal 26; Mc 6, 14-29

 

Vangelo Mc 6, 14-29

Dal vangelo secondo Marco.

In quel tempo, il re Erode sentì parlare di Gesù, poiché intanto il suo nome era diventato famoso. Si diceva: "Giovanni il Battista è risuscitato dai morti e per questo il potere dei miracoli opera in lui". Altri invece dicevano: "E' Elia"; altri dicevano ancora: "E' un profeta, come uno dei profeti". Ma Erode, al sentirne parlare, diceva: "Quel Giovanni che io ho fatto decapitare è risuscitato!". Erode infatti aveva fatto arrestare Giovanni e lo aveva messo in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo, che egli aveva sposata. Giovanni diceva a Erode: "Non ti è lecito tenere la moglie di tuo fratello".  Per questo Erodìade gli portava rancore e avrebbe voluto farlo uccidere, ma non poteva, perché Erode temeva Giovanni, sapendolo giusto e santo, e vigilava su di lui; e anche se nell'ascoltarlo restava molto perplesso, tuttavia lo ascoltava volentieri.  Venne però il giorno propizio, quando Erode per il suo compleanno fece un banchetto per i grandi della sua corte, gli ufficiali e i notabili della Galilea. Entrata la figlia della stessa Erodìade, danzò e piacque a Erode e ai commensali. Allora il re disse alla ragazza: "Chiedimi quello che vuoi e io te lo darò". E le fece questo giuramento: "Qualsiasi cosa mi chiederai, te la darò, fosse anche la metà del mio regno". La ragazza uscì e disse alla madre: "Che cosa devo chiedere?". Quella rispose: "La testa di Giovanni il Battista".  Ed entrata di corsa dal re fece la richiesta dicendo: "Voglio che tu mi dia subito su un vassoio la testa di Giovanni il Battista".  Il re divenne triste; tuttavia, a motivo del giuramento e dei commensali, non volle opporle un rifiuto. Subito il re mandò una guardia con l'ordine che gli fosse portata la testa.  La guardia andò, lo decapitò in prigione e portò la testa su un vassoio, la diede alla ragazza e la ragazza la diede a sua madre.  I discepoli di Giovanni, saputa la cosa, vennero, ne presero il cadavere e lo posero in un sepolcro. Parola del Signore

 

“NON TI E’ LECITO!” (Mc. 6,18)

Questa frase che il Battista dice con fermezza ad Erode e che poi gli costerà la vita, può far nascere in noi una domanda: è giusto nella comunità , davanti a certe situazioni dire: “Non ti è lecito”? Gesù nel suo Vangelo parla di correzione fraterna e invita ad usare da una parte grande attenzione e misericordia ai fratelli e dall’altra ad essere fedeli a quelli che sono i comandamenti di Dio, però Lui stesso, l’unico che poteva farlo a pieno titolo pur lanciando molti “Guai!” li lancia sempre prima di tutto non in vista di una condanna ma per una conversione. Davanti ad una pubblica peccatrice, le dice con chiarezza che il suo comportamento non è secondo la volontà di Dio ma le offre anche la possibilità di essere perdonata e di ricominciare da capo. Ecco allora qual dovrebbe essere il nostro atteggiamento nei confronti del peccato e di chi lo opera: il Cristiano deve informare il suo agire alla morale del Vangelo perché le norme che ci sono date non sono una imposizione ma sono la strada della felicità  che Dio ci indica. Il Cristiano vede il male e non può non stigmatizzarlo come un qualcosa che fa del male a tutti. Il cristiano ha il diritto e il dovere di dire la sua parola in campo morale, ma attenzione al come e alla persona a cui ci si rivolge. Ricordiamoci che siamo tutti fragili e deboli e che tutti abbiamo bisogno di misericordia e di perdono. Ricordiamoci anche che se esiste un male oggettivo che va bandito ci sono poi mille situazioni soggettive in cui le persone che lo compiono possono trovarsi, e poi, non sempre tutto quello che è bene è realizzato a fine di bene e tutto quello che è male è fatto con la volontà e la coscienza del male. Chi di voi ha una certa età ricorda che quando andavamo al catechismo noi, ci veniva insegnato che perché ci sia un peccato grave occorrono materia grave, piena avvertenza, deliberato consenso. Quindi ogni volta che ci correggiamo vicendevolmente, oltre alla carità che Gesù ci ha insegnato, teniamo conto anche di queste cose.

 

 

SABATO 7 FEBBRAIO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Egidio Maria da Taranto, religioso; Sant’Adautto, martire.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, AIUTAMI A VIVERE DA VIVO.

 

Hanno detto: Chi comincia ad amare, deve essere pronto a soffrire. (San Pio da Pietrelcina).

Saggezza popolare: Quando piove lo stolto impreca contro gli dei, il saggio si procura un ombrello. (Prov. Cinese)

Un aneddoto: Raoul Follereau, l’apostolo dei lebbrosi, si recò a trovare un amico il quale, dopo la morte improvvisa del figlio, s‘era chiuso in un tragico mutismo che nessun conforto riusciva a fargli rompere. Non gli diede la mano, ma lo accarezzò sulla spalla, come se volesse incoraggiarlo a muoversi. L’altro scoppiò a piangere di fronte a quella prova di delicatezza e così uscì dalla sua immensa pena. Il Signore senza che lo vediamo ci batte alla spalla dicendo anche a noi: “Coraggio”.

Parola di Dio: Eb 13, 15-17. 20-21; Sal 22; Mc 6, 30-34

 

Vangelo Mc 6, 30-34

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e insegnato. Ed egli disse loro: "Venite in disparte, in un luogo solitario, e riposatevi un po'". Era infatti molta la folla che andava e veniva e non avevano più neanche il tempo di mangiare.  Allora partirono sulla barca verso un luogo solitario, in disparte.  Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città cominciarono ad accorrere là a piedi e li precedettero.  Sbarcando, vide molta folla e si commosse per loro, perché erano come pecore senza pastore, e si mise a insegnare loro molte cose.  Parola del  Signore

 

“VENITE IN DISPARTE, IN UN LUOGO SOLITARIO E RIPOSATEVI UN PO'”. (Mc.6,31)

Gesù invita i suoi discepoli a staccarsi dalla folla, dal loro lavoro, e ritirarsi con lui in un “luogo solitario”. Insegna loro a fare quello che faceva lui: a equilibrare azione e contemplazione, a passare dal contatto con la gente al dialogo con se stessi, con gli altri e con Dio. Il tema è di grande importanza e attualità. Il ritmo della vita ha preso una velocità che supera le nostre capacità di adattamento. Il correre è diventato spesso una frenesia e una malattia. Si dice: “Chi si ferma è perduto”, ma perduto è anche chi diventa ingranaggio di una macchina che non si ferma mai. Si perde, in questo modo, la capacità di distacco critico che permette di esercitare un dominio sul fluire, spesso caotico e scomposto, delle vicende e delle esperienze quotidiane. La vita, allora, non è più un viaggio, ma un semplice trasferimento. Non si ha tempo di capire e di gioire di ciò che la vita offre giorno per giorno. è come viaggiare su un’autostrada con la sola preoccupazione di arrivare alla meta nel minor tempo possibile, senza nulla godere del paesaggio che si attraversa. Uno può trovarsi dall’altro capo dell’esistenza, senza neppure accorgersi di avere vissuto. Gesù, nel Vangelo, non dà mai l’impressione di essere agitato dalla fretta. Perdere tempo è, a volte, il modo migliore per ritrovarlo. Il vero tempo perduto è quello che spendo fuori di me, nell’agitazione, senza mai pormi le domande essenziali: “Chi sono? Cosa voglio? Dove vado?”; senza mai pensare che c’è un Dio e che io, proprio io, esisto davanti a questo Dio.

 

 

DOMENICA 8 FEBBRAIO: V DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO B

Tra i santi ricordati oggi: San Girolamo Emiliani, fondatore; Santa Giuseppina Bakita; San Giovanni di Matha, fondatore.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, DI TE MI FIDO, A TE MI AFFIDO.

 

Hanno detto: La verità che non è scaldata dal calore del cuore è una verità tradita. (J. Sullivan).

Saggezza popolare: Quando viaggi su una strada fangosa, non fermarti a pulire i sandali. (Prov. Cinese)

Un aneddoto: Girolamo Emiliani, che tutti chiamavano “Padre”, anche se non fu mai sacerdote, un giorno era in cammino verso Milano, dove aveva istituito il famoso “orfanotrofio dei Martinit”, con un gruppo di orfanelli.

Sfinito dal viaggio e dalle fatiche, si sentì male. Riuscì a rifugiarsi in un cascinale diroccato, dove si distese su un po’ di paglia, tra lo sconforto e il pianto dei suoi piccoli accompagnatori. Chiesto aiuto, sopraggiunse finalmente un ricco cavaliere. Vedendo il santo, ormai conosciuto da tutti, in stato pietoso, gli offrì ospitalità nella sua casa. Disse: Padre Girolamo, si degni essere ospitato nella mia casa. Purtroppo però posso accogliere solamente lei; non ho posto per i suoi ragazzi. Con un fil di voce, ma con dolce decisione, Girolamo rispose: Dio vi ricompensi della vostra carità, ma non posso accettare la vostra premurosa ospitalità, non posso abbandonare questi miei amati figli. Io voglio vivere e morire con loro! Infatti morì con loro e per loro a Somasca, vicino a Bergamo, l’8 febbraio 1936, colpito dalla peste, contratta nel curarli.

Parola di Dio: Gb 7, 1-4. 6-7; Sal 146; 1Cor 9, 16-19. 22-23; Mc 1, 29-39

 

Vangelo Mc 1, 29-39

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù, uscito dalla sinagoga, si recò in casa di Simone e di Andrea, in compagnia di Giacomo e di Giovanni. La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. Egli, accostatosi, la sollevò prendendola per mano; la febbre la lasciò ed essa si mise a servirli. Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. Tutta la città era riunita davanti alla porta. Guarì molti che erano afflitti da varie malattie e scacciò molti demoni; ma non permetteva ai demoni di parlare, perché lo conoscevano. Al mattino si alzò quando ancora era buio e, uscito di casa, si ritirò in un luogo deserto e là pregava. Ma Simone e quelli che erano con lui si misero sulle sue tracce e, trovatolo, gli dissero: "Tutti ti cercano!". Egli disse loro: "Andiamocene altrove per i villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!". E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demoni. Parola del Signore

 

“AL MATTINO SI ALZO’ QUANDO ERA ANCORA BUIO E, USCITO DI CASA SI RITIRO’ IN UN LUOGO DESERTO”. (Mc. 1,35)

Si era creato attorno a Gesù un grande entusiasmo perché avevano visto miracoli e guarigioni, ma Gesù prende le distanze da questo tipo di facili entusiasmi. Gesù sa di non essere venuto a far miracoli, ma ad annunziare il vangelo del regno di Dio. Certi entusiasmi, interessati più al miracolo che alla fede, non sono di suo gradimento: li considera monete fuori corso. Vuole essere cercato non per le grazie “che fa”, ma per quello “che è” e per quello “che dice”. Non è venuto a fare il medico dei corpi, ma dello spirito. Gesù vuole una fede che non chiede i miracoli, ma che sfocia nel “sia fatta la volontà del Padre”. Certi accostamenti a Dio “per grazia ricevuta” non sempre sono chiari. Se sono segno di una fede che è accolta o di una fede ritrovata, ben vengano. La vera grazia è questa. In caso diverso restano sdolcinate espressioni di una religiosità vestita di ateismo, dalla quale è bene prendere le distanze. Pregare Dio “perché il nonno è ammalato” è cosa buona. Ma può anche non esserlo, se si dimentica di pregare “quando il nonno sta bene”. Il bisogno di Dio deve nascere dalla fede o deve sfociare nella fede che cambia la vita.

