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SCHEGGE E SCINTILLE

PENSIERI, SPUNTI, RIFLESSIONI
DALLA PAROLA DI DIO E DALLA VITA

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a cura di: don_franco_locci@libero.it

 

OTTOBRE 2008

 

 

MERCOLEDI’ 1 OTTOBRE

Tra i santi ricordati oggi: Santa Teresa di Gesù Bambino; San Remigio.

Una scheggia di preghiera:

 

GRAZIE DEI TUOI DONI QUOTIDIANI, O SIGNORE.

 

Hanno detto: La lingua del malefico è simile al morso di un serpente. (Sant’Antonio Abate)

Saggezza popolare: Quando è finita la raccolta dei datteri ciascuno ha da ridire sulla palma. (Pr. Arabo)

Un aneddoto: S. Teresa di Gesù Bambino un giorno se ne stava seduta nel giardino del monastero di Lisieux. Benché molto ammalata, meditava profondamente l’amore di Dio. Ad un tratto le venne vicino una chioccia, che cercava qua e là insetti per i suoi numerosi e allegri pulcini. Che cura premurosa e materna tra i molti cip cip! La santa pensò allora all’amore di Dio e iniziò mentalmente la recita del “Padre nostro”. Le due prime parole: ‘Padre nostro’, le fecero scoppiare nel cuore un’immensa commozione, tale che non riuscì più a proseguire. E pianse di gioia. Una consorella, vedendola in pianto, le chiese: Suor Teresa, cosa succede? Lei rispose additando la chioccia, che allegra chiamava i pulcini: Questa gallina mi ha fatto pensare al salmo che dice: “Dio mi custodisce, come la pupilla degli occhi, mi protegge sotto le sue ali!” (Sal. 17,8). Di fronte a tanta tenerezza di Dio nei nostri riguardi, come non commuoversi? Che bella, sorella, la preghiera che spesso recitiamo: “Pietà di me, o Dio; vicino a te, come uccellino, mi rifugio; mi riparo all’ombra delle tue ali, finché passi la tentazione!” (Sal. 57,2).

Parola di Dio Nella festa di santa Teresina: Is. 66,10-14; Sal 130; Mt 18,1-4

 

1^ Lettura Is 66, 10-14

Dal libro del profeta Isaia

Rallegratevi con Gerusalemme, esultate per essa quanti la amate. Sfavillate di gioia con essa voi tutti che avete partecipato al suo lutto. Così succhierete al suo petto e vi sazierete delle sue consolazioni; succhierete, deliziandovi, all'abbondanza del suo seno. Poiché così dice il Signore: "Ecco io farò scorrere verso di essa, come un fiume, la prosperità; come un torrente in piena la ricchezza dei popoli; i suoi bimbi saranno portati in braccio, sulle ginocchia saranno accarezzati. Come una madre consola un figlio così io vi consolerò; in Gerusalemme sarete consolati. Voi lo vedrete e gioirà il vostro cuore, le vostre ossa saranno rigogliose come erba fresca. La mano del Signore si farà manifesta ai suoi servi". Parola di Dio

 

“LA MANO DEL SIGNORE SI FARA’ MANIFESTA AI SUOI SERVI”. (Is. 66,14)

Una ragazza morta a ventiquattro anni diventa dopo neppure cinquant'anni modello di tutta la Chiesa. Quanto spesso Gesù dimostra che i pensieri di Dio non sono i nostri pensieri, né le sue vie le nostre vie. I nostri pensieri vengono dall'orgoglio, quelli di Dio dall'umiltà; le nostre vie sono tutte uno sforzo per essere grandi, quelle di Dio si percorrono solo diventando piccoli. Teresa aveva grandi ambizioni, grandi aspirazioni: voleva essere contemplativa e attiva, apostolo, dottore, missionario e martire, e scrive che una sola forma di martirio le sembrava poco e le desiderava tutte... il Signore le fece capire che c'è una sola strada per piacergli: farsi umili e piccoli, amarlo con la semplicità, la fiducia e l'abbandono di un bimbo verso il padre da cui si sa amato. Così questa giovanissima donna ravvivò nella Chiesa il più puro spirito evangelico ricordando una verità essenziale: prima di dare a Dio è necessario ricevere. Noi abbiamo la tendenza a guardare sempre a quello che diamo; Teresa ha capito che Dio è amore sempre pronto a dare e che tutto riceviamo da lui. Chi vuol mettere la propria generosità prima della misericordia, prima dell'amore misericordioso di Dio, è un superbo; chi riceve quello che Dio gli dà con la semplicità di un bambino arriva alla santità: è contento di non saper far nulla e riceve tutto da Dio. È un atteggiamento spirituale che è anch'esso dono di Dio ed è tutt'altro che passività. Teresa fece di sé un'offerta eroica e visse nella malattia e nella prova dello spirito con l'energia e la forza di un gigante: la forza di Dio si manifestava nella sua debolezza, che ella abbandonava fiduciosamente nelle mani divine. Riuscì così in modo meraviglioso a trasformare la croce in amore, una croce pesante, se ella stessa dirà alla fine della sua vita che non credeva fosse possibile soffrire tanto. Impariamo questa grande lezione di fiducia, di piccolezza, di gioia e preghiamo Teresa che ci aiuti a camminare come lei nella povertà di spirito e nell'umiltà del cuore. Saremo come lei inondati da un fiume di pace.

 

 

GIOVEDI’ 2 OTTOBRE

Tra i santi ricordati oggi: Santi Angeli custodi; San Teofilo; San Gerino.

Una scheggia di preghiera:

 

ANGELO MIO CUSTODE, GRAZIE DI TUTTO CIO' CHE HAI FATTO E FAI PER ME.

 

Hanno detto: È proprio della religione non costringere ma persuadere. (Sant’Atanasio)

Saggezza popolare: Chi guarda tutte le nuvole non parte mai.

Un aneddoto: Un eremita si recò un giorno a visitare un convento. Mentre l’abate lo accompagnava in giro, l’eremita continuava ad esprimere la sua meraviglia nel vedere i monaci intenti ai vari lavori manuali. “Perché mai si danno così da fare per occupazioni terrene? Gesù non ha forse lodato Maria, che si è fermata ad ascoltarlo, e ripreso Marta, che si preoccupava troppo per l’andamento della casa?” L’abate non rispose nulla; alla fine della visita, si limitò a condurre l’eremita in una cella perché potesse pregare e stare in silenzio. Verso le tre del pomeriggio, l’eremita, che cominciava ad avere fame, uscì dalla cella; trovato l’abate, gli chiese se quello fosse giorno di digiuno per i monaci. “No rispose l’abate, Hanno già mangiato tutti.” “Ma... Come mai non mi avete chiamato?”. “Beh, a dire il vero, abbiamo pensato che, Siccome hai scelto la parte migliore, come Maria, ti sarebbe bastato il cibo spirituale.”

Parola di Dio: Es. 23,20-23; Sal. 90; Mt. 18,1-5.10

 

1^ Lettura Es 23, 20-23

Dal libro dell’Esodo

Così dice il Signore: "Ecco, io mando un angelo davanti a te per custodirti sul cammino e per farti entrare nel luogo che ho preparato. Abbi rispetto della sua presenza, ascolta la sua voce e non ribellarti a lui; egli infatti non perdonerebbe la vostra trasgressione, perché il mio nome è in lui. Se tu ascolti la sua voce e fai quanto ti dirò, io sarò il nemico dei tuoi nemici e l'avversario dei tuoi avversari. Quando il mio angelo camminerà alla tua testa e ti farà entrare nella terra promessa". Parola di Dio

 

“L’ANGELO CUSTODE E’ DAVANTI A TE ABBI RISPETTO DELLA SUA PRESENZA, ASCOLTA LA SUA VOCE E NON RIBELLARTI A LUI”. (Es. 23,20-21)

In questi tempi, molte persone si appassionano al culto degli angeli: bisogna però prestare molta attenzione perché talvolta si tratta di forme di culto che, pur mostrando apparenze di fede, celano un’essenza di superstizioni pagane. La Chiesa ci insegna che Dio nella sua bontà ha voluto darci degli amici che ci vogliono bene e che hanno l’incarico di condurci a Lui, si tratta degli angeli custodi che ci sono sempre accanto per aiutarci, se glielo permettiamo, a farci percepire la voce di Dio, ad aprirci alla sua grazia ma, come dice il versetto che meditiamo oggi, noi dobbiamo accoglierli. L’angelo custode conosce Dio, lo vede continuamente faccia a faccia; allo stesso modo conosce anche noi, le nostre sofferenze, le nostre angosce, i nostri difetti ma anche le nostre virtù e qualità e vuole ed opera per la nostra santificazione, perché ci manteniamo sempre nella grazia di Dio. Tante sono le voci che si affollano al nostro orecchio interiore suggerendoci di cercare gratificazioni effimere nei beni terreni. In questa confusione di voci ce n’è però sempre una, quasi un sussurro, che è l’unica a cui si dovrebbe dare ascolto: la voce della nostra coscienza e a questo scopo ci serve l’aiuto del nostro angelo custode, per rammentarci costantemente la volontà di Dio. Questa voce non così difficile distinguerla dalle altre: è quella che talvolta ci invita a fare ciò che, al momento, ci appare più difficile, quella che disturba il nostro orgoglio ma che ci conduce alla vera felicità, alla vera pace interiore.

 

 

VENERDI’ 3 OTTOBRE

Tra i santi ricordati oggi: San Gerardo; Sant’Adalgotto.

Una scheggia di preghiera:

 

ACCOGLIMI COME UN BIMBO CHE HA BISOGNO DI TUTTO.

 

Hanno detto: Chi cerca la pace ricerca Cristo, poiché egli è la pace. (San Basilio di Cesarea)

Saggezza popolare: Gli alberi che sono molestati dai venti si radicano e crescono di più.

Un aneddoto: Gli indù raccontano una strana leggenda. La leggenda del capriolo delle montagne.

Tanti anni fa, c’era un capriolo che sentiva continuamente nelle narici un fragrante profumo di muschio. Saliva le verdi pendici dei monti e sentiva quel profumo stupendo, penetrante, dolcissimo. Sfrecciava nella foresta, e quel profumo era nell’aria, tutt’intorno a lui. Il capriolo non riusciva a capire da dove provenisse quel profumo che tanto lo turbava. Era come il richiamo di un flauto a cui non si può resistere. Perciò il capriolo prese a correre di bosco in bosco alla ricerca della fonte di quello straordinario e conturbante profumo. Quella ricerca divenne la sua ossessione. Il povero animale non badava più né a mangiare, né a bere, né a dormire, né a nient’altro. Esso non sapeva donde venisse il richiamo del profumo, ma si sentiva costretto a inseguirlo attraverso burroni, foreste e colline, finché affamato, esausto, stanco morto, andò avanti a casaccio, scivolò da una roccia e cadde ferendosi mortalmente. Le sue ferite erano dolorose e profonde. Il capriolo si leccò il petto sanguinante e, in quel momento, scoprì la cosa più incredibile. Il profumo, quel profumo che lo aveva sconvolto, era proprio lì, attaccato al suo corpo, nella speciale “sacca” porta muschio che hanno tutti i caprioli della sua specie. Il povero animale respirò profondamente il profumo, ma era troppo tardi...

Parola di Dio: Gb. 38,1.12-21. 40,3-5; Sal. 138; Lc. 10,13-16

 

1^ Lettura Gb 38, 1. 12-21; 39, 33-35

Dal libro di Giobbe

Il Signore rispose a Giobbe di mezzo al turbine: Da quando vivi, hai mai comandato al mattino e assegnato il posto all'aurora, perché essa afferri i lembi della terra e ne scuota i malvagi? Si trasforma come creta da sigillo e si colora come un vestito. E' sottratta ai malvagi la loro luce ed è spezzato il braccio che si alza a colpire. Sei mai giunto alle sorgenti del mare e nel fondo dell'abisso hai tu passeggiato? Ti sono state indicate le porte della morte e hai visto le porte dell'ombra funerea? Hai tu considerato le distese della terra? Dillo, se sai tutto questo! Per quale via si va dove abita la luce e dove hanno dimora le tenebre perché tu le conduca al loro dominio o almeno tu sappia avviarle verso la loro casa? Certo, tu lo sai, perché allora eri nato e il numero dei tuoi giorni è assai grande! Giobbe rivolto al Signore disse: Ecco, sono ben meschino: che ti posso rispondere? Mi metto la mano sulla bocca. Ho parlato una volta, ma non replicherò. ho parlato due volte, ma non continuerò. Parola di Dio

 

“ECCO SONO BEN MESCHINO: CHE TI POSSO RISPONDERE? MI METTO UNA MANO SULLA BOCCA. HO PARLATO UNA VOLTA, MA NON REPLICHERO’ ”. (Gb. 40,4-5)

Questa antica storia di Giobbe che ha sapore di favola è piana di significati ed emblematica per la nostra vita. Giobbe sa di non aver commesso il male per essere condannato da Dio a subire i tormenti che sta passando, e si ribella. Tutto quello che gli sta succedendo è contrario alla sua fede religiosa, alla sua visione di Dio e della vita. Ed ecco, spronato anche dagli ‘amici’, si mette a giudicare Dio. Come è simile a noi! Quante volte davanti alla sofferenza e alle prove per noi e per gli altri abbiamo gridato: “Non è giusto!”, e dopo questo grido ci siamo chiesti: “Perché il Signore non interviene?”, e poi siamo andati ancor oltre fino a giungere alla soglia della bestemmia: “Ma se Dio è un Padre buono, come si sta dimostrando Padre in questa situazione, Lui che può tutto!” Dio con pazienza risponde a Giobbe con degli esempi: poi tu comandare all’aurora?  Puoi comandare alla morte, sei padrone della luce e delle tenebre?... E Giobbe capisce… di essere piccolo. Qualcuno potrebbe dire: “Ma questo è il ragionamento del padrone che zittisce il suo servo con il suo potere!”. Io invece credo che sia la bontà di Dio che ci aiuta a riflettere: “Chi sono io, piccola creatura da dettare legge al mio Dio? Se Lui permette certe cose, un motivo ci sarà, se la sua volontà di Padre non può essere cattiva nei miei confronti, vuol dire che anche quello che io non capisco ha un senso”. L’atteggiamento più giusto e bello è allora quello del bambino che tace, che magari piange e fa le bizze ma che alla fine si fida delle mani della mamma che magari gli danno la medicina amara ma che serve per la guarigione.

 

 

SABATO 4 OTTOBRE

Tra i santi ricordati oggi: San Francesco d’Assisi patrono d’Italia; San Petronio.

Una scheggia di preghiera:

 

SEI TU, SIGNORE, L’UNICO MIO BENE.

 

Hanno detto: Un’opera buona annunciata a squilli di tromba non serve a nulla. (San Basilio di Cesarea)

Saggezza popolare: Non è sempre savio chi non sa esser qualche volta pazzo.

