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SCHEGGE E SCINTILLE

PENSIERI, SPUNTI, RIFLESSIONI

DALLA PAROLA DI DIO E DALLA VITA

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a cura di: don_franco_locci@libero.it

 

GENNAIO 2009

 

 

GIOVEDI’ 1 GENNAIO: MARIA SANTISSIMA, MADRE DI DIO

Tra i santi ricordati oggi: San Fulgenzio, vescovo; Santa Franca; San Guglielmo da Volpiano.

Una scheggia di preghiera:

 

O DIO, VOLGI IL TUO SGUARDO SU DI NOI E BENEDICI.

 

Hanno detto: La tua Parola, Signore, non l’hai scritta perché io la studiassi e la spiegassi. La tua Parola, Signore, mi è giunta perché l’amassi, perché mi sforzassi di calarla nel mio intimo, perché anch’io potessi diventare una tua parola. (E. Olivero)

Saggezza popolare: Chi vuole sul serio qualcosa trova una strada, gli altri una scusa. (Prov. Africano)

Un aneddoto: "Nel parco di un manicomio incontrai un giovane con il volto pallido, trasognato, ma bello. Sedetti accanto a lui e gli chiesi: ‘Perché sei qui?’ Mi rivolse lo sguardo e poi rispose: 'E' una domanda poco opportuna, la tua; comunque ti spiegherò. Mio padre voleva fare di me una copia di se stesso e così mio zio. Mia madre vedeva in me l'immagine del suo illustre genitore. Mia sorella mi esibiva suo marito, marinaio, quale modello perfetto da imitare, mentre mio fratello riteneva che dovessi essere identico a lui, bravissimo atleta. E anche i miei insegnanti: il dottore in filosofia, il maestro di musica e colui che mi insegnava letteratura erano ben decisi nel desiderare e volere che io fossi uno specchio della loro vita... Per questo sono qui. Trovo l'ambiente più sano. Qui, almeno, posso essere me stesso". (Gibran)

Parola di Dio: Nm. 6,22-27; Sal. 66,2-3.5-6.8; Gal. 4,4-7; Lc. 2,16-21

 

1^ Lettura (Nm. 6, 22-27)

Dal libro dei Numeri.

Il Signore si rivolse a Mosè dicendo: "Parla ad Aronne e ai suoi figli e riferisci loro: Voi benedirete così gli Israeliti; direte loro: Ti benedica il Signore e ti protegga. Il Signore faccia brillare il suo volto su di te e ti sia propizio. Il Signore rivolga su di te il suo volto e ti conceda pace. Così porranno il mio nome sugli Israeliti e io li benedirò". Parola di Dio

 

“IL SIGNORE FACCIA BRILLARE IL SUO VOLTO SU DI TE E TI SIA PROPIZIO”. (Nm 6,25)

Tra i tanti auguri che ci scambiamo nell’odierna giornata penso che il più bello e il più vero venga a noi proprio da queste parole della Bibbia. Volgere il volto verso una persona, significa prestare attenzione, curarsi di lui. Nel mondo della Bibbia, un re o un principe sollevava il volto verso un suo suddito quando voleva concedergli un beneficio. E Dio ha volto il suo benefico volto verso di noi regalandoci attraverso Maria, il volto del suo Figlio, il Dio-con-noi. Ed è proprio in questo che Dio, attraverso il Figlio si fa riconoscere da noi Padre buono, Dio di misericordia, “lento all’ira e pieno di grazia”. Ma per incontrare il volto di un’altra persona, anche il nostro volto deve volgersi verso di Lui. Dio ci guarda “propizio” e vuole regalarci la sua pace, ma perché questa porti il suo frutto in noi il nostro sguardo, il nostro cuore, le nostre capacità devono guardare a Lui. Se il nostro volto sarà rivolto a Lui, Lui potrà leggervi le gioie e i dolori, le aspirazioni e i desideri e sorridendoci attraverso Gesù ci concederà quella pace profonda che ci permette di affrontare qualunque cosa che questo anno nuovo ci porterà.

 

 

VENERDI’ 2 GENNAIO

Tra i santi ricordati oggi:Santi Basilio e Gregorio Nazianzeno; Sant’ Adalardo di Corbie.

Una scheggia di preghiera:

 

TU SEI IL CRISTO, IL FIGLIO DEL DIO VIVENTE.

 

Hanno detto: L’uomo è stato fatto dall’Amore ed è per questo che è così portato ad amare (Santa Caterina)

Saggezza popolare: Il giovane cammina più veloce dell'anziano, ma l'anziano conosce la strada. (Prov. Africano)

Un aneddoto: Durante la visita ai monasteri della sua diocesi, san Basilio chiese all'abate di uno di questi monasteri se nella sua comunità c'era qualche fratello che desse chiari segni di essere un predestinato. L'abate gliene presentò uno di grande semplicità e il santo vescovo gli comandò di andare a prendere dell'acqua. Quando il fratello fece ritorno gli comandò di sedersi e si mise a lavargli i piedi: Il fratello non diede alcun segno di meraviglia nel vedere il grande Basilio compiere verso di lui un tale gesto di umiltà, ma lo lasciò fare con semplicità. Allora il santo si rallegrò con l'abate di avere tra i suoi monaci un uomo così morto alla propria volontà e al proprio giudizio, e il giorno dopo, avendolo trovato nella sacrestia della chiesa, senza indugio lo ordinò sacerdote.

Parola di Dio: 1Gv 2, 22-28 / Sal 97 / Gv.1,19-28

 

1^ Lettura 1 Gv 2, 22-28
Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo.
Carissimi,
chi è il menzognero se non colui che nega che Gesù è il Cristo? L'anticristo è colui che nega il Padre e il Figlio. Chiunque nega il Figlio, non possiede nemmeno il Padre; chi professa la sua fede nel Figlio possiede anche il Padre. Quanto a voi, tutto ciò che avete udito da principio rimanga in voi. Se rimane in voi quel che avete udito da principio, anche voi rimarrete nel Figlio e nel Padre. E questa è la promessa che egli ci ha fatto: la vita eterna. Questo vi ho scritto riguardo a coloro che cercano di traviarvi. E quanto a voi, l'unzione che avete ricevuto da lui rimane in voi e non avete bisogno che alcuno vi ammaestri; ma come la sua unzione vi insegna ogni cosa, è veritiera e non mentisce, così state saldi in lui, come essa vi insegna. E ora, figlioli, rimanete in lui, perché possiamo aver fiducia quando apparirà e non veniamo svergognati da lui alla sua venuta. Parola di Dio

 

“CHI E’ IL MENZOGNERO SE NON COLUI CHE NEGA CHE GESÙ’ E’ IL CRISTO?”. (1Gv. 2,22)

Ieri parlavamo di incontrare il volto di Dio in quello del Figlio di Maria, oggi San Giovanni, ci ricorda ancora quale sia il centro della nostra fede. Noi siamo cristiani perché crediamo che Gesù è il Cristo, cioè il Figlio di Dio Salvatore. Se non c’è questa fede, non possiamo dirci cristiani. Oggi, la grande ignoranza religiosa e un falso senso di ecumenismo portano spesso a confusioni. Si pensa: “Io sono credente in Dio, quindi sono cristiano”. Non è assolutamente vero. Anche coloro che adoravano gli idoli o adorano la materia sono credenti, ma non per questo cristiani. Anche certe sette religiose come ad esempio i testimoni di Geova si dicono cristiani, ma non lo sono perché non credono in Gesù come Figlio di Dio. Notate che san Giovanni chiama “Menzognero” colui che nega che Gesù è il Cristo e il termine “menzognero” nella Bibbia è lo stesso con il quale si designa il Diavolo: colui che ci divide dalla verità. Sono troppi, oggi, i cristiani senza Cristo. Quanti dicono di essere cristiani ma trascurano la sua parola e  i sacramenti, i doni di Gesù? E quanti non credono alla sua e alla nostra risurrezione? E non siamo forse anche noi tra quelli che, pur credendo in Gesù Figlio di Dio, stentiamo a riconoscere la sua presenza nel prossimo che batte alla nostra porta? C’è anche un’altra “menzogna”, confusione di verità, quella di usare la frase: “lo sono credente, ma non praticante”, quasi che si possa distinguere la fede dalla vita. O credi e metti in pratica la gioia della fede o non mascherarti dietro una fede inesistente.

 

 

SABATO 3 GENNAIO

Tra i santi ricordati oggi:Santa Genoveffa, vergine; San Fiorenzo, vescovo; Sant’Antero, papa.

Una scheggia di preghiera:

 

TU, O GESU’, SEI IL MIO LIBERATORE.

 

Hanno detto: Come in ogni frammento d’ostia consacrata c’è Cristo, così in ogni uomo c’è Cristo (I. Giordani).

Saggezza popolare: Il mare calmo non rende bravo il marinaio. (Prov. Africano)

Un aneddoto: LA VOCAZIONE DI SAN LEOPOLDO MANDIC

“Quando ero bambino di otto anni, un giorno commisi una mancanza che non mi sembrava grave, e tale la giudico ancora oggi. Mia sorella mi rimproverò, e poi mi condusse dal parroco perché mi correggesse e mi castigasse. Io confessai al parroco la mia colpa ed egli, dopo avermi aspramente rimproverato, mi mise in ginocchio in mezzo alla chiesa. Io rimasi profondamente addolorato e dicevo tra me stesso: “Ma perché si deve trattare tanto aspramente un bambino per una mancanza così leggera? Quando sarò grande, voglio farmi frate, diventare confessore e usare tanta misericordia e bontà con le anime dei peccatori”.

Parola di Dio: 1Gv 2, 29-3, 6 / Sal 97 / Gv 1,29-34

 

Vangelo Gv 1, 29-34
Dal vangelo secondo Giovanni.
In quel tempo,
Giovanni vedendo Gesù venire verso di lui disse: "Ecco l'agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo! Ecco colui del quale io dissi: Dopo di me viene un uomo che mi è passato avanti, perché era prima di me. Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare con acqua perché egli fosse fatto conoscere a Israele". Giovanni rese testimonianza dicendo: "Ho visto lo Spirito scendere come una colomba dal cielo e posarsi su di lui. Io non lo conoscevo, ma chi mi ha inviato a battezzare con acqua mi aveva detto: L'uomo sul quale vedrai scendere e rimanere lo Spirito è colui che battezza in Spirito Santo. E io ho visto e ho reso testimonianza che questi è il Figlio di Dio". Parola del Signore

 

GIOVANNI, VEDENDO GESU’ VENIRE VERSO DI LUI, DISSE: “ECCO L’AGNELLO DI DIO, ECCO COLUI CHE TOGLIE IL PECCATO DEL MONDO”. (Gv. 1,29)

Sentir chiamare Gesù “Agnello di Dio”, può creare in noi qualche difficoltà di comprensione. Questo non succedeva ai  contemporanei di Giovanni il Battista. Sapevano infatti che al tempio, durante la Pasqua ebraica, venivano immolati numerosi agnelli in riparazione dei peccati. Conoscevano molto bene la Bibbia che raccontava loro come nella notte della liberazione e dell’inizio dell’Esodo dall’Egitto, era stato proprio il sangue di un agnello posto sugli stipiti della porta di casa ad evitare che l’angelo della morte uccidesse i loro primogeniti. Gesù, dunque, è l’Agnello che sarà immolato, ucciso per salvarci. Gesù viene a cancellare il peccato del mondo, cioè porta su di sé tutti i peccati degli uomini per “ucciderli” sulla croce con la sua donazione totale. Non possiamo che essere riconoscenti a Gesù. Tanto per capire, provate ad immaginare di essere stati condannati a morte e di essere davanti al plotone di esecuzione ed arriva uno che dice: “Prendo io il suo posto”. Gesù ha fatto così per me e per tutta l’umanità.

 

 

DOMENICA 4 GENNAIO: SECONDA DOMENICA DOPO NATALE

Tra i santi ricordati oggi:San Celso, vescovo; Santa Elisabetta di Seton.

Una scheggia di preghiera:

 

DIMOSTRAMI, O DIO, LA TUA PATERNITA’.

 

Hanno detto: Chiunque possiede qualcosa di cui non ha bisogno, è un ladro. Gran parte della miseria che affligge il mondo è conseguenza della nostra avidità (Gandhi).

Saggezza popolare: La pazienza è un albero: le radici sono molto amare, ma i frutti dolcissimi. (proverbio Tuaregh).

Un aneddoto: Nella sezione ‘uccelli’ di un museo di scienze naturali, ammiro un picchio su un ramo d’albero. La testa reclinata in avanti, sembra voler, ad ogni istante, martellare la corteccia dell’albero. Ma non accade niente. Resta immobile in questa posizione da mesi e da anni. Perché questo? Eppure ha le sue piume, le ali e la coda e anche gli artigli. Esteriormente non gli manca nulla. Ma interiormente, l’uccello non ha né cuore, né sangue, né vita. In lui vi è solo paglia! Non conta ciò che appare, conta ciò che sei.

Parola di Dio: Sir 24, 1-4. 12-16 / Sal 147 / Ef 1, 3-6. 15-18 / Gv 1, 1-18

 

2^ Lettura Ef 1, 3-6. 15-18

Dalla lettera di San Paolo agli Efesini

Benedetto sia Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli, in Cristo. In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo, per essere santi e immacolati al suo cospetto nella carità, predestinandoci a essere suoi figli adottivi per opera di Gesù Cristo, secondo il beneplacito della sua volontà. E questo a lode e gloria della sua grazia, che ci ha dato nel suo Figlio diletto. Perciò anch'io, avendo avuto notizia della vostra fede nel Signore Gesù e dell'amore che avete verso tutti i santi, non cesso di render grazie per voi, ricordandovi nelle mie preghiere, perché il Dio del Signore nostro Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per una più profonda conoscenza di lui. Possa egli davvero illuminare gli occhi della vostra mente per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità fra i santi. Parola di Dio

 

“POSSA (DIO) ILLUMINARE GLI OCCHI DEL VOSTRO CUORE PER FARVI COMPRENDERE A QUALE SPERANZA VI HA CHIAMATI, QUALE TESORO DI GLORIA RACCHIUDE LA SUA EREDITA’ TRA I SANTI”. (Ef. 1,18)

Nella comunità degli Efesini, Paolo sa che non mancano la fede e la carità: esse sono il segno che la benedizione di Dio è stata efficace. C’è però ancora qualcosa da chiedere al Padre ed è il dono di poterlo conoscere ancora più profondamente. La nostra conoscenza di Dio, infatti, non è data una volta per tutte, perché Egli è vivo e non un concetto astratto. Ecco perché Paolo ci parla degli “occhi del cuore”. E’ nel centro dell’uomo che il “cuore” è in grado di vedere in due direzioni da un lato conoscere sempre di più Lui, il Padre e dall’altro conoscere sempre più la speranza a cui il Padre ci chiama. Essere figli adottivi significa infatti non soltanto sapere che un Padre ci ha adottato, ma anche incontrarlo, guardarlo negli occhi, conoscerlo e desiderare di stare nella sua casa che, per Grazia, è diventata anche nostra.

