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SCHEGGE E SCINTILLE

PENSIERI, SPUNTI, RIFLESSIONI
DALLA PAROLA DI DIO E DALLA VITA

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a cura di: don_franco_locci@libero.it

 

NOVEMBRE 2008

 

 

SABATO 1 NOVEMBRE: FESTA DI TUTTI I SANTI

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, SANTIFICA QUESTA TUA FAMIGLIA.

 

Hanno detto: Vinci pure mille volte mille uomini in battaglia: solo chi vince se stesso è il guerriero più grande . (Buddha)

Saggezza popolare: La bocca è il cancello del diavolo (Proverbio Giapponese)

Un aneddoto: Nel corso di uno dei suoi pellegrinaggi apostolici, il Papa Giovanni Paolo II si prestò ad essere intervistato da dei ragazzi, i quali gli chiesero: “Perché fai tanti santi?”. Il pontefice rispose che: “I santi li fa il Signore, non la Chiesa: io proclamo soltanto che abbiamo sempre nuovi protettori in Paradiso.”

Parola di Dio: Ap. 7,2-4.9-14; Sal. 23; 1Gv.3,1-3; Mt. 5,1-12

 

1^ Lettura Ap 7,2-4.9-14

Dal libro dell’Apocalisse

Io, Giovanni, vidi un angelo che saliva dall'oriente e aveva il sigillo del Dio vivente. E gridò a gran voce ai quattro angeli ai quali era stato concesso il potere di devastare la terra e il mare: "Non devastate né la terra, né il mare, né le piante, finché non abbiamo impresso il sigillo del nostro Dio sulla fronte dei suoi servi". Poi udii il numero di coloro che furono segnati con il sigillo: centoquarantaquattromila, segnati da ogni tribù dei figli d'Israele: Dopo ciò, apparve una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, razza, popolo e lingua. Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all'Agnello, avvolti in vesti candide, e portavano palme nelle mani. E gridavano a gran voce: "La salvezza appartiene al nostro Dio seduto sul trono e all'Agnello". Allora tutti gli angeli che stavano intorno al trono e i vegliardi e i quattro esseri viventi, si inchinarono profondamente con la faccia davanti al trono e adorarono Dio dicendo: "Amen! Lode, gloria, sapienza, azione di grazie, onore, potenza e forza al nostro Dio nei secoli dei secoli. Amen". Uno dei vegliardi allora si rivolse a me e disse: "Quelli che sono vestiti di bianco, chi sono e donde vengono?". Gli risposi: "Signore mio, tu lo sai". E lui: "Essi sono coloro che sono passati attraverso la grande tribolazione e hanno lavato le loro vesti rendendole candide col sangue dell'Agnello". Parola di Dio

 

“SONO COLORO CHE SONO PASSATI ATTRAVERSO LA GRANDE TRIBOLAZIONE E HANNO LAVATO LE LORO VESTI RENDENDOLE CANDIDE CON IL SANGUE DELL’AGNELLO”. (Ap.7,14)

Leonard Boff raccontava di aver udito un vecchio confratello ragionevole e buono, perfetto e santo, dire: "Se sentirai la chiamata dello Spirito, ascoltala e cerca di essere santo con tutta la tua anima, con tutto il tuo cuore e con tutte le tue forze. Se, però, per umana debolezza non riuscirai ad essere santo, cerca allora di essere perfetto con tutta la tua anima, con tutto il tuo cuore e con tutte le tue forze. Se, tuttavia, non riuscirai ad essere perfetto a causa della vanità della tua vita, cerca allora di essere buono con tutta la tua anima, con tutto il tuo cuore e con tutte le tue forze. Se, ancora, non riuscirai ad essere buono a causa delle insidie del Maligno, cerca allora di essere ragionevole con tutta la tua anima, con tutto il tuo cuore e con tutte le tue forze. Se, infine, non riuscirai ad essere santo, né perfetto, né buono, né ragionevole a causa del peso dei tuoi peccati, allora cerca di portare questo peso di fronte a Dio e affida la tua vita alla sua misericordia. Se farai questo senza amarezza, con tutta umiltà e con giovialità di spirito a causa della tenerezza di Dio che ama gli ingrati e i cattivi, allora incomincerai a capire cosa sia ragionevole, imparerai ciò che è buono, lentamente aspirerai ad essere perfetto, e infine anelerai ad essere santo. Se farai questo ogni giorno, con tutta la tua anima, con tutto il tuo cuore e con tutte le tue forze, allora io ti garantisco, fratello: sarai sulla strada di Francesco, non sarai lontano dal Regno di Dio!".

 

 

DOMENICA 2 NOVEMBRE: COMMEMORAZIONE DEI FEDELI DEFUNTI

Una scheggia di preghiera:

 

L’ETERNA GIOIA DONA LORO, O SIGNORE.

 

Hanno detto: Non uscire da te stesso, rientra in te stesso: nell'intimo dell'uomo risiede la verità. (Sant’Agostino)

Saggezza popolare: L’inizio della saggezza è chiamare le cose con i loro nomi propri. (Proverbio Cinese)

Un aneddoto: Giovanni Sebastiano Bach, in una cantata, scritta per la Pasqua del 1715, intonava una sublime preghiera alla morte, vista come un mezzo per incontrare il Signore: “Vieni tu, dolce momento della morte. Ultima ora, irrompi a chiudermi gli occhi. Fammi scorgere! lo splendore gioioso di Cristo e la sua chiara luce. E rendimi simile agli angeli”.

Parola di Dio: Gb. 19,1.23-27; Sal. 26; Rm. 5,5-11; Gv. 6,37-40

 

Vangelo Gv 6, 37-40

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse alla folla: "Tutto ciò che il Padre mi da, verrà a me; colui che viene a me, non lo respingerò, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato. E questa è la volontà di colui che mi ha mandato, che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma lo risusciti nell'ultimo giorno. Questa infatti è la volontà del Padre mio, che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; io lo risusciterò nell'ultimo giorno". Parola del Signore

 

“TUTTO CIO’ CHE IL PADRE MI DA’ VERRA’ A ME”. (Gv.6,37)

Scriveva Tonino Lasconi a proposito delle giornata odierna: “Amo i cimiteri. Ci vado spesso. Non solo in quelli dove riposano i miei cari ma anche in quelli che incontro viaggiando. Sono un luogo dove mi piace riflettere, meditare, pregare. Questo perché amo la vita. Il pensiero dei defunti mi ricorda, senza ombra di dubbio, che la vita è un passaggio, spesso, purtroppo, breve. Per questo va vissuta senza sprecarne un solo istante con la noia, con la banalità, con la volgarità, con ciò che può rattristarla, impoverirla, metterla in pericolo. Quando sono lì, penso: “Se ci ricordassimo sempre che non vivremo cinquemila anni, saremmo più saggi. Adopereremmo meglio le nostre capacità, i nostri sentimenti, il nostro tempo, i nostri soldi, i nostri giorni”. Metto dei fiori nelle tombe dei miei cari e in quelle abbandonate dai parenti. I fiori – lo so – non servono ai defunti, ma a me. A noi. Sono un segno bellissimo che dice: “Da questa morte rinasce una vita nuova, più bella e profumata di prima”. E prego. La preghiera serve ai defunti e a noi. Ci ricorda che, tra noi e loro, gli affetti, la compagnia, l'amicizia continuano, perché davanti a Dio siamo tutti contemporanei, ci abbraccia tutti con un unico sguardo.  E noi camminiamo tutti insieme verso di lui, aiutandoci l'un l'altro. Volete che una madre non cammini ancora accanto ai suoi figli rimasti quaggiù? Che un amico non ti rimanga accanto? Nemmeno a pensarci! Quando esco dal cimitero, mi sento ricaricato, stimolato a vivere con più grinta e intensità. Non però negli ultimi giorni di ottobre e nei primi di novembre. In questi giorni non vado più al cimitero, perché l'ultima volta che l'ho fatto ho creduto di trovarmi in una fiera: chiacchiericcio, confusione, risate, paragoni sciocchi tra le tombe e i fiori più belli, curiosità stupide, telefonini che squillano dappertutto, commento sul costo dei fiori... Uno spettacolo triste! Sapete cosa farei? Chiuderei i cimiteri dal 25 ottobre all'8 di novembre. Perché quelli che ci vanno per amore dei defunti e di se stessi ci andrebbero comunque durante l'anno, ogni volta che possono. Quelli “della fiera” se ne starebbero a casa loro. Meglio così! Tanto, andare in un cimitero per non pensare, per non pregare, per non meditare non serve né ai defunti né tanto meno ai vivi”.

 

 

LUNEDI’ 3 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: San Martino de Porres; Santa Silvia; Santa Ginevra.

Una scheggia di preghiera:

 

GRAZIE, SIGNORE, PERCHE' TUTTO IN TE E’ DONO.

 

Hanno detto: Non esiste separazione definitiva fino a quando c'è il ricordo. (Isabelle Allende)

Saggezza popolare: Una mezza verità è una bugia intera. (Proverbio dell’Arabia Saudita)

Un aneddoto: Il prete di quel paesino era vecchio e grasso. I ragazzi a volte lo prendevano in giro. Un giorno si fermò presso di loro Antonio, un arzillo vecchietto. Raccontò che Don Angelo, durante la guerra, aveva adottato 19 bambini, rimasti orfani, superando difficoltà incredibili. Li accudiva teneramente, come una mamma. Ora erano dispersi per il mondo, ma venivano spesso a trovare il vecchio prete, sgridandolo a volte per i suoi abiti sgualciti. Lui si difendeva dicendo: “Come faccio? Ho tanti poveri in parrocchia. Volete che mi faccia il vestito nuovo, invece che aiutare quei poveri figli a tirare avanti?”.

Parola di Dio: Fil. 2,1-4; Sal 130; Lc. 14,12-14

 

Vangelo Lc 14, 12-14

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse al capo dei Farisei che l'aveva invitato: "Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici, né i tuoi fratelli, né i tuoi parenti, né i ricchi vicini, perché anch'essi non ti invitino a loro volta e tu abbia il contraccambio. Al contrario, quando dai un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti". Parola del Signore

 

QUANDO DAI UN BANCHETTO, INVITA POVERI, STORPI, ZOPPI, CIECHI; E SARAI BEATO PERCHE' NON HANNO DA RICAMBIARTI”. (Lc.14,13-14)

Anche durante un pranzo solenne Gesù si prende cura degli infelici e degli affamati, perorando la loro causa in casa dei ricchi. Invitando a tavola i ricchi e i vicini, ordinariamente ci si attende un contraccambio. Un vecchio proverbio vecchio di cultura paesana che dice: "Chi nulla ti porta, se ne stia fuori dalla tua porta". Gesù è agli antipodi di questo detto. Non sopporta infatti rapporti giocati nell'interesse egoistico. L'amore dei cristiani non deve fondarsi sul desiderio di essere ricambiati, perché l'amore o è gratuito o non è amore. Si devono invitare i più poveri tra i poveri, perché da loro non c'è nulla da aspettarsi: non possono ricambiare l'invito, né procurarci onori e avanzamenti di grado. Umanamente parlando, non è neppure piacevole sedersi con loro a tavola, per ovvi motivi. Si tratta di esercitarsi nel poco, nel piccolo dei nostri atteggiamenti quotidiani. Un sorriso, tra l'altro, non costa niente, ma quanto è importante se lo dai senza aspettare ricambio. Così una parola gentile, un incoraggiamento, la disponibilità del dire: "Ti serve una mano?", "C'è qualcosa che posso prestarti o regalarti?", "In che cosa ti posso aiutare?". E' da questa quotidianità risvegliata al gratuito che si passa poi a servire i poveri, i più bisognosi di affetto e di cure: quelli di cui è pieno il nostro mondo. Servire con amore disinteressato, dando tutto senza aspettarsi nulla: questa è l'essenza della carità cristiana che ci identifica con Dio che è amore gratuito, grazia e misericordia.

 

 

MARTEDI’ 4 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: San Carlo Borromeo; San Gerardo di Angers.

Una scheggia di preghiera:

 

AIUTACI, SIGNORE A PORTARE IL PESO GLI UNI DEGLI ALTRI.

 

Hanno detto:

L'esperienza ammonisce che bisogna, qualche volta, chiudere un occhio, ma che non bisogna mai chiuderli tutt'e due. (Arturo Graf)

Saggezza popolare: Quando non c’è più avena nel trogolo i cavalli si combattono tra di loro. (Proverbio Francese)

Un aneddoto: CONSUMARSI PER GLI ALTRI

Il 30 ottobre 1584 San Carlo Borromeo — che sarebbe morto quattro giorni dopo, sfinito dalle fatiche pastorali, a soli 46 anni — si trovava a Cannobio per un ultimo adempimento (la fondazione del Collegio Papio di Ascona). Voleva essere a Milano per la festività dei Santi, ma era ormai molto grave e febbricitante. A un cappuccino, che lo vegliava e gli consigliava di attenuare un poco le sue austerità, San Carlo rispose: “La candela per far lume agli altri deve consumare se stessa. Così dobbiam far noi: consumare noi stessi per dar buon esempio agli altri”.