Un aneddoto: Un giorno, uscendo dal convento, san Francesco incontrò frate Ginepro. Era un frate semplice e buono e san Francesco gli voleva molto bene. Incontrandolo gli disse: “Frate Ginepro, vieni, andiamo a predicare”. “Padre mio” rispose, “sai bene che ho poca istruzione. Come potrei parlare alla gente?”. Ma poiché san Francesco insisteva, frate Ginepro acconsentì. Girarono per tutta la città, pregando in silenzio per tutti coloro che lavoravano nelle botteghe e negli orti. Sorrisero ai bambini, specialmente a quelli più poveri. Scambiarono qualche parola con i più anziani. Accarezzarono i malati. Aiutarono una donna a portare un pesante recipiente pieno d’acqua. Dopo aver attraversato più volte tutta la città, san Francesco disse: “Frate Ginepro, è ora di tornare al convento.” “E la nostra predica?”.  “L’abbiamo fatta... L’abbiamo fatta” rispose sorridendo il santo.

Parola di Dio: Gal. 6,14-18; Sal. 15; Mt. 11,25-30

 

Vangelo Mt 11, 25-30

In quel tempo, Gesù disse: "Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così è piaciuto a te. Tutto mi è stato dato dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare. Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero". Parola del Signore

 

“TU, O SIGNORE HAI TENUTO NASCOSTE QUESTE COSE AI SAPIENTI E AGLI INTELLIGENTI E LE HAI RIVELATE AI PICCOLI” (Mt. 11,25)

Le parole di Gesù e la festa di oggi ci richiamano ancora una volta al valore dell’umiltà, della piccolezza, che più che essere rinuncia a qualcosa è gioia di sapersi amati, è il riconoscere la propria debolezza creaturale ma supportata della grazia divina. Così ha sperimentato Francesco nella sua vita accogliendo la rivelazione di Gesù con cuore semplice, come quello di un bambino. Volle sempre rimanere “piccolo” davanti a Dio, il più piccolo di tutti, per amore di Dio. Rinunciò addirittura al sacerdozio perché non se ne sentiva degno. Le stimmate che ricevette nel suo ultimo periodo di vita furono il segno esteriore del suo profondissimo rapporto interiore con Gesù. Per Francesco le parole: “il mio giogo è dolce e il mio carico leggero”, sono divenute una realtà vissuta. Tutta la vita di Francesco fu una lode al Signore per tutto il Creato. Di questo a noi resta, ad esempio, quel bellissimo ‘Cantico delle Creature’ nel quale si riflette l’anima di questo servo del Signore capace, in umiltà di gioire con Dio e con il mondo da Lui creato. Dobbiamo riscoprire la semplicità: se ad esempio oggi, invece di brontolare per ciò che non abbiamo sapessimo gioire di tutti i doni che Dio ci fa, non vivremmo meglio?

 

 

DOMENICA 5 OTTOBRE  XXVII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A

Tra i santi ricordati oggi: San Gallo d’Aosta; Santa Giustina; Santa Maria Faustina Kowalska.

Una scheggia di preghiera:

 

TU SEI LA VITE E NOI TRALCI. FA’ CHE SIAMO SEMPRE UNITI A TE.

 

Hanno detto: Lascia ai tuoi figli un buon ricordo piuttosto che molto denaro.(San Basilio di Cesarea)

Saggezza popolare: Chi dice tutto e niente serba, può andar con l'altre bestie a pascer erba.

Un aneddoto: Ad Antiochia viveva un uomo ricchissimo che pregava Dio tutti i giorni perché sollevasse i poveri dall’indigenza. Saputo ciò, abbà Macario gli fece pervenire questa missiva: “Vorrei molto possedere tutto il tuo denaro”. Stupito, il ricco gli inviò un messo per chiedergli che cosa ne avrebbe fatto. Abbè Macario disse: “Di’ al tuo padrone che esaudirei subi­to le sue preghiere".

Parola di Dio: Is. 5,1-7; Sal. 79; Fil. 4,6-9; Mt. 21,33-43

 

Vangelo Mt 21, 33-43

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai principi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: "Ascoltate un'altra parabola: C'era un padrone che piantò una vigna e la circondò con una siepe, vi scavò un frantoio, vi costruì una torre, poi l'affidò a dei vignaioli e se ne andò. Quando fu il tempo dei frutti, mandò i suoi servi da quei vignaioli a ritirare il raccolto. Ma quei vignaioli presero i servi e uno lo bastonarono, l'altro lo uccisero, l'altro lo lapidarono. Di nuovo mandò altri servi più numerosi dei primi, ma quelli si comportarono nello stesso modo. Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: Avranno rispetto di mio figlio! Ma quei vignaioli, visto il figlio, dissero tra sé: Costui è l'erede; venite, uccidiamolo, e avremo noi l'eredità. E, presolo, lo cacciarono fuori della vigna e l'uccisero. Quando dunque verrà il padrone della vigna che farà a quei vignaioli?". Gli rispondono: "Farà morire miseramente quei malvagi e darà la vigna ad altri vignaioli che gli consegneranno i frutti a suo tempo". E Gesù disse loro: "Non avete mai letto nelle Scritture: La pietra che i costruttori hanno scartata è diventata testata d'angolo; dal Signore è stato fatto questo ed è mirabile agli occhi nostri? Perciò io vi dico: vi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che lo farà fruttificare". Parola del Signore

 

QUANDO FU IL TEMPO DEI FRUTTI, MANDO’ I SUOI SERVI DA QUEI VIGNAIUOLI”. (Mt. 21,34)

Questa domenica con la parabola della vigna Gesù ci invita a fare una riflessione sul tempo e sui doni che Dio ci ha concesso nell'arco della nostra vita. A volte ci rendiamo meglio conto, dal tempo che passa, che la nostra vita invecchia con noi e, quando vogliamo verificare i frutti che abbiamo dato per il bene del mondo, della Chiesa e delle anime, riscontriamo solo risultati molto esigui. Cosa è successo? Abbiamo sfruttato con intelligenza e buona volontà i talenti ricevuti? O abbiamo vissuto come una "vigna" distratta, senza renderci conto che la nostra missione era di produrre uve dolci? O abbiamo vissuto come i vignaioli, che pensavano più a se stessi che all'amore del padrone della vigna? Il tempo continua a passare, ma finché c'è vita, c'è speranza di conversione, di trasformazione. Non aspettiamo domani per fare questa scoperta. Rendiamoci conto che Dio si aspetta molto da noi. Siamo la sua vigna, la sua vigna preferita, ed Egli si rallegra ed è glorificato, quando noi produciamo molto frutto. I frutti sono in relazione con la docilità all'azione di Dio. Orbene, per dar frutto è necessario esser docili al piano di Dio. Ognuno di noi ha la sua propria vocazione, ed è stato messo in un posto ben preciso nella Chiesa. Ognuno, dunque, ha una missione personale ed intrasferibile. Non possiamo svolgerla in un modo qualsiasi o secondo il nostro capriccio. Il successo della fecondità spirituale affonda le sue radici nell'obbedienza al progetto di Dio, come si vede dalle vite dei santi. Il segreto sta nell'identificarsi con Cristo ubbidiente, che soffre e offre la sua vita in riscatto per la salvezza degli uomini. La fecondità spirituale passa sempre attraverso la croce e il dolore. Chiunque voglia essere fecondo fuggendo da questa legge di salvezza, sbaglierà sempre, e un giorno resterà amaramente deluso. "Senza effusione di sangue non c'è redenzione".

 

 

LUNEDI’ 6 OTTOBRE

Tra i santi ricordati oggi: San Bruno; Santa Alberta.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, OGNI TUO FIGLIO E’ MIO FRATELLO!

 

Hanno detto: L’uomo non ha nulla di così tipico di Dio come il fare del bene (San Gregorio di Nazianzo)

Saggezza popolare: Dove regna la pace regna Dio, e dove non c'è pace governa il diavolo.

Un aneddoto: Un giovane chiese al suo maestro spirituale quanto e come dovesse pregare per riuscire gradito a Dio. L’anziano saggio sorrise, e iniziò col raccontare una storia. “Un contadino ricchissimo, al momento della morte, si sentì chiedere dai figli quali mezzi avesse impiegato per racimolare una così grande fortuna. Desideroso che i figli fossero zelanti nel lavoro, l’uomo rispose: “C’è un giorno dell’anno nel quale, se ci si è impegnati a fondo nel proprio lavoro, si diventa ricchi. E’ inutile tuttavia cercare di scoprire quale sia quello specifico giorno. Non siate dunque pigri, e lavorate sodo tutti i giorni dell’anno nel timore che quel giorno benedetto giunga senza che voi siate al lavoro. Le prove e la fatica di tutto l’anno andrebbero perdute... Così è della preghiera, ragazzo mio -proseguì il maestro - Dio ci visita quando vuole e il momento della sua visita è assolutamente imprevedibile. Egli non ha soste nel suo amore per noi, Il nostro grazie dev’essere continuo, la nostra adorazione ininterrotta, il nostro “sì” costante. Vivere nella preghiera tutta la vita è come immergerci nel cuore di Dio senza uscirne mai”.

Parola di Dio: Gal. 1,6-12; Sal. 110; Lc. 10,25-37

 

Vangelo Lc 10, 25-37

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, un dottore della legge si alzò per metterlo alla prova: "Maestro, che devo fare per ereditare la vita eterna?". Gesù gli disse: "Che cosa sta scritto nella Legge? Che cosa vi leggi?". Costui rispose: "Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente e il prossimo tuo come te stesso". E Gesù: "Hai risposto bene; fà questo e vivrai". Ma quegli, volendo giustificarsi, disse a Gesù: "E chi è il mio prossimo?". Gesù riprese: "Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e incappò nei briganti che lo spogliarono, lo percossero e poi se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e quando lo vide passò oltre dall'altra parte. Anche un levita, giunto in quel luogo, lo vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto lo vide e n'ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi, caricatolo sopra il suo giumento, lo portò a una locanda e si prese cura di lui. Il giorno seguente, estrasse due denari e li diede all' albergatore, dicendo: Abbi cura di lui e ciò che spenderai in più, te lo rifonderò al mio ritorno. Chi di questi tre ti sembra sia stato il prossimo di colui che è incappato nei briganti?". Quegli rispose: "Chi ha avuto compassione di lui". Gesù gli disse: "Và e anche tu fa lo stesso". Parola del Signore

 

“E CHI E’ IL MIO PROSSIMO?” (Lc.10,26)

Siamo proprio sicuri di sapere chi sia il nostro prossimo e di sapere come farci prossimo agli altri? Spesso noi pensiamo che prossimo siano le persone a noi più vicine, e fin qui va bene ma anche tra i “vicini” cominciamo a distinguere: c’è un prossimo che è buono, che la pensa come noi, che è rispettoso, che è pronto a contraccambiare… con questi si può andare d’accordo, si può anche essere generosi… ma è anche nostro prossimo quel nostro parente che ha litigato con noi per quella eredità, quel vicino di casa che è irrispettoso, quello straniero che “invade” il nostro territorio, che ci sta imponendo la sua musica, che già solo per la sua lingua sembra sempre arrabbiato con tutti e non è mai contento di nulla? Gesù, davanti alla domanda del dottore della legge racconta la parabola del buon samaritano. Parla di un uomo che, incappato nei briganti, ha bisogno di aiuto. Non ci dice se fosse buono o cattivo, se fosse meritevole o meno di aiuto, se fosse simpatico o antipatico, bianco o nero, ebreo o infedele. La voce di Dio parla anche a noi e ci chiama a farci prossimi di chiunque. Non è sempre facile mettere al primo posto il fratello: lo è di più se pensiamo ai poveri e ai malati di paesi lontani, lo è di meno quando è maggiore lo sforzo di carità per “farci prossimo” di chi vive in “prossimità” del nostro orgoglio. Poiché ne conosciamo meglio i difetti, fatichiamo a riconoscere nel loro sguardo quello di Cristo. Eppure è proprio questo che ci chiede il Signore.

 

 

MARTEDI’ 7 OTTOBRE

Tra i santi ricordati oggi: Sant’ Adalgiso; Beata Vergine del Santo Rosario.

Una scheggia di preghiera:

 

RESTA CON ME SIGNORE, IN OGNI ATTIMO DI VITA.

 

Hanno detto: Niente è piccolo di ciò che si offre a Dio anche se fosse minimo. (San Gregorio di Nazianzo)

Saggezza popolare: L'orgoglio unito a molte virtù le uccide tutte.

Un aneddoto: In un ospedale, una religiosa aveva curato con infinita dolcezza e pazienza un malato incredulo senza tuttavia mai parlargli del Cristo. Ora, al momento di uscire dall'ospedale, quest’uomo, guarito, disse alla suora: “Sorella, lei non mi ha mai parlato di Dio. Ma ha fatto di più: me l’ha fatto vedere”.

Parola di Dio: Gal. 1,13-24; Sal. 138; Lc. 10,38-42

 

Vangelo Lc 10, 38-42

Dal vangelo secondo Luca.

In quel tempo, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo accolse nella sua casa. Essa aveva una sorella, di nome Maria, la quale, sedutasi ai piedi di Gesù, ascoltava la sua parola; Marta invece era tutta presa dai molti servizi. Pertanto, fattasi avanti, disse: "Signore, non ti curi che mia sorella mi ha lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti". Ma Gesù le rispose: "Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose, ma una sola è la cosa di cui c'è bisogno. Maria si è scelta la parte migliore, che non le sarà tolta". Parola del Signore

 

“MARTA, MARTA, TU TI PREOCCUPI E TI AGITI PER MOLTE COSE”. (Lc.10,41)

L’aneddoto di oggi ci aiuta a comprendere ancora meglio il vangelo che meditiamo: quella suora che ha assistito il malato con amore e dedizione, è stata una donna del fare, ma il suo fare era ispirato dell’amore e dalla fede. Gesù non rimprovera Marta per il suo fare, le dice solo di non lasciarsi prendere dall’affanno, dal non mettersi al centro al punto di volere che la sorella sia come lei, da non accorgersi dell’Ospite presente in casa sua. Se si vive con Gesù nel cuore è Lui stesso ad ispirare il nostro agire. Analizziamo un giorno qualsiasi della nostra vita e chiediamoci non solo quanto tempo dedichiamo alla preghiera, ma anche se Gesù sia presente nel nostro agire; ad esempio, quando svolgo un compito qualsiasi, chiedo aiuto al Signore o lo faccio da solo? Quando mi trovo davanti ad una difficoltà rivolgo il pensiero a Cristo o mi limito ad impegnarmi di più? Se si presenta una tentazione, lotto da solo o cerco l’aiuto della grazia di Dio?

 

 

MERCOLEDI’ 8 OTTOBRE

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Ugo Canefri; Santa Eusebia.

Una scheggia di preghiera:

 

PADRE… PAPA’…PADRE NOSTRO

 

Hanno detto: C’è un solo tribunale  al quale non possiamo sfuggire, quello che sta dentro e che portiamo in noi stessi; solo a quello dobbiamo guardare e procedere per la via diritta (San Gregorio di Nazianzo)

Saggezza popolare: La terra promessa è sempre dall’altra parte del deserto. (Prov. Ebraico)

Un aneddoto: La discepola stava organizzando il suo banchetto nuziale e dichiarò che per amore dei poveri avrebbe indotto la famiglia ad andare contro le convenzioni facendo sedere gli ospiti poveri a capotavola e quelli ricchi presso la porta. Guardò negli occhi il maestro aspettando la sua approvazione. Il maestro si fermò  a riflettere; poi disse: “Sarebbe quanto mai inopportuno, mia cara. Nessuno si godrebbe le nozze. La tua famiglia sarebbe imbarazzata, i tuoi ospiti ricchi offesi e i tuoi ospiti poveri affamati perché sarebbero troppo impacciati a capotavola per mangiare a sazietà”.

