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SCHEGGE E SCINTILLE

PENSIERI, SPUNTI, RIFLESSIONI

DALLA PAROLA DI DIO E DALLA VITA

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a cura di: don_franco_locci@libero.it

 

DICEMBRE 2008

 

 

LUNEDI’ 1 DICEMBRE

Tra i santi ricordati: San Procolo; Sant’Evasio; Sant’Eligio.

Una scheggia di preghiera:

 

VIENI SIGNORE A LIBERARCI.

 

Hanno detto: La conversione e l'umiltà orientano l'anima. La compassione e la dolcezza la confermano. (Evagrio Pontico)

Saggezza popolare: Parla poco, ascolta assai e giammai non fallirai.

Un aneddoto: “Quand’è che uno è vecchio?”, han domandato alla piccola Giovanna di sei anni. “Uno è vecchio quando ha i capelli bianchi?”. “Oh no! La nonna ha i capelli bianchi ma non è vecchia. Lei non si stanca mai di giocare con me”. “Si è vecchi quando si hanno le rughe?”. “Nient’affatto! Il nonno di Francesco è pieno di rughe ma ha una faccia bella come il sole”. “Tua mamma è vecchia?”. “Oh, no! La mamma è grande, non vecchia.” “Ma tu conosci qualcuno che sia vecchio, molto vecchio?” “Oh, sì! La signora Maddalena, lei sì che è molto vecchia…” (La Signora Maddalena è una donna di cinquant’anni, vestita con eleganza) “Cos’è  che ti fa dire che è vecchia?”. “Lei non ride mai!”. (Pino Pellegrino)

Parola di Dio: Is. 2,1-5; Sal. 121; Mt. 8,5-11

 

Vangelo Mt 8, 5-11

Dal vangelo secondo Matteo.

In quel tempo, entrato Gesù in Cafarnao, gli venne incontro un centurione che lo scongiurava: «Signore, il mio servo giace in casa paralizzato e soffre terribilmente». Gesù gli rispose: «Io verrò e lo curerò». Ma il centurione riprese: «Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, dì soltanto una parola e il mio servo sarà guarito. Perché anch'io, che sono un subalterno, ho soldati sotto di me e dico a uno: Fa questo, ed egli lo fa». All'udire ciò, Gesù ne fu ammirato e disse a quelli che lo seguivano: «In verità vi dico, presso nessuno in Israele ho trovato una fede così grande. Ora vi dico che molti verranno dall'oriente e dall'occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli. Parola del Signore

 

“DI’ SOLTANTO UNA PAROLA E IL MIO SERVO SARA’ GUARITO”. (Mt.8,8)

Sembra quasi che il tempo dell’avvento e poi del Natale siano tempi in cui noi cristiani “facciamo finta” che Gesù nasca. Non c’è nulla da far finta: Gesù di Nazareth è già nato, possiamo individuarne le tracce nella storia, ricuperarne il volto, seguire l'impronta  ha lasciato nella civiltà... Perché allora questa ripetizione annuale? Perché è facilissimo che ci addormentiamo nella fede, che diamo tutto per scontato, che, con la scusa che intanto la storia la conosciamo, la realtà diventi poco per volta leggenda e la fede lasci il posto alle credenze e alle abitudini. Il centurione di oggi è l'immagine della parte migliore di noi, di quella che ancora si fida, che ancora si stupisce, è l’immagine di una fede che sa chiedere non per sé ma per l’altro, è la fede di chi pur non avendo alle spalle una storia religiosa sa però incontrare Dio. Perciò di anno in anno la liturgia ci chiede di ricominciare, di ripercorrere le tappe della storia della salvezza, di ripartire come nudi alla sequela del Maestro Gesù, poiché nulla uccide l'amore più dell'abitudine, nulla ci distoglie dalla fede più della pigrizia, nulla è più sgradito al Dio dell'Alleanza dell'imborghesimento della fede dei suoi figli. Coraggio, allora, è tempo di mettersi in cammino incontro al Dio che viene.

 

 

MARTEDI’ 2 DICEMBRE

Tra i santi ricordati: San Pietro Crisologo; San Ponziano.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, AIUTACI AD INCONTRARTI.

 

Hanno detto: Non esistono sentimenti puri, solo sentimenti che si purificano. (Yves De  Montcheuil)

Saggezza popolare: Chi ascolta alle porte ascolta i suoi dispiaceri.

Un aneddoto: INNAMORATI

Un tale era innamorato della celebre cantante e danzatrice tedesca Enrichetta Sontag che egli vedeva stupenda. Un giorno un amico gli disse: “Ma non hai notato che la signorina ha un occhio più piccolo dell’altro?”. “Mai più, ribatté il convinto ammiratore, ha un occhio più grande dell’altro”.

Parola di Dio: Is. 11,1-9; Sal. 71; Lc. 10,21-24

 

Vangelo Lc 10, 21-24

Dal vangelo secondo Luca.

In quel tempo, Gesù esultò nello Spirito Santo e disse: «Io ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, che hai nascosto queste cose ai dotti e ai sapienti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, Padre, perché così a te è piaciuto. Ogni cosa mi è stata affidata dal Padre mio e nessuno sa chi è il Figlio se non il Padre, né chi è il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare». E volgendosi ai discepoli, in disparte, disse: «Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete. Vi dico che molti profeti e re hanno desiderato vedere ciò che voi vedete, ma non lo videro, e udire ciò che voi udite, ma non l'udirono». Parola del Signore

 

“BEATI GLI OCCHI CHE VEDONO CIÒ CHE VOI VEDETE”. (Lc.10,23)

Qualche volta, forse è venuta anche a noi un po' di "invidia" per i contemporanei di Gesù. Essi hanno potuto vederlo, ascoltarlo, toccarlo... Beati loro! Gesù ribatterebbe: "Beati piuttosto coloro che pur non vedendo, credono!". Una contraddizione? No! Una precisazione. Guai a lasciarsi irretire dai sensi, quasi fossero l'unica via per realizzare un incontro profondo con l'altro! Purtroppo, oggi, le molte sollecitazioni che ci vengono dai mass-media ci hanno disabituato ad andare oltre ciò che è tangibile. Tutto deve passare al vaglio dei sensi per essere accolto. E le relazioni diventano superficiali, labili, incapaci a resistere al più piccolo urto. Così a livello umano, così nell'ambito della fede, dove il rapporto con Cristo è determinante. Egli è con noi "tutti i giorni fino alla fine dei tempi". Eppure stentiamo a riconoscerlo. Ci siamo fermati qualche volta a fissare l'Ostia consacrata che il sacerdote ha deposto nelle nostre mani? È Lui! E quel fratello che implora un po' di attenzione, uno spazio nel nostro cuore? È ancora Lui! Ed è Lui nella Chiesa, Lui che ci viene incontro in quello che viviamo... Lui, sempre Lui. Possiamo ancora dire in tutta onestà: non l'ho visto, non l'ho incontrato, non ne ho udito la voce? Oppure dobbiamo umilmente riconoscere che quando ha bussato alla nostra porta eravamo distratti, eravamo altrove, perché poco abituati a rientrare in noi stessi?

 

 

MERCOLEDI’ 3 DICEMBRE

Tra i santi ricordati: San Francesco Saverio; San Galgano; Sant’Abbone di Auxerre.

Una scheggia di preghiera:

 

SEI TU, SIGNORE IL PANE, PAROLA E VITA SEI PER NOI.

 

Hanno detto:

Prendi il frutto e lascia stare la spina: ascolta chi ti predica cose buone, non imitarlo se ne fa delle cattive. (Sant’Agostino)

Saggezza popolare: Non tutte le nuvole fanno tempesta.

Un aneddoto: MERAVIGLIA

La talpa, il gatto e l’allodola discutevano tra di loro per scoprire la strada attraverso cui conoscere meglio la vita. “Io vado alla radice della realtà”, affermò la talpa. “Io attendo, guardo e mi muovo quando scopro ciò che mi interessa!”, disse il gatto. “Io guardo il sole e mi accosto; poi guardo la terra e mi ci poso”, spiegò l’allodola. Udirono un canto gioioso. Era l’usignolo. “Che fai?”, gli chiesero. “Io? Sono semplicemente contento d’esser vivo”, rispose.

Parola di Dio: Is. 25,6-10; Sal. 22; Mt. 15,29-37

 

Vangelo Mt 15, 29-37

Dal vangelo secondo Matteo.

In quel tempo, Gesù venne presso il mare di Galilea e, salito sul monte, si fermò là. Attorno a lui si radunò molta folla recando con sé zoppi, storpi, ciechi, sordi e molti altri malati; li deposero ai suoi piedi, ed egli li guarì. E la folla era piena di stupore nel vedere i muti che parlavano, gli storpi raddrizzati, gli zoppi che camminavano e i ciechi che vedevano. E glorificava il Dio di Israele. Allora Gesù chiamò a sé i discepoli e disse: «Sento compassione di questa folla: ormai da tre giorni mi vengono dietro e non hanno da mangiare. Non voglio rimandarli digiuni, perché non svengano lungo la strada». E i discepoli gli dissero: «Dove potremo noi trovare in un deserto tanti pani da sfamare una folla così grande?». Ma Gesù domandò: «Quanti pani avete?». Risposero: «Sette, e pochi pesciolini». Dopo aver ordinato alla folla di sedersi per terra, Gesù prese i sette pani e i pesci, rese grazie, li spezzò, li dava ai discepoli, e i discepoli li distribuivano alla folla. Tutti mangiarono e furono saziati. Dei pezzi avanzati portarono via sette sporte piene. Parola del Signore

 

“SENTO COMPASSIONE DI QUESTA FOLLA SONO TRE GIORNI CHE MI VENGONO DIETRO E NON HANNO DA MANGIARE”. (Mt. 15,32)

Parola e pane. Ecco i doni di Gesù per il nostro cammino. Gesù sente “compassione” per noi davanti alle tante prove e sofferenza che la vita ci metta davanti, ma il suo amore si ferma al sentimento, non ci dice: “Poveretti!” e poi tira dritto, neanche mette mano alla tasca per darci qualcosa con  cui andare avanti magari per certo periodo. Gesù sa che abbiamo bisogno di Dio per capire qualcosa della vita, che abbiamo bisogno del necessario quotidiano per tirare avanti (vedi il Padre Nostro) sa che solo la comune unione (comunione) con Lui può aiutarci specialmente quando l’umano non è sufficiente per spiegare ad esempio la sofferenza, l’ingiustizia. Ecco allora i suoi doni. La parola: non una semplice parola di incoraggiamento ma la Parola di Dio, la Verità, quella stessa parola che ha creato i mondi. Gesù dona se stesso, perché è Lui la Parola, il Verbo che si fa carne. E poi il pane che qui è pane materiale per anticipare quello Eucaristico. Gesù non dona delle cose, dona se stesso, come farà totalmente sulla croce, ci ciba di se stesso perché poi noi impariamo, mettendo insieme le nostre cose e distribuendole a diventare il segno di chi ha tutto e lo condivide con i fratelli. Vedete, amici, come l’Eucarestia va ben oltre ad un rito di culto, essa è veramente il “culmine e la fonte” di tutta la vita cristiana.

 

 

GIOVEDI’ 4 DICEMBRE

Tra i santi ricordati: Santa Barbara; San Giovanni Damasceno.

Una scheggia di preghiera:

 

TU SEI LA MIA RUPE, IL MIO RIPARO, LA MIA DIFESA.

 

Hanno detto: La forza di chi parla è in relazione alla benevolenza di chi ascolta. (imperatore Domiziano)

Saggezza popolare: Un asino trova sempre un altro asino che lo ammira.

Un aneddoto: PAROLE

I maestri musulmani insegnavano che si può parlare solo dopo che le parole sono passate per tre porte. Davanti alla prima porta bisogna domandarsi : “Ciò che voglio dire è anche vero?”. Se è così si può procedere verso la seconda porta: Qui c’è da domandarsi: “Le mie parole sono anche necessarie?”.  Se è così si va alla terza porta: Là vien l’ultima domanda: “Le mie parole sono anche amichevoli?”.

Parola di Dio: Is. 26.1-6; Sal. 117; Mt. 7,21.24-27

 

Vangelo Mt 7, 21.24-27

Dal vangelo secondo Matteo.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, è simile a un uomo saggio che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa non cadde, perché era fondata sopra la roccia. Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, è simile a un uomo stolto che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde, e la sua rovina fu grande". Parola del Signore

 

“LA CASA NON CADDE, PERCHE' ERA FONDATA SOPRA LA ROCCIA”. (Mt.7,25)

La mia vita su che cosa è fondata? Molti pensano che il benessere sia l’essenziale, altri vivono come in un sogno senza mai chiedersi il perché delle cose, altri ancora saltellano come farfalle da una cosa all’altra. Gesù ci ammonisce: costruisci la tua casa sulla roccia della mia parola, sulla parola accolta e vissuta, seguita e concretizzata. Non solo ascoltata ma accolta: quante volte le parole del Maestro Gesù appena appena solleticano la devozione, scalfiscono il sentimento, senza poi diventare concretezza, scelta, atteggiamento di vita controcorrente? Anche tra noi cristiani capita di trovarci alla superficie delle cose: belle parole quelle del Vangelo ma la vita è un’altra cosa, giusta la misericordia e il perdono ma in quel caso concreto…va bene la semplicità, ma è meglio se si hanno tante cose.. Dio è al centro della mia vita, ma ai miei affari ci devo pensare io, e non sempre il pensiero è evangelico. Perché la casa stia in piedi bisogna che la Parola, quella di Dio, si radichi, si concretizzi. E’ vero che è difficile, che è molto più semplice scavare nella sabbia che non picconare sulla roccia, ma è proprio lì che colpo dopo colpo metto le basi, quelle che sostengono poi tutto l’edificio.

 

 

VENERDI’ 5 DICEMBRE

Tra i santi ricordati: San Dalmazio; San Basso; Beato Filippo Rinaldi.

Una scheggia di preghiera:

 

IL SIGNORE E’ MIA LUCE E MIA SALVEZZA.

 

Hanno detto: Molti rimangono svegli la notte nel tentativo di realizzare i loro sogni. (Pibrac)

Saggezza popolare: Preferisco un asino che mi porti piuttosto che un cavallo che mi getti a terra.

Un aneddoto: LA VERA RICCHEZZA

Il marito: “ Sai cara, lavorerò sodo e un giorno saremo ricchi”. La moglie: “Siamo già ricchi, caro, perché tu hai me e io ho te. Un giorno forse avremo anche i soldi. (Antony de Mello)

Parola di Dio: Is. 29,17-24; Sal. 26; Mt. 9,27-31

 

Vangelo Mt 9, 27-31

Dal vangelo secondo Matteo.