Parola di Dio: Fil. 2,5-11; Sal. 21; Lc. 14,15-24

 

1^ Lettura Fil 2, 5-11

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippesi

Fratelli, abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù, il quale, pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini; apparso in forma umana, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce. Per questo Dio l'ha esaltato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro nome; perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra; e ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre. Parola di Dio

 

“FRATELLI ABBIATE IN VOI GLI STESSI SENTIMENTI CHE FURONO IN CRISTO GESU’ ”. (Fil.2,5)

Questo versetto di San Paolo ha avuto piena realizzazione nella vita di San Carlo Borromeo che festeggiamo oggi. Un pastore buono è un dono eccellente per la Chiesa, e san Carlo lo fu per la Chiesa di Milano e per tutta la Chiesa. Consacrato vescovo a soli 25 anni, questo giovane, vissuto negli agi e negli onori del suo rango, si diede tutto al servizio del suo popolo, profondendo ricchezze e salute, sostenendo fatiche e penitenze estreme, che certamente gli abbreviarono la vita. Propugnò con energia e pazienza l'applicazione del Concilio di Trento, con la costante preoccupazione di formare sacerdoti santi e pieni di zelo. L'amore di Gesù crocifisso era per lui modello e continuo sprone. “San Carlo - è stato detto - fu l'uomo della preghiera, delle lacrime, della penitenza intesa non come opera eroica ma come partecipazione misteriosa, appassionata alle sofferenze di Cristo, al suo entrare nel peccato del mondo, fin quasi allo scoppio del cuore e alla divisione dell'animo”. Però le parole di Paolo che ci invitano a imitare Cristo sono rivolte non solo ai pastori, ma a tutti i seguaci di Gesù. Egli è morto per noi, non per dispensarci dalla preoccupazione per i fratelli, Egli è il Buon Pastore che si prende cura di ogni pecora del suo gregge, ma non è cristiano l'atteggiamento della pecora che riposa tranquilla sulle spalle del pastore senza curarsi delle altre pecore che non sono al sicuro. Proprio continuando a guardare a Lui, sentiamoci responsabili per il bene dei nostri fratelli.

 

 

MERCOLEDI’ 5 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: Santa Elisabetta e San Zaccaria; San Emerico.

Una scheggia di preghiera:

 

MI GUIDI LA TUA LUCE, SIGNORE, NEL MIO CAMMINO.

 

Hanno detto: Molte persone attribuiscono al destino le colpe di ciò che succede loro.  Io non credo nel destino.  Le persone di successo sono quelle che si alzano al mattino e si mettono alla ricerca del proprio destino e,  se non lo trovano,  se lo creano. (G.B. Shaw)

Saggezza popolare: Cattivo quel gatto che lascia fuggire il topo per correre dietro a un insetto. (Proverbio Olandese)

Un aneddoto: “Padre, mia madre la prega di venire a confessare un vecchietto ammalato”.  Chi mi parla così è Luisinho, un vispo indigeno della zona. “Vengo subito.”  Prendo gli Oli Santi e Gesù Eucaristico. Col piccolo Luisinho salgo sulla moto e.. via per i sentieri della foresta fino alla capanna, dove trovo un vecchietto coricato nell’amaca. Lo conforto parlandogli della misericordia di Dio e di tante altre cose. È edificante vedere la sua fede! Ansimando invoca il Signore, offrendo a lui tutte le sue sofferenze. Medito tutto ciò in cuor mio. Con grande gioia riceve i Sacramenti. Preghiamo insieme. Mi apparto poi un momento per ringraziare l’indigena e per... sorbire un “cafezinho” gustoso, le chiedo: “L’ammalato è suo parente?” “No!”, mi risponde. Io di rincalzo: “Allora è un suo conoscente?” “No!” è ancora la risposta. Rimango di stucco, tanto più quando mi accorgo che per cedere l’amaca all’ammalato qualcuno della famiglia dovrà dormire sul pavimento di terra battuta. Lei si accorge del mio stupore e con semplicità mi dice: “Ma non siete voi missionari che ci avete insegnato che il prossimo, soprattutto se sofferente, è Gesù stesso?”  (in Progetto, 3/1983).

Parola di Dio: Fil 2,12-18; Sal. 26; Lc. 14,25-33

 

Vangelo Lc 14, 25-33

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, siccome molta gente andava con lui, egli si voltò e disse: "Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. Chi non porta la propria croce e non viene dietro di me, non può essere mio discepolo. Chi di voi, volendo costruire una torre, non si siede prima a calcolarne la spesa, se ha i mezzi per portarla a compimento? Per evitare che, se getta le fondamenta e non può finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro. Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l'altro è ancora lontano, gli manda un'ambasceria per la pace. Così chiunque di voi non rinunzia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo". Parola del Signore

 

“SE UNO VIENE A ME E NON ODIA SUO PADRE, SUA MADRE, LA MOGLIE, I FIGLI, I FRATELLI E LE SORELLE E PERFINO LA PROPRIA VITA, NON PUO' ESSERE MIO DISCEPOLO.” (Lc. 14,26)

Prima di tutto cerchiamo di capire bene le parole dette da Gesù per non attribuirgli delle fesserie. Chi segue Gesù deve mettere in secondo ordine ogni altra persona e cosa. La parola "odiare" va intesa nel senso di amare meno, posporre, mettere al secondo posto. Matteo presenta queste stesse parole di Gesù in una forma molto più comprensibile per noi: "Chi ama il padre e la madre più di me, non è degno di me" (Mt. 10,37). Nessuno deve illudersi che la salvezza sia a buon mercato. Le due parabole della costruzione di una torre e della partenza di un re per la guerra ci insegnano che prima di prendere delle decisioni bisogna riflettere, perché è meglio non intraprendere un'impresa, piuttosto che affrontarla con mezzi inadeguati e fallire lo scopo. Farsi discepolo di Gesù è una scelta seria che coinvolge tutta la vita. Con questa presa di posizione Gesù voleva anche impedire che si unissero a lui degli esaltati, che di fronte a delle scelte di fede e di amore, subito si stancano e rimettono continuamente in discussione ciò che non è discutibile. Il discepolo di Gesù deve mettere in secondo ordine le persone care, la propria vita, il proprio onore: a maggior ragione le cose che possiede! La povertà è il volto concreto dell'amore: chi ama dà tutto se stesso. Ma, attenzione, la fede in Cristo non è solo sofferenza, dolore, Gesù è così esigente perché sa di mantenere ciò che promette, sa che al discepolo che lo segue senza tentennamenti, è donata fin da adesso la vita vera, valore ben più fondante di quelli prettamente umani.

 

 

GIOVEDI’ 6 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: San Leonardo; San Demetrio.

Una scheggia di preghiera:

 

CERCAMI, SIGNORE, SE MI ALLONTANO.

 

Hanno detto: Prendere riempie le mani, dare riempie il cuore. (Seeman Margarethe)

Saggezza popolare:

Per due cose impara a non agitarti: per quelle che si possono cambiare e per quelle che non si possono cambiare. (Proverbio Messicano)

Un aneddoto: Don Bosco, in un certo periodo della sua vita, dovette lasciare il suo nascente oratorio: era molto malato e sputava sangue. Ritornò allora ai Becchi dove, poco per volta, si riprese. Durante una passeggiata, mentre passava in un boschetto sentì una voce dura intimargli: "O la borsa o la vita!". Don Bosco, molto spaventato rispose: "Sono don Bosco: denari non ne ho!". E intanto guardò quell'uomo che era sbucato tra le piante brandendo un falcetto e con voce diversa gli disse: "Cortese, sei tu che vuoi togliermi la vita?". Don Bosco aveva scoperto in quel volto coperto dalla barba un giovanotto che gli era diventato amico nelle carceri di Torino. Anche il giovanotto lo riconobbe e avrebbe voluto sprofondare. "Don Bosco, perdonatemi, sono un disgraziato." Gli raccontò allora a pezzi e bocconi una storia amara e solita: uscito di prigione, a casa sua non lo avevano più voluto. "Anche mia madre mi voltò le spalle. Mi disse che ero il disonore della famiglia". Lavoro, nemmeno a parlarne. Appena sapevano che era stato in prigione gli chiudevano la porta in faccia… Prima di arrivare ai Becchi lo aveva confessato, poi gli disse: "Adesso vieni con me." Lo presentò ai suoi familiari: "Ho trovato questo bravo amico. Stasera cenerà con noi".

Parola di Dio: Fil. 3,3-8; Sal. 104; Lc. 15,1-10

 

Vangelo Lc 15, 1-10

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano: "Costui riceve i peccatori e mangia con loro". Allora egli disse loro questa parabola: "Chi di voi se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va dietro a quella perduta, finché non la ritrova? Ritrovatala, se la mette in spalla tutto contento, va a casa, chiama gli amici e i vicini dicendo: Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora che era perduta. Così, vi dico, ci sarà più gioia in cielo per un peccatore convertito, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione. O quale donna, se ha dieci dramme e ne perde una, non accende la lucerna e spazza la casa e cerca attentamente finché non la ritrova? E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, dicendo: Rallegratevi con me, perché ho ritrovato la dramma che avevo perduta. Così, vi dico, c'è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte". Parola del Signore

 

“C’E’ GIOIA DAVANTI AGLI ANGELI DI DIO PER UN SOLO PECCATORE CHE SI CONVERTE”. (Lc. 15,10)

Come si può continuare a pensare ad un Dio esclusivamente giudice quasi sadico che gode a farcela pagare per i nostri peccati, dopo frasi del Vangelo come quella che meditiamo oggi? Perché mai Dio dovrebbe essersi dato da fare tanto nella storia dell’uomo? Solo poi per poterci condannare? Solo per godere a vederci soffrire in questa vita e per poter dire soddisfatto: “Non mi hai ascoltato, adesso brucia per sem­pre nelle fiamme dell’inferno”? Dio non è contento di punire, gioisce nell’essere amore. Dio cerca l’uomo ma non per schiavizzarlo o condannarlo, per liberarlo e dargli la sua identità di Figlio di Dio. Gesù stesso, il buon pastore, per primo si è posto alla ricerca di tutti noi, smarriti nei meandri del peccato. Già durante la sua vita terrena ha cercato i lontani per ricondurli a se, all'ovile dell'amore. Si è chinato su tutte le miserie umane, si è paragonato ad un medico che guarisce le nostre malattie, ha dimostrato una preferenza per i piccoli e i poveri, si è lasciato toccare dai lebbrosi, si è caricato letteralmente di tutti i nostri peccati, si è assiso alla mensa dei peccatori, affinché essi fossero partecipi della sua, entrassero nel banchetto divino. Dio è contento quando cercandoci ci ritrova. Non aver paura di Dio. Amalo e Lui stesso gioirà con te della tua conversione.

 

 

VENERDI’ 7 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Ernesto; San Lazzaro Stilita.

Una scheggia di preghiera:

 

AIUTAMI, SIGNORE AD UTILIZZARE I TUOI DONI.

 

Hanno detto: Nessun uomo vive a lungo quando muoiono i suoi sogni. (Gene Wolfe)

Saggezza popolare: Il pigro è il fratello gemello del mendicante. (Proverbio Russo)

Un aneddoto: UN RACCONTO - LEGGENDA DELLA VAL D’AOSTA

C’era un eremita che viveva nei Vagants. Quando venne vecchio non ce la faceva più a scendere per la Messa domenicale a Estoul. Allora si costruì un altare di pietra. Con due rami incrociati fece una croce e ve la pose sopra, poi mise i fiori della montagna sull’altare e pensava di raccogliersi davanti a questo altare proprio nell’ora in cui in paese veniva celebrata la Messa per essere in comunione con il Sacrificio Eucaristico. Ma come si inginocchiò, ecco  che gli apparve un sacerdote che celebrava tra il canto degli angeli. E questa meraviglia si compì per tanti giorni. Una volta però il vecchio ebbe una distrazione: guardando il ruscelletto che scorreva lì vicino si accorse che una pietra lo ostruiva e allungò un piede per spostarla. Quando rialzò gli occhi la visione non c’era più. Il vecchio allora volle scendere in Paese per confessarsi, stentò ad arrivarci. In chiesa non trovò il prete, ma nientemeno Dio che lo aspettava e lo accolse a braccia aperte. In quel momento le campane si misero a suonare da sole e la gente accorsa vide il vecchio morto serenamente ai piedi dell’altare.

Parola di Dio: Fil. 3,17-4,1; Sal. 121; Lc. 16,1-8

 

Vangelo Lc 16, 1-8

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "C'era un uomo ricco che aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: Che è questo che sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non puoi più essere amministratore. L'amministratore disse tra sé: Che farò ora che il mio padrone mi toglie l'amministrazione? Zappare, non ho forza, mendicare, mi vergogno. So io che cosa fare perché, quando sarò stato allontanato dall'amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua. Chiamò uno per uno i debitori del padrone e disse al primo: Tu quanto devi al mio padrone? Quello rispose: Cento barili d'olio. Gli disse: Prendi la tua ricevuta, siediti e scrivi subito cinquanta. Poi disse a un altro: Tu quanto devi? Rispose: Cento misure di grano. Gli disse: Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta. Il padrone lodò quell' amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce". Parola del Signore

 

“IL PADRONE LODO' QUELL’AMMINISTRATORE DISONESTO, PERCHE' AVEVA AGITO CON SCALTREZZA”. (Lc. 16,8)

L'evangelista presenta la condotta di un cattivo amministratore non per insegnarci ad essere ladri, ma per indicarci un comportamento pronto, diligente, astuto nel lavorare per il regno di Dio. L'amministratore è disonesto, ma la sua tattica, la sua destrezza, il suo coraggio di rischiare sono esemplari per coloro che vogliono collaborare al piano di Dio. Non siamo forse tutti inquieti per il nostro futuro? Non temiamo forse di perdere i nostri risparmi e chiediamo consiglio, ci informiamo, leggiamo? Non abbiamo forse passato qualche ora insonne a riflettere su come uscire da una fragile situazione economica? Bene, facciamo bene, è normale. Ma, almeno, mettiamo la stessa intensità nel pensare alle cose più autentiche e luminose della nostra vita? Gesù vuole che, come figli della luce, ci adoperiamo alacremente, da veri sapienti per conseguire i beni migliori che lo stesso Signore vuole donarci. Egli ci ha avvertiti che “stretta è la porta e angusta la via che conduce alla vita”. Per passare per una porta stretta occorre chinarsi e farsi piccoli, diventare umili, per poter percorrere una strada angusta occorre abilità, destrezza e prudenza. Ecco allora le virtù e la sapienza che Gesù vuole siano praticate dai suoi seguaci.

 

 

SABATO 8 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: San Goffredo; Sant’Adeodato; Santa Eufrosina.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, TU MI SCRUTI E MI CONOSCI.