 

 

LUNEDI’ 9 FEBBRAIO

Tra i santi ricordati oggi: Apollonia, vergine e martire; San Rinaldo, vescovo.

Una scheggia di preghiera:

 

SEI TU SIGNORE IL PANE, UN CIBO SEI PER NOI.

 

Hanno detto: Colui che stima il suo tempo troppo prezioso per poterlo perdere ad ascoltare gli altri, in realtà non avrà mai tempo né per

Dio né per il prossimo; ne avrà soltanto per se stesso e per le proprie idee. (D. Bonhöffer)

Saggezza popolare: Se le vostre parole non sono migliori del silenzio, dovreste restare zitti. (Prov. Cinese)

Un aneddoto: L’arcivescovo di Perugia, mons. Rosa, era entrato un giorno in una chiesa della periferia dove si celebrava la Messa solo alla domenica. Come avviene in questi casi, la gente del rione accorse alla chiesa e l’Arcivescovo parlò a quei cari fedeli. Poi disse al suo segretario di andare in sacrestia, e di vestirsi per impartire la Benedizione Eucaristica. Il segretario va, e poco dopo ritorna di­cendo: “Monsignore, in sacrestia c’è un ragazzo che ha la chiave del Tabernacolo, ma non vuoi darmela”. Allora mons. Rosa va in sacrestia e chiede: “Sei tu che hai la chiave del Tabernacolo?”. “Sì”, risponde il piccolo. “Ebbene, dammi la chiave perché possiamo fare la funzione”. “No”, dice il ragazzo: “io la chiave non la do a nessuno. Quando il prete se ne va, alla domenica, mi ripete sempre”: “Bada bene! Questa è la chiave della Casa del Signore. Tu non devi darla a nessuno”. E io non la do” .  Si arrese dopo molte istanze del prelato, ma prima volle che tutti uscissero, perché non vedessero dove egli la custodiva. Così noi non dobbiamo dare a chiunque il nostro cuore: è riservato al Signore anzitutto.

Parola di Dio: Gen 1, 1-19; Sal 103; Mc 6, 53-56

 

Vangelo Mc 6, 53-56

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli, compiuta la traversata, approdarono e presero terra a Genèsaret.  Appena scesi dalla barca, la gente lo riconobbe, e accorrendo da tutta quella regione cominciarono a portargli sui lettucci quelli che stavano male, dovunque udivano che si trovasse. E dovunque giungeva, in villaggi o città o campagne, ponevano i malati nelle piazze e lo pregavano di potergli toccare almeno la frangia del mantello; e quanti lo toccavano guarivano. Parola del Signore

 

“ACCORRENDO DA TUTTA QUELLA REGIONE COMINCIARONO A PORTARGLI SUI LETTUCCI GLI AMMALATI, DOVUNQUE UDIVANO CHE SI TROVASSE. (Mc. 6,55)

La malattia è una cosa non bella. Essa fa parte del male e delle sue conseguenze che Gesù è venuto a combattere e curare. Il malato è per Gesù un “povero” che ha occasione di incontrare Dio proprio nella povertà della sua malattia ma anche una persona cara che Gesù è venuto a salvare. Gesù vede le malattie del corpo e su di esse si china. Ma vede anche e soprattutto le malattie dello spirito ed è soprattutto da queste che vuole guarire. Gesù non è uno dei tanti che si proclamano “guaritori”, non è neanche venuto a togliere la malattia e la sofferenza dal mondo. Gesù non si limita a dire “poveretto” al malato. Si china su di essi, piange con quelli che soffrono; Lui stesso, con la croce, si caricherà di tutte le sofferenze del mondo. Ma combatte con tutto Se stesso contro le malattie e soprattutto contro la radice di esse che è il male. Gesù non è un distributore automatico di facili miracoli e guarigioni ma Colui che subisce, accetta e redime le conseguenze del male dell’uomo e invita ciascuno di noi a fare altrettanto: combattere le malattie, le sofferenze, le povertà con tutta quella che può essere la scienza dell’uomo, ma soprattutto combattere il male che è attorno a noi e che si annida in noi stessi.

 

 

MARTEDI’ 10 FEBBRAIO

Tra i santi ricordati oggi: Santa Scolastica, vergine; San Guglielmo di Malavalle.

Una scheggia di preghiera:

 

CREA IN ME, O DIO, UN CUORE PURO.

 

Hanno detto: La bontà vince sempre: segretamente è stimata anche dai cuori più freddi, più solitari, più lontani. (San Luigi Orione).

Saggezza popolare: Se sei in viaggio, non preoccuparti della distanza, ma della meta... se ti siedi a un banchetto, non guardare alla quantità, ma alla qualità dei piatti che ti vengono serviti. (Prov. Cinese)

Un aneddoto: Ernest Hello, racconta di un contemplativo, chiamato Carpo, il quale si indignò amaramente per il fatto che un pagano era riuscito a far apostatare un povero cristiano. Dal risentimento, Carpo passò all’odio e giunse al punto di maledirli tutti e due. Poi, si dimenticò che il sole non deve tramontare sulla nostra ira, e s’addormentò crucciato nel cuore. Sognò di rivedere i due colpevoli sull’orlo di un precipizio mentre dei serpenti sibilavano in fondo al baratro. Allora Carpo, nel sonno, si mise a gridare che avevano quanto si erano meritato, e di nuovo li malediva; ad ogni maledizione, il terreno franava sotto i loro piedi. In quella, comparve Gesù che dal cielo tese la mano ai colpevoli e li sollevò dall’abisso. Quindi il Redentore disse a Carpo: “Avanti, alza la mano e colpisci, maledici anche me, perché sono pronto a morire ancora una volta per la salvezza d’un fratello. Su! perché non gridi la tua indignazione anche con me?”. Carpo capì la lezione e, da allora in poi, fu tanto dolce con tutti, che lo chiamavano “Carpo il misericordioso”.

Parola di Dio: Gen 1, 20 - 2, 4a; Sal 8; Mc 7, 1-13

 

Vangelo Mc 7, 1-13

Dal vangelo secondo Marco.

In quel tempo, si riunirono attorno a lui i farisei e alcuni degli scribi venuti da Gerusalemme. Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani immonde, cioè non lavate i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavate le mani fino al gomito, attenendosi alla tradizione degli antichi, e tornando dal mercato non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione, come lavature di bicchieri, stoviglie e oggetti di rame quei farisei e scribi lo interrogarono: "Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani immonde?".  Ed egli rispose loro: "Bene ha profetato Isaia di voi, ipocriti, come sta scritto: Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. Invano essi mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini. Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini".  E aggiungeva: "Siete veramente abili nell'eludere il comandamento di Dio, per osservare la vostra tradizione. Mosè infatti disse: Onora tuo padre e tua madre, e chi maledice il padre e la madre sia messo a morte. Voi invece dicendo: Se uno dichiara al padre o alla madre: è Korbàn, cioè offerta sacra, quello che ti sarebbe dovuto da me, non gli permettete più di fare nulla per il padre e la madre, annullando così la parola di Dio con la tradizione che avete tramandato voi. E di cose simili ne fate molte".  Parola del Signore

 

“QUESTO POPOLO MI ONORA CON LE LABBRA, MA IL SUO CUORE E’ LONTANO DA ME”. (Mc.7,6)

Al tempo di Gesù, i farisei non mangiavano se non si erano lavati le mani e non si mettevano a tavola, senza aver fatto prima le dovute abluzioni. Davano una grande importanza  alla “pulizia” rituale ed esteriore, facendo dipendere da essa la loro santità davanti a Dio. Ma Gesù chiama “ipocriti” queste persone e colpisce alla radice la tendenza, sempre in agguato, specie nelle persone pie e religiose, di dare più importanza ai gesti e ai riti esteriori che alle disposizioni del cuore. Il desiderio cioè di apparire buoni, più che di esserlo veramente. E’ la solita vecchia tentazione quella di comprare Dio con le cose o con atteggiamenti formalmente e rigorosamente legalistici, è la solita smania di apparire “buoni” per essere lodati e apprezzati da tutti. Ma dietro le apparenze che cosa c’è? Che cosa c’è dietro certe sgargianti vesti sacerdotali, dietro certi “Cavalieri di Santa croce” o dietro anche solo a certi maggiorenti della parrocchia? Non sta di certo a noi stabilirlo, anche se certe volte le cose sono talmente evidenti che non si può fare a meno di vederlo, ma Dio certamente non possiamo né comprarlo né ingannarlo con le maschere.

 

 

MERCOLEDI’ 11 FEBBRAIO

Tra i santi ricordati oggi: Ricorrenza della Madonna di Lourdes; Santa Eloisa; San Dativo, martire.

Una scheggia di preghiera:

 

FA CHE DALLA MIA BOCCA ESCANO SOLO PAROLE BUONE.

 

Hanno detto: Il grande coraggio lo si ottiene con un continuo ricominciare. Infatti coraggio è aver paura, ma andare avanti lo stesso. (R. Bazin).

Saggezza popolare: Se vuoi smettere di bere osserva attentamente, da sobrio, il comportamento di un ubriaco. (Prov. Cinese)

Un aneddoto: L'ARGUZIA DEI SEMPLICI

Bernadette Soubirous non brillava per intelligenza, ma di acume doveva possederne, perché le sue risposte erano ingenue ma sovente «sale e pepe». Già a 14 anni dovette difendersi in modo speciale dal parroco, suo primo avversario. Poiché la ragazza non volle mai accettare soccorso per la sua povera famiglia, forse per metterla alla prova un giorno lui volle farle prendere una borsa piena di monete d'oro. Si sentì rispondere: “Se la Madonna si è degnata di apparire a Lourdes non è per arricchire la mia famiglia ma per mostrare a tutti la via che conduce al Paradiso”. “Prendila almeno per darla ai poveri”, insistette il parroco. “l poveri saranno più edificati nel ricevere l'elemosina dalle mani di un sacerdote che dalle mie”, rispose a tono la ragazza. La madre le diceva: “Va là che sarai sempre una povera ignorante!”. Ma il parroco, quando cominciò a credere in Bernadette, ribatteva: “Mamma Soubirous, vostra figlia stenta a ritenere, ma comprende bene”. Comprendeva così bene, che alla proposta del vescovo di entrare in convento gli oppose l'impedimento della povertà. “Ma i poveri si accettano anche senza dote”, le fece notare il vescovo. “Sì, signore, ma sanno fare almeno qualcosa. Io sono buona a nulla”, gli rispose Bernadette. Il vescovo insistette: “Eppure stamattina ho visto che siete capace di tare qualcosa”. “Sì, pelare le patate”.

“In una comunità occorre anche quello”. Bernadette fu lieta di quella rassicurazione: entrò fra le suore di Nevers e fu per tutta la vita esempio di ubbidienza, umiltà e laboriosità. E anche di sagacia e di arguzia.