In quel tempo, mentre Gesù si allontanava, due ciechi lo seguivano urlando: «Figlio di Davide, abbi pietà di noi». Entrato in casa, i ciechi gli si accostarono, e Gesù disse loro: «Credete voi che io possa fare questo?». Gli risposero: «Sì, o Signore!». Allora toccò loro gli occhi e disse: «Sia fatto a voi secondo la vostra fede». E si aprirono loro gli occhi. Quindi Gesù li ammonì dicendo: «Badate che nessuno lo sappia!». Ma essi, appena usciti, ne sparsero la fama in tutta quella regione. Parola del Signore

 

“FIGLIO DI DAVIDE, ABBI PIETA' DI NOI”. (Mt.9,27)

Toccando i vari punti di questa guarigione dei due ciechi noi abbiamo alcune indicazioni chiare su come dovrebbe essere la nostra preghiera per essere davvero efficace. Primo passo: essere consapevoli della nostra situazione. Tutti abbiamo delle cose da cui essere guariti, delle oscurità che ci impediscono di vedere chiaro nella vita, tutti ne abbiamo. Fragilità e malattie del corpo, certo, ma soprattutto fragilità del cuore e dell'anima. Se io riconosco queste mie povertà ho fatto il primo passo. Il secondo è constatare che da solo non riesco a risolverle. Terzo passo: andare da chi ha il potere di aiutarmi. E se non basta parlare, chiedere, bisogna gridare come questi ciechi o quella vedova che importunava in continuazione quel giudice ingiusto. Gesù chiede poi una fede incondizionata (“Credete davvero che io possa fare questo?”) e fa dipendere l’esaudimento dalla profondità della richiesta. E quando non veniamo esauditi? Gesù anche in altri brani di vangelo sembra dirci che qualche volta è perché “non sappiamo quello che chiediamo” cioè quello che chiediamo e che riteniamo un bene non lo è per noi o quando non abbiamo sufficiente fede per richiederlo.

 

 

SABATO 6 DICEMBRE

Tra i santi ricordati: San Nicola, Vescovo; San Bonifacio, martire; Santa Asella di Roma.

Una scheggia di preghiera:

 

NULLA MERITO DI CIO' HO, O DIO D’AMORE.

 

Hanno detto: Quanto più una persona è intelligente, tanto meno diffida dell'assurdo.(Conrad)

Saggezza popolare: Chi aspettare può, ha ciò che vuole.

Un aneddoto: E SE DIO NON ESISTESSE?

“Bella beffa, per te, se quel Dio in cui confidi e per il quale fai sacrifici non esiste” dissero una volta a un credente. Questa fu la sua risposta: “Nessuna beffa è possibile; perché, comunque vada, non mi pentirò mai d’aver creduto nell’Amore”.

Parola di Dio: Is. 30,19-21.23-26; Sal. 146; Mt. 9,35-10,1.6-8

 

Vangelo Mt 9, 35-10,1.6-8

Dal vangelo secondo Matteo.

In quel tempo,Gesù percorreva tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, predicando il vangelo del regno e curando ogni malattia e infermità. Vedendo le folle ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite, come pecore senza pastore. Allora disse ai suoi discepoli: «La messe è molta, ma gli operai sono pochi! Pregate dunque il padrone della messe che mandi operai nella sua messe!». Chiamati a sé i dodici discepoli, diede loro il potere di scacciare gli spiriti immondi e di guarire ogni sorta di malattie e d'infermità. Rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa d'Israele. E strada facendo, predicate che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, sanate i lebbrosi, cacciate i demoni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date. Parola del Signore

 

“GRATUITAMENTE AVETE RICEVUTO, GRATUITAMENTE DATE”. (Mt. 10,8)

La compassione di Gesù verso le folle sbandate, affaticate, oppresse si trasforma in amore concreto. Gesù affida i suoi doni agli apostoli e a noi, e ci manda a loro. I cristiani, soprattutto coloro che esercitano servizi nella Chiesa, sono amministratori di un patrimonio che non appartiene a loro, perché viene da Dio e Lui solo ne può disporre. Tuttavia il cristiano è “amministratore” perché ha ricevuto dei doni e una parola che non può tenere per sé: Dio lo manda tra la gente perché moltiplichi i doni ricevuti, senza cercare ricompense o riconoscimenti. Oggi il nostro mondo ha perso il senso del gratuito: tutto ha il suo bravo cartellino dei prezzi. Gesù non ha prezzo, non si vende e non si compra, il suo amore è gratuito, e noi, credenti che abbiamo capito questo e che abbondantemente abbiamo ricevuto e continuiamo a ricevere dovremo a nostra volta diventare testimoni coerenti della gratuità, come di un valore da riscoprire e che può cambiare le relazioni umane.

 

 

DOMENICA 7 DICEMBRE: II DOMENICA DEL TEMPO DI AVVENTO, ANNO B

Tra i santi ricordati: Sant’Ambrogio, vescovo e dottore della Chiesa; San Claudio, martire.

Una scheggia di preghiera:

 

TU, GESU’, SEI IL FIGLIO DI DIO, IL NOSTRO SALVATORE.

 

Hanno detto: L’uomo assurdo è quello che non cambia mai. (Georges Clemenceau)

Saggezza popolare: Quando l’amore è assente, tutto mente.

Un aneddoto: Un bimbo ebreo domanda all’anziano che cosa deve fare il giusto. L’anziano  gli risponde: “Il sole ha bisogno di fare qualcosa? Si leva,  tramonta, dà luce e calore e fa esultare l’anima. Si deve diventare così semplici e senza parole, come il grano che cresce o la pioggia che cade. Si deve semplicemente essere. (E. Hillesum)

Parola di Dio: Is. 40,1-5.9-11; Sal. 84; 2Pt.3,8-14; Mc. 1,1-8

 

Vangelo Mc 1, 1-8

Dal Vangelo secondo Marco

Inizio del vangelo di Gesù Cristo, Figlio di Dio. Come è scritto nel profeta Isaia: Ecco, io mando il mio messaggero davanti a te, egli ti preparerà la strada. Voce di uno che grida nel deserto: preparate la strada del Signore, raddrizzate i suoi sentieri, si presentò Giovanni a battezzare nel deserto, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati. Accorreva a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati. Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, si cibava di locuste e miele selvatico e predicava: “Dopo di me viene uno che è più forte di me e al quale io non sono degno di chinarmi per sciogliere i legacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzati con acqua, ma egli vi battezzerà con lo Spirito Santo”. Parola del Signore

 

“INIZIO DEL VANGELO DI GESU’ CRISTO, FIGLIO DI DIO”. (Mc.1,1)

Non so quante centinaia, forse migliaia di volte, nella mia vita di prete mi sono sforzato di spiegare che il Vangelo è davvero la buona, la gioiosa notizia di un Dio che ci ama. L’ho detto talmente tante volte, spesso davanti a persone apatiche, magari intente a pagare le tasse a un ipotetico Dio padrone, o talmente abituate a sentire queste parole che neanche il più piccolo muscoletto della faccia aveva la benché minima contrazione, che neanche un piccolo lampo negli occhi diceva: “messaggio gioioso ricevuto”, che devo far attenzione io a recepire il messaggio se no corro il rischio di dire una cosa meravigliosa che dovrebbe riempirmi di gioia e che invece, a causa dell’abitudine, mi lascia indifferente. Marco inizia il suo vangelo proprio così: “Inizio del racconto della buona notizia di Gesù, Figlio di Dio”. Sì, perché qui non raccontiamo la storia di un fantastico angioletto, di un gran’uomo, di un benefattore dell’umanità, di un rivoluzionario vissuto tanto tempo fa, qui parliamo di Dio, del Dio di ieri, di oggi e di sempre che è venuto apposta per mostrarmi il volto di Dio, per servire la mia umanità, per perdonare il mio peccato, per indicarmi una meta piena di speranza, per dirmi in concreto, con una croce e una risurrezione che Dio mi ama. Possibile che una notizia così sia stata ridotta a quattro palline colorate appiccicate a un albero, per lo più finto, e a un babbo Natale, made in Cina, che si arrampica alle inferiate di un balcone?

 

 

LUNEDI’ 8 DICEMBRE: IMMACOLATA CONCEZIONE DELLA VERGINE MARIA

Tra i santi ricordati: San Macario, eremita; Beata Chiara da Foligno.

Una scheggia di preghiera:

 

TI SALUTO, MADRE DI GESU’ CHE E’ LA NOSTRA GRAZIA.

 

Hanno detto: Molta gente finge di essere astratta per apparire profonda. (Joseph Joubert)

Saggezza popolare: Se vuoi essere apprezzato, muori o viaggia. (Proverbio Persiano)

Un aneddoto: Don Giovanni Maria Colombo che ha fatto da tempo la scelta di stare con gli "impediti" fisici e mentali, racconta questo episodio: "Un ragazzo di 18 anni, capace di una certa autonomia, nonostante le lesioni cerebrali che lo affliggono fin dalla nascita, sale sul pulmann per recarsi al suo lavoro in un ambiente protetto. Presenta all'addetto il proprio abbonamento.  “Manca la firma”, sentenzia il funzionario. E invita il giovane a completare il documento. Le sue parole cadono nel vuoto, quasi fossero dette in arabo. Verso la fine del viaggio, nuovo controllo. L'impiegato perde la pazienza: “Ehi, giovanotto, fai proprio conto di prendermi in giro? Perché non hai firmato l'abbonamento?” Risposta testuale: “Sei così stupido da non capire che io non so né leggere né scrivere?” Don Colombo insiste a raccomandare: "Se incontrerai, oggi, un handicappato fisico o mentale, trattalo come tratteresti qualsiasi altra persona. Parlagli con la massima naturalezza. Non coprirlo di attenzioni. Non aiutarlo a fare quello che vorrebbe fare da solo. E specialmente non sostituirti a lui. Mettendoti su un piano di uguaglianza, scoprirai che quella creatura ferita nella sua struttura psicosomatica, ma intatta nel suo spirito, è capace di darti quello che mai avresti sognato".

Parola di Dio: Gn. 3,9-15.20; Sal 97; Ef. 1,3-6.11-12; Lc. 1,26-38

 

“L’ANGELO LE DISSE: TI SALUTO O PIENA DI GRAZIA”. (Lc.1,28)

Il saluto dell’angelo è straordinario perché rivela che Dio guarda Maria con una tale intensità di amore da rivestirla della sua misericordia per renderla “piena di grazia”. Maria sa che altri prima di lei, hanno trovato grazia davanti a Dio: Abramo, Mosè, Davide, ma è sorpresa di aver trovato grazia in maniera assolutamente unica, perché a nessun altra creatura Dio aveva mai parlato in quel modo. Maria scopre, al saluto dell’angelo, che Dio la ama di un amore infinito vegliando su ogni istante della sua vita, tanto da averla preservata fin dall’inizio e per sempre dal peccato. Maria è la “graziosa”, la piena di Grazia, ma quella Grazia viene offerta a ciascuno di noi ogni giorno. Sono i doni di Dio dati attraverso Gesù che ci chiama ad essere “santi e immacolati al suo cospetto”, in quanto santificati da Lui, ricostruiti da Lui nella nostra immagine e somiglianza di Dio. Maria, a braccia aperte, accoglie questo dono e può farlo perché è vuota di sé, ha buttato tutto nelle mani di Dio che la riempie di se stesso. Se noi avessimo la fiducia di buttare in Dio noi stessi, di svuotarci di tante inutili preoccupazioni, Dio ci farebbe “graziosi”, pieni della sua Grazia.

 

 

MARTEDI’ 9 DICEMBRE

Tra i santi ricordati: Santa Valeria; San Siro.

Una scheggia di preghiera:

 

SE MI ALLONTANO, VIENI A CERCARMI, O SIGNORE.

 

Hanno detto: L'astuzia è miope: vede bene soltanto ciò che ha sotto il naso, ma non vede lontano e perciò, spesso, finisce per cadere nella trappola che essa stessa ha teso. (Ivan Alexandrovich Goncarov)

Saggezza popolare: Sia l’astrologo che l’indovina ti portano alla rovina.

Un aneddoto: UN MISSIONARIO... PER CASO!

Ecco la singolare storia della vocazione di S. Francesco Saverio, protettore delle missioni e missionario… per caso.

S. Ignazio aveva scelto per le Missioni delle Indie Orientali i padri Simone Rodriguez e Nicola di Bobadilla. Quest’ultimo, nel viaggio dalla Calabria a Roma per andare a ricevere  l’obbedienza, s’ammalò. Che fece allora padre Ignazio? Disse: “Mi rincresce proprio non poter mandare padre Nicola nelle missioni. Era proprio l’uomo adatto. Purtroppo sono costretto a sostituirlo subito, perché la nave dal Portogallo sta per partire con padre Simone Rodriguez. Manderò qualcun altro al suo posto”. E mandò il padre Francesco Saverio, che divenne il più grande missionario dei tempi moderni.

Parola di Dio: Is. 40,1-11; Sal.95; Mt. 18,12-14

 

Vangelo Mt 18, 12-14

Dal vangelo secondo Matteo.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Che ve ne pare? Se un uomo ha cento pecore e ne smarrisce una, non lascerà forse le novantanove sui monti, per andare in cerca di quella perduta? Se gli riesce di trovarla, in verità vi dico, si rallegrerà per quella più che per le novantanove che non si erano smarrite. Così il Padre vostro celeste non vuole che si perda neanche uno solo di questi piccoli. Parola del Signore

 

“IL PADRE VOSTRO CELESTE NON VUOLE CHE SI PERDA NEANCHE UNO SOLO DI QUESTI PICCOLI”. (Mt.18,14)

Una delle nostre grandi paure è quella di essere dimenticati. Questo non ci succede con Dio. Per Lui tutti gli uomini sono ugualmente importanti e nessuno di essi deve perdersi. Gesù, il buon Pastore è venuto e viene nel mondo proprio per questo, anzi, la parabola della pecorella smarrita ci mostra con quanto accanimento Dio segua le sorti della nostra vita: Egli ci ama anche quando noi gli voltiamo le spalle, ci aspetta, ci cerca, ci mostra la sua premura con mille segni. La stessa attenzione spesso non abbiamo noi per i nostri fratelli; quello che ci ha offeso, quello che ha seguito una strada per noi sbagliata lo consideriamo con troppa facilità una persona “persa” e con questo giustifichiamo anche la nostra coscienza che magari ci chiederebbe un supplemento di attenzione e di carità: noi troppo spesso ci consideriamo “giusti”, senza accorgerci che forse il Signore sta proprio cercando noi.

 

 

MERCOLEDI’ 10 DICEMBRE

Tra i santi ricordati: Santa Eulalia, martire; San Milziade, Papa.