 

Hanno detto: Non vi è nulla di più prezioso del tempo, poiché è il prezzo dell'eternità. (Bardaloue Louis)

Saggezza popolare: Ci lamentiamo sempre che i giorni sono corti, ma ci comportiamo come se non avessero mai fine. (Proverbio Serbo)

Un aneddoto: Era il giovedì della settimana santa. La Beata Angela da Foligno voleva meditare profondamente sulla morte di Gesù. Perciò si sforzava di liberare la sua mente da ogni altro pensiero inutile, per raccogliersi tutta di fronte a Gesù Crocifisso. Fu allora che sentì una voce, che per tutta la vita le si impresse nel cuore: Era Gesù che morendo le diceva: "Non ti ho amato per scherzo".

Parola di Dio: Fil. 4,10-19; Sal 111; Lc. 16,9-15

 

Vangelo Lc 16, 9-15

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:"Procuratevi amici con la disonesta ricchezza, perché, quand'essa verrà a mancare, vi accolgano nelle dimore eterne. Chi è fedele nel poco, è fedele anche nel molto; e chi è disonesto nel poco, è disonesto anche nel molto. Se dunque non siete stati fedeli nella disonesta ricchezza, chi vi affiderà quella vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra? Nessun servo può servire a due padroni: o odierà l'uno e amerà l'altro oppure si affezionerà all'uno e disprezzerà l'altro. Non potete servire a Dio e a mammona". I farisei, che erano attaccati al denaro, ascoltavano tutte queste cose e si beffavano di lui. Egli disse: "Voi vi ritenete giusti davanti agli uomini, ma Dio conosce i vostri cuori: ciò che è esaltato fra gli uomini è cosa detestabile davanti a Dio". Parola del Signore

 

“VOI VI RITENETE GIUSTI DAVANTI AGLI UOMINI, MA DIO CONOSCE I VOSTRI CUORI: CIÒ CHE È ESALTATO FRA GLI UOMINI E’ COSA DETESTABILE DAVANTI A DIO.” (Lc. 16.15)

Queste forti espressioni Gesù le dice ai farisei "che erano attaccati al denaro", dice Luca, e ascoltavano quello che Egli diceva "beffandosi di Lui". In effetti, anche nella società in cui viviamo, è la potenza del denaro ciò che più conta. Quanti delitti si perpetrano per questa "presunta onnipotenza" alla quale non si può servire pretendendo anche di servire impunemente il Signore. Gesù ha detto no, drasticamente. O sei servo del Signore (e allora ti servi anche delle ricchezze di qualsiasi tipo ma da buon amministratore di ciò che è solo di Dio) oppure sei servo del denaro, della ricchezza in genere che è un idolo: appunto "mammona". E servire un idolo è una malattia mortale! Quello che qui Gesù precisa è il fatto che davanti agli uomini uno può apparire onorabilissimo, può essere creduto degno di stima, ma la verità che conta è nel cuore, che solo Dio vede e conosce. Non conta "apparire" giusto, bisogna "esserlo" negli affetti del cuore e nelle scelte della vita.

 

 

DOMENICA 9 NOVEMBRE: DEDICAZIONE DELLA BASILICA LATERANENSE

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Oreste; San Saturnino.

Una scheggia di preghiera:

 

DONA ALLA TUA CHIESA UNITA’ E PACE.

 

Hanno detto: L’oliva e l’uva danno il loro succo solo dopo essere passate nel frantoio. (Beata Anna di San Bartolomeo)

Saggezza popolare: Chi balla indossando un vestito prestato si diverte poco. (Proverbio Nigeriano)

Un aneddoto: E’ più orribile vedere uno masticare fango o sentire uno bestemmiare?

Passando da Somasca a Vercurago, paesi vicino a Lecco, Girolamo Emiliani è attirato dalle urla di due uomini, che stavano litigando. Ed erano fratelli! La loro collera non si sfogava soltanto in imprecazioni ed ingiurie, sembravano trovar sollievo bestemmiando orrendamente contro Dio e la Santa Vergine. Disgustato, Girolamo si ferma e grida: — Ah! Cattivi cristiani, avete tanto ricevuto da Dio, come potete fargli così grande oltraggio? Ma quei due miserabili continuavano a vomitare le loro orribili bestemmie. Allora il santo si prostra a terra, raccoglie fango a piene mani e si mette a masticarlo. I fratelli si fermano stupiti e dicono: — Padre, voi siete matto! Il santo dà loro una spiegazione: — Faccio penitenza! Non cesserò di castigare la mia bocca, mangiando questa immondizia, finché non smetterete di offendere Dio con le vostre parole d’inferno! La lotta finisce. I fratelli si riconciliano. Accompagnano il santo al suo rifugio, dove tanti bambini orfani l’attendono.

Parola di Dio: Ez. 47,1-28-9.12; sal. 45; 1Cor. 3,9c-11.16-17; Gv. 4,19-24

 

Vangelo Gv 4, 19-24

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, la donna Samaritana disse a Gesù: "Signore, vedo che tu sei un profeta. I nostri padri hanno adorato Dio sopra questo monte e voi dite che è Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare". Gesù le dice: "Credimi, donna, è giunto il momento in cui né su questo monte, né in Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate quel che non conoscete, noi adoriamo quello che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma è giunto il momento, ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; perché il Padre cerca tali adoratori. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità". Parola del Signore

 

”I VERI ADORATORI ADORERANNO IL PADRE IN SPIRITO E VERITA’ “ (Gv. 4,23)

Da sempre l'uomo religioso ha cercato in tutti i modi rendere presente e visibile la divinità, anche quando la fede dettava loro che si trattava di un Dio invisibile ed inaccessibile alle umane facoltà. Il popolo eletto, per volere divino, costruì il famoso tempio di Gerusalemme per dare una dimora a Dio, godere della sua presenza e testimoniare la reciproca fedeltà all'alleanza. Nella cristianità, la chiesa, nuovo tempio del Dio tra noi, ha assunto un significato più profondo: è il luogo dove i fedeli celebrano, in comunione di fede, i divini misteri, dove Dio stesso si rende presente in mezzo a noi per intessere un dialogo perenne con i suoi figli e dove, sotto le specie eucaristiche, li nutre con il suo corpo e il suo sangue. È il luogo dove i misteri divini si svelano nelle celebrazioni liturgiche e dove la chiesa come edificio rende visibile la Chiesa vera, quella intesa come comunione di fedeli che, in Cristo sperimentano la fraternità. E’ perciò anche il luogo della festa, che trova la più sublime espressione nella celebrazione eucaristica, memoriale della morte risurrezione del Signore. Oggi celebriamo l'inaugurazione della Basilica di S. Giovanni in Laterano, la prima cattedrale di Roma, madre di tutte le chiese, e cattedrale del Papa. È il segno, visibile, come proclama il vangelo di oggi, della universalità e della apostolicità della chiesa, che ci vede tutti uniti nell'unico corpo di Cristo, come adoratori in spirito e verità. Dunque la chiesa costruzione è importante, ma più importante il Dio da adorare, la Chiesa gerarchica importante come segno di unità ma più importante la Chiesa di persone.

 

 

LUNEDI’ 10 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: San Leone Magno;Sant’Andrea Avellino; Santa Fiorenza.

Una scheggia di preghiera:

 

AUMENTA LA NOSTRA FEDE!

 

Hanno detto: I desideri sono come una scala: tanto più sali e tanto meno ti senti sicuro. (Arturo Graf)

Saggezza popolare: Troppi cuochi rovinano il sugo. (Proverbio Svedese)

Un aneddoto: UN AUTENTICO ASINO DELLA DIVINA PROVVIDENZA

Silone in Uscita di sicurezza (1965) descrive il suo incontro con don Orione quando aveva 16 anni. Rimasto orfano nel terremoto del 1915 in Abruzzo, era stato messo dalla nonna in un collegio a Roma. Per una sua fuga di tre giorni il direttore non lo volle più e pensò di affidarlo alle istituzioni di don Orione. Silone fu contento di questo “castigo”, perché qualche anno prima, all’epoca del terremoto, gli era rimasta particolarmente impressa la figura del prete che si prodigava fra le macerie. Ora, per un sopravvenuto impedimento, don Orione telefonò che non sarebbe venuto a prendere il ragazzo in collegio; si sarebbero invece incontrati nell’atrio della stazione per poi partire per San Remo. Per un equivoco della memoria, Silone non riconobbe don Orione in quel piccolo e semplice prete, e credendolo un sostituto lo trattò male e si fece portare persino i bagagli con arroganza, come se quel prete fosse un facchino. Durante il viaggio, per dispetto, si fece comprare “L’Avanti”, che allora costituiva il foglio anticlericale per antonomasia. Don Orione fece tutto come un servo, e quando l’equivoco fu chiarito, di fronte alle scuse del ragazzo, don Orione disse soltanto: “Portare le valige come un asinello... La mia vocazione è un segreto che voglio rivelarti; sarebbe poter vivere come un autentico asino di Dio, come un autentico asino della Divina Provvidenza”.

Parola di Dio: Tt. 1,1-9; Sal. 23; Lc. 17,1-6

 

Vangelo Lc 17, 1-6

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "E' inevitabile che avvengano scandali, ma guai a colui per cui avvengono. E' meglio per lui che gli sia messa al collo una pietra da mulino e venga gettato nel mare, piuttosto che scandalizzare uno di questi piccoli. State attenti a voi stessi! Se un tuo fratello pecca, rimproveralo; ma se si pente, perdonagli. E se pecca sette volte al giorno contro di te e sette volte ti dice: Mi pento, tu gli perdonerai". Gli apostoli dissero al Signore: "Aumenta la nostra fede!". Il Signore rispose: "Se aveste fede quanto un granellino di senapa, potreste dire a questo gelso: Sii sradicato e trapiantato nel mare, ed esso vi ascolterebbe". Parola del Signore

 

“E’ INEVITABILE CHE AVVENGANO GLI SCANDALI, MA GUAI A COLUI PER IL QUALE AVVENGONO”. (Lc. 17,1)

Quando Gesù usa la parola “scandalo” intende: “tutto quello che può essere di inciampo alla fede del fratello” e allora se guardo alla storia sono scandali tutte le testimonianze negative che i cristiani hanno dato o danno sia nel pubblico che nel privato. E’ scandaloso che molti sedicenti cristiani siano tra i più ricchi della terra e usando le logiche dell’economia e del profitto affamino i più poveri come è scandalo quello del prete che dal pulpito dà indicazioni morali che poi bellamente e tranquillamente si permette di non vivere, ma è anche scandalo quando nascondiamo la nostra fede e non diamo ai fratelli viva testimonianza di ciò che diciamo di credere. Credo, però che uno dei maggiori scandali che noi possiamo dare, oggi, sia quello di una fede sciatta, abitudinaria, fatta di credenze, formule e riti che per noi hanno perso significato. Se il mezzo miliardo di cristiani che ci sono sulla terra non fossero in gran parte addormentati, ma svegli e testimoni gioiosi della Buona Notizia di Gesù, non sarebbero fermento per tutta l’umanità? Se nella nostra comunità parrocchiale, invece di parlarci addosso o di subire una religiosità quasi imposta, ogni cristiano cominciasse a vivere la propria fede come un dono da condividere con gli altri, se invece di appiattirsi sulle solite quattro iniziative si ritrovasse l’entusiasmo dello Spirito Santo, se non ci si lasciasse spegnere (magari anche dal prete!) ma si sentisse profondo nel cuore il desiderio della verità, della giustizia, se si riscoprisse la vera umiltà del servizio gioioso, non potremmo almeno evitare lo scandalo, a volte vero o scusa, a cui molti si appellano per non impegnarsi: “Se fanno così quelli che vanno in chiesa è meglio non andarci!”

 

 

MARTEDI’ 11 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: San Martino di Tours; San Cuniberto.

Una scheggia di preghiera:

 

TUO E’ IL REGNO, O SIGNORE.

 

Hanno detto: La fede è una luce che brilla nella nebbia, ma senza dissolverla. (Helvetius)

Saggezza popolare: Un fiume è grande quando non riesci ad attraversarlo. (Proverbio della Nuova Zelanda)

Un aneddoto: Martino, ancora soldato e catecumeno, dava ogni suo avere ai poveri. Avendo veduto alla porta di Amiens, nel gran rigore del freddo, un povero nudo e abbandonato, tagliò il suo mantello in due parti e gliene diede una. La notte gli apparve in sogno Cristo Gesù, vestito con quella metà di “cappa”, che egli aveva donato al povero. Diceva agli angeli: — Questi è Martino che, ancor catecumeno, mi ricoprì di quest’abito! Questo sogno incoraggiò talmente il santo, che allora aveva diciotto anni, che subito volle ricevere il battesimo e diventare cristiano. (Sulpicio SEVERO, Vita di S. Martino). La tradizione dice che quel giorno il cielo di novembre divenne sereno e il sole splendido come in estate e aggiunge che ogni anno il miracolo si rinnova, per rallegrare la festa del santo.