Parola di Dio: Gen 2, 4b-9. 15-17; Sal 103; Mc 7, 14-23

 

Vangelo Mc 7, 14-23

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù, chiamata di nuovo la folla, diceva loro: "Ascoltatemi tutti e intendete bene: non c'è nulla fuori dell'uomo che, entrando in lui, possa contaminarlo; sono invece le cose che escono dall'uomo a contaminarlo".  Quando entrò in una casa lontano dalla folla, i discepoli lo interrogarono sul significato di quella parabola. E disse loro: "Siete anche voi così privi di intelletto? Non capite che tutto ciò che entra nell'uomo dal di fuori non può contaminarlo, perché non gli entra nel cuore ma nel ventre e va a finire nella fogna?". Dichiarava così mondi tutti gli alimenti.  Quindi soggiunse: "Ciò che esce dall'uomo, questo sì contamina l'uomo. Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono le intenzioni cattive:fornicazioni, furti, omicidi, adultèri, cupidigie, malvagità, inganno, impudicizia, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dal di dentro e contaminano l'uomo". Parola del Signore

 

“SONO INVECE LE COSE CHE ESCONO DALL’UOMO A CONTAMINARLO”. (Mc.7,15)

Ciò che Gesù denunciava in alcuni farisei del suo tempo, di dare più importanza alla pulizia esteriore che alla purezza del cuore, si riproduce oggi su scala mondiale. Ci si preoccupa molto dell’inquinamento dell’atmosfera, delle acque, del buco nell’ozono; invece silenzio quasi assoluto sull’inquinamento interiore e morale. Chi si dà pensiero, per esempio, dell’inquinamento della verità dovuto a forme distorte di informazione, o di certi abusi della sessualità e manipolazioni genetiche che minacciano di inquinare le sorgenti stesse della vita? Ci indigniamo vedendo immagini di uccelli marini che escono dalle acque inquinate, ricoperti di catrame, ma non facciamo altrettanto per i nostri bambini precocemente viziati e spenti, a causa della coltre di malizia che ormai si stende su ogni aspetto della vita. Veniamo più direttamente a noi stessi. Se noi siamo attentissimi a ciò che “entra” in noi dalla bocca (cibi avariati, prodotti scaduti), ma non siamo altrettanto attenti a ciò che “esce” da essa (parole taglienti, violente, a volte false), non meritiamo anche noi il rimprovero di Cristo: “Ipocriti!”? Sia chiaro: non si tratta di opporre tra loro i due tipi di inquinamento. La lotta all’inquinamento, o in favore dell’igiene, è un segno di progresso e di civiltà al quale non si può a nessun costo rinunciare. Gesù non disse che non bisognava lavarsi le mani e tutto il resto. Disse che questo, da solo, non basta; non va alla radice del male. Per combattere tutto l’inquinamento che c’è nel mondo, bisogna mettersi in ricerca delle cause. E la ricerca ci riporta a un punto preciso: il cuore dell’uomo, il suo egoismo, la sua cupidigia, invidia, o almeno la sua disattenzione e negligenza insensibile.

 

 

GIOVEDI’ 12 FEBBRAIO

Tra i santi ricordati oggi: San Benedetto di Aniane, monaco; Santa Eulalia, vergine e martire.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, PIETA’!

 

Hanno detto: Fino a quando si ama il proprio amico, non si può ancora dire se si ama Dio; ma quando si ama il proprio nemico, allora sì che è chiaro che si ama Dio. (S. Kierkegaard)

Saggezza popolare: Un fabbricante di idoli non è mai un idolatra. (Prov. Cinese)

Un aneddoto: I facchini di Rabbah gli ruppero una botte di vino.

Il padrone si affrettò ad esigere il risarcimento. Gli operai si lamentarono con il dottore della Legge che invitò Rabbah a non esigere nessun risarcimento, perché quei facchini erano troppo poveri. Chiese il padrone: È questa la Legge di Dio? Sentenziò il dottore: Sì, se ne intendi bene l’anima. Il padrone allora condonò il risarcimento dei danni. Un’altra volta i lavoratori insistettero: Siamo poveri! Lavoriamo molto eppure soffriamo la fame e la miseria. Il dottore della Legge consigliò allora a Rabbah: Anticipa loro il salario, perché ne hanno bisogno... E dimentica poi questo acconto. Chiese il padrone: È questa la Legge di Dio? Rispose il dottore: Sì, se ne intendi bene ciò che vuole. La Legge di Dio infatti esige la giustizia, ma ha di mira l’amore. (Dal TALMUD).

Parola di Dio: Gen 2, 18-25; Sal 127; Mc 7, 24-30

 

Vangelo Mc 7, 24-30

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo Gesù, partito da Genesaret, andò nella regione di Tiro e di Sidone. Ed entrato in una casa, voleva che nessuno lo sapesse, ma non poté restare nascosto.  Subito una donna che aveva la sua figlioletta posseduta da uno spirito immondo, appena lo seppe, andò e si gettò ai suoi piedi.  Ora, quella donna che lo pregava di scacciare il demonio dalla figlia era greca, di origine siro-fenicia.  Ed egli le disse: "Lascia prima che si sfamino i figli; non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini". Ma essa replicò: "Sì, Signore, ma anche i cagnolini sotto la tavola mangiano delle briciole dei figli".  Allora le disse: "Per questa tua parola và, il demonio è uscito da tua figlia". Tornata a casa, trovò la bambina coricata sul letto e il demonio se n'era andato. Parola del Signore

 

“QUELLA DONNA CHE LO PREGAVA DI SCACCIARE IL DEMONIO DALLA FIGLIA ERA SIRO-FENICIA”. (Mc.7,26)

La donna straniera del Vangelo di oggi è un modello riuscito di fede e preghiera unite, cioè di fede supplicante. La sua fede parte dal riconoscere Gesù che chiama: “Signore” aprendosi così alla salvezza. E’ poi anche una fede che non si lascia smontare ma che trae a proprio vantaggio anche una prima battuta che sembra negativa e pesante. Fede preghiera devono andare insieme nella nostra vita perché entrambe sono espressioni fondamentali del nostro vivere cristiano e si potenziano a vicenda attraverso il loro esercizio personale e comunitario. La fede è l’atteggiamento fondamentale del credente che si traduce in preghiera che proietta la vita dell’uomo verso Dio e Dio verso la vita dell’uomo, e la preghiera a sua volta ci aiuta a riconoscere il nostro giusto ruolo nei confronti del Signore e la sua grande misericordia per noi.

 

 

VENERDI’ 13 FEBBRAIO

Tra i santi ricordati oggi: San Benigno da Todi, martire; Sante Fosca e Maura, martiri.

Una scheggia di preghiera:

 

APRI, SIGNORE, IL MIO CUORE PERCHE’ SAPPIA ACCOGLIERE.

 

Hanno detto: I non cristiani possono essere nemici di un cristiano; un cristiano è sempre il tenero amico di ogni essere umano; egli ha per ogni essere umano i sentimenti del cuore di Gesù. (Beato Giovanni XXIII, papa).

Saggezza popolare: Una canna da zucchero non sempre è dolce da tutte le parti. (Prov. Cinese)

Un aneddoto: Nel volume di Padre Graf, intitolato “Sì, Padre”, si legge che un giovane disoccupato aveva trovato lavoro presso uno strano padrone, il quale gli aveva mostrato un’aia ingombra di mille svariate cose e che bisognava spazzare entro la giornata.

Il giovane si mise di buona volontà e, al tramonto, fu felice di mostrare l’aia splendidamente ripulita. Il padrone lo pagò e gli disse di ritornare l’indomani. Quale non fu la sorpresa del giovane, il giorno dopo, quando ritrovò l’aia nuovamente in disordine, piena di oggetti inutili e sporca più di prima. La riassettò, ripulì, sgombrò. E il padrone ancora lo pagò e gli disse di ritornare l’indomani. Anche il terzo giorno l’aia presentava l’aspetto desolato d’un campo in disordine, pieno di sterpi e cianfrusaglie. Il giovanotto si seccò e disse al padrone che quel lavoro non gli piaceva. Questi spiegò: “A te che cosa importa? Non sei più disoccupato, vieni pagato puntualmente, hai qui un lavoro sicuro. Se a me piace farti guadagnare un salario in questo modo piuttosto che in un altro, perché devi seccarti? Ciò che importa è lavorare”. Qualcosa del genere avviene per la nostra anima che quotidianamente va accumulando intrusi, disordini, crescita di difetti e radicamento di male erbe. Tutto sta nel saper spazzare sempre di nuovo tutto ciò si accumula dentro e tenta di impadronirsi di noi. O preferiamo restare oziosi?

Parola di Dio: Gen 3, 1-8; Sal 31; Mc 7, 31-37

 

Vangelo Mc 7, 31-37

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, di ritorno dalla regione di Tiro, passò per Sidone, dirigendosi verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli. E gli condussero un sordomuto, pregandolo di imporgli la mano. E portandolo in disparte lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e disse: "Effatà" cioè: "Apriti!". E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente. E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo raccomandava, più essi ne parlavano e, pieni di stupore, dicevano: "Ha fatto bene ogni cosa; fa udire i sordi e fa parlare i muti!". Parola del Signore

 

“EMISE UN SOSPIRO E DISSE: EFFATA' CIOE’: APRITI!”. (Mc.7,34)

Pieno di compassione Gesù dice al sordomuto: “apriti” e gli si aprirono gli orecchi e si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente. Ma quell’: “Apriti!” è anche per noi. E’ difficile aprirsi alla parola di Dio, perché essa ci stimola a uscire fuori dalle nostre pigrizie, dalle nostre abitudini, dal nostro modo di vedere la vita in superficie, dalla sicurezza delle nostre convinzioni e posizioni consolidate. E’ difficile, anche come credenti, perché siamo sempre tentati da una religione che non ci crei troppi fastidi, troppi impegni, troppi problemi. E’ difficile, perché non ci consente mai di accontentarci della capacità raggiunta di far del bene agli altri, di perdonare, di creare la pace, di cercare la giustizia, dal momento che ci chiede di essere perfetti come è perfetto il Padre nostro che è nei cieli. E’ difficile accogliere la parola di Dio ed è anche più difficile annunciarla. Oggi, forse, più che mai. Perché non si tratta di andare solo contro gli istinti di sempre che spingono verso l’egoismo, il disinteresse, la violenza, la prepotenza, lo sfruttamento dei più deboli, l’azzeramento della differenza tra bene e male, ma anche contro una propaganda martellante, astuta e sfacciata di questi istinti. Siamo sinceri! Tutti siamo impastati di tivù. E le proposte di vita che ci piovono addosso non invitano a rispettare i poveri con il vestito logoro, ma ad ammirare e imitare coloro che hanno gioielli e vestiti splendidi. Che fare? La fede, se è autentica e coinvolge il cuore e non solo le labbra, ci mette di fronte a una scelta da rinnovare e potenziare: rimanere sordi e muti come i farisei, oppure aprire di più e meglio i nostri orecchi per accogliere la sua parola e sciogliere la nostra lingua per annunciarla.

 

 

SABATO 14 FEBBRAIO

Tra i santi ricordati oggi: San Cirillo e Metodio, patroni d’Europa; San Valentino, martire.

Una scheggia di preghiera:

 

AIUTAMI, SIGNORE, A RICONOSCERE LA TUA VOCE.

 

Hanno detto: La verità non rassicura nessuno: la verità impegna! (G. Bernanos).