Parola di Dio: Gal. 2,1-2.7-14; Sal. 116; Lc. 11,1-4

 

Vangelo Lc 11, 1-4

Dal vangelo secondo Luca

Un giorno Gesù si trovava in un luogo a pregare e quando ebbe finito uno dei discepoli gli disse: "Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli". Ed egli disse loro: "Quando pregate, dite: Padre, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno; dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano, e perdonaci i nostri peccati, perché anche noi perdoniamo ad ogni nostro debitore, e non ci indurre in tentazione". Parola del Signore

 

“QUANDO PREGATE DITE: PADRE…”. (Lc. 11,2)

L’atteggiamento della preghiera deve essere quello del figlio nei confronti del Padre.

Noi siamo creature, quindi piccoli, poveri, peccatori, ma siamo figli amati di Colui che non solo è Signore e Creatore e Giudice, ma soprattutto Padre Misericordioso, Padre che ama, Padre che desidera vederci crescere, che vuole farci scoprire la profondità del suo cuore. Sono convinto che se noi dedicassimo, prima di pregare, due minuti di orologio a renderci conto di essere figli che si rivolgono al Padre, non avremmo più tante distrazioni o problemi sul cosa dire nella preghiera. Se Dio è davvero il mio e il nostro Padre buono, cambiano tante cose nel mio modo di vivere la religiosità. Non è più la paura di un inferno a guidare le mie scelte, ma è la gioia di poter vivere sereno in famiglia con Lui che mi spinge a mettere in pratica le sue indicazioni per il mio bene e per quello dei fratelli. Che “Dio mi veda” in ogni istante della mia vita, non diventa la presenza asfissiante del Giudice pronto a condannarmi ma la serena compagnia di Colui che vuole solo e sempre il mio vero bene. La presenza del male, di ogni male, non  è più la punizione per le mie malefatte o l’angoscia che il male abbia il sopravvento sul bene, con Dio il male è vincibile, Gesù ha già trasformato la croce in salvezza. Se Dio è il Padre di Gesù e il Padre mio, cambia anche il mio atteggiamento verso il prossimo: gli altri non sono solo i miei concorrenti, sono figli di Dio come me, sono miei fratelli e se è vero che anche tra fratelli ci possono essere incomprensioni, lotte, sotterfugi, tra essi non dovrebbe mai venire a mancare quel legame che li fa sentire parte di un Uno. Come è bello al mattino, quando comincia il dono di una nuova giornata poterci ricordare queste cose recitando la preghiera di Gesù: è aprire il tempo ad una presenza amica con la quale camminare per tutto lo svolgersi della giornata.

 

 

GIOVEDI’ 9 OTTOBRE

Tra i santi ricordati oggi: Santi Dionigi e compagni; San Giovanni Leonardi.

Una scheggia di preghiera:

 

NEL NOME DI GESU’ BUSSO ALLA TUA PORTA, O PADRE.

 

Hanno detto: Sono colpe uguali la prontezza al male e l’indugio al bene. (San Gregorio di Nazianzo)

Saggezza popolare: Ciò che si ha per natura, sino alla fossa dura.

Un aneddoto: Gionata Swift, dopo aver pernottato in un’osteria, aveva chiesto, al mattino, al suo domestico, gli stivali e se li era visti portare ancora coperti di polvere. “Come mai non li avete puliti?”, aveva chiesto. “Ho pensato che era inutile”, aveva risposto il domestico, “tanto, dopo pochi chilometri di viaggio si impolverano di nuovo!”. “Giusto, ma ora va’ a preparare i cavalli per la partenza!”. Poco dopo i cavalli scalpitano fuori della scuderia ed anche Swift era in pieno assetto di viaggio. “Ma non possiamo partire senza colazione!”, osservò il servo. “È inutile!”, risposte Swift, “tanto, dopo pochi chilometri di viaggio, avresti fame di nuovo!”

Parola di Dio: Gal. 3,1-5; Cantico da Lc. 1,69-75; Lc. 11,5-13

 

Vangelo Lc 11, 5-13

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Se uno di voi ha un amico e va da lui a mezzanotte a dirgli: Amico, prestami tre pani, perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da mettergli davanti; e se quegli dall'interno gli risponde: Non m'importunare, la porta è gia chiusa e i miei bambini sono a letto con me, non posso alzarmi per darteli; vi dico che, se anche non si alzerà a darglieli per amicizia, si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono almeno per la sua insistenza. Ebbene io vi dico: Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chi chiede ottiene, chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto. Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pane, gli darà una pietra? O se gli chiede un pesce, gli darà al posto del pesce una serpe? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Se dunque voi, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro celeste darà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono!". Parola del Signore

 

“CHIEDETE E VI SARA’ DATO”. (Lc.11,9)

Dopo aver insegnato il Padre nostro, Gesù spiega ancora e ci fa comprendere come pregare. Prima di tutto non ci si limita a ripetere espressioni rituali. Ma si dialoga con Dio, dunque non ci si può stancare di pregare. Perché poi sia efficace la preghiera deve essere costante. Gesù riprenderà con parabole ed esempi questo aspetto. Ma perché insistere tanto se Dio sa già quello di cui abbiamo bisogno e se nella sua bontà di Padre non può darci che quello che è giusto e quello che fa il nostro bene? Gesù ci invita all’insistenza non tanto per vincere la sordità di Dio quanto perché la nostra fede proprio nel chiedere si purifichi e ci aiuti ad accogliere con amore ciò che Dio vorrà darmi. “Io chiedo e richiedo perché so che tu o Dio puoi tutto, e anche una mia richiesta sbagliata puoi tradurla in grazia. Ma in ogni caso poco per volta mi rendo conto che alla fine tu mi darai quello che è giusto in quel momento”.

 

 

VENERDI’ 10 OTTOBRE

Tra i santi ricordati oggi: San Francesco Borgia; San Bassiano.

Una scheggia di preghiera:

 

SOLO TU, SIGNORE, PUOI VINCERE I MIEI MALI.

 

Hanno detto: Non considerare salvezza il salvarsi da solo. (San Gregorio di Nazianzo)

Saggezza popolare: Ogni mosca ha la sua ombra.

Un aneddoto: Quando avevo circa quindici anni si è verificato nella mia vita un avvenimento particolarmente importante: l’incontro con un amico protestante, apprendista mec­canico, che abitava nella stessa casa in cui abitavo io. Tra gli altri egli leggeva i libri di Victor Hugo e Pascal, per ricuperare gli studi che aveva interrotto contro la volontà di suo padre. Un giorno mi domandò: “Conosci il discorso della montagna?”. E io, tutto confuso, gli risposi di no. In effetti lo avevo sentito leggere in Chiesa, con quel tono che usano spesso i preti per leggere il Vangelo: mi era entrato in un orecchio, per uscire dall’altro. Allora quel ragazzo mi lesse il discorso della montagna con un accento così penetrante, così personale, così convinto che ne rimasi sconvolto. Il Vangelo divenne per me la voce di Qualcuno, la voce di un amico e mi colpì come una confidenza personale, che si rivolgeva alla parte più intima di me stesso. (M. ZUNDEL)

Parola di Dio: Gal. 3,7-14; Sal. 110; Lc. 11,15-26

 

Vangelo Lc 11, 15-26

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, dopo che Gesù ebbe scacciato un demonio, alcuni dissero: "E' in nome di Beelzebùl, capo dei demòni, che egli scaccia i demòni". Altri poi, per metterlo alla prova, gli domandavano un segno dal cielo. Egli, conoscendo i loro pensieri, disse: "Ogni regno diviso in se stesso va in rovina e una casa cade sull'altra. Ora, se anche satana è diviso in se stesso, come potrà stare in piedi il suo regno? Voi dite che io scaccio i demòni in nome di Beelzebùl. Ma se io scaccio i demòni in nome di Beelzebùl, i vostri discepoli in nome di chi li scacciano? Perciò essi stessi saranno i vostri giudici. Se invece io scaccio i demòni con il dito di Dio, è dunque giunto a voi il regno di Dio. Quando un uomo forte, bene armato, fa la guardia al suo palazzo, tutti i suoi beni stanno al sicuro. Ma se arriva uno più forte di lui e lo vince, gli strappa via l'armatura nella quale confidava e ne distribuisce il bottino. Chi non è con me, è contro di me; e chi non raccoglie con me, disperde. Quando lo spirito immondo esce dall'uomo, si aggira per luoghi aridi in cerca di riposo e, non trovandone, dice: Ritornerò nella mia casa da cui sono uscito. Venuto, la trova spazzata e adorna. Allora va, prende con sé altri sette spiriti peggiori di lui ed essi entrano e vi alloggiano e la condizione finale di quell'uomo diventa peggiore della prima". Parola del Signore

 

“CHI NON E’ CON ME E’ CONTRO DI ME E CHI NON RACCOGLIE CON ME, DISPERDE”. (Lc.11,23)

Gesù è molto deciso nel dirci le cose. Il suo però non è il parlare di un integralista becero, ma di un amico che ci mette davanti alla realtà: nella vita c’è lotta aperta tra il Regno della luce e quello delle tenebre e Satana, proprio perché già sconfitto da Cristo si dà da fare con intelligenza con noi. Da soli non possiamo proprio pensare di farcela, ma con Cristo sì. Il diavolo, la tentazione, il male provano ad insediarsi in casa nostra in molti modi diversi attraverso ideologie permissive, attraverso l’orgoglio che ci fa sentire intelligenti e forti, attraverso la negazione del peccato, attraverso i mille compromessi quotidiani, e provate a pensare se molte volte noi non ci caschiamo quando ad esempio diciamo di amare Dio ma Lui deve stare fuori dai nostri affari economici perché “lì è un altro mondo”, diciamo di amare il prossimo, ma amiamo solo “quello buono” e i “cattivi” vadano pure a quel paese, quando diciamo di perdonare ma poi sotto sotto pensiamo che la pena di morte per qualcuno ci sta proprio bene! Il diavolo, il male, il peccato tendono a dividerci da Dio, dal prossimo, da noi stessi ma l’unico modo per vincerli è proprio quello di fidarci di Dio, di lasciare a lui la guida della nostra vita. E quali sono i mezzi per fare questo? Sembrano mezzi ‘superati’ ma invece sono essenziali: i sacramenti, la parola di Dio, la preghiera, la crescita nella vita di grazia, la penitenza.

 

 

SABATO 11 OTTOBRE

Tra i santi ricordati oggi: Santa Placida; Sant’Alessandro Sauli.

Una scheggia di preghiera:

 

CHE IO VIVA NELLA TUA VOLONTA' BENEFICA, O SIGNORE

 

Hanno detto: Decidi con Dio e non fallirai la meta necessaria. (San Gregorio di Nazianzo)

Saggezza popolare: La minaccia del pericolo di domani non turbi il tuo sonno di oggi.

Un aneddoto: Un giorno, dalle mura della città, verso il tramonto, si videro alla linea dell’orizzonte due persone che si abbracciavano.

—  Sono un papà e una mamma, pensò una bambina innocente.

—  Sono due amici che si incontrano dopo molti anni, pensò un uomo solo.

—  Sono due amanti, pensò un uomo dal cuore torbido.

—  Sono due mercanti che hanno concluso un buon affare, pensò un uomo avido di denaro.

—  E’ un padre felice che abbraccia un figlio di ritorno dalla guerra, pensò una donna dall’anima tenera.

—  E’ una figlia che abbraccia il padre di ritorno da un viaggio, pensò un uomo addolorato per la morte della sua bambina.

Sono due innamorati, pensò una ragazza che sognava l’amore.

— Sono due uomini che lottano all’ultimo sangue, pensò un assassino.

— Sono due...       

Gli occhi dipendono dal “cuore”, ma la realtà ci sarà svelata solo allora.

Parola di Dio: Gal. 3,22-29; Sal. 104; Lc. 11,27-28

 

Vangelo Lc 11, 27-28

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, mentre Gesù stava parlando, una donna alzò la voce di mezzo alla folla e disse: "Beato il ventre che ti ha portato e il seno da cui hai preso il latte!". Ma egli disse: "Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!". Parola del Signore

 

“BEATO IL GREMBO CHE TI HA PORTATO E IL SENO DA CUI HAI PRESO IL LATTE”. (Lc. 11,27)

Una donna, con semplicità, ammirata dalla figura di Gesù, forse con un po' d'invidia dice: "Beata, fortunata tua madre ad avere un figlio così!”. Gesù le risponde: "La fortuna non è avere un 'figlio bravo", è essere fedeli a Dio!". Infatti chissà se quella stessa voce avrebbe ancora chiamato Maria beata quando Gesù è stato arrestato e condannato come impostore e bestemmiatore? Chissà se ai piedi della croce si sarebbe sentita la stessa voce dirle: “Beata Te che sei la madre del condannato a morte!” La tua vita di madre, di padre, di educatore può anche essere un insuccesso e ne puoi essere dispiaciuto, ma se sei stato fedele a Dio e al tuo compito, tu per Dio puoi essere davvero beato. Secondo il vangelo non si è beati perché le cose vanno bene, perché economicamente non abbiamo grossi fastidi, perché mio figlio non è un drogato o un perdigiorno, perché i miei hanno fatto carriera… ma si può essere beati sempre se si cerca la volontà di Dio, se Dio è il nostro fine, la nostra unica "ricompensa". Maria è beata non tanto perché è la Madre di Dio, e per questo Dio l’ha colmata di ogni dono, Maria è beata anche ai piedi della croce quando il suo ‘figlio buono’ verrà considerato un pubblico bestemmiatore e ucciso con la massima ignominia, perché sia quando ha detto il suo sì all’angelo, sia ai piedi della croce, in mezzo alla sofferenza, cerca solo e sempre la volontà di Dio. Ecco allora perché la stessa “beatitudine” di Maria può applicarsi a noi in ogni circostanza della nostra vita. Siamo davvero fortunati se Dio, trovandoci disponibili, in ogni momento può operare in noi!

 

 

DOMENICA 12 OTTOBRE  XXVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A

Tra i santi ricordati oggi: San Serafino; Sant’Edisto.

Una scheggia di preghiera:

 

RINNOVA IN ME, SIGNORE, LA GRAZIA DEL BATTESIMO.

 

Hanno detto: La prima tra le cose belle…è di  possedere sempre Dio e di diventare un possesso di Dio mediante il rapporto familiare con lui e l’elevazione verso di lui. (San Gregorio di Nazianzo)

Saggezza popolare: Chi è sano è semplice (Saggezza Cinese)

Un aneddoto: L’imperatore Napoleone organizzò a Parigi un magnifico ricevimento. Portò nella grande sala anche il suo piccolo figlio. Ma questi non prestava attenzione ai quadri stupendi sulle pareti, né ai tavoli apparecchiati con raffinata ricchezza, né ai vestiti elegantissimi dei principi, dei conti e delle loro mogli. Attraverso la finestra guardava la strada. Napoleone, osservando il figlio, gli chiese: “Che cosa è che ti manca? Desideri forse qualcosa di più?” Continuando a guardare attraverso la finestra i bambini che giocavano per strada, nella sabbia e nel fango, il figlio rispose: “Vorrei andare a giocare con loro”.