Parola di Dio: Tt. 2,1-8.11-14; Sal. 36; Lc. 17,7-10

 

Vangelo Lc 17, 7-10

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse: "Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà quando rientra dal campo: Vieni subito e mettiti a tavola? Non gli dirà piuttosto: Preparami da mangiare, rimboccati la veste e servimi, finché io abbia mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai anche tu? Si riterrà obbligato verso il suo servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti? Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare". Parola del Signore

 

“QUANDO AVRETE FATTO TUTTO QUELLO CHE VI E’ STATO ORDINATO ALLORA DITE: SIAMO SERVI INUTILI, ABBIAMO FATTO QUELLO CHE DOVEVAMO FARE”. (Lc.17,10)

Il richiamo di questo brano del Vangelo è quindi quello di considerarsi dei servitori e dei salvati, di non vantarsi e di non accampare pretese su nessuno, di non fondarsi sui propri meriti. Il fedele nei confronti del suo Dio sceglie un comportamento di totale disponibilità, senza calcoli o contratti. Alla stessa maniera nella comunità cristiana nessuno deve esigere prestigio o dignità maggiore perché ha offerto prestazioni maggiori. Tutti devono riconoscere di essere "servi inutili", sereni e felici di potere donare, amare e sacrificarsi per Dio e per gli altri senza la logica ferrea del capitalismo produttivo.  In certe riunioni di cristiani o di preti,  capita di sentire certi credenti che dico­no: “Lasciate fare a me e vedrete come vi organizzo la Chiesa!”. E’ la solita tentazione del servo che, con il passare del tempo, si dimentica di essere servo e comincia a sentirsi lui padrone. Ci sono poi persone che pensano di fare cose eccezionali solo perché fanno il loro dovere. Gesù ci ridimensiona. Siamo servi, anzi amici, che hanno il compito di lasciare che il Regno cresca e di collaborarvi e per questo dobbiamo impegnare i talenti ricevuti. Ma non sta a noi metterci al posto di Dio. Posso e devo cercare tutti i modi pa­storali perché il Regno sia annunciato ma alla fine devo sempre avere la consapevolezza che è Dio che salva gratuitamente quando e come vuole. Se sono consapevole della mia importanza nel cuore di Gesù ma anche della mia inutilità di servo, quanto abbandono in più e quante preoccupazioni inutili in meno.

 

 

MERCOLEDI’ 12 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: San Giosafat;Sant’Evasio.

Una scheggia di preghiera:

 

GRAZIE, SIGNORE.

 

Hanno detto: È irragionevole essere schiavi delle cose sopra le quali abbiamo ricevuto il potere. (Metodio)

Saggezza popolare: Il vicino che ti è prossimo è preferibile al fratello lontano. (Proverbio Arabo)

Un aneddoto: IL MANTELLO D'ORO. Una volta, santa Caterina da Siena, da una finestrella vide un mendicante steso all'angolo della via. Mentre recitava le preghiere, l'immagine di quel poveretto esposto al freddo, non la lasciò un istante. Infine, non potendo più resistere, corse in cucina a prendere del pane per deporlo presso il dormiente. Lo trovò invece sveglio e parecchi infreddolito: "Non avresti qualcosa per coprirmi?" - chiese. Per tutta risposta Caterina si tolse il mantello nero della penitenza e glielo diede, rammaricandosi di non poter dargli anche le vesti, per via della gente. Alla notte seguente Gesù le comparve in visione dicendole, compiaciuto: "Figlia mia, oggi hai coperto la mia nudità: Per questo io, ora, ti rivesto del mantello d'oro della carità". D'allora in poi Caterina non soffrì mai più il freddo e anche nel più crudo inverno "poteva andare in giro vestita di leggero". Il calore della Grazia la riparava sempre.

Parola di Dio: Tt. 3,1-7; Sal. 22; Lc. 17,11-19

 

Vangelo Lc 17, 11-19

Dal vangelo secondo Luca

Durante il viaggio verso Gerusalemme, Gesù attraversò la Samaria e la Galilea. Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi i quali, fermatisi a distanza, alzarono la voce, dicendo: "Gesù maestro, abbi pietà di noi!". Appena li vide, Gesù disse: "Andate a presentarvi ai sacerdoti". E mentre essi andavano, furono sanati. Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce; e si gettò ai piedi di Gesù per ringraziarlo. Era un Samaritano. Ma Gesù osservò: "Non sono stati guariti tutti e dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato chi tornasse a render gloria a Dio, all'infuori di questo straniero?" E gli disse: "Alzati e và; la tua fede ti ha salvato!". Parola del Signore

 

“NON SI E’ TROVATO CHI TORNASSE A RENDER GLORIA A DIO, ALL’INFUORI DI QUESTO STRANIERO?”. (Lc. 17,18)

L'ingratitudine è ciò che più ferisce e amareggia l'uomo e quindi è l'atteggiamento che più addolora Gesù. Il Cristo non rimane indifferente davanti ai comportamenti degli uomini nei suoi riguardi. Egli è sensibile all'amicizia, all'affetto, all'amore delle persone così come è dispiaciuto della dimenticanza, dell'ingratitudine, delle offese e ancor più dell'odio. Nella nostra “cultura” dell’utilitarismo ci sono delle cose che possono sembrarci inutili, ad esempio dire: “Grazie”. In fondo tutto mi è dovuto. I nove lebbrosi avevano chiesto la grazia, l’hanno ottenuta. Adesso hanno da pensare al loro reinserimento nella società, devono pensare a come poter riprendere i loro affari dopo il periodo forzato di esclusione da essi. Tornare indietro a dir grazie è una perdita di tempo. Meno male che ce n’è uno che ha ancora il “gusto dell’inutile” ma il senso della gioia che diventa grazie e lode. Ed è proprio questo “inutile” che lo apre ad un’altra grazia, quella fondamentale per la quale Gesù ha fatto il miracolo: la fede. Dire “grazie”, lodare, inginocchiarsi sono i gesti della fede. Perdere tempo a ringraziare è aprirsi a Colui che oltre ai doni materiali vuole darti Se stesso.

 

 

GIOVEDI’ 13 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: Santa Francesca Saverio Cabrini; San Diego.

Una scheggia di preghiera:

 

VENGA OGGI IL TUO REGNO.

 

Hanno detto:

Il diavolo nel trascinarci alla rovina usa violenza; Dio invece nell’esercitarci alla salvezza ci conduce per mano. (Dionigi di Alessandria)

Saggezza popolare: Una sola mano non può applaudire. (Proverbio Arabo)

Un aneddoto: Un giorno a Torino si presentò alla porta della Piccola Casa della Divina Provvidenza l’Arcivescovo di Vercelli. Don Giuseppe Cottolengo, avvertito, fece comunicare all’eminente visitatore, scusandosi, di non poter presentarsi a riceverlo, perché intento al gioco delle bocce con uno degli ospiti della casa: un infelice handicappato, che si sarebbe forse offeso per l’interruzione della partita. L’arcivescovo, dinanzi a simile lezione d’umanità, restò commosso e volle avere l’onore di fare l’arbitro e contare i punti nella gara di quei due bocciofili così accaniti.

Parola di Dio: Fm. 7-20; Sal 145; Lc. 17,20-25

 

Vangelo Lc 17, 20-25

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, interrogato dai farisei: "Quando verrà il regno di Dio?", Gesù rispose: "Il regno di Dio non viene in modo da attirare l'attenzione, e nessuno dirà: Eccolo qui, o: eccolo là. Perché il regno di Dio è in mezzo a voi!". Disse ancora ai discepoli: "Verrà un tempo in cui desidererete vedere anche uno solo dei giorni del Figlio dell'uomo, ma non lo vedrete. Vi diranno: Eccolo là, o: eccolo qua; non andateci, non seguiteli. Perché come il lampo, guizzando, brilla da un capo all'altro del cielo, così sarà il Figlio dell'uomo nel suo giorno. Ma prima è necessario che egli soffra molto e venga ripudiato da questa generazione". Parola del Signore

 

“QUANDO VERRÀ IL REGNO DI DIO?”. (Lc. 17,20)

La domanda dei farisei è più che legittima: quando verrà il Regno di Dio? Gesù replica che il Regno è già in mezzo a noi, siamo noi a costruirlo, che la presenza di Dio, là dove Dio regna, è una presenza discreta, non evidente, che richiede interiorità più che apparenza, silenzio più che rumore. L'agire del Signore non si manifesta mai come spettacolo visibile agli occhi della carne. Lo si riconosce alla luce della fede, non attira l'attenzione dei sensi, ma smuove le coscienze se disposte a comprendere i segni di Dio. Esiste ancora la tentazione di attenderci dal Signore manifestazioni eclatanti e spettacolari, sullo stile di quelli che spesso inscenano gli uomini ma queste non succedono perché Egli  si manifesta di prevalenza agli umili e ai puri di cuore e a tutti coloro che fanno ardere dentro la luce della fede. Se ai nostri giorni, talvolta in tono accusatorio, si parla del silenzio di Dio, dobbiamo concludere che ciò dipende soltanto dalla cecità e dalla sordità degli uomini. Accadeva già ai tempi di Cristo; egli era lì in mezzo a loro, aveva iniziato la sua predicazione dicendo semplicemente: “Convertitevi e credete al Vangelo. Il Regno di Dio è vicino”. Quella voce però per molti era caduta nel vuoto. C'è ancora il rischio di volerlo cercare chi sa dove, chi sa in chi, e non accorgersi che egli è vivo e presente in mezzo a noi a condividere in tutto la nostra storia.

 

 

VENERDI’ 14 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: Santa Veneranda; San Giocondo di Bologna.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE RENDICI CONSAPEVOLI DEL TUO AMORE.

 

Hanno detto: Dio non fa nulla senza motivo e non permette che qualche cosa avvenga inutilmente (Origene)

Saggezza popolare: L’ignorante è nemico di se stesso. (Proverbio Arabo)

Un aneddoto: San Pellegrino Laziosi, da giovane, era chiamato il Lupo di Forlì per la vita tempestosa che conduceva e soprattutto per i suoi trascorsi ghibellini che lo condussero a odiare ardentemente il Papato e, nel 1283, ad affrontare sul palco di Piazza Maggiore della sua città il Legato Pontificio, venuto per ridurre all’obbedienza una città che aveva ricevuto l’interdetto. Il Legato del Papa era san Filippo Benizi, dei Servi di Maria, che voleva pacificare gli animi. Pellegrino Laziosi lo schiaffeggiò pubblicamente, tra le acclamazioni dei suoi. Ma pentitosi nella notte, sellò un cavallo e a spron battuto raggiunse sulla via Emilia il frate schiaffeggiato; gli si gettò ai piedi e gli chiese perdono. Si convertì e andò a Siena per vivere con i Serviti. Lì si santificò nella penitenza durissima e meritò che il Crocifisso staccasse la mano dai chiodi per stenderla su una vena cancerosa che minacciava la sua esistenza. E lo schiaffeggiatore fu risanato.

Parola di Dio: 2Gv. 1.3-9; Sal. 118; Lc. 17,26-37

 

Vangelo Lc 17, 26-37

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Come avvenne al tempo di Noè, così sarà nei giorni del Figlio dell'uomo: mangiavano, bevevano, si ammogliavano e si maritavano, fino al giorno in cui Noè entrò nell'arca e venne il diluvio e li fece perire tutti. Come avvenne anche al tempo di Lot: mangiavano, bevevano, compravano, vendevano, piantavano, costruivano; ma nel giorno in cui Lot uscì da Sòdoma piovve fuoco e zolfo dal cielo e li fece perire tutti. Così sarà nel giorno in cui il Figlio dell'uomo si rivelerà. In quel giorno, chi si troverà sulla terrazza, se le sue cose sono in casa, non scenda a prenderle; così chi si troverà nel campo, non torni indietro. Ricordatevi della moglie di Lot. Chi cercherà di salvare la propria vita la perderà, chi invece la perde la salverà. Vi dico: in quella notte due si troveranno in un letto: l'uno verrà preso e l'altro lasciato; due donne staranno a macinare nello stesso luogo: l'una verrà presa e l'altra lasciata". Allora i discepoli gli chiesero: "Dove, Signore?". Ed egli disse loro: "Dove sarà il cadavere, là si raduneranno anche gli avvoltoi". Parola del Signore

 

“MANGIAVANO, BEVEVANO, SI AMMOGLIAVANO E SI MARITAVANO… FINO AL GIORNO IN CUI IL FIGLIO DELL’UOMO SI RIVELERA' ". (Lc. 17,26-30)

Gesù sembra dirci: “Attenti che gli usi, le abitudini, l’attaccamento alle cose, le preoccupazioni materiali non oscurino quelli che sono i veri valori per cui vivere creando la fatale possibilità di non accorgersi che Dio sta venendo, ci è vicino, ci dà delle possibilità che noi ci lasciamo sfuggire”. E’ facile dimenticarsi di Dio. E’ facile credere che la felicità stia nelle cose, è terribilmente stupido, ma facile, passare davanti al tesoro e tirare diritto perché abbindolati da stupidaggini che passano. Gesù ci dice che però questo non durerà per sempre. Il giudizio che ci attende sarà la rivelazione di ciò che noi siamo in realtà e sarebbe terribilmente assurdo e stupido scoprire da una parte che abbiamo vissuto con ansia la ricerca della felicità basata nelle cose mentre la vera felicità di Dio l’avevamo a disposizione e ce la siamo persa nel tempo e nell’eternità. La descrizione apocalittica che Gesù fa del giorno della sua ultima venuta non è per spaventarci, ma per renderci attenti, consapevoli dei doni che abbiamo, per renderci capaci di gioire per l’amore di Dio, per essere vigilanti in modo da “non perderci nulla” delle meraviglie che Dio ha operato e sta operando in noi. Ancora una volta il cristiano non è uno spaventato dal futuro, ma uno che attende il futuro sapendo che porterà a pienezza tutto quello che nel presente stiamo già gioiosamente e faticosamente vivendo.

 

 

SABATO 15 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Alberto Magno;San Desiderio; Sant’Eugenio di Toledo.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, GUARDA LA MIA POVERTA’ E SALVAMI.

 

Hanno detto:

La santità al principio sembra piuttosto amara, ma alla fine risulta più dolce del miele, quando ha prodotto i frutti della virtù. (Origene)

Saggezza popolare: Non puoi cavar farina da un sacco di carbone. (Proverbio Arabo)

Un aneddoto: S. Antonio Abate ricevette un giorno una lettera dall'Imperatore Costantino, con un invito per un colloquio con il sovrano. I monaci, che ne ebbero conoscenza, ne furono assai lieti e si congratularono con il loro abate; ma smaniavano di ricevere anch'essi qualche lettera simile; o, per lo meno, di poter leggere quella che l'imperatore in persona aveva scritto al Santo. Quando S. Antonio lo seppe li ammonì: "E che è la lettera di un uomo a confronto con quella di un Dio? Il Vangelo è la lettera che Dio ci scrive: lì vi è la sua legge, lì vi è la parola di Gesù Cristo. Che cosa possono essere le piccole cose che sa dire un re paragonate alle grandi verità, insegnateci dal Salvatore?".