Saggezza popolare: A lume di candela, uno straccio sembra tela. (Prov. Corso)

Un aneddoto: UNA STORIA DI SAN VALENTINO

La leggenda-storia racconta così: A Terni viveva una bella ragazza chiamata Serapia. Essa si innamorò perdutamente di un centurione Romano chiamato Sabino. L’amore era corrisposto ma lei era cristiana e lui pagano. Sabino allora si fece battezzare da Valentino, allora Vescovo della città. Tutto sembrava andare per il meglio quando si scoprì che Serapia aveva pochi giorni di vita a causa di una tisi galoppante. Sabino si recò a pregare il Vescovo perché o guarisse la ragazza o impedisse la loro separazione. Valentino avrebbe detto loro di abbracciarsi strettamente e, alla sua benedizione, un sonno profondo li addormentò per tutta l’eternità. Storia o leggenda? All’interno del Museo civico di Terni esiste ancora  un'urna che raccoglierebbe i resti di Serapia e Sabino si può infatti vedere un braccio di donna (sarebbe il braccio sinistro di Serapia) incastrato profondamente nello stomaco (di Sabino). Si vedono anche due braccialetti, simbolo di un amore mai finito. Sempre a Terni qualcuno indica dei ruderi come la casa di Serapia.

Parola di Dio: Is 52, 7-10; Sal 116; Mc 16, 15-20

 

Vangelo Mc 16, 15-20

Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù apparve agli Undici e disse loro: "Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato. E questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno i demoni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano i serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno, imporranno le mani ai malati e questi guariranno". Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu assunto in cielo e sedette alla destra di Dio. Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore operava insieme con loro e confermava la parola con i prodigi che l'accompagnavano. Parola del Signore

 

“ANDATE IN TUTTO IL MONDO E PREDICATE IL VANGELO AD OGNI CREATURA”. (Mc. 16,15)

Cirillo e Metodio che festeggiamo oggi furono veramente pionieri di quella che oggi si chiama “inculturazione”, cioè il tradurre la fede nella cultura del paese invece di imporre la propria. Essi tradussero la Bibbia in slavo celebrarono la liturgia in lingua slava, una audacia per la quale furono denunciati a Roma da missionari latini. Venuti dal papa per discolparsi, furono capiti, approvati da lui che, dopo la morte di Cirillo avvenuta appunto a Roma, un 14 Febbraio, consacrò Vescovo san Metodio e lo rimandò nei paesi slavi a continuare la sua opera di evangelizzazione. Ma Gesù non manda solo gli apostoli o i santi missionari, queste parole le dice a ciascuno di noi. Quante obiezioni però possiamo fare al Signore: la non voglia, la paura, la delusione di tentativi precedenti non riusciti, il giudicare coloro a cui si dovrebbe andare evidenziando il negativo; il ridurre la parola di Dio per renderla più attraente, il pensare di non essere all’altezza del compito affidatoci... Sono tutte scuse per mascherare la nostra poca fede. Se è Cristo che ci manda è Lui stesso che ci dà la sua forza. E’ Cristo che passa, guarda, chiama, manda, sostiene. Se i risultati non saranno quelli che aspettiamo noi, saranno certamente quelli che si aspetta Lui. L’importante è non deludere la chiamata del Signore, anzi sentircene gioiosamente orgogliosi.

 

 

DOMENICA 15 FEBBRAIO: VI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO B

Tra i santi ricordati oggi: San Sigfrido, vescovo; Sant’Euseo di Serravalle Sesia.

Una scheggia di preghiera:

 

GUARISCICI, SIGNORE, DA OGNI NOSTRO MALE.

 

Hanno detto: Avete taciuto abbastanza. E’ ora di finirla di stare zitti! Gridate con centomila lingue. Io vedo che a forza di silenzio il mondo è marcito. (S. Caterina da Siena).

Saggezza popolare: La vigna dice al padrone: fammi povera e ti farò ricco. (Prov. Corso)

Un aneddoto: La nota attrice svedese Ingrid Bergman, dopo tanti film acclamati, dopo il successo e la simpatia che aveva destato ovunque, si trovò nel 1987 ammalata di cancro. Confessava ad un amico: “So che il mio tempo è sempre stato preso a prestito”.

Parola di Dio: Lv 13, 1-2. 44-46; Sal 31; 1 Cor 10, 31 - 11, 1; Mc 1, 40-45

 

Vangelo Mc 1, 40-45

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, venne a Gesù un lebbroso: lo supplicava in ginocchio e gli diceva: "Se vuoi, puoi guarirmi!". Mosso a compassione, stese la mano, lo toccò e gli disse: "Lo voglio, guarisci!". Subito la lebbra scomparve ed egli guarì. E, ammonendolo severamente, lo rimandò e gli disse: "Guarda di non dir niente a nessuno, ma và, presentati al sacerdote, e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha ordinato, a testimonianza per loro". Ma quegli, allontanatosi, cominciò a proclamare e a divulgare il fatto, al punto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma se ne stava fuori, in luoghi deserti, e venivano a lui da ogni parte. Parola del Signore

 

“SE VUOI PUOI GUARIRMI”. (Mc. 1,40)

Poter guarire è l’aspirazione di ogni malato, liberarsi dalla colpa è il desiderio di ogni peccatore che si riconosce tale. Non si tratta di dimenticare, di stordirsi, di distrarsi. Occorre sperimentare liberazione, pace, vita nuova. E’ questo che porta Gesù alla gente che lo incrocia per le strade di Palestina. Talvolta è un cieco che chiede di vedere, qualche altra è uno storpio che vuol tornare a saltare. Un giorno fu un lebbroso che gli si poté accostare sfidando le maledizioni di tutti, l’ostracismo sociale, la paura degli amici: “Se vuoi, puoi guarirmi”. Aveva visto giusto nella sua disperazione. “Tu Gesù sei la salvezza, non distribuisci calmanti o placebo, non curi la facciata, non guadagni sulle nostre miserie, tu mi puoi ridare speranza, mi puoi strappare dalle maglie di ogni tipo di “spacciatori”, non mi regali una dose per far tacere i buchi delle mie crisi... Tu mi puoi guarire, mi puoi dare vita nuova. E Gesù mosso a compassione stese la mano lo toccò e gli disse: “Lo voglio guarisci!”. Una parola così me la voglio sentire sulla mia vita, sui miei errori, sulle mie miserie, sulle mie superficialità, sui miei tradimenti. Ogni uomo, se ha il coraggio di chiedere e l’umiltà di riconoscere: se vuoi puoi guarirmi, la riceve in dono come vita nuova su tutto il male che ha commesso. Questa testimonianza siamo chiamati a dare e a diffondere dove e con chi viviamo.

 

 

LUNEDI’ 16 FEBBRAIO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Onesto; Santa Lucilia, martire.

Una scheggia di preghiera:

 

GRAZIE DI TUTTI I TUOI DONI, SIGNORE.

 

Hanno detto: Noi siamo tutti figli dell’Altissimo. Tutti. Il più povero, il più ripugnante, un neonato, un vecchio decrepito, l’essere umano meno intelligente, il più abietto, un idiota, un pazzo, un peccatore, il più grande peccatore, il più ignorante, l’ultimo degli uomini, quello che ripugna moralmente e fisicamente è un figlio di Dio, un figlio dell’Altissimo. (C. De Foucauld).

Saggezza popolare: Chi non spera si dispera. (Prov. Corso)

Un aneddoto: Il romanziere Tolstoj narra che un proprietario terriero volle ricompensare un suo anziano dipendente, da 50 anni al suo servizio. Gli disse: “Domani cammina per i miei possedimenti: tutto il terreno su cui poserai i tuoi piedi nello spazio di un’alba e di un tramonto, diventerà tuo”. L’anziano servitore, 70 anni, quella notte non dormì: camminò, si affannò, inciampò, allontanò i parenti che invano cercavano di calmarlo. Continuò a trascinarsi, sempre più sfinito; infine si lasciò cadere e mori. Questo servo, che era stato così fedele, ora rivelava un animo gretto, attaccato alle cose che non aveva potuto possedere. E gli bastò qualche metro di terra per la sua sepoltura.

Parola di Dio: Gen 4, 1-15. 25; Sal 49; Mc 8, 11-13

 

Vangelo Mc 8, 11-13

Dal vangelo secondo Marco.

In quel tempo, vennero i farisei e incominciarono a discutere con Gesù, chiedendogli un segno dal cielo, per metterlo alla prova. Ma egli, traendo un profondo sospiro, disse: "Perché questa generazione chiede un segno? In verità vi dico: non sarà dato alcun segno a questa generazione". E lasciatili, risalì sulla barca e si avviò all'altra sponda. Parola del Signore

 

“PERCHE’ QUESTA GENERAZIONE CHIEDE UN SEGNO?” (Mc. 8,12)

Spesso anche noi siamo alla ricerca di segni. Vorremmo che Dio fosse evidente con i suoi miracoli e non ci accorgiamo che viviamo in un continuo miracolo di vita. Vorremmo vedere i suoi segni di protezione nei nostri confronti attraverso fortune, doni particolari e non ci accorgiamo dei doni di amore che Dio ci ha fatto attraverso tutta la storia della Salvezza, attraverso Gesù, attraverso la Chiesa. Vorremmo vedere un Dio sempre attento ad esaudire tutte le nostre necessità (o quelle che ci paiono nostre necessità) e non ci accorgiamo che Dio non solo ci dà il necessario ma anche il superfluo in ogni situazione di vita. Insomma vorremmo il Dio dei segni e non ci accorgiamo del segno di Dio. Prova a pensare: se oggi sono vivo, penso è perché Qualcuno sta pensando a me, se no, neppure esisterei. La Parola di verità che sto meditando mi è stata regalata ed è un qualcosa di personale proprio per me. Le persone che incontrerò oggi sono un dono di Dio. Se voglio, Gesù si dona a me nei suoi sacramenti, se so guardare, l’universo intero canta la lode del suo Creatore.

 

 

MARTEDI’ 17 FEBBRAIO

Tra i santi ricordati oggi: Santi sette fondatori dell’ordine dei Servi di Maria; San Fuldrado.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE MIO, AMORE MIO, IO CONFIDO IN TE.

 

Hanno detto: Signore, ecco i veri lebbrosi: gli egoisti, gli empi, coloro che vivono nell’acqua stagnante, i comodi, i paurosi, coloro che sciupano la vita. (R. Follereau)

Saggezza popolare: Come è triste la panca, quando nessun anziano si siede. (Prov. Corso)

Un aneddoto: UN UOMO INCHIODATO SULLA CROCE

Ero uscito di casa per saziarmi di sole. Trovai un Uomo che si dibatteva nel dolore della crocifissione. Mi fermai e gli dissi: “Permetti che io ti aiuti a staccarti dalla croce.”  Lui rispose: “Lasciami dove sono, i chiodi nelle mani e nei piedi, le spine intorno al capo, la lancia nel cuore. Io dalla croce da solo non scendo. Non scendo dalla croce fino a quando sopra vi spasimano i miei fratelli. Io dalla croce non scendo fino a quando per distaccarmi non si uniranno tutti gli uomini.” Gli dissi: “Cosa vuoi che faccia per te?”  Mi rispose: “Va’ per il mondo e di’ a coloro che incontrerai che c’è un Uomo che aspetta inchiodato sulla croce...”  (FULTON J. SHEEN)

Parola di Dio: Gen 6, 5-8; 7, 1-5. 10; Sal 28; Mc 8, 14-21

 

Vangelo Mc 8, 14-21

Dal vangelo secondo Marco.