 

 

LUNEDI’ 5 GENNAIO

Tra i santi ricordati oggi:Sant’Edoardo, Re; Santa Emiliana; San Simeone, Stilita.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, TU MI SCRUTI E MI CONOSCI.

 

Hanno detto:

Se non hai una tavola di salvataggio da gettare nelle acque, sii tu stesso una tavola viva per i tuoi fratelli naufraghi. (H. Camara).

Saggezza popolare: Nel buio, tutti i gatti sono leopardi. (Prov. Africano)

Un aneddoto: LA “SOSTITUZIONE VICARIA” DEL SANTO CURATO D’ARS

Quando il Curato d’Ars ascoltava in confessione peccati molto grossi, imponeva penitenze molto lievi, le penitenze grosse le faceva lui; questa era la sua sostituzione vicaria. Ragionava così: Se a quello do la penitenza grossa non la fa, e un’altra volta non viene più; pago io al suo posto. È quello che ha fatto Gesù: ha portato la croce che avrei dovuto portare io. Bisogna che siamo pronti a pagare di persona cristianamente: molte cose si mettono a posto così.  (M. MAGRASSI, Vivere la Chiesa, lI, Noci/Ba 1987, p. 160).

Parola di Dio: 1Gv 3,11-21 / Sal 99 / Gv1,43-51

 

1^ Lettura 1 Gv 3, 11-21
Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo.
Carissimi, questo è il messaggio che avete udito fin da principio: che ci amiamo gli uni gli altri. Non come Caino, che era dal maligno e uccise il suo fratello. E per qual motivo l'uccise? Perché le opere sue erano malvagie, mentre quelle di suo fratello erano giuste. Non vi meravigliate, fratelli, se il mondo vi odia. Noi sappiamo che siamo passati dalla morte alla vita, perché amiamo i fratelli. Chi non ama rimane nella morte. Chiunque odia il proprio fratello è omicida, e voi sapete che nessun omicida possiede in se stesso la vita eterna. Da questo abbiamo conosciuto l'amore: Egli ha dato la sua vita per noi; quindi anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli. Ma se uno ha ricchezze di questo mondo e vedendo il suo fratello in necessità gli chiude il proprio cuore, come dimora in lui l'amore di Dio? Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma coi fatti e nella verità. Da questo conosceremo che siamo nati dalla verità e davanti a lui rassicureremo il nostro cuore qualunque cosa esso ci rimproveri.
Dio è più grande del nostro cuore e conosce ogni cosa. Carissimi, se il nostro cuore non ci rimprovera nulla, abbiamo fiducia in Dio. Parola di Dio

 

“DIO E’ PIU’ GRANDE DEL NOSTRO CUORE E CONOSCE OGNI COSA”. (1Gv. 3,20)

Spesso abbiamo nei nostri confronti, e di conseguenza, verso il nostro prossimo, una severità eccessiva: non ci perdoniamo di non essere come vorremmo o come pensiamo che Dio ci voglia, non accettiamo i nostri limiti, ci facciamo schiacciare dal senso di colpa per i nostri peccati, pretendiamo da noi cose che nemmeno il Signore ci comanda. Ci buttiamo nell’attività o nella preghiera quasi per meritarci l’amore del Signore che, al contrario è gratuito e dona serenità e libertà interiore. E’ allora proprio quello il momento di fidarci: qualunque cosa il nostro cuore possa rimproverarci, Dio è più grande del nostro cuore. Egli conosce ogni cosa, le nostre fatiche, i nostri peccati, le tante ferite della nostra vita. Conosce tutto e tutto può sanare, perdonare, accogliere. Dio non si aspetta da noi la perfezione, ma la fiducia nella sua bontà. Lo scoraggiamento perciò non ha diritto di albergare nel nostro cuore. Certo può affacciarsi alla soglia ma, poi, può essere cacciato indietro dal nostro costante metterci nelle mani di Dio. Se diamo spazio all’idea che abbiamo di noi stessi e di come dovremmo essere senza confrontarci con quello che Gesù ci ha detto di noi, allora vivremo sempre scontenti. Ma se il punto di riferimento non saranno più solo i nostri pensieri, allora la gioia del Signore sarà la nostra forza, perché Dio è più grande del nostro cuore.

 

 

MARTEDI’ 6 GENNAIO: SOLENNITA’ DELL’ EPIFANIA DEL SIGNORE

Tra i santi ricordati oggi:Sant’Epifanio Vescovo, San Macario lo Scozzese.

Una scheggia di preghiera:

 

I TUOI SEGNI, SIGNORE, SIANO LUCE AI NOSTRI PASSI.

 

Hanno detto: I Magi hanno saputo decifrare un segno astrale e si sono messi in cammino. Per noi si tratta piuttosto di interpretare un segnale interiore, un’inquietudine, un’insoddisfazione… Comunque, resta fondamentale il dovere di muoversi. (A. Pronzato).

Saggezza popolare: Ogni cosa che cresce lentamente mette profonde radici. (proverbio Ghanese)

Un aneddoto: In una poesia di Jorge Manrique si canta l’innamorato che da un lontano paese manda alla sua bella lettere, fiori e regali in continuazione. Quando ritorna, cessano le lettere, i fiori e i regali. Stupisce la ragazza. Forse che non è più riamata? La smentisce l’innamorato: “Quando era lontano, c’era bisogno che ti inviassi qualche segno del mio amore. Ora che son vicino, il segno del mio amore sono io stesso” ... Analogamente il Signore, da quando s’è incarnato e sta con noi per sempre, è lui stesso il segno del suo amore per noi.

Parola di Dio: Is. 60,1-6; Sal. 71; Ef. 3,2-3.5-6; Mt. 2,1-12

 

Vangelo Mt 2, 1-12

Dal Vangelo secondo Matteo

Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode. Alcuni Magi giunsero da oriente a Gerusalemme e domandavano: “Dov'è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella, e siamo venuti per adorarlo”. All'udire queste parole, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i sommi sacerdoti e gli scribi del popolo, s'informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Messia. Gli risposero: “A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero il più piccolo capoluogo di Giuda: da te uscirà infatti un capo che pascerà il mio popolo, Israele. Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire con esattezza da loro il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme esortandoli: “Andate e informatevi accuratamente del bambino e, quando l'avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch'io venga ad adorarlo”. Udite le parole del re, essi partirono. Ed ecco la stella, che avevano visto nel suo sorgere, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, essi provarono una grandissima gioia. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti poi in sogno di non tornare da Erode, per un'altra strada fecero ritorno al loro paese. Parola del Signore

 

“DOV’E’ IL RE DEI GIUDEI CHE E’ NATO?” (Mt. 2,2)

La domanda dei magi: “Dov’è il re dei Giudei” è una domanda che in mille modi diversi va ripetendosi in ogni angolo della terra e lungo tutti i secoli: “Dov’è la felicità? Dove la sicurezza? Dove la verità? Dov’è la risposta ai tanti interrogativi del cuore?” Spesso la stella della verità si nasconde o sembra scomparire, o appare un qualcosa di molto lontano. Ma la fede semplice, l’abbandono alla parola di Dio ci guiderà verso la risposta, così come condusse i magi alla grotta. E lì ecco la sorpresa: quale differenza tra il Re che ci saremmo aspettati e quella semplice famigliola! Il Re è un neonato sottomesso a tutte le necessità della condizione umana: povertà, fame, freddo, insicurezza materiale. Ma quella luce che già aveva accompagnato i magi illumina anche interiormente i veri ricercatori. Chiediamoci: “Dove cerco il mio re? Sono capace di riconoscerlo quando si presenta nella mia vita? Riesco ad andar fuori dai miei schemi precostituiti per accoglierlo così com’è? Mi lascio guidare e illuminare interiormente? I Magi offrirono i segni della loro riconoscenza al Re che cosa so offrirgli io?

 

 

MERCOLEDI’ 7 GENNAIO

Tra i santi ricordati oggi:San Carlo da Sezze; San Luciano, Martire, San Raimondo da Penaford, sacerdote.

Una scheggia di preghiera:

 

PADRE DI GESU’ E PADRE NOSTRO.

 

Hanno detto: L’amore di Dio è capace di chinarsi su ogni figlio prodigo, su ogni miseria morale, sul peccato. Quando ciò avviene, colui che è oggetto della misericordia non si sente umiliato, ma come ritrovato e riabilitato. (Giovanni Paolo II).

Saggezza popolare: Questo Pianeta non ci è stato regalato dai nostri progenitori: esso ci è stato prestato per i nostri figli. (Prov. Masai)

Un aneddoto: Alain René Le Sage narra di due studenti che presso una fontana videro una lastra di pietra sulla quale erano incise alcune parole appena decifrabili sotto il fango. Lavata la pietra, lessero:”Aquì esta enterrada al alma del Licenziado Pedro de Garcìa”: qui é sepolta l’anima del dottor Pedro de Garcìa. “Assurdo”, commentò uno dei due. “Come si può sotterrare un’anima?”. E non ci pensò più. L’altro invece si fece pensieroso mentre s’allontanavano dalla fontana. Ad un tratto, tornò sui suoi passi e con la punta del bastone tentò di smuovere la pietra finché la sollevò e ribaltò: sotto, c’era una borsa di pelle con un vero tesoro, più di cento denari d’oro: ecco l’anima del dottor Pedro de Garcìa, la molla della sua vita, l’ideale supremo, il vero oggetto del suo amore, una manciata di monete d’oro.

Parola di Dio: 1Gv 3,22-4, 6 / Sal 2 / Mt 4,12-17.23-25

 

1^ Lettura 1 Gv 3, 22 - 4,6

dalla prima lettera di san Giovanni Apostolo

Carissimi qualunque cosa chiediamo la riceviamo da lui perché osserviamo i suoi comandamenti e facciamo quel che è gradito a lui. Questo è il suo comandamento: che crediamo nel nome del Figlio suo Gesù Cristo e ci amiamo gli uni gli altri, secondo il precetto che ci ha dato. Chi osserva i suoi comandamenti dimora in Dio ed egli in lui. E da questo conosciamo che dimora in noi: dallo Spirito che ci ha dato. Carissimi, non prestate fede a ogni ispirazione, ma mettete alla prova le ispirazioni, per saggiare se provengono veramente da Dio, perché molti falsi profeti sono comparsi nel mondo. Da questo potete riconoscere lo spirito di Dio: ogni spirito che riconosce che Gesù Cristo è venuto nella carne, è da Dio; ogni spirito che non riconosce Gesù, non è da Dio. Questo è lo spirito dell'anticristo che, come avete udito, viene, anzi è già nel mondo. Voi siete da Dio, figlioli, e avete vinto questi falsi profeti, perché colui che è in voi è più grande di colui che è nel mondo. Costoro sono del mondo, perciò insegnano cose del mondo e il mondo li ascolta. Noi siamo da Dio. Chi conosce Dio ascolta noi; chi non è da Dio non ci ascolta. Da ciò noi distinguiamo lo spirito della verità e lo spirito dell'errore. Parola di Dio

 

“VOI SIETE DA DIO”. (1Gv. 4,4)

Più volte nelle sue lettere Giovanni ripete questo concetto: “Voi siete da Dio”, “Siete sue creature”. Ogni uomo è un’opera d’arte di Dio nella quale rimangono sempre percepibili i tratti caratteristici dell’autore che l’ha plasmata. Siamo da Lui perché Gesù ci ha riportati al Padre con l’atto più sublime dell’amore: donarci la sua vita. Siamo da Dio perché con il Battesimo ci siamo rivestiti di Cristo, siamo diventati sua dimora, capaci di amare con l’amore di Cristo, di sperare della sua speranza invincibile, di dire “credo” per sempre. Siamo da Dio perché resi degni della Comunione con Cristo. Siamo da Dio perché chiamati alla vita che dura per sempre con Lui. Se siamo da Dio, siamo ricchi di una ricchezza inesauribile. Il nostro compito, dunque, è vivere come persone che sono da Dio. Questo devono leggere nelle nostre parole, nei nostri gesti, nei nostri pensieri e anche nei nostri silenzi, coloro che ci incontrano.

 

 

GIOVEDI’ 8 GENNAIO

Tra i santi ricordati oggi: San Massimo di Pavia; San Severino; Sant’Adreghino.

Una scheggia di preghiera:

 

MIO DIO, DA SEMPRE E PER SEMPRE MI HAI AMATO.

 

Hanno detto: Un cristiano che non vuole soffrire con Cristo è un borghese comodamente sdraiato con la pancia piena, che assiste dalla sua poltrona al supplizio di un innocente che muore per lui (L. Bloy).

Saggezza popolare: Se vuoi arrivare primo, corri da solo. Se vuoi camminare lontano, cammina insieme. (proverbio del Kenya)

Un aneddoto: Viktor Frankl è uno psicologo ebreo che, come tanti suoi connazionali, conobbe il lager di Auschwitz. La situazione era spaventosa. i camini fumavano diffondendo un fumo acre di carne umana bruciata nei forni crematori. Di tanto intanto, qualcuno cedeva e si buttava contro i fili spinati ad alta tensione che circondavano il lager. La visione di quello straccio di cadavere vestito della casacca a righe dei deportati, aggrovigliato tra quei fili che l’avevano fulminato, era per qualcuno una tentazione forte: farla finita per sempre!

Ma Frankl seppe resistere. Aveva giurato a se stesso di “non correre al filo”, di non lasciarsi mai annientare dalla disperazione. Nell’oscurità di quell’inferno seppe alimentare in sé e nei compagni quel filo di speranza che l’avrebbe salvato. Sì, la vita aveva un senso anche in quella bolgia. Uscito dal lager, Viktor Frankl è andato in giro per il mondo a dire a tutti: “Tenete duro perché per tutti la vita ha sempre un senso”.