Parola di Dio: 3Gv. 5-8; Sal 111; Lc. 18,1-8

 

Vangelo Lc 18, 1-8

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi: "C'era in una città un giudice, che non temeva Dio e non aveva riguardo per nessuno. In quella città c'era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: Fammi giustizia contro il mio avversario. Per un certo tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: Anche se non temo Dio e non ho rispetto di nessuno, poiché questa vedova è così molesta le farò giustizia, perché non venga continuamente a importunarmi". E il Signore soggiunse: "Avete udito ciò che dice il giudice disonesto. E Dio non farà giustizia ai suoi eletti che gridano giorno e notte verso di lui, e li farà a lungo aspettare? Vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell'uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?". Parola del Signore

 

“GESU’ DISSE AI SUOI DISCEPOLI UNA PARABOLA SULLA NECESSITA’ DI PREGARE SEMPRE, SENZA STANCARSI”. (Lc. 18,1)

A prima vista può sembrarci una parabola tutta sbagliata. Prima di tutto ci troviamo davanti ad un giudice disonesto e ateo che viene quasi preso ad esempio come se fosse Dio; secondo, c’è una vedova terribilmente seccante e scocciatrice che non fa che ripetere in continuazione la sua cantilena di richieste quasi esistesse solo lei al mondo, alla fine c’è un esaudimento non certo per amore. E tutto questo per insegnarci a pregare! Eppure gli insegnamenti sono tanti!  Dio non ha bisogno delle nostre parole di preghiera: Lui sa tutto! Siamo noi che con la preghiera ci rendiamo conto di chi siamo e di chi sia colui al quale ci rivolgiamo perché ci aiuti, ci liberi, ci salvi, quindi la preghiera serve soprattutto per noi. Non dobbiamo avere paura della nostra debolezza, al contrario dobbiamo rallegrarcene. Non scoraggiamoci dunque per la nostra impotenza, non lasciamoci impressionare da ciò che sembra “insormontabile”. La nostra vera arma con Dio è la nostra povertà gettata con fede e perseveranza nel cuore del Signore. L’insistenza, poi, non deve essere uno ‘scocciare’ Dio, ma un rafforzare sempre di più noi nella fede: sono convinto che Dio può tutto, che Dio mi è Padre e me ne convinco sempre più chiedendo in continuazione.

 

 

DOMENICA 16 NOVEMBRE: XXXIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A

Tra i santi ricordati oggi: Margherita di Scozia; Santa Geltrude.

Una scheggia di preghiera:

 

OGNI COSA CHE HO, E DONO TUO: TI RINGRAZIO, O SIGNORE.

 

Hanno detto: La verità è una; il falso ha mille deviazioni. (Clemente Alessandrino)

Saggezza popolare: Se non si può costruire una città, costruisci un cuore. (Proverbio Curdo)

Un aneddoto: IL LAMENTO DEL DIAVOLO

Un giorno il diavolo si lamentò con Sant’Antonio abate. Gli chiese: — Perché i tuoi monaci e questi maledetti cristiani mi combattono tanto?  S. Antonio rispose: — Ben a ragione, perché tu li tenti in tutti i modi!  Ma il diavolo sinceramente rispose: — Non sono io che li tormento! Quasi sempre sono le loro passioni, il loro malcelato egoismo e la loro reciproca invidia, che li spingono al male! Il mio potere da tempo è finito, perché chi regna nel mondo oggi non sono io, ma Cristo Signore. L’uomo è più cattivo di me, se cela e scusa la sua malizia riferendola ingiustamente a me!

Parola di Dio: Pr. 31,10-13.19-20.30-31; Sal.127; 1Ts. 5,1-6; Mt. 25,14-30

 

Vangelo Mt 25, 14-30

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: Un uomo, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, a ciascuno secondo la sua capacità, e partì. Colui che aveva ricevuto cinque talenti, andò subito a impiegarli e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone. Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò, e volle regolare i conti con loro. Colui che aveva ricevuto cinque talenti, ne presentò altri cinque, dicendo: Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque. Bene, servo buono e fedele, gli disse il suo padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone. Presentatosi poi colui che aveva ricevuto due talenti, disse: Signore, mi hai consegnato due talenti; vedi, ne ho guadagnati altri due. Bene, servo buono e fedele, gli rispose il padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone. Venuto infine colui che aveva ricevuto un solo talento, disse: Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso; per paura andai a nascondere il tuo talento sotterra; ecco qui il tuo. Il padrone gli rispose: Servo malvagio e infingardo, sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l'interesse. Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a chiunque ha sarà dato e sarà nell'abbondanza; ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha. E il servo fannullone gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti". Parola del Signore

 

“DOPO MOLTO TEMPO IL PADRONE TORNO’ E VOLLE REGOLARE I CONTI CON LORO”. (Mt. 25,19)

Dobbiamo "commerciare" con i talenti ricevuti da Dio. Non importa se ne abbiamo ricevuti molti o pochi, quel che importa è che nessun talento resti inerte, ma sia investito interamente al servizio di Dio, della Chiesa e dei nostri fratelli. Nessuno è tanto povero da non aver nulla da donare agli altri, da non aver qualcosa da offrire, qualcosa con cui "mercanteggiare". In questo senso il "ricco" non è colui che ha di più, bensì colui che dà di più, colui che offre di più ciò che ha, come dono per gli altri. I nemici da vincere, dunque, sono l'indolenza, l'inerzia, l'omissione; quella specie di torpore umano e spirituale che anestetizza le migliori qualità del cuore, e ci fa scivolare in una vita sterile e titubante. Il nemico da vincere è la paura, che ci fa nascondere il talento per non rischiare un fallimento. Il cristiano non può spaventarsi di fronte al mondo e alla vita, perché la sua forza è l'amore; perché la sua vita è passata dalle tenebre alla luce; egli è figlio della luce, e vive nell'amore, e l'amore è donazione sincera di sé, senza limiti.

 

 

LUNEDI’ 17 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: Santa Elisabetta di Ungheria;Sant’Aniano d’Asti.

Una scheggia di preghiera:

 

GESU’, FIGLIO DI DIO, ABBI PIETA’ DI ME!

 

Hanno detto: Chi dice cattive parole non differisce da chi compie cattive azioni. (Clemente Alessandrino)

Saggezza popolare: Chi non sa comprendere uno sguardo non potrà capire lunghe spiegazioni. (Proverbio Arabo)

Un aneddoto: Elisabetta d'Ungheria, la santa della carità, diceva ai poveri da lei beneficati: "Fate anche voi la carità". A loro che le rispondevano: "Ma come fare, se siamo poveri?", la santa regina replicava: "Non è sempre comandato d'aprir le borse: è comandato d'aprire sempre il cuore, e quando non abbiamo denaro, possiamo però avere sempre un cuore per compatire i bisognosi, due occhi per vederli, due orecchi per sentirli, due piedi per visitarli, due mani per servirli, una lingua per consolarli, incoraggiarli, istruirli, esortarli, correggerli…"

Parola di Dio: Ap.1,1-4;2,1-5; Sal. 1; Lc. 18,35-43

 

Vangelo Lc 18, 35-43

Dal vangelo secondo Luca

Mentre Gesù si avvicinava a Gerico, un cieco era seduto a mendicare lungo la strada. Sentendo passare la gente, domandò che cosa accadesse. Gli risposero: "Passa Gesù il Nazareno!". Allora incominciò a gridare: "Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me!". Quelli che camminavano avanti lo sgridavano, perché tacesse; ma lui continuava ancora più forte: "Figlio di Davide, abbi pietà di me!". Gesù allora si fermò e ordinò che glielo conducessero. Quando gli fu vicino, gli domandò: "Che vuoi che io faccia per te?". Egli rispose: "Signore, che io riabbia la vista". E Gesù gli disse: "Abbi di nuovo la vista! La tua fede ti ha salvato". Subito ci vide di nuovo e cominciò a seguirlo lodando Dio. E tutto il popolo, alla vista di ciò, diede lode a Dio. Parola del Signore

 

“ALLORA COMINCIO’ A GRIDARE: GESU’, FIGLIO DI DAVIDE ABBI PIETA’ DI ME”. (Lc.18,38)

Tante persone desiderano avvicinarsi a Gesù. Vogliono conoscerlo, gli chiedono diverse grazie. Nostro Signore, in così tante occasioni, in tanti modi diversi, dimostra lo stesso amore; Ad ognuno risponde in modo diverso, perché vuole un rapporto personale, unico con tutti quelli che lo cercano. È proprio qui: la risposta personale di Dio ad un nostro appello che è la vera essenza della preghiera. Diventa, allora facile scoprire che quelle invocazioni, così belle, che leggiamo nei Vangeli di quanti si incontrano con Gesù possono diventare spunti anche per la nostra preghiera personale. Oggi il Vangelo ci propone Gesù con il cieco di Gerico. Ecco la sua invocazione è una testimonianza di fede. Proprio questa invocazione pone tutto l'episodio su un piano completamente diverso da quanto può apparire ad una prima lettura. Non è difficile capire che qui non si parla della sola vista fisica ma di tutta l'espressione della vita. La risposta di Gesù sottolinea questo diverso livello: a chi gli chiede la guarigione, Egli offre la salvezza. Scopriamo quindi l'effetto veramente principale della preghiera, della nostra preghiera. Tante volte poniamo nelle mani di Gesù i nostri affanni, i nostri problemi e ciò che ci angustia. Egli, se spinto dalla nostra fede, ci situa in un'altra prospettiva, ben più alta: la salvezza. La preghiera diventa quindi lode proprio quando scopriamo, con questo incontro personale di cosa veramente abbiamo bisogno.

 

 

MARTEDI’ 18 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: San Frediano di Lucca.

Una scheggia di preghiera:

 

GESU’ VIENI IN CASA NOSTRA.

 

Hanno detto: Non ha bisogno di nulla colui che possiede l’onnipotente Verbo che è Dio. (Clemente Alessandrino)

Saggezza popolare: Dove è il ricco la c’è il povero. Ma dove c’è giustizia, là sono tutti fratelli. (Proverbio Arabo)

Un aneddoto: A Sant’Antonio abate, che da più di mezzo secolo viveva nel deserto solo e privo di tutto, un giorno un visitatore chiese: “Padre, come puoi tu, uomo di cultura, vivere qui, senza un libro?” Rispose il santo: “Io anche qui ogni giorno ho due libri meravigliosi, che non finisco mai di leggere, tanto son belli: il creato e la Bibbia! Ad ogni loro pagina m’incanto di fronte alle meraviglie e alle sorprese d’un Amore supremo, carico di bellezza e di vita.”

Parola di Dio: Ap. 3,1-6.14-22; Sal 14,1-5; Lc. 19,1-10

 

Vangelo Lc 19, 1-10

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù, entrato in Gerico, attraversava la città. Ed ecco un uomo di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere quale fosse Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, poiché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per poterlo vedere, salì su un sicomoro, poiché doveva passare di là. Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: "Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua". In fretta scese e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: "E' andato ad alloggiare da un peccatore!". Ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: "Ecco, Signore, io do la metà dei miei beni ai poveri; e se ho frodato qualcuno, restituisco quattro volte tanto". Gesù gli rispose: "Oggi la salvezza è entrata in questa casa, perché anch'egli è figlio di Abramo; il Figlio dell'uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto". Parola del Signore

 

“IL FIGLIO DELL’UOMO E’ VENUTO A CERCARE E A SALVARE CIO’ CHE ERA PERDUTO”. (Lc.19,10)

L'incontro di Gesù con Zaccheo ripropone uno dei temi fondamentali del vangelo: la preferenza di Dio per i peccatori. Quest'uomo altolocato e benestante è insoddisfatto di sé. In apparenza ha tutto, in realtà gli manca tutto. In quanto pubblicano è escluso dalla salvezza secondo la legge, in quanto ricco è escluso dalla salvezza secondo il vangelo. E' un peccatore della peggior specie, è un caso impossibile. Eppure Gesù si autoinvita a casa sua con grave scandalo dei benpensanti, ma con la gioia profonda di Zaccheo che si scopre amato e che davanti all’amore è anche disposto a cambiare vita. Luca si compiace di presentare Gesù che si trova a suo agio in casa di un peccatore. La salvezza è per tutti, e prima di tutto per i peccatori che si pentono. Zaccheo cercava Gesù, ma alla fine di questo episodio evangelico scopriamo che, ancor più e ancor prima, era Gesù che cercava Zaccheo che si era perduto. La lezione di questo brano di vangelo ha bisogno di essere sempre ricordata nella Chiesa. C'è sempre qualcuno nella comunità cristiana che ha paura di avvicinare i peccatori, gli scomunicati e i nemici della religione e della fede. Il vangelo ci spinge ad essere vicini a tutti, a stabilire buoni rapporti con tutti, perché tutti hanno bisogno di salvezza, e tocca proprio a noi portarla a loro. 

 

 

MERCOLEDI’ 19 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: San Fausto; Joseph Kalinowsaki.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, INSEGNAMI A RISCHIARE I TUOI DONI.

 

Hanno detto: La ricchezza, se non è ben pilotata, è una piazzaforte del male. (Clemente Alessandrino)

Saggezza popolare: Se apri l’occhio del tuo cuore potrai veder cose altrimenti invisibili.

Un aneddoto: LA MORTE DI ANTONIO, SCRITTA DA ATANASIO. Antonio entrò nella parte interna della montagna, là dove abitava di solito, e pochi mesi dopo si ammalò. Chiamò allora i suoi compagni — erano due che abitavano con lui e che da quindici anni conducevano vita ascetica e lo servivano nella sua vecchiaia. Diceva loro: “lo, come sta scritto, me ne vado per la via dei padri . Sento che il Signore mi chiama, voi siate vigilanti e non lasciate che si perda il frutto della vostra lunga ascesi, ma preoccupatevi di tener viva la vostra sollecitudine come se cominciaste soltanto adesso. Conoscete le insidie dei demoni, sapete quanto sono feroci eppure deboli. Non temeteli dunque, ma respirate sempre Cristo e abbiate fede in Lui. Vivete come se doveste morire ogni giorno, vigilate su voi stessi e ricordate le esortazioni che avete udito da me. Cercate, anche voi, di unirvi sempre innanzitutto al Signore e poi ai santi perché dopo la vostra morte vi accolgano nelle dimore eterne come amici e familiari. A questo pensate e comprendetelo.” Dopo queste parole i fratelli lo abbracciarono. Antonio si sdraiò, levò lo sguardo verso quelli che erano venuti a vederlo come se fossero suoi amici e si rallegrò del loro arrivo. Giaceva sdraiato con il volto lieto e così spirò e si unì ai suoi padri. I due compagni, secondo l’ordine ricevuto, l’avvolsero in un lenzuolo e lo seppellirono nascondendo il suo corpo sotto terra.

Parola di Dio: Ap. 4,1-11; Sal. 150; Lc. 19,11-28

 

Vangelo Lc 19, 11-28

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse una parabola perché era vicino a Gerusalemme e i discepoli credevano che il regno di Dio dovesse manifestarsi da un momento all'altro. Disse dunque: "Un uomo di nobile stirpe partì per un paese lontano per ricevere un titolo regale e poi ritornare. Chiamati dieci servi, consegnò loro dieci mine, dicendo: Impiegatele fino al mio ritorno. Ma i suoi cittadini lo odiavano e gli mandarono dietro un'ambasceria a dire: Non vogliamo che costui venga a regnare su di noi. Quando fu di ritorno, dopo aver ottenuto il titolo di re, fece chiamare i servi ai quali aveva consegnato il denaro, per vedere quanto ciascuno avesse guadagnato. Si presentò il primo e disse: Signore, la tua mina ha fruttato altre dieci mine. Gli disse: Bene, bravo servitore; poiché ti sei mostrato fedele nel poco, ricevi il potere sopra dieci città. Poi si presentò il secondo e disse: La tua mina, signore, ha fruttato altre cinque mine. Anche a questo disse: Anche tu sarai a capo di cinque città. Venne poi anche l'altro e disse: Signore, ecco la tua mina, che ho tenuta riposta in un fazzoletto; avevo paura di te che sei un uomo severo e prendi quello che non hai messo in deposito, mieti quello che non hai seminato. Gli rispose: Dalle tue stesse parole ti giudico, servo malvagio! Sapevi che sono un uomo severo, che prendo quello che non ho messo in deposito e mieto quello che non ho seminato: perché allora non hai consegnato il mio denaro a una banca? Al mio ritorno l'avrei riscosso con gli interessi. Disse poi ai presenti: Toglietegli la mina e datela a colui che ne ha dieci Gli risposero: Signore, ha gia dieci mine! Vi dico: A chiunque ha sarà dato; ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha. E quei miei nemici che non volevano che diventassi loro re, conduceteli qui e uccideteli davanti a me". Dette queste cose, Gesù proseguì avanti agli altri salendo verso Gerusalemme. Parola del Signore

 

“AVEVO PAURA DI TE CHE SEI UN UOMO SEVERO”. (Lc.19,21)

All'interno della parabola delle mine o talenti, Gesù mette a fuoco due opposti comportamenti a proposito dei beni  che Dio ci dà da amministrare nel tempo breve della nostra esistenza. Il primo è il comportamento di chi è tutto "rattrappito" dalla paura. Avendo un'idea meschina di Dio, teme di rischiare la vita per lui che ritiene un padrone duro, intransigente e tutto sommato... pericoloso. L'altro invece traffica bene quello che gli è stato consegnato da amministrare e riceve una ricompensa incredibilmente superiore al poco in cui si è mostrato fedele.. In effetti anche noi possiamo essere tentati di gestire i doni di Dio all'insegna delle paure, dentro una vita più da schiavi che da figli. Oggi, chiederò al Signore Gesù il coraggio del rischio, dell'iniziativa, della creatività: non per emergere, per farmi un nome, ma perché il suo Regno di giustizia, di pace e di amore trionfi.

 

 

GIOVEDI’ 20 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: Santi Ottavio, Avventore e Solutore; Sant’Edmondo.

Una scheggia di preghiera:

 

PERDONACI, SIGNORE, PER LA NOSTRA INGRATITUDINE.

 

Hanno detto: Ciò che è l’anima nel corpo, lo sono i cristiani nel mondo. (Diogneto)

Saggezza popolare: La ferita causata da un fratello fa più male di quella inferta da un nemico. (Proverbio Arabo)

Un aneddoto: San Giovanni Bosco, in uno dei suoi sogni, vide Domenico Savio, ragazzo vivace, suo alunno morto qualche mese prima. Questi era a capo di una schiera di ragazzi e giovani; indossava una veste bianca ed era cinto di una fascia rossa. Pose nelle mani di don Bosco un mazzo di fiori, vi erano rose, viole, genziane, gigli, semprevive. "Che cosa indica codesto mazzo di fiori?" - chiese don Bosco. "Simboleggiano le virtù che più piacciono al Signore.", rispose. "E quali sono?". Rispose: "La rosa è il simbolo della carità, la viola dell'umiltà, il girasole dell'ubbidienza, la genziana della penitenza, le spighe della comunione frequente, il giglio della purezza; la sempreverde significa che queste virtù devono durare sempre e perciò simboleggia la perseveranza.

Parola di Dio: Ap. 5,1-10; Sal. 149; Lc. 19,41-44

 

Vangelo Lc 19, 41-44

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo Gesù, quando fu vicino a Gerusalemme, alla vista della città, pianse su di essa, dicendo: "Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, la via della pace. Ma ormai è stata nascosta ai tuoi occhi. Giorni verranno per te in cui i tuoi nemici ti cingeranno di trincee, ti circonderanno e ti stringeranno da ogni parte; abbatteranno te e i tuoi figli dentro di te e non lasceranno in te pietra su pietra, perché non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata". Parola del Signore

 

“GESU’ ALLA VISTA DI GERUSALEMME, PIANSE SU DI ESSA”. (Lc. 19,41)

Il pianto di Gesù rivela il mistero più grande di Dio: la sua passione per noi. Gesù piange su Gerusalemme. Il pianto di Gesù è l'ultimo invito alla penitenza per la città ostinata nel suo rifiuto e nel suo male. Anche umanamente una delle più grandi sofferenze è quella di amare, di donare se stessi e di non essere capiti e riamati. Dio ha amato il suo popolo, quella città, Gerusalemme, è la storia del suo amore e adesso Gesù vede questa città ostile, indifferente, pronta ad espellere ancora una volta la proposta di Dio, pronta ad uccidere il suo Dio. Gesù ha visitato la tua e la mia vita, ci offre gratuitamente la salvezza, ci dà i suoi segni, spezza il suo pane con noi, e noi, troppo indaffarati e miopi, non lo accogliamo. Qualche esempio: un povero ha bisogno di noi e noi non abbiamo tempo e cuore per lui. Gesù mi invita alla sua mensa domenicale e io non sento il bisogno del suo pane. I nostri occhi e il nostro cuore vogliono trovare pace, serenità, amore e preferiamo fidarci delle cose piuttosto che accogliere, grati, questi doni da Gesù che ce li offre. Il velo del pessimismo e dell'egoismo ci impedisce di vedere il regno di Dio che sta già venendo. Speriamo che anche davanti a noi, Gesù non debba piangere per tanta miopia e ingratitudine.

 

 

VENERDI’ 21 NOVEMBRE: PRESENTAZIONE AL TEMPIO DELLA BEATA VERGINE MARIA

Tra i santi ricordati oggi: San Romeo; Santi Celso e Clemente.

Una scheggia di preghiera:

 

PURIFICAMI, O SIGNORE.

 

Hanno detto: È impossibile conoscere Dio senza l’aiuto di Dio. (Sant’Ireneo)

Saggezza popolare: L’uomo è come una palma sulla spiaggia del mare. Si agita con il vento della vita. (Proverbio arabo)

Un aneddoto: La fama di Sebastiano è particolarmente legata alla protezione contro la peste, fama che condivise con S. Antonio e S. Rocco. Su questa venerazione contro la peste la leggenda dice che siccome Sebastiano come primo supplizio subì quello delle frecce, queste sarebbero l’indicazione dell’ira di Dio. Siccome il santo uscì indenne da questo supplizio sarebbe sorta la convinzione di una sua particolare protezione contro le “frecce” dei castighi divini (pestilenze) . Sebastiano fu eletto protettore anche di molte corporazioni come arcieri e archibugieri, mercanti in ferro e tappezzieri.

Parola di Dio: Ap. 10,8-11; Sal. 118; Lc. 19,45-48

 

Vangelo Lc 19, 45-48

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo Gesù, entrato nel tempio, cominciò a scacciare i venditori, dicendo: "Sta scritto: La mia casa sarà casa di preghiera. Ma voi ne avete fatto una spelonca di ladri!". Ogni giorno insegnava nel tempio. I sommi sacerdoti e gli scribi cercavano di farlo perire e così anche i notabili del popolo; ma non sapevano come fare, perché tutto il popolo pendeva dalle sue parole. Parola del Signore

 

“GESU’, ENTRATO NEL TEMPIO COMINCIO’ A SCACCIARE I VENDITORI DICENDO: STA SCRITTO: LA MIA CASA SARA’ CASA DI PREGHIERA. MA VOI NE AVETE FATTO UNA SPELONCA DI LADRI”. (Lc. 19,45)

Gesù entra nel tempio e scaccia i venditori con gesti violenti E capita, allora, di imbattersi anche in chi crede di poter interpretare questo brano come legittimazione dell'uso della violenza in certe situazioni! Ma è evidente che qui Gesù non è che si lasci andare ad un impeto di rabbia: sarebbe strano in colui che si è definito "mite e umile di cuore". Gesù sta semplicemente compiendo un gesto profetico, un gesto, cioè, che vuole annunciare un evento prossimo: la cacciata dei venditori è simbolo della distruzione del tempio antico; l'ingresso di Gesù è simbolo della costruzione del nuovo tempio. Il male che corrode il tempio antico è l'associazione di Dio e Mammona: male mai scongiurato del tutto. Sono infatti due realtà opposte: Dio è gratuità, Mammona è tornaconto personale, Dio è dono, Mammona è possesso egoistico... Cacciati i venditori, nel tempio restano solo Gesù e il suo insegnamento: la Parola e il Corpo di Cristo sono l'edificazione del nuovo tempio spirituale. Gesù entra nel tempio: quale tempio? Quello di Gerusalemme, distrutto quasi venti secoli fa? No, Gesù entra nel tempio che siamo noi, entra nel cuore di ciascuno di noi e vuole farne casa di preghiera!

 

 

SABATO 22 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: Santa Cecilia; San Pedro Esqueda Ramirez.

Una scheggia di preghiera:

 

TU SOLO, O GESU’, HAI PAROLE DI VITA ETERNA.

 

Hanno detto: La tristezza è il più malvagio di tutti gli spiriti ed il più temibile per i servi di Dio e più di tutti gli spiriti rovina l’uomo e caccia lo Spirito Santo. (Il Pastore di Erma)

Saggezza popolare: Colui che veste gli abiti degli altri è nudo.

Un aneddoto: Cecilia portava sempre con sé il Vangelo, né giorno né notte interrompeva il suo dialogo d’amore con Gesù, cui aveva votato la sua verginità. Costretta a fidanzarsi con il giovane Valeriano, fu stabilito il giorno del matrimonio; ma essa, accompagnandosi con l’organo, cantava: — Signore, il mio cuore e il mio corpo sono tuoi: conservami vergine per te! La prima notte di matrimonio, trovandosi sola con lo sposo, gli disse: — Mio dolce e caro Valeriano, ti rivelerò un mistero, se tu mi prometti di mantenerne il segreto. Lo sposo giurò. Allora Cecilia disse: — C’è sempre un Angelo di Dio che mi segue e veglia sul mio corpo. Se tu serberai un amore puro per me, egli ti farà vedere la sua gloria. Allora Valeriano rispose: — Se vuoi che io ti creda, fammi vedere il tuo Angelo. E Cecilia: — Certamente lo vedrai, ma prima devi credere in Dio e ricevere il Battesimo. Valeriano allora si fece cristiano, comprese l’amore puro della sua meravigliosa sposa e vide il suo Angelo. Quando furono condotti al martirio, alla domanda se non temessero di perdere la loro giovane vita e il loro grande amore, Valeriano e Cecilia risposero: — Questo non è perdere la giovinezza, ma cambiarla in meglio: dare l’amore che passa e ricevere l’amore eterno; dare una casa di mattoni, per ricevere una splendida dimora celeste; dare il fango e ricevere l’oro.