Una scheggia di preghiera:

 

CON TE, SIGNORE, POSSO TUTTO.

 

Hanno detto: Non vi è nulla di più astuto che mostrare il proprio volto, perche nessuno vi crede. (Dostoevskij)

Saggezza popolare: Per conoscere un furbo ci vuole un furbo e mezzo.

Un aneddoto: UN FACCHINO ECCEZIONALE

San Francesco Saverio, il patrono di tutti i missionari, un giorno, in India, venne a sapere che in un paese molto isolato vivevano parecchi pagani. Ma come trovare la strada per recarvisi? Sentendo che un tale doveva andare da quelle parti, lo pregò di permettergli d’accompagnarlo. Quegli acconsentì, a condizione però che gli portasse il pesante bagaglio, volendo egli andare comodamente a cavallo.

Ed ecco Francesco, missionario innamorato, trottare a piedi per l’impervio sentiero, accanto al ricco cavaliere, per ore e ore, sino al campo di quei lontani fratelli, sprovveduti dell’amore più bello del mondo, quello di Gesù.

Parola di Dio: Is. 40,25-31; Sal. 102;Mt. 11,28-30

 

Vangelo Mt 11, 28-30

Dal vangelo secondo Matteo.

In quel tempo, rispondendo Gesù disse: "Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero". Parola del Signore

 

“IL MIO GIOGO INFATTI E’ DOLCE E IL MIO CARICO LEGGERO” (Mt.11,30)

La nostra vita è un libro sempre aperto per il Signore: egli sa delle nostre vicende personali, legge ogni istante la storia del mondo conosce le nostre fatiche le paure, le insicurezze. Cristo viene a redimere la nostra storia e ci sollecita ad andare con fiducia da lui per liberarci dalle nostre stanchezze e dalle nostre oppressioni. Egli sa che non siamo capaci a portare da soli certi pesi, né siamo capaci di liberarci dalle nostre stanchezze, dal nostro peccato e dalle nostre infelicità. Abbiamo bisogno di un ristoro sicuro, di una consolazione vera e di una gioia autentica e duratura. Il giogo che egli ci affida, la fatica del nostro ritorno a lui e l'impegno necessario per seguire i suoi precetti è “dolce” e “leggero”, perché quel peso e quella fatica noi possiamo unirla alla grande fatica che egli ha sostenuto per noi portando la croce, e allora anche le più grandi prove e sofferenza possono trasformarsi in amore e redenzione.

Un carico fatto d’amore non può essere pesante.  Gesù si definisce “mite ed umile di cuore”, proponendosi come nostro modello e indicandoci la via per andare da lui: occorrono mitezza ed umiltà, le virtù che frenano le nostre inquietudini e ci predispongono ad una vera comunione con Cristo.

 

 

GIOVEDI’ 11 DICEMBRE

Tra i santi ricordati: San Damaso, papa; San Daniele stilita

Una scheggia di preghiera:

 

USA, SIGNORE, DELLE MIE DEBOLEZZE PER LA TUA GLORIA.

 

Hanno detto: L'ateismo è più sulle labbra che nel cuore dell'uomo. (Bacone)

Saggezza popolare: Quando la volpe predica, guardatevi, galline!

Un aneddoto: UNO ZERO CHE VALE MOLTO

Quel sant’uomo di Giovanni Calabria con sincera umiltà era solito esclamare: Sono zero e miseria! Una notte in sogno gli rispose S. Giovanni Bosco: Buone condizioni! Buone condizioni, anzi ottime per essere salvato e per fare del bene nel regno di Colui che sceglie le cose umili per confondere le grandi, le cose deboli per confondere le forti!

Parola di Dio: Is. 41,13-20; Sal.144; Mt 11,11-15

 

Vangelo Mt 11, 11-15

Dal vangelo secondo Matteo.

In quel tempo Gesù disse alla folla: "In verità vi dico: tra i nati di donna non è sorto uno più grande di Giovanni il Battista; tuttavia il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui. Dai giorni di Giovanni il Battista fino ad ora, il regno dei cieli soffre violenza e i violenti se ne impadroniscono. La Legge e tutti i Profeti infatti hanno profetato fino a Giovanni. E se lo volete accettare, egli è quell'Elia che deve venire. Chi ha orecchi intenda". Parola del Signore

 

“IN VERITA' VI DICO: TRA I NATI DI DONNA NON È SORTO UNO PIÙ GRANDE DI GIOVANNI IL BATTISTA; TUTTAVIA IL PIÙ PICCOLO NEL REGNO DEI CIELI È PIÙ GRANDE DI LUI”. (Mt. 11,11)

Gesù rende omaggio alla grandezza di Giovanni Battista perché, tra gli uomini, è stato colui che direttamente ha aperto la strada a Cristo, la sua è una grandezza di fede che sulla terra non gli procura nessun potere materiale al punto che non diventa neppure degno di sciogliere i sandali a Gesù e subisce inerme la condanna del potente Erode. La sua è la grandezza del servire, del lavorare in silenzio per Cristo. Ma Gesù ci tiene anche a precisare che la grandezza che riceveranno coloro che avranno creduto nell’Uomo-Dio, sarà infinitamente più grande di qualunque esaltazione possano trovare sulla terra. Per essere grandi sulla terra bisogna affrontare tanti problemi e sacrifici, per essere grandi nel cielo è necessario solamente amare e con l’amore arriva anche la gioia e la voglia di vivere. Dio non fa pesare nulla ai suoi figli, non vuole la loro fatica, ma il loro amore. E che cosa mai noi desideriamo sulla terra più che amare ed essere amati? Il nostro essere non vuole altro.

 

 

VENERDI’ 12 DICEMBRE

Tra i santi ricordati: Memoria della Beata Vergine Maria di Guadalupe; Santa Giovanna Francesca di Chantal.

Una scheggia di preghiera:

 

LA TUA PRESENZA E IL TUO AMORE MI RIEMPIONO DI GIOIA.

 

Hanno detto: L'ateo è un figlio che si sforza di persuadersi di essere senza padre. (Alphonse Lamartine)

Saggezza popolare: In pellicceria ci vanno più pelli di volpe che d'asino.

Un aneddoto: Un giorno s. Giovanni Bosco dice ai suoi ragazzi: Oggi è il mio onomastico e voglio farvi un regalo. Ciascuno di voi scriva su un foglietto il regalo che desidera da me; metta nome e cognome e me lo consegni. Io farò il possibile per appagarlo. Indovinare la gioia di quei ragazzi, che conoscevano bene don Giovanni e sapevano che, oltre di parola, era anche di cuore. Pensano, scrivono e poi aspettano... Don Bosco legge. Uno domanda un cappello, uno un vestito, uno un libro, un altro un giocattolo, ecc. Finalmente legge un biglietto sul quale è scritto: “Voglio che lei mi aiuti a diventare un vero amico di Gesù!”. Firmato: Savio Domenico. S. Giovanni Bosco appagò il suo desiderio: aiutò veramente Domenico, che diventò santo.

Parola di Dio: Is. 48,17-19; Sal. 1; Mt. 11,16-19

 

Vangelo Mt 11, 16-19

Dal vangelo secondo Matteo.

In quel tempo, Gesù disse alla folla: "A chi paragonerò io questa generazione? Essa è simile a quei fanciulli seduti sulle piazze che si rivolgono agli altri compagni e dicono: Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato, abbiamo cantato un lamento e non avete pianto. E’ venuto Giovanni, che non mangia e non beve, e hanno detto: Ha un demonio. E’ venuto il Figlio dell'uomo, che mangia e beve, e dicono: Ecco un mangione e un beone, amico dei pubblicani e dei peccatori. Ma alla sapienza è stata resa giustizia dalle sue opere". Parola del Signore

 

“E’ VENUTO GIOVANNI CHE NON MANGIA E NON BEVE E HANNO DETTO: HA UN DEMONIO. E’ VENUTO IL FIGLIO DELL’UOMO CHE MANGIA E BEVE E DICONO: ECCO UN MANGIONE E UN BEONE”. (Mt. 11,18-19)

Spesso ho pensato che chi opera per il bene non dovrebbe che avere successo, mi sono anche detto che siccome Dio non può abbandonare chi opera il bene porterà a compimento il bene e darà successo al suo amico. Ma poi la vita mi ha fatto comprendere (e specialmente per me sacerdote) che non è così. Gesù, oggi ci ricorda due grandiosi ‘insuccessi’. E’ venuto Giovanni Battista e non l’hanno capito, l’hanno  considerato un matto, un indemoniato. E’ venuto Gesù e chi lo ha messo in croce ha addirittura pensato di aver fatto un bene. Seguire Gesù non è aver successo, operare per la giustizia e la verità non significa ottenere giustizia o automaticamente far progredire la verità. Aiutare un povero non ti esime dall’essere imbrogliato, magari proprio da quella stessa persona. Per il fatto che perdoni non significa che non ci sia qualcuno che ne approfitti. Per il fatto che tu predichi il Vangelo non significa che tutti coloro che l’ascoltano si convertiranno ad esso. Eppure se Giovanni Battista avesse ragionato con tanto ‘buon senso’ ed avesse detto: “Perché devo rimetterci la testa per andare a puntare il dito contro Erode che intanto non cambierà?”, se Gesù avesse detto e dicesse tuttora: “Vale la pena morire per l’uomo, quando dopo tanti anni di cristianesimo tanti uomini non mi conoscono neppure, e quelli che mi conoscono sono divisi tra loro, litigano, dimostrano di non capirmi?”, noi non avremmo né il Precursore né il Messia. No, le cose non vanno fatte per il successo, neppure per il successo del bene, vanno fatte perché sono buone, vere, giuste. Una verità è sempre verità, sia che abbia successo o no! La giustizia è sempre tale sia che trovi il suo corso sia che venga manipolata da uomini ingiusti. Dio è sempre Dio anche se c’è il bestemmiatore, l’amore di Gesù per noi è sempre tale sia che noi lo accettiamo o lo rifiutiamo; non è la quantità di successo che ha  a rendere buona o cattiva un’idea. Come cristiani, come testimoni, non siamo chiamati ad aver successo: siamo chiamati a seminare nella fiducia. Al resto ci pensi il Padrone della messe.

 

 

SABATO 13 DICEMBRE

Tra i santi ricordati: Santa Lucia; Sant’ Antioco.

Una scheggia di preghiera:

 

CHE IO TI RICONOSCA, O DIO, NEI MIEI FRATELLI.

 

Hanno detto:

Ci sono atei di una asprezza feroce che tutto sommato si interessano di Dio molto più di certi credenti frivoli e leggeri. (Pierre Reverdy)

Saggezza popolare: Chi non crede in Dio crede nel diavolo.

Un aneddoto: Si racconta che un giorno san Colombano, monaco irlandese e fondatore di monasteri in Francia e in Italia, dicesse ad uno dei suoi seguaci: “Da che cosa proviene che la tua faccia è sempre sorridente quando lodo gli altri e biasimo il tuo lavoro?” Rispose il discepolo: “Perché nulla può rapirmi la gioia di essere visto e amato da Dio!”.

Parola di Dio: Sir. 48,1-4.9-11; Sal 79; Mt. 17,10-13

 

Vangelo Mt 17, 10-13

Dal vangelo secondo Matteo.

Nel discendere dal monte, i discepoli domandarono a Gesù: «Perché dunque gli scribi dicono che prima deve venire Elia?». Ed egli rispose: «Sì, verrà Elia e ristabilirà ogni cosa. Ma io vi dico: Elia è già venuto e non l'hanno riconosciuto; anzi, l'hanno trattato come hanno voluto. Così anche il Figlio dell'uomo dovrà soffrire per opera loro». Allora i discepoli compresero che egli parlava di Giovanni il Battista. Parola del Signore

 

“ELIA E’ GIA’ VENUTO E NON L’HANNO RICONOSCIUTO”. (Mt. 17,12)

Gesù, riprendendo un’antica tradizione Ebraica a proposito del ritorno di Elia, prima della venuta del Messia, invita gli Apostoli e noi a riflettere sui segni che Dio pone nel cammino della nostra vita e sul nostro modo di capirli e viverli. Elia, come ci ricorda anche la prima lettura di oggi, era un profeta di fuoco, comunicava con Dio e trasmetteva il suo messaggio agli uomini, eppure era dovuto scappare davanti ad essi perché era stato considerato un falso profeta. Anche Giovanni Battista ha parlato e agito in nome di Dio, ma è stato contrastato e la sua parola di verità gli è costata la testa. Noi spesso ci lamentiamo per il silenzio di Dio. Ma è Dio che non parla o noi che non sappiamo cogliere i suoi segnali? E’ Dio che è latitante nelle nostre gioie, prove e sofferenze o siamo noi che non sappiamo leggere queste cose come segni della sua presenza, del suo amore, della sua fiducia in noi? La cecità che pervade sovente la nostra esistenza, ci impedisce ad esempio di scorgere il grande messaggio che ogni uomo porta in sé. Eppure ogni uomo che incontrerò oggi ha un messaggio per me da parte di Dio, perché ogni uomo è figlio di Dio e Dio vuole l’unità della sua famiglia. Nel nostro cammino di avvento per scoprire il volto di Cristo che viene, proviamo oggi a leggere fatti e persone come lettera scritta da Dio proprio per me.

 

 

DOMENICA 14 DICEMBRE: III DOMENICA DEL TEMPO DI AVVENTO ANNO B

Tra i santi ricordati: San Giovanni della Croce; San Pompeo vescovo; Sant’Agnello abate.

Una scheggia di preghiera:

 

GESU’, TU SEI LA NOSTRA GIOIA.

 

Hanno detto:

Stiamo attenti a non attaccare il nostro cuore ad una cosa creata, qualunque essa sia, bene materiale, bene spirituale, corpo, anima. Vuotiamo, vuotiamo il nostro cuore di tutto ciò che non è la cosa unica. Nient'altro sia il nostro tesoro che Dio. (Charles de Foucauld)

Saggezza popolare: Più lunga è l'attesa più grande è la gioia. (Proverbio Russo)

Un aneddoto: Un uomo era all'ospedale colpito da un cancro. Un amico gli fece visita e gli disse con compassione: "Sei molto cambiato da qualche tempo". "Sì, rispose l'ammalato, e so bene che sto per morire. Ancora qualche giorno, forse soltanto qualche ora e tutto sarà finito". Si fermò, poi riprese guardando fissamente il visitatore: "So quel che avverrà, mi sembra di assistervi. Sì, mi vedo steso su questo letto ormai cadavere; vedo degli uomini entrare nella camera, mettermi su una barella, passare da questa porta, prendere l'ascensore fino all'obitorio e mettermi in una bara, Il feretro sarà poi portato al cimitero, messo in una fossa, ricoperto di terra...". L'amico ascoltava, stupito. Il quadro era impressionante. Era la realtà terribile, spogliata da tutto ciò che può addolcirla. Tutto ciò stava per compiersi immancabilmente; colui che aveva pronunciato queste parole l'anticipava con una lucidità spaventosa. Ma all'improvviso, i grandi occhi del malato si aprirono, un sorriso di una bellezza che non era più della terra gli illuminò i tratti del volto e riprese: "Ma non sarò io ad essere coricato nella terra. lo guardo lassù... Mi vedo lassù, con Cristo, mio Salvatore, là dove lui è. Ascoltami bene, puoi dire anche tu altrettanto? Posso darti appuntamento lassù?".

Parola di Dio: Is. 61,1-2.10-11; Cantico da Lc.1,46-50.53-54; 1Ts. 5m,16-24; Gv. 1,6-8.19-28

 

2^ Lettura 1Ts 5, 16-24

Dalla prima lettera ai Tessalonicesi

State sempre lieti, pregate incessantemente, in ogni cosa rendete grazie; questa è  infatti la volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi. Non spegnete lo  Spirito, non disprezzate le profezie; esaminate ogni cosa, tenete  ciò che è buono. Astenetevi da ogni specie di male. Il Dio della pace vi santifichi fino alla perfezione, e tutto quello  che è vostro, spirito, anima e corpo, si conservi irreprensibile per la  venuta del Signore nostro Gesù Cristo. Colui che vi chiama è fedele  e farà tutto questo! Parola di Dio

 

“FRATELLI SIATE SEMPRE LIETI, PREGATE INCESSANTEMENTE, IN OGNI COSA RENDETE GRAZIE: QUESTA, INFATTI, E’ LA VOLONTA' DI DIO”. (1Ts.5,16-18)

Questa terza domenica di avvento oltre che nell’insistere nella presentazione di Giovanni Battista che ci invita a preparare una strada a Gesù nel deserto delle nostre città e del nostro cuore, viene a ricordarci che, se può sembrare faticoso dover aprire una strada in mezzo a valli e montagne desertiche, ciò non deve essere privo di gioia, quella vera, profonda, perché non stiamo andando verso la morte, ma verso Gesù che è la vita. Noi siamo stati abituati da un certo tipo di predicazione a pensare all’impegno cristiano e alla volontà di Dio come a un qualcosa di difficile legato a obbedienze cieche. Qualche volta stentiamo perfino a dire “Sia fatta la tua volontà” perché la vediamo come qualcosa di contrario a noi. La volontà di Dio riguarderebbe quasi esclusivamente l’accettazione della sofferenza. Invece la volontà di Dio è che noi siamo felici, che noi possiamo godere dei suoi innumerevoli doni, che noi possiamo sorridere alla vita, che noi possiamo fin d’ora godere dell’amicizia di Dio. Dio non ci è contrario, ma favorevole al nostro vero bene. Cristo non viene sulla terra per portar via qualcosa di nostro, ma per donarci se stesso. Un cristiano vero non può essere triste; magari sofferente ma non triste, travagliato, pieno di interrogativi, preoccupato per i fratelli, ma non triste. Un cristiano mesto, triste, troppo ‘serioso’, non è nella volontà di Dio, ha magari incontrato una religione, ma non il Cristo, lo sposo che viene a far festa con l’umanità.

 

 

LUNEDI’ 15 DICEMBRE

Tra i santi ricordati: Cristiana; Sant’Adalbertone.

Una scheggia di preghiera:

 

TU, O GESU’, SEI LA VIA LA VERITA’ E LA VITA.

 

Hanno detto:

Fissando gli occhi del cuore a Dio che è amore e verità eterna, ci prepariamo a passare dalla fede alla visone. (Benedetto di Aniano)

Saggezza popolare: Chi si trova in libertà ha gran bene e non lo sa.

Un aneddoto: Nella vita di don Orione si racconta che egli, tornando in bicicletta da un paese vicino a Tortona, vede all’improvviso un uomo seduto sull’orlo del fosso. Scende dalla bicicletta e gli si va a sedere vicino. Si accorge che ha gli occhi molto tristi. Gli chiede: “Cos’hai?”, e quello risponde: “Per me è finita”. Don Orione lo spinge ad aprirgli il suo cuore: “Cosa c’è? c’è rimedio a tutto!”. E lui: “No, per me è finita!”. E all’improvviso esce in questa espressione: “Ci può essere perdono per uno che ha ucciso suo padre?”. E don Orione: “Se sei pentito, c’è subito il perdono!” e l’as­solve lì sull’orlo del fosso. - (M. MAGRASSI, Vivere è cambiare)

Parola di Dio: Nm. 24,2-7.15-17; Sal. 24; Mt. 21,23-27

 

Vangelo Mt 21, 23-27

Dal vangelo secondo Matteo.

In quel tempo, entrato Gesù nel tempio, mentre insegnava gli si avvicinarono i sommi sacerdoti e gli anziani del popolo e gli dissero: «Con quale autorità fai questo? Chi ti ha dato questa autorità?». Gesù rispose: «Vi farò anch'io una domanda e se voi mi rispondete, vi dirò anche con quale autorità faccio questo. Il battesimo di Giovanni da dove veniva? Dal cielo o dagli uomini?». Ed essi riflettevano tra sé dicendo: «Se diciamo: "dal Cielo, ci risponderà: "perché dunque non gli avete creduto?''; se diciamo "dagli uomini, abbiamo timore della folla, perché tutti considerano Giovanni un profeta». Rispondendo perciò a Gesù, dissero: «Non lo sappiamo». Allora anch'egli disse loro: «Neanche io vi dico con quale autorità faccio queste cose». Parola del Signore

 

“GLI CHIESERO: CON QUALE AUTORITA’ FAI QUESTO? CHI TI HA DATO QUESTA AUTORITA’ ”. (Mt. 21,23)

Lungo lo scorrere dei secoli uno dei pericoli più gravi che il cristianesimo ha incontrato non sono state le persecuzioni, anzi quelle hanno rinvigorito la fede, ma è il pericolo della riduzione della fede. Non si crede che Gesù sia il Figlio di Dio ma un grand’uomo, uomo dalle grandi intuizioni, uomo filantropo, uomo certamente dotato, capace di convincimento, persona che ha saputo usare le forze della natura… ma uomo. Ancora oggi molte sette religiose, compresi i Testimoni di Geova, la pensano così, ma è questo lo stesso pensiero serpeggiante in molta cultura che si fa passare per cristiana e qualche volta addirittura per cattolica. L’autorità di Gesù di cui chiedono conto nel vangelo di oggi, non viene a Gesù né dall’autorità politica né da quella religiosa, è un’autorità celeste che risiede in Gesù stesso perché lui è lo stesso Dio che con Sapienza ha creato e guida tutte le cose. Noi dovremmo essere felici che Gesù sia davvero il Figlio di Dio: un uomo, anche buono, al massimo ci avrebbe dato buon esempio ma non avrebbe potuto redimerci e salvarci; un uomo avrebbe potuto dirci delle teorie su Dio, non farcelo vedere in concreto nella sua vita, un buon filoso ci avrebbe manifestato qualcosa della verità, Gesù è la Verità, un mistico avrebbe potuto insegnarci qualche strada per raggiungere Dio, Lui è la Via; una madre genera una vita, un medico può curare una malattia, ma Lui è la Vita che parte dall’eternità e ci porta all’eternità.

 

 

MARTEDI’ 16 DICEMBRE

Tra i santi ricordati: Santa Adelaide, regina; Sant’Adone da Vienne; Santa Albina martire.

Una scheggia di preghiera:

 

TU, O GESU’, SEI VERAMENTE IL FIGLIO DI DIO.

 

Hanno detto: Se non siamo animati da un impaziente desiderio del cielo, rimaniamo per forza di cose legati alla terra. (San Colombano)

Saggezza popolare: È una mala cosa esser furbo, ma è peggio esser conosciuto per tale.

Un aneddoto: DAVANTI ALLA MORTE

San Giovanni Crisostomo stava morendo in esilio a Cimana, sul mar Morto. Dice ai presenti: "Datemi gli abiti più belli, perché arriva il Salvatore che attendo da tutta la vita". Il Cardinal Newman sul letto di morte discorre con i suoi familiari: "Impressioni? Mi sembra di essere un collegiale in partenza per le vacanze”. Il teologo Suarez a coloro che lo assistono confida: "Non avrei mai creduto che fosse tanto soave morire". Il poeta Paul Claudel, dopo il viatico: "Ed ora lasciatemi morire tranquillo. Non ho più paura: Sì, è vero, Dio esiste: è qui". S. Francesco muore cantando: "Togli la mia anima da questo carcere, o mio Re, affinché io canti eternamente il tuo nome".

Antonio Rosmini morì mormorando tre celebri verbi: "Adorare. Tacere. Godere:" Un visitatore, credendo di non essere udito da padre Bevilacqua moribondo, esclamò: "Poveretto!". Il padre lo chiamò vicino e gli rispose: "Non dire poveretto, perché io sono tanto felice: vado da Cristo." Papa Giovanni XXIII, prima di morire sosteneva i vicini: "Via, coraggio! Non è il momento di piangere: è un momento di gioia e di gloria."

Parola di Dio: Sof. 3,1-2.9-13; Sal. 33; Mt. 21,28-32

 

Vangelo Mt 21,28-32

Dal vangelo secondo Matteo.

In quel tempo, Gesù disse ai principi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: «Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli; rivoltosi al primo disse: Figlio, và oggi a lavorare nella vigna. Ed egli rispose: Sì, signore; ma non andò. Rivoltosi al secondo, gli disse lo stesso. Ed egli rispose: Non ne ho voglia; ma poi, pentitosi, ci andò. Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?». Dicono: «L'ultimo». E Gesù disse loro: «In verità vi dico: I pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. E’ venuto a voi Giovanni nella via della giustizia e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, pur avendo visto queste cose, non vi siete nemmeno pentiti per credergli. Parola del Signore

 

"EGLI RISPOSE: SI', SIGNORE; MA NON ANDO' ". (Mt. 21,29)

Vi ripropongo una riflessione già fatta in altra occasione ma che mi sembra sempre molto attuale:

Conosciamo tutti abbastanza bene il senso per cui Gesù ha raccontato questa parabola. Egli vuol far capire che non basta l'appartenenza al popolo ebraico per avere la garanzia della salvezza. Ma noi sappiamo che il Vangelo, proprio perché parola viva, si presta a continue reinterpretazioni e applicazioni alla vita concreta per cui ecco alcune varianti nell'attualizzazione. Ci sono tanti cristiani del 'sì'. Questo 'sì' lo dicono forte, magari dai pulpiti o quando sono accese le telecamere di modo che tutti 'colpiti da una fede così profonda' possano battere le mani (e questo viene oltretutto ascritto come una 'buona testimonianza'), sono coloro che sono ortodossi, coloro che fondano la propria fede e morale citando, magari senza averlo letto, l'ultimo documento del Papa o del Vescovo, coloro che difendono le tradizioni religiose o morali, magari con un pizzico di spregiudicatezza che fa fine e non guasta mai, ma con secchi giudizi su chi non si comporta secondo i sacri canoni. Ma poi, nella vita pratica, mentre ancora senti attorno a loro l'aria smossa dalla loro lingua, li scopri duri nei confronti del prossimo, incapaci di accoglienza (prova a bussare a certe canoniche "fuori orario di ufficio"!), pronti a ferire, umiliare, disprezzare. Gente capace di sorridere ed offrirti il caffè, ma prova a chiedergli di interessarsi ai tuoi problemi, a darti una mano concreta con un anziano difficile. Sono già troppo stanchi per tutte le affermazioni di fede che hanno fatto con la loro bocca! "Li riconoscerete dai loro frutti" ma, attenzione ai frutti di facciata: sono solo gonfi d'aria: basta un piccolo ago e, 'pluf', non c'è più nulla, si sono sgonfiati con una velocità maggiore di quella con cui, a base di parole, si erano gonfiati.

 

 

MERCOLEDI’ 17 DICEMBRE

Tra i santi ricordati: San Lazzaro; San Floriano.

Una scheggia di preghiera:

 

CREDO IN TE, O CRISTO, VERO DIO E VERO UOMO.

 

Hanno detto: I cristiani vivono come pellegrini tra le cose che passano aspettando l'incorruttibilità nei cieli.(Lettera a Diogneto)

Saggezza popolare: Non sempre ride la moglie del ladro.

Un aneddoto: CREDO IN TE, O CRISTO, VERO DIO E VERO UOMO.

Tre amici decisero che avrebbero vissuto la vita con passione: poi si sarebbero ritrovati. Il primo viaggiò: scoprì nuove terre, navigò nuovi mari, portò in patria prodotti mai prima veduti, e il suo volto recava i segni dell’intensità delle sue esperienze. Il secondo studiò: portò alla luce pensieri nuovi, indicò all’uomo orizzonti mai prima sperati, idee e metodi di studio impensati, e il suo volto aveva assunto i nobili tratti di colui che sa. Il terzo amico s’innamorò, si sposò, ebbe molti figli, dovette lavorare duramente per mantenere la sua famiglia, e il suo volto era rimasto quello di un uomo qualunque. Quando si ritrovarono, il terzo amico non poté nascondere né agli altri né a se stesso la propria delusione: che piccola passione di vita era stata la sua al confronto di quella degli altri due! Mentre ritornava a casa dall’incontro, deluso e amareggiato, un sant’uomo lo fermò, lo prese per la mano e lo condusse poco discosto sulle rive di un fiume. Vedi quel ponte gli disse e due pilastri che lo sorreggono? I due pilastri sono i tuoi amici: senza scienza e conoscenza il ponte non reggerebbe. Ma il tavolato del ponte sei tu, che sorreggi il peso di tanti. Quelle che tu pensi siano state piccole e insignificanti passioni sono le singole assi del ponte che una dopo l’altra, giorno dopo giorno hanno reso possibile a tanti il passaggio sull’altra riva. Il viso dell’uomo s’illuminò ed assunse quella fierezza che ognuno dovrebbe avere, se si rendesse conto del valore profondo d’ogni suo gesto quotidiano.

Parola di Dio: Gn 49,2.8-10; Sal. 71; Mt. 1,1-17

 

Vangelo Mt 1, 1-17

Dal vangelo secondo Matteo.

Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo.

Abramo generò Isacco, Isacco generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuda e i suoi fratelli, Giuda generò Fares e Zara da Tamar, Fares generò Esròm, Esròm generò Aram, Aram generò Aminadàb, Aminadàb generò Naassòn, Naassòn generò Salmòn, Salmòn generò Booz da Racab, Booz generò Obed da Rut, Obed generò Iesse, Iesse generò il re Davide. Davide generò Salomone da quella che era stata la moglie di Urìa, Salomone generò Roboamo, Roboamo generò Abìa, Abìa generò Asàf, Asàf generò Giòsafat, Giòsafat generò Ioram, Ioram generò Ozia, Ozia generò Ioatam, Ioatam generò Acaz, Acaz generò Ezechia, Ezechia generò Manasse, Manasse generò Amos, Amos generò Giosia, Giosia generò Ieconia e i suoi fratelli, al tempo della deportazione in Babilonia. Dopo la deportazione in Babilonia, Ieconia generò Salatiel, Salatiel generò Zorobabèle, Zorobabèle generò Abiùd, Abiùd generò Elìacim, Elìacim generò Azor, Azor generò Sadoc, Sadoc generò Achim, Achim generò Eliùd, Eliùd generò Eleàzar, Eleàzar generò Mattan, Mattan generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù chiamato Cristo. La somma di tutte le generazioni, da Abramo a Davide, è così di quattordici; da Davide fino alla deportazione in Babilonia è ancora di quattordici; dalla deportazione in Babilonia a Cristo è, infine, di quattordici. Parola del Signore

 

“GENEALOGIA DI GESU’ CRISTO…” (Mt. 1,1)

Non so se vi è mai capitato di guardare al resto del tronco di un grande albero tagliato: è composto di tanti anelli di legno uniti uno all’altro. Noi che tante volte nella nostra ignoranza e superbia, pensiamo di essere autonomi non siamo altro che come l’anello più esterno, quello vicino alla corteccia, ma se ci siamo è perché prima di noi e profondamente uniti a noi ci sono tanti altri che ci hanno preceduto, che hanno affrontato estati e inverni, piogge e tempeste, giorni di sole e di luce e notti fredde. San Matteo con la sua anche un po’ immaginifica genealogia di Gesù, vuole farci capire che il Figlio di Dio non è una meteora apparsa improvvisamente nella nostra storia ma, pur essendo Dio, nella sua umanità è profondamente legato a quel piano di amore che Dio ha dipanato lungo la storia del suo popolo. Gesù, Figlio di Dio, nelle sue radici umane porta tutta la nostra storia di bene e di male e anche noi nella nostra storia portiamo i “cromosomi” di tutti quelli che ci hanno preceduto, grandi peccatori e grandi santi che furono e a nostra volta porteremo all’umanità quel gradino di bontà o di cattiveria che sapremo maturare nel corso del nostro tempo.

 

 

GIOVEDI’ 18 DICEMBRE

Tra i santi ricordati: San Quintino, martire; San Graziano, vescovo.

Una scheggia di preghiera:

 

MARIA E GIUSEPPE INSEGNATECI AD AMARE SUL SERIO.

 

Hanno detto: Chi non attende nulla non è capace di fare veramente qualcosa. (Thibon Gustave)

Saggezza popolare: I frati rispondono come ha intonato l'abate.

Un aneddoto: Il defunto romanziere Both Tarkington aveva sempre ritenuto di saper sopportare qualunque cosa la vita potesse infliggergli, eccetto una: la cecità. Poi, superati i sessant’anni, cominciò a perdere la vista. Quando le tenebre lo avvolsero, disse: Ho scoperto di poter sopportare la perdita della vista, così come si può sopportare qualsiasi altra cosa. Se perdessi tutti e cinque i sensi, so che saprei continuare a vivere nella mia mente, poiché è nella mente che vediamo e viviamo.

Parola di Dio: Ger. 23,5-8; Sal. 71; Mt 1,18-24

 

Vangelo Mt 1, 18-24

Dal vangelo secondo Matteo.

Ecco come avvenne la nascita di Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo.  Giuseppe suo sposo, che era giusto e non voleva ripudiarla, decise di licenziarla in segreto. Mentre però stava pensando a queste cose, ecco che gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo. Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati». Tutto questo avvenne perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio che sarà chiamato Emmanuele, che significa Dio con noi. Destatosi dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l'angelo del Signore e prese con sé la sua sposa. Parola del Signore

 

“MARIA ESSENDO PROMESSA SPOSA DI GIUSEPPE...”.(Mt. 1,18)

Il racconto della nascita di Gesù, ci presenta nel vangelo di Matteo una coppia molto comune di fidanzati, che secondo le usanze del loro tempo, vive la sua storia di innamoramento e di desiderio di costruire una famiglia. Tocca il cuore pensare a questo volersi bene spontaneo, semplice, profondo, palpitante tra Maria e Giuseppe. Dio non è geloso dei sentimenti umani che Lui stesso ha messo nel nostro cuore, anzi si serve delle gioie umane e dell'amore per realizzare il suo piano. Però la storia di Giuseppe e di Maria ci insegna anche che l’amore fatto di sentimenti deve confrontarsi sull’amore vero fatto di scelte e a volte di scelte anche dolorose. Il mondo interiore di Giuseppe, infatti è stato dibattuto da due voci, quella dell’uomo e quella di Dio. Ci voleva coraggio, umanamente parlando, a prendere in sposa una donna incinta senza avere mai avuto rapporti con lei. Se Giuseppe supera questa difficoltà è per due motivi, perché riesce a leggere il sogno, la voce dell’angelo come voce di Dio e poi soprattutto perché il suo amore per Maria non gli permetteva di avere dei dubbi su di lei, ed è su questo amore concreto che si può innestare l’Amore, lo Spirito Santo che genera Gesù: Dio ha bisogno del nostro affetto per incarnarsi, ha bisogno della tua fedel­tà per manifestare la sua fedeltà. La storia di Gesù comincia con un Dio mendicante di amore vero per poter donare amore a tutti.

 

 

VENERDI’ 19 DICEMBRE

Tra i santi ricordati: San Dario martire; Santa Fausta martire.

Una scheggia di preghiera:

 

TU MIO DIO SEI AMANTE DELLA VITA.

 

Hanno detto: La vita di ognuno è un'attesa. Il presente non basta a nessuno. In un primo momento, pare che ci manchi qualcosa. Più tardi ci si accorge che ci manca Qualcuno. E lo attendiamo. (Don Primo Mazzolari)

Saggezza popolare: Troppa audacia non fa bene.

Un aneddoto: PRIMO VANGELO: IL CROCIFISSO

S. Vincenzo de' Paoli seguiva, come maestro spirituale, un giovane molto per bene. Ma con il passare degli anni, con il crescere delle passioni, questo giovane, malgrado la cura amorosa del santo, si mise a correre sulla via del male. Ogni esortazione ormai risultava inutile. Allora il santo un giorno gli disse: Vedo che ti tedio con i miei rimproveri. Però, per l'antica amicizia, ti posso chiedere un favore? Quale?  domandò il giovane. Prendi questa immaginetta e guardala un po' ogni sera, prima d'addormentarti. Il giovane accontentò questa stranezza del santo. La sera guardò quell'immagine per la prima volta: il volto di Gesù Crocifisso lo rese pensoso. La sera dopo ebbe quasi paura e vergogna a guardarlo; ma mantenne la promessa. Non passarono molte sere… Quel giovane si commosse, si penti e s. Vincenzo rivide il suo figlio spirituale tornare sereno sulla via del bene.

Parola di Dio: Gdc. 13,2-7.24-25; Sal. 70; Lc. 1,5-25

 

Vangelo Lc 1, 5-25

Dal vangelo secondo Luca.

Al tempo di Erode, re della Giudea, c'era un sacerdote chiamato Zaccaria, della classe di Abìa, e aveva in moglie una discendente di Aronne chiamata Elisabetta. Erano giusti davanti a Dio, osservavano irreprensibili tutte le leggi e le prescrizioni del Signore. Ma non avevano figli, perché Elisabetta era sterile e tutti e due erano avanti negli anni. Mentre Zaccaria officiava davanti al Signore nel turno della sua classe, secondo l'usanza del servizio sacerdotale, gli toccò in sorte di entrare nel tempio per fare l'offerta dell'incenso. Tutta l'assemblea del popolo pregava fuori nell'ora dell'incenso. Allora gli apparve un angelo del Signore, ritto alla destra dell'altare dell'incenso. Quando lo vide, Zaccaria si turbò e fu preso da timore. Ma l'angelo gli disse: «Non temere, Zaccaria, la tua preghiera è stata esaudita e tua moglie Elisabetta ti darà un figlio, che chiamerai Giovanni. Avrai gioia ed esultanza e molti si rallegreranno della sua nascita, poiché egli sarà grande davanti al Signore; non berrà vino né bevande inebrianti, sarà pieno di Spirito Santo fin dal seno di sua madre e ricondurrà molti figli d'Israele al Signore loro Dio. Gli camminerà innanzi con lo spirito e la forza di Elia, per ricondurre i cuori dei padri verso i figli e i ribelli alla saggezza dei giusti e preparare al Signore un popolo ben disposto». Zaccaria disse all'angelo: «Come posso conoscere questo? Io sono vecchio e mia moglie è avanzata negli anni». L'angelo gli rispose: «Io sono Gabriele che sto al cospetto di Dio e sono stato mandato a portarti questo lieto annunzio. Ed ecco, sarai muto e non potrai parlare fino al giorno in cui queste cose avverranno, perché non hai creduto alle mie parole, le quali si adempiranno a loro tempo». Intanto il popolo stava in attesa di Zaccaria, e si meravigliava per il suo indugiare nel tempio. Quando poi uscì e non poteva parlare loro, capirono che nel tempio aveva avuto una visione. Faceva loro dei cenni e restava muto. Compiuti i giorni del suo servizio, tornò a casa. Dopo quei giorni Elisabetta, sua moglie, concepì e si tenne nascosta per cinque mesi e diceva: «Ecco che cosa ha fatto per me il Signore, nei giorni in cui si è degnato di togliere la mia vergogna tra gli uomini». Parola del Signore

 

NON AVEVANO FIGLI PERCHE' ELISABETTA ERA STERILE E TUTTI E DUE ERANO AVANTI NEGLI ANNI. (Lc. 1,7)

Quando la ragione umana si ferma a riflettere trova soltanto risposte umane; quando la fede si ferma a credere riceve le risposte di Dio. Zaccaria si sente vecchio così pure è sua moglie: “avanzata negli anni”, come potranno mai vedere, solo con le povere forze umane, che la loro vita avrà una discendenza? Ma ogni impotenza dell’uomo può diventare potenza di Dio. Oggi ti trovi davanti ai casi più opposti: dalla coppia che cerca di avere un figlio in tutte le maniere e si arriva addirittura a far nascere il figlio di una nell’utero di un’altra, a chi con molta facilità dei figli se ne libera come se fossero un pacchetto indesiderato che si butta nell’immondizie. Che Dio scelga due anziani per far nascere il Battista a me sembra che oltre agli altri significati biblici stia a significare l’amore di Dio per la vita. Anche da ciò che è sterile può nascere la vita. Bisogna però aver fiducia. Non devo mai dire: “Il mio cuore è fatto cosi…, non sarò mai capace di amare… sono vecchio…” Renditi disponibile a Dio, lasciati lavorare da Lui, fidati del suo amore e anche se fossi un ramo secco, un peccatore incallito nell’abitudine e nel male, Dio potrà far fiorire il tuo cuore: basta un po’ d’acqua e anche il deserto diventa un prato lussureggiante.

 

 

SABATO 20 DICEMBRE

Tra i santi ricordati: San Liberato, martire; San Zefirino, Papa.

Una scheggia di preghiera:

 

TI SALUTO, O PIENA DI GRAZIA, MADRE DI GESU’ E MADRE NOSTRA.

 

Hanno detto: Non si vede due volte lo stesso ciliegio, né la stessa luna contro cui si staglia un pino. Ogni momento è l'ultimo, perché è unico. (Yourcenar Marguerite)

Saggezza popolare: Non esiste un uomo capace di tutte le cose ma non esiste neanche un uomo incapace del tutto.(Massima cinese)

Un aneddoto: Il Signore Visnu era così stufo delle continue richieste del suo devoto che un giorno gli apparve e disse: "Ho deciso di concederti tre cose che mi domanderai. Dopo di che non ti darò più niente". Il devoto, felice, fece immediatamente la prima richiesta. Chiese che la moglie morisse per poter sposare una donna migliore, Il suo desiderio fu esaudito all'istante. Ma quando amici e parenti si radunarono per il funerale e iniziarono a ricordare tutte le buone qualità di sua moglie, il devoto capì di essere stato avventato. Si rese conto allora di essere stato assolutamente cieco a tutte le sue virtù. Sarebbe mai riuscito a trovare una donna altrettanto buona? Così chiese al Signore di riportarla in vita! E rimase con una sola richiesta. Ed era deciso a non fare errori questa volta, perché non avrebbe potuto correggerli. Chiese consiglio a tutti. Qualcuno dei suoi amici gli suggerì di chiedere l'immortalità. Ma a che gli sarebbe servita l'immortalità, dissero altri, se non godeva di buona salute? E a che gli sarebbe servita la salute se non aveva soldi? E a che gli sarebbero serviti i soldi se non aveva amici? Gli anni passavano e lui non riusciva a decidere cosa chiedere: la vita o la salute o la ricchezza o il potere o l'amore. Alla fine disse al Signore: "Per favore, consigliami che cosa chiedere". Il Signore rise nel vedere l'imbarazzo dell'uomo e disse: "Chiedi di essere soddisfatto qualunque cosa la vita ti porti".

Parola di Dio: Is. 7,10-14; Sal. 23; Lc. 1,26-38

 

Vangelo Lc 1, 26-38

Dal vangelo secondo Luca.

Nel sesto mese, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazareth, a una vergine, sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te». A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto. L'angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». Allora Maria disse all'angelo: «Come è possibile? Non conosco uomo». Le rispose l'angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio. Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: nulla è impossibile a Dio». Allora Maria disse: «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto». E l'angelo partì da lei. Parola del Signore

 

“ECCO CONCEPIRAI UN FIGLIO”. (Lc.1,31)

S'intrecciano e si comprendono due voci. L'angelo Gabriele e Maria, l'inviato di Dio e l'umile ancella del Signore. Per bocca dell'Angelo la vergine viene definita “piena di grazia”; significa amata in pienezza da Dio di un amore unico per la sua intensità. Lei, vergine e immacolata, ha trovato grazia presso Dio! Lei è capace di ricevere ed accogliere tutto quell'irrefrenabile amore che l'uomo in secoli di storia non era più in grado di recepire. Si ristabilisce così appieno il dialogo tra l'uomo e Dio: ora appare evidente e chiaro il progetto, che, nella pienezza del tempo, sta per realizzarsi: il Figlio di Dio assume, nel seno di Maria, la nostra natura umana per essere il salvatore del mondo. Ancora una volta però il Signore vuole legare il suo piano di salvezza, all'assenso di una sua creatura; possiamo dire che tutto il Cielo si pone perciò in ascolto della risposta di Maria. “Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto”. Alla disobbedienza dei progenitori si contrappone l'umile e docile obbedienza di Maria. Sappiamo che la vergine resterà sempre fedele alla sua promessa, fino alla croce, dove verrà proclamata, dallo stesso Gesù, madre di tutti i viventi, madre della chiesa, madre nostra. Lei maternamente ci ammonisce ancora con le sue ultime parole pronunciate a Cana di Galilea: “Fate quello che vi dirà”, siate cioè obbedienti al mio bambino, mettete in pratica il suo vangelo e non vi mancheranno i suoi segni di amore.

 

 

DOMENICA 21 DICEMBRE: IV DOMENICA DEL TEMPO DI AVVENTO ANNO B

Tra i santi ricordati: San Pietro Canisio; San Temistocle, martire.

Una scheggia di preghiera:

 

MARIA, AIUTACI A DIRE CON GIOIA IL NOSTRO SI’ A GESU’

 

Hanno detto: Chi non sa mettere in ghiaccio i suoi pensieri non deve portarsi nel calore della disputa. (Netzsche)

Saggezza popolare: Quando bisogna mangiare con le lacrime, nulla ha buon sapore.

Un aneddoto: SINCERITÀ CHE DISARMA

San Giovanni Canzio, prete polacco morto nel 1473 pellegrinando attraverso l’Italia, fu depredato dai briganti. Avete altro? - gli chiesero. No rispose Giovanni e venne rilasciato. Ma, ricordandosi poi di aver cucito alcune monete d’oro sul vestito, corse loro appresso per offrirle... Meravigliati di tanta ingenuità e di tanta sincerità, i briganti non solo le rifiutarono, ma gli restituirono anche quanto gli avevano preso prima.

Parola di Dio: 2Sam. 7,1-5.8-12.14.16; Sal.88; Rm. 16,25-27; Lc. 1,26-38

 

Vangelo  Lc 1, 26-38

Dal Vangelo secondo Luca

Nel sesto mese, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazareth, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: “Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te”. A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto. L'angelo le disse: “Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine”. Allora Maria disse all'angelo: “Come è possibile? Non conosco uomo”. Le rispose l'angelo: “Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio. Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: nulla è impossibile a Dio”. Allora Maria disse: “Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto”. E l'angelo partì da lei. Parola del Signore

 

“SU DI TE STENDERA’ LA SUA OMBRA LA POTENZA DELL’ALTISSIMO”. (Lc. 1,35)

Nell’annunciazione di Giovanni Battista l’angelo Gabriele va al tempio di Gerusalemme. Nell’annunciazione di Gesù l’angelo va a Nazareth, territorio che era ritenuto pagano e trascurato da Dio, Ma a Gerusalemme, nel tempio, nel culto solenne, nel sacerdote che presiede la celebrazione Dio non trova la fede, cioè non trova amore, ubbidienza e accoglienza. A Nazareth invece, nella Galilea dei pagani, lontana dal tempio e dal culto, trova una fanciulla sconosciuta, la Maria, piena di grazia, di fede e di disponibilità. Nell’Antico Testamento Dio abita nel tempio, nel Nuovo elegge la sua dimora tra gli uomini. Maria è il nuovo tempio, la nuova città santa, il popolo nuovo in mezzo al quale prende dimora Dio. Chi dunque meglio di Maria può indicarci il modo di incontrare il Cristo vivo?

 

 

LUNEDI’ 22 DICEMBRE

Tra i santi ricordati: San Flaviano; Santa Francesca Cabrini.

Una scheggia di preghiera:

 

GRAZIE DI TUTTO, SIGNORE.

 

Hanno detto: La miglior forma di autorità è quella che si esercita su se stessi. (Paul Carvel)

Saggezza popolare: Bisogna sempre far fuoco della nostra legna. (Proverbio Piemontese)

Un aneddoto: San Gregorio il Taumaturgo, dopo una giovinezza serena e pensosa trascorsa in assiduo studio delle scienze umane e divine, si ritirò nel deserto in solitudine. Conoscendone le doti, il Vescovo di Amasea decise che avrebbe dovuto diventare prete, Ma tra lui e il santo si svolse una vera e propria lotta. Il Vescovo voleva assolutamente dargli gli ordini sacri, Gregorio non si sentiva all'altezza di tale missione. Dopo varie vicissitudini dovette cedere: fu letteralmente strappato dal deserto, consacrato e subito preposto ad una comunità di decine di migliaia di persone, tutte idolatre, eccetto 17 cristiani. Ecco la "ricca diocesi che gli venne affidata. Con la santità della sua vita (e col dono dei miracoli) , finì i suoi giorni dopo aver conquistato tutti a Cristo.

Parola di Dio: 1Sam. 1,24-28; Cantico da 1Sam. 2,1.4-8; Lc. 1,46-55

 

Vangelo Lc 1, 46-55

Dal vangelo secondo Luca.

In quel tempo, Maria disse: "L'anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l'umiltà della sua serva. D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente e Santo è il suo nome: di generazione in generazione la sua misericordia si stende su quelli che lo temono. Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato a mani vuote i ricchi. Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva promesso ai nostri padri, ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre". Parola del Signore

 

“GRANDI COSE HA FATTO IN ME L’ONNIPOTENTE E SANTO E’ IL SUO NOME”. (Lc. 1,49)

Come è raro, ma come è bello trovare delle persone riconoscenti! Quando trovi uno che dice grazie, trovi una persona positiva, perché sa vedere il bene, trovi una persona gioiosa perché riconosce un dono ricevuto gratuitamente, trovi una persona che sa apprezzare e godere del dono. La liturgia odierna è tutta percorsa da un grido di riconoscenza. Due donne: Anna, la madre del profeta Samuele, e Maria. Una sterile, l'altra vergine. Due grembi umanamente destinati a restare senza frutto, in cui sboccia il miracolo della vita. E la gioia zampilla spontanea come la musica di un ruscello. Sì, Anna e Maria cantano l'infecondità del loro grembo divenuto prodigiosamente fecondo, cantano la vita, cantano la storia in cui i loro occhi sanno leggere l'impronta di Dio. Maria ci insegna a gioire dei doni di Dio: tutto ci è dato gratis, per amore e tutta la storia personale e dell’umanità è intessuta dell’amore di Dio che addirittura si fa carne per dirci ancora e sempre: ti voglio bene

 

 

MARTEDI’ 23 DICEMBRE

Tra i santi ricordati: San Servolo; San Giovanni da Kety; Sant’ Ivo da Chartres.

Una scheggia di preghiera:

 

VOI TUTTE OPERE DEL SIGNORE, BENEDITE IL SIGNORE

 

Hanno detto: La disdetta dell'avaro è che non riesce ad infilarsi nella fessura del salvadanaio. (Dino Basili)

Saggezza popolare: L'avaro è come il porco, è buono dopo morto.

Un aneddoto: Elisabetta d'Ungheria, la santa della carità, diceva ai poveri da lei beneficati: "Fate anche voi la carità". A loro che le rispondevano: "Ma come fare, se siamo poveri?", la santa regina replicava: "Non è sempre comandato d'aprir le borse: è comandato d'aprire sempre il cuore, e quando non abbiamo denaro, possiamo però avere sempre un cuore per compatire i bisognosi, due occhi per vederli, due orecchi per sentirli, due piedi per visitarli, due mani per servirli, una lingua per consolarli, incoraggiarli, istruirli, esortarli, correggerli…"

Parola di Dio: Ml. 3,1-4.23-24; Sal. 24; Lc. 1,57-66

 

Vangelo Lc 1, 57-66

Dal vangelo secondo Luca.

In quei giorni, per Elisabetta intanto si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva esaltato in lei la sua misericordia, e si rallegravano con lei. All'ottavo giorno vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo col nome di suo padre, Zaccaria. Ma sua madre intervenne: «No, si chiamerà Giovanni». Le dissero: «Non c'è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome». Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. Egli chiese una tavoletta, e scrisse: «Giovanni è il suo nome». Tutti furono meravigliati. In quel medesimo istante gli si aprì la bocca e gli si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio. Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. Coloro che le udivano, le serbavano in cuor loro: «Che sarà mai questo bambino?» si dicevano. Davvero la mano del Signore stava con lui. Parola del Signore

 

“E PER TUTTA LA REGIONE MONTUOSA DELLA GIUDEA SI DISCORREVA DI TUTTE QUESTE COSE” (Lc. 1,65)

Le opere di Dio, quando non cadono nell’indifferenza, suscitano meraviglia e stupore. Di questo ad esempio quante volte sono testimoni i nostri missionari! Il problema non è che Dio non operi più o che non ci siano al mondo dei testimoni fedeli e credibili, il problema è proprio l’indifferenza, che può scendere sul nostro cuore come un coperchio impermeabile a tutto. Anche per noi le opere di Dio sono sotto i nostri occhi, basta saper vedere con attenzione: un gesto di bontà, un dolore affrontato con coraggio, la nascita di un bimbo. Il miracolo dell’amore del Signore per l’uomo si ripete in continuazione ed ha bisogno di annunciatori che lo dicano a tutti, che spargano la voce anche nelle nostre “regioni”, ma occorre soprattutto che vincendo l’abitudine, l’indifferenza, il qualunquismo, apriamo gli occhi a quella che è la vera gioia: Dio non solo non ci ha abbandonato ma è qui, in mezzo a noi.

 

 

MERCOLEDI’ 24 DICEMBRE

Tra i santi ricordati: San Delfino, vescovo; Santa Erminia, monaca; Santa Adele, monaca.

Una scheggia di preghiera:

 

BENEDETTO IL SIGNORE CHE HA VISITATO E REDENTO IL SUO POPOLO.

 

Hanno detto: L'assurdità dell'avarizia sta nel fatto che l'avaro vive da povero e muore da ricco.(Vittorio Buttafava)

Saggezza popolare: Quando tutti i peccati sono vecchi, l'avarizia è ancor giovane.

Un aneddoto: AMICIZIE FALSE.

Rutilio e Scauro erano amici. Scauro un giorno chiese all’amico una   raccomandazione contro la legge. Rutilio gliela negò. Scauro allora esclamò:- Che vale un’amicizia, se questa non ti ottiene favo­ri? L’amico allora, molto triste, osservò:- Che vale un’amicizia, se ti costringe ad ingiustizie?! Da quel giorno Rutilio e Scauro cessarono d’essere amici, ma forse non lo erano mai stati.

Parola di Dio: 2Sam. 7,1-5.8-11.16; Sal. 88; Lc. 1,67-79

 

Vangelo Lc 1, 67-79

Dal vangelo secondo Luca.

In quel tempo, Zaccaria, padre di Giovanni, fu pieno di Spirito Santo, e profetò dicendo: "Benedetto il Signore Dio d'Israele, perché ha visitato e redento il suo popolo, e ha suscitato per noi una salvezza potente nella casa di Davide, suo servo, come aveva promesso per bocca dei suoi santi profeti d'un tempo: salvezza dai nostri nemici, e dalle mani di quanti ci odiano. Così egli ha concesso misericordia ai nostri padri e si è ricordato della sua santa alleanza, del giuramento fatto ad Abramo, nostro padre, di concederci, liberati dalle mani dei nemici, di servirlo senza timore, in santità e giustizia al suo cospetto, per tutti i nostri giorni. E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell'Altissimo perché andrai innanzi al Signore a preparargli le strade, per dare al suo popolo la conoscenza della salvezza nella remissione dei suoi peccati, grazie alla bontà misericordiosa del nostro Dio, per cui verrà a visitarci dall'alto un sole che sorge per rischiarare quelli che stanno nelle tenebre e nell'ombra della morte e dirigere i nostri passi sulla via della pace". Parola del Signore

 

“BENEDETTO IL SIGNORE DIO DI ISRAELE PERCHE’ HA VISITATO E REDENTO IL SUO POPOLO”. (Lc.1,68)

Zaccaria, ridotto al silenzio per la sua incredulità, ora parla: le sue parole sono benedizione e lode, sono stupore e meraviglia dinnanzi alla volontà salvifica e prodigiosa di Dio. Il grande silenzio di Zaccaria ha impreziosito la sua voce, ha spalancato la sua mente, ora vede, ora capisce, ora legge nelle pieghe della storia una storia alternativa che si sta svolgendo lì, proprio sotto i suoi occhi... E le sue parole di benedizione sono anche le nostre di fronte allo straordinario evento natalizio. Non vogliamo fermarci davanti al Natale mieloso che ci viene proposto in questi giorni. Sappiamo benissimo che questi giorni purtroppo non sono vera festa per tutti. Fa tristezza sapere  quanta malinconia susciti il Natale nelle persone sole, negli anziani che non riceveranno nessun regalo, nelle famiglie separate. Fa tristezza vedere quante persone la notte di Natale andranno a dormire presto e presto si sveglieranno, cercando di non pensare a ciò che la loro vita avrebbe potuto diventare. Ma è proprio qui che arriva il vero senso del Natale: quel Dio che ci ha visitato non è venuto a risolvere i problemi come nelle fiabe fa la fata, si è fatto carne perché un Dio di carne sa che cos’è la nostra vita. Mi sembra bello unirci oggi a Zaccaria per ritrovare la voce per dire a Dio: “Con te non sono solo, non sono totalmente sconfitto, con tuo figlio che nasce e cresce ho ancora speranza e soprattutto so di essere amato non per le mie vittorie, ma per quello che sono”.

 

 

GIOVEDI’ 25 DICEMBRE: NATALE DEL SIGNORE

Tra i santi ricordati: Santa Anastasia, vergine; Santa Eugenia, martire; San Pietro Nolasco.

Una scheggia di preghiera:

 

GLORIA A DIO E PACE ALL’UOMO.

 

Hanno detto: Dio si è fatto umile affinché l’uomo si vergognasse di essere orgoglioso. (Sant’Agostino)

Saggezza popolare: Dove il lavoro coltiva il campo, non vi nascono ortiche.

Un aneddoto: In Provenza, tra le molte statuine del presepio, se ne vede una curiosa. Rappresenta un uomo con le mani vuote, ma con il viso carico di meraviglia. Lo chiamano: “Stupito”. La leggenda racconta che un giorno tutte le statuine del presepio se la presero con lui, perché non portava nessun dono a Gesù: ”Non hai vergogna? Vieni da Gesù e non gli porti proprio niente?!” Al che “Stupito” non badava: era tutto assorto nel guardare il Bambino Gesù. Poiché i rimproveri continuavano, Maria prese le sue difese e disse: “Sembra che “Stupito” venga a mani vuote da Gesù e invece gli porta la cosa più bella: la sua meraviglia! Questo vuol dire che l’immenso amore di Dio lo incanta!” E concluse: “Il mondo sarà meraviglioso, fin quando ci saranno persone, come “Stupito”, capaci di meravigliarsi!”

Parola di Dio: Is. 52,7-10; Sal. 97; Eb. 1,1-6; Gv. 1,1-18

 

1^ Lettura Is 9, 1-3. 5-6

Dal libro del profeta Isaia

Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse. Hai moltiplicato la gioia, hai aumentato la letizia. Gioiscono davanti a te come si gioisce quando si miete e come si gioisce quando si spartisce la preda. Poiché il giogo che gli pesava e la sbarra sulle sue spalle, il bastone del suo aguzzino tu hai spezzato come al tempo di Madian. Poiché un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio. Sulle sue spalle è il segno della sovranità ed è chiamato: Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace; grande sarà il suo dominio e la pace non avrà fine sul trono di Davide e sul regno, che egli viene a consolidare e rafforzare con il diritto e la giustizia, ora e sempre; questo farà lo zelo del Signore. Parola di Dio

 

“IL POPOLO CHE CAMMINAVA NELLE TENEBRE VIDE UNA GRANDE LUCE” (Is.9,1)

Quante cose belle si potrebbero dire oggi, quante nel corso degli anni ne ho scritte anch’io. C’è però il rischio di cadere nella poesia o nel facile sentimentalismo e allora, anche se la riflessione può sembrare brusca per il natale lascio la parola ad un laico che da anni continua a regalarci le sue riflessioni settimanali sulla Parola di Dio della domenica: “Il popolo che camminava e brancolava nelle tenebre”. Gli Ebrei. Ma anche noi. Al tempo in cui la permanenza forzata in terra d’esilio era un macigno sul cuore del popolo eletto, l’annuncio dell’arrivo del “Liberatore” e “Principe della pace” doveva suscitare davvero una grande gioia. E a noi oggi, l’annuncio che il Salvatore si è incarnato, ha vissuto per le nostre strade, è morto ed è risorto, è vivo e vivente quali effetti provoca? Desideriamo ancora una qualche “liberazione”? e se sì, da che cosa o da chi? Forse preferiamo le tenebre (a cui siamo così bene “abituati”) piuttosto che essere “rischiosamente raggiunti” da una “illuminazione” che potrebbe finalmente “farci vedere” (nel bene e nel male)? Siamo sicuri che certe realtà cui siamo così tenacemente aggrappati non siano la prima cosa dalla quale Dio vorrebbe liberarci per renderci finalmente “noi stessi”? E che la prima liberazione talora indispensabile non sia proprio quella da un “io” troppo influente ed opprimente? E quali sono le forme “schiavizzanti” per la comunità cristiana di oggi? Gesù riesce ancora oggi a portare la Sua pace scomoda (perché fa l’uomo libero, profondamente libero, nell’Unica Verità che non è compromesso conciliante o opportunismo religioso)? E se ci chiedessero: “preferisci la tranquillità a poco costo o la gioia di chi sa di essere nelle mani di Dio”?

 

 

VENERDI’ 26 DICEMBRE

Tra i santi ricordati: Santo Stefano, martire; San Zosimo, papa; S. Evaristo di Costantinopoli.

Una scheggia di preghiera:

 

NELLE TU MANI, SIGNORE, CON FIDUCIA MI ABBANDONO.

 

Hanno detto: Non ti preoccupare delle dimensioni del tuo albero di Natale: agli occhi dei bambini sono tutti alti dieci metri. (Larry Wilde)

Saggezza popolare: Leggere e non capire, fare e non riuscire, amare e non gradire son tre cose da morire.

Un aneddoto: Era natale e un prete predicava in una parrocchia popolare di Tolosa. Nel suo sermone natalizio aveva detto: “Il più scalcinato che incontri sulla tua strada è Cristo. Quello fra i tuoi fratelli che si trova nella situazione peggiore, è Cristo”. Trovandomi 15 giorni dopo a cena con il suo gruppo arriva un camionista che deve andare a scaricare farina a tre o quattrocento chilometri di distanza. Prende un po’ in disparte il giovane sacerdote e gli dice: “Mi hai giocato un bel tiro con la storia che il più scalcinato è Cristo! Ricordi quello che hai detto a Natale, durante la predica? Oggi tornavo dal mio giro, quando vedo lungo la strada un tipo in panne, con una vecchia macchina nera a trazione anteriore, uscita dalla fabbrica non so da quanto tempo. Poiché avevo fretta stavo per tirare dritto, ma mi è tornato in mente quello che avevi detto a Natale: il più scalcinato è Cristo. Allora mi son detto: comunque non puoi lasciare Cristo sulla strada; e mi fermo. (J. Loew)

Parola di Dio: At.6,8-10;7,54-60; Sal. 30; Mt. 10,17-22

 

Vangelo Mt 10, 17-22

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai loro tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; e sarete condotti davanti ai governatori e ai re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani. E quando vi consegneranno nelle loro mani, non preoccupatevi di come o di che cosa dovrete dire, perché vi sarà suggerito in quel momento ciò che dovrete dire: non siete infatti voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi. Il fratello darà a morte il fratello e il padre il figlio, e i figli insorgeranno contro i genitori e li faranno morire. E sarete odiati da tutti a causa del mio nome; ma chi persevererà sino alla fine sarà salvato". Parola del Signore

 

“NON SIETE INFATTI VOI A PARLARE, MA E’ LO SPIRITO SANTO DEL PADRE VOSTRO CHE PARLA IN VOI”. (Mt.10,20)

Madre Teresa di Calcutta, sulla scia di Santa Teresina diceva di essere una matita nelle mani di Dio, Santa Bernardette voleva essere usata da Dio come una scopa: “quando serve la si usa, quando non serve la si ripone in un cantuccio”, San Francesco pregava dicendo: “Signore, fa di me uno strumento del tuo amore” e Santo Stefano, il santo ricordato oggi, con le sue parole e con la sua vita offerta al martirio diventa strumento dell’annuncio vivo del Vangelo di Gesù. Questi e tutti gli altri santi ci testimoniano che Dio si serve di materiale umile e povero per fare cose grandi, bisogna però essere disponibili, prestargli la nostra intelligenza, il nostro corpo, la nostra voce per permettergli di continuare ad incarnarsi e a parlare agli uomini. Ci vuole coraggio per questo, ma ci vuole soprattutto fede in Lui che ha promesso di non lasciarci soli. Lasciamo da parte le paure, le insicurezze, il timore di non essere all’altezza e facciamo spazio allo Spirito perché lavori in noi e per mezzo di noi: Lui saprà cosa fare.

 

 

SABATO 27 DICEMBRE

Tra i santi ricordati: San Giovanni Apostolo ed Evangelista; Santa Fabiola di Roma.

Una scheggia di preghiera:

 

FA’ CHE SAPPIAMO PRENDERCI PER MANO PER CAMMINARE VERSO TE, SIGNORE.

 

Hanno detto: Di tanto in tanto, per puro caso, uno stupido deve aver ragione. (William Cowper)

Saggezza popolare: Non c'è cattiva causa che non trovi il suo avvocato.

Un aneddoto: L'AMORE Dl DIO IN S. FRANCESCO E S. CHIARA

Quando S. Francesco era ad Assisi, visitava molte volte S. Chiara dandole santi consigli. Lei aveva un grandissimo desiderio di pranzare una volta con lui, ma il Santo mai aveva acconsentito. Un giorno i frati dissero a Francesco: “Padre, a noi non sembra che questa tua rigidità sia secondo la carità divina. Potresti proprio accontentare le richieste di Chiara, sorella così santa e tanto cara a Dio che ha abbandonato il mondo dopo aver ascoltato le tue parole". S. Francesco allora rispose: "Poiché vi sembra bene, allora chiederemo a sorella Chiara di uscire da S. Damiano, dove è rinchiusa da tanto tempo, per venire a mangiare con noi davanti a S. Maria degli Angeli dove le furono tagliati i capelli e divenne sposa di Gesù Cristo". Quando giunse il giorno stabilito, S. Chiara, accompagnata da una sorella e da alcuni frati, arrivò a S. Maria degli Angeli. Il pranzo era molto povero e apparecchiato per terra, come era solito fare il Santo. Quando furono pronte le vivande, Francesco cominciò a parlare così soavemente di Dio, che scese su di loro l'abbondanza della grazia divina e furono subito rapiti in Dio. Rimasero fermi, con gli occhi al cielo e le mani alzate. Nel frattempo gli uomini di Assisi guardando verso la pianura, videro come un grande fuoco sulla chiesa di S. Maria degli Angeli, sulla pianura intorno e sul bosco. Accorsero in fretta per spegnere l'incendio, ma quando giunsero nel luogo, videro che nulla bruciava. Trovarono S. Francesco con S. Chiara e tutti i loro compagni rapiti in contemplazione di Dio, seduti intorno a quella povera mensa e compresero che quello era fuoco divino, non materiale, che Dio aveva fatto apparire miracolosamente e che simboleggiava il fuoco del divino amore del quale ardevano le anime di quei Santi, frati e monache. Gli uomini allora tornarono ad Assisi con il cuore traboccante di gioia. Dopo molto tempo, quando Francesco, Chiara e i loro compagni si risvegliarono dall'estasi, sentendosi ristorati dal cibo spirituale, si preoccuparono ben poco di quello materiale, comunque mangiarono insieme benedicendo il Signore!

Parola di Dio: 1Gv.1,1-4; Sal.96; Gv. 20,2-8

 

Vangelo Gv 20, 2-8

Dal Vangelo secondo Giovanni

Nel giorno dopo il sabato, Maria di Magdala corse allora e andò da Simon Pietro e dall'altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: "Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l'hanno posto!". Uscì allora Simon Pietro insieme all'altro discepolo, e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l'altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Chinatosi, vide le bende per terra, ma non entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro che lo seguiva ed entrò nel sepolcro e vide le bende per terra, e il sudario, che gli era stato posto sul capo, non per terra con le bende, ma piegato in un luogo a parte. Allora entrò anche l'altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Parola del Signore

 

“CORREVANO INSIEME TUTTI E DUE, MA L’ALTRO DISCEPOLO CORSE PIU' VELOCE DI PIETRO E GIUNSE PER PRIMO AL SEPOLCRO”. (Gv.20,4)

Così il Cardinal Martini commenta il brano del vangelo odierno:

"Nella Chiesa che va alla ricerca dei segni ci sono diversi temperamenti, diverse mentalità: c’è l’affetto di Maria, l’intuizione di Giovanni, la massiccia lentezza di Pietro; si tratta di diversi tipi, di diverse famiglie di spiriti che cercano i segni della presenza del Signore. Ma tutti, se sono veramente nella Chiesa, hanno in comune l’ansia della presenza di Gesù tra noi. Esistono dunque nella Chiesa diversi doni spirituali, da cui hanno origine diverse disposizioni: alcuni sono più veloci, altri più lenti; tutti comunque si aiutano a vicenda, rispettandosi reciprocamente, per cercare insieme i segni della presenza di Dio e comunicarceli, nonostante le diversità delle reazioni di fronte al mistero. In questo episodio troviamo l’esempio di una collaborazione nella diversità: ciascuno comunica all’altro quel poco che ha visto, e insieme ricostruiscono l’orientamento dell’esistenza cristiana, laddove i segni della presenza del Signore, di fronte a gravi difficoltà o a situazioni sconvolgenti, sembrano essere scomparsi…Quando manca la presenza dei segni visibili del Signore, bisogna scuotersi, muoversi, correre, cercare comunicazione con gli altri, con la certezza che Dio è presente e ci parla. Se nella Chiesa primitiva Maddalena non avesse agito in tal modo, comunicando ciò che sapeva, e se non ci si fosse aiutati l’un l’altro, il sepolcro sarebbe rimasto là e nessuno vi sarebbe andato; sarebbe rimasta inutile la risurrezione di Gesù. Soltanto la ricerca comune e l’aiuto degli uni agli altri portano finalmente a ritrovarsi insieme, riuniti nel riconoscimento dei segni del Signore"

 

 

DOMENICA 28 DICEMBRE: SANTA FAMIGLIA ANNO B

Tra i santi ricordati: Santi martiri innocenti; Sant’Antonio di Lerins.

Una scheggia di preghiera:

 

DONA UNITA’ E PACE ALLE NOSTRE FAMIGLIE, SIGNORE.

 

Hanno detto: Non farà mai profitto nella virtù chi è in alcun modo posseduto dall’avarizia. (San Filippo Neri)

Saggezza popolare: L'avaro scorticherebbe un pidocchio per ricavarne la pelle. (Proverbio Belga)

Un aneddoto: S. FRANCESCO E GLI UCCELLI

Un giorno S. Francesco camminava con alcuni frati nella pianura di Assisi quando alzò gli occhi e vide moltissimi uccelli. Disse allora ai suoi compagni: "Aspettate qui perché vado nel campo a predicare anche a loro. Appena iniziò a parlare, gli uccelli si posarono sugli alberi e rimasero fermi finché il Santo non li ebbe benedetti.

S. Francesco parlò così: "Sorelle e fratelli miei, dovete essere molto riconoscenti al vostro Creatore Iddio e dovete ringraziarlo in ogni luogo perché vi ha donato l'aria e la libertà di volare dove vi piace. Dovete ringraziarlo anche perché ha fatto entrare nell'arca di Noé una coppia di ogni specie perché non vi estingueste. Oltre a questo, voi non seminate e non mietete, eppure Dio vi nutre; Egli vi ha dato fonti per dissetarvi, i monti e le valli per rifugiarvi, gli alberi per costruire i vostri nidi. Voi non sapete filare né cucire, eppure Dio veste voi e i vostri figlioli. Il vostro Creatore vi ama molto poiché vi dona tanti benefici, perciò state ben lontani dal peccato dell'ingratitudine e pensate sempre a lodare Dio". A queste parole gli uccelli cominciarono ad allungare i colli, aprire i becchi e le ali e con rispetto chinare le testine in basso, poi con trilli e movimenti dimostravano che le parole di S. Francesco avevano dato loro molta gioia. Anche il Santo si rallegrava con loro e si stupiva di un così gran numero di uccelli e delle loro bellissime varietà. Egli gioiva nel vedere come accoglievano la sua parola e come devotamente secondo i loro modi, pareva lodassero il Creatore. Francesco li accarezzava e passava accanto a loro, sfiorava le testine e i corpi con la tunica, ma essi non volavano via. Alla fine li benedisse con un segno di Croce e diede loro il permesso di andarsene. Allora tutti gli uccelli, con meravigliosi canti, si alzarono in volo separandosi in quattro schiere secondo la croce che S. Francesco aveva tracciato su di loro, e dirigendosi verso i quattro punti cardinali. Essi dimostravano che la predicazione della croce di Cristo, rinnovata da S. Francesco, doveva essere portata con gioia da lui e dai suoi frati, in tutte le parti del mondo.

Parola di Dio: Gn. 15,1-6;21,1-3; Sal. 104; Eb. 11,8.11-12.17-19; Lc.2,22-40

 

Vangelo  Lc 2, 22-40

Dal Vangelo secondo Luca

Quando venne il tempo della loro purificazione secondo la Legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per offrirlo al Signore, come è scritto nella Legge del Signore: ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore; e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o di giovani colombi, come prescrive la Legge del Signore. Ora a Gerusalemme c'era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e timorato di Dio, che aspettava il conforto d'Israele; lo Spirito Santo che era sopra di lui, gli aveva preannunziato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Messia del Signore. Mosso dunque dallo Spirito, si recò al tempio; e mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per adempiere la Legge, lo prese tra le braccia e benedisse Dio: “Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace secondo la tua parola; perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli, luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele”. Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e parlò a Maria, sua madre: “Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione perché siano svelati i pensieri di molti cuori. E anche a te una spada trafiggerà l'anima”. C'era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuele, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto col marito sette anni dal tempo in cui era ragazza, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme. Quando ebbero tutto compiuto secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nazareth. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era sopra di lui. Parola del Signore

 

“PORTARONO IL BAMBINO A GERUSALEMME PER OFFRIRLO AL SIGNORE”. (Lc.2,22)

La Santa Famiglia è un dono di Dio per tutti, perché c'indica la via della felicità e della speranza in un futuro. C'indica la via dell'eternità, attraverso un movimento continuo di ricevere e dare. Accogliere il Signore e donarlo, evangelizzando e amando nel suo nome. Giuseppe e Maria stanno insieme volentieri, come tutte le coppie che si amano, ma non si accontentano di stare bene. Desiderano stare insieme per realizzare qualche cosa di costruttivo, per realizzare una missione. Sognano di fare qualche cosa di positivo per l'umanità, di essere strumenti nelle mani di Dio perché Dio possa rivelarsi a tutti come già si è rivelato a loro. Sono persone di preghiera, e sanno quanto Dio può e desidera fare per aiutare l'uomo a vivere bene. Portarono il bambino a Gerusalemme, per offrirlo al Signore. Il figlio è loro, eppure non è loro. Il figlio è dato ma subito è offerto ad un altro sogno, ad un'altra strada. I genitori intrecciano così il destino di una famiglia e il destino del mondo. I figli non sono nostri, appartengono a Dio, al cosmo, alla storia e all'umanità, ad una loro vocazione che noi non conosciamo. Devono realizzare non i nostri desideri, ma il desiderio di Dio. Questa è la santità della famiglia.

 

 

LUNEDI’ 29 DICEMBRE

Tra i santi ricordati: San Tommaso Becket; San Davide, re; San Vitale, abate.

Una scheggia di preghiera:

 

PADRE, GUARDA ALL’OFFERTA DEL TUO CRISTO PER NOI

 

Hanno detto: Gli uomini che per i loro sentimenti appartengono al passato e per le loro idee all’avvenire, stentano a trovar posto nel presente. (Louis Bonald)

Saggezza popolare: La grand'acqua del lago lontano non spegne il piccolo fuoco vicino.

Un aneddoto: UBBIDIENZA PRONTA ALLA VOLONTA' DI DIO

L'umile servo di Gesù Cristo, S. Francesco, poco tempo dopo la sua conversione, quando già alcuni compagni si erano uniti a  lui, era molto dubbioso su ciò che doveva fare: se dedicarsi totalmente alla preghiera con una vita contemplativa oppure operare per la salvezza del prossimo predicando il Vangelo. Desiderava ardentemente conoscere la volontà di Dio e, poiché la sua grande umiltà non gli permetteva di fidarsi delle sue ispirazioni o della sua preghiera, mandò frate Masseo da due anime sante: frate Silvestro e sorella Chiara per chiedere loro di domandare al Signore, nella preghiera, quale fosse la strada che Gesù aveva tracciato per lui. Frate Silvestro era uomo di grande santità e tutto ciò che chiedeva a Dio, l'otteneva. Per questo Francesco si era rivolto a lui. Frate Silvestro si mise subito in preghiera e ben presto ebbe la risposta. Anche Chiara e le sue compagne ebbero da Dio lo Stesso messaggio: "Iddio non t'à eletto per te solo, ma  per la salvezza di molti”. Quando frate Masseo ritornò, S. Francesco lo ricevette con grandissima carità, lavandogli i piedi e preparandogli da mangiare. Dopo che ebbero mangiato, Francesco chiamò frate Masseo nel bosco e inginocchiatosi davanti a lui, si tolse il cappuccio e stese le braccia come in croce dicendo: "Che cosa nostro Signore Gesù Cristo ordina che io faccia?". Il fraticello riferì al Santo la medesima risposta di frate Silvestro e sorella Chiara. Appena Francesco seppe la volontà di Gesù, si alzò dicendo: "Nel nome di Dio, andiamo".

Parola di Dio: 1Gv. 2,3-11; Sal. 95; Lc. 2,22-35

 

Vangelo Lc 2, 22-35

Dal vangelo secondo Luca.

Quando venne il tempo della loro purificazione secondo la Legge di Mosè, Maria e Giuseppe portarono il bambino a Gerusalemme per offrirlo al Signore, come è scritto nella Legge del Signore: ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore; e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o di giovani colombi, come prescrive la Legge del Signore. Ora a Gerusalemme c'era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e timorato di Dio, che aspettava il conforto d'Israele; lo Spirito Santo che era sopra di lui, gli aveva preannunziato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Messia del Signore. Mosso dunque dallo Spirito, si recò al tempio; e mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per adempiere la Legge, lo prese tra le braccia e benedisse Dio: “Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace secondo la tua parola; perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli, luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele”. Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e parlò a Maria, sua madre: “Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione perché siano svelati i pensieri di molti cuori. E anche a te una spada trafiggerà l'anima”. Parola del Signore

 

“QUANDO VENNE IL TEMPO DELLA PURIFICAZIONE SECONDO LA LEGGE DI MOSE’, MARIA E GIUSEPPE PORTARONO IL BAMBINO A GERUSALEMME PER OFFRIRLO AL SIGNORE”.  (Lc. 2,22)

Nel racconto della presentazione al Tempio di Gesù, una delle cose che maggiormente mi colpisce è il contrasto tra la semplicità e povertà di un gesto rituale e la grandezza del significato del mistero che si compie. I personaggi sono poveri: un Bambino di quaranta giorni, un falegname e sua moglie, un uomo giusto, Simeone, ma comune; una vecchia di 84 anni, Anna. Anche i mezzi sono poveri: due colombe per riscattare un bambino. Ma c’è il mistero di Gesù, Figlio di Dio che incontra nella gloria del Tempio Dio suo Padre, c’è l’anticipazione gloriosa e dolorosa di un’offerta totale, c’è la fede dei suoi genitori, ci sono le meraviglie di Dio manifestate a due poveri. Con Simeone e Anna, la vecchiaia del mondo, accoglie tra le sue braccia l’eterna giovinezza di Dio. Dio è l’eterna novità, è fedele al suo patto e rinnova, nella sua infinita fantasia, l’amore per il suo popolo. Ma anche in questo momento di grande gioia c’è l’ombra della tristezza e della croce: molti non accetteranno il dono fatto, addirittura lo ripudieranno. Anche per noi, Gesù è “l’incontro”, è la fedeltà di Dio rinnovata. Egli si offre a noi, in mille modi, specialmente nei sacramenti come comunione salvifica con il Padre ma anche come segno discriminante “per la rovina o per la salvezza”. Noi possiamo essere come le braccia accoglienti di Simeone, il cuore gioioso di Maria e Giuseppe, o come i tanti che in quel giorno tirano drit­to per i loro affari, magari anche religiosi, senza accorgersi che il Salvatore è in mezzo a loro.

 

 

MARTEDI’ 30 DICEMBRE

Tra i santi ricordati: San Giocondo, vescovo di Aosta; San Ruggero, vescovo.

Una scheggia di preghiera:

 

DONACI, O SIGNORE, LA GIOVINEZZA DEL CUORE

 

Hanno detto:

Una bella sera l’avvenire comincia a chiamarsi passato. E’ allora che ci si guarda indietro e si vede la propria giovinezza. (Louis Aragon)

Saggezza popolare: Per piacere ai matti, bisogna dir loro quello che odono volentieri.

Un aneddoto: IL DILEMMA DI SAN FRANCESCO.

Quando S. Francesco trovava malinconico qualche suo frate, gli diceva: Una delle due: o sei in grazia di Dio o sei in peccato. Se sei in grazia di Dio, sta’ allegro; se sei in peccato domanda perdono a Dio con tutta sincerità...; e poi sta’ allegro!

Parola di Dio: 1Gv. 2,12-17; Sal. 95; Lc. 2,36-40

 

Vangelo Lc 2, 36-40

Dal vangelo secondo Luca.

In quel tempo, c'era una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto col marito sette anni dal tempo in cui era ragazza, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme. Quando ebbero tutto compiuto secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nazareth. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era sopra di lui. Parola del Signore

 

“C’ERA ANCHE UNA PROFETESSA, ANNA...”. (Lc. 2,36-38)

Fermiamoci un momento, oggi, a pensare ad Anna, questa povera anziana che accoglie nella lode Gesù. Anna fa parte dei “poveri di Dio”. Non ha niente. Anche la vita non le ha riservato molto. E’ rimasta vedova. Ma è ricca di Dio. Si reca al Tempio dove si dedica giorno e notte alla preghiera. Lei, vecchia, sola, malandata è giovane davanti a Dio. Nel nuovo Regno sono proprio questi poveri che contano, sono i piccoli che prendono il posto dei potenti, sono gli anziani che manifestano la giovinezza dell’amore di Dio. Il nostro mondo è vecchio, capita spesso di incontrare giovani vecchi, ma è un mondo che può ringiovanire se sa fidarsi e abbandonarsi a Dio. Conosco anziani che sono più vivaci di spirito che non certi giovani. Conosco persone sole umanamente che hanno saputo riempire la loro vita di Dio e che, magari da un letto di ospedale, sono più aperte a Dio e al mondo di coloro che con aerei sono oggi a Roma, domani a Londra e post domani a New York. La giovinezza dello spirito non ha età. Ed è proprio a questi che diventa facile riconoscere in un povero bambino inerme, il Figlio di Dio Onnipotente.

 

 

MERCOLEDI’ 31 DICEMBRE

Tra i santi ricordati: San Silvestro, papa; Santa Melania; San Giovanni Francesco Regis.

Una scheggia di preghiera:

 

GRAZIE, SIGNORE, PER IL TEMPO CHE CI DAI.

 

Hanno detto: Coloro che non hanno riguardo per i propri antenati non possono averne per i propri posteri. (E. Burke)

Saggezza popolare: Tanto più se ne ha, tanto più se ne vorrebbe.

Un aneddoto: IL TROPPO STROPPIA

A Rivo Torto, una volta verso mezzanotte, mentre tutti dormivano nelle loro cuccette, uno dei frati gridò: Muoio! Muoio! Subito tutti i frati si svegliarono stupefatti e terrificati. Il beato Francesco si svegliò e disse: Alzatevi, fratelli miei, e accendete un lume. Così fu fatto. Allora si avvicinò al letto del frate che si lamentava e chiese: Che hai fratello? Di che cosa muori? Il frate replicò: Muoio di fame! Il beato Francesco, pieno di carità e di discrezione, e affinché quel frate non si vergognasse di mangiare da solo, fece subito preparare la tavola e tutti mangiarono con lui. Dopo il pasto, il beato Francesco disse a tutti: Fratelli miei, ognuno deve calcolare le proprie forze anche nella penitenza e non esagerare nell’astinenza, perché il Signore vuole misericordia e non il sacrificio. Perciò ciascuno d’ora in poi si regoli secondo il bisogno di nutrimento e soprattutto secondo la benignità del nostro dolce Gesù.

Parola di Dio: 1Gv. 2,18-21; Sal 95; Gv. 1,1-18

 

Vangelo Gv 1, 1-18

Dal vangelo secondo Giovanni.

In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l'hanno accolta. Venne un uomo mandato da Dio e il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per rendere testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Egli non era la luce, ma doveva render testimonianza alla luce. Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Egli era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di lui, eppure il mondo non lo riconobbe. Venne fra la sua gente, ma i suoi non l'hanno accolto. A quanti però l'hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali non da sangue, né da volere di carne, né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati. E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità. Giovanni gli rende testimonianza e grida: "Ecco l'uomo di cui io dissi: Colui che viene dopo di me mi è passato avanti, perché era prima di me". Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto e grazia su grazia. Perché la legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo. Dio nessuno l'ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato. Parola del Signore

 

“VENNE TRA LA SUA GENTE, MA I SUOI NON LO ACCOLSERO”. (Gv. 1,11)

Davvero questo bellissimo prologo del Vangelo di Giovanni che ci ricorda la venuta di Gesù e il suo amore totale per noi, può servirci per esame di coscienza nel giorno della conclusione di un anno. Se non siamo distratti, se non pensiamo soltanto “a festeggiare l’anno nuovo”, se non siamo solo scaramantici al punto da pensare che solo il colore di un indumento possa far andar bene o male un anno intero, ci fermiamo oggi per pensare all’anno passato. Possiamo farlo con tristezza, pensando al tempo che è passato e che mai più sarà nostro, possiamo farlo con riconoscenza cioè ringraziando Dio che ci ha dato questo tempo favorevole per la nostra salvezza, possiamo rimpiangere oppure ringraziare ma in ogni caso cerchiamo di non chiudere il cuore. Anche in ogni giorno e ogni ora dell’anno passato Dio è venuto per comunicarci se stesso e nel tempo che la misericordia del Signore vorrà ancora donarci sarà ancora e sempre così. Possiamo accogliere o meno la presenza e il dono del Signore, possiamo bruciare o perdere certi momenti della nostra storia perché difficili oppure possiamo vivere tutto nella pienezza. Abbiamo da poco celebrato la ricorrenza del Natale ma, ricordiamocelo è Natale, può essere per noi Natale ogni momento, ogni ora dell’anno quando noi crediamo che Lui venga quotidianamente, quando il nostro cuore apre le porte per accoglierlo perché allora sarà luce in quanto a quelli che lo accolsero: “diede il potere di diventare figli di Dio”.

     
     
 

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