Parola di Dio: Is. 25,6-10; Sal. 22; Fil. 4,12-14.19-20; Mt. 22,1-14

 

Vangelo Mt 22, 1-14

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, rispondendo Gesù riprese a parlar in parabole ai principi dei sacerdoti e agli anziani del popolo e disse: "Il regno dei cieli è simile a un re che fece un banchetto di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non vollero venire. Di nuovo mandò altri servi a dire: Ecco ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e i miei animali ingrassati sono gia macellati e tutto è pronto; venite alle nozze. Ma costoro non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. Allora il re si indignò e, mandate le sue truppe, uccise quegli assassini e diede alle fiamme la loro città. Poi disse ai suoi servi: Il banchetto nuziale è pronto, ma gli invitati non ne erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze. Usciti nelle strade, quei servi raccolsero quanti ne trovarono, buoni e cattivi, e la sala si riempì di commensali. Il re entrò per vedere i commensali e, scorto un tale che non indossava l'abito nuziale, gli disse: Amico, come hai potuto entrare qui senz'abito nuziale? Ed egli ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti. Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti". Parola del Signore

 

“AMICO, COME HAI POTUTO ENTRARE QUI SENZ’ABITO NUZIALE?” (Mt. 22,12)

Dio le studia proprio tutte pur di far comunione con noi, Se nelle domeniche precedenti abbiamo preso coscienza di essere la sua vigna curata ed amata, in questa domenica ci ricorda di aver preparato un banchetto per noi: la festa di nozze tra suo Figlio e la nostra umanità. La festa però viene guastata dalla presenza di un invitato il quale non porta l'abito di circostanza e viene cacciato via dal re.  Ragioniamo: se sono invitato ad un matrimonio, l'abito è importante, e ci sto attento a cosa metto. E' un segno di rispetto per gli sposi e dimostra che mi sento gratificato e onorato da quest'invito. Se mi presento in bermuda e canottiera, lo sposo capirà che non ci sono venuto volentieri e potrebbe dirmi: "Se non volevi venire me lo potevi dire, qui sei come una nota stonata e mi rovini la festa". Davanti a Dio si tratta di rivestire l'anima decentemente! Come posso fare? Penso che è impossibile. Al cospetto di Dio mi sento nudo e carente. L'unica veste possibile è quella tunica bianca che ricevo con il battesimo, e che non poso procurarmi da me. Posso solo presentarmi alle porte del banchetto e chiederla umilmente. Perciò anche all'inizio della messa facciamo l'atto penitenziale, e ancora prima d'accostarci alla comunione ripetiamo: "Signore non sono degno."

 

 

LUNEDI’ 13 OTTOBRE

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Edoardo.

Una scheggia di preghiera:

 

LIBERACI ANCORA E SEMPRE DA OGNI MALE.

 

Hanno detto: È una medicina efficace, quando soffriamo, ricordarci di Dio e delle speranze ultraterrene…non angustiamoci nei nostri pensieri e non lasciamoci coprire dal dolore come da una nube.(S. Gregorio di Nazianzo)

Saggezza popolare: Senza umanità non vi è né virtù, né vero coraggio, né gloria durevole.

Un aneddoto: All’economo che gli faceva notare di non avere più una lira per le spese tanto ordinarie che straordinarie, san Vincenzo de’ Paoli, con viso sereno, rispose: “Che bella notizia! Sia lodato Iddio! E’ arrivato il momento di mostrare la nostra fiducia nella Provvidenza. I tesori della bontà di Dio sono infiniti, e la nostra mancanza di fiducia lo disonora”.

Parola di Dio: Gal. 4,22-24.26-27.31-5,1; Sal 112; Lc. 11,29-32

 

1^ Lettura Gal 4,22-24. 26-27.31 - 5, 1

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Galati

Fratelli, sta scritto che Abramo ebbe due figli, uno dalla schiava e uno dalla donna libera. Ma quello dalla schiava è nato secondo la carne; quello dalla donna libera, in virtù della promessa. Ora, tali cose sono dette per allegoria: le due donne infatti rappresentano le due Alleanze; una, quella del monte Sinai, che genera nella schiavitù, rappresentata da Agar Invece la Gerusalemme di lassù è libera ed è la nostra madre. Sta scritto infatti: Rallègrati, sterile, che non partorisci, grida nell'allegria tu che non conosci i dolori del parto, perché molti sono i figli dell'abbandonata, più di quelli della donna che ha marito. E come allora colui che era nato secondo la carne perseguitava quello nato secondo lo spirito, così accade anche ora. Però, che cosa dice la Scrittura? Manda via la schiava e suo figlio, perché il figlio della schiava non avrà eredità col figlio della donna libera. Così, fratelli, noi non siamo figli di una schiava, ma di una donna libera. Cristo ci ha liberati perché restassimo liberi; state dunque saldi e non lasciatevi imporre di nuovo il giogo della schiavitù. Parola di Dio

 

“CRISTO CI HA LIBERATI PERCHE' RESTASSIMO LIBERI; STATE DUNQUE SALDI E NON LASCIATEVI IMPORRE DI NUOVO IL GIOGO DELLA SCHIAVITU'” (Gal. 5,1)

“Ho capito che cosa vuoi dire liberazione quando dopo tre mesi di angosce il medico mi ha guardata negli occhi e mi ha detto: “Ci siamo sbagliati, lei non ha un cancro” - mi raccontava una signora. Forse noi non comprendiamo più bene che cosa significhi: Gesù con la sua croce mi ha liberato. Ma significa proprio questo: ero perso, non c’era possibilità di arrivare a Dio; tramite Gesù sono diventato figlio di Dio, non sono più schiavo, sono guarito nel suo sangue. Ma il giogo della schiavitù, dell’egoismo, delle ricchezze, è sempre lì pronto a ripiombarci sulle spalle: c’è sempre qualcuno o qualcosa pronto a farci diventare schiavi. San Paolo ci invita a stare attenti: se hai sperimentato la gioia di essere figlio perché vuoi di nuovo diventare schiavo?

 

 

MARTEDI’ 14 OTTOBRE

Tra i santi ricordati oggi: San Callisto; San Gaudenzio.

Una scheggia di preghiera:

 

LA TUA GRAZIA AGISCA NEL MIO CUORE E LO PURIFICHI.

 

Hanno detto: Quando hai il morale a terra, ricorda che sei stato plasmato creatura di Cristo. (San Gregorio di Nazianzo)

Saggezza popolare: Quando ubbidisci ai tuoi superiori, ammaestri i tuoi inferiori.

Un aneddoto: Maestro - chiese un giorno un discepolo a uno  yogi - perché mai procedo così lentamente sulla via della perfezione, pur desiderandola vivamente?”. “Perché non sai vigilare. Così non riesci mai a vedere il sole che sorge. C’era una volta un uomo che desiderava molto assistere a uno spettacolo teatrale. Arrivò con grande anticipo portando con sé una coperta. Nella lunga attesa si avvolse nella coperta e si addormentò. Quando si ridestò lo spettacolo era finito. Così all’uomo non restò che arrotolarsi la coperta e tornarsene a casa.

Parola di Dio: Gal. 5,1-6; Sal. 118; Lc. 11,37-41

 

Vangelo Lc 11, 37-41

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, dopo che Gesù ebbe finito di parlare, un fariseo lo invitò a pranzo. Egli entrò e si mise a tavola. Il fariseo si meravigliò che non avesse fatto le abluzioni prima del pranzo. Allora il Signore gli disse: "Voi farisei purificate l'esterno della coppa e del piatto, ma il vostro interno è pieno di rapina e di iniquità. Stolti! Colui che ha fatto l'esterno non ha forse fatto anche l'interno? Piuttosto date in elemosina quel che c'è dentro, ed ecco, tutto per voi sarà mondo". Parola del Signore

 

“PIUTTOSTO DATE IN ELEMOSINA QUEL CHE C’E’ DENTRO, ED ECCO PER VOI TUTTO SARA’ MONDO”. (Lc. 11,41)

Gesù invita il fariseo osservante, che però lo aveva subito giudicato, a non fermarsi alle esteriorità, ma ad imparare ad andare al nocciolo delle cose e credo che in fondo gli dica più o meno così: “Quando uno sta morendo dalla fame, guarda al piatto oppure a ciò che vi è dentro? Quando uno bussa alla tua porta per chiederti aiuto bada alle belle parole che tu puoi dirgli o a ciò che concretamente tu puoi fare per lui? La Chiesa mostra il suo vero volto perché tanti cristiani parlano o perché qualcuno si sforza di fare le stesse scelte che Gesù ha fatto?”. La purezza di cuore non è legata alle esteriorità formali della legge, anche se queste potrebbero essere di aiuto, ma è legata al dare agli altri ciò che vi è dentro. Dio non si lascia ingannare dalle apparenze e dalle maschere che noi mettiamo per apparire più buoni di quello che siamo. Gesù in pratica ci  dice: “Liberatevi dalla preoccupazione di voler apparire perfetti, dalla tentazione del voler raggiungere le vette di una virtù disincarnata, e rendetevi disponibili con semplicità, all’incontro con ogni persona; liberatevi dalla religiosità della fredda osservanza, da quella della paura e lasciate che il vostro cuore ripieno di Dio debordi e vi conduca per strade nuove con la fantasia dello Spirito Santo che abita in voi. Cercate la giustizia e l’amore, siate umili, non cercate le vanità del mondo abbiate invece un cuore compassionevole e misericordioso e soprattutto non giudicate i vostri simili: solo Dio conosce le intenzioni più profonde”.

 

 

MERCOLEDI’ 15 OTTOBRE

Tra i santi ricordati oggi: Santa Teresa di Gesù;Santa Aurelia di Strasburgo

Una scheggia di preghiera:

 

VIENI SPIRITO SANTO, PORTA A COMPIMENTO L’OPERA DI DIO.

 

Hanno detto: Il cumulo dei tuoi peccati non vince la moltitudine delle misericordie di Dio; le tue ferite non vincono l’abilità del sommo medico. (Cirillo di Gerusalemme)

Saggezza popolare: I titoli sono ora così comuni che per distinguersi è meglio non averne.

Un aneddoto: Teresa d’Avila diceva ‘maliziosamente’: “Teresa da sola, può far niente; Teresa e la grazia di Dio possono far molto; ma Teresa la grazia di Dio e i soldi... possono far tutto”. Un giorno, mentre Teresa scendeva le scale del monastero si trovò di fronte ad un bambino. Subito gli chiese: “Come ti chiami, piccolino?”. “E tu - risponde il fanciullo - come ti chiami?”. “lo - riprende lei - sono Teresa di Gesù”. “Ebbene io - conclude il bambino - sono Gesù di Teresa”.

Parola di Dio: Gal. 5,18-25; Sal. 1; Lc. 11,42-46

 

1^ Lettura Gal 5, 18-25

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Galati

Fratelli, se vi lasciate guidare dallo Spirito, non siete più sotto la legge. Del resto le opere della carne sono ben note: fornicazione, impurità, libertinaggio, idolatria, stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, invidie, ubriachezze, orge e cose del genere; circa queste cose vi preavviso, come gia ho detto, che chi le compie non erediterà il regno di Dio. Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé; contro queste cose non c'è legge. Ora quelli che sono di Cristo Gesù hanno crocifisso la loro carne con le sue passioni e i suoi desideri. Se pertanto viviamo dello Spirito, camminiamo anche secondo lo Spirito. Parola di Dio

 

“IL FRUTTO DELLO SPIRITO E’ AMORE, GIOIA, PACE, PAZIENZA, BENEVOLENZA, BONTÀ, FEDELTÀ, MITEZZA, DOMINIO DI SE'”. (Gal. 5,22)

Proviamo ad esaminare qualcuno dei frutti dello Spirito che Paolo ci indica oggi:

Amore, gioia, pace: chi si fida di Dio e lascia operare il suo Spirito in se stesso non ha più paura. Non c’è paura di un Dio terribile che condanna, non c’è paura delle prove della vita e del male perché Dio è più forte di ogni male, non c’è paura degli uomini perché con Io Spirito riesco a vederli fratelli, e se non c’è la paura, c’è l’amore, la tristezza se ne va perché ci si sente amati, la pace può esserci nel cuore addirittura all’interno di un lager. Pazienza, benevolenza, mitezza, dominio di sé. Tutti doni che aiutano a vivere l’attesa del compimento definitivo del Regno di Dio, Lo Spirito mi dà la pazienza: so di avere una meta per cui vale la pena di aver costanza nelle av­versità. Nasce la benevolenza verso gli altri: sono tutti fratelli per cui Gesù ha versato il suo sangue come per me; divento mite perché so di non essere io a dover giudicare e reggere il mondo, riesco addirittura a dominare me stesso perché non mi appartengo più, sono già di Dio.

 

 

GIOVEDI’ 16 OTTOBRE

Tra i santi ricordati oggi: Santa Edvige; Santa Margherita Maria Alacoque.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE HAI RAGIONE: HO BISOGNO DI TE PER CAMMINARE ANCORA.

 

Hanno detto: Facendo tutto nella luce, diventiamo luce noi stessi, risplendendo anche agli altri, come è proprio della luce. (Gregorio di Nissa)

Saggezza popolare: Chi ha per letto la terra, deve coprirsi col cielo.

Un aneddoto: Venuto ad ammalarsi gravemente, un vecchio cinese mandò a chiamare tre medici. Il primo gli disse: “La vostra malattia dipende dal vostro modo di vivere. Astenetevi dal troppo cibo e dai piaceri sensuali. Sebbene il caso sia grave, penso di potervi guarire”. E il vecchio disse: “E’ un medico qualunque, mandatelo via”. “Il vostro organismo”, sentenziò il secondo, “è affetto da tare che vi furono trasmesse per ereditarietà. Non è assolutamente possibile curarlo”. E il vecchio disse: “Questo è un buon medico. Dategli da mangiare “O guarirete o morirete”, disse il terzo medico. “Cercate di non desiderare né questo né quello. Ciò che a voi sembra un male, può essere un bene”. “Ecco un medico che la sa lunga”, dichiarò l’ammalato. E lo licenziò con regali grandiosi.

Parola di Dio: Ef. 1,1-10; Sal. 97; Lc. 11,47-54

 

Vangelo Lc 11, 47-54

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, il Signore disse: "Guai a voi, che costruite i sepolcri dei profeti, e i vostri padri li hanno uccisi. Così voi date testimonianza e approvazione alle opere dei vostri padri: essi li uccisero e voi costruite loro i sepolcri. Per questo la sapienza di Dio ha detto: Manderò a loro profeti e apostoli ed essi li uccideranno e perseguiteranno; perché sia chiesto conto a questa generazione del sangue di tutti i profeti, versato fin dall'inizio del mondo, dal sangue di Abele fino al sangue di Zaccaria, che fu ucciso tra l'altare e il santuario. Sì, vi dico, ne sarà chiesto conto a questa generazione. Guai a voi, dottori della legge, che avete tolto la chiave della scienza. Voi non siete entrati, e a quelli che volevano entrare l'avete impedito". Quando fu uscito di là, gli scribi e i farisei cominciarono a trattarlo ostilmente e a farlo parlare su molti argomenti, tendendogli insidie, per sorprenderlo in qualche parola uscita dalla sua stessa bocca. Parola del Signore

 

“GUAI A VOI CHE AVETE TOLTO LA CHIAVE DELLA SCIENZA. VOI NON SIETE ENTRATI E A QUELLI CHE VOLEVANO ENTRARE LO AVETE IMPEDITO”. (Lc. 11,52)

I “Guai!” che Gesù ha detto riguardano solo scribi e dottori della legge di allora, riguardano gli ipocriti di ogni tempo o riguardano anche me? Proviamo a tradurli:

“Guai a voi che pensate di vivere nella migliore delle società e ve la prendete con il passato vedendo in esso solo errori e colpe che giustificano certi vostri atteggiamenti odierni. Guai chi pensa che la colpa sia sempre degli altri e non si accorge che enumerando le colpe altrui dice le proprie. Guai a te per tutte le volte che non hai saputo cogliere il bene che ti era testimoniato, guai a te che, facendoti forte della tua cultura, hai fatto tacere chi con umiltà manifestava il Vangelo. Guai a te che hai le mani sporche di denaro e ti dici per la povertà evangelica, guai a te che hai costruito i tuoi averi non “con le tue mani” ma con il sudore e le lacrime di tanti, guai a te che approfitti della religione e del religioso per farti i tuoi affari. Guai a te quando pensi di sapere tutto, di avere una risposta a tutti gli interrogativi della vita e imponi agli altri te stesso impedendo loro di arrivare dove Dio voleva portarli, ti sei messo al posto di Dio e non sai trovare la strada per te e la impedisci ai fratelli…”. E i “Guai!” potrebbero continuare a lungo e nessuno di noi può dire che in qualche modo queste parole non li riguardino. Davanti a questo si aprono  due strade: quella di far finta di niente dicendo: “In fondo ce ne sono tanti peggio di me” oppure quella del riconoscere con verità le nostre povertà e mancanze per cercare, con l’aiuto di  Dio, di ripartire ancora una volta.

 

 

VENERDI’ 17 OTTOBRE

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Ignazio di Antiochia.

Una scheggia di preghiera:

 

CHI SONO IO, SIGNORE, SE TU NON MI SOSTIENI?

 

Hanno detto: Non cercare di discolparti dei tuoi difetti, cerca piuttosto di emendarti. (San Giovanni Bosco)

Saggezza popolare: Chi tardi va al mercato torna a mani vuote.

Un aneddoto: Un uomo si recò da Buddha con in mano un’offerta floreale. Buddha alzò lo sguardo verso di lui e disse: “Mettilo giù!” Egli non riusciva a credere che gli fosse stato chiesto di posare i fiori, ma poi pensò che molto probabilmente l’invito si riferiva ai fiori che teneva nella mano sinistra poiché offrire qualche cosa con la sinistra era considerato maleducato e di cattivo auspicio. Così lasciò andare i fiori che aveva nella mano destra. Ma Buddha disse ancora: “Mettilo giù!” Questa volta egli posò tutti i fiori e restò a mani vuote di fronte a Buddha, il quale ripeté ancora con un sorriso: “Mettilo giù!” L’uomo, assai perplesso, domandò: “Che cos’è che devo mettere giù?”  “Non i fiori, figlio mio, ma chi li ha portati”, fu la risposta di Buddha.

Parola di Dio: Ef 1,11-14; Sal. 32; Lc. 12,1-7

 

Vangelo Lc 12, 1-7

Dal vangelo secondo Luca.

In quel tempo, radunatesi migliaia di persone che si calpestavano a vicenda, Gesù cominciò a dire anzitutto ai discepoli: "Guardatevi dal lievito dei farisei, che è l'ipocrisia. Non c'è nulla di nascosto che non sarà svelato, né di segreto che non sarà conosciuto. Pertanto ciò che avrete detto nelle tenebre, sarà udito in piena luce; e ciò che avrete detto all'orecchio nelle stanze più interne, sarà annunziato sui tetti. A voi miei amici, dico: Non temete coloro che uccidono il corpo e dopo non possono far più nulla. Vi mostrerò invece chi dovete temere: temete Colui che, dopo aver ucciso, ha il potere di gettare nella Geenna. Sì, ve lo dico, temete Costui. Cinque passeri non si vendono forse per due soldi? Eppure nemmeno uno di essi è dimenticato davanti a Dio. Anche i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non temete, voi valete più di molti passeri". Parola del Signore

 

“GUARDATEVI DAL LIEVITO DEI FARISEI CHE È L’IPOCRISIA”. (Lc. 12,1)

Sono proprio affermazioni come questa che fanno pendere su Gesù la condanna a morte come eretico, anarchico, irrispettoso dei valori religiosi. Non dimentichiamo che i farisei erano veramente i notabili di quel tempo... osservanti minuziosi della Legge... culturalmente preparati, esperti in questioni religiose. Gesù, non rimprovera loro queste qualità. Ma non può sopportare il loro orgoglio, il disprezzo per i piccoli, per questa folla che “non sa bene il catechismo”, che non ha capito le teorie complicate e gli obblighi numerosi e complessi di coloro che si reputano i “dirigenti” del popolo. Il grande pericolo, il “cattivo lievito” di tutti coloro che pretendono di dirigere e consigliare gli altri è l’ipocrisia, è il presumere di essere diversi da ciò che si è, è rappresentarsi secondo i modelli in voga nel proprio ambiente, è approfittare delle debolezze altrui e del proprio ruolo specialmente se è religioso, per emergere. Anche a noi, Gesù dice: “Guardati da ogni piccola ipocrisia: è un lievito che cresce; guardati da vivere secondo schemi preconfezionati e slogan; guardati dallo spirito di sufficienza orgogliosa; fai bene attenzione a te stesso quando pensi di essere perfetto e detentore della verità.

 

 

SABATO 18 OTTOBRE

Tra i santi ricordati oggi: San Luca;San Giusto di Susa.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, DA SOLO SONO NULLA. CON TE TUTTO POSSO.

 

Hanno detto: Tutto appartiene a Dio. Nulla, assolutamente nulla in questo mondo è nostro. E allora perché avere paura? (Gandhi)

Saggezza popolare: Dove il cattivo è meglio, il meglio è nulla.

Un aneddoto: Tre saggi decisero di intraprendere un viaggio poiché, anche se nel loro paese erano considerati sapienti, erano abbastanza umili da sperare che viaggiare avrebbe aperto le loro menti. Avevano appena attraversato il confine di un paese limitrofo, quando videro da lontano un grattacielo. Si chiesero che cosa mai potesse essere un oggetto tanto enorme. La soluzione più ovvia sarebbe stata quella di andare a vedere di persona, ma ciò avrebbe potuto essere pericoloso: se fosse scoppiato appena si fossero avvicinati? In ogni caso era più saggio stabilire prima di che cosa si trattava. Furono avanzate, esaminate e confutate, in base all’esperienza passata di ognuno di essi, numerose teorie. Alla fine fu stabilito, sempre sulla scorta delle loro conoscenze precedenti che erano assai vaste, che l’oggetto in questione, qualsiasi cosa rappresentasse, poteva essere stato collocato lì se non da un gigante. Da tutto ciò trassero la conclusione che sarebbe stato più prudente stare alla larga da quel paese. Così ritornarono in patria con un elemento nuovo da aggiungere al loro corredo di esperienze.

Parola di Dio: 2Tim. 4,10-17; Sal. 144; Lc. 10,1-9

 

1^ Lettura 2 Tm 4, 10-17

Dalla seconda lettera a Timoteo

Carissimo, Dema mi ha abbandonato avendo preferito il secolo presente ed è partito per Tessalonica; Crescente è andato in Galazia, Tito in Dalmazia. Solo Luca è con me. Prendi Marco e portalo con te, perché mi sarà utile per il ministero. Ho inviato Tìchico a Efeso. Venendo, portami il mantello che ho lasciato a Troade in casa di Carpo e anche i libri, soprattutto le pergamene. Alessandro, il ramaio, mi ha procurato molti mali. Il Signore gli renderà secondo le sue opere; guardatene anche tu, perché è stato un accanito avversario della nostra predicazione. Nella mia prima difesa in tribunale nessuno mi ha assistito; tutti mi hanno abbandonato. Non se ne tenga conto contro di loro. Il Signore però mi è stato vicino e mi ha dato forza, perché per mio mezzo si compisse la proclamazione del messaggio e potessero sentirlo tutti i Gentili. Parola di Dio

 

“IL SIGNORE MI E’ STATO VICINO E MI HA DATO LA FORZA PERCHE' PER MIO MEZZO SI COMPISSE LA PROCLAMAZIONE DEL MESSAGGIO”. (2Tim. 4,17)

Paolo, in questa sua confessione all’amico Timoteo, sembra guardare con meraviglia alla sua vita. Scopre la propria miseria, ma scopre anche l’opera di Dio in lui: non e certo per propria forza che è riuscito a fare tanti viaggi, ad affrontare tante persecuzioni, a fondare tante comunità... E’ Dio che lo ha accompagnato, guidato, protetto, che ha fatto sì che attraverso la sua persona la grazia arrivasse a tanti cuori. Lui, Paolo, ha fatto una cosa sola: si è affidato, ‘consegnato’ a Dio, e Dio ha operato. La stessa cosa la può dire san Luca che festeggiamo oggi. Anche lui per ispirazione ha scritto il suo magnifico Vangelo che ci presenta in particolare la misericordia di Gesù, ha narrato gli atti degli apostoli, è stato di sostegno all’opera di Paolo, ma tutto questo è riuscito a farlo per la sua fede in Gesù. Quando ci si fida di Dio, quando si conta poco su noi e tanto su Lui, Dio riesce a fare “cose grandi” nonostante la nostra pochezza. Se la Chiesa, i cristiani si fidassero di più di Dio che delle proprie opere, quanto sarebbe più avanti il Regno di Dio!

 

 

DOMENICA 19 OTTOBRE  XXIX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A

Tra i santi ricordati oggi: San Paolo della Croce; Santa Laura.

Una scheggia di preghiera:

 

DONACI, SIGNORE, DI ESSERE CRISTIANI SECONDO LA TUA PAROLA.

 

Hanno detto: Il perdono è una cosa buffa: riscalda il cuore e raffredda il rimorso. (Mckenzie)

Saggezza popolare: La gente triste nuoce più a se stessa che agli altri.

Un aneddoto: Sono stato colpito dal rituale dei funerali dell’imperatrice Zita. Arrivando alla chiesa dei cappuccini, a Vienna, un cerimoniere bussò alla porta del tempio.  “Chi è?”, domandò un frate. E la risposta fu: “Zita, Imperatrice d’Austria, regina di Ungheria…” e proseguì con i tantissimi altri titoli di nobiltà.  “Non la conosciamo”, disse di dentro il religioso.  Allora riprende il cerimoniere: “È Zita, una umile peccatrice, che domanda un pezzo di terra dove essere sepolta”. E allora si aprì la porta.  Così, approssimativamente, ma la sostanza è formidabile. Dinanzi a Dio, ciò che conta è l’umiltà, il riconoscere che abbiamo ricevuto tutto da lui e che soltanto nella sua misericordia possiamo trovare accoglienza. (J. A. MEDLNA ESTEVEZ, Il cammino della salvezza)

Parola di Dio: Is. 45,1.4-6; Sal. 95; 1Ts.1,1-5; Mt. 22,15-21

 

Vangelo Mt 22, 15-21

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, i farisei, avendo udito che Gesù aveva ridotto al silenzio i sadducei, ritiratisi, tennero consiglio per vedere di coglierlo in fallo nei suoi discorsi. Mandarono dunque a lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: "Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità e non hai soggezione di nessuno perché non guardi in faccia ad alcuno. Dicci dunque il tuo parere: E` lecito o no pagare il tributo a Cesare?". Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: "Ipocriti, perché mi tentate? Mostratemi la moneta del tributo". Ed essi gli presentarono un denaro. Egli domandò loro: "Di chi è questa immagine e l'iscrizione?". Gli risposero: "Di Cesare". Allora disse loro: "Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio". Parola del Signore

 

“RENDETE DUNQUE A CESARE QUELLO CHE E’ DI CESARE E A DIO QUELLO CHE E’ DI DIO”. (Mt. 22,21)

Il cristianesimo è da vivere nella realtà quotidiana e Gesù nel corso della sua vita terrena non ha mai predicato di non aver cura delle cose di questo mondo. Egli stesso ha voluto conoscere ogni genere di persone, e osservava i suoi doveri di cittadino. Anche noi dunque dobbiamo “essere di Cristo” ma a beneficio del prossimo: sinceri, onesti, preoccupati di quel che ci circonda, impegnati a fare il bene in ogni circostanza. Quando gli presentano la moneta, Gesù non compie gesti di disprezzo, ma la considera in funzione della sua utilità, come segno del nostro legame reale con la società in cui viviamo. Essere un buon cittadino significa rispettare quel che le autorità stabiliscono, purché ciò non sia contro la legge di Dio. Anzi, siamo chiamati a migliorare, secondo le nostre possibilità, tutto ciò che può portare ad una società più giusta e solidale. Tutto nella nostra vita appartiene a Dio: come possiamo riservarci frammenti di cose in cui Egli non sia presente?

 

 

LUNEDI’ 20 OTTOBRE

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Irene; San Leopardo di Osimo.

Una scheggia di preghiera:

 

GRAZIE SIGNORE PER L’ABBONDANZA DEI TUOI DONI.

 

Hanno detto: La fede non è solo un sentimento, ma è una ferrea volontà di verità. (Raissa Maritain)

Saggezza popolare: Letizia grande e gran malinconia, confinano ambedue con la pazzia.

Un aneddoto: Un Dottore della Legge osservava lo spettacolo della piazza del mercato formicolante di gente. Improvvisamente gli apparve il profeta Elia. Il Dottore della Legge approfittò dell’occasione e chiese al profeta: “Illumina la mia ignoranza: c’è qualcuno di questi mercanti che entrerà nel futuro Regno di Dio?”. “Nessuno, proprio nessuno!”, rispose il Profeta, scrollando il capo. In quel momento arrivarono sulla piazza del mercato due uomini. Si misero a fare giochi di abilità, scherzi e buffonate per attirare la gente. Intorno a loro si formò un cerchio di grandi e piccoli che si divertivano e battevano le mani ridendo. Il profeta Elia esclamò: “Questi certamente entreranno nel futuro Regno di Dio!”. Il Dottore della Legge andò a parlare ai due pagliacci. “Che cosa vendete?” chiese. Risposero: “Anche se spesso il nostro cuore è triste, vogliamo vendere a tutti la gioia di vivere”

Parola di Dio: Ef. 2,1-10; Sal. 99; Lc. 12,13-21

 

Vangelo Lc 12, 13-21

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, uno della folla gli disse:"Maestro, dì a mio fratello che divida con me l'eredità". Ma egli rispose: "O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?". E disse loro: "Guardatevi e tenetevi lontano da ogni cupidigia, perché anche se uno è nell'abbondanza la sua vita non dipende dai suoi beni". Disse poi una parabola: "La campagna di un uomo ricco aveva dato un buon raccolto. Egli ragionava tra sé: Che farò, poiché non ho dove riporre i miei raccolti? E disse: Farò così: demolirò i miei magazzini e ne costruirò di più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; riposati, mangia, bevi e datti alla gioia. Ma Dio gli disse: Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato di chi sarà? Così è di chi accumula tesori per sé, e non arricchisce davanti a Dio". Parola del Signore

 

“ANCHE SE UNO E’ NELL’ABBONDANZA, LA SUA VITA NON DIPENDE DAI SUOI BENI”. (Lc.12,15)

La cupidigia è il desiderio smodato di possedere, di possedere sempre di più. Gesù ha sott'occhio anzitutto i ricchi. Ma egli non li condanna perché sono ricchi. Li avverte piuttosto che la ricchezza può far loro perdere il senso della realtà. I ricchi, infatti, sono sempre esposti alla tentazione di appoggiare la propria fiducia sui tesori accumulati, fino a far loro pensare che, accrescendo i beni materiali, possono star tranquilli per la loro esistenza. Gesù, con queste parole, ha di mira anche chi, pur non essendo ricco, tende ad assicurare la propria esistenza mediante il possesso e l'accaparramento. Gesù lo ammonisce perché, così  facendo, si mette in un atteggiamento opposto a quello insegnato da lui nel Vangelo. Egli vuole che gli uomini conducano una vita simile a quella di Dio. E Dio è “Colui che è” ed il suo essere è Amore. Gesù vuole che il vivere degli uomini sia pur esso amore. E poi questo insegnamento ci aiuta anche a gustare sul serio la vita; essa ci sembrerà bella soltanto quando smetteremo di desiderarne una migliore e quando avremo imparato a goderla così com’è. La smania di possedere sempre di più, inculcataci con tanta scaltrezza dal mondo consumistico moderno, è in realtà un virus che ci toglie il piacere di accontentarci di quanto abbiamo. Un uomo non guadagna mai abbastanza, una donna non è mai abbastanza bella, gli abiti non sono mai abbastanza alla moda, la casa non è mai abbastanza arredata, quel che mangiamo non è mai abbastanza gustoso. Ma la salvezza sta nel saper dire a un certo punto: “Basta! Quel che ho è sufficiente e quel che ne faccio dipen­de solo da me”.

 

 

MARTEDI’ 21 OTTOBRE

Tra i santi ricordati oggi: San Gaspare del bufalo; Santa Celina.

Una scheggia di preghiera:

 

ANGELO MIO CUSTODE FAI EMERGERE DA ME IL BENE.

 

Hanno detto: Dipende da ogni uomo se riempie i granai della propria vita di frumento o solo di paglia.(Blsha Johann Andreas)

Saggezza popolare: La morte, non perdona al forte.

Un aneddoto: UN RICORDO PERSONALE.

Certe immagini ti rimangono fisse nella vita. Ricordo un fatto della mia infanzia che poi ho sempre associato all’immagine del buon pastore che porta sulle sue spalle la pecorella ritrovata. Bambino di tre o quattro anni camminavo con mio padre e con un contadino nostro amico in mezzo ad un campo di mais. Improvvisamente vidi il contadino infilare la sua roncola in un piccolo fosso e ritirarla con una biscia che, gettata a terra, si affrettò a decapitare. Mi irrigidii. La paura, il terrore mi avevano immobilizzato. Gridavo. Le mie mani si erano attaccate ai vestiti di mio padre. Allora lui mi prese in braccio, cercò di calmarmi con pochi risultati e poi mi disse: “Adesso hai le gambe dure, hai paura di mettere i piedi a terra. Ti metto sulle mie spalle. Cammino io per te. E tu non guardare più in giù, a terra, ma guarda in alto, verso l’azzurro del cielo”. Se hai sbagliato, se il terrore è entrato in te, se ti accorgi di essere immobilizzato, lasciati prendere in braccio da Gesù, il buon Pastore. Lui è venuto non per sgridarti, ma per prenderti in braccio e per farti vedere dall’alto, dove le cose si vedono diversamente e dove soprattutto i tuoi occhi possono confondersi con il cielo

Parola di Dio: Ef. 2,12-22; Sal. 84; Lc. 12,35-38

 

1^ Lettura Ef 2, 12-22

Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesini

Fratelli, ricordatevi che in quel tempo eravate senza Cristo, esclusi dalla cittadinanza d'Israele, estranei ai patti della promessa, senza speranza e senza Dio in questo mondo. Ora invece, in Cristo Gesù, voi che un tempo eravate i lontani siete diventati i vicini grazie al sangue di Cristo. Egli infatti è la nostra pace, colui che ha fatto dei due un popolo solo, abbattendo il muro di separazione che era frammezzo, cioè l'inimicizia, annullando, per mezzo della sua carne, la legge fatta di prescrizioni e di decreti, per creare in se stesso, dei due, un solo uomo nuovo, facendo la pace, e per riconciliare tutti e due con Dio in un solo corpo, per mezzo della croce, distruggendo in se stesso l'inimicizia. Egli è venuto perciò ad annunziare pace a voi che eravate lontani e pace a coloro che erano vicini. Per mezzo di lui possiamo presentarci, gli uni e gli altri, al Padre in un solo Spirito. Così dunque voi non siete più stranieri né ospiti, ma siete concittadini dei santi e familiari di Dio, edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti, e avendo come pietra angolare lo stesso Cristo Gesù. In lui ogni costruzione cresce ben ordinata per essere tempio santo nel Signore; in lui anche voi insieme con gli altri venite edificati per diventare dimora di Dio per mezzo dello Spirito. Parola di Dio

 

“MA SIETE CITTADINI DEI SANTI E FAMILIARI DI DIO”. (Ef. 2,19)

Abituati a sentire e a vedere al telegiornale una lunga serie di notizie negative (omicidi, ingiustizie, stupri, violenze, rapine, guerre…), siamo portati ad avere una visione molto pessimistica nei confronti dell’uomo ed, in molti casi si è portati a considerare l’uomo come la bestia più feroce che ci sia. Ma proviamo anche a ricordarci l’altra faccia della medaglia: l’uomo con Gesù, Figlio di Dio, è diventato familiare di Dio, è partecipe della santità di Dio, è cittadino della terra  e cittadino del cielo, è fratello di chi ha manifestato la santità di Dio nella sua vita ed ora la glorifica nella visione eterna. Provate a pensare: io sono concittadino di personaggi come di Francesco e di Domenico, di Padre Pio e di Madre Teresa di Calcutta, sono fratello dei martiri, partecipe del loro bene, unito alla loro lode, chiamato a magnificare anch’io, attraverso i doni che la bontà di Dio mi ha dato, la santità del Creatore. Davanti a me, come ad ogni uomo sulla terra, si presentano due strade: posso far emergere il diavolo, il male che c’è in me che manifesta l’egoismo, la divisione da Dio, la cattiveria, oppure l’angelo  che lascia spazio alla giustizia, all’amore, alla santità di Dio. E non devo aspettare qualche grande occasione per manifestare questa scelta. Oggi le mie scelte danno spazio o alla santità di Dio, o al male e al diavolo.

 

 

MERCOLEDI’ 22 OTTOBRE

Tra i santi ricordati oggi: San Filippo di Eraclea; San Donato di Fiesole.

Una scheggia di preghiera:

 

SII SEMPRE E SOLO TU, GESU’, LA META DELLA MIA VITA.

 

Hanno detto: La vita consta essenzialmente di fede e pazienza.  Chi possiede queste due virtù arriverà a una meta meravigliosa. (Tevel von Rudolf)

Saggezza popolare: Bisogna seminare con la mano e non col sacco.

Un aneddoto: Un uomo s’imbatté un giorno in una volpe con sole tre zampe. Curioso di sapere come potesse mantenersi in vita, decise di spiarla. Ad un tratto vide arrivare un leone che teneva nelle fauci un pezzo di carne. Il leone ne mangiò un po’ e, sazio, lasciò il resto. La volpe ne approfittò per fare il suo pasto. L’uomo, osservata la scena, concluse:“Mi comporterò come la volpe; la Provvidenza di certo aiuterà anche me!”. Si accinse ad aspettare, ma nell’attesa diventava sempre più debole. All’improvviso gli sembrò di sentire una voce che gli diceva: “Non comportarti come una volpe storpia! Sii invece un leone che è in grado di procurarsi qualcosa per sé e di lasciarne anche per gli altri.”

Parola di Dio: Ef. 3,2-12; Cantico da Is. 12,2-6; Lc. 12,39-48

 

Vangelo Lc 12, 39-48

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Sappiate bene questo: se il padrone di casa sapesse a che ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. Anche voi tenetevi pronti, perché il Figlio dell'uomo verrà nell'ora che non pensate". Allora Pietro disse: "Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?". Il Signore rispose: "Qual è dunque l'amministratore fedele e saggio, che il Signore porrà a capo della sua servitù, per distribuire a tempo debito la razione di cibo? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà al suo lavoro. In verità vi dico, lo metterà a capo di tutti i suoi averi. Ma se quel servo dicesse in cuor suo: Il padrone tarda a venire, e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi, il padrone di quel servo arriverà nel giorno in cui meno se l'aspetta e in un'ora che non sa, e lo punirà con rigore assegnandogli il posto fra gli infedeli. Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche. A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più". Parola del Signore

 

“ANCHE VOI TENETEVI PRONTI, PERCHÉ IL FIGLIO DELL’UOMO VERRÀ NELL’ORA CHE NON PENSATE”. (Lc. 12,40)

L’invito alla vigilanza che Gesù ci rivolge non è per farci vivere nella paura del giudizio finale, ma per aiutare a toglierci le maschere, ad essere sinceri e veritieri con noi stessi e con gli altri. Sovente la nostra vita è stata paragonata a un viaggio in treno che, lanciato a grande velocità, procede attraverso città e campagne e qualche volta si infila in gallerie più o meno lunghe. Noi siamo dunque in viaggio. Forse siamo passati sotto più di una galleria oscura: un lutto, un incidente, una malattia, una delusione. Il treno ha appena rallentato la sua corsa ma poi ha ripreso la sua andatura normale. Abbiamo ritrovato giorni soleggiati, pianure verdeggianti. Ma ricordiamo, questo treno ha una meta, un capolinea. Lì dobbiamo arrivare. Noi non sappiamo quanto duri ancora il viaggio ma la meta ci attende. Accettare Gesù Salvatore è riconoscere la meta ed è arrivarci in qualunque momento sapendo che non ci deluderà.

 

 

GIOVEDI’ 23 OTTOBRE

Tra i santi ricordati oggi: San Giovanni da Capestrano; Santa Caterina di Bosnia.

Una scheggia di preghiera:

 

DELLA TUA GRAZIA E’ PIENA LA MIA VITA.

 

Hanno detto: L'Eucarestia è un nutrimento che ha un dolce sapore. Appiana le difficoltà, guarisce le nostre malattie, scaccia la tentazione, viene in aiuto ai nostri sforzi e conferma nella speranza. (Baudoin De Ford)

Saggezza popolare: Quel che s'impara con fatica, non si dimentica facilmente.

Un aneddoto: “Non riesco a capire”, diceva una signora ad un credente, “come sia possibile che una persona che si sia sforzata di vivere onestamente e religiosamente, non entri più facilmente nel cielo di un’altra dalla vita e condotta sregolate. Come può la Bibbia dire che non c’è distinzione?”. Il credente rispose: “Cercherò di spiegarglielo con un paragone. Tutti e due desideriamo visitare un museo. L’ingresso costa cinque euro. Lei ha solo due euro ed io non ho denaro con me. Chi di noi ha il diritto di visitare il museo?”. “Nessuno di noi”. “E’ giusto. Non c’è dunque alcuna differenza fra noi. L’uomo onorevole e religioso, benché la sua situazione sia molto meno triste di quella di un uomo depravato, non può da solo arrivare comunque all’altezza della gloria e della santità di Dio. Per il primo, come pure per il secondo, un’altra persona deve pagare, e anche a questo punto non c’è differenza fra i due. Gesù è colui che dando la sua vita dà a tutti la possibilità, se sappiamo coglierla di avere la salvezza eterna”.

Parola di Dio: Ef. 3,14-21; sal. 32; Lc. 12,49-53

 

1^ Lettura Ef 3, 14-21

Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesini

Fratelli, io piego le ginocchia davanti al Padre, dal quale ogni paternità nei cieli e sulla terra prende nome, perché vi conceda, secondo la ricchezza della sua gloria, di essere potentemente rafforzati dal suo Spirito nell'uomo interiore. Che il Cristo abiti per la fede nei vostri cuori e così, radicati e fondati nella carità, siate in grado di comprendere con tutti i santi quale sia l'ampiezza, la lunghezza, l'altezza e la profondità, e conoscere l'amore di Cristo che sorpassa ogni conoscenza, perché siate ricolmi di tutta la pienezza di Dio. A colui che in tutto ha potere di fare molto più di quanto possiamo domandare o pensare, secondo la potenza che gia opera in noi, a lui la gloria nella Chiesa e in Cristo Gesù per tutte le generazioni, nei secoli dei secoli! Amen. Parola di Dio

 

A COLUI CHE IN TUTTO HA POTERE DI FARE MOLTO PIU’ DI QUANTO POSSIAMO DOMANDARE O PENSARE”. (Ef. 3,20)

Paolo ci ricorda che Gesù ha il potere di fare molto di più di quanto noi possiamo pensare o domandare. Proviamo ad esaminare quali sono abitualmente le richieste delle nostre preghiere: chiediamo salute, guarigioni, soluzioni di problemi piccoli e grandi per noi, per i parenti, gli amici, chiediamo pace per il mondo, chiediamo fede, speranza... Certamente sono richieste lecite ed importanti ma Gesù vuole darci di più. Gesù vuole darci se stesso. Dio vuole donarsi a noi nella sua pienezza, con la sua forza, il suo perdono, le sue grazie che sorpassano ogni tipo di nostra richiesta. La preghiera è il luogo privilegiato di questa donazione e l’Eucaristia è il segno concreto di questa comunione. Noi dovremmo imparare solo ad accogliere, adorare, ringraziare. Il resto lo fa Lui e lo fa bene, meglio di noi.

 

 

VENERDI’ 24 OTTOBRE

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Antonio Maria Claret; Santi Gilberto, Petronilla e Ponzia.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, CHI DAVVERO TI CERCA VEDRA’ LA TUA SALVEZZA.

 

Hanno detto: Non è  vero cha abbiamo poco tempo, abbiamo troppo tempo che non utilizziamo. (Seneca)

Saggezza popolare: Troppa familiarità genera disprezzo.

Un aneddoto: Sai chi ha revocato il decreto celeste che doveva scatenare una catastrofe sul nostro popolo? domandò il Baal-Shem a Rabbi Nahman di Horodenko. Te lo dirò io. Né tu né io, né i sapienti né i grandi capi spirituali. Le nostre litanie, i nostri digiuni non hanno avuto nessun effetto. E’ una donna, una donna del popolo che ci ha salvati. Ed ecco come. E’ venuta alla sinagoga e si è messa a piangere cantilenando: “Signore dell’universo, non sei forse nostro Padre? Perché non ascolti i tuoi figli che ti implorano? Vedi, io sono madre. Ho cinque bambini. E quando li vedo versare una lacrima, mi si spezza il cuore. Ma tu, Padre, hai molti figli. Tutti gli uomini sono figli tuoi. E tutti piangono. Anche se il tuo cuore è di pietra, come puoi restare indifferente?”. E Dio le ha dato ragione. (E. Wiesel, Celebrazioni hassidiche)

Parola di Dio: Ef. 4,1-6; Sal. 23; Lc. 12,54-59

 

Vangelo Lc 12, 54-59

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù diceva alle folle: "Quando vedete una nuvola salire da ponente, subito dite: Viene la pioggia, e così accade. E quando soffia lo scirocco, dite: Ci sarà caldo, e così accade. Ipocriti! Sapete giudicare l'aspetto della terra e del cielo, come mai questo tempo non sapete giudicarlo? E perché non giudicate da voi stessi ciò che è giusto? Quando vai con il tuo avversario davanti al magistrato, lungo la strada procura di accordarti con lui, perché non ti trascini davanti al giudice e il giudice ti consegni all'esecutore e questi ti getti in prigione. Ti assicuro, non ne uscirai finché non avrai pagato fino all'ultimo spicciolo". Parola del Signore

 

“SAPETE GIUDICARE L’ASPETTO DELLA TERRA E DEL CIELO, COME MAI QUESTO TEMPO NON SAPETE GIUDICARLO?” (Lc.12,56)

Gesù ci invita ad interpretare il nostro tempo, a osare giudicare ciò che è giusto perché sa che quando ci lanciamo in questa ricerca della verità, se lo facciamo con purezza di intenti, giungiamo a trovarla. Abbiamo l’esempio di tanti uomini e donne che hanno trovato Dio perché l’hanno cercato davvero, come sant’Agostino che non smise di cercarlo finché lo trovò. Dio ci rispetta nella nostra libertà, ama farsi cercare e farsi trovare. Ma noi cerchiamo davvero Dio? Lo cerchiamo nei libri ma anche tra gli uomini e le donne che ci stanno accanto; proviamo a vedere la sua presenza gloriosa nella natura ma sappiamo abbassarci alle cose piccole, perché lì particolarmente Lui si manifesta? In realtà è semplice, basta liberarsi dalla benda che copre i nostri occhi, azzardarci ad andargli incontro, spogliarci di ogni vano pregiudizio, ed essere costanti.

 

 

SABATO 25 OTTOBRE

Tra i santi ricordati oggi: Santa Daria, San Bonifacio I.

Una scheggia di preghiera:

 

GRAZIE DEI DONI CHE HAI DATO AI NOSTRI FRATELLI.

 

Hanno detto: La dolcezza è un segno della presenza dello Spirito Santo, è uno dei suoi frutti più gradevoli. (Coulin)

Saggezza popolare: Chi vuole sul serio qualcosa trova una strada, gli altri una scusa. (Proverbio Africano)

Un aneddoto: Due amici, mentre sedevano sulla soglia di casa, udirono dire che in un certo stagno c’era abbondanza di grossi pesci. Il primo si mise in agitazione: cercò di informarsi se la notizia era vera, poi di parlare con i singoli pescatori e infine di conoscere i diversi tipi di esca usati. Il secondo afferrò subito una canna, prese qualche insetto cammin facendo e corse allo stagno dove buttò la lenza. Quando il primo arrivò, il secondo aveva già il secchio colmo di grossi pesci. A lui non restarono che i pochi pesciolini rimasti.

Parola di Dio: Ef. 4,7-16; Sal. 121; Lc. 13,1-9

 

1^ Lettura Ef 4, 7-16

Dalla lettura di san Paolo apostolo agli Efesini

Fratelli, a ciascuno di noi è stata data la grazia secondo la misura del dono di Cristo. Per questo sta scritto: Ascendendo in cielo ha portato con sé prigionieri, ha distribuito doni agli uomini. Ma che significa la parola "ascese", se non che prima era disceso quaggiù sulla terra? Colui che discese è lo stesso che anche ascese al di sopra di tutti i cieli, per riempire tutte le cose. E' lui che ha stabilito alcuni come apostoli, altri come profeti, altri come evangelisti, altri come pastori e maestri, per rendere idonei i fratelli a compiere il ministero, al fine di edificare il corpo di Cristo, finché arriviamo tutti all'unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, allo stato di uomo perfetto, nella misura che conviene alla piena maturità di Cristo. Questo affinché non siamo più come fanciulli sballottati dalle onde e portati qua e là da qualsiasi vento di dottrina, secondo l'inganno degli uomini, con quella loro astuzia che tende a trarre nell'errore. Al contrario, vivendo secondo la verità nella carità, cerchiamo di crescere in ogni cosa verso di lui, che è il capo, Cristo, dal quale tutto il corpo, ben compaginato e connesso, mediante la collaborazione di ogni giuntura, secondo l'energia propria di ogni membro, riceve forza per crescere in modo da edificare se stesso nella carità. Parola di Dio

 

"A CIASCUNO DI NOI, E' STATA DATA LA GRAZIA SECONDO LA MISURA DEL DONO DI CRISTO". (Ef. 4,7)

San Paolo, in prigione, esorta la comunità di Efeso all'unità in quanto uno solo è il Signore, Padre di tutti e una sola dev'essere la comunità dei suoi figli. Però, se siamo chiamati all'unità, noi siamo amati individualmente dal Signore e ciascuno di noi ha ricevuto doni particolari da Lui. Mi chiedo allora: perché nelle nostre comunità nascono le gelosie e le discordie? Se tu hai il dono del saper comunicare attraverso la parola i doni di Dio, perché dovrei esserne geloso e invidioso? Dovrei invece esserne felice perché alcuni fratelli, attraverso questo tuo dono possono giungere a Gesù. Posso essere geloso dell'opera dei missionari, o devo solo essere riconoscente a Dio che fa nascere ancora queste vocazioni e a chi risponde a queste chiamate? Anche tu hai dei doni; Dio ti ha amato personalmente ed ha dato a te qualche dono che non ha dato a nessun altro e che può essere usato per il bene comune: Sarà la simpatia? L'attenzione ai malati? Il servizio ai più piccoli? La  pazienza? Il saper accettare? Il saper rendere gioiose le persone che incontri? Prova ad esaminarti senza false umiltà e scopri questi doni e come puoi manifestarli.

 

 

DOMENICA 26 OTTOBRE  XXX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A

Tra i santi ricordati oggi: San Floro; Sant’Evaristo.

Una scheggia di preghiera:

 

TI AMO, SIGNORE, MIA FORZA.

 

Hanno detto: La felicità non va inseguita, ma è un fiore da cogliere ogni giorno, perché essa è sempre intorno a te. Basta accorgersene. (Sergio Bambaren)

Saggezza popolare: Senza volontà non c'è lavoro vantaggioso.

Un aneddoto: Un muratore aveva un fratello violinista di grande talento e molto famoso. Gli capitò di conversare con l’impresario per il quale lavorava. “Deve essere piacevole avere un fratello così famoso”, disse l’impresario. Ma poi, per non urtare la sensibilità del muratore, aggiunse: “Certo dobbiamo accettare che il talento non è distribuito in maniera uguale, anche nella stessa famiglia”. “E vero”, rispose il muratore. “Mio fratello non conosce neppure le regole più semplici del costruire, ma è meraviglioso che egli possa pagare chi gli costruisce la casa”.

Parola di Dio: Es. 22,21-27; Sal. 17; 1Ts. 1,5-10; Mt. 22,34-40

 

Vangelo Mt 22, 34-40

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, i farisei, udito che egli aveva chiuso la bocca ai sadducei, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della legge, lo interrogò per metterlo alla prova: "Maestro, qual è il più grande comandamento della legge?". Gli rispose: "Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il più grande e il primo dei comandamenti. E il secondo è simile al primo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti". Parola del Signore

 

“MAESTRO QUAL E’ IL PIU’ GRANDE COMANDAMENTO DELLA LEGGE?” (Mt. 22,36)

In mezzo alle vicissitudini della vita, l'uomo si domanda spesso: cos'è che dà unità alla mia vita? Tra tutti i diversi precetti che devo osservare, qual è il più importante? Cos'è che deve fondare la base delle mie certezze e del mio agire? Cos'è che resta immutabile, attraverso il continuo fluire del tempo e il mutare delle persone? Nel vangelo di oggi troviamo la risposta, tratta dall'Antico Testamento e confermata da Cristo: il primo di tutti i comandamenti e di tutti i doveri che un uomo deve osservare è quello di "amare Dio con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutta la mente". Fin dalla sua nascita, l'uomo è invitato al dialogo con Dio. Egli esiste solo e semplicemente per l'amore di Dio che lo ha creato, ed è l'amore di Dio che lo conserva. Dobbiamo, dunque, amare Dio con tutto il cuore, perché Egli è buono, e immensa è la sua misericordia. Egli è il datore di beni. Egli è colui che ci ha inseriti nell'esistenza per amore, e ci ha redenti per amore. Egli è colui che, di fronte al peccato del mondo e dell'uomo, non si pente della propria creazione, ma offre all'uomo un mezzo mirabile di redenzione nel Figlio suo. L'amore per Dio, al di sopra di tutte le cose, è ciò che dà stabilità alla nostra vita, ci libera dai peccati più maligni come l'incredulità, la superbia, la disperazione, la ribellione contro Dio. Gesù, però, conferma che l'amore per Dio non può essere disgiunto dall'amore al prossimo. Non possiamo amare Dio, che non vediamo, se non sappiamo amare il nostro prossimo, tutti coloro che accompagnano la nostra esistenza. Sarebbe un inganno o una simulazione pretendere di amare Dio e, allo stesso tempo, disinteressarci dei nostri fratelli. Invece, l'amore per Dio divampa, il più delle volte, quando lo spirito umano - sincero - si trova ad affrontare la sofferenza e le necessità degli altri. Così, quanto più amiamo il nostro prossimo, meglio vediamo Dio nel nostro intimo.    

 

 

LUNEDI’ 27 OTTOBRE

Tra i santi ricordati oggi: San Ciriaco; San Frumenzio.

Una scheggia di preghiera:

 

IL TUO AMORE MI COLMA DI GIOIA.

 

Hanno detto: Siamo in questo mondo come in una nebbia; ma la fede è il vento che dissipa questa nebbia  e fa splendere un bel sole. (Santo Curato d’Ars)

Saggezza popolare: Chi vuole accendere un fuoco, trova facilmente un fiammifero.

Un aneddoto: Un califfo di Bagdad, chiamato Al-Mamun, possedeva uno splendido cavallo arabo. Un tale di nome Omah voleva a tutti i costi comprare quel cavallo e offrì in cambio molti cammelli, ma Al-Mamun non intendeva separarsi dall’animale. Omah ne fu così irritato che decise di procurarsi il cavallo con l’imbroglio. Sapendo che Al-Mamun avrebbe percorso una certa strada si travestì da mendicante, si sdraiò sul ciglio della strada e si finse malato.  Al-Mamun era un uomo dal cuore tenero, perciò quando vide il povero ne provò compassione, smontò da cavallo e si offrì di portarlo in un caravanserraglio. “Ahimè!”, si lamentò il mendicante, “non tocco cibo da giorni e non ho la forza di rialzarmi”. Allora Al-Mamun lo issò delicatamente sui cavallo ed era pronto a salire a sua volta, quando il finto povero lanciò la bestia al galoppo, seguito dal califfo appiedato, che gli gridava di fermarsi. Omah, giunto a distanza di sicurezza dal suo inseguitore, si fermò e si voltò indietro. “Hai rubato il mio cavallo”, gridò Al-Mamun. “Devo farti una richiesta”. “Quale?”, fece Omah di rimando. “Che tu non dica a nessuno come sei venuto in possesso del cavallo”. “Perché?” “Perché se si sparge la voce del tuo trucco, un giorno può accadere che una persona che sta male sul serio giaccia sul ciglio della strada e la gente gli passi vicino senza fermarsi ad aiutarla”.

Parola di Dio: Ef. 4,32-5,8; Sal. 1; Lc. 13,10-17

 

Vangelo Lc 13, 10-17

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù stava insegnando in una sinagoga il giorno di sabato. C'era là una donna che aveva da diciotto anni uno spirito che la teneva inferma; era curva e non poteva drizzarsi in nessun modo. Gesù la vide, la chiamò a sé e le disse: "Donna, sei libera dalla tua infermità", e le impose le mani. Subito quella si raddrizzò e glorificava Dio. Ma il capo della sinagoga, sdegnato perché Gesù aveva operato quella guarigione di sabato, rivolgendosi alla folla disse: "Ci sono sei giorni in cui si deve lavorare; in quelli dunque venite a farvi curare e non in giorno di sabato". Il Signore replicò: "Ipocriti, non scioglie forse, di sabato, ciascuno di voi il bue o l'asino dalla mangiatoia, per condurlo ad abbeverarsi? E questa figlia di Abramo, che satana ha tenuto legata diciotto anni, non doveva essere sciolta da questo legame in giorno di sabato?". Quando egli diceva queste cose, tutti i suoi avversari si vergognavano, mentre la folla intera esultava per tutte le meraviglie da lui compiute. Parola del Signore

 

“CI SONO SEI GIORNI IN CUI SI DEVE LAVORARE. IN QUELLI DUNQUE VENITE A FARVI CURARE E NON IN GIORNO DI SABATO”. (Lc. 13,14)

Ancora una volta San Luca ci mette davanti ad un miracolo di Gesù compiuto in giorno di sabato. E l’epilogo del racconto porta a due atteggiamenti diametralmente opposti: scandalo da parte del capo della sinagoga che, insieme ai ben pensanti ebrei, pensa alla guarigione come ad un “lavoro”, quindi un’offesa a Dio e alla legge del sabato, e gioia e glorificazione di Dio da parte della donna guarita e della folla. Due mentalità opposte anche oggi. Ci sono gli integralisti religiosi che per mantenere leggi e tradizioni sono disposti ad ammazzare il prossimo. Ci sono certi ‘pii’ che pur di fare tante Comunioni (quasi che Gesù lo si misurasse a peso) sono disposti a lasciare a casa, solo, per una domenica, un malato. Ci sono cristiani, e tra questi anche molti preti, bacchettoni che sembrano quasi godere al vedere peccato e male dappertutto e che sono sempre pronti moraleggiare su tutto (forse un po’ meno su se stessi). E’ tutta gente gioiosa, questa? Dio è glorificato da preghiere dette a macchinetta, da Comunioni a ripetizione, da accaparramenti di indulgenze per comprarsi il paradiso, da centimetri di stoffa in più o in meno su una gonna? Questi uomini sono stati liberati dal vangelo di Gesù o sono schiavi di norme e di tradizioni di uomini? D’altra parte ci sono uomini che aspettano con gioia la domenica come giorno di festa, di riposo, di preghiera, come occasione per stare più insieme, per andare a trovare un anziano, gente che desidera sentire la Parola di Dio  ma che sa leggere anche la Parola che Dio scrive nel quotidiano della loro vita, gente che canta volentieri in chiesa ma che sa glorificare Dio davanti ad ogni suo dono fatto a loro o ai fratelli, gente che sa anche fare dei sacrifici per andare a Messa, ma che per amore di un fratello è disposta anche a “perdere Messa”. Gente che non è pura, perfetta ma che cerca di amare e che vede Gesù come Dio, ma anche come Amico. Il Gesù liberatore lo trovi con questi o con quelli?

 

 

MARTEDI’ 28 OTTOBRE

Tra i santi ricordati oggi: Santi Simone e Giuda; San Ferruccio.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, BENEDICI L’OPERA DEI TUOI CONSACRATI E SANTIFICALI.

 

Hanno detto: La paura mi fa indietreggiare; con l'amore non soltanto vado avanti, ma volo!(Santa Teresa del Bambini Gesù)

Saggezza popolare: Vizio non punito, cresce all'infinito.

Un aneddoto: Spesso, anche nel cammino della vita spirituale ci fermiamo alle esteriorità. Anche in questo abbiamo bisogno di purificare il nostro ‘tempio’. A un giovane che, sul finire di un corso d’esercizi spirituali, gli domandava quale mortificazione dovesse imporsi, padre Gemelli - il fondatore dell’Università Cattolica - rispose: “Niente: la vita!”. A una ragazza che gli aveva chiesto la parola d’ordine per l’anno accademico incipiente, rispose: “Faccia il suo dovere”. L’altra che si aspettava qualcosa di più, mormorò: “Mi pare di farlo”. E padre Gemelli pronto: “Lo faccia meglio”.

Parola di Dio: Ef. 2,19-22; Sal. 18; Lc. 6,12-16

 

Vangelo Lc 6, 12-16

Dal vangelo secondo Luca

Avvenne che in quei giorni Gesù se ne andò sulla montagna a pregare e passò la notte in orazione. Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede il nome di apostoli: Simone, che chiamò anche Pietro, Andrea suo fratello, Giacomo, Giovanni, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso, Giacomo d'Alfeo, Simone soprannominato Zelota, Giuda di Giacomo e Giuda Iscariota, che fu il traditore. Parola del Signore

 

“GESU’ SE NE ANDO’ SULLA MONTAGNA A PREGARE E PASSO’ LA NOTTE IN ORAZIONE”. (Lc.6,12)

Oggi, nella festa di due apostoli, vediamo nel vangelo come Gesù abbia sentito il bisogno di pregare tutta una notte prima di chiamare i dodici. Questo prima di tutto ci dice che la vocazione di coloro che guideranno la Chiesa è importante per Dio. Gesù prega per scegliere gli apostoli ma anche perché essi possano corrispondere per tutta la vita al progetto che il Padre ha su di loro. Guardando a Gesù che prega per gli apostoli,poi, non possiamo non sentire l’obbligo morale che noi abbiamo di pregare per i nostri Vescovi, per i sacerdoti e per tutti i consacrati. Ci può venire in aiuto il pensiero del Santo Curato d’Ars che diceva: “Un sacerdote santo sarà fonte di santità per tutto il popolo a lui affidato”. Preghiamo dunque per i nostri sacerdoti, affidiamoli alla Madonna, rendiamoci disponibili perché magari liberati da pesi che i laici possono benissimo portare, possano a loro volta crescere nella preghiera e nella santità.

 

 

MERCOLEDI’ 29 OTTOBRE

Tra i santi ricordati oggi: Santa Ermelinda; Sant’Abramo di Rostov.

Una scheggia di preghiera:

 

LA TUA MISERICORDIA CI PERDONI E NOI SAREMO SALVI.

 

Hanno detto: Dio è qui ora, accanto a noi. Possiamo vederlo in questa nebbia, in questo suolo, in questi abiti, in queste scarpe. I suoi angeli vegliano quando noi dormiamo e ci aiutano quando lavoriamo. Per ritrovare Dio, basta guardarsi intorno. (Paulo Coelho)

Saggezza popolare:

Vincere se stesso è il modo sicuro per non essere vinto da altri. Sapersi dominare è il mezzo più sicuro per non essere dominati. (Proverbio Cinese)

Un aneddoto: Al tempo degli emiri Kabil, viveva nei Tempio di Galad un Grande Sacerdote in fama di santità. Egli teneva cerimonie sontuose e ogni giorno cambiava sontuosi paramenti e splendide vesti. Si diceva che fosse uomo di grandissima fede, ma poiché non pronunziava mai parola nessuno riusciva a capire dove mai questa sua fede fosse nascosta e come si potesse capirne l’essenza. In una freddissima giornata d’inverno, mentre il Tempio era gremito di pellegrini, una voce si alzò dalla folla:“Grande Sacerdote, mostraci dov’è la vera fede”. Il Grande Sacerdote si tolse la corona d’oro dal capo. Poi depose il mantello di broccato e d’argento, poi la tunica di lino orlata d’oro e poi tutte le sottotuniche e le sottovesti frangiate, fino ai calzari tempestati di lapislazzuli. “La fede non è lì”, disse indicando il mucchio di vesti preziose gettato in un angolo. “La fede è qui”, e facendo un passo in avanti, nudo come era, fra lo stupore silenzioso dei presenti, rabbrividì.

Parola di Dio: Ef. 6,1-9; Sal. 144; Lc. 13,22-30

 

Vangelo Lc 13, 22-30

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù passava per città e villaggi, insegnando, mentre camminava verso Gerusalemme. Un tale gli chiese: "Signore, sono pochi quelli che si salvano?". Rispose: "Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, vi dico, cercheranno di entrarvi, ma non ci riusciranno. Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: Signore, aprici. Ma egli vi risponderà: Non vi conosco, non so di dove siete. Allora comincerete a dire: Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze. Ma egli dichiarerà: Vi dico che non so di dove siete. Allontanatevi da me voi tutti operatori d'iniquità! Là ci sarà pianto e stridore di denti quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio e voi cacciati fuori. Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. Ed ecco, ci sono alcuni tra gli ultimi che saranno primi e alcuni tra i primi che saranno ultimi". Parola del Signore

 

“SFORZATEVI DI ENTRARE PER LA PORTA STRETTA”. (Lc. 13,24)

Questa porta stretta non è necessariamente simbolo delle più disumane fatiche o delle penitenze più laceranti. La porta stretta può voler dire numerose cose, ad esempio, una condotta di vita più modesta, una generosità maggiore, una disponibilità a spendersi per gli altri. Vuol dire non aspettarsi, per il fatto che si è cristiani, una via comoda, un arco di trionfo. In fondo, la porta stretta non è altro che la croce attraverso cui è passato Gesù e il più delle volte questa croce la trovi nelle piccole cose quotidiane. Non è forse vero che a volte ci è ben difficile fare un lavoro poco gratificante, come magari spazzare la casa senza che nessuno ci dica neanche “grazie”, e farlo con il sorriso sulle labbra o accettare umilmente quello che il Signore ci mette davanti, giorno per giorno, riconoscendo la nostra mediocrità e affidandoci semplicemente a Lui, senza pretese? Gesù, infatti, insiste ancora proprio su questi atteggiamenti che fondano poi il nostro essere vigilanti, cioè l’essere sempre pronti a rendere conto della speranza che Gesù stesso ha seminato in noi, ben consci che non serviranno scuse, che non ci sarà da accampare diritti. Non basterà pensare di essere stati familiari di Gesù, non basterà dire: “Ma io sono andato a Messa tutte le domeniche”; guai a trasformare la nostra esperienza ecclesiale in biglietto di prenotazione per il paradiso.  Ci verrà chiesto che cosa abbiamo fatto per gli altri, quale è l’atteggiamento di fondo che abbiamo assunto nella nostra vita.  Troppe volte, l’abitudine, la ripetitività, la ritualità, ci hanno portato ad addormentare la nostra fede. Ci ricordiamo di essere cristiani a momenti. Teniamo la nostra fede in un cassetto e siamo disponibili a tirarla fuori in certe occasioni solenni, o come pronto soccorso in momenti di particolare difficoltà, ma essa stenta ad entrare nella vita e nelle scelte quotidiane.  E poi Gesù, in un altro brano dice di essere Lui la porta dell’ovile. Gesù è la porta stretta in quanto Lui si è abbassato fino alla morte di croce. Il nostro diventare piccoli, l’accettare di aver bisogno di Lui per salvarci ci permette di entrare, attraverso Lui, tra le braccia della misericordia del Padre.

 

 

GIOVEDI’ 30 OTTOBRE

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Alfonso Rodriguez; San Germano di Capua.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE CHE DONO PREZIOSO IL TEMPO: CHE IO LO VIVA CON TE CHE SEI L’ETERNITA'.

 

Hanno detto: La terra è la tua nave, non la tua dimora. (Sant’Agostino)

Saggezza popolare: Donare è seminare la vita. (Proverbio Macua)

Un aneddoto: Un pomeriggio del gennaio 1931, in una piccola città del Giappone, una bambina poveramente vestita si avvicinò all’entrata della prigione e porse un pacco al sovrintendente. “Dai questo a qualche condannato”, disse. E se ne andò. Era un pacco con una Bibbia e dei libri religiosi con una consolante lettera, che terminava  “.. agli occhi di Dio anche un criminale è suo figliolo” ed era firmata: ‘Una scolaretta’. Il sovrintendente diede il pacco ad un uomo che era condannato a morte, per un gravissimo delitto. Il carcerato, Sakuiche Yamada, rimase profondamente commosso e scrisse alla bambina una lettera nella quale tra l’altro diceva: “Io, perverso criminale, avevo una grande paura della morte, che devo affrontare fra non molto. Ora il mio timore si è dileguato... Quanto è grande la misericordia di Dio per me peccatore!... Dio ti benedica!".

Parola di Dio: Ef. 6,10-20; Sal. 143; Lc. 13,31-35

 

1^ Lettura Ef 6, 10-20

Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesini

Fratelli, attingete forza nel Signore e nel vigore della sua potenza. Rivestitevi dell'armatura di Dio, per poter resistere alle insidie del diavolo. La nostra battaglia infatti non è contro creature fatte di sangue e di carne, ma contro Principati e le Potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti. Prendete perciò l'armatura di Dio, perché possiate resistere nel giorno malvagio e restare in piedi dopo aver superato tutte le prove. State dunque ben fermi, cinti i fianchi con la verità, rivestiti con la corazza della giustizia, e avendo come calzatura ai piedi lo zelo per propagare il vangelo della pace. Tenete sempre in mano lo scudo della fede, con il quale potrete spegnere tutti i dardi infuocati del maligno; prendete anche l'elmo della salvezza e la spada dello Spirito, cioè la parola di Dio. Pregate inoltre incessantemente con ogni sorta di preghiere e di suppliche nello Spirito, vigilando a questo scopo con ogni perseveranza e pregando per tutti i santi, e anche per me, perché quando apro la bocca mi sia data una parola franca, per far conoscere il mistero del vangelo, del quale sono ambasciatore in catene, e io possa annunziarlo con franchezza come è mio dovere. Parola di Dio

 

“ATTINGETE FORZA NEL SIGNORE E NEL VIGORE DELLA SUA POTENZA”. (Ef. 6,10)

Vi offro oggi una riflessione di cui non ho più ritrovato l’autore, ma che penso dovrebbe essere importante per ciascuno.

Se spingi la tua macchina a forte velocità, logorerai il motore. Se vivi continuamente sotto pressione, il tuo corpo e il tuo spirito si consumeranno troppo presto. Se continui a correre, non incontrerai più nessuno e, ciò che è più grave, non incontrerai più te stesso. Se vuoi afferrare quello che di più profondo è in te, occorre che tu sappia fermarti. Se mangi in piedi, digerisci male. Siediti. Se pensi correndo, rifletti male. Calmati. Non attendere che Dio ti fermi per prendere coscienza che tu esisti. Sarebbe troppo tardi e non ne saresti più degno. Se ti fermi, è per prendere coscienza di te, riunire tutte le forze, riordinarle e dirigerle, al fine di impegnarti tutto intero nella tua vita. Accettare di fermarsi, è accettare di guardare se stesso, e accettare di guardarsi, è già impegnarsi, perché è far penetrare lo spirito nell’interno della propria casa. Non ti riconoscerai né ti comprenderai appieno se non nella luce di Dio. Quando dai appuntamento a te stesso, tu dai contemporaneamente un appuntamento al Signore. Nel corso delle tue giornate, cogli tutte le occasioni che la vita ti offre per riafferrarti e comunicare con Dio: l’attesa dell’autobus, il motore della macchina che si scalda prima di mettersi in marcia, il rosso del semaforo per strada... Non “sprecare il tempo”: per breve che sia, è un dono della Provvidenza; il Signore vi è presente. Egli t’invita alla riflessione e alla decisione per diventare più buono!

 

 

VENERDI’ 31 OTTOBRE

Tra i santi ricordati oggi: San Quintino; San Volfango.

Una scheggia di preghiera:

 

POSSA AVER OCCHI, O GESU’, PER INCONTRARTI VIVO, OGGI.

 

Hanno detto: Ci sono delle cose graziose, eleganti, sontuose, avvenenti, ma finché non parlano all'immaginazione non sono ancora belle. (R.W. Emerson)

Saggezza popolare: La vita è un dono di Dio, ma una vita felice è frutto di saggezza. (Proverbio Greco)

Un aneddoto: IL PICCOLO CECILIO.

L’allora arcivescovo di Milano, card. Carlo Maria Martini, ha iniziato la Causa di Canonizzazione di un cappuccino morto a 96 anni: fra’ Cecilio Cortinovis, che ha passato la vita a dare la minestra ai poveri nel convento dei Cappuccini di Viale Piave a Milano. Cecilio non aveva studio né cultura, non ha mai occupato posti di responsabilità, non ha fatto nulla che potesse interessare i giornali o la televisione. Ha sempre e solo aiutato i poveri, dando loro da mangiare, vestendoli, curandoli, amandoli. I poveri della città, i barboni, i terzomondiali, gli sbandati, gli ex carcerati, i marginali, tutta gente che consideriamo i rifiuti della società.

Uno potrebbe pensare: persona insignificante, non influente nella società. Eppure, fra’ Cecilio ha toccato il cuore di moltissima gente a Milano, che venivano a trovarlo, a chiedergli una preghiera ed un consiglio. Quel frate che parlava metà in italiano e metà in bergamasco, sapeva farsi ascoltare anche da professori universitari, professionisti, studenti, gente del popolo. Perché? Perché aveva Dio con sé, faceva tutto per amore di Dio. Nel suo diario trovo scritto: “Non ho mai chiesto al Signore di darmi questo o quest’altro: gli ho sempre chiesto di fare la sua volontà”.  (P. GHEDDO, Gesù su Rai Uno).

Parola di Dio: Fil. 1,1-11; Sal. 110; Lc. 14,1-6

 

Vangelo Lc 14, 1-6

Dal vangelo secondo Luca

Un sabato Gesù era entrato in casa di uno dei capi dei farisei per pranzare e la gente stava ad osservarlo. Davanti a lui stava un idropico. Rivolgendosi ai dottori della legge e ai farisei, Gesù disse: "E' lecito o no curare di sabato?". Ma essi tacquero. Egli lo prese per mano, lo guarì e lo congedò. Poi disse: "Chi di voi, se un asino o un bue gli cade nel pozzo, non lo tirerà subito fuori in giorno di sabato?". E non potevano rispondere nulla a queste parole. Parola del Signore

 

“UN SABATO GESU’ ERA ENTRATO IN CASA DI UNO DEI CAPI DEI FARISEI PER PRANZARE E LA GENTE STAVA AD OSSERVARLO”. (Lc. 14,1)

La curiosità spesso ci rende spettatori e poi da spettatori diventiamo facilmente giudici. E’ comodo, in fondo, starsene in poltrona a vedere come le cose stanno andando per poi poter dare giudizi che non ci coinvolgono personalmente. Se vogliamo aver fede però questo non è possibile: non serve osservare Gesù, bisogna incontrarlo. Non basta sapere che cosa dice, bisogna vivere il suo insegnamento. Non serve dare facili giudizi, bisogna sporcarci le mani. Gesù non sa che farsene delle più alte teologie se non coinvolgono la vita, dei facili sentimentalismi se non portano all’amore. Oggi Gesù si è invitato ospite in casa tua: non offrirgli i migliori manicaretti per poi solo osservare ciò che farà o non farà, ciò che dirà o non dirà; aprigli il cuore, incontralo, lasciati coinvolgere: Lui cerca solo questo tuo abbandono per rivelarsi completamente ai tuoi occhi.

     
     
 

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