Parola di Dio: Ap. 11,4-12; Sal. 143; Lc. 20,27-40

 

Vangelo Lc 20, 27-40

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, si avvicinarono a Gesù alcuni sadducei, i quali negano che vi sia la risurrezione, e gli posero questa domanda: "Maestro, Mosè ci ha prescritto: Se a qualcuno muore un fratello che ha moglie, ma senza figli, suo fratello si prenda la vedova e dia una discendenza al proprio fratello. C'erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. Allora la prese il secondo e poi il terzo e così tutti e sette; e morirono tutti senza lasciare figli. Da ultimo anche la donna morì. Questa donna dunque, nella risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l'hanno avuta in moglie". Gesù rispose: "I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni dell'altro mondo e della risurrezione dai morti, non prendono moglie né marito; e nemmeno possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, essendo figli della risurrezione, sono figli di Dio. Che poi i morti risorgono, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando chiama il Signore: Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe. Dio non è Dio dei morti, ma dei vivi; perché tutti vivono per lui". Dissero allora alcuni scribi: "Maestro, hai parlato bene". E non osavano più fargli alcuna domanda. Parola del Signore

 

“DIO NON È IL DIO DEI MORTI, MA DEI VIVI”. (Lc. 20,38)

Quante volte noi rendiamo Dio, il Dio dei morti! Quando Lui è autore del fato, quando è un Dio cui piace la sofferenza, quando pensiamo sia solo soddisfatto delle nostre preghiere e delle nostre candele votive, quando ci rivolgiamo a Lui solo in caso di necessità, quando vanifichiamo l’opera del suo Spirito creatore, quando disprezziamo la natura, quando riduciamo la nostra vita al materialismo, quando manchiamo di speranza... Dio è vita, e creatore della vita, ama la vita. Gesù si fa uomo per dirci il valore della vita, risorge per dirci che la vita è per sempre, ci chiede amore per rispettare l’essenza della vita. In Lui, morto e risorto per noi, i nostri defunti sono nella vita eterna e noi, figli del Dio della vita siamo chiamati a una vita che non ha fine.

 

 

DOMENICA 23 NOVEMBRE: FESTA DI CRISTO RE ANNO A

Tra i santi ricordati oggi: San Clemente; San Colombano.

Una scheggia di preghiera:

 

TU SEI LA MIA VITA, ALTRO IO NON HO.

 

Hanno detto: Il Signore abita nella pazienza, il diavolo invece nella collera. (Il pastore di Erma)

Saggezza popolare: Nessuno sa che cosa c’è in un piatto coperto. (Proverbio Arabo)

Un aneddoto: Si racconta che un giorno san Colombano, monaco irlandese e fondatore di monasteri in Francia e in Italia, dicesse ad uno dei suoi seguaci: “Da che cosa proviene che la tua faccia è sempre sorridente quando lodo gli altri e biasimo il tuo lavoro?” Rispose il discepolo: “Perché nulla può rapirmi la gioia di essere visto e amato da Dio!”.

Parola di Dio: Ez. 34,11-12.15-17; Sal. 22; 1Cor. 15,20-26.28; Mt. 25,31-46

 

Vangelo Mt 25, 31-46

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si siederà sul trono della sua gloria. E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri, e porrà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra. Allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi. Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti? Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me. Poi dirà a quelli alla sua sinistra: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli. Perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere; ero forestiero e non mi avete ospitato, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato. Anch'essi allora risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato o assetato o forestiero o nudo o malato o in carcere e non ti abbiamo assistito? Ma egli risponderà: In verità vi dico: ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, non l'avete fatto a me. E se ne andranno, questi al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna". Parola del Signore

 

“…HO AVUTO FAME E MI AVETE DATO DA MANGIARE…”. (Mt. 25,35)

Quest’anno la festa di Cristo Re ci rivela il destino finale della nostra storia. Dunque: alla fine dei tempi, davanti al Cristo in maestà che succederà? Noi forse pensiamo di avere l’elenco in cui abbiamo segnato le nostre ore di preghiera, le nostre messe e confessioni e le eventuali giustificazioni da tirare fuori. Tutto questo non serve direttamente; il Signore ci chiederà se lo avremo riconosciuto, nel povero, nel debole, nell’affamato, nel solo, nell’anziano abbandonato, nel parente scomodo. Sì: il giudizio sarà tutto su ciò che avremo fatto. E sul cuore con cui lo avremo fatto. La fede è concretezza, non parole, la preghiera contagia la vita, la cambia, non la anestetizza, la celebrazione continua nella città, non finisce nel Tempio. Allora, certo, la preghiera, l’eucaristia, la confessione, sono strumenti di comunione col Cristo e tra noi per fare della nostra vita il luogo della fede. Nel mio ufficio, in casa a spadellare mi salverò. Se saprò portare la fede da dentro a fuori, da lontano a vicino, e riconoscere il volto del Cristo adorato nel volto del fratello che incontro ogni giorno. San Bernardo costruendo il famoso ospizio sul colle che prese poi il suo nome, là in alto, volle che i suoi monaci avessero come  motto: “Qui Cristo è adorato e sfamato”. Adorare e sfamare, i due polmoni della nostra fede. La regalità di Cristo, oggi, si manifesta nei nostri gesti. Cristo è Signore se sapremo sempre di più amare i fratelli, partecipando loro la nostra fede.

 

 

LUNEDI’ 24 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Andrea Dung-Lac e compagni; Santa Flora.

Una scheggia di preghiera:

 

ECCO IL MIO NULLA, PRENDILO O SIGNORE.

 

Hanno detto: La mitezza…distrugge il demonio. (Ignazio di Antiochia)

Saggezza popolare: Imparare un mestiere, se non ti fa arricchire, ti allunga la vita. (Proverbio Arabo)

Un aneddoto: Un giorno, per le vie di Torino, quando c’erano i carretti trainati da cavalli, un cavallo si rifiuta di camminare, e il carrettiere si mette a snocciolare una litania di imprecazioni e di bestemmie. Domenico Savio gli si avvicina. Gentilmente si toglie il berretto e, col suo inimitabile sorriso: — Signore, vuol farmi un favore? — Con piacere, ragazzo mio! — risponde l’altro, vinto dal modo cortese di chiedere. — Mi saprebbe indicare la strada per andare all’Oratorio di Don Bosco? — chiede quel furbacchione, che conosceva a memoria la strada. — L’Oratorio? L’Oratorio di Don Bosco? Proprio no! Mi dispiace, ma non so proprio dove sia. — Allora, vorrebbe farmi un altro piacere? — Ma certo, ragazzino! Che cosa? — Domenico si alza sulla punta dei piedi per giungere all’orecchio del robusto carrettiere e mormora con gentilezza: — Vorrebbe farmi il piacere di non bestemmiare più? Quell’omone diventa rosso. Poi stringe la mano del ragazzo: — Hai ragione, ragazzo mio! E una brutta abitudine... Ma ti prometto che mi sforzerò di vincerla.

Parola di Dio: Ap. 14,1-5; Sal. 23; Lc. 21,1-4

 

Vangelo Lc 21, 1-4

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, mentre era nel tempio, Gesù, alzati gli occhi, vide alcuni ricchi che gettavano le loro offerte nel tesoro. Vide anche una vedova povera che vi gettava due spiccioli e disse: "In verità vi dico: questa vedova, povera, ha messo più di tutti. Tutti costoro, infatti, hanno deposto come offerta del loro superfluo, questa invece nella sua miseria ha dato tutto quanto aveva per vivere". Parola del Signore

 

“IN VERITA’, QUESTA VEDOVA, POVERA, HA MESSO PIU’ DI TUTTI”. (Lc.21,3)

Lo sguardo di Gesù è attento e coglie fatti e persone nella loro realtà più profonda. I suoi occhi si soffermano dapprima sui ricchi intenti a compiere un gesto del tutto normale e buono: quello di dare la propria offerta in denaro per il tesoro del tempio. Subito dopo Gesù pone il suo sguardo sul gesto quasi furtivo di quella vedova. La "vede" nella totalità del suo essere. Nel giudizio di Gesù la povera vedova ha dato più dei ricchi, perché ha dato tutto ciò che possedeva. Ella affida a Dio la propria vita senza angustiarsi e preoccuparsi. Mette in pratica alla lettera l'insegnamento di Gesù: "Non datevi pensiero per la vostra vita, di quello che mangerete; né per il vostro corpo, come lo vestirete... Non cercate ciò che mangerete e berrete, e non state con l'animo in ansia: di tutte queste cose si preoccupa la gente del mondo; ma il Padre vostro sa che ne avete bisogno. Cercate piuttosto il regno di Dio, e queste cose vi saranno date in aggiunta".  A Dio non si deve dare né tanto né poco né nulla, ma tutto ciò che siamo e abbiamo, perché "noi siamo suoi". L'unica cosa da fare è corrispondere liberamente al suo amore totale. Nell'amore o dai tutto o è come se non avessi dato niente.

 

 

MARTEDI’ 25 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: Santa Caterina di Alessandria.

Una scheggia di preghiera:

 

IN TE, SIGNORE, E’ LA VERA VITA.

 

Hanno detto: E’ un grave errore credersi più di ciò che si è e stimarsi meno di quel che si vale. (Cicerone)

Saggezza popolare: Prima di tagliare con la forbice devi pensare cento volte. (Proverbio Arabo)

Un aneddoto: S. Tommaso d’Aquino un giorno ricevette una lettera dalla sorella. Questa lo pregava così: “Dolcissimo e dotto fratello, indica alla tua povera sorella il metodo più facile per andare in Paradiso”. Il Santo scrisse in calce alla lettera questa sola frase: “Basta volerlo!” e gliela rimandò.

Parola di Dio: Ap. 14,14-19; Sal. 95; Lc. 21,5-11

 

Vangelo Lc 21, 5-11

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, mentre alcuni parlavano del tempio e delle belle pietre e dei doni votivi che lo adornavano, Gesù disse: "Verranno giorni in cui, di tutto quello che ammirate, non resterà pietra su pietra che non venga distrutta". Gli domandarono: "Maestro, quando accadrà questo e quale sarà il segno che ciò sta per compiersi?". Rispose: "Guardate di non lasciarvi ingannare. Molti verranno sotto il mio nome dicendo: "Sono io" e "Il tempo è prossimo"; non seguiteli. Quando sentirete parlare di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate. Devono infatti accadere prima queste cose, ma non sarà subito la fine". Poi disse loro: "Si solleverà popolo contro popolo e regno contro regno, e vi saranno di luogo in luogo terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandi dal cielo". Parola del Signore

 

“VERRANNO GIORNI IN CUI, DI TUTTO QUELLO CHE AMMIRATE NON RESTERA’ PIETRA SU PIETRA”. (Lc. 21,6)

Il tempio di Gerusalemme, ai tempi di Gesù, era un edificio d'imponenza e bellezza eccezionali. Poteva sembrare la realtà più adatta a sfidare i secoli. Proprio mentre alcuni ne vantavano la preziosità, Gesù profetizza che di esso non resterà nulla che non venga distrutto. È una parola sferzante. E può perfino suonare provocatoria, oltre che impopolare! Ma Gesù sta educando i credenti a discernere quello che dura in eterno come la sua Parola, il suo esserci, la fedeltà del suo amore e ciò che, pur bello e buono, ha in sé semi di caducità e di morte. Tutto quello che i nostri occhi vedono quaggiù, tutto quello che le nostre mani palpano è destinato a perire. Anche se bello, incantevole, eccelso. Non c'è nulla che, nel creato e nella storia, non sia preda della morsa del tempo. Nulla, sotto il sole, è immortale? Sì, la mia anima, la tua anima. La nostra parte spirituale è immortale. E quel Gesù che qui parla di distruzione ha anche detto: "Chi crede in me non vedrà la morte in eterno" "Io sono la resurrezione e la vita". Se scegliamo ciò che perisce e costruiamo su di esso la nostra vita, periremo con esso. Se scegliamo Gesù e il suo vangelo come norma di vita e fonte di vera gioia, non conosceremo la "seconda morte" che è perdizione, e anche la prima morte non ci sarà amara, ma "sorella".

 

 

MERCOLEDI’ 26 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: San Corrado; Beata Delfina.

Una scheggia di preghiera:

 

DONACI DI PERSEVERARE CON TE FINO ALLA FINE.

 

Hanno detto:

Fatica del cristiano: stare dentro i problemi, saper convivere con i fallimenti, ma guardare in alto,sempre. (Mons. Masseroni)

Saggezza popolare: Chi cammina sulle impronte di un altro non lascia traccia.

Un aneddoto: A lezione da S. Tommaso.

S. Tommaso d'Aquino aborriva gli onori e le lodi. Quando Clemente IV gli offrì la carica di Arcivescovo di Napoli, non solo rifiutò, ma ottenne una grazia lungamente sollecitata: quella che non gli venisse mai più offerta nessuna altra dignità ecclesiastica. Quando gli fu conferito il titolo di "dottore", lo accettò solo per obbedienza. E quando, studente, ebbe da un condiscepolo, di cui avrebbe potuto certamente essere il maestro, l'appellativo di "bue muto" a causa del grande silenzio che lo distingueva, scambiato per ignoranza e mancanza di ingegno, se ne compiacque apertamente. Un giorno in cui leggeva a voce alta durante il desinare, venne ripreso per aver pronunciato erroneamente una parola. La lesse allora come gli si richiedeva, benché fosse sicuro che si trattasse di uno sbaglio. "Non ha alcuna importanza - disse dopo ai compagni - pronunciare una sillaba lunga o breve. Quel che più importa è l'umiltà e l'obbedienza”.

Parola di Dio: Ap. 15,1-4; Sal. 97; Lc. 21,12-19

 

Vangelo Lc 21, 12-19

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:"Metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e a governatori, a causa del mio nome. Questo vi darà occasione di render testimonianza. Mettetevi bene in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò lingua e sapienza, a cui tutti i vostri avversari non potranno resistere, né controbattere. Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e metteranno a morte alcuni di voi; sarete odiati da tutti per causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo perirà. Con la vostra perseveranza salverete le vostre anime". Parola del Signore

 

“METTERANNO LE MANI SU DI VOI E VI PERSEGUITERANNO”. (Lc. 21,12)

Gesù aveva detto: "Il discepolo non è da più del Maestro. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi". Abbiamo sentito tante volte questa espressione, ma forse l'abbiamo presa con leggerezza, sorvolandola, quasi si trattasse di un modo di dire. La storia, anche quella dei nostri giorni, ce ne documenta invece la profonda verità. Là dove si trova solo pieno consenso, là dove tutti ci applaudono là dove siamo circondati di privilegi c'è da dubitare dell'autenticità della nostra testimonianza. Il cristiano non può essere uno che si accoda alla mentalità di questo mondo, un "allineato" e per questo non può non dar fastidio. La sua vita, se ricalca il vangelo, prima o poi mette in crisi, disturba. E allora si tenta di soffocarne la voce. Non è stato così anche per Gesù?

 

 

GIOVEDI’ 27 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: San Virgilio; Sant’Acario.

Una scheggia di preghiera:

 

GESU’, PORTA A COMPIMENTO LA TUA OPERA IN ME.

 

Hanno detto: Accontentati di camminare a piccoli passi finché non avrai gambe per correre e ali per volare. (San Pio da Pietralcina)

Saggezza popolare: Per il galletto sulla torre ogni vento è buono.

Un aneddoto: LA 'PAGLIA' DI S. TOMMASO. Passavano i mesi e san Tommaso d'Aquino non si decideva a porre fine alla sua meravigliosa opera, "Summa theologica": il capolavoro della teologia medievale. Perché? Un giorno ebbe una visione mistica, nella quale il Signore gli concesse di gustare qualcosa delle verità cristiane e di estasiarsi un attimo delle realtà celesti. Quando allora i suoi compagni lo sollecitavano: "Padre, coraggio dia termine alla sua opera!" Egli rispondeva: " Quel che ho scritto, fratelli, è paglia! Soltanto paglia di fronte alle realtà divine!"

Parola di Dio: Ap. 18,1-2.21-23; 19,1-3.9; Sal. 99; Lc. 21,20-28

 

Vangelo Lc 21, 20-28

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Quando vedrete Gerusalemme circondata da eserciti, sappiate allora che la sua devastazione è vicina. Allora coloro che si trovano nella Giudea fuggano ai monti, coloro che sono dentro la città se ne allontanino, e quelli in campagna non tornino in città; saranno infatti giorni di vendetta, perché tutto ciò che è stato scritto si compia. Guai alle donne che sono incinte e allattano in quei giorni, perché vi sarà grande calamità nel paese e ira contro questo popolo. Cadranno a fil di spada e saranno condotti prigionieri tra tutti i popoli; Gerusalemme sarà calpestata dai pagani finché i tempi dei pagani siano compiuti. Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l'attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire su una nube con potenza e gloria grande. Quando cominceranno ad accadere queste cose, alzatevi e levate il capo, perché la vostra liberazione è vicina". Parola del Signore

 

“QUANDO COMINCERANNO AD ACCADERE QUESTE COSE, ALZATEVI E LEVATE IL CAPO, PERCHE’ LA VOSTRA LIBERAZIONE E’ VICINA”. (Lc. 21,28)

Il vangelo odierno descrive a tinte piuttosto forti la caduta di Gerusalemme e ciò che accadrà alla fine dei tempi. Parla di angoscia, di paura. Eppure la sua conclusione è tutt'altro che tragica. È un grido di vittoria! Il trionfante ritorno di Cristo illumina questa pagina e fa fiorire sulle labbra la supplica con cui si chiude l'Apocalisse: "Vieni, Signore Gesù!". Sì, per il cristiano non esistono ore così buie che non siano illuminate da un raggio di speranza. Quella speranza che fluisce spontanea dalla fede e quindi è gioiosa certezza. Gesù non ha promesso di liberarci da tutte le prove, non ha abolito la sofferenza né la stessa morte. Ma se Egli ha permesso che ne facessimo l'esperienza vuol dire che hanno un senso. E comunque il mistero del dolore trova una sua risposta in quel vessillo di vittoria che è la croce di Cristo: in quelle braccia spalancate ad accogliere tutto il dolore del mondo, in quel costato aperto da cui sgorga un rivolo di speranza. Il mio dolore non mi appartiene più: Lui lo ha assunto. Non rappresenta più uno scandalo: Lui gli ha dato un senso. Grazie a Lui il volto del dolore si è trasfigurato nel volto dell'Amore.

 

 

VENERDI’ 28 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: San Sostene; Santa Caterina Labourè.

Una scheggia di preghiera:

 

TU SEI IL DIO FEDELE.

 

Hanno detto: Non bisogna aver paura di coloro che fanno del male, ma di coloro che guardano e non fanno niente. (Albert Einstein)

Saggezza popolare: Gli aquiloni hanno bisogno di vento contrario per alzarsi.

Un aneddoto: Il piccolo Tommaso a soli 5 anni era già nel monastero di Montecassino per essere educato ed istruito. Già nutriva una grande  devozione per la Madonna e per Gesù Eucaristia.  A 9 anni, durante una notte di tempesta (lampi e tuoni da fare spavento), il monaco che ne aveva cura lo cercò invano. Infine lo trovò aggrappato al tabernacolo: "Tommaso, che hai fatto? Perché sei qui?" "Padre Maestro, perdonami! Ma avevo tanta paura del temporale e voi mi avete detto tante volte che Gesù è la più grande difesa nostra, che Lui con un sol cenno della mano fa calmare le tempeste…" Il monaco sorrise. Ma Tommaso divenuto sacerdote e domenicano, trasse sempre dal tabernacolo ispirazione per i suoi ineguagliabili inni alla Eucaristia.

Parola di Dio: Ap. 20, 1-4. 11-21,2; Sal. 83; Lc. 21,29-33

 

Vangelo Lc 21, 29-33

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola: "Guardate il fico e tutte le piante; quando gia germogliano, guardandoli capite da voi stessi che ormai l'estate è vicina. Così pure, quando voi vedrete accadere queste cose, sappiate che il regno di Dio è vicino. In verità vi dico: non passerà questa generazione finché tutto ciò sia avvenuto. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno". Parola del Signore

 

“IL CIELO E LA TERRA PASSERANNO, MA LE MIE PAROLE NON PASSERANNO”. (Lc. 21,33)

Signore, io amo la vita. Davanti al mare e al cielo riesco a meravigliarmi, mi affeziono e provo gioia davanti alle persone amate ma sono ancora più felice per questa tua frase. Le tue parole non passeranno. Non passerà la tua promessa di amicizia con gli uomini. Anche se stento a vederlo, il tuo regno di giustizia, di verità, di pace, di amore verrà davvero e pienamente. La croce si tramuterà in risurrezione. Chi mangerà il tuo pane vivrà in eterno. Chi ascol­ta e vive la tua Parola è beato. Tu sei con noi tutti i giorni, sei il buon Pastore che ci conduci alla vita. Grazie, Signore, di questa tua parola immutabile e che ciascuno, amando Te e la tua parola in essa trovi il senso della propria vita.

 

 

SABATO 29 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: San Francesco Antonio Fasani.

Una scheggia di preghiera:

 

DONACI, SIGNORE DI RIMANERE SEMPRE CON TE.

 

Hanno detto: La malattia provoca sensazioni e pensieri che non si hanno finché si è in salute; essa ci fa vedere meglio quelle cose che la foga della vita ci impedisce di distinguere. (J. Michelet)

Saggezza popolare: I nonni sono cavalli selvaggi, domati dai figli, perché possano poi cavalcarli i nipoti. (Proverbio Brasiliano)

Un aneddoto: Dicembre. Don Bosco, come ogni sera, è curvo al suo tavolo di lavoro davanti ad un mucchio di lettere che attendono risposta e che l’impegneranno fin oltre mezzanotte. Ma ecco un discreto bussare alla porta. - Avanti. Chi è? - Sono io — dice un ragazzino pallido facendosi avanti. - Oh, Domenico, hai bisogno di qualcosa? - Presto, venga con me, c è un’opera di bene da fare. - Adesso, di notte? Dove vuoi portarmi? - Faccia presto, don Bosco, faccia presto. Don Bosco esita. Ma guardando Domenico Savio, quel ragazzo che non ha ancora compiuto 14 anni, vede che il suo volto, di solito sereno è molto serio. Anche le parole sono decise come un comando. Don Bosco si alza, prende il cappello e lo segue. Domenico scende precipitosamente le scale, esce dal cortile, infila deciso una via, poi volta in una seconda, in una terza. Non parla né si ferma. In quel dedalo di vie e viuzze buie scantona sicuro come se fosse guidato da un radar. Lungo la strada, le porte si succedono alle porte. Domenico si ferma davanti a una di esse. Non ha letto il numero, nemmeno si è guardato intorno per orientarsi. Sale deciso la scala. Don Bosco lo segue: primo piano, secondo, terzo. Domenico si ferma, suona il campanello. Prima che qualcuno venga ad aprire si volta a don Bosco e dice: “E’ qui che deve entrare. — Senza aggiungere altro scende e torna a casa. La porta si apre. Si affaccia una donna scarmigliata. Vede il prete e alza le braccia al cielo: — E’ il Signore che lo manda. Presto, presto, altrimenti non fa più in tempo. Mio marito ha avuto la disgrazia di abbandonare la fede tanti anni fa. Adesso sta morendo e domanda per pietà di potersi confessare. Don Bosco si reca al letto dell’ammalato, e trova un pover’uomo spaventato e sull’orlo della disperazione. Lo confessa, gli dà l’assoluzione riconciliandolo con Dio. Pochi minuti e quell’uomo muore. Passa qualche giorno. Don Bosco è ancora molto impressionato di ciò che è accaduto. Come ha potuto Domenico Savio sapere di quel malato? Lo avvicina in un momento in cui nessuno li ascolta: — Domenico, quella sera che sei venuto nel mio ufficio a chiamarmi, chi ti aveva parlato di quel malato? Come hai fatto a saperlo? Allora succede una cosa che don Bosco non si aspettava. Domenico lo guarda con aria mesta e si mette a piangere. Don Bosco non osa fargli altre domande, ma capisce che nel suo Oratorio c’è un ragazzo che parla con Dio.

Parola di Dio: Ap. 22,1-7; Sal. 94; Lc. 21,34-36

 

Vangelo Lc 21, 34-36

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "State bene attenti che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso improvviso; come un laccio esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. Vegliate e pregate in ogni momento, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che deve accadere, e di comparire davanti al Figlio dell'uomo". Parola del Signore

 

“VEGLIATE E PREGATE IN OGNI MOMENTO”. (Lc. 21,36)

Domani comincia l’Avvento e con esso il nuovo anno liturgico. Ma sia il Vangelo di oggi che la liturgia della prima domenica di avvento hanno lo stesso richiamo alla vigilanza; quasi come se Gesù ci dicesse: il tempo passa ma compito del cristiano è sempre quello di essere attenti ai segni del Regno di Dio che si compie. E ci viene indicato anche il mezzo della vigilanza: se vuoi essere attento stai in comunione con Dio, ricordati di Lui, invocalo, rendigli grazie. Nella preghiera ringraziamo dunque il Signore per averci ancora manifestato i suoi misteri nell’anno liturgico passato e nella preghiera iniziamo questo nuovo tempo di grazia che la misericordia di Dio ci offre.

 

 

DOMENICA 30 NOVEMBRE: I DOMENICA DI AVVENTO ANNO B

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Andrea, Apostolo.

Una scheggia di preghiera:

 

LA TUA VENUTA, SIGNORE, MI TROVI DESTO E PRONTO.

 

Hanno detto: Per poter consolare gli altri con una buona possibilità di successo, bisogna prima aver sofferto ed essere stati consolati a sua volta. (E. Rostagno)

Saggezza popolare: Meglio l’ira del leone che l’amicizia delle iene. (Proverbio Abissino)

Un aneddoto: Il proconsole Egea  citò  S. Andrea in tribunale: — Tu sei colui che predica la dottrina di Cristo, proibita dagli imperatori romani? Andrea rispose: — Gli idoli, raccomandati dagli imperatori, sono demoni: chi li serve è uno schiavo del male! Egea riprese: — Il vostro Gesù, appunto perché insegnava delle falsità, è morto sulla croce. Andrea allora cercò di dimostrare come Gesù fosse morto volontariamente, perché la religione diventasse più vera e umana. Ma Egea riprese: — Va’ a contare ai tuoi queste storielle. Adesso sacrifica agli dei, altrimenti anche per te è riservata una croce. Fu allora che l’apostolo rispose: — Fa’ pure! Più mi farai patire, più sarò simile al mio Re! Il proconsole allora consegnò Andrea a venti uomini, che lo legarono su una grande croce, a forma di X, perché soffrisse più a lungo. Allora Andrea sospirò: — Salve, Croce, santificata da Gesù, ornata dalle gemme rosse del suo sangue. T’abbraccio, pieno di gioia: ricevi il discepolo, rendimi simile al mio Maestro. Quanto t’ha reso bella, splendente, il mio Signore! Per Lui mi sei amabile e ti desidero. Andrea visse sulla Croce dieci giorni, predicando a tutti il Vangelo di Gesù salvatore. Al decimo giorno una splendida luce discese dal cielo ed egli rese lo spirito.

Parola di Dio: Is. 63,16-17.19;64,1-7; Sal. 79; 1Cor. 1,3-9; Mc. 13,33-37

 

Vangelo Mc 13, 33-37

Dal Vangelo secondo Marco

State attenti, vegliate, perché non sapete quando sarà il momento preciso. E’ come uno che è partito per un viaggio dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vigilare. Vigilate dunque, poiché non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino, perché non giunga all'improvviso, trovandovi addormentati. Quello che dico a voi, lo dico a tutti: Vegliate!”. Parola del Signore

 

“STATE ATTENTI, VEGLIATE”. (Mc. 13,33)

Avvento significa svegliarsi dai sogni di tutti i giorni, svegliarsi alla realtà. Chi è desto vive con consapevolezza ogni momento della sua vita, è presente a se stesso, vivace, vigile. È sveglio chi non si stordisce. La frenesia intontisce. Non siamo obbligati a lasciarci travolgere dal vortice consumistico. Non dobbiamo a tutti i costi lasciarci inghiottire dalla smania di esaudire ogni desiderio. La vigilanza non è soltanto l'atteggiamento fondamentale richiesto dall’Avvento. Il racconto del Natale menziona i pastori che vegliavano durante la notte. E proprio perché stavano vegliando viene loro annunciata la lieta novella della nascita del Messia. Chi è sveglio è aperto e disponibile ad accogliere il mistero che vorrebbe afferrarci.

 

 

 

 

 

 

 

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