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SCHEGGE E SCINTILLE
PENSIERI, SPUNTI, RIFLESSIONI
DALLA PAROLA DI DIO E DALLA VITA
http://digilander.libero.it/don_franco_web
a cura di: don_franco_locci@libero.it
SETTEMBRE 2008
LUNEDI’ 1 SETTEMBRE
Tra i santi ricordati oggi: Sant’Egidio; San Conone.
Una scheggia di preghiera:
TI AMO, GESU’, CROCIFISSO PER AMORE.
Hanno detto: Un grande popolo senza anima è solo folla. (Alphonse Lamartine)
Saggezza popolare: Parere e non essere è come filare senza tessere.
Un aneddoto: Una vecchia favola buddista narra che una formica cadde un giorno in un grosso barile di acqua piovana. Arrivò un tale (che si chiamava Egoismo), vide l’insetto e gli disse: “Cosa fai nel mio barile?”. Prese la formica e la sbatté lontano. Giunse poco dopo una seconda persona di nome Tolleranza, che vista la formica, le disse: “Rimani pure. Fuori fa caldo e non mi fai alcun danno. Finalmente un terzo vide la bestiola: le diede uno zuccherino e poi la rimise sull’albero di dove era caduta. Si chiamava Amore.
Parola di Dio: 1Cor. 2,1-5; Sal. 118; Lc. 4,16-30
1^ Lettura 1Cor 2, 1-5
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi
Io, o fratelli, quando venni tra voi, non mi presentai ad annunziarvi la testimonianza di Dio con sublimità di parola o di sapienza. Io ritenni infatti di non sapere altro in mezzo a voi se non Gesù Cristo, e questi crocifisso. Io venni in mezzo a voi in debolezza e con molto timore e trepidazione; e la mia parola e il mio messaggio non si basarono su discorsi persuasivi di sapienza, ma sulla manifestazione dello Spirito e della sua potenza, perché la vostra fede non fosse fondata sulla sapienza umana, ma sulla potenza di Dio. Parola di Dio
“IO RITENNI DI NON SAPERE ALTRO IN MEZZO A VOI SE NON GESU’ CRISTO E QUESTI CROCIFISSO”. (1Cor 2,2)
Successo e insuccesso due cose estremamente effimere secondo il nostro mondo! Quante volte lo abbiamo sperimentato personalmente: in certi momenti le persone diventano quasi degli idoli, poi, quando il vento si fa loro contrario, vengono dimenticati in brevissimo tempo, se non addirittura vituperati o perseguitati. E’ successo anche a Gesù proprio nel suo paese: tutti gli battono le mani quando possono farsene un vanto paesano, ma quando Gesù smaschera la loro ipocrisia sono pronti non solo a prenderne le distanze ma addirittura a gettarlo giù da un dirupo. L’aveva capito bene anche Paolo che ricorda ai Corinzi di non essere andato in mezzo a loro per aver successo, ma per amore loro e unicamente per Cristo crocifisso. Noi spesso ce lo dimentichiamo: è vero che crediamo in Cristo vincitore della morte, ma spesso non ci ricordiamo che prima di risorgere Gesù è “il fallito”, morto sulla croce. Per lo meno per quanto riguarda il nostro cammino terreno noi seguiamo, certo con speranza, il “fallito”, il crocifisso. Non siamo alla ricerca del successo, anche se vorremo che altri provassero la nostra stessa gioia del credere in Gesù, non abbiamo doni di scienza e di intelligenza superiori ad altri, non dobbiamo convincere con ragionamenti e ideologie, l’unica nostra ricchezza è un Dio morto in croce per noi, ma è proprio quella sconfitta subita per amore che redime il mondo e che, nonostante le nostre sconfitte ci rende ancora capaci di speranza.
MARTEDI’ 2 SETTEMBRE
Tra i santi ricordati oggi: San Licinio; San Giusto di Lione.
Una scheggia di preghiera:
GESU’, MOSTRAMI IL VOLTO DEL PADRE!
Hanno detto: L'anima non è mai vecchia per le cose, e le cose non sono mai vecchie per l'anima. (Platone)
Saggezza popolare: Prende lucciole spesso per lanterne, chi presta fede alle apparenze esterne.
Un aneddoto: Al termine di una lezione del Budda, un discepolo rivolse all’illuminato questa obiezione: “Vorrei sapere: tu dici che io posso condividere le mie benedizioni, la mia gioia, con l’intero universo. Questo io lo so, lo sento. Ma, per favore, concedimi questa eccezione: non posso condividere questo benessere spirituale con il mio vicino. E’ un essere così disgustoso e insopportabile… l’idea stessa di condividere la mia felicità con lui mi dà la nausea!” E proseguì: “Ti chiedo solo di concedermi questa eccezione: il resto della creazione va bene! Ma tu non conosci il mio vicino, altrimenti avresti aggiunto, tu stesso, che ci possono essere delle eccezioni”. Il Budda illuminato rispose: “Non hai compreso il mio insegnamento. In primo luogo devi condividere la tua felicità con il tuo vicino; solo allora sarai in grado di farne parte all’intera esistenza, a tutto l’universo! Se neppure il tuo vicino ti è prossimo come possono esserti amici e vicini gli altri uomini, gli uccelli, gli alberi...? Fai pratica di condivisione anzitutto con quell’unica eccezione... e scordati l’intero universo! Se riesci a trasmettere la gioia spirituale a quel tuo vicino insopportabile, non ci sarà più ostacolo al diffondersi del tuo amore! Sarai pronto a condividere la tua felicità e la tua pace interiore con chiunque!”
Parola di Dio: 1Cor. 2,10-16; Sal. 144; Lc. 4,31-37
1^ Lettura 1Cor 2, 10-16
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi
Fratelli, lo Spirito scruta ogni cosa, anche le profondità di Dio. Chi conosce i segreti dell'uomo se non lo spirito dell'uomo che è in lui? Così anche i segreti di Dio nessuno li ha mai potuti conoscere se non lo Spirito di Dio. Ora, noi non abbiamo ricevuto lo spirito del mondo, ma lo Spirito di Dio per conoscere tutto ciò che Dio ci ha donato. Di queste cose noi parliamo, non con un linguaggio suggerito dalla sapienza umana, ma insegnato dallo Spirito, esprimendo cose spirituali in termini spirituali. L'uomo naturale però non comprende le cose dello Spirito di Dio; esse sono follia per lui, e non è capace di intenderle, perché se ne può giudicare solo per mezzo dello Spirito. L'uomo spirituale invece giudica ogni cosa, senza poter essere giudicato da nessuno. Chi infatti ha conosciuto il pensiero del Signore in modo da poterlo dirigere? Ora, noi abbiamo il pensiero di Cristo. Parola di Dio
“CHI INFATTI HA CONOSCIUTO IL PENSIERO DEL SIGNORE IN MODO DA POTERLO DIRIGERE? ORA, NOI ABBIAMO IL PENSIERO DI CRISTO. (1Cor. 2,16)
E’ vero: Dio è mistero, è il totalmente altro da noi, è incomprensibile dalla nostra piccola mente di creature ma se gli uomini con le loro forze balbettano qualcosa su Dio spesso attribuendogli quelli che sono i loro modi di intendere, è vero che noi, come ci suggerisce Paolo, abbiamo una strada privilegiata per conoscere Dio: suo Figlio Gesù e il dono che lui ci ha mandato, lo Spirito Santo. Dio è il Dio terribile dell’Antico Testamento o il Dio Padre misericordioso del vangelo? Ci salva l’osservanza scrupolosa di una legge o la misericordia di un Dio che perdona morendo in croce per noi? E’ vero che anche Gesù non ci ha rivelato tutto di Dio, ma ci ha detto: “Chi vede me, vede il Padre!” E’ vero che la nostra piccola mente non può contenere l’infinito ma Gesù ci ha mandato lo Spirito stesso di Dio che, se sappiamo ascoltarlo, “ci spiegherà ogni cosa”. Quanto siamo assurdi noi cristiani quando andiamo a cercare le verità su Dio in chi balbetta come uomo dimenticandoci o mettendo in secondo piano quanto Gesù ha rivelato di Dio e di noi…Non sarà forse perché anche noi ci dimentichiamo che Gesù, Colui che ci manifesta il vero volto di Dio, non è un uomo qualunque ma il vero Figlio di Dio che, quindi, non può dire che la verità?
MERCOLEDI’ 3 SETTEMBRE
Tra i santi ricordati oggi: San Gregorio Magno; Santa Phoebe.
Una scheggia di preghiera:
GRAZIE, SIGNORE, PER TUTTI QUELLI CHE MI HANNO INDIRIZZATO A TE.
Hanno detto: Un'anima santa basta da sé sola per far rivivere una parrocchia intera. Un'anima santa converte più peccatori che mille anime imperfette. (E. Poppe)
Saggezza popolare: Fa più danno l'apprensione che il malanno.
Un aneddoto: Durante il pontificato di Gregorio Magno una terribile peste decimò gli abitanti di Roma. Gregorio allora ordinò una solenne processione propiziatoria intorno alle mura della città. Si portò in processione l’immagine della Madonna, dipinta dall’evangelista Luca. Dovunque la Madre di Gesù passava, ogni tenebroso maleficio scompariva, quasi d’incanto; anche il cielo tornò dolce, puro e bello. Ad una sosta, intorno all’immagine della Madonna, s’udirono le voci degli angeli cantare: Rallegrati, Regina del cielo, alleluia: Cristo, che hai portato nel grembo, alleluia, è risorto, come aveva predetto, alleluia! E S. Gregorio subito aggiunse: Prega per noi il Signore, alleluia! E in quella occasione Papa Gregorio vide sulla torre del castello un Angelo maestoso, che pulita la spada dal sangue, la rimetteva nel fodero. Allora la peste cessò e d’allora quel castello che s’erge vicino al Tevere, si chiama Castel S. Angelo.