Parola di Dio: 1Gv 4,7-10 / Sal 71 / Mc 6,34-44

 

1^ Lettura 1 Gv 4, 7-10
Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo.
Carissimi, amiamoci gli uni gli altri, perché l'amore è da Dio: chiunque ama è generato da Dio e conosce Dio. Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore. In questo si è manifestato l'amore di Dio per noi: Dio ha mandato il suo unigenito Figlio nel mondo, perché noi avessimo la vita per lui.
In questo sta l'amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati. Parola di Dio

 

“IN QUESTO STA L’AMORE: DIO HA AMATO NOI”. (1Gv. 4,10)

Questo tempo dopo Natale è forse uno dei periodi più indicati per meditare la parola di oggi: Dio è amore. L’apostolo vuole dirti che l’amore che tu hai per le persone più care, per i tuoi figli, per i tuoi genitori, per i veri amici, insomma tutto l’amore che sei capace di donare agli altri e a Lui, è soltanto un pallido riflesso dell’amore che Dio ha per te. Egli ti ha creato a sua immagine e somiglianza perché potessi dialogare con lui, vivere immerso nel suo amore e un giorno contemplare il suo volto e partecipare alla sua gloria e felicità infinita. Anche quando lo rifiuti, calpesti la sua legge, lo offendi come fosse un tuo nemico, non cessa di amarti. Per te ha creato l’universo, regolato da leggi meravigliose che non finiranno mai di stupirti. Per te ha inviato sulla terra il suo Unigenito perché diventasse tuo fratello, compagno e guida nel pellegrinaggio terreno. Per te non ha esitato a lasciarlo morire in croce, abbandonato e tradito da tutti, perché espiasse i tuoi peccati e ti riaprisse le porte del paradiso, dove tu, vero figlio di Dio, vivrai eternamente beato. Per te ha voluto rimanere sempre presente mediante la grazia dei sacramenti che ti rende partecipe, già qui sulla terra, della vita divina; per te ha istituito il sacerdozio, per perdonarti ogni colpa, si rende presente nell’Eucaristia per donarsi tutto a te, sotto la specie del pane e del vino, caparra e garanzia di vita immortale: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue, ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno”. Dimmi, poteva amarci di più?...

 

 

VENERDI’ 9 GENNAIO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Adriano, Abate; Santi Giuliano e Balista, Martiri; San Marcellino.

Una scheggia di preghiera:

 

NELLA GIOIA E NELLA FATICA: TU SEI CON NOI, O SIGNORE.

 

Hanno detto: Per quanto tu scenda in basso non sarai mai più umile di Cristo. (San Girolamo)

Saggezza popolare: Una ferita fa male ma guarisce. Una parola cattiva fa male per sempre. (proverbio Berbero)

Un aneddoto: Nel 1879, il Poldi-Pezzòli, un ricco collezionista, era venuto a Milano dalla sua casa di campagna per catalogare alcuni gioielli che teneva in una camera blindata del suo appartamento di via del Morone. Nessuno lo vide entrare e nessuno si rese conto che mentre egli stava chinato su tutti quegli ori e quelle gemme, la porta girava sui cardini senza uno strido e con uno scatto secco bloccava i congegni di chiusura. Lo stanzino divenne una prigione sfarzosa, una trappola mortale. La porta fu riaperta dal custode solo quattro giorni dopo, e il Poldi-Pezzòli fu trovato morto, steso su quegli oggetti preziosi. Il volersi garantire troppe sicurezze qualche volta può essere fatale.

Parola di Dio: 1Gv 4,11-18 / Sal 71 / Mc 6,45-52

 

1^ Lettura 1 Gv 4, 11-18
Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo.
Carissimi, se Dio ci ha amato, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri. Nessuno mai ha visto Dio; se ci amiamo gli uni gli altri, Dio rimane in noi e l'amore di lui è perfetto in noi. Da questo si conosce che noi rimaniamo in lui ed egli in noi: egli ci ha fatto dono del suo Spirito. E noi stessi abbiamo veduto e attestiamo che il Padre ha mandato il suo Figlio come salvatore del mondo. Chiunque riconosce che Gesù è il Figlio di Dio, Dio dimora in lui ed egli in Dio. Noi abbiamo riconosciuto e creduto all'amore che Dio ha per noi.
Dio è amore; chi sta nell'amore dimora in Dio e Dio dimora in lui. Per questo l'amore ha raggiunto in noi la sua perfezione, perché abbiamo fiducia nel giorno del giudizio; perché come è lui, così siamo anche noi, in questo mondo. Nell'amore non c'è timore, al contrario l'amore perfetto scaccia il timore, perché il timore suppone un castigo e chi teme non è perfetto nell'amore. Parola di Dio

 

“DIO E’ AMORE: CHI STA NELL'AMORE DIMORA IN DIO E DIO IN LUI”. (1Gv.4,16)

Ieri dicevamo che Dio ci ha amati per primo, ed è proprio solo partendo da questa consapevolezza che possiamo poi cercare di vivere la parola che ci viene indicata oggi: se io so di essere amato così tanto e gratuitamente da Dio troverò allora logico e bello potergli rispondere con lo stesso stile. "Chi sta nell’amore…” che bello! Siamo invitati a stare nell'amore! Questo stare nell'amore caccerà da noi il rancore, il giudizio. Solo chi sta nell'amore ... "dimora in Dio". Cioè: se non amo, non sono, non sto dalla parte di Dio. Non sono cristiano. “E Dio dimora in lui”…è un anticipo di Paradiso. Ma occorre partire sempre dalle prime tre parole: "Chi sta nell’amore".

Non ti è mai capitato di esserti 'speso' durante tutto il giorno a servizio degli altri, amando, e ritrovarti, alla sera, stanco ma sereno?  Tu sei stato con Dio e Dio è venuto in te. E in fondo questo non è altro che celebrare il Natale ogni giorno.

 

 

SABATO 10 GENNAIO

Tra i santi ricordati oggi:Sant’Agatone, Papa; Sant’Aldo, Monaco; San Guglielmo di Burges, Vescovo.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, INSEGNACI AD AMARE COME AMI TU.

 

Hanno detto: Al termine di una vita passata nella santità, come al termine di una vita di delitti, la modalità per entrare in paradiso è una sola: Signore, abbi pietà di me, perché sono un peccatore (A. Paoli).

Saggezza popolare: Sasso dopo sasso si costruisce un muro, muro dopo muro si costruisce il castello. (Prov. Albanese)

Un aneddoto: San Giovanni Vianney, il santo Curato d’Ars, morto nel 1859, quando era ancora giovane sacerdote, fu mandato dal suo Vescovo ad Ars, un paesino di cui non sapeva nemmeno la strada. Camminò a lungo e poi chiese a un ragazzino se poteva indicargli la strada per Ars. Il ragazzo rispose gentilmente: “Monsieur l’Abbé, Ars è qui vicina, è quella chiesina bianca che si vede laggiù in fondo, tra il verde”. Il Santo lo ringraziò e aggiunse: “In cambio, io vorrei poterti insegnare la strada per il Cielo”. Ed era tutto un programma e un ideale.

Parola di Dio: 1Gv 4,19-5,4 / Sal 71 / Lc 4, 14-22a

 

1^ Lettura 1 Gv 4,19 - 5,4
Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo.
Carissimi, noi amiamo, perché egli ci ha amati per primo. Se uno dicesse: "Io amo Dio", e odiasse il suo fratello, è un mentitore. Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede. Questo è il comandamento che abbiamo da lui:
chi ama Dio, ami anche il suo fratello. Chiunque crede che Gesù è il Cristo, è nato da Dio; e chi ama colui che ha generato, ama anche chi da lui è stato generato. Da questo conosciamo di amare i figli di Dio: se amiamo Dio e ne osserviamo i comandamenti, perché in questo consiste l'amore di Dio, nell'osservare i suoi comandamenti; e i suoi comandamenti non sono gravosi. Tutto ciò che è nato da Dio vince il mondo; e questa è la vittoria che ha sconfitto il mondo: la nostra fede. Parola di Dio

 

“CHI AMA DIO AMI ANCHE IL SUO FRATELLO”. (1Gv. 4,21)

Le persone che sanno amare sono quelle che rendono bello il mondo. Non sono gli scienziati o gli economisti o i politici le persone che contano di più: le persone più importanti della terra sono le persone profondamente buone. Perché sono loro che sanno dare alla gente quello di cui la gente ha più bisogno: la bontà. Chi porta bontà comunica pace, sicurezza, forza, perché comunica Dio. Abbiamo bisogno di tante cose: di salute, di pane, di lavoro,di tranquillità e di pace, ma più di tutto abbiamo bisogno di bontà, di gente che alzi il livello della bontà sulla terra, che trasmetta amore, perché abbiamo bisogno di Dio. Coi soldi, si dice, si fa tutto. Non è vero. Le cose più importanti non si comprano con i soldi. Invece è vero che con l'amore si ottiene tutto, anche i cuori di pietra non resistono davanti ad una persona profondamente buona, capace di amare, perché l'amore è la potenza di Dio sulla terra. Abbiamo bisogno di gente che insegni ad amare. Non ci vogliono lauree per insegnare ad amare, basta amare. Anche l'analfabeta può essere maestro e può insegnare. Se abbiamo gente che sa amare, abbiamo maestri di bontà che incrementano sulla terra l'amore, persone che rendono sensibile e visibile la presenza di Dio tra gli uomini. Amare è calarsi nei problemi degli altri, è sacrificare il proprio tempo e aiutare le persone fino in fondo come sa fare Dio con ciascuno di noi. Amare è comprendere. Amare è perdonare. E' cambiare il male col bene. Amare è dare affetto, attenzione, forza a chi non ce l'ha. Amare è dare senza attendere il ricambio, come fa sempre Dio con noi, senza stancarsi mai. Quando sei paziente, mentre tutti perderebbero la pazienza, quando ti controlli davanti ad un pensiero negativo, quando fermi una parola di condanna che sembrerebbe a tutti legittima, stai diventando esperto in amore. Amare è fermarsi accanto ad ogni pena senza passare oltre, è trovare il tempo per uno che soffre mentre manca il tempo per te e per le tue cose. Amare è rendere presente Dio in mezzo alla gente. Quando tu ami, anche se non ti accorgi, il volto di Cristo si illumina in te, la luce di Cristo brilla nei tuoi occhi, il sorriso di Cristo passa sulle tue labbra. Signore, moltiplica sulla terra le persone capaci di amare, perché gli uomini hanno troppo bisogno di te.

 

 

DOMENICA 11 GENNAIO: BATTESIMO DEL SIGNORE

Tra i santi ricordati oggi:Sant’Igino, Papa; Santa Liberata, martire, Sante Speciosa e Onorata di Pavia.

Una scheggia di preghiera:

 

TU, O GESU’ CI HAI RIGENERATI DA ACQUA E DA SPIRITO SANTO.

 

Hanno detto: Colui che ha la carità nel cuore, ha sempre qualcosa da donare agli altri (S. Agostino).

Saggezza popolare: Chi mangia da solo si strozza in solitudine. (Prov. Arabo)

Un aneddoto: In un apologo dovuto a Somerset Maugham, si racconta di un servo che torna dal mercato, pallido e tremante, e dice al padrone: “Aiutatemi a salvarmi. Proprio adesso mentre ero per strada sono stato urtato da una donna, e voltandomi ho visto che era la Morte. Mi guardava e faceva un gesto minaccioso. Così, prestatemi il cavallo, che voglio galoppar via da Bagdad ed evitare il mio destino. Andrò a Samarra, e la Morte non mi troverà”. Il padrone gli dà il cavallo, lo pone in sella e lo saluta mentre quello parte a spron battuto, come un forsennato. Poi va al mercato lui pure e, riconosciuta la Morte, le chiede perché abbia minacciato il suo servo poco prima. “Non l’ho minacciato”, risponde la Morte “ho fatto un gesto di sorpresa nel vederlo a Bagdad, mentre io gli avevo dato appuntamento a Samarra”... Non possiamo sfuggire alla morte: possiamo invece sfuggire al peccato, costi quel che costi.

Parola di Dio: Is 42, 1-4. 6-7 / Sal 28 / At 10,34-38 / Mc 1,7-11

 

Vangelo  Mc 1, 7-11

Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Giovanni predicava dicendo: “Dopo di me viene uno che è più forte di me e al quale io non sono degno di chinarmi per sciogliere i legacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzati con acqua, ma egli vi battezzerà con lo Spirito Santo”. In quei giorni Gesù venne da Nazareth di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. E, uscendo dall'acqua, vide aprirsi i cieli e lo Spirito discendere su di lui come una colomba. E si sentì una voce dal cielo: “Tu sei il Figlio mio prediletto, in te mi sono compiaciuto”. Parola del Signore

 

“E GESU’ FU BATTEZZATO DA GIOVANNI NEL GIORDANO”. (Mc.1,9)

La festa del battesimo di Gesù costituisce l’occasione per pensare non solo alla manifestazione di Gesù ma anche al nostro battesimo. Un battesimo che aspetta di essere “manifestato”. Una fede che va compresa, resa consapevole, matura. Una scelta che dev’essere motivata. Un dono che deve diventare impegno, assunzione di responsabilità. Un’appartenenza a Cristo che si esprima finalmente nella vita. E’ necessario e urgente che il nome registrato negli archivi parrocchiali esca fuori, allo scoperto. E’ tempo, ormai, di onorare gli impegni che gli altri hanno assunto per noi. C’è una riappropriazione personale del battesimo che va fatta con chiarezza. Il battesimo deve essere “nostro”. Un fatto che ci veda protagonisti in prima persona. Allora non potevamo, ovviamente, leggere il vangelo. Adesso, però, lo possiamo e lo dobbiamo. Abbiamo il diritto di sapere chi siamo, dove siamo incamminati, e qual è il “modo” di vivere che ci qualifica come cristiani. Battesimo e “manifestazione” di Gesù di Nazareth coincidono. Per noi la vera manifestazione arriva in un secondo tempo. Ma non è lecito eluderla. Non soltanto noi abbiamo il diritto di sapere. Anche gli altri; e le prove più “rassicuranti” e valide sono quelle fornite da un certo “modo” di essere e di agire, non troppo dissimile da quello del Cristo.

 

 

LUNEDI’ 12 GENNAIO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Antonio Maria Ricci; Sant’Arcadio,Martire; San Benedetto Biscop.

Una scheggia di preghiera:

 

NEL TUO CUORE, O SIGNORE, RIPOSA LA MIA ANIMA.

 

Hanno detto: Dio è proprio là dove non sembrerebbe a nessuno di doverlo trovare: Dio è là dove non sembra essere Dio: come sulla Croce! E’ proprio lui, quando pare impossibile che sia lui. (A. Pronzato).

Saggezza popolare: Il genere umano si divide in tre classi: gli inamovibili, quelli che sono mossi, e quelli che muovono. (Prov. Arabo)

Un aneddoto: Per denunciare il peso delle illusioni umane, Budda raccontava un apologo. C’era un uomo il quale doveva attraversare una serie di fiumi distanti fra loro. Costruì una zattera e attraversò il primo fiume. Poi che cosa doveva fare? Caricarsi la zattera sulle spalle per miglia e miglia, o piuttosto abbandonarla dopo averla usata, e così affrontare il cammino, libero da ogni peso? La soluzione buona è quest’ultima, perché le illusioni sono come una zattera in terraferma: sono soltanto un peso insopportabile che frenano il nostro andare.

Parola di Dio: Eb 1,1-6 / Sal 96 / Mc 1,14-20

 

Vangelo Mc 1, 14-20

Dal vangelo secondo Marco.

Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù si recò nella Galilea predicando il vangelo di Dio e diceva:  “Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al vangelo”. Passando lungo il mare della Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. Gesù disse loro: “Seguitemi, vi farò diventare pescatori di uomini”. E subito, lasciate le reti, lo seguirono. Andando un poco oltre, vide sulla barca anche Giacomo di Zebedèo e Giovanni suo fratello mentre riassettavano le reti. Li chiamò. Ed essi, lasciato il loro padre Zebedèo sulla barca con i garzoni, lo seguirono. Parola del Signore

 

“GESU’ DISSE LORO: SEGUITEMI”. (Mc. 1,17)

In Israele sono i discepoli che scelgono il Maestro. Cristo è novità assoluta. é lui che chiama i discepoli. La fede non è conquista dell’uomo, ma dono di Dio. Non è la volontà o l’intelletto umano alla radice della conversione, ma la grazia di Dio. Il primo passo per realizzare la nuova alleanza non è dell’uomo: è di Dio. L’iniziativa è sua e soltanto sua. Chi pretende di invertire i ruoli non trova Dio, ma soltanto se stesso. Si può sapere a memoria il vangelo e restare non credenti, come molti contemporanei di Gesù. Cristo non è l’uomo da ricerca di laboratorio, ma da accogliere, lasciandogli facoltà di agire. Tutta la storia del cristiano, in ultima analisi, non è che questa: essere contemplato da questa luce e restare illuminato e affascinato. I pescatori Simone e Andrea, Giacomo e Giovanni, si sono sentiti “conosciuti dentro”. Conoscere, nel senso biblico, non è solo “vedere”: è sentirsi amati, coinvolti in un rapporto personale e nuziale. E loro si sono sentiti cambiati interiormente perché si sono lasciati travolgere da questo fascio di luce che misteriosamente usciva dagli occhi e dal cuore di Gesù. Solo se i nostri occhi riescono a incontrare quelli di Cristo, scatta la scintilla dell’amore, della fede, della vocazione, della donazione.

 

 

MARTEDI’ 13 GENNAIO

Tra i santi ricordati oggi:Sant’ Ilario, Vescovo e Dottore della Chiesa; Sant’Agricio, Vescovo.

Una scheggia di preghiera:

 

LA TUA PAROLA, SIGNORE, E’ PAROLA DI VITA ETERNA.

 

Hanno detto: Nell’Eucaristia abbiamo Cristo sotto le apparenze del pane, ma qui nei quartieri poveri, nei corpi disfatti, nei bambini, noi vediamo Cristo e lo tocchiamo. (Madre Teresa di Calcutta).

Saggezza popolare:

Onesto è colui che accorda il proprio pensiero alla Verità. Disonesto è colui che accorda la Verità al proprio pensiero. (Prov. Arabo)

Un aneddoto: Nell’artistico refettorio dei Benedettini di Praglia, un intarsio presenta una fonte assai profonda da cui sprizza in alto una bolla d’acqua. Sotto, sta scritto: “Fortior e latebris”, più forte dalle profondità, o meglio, dai nascondigli. L’acqua sale tanto più prepotente quanto maggiore è la profondità da cui zampilla. Così noi, i poveri peccatori, possiamo risalire anche molto in alto se sappiamo mantenerci nella semplicità e nell’umiltà di chi si pente.

Parola di Dio: Eb 2, 5-12 / Sal 8 / Mc 1,21b-28

 

Vangelo Mc 1, 21-28

Dal vangelo secondo Marco.

In quel tempo, nella città di Cafarnao Gesù, entrato proprio di sabato nella sinagoga, si mise ad insegnare. Ed erano stupiti del suo insegnamento, perché insegnava loro come uno che ha autorità e non come gli scribi. Allora un uomo che era nella sinagoga, posseduto da uno spirito immondo, si mise a gridare: “Che c'entri con noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci! Io so chi tu sei: il santo di Dio”. E Gesù lo sgridò: “Taci! Esci da quell'uomo”. E lo spirito immondo, straziandolo e gridando forte, uscì da lui. Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: “Che è mai questo? Una dottrina nuova insegnata con autorità. Comanda persino agli spiriti immondi e gli obbediscono!”. La sua fama si diffuse subito dovunque nei dintorni della Galilea. Parola del Signore

 

“GESU’ INSEGNAVA LORO COME UNO CHE HA AUTORITA'”. (Mc. 1,22)

Gesù inizia il suo ministero apostolico a Cafarnao e la gente che lo ascolta e lo vede agire si rende subito conto che parla con autorità. Noi siamo abituati a sentire tante parole; molte sono parole di servizio che recepiamo per l’immediato che concernono e poi le dimentichiamo; molte non le ascoltiamo neppure e scorrono su di noi come l’acqua sulla pietra; altre ci incuriosiscono, se non siamo delle banderuole facilmente suggestionabili, poche hanno il potere di penetrare in noi e cambiare la nostra vita. Gesù è la parola di Dio, che ha cambiato la vita di tanti uomini e donne che sono diventati grandi santi. Dio ci ha parlato attraverso le scritture ma Gesù è la parola definitiva. I vangeli non sono dei semplici raccontini, sono parole destinate a cambiare la storia di tutti i tempi, di tutti i secoli. La parola di Dio, però richiede un atteggiamento di ascolto, di accoglienza, di accettazione cordiale. Con la sua parola, piena di autorità Gesù guarisce i malati, risuscita i morti, scaccia i demoni, consola i tristi, porta pace ai cuori. La sua parola vuole operare un cambiamento in noi e, per renderla efficace occorre solo la nostra fede. Crediamo nella potenza della parola di Gesù? I Sacramenti sono gesti che Gesù opera oggi, destinati alla guarigione dello spirito. Come ricerco e come accolgo questi segni?

 

 

MERCOLEDI’ 14 GENNAIO

Tra i santi ricordati oggi:San Felice; Santa Macrina l’Anziana; San Saba.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE GESU’, PREGA CON NOI E PREGA PER NOI.

 

Hanno detto:

La Chiesa non è un museo di oggetti del passato, ma un popolo che vive e cammina verso la festa di Dio. (Beato Giovanni XXIII, papa).

Saggezza popolare: Puoi portare un cammello alla fonte ma non puoi costringerlo a bere. (Prov. Arabo)

Un aneddoto: V’è un apologo di Antoine de Saint-Exupéry che colpisce l’idolatria per i beni terreni: “Io conosco un pianeta su cui vive un certo Monsieur Chermisi: costui non ha mai respirato un fiore, non ha mai guardato una stella, non ha mai voluto bene ad alcuno, non fa altro che addizioni, tutto il giorno, e tutto il giorno ripete.’ “Io sono un uomo serio”. E si gonfia d’orgoglio. Ma non è un uomo, è un fungo”. 

Parola di Dio: Eb 2,14-18 / Sal 104 / Mc 1,29-39

 

Vangelo Mc 1, 29-39

Dal vangelo secondo Marco.

In quel tempo, Gesù, uscito dalla sinagoga, si recò subito in casa di Simone e di Andrea, in compagnia di Giacomo e di Giovanni. La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. Egli, accostatosi, la sollevò prendendola per mano; la febbre la lasciò ed essa si mise a servirli. Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. Tutta la città era riunita davanti alla porta. Guarì molti che erano afflitti da varie malattie e scacciò molti demoni; ma non permetteva ai demoni di parlare, perché lo conoscevano. Al mattino si alzò quando ancora era buio e, uscito di casa, si ritirò in un luogo deserto e là pregava. Ma Simone e quelli che erano con lui si misero sulle sue tracce e, trovatolo, gli dissero: "Tutti ti cercano!". Egli disse loro: "Andiamocene altrove per i villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!". E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demoni. Parola del Signore

 

“SI RITIRO' IN UN LUOGO DESERTO E LA PREGAVA”. (Mc. 1,35)

Con il Vangelo di oggi Marco ci porta nel ‘quotidiano’ di Gesù: è una giornata intensa quella di Gesù, passa quasi tutti il suo tempo guarendo e predicando. Si dedica a tutti con attenzione per ciascuno. Ma ci colpisce che in questa giornata così piena ci sia più volte posto per la preghiera, prima alla sinagoga, poi al mattino presto, prima di iniziare la sua attività. L’orazione è il centro che da senso e forza a tutto l’agire di Gesù, e questo è un grande insegnamento per noi. Gesù, di per sé non aveva bisogno della preghiera come la intendiamo noi. E’ proprio della nostra natura umana, l’aver bisogno e ricercare questa unione ma è anche una sfida continua. Chiunque si dedichi con costanza alla preghiera lo avrà sperimentato. Ci sono momenti in cui pregare è un piacere e lo si sente come una vera necessità. In altri momenti, al contrario sembra un combattimento con la nostra immaginazione e con i nostri stati d’animo. L’esempio di Gesù è uno stimolo a dedicarci con costanza alla preghiera anche, quando necessario, attraverso un atto di volontà.

 

 

GIOVEDI’ 15 GENNAIO

Tra i santi ricordati oggi:San Cosma il Melode; San Faustino, Martire; San Mauro; San Romedio.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE DONACI OCCHI PER VEDERE E CUORE PER ACCOGLIERE IL FRATELLO.

 

Hanno detto: Il Cristo è muto nel Tabernacolo: ma non tacerà per sempre. Un giorno riprenderà la parola, come un tempo, e dirà: “Tutti i miei comandamenti, i miei sacramenti, la messa, la preghiera, tutto questo, io te l’ho dato per uno scopo solo: amare” (Abbé Pierre).

Saggezza popolare: Se ti fermi ogni volta che un cane abbaia, non finirai mai la tua strada. (Prov. Arabo)

Un aneddoto: Il rabbi di Kobryn insegnava: “Quando l’uomo soffre non deve dire:“E’ male, è male”. Nulla è male di ciò che Dio manda agli uomini. Ma si deve dire “E’ amaro, è amaro”. Perché ci sono pozioni molto amare anche tra le medicine”.

Parola di Dio: Eb 3,7-14 / Sal 94 / Mc 1,40-45

 

Vangelo Mc 1, 40-45

Dal vangelo secondo Marco. In quel tempo, venne a Gesù un lebbroso: lo supplicava in ginocchio e gli diceva: "Se vuoi, puoi guarirmi!". Mosso a compassione, stese la mano, lo toccò e gli disse: "Lo voglio, guarisci!". Subito la lebbra scomparve ed egli guarì. E, ammonendolo severamente, lo rimandò e gli disse: "Guarda di non dir niente a nessuno, ma và, presentati al sacerdote, e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha ordinato, a testimonianza per loro". Ma quegli, allontanatosi, cominciò a proclamare e a divulgare il fatto, al punto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma se ne stava fuori, in luoghi deserti, e venivano a lui da ogni parte. Parola del Signore

 

“MOSSO A COMPASSIONE, STESE LA MANO, LO TOCCO’ E GLI DISSE: LO VOGLIO, GUARISCI!” (Mc.1,41)

La figura del lebbroso che si rivolge a Gesù ci può fare diverse riflessioni. Eccone una. La lebbra era a quell’epoca una malattia delle più terribili perché non solo minava il fisico, ma col suo carico di paure creava l’emarginazione sociale più assoluta. Oggi la situazione è in parte cambiata: la lebbra è una malattia che, se curata in modo adeguato, può essere sconfitta e vi sono persone che con carità e generosità si dedicano a questi ammalati. Rimane però un certo senso di disagio in molti nel rapportarci a persone colpite da gravi malattie, anche se non contagiose. Pensiamo ai portatori di handicap gravi; ai malati inguaribili, specie in fase terminale; pensiamo agli anziani, nei quali il peso degli anni ha tolto l’autosufficienza: sono tutti casi con cui qualche volta abbiamo avuto a che fare, e che forse ci hanno provocato un certo disagio, desiderio di girare al largo, di essere coinvolti il meno possibile. Gesù elimina ogni emarginazione nei confronti dell’uomo malato che lo supplicava: lo risana, lo reintegra nei suoi diritti, gli ridona vita. Molti, lungo la storia del cristianesimo, hanno seguito l’esempio di Gesù, da san Francesco al Cottolengo, a Madre Teresa di Calcutta e alle suore che oggi ne continuano il carisma, che quotidianamente accolgono i feriti piagati nel corpo e nello spirito e danno loro sollievo. Certo non tutti siamo chiamati all’eroismo della carità, ma dovremmo per lo meno chiederci: sappiamo aver compassione? Sappiamo avere pazienza, ascoltare, trattare le persone rispettandone la dignità? Sappiamo offrire un sorriso, dare un aiuto, rinunciare un po’ a noi stessi per portare sollievo e serenità a qualcuno, per ridare speranza a chi ha l’impressione di essere piombato nel buio dell’abbandono e dell’emarginazione?

 

 

VENERDI’ 16 GENNAIO

Tra i santi ricordati oggi:Sant’Accursio, Martire; San Giacomo di Tarantasia; San Marcello, Papa.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, ABBI MISERICORDIA E PERDONA.

 

Hanno detto: Fatevi ricchi con lo spirito di povertà: di quella povertà che non è miseria, ma libertà e felicità (G. Papini).

Saggezza popolare: Accada quel che accada, anche il sole del giorno peggiore tramonta. (prov. Cinese)

Un aneddoto: Un giovane che voleva specializzarsi nella conoscenza delle diverse qualità di giada si presentò a un maestro e lo pregò di istruirlo. Il Maestro gli mise in mano una giada raccomandandogli di stringerla forte, mentre gli parlava delle duecento specie di giada verde e delle duecento di giada gialla; poi si mise a chiacchierare del tempo, delle donne, della vita. Dopo un quarto d’ora di conversazione, lo mandò a casa e gli disse di ritornare il giorno dopo. Il giovane ritornò e il maestro riprese a conversare con lui che teneva stretta in mano una giada. Così andarono avanti per molto tempo. L’allievo era troppo educato per protestare; d’altra parte la lezione sui diversi tipi di giada non veniva mai. Finché un mattino, quando s’iniziò l’ennesima conversazione sul tempo, le donne e la vita, l’allievo interruppe il maestro dicendo: “Ma questa che m’hai messo in mano non è una giada”. “Ecco”, ribatte il maestro: “ora sei anche tu un conoscitore di giade”.

Parola di Dio: Eb 4,1-5.11 / Sal 77 / Mc 2,1-12

 

Vangelo Mc 2, 1-12

Dal vangelo secondo Marco.

Dopo alcuni giorni, Gesù entrò di nuovo a Cafarnao. Si seppe che era in casa e si radunarono tante persone, da non esserci più posto neanche davanti alla porta, ed egli annunziava loro la parola. Si recarono da lui con un paralitico portato da quattro persone. Non potendo però portarglielo innanzi, a causa della folla, scoperchiarono il tetto nel punto dov'egli si trovava e, fatta un'apertura, calarono il lettuccio su cui giaceva il paralitico. Gesù, vista la loro fede, disse al paralitico: "Figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati". Seduti là erano alcuni scribi che pensavano in cuor loro: "Perché costui parla così? Bestemmia! Chi può rimettere i peccati se non Dio solo?". Ma Gesù, avendo subito conosciuto nel suo spirito che così pensavano tra sé, disse loro: "Perché pensate così nei vostri cuori? Che cosa è più facile: dire al paralitico: Ti sono rimessi i peccati, o dire: Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina? Ora, perché sappiate che il Figlio dell'uomo ha il potere sulla terra di rimettere i peccati, ti ordino disse al paralitico alzati, prendi il tuo lettuccio e và a casa tua". Quegli si alzò, prese il suo lettuccio e se ne andò in presenza di tutti e tutti si meravigliarono e lodavano Dio dicendo: "Non abbiamo mai visto nulla di simile!". Parola del Signore

 

“FIGLIOLO TI SONO RIMESSI I TUOI PECCATI”. (Mc.2,5)

Se fino a poco tempo fa certi moralisti vedevano il peccato dappertutto, oggi, all’opposto, si tende a sminuirlo, a nasconderlo, a farlo apparire come un retaggio da medioevo. Eppure basta aprire un qualsiasi giornale, basta guardare al fondo dei nostri rapporti umani per sentire il cattivo odore che vi stagna Non basta però rendersi conto della presenza del peccato e del male. Bisogna ritrovare pulizia. E questa si ritrova nella persona di Gesù che è venuto proprio a “rifarci nuovi”. L’infermità non è per l’uomo del vangelo di oggi il dramma più grosso. Il dramma più grosso è dato dai suoi peccati. E Gesù mette il dito su quelli prima di tutto. Poi interviene anche sulla sua malattia.  Gesù vuole farci capire chi è il Dio di cui sta parlando in tutte le città. Non è il Dio della vendetta, ma del perdono. Non è il Dio giustiziere, ma il Dio della misericordia. Non è il Dio che “si lega al dito” le nostre malefatte, ma che cancella dalla memoria il nostro passato. Non è il Dio che ci cura con dei cerotti, ma ci rifà nuovi. Non è il Dio che ricorda, ma il Dio che dimentica. Non è il Dio che ci rinfaccia il passato, ma che ci fa nascere a vita nuova.

 

 

SABATO 17 GENNAIO

Tra i santi ricordati oggi:Sant’Antonio, Abate; San Sulpizio, Vescovo; Santa Roselina di Villeneuve.

Una scheggia di preghiera:

 

O SIGNORE, RENDIMI CAPACE DI ACCOGLIENZA PER TUTTI.

 

Hanno detto: L’incredibile del Vangelo è che, mentre tutto invecchia, esso diventa sempre più giovane (M. Pomilio).

Saggezza popolare: Anche un coniglio intrappolato è pronto a lottare. (Prov. Cinese)

Un aneddoto: Per quale ragione il muro occidentale del Tempio di Gerusalemme ha avuto la grazia di sopravvivere, come un occulto rifugio di Dio? Secondo una leggenda, quando Salomone aveva cominciato ad edificare la casa del Signore, aveva affidato l’erezione dei quattro muraglioni della spianata a quattro classi o categorie, rappresentanti tutto Israele: i proprietari terrieri, gli artigiani, i mercanti e i poveri nullatenenti. Le prime tre categorie pagarono operai e muratori perché edificassero quelle mura, ma i poveri, già abituati a vivere della fatica delle loro mani e privi di mezzi per pagare altri, fecero da sé il proprio muraglione, quello occidentale. E occupati in questo lavoro, diventarono ancor più poveri. Ma il Signore Onnipotente gradì la loro fatica, benedisse quel muraglione e lo salvò da ogni distruzione, delle molte piombate su Gerusalemme.

Parola di Dio: Eb 4,12-16 / Sal 18 / Mc 2,13-17

 

Vangelo Mc 2, 13-17

Dal vangelo secondo Marco.

In quel tempo, Gesù uscì di nuovo lungo il mare; tutta la folla veniva a lui ed egli li ammaestrava. Nel passare, vide Levi, il figlio di Alfeo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: "Seguimi". Egli, alzatosi, lo seguì. Mentre Gesù stava a mensa in casa di lui, molti pubblicani e peccatori si misero a mensa insieme con Gesù e i suoi discepoli; erano molti infatti quelli che lo seguivano. Allora gli scribi della setta dei farisei, vedendolo mangiare con i peccatori e i pubblicani, dicevano ai suoi discepoli: "Come mai egli mangia e beve in compagnia dei pubblicani e dei peccatori?". Avendo udito questo, Gesù disse loro: "Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; non sono venuto per chiamare i giusti, ma i peccatori". Parola del Signore

 

“VIDE LEVI, IL FIGLIO DI ALFEO, SEDUTO AL BANCO DELLE IMPOSTE E GLI DISSE: SEGUIMI”. (Mc, 2,14)

Al banco delle imposte si presentavano in tanti di solito di malumore e riluttanti a pagare. Ma una mattina nei pressi di quel banco passa un giovane rabbì, ma non è lì per pagare, è lì per chiedere. Fissando negli occhi l’esattore, Levi pronuncia il suo invito: “Seguimi!”. Il maestro non spreca parole, non promette alcunché ma lancia un invito che suona quasi come un comando e quel giovane, un noto “peccatore” con una vita e un lavoro poco raccomandabili, non sa resistere all’ invito. “Alzatosi lo seguì”. Avviene spesso così in cuori giudicati da tutti come duri e ostinati: si annida in essi il seme di una grande capacità di amore, di una grande capacità di bene. Sono cuori assetati di eternità, ma ingabbiati da pregiudizi e da mancanza di stimoli, esempi e proposte di bene, e se ne stanno seduti al banco del proprio peccato. Manca loro una proposta coraggiosa e forte come quel “Seguimi!” di Gesù. Anche come cristiani dovremmo superare i pregiudizi che a volte ci tengono lontani dai cosiddetti “peccatori”, dovremmo sentire di più il fatto che Gesù stesso ci manda per offrire loro la possibilità di guarire, ma per questo dobbiamo aprire gli occhi e scoprire, come Gesù, che ogni cuore,ogni uomo può essere un apostolo.

 

 

DOMENICA 18 GENNAIO: SECONDA DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO B

Tra i santi ricordati oggi:Sante Faustina e Liberata, Monache; Santa Margherita d’Ungheria.

Una scheggia di preghiera:

 

DA CHI ANDREMO? TU SOLO HAI PAROLE DI VITA ETERNA!

 

Hanno detto: Il limite tra il prima di Cristo e il dopo Cristo non è un confine tracciato dalla storia o sulla carta geografica, ma è un segno interiore che attraversa il nostro cuore. Finché viviamo nell’egoismo, siamo ancora oggi coloro che vivono prima di Cristo. (J. Ratzinger)

Saggezza popolare: Ascolti e dimentichi, vedi e ricordi, fai e sai. (Prov. Cinese)

Un aneddoto: Mons. Felise, Vicario Apostolico in Norvegia, si trovava agli inizi della missione a Tromsoe, quando un buon uomo, un protestante, gli chiese a bruciapelo: “C’è ancora il papa a Roma?”. “Sicuro che c’è”, rispose il Monsignore. “Allora, mi faccio subito cattolico”. Il missionario restò perplesso. Cercò di far comprendere che bisognava far le cose con calma, e poi, perché quell’abiura?

L’altro insistette. “La cosa è semplice. Martin Lutero ha detto tre secoli or sono che egli sarebbe stato la morte del papato. Ecco invece che il Papa di Roma c’è ancora. Dunque Lutero s’è sbagliato. E allora come posso seguire una religione di uno che si sbagliò così apertamente? Perciò io ritorno a quella Chiesa che Lutero non avrebbe mai dovuto abbandonare”.

Parola di Dio: 1Sam 3,3b-10.19 / Sal 39 / 1 Cor 6, 13c-15a. 17-20 / Gv. 1,35-42

 

Vangelo Gv 1, 35-42

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Giovanni stava ancora la con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: "Ecco l'agnello di Dio!". E i due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. Gesù allora si voltò e, vedendo che lo seguivano, disse: "Che cercate?". Gli risposero: "Rabbì (che significa maestro), dove abiti?". Disse loro: "Venite e vedrete". Andarono dunque e videro dove abitava e quel giorno si fermarono presso di lui; erano circa le quattro del pomeriggio. Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone, e gli disse: "Abbiamo trovato il Messia (che significa il Cristo)" e lo condusse da Gesù. Gesù, fissando lo sguardo su di lui, disse: "Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; ti chiamerai Cefa (che vuol dire Pietro)". Parola del Signore

 

“E I DUE DISCEPOLI, SENTENDOLO PARLARE COSI’ SEGUIRONO GESU’ ”. (Gv.1,37)

Non vi è mai capitato di restare incantati, rapiti, provocati, interpretati da qualcuno che avete sentito parlare con passione? Le sue parole vi sono andate dritte al cuore, vi hanno sconvolto. Quando parlava sembrava che avesse in mente solo voi, vi ha reso chiaro alla coscienza ciò che non siete mai riusciti a capire di voi stessi. E alla fine, timidamente siete andati a tentare un dialogo, una comunicazione personale, una stretta di mano, uno sguardo intenso, un sorriso di intesa, una emozione condivisa. Così è stata l’esperienza di chi ha incontrato Gesù: il suo sguardo, i suoi segni, le sue parole, le sue provocazioni... E seguirono Gesù. E Gesù s’accorge: “chi cercate?”. Non si sente inseguito, ma seguito; non si sente oggetto di curiosità, ma di ricerca. Mi chiedo se davvero è così anche per noi che qualche volta abbiamo ridotto la fede ad una piccola serie di gesti di religione che sanno più di superstizione che di fede. Gesù non aspetta altro che sentirci arrivare alle sue spalle ma noi abbiamo ancora la forza di schiodarci dalle nostra abitudini religiose?

 

 

LUNEDI’ 19 GENNAIO

Tra i santi ricordati oggi:San Mario, Martire; San Gavino; Santa Abbondanza.

Una scheggia di preghiera:

 

TU CHE FAI NUOVE TUTTE LE COSE, FA CHE OGGI DIVENTIAMO NUOVI CON TE.

 

Hanno detto: Il momento supremo di un uomo è quello in cui si inginocchia nella polvere e si batte il petto e confessa tutti i peccati della sua esistenza. (O. Wilde).

Saggezza popolare: Che le parole siano come le perle: rare e preziose. (Prov. Cinese)

Un aneddoto: Un ufficiale francese, nella guerra di conquista in Africa, era caduto prigioniero nelle mani di un beduino, il quale lo tenne in schiavitù per più mesi. Lo trattava con la frusta e le legnate. Ciò che più feriva l’orgoglio del francese era però il nome con cui il padrone lo chiamava sempre: “cane”, “cane infedele”, “cane d’un cristiano”. L’ufficiale reagì gridando: “E va bene, sono tuo prigioniero, tuo schiavo. Ma sono sempre un uomo. Perché mi urli sempre che sono un cane?”. Rispose il beduino: “Tu un uomo? Ma tu sei un povero cane soltanto! In sette mesi che sei con me, non ti ho visto pregare neppure una volta. Non sei un cane, dunque?”.

Parola di Dio: Eb 5,1-10 / Sal 109 / Mc 2,18-22

 

Vangelo Mc 2, 18-22

Dal vangelo secondo Marco.

In quel tempo, i discepoli di Giovanni e i farisei stavano facendo un digiuno. Si recarono allora da Gesù e gli dissero: "Perché i discepoli di Giovanni e i discepoli dei farisei digiunano, mentre i tuoi discepoli non digiunano?". Gesù disse loro: "Possono forse digiunare gli invitati a nozze quando lo sposo è con loro? Finché hanno lo sposo con loro, non possono digiunare. Ma verranno i giorni in cui sarà loro tolto lo sposo e allora digiuneranno. Nessuno cuce una toppa di panno grezzo su un vestito vecchio; altrimenti il rattoppo nuovo squarcia il vecchio e si forma uno strappo peggiore. E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti il vino spaccherà gli otri e si perdono vino e otri, ma vino nuovo in otri nuovi". Parola del Signore

 

“NESSUNO CUCE UNA TOPPA DI PANNO GREZZO SU UN VESTITO VECCHIO; ALTRIMENTI IL RATTOPPO NUOVO SQUARCIA IL VECCHIO E SI FORMA UNO STRAPPO PEGGIORE”. (Mc. 2,21)

In questo esempio molto concreto e ‘quotidiano’ usato da Gesù c’è un insegnamento per la vita spirituale. Nella vita si commettono errori, si provocano degli “strappi”, e talvolta si cerca di rimediare con superficialità o poca coerenza. Magari abbiamo promesso qualcosa che poi non abbiamo saputo mantenere e cerchiamo di giustificarci con bugie e accomodamenti. Oppure, se abbiamo offeso qualcuno, tentiamo di rimediare elargendo lodi insincere; si tratta di ‘rammendi’ che addirittura peggiorano gli ‘strappi’ e non è saggio continuare così. Si dice che le bugie hanno le gambe corte oppure che tutti i nodi vengono al pettine. Così, quando non si vive come si pensa, si finisce col pensare come si vive. La coerenza e la trasparenza di vita non vanno di moda: la tentazione delle scorciatoie che, però, portano a vicoli ciechi, è sempre a portata di mano. Si presentano spesso come soluzioni immediate, ma alla fine “si pagano le fatture con gli interessi”. Il vangelo è la ‘buona novella’, la parola nuova che ha bisogno di cuori nuovi che la accolgano e di una vita che la metta in pratica. La vita evangelica è caratterizzata dalla trasparenza, dalla semplicità e dalla gioia. Tutto ciò che non ha queste caratteristiche è vita vecchia, marcia, fatta di bugie e inganni, e i suoi frutti sono come gli otri vecchi, rotti, vuoti, incapaci di contenere e conservare il vino nuovo della vita di Cristo.

 

 

MARTEDI’ 20 GENNAIO

Tra i santi ricordati oggi:San Fabiano, Papa; San Sebastiano, Martire; Sant’Eutimio, Monaco.

Una scheggia di preghiera:

 

TU SEI LA NOSTRA FESTA, O SIGNORE.

 

Hanno detto: Incomincia con l’annunciare ciò che Dio ti mostra e non avrai tempo per cercare ciò che egli ti nasconde (A. Dumas).

Saggezza popolare: Chi sta accanto al mandarino riceve molti onori. Chi sta vicino alle cucine riceve cibo. (Prov. Cinese)

Un aneddoto: Qualche volta da un male può nascere un bene. Un giovane contadino si trova sul molo quando un’ondata impetuosa del mare in tempesta lo travolge tra i flutti; terrorizzato dal pericolo perché non sa nuotare, comincia a sbracciarsi e riesce infine a cavarsela, ma deve lottare per molto tempo ancora prima di poter ritornare alla riva, con tutti gli abiti appiccicati addosso, che gli impediscono di muoversi. A questo punto, toccandosi a lato, trova che in una tasca è andata a ficcarsi un’ostrica, evidentemente strappata dal fondo durante la tempesta. L’apre e trova una grossa perla di valore inestimabile.

Parola di Dio: Eb 6, 10-20 / Sal 110 / Mc 2, 23-28

 

Vangelo Mc 2, 23-28

Dal vangelo secondo Marco

Avvenne che, in giorno di sabato Gesù passava per i campi di grano, e i discepoli, camminando, cominciarono a strappare le spighe. I farisei gli dissero: "Vedi, perché essi fanno di sabato quel che non è permesso?". Ma egli rispose loro: "Non avete mai letto che cosa fece Davide quando si trovò nel bisogno ed ebbe fame, lui e i suoi compagni? Come entrò nella casa di Dio, sotto il sommo sacerdote Abiatàr, e mangiò i pani dell'offerta, che soltanto ai sacerdoti è lecito mangiare, e ne diede anche ai suoi compagni?". E diceva loro: "Il sabato è stato fatto per l'uomo e non l'uomo per il sabato! Perciò il Figlio dell'uomo è signore anche del sabato". Parola del Signore

 

“IL FIGLIO DELL’UOMO E’ SIGNORE ANCHE DEL SABATO”. (Mc.2,28)

Gesù conosce bene le persone a cui parla, conosce altrettanto bene la storia della salvezza raccontata dalla Bibbia. Sa che Dio ha dato la legge del rispetto del Sabato, per consacrare la festa, il riposo, per ricordare la possibilità di un gioioso incontro con Dio. Dio possiede nella sua mano ogni istante della nostra vita: tutto è suo, anche i nostri momenti di riposo, di disimpegno, di gioia. Egli desidera che gli lasciamo spazio per entrare nella nostra vita in ogni momento. Ciò che i farisei avevano perso era proprio il senso della festa: il sabato da giorno di riposo e di gioia da vivere con il Signore, era diventato occasione di discussione per decidere quali lavori poter svolgere in esso e quali no. I Farisei, dunque, non sapevano più che cos’era festa e quali erano i suoi veri motivi. Mi chiedo se oggi non succeda un po’ la stessa cosa per molti di noi. Per qualcuno andare a Messa la domenica è un obbligo da adempiere, per altri una noia, altri ancora bellamente se ne dimenticano, per pochi è davvero una gioia. E la festa? Per molti è un momento intoccabile, per altri l’occasione per spremere dalla vita tutto quello che si può, per pochi un momento gioioso “ricreativo” nel quale Dio ha un posto. Tante volte è più comodo il dio delle leggi (si possono sempre aggirare) il dio della tristezza che non il Dio della gioia e della vera liberazione.

 

 

MERCOLEDI’ 21 GENNAIO

Tra i santi ricordati oggi:Sant’Agnese, Martire; San Fruttuoso, Vescovo.

Una scheggia di preghiera:

 

PRENDIMI PER MANO DIO MIO, GUIDAMI NEL MONDO A MODO TUO.

 

Hanno detto: Abbiamo tanti battezzati, ma pochi cristiani! Perché? Perché le nostre famiglie e le nostre comunità non sono così vive nella fede da far maturare il seme dei battesimi. Quale responsabilità! (Card. L. J. Suenens).

Saggezza popolare: Chiamar le cose con il loro nome è l'inizio della saggezza. (Prov. Cinese)

Un aneddoto: In una parrocchia poverissima, il parroco avvisò i suoi fedeli che non aveva più neppur di che mantenere accesa la lampada del Santissimo Sacramento. “La tenga accesa soltanto di notte”, andò a dirgli una vecchietta in sacrestia. “E di giorno?”, domandò il sacerdote. “Di giorno ci starò io: sono vecchia, è vero, e storpia, non posso più lavorare, ma posso venir in chiesa e star qui tutto il giorno se Lei vuole. Farò io da lampada al buon Dio che sta da solo”.

Parola di Dio: Eb 7,1-3.15-17 / Sal 109 / Mc 3,1-6

 

Vangelo Mc 3, 1-6

Dal vangelo secondo Marco.

In quel tempo, Gesù entrò di nuovo nella sinagoga. C'era un uomo che aveva una mano inaridita, e lo osservavano per vedere se lo guariva in giorno di sabato per poi accusarlo. Egli disse all'uomo che aveva la mano inaridita: "Mettiti nel mezzo!". Poi domandò loro: "E' lecito in giorno di sabato fare il bene o il male, salvare una vita o toglierla?". Ma essi tacevano. E guardandoli tutt'intorno con indignazione, rattristato per la durezza dei loro cuori, disse a quell'uomo: "Stendi la mano!". La stese e la sua mano fu risanata. E i farisei uscirono subito con gli erodiani e tennero consiglio contro di lui per farlo morire. Parola del Signore

 

“GESU’ DISSE ALL’UOMO DALLA MANO SECCA: STENDI LA MANO. LA STESE E LA SUA MANO FU RISANATA”. (Mc. 3,5)

Gesù risana una mano secca ed arida e, così facendo, offre a quell’uomo la possibilità di tornare alla normalità. Le mani sono preziose perché attraverso esse manifestiamo tutto ciò che siamo: basta pensare alle situazioni quotidiane: una stretta di mano, prendere gli oggetti, scambiare un abbraccio, scrivere, suonare il pianoforte…Gesù, guarendo la mano di quest’uomo gli restituisce più che il semplice uso della mano, la piena capacità di interagire con il mondo e con gli uomini. In questo senso l’agire di Gesù nei confronti di questa persona ci dimostra che l’amore cerca sempre il bene totale dell’amato. Non si vuol bene perché si danno delle cose, si dicono delle belle parole, si ama quando si cerca il vero bene dell’altro, quando si vuole dare all’altro la piena libertà di costruirsi. E la stessa cosa vale per il nostro rapporto con Dio: chi vive costantemente alla presenza di Dio non ricorre a Lui come all’ultima soluzione per risolvere i suoi problemi, ma è in continua relazione con Colui che , per amore, ci ha creati e ci mantiene nell’esistenza per puro dono.

 

 

GIOVEDI’ 22 GENNAIO

Tra i santi ricordati oggi:San Vincenzo, Martire; San Domenico di Sora; San Gaudenzio di Novara.

Una scheggia di preghiera:

 

TU MI HAI CHIAMATO, SIGNORE. CHE NON TI DELUDA.

 

Hanno detto: E’ necessario che il battezzato verifichi ogni giorno il suo comportamento di nato alla grazia, di figlio di Dio… per essere in ogni occasione degno delle sue origini soprannaturali. (S. Garofalo)

Saggezza popolare: Colpisci te stesso prima, per capire il dolore che daresti. (Prov. Cinese)

Un aneddoto: Raccontava una catechista: Mia figlia è tornata da scuola molto triste. Nella sua quinta elementare i ragazzi si stavano preparando per festeggiare i nonni: canti, messaggi, doni... Ma, purtroppo, i suoi nonni paterni e materni già da tempo se ne erano andati. Subito accolsi fra le braccia la mia piccola e le dissi: “Vedi, stringendoti a me, posso comunicarti tutto l’amore, il calore che ho ricevuto dai miei genitori, i tuoi nonni! Quello che loro con tanto affetto e cura mi hanno trasmesso, io te l’ho donato: la vita, una lingua, uno stile, un’educazione... una fede”. La figlia colse immediatamente quanto la madre le aveva mostrato e dimostrato, e ne fu felice e contenta.

Parola di Dio: Eb 7,25 - 8,6 / Sal 39 / Mc 3,7-12

 

Vangelo Mc 3, 7-12

Dal vangelo secondo Marco.

In quel tempo, Gesù si ritirò presso il mare con i suoi discepoli e lo seguì molta folla dalla Galilea. Dalla Giudea e da Gerusalemme e dall'Idumea e dalla Transgiordania e dalle parti di Tiro e Sidone una gran folla, sentendo ciò che faceva, si recò da lui. Allora egli pregò i suoi discepoli che gli mettessero a disposizione una barca, a causa della folla, perché non lo schiacciassero. Infatti ne aveva guariti molti, così che quanti avevano qualche male gli si gettavano addosso per toccarlo. Gli spiriti immondi, quando lo vedevano, gli si gettavano ai piedi gridando: "Tu sei il Figlio di Dio!". Ma egli li sgridava severamente perché non lo manifestassero. Parola del Signore

 

“E LO SEGUI’ MOLTA FOLLA DALLA GALILEA”. (Mc. 3,7)

Ci sono vari modi per seguire Gesù: uno è il modo tipico della folla, ed è un modo molto impersonale, di massa. E’ un seguire che prende origine solo dall’interesse, è effimero e si esaurisce alla prima occasione. C’è un altro modo; quello proprio del discepolo: è un seguire incondizionatamente. Oggigiorno non è difficile constatare che c’è un gran numero di cristiani che somiglia alle folle che seguivano Gesù. Si recano in chiesa alla ricerca di celebrazioni “sociali”, che diano lustro ai momenti importanti della loro esistenza: “Ai matrimoni e alle sepolture non manco mai”; altri, nei migliori dei casi, vanno con sincero interesse di incontrare Dio, ma si tratta di un interesse egoistico: vogliono fare di Dio una proprietà privata. Seguire Cristo deve sempre sfociare in un impegno concreto per amore di Dio e per il servizio dei fratelli. Questo è il termometro dell’autenticità del nostro cristianesimo.

 

 

VENERDI’ 23 GENNAIO

Tra i santi ricordati oggi:Santa Emerenziana, martire; San Giovanni l’Elemosiniere.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, TUTTO CI PARLA DI TE E DELLA TUA MISERICORDIA.

 

Saggezza popolare: Colui che conosce gli altri è sapiente; colui che conosce sé stesso è illuminato; colui che vince un altro è potente; colui che vince sé stesso è veramente forte. (Prov. Cinese)

Hanno detto: Abbiamo perso l’abitudine al silenzio, perché abbiamo paura di confrontarci con la verità. Così non possiamo crescere: siamo condannati alla mediocrità. (M. Pomilio).

Un aneddoto: Il principe Myskin è il protagonista d’un romanzo di Dostoevskij (L’idiota) che,  “rientrando in albergo, vide una giovane donna del popolo la quale faceva il segno di croce sul petto del suo piccino ancora in fasce”. “Perché fai così?” domandò il principe. “Signore, ha sorriso per la prima volta”, rispose quella: “e quando una mamma vede per la prima volta ridere il suo bambino, se ne rallegra, come quando Dio scorge un peccatore pentito: bisogna allora che lo consacri”.

Parola di Dio: Eb 8,6-13 / Sal 84 / Mc 3,13-19

 

Vangelo Mc 3, 13-19

Dal vangelo secondo Marco.

In quel tempo, Gesù Salì sul monte, chiamò a sé quelli che egli volle ed essi andarono da lui. Ne costituì Dodici che stessero con lui e anche per mandarli a predicare e perché avessero il potere di scacciare i demòni. Costituì dunque i Dodici: Simone, al quale impose il nome di Pietro; poi Giacomo di Zebedèo e Giovanni fratello di Giacomo, ai quali diede il nome di Boanèrghes, cioè figli del tuono; e Andrea, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso, Giacomo di Alfeo, Taddeo, Simone il Cananèo e Giuda Iscariota, quello che poi lo tradì. Parola del Signore

 

“PER MANDARLI A PREDICARE E PERCHE’ AVESSERO IL POTERE DI SCACCIARE I DEMONI”. (Mc. 3,15)

Di tanto in tanto si sente ancora oggi parlare di miracoli: statue o immagini che lacrimano, ombre sui muri che ricordano qualche santo, fenomeni inconsueti apparentemente inspiegabili. In questi casi sembra che la fede si scuota di dosso la povere della routine che si era formata col passare del tempo. Ma la fede vera consiste in una realtà molto più profonda di un singolo fatto straordinario; la spettacolarità è occasionale, la fede, invece, opera tutti i giorni. Gli effetti meravigliosi sono effimeri, la fede dà un vero senso all’esistenza. I fenomeni straordinari si dimostrano il più delle volte falsi, la fede, invece resiste come un’ancora gettata su un fondale che ci ha agganciati al porto sicuro dell’eternità. Riuscire a spostare una montagna senza alzare un dito può sembrare un grande prodigio, ma che cos’è in confronto a quello che avviene in un confessionale durante la celebrazione del sacramento della riconciliazione? O quando sull’altare il sacerdote consacra pane e vino nel corpo e sangue di Colui che è morto e risorto per noi? La nostra unica sicurezza e salvezza è Cristo. Quando Gesù camminava sulla terra le folle si ritenevano beate e fortunato per poterlo incontrare e toccare. Dal canto, però, Gesù chiamava beati coloro che, senza aver visto avranno fede.

 

 

SABATO 24 GENNAIO

Tra i santi ricordati oggi:San Francesco di Sales; San Feliciano da Foligno.

Una scheggia di preghiera:

 

PERCHE’ MOLTI CONOSCANO IL TUO VOLTO, O SIGNORE.

 

Hanno detto: Il silenzio è presenza di Dio e non necessariamente assenza di gente. (M. Delbrêl)

Saggezza popolare: Cosa è mai un tamburo se nessuna mano lo suona? (Prov. Cinese)

Un aneddoto: Verso gli anni ‘50, Guareschi narrava di un gregge che stava sicuro e ben difeso nell’ovile, presso il quale giunse un lupo camuffato: “Voi avete bisogno di qualcuno che vi difenda”, disse. E le pecore si convinsero che era vero: “Se volete, io potrei custodirvi ottimamente contro ogni pericolo. Avrei cura di voi più di qualsiasi pastore. Non avrete più bisogno di armi e di recinti: penserò io a tutto!”. Le pecorelle, onorate d’aver un così potente difensore, fecero tacere chi protestava, eliminarono per consiglio del lupo le pecore reazionarie e quindi aprirono le porte. Era inevitabile che il lupo ne facesse una strage. Il succo del raccontino non si applica solo alla politica di quel tempo; il diavolo è ben più furbo e rapace di quel lupo, e molte anime sono molto più sciocche e sventurate di quelle pecorelle.

Parola di Dio: Eb 9,2-3.11-14/sal 46/Mc 3,20-21 visto che siamo nell’anno Paolino si può anticipare ad oggi la festa della conversione di S. Paolo: At. 22,3-16 (9,1-22); Sal 116; Mc. 16,15-18

 

Vangelo Mc 16, 15-18

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, apparendo agli Undici, Gesù disse loro: "Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato. E questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno i demoni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano i serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno, imporranno le mani ai malati e questi guariranno". Parola del Signore

 

“ANDATE IN TUTTO IL MONDO E PREDICATE IL VANGELO AD OGNI CREATURA”. (Mc. 16,15)

San Paolo di cui oggi ricordiamo la conversione è stato forse uno dei più grandi esempi di missionario del vangelo. Dio si è servito di Lui e lui ha risposto con grande disponibilità e molti pagani ricevettero il messaggio cristiano. Oggi, quanti uomini restano sperduti nel buio, nell’ignoranza di Cristo perché mancano le persone capaci di trasmettere, di essere veri testimoni? Qualcuno ha detto: “Ho più paura della tiepidezza dei credenti che degli attacchi degli atei o della minaccia dei nemici di Cristo”. E’ vero, nella vita di fede non c’è cosa peggiore della routine e della inconsapevolezza. L’ardore e lo zelo di Paolo, che troviamo nelle sue lettere, ci fanno capire quanto sia stata difficile e sofferta la sua testimonianza. Il suo grande amore per Gesù lo ha spinto e lo ha sostenuto nella lotta per il vangelo, sino al martirio di Roma. Paolo si è lasciato spingere dall’amore di Cristo. Chiediamoci: qual è il motore della mia vita?

 

 

DOMENICA 25 GENNAIO: TERZA DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO B

Tra i santi ricordati oggi:Santa Elvira, Vergine e Martire; San Poppone, Monaco.

Una scheggia di preghiera:

 

PERCHE’ I CRISTIANI RITORNINO A TE, O GESU’.

 

Hanno detto: E’ molto più facile convertire un peccatore incallito che far cambiare vita a un credente sbagliato. (S. Bernardo)

Saggezza popolare: Devi attraversare il fiume prima di dire al coccodrillo che ha un cattivo alito. (Prov. Cinese)

Un aneddoto: Un grande asceta, noto in tutto il mondo per la sua grande santità, abitava in una profonda caverna. Sedeva tutto il giorno immerso in profonda meditazione e il suo pensiero era sempre rivolto al Signore. Ma un giorno, mentre il santo asceta stava meditando, un topolino sbucò dall’ombra e comincia a rosicchiargli un sandalo. L’eremita aprì gli occhi arrabbiatissimo. “Perché mi disturbi durante la meditazione?”. “Ma io ho fame”, piagnucolò il topolino. “Vattene via, topastro della malora”, sbraitò l’asceta, “come osi infastidirmi proprio mentre cerco l’unione con Dio?”. “Come fai a trovare l’unione con Dio”, chiese il topolino, “se non riesci neppure ad andare d’accordo con me?”.

Parola di Dio: Gn 3,1-5.10 / Sal 24 / 1Cor 7,29-31 / Mc 1,14-20

 

Vangelo Mc 1, 14-20

Dal vangelo secondo Matteo

Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù si recò nella Galilea predicando il vangelo di Dio e diceva: "Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al vangelo". Passando lungo il mare della Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. Gesù disse loro: "Seguitemi, vi farò diventare pescatori di uomini". E subito, lasciate le reti, lo seguirono. Andando un poco oltre, vide sulla barca anche Giacomo di Zebedèo e Giovanni suo fratello mentre riassettavano le reti. Li chiamò. Ed essi, lasciato il loro padre Zebedèo sulla barca con i garzoni, lo seguirono. Parola del Signore

 

“DOPO CHE GIOVANNI FU ARRESTATO, GESU’ SI RECO’ NELLA GALILEA PREDICANDO IL VANGELO DI DIO”. (Mc. 1,14)

Gesù esce dal suo anonimato manifestando la sua vera identità di uomo che ha il ruolo di cambiare il mondo. Entra in azione dopo che Giovanni è stato consegnato agli arresti, non facendo azioni strabilianti e miracolose, ma semplicemente annunziando il vangelo e affermando che il regno di Dio è vicino. In altre parole Gesù dice: “Il tempo della salvezza preannunciata da tutti i profeti e anche da Giovanni, è questo, oggi è il suo inizio. Dio è qui, in mezzo a voi. È venuto a prendervi per mano per condurvi in alto e soddisfare così le inquietudini del vostro cuore assetato di vita eterna. Bisogna perciò cambiare radicalmente il proprio progetto di vita.” Tutto comincia con una buona notizia. Che alle origini del cristianesimo ci sia una buona notizia può sembrare evidente. Eppure. Se ci pensiamo bene, dobbiamo riconoscere che spesso ci raffiguriamo la nostra fede alla stregua delle altre grandi religioni, come un insieme di credenze, un sistema di concetti spirituali e morali, ereditati da coloro che li ricevettero da Dio e li trasmisero alla chiesa. All’origine del cristianesimo non c’è un insegnamento celeste che ha seminato nelle coscienze religiose alcune verità divine. La fede ha inizio e si sviluppa a partire da un avvenimento decisivo, da una venuta, da una Parola che è Gesù Cristo.

 

 

LUNEDI’ 26 GENNAIO

Tra i santi ricordati oggi:Santi Tito e Timoteo; Santa Paola Romana.

Una scheggia di preghiera:

 

SERVITI DA TE, FA CHE DIVENTIAMO SERVI DEGLI ALTRI.

 

Hanno detto: La neutralità davanti ai problemi seri della vita non è segno di rispetto, ma indice di vuoto interiore. (Pedron)

Saggezza popolare:

Gli antichi saggi avevano saggezza sottile e profondo ingegno. Tanto profondo che non si riusciva a capirli. (Prov. Cinese)

Un aneddoto: Un uomo di campagna, che aveva parecchi soldi, tutte le volte che andava in città si amareggiava: sui muri, sui tetti delle case, alle cantonate c’era roba scritta in grande e in piccolo ed egli doveva limitarsi a guardare perché non sapeva leggere. Neanche i nomi delle strade: solo i numeri sapeva leggere, ma i numeri dicono ben poco, e quel che contano sono sempre le parole. Allora una bella volta si chiuse in casa, prese in affitto una maestra e disse: ritornerò in città quando avrò imparato a leggere!

In tre mesi riuscì a risolvere il mistero dell’alfabeto. Allora attaccò il cavallo al biroccio e via verso la città. Giunto alla barriera, la prima cosa che vide su un muro fu una scritta a carbone: Asino chi legge. Pareva che me lo sentissi che c’era sotto la fregatura disse tra sé.

E fece dietro front, e ritornò in campagna, e si arrabattò per disimparare a leggere. Ma ormai l’incanto era rotto ed egli era diventato un infelice come tutti gli altri. (Giovanni  GUARESCHI)

Parola di Dio nella liturgia dei ss. Tito e Timoteo: 2Tm 1,1-8 oppure Tt 1,1-5 / Sal 95 / Lc 22,24-30

 

Vangelo Lc 22, 24-30

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, sorse una discussione, chi di loro poteva esser considerato il più grande. Egli disse: "I re delle nazioni le governano, e coloro che hanno il potere su di esse si fanno chiamare benefattori. Per voi però non sia così; ma chi è il più grande tra voi diventi come il più piccolo e chi governa come colui che serve. Infatti chi è più grande, chi sta a tavola o chi serve? Non è forse colui che sta a tavola? Eppure io sto in mezzo a voi come colui che serve. Voi siete quelli che avete perseverato con me nelle mie prove; e io preparo per voi un regno, come il Padre l'ha preparato per me, perché possiate mangiare e bere alla mia mensa nel mio regno e siederete in trono a giudicare le dodici tribù di Israele". Parola del Signore

 

“CHI E' IL PIU' GRANDE TRA VOI DIVENTI COME IL PIU' PICCOLO E CHI GOVERNA COME COLUI CHE SERVE”. (Lc. 22,26)

Il ricordo liturgico di due grandi collaboratori di Paolo, Tito e Timoteo, ci può aiutare a meditare ancora una volta sul valore del servizio nel farsi piccoli. Sembra proprio che il Signore ci prenda gusto a "girare le frittate". Il mondo dice: "Beato te se hai tanti soldi!" Gesù replica: "Beato te se sei povero". Il mondo proclama: "Guadagnati la stima di tutti" e Gesù: "Sarai fortunato se nel mio nome sarai disprezzato". Ancora ti viene insegnato che il mondo è dei furbi, che il potere da gioia e Gesù ci spara: "Chi ha potere deve essere l'ultimo, il servitore di tutti". E' inutile, noi abbiamo cercato in tanti modi di addomesticare, addolcire il Vangelo e Gesù: non è cosi. Gesù è intransigente, la sua via non è larga e comoda, ma stretta ed impervia; la porta del suo regno è piccola; bisogna bussare, chiedere, diventare piccoli, farsi servi. Oltretutto non si può neppure dire al Signore: "Bravo, fai presto a dirlo tu che sei là seduto nella tua eternità beata". Gesù ci ha proprio dato l'esempio: "Non c'è amore più grande di chi dà la vita per i propri amici" e la croce ce ne dà testimonianza.

 

 

MARTEDI’ 27 GENNAIO

Tra i santi ricordati oggi:Santa Angela Merici; Santa Devota; San Lupo, Vescovo

Una scheggia di preghiera:

 

MARIA, MADRE DELL’AMORE, DONACI L’UNITA’ DI FIGLI DELLO STESSO PADRE.

 

Hanno detto:

Le cinque vie dell’esistenza di Dio proposte da san Tommaso non bastano più. Occorre una sesta via: la vita dei credenti. (J. Maritain)

Saggezza popolare: I falsi amici sono come quei commensali che si alzano quando la tavola è vuota. (Prov. Cinese)

Un aneddoto: C’era un guru che tutti consideravano la Sapienza incarnata. Ogni giorno egli teneva un discorso su vari aspetti della vita spirituale ed era evidente che nessuno mai aveva superato la varietà, la profondità e l’attrattiva del suo insegnamento. I suoi discepoli gli chiedevano con insistenza quale fosse la fonte da cui traeva una sapienza tanto inesauribile ed egli disse loro che stava tutto scritto in un libro che avrebbero ereditato dopo la sua morte. Il giorno che seguì alla sua morte, i discepoli trovarono il libro esattamente dove egli aveva detto. C’era una pagina sola, con un’unica frase che diceva: “Capite la differenza fra il contenitore e il contenuto e avrete accesso alla fonte della Sapienza”.

Parola di Dio: Eb 10,1-10 / Sal 39 / Mc 3,31-35

 

Vangelo Mc 3, 31-35

Dal vangelo secondo Marco.

In quel tempo, giunsero la madre di Gesù e i suoi fratelli e, stando fuori, lo mandarono a chiamare. Tutto attorno era seduta la folla e gli dissero: "Ecco tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle sono fuori e ti cercano". Ma egli rispose loro: "Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?". Girando lo sguardo su quelli che gli stavano seduti attorno, disse: "Ecco mia madre e i miei fratelli! Chi compie la volontà di Dio, costui è mio fratello, sorella e madre". Parola del Signore

 

“TUA MADRE, I TUOI FRATELLI, LE TUE SORELLE TI CERCANO”. (Mc. 3,32)

Un fattaccio di famiglia, di parentela, come tanti ne succedono purtroppo nelle nostre famiglie. Il clan della famiglia di Gesù è preoccupato di quanto sta succedendo: Gesù parla con autorità, compie miracoli lontano da casa sua, i capi religiosi lo considerano un esaltato pericoloso: ne va del buon nome della nostra famiglia! Andiamocelo a prendere, riportiamolo a casa, facciamolo ragionare! E Maria si trova in mezzo: da una parte Gesù, la sua fiducia in Lui, dall’altra le pressioni di questi parenti. Probabilmente Maria è in mezzo per cercare la pace. Certamente è tormentata da tutte queste divisioni che si creano attorno a suo Figlio. Penso che anche oggi Maria viva con apprensione di madre (anche se ormai nella gloria) le divisioni nella Chiesa e nelle nostre case. Maria, Madre dell’amore e dell’unità, aiutaci a superare barriere e le divisioni per ritrovare l’unità nella fede e nell’amore di tuo Figlio.

 

 

MERCOLEDI’ 28 GENNAIO

Tra i santi ricordati oggi:San Tommaso d’Aquino, Dottore della Chiesa; San Pietro Nolasco.

Una scheggia di preghiera:

 

NEL MOMENTO DELLA PROVA, RESTA CON NOI, O SIGNORE.

 

Hanno detto: Dio delude chi non lo conosce abbastanza; le creature deludono chi le conosce troppo. (G. Thibon)

Saggezza popolare:

I piccoli mali sono le sorgenti del nostro dolore. Gli uomini non inciampano nelle montagne ma sulle pietre. (Prov. Cinese)

Un aneddoto: Su un treno. Da una parte un prete, che legge un buon libro. Di fronte un giovane emancipato e ateo. Questi deride il prete, dicendo: io non credo un bel niente di quello che dite voi, preti, che con la religione vendete oppio al popolo. Risponde il sacerdote:

Crederai almeno all’esistenza d’un essere supremo, creatore del mondo. No, il mondo s’è fatto da sé: è la materia-energia che si trasforma. Mio caro amico, chiede allora il prete, tu, che hai una certa cultura, hai letto qualche libro serio sul fenomeno religioso? No, e neppure voglio leggerlo in futuro. Hai letto qualcosa sulla Bibbia? Sono tutte storie! Hai mai fatto qualche studio su Gesù, che da duemila anni incide prepotentemente nella storia di milioni di persone? Non ci credo! Hai mai, mio caro giovane, riflettuto e approfondito i tuoi problemi religiosi e morali? No, è tempo perso! E allora, con tristezza, ma anche con amore, il prete concluse: Mio caro amico, tu non sei un ateo o un incredulo’ sei semplicemente un ignorante e per di più superficiale!

Parola di Dio: Eb 10,11-18 / Sal 109 / Mc 4,1-20

 

Vangelo Mc 4, 1-20

Dal vangelo secondo Marco.

In quel tempo, Gesù si mise di nuovo a insegnare lungo il mare. E si riunì attorno a lui una folla enorme, tanto che egli salì su una barca e là restò seduto, stando in mare, mentre la folla era a terra lungo la riva. Insegnava loro molte cose in parabole e diceva loro nel suo insegnamento: "Ascoltate. Ecco, uscì il seminatore a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada e vennero gli uccelli e la divorarono. Un'altra cadde fra i sassi, dove non c'era molta terra, e subito spuntò perché non c'era un terreno profondo; ma quando si levò il sole, restò bruciata e, non avendo radice, si seccò. Un'altra cadde tra le spine; le spine crebbero, la soffocarono e non diede frutto. E un'altra cadde sulla terra buona, diede frutto che venne su e crebbe, e rese ora il trenta, ora il sessanta e ora il cento per uno". E diceva: "Chi ha orecchi per intendere intenda!". Quando poi fu solo, i suoi insieme ai Dodici lo interrogavano sulle parabole. Ed egli disse loro: "A voi è stato confidato il mistero del regno di Dio; a quelli di fuori invece tutto viene esposto in parabole, perché: guardino, ma non vedano, ascoltino, ma non intendano, perché non si convertano e venga loro perdonato". Continuò dicendo loro: "Se non comprendete questa parabola, come potrete capire tutte le altre parabole? Il seminatore semina la parola. Quelli lungo la strada sono coloro nei quali viene seminata la parola; ma quando l'ascoltano, subito viene satana, e porta via la parola seminata in loro. Similmente quelli che ricevono il seme sulle pietre sono coloro che, quando ascoltano la parola, subito l'accolgono con gioia, ma non hanno radice in se stessi, sono incostanti e quindi, al sopraggiungere di qualche tribolazione o persecuzione a causa della parola, subito si abbattono. Altri sono quelli che ricevono il seme tra le spine: sono coloro che hanno ascoltato la parola, ma sopraggiungono le preoccupazioni del mondo e l'inganno della ricchezza e tutte le altre bramosie, soffocano la parola e questa rimane senza frutto. Quelli poi che ricevono il seme su un terreno buono, sono coloro che ascoltano la parola, l'accolgono e portano frutto nella misura chi del trenta, chi del sessanta, chi del cento per uno". Parola del Signore

 

“ECCO, USCI’ IL SEMINATORE A SEMINARE”. (Mc.4,3)

Dio non si è stancato di seminare. Neanche i “no” degli uomini, il loro cattivo e improduttivo terreno lo hanno fatto desistere, non si è fermato neanche davanti a chi ha messo in croce suo Figlio. E Gesù invita noi ad essere seminatori instancabili. Quante volte prende lo scoraggiamento: penso a quei genitori che hanno seminato valori nei figli e li vedono crescere malamente, a quegli educatori che hanno cercato di fare tutto il possibile per trasmettere amore e cultura e non vedono risultati, a quei preti che per anni hanno faticato, predicato, servito e vedono le loro chiese sempre più vuote e vedono “cristiani” sempre più individualisti e superficiali. Non disperiamo: pensiamo alla vitalità del seme! Un seme può rimanere infruttuoso a lungo ma nel momento in cui troverà un po’ di terreno buono germoglierà. E poi... non sempre il seminatore e il mietitore sono la stessa per­sona: tu continua a seminare.., prima o poi Dio farà crescere e raccoglierà.

 

 

GIOVEDI’ 29 GENNAIO

Tra i santi ricordati oggi:San Costanzo, Vescovo; San Valerio, Vescovo.

Una scheggia di preghiera:

 

LA TUA PAROLA E’ FONDAMENTO DELLA SPERANZA.

 

Hanno detto: Appena sono giunto a credere che c’è Dio, ho capito che non potevo fare altro che vivere per lui. La mia vocazione religiosa porta la stessa data del dono della fede. (C. De Foucauld).

Saggezza popolare: L'invidia è come un granello di sabbia: piccolo eppure in grado di accecare. (Prov. Cinese)

Un aneddoto: Una volpe contemplando la sua ombra al levar del sole disse: “Oggi a pranzo, mangerò un cammello”. Per tutta la mattina si aggirò in cerca di cammelli. A mezzogiorno però, vedendo la sua ombra disse: “Un topo farà lo stesso”. (Gibran)

Parola di Dio: Eb 10,19-25 / Sal 23 / Mc 4,21-25

 

Vangelo Mc 4, 21-25

Dal vangelo secondo Marco.

In quel tempo, Gesù diceva alla folla: "Si porta forse la lampada per metterla sotto il moggio o sotto il letto? O piuttosto per metterla sul lucerniere? Non c'è nulla infatti di nascosto che non debba essere manifestato e nulla di segreto che non debba essere messo in luce. Se uno ha orecchi per intendere, intenda!". Diceva loro: "Fate attenzione a quello che udite: Con la stessa misura con la quale misurate, sarete misurati anche voi; anzi vi sarà dato di più. Poiché a chi ha, sarà dato e a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha". Parola del Signore

 

“FATE ATTENZIONE A QUELLO CHE UDITE”. (Mc.4,24)

Lo straordinario della nostra fede è la fede in un Dio che ha parlato, un Dio che parla, un Dio che attraverso la sua Parola si fa conoscere, chiama, interpella, orienta e plasma la vita di chi lo ascolta. E’ molto importante cogliere questo, è lo specifico dell'ebraismo e del cristianesimo: un Dio che parla. Se voi aprite la Bibbia alla prima pagina, si parla della creazione, e dopo aver detto "...in principio Dio creò il cielo e le a terra...", quasi un titolo alla pagina seguente di Dio si dice soprattutto che Dio ha parlato, Dio dice "...luce..." e luce fu. Dio ha creato con la Parola, ha creato l'universo, ha creato questa terra, ha creato l'umanità, l'ha creata con la Parola, e quando Dio crea attraverso la sua Parola, certamente il risultato di questa sua creazione è un creatura benedetta, buona, bella. Ma noi siamo capaci di ascoltare la sua voce?

 

 

VENERDI’ 30 GENNAIO

Tra i santi ricordati oggi:Sant’Adelmo; Santa Giacinta; Santa Martina, Martire.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE GESU’, VENGA IL TUO REGNO.

 

Hanno detto: La terra si è raffreddata, tocca a noi, cattolici, di ravvivarne il calore vitale che s’estingue; tocca a noi pure di ricominciare l’era dei martiri. Essere martire è cosa possibile a tutti i cristiani: essere martiri è dare la vita per Dio e per i fratelli. (F. Ozanam)

Saggezza popolare: L'uomo che fa il male e ne ha vergogna ha nell'anima la possibilità di redimersi. L'uomo che fa il bene e vuol farlo sapere a tutti ha nell'anima la possibilità di perdersi. (Prov. Cinese)

Un aneddoto: S. Pietro apostolo morì, e il suo discepolo prediletto si mise a comporre il Vangelo di Gesù, secondo che l’aveva udito dalla viva voce del maestro. Ma Satana ne ebbe paura e lo fece rapire su una montagna, lontano da tutti.

Da allora quel discepolo vive sperso in mezzo ai boschi e si nutre di bacche e beve acqua alle sorgenti e non ha inchiostro con cui scrivere, né carta da vergare. Allora il discepolo strappa spine alle siepi delle more e con esse va scrivendo il vangelo dell’amore di Dio sul dorso delle foglie. Molte cadono a terra e il sole le dissecca. Molte cadono nell’acqua e questa le fa marcire. Ma alcune, quando più forte soffia il vento, da mare a mare, vanno a cadere più lontano. E se qualcuno le raccoglie e legge i detti che vi sono scritti, corre, pieno di speranza a ripeterli agli altri uomini e nei cuori si rifà allegrezza. (M. POMILIO, Il Quinto Evangelio)

Parola di Dio: Eb 10,32-39 / Sal 36 / Mc 4,26-34

 

Vangelo Mc 4, 26-34

Dal vangelo secondo Marco.

In quel tempo, Gesù diceva alla folla: "Il regno di Dio è come un uomo che getta il seme nella terra; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce; come, egli stesso non lo sa. Poiché la terra produce spontaneamente, prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga. Quando il frutto è pronto, subito si mette mano alla falce, perché è venuta la mietitura". Diceva: "A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? Esso è come un granellino di senapa che, quando viene seminato per terra, è il più piccolo di tutti semi che sono sulla terra; ma appena seminato cresce e diviene più grande di tutti gli ortaggi e fa rami tanto grandi che gli uccelli del cielo possono ripararsi alla sua ombra". Con molte parabole di questo genere annunziava loro la parola secondo quello che potevano intendere. Senza parabole non parlava loro; ma in privato, ai suoi discepoli, spiegava ogni cosa. Parola del Signore

 

“COME UNO CHE ABBIA GETTATO IL SEME SULLA TERRA: DORMA O VEGLI, DI NOTTE O DI GIORNO, IL SEME GERMOGLIA E CRESCE LO STESSO; COME, EGLI NON SA”. (Mc. 4,26-27)

Il nostro mondo con la sua terribile logica del guadagno, induce e obbliga all’efficienza. Ci fa credere che tutto sia nelle mani dell’uomo, che tutto dipenda da lui, e se c’è ancora qualcosa di non conosciuto o di inspiegato, l’uomo, con la sua intelligenza, ci arriverà, dominerà le malattie, la morte. Nulla è più vano di questo pensiero, perché il mondo che punta al materiale, che esalta l’intelligenza dell’uomo, ricorre poi, davanti ai grandi interrogativi della vita o allo stordimento o alla ricerca dei più assurdi esoterismi. L’uomo che esalta l’efficienza si trova a combattere l’esaurimento nervoso da stress, l’uomo che ha risposto con abbondanza ai suoi bisogni alimentari adesso è in lotta contro l’obesità e così via. Gesù, parlandoci del Regno di Dio e affidandocelo perché esso venga, ci ha ricordato che non è l’azione dell’uomo che lo  produce, ma la potenza stessa di Dio, nascosta nel seme che poi non è nient’altro che Lui stesso che si offre totalmente per noi e a noi. Tante nostre ansie per il bene non solo sono inutili, ma dannose. Come il male ha in sé la propria morte e si uccide, così il bene ha in sé la propria vita e cresce da sé in modo inarrestabile. A Gesù molti fanno fretta; tanti, forse anche noi,  vorremmo vedere risultati immediati, sembra invece che le cose siano sempre uguali, che la verità e l’amore non prendano piede, che la fede invece di crescere diminuisca. Gesù ci vuol far capire che la vita e il suo Regno hanno un proprio ritmo che non si può impunemente affrettare.

 

 

SABATO 31 GENNAIO

Tra i santi ricordati oggi:San Giovanni Bosco; San Giulio e Giuliano; San Gimignano, Vescovo.

Una scheggia di preghiera:

 

TU SEI CON NOI, O SIGNORE, E LA TUA GRAZIA NON CI ABBANDONA MAI.

 

Hanno detto: Il pubblicano che si batte il petto non si accorge di presentare a Dio il regalo più bello che gli possa fare, offrendogli l’occasione di manifestare la sua bontà e la sua misericordia infinita (B. Bro).

Saggezza popolare: L'uomo che sa ben parlare non vale quello che sa ascoltare con attenzione. (Prov. Cinese)

Un aneddoto: Un giorno Domenico Savio viene a sapere che due ragazzi hanno avuto una furiosa discussione e sono arrivati a offendere le loro rispettive famiglie; impossibile perdonare tali parole, dal momento che intaccavano il loro onore! Perciò i due decidono di regolare la cosa a colpi di pietra su un prato incolto. Domenico sente parlare della sfida. Li supplica di dimenticare, di perdonare. Fatica sprecata. Si è deciso di battersi: ci si batterà! “Almeno, supplica Domenico, accettatemi come testimone”. “Per nulla al mondo! Ci denunceresti.

E arriverebbe qualcuno per impedire di batterci e noi vogliamo batterci!” - rispondono quelli con ira feroce.

“Io dirò niente a nessuno” - insiste il ragazzo. “No! Tu vuoi impedircelo”. “Io non impedirò niente!” - afferma il piccolo. Vi chiederò soltanto una cosa prima dello scontro. “Lo prometti?” “Lo prometto!” Nel giorno e nell’ora stabiliti per il duello i due ragazzotti arrivano sul terreno. Il piccolo Domenico è già lì. Guardandosi con odio, i due prendono le munizioni: cinque grosse pietre. Si mettono in posizione. Ma ecco che Domenico si avvicina a uno dei due: “Tu ti batterai, d’accordo. Prima però mi hai promesso di concedermi una cosa! Ecco...” E subito si inginocchia fra i due avversari. Prende un piccolo Crocifisso di legno che portava al collo e lo solleva in alto:”Ecco: voglio che la prima pietra sia lanciata contro di me. E lanciandola tu gridi: Gesù innocente è morto per i miei peccati, perdonando i suoi carnefici. E io, peccatore, voglio offenderlo vendicandomi. Dai! Tira il sasso!” L’interpellato è sconvolto. Non può fare una simile vigliaccheria. “Ma tu sogni! Io non ho niente contro di te! Non voglio farti del male! Anzi, se qualcuno ti offende, sono pronto a difenderti.” Stesse parole rivolte all’altro avversario: stesso risultato. “Bene, esclama allora Domenico. Voi sareste pronti a battervi per difendermi e non siete capaci di perdonare un insulto per salvare la vostra anima che è costata il sangue di Gesù?”. Uno dei due ragazzotti, che più in avanti in età ricordava il fatto disse: “In quel momento mi sentii commosso e pieno di vergogna per aver costretto un amico così buono, come era Savio, a usare misure estreme per impedire il nostro stupido scontro. Volendo dimostrargli quanto aveva saputo convincermi, perdonai di cuore a colui che mi aveva offeso e pregai Domenico di indicarmi un sacerdote per confessarmi. Quell’episodio mi fece diventare suo amico e mi riconciliò con Dio, che certamente era stato molto offeso dal mio odio e dal mio desiderio di vendetta.”

Parola di Dio: Eb 11, 1-2. 8-19 / Salmo: Lc 1, 69-75 / Mc 4,35-41

 

Vangelo Mc 4, 35-41

Dal vangelo secondo Marco.

In quel giorno, verso sera, Gesù disse ai suoi discepoli: "Passiamo all'altra riva". E lasciata la folla, lo presero con sé, così com'era, nella barca. C'erano anche altre barche con lui. Nel frattempo si sollevò una gran tempesta di vento e gettava le onde nella barca, tanto che ormai era piena. Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: "Maestro, non t'importa che moriamo?". Destatosi, sgridò il vento e disse al mare: "Taci, calmati!". Il vento cessò e vi fu grande bonaccia. Poi disse loro: "Perché siete così paurosi? Non avete ancora fede?". E furono presi da grande timore e si dicevano l'un l'altro: "Chi è dunque costui, al quale anche il vento e il mare obbediscono?". Parola del Signore

 

“EGLI SE NE STAVA A POPPA, SUL CUSCINO, E DORMIVA”. (Mc.4,38)

E Dio dorme.  Quante  volte  nelle  tempeste della vita abbiamo avuto la dolorosa sensazione che Dio fosse addormentato da qualche parte, lontano da noi. Gli apostoli in quella sera di tempesta si rivolgono a Gesù quasi indignati: “Non ti importa che moriamo?” Parole dure, preghiera di lacrime e di paura. Milioni di uomini e donne pensano Dio così: il mondo si trova nella tempesta, nella barbarie, lotta contro la morte e la disperazione, e Dio dorme, Dio non fa niente. Se ne sta comodo, mentre le sue creature, che lui ha fatto così, che lui ha fatto deboli, si dibattono nell’angoscia. Il racconto della tempesta ci assicura invece che Dio è presente. Non come io vorrei, ma come lui vuole. E’ presente, ma a modo suo, che è poi l’unico modo in cui si possono salvaguardare insieme il suo amore e la nostra libertà. Non al posto mio, ma insieme con me; non come circonvallazione della paura, ma come pastore che mi cammina avanti dentro la valle oscura. Altrimenti non c’è più uomo.

     
     
 

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