In quel tempo, i discepoli avevano dimenticato di prendere dei pani e non avevano con sé sulla barca che un pane solo. Allora egli li ammoniva dicendo: "Fate attenzione, guardatevi dal lievito dei farisei e dal lievito di Erode!". E quelli dicevano fra loro: "Non abbiamo pane". Ma Gesù, accortosi di questo, disse loro: "Perché discutete che non avete pane? Non intendete e non capite ancora? Avete il cuore indurito? Avete occhi e non vedete, avete orecchi e non udite? E non vi ricordate, quando ho spezzato i cinque pani per i cinquemila, quante ceste colme di pezzi avete portato via?". Gli dissero: "Dodici". "E quando ho spezzato i sette pani per i quattromila, quante sporte piene di pezzi avete portato via?". Gli dissero: "Sette". E disse loro: "Non capite ancora?". Parola del Signore

 

“NON CAPITE ANCORA?”. (Mc. 8,21)

Ci sono momenti della vita in cui tutto sembra chiaro: ti sembra di aver capito perché stai al mondo, riesci persino a darti una ragione della sofferenza, il messaggio di Dio ti sembra così evidente che c'è solo da viverlo. Poi basta un niente, una preoccupazione materiale, e tutto crolla, diventa difficile, incomprensibile. Gli Apostoli erano contenti di seguire Gesù che dava da mangiare alle folle, che faceva miracoli, erano felici di aver trovato un "profeta" che stava con i poveri, riuscivano a comprendere il senso della loro vita donata per seguire un uomo di tal fatta.., ma non capiscono ancora chi è quel Gesù che sta con loro sulla barca ma che non si preoccupa come loro che hanno dimenticato di comprare il pane. Lo dicevamo già ieri, E’ la difficoltà che spesso manifestiamo anche noi: più di una volta abbiamo avuto la prova dell’amore provvidente di Dio che ci è venuto incontro, che ci ha dato forza in momenti di difficoltà, che “ha fatto cose grandi in noi”, e ci lasciamo prendere dalla paura per le cose, per il domani. La paura è mancanza di fede! Qualche volta ho sentito la frase: “Ho perso la fede”, ma la fede non la si perde per motivi solo intellettuali (non sarebbe fede), per scandalo subito da persone religiose, la si perde quando la paura di Dio, del futuro ci impediscono di riporre la nostra fiducia in Lui, nella sua misericordia, nella sua provvidenza.

 

 

MERCOLEDI’ 18 FEBBRAIO

Tra i santi ricordati oggi: San Claudio, martire; Santa Costanza di Vercelli.

Una scheggia di preghiera:

 

APRI I NOSTRI OCCHI, SIGNORE, E VEDREMO IL TUO VOLTO.

 

Hanno detto: La nostra generazione  è una generazione di ossessi dal denaro. Qualcuno sarà sempre venduto finché crederemo nel denaro: tutti possiamo essere oggetto di baratto in un mondo pronto a prostituirsi per non perdere dieci lire. (P. Mazzolari).

Saggezza popolare: Per un colpo non casca l'albero. (Prov. Corso)

Un aneddoto: L’OSTIA ERA INTATTA

A poca distanza da Cracovia (Polonia), nel territorio del villaggio di Bawol, si estendeva una palude fangosa. Una notte, l’attenzione dei contadini e dei passanti fu attirata da un bagliore al di sopra della palude e da altre luci, simili a lampade portate da mani invisibili. Lo stesso fenomeno si ripeté nella notte seguente con maggior evidenza, con grande paura dei testimoni. Ma, nello stesso tempo, si venne a conoscenza che nella chiesa di Tutti i Santi di Cracovia era stata rubata la custodia che conteneva le ostie consacrate. Il vescovo venne informato del furto sacrilego e delle strane luci sulla palude e vi fece un accostamento. Questi bagliori del resto non erano cominciati che la stessa notte nella quale era stato commesso il furto e non erano stati visti prima. Così, dopo tre giorni di digiuno e di preghiera il vescovo e i fedeli si recarono in corteo al bordo della palude e alcuni volontari cominciarono a cercare la custodia, che trovarono subito dopo, tra le erbe. L’ostia era intatta e senza essere stata sporcata dal fango. Fu portata in processione nella chiesa ove era stata rubata e da quel momento cessarono tutte le luci sullo stagno. Il re Casimiro il Grande, lo fece prosciugare e sul posto ove l’ostia era stata ritrovata, fece costruire un santuario dedicato al SS. Sacramento. Nel 1392, fu affidato ai Canonici regolari. Il prodigio è stato narrato da vari autori e, in particolare dal gesuita Cornelio a Lapide, professore a Lovanio.

Parola di Dio: Gen 8, 6-13. 20-22; Sal 115; Mc 8, 22-26

 

Vangelo Mc 8, 22-26

Dal vangelo secondo Marco.

In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli giunsero a Betsàida, dove gli condussero un cieco pregandolo di toccarlo. Allora preso il cieco per mano, lo condusse fuori del villaggio e, dopo avergli messo della saliva sugli occhi, gli impose le mani e gli chiese: "Vedi qualcosa?". Quegli, alzando gli occhi, disse: "Vedo gli uomini, poiché vedo come degli alberi che camminano". Allora gli impose di nuovo le mani sugli occhi ed egli ci vide chiaramente e fu sanato e vedeva a distanza ogni cosa. E lo rimandò a casa dicendo: "Non entrare nemmeno nel villaggio". Parola del Signore

 

“GLI CONDUSSERO UN CIECO PREGANDOLO DI TOCCARLO”. (Mc. 8,22)

Gesù è il Figlio di Dio Onnipotente, con una sua parola può calmare il mare, la sua stessa presenza fa fuggire i demoni, con una parola richiama Lazzaro dalla tomba, ma Gesù, il Figlio di Dio nato povero per stare con i poveri e per salvare i poveri non usa mai arbitrariamente dei suoi poteri e solo in casi estremi e come testimonianza per noi manifesta la sua superiorità sull’ordine delle cose. La maggioranza dei suoi miracoli sono invece un linguaggio semplice perché noi poveri uomini capiamo Lui e il suo amore. La guarigione di questo cieco è un itinerario per la nostra fede. Per aver fede occorre prima di tutto riconoscersi privi  di essa, ciechi, incapaci da soli di ritrovare la via di Dio, ma significa anche farsi aiutare per incontrare Gesù. Questo cieco pur non vedendoci è stato fortunato perché altri gli hanno imprestato i loro occhi per poterlo accompagnare da Gesù.  Ecco il primo passo della fede: farsi aiutare dalla fede degli altri. Quando poi si incontra Gesù, non lo si vede ancora personalmente. C’è allora bisogno di sentirlo, di stare con Lui. Ecco perché Gesù, per far nascere in noi la fede ci chiede di ‘uscire dal villaggio’, cioè di uscire dalla nostra mentalità materialista, di abbandonare quelle che sono le cose artefatte, le tradizioni, le abitudini, per poter accogliere la novità della sua presenza e della sua grazia. Gesù poi cerca di suscitare in noi quello che è il seme della nostra fede. Non spaventiamoci allora se in certi momenti del cammino della nostra vita ci riconosciamo ancora ciechi nel cammino della fede o se intravediamo soltanto qualcosa che poi sembra nuovamente sfuggirci. L’importante è continuare a rimanere con Lui e offrirgli la possibilità di operare in noi.

 

 

GIOVEDI’ 19 FEBBRAIO

Tra i santi ricordati oggi: San Corrado Gonfalonieri; San Mansueto, vescovo.

Una scheggia di preghiera:

 

TU SEI IL CRISTO, IL FIGLIO DI DIO.

 

Hanno detto: Pensate a voi stessi, e poi pensate a voi stessi e infine ancora a voi stessi. E’ il vostro universo. Va bene. Ma allora non dite più che siete cristiani. (R. Follereau)

Saggezza popolare: Parola data e pietra lanciata non si riprendono più. (Prov. Corso)

Un aneddoto: Il mantello lacerato.

Un guerriero dal passato piuttosto torbido chiese ad un anacoreta se pensava che Dio avrebbe mai potuto accogliere il suo pentimento. E l'eremita, esortato che l'ebbe con molti discorsi, gli domandò: "Dimmi, ti prego, se il tuo mantello è lacerato, lo butti via? "No", rispose l'altro: "lo ricucio e torno ad indossarlo". "Dunque", soggiunse il monaco, "se tu hai riguardo al tuo vestito di panno, vuoi che Dio non abbia misericordia per la sua immagine?".

Parola di Dio: Gen 9, 1-13; Sal 101; Mc 8, 27-33

 

Vangelo Mc 8, 27-33

Dal vangelo secondo Marco.

In quel tempo, Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo; e per via interrogava i suoi discepoli dicendo: "Chi dice la gente che io sia?". Ed essi gli risposero: "Giovanni il Battista, altri poi Elia e altri uno dei profeti". Ma egli replicò: "E voi chi dite che io sia?". Pietro gli rispose: "Tu sei il Cristo". E impose loro severamente di non parlare di lui a nessuno. E cominciò a insegnar loro che il Figlio dell'uomo doveva molto soffrire, ed essere riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, poi venire ucciso e, dopo tre giorni, risuscitare. Gesù faceva questo discorso apertamente. Allora Pietro lo prese in disparte, e si mise a rimproverarlo. Ma egli, voltatosi e guardando i discepoli, rimproverò Pietro e gli disse: "Lungi da me, satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini". Parola del Signore

 

“E VOI CHI DITE CHE IO SIA?” (Mc.8,27)

Noi abbiamo cominciato a essere cristiani perché i nostri genitori ci hanno portati a battezzare; poi ci hanno insegnato le preghiere e le cose da fare o no, perché Gesù le voleva o no; poi ci hanno portato a messa; poi ci hanno portato al catechismo; poi ci hanno fatto fare la prima comunione e la cresima; poi ci siamo sposati in chiesa perché “è più bello”; poi siamo tornati a messa perché i figli...; poi... Tutte cose buone, ma con il rischio di essere cristiani per pratica religiosa e usanze sociali, non per libera scelta, di essere praticanti senza essere credenti. C’è stata in noi la scelta libera di Gesù come il Cristo, il figlio di Dio? Come colui che è la via, la verità, la vita? Come colui senza la cui parola la nostra vita è un camminare a mosca cieca, e senza la cui forza la nostra vita è una macchina senza benzina? Se non c’è stata, siamo invitati a farla, altrimenti siamo cristiani senza essere suoi discepoli, perché lui va di qua, noi di là.

 

 

VENERDI’ 20 FEBBRAIO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’ Eleuterio di Tornai; San Nemesio.

Una scheggia di preghiera:

 

FA’ CHE TI ABBRACCI O CROCE DI CRISTO.

 

Hanno detto: Com’è buono il Signore a nasconderci l’avvenire! Che supplizio sarebbe la vita se esso ci fosse meno sconosciuto! E invece quanto egli è buono a farci conoscere così chiaramente l’avvenire del cielo, che seguirà la prova terrestre! (C. De Foucauld)

Saggezza popolare: Il bene dell'avaro se li mangiano i furfanti. (Prov. Corso)

Un aneddoto: Si racconta la storia di un monaco del Medio Evo che economizzava un soldo alla volta per recarsi a Gerusalemme e andare a prostrarsi dinanzi alla tomba di Gesù. Pensava così di attirare su di sé una particolare benedizione. Dopo molti anni, ritenendo sufficiente il suo gruzzolo, con lo zaino a spalle, partì per il lungo viaggio. Lasciato il monastero, fu avvicinato da un mendicante che gli chiese dove andava e qual era lo scopo del suo viaggio. Il monaco glielo spiegò dicendo anche quanto si rallegrava al pensiero di calcare ben presto le strade in cui era passato Gesù. Il poveraccio lo guardò e con voce persuasiva gli disse: “Cosa serve questo viaggio così lungo e faticoso? Ascolta, lo vedi che io muoio di fame e di freddo. Apri il tuo cuore e soccorrimi: vedrai il Cristo meglio di quanto lo potresti vedere girando attorno alla sua tomba”. Il monaco fu sconvolto da queste semplici parole. Aprì il suo cuore, slegò la sua borsa, gli diede tutto il suo denaro. In quel momento il monaco non vide la tomba di un morto ma il volto di Cristo risorto.

Parola di Dio: Gen 11, 1-9; Sal 32; Mc 8, 34 - 9, 1

 

Vangelo Mc 8, 34-39

Dal vangelo secondo Marco.

In quel tempo, convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: "Se qualcuno vuol venire dietro di me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del vangelo, la salverà. Che giova infatti all'uomo guadagnare il mondo intero, se poi perde la propria anima? E che cosa potrebbe mai dare un uomo in cambio della propria anima? Chi si vergognerà di me e delle mie parole davanti a questa generazione adultera e peccatrice, anche il Figlio dell'uomo si vergognerà di lui, quando verrà nella gloria del Padre suo con gli angeli santi". E diceva loro: "In verità vi dico: vi sono alcuni qui presenti, che non morranno senza aver visto il regno di Dio venire con potenza". Parola del Signore

 

“SE QUALCUNO VUOL VENIRE DIETRO DI ME PRENDA LA SUA CROCE E MI SEGUA” (Mc. 8,34)

Prima o poi, piuttosto presto che tardi. ciascuno deve fare i conti con il soffrire. Spesso siamo noi stessi che ce la tiriamo addosso col disprezzo della vita nostra e degli altri, con quell’egoismo che baratta amore per avventure, che mette al centro il denaro a tutti i costi, il sopruso. Altre volte la sofferenza ti arriva addosso nel massimo dell’innocenza proprio perché altri te la infliggono. Molto spesso non riesci a capire il perché, sembra che ci sia un tragico destino che ti perseguita. Alcune volte una scrollata di spalle ti riconcilia con la vita, altre metti un po’ di più la testa a posto e ti va meglio, ma altre ancora, ed è la situazione più comune, devi convivere con la sofferenza. Ti ribelli, imprechi, rasenti la bestemmia, vai in crisi, ti arrovelli la mente con mille perché, cerchi consolazione, comunanza con altri, ma la cappa di dolore è sempre li. Ti ubriachi o ti droghi pure illudendoti di alleviarla, ma poi ritorna puntuale peggio di prima con un’altra catena in più. e’ questo vivere? Per fortuna non solo. Ma il soffrire è lì in ogni spazio di conquista, in ogni sogno, in ogni esperienza d’amore. E Gesù dice: prendi la tua croce e seguimi. Non ti dice: te la cancello, te la porto io, ti rendo talmente forte che non la sentirai più. Oppure io ti risolvo il problema. L’unica risposta vera al dolore è che Gesù, il Figlio di Dio, nella sua vita è vissuto in un mare di sofferenza, non l’ha evitata, ma ci è passato dentro alla grande. L’ha fatta diventare un atto d’amore. uno spazio da abitare con dignità e coraggio, una promessa di risurrezione. Da allora la croce è diventata simbolo di ogni cristiano. Ce l’abbiamo dentro tutti, ma portarla in compagnia di Gesù la apre alla gioia e alla comprensione.

 

 

SABATO 21 FEBBRAIO

Tra i santi ricordati oggi: San Pier Damiani, Vescovo e dottore della Chiesa; Santa Eleonora, regina

Una scheggia di preghiera:

 

TU, O GESU’, SEI LA LUCE CHE ILLUMINA OGNI UOMO.

 

Hanno detto: Ogni piccola azione è un avvenimento immenso, nel quale ci viene dato il Paradiso e nel quale possiamo dare il Paradiso. (M. Delbrêl).

Saggezza popolare: Il peggior calcio è quello del cavallo mansueto. (prov. Corso)

Un aneddoto: TEODULO E IL SUO ASINO

Molte leggende si raggruppano intorno a San Teodulo come protettore contro i serpenti e gli scorpioni. Ad esempio una volta a Breuil trovò una bambino morso da una vipera. Dopo aver guarito il bambino ordinò a serpenti, bisce, rospi e scorpioni di allontanarsi dal posto e così successe. Teodulo, poi, aveva un asino sul quale si spostava nei suoi viaggi di predicazione e aveva dato a questo asino il compito di schiacciare con le sue zampe tutte le vipere e i serpenti incontrati e questo ne fece strage. In Valpelline si mostra ancora una roccia con su un impronta. Si dice sia quella dell’asino di Teodulo che schiacciando un serpente lasciò la sua traccia nella roccia.

Parola di Dio: Eb 11, 1-7; Sal 144; Mc 9, 2-13

 

Vangelo Mc 9, 1-12

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li portò sopra un monte alto, in un luogo appartato, loro soli. Si trasfigurò davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. E apparve loro Elia con Mosè e discorrevano con Gesù. Prendendo allora la parola, Pietro disse a Gesù: "Maestro, è bello per noi stare qui; facciamo tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia!". Non sapeva infatti che cosa dire, poiché erano stati presi dallo spavento. Poi si formò una nube che li avvolse nell'ombra e uscì una voce dalla nube: "Questi è il Figlio mio prediletto; ascoltatelo!". E subito guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo con loro. Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare a nessuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell'uomo fosse risuscitato dai morti. Ed essi tennero per sé la cosa, domandandosi però che cosa volesse dire risuscitare dai morti. E lo interrogarono: "Perché gli scribi dicono che prima deve venire Elia?". Egli rispose loro: "Sì, prima viene Elia e ristabilisce ogni cosa; ma come sta scritto del Figlio dell'uomo? Che deve soffrire molto ed essere disprezzato. Orbene, io vi dico che Elia è gia venuto, ma hanno fatto di lui quello che hanno voluto, come sta scritto di lui". Parola del Signore

 

“VENNE UNA VOCE DALLA NUBE: QUESTI E’ IL FIGLIO MIO PREDILETTO; ASCOLTATELO!” (Mc.9,7)

Nell’ episodio della Trasfigurazione Dio non ha “volto”, ha però una “voce”: Gesù. L’unica visione che ci è concessa è l’ascolto della sua Parola, in essa è nascosto il segreto della luce. Quella luce della trasfigurazione è ancora donata nella Parola, nei sacramenti della Chiesa, nella bontà delle persone, nella bellezza delle cose. Sul Tabor Gesù ci ha ricordato che incarnandosi, Dio ha piantato “il divino nell’umano”. Preghiera e azione, contemplazione e lavoro non sono opposti, ma complementari. Io voglio custodire, come Maria, tutte queste cose nel cuore, e meditarle. Sono la mia manna nel deserto. Altrimenti il buio mi sarà incomprensibile o insopportabile.

 

 

DOMENICA 22 FEBBRAIO: VII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO B

Tra i santi ricordati oggi: Festa della Cattedra di Pietro; Santa Margherita da Cortona.

Una scheggia di preghiera:

 

GESU’, PORTO DAVANTI A TE TUTTI I MIEI FRATELLI.

 

Hanno detto: Per farmi imparare a credere al loro Dio, bisognerebbe che i cristiani cantassero dei canti migliori, bisognerebbe che avessero un’aria più amabile. (F. Nietzche)

Saggezza popolare: Quando l'uomo pensa, Dio sorride. (Prov. Ebraico)

Un aneddoto: Un monaco, in visita al santo suo abate, ne lodava la taciturnità. Il santo allora disse: Il mio silenzio è povera cosa. I bimbi infatti gridano, gli uomini del mondo parlano, i monaci tacciono. Ma i santi, cantano!

Parola di Dio: Is 43, 18-19. 21-22. 24b-25; Sal 40; 2Cor 1, 18-22; Mc 2, 1-12

 

Vangelo Mc 2, 1-12

Dal vangelo secondo Marco

Dopo alcuni giorni, Gesù entrò di nuovo a Cafarnao. Si seppe che era in casa e si radunarono tante persone, da non esserci più posto neanche davanti alla porta, ed egli annunziava loro la parola. Si recarono da lui con un paralitico portato da quattro persone. Non potendo però portarglielo innanzi, a causa della folla, scoperchiarono il tetto nel punto dov'egli si trovava e, fatta un'apertura, calarono il lettuccio su cui giaceva il paralitico. Gesù, vista la loro fede, disse al paralitico: "Figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati". Seduti là erano alcuni scribi che pensavano in cuor loro: "Perché costui parla così? Bestemmia! Chi può rimettere i peccati se non Dio solo?". Ma Gesù, avendo subito conosciuto nel suo spirito che così pensavano tra sé, disse loro: "Perché pensate così nei vostri cuori? Che cosa è più facile: dire al paralitico: Ti sono rimessi i peccati, o dire: Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina? Ora, perché sappiate che il Figlio dell'uomo ha il potere sulla terra di rimettere i peccati, ti ordino disse al paralitico alzati, prendi il tuo lettuccio e và a casa tua". Quegli si alzò, prese il suo lettuccio e se ne andò in presenza di tutti e tutti si meravigliarono e lodavano Dio dicendo: "Non abbiamo mai visto nulla di simile!". Parola del Signore

 

“SI RECARONO DA LUI CON UN PARALITICO PORTATO DA QUATTRO PERSONE”. (Mc.2,3)

La storia del paralitico è il cammino di un catecumeno che guarisce dal male e si salva, accompagnato dalla sua comunità. e’ la comunità che si fa carico del dolore di quest’uomo: “Glielo portarono, scoperchiarono il tetto, e lo calarono” alla presenza di Gesù. Dov’è la comunità oggi? Siamo capaci di farci carico di chi soffre? Attiviamo comportamenti di solidarietà? Spesso, invece di pensare a intervenire, ci soffermiamo a interrogarci ancora sulle cause del male, ci domandiamo di chi è la colpa, o, nei nostri ambienti, ci chiediamo se qualcuno ha peccato... L’amore di Dio in Gesù non si ferma dinanzi alle nostre infermità, ma va dritto al cuore, come radice di molti mali e ha il potere di rimettere i peccati. Potere che è concesso anche a noi ogni volta che siamo capaci di perdono. La presenza del male provoca un di più d’amore nei discepoli di Gesù. Un amore che guarda in profondità, che guarisce e rimette in piedi dandoci la dignità di poter servire e glorificare Dio nei fratelli e nella comunità. Se è vero che Gesù può cambiare i cuori, se è vero che egli è l’autore principale di ogni riconciliazione, ed è venuto non per offrirci una medicina da due soldi, ma perdonarci, per amarci di quell’amore di cui Dio solo è capace, come tutto potrebbe essere diverso!

 

 

LUNEDI’ 23 FEBBRAIO

Tra i santi ricordati oggi: San Policarpo, vescovo e martire; Santa Romana di Todi.

Una scheggia di preghiera:

 

CREDO, AIUTAMI NELLA MIA INCREDULITA’.

 

Hanno detto: Ciò che fino ad oggi è mancato ai messaggeri del cristianesimo di ogni provenienza è la tenerezza. (Heinrich Böll, premio Nobel per la letteratura nel 1972, Lettera a un giovane cattolico)

Saggezza popolare: Una parola detta al momento giusto è come un diamante incastonato nell'oro. (Prov. Ebraico)

Un aneddoto: IL MARTIRIO DI POLICARPO

Era ormai anziano quando seppe che i suoi persecutori lo cercavano e allora temendo di non riuscire a dare una buona testimonianza, in un primo tempo si nascose. Nel nascondiglio pregava Gesù d’infondergli la perseveranza e il coraggio necessario per affrontare la prova, se ciò fosse stato necessario. Scoperto, venne condotto in città. Per strada si cercò di convincerlo a sacrificare all’imperatore. Il vecchio scosse la testa, dicendo: “No, No, non è possibile che io possa far questo”. Portato nell’Anfiteatro, in mezzo alla folla dei pagani smaniosa di vederlo divorare dalle fiere: “Risparmia la tua vecchiaia, gli fu detto. Rendi omaggio al genio dell’imperatore”. Ma il vecchio vescovo scosse ancora la testa canuta. “Io ho a mia disposizione le fiere”. “Fatele pure venire”, rispose con serena rassegnazione Policarpo. “Io ti posso far bruciar vivo”, incalzò il Proconsole. “Il fuoco che mi minacci, brucia un momento, poi passa: io temo invece il fuoco eterno della dannazione”. La folla gridava:” Egli è il grande dottore dell’Asia, è il padre dei cristiani: il distruttore degli dèi. Alle belve!”. Ma l’ora dello spettacolo era trascorsa, e per quel giorno le fiere non potevano entrare nel circo. Venne allora raccolta in gran furia, la legna per il rogo. Le guardie portarono le catene. “Lasciatemi come sono” pregò il vecchio. Si tolse la tunica, si sciolse da se stesso i calzari. Salito sulla catasta di legna, pronunciò una bellissima preghiera. Quando il fuoco divampò, le fiamme avvolsero il corpo del vescovo, che aveva, “il colore di un pane cotto da poco, o d’una lega d’oro e d’argento in fusione. Lo splendore abbagliava la vista”. Poi tutto cadde in cenere.

Parola di Dio: Sir 1, 1-10; Sal 92; Mc 9, 14-29

 

Vangelo Mc 9, 14-29

Dal vangelo secondo Marco.

In quel tempo, Gesù sceso dal monte e giunto presso i discepoli, li vide circondati da molta folla e da scribi che discutevano con loro. Tutta la folla, al vederlo, fu presa da meraviglia e corse a salutarlo. Ed egli li interrogo: "Di che cosa discutete con loro?". Gli rispose uno della folla: "Maestro, ho portato da te mio figlio, posseduto da uno spirito muto. Quando lo afferra, lo getta al suolo ed egli schiuma, digrigna i denti e si irrigidisce. Ho detto ai tuoi discepoli di scacciarlo, ma non ci sono riusciti". Egli allora in risposta, disse loro: "O generazione incredula! Fino a quando starò con voi? Fino a quando dovrò sopportarvi? Portatelo da me". E glielo portarono. Alla vista di Gesù lo spirito scosse con convulsioni il ragazzo ed egli, caduto a terra, si rotolava spumando. Gesù interrogò il padre: "Da quanto tempo gli accade questo?". Ed egli rispose: "Dall'infanzia; anzi, spesso lo ha buttato persino nel fuoco e nell'acqua per ucciderlo. Ma se tu puoi qualcosa, abbi pietà di noi e aiutaci". Gesù gli disse: "Se tu puoi! Tutto è possibile per chi crede". Il padre del fanciullo rispose ad alta voce: "Credo, aiutami nella mia incredulità". Allora Gesù, vedendo accorrere la folla, minacciò lo spirito immondo dicendo: "Spirito muto e sordo, io te l'ordino, esci da lui e non vi rientrare più". E gridando e scuotendolo fortemente, se ne uscì. E il fanciullo diventò come morto, sicché molti dicevano: "E' morto" Ma Gesù, presolo per mano, lo sollevò ed egli si alzò in piedi. Entrò poi in una casa e i discepoli gli chiesero in privato: "Perché noi non abbiamo potuto scacciarlo?". Ed egli disse loro: "Questa specie di demòni non si può scacciare in alcun modo, se non con la preghiera". Parola del Signore

 

"DISSE GESÙ: O GENERAZIONE INCREDULA, FINO A QUANDO STARÒ CON VOI?" (Mc. 9,19)

Gesù sbotta. Davanti ai suoi segni, alle sue parole, scoprire l'incredulità, le discussioni, le false appropriazioni delle proprie parole, fa cader le braccia anche a Gesù. Ma questa frase ha già dei precedenti biblici: quante volte nell'Esodo o nei profeti Dio, davanti alla "testa dura" del suo popolo ha sbottato cosi. E con me il Signore non ha forse ragione di sbottare? E con la Chiesa? Abbi ancora pazienza con me: sbotta pure, ne hai pienamente ragione: stento a capirti; dico di aver fede e poi mi arrendo alle prime difficoltà; come Pietro prometto di seguirti ovunque ma poi più che seguire te, seguo me stesso... Hai ragione, ma non lasciarmi solo! E Gesù non ci lascia soli. Rimprovera giustamente, ma poi, subito, fa il miracolo per quel padre disperato. Fa, o Signore, che i tuoi rimproveri mi servano e tu, o Signore, dopo avermi rimproverato, stammi ancora vicino perché "senza di te non posso nulla".

 

 

MARTEDI’ 24 FEBBRAIO

Tra i santi ricordati oggi: San Modesto, vescovo; San Sergio, martire.

Una scheggia di preghiera:

 

TU CHE HAI SERVITO GLI UOMINI, INSEGNAMI AD AMARLI COME FRATELLI.

 

Hanno detto: Tutto appartiene a Dio. Nulla, assolutamente nulla in questo mondo è nostro. E allora perché avere paura? Di che avere paura? (Gandhi)

Saggezza popolare: Domandare non costa che un istante di imbarazzo, non domandare è essere imbarazzati per tutta la vita. (Prov. Giapponese)

Un aneddoto: TRAVOLTO DALLA SANTISSIMA TRINITÀ

Quando san Benedetto Labre parlava del mistero della Santissima Trinità, il suo volto risplendeva come il sole, oppure piangeva a calde lacrime. Un giorno un teologo gli fece questa osservazione: “Parli sempre della Santissima Trinità, ma che cosa ne sai?”. E Benedetto di rimando: “Non ne so proprio nulla... ma io ne sono travolto!”.

Parola di Dio: Sir 2, 1-13; Sal 36; Mc 9, 30-37

 

Vangelo Mc 9, 30-37

Dal vangelo secondo Marco.

In quel tempo, Gesù e i discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Istruiva infatti i suoi discepoli e diceva loro: "Il Figlio dell'uomo sta per esser consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma una volta ucciso, dopo tre giorni, risusciterà". Essi però non comprendevano queste parole e avevano timore di chiedergli spiegazioni. Giunsero intanto a Cafarnao. E quando fu in casa, chiese loro: "Di che cosa stavate discutendo lungo la via?". Ed essi tacevano. Per la via infatti avevano discusso tra loro chi fosse il più grande. Allora, sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: "Se uno vuol essere il primo, sia l'ultimo di tutti e il servo di tutti". E, preso un bambino, lo pose in mezzo e abbracciandolo disse loro: "Chi accoglie uno di questi bambini nel mio nome, accoglie me; chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato". Parola del Signore

 

“SE UNO VUOL ESSERE IL PRIMO…”. (Mc.9,35)

La tendenza a primeggiare, a eccellere, fa parte della natura umana. Abbiamo paura di passare inosservati. Oggi questa tendenza a “emergere” si è accentuata, è diventata frenesia, facendo fare le cose più strane e assurde. L’arrivismo e la competitività caratterizzano tutta la nostra società. Quante cose si fanno per non essere da meno del vicino, del collega, dell’amica. Cosa pensare di questa tendenza, alla luce di quello che Gesù dice nel Vangelo di oggi? Forse che Gesù condanna il desiderio di eccellere, di fare grandi cose nella vita, di dare il meglio di sé, e privilegia invece la pigrizia, lo spirito rinunciatario, la delega, il nascondersi? Non solo Gesù non proibisce, con queste parole, il desiderio di voler essere il primo, ma lo incoraggia. Solo rivela una via nuova e diversa per realizzarlo: non a spese degli altri, ma a favore degli altri. Aggiunge infatti: “...si faccia l’ultimo di tutti e il servo di tutti”. La via in su è diventata la via in giù. L’ultimo della serie può essere benissimo il primo: dipende da dove si parte. Ma quali sono i frutti dell’uno e dell’altro modo di primeggiare? La volontà di potenza a che cosa porta? Porta a una situazione in cui uno domina e gli altri servono; uno è reso “felice”, gli altri, la maggioranza, infelici; uno solo esce vincitore, tutti gli altri sconfitti; uno domina, gli altri sono dominati. Chi è grande nel servizio, è grande lui e fa grandi gli altri; anziché innalzarsi sugli altri, innalza gli altri con sé.

 

 

MERCOLEDI’ 25 FEBBRAIO: LE CENERI

Tra i santi ricordati oggi: San Cesario; San Donato di Zara.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE ASCOLTA, PADRE PERDONA, FA’ CHE VEDIAMO IL TUO AMORE.

 

Hanno detto: Il mondo! E’ un’idolatria delle cose intermedie, che fanno dimenticare le ultime. (G. Chesterton)

Saggezza popolare: Il chiodo che sporge va preso a martellate. (prov. Giapponese)

Un aneddoto: L’AMORE PIU’ GRANDE

S. Benedetto Labre, mendicando, un giorno s’incontrò con uno splendido corteo nuziale. Lo sposo, vedendolo solo, a piedi nudi e malvestito, esclamò: Povero uomo infelice! Hai niente, neppure l’amore! Il santo, sorridendo, rispose:Io ho un amore più grande del tuo. Il tuo amore purtroppo è mortale, può diventare debole, può finire per sempre; l’amore divino che io ho è invece immenso, sicuro, eterno!

Parola di Dio: Gl 2, 12-18; Sal 50; 2 Cor 5, 20 - 6, 2; Mt 6, 1-6. 16-18

 

Vangelo Mt 6, 1-6. 16-18

Dal vangelo secondo Matteo.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Guardatevi dal praticare le vostre buone opere davanti agli uomini per essere da loro ammirati, altrimenti non avrete ricompensa presso il Padre vostro che è nei cieli. Quando dunque fai l'elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade per essere lodati dagli uomini. In verità vi dico: hanno gia ricevuto la loro ricompensa. Quando invece tu fai l'elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti segreta; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. Quando pregate, non siate simili agli ipocriti che amano pregare stando ritti nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, per essere visti dagli uomini. In verità vi dico: hanno gia ricevuto la loro ricompensa. Tu invece, quando preghi, entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. E quando digiunate, non assumete aria malinconica come gli ipocriti, che si sfigurano la faccia per far vedere agli uomini che digiunano. In verità vi dico: hanno gia ricevuto la loro ricompensa. Tu invece, quando digiuni, profumati la testa e lavati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo tuo Padre che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà". Parola del Signore

 

 “IL PADRE TUO CHE VEDE NEL SEGRETO, TI RICOMPENSERÀ”. (Mt. 6,4)

Iniziamo oggi la Quaresima, quaranta giorni per prepararci alla Pasqua e subito il Vangelo ci fa un programma di vita attraverso tre pilastri di tutta la vita religiosa: la carità, la preghiera e il sacrificio da viversi nella gioia e solo per Dio. Infatti Gesù, quasi a ritornello ci ripete: “Il Padre tuo che vede nel segreto, ti ricompenserà”, e questo ci indica la profondità dell’intimità di Dio con noi. Abitualmente noi viviamo troppo spesso nella superficialità, nell’apparenza, nell’esteriore. Dio dobbiamo cercarlo nel profondo perché è là che ci cerca lo sguardo di Dio. Il nostro cammino quaresimale sia allora questo andare a fondo attraverso la preghiera, con l’aiuto della rinuncia al superfluo per scoprire la carità di Dio nei nostri confronti che ci spinge alla solidarietà concreta e non superficiale con i fratelli.

 

 

GIOVEDI’ 26 FEBBRAIO

Tra i santi ricordati oggi: San Nestore, vescovo; San Porfirio, vescovo.

Una scheggia di preghiera:

 

O CROCE DI CRISTO: NOSTRA SALVEZZA.

 

Hanno detto: Potreste inventare una civiltà senza croce, ma ricordatevi che sarà una civiltà senza Dio. (P. Mazzolari)

Saggezza popolare: Non si deve far smettere chi contraddice contraddicendolo, ma convincendolo: neppure il pazzo infatti è curato da chi diventa a sua volta pazzo. (Prov. Greco)

Un aneddoto: La tradizione rabbinica racconta questa parabola che è molto simile ad una parabola di Gesù:

Un padrone aveva un campo e molti schiavi, in una parte del suo podere piantò una vigna. Scelse il suo schiavo più caro e devoto e gli disse: Sto per partire per un viaggio. Voglio che tu alzi uno steccato intorno a questa vigna. Ti chiedo solo questo. Se mi ubbidirai, atterrai la libertà al mio ritorno. Il padrone partì. Il servo recintò tutta la vigna con una staccionata molto ben rifinita. A lavoro terminato si accorse che in mezzo alle viti crescevano rovi ed erbacce. Pensò fra sé: “ Ho ricevuto ordine di costruire solo il recinto, ma desidero che tutta la vigna del mio padrone sia bella. Incominciò dunque a vangare e a strappare l’erba. Quando il padrone tornò, vide che la vigna era stata recintata con cura, ma notò anche che era perfettamente vangata e ordinata, e provò una grande gioia. Ringraziò il servo e disse: Hai badato a questa vigna come se fosse tua. Non solo ti dichiaro libero, ma anche mio socio perché hai dimostrato di saper lavorare con impegno e generosità.

Parola di Dio: Dt 30, 15-20; Sal 1; Lc 9, 22-25

 

Vangelo Lc 9, 22-25  

Dal vangelo secondo Luca.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Il Figlio dell'uomo, disse, deve soffrire molto, essere riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, esser messo a morte e risorgere il terzo giorno". Poi, a tutti, diceva:"Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. Chi vorrà salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per me, la salverà. Che giova all'uomo guadagnare il mondo intero, se poi si perde o rovina se stesso?" Parola del Signore

 

“SE QUALCUNO VUOL VENIRE DIETRO A ME, RINNEGHI SE STESSO, PRENDA LA SUA CROCE OGNI GIORNO E MI SEGUA”. (Lc. 9,23)

 “Croce”: parola odiosa se pensiamo che spesso è costruita dagli uomini, parola che tutti cerchiamo giustamente di scartare perché siamo fatti per la gioia e per la vita, ma realtà, conseguenza per chi vuol essere fedele a scelte di verità e di giustizia. Anche Gesù ha avuto il terrore fisico della sofferenza e della croce, anche Lui ha provato il dolore morale dell’abbandono, del rifiuto, la tentazione di dire quasi l’inutilità della sua sofferenza offerta ma respinta, eppure è stato fedele a Dio, fedele all’amore degli uomini e quindi fedele alle conseguenze di questo: la croce. Quando Gesù dice che anche noi dobbiamo prendere la nostra croce non è la richiesta di un Dio sadico che ci dice di soffrire adesso per poi godere dopo, non è neanche una forma di accettazione passiva dei mali che indubbiamente incontriamo nel cammino della nostra vita, è l’invito ad essere coerenti nelle nostre scelte. Non c’è bisogno di andare a cercarle le croci, basta essere fedeli ai valori del Vangelo. Se tu vuoi rispondere con amore all’odio sta certo che i prepotenti approfitteranno di te, se tu cerchi di amare come Gesù non aspettarti riconoscenza, se tu cerchi di perdonare qualcuno, forse lo stesso perdonato ti crocifiggerà dicendo che sei un debole o facendo magari ricadere su di te il torto che tu hai perdonato. Gesù, se voglio venire dietro a te per arrivare alla Pasqua di risurrezione fa’ che capisca che prima devo essere fedele a te e per questo passare attraverso la croce e allora anche se non amo la croce fa che quando essa mi pesa sulle spalle o quando provo l’impotenza nell’esserne attaccato sopra, non bestemmi la croce, ma la viva ancora con amore come qualcosa che facendomi simile a te mi parla di amore, di risurrezione e di vita.

 

 

VENERDI’ 27 FEBBRAIO

Tra i santi ricordati oggi: Leandro, vescovo; Santa Onorina, martire.

Una scheggia di preghiera:

 

CRISTO E’ IL NOSTRO SALVATORE: VENITE ALLA FESTA!

 

Hanno detto: Quando non si ha più niente da dare perché si è dato tutto, allora si diventa capaci di veri doni. (P. Mazzolari).

Saggezza popolare: L'amico di tutti non è amico di nessuno. (Prov. Inglese)

Un aneddoto: San Luigi Maria Grignon de Montfort, una sera, per le strade di Dinan, incontra un povero mendicante sfinito dall’inedia e tutto una piaga. Senza farsi pregare, gli si avvicina, lo consola, lo abbraccia, se lo carica delicatamente sulle spalle e si dirige verso la casa della missione. Poiché era un po’ tardi e la porta era già chiusa, bussa sollecitamente, gridando: Aprite le porte a Gesù... Aprite le porte a Gesù! Entrato, lo rifocilla delicatamente e lo mette con ogni riguardo a letto, nel suo letto.

Parola di Dio: Is 58, 1-9a; Sal 50; Mt 9, 14-15

 

Vangelo Mt 9, 14-15  

Dal vangelo secondo Matteo.

In quel tempo, i discepoli di Giovanni si accostarono  a Gesù e gli dissero: "Perché, mentre noi e i farisei digiuniamo, i tuoi discepoli non digiunano?". E Gesù disse loro: "Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto mentre lo sposo è con loro? Verranno però i giorni quando lo sposo sarà loro tolto e allora digiuneranno". Parola del Signore

 

“POSSONO FORSE GLI INVITATI A NOZZE ESSERE IN LUTTO MENTRE LO SPOSO È CON LORO?”. (Mt. 9,15)

Gesù sta parlando di noi. Siamo noi gli invitati alle nozze, alla festa di Colui che per noi è morto e risorto. Se sei stato invitato a nozze non puoi andarci come se si trattasse di un funerale; non si va ad un banchetto di festa per fare digiuno. Gesù è la festa del mondo, Lui è lo sposo della nostra solitudine, il vincitore delle nostre paure, il liberatore dai nostri egoismi, la via per arrivare alla verità e alla vita, il Buon Pastore che ci cerca, ci chiama, ci conduce, la vite a cui rimanere legati per portare frutto, la roccia a cui ancorarci, la luce che viene ad illuminare ogni uomo, il fratello che dà la vita per noi. Dio è dono, è festa. Non sei tu a comperarti Lui e il Paradiso attraverso qualche digiuno ipocrita. Dio non è un commerciante cui pagare con digiuni, candele o formule di preghiera. Dio è l’amante che dona gratuitamente se stesso, cioè l’Amore che dona Amore, e l’unico modo per dimostrare di aver capito questo è accogliere l’amore con gioia e riconoscenza. Questo devono testimoniare i cristiani in un mondo spesso troppo triste e disperato per credere ancora alla gioia.

 

 

SABATO 28 FEBBRAIO

Tra i santi ricordati oggi: Fedele, martire; San Ferruccio, martire.

Una scheggia di preghiera:

 

PRENDIMI PER MANO DIO MIO; GUIDAMI NEL MONDO A MODO TUO.

 

Hanno detto: Dio modellò il mondo davanti a sé, ma esso non stava ritto fino a che non creò il perdono. (Rabbi Eliezer)

Saggezza popolare: Con cento sospetti non potrai mai fare una prova. (Prov. Inglese)

Un aneddoto: In un periodo in cui era afflitta da una marea di tentazioni della carne, santa Caterina da Siena ricevette la visita del suo Sposo celeste: “Signore mio gli gridò, dove eri quando il mio cuore era tribolato da tante tentazioni?”. E il Signore: “Stavo nel tuo cuore”.

E lei: “Sia salva sempre la tua verità, o Signore, e ogni riverenza verso la tua Maestà; ma come posso credere che tu abitavi nel mio cuore, mentre era ripieno di immondi e brutti pensieri?”. E il Signore: “Quei pensieri e quelle tenta­zioni causavano al tuo cuore gioia o dolore? Piacere o dispiacere?”. E lei: “Dolore grande e grande dispiacere!”. E il Signore: “Chi era che ti faceva provare dispiace­re se non io, che stavo nascosto nel centro del tuo cuore?”.

Parola di Dio: Is 58, 9b-14; Sal 85; Lc 5, 27-32

 

Vangelo Lc 5, 27-32

Dal vangelo secondo Luca.

In quel tempo, Gesù vide un pubblicano di nome Levi seduto al banco delle imposte, e gli disse: "Seguimi!". Egli, lasciando tutto, si alzò e lo seguì. Poi Levi gli preparò un grande banchetto nella sua casa. C'era una folla di pubblicani e d'altra gente seduta con loro a tavola. I farisei e i loro scribi mormoravano e dicevano ai suoi discepoli: "Perché mangiate e bevete con i pubblicani e i peccatori?". Gesù rispose: "Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori a convertirsi". Parola del Signore

 

“LEVI, LASCIANDO TUTTO, LO SEGUÌ”. (Lc. 5,28)

Gesù non segue schemi prefabbricati, non ha un “protocollo” secondo il quale sono indicate tutte le caratteristiche necessarie per diventare apostolo. Egli in questo caso sceglie un pubblico peccatore, uno che raccoglieva tasse per conto dell’odiata armata di occupazione romana. Gesù si fida che un uomo toccato dalla grazia possa cambiare. Cominciamo col chiederci: lo credo che l’uomo, anche il più incallito peccatore o nemico possa cambiare? Concedo agli altri questa possibilità? Credo per me stesso alla possibilità di cambiare?  Levi-Matteo lascia “tutto, cambia totalmente per seguire Gesù. Ci sono delle cose alle quali io ho rinunciato per seguire il Cristo? Ci sono delle cose a cui dovrei rinunciare per seguirlo? La quaresima dovrebbe essere un tempo di purificazione e di “alleggerimento”. Solo quando si è più leggeri, quando si lasciano certi pesi, si può pensare di mettersi in cammino per seguire Gesù.

     
     
 

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