Parola di Dio: 1Cor. 3,1-9; Sal. 32; Lc. 4,38-44
1^ Lettura 1Cor 3, 1-9
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi
Fratelli, sinora io non ho potuto parlare a voi come a uomini spirituali, ma come ad esseri carnali, come a neonati in Cristo. Vi ho dato da bere latte, non un nutrimento solido, perché non ne eravate capaci. E neanche ora lo siete; perché siete ancora carnali: dal momento che c'è tra voi invidia e discordia, non siete forse carnali e non vi comportate in maniera tutta umana? Quando uno dice: "Io sono di Paolo", e un altro: "Io sono di Apollo", non vi dimostrate semplicemente uomini? Ma che cosa è mai Apollo? Cosa è Paolo? Ministri attraverso i quali siete venuti alla fede e ciascuno secondo che il Signore gli ha concesso. Io ho piantato, Apollo ha irrigato, ma è Dio che ha fatto crescere. Ora né chi pianta, né chi irriga è qualche cosa, ma Dio che fa crescere. Non c'è differenza tra chi pianta e chi irriga, ma ciascuno riceverà la sua mercede secondo il proprio lavoro. Siamo infatti collaboratori di Dio, e voi siete il campo di Dio, l'edificio di Dio. Parola di Dio
QUANDO UNO DICE: “IO SONO DI PAOLO”, E UN ALTRO: “IO SONO DI APOLLO”, NON VI DIMOSTRATE SEMPLICEMENTE UOMINI? (1Cor. 3,4)
Paolo è ben consapevole dei ruoli nella storia della salvezza: E’ Dio che ama e che salva e che chiede ad altri uomini di diventare suoi collaboratori perché la sua salvezza possa giungere agli estremi confini della terra. Capita, in certe riunioni di cristiani, di sentire affermazioni simili: “lo sono del Rinnovamento dello Spirito”, “lo sono di Comunione e Liberazione”, “lo sono di quella Parrocchia”, “lo seguo il tal prete”... Può essere bellissimo se questo denota la varietà dei doni dello Spirito Santo che, attraverso strade diverse, portano ad un’unica fede. Se, invece, è segno di individualismi, di contraddizione, di affidamento a persone che diventano più importanti di Cristo, allora siamo lontani dalla fede. Le persone, i gruppi sono importanti se ci aiutano ad incontrare l’unico Cristo Salvatore, se ci portano ad essere testimoni di Lui e non del gruppo, se ci aiutano a riconoscere la bontà di Dio che, manifestandosi in modi diversi, vuol portare tutto e tutti a sé. Ciascuno di noi poi, nel cammino della fede, è stato aiutato da tante persone e dobbiamo essere grati loro, ma il dono ci è stato fatto da Dio. Se noi ci fermiamo alle persone rischiamo di dividere la Chiesa in tante chiesuole che poi si mettono in alternativa e qualche volta lottano addirittura tra loro. Se noi consideriamo che è il Padre che ci vuole salvi, che è Gesù che è morto in croce per noi, che è lo Spirito Santo ad operare in noi, allora davvero scopriamo quanto Dio ci ama e in Lui troviamo anche l’unità tra di noi.
GIOVEDI’ 4 SETTEMBRE
Tra i santi ricordati oggi: Santa Rosalia; San Gilberto.
Una scheggia di preghiera:
NELLE TUE MANI, SIGNORE, AFFIDO TUTTA LA MIA VITA.
Hanno detto: Da un'anima Dio vuole tutto o nulla: la mediocrità gli è insopportabile. (E. Poppe)
Saggezza popolare: Non è bello chi ha un bel viso, ma chi ha una bella anima. (Proverbio Russo)
Un aneddoto: LASCIARE DEI SEGNI (Racconto della Tanzania)
Un villaggio stava diventando troppo grande, e il capo, dopo aver consultato gli anziani, decise che era giunto il momento di fondarne un altro in terre più lontane, meno abitate. Allora chiamò i due suoi figli maschi e disse loro: “Andate a cercare un posto adatto dove fondare un nuovo villaggio. Ma non dimenticate di mettere dei segni sugli alberi dove passerete, così che io possa tornare a visitare la località con voi. Chi di voi due troverà la località più adatta sarà il capo del nuovo villaggio”. I due giovani partirono in opposte direzioni. Il maggiore, mentre camminava non dimenticava di lasciare dei segni sui tronchi più grossi. Il minore bussò alla porta di molte capanne, fu invitato a entrare, si fermò a conversare con tutti, condividendo il cibo che gli veniva offerto. Il maggiore tornò dopo una settimana, descrivendo entusiasticamente la località che aveva individuato, con terre fertili e un torrente di acqua limpida non lontano. Il minore tornò dopo un mese. Il padre disse: “Bene, adesso voglio andare a vedere personalmente le località che avete scelto”. In due giorni di cammino veloce, senza neanche fermarsi a mangiare, il padre e il figlio maggiore, seguendo i segni lasciati sugli alberi, arrivarono alla località prescelta. Il padre ne fu entusiasta e dopo altri tre giorni di cammino furono di ritorno. La settimana successiva il padre partì con il figlio minore. La distanza da percorrere non era lunga, ma il viaggio durò parecchi giorni perché, ovunque il figlio minore arrivava, veniva accolto festosamente dagli amici che si era fatto in ogni villaggio lungo la strada. La località prescelta dal figlio minore non era bella come la prima. Il viaggio di ritorno durò ancora di più perché gli amici, questa volta, offrirono doni da riportare a casa. Qualche giorno dopo il padre chiamò entrambi i figli e disse loro: “Ho visto le località che avete scelto. Avete fatto entrambi un ottimo lavoro, ma il minore ha fatto la scelta migliore, perciò sarà lui il fondatore del nuovo villaggio”. “Ma come - protestò il maggiore - lui non ha neanche eseguito il tuo ordine di lasciare un segno sugli alberi dove sarebbe passato, e poi tutti dicono che il posto che io ho trovato è migliore!”. “Figlio mio – disse il padre – tuo fratello minore ha lasciato un segno di amicizia su tutte le porte su cui ha bussato e il suo villaggio sarà circondato da amici. La sua scelta è stata più saggia”.
Parola di Dio: 1Cor. 3,18-23; Sal. 23; Lc. 5,1-11
Vangelo Lc 5, 1-11
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, mentre, levato in piedi, stava presso il lago di Genèsaret e la folla gli faceva ressa intorno per ascoltare la parola di Dio, vide due barche ormeggiate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedutosi, si mise ad ammaestrare le folle dalla barca. Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: "Prendi il largo e calate le reti per la pesca". Simone rispose: "Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti". E avendolo fatto, presero una quantità enorme di pesci e le reti si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell'altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche al punto che quasi affondavano. Al veder questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: "Signore, allontanati da me che sono un peccatore". Grande stupore infatti aveva preso lui e tutti quelli che erano insieme con lui per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: "Non temere; d'ora in poi sarai pescatore di uomini". Tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono. Parola del Signore
“NON TEMERE; D’ORA IN POI SARAI PESCATORE DI UOMINI” (Lc. 5,10)
Se ci pensiamo bene e con senso di riconoscenza, anche ciascuno di noi è figlio di una chiamata d’amore: se sono nato in una famiglia cristiana, è un dono che Dio mi ha fatto, non l’ho scelto io; se sono arrivato alla fede, magari dopo un cammino travagliato è perché Dio mi ha preso per mano e mi ha accompagnato verso di sé. Dio ha un progetto particolare su ciascuno di noi. Per Pietro è quello di diventare apostolo, “pescatore di uomini” e, per portarlo a questo, prima Gesù gli ha chiesto in prestito la barca, poi gli ha fatto ascoltare la sua parola che ha smosso il suo cuore al punto che lui, pescatore provetto, va contro se stesso, per obbedire alla parola di Gesù di buttare le reti; poi davanti alla meraviglia della pesca miracolosa Gesù porta Pietro a buttarsi ai suoi piedi riconoscendo la propria pochezza… e di lì comincia la chiamata e l’avventura. La maggioranza delle persone che leggono “Schegge” sono già di una certa età ma, pensate: Dio non ha ancora smesso di “circuirci” per poterci regalare il suo amore e per poter, guardando alla nostra povertà, “compiere cose grandi in noi”. Abbandoniamoci al Signore, smettiamola di voler far tutto da soli, lasciamo a Lui di guidare la nostra barca, non spaventiamoci dei nostri peccati, ma buttiamoli tra le sue mani e anche per noi, la grande avventura della fede può cominciare proprio oggi.
VENERDI’ 5 SETTEMBRE
Tra i santi ricordati oggi: San Vittorino; San Lorenzo Giustiniani.
Una scheggia di preghiera:
TU, SIGNORE, CONOSCI IL NOSTRO CUORE: ABBI MISERICORDIA.
Hanno detto: Avete mai provato ad essere in mezzo a un tempo bruttissimo e di sentirvi il sole che esplode perché il sole è lì, dentro? (Oscar Luigi Scalfaro)
Saggezza popolare: L'ansia è come una sedia a dondolo: sei sempre in movimento, ma non avanzi di un passo.
Un aneddoto: Una bimba di sei anni si recò a far visita ad una vicina. La donna aveva perso la sua figlioletta, anch’essa di sei anni, per una malattia incurabile. Tornata a casa, la madre le rivolse perplessa questa domanda: “Perché sei andata a trovare quella signora?” “Per consolarla”, rispose con seria naturalezza la bimbetta. “E cosa hai fatto per consolarla?” “Mi sono seduta sulle sue ginocchia e ho pianto con lei” (Da Il libro degli esempi)
Parola di Dio: 1Cor. 4,1-5; Sal 36; Lc. 5,33-39
1^ Lettura 1Cor 4, 1-5
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi
Fratelli, ognuno ci consideri come ministri di Cristo e amministratori dei misteri di Dio. Ora, quanto si richiede negli amministratori è che ognuno risulti fedele. A me però, poco importa di venir giudicato da voi o da un consesso umano; anzi, io neppure giudico me stesso, perché anche se non sono consapevole di colpa alcuna non per questo sono giustificato. Il mio giudice è il Signore! Non vogliate perciò giudicare nulla prima del tempo, finché venga il Signore. Egli metterà in luce i segreti delle tenebre e manifesterà le intenzioni dei cuori; allora ciascuno avrà la sua lode da Dio. Parola di Dio
“NON VOGLIATE GIUDICARE NULLA PRIMA DEL TEMPO, FINCHE' VENGA IL SIGNORE. EGLI METTERA' IN LUCE I SEGRETI DELLE TENEBRE E MANIFESTERÀ LE INTENZIONI DEI CUORI” (1Cor. 4,5)
Quanti errori di giudizio possiamo riscontrare nella nostra vita sia personale che sociale. Non solo ci sono persone innocenti in galera, ma quante volte anche noi abbiamo giudicato secondo le apparenze. Ci arrabbiamo quando gli altri non ci capiscono e non solo non apprezzano il bene che cerchiamo di fare, ma magari ci bollano malamente, ma quante volte noi stessi abbiamo giudicato male! Paolo ci invita a non giudicare in quanto solo Dio è giudice degli uomini, Lui solo conosce le intenzioni delle nostre azioni, Lui vede al di là delle maschere che noi spesso usiamo per nascondere agli altri il nostro vero essere. Ma, dicendo questo, invita anche ad essere sinceri e retti nelle nostre intenzioni perché Dio ci conosce fino in fondo. Se penso che i miei piccoli trucchi per nascondermi, per farmi più bello di quello che sono, per farmi applaudire dal prossimo, verranno svelati e saranno lampanti davanti a tutti, mi rendo conto che è meglio essere sinceri fin da adesso, e gioisco anche al pensiero di quanto bene oggi nascosto, verrà alla luce e brillerà per tutta l’eternità.
SABATO 6 SETTEMBRE
Tra i santi ricordati oggi: San Frontignano d’Alba; San Benedetto da Milano.
Una scheggia di preghiera:
GRAZIE, SIGNORE DI TUTTI I TUOI DONI.
Hanno detto: L'ansia uccide più persone del lavoro perché più persone si preoccupano invece di lavorare. (R. L. Frost)
Saggezza popolare: Non c’è affanno senza danno
Un aneddoto: Il vecchio eremita Sebastiano pregava di solito in un piccolo santuario isolato sulla collina. In esso si venerava un crocifisso che aveva ricevuto il significativo titolo di “Cristo delle grazie”. Arrivava gente da tutto il paese per impetrare grazie ed aiuto. Il vecchio Sebastiano decise un giorno di chiedere anche lui una grazia e inginocchiato davanti all’immagine, prego: “Signore, voglio soffrire con te. Lasciami prendere il tuo posto. Voglio stare io sulla croce”. Rimase silenzioso con gli occhi fissi alla croce, aspettando una risposta. Improvvisamente il crocifisso mosse le labbra e gli disse: “Amico mio, accetto il tuo desiderio, ma ad una condizione: qualunque cosa succeda, qualunque cosa tu veda, devi stare sempre in silenzio”. “Te lo prometto, Signore”. Avvenne lo scambio. Nessuno dei fedeli si rese conto che ora c’era Sebastiano inchiodato sulla croce, mentre il Signore aveva preso il posto dell’eremita. I devoti continuavano a sfilare invocando grazie, e Sebastiano, fedele alla promessa, taceva. Un giorno arrivò un riccone e, dopo aver pregato, dimenticò sul gradino la sua borsa piena di monete d’oro. Sebastiano vide, ma conservò il silenzio. Non parlò neppure un’ora dopo, quando arrivò un povero che, incredulo per tanta fortuna, prese la borsa e se ne andò, né aprì bocca quando davanti a lui si inginocchiò un giovane che chiedeva la sua protezione prima di intraprendere un lungo viaggio per mare. Ma non riuscì a resistere quando vide tornare di corsa l’uomo ricco che, credendo fosse stato il giovane a derubarlo della borsa di monete d’oro, gridava a gran voce chiamando le guardie per farlo arrestare. Si udì allora un grido: “Fermi!”. Stupiti tutti guardarono in alto e videro che era stato il crocifisso a gridare. Sebastiano spiegò come erano andate le cose. Il ricco corse a ricercare il povero, il giovane se ne andò in gran fretta per non perdere il suo viaggio. Quando nel santuario non rimase più nessuno, Cristo si rivolse a Sebastiano e lo rimproverò: “Scendi dalla croce. Non sei degno di occupare il mio posto. Non hai saputo stare zitto”. “Ma, Signore, dovevo permettere quell’ingiustizia?”. “Tu non sai, rispose il Signore, che al ricco conveniva perdere la borsa, perché con quel denaro stava per commettere un’ingiustizia. Il povero, al contrario, aveva un gran bisogno di quel denaro. Quanto al ragazzo, se fosse stato trattenuto dalle guardie, avrebbe perso l’imbarco e si sarebbe salvato la vita, perché in questo momento la sua nave sta colando a picco in alto mare”.
Parola di Dio: 1Cor. 4,6-15; Sal. 144; Lc. 6,1-5
1^ Lettura 1Cor 4, 6-15
Dalle lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi
Fratelli, imparate dall'esempio mio e di Apollo a stare a ciò che è scritto e non vi gonfiate d'orgoglio a favore di uno contro un altro. Chi dunque ti ha dato questo privilegio? Che cosa mai possiedi che tu non abbia ricevuto? E se l'hai ricevuto, perché te ne vanti come non l'avessi ricevuto? Già siete sazi, già siete diventati ricchi; senza di noi già siete diventati re. Magari foste diventati re! Così anche noi potremmo regnare con voi. Ritengo infatti che Dio abbia messo noi, gli apostoli, all'ultimo posto, come condannati a morte, poiché siamo diventati spettacolo al mondo, agli angeli e agli uomini. Noi stolti a causa di Cristo, voi sapienti in Cristo; noi deboli, voi forti; voi onorati, noi disprezzati. Fino a questo momento soffriamo la fame, la sete, la nudità, veniamo schiaffeggiati, andiamo vagando di luogo in luogo, ci affatichiamo lavorando con le nostre mani. Insultati, benediciamo; perseguitati, sopportiamo; calunniati, confortiamo; siamo diventati come la spazzatura del mondo, il rifiuto di tutti, fino ad oggi. Non per farvi vergognare vi scrivo queste cose, ma per ammonirvi, come figli miei carissimi. Potreste infatti avere anche diecimila pedagoghi in Cristo, ma non certo molti padri, perché sono io che vi ho generato in Cristo Gesù, mediante il vangelo. Parola di Dio
“CHE COSA MAI POSSIEDI CHE TU NON ABBIA RICEVUTO?”. (1Cor. 4,7)
Noi ci inorgogliamo delle nostre cose, abbiamo spesso alla base del nostro agire l’idea del possesso delle cose, dei sentimenti, delle persone; uno pensa di essere ricco se ha un buon conto in banca, un altro pensa di essere arrivato se ha conquistato un posto di potere; uno dice di “essersi fatto da sé”, l’altro si considera più per quello che ha che per quello che è. Eppure basta riflettere un momento per capire che il tempo non è in nostro possesso, che nessuno di noi ha chiesto o meritato di nascere, che la salvezza eterna non ce la diamo da soli ma è Gesù che ci salva, che le cose che abbiamo sono “nostre” solo fino ad un certo punto. Se penso a tutto quello che ho, vita, sentimenti, doni, scopro che è solo la magnanimità gratuita di Dio che riempie la nostra vita della sua presenza, della sua grazia, del suo perdono e anche di tanta abbondanza superflua. Davanti a tanta bontà sarei davvero un ingrato se non diventassi l’uomo del grazie e imparassi a mia volta quanto è bello donare.
DOMENICA 7 SETTEMBRE: XXIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A
Tra i santi ricordati oggi: San Grato d’Aosta; San Chiaffredo di Saluzzo.
Una scheggia di preghiera:
RENDIMI ATTENTO, SIGNORE, ALLE NECESSITA’ DELL’AMORE.
Hanno detto: Nulla consuma il corpo quanto l'ansia e chi ha fede in Dio dovrebbe vergognarsi di essere preoccupato per qualsivoglia cosa. (Gandhi)
Saggezza popolare: Grave cura non ti punga, e sarà tua vita lunga.
Un aneddoto: L’uomo si guardò nello specchio della fonte, si ammirò e disse: Io sono perfetto. Inseguì una cerva, la colpì e l’uccise, poi disse: lo sono forte. Salì su di un monte, si vide in alto e proclamò: Io sono grande. Fregò due selci e accese il fuoco e affermò: lo posso. Numerò le stelle del cielo, diede loro un nome e dichiarò: Io so. Poi in una triste giornata di pioggia si rintanò nel suo speco e, per ammazzare il tempo, si diede a ruminare i suoi crucci e sentenziò: Io penso, dunque io sono! In una radiosa giornata di primavera conobbe l’amore e cantò: Io sono felice. Scavò nella terra e vi trovò l’oro e concluse: Io son ricco e soddisfatto, non ho bisogno di alcuno, ho tutto da me. Passò un anno, due anni, tanti anni... l’uomo tornò alla sua fonte, si rispecchiò, ma la bellezza era svanita. Dunque, disse, non era mia: qualcuno me l’aveva prestata e poi l’ha ripresa. Scorse una cerva, volle inseguirla, ma non ne ebbe la forza. Volle salire sul monte, ma si fermò a metà strada, curvo e senza fiato. Fregò due selci e ne trasse la fiamma; ma prese fuoco tutta la foresta, e l’uomo corse il rischio di perire lui stesso. Tentò di ricontare le stelle del cielo, ma i suoi numeri non bastarono più e deluso mormorò: “Chi sa?” Si smarrì, ebbe paura e corse a bussare alla porta della Verità per cercarvi asilo, ma la padrona non era in casa, era partita lasciandovi soltanto un servo, sospettoso e inospitale, il Dubbio. Pover’uomo! si sentì solo, invocò: Amore! e non udì che l’eco che gli rispose: Muore! Anche la felicità era perduta. Dunque non era sua. Ma ebbe un’idea. Corse a casa, prese tutto l’oro che aveva e si precipitò al mercato: anche un etto di felicità gli sarebbe bastato... No, il prodotto naturale era introvabile, anche a pagarlo a peso d’oro. C’era soltanto qualche surrogato. E allora capì che anche le ricchezze sono miseria. Capì che in realtà egli non possedeva nulla, che aveva tutto ricevuto e tutto poteva essergli tolto. Sentì che anche la vita gli sfuggiva e che non gli sarebbe riuscito di trattenerla né un giorno, né un’ora di più. Capì allora che s’era sbagliato e che la prima e più grande illusione era stata nel dire: lo sono grande, io sono forte, io posso, io so... io ho tutto da me.
Parola di Dio: Ez. 33,7-9; Sal. 94; Rm. 13,8-10; Mt. 18,15-20
2^Lettura Rm 13, 8-10
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani
Fratelli, non abbiate alcun debito con nessuno, se non quello di un amore vicendevole; perché chi ama il suo simile ha adempiuto la legge. Infatti il precetto: Non commettere adulterio, non uccidere, non rubare, non desiderare e qualsiasi altro comandamento, si riassume in queste parole: Amerai il prossimo tuo come te stesso. L'amore non fa nessun male al prossimo: pieno compimento della legge è l'amore. Parola di Dio
“NON ABBIATE ALCUN DEBITO CON NESSUNO, SE NON QUELLO DI UN AMORE VICENDEVOLE”. (Rm. 13,8)
Nessuno è solo: c’è un vincolo, e non semplicemente di natura, che ci rende responsabili dell’altro. E’ ciò a cui ci richiama san Paolo, parlando dell’amore vicendevole, quale debito di ciascuno. Noi nasciamo da una volontà buona, dal Dio amore, creati a sua immagine. Essere ciò che siamo chiamati ad essere è allora vivere orientati a questa verità inscritta in noi, che ci chiama all’amore. E la via? La possibilità di risposta a questo invito? Ce lo suggerisce il profeta Ezechiele nella prima lettura, con la figura della sentinella. La via è proprio l’ascolto; è l’orecchio del cuore attento al fratello, attento alla voce di Dio che ci richiama alla verità su noi stessi. E’ ascoltare quell’amore donato a noi da Dio, e farlo vibrare per riversarlo su tutti nella vita di ogni giorno, quale debito vicendevole.
LUNEDI’ 8 SETTEMBRE: NATIVITA’ DELLA BEATA VERGINE MARIA
Tra i santi ricordati oggi: Sant’ Ugo di Volterra; Beato Federico Ozanam.
Una scheggia di preghiera:
BEATA SEI TU, O VERGINE MARIA MADRE DI GESU’ E MADRE NOSTRA.
Hanno detto: Se tu sei moneta di Dio, spenditi nel servizio di Dio. (Sant’Agostino)
Saggezza popolare: Il campanile non migliora la cornacchia.
Un aneddoto: C’era una volta un bramino buono e pio che viveva con le elemosine che i fedeli gli regalavano. Un giorno pensò: “Andrò a chiedere l’elemosina vestito come un povero intoccabile (un paria). Così si mise uno straccio intorno ai fianchi, come fanno i paria, i più poveri dell’India. Quel giorno nessuno lo salutò, nessuno gli diede l’elemosina. Andò al mercato, andò al tempio ma nessuno gli rivolgeva la parola. La volta successiva il bramino si vestì secondo la sua casta; si mise un bel vestito bianco, un turbante di seta e una giacchetta ricamata. La gente lo salutava, gli dava denaro per lui e per il tempio. Quando tornò a casa, il bramino si tolse gli abiti, li posò su una sedia e si inchinò profondamente. Poi disse: “Oh! Fortunati voi vestiti! Fortunati! Sulla terra ciò che è certamente più onorato è il vestito, non l’essere umano che vi è sotto”.
Parola di Dio nella festa della Natività di Maria: Mi. 5,1-4 opp. Rom. 8, 28-30; Sal.86; Mt. 1,1-16.18-23
1^ Lettura Rm 8, 28-30
Dalla lettera ai Romani
Fratelli, noi sappiamo che tutto concorre al bene di coloro che amano Dio, che sono stati chiamati secondo il suo disegno. Poiché quelli che egli da sempre ha conosciuto li ha anche predestinati ad essere conformi all'immagine del Figlio suo, perché egli sia il primogenito tra molti fratelli; quelli poi che ha predestinati li ha anche chiamati; quelli che ha chiamati li ha anche giustificati; quelli che ha giustificati li ha anche glorificati. Perciò Dio li metterà in potere altrui fino a quando colei che deve partorire partorirà; e il resto dei tuoi fratelli ritornerà ai figli di Israele. Egli starà là e pascerà con la forza del Signore, con la maestà del nome del Signore suo Dio. Abiteranno sicuri perché egli allora sarà grande fino agli estremi confini della terra e tale sarà la pace. Parola di Dio
“POICHE’ QUELLI CHE EGLI DA SEMPRE HA CONOSCIUTO LI HA ANCHE PREDESTINATI AD ESSERE CONFORMI ALL’IMMAGINE DEL FIGLIO SUO” (Rm. 8,29)
Oggi dovremo fare gli auguri di buon compleanno alla Madonna. I Vangeli non parlano di questo lieto evento e la festa di oggi più che celebrare una data o una semplice ricorrenza, ci ricorda che Colei che è divenuta Madre del Signore è stata concepita in previsione di Lui, senza peccato. Maria è così innestata nel mistero della redenzione di tutto il genere umano. La nascita della fanciulla di Nazareth diventa quindi la “pienezza dei tempi”, il momento, cioè, in cui i disegni di Dio trovano il loro compimento nella storia. La storia, diventa sacra. Anche noi dovremmo impostare e vivere la nostra storia quotidiana per farla diventare storia sacra, la storia del “Dio con noi”. Potremo così realizzare l’ideale principale della nostra esistenza, cioè quello di fare del nostro tempo, dei nostri eventi, una celebrazione di salvezza, un approdo alla meta finale, dove vivremo senza tempo, nel’eternità di Dio.
MARTEDI’ 9 SETTEMBRE
Tra i santi ricordati oggi: Santa Osanna; San Pietro Claver.
Una scheggia di preghiera:
OGGI VOGLIO STARE CON TE, O GESU’.
Hanno detto: Il problema fondamentale dell'apostolato è il problema dell'essere apostolo... Pensate, vivete, siate: poi cercate di esprimere con esattezza quel che pensate, quel che vivete e quel che siete. (Henry de Lubac)
Saggezza popolare: Nella prosopopea, dà retta a me, c'è più cicoria che caffè.
Un aneddoto: LA NOIA, Parabola araba
Un fannullone sedeva un giorno sull’uscio di casa, annoiandosi a morte. “E’ questo sole che mi opprime — pensava. — Se Allah mandasse la pioggia mi divertirei ad ascoltarne la voce!” Allah lo accontentò. Per un po’ l’uomo sorrise alla novità, ma poi ripiombò nella noia. Gli venne il desiderio del vento, che scuote alberi e uomini. Allah lo accontentò di nuovo. Ma dopo un attimo di soddisfazione, il fannullone riprese a lagnarsi: “Vorrei vedere la neve che tutto trasforma col suo candido manto!”. Allah esaudì ancora il suo desiderio. Dopo qualche istante di stupore, l’uomo riprese ad annoiarsi. Poi, vincendo con sforzo la pigrizia, si alzò per recarsi da un amico che faceva il sarto. “L’esistenza non è forse insopportabile? — gli chiese. — Tutto stanca. Il cielo azzurro, la pioggia, la neve. Che potrei chiedere ad Allah?”. Il sarto, indaffaratissimo a tagliare un abito, senza alzare gli occhi rispose: “La voglia di lavorare. Chi lavora ha la noia in pugno. Con un colpo di forbici la può recidere quando vuole, sia che piova, nevichi o splenda il sole”.
Parola di Dio: 1Cor. 6,1-11; Sal 149; Lc. 6,12-19
Vangelo Lc 6, 12-19
Dal vangelo secondo Luca
In quei giorni Gesù se ne andò sulla montagna a pregare e passò la notte in orazione. Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede il nome di apostoli: Simone, che chiamò anche Pietro, Andrea suo fratello, Giacomo, Giovanni, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso, Giacomo d'Alfeo, Simone soprannominato Zelota, Giuda di Giacomo e Giuda Iscariota, che fu il traditore. Disceso con loro, si fermò in un luogo pianeggiante. C'era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidone, che erano venuti per ascoltarlo ed esser guariti dalle loro malattie; anche quelli che erano tormentati da spiriti immondi, venivano guariti. Tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza che sanava tutti. Parola del Signore
“LA FOLLA CERCAVA DI TOCCARLO, PERCHE’ DA LUI USCIVA UNA FORZA CHE SANAVA TUTTI”. (Lc. 6,19)
Ci sono delle persone che noi consideriamo “speciali”. Si sta bene con loro. Sembra quasi che anche solo la loro presenza sia rasserenante. La folla, gli umili, particolarmente sensibili a queste cose avvertono in Gesù questa forza particolare. Le sue parole pur essendo estremamente impegnative non sono imposizioni legalistiche; i suoi occhi penetranti, che mettono allo scoperto il cuore sono occhi accoglienti, invitanti, amorosi; i suoi gesti sono familiari, paterni; da Lui scaturisce la forza per camminare nella fede; comanda ai demoni; fa star bene chi è con Lui, guarisce le malattie e perdona i cuori... Ecco perché andare a Gesù: perché con Lui si sta bene! Non tanto andare per obbedienza (“non vi chiamo più servi, ma amici”), per osservanza (“avete inteso che fu detto... ma io vi dico...”), per paura (“non temere piccolo gregge”) ma per fiducia (“venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi”), per riposare in Lui (“venite in disparte con me e riposatevi”), per amore (“imparate da me che sono mite ed umile di cuore”), per arrivare al Padre (“chi vede me vede il Padre”), per sperare (“lo sono la Risurrezione e la Vita, chi crede in me vivrà in eterno”).
MERCOLEDI’ 10 SETTEMBRE
Tra i santi ricordati oggi: Sant’Agabio di Novara; San Nicola da Tolentino.
Una scheggia di preghiera:
TU, O GESU’, COLMI LA MIA POVERTA' DEL TUO BENE.
Hanno detto: Chi non è apostolo è apostata. (Don Luigi Orione)
Saggezza popolare: Spesso la bocca ride mentre il cuore piange.
Un aneddoto: Un uomo, che aveva una parola da dire ai fratelli, trovava scarsissima udienza. Gli uomini, in quel tempo, erano distratti quasi come oggi, e l’uomo soffriva, s’affannava, si preoccupava. Come riuscire a trasmettere il suo messaggio? Una sera, mentre tornava a casa dopo aver cercato invano di comunicare agli altri la parola che aveva in cuore, una grande angoscia lo invase, al punto che dovette sostare accanto a una edicola sacra. Gli parve allora di udire una voce chiedergli: “Amico, perché la tua angoscia?” Rispose: “Perché tante sono le cose che vorrei dire e ho una terribile sensazione d’impotenza...” Rispose la voce: “Ti domando: perché la sensazione d’impotenza è terribile? Ovviamente perché nutri l’illusione o l’esigenza della potenza, se non dell’onnipotenza. Ma è giusto questo?" L’uomo tacque di colpo. Era sicuro d’aver udito la voce di Dio.
Parola di Dio: 1Cor. 7,25-31; Sal. 44; Lc. 6,20-26
Vangelo Lc 6, 20-26
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, alzati gli occhi verso i suoi discepoli, Gesù diceva: "Beati voi poveri, perché vostro è il regno di Dio. Beati voi che ora avete fame, perché sarete saziati. Beati voi che ora piangete, perché riderete. Beati voi quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e v'insulteranno e respingeranno il vostro nome come scellerato, a causa del Figlio dell'uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate, perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nei cieli. Allo stesso modo infatti facevano i loro padri con i profeti. Ma guai a voi, ricchi, perché avete gia la vostra consolazione. Guai a voi che ora siete sazi, perché avrete fame. Guai a voi che ora ridete, perché sarete afflitti e piangerete. Guai quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti facevano i loro padri con i falsi profeti". Parola del Signore
“BEATI!” (Lc. 6,20-23)
Le beatitudini sono un annuncio sconvolgente perché ribaltano la scala di valori dell’uomo, affermando che solo l’amore di Dio per l’uomo può riempirlo e dargli la vera felicità. Gesù non dice “beati” ai poveri, agli affamati, ai derisi, ai piangenti per commiserarli, ma a ciascuno di noi chiede di riporre la nostra fiducia in Lui, unica fonte di felicità, anche quando saremo poveri, affamati, derisi e piangenti. Allo stesso modo, ammonendo e richiamando i ricchi, i sazi e i gaudenti, non condanna la ricchezza e la sazietà, ma richiama ciascuno di noi a non riporre in esse ogni nostra speranza e fiducia, perché esse non ci garantiscono la felicità che sembrano prometterci. Le beatitudini, dunque, non rappresentano il trionfo del povero sul ricco, dell’affamato sul sazio, di colui che piange su colui che ride, quasi per affermare un senso di rivalsa dei primi sui secondi. Esse, invece, affermano definitivamente l’amore di Dio per l’uomo, senza nessuna distinzione di sorta, per ogni uomo che in Dio potrà trovare il senso vero della sua vita e, quindi, la felicità eterna. Rileggendo allora le beatitudini, Gesù dice oggi anche a noi di fidarci di Lui e di puntare sempre il nostro sguardo su di Lui.
GIOVEDI’ 11 SETTEMBRE
Tra i santi ricordati oggi: Sant’Emiliano; Sant’Agatone di Scete.
Una scheggia di preghiera:
RIMETTI A NOI I NOSTRI DEBITI COME NOI LI RIMETTIAMO AI NOSTRI DEBITORI.
Hanno detto: Bisogna essere abbastanza influenti perché le anime vengano a noi e abbastanza modesti affinché esse non si fermino a noi e vadano al di là della nostra persona. (Gustave Thibon)
Saggezza popolare: Ogni uccello la cui piuma è bianca, non è però una vera colomba.
Un aneddoto: LIBERTA’ E’ FARE QUELLO CHE VOGLIO?
I bambini dell’asilo stavano seduti, belli e puliti, sulle loro panche; cantavano come angioletti le nenie natalizie, sotto l’occhio vigile e la direzione della maestra. Solo una bimbetta se ne stava fuori dell’aula, alquanto imbronciata e con un’aria dispettosa. Le chiesi: “Come ti chiami?” “Daniela”, mi rispose secca. “E che fai in corridoio?”. “Niente.”. “Ma gli altri bimbi sono tutti dentro. “E io voglio stare fuori.”. “Eppure, senti come cantano bene. Anche tu hai una vocina tanto dolce. Perché non canti anche tu?”. “Io non voglio cantare.”. “E perché non vuoi cantare?”. “lo faccio quello che mi pare e piace!”, mi rispose col suo tono deciso, voltandomi le spalle. Confesso che non mi aspettavo un tale atteggiamento in una bimba di appena cinque anni. Ci rimasi male e un po’ arrabbiato; perciò, anch’io deciso e con l’aria di far sul serio, le dissi: “Senti, Daniela. Anch’io voglio fare quel che mi pare e piace: ora ti prendo e ti butto dalla finestra!” Ed infatti, la prendo di peso e mi appresto a buttarla. “No!”, gridò inviperita e divincolandosi, “Questo non lo puoi fare!”. “E perché?”. “Perché mi fai male!” La guardai, allora, negli occhi mentre la deponevo a terra; quasi mi inginocchiai e, continuandola a fissare, dissi lentamente come se parlassi a me stesso: “Ho capito... Io non posso fare quel che mi pare e piace... perché, facendo quel che mi pare e piace, faccio male a Daniela. Ho capito!... E Daniela può fare quel che le pare e piace, se dà dispiacere alla maestra, cattivo esempio ai compagni e non impara i canti del santo Natale?...”. A questo punto vidi il volto di Daniela rasserenarsi; poi, sorridendo, mi disse: “Hai ragione tu!” E siamo entrati in aula, con tante scuse alla buona e cara maestra.
Parola di Dio: 1Cor. 8,27.11-13; Sal. 138; Lc. 6,27-38
Vangelo Lc 6, 27-38
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "A voi che ascoltate, io dico: Amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi maltrattano. A chi ti percuote sulla guancia, porgi anche l'altra; a chi ti leva il mantello, non rifiutare la tunica. Da a chiunque ti chiede; e a chi prende del tuo, non richiederlo. Ciò che volete gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro. Se amate quelli che vi amano, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se fate del bene a coloro che vi fanno del bene, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, che merito ne avrete? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto. Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e il vostro premio sarà grande e sarete figli dell'Altissimo; perché egli è benevolo verso gl'ingrati e i malvagi. Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro. Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e vi sarà perdonato; date e vi sarà dato; una buona misura, pigiata, scossa e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con cui misurate, sarà misurato a voi in cambio". Parola del Signore
“NON GIUDICATE E NON SARETE GIUDICATI”. (Lc. 6,37)
Un brano evangelico molto bello quello letto oggi ma che certamente fa sorgere anche tutta una serie di interrogativi. Forse Gesù ci comanda di non opporci al male, di lasciar mano libera ai violenti? Come si concilia questo con l’esigenza di combattere la prepotenza e il crimine, di denunciarlo con ogni energia anche correndo dei rischi? La regola d’oro che vale per tutti i casi è di fare agli altri quello che si vorrebbe fatto a noi stessi. Il vangelo non ci ordina tanto di togliere il giudizio dalla nostra vita, quanto di togliere il veleno dal nostro giudizio, cioè quella parte di superiorità nei confronti dell’altro, quel senso di astio e di vendetta che spesso si mescola all’obbiettiva valutazione del fatto. Sono i giudizi spietati, senza misericordia, supponenti da parte nostra di conoscere sempre cose e persone, che vengono banditi dalla parola di Dio, quelli che, insieme con il peccato, condannano senza appello anche il peccatore. Ma quando riusciremo ad avere questa equità? Quando guardando a Dio cercheremo di eliminare non solo l’odio ma anche il nemico, quando cioè riusciremo, quasi con gli occhi di Dio a vedere in tutti un fratello amato.
VENERDI’ 12 SETTEMBRE: SANTO NOME DI MARIA
Tra i santi ricordati oggi: San Silvino; San Defendente.
Una scheggia di preghiera:
SIANO I MIEI OCCHI FISSI A TE, O SIGNORE.
Hanno detto: "Vi sono sciocchezze ben presentate come vi sono scemi molto ben vestiti". (Chamfort)
Saggezza popolare: La barba non fa il filosofo.
Un aneddoto: Nel centro della Foresta viveva molto tempo fa una stravagante famiglia di piante carnivore che, con il passar del tempo, arrivarono a prendere coscienza della stranezza delle loro abitudini, soprattutto per le costanti mormorazioni che il buon Zefiro recava loro da tutte le direzioni della città. Sensibili alle critiche, a poco a poco cominciarono a sentire ripugnanza per la carne, finché giunse il momento in cui la ripudiarono e si rifiutarono anche di mangiarla, schifate a tal punto che avevano nausea solo a vederla. Decisero allora di diventare vegetariane. A partire da quel giorno si mangiano unicamente le une con le altre e vivono tranquille. Perché tutti in giro parlano solo della loro esemplarità.
Parola di Dio: 1Cor. 9,16-19.22-27; Sal. 83; Lc. 6,39-42
1^ Lettura 1Cor 9, 16-19.22-27
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi
Fratelli, non è per me un vanto predicare il vangelo; è un dovere per me: guai a me se non predicassi il vangelo! Se lo faccio di mia iniziativa, ho diritto alla ricompensa; ma se non lo faccio di mia iniziativa, è un incarico che mi è stato affidato. Quale è dunque la mia ricompensa? Quella di predicare gratuitamente il vangelo senza usare del diritto conferitomi dal vangelo. Infatti, pur essendo libero da tutti, mi sono fatto servo di tutti per guadagnarne il maggior numero: mi sono fatto Giudeo con i Giudei, per guadagnare i Giudei; con coloro che sono sotto la legge sono diventato come uno che è sotto la legge, pur non essendo sotto la legge, allo scopo di guadagnare coloro che sono sotto la legge. Con coloro che non hanno legge sono diventato come uno che è senza legge, pur non essendo senza la legge di Dio, anzi essendo nella legge di Cristo, per guadagnare coloro che sono senza legge. Mi sono fatto debole con i deboli, per guadagnare i deboli; mi sono fatto tutto a tutti, per salvare ad ogni costo qualcuno. Tutto io faccio per il vangelo, per diventarne partecipe con loro. Non sapete che nelle corse allo stadio tutti corrono, ma uno solo conquista il premio? Correte anche voi in modo da conquistarlo! Però ogni atleta è temperante in tutto; essi lo fanno per ottenere una corona corruttibile, noi invece una incorruttibile. Io dunque corro, ma non come chi è senza mèta; faccio il pugilato, ma non come chi batte l'aria, anzi tratto duramente il mio corpo e lo trascino in schiavitù perché non succeda che dopo avere predicato agli altri, venga io stesso squalificato. Parola di Dio
“IO DUNQUE CORRO, MA NON COME CHI E’ SENZA META”. (1 Cor. 9,26)
Paolo, invitando i Corinzi a purificare la propria fede, li richiama ad aver chiara la meta e lo scopo del loro agire. Non basta dirsi cristiani per esserlo. Non basta darsi da fare per essere capaci di amare. Non basta correre ma bisogna avere una meta. Verso che cosa corro? Qual è la meta della mia vita? Saltabecco da un fiore all’altro con la scusa che tutto ha qualcosa di buono oppure vado all’essenziale? Corriamo verso la morte o verso la vita? Verso il denaro o verso l’amore? Verso il piacere, lo spremere la vita finché si può o verso il senso della vita? Verso la religiosità o verso Gesù Cristo? Quando mi faccio queste domande, scopro di aver bisogno di riflessione, di fermarmi per ristabilire la meta della corsa, perché mi accorgo di fare molte cose, anche buone ma non sempre indirizzate sulla strada giusta; per stare ad un’altra espressione della lettera ai Corinzi “mi trovo a far pugilato, ma come uno che batte l’aria”.
SABATO 13 SETTEMBRE
Tra i santi ricordati oggi: San Giovanni Crisostomo; San Maurilio.
Una scheggia di preghiera:
GESU’ INNESTAMI SU DI TE, PERCHE’ POSSA PORTARE I TUOI FRUTTI.
Hanno detto: Alcune persone crescono sotto la responsabilità, altre semplicemente si gonfiano. (Hubbel)
Saggezza popolare: Ci sono molti uomini buoni sotto un cappello trasandato (proverbio Cinese)
Un aneddoto: Madre Teresa accompagnava una suora, nuova, venuta al ricovero dei moribondi. Era dopo la messa e le parlava del Corpo del Cristo che avevano appena ricevuto tutte e due. E disse: “È lo stesso Gesù, quello che andate a trovare nel corpo dei poveri”. Tre ore dopo, sulla via del ritorno, la nuova venuta ha un nuovo sorriso:“Non avevo mai visto sorridere in quel modo”, racconta Madre Teresa. La giovane suora le spiega: “Quando sono arrivata all’ospizio dei moribondi, portavano un uomo che era caduto in una fogna. Era coperto di ferite, di sporcizia e di vermi. lo l’ho pulito e l’ho curato. Per tre ore ho toccato il corpo del Cristo”.
Parola di Dio: 1Cor. 10,14-22; Sal. 115; Lc. 6,43-49
Vangelo Lc 6, 43-49
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Non c'è albero buono che faccia frutti cattivi, né albero cattivo che faccia frutti buoni. Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dalle spine, né si vendemmia uva da un rovo. L'uomo buono trae fuori il bene dal buon tesoro del suo cuore; l'uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male, perché la bocca parla dalla pienezza del cuore. Perché mi chiamate: Signore, Signore, e poi non fate ciò che dico? Chi viene a me e ascolta le mie parole e le mette in pratica, vi mostrerò a chi è simile: è simile a un uomo che, costruendo una casa, ha scavato molto profondo e ha posto le fondamenta sopra la roccia. Venuta la piena, il fiume irruppe contro quella casa, ma non riuscì a smuoverla perché era costruita bene. Chi invece ascolta e non mette in pratica, è simile a un uomo che ha costruito una casa sulla terra, senza fondamenta. Il fiume la investì e subito crollò; e la rovina di quella casa fu grande". Parola del Signore
“PERCHE’ MI CHIAMATE: “SIGNORE, SIGNORE, A POI NON FATE CIO’ CHE VI DICO?” (Lc. 6,46)
Non basta pregare, non basta solo l’ascolto della Parola di Dio, ma c’è un ulteriore passo da fare: c’è da incarnare la Parola. Solo questo realizza la verità dell’ascolto, autentica la preghiera, dà stabilità all’esistenza. E’ la nostra vita concreta con le sue scelte che dice la qualità dell’ascolto e la profondità della nostra relazione con Dio. Sono i frutti buoni che maturiamo e il nostro resistere alle tempeste della vita le prove che parlano della nostra fede, perché ricordiamoci, anche come dice l’Apostolo Giacomo che, “La fede senza le opere è una fede morta”. Visto poi che oggi Gesù ci parla di frutti da portare, facciamoci accora un paio di domande: Quali sono i frutti della mia vita? Anzitutto ne ho portati? Se, per ipotesi, si potesse cancellare la mia esistenza la vita di qualcuno sarebbe cambiata? Poi la qualità dei frutti: giunto a questo punto della mia vita, qualcuno, incontrandomi, vedendomi agire, è diventato migliore o peggiore? Qualcuno per causa mia ha amato di più Gesù o, proprio per causa mia, si è allontanato da Lui? Se oggi dovessi morire, che cosa lascerei a questo mondo: un po' più di giustizia o un po' più di divisione?
DOMENICA 14 SETTEMBRE: ESALTAZIONE DELLA SANTA CROCE
Tra i santi ricordati oggi: San Cornelio; Santa Placilla.
Una scheggia di preghiera:
TI SALUTO O CROCE SANTA CHE PORTASTI IL REDENTOR; GLORIA, LODE, ONOR TI CANTA OGNI LINGUA ED OGNI CUOR.
Hanno detto: Noi sovente avremmo vergogna delle nostre più belle azioni se il mondo vedesse tutti i motivi che le hanno prodotte. (La Rochefoucauld)
Saggezza popolare: Tenersi in punta di piedi non è crescere.
Un aneddoto: Ricordo un professore di seminario quando frequentavo le medie (25 chili bagnati). Lui era grande e grosso, un orso di pretone, ma che ispirava allegrezza, concretezza, bontà. Ricordo che diceva sempre questa frase: "Ogni conversione deve sempre cominciare 'ab egone' ". Ed io che ne capivo ben poco un giorno gli chiesi che fosse quel tal Begone da cui bisognava cominciare a convertirsi. Egli mi mise sulla spalla una delle sue zampacce, poi, guardandomi con quei suoi occhi sorridenti mi disse: "Sei sempre il solito asinaccio, studi il latino e non sai che cosa vuol dire la parola 'ego'?" "Vuol dire: 'io'." - cercai di recuperare. "Ecco, allora, tu che sei uno scricciolo piccolo, se vuoi convertirti, devi cominciare dal tuo ego, dal tuo io, dal tuo egoismo, e io che sono vecchio e grosso dal mio 'egone' che è più grosso del tuo". In fondo quel caro uomo non faceva che ripetere il Vangelo di Gesù: prima di volere convertire gli altri, comincia a convertire te stesso
Parola di Dio nella festa dell’esaltazione della Croce: Nm. 21,4-9;Sal.77; Fil 2,6-11; Gv. 3,13-17
2^ Lettura Fil 2, 6-11
Dalla lettera ai Filippesi
Cristo Gesù, pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini; apparso in forma umana, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce. Per questo Dio l'ha esaltato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro nome; perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra; e ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre. Parola di Dio
“UMILIO’ SE STESSO FACENDOSI OBBEDIENTE FINO ALLA MORTE E ALLA MORTE DI CROCE”. (Fil. 2,8)
Benedetto XVI, nella Messa del giorno inaugurale del suo pontificato ha detto: “ Il Dio che è divenuto agnello, ci dice che il mondo viene salvato dal crocifisso e non dai crocifissori”. Cristo infatti, non con la potenza ma con l’amore si è fatto servo (la morte in croce presso i romani era riservata agli schiavi) e Dio ha accolto questo amore trasformandolo in gloria. La Croce è lo svelamento supremo di Dio. Se guardiamo la croce con attenzione e profondità, possiamo dire che essa ha la forma della salvezza. Che cosa significa? L’asse orizzontale sul quale sono allargate e inchiodate le braccia di Cristo, abbraccia tutto il mondo, ogni uomo. Nessuno è escluso da questo immenso abbraccio d’amore. L’asse verticale è invece piantato nella terra, rappresentando la nostra condizione umana, e punta verso l’alto, verso “la casa” di Dio. Ecco che cosa ha fatto Cristo sulla croce: ha abbracciato l’umanità intera donandogli una strada privilegiata verso Dio. Guardiamola dunque con speranza, la croce di Cristo, perché così, nonostante i nostri peccati, non potremo più dubitare della misericordia di Dio; guardiamola con carità e sentiremo Gesù gridare tutto il suo amore per noi.
LUNEDI’ 15 SETTEMBRE: BEATA VERGINE MARIA ADDOLORATA
Tra i santi ricordati oggi: San Nicomede; Sant’Emilio di Cordoba.
Una scheggia di preghiera:
SANTA MADRE, CONFORTACI NEI NOSTRI DOLORI.
Hanno detto: Ci sono due modi in cui puoi vivere la vita. Uno sta nel non ritenere possibile il miracolo. L'altro sta nel ritenere ogni cosa un miracolo. (Albert Einstein)
Saggezza popolare: Anche un bastone storto può far camminare diritto.
Un aneddoto: FARE ESPERIENZA DI CRISTO
Un giovane che voleva specializzarsi nella conoscenza delle diverse qualità di giada si presentò a un maestro e lo pregò di istruirlo. Il Maestro gli mise in mano una giada raccomandandogli di stringerla forte, mentre gli parlava delle duecento specie di giada verde e delle duecento di giada gialla; poi si mise a chiacchierare del tempo, delle donne, della vita. Dopo un quarto d’ora di conversazione, lo mandò a casa e gli disse di ritornare il giorno dopo. Il giovane ritornò e il maestro riprese a conversare con lui che teneva stretta in mano una giada. Così andarono avanti per molto tempo. L’allievo era troppo educato per protestare; d’altra parte la lezione sui diversi tipi di giada non veniva mai. Finché un mattino, quando s’iniziò l’ennesima conversazione sul tempo, le donne e la vita, l’allievo interruppe il maestro dicendo: “Ma questa che m’hai messo in mano non è una giada”. “Ecco”, ribatte il maestro: “ora sei anche tu un conoscitore di giade”.
Parola di Dio nella festa dell’Addolorata: Eb. 5,7-9; Sal. 30; Gv. 19,25-27; Lc. 2,33-35
Vangelo Lc 2, 33-35
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e parlò a Maria, sua madre: "Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione perché siano svelati i pensieri di molti cuori. E anche a te una spada trafiggerà l'anima". Parola del Signore
“E ANCHE A TE UNA SPADA TRAFIGGERA’ L’ANIMA”. (Lc. 2,35)
Essere madre è uno dei doni più belli che la vita possa dare ad una donna, ma anche uno degli atti più impegnativi che le possano essere richiesti. Pensando oggi a Maria Addolorata, scorrono davanti a me volti conosciuti di mamme. La mamma che ho accompagnato all’obitorio dell’ospedale perché il suo bambino di pochi mesi era morto, le mamme addolorate, angosciate, qualche volta disperate che sono venute a piangere i figli drogati che magari le avevano pure picchiate, la vecchietta sola che da anni non vedeva più il suo figlio che abitava a pochi isolati da lei, le mamme preoccupate per la salute fisica o morale dei figli... Una di esse mi diceva: “I figli si partoriscono tante volte nella vita, e sempre nel dolore”. Maria, Tu hai avuto il cuore trafitto dalla stessa lancia che entrava nel petto del cuore di tuo Figlio crocifisso; Tu hai il cuore trafitto per noi, figli affidati a te ai piedi della croce; guarda alle tante sofferenze specialmente delle mamme e consola, rinnova la speranza, trasforma il dolore in grazia: il tuo dolore e il dolore di tante mamme generi ancora vita.
MARTEDI’ 16 SETTEMBRE
Tra i santi ricordati oggi: San Cipriano; Sant’Eufemia.
Una scheggia di preghiera:
SPERO NEL SIGNORE E ASPETTO SULLA SUA PAROLA.
Hanno detto: La morte è lo specchio in cui si riflette il significato della vita. (Rinpoche)
Saggezza popolare: Chi dipinge il fiore, non gli dà l'odore.
Un aneddoto: Al mattino del 14 settembre 258 molta folla si era radunata a Sesti. Quando Cipriano fu davanti al proconsole Galerio Massimo disse al vescovo: “ Sei tu che ti sei presentato come capo di una setta sacrilega?”. Il vescovo Cipriano rispose: “Sono io”. Galerio Massimo disse: “I santissimi imperatori ti ordinano di sacrificare”. Il vescovo Cipriano disse: “Non lo faccio”. Il proconsole lesse ad alta voce da una tavoletta il decreto: “Ordino che Cipriano sia punito con la decapitazione”. Il vescovo Cipriano disse: ‘‘Rendiamo grazie a Dio.” Cipriano fu condotto nella campagna di Sesti e qui si spogliò del mantello e del cappuccio, si inginocchiò a terra e si prostrò in orazione al Signore. Si tolse poi la dalmatica e la consegnò ai diaconi, restando con la sola veste di lino, e così rimase in attesa del carnefice. Quando poi questo giunse, il vescovo diede ordine ai suoi di dargli venticinque monete d’oro. Il Santo vescovo Cipriano subì il martirio il 14 settembre sotto gli imperatori Valeriano e Gallieno, regnando però il nostro Signore Gesù Cristo a cui è onore e gloria nei secoli dei secoli. Amen.
Parola di Dio: 1Cor. 12,12-14.27-31; Sal. 99; Lc. 7,11-17
Vangelo Lc 7, 11-17
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù si recò in una città chiamata Nain e facevano la strada con lui i discepoli e grande folla. Quando fu vicino alla porta della città, ecco che veniva portato al sepolcro un morto, figlio unico di madre vedova; e molta gente della città era con lei. Vedendola, il Signore ne ebbe compassione e le disse: "Non piangere!". E accostatosi toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: "Giovinetto, dico a te, alzati!". Il morto si levò a sedere e incominciò a parlare. Ed egli lo diede alla madre. Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio dicendo: "Un grande profeta è sorto tra noi e Dio ha visitato il suo popolo". La fama di questi fatti si diffuse in tutta la Giudea e per tutta la regione. Parola del Signore
“GESU’, VEDENDOLA, NE EBBE COMPASSIONE E LE DISSE: NON PIANGERE”. (Lc. 7,13)
Non conosciamo i sentimenti che attraversavano il cuore della vedova di Naim, ma possiamo facilmente intuirli: aveva già perduto il marito, ora gli viene strappato l’unico figlio. Ormai è priva di ogni sostegno affettivo e umano, con un futuro di pena e di miseria davanti a sé. Anche la folla che l’accompagna, come succede in questi casi è commossa, si chiede tanti perché, ma poi torna a casa: “Bisogna ben andare avanti!” Gesù invece non si ferma al dire “poveretta!” ma la sua commozione diventa parola e miracolo. Come mia non sempre succede così? La risposta non l’abbiamo essa sconfina nel mistero della libertà umana, del male. Del mistero di Dio. Di una cosa siamo certi: quel “Non piangere” non è rivolto solo alla vedova ma anche a ciascuno di noi quando siamo nelle tenebre del dolore e del lutto ed è un invito a non perderci d’animo neanche davanti al dolore e alla malattia, non lasciarci vincere dalla sfiducia, perché Dio non ci abbandona. “Non piangere”. Anche quando ti sembra ingiusto che una persona muoia giovane e ricorda che non è il numero degli anni che dà più valore alla vita, ma la qualità della vita che dà valore agli anni. Non piangere. Cioè fidati di Dio, proprio nel momento del buio, buttati sul suo cuore e piangi in Lui le tue lacrime, e anche se esse sono talmente grevi da non potersi tramutare in sorriso, per lo meno non ti impediranno di non avere più speranza.
MERCOLEDI’ 17 SETTEMBRE
Tra i santi ricordati oggi: San Roberto Bellarmino; Santa Arianna,martire.
Una scheggia di preghiera:
DIO, TU SEI L’AMORE.
Hanno detto: E' sbagliato giudicare un uomo dalle persone che frequenta. Giuda, per esempio, aveva degli amici irreprensibili. (Marcello Marchesi)
Saggezza popolare: Il desiderio fa parer bello quel che è brutto.
Un aneddoto: Enzo Caracciolo, giovane laureando in ingegneria, diviene improvvisamente cieco. Cambia facoltà, si laurea in legge e viene eletto presidente dell’Unione Ciechi. A Lourdes, parlando durante una via crucis, esclama con convinzione: “O Gesù, quando sei passato durante la processione Eucaristica, io sentivo implorare: Signore, fa che io veda! Io – Tu lo sai – ti ho detto: Fa che io non veda; non farmi riacquistare la vista. Perché da quando non vedo più con questi occhi del corpo, si sono spalancati gli occhi dell’anima. Ed è tanta la luce che mi invade. Non vorrei perderla, o Signore”.
Parola di Dio: 1Cor. 12,31-13,13; Sal. 32; Lc. 7,31-35
1^ Lettura 1Cor 12,31 - 13,13
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi
Fratelli, aspirate ai carismi più grandi! E io vi mostrerò una via migliore di tutte. Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sono come un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna. E se avessi il dono della profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza, e possedessi la pienezza della fede così da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sono nulla. E se anche distribuissi tutte le mie sostanze e dessi il mio corpo per esser bruciato, ma non avessi la carità, niente mi giova. La carità è paziente, è benigna la carità; non è invidiosa la carità, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell'ingiustizia, ma si compiace della verità. Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. La carità non avrà mai fine. Le profezie scompariranno; il dono delle lingue cesserà e la scienza svanirà. La nostra conoscenza è imperfetta e imperfetta la nostra profezia. Ma quando verrà ciò che è perfetto, quello che è imperfetto scomparirà. Quand'ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino. Ma, divenuto uomo, ciò che era da bambino l'ho abbandonato. Ora vediamo come in uno specchio, in maniera confusa; ma allora vedremo a faccia a faccia. Ora conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch'io sono conosciuto. Queste dunque le tre cose che rimangono: la fede, la speranza e la carità; ma di tutte più grande è la carità! Parola di Dio
“L’AMORE NON AVRA’ MAI FINE”. (1Cor. 13,8)
Paolo in questo bellissimo inno alla carità e all’amore della lettera ai Corinzi ci ricorda che il centro del Cristianesimo è l’amore: amore che Dio ha per noi e amore che può diventare il senso del nostro vivere e agire. Ecco in un brano di Madre Teresa come questa piccola grande donna ne parlava: Ama la vita così com’è. Amala pienamente,senza pretese; amala quando ti amano o quando ti odiano. Amala quando nessuno ti capisce, o quando tutti ti comprendono. Amala quando tutti ti abbandonano, o quando ti esaltano come un re. Amala quando ti rubano tutto, o quando te lo regalano. Amala quando ha senso o quando sembra non averlo nemmeno un po’. Amala nella piena felicità, o nella solitudine assoluta. Amala quando sei forte, o quando ti senti debole. Amala quando hai paura, o quando hai una montagna di coraggio. Amala non soltanto per i grandi piaceri e le enormi soddisfazioni; amala anche per le piccolissime gioie. Amala seppure non ti dà ciò che potrebbe, amala anche se non è come la vorresti. Amala ogni volta che nasci e ed ogni volta che stai per morire. Ma non amare mai senza amore. Non vivere mai senza vita!
GIOVEDI’ 18 SETTEMBRE
Tra i santi ricordati oggi: San Lamberto; San Giovanni Macias; San Giuseppe da Copertino
Una scheggia di preghiera:
SIGNORE, NON SIAMO BUONI, PERDONACI!
Hanno detto: La fantasia è più importante della conoscenza. (Albert Einstein)
Saggezza popolare: Mal si giudica il cavallo dalla sella.
Un aneddoto: Quando si portava la Comunione a san Giuseppe da Copertino, che durante l’ultima malattia non poteva più celebrare Messa, egli avvampava improvvisamente in volto e, mettendosi ginocchioni sul letto, esclamava in felice ritornello: “Ecco la Gioia! Ecco la Gioia viene!”. Dimenticava ogni dolore, batteva le mani e sorrideva in santa letizia francescana.
Parola di Dio: 1Cor. 15,1-11; Sal. 117; Lc. 7,36-50
Vangelo Lc 7, 36-50
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, uno dei farisei invitò Gesù a mangiare da lui. Egli entrò nella casa del fariseo e si mise a tavola. Ed ecco una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, venne con un vasetto di olio profumato; e fermatasi dietro si rannicchiò piangendo ai piedi di lui e cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di olio profumato. A quella vista il fariseo che l'aveva invitato pensò tra sé. "Se costui fosse un profeta, saprebbe chi e che specie di donna è colei che lo tocca: è una peccatrice". Gesù allora gli disse: "Simone, ho una cosa da dirti". Ed egli: "Maestro, dì pure"."Un creditore aveva due debitori: l'uno gli doveva cinquecento denari, l'altro cinquanta. Non avendo essi da restituire, condonò il debito a tutti e due. Chi dunque di loro lo amerà di più?". Simone rispose: "Suppongo quello a cui ha condonato di più". Gli disse Gesù: "Hai giudicato bene". E volgendosi verso la donna, disse a Simone: "Vedi questa donna? Sono entrato nella tua casa e tu non m'hai dato l'acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. Tu non mi hai dato un bacio, lei invece da quando sono entrato non ha cessato di baciarmi i piedi. Tu non mi hai cosparso il capo di olio profumato, ma lei mi ha cosparso di profumo i piedi. Per questo ti dico: le sono perdonati i suoi molti peccati, poiché ha molto amato. Invece quello a cui si perdona poco, ama poco". Poi disse a lei: "Ti sono perdonati i tuoi peccati". Allora i commensali cominciarono a dire tra sé: "Chi è quest'uomo che perdona anche i peccati?". Ma egli disse alla donna: "La tua fede ti ha salvata; và in pace!". Parola del Signore
LE SONO PERDONATI I SUOI MOLTI PECCATI PERCHE’ HA MOLTO AMATO”. (Lc 7,47)
Ricostruiamo la scena, lo stupore e lo scandalo. Un fariseo, un notabile, una persona religiosa ha organizzato un pranzo: tutto è pronto, buone portate, invitati di rango... e fa irruzione in quella casa una prostituta, una “poco di buono”. E l’invitato principale, non solo non si scandalizza, ma prende le sue parti e addirittura le dice che è perdonata. Gesù conosce le persone non per quello che appaiono ma riesce a leggere nel cuore e a trovare sempre motivi perché la sua misericordia possa manifestarsi e rigenerare. Noi etichettiamo, giudichiamo, condanniamo secondo i nostri schemi preconcetti. Per Gesù è la persona intera che conta. Gesù non dice che questa donna non ha peccato, anzi, le dice che i suoi peccati sono molti, ma nello stesso tempo riesce a vedere in lei il suo molto amore, ed è proprio in grazia di questo amore che la donna può aprire il suo cuore e quindi ricevere la misericordia di Gesù.
VENERDI’ 19 SETTEMBRE
Tra i santi ricordati oggi: San Gennaro;Sant’Abbone di Metz.
Una scheggia di preghiera:
TU SEI LA RISURREZIONE E LA VITA, CHI CREDE IN TE NON SARA’ CONFUSO IN ETERNO.
Hanno detto: Il problema dell'umanità è che gli stupidi sono strasicuri, mentre gli intelligenti sono pieni di dubbi. (B. Russel)
Saggezza popolare: La castagna di fuori è bella e dentro ha la magagna.
Un aneddoto: LA LEGGENDA DEL PESSIMISMO
C’era una volta un vecchio, così vecchio che non ricordava neppure di essere stato giovane. E forse non lo era mai stato. In tutto il tempo che era stato in vita, ancora non aveva imparato a vivere. E, non avendo imparato a vivere, non riusciva neppure a morire. Non aveva speranze né turbamenti; non sapeva né piangere né sorridere. Nulla esisteva al mondo che potesse addolorarlo o stupirlo. Trascorreva i suoi giorni inoperosi sulla soglia della sua capanna, guardando con occhi indifferenti il cielo, quello zaffiro immenso che Allah pulisce ogni giorno con la soffice bambagia delle nuvole. A volte qualcuno si fermava ad interrogarlo. Così carico d’anni qual era, la gente lo credeva molto saggio e cercava di trarre qualche consiglio dalla sua secolare esperienza. — Che cosa dobbiamo fare per conquistare la gioia? — gli chiedevano i giovani. — La gioia è un’invenzione degli stolti. — rispondeva lui. Passavano uomini dall’animo nobile, apostoli bramosi di rendersi utili: — In che modo possiamo sacrificarci, per giovare ai nostri fratelli? — gli domandavano.— Chi si sacrifica per l’umanità è un pazzo — rispondeva il vecchio con un ghigno sinistro. — Come possiamo indirizzare i nostri figli sulla via del bene? — domandavano i padri e le madri. — I figli sono serpi — rispondeva il vecchio. — Da essi non ci si può aspettare che morsi velenosi. Anche gli artisti e i poeti, nella loro ingenuità, si recavano talvolta a consultare quell’uomo. — Insegnaci ad esprimere quell’anelito che abbiamo nel cuore! — gli dicevano. — Fareste meglio a tacere — sogghignava il vegliardo. Le convinzioni malvagie di colui che non sapeva né vivere né morire, poco a poco si diffondevano nel mondo. L’Amore, la Bontà, la Poesia, investiti dal ventaccio del Pessimismo (poiché tale era il nome del Vecchio), si appannavano e inaridivano. L’esistenza umana veniva sommersa in una gora di stagnante malinconia. Alla fine Allah si rese conto dello sfacelo che il Pessimismo operava nel mondo, e decise di porvi riparo. — Poveretto — pensò — scommetto che nessuno gli ha mai dato un bacio. Chiamò un bambino e gli disse: — Vai a dare un bacio a quel povero vecchio. Subito il bambino obbedì: mise le braccia intorno al collo del vecchio e gli scoccò un bacio sulla faccia rugosa. Il vegliardo fu molto stupito, lui che non si stupiva di niente. Difatti, nessuno mai gli aveva dato un bacio. E così il Pessimismo aprì gli occhi alla vita, e morì sorridendo al bambino che lo aveva baciato.
Parola di Dio: 1Cor. 15,12-20; Sal. 16; Lc. 8,1-3
1^ Lettura 1Cor 15, 12-20
Dalla prima lettura di san Paolo apostolo ai Corinzi
Fratelli, se si predica che Cristo è risuscitato dai morti, come possono dire alcuni tra voi che non esiste risurrezione dei morti? Se non esiste risurrezione dai morti, neanche Cristo è risuscitato! Ma se Cristo non è risuscitato, allora è vana la nostra predicazione ed è vana anche la vostra fede. Noi, poi, risultiamo falsi testimoni di Dio, perché contro Dio abbiamo testimoniato che egli ha risuscitato Cristo, mentre non lo ha risuscitato, se è vero che i morti non risorgono. Se infatti i morti non risorgono, neanche Cristo è risorto; ma se Cristo non è risorto, è vana la vostra fede e voi siete ancora nei vostri peccati. E anche quelli che sono morti in Cristo sono perduti. Se poi noi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto in questa vita, siamo da compiangere più di tutti gli uomini. Ora, invece, Cristo è risuscitato dai morti, primizia di coloro che sono morti. Parola di Dio
“CRISTO E’ RISUSCITATO DAI MORTI, PRIMIZIA DI COLORO CHE SONO MORTI”. (1Cor. 15,20)
Da una recente inchiesta è risultato un dato che lascia perplessi: solo il 30 per cento di coloro che si dicono credenti crede alla vita dopo la morte. La morte si tocca, si soffre, si vede; la risurrezione si spera e sembra più difficile crederle. Eppure anche di essa abbiamo innumerevoli prove: la pianta fa il seme, il seme muore nella terra e rinasce una nuova pianta; Cristo è stato sepolto ma la sua tomba è vuota; il Vangelo ci dice che Dio non è il Dio dei morti ma dei vivi; tante persone nella fede in Cristo hanno affrontato la morte con coraggio e con speranza... La risurrezione dei morti, dei nostri cari non la vediamo con i nostri occhi ma la possiamo vedere nella fede. Se non ci fosse risurrezione che senso avrebbe la nostra vita? Che senso avrebbe il messaggio Cristo se tutto finisse in un incidente o in una crisi cardiaca? Davvero, allora, saremo sciocchi e poveri se avessimo speranze solo in questa vita. La speranza cristiana è la vera speranza perché essa trova in Dio la sua sorgente e il suo scopo e vede in Cristo morto e risorto la sua realizzazione. Mediante la sua morte e risurrezione Egli infatti ha vinto tutti i nostri nemici, il peccato e la morte. Egli pone nei nostri cuori la speranza della gloria, cioè la sicurezza di ottenere una pienezza d’amore nella presenza di Dio. La speranza cristiana è associata alla pazienza e alla gioia perché essa ci conduce a rimettere a Dio il nostro avvenire. Essa ci dà uno sguardo lucido sullo stato di questo mondo; ci rende liberi di provare della compassione per le angosce altrui e di parlare e testimoniare Gesù. Ci permette di affrontare la morte con la certezza di essere poi per sempre con questo Signore.
SABATO 20 SETTEMBRE
Tra i santi ricordati oggi: Sant’Andrea Kim,Paolo Chong e compagni; Santa Susanna.
Una scheggia di preghiera:
PARLA, SIGNORE, CHE IL TUO SERVO VUOLE ASCOLTARTI.
Hanno detto: La gioia non è nelle cose, è in noi. (Richard Wagner)
Saggezza popolare: Rossore, non è sempre colpa.
Un aneddoto: In una scuola di catechismo per ragazzi di quarta elementare, l’insegnante, un giorno, spiegava l’episodio del tradimento di Giuda e di quello di Pietro. Tutti i bambini commentavano: “Giuda è cattivo, perché si è impiccato”. Quand’ecco, uno di loro si alza e grida: “Anch’io mi sarei impiccato”. Gli altri lo redarguiscono: “Fare questo è peccato”. E lui: “Sì, anch’io mi sarei impiccato, ma al collo di Gesù. E allora soltanto lo avrei lasciato, quando lui mi avesse perdonato”.
Parola di Dio: 1Cor.15,35-37.42-49; Sal. 55; Lc. 8,4-15
Vangelo Lc 8, 4-15
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, poiché una gran folla si radunava e accorreva a lui gente da ogni città, disse con una parabola: "Il seminatore uscì a seminare la sua semente. Mentre seminava, parte cadde lungo la strada e fu calpestata, e gli uccelli del cielo la divorarono. Un'altra parte cadde sulla pietra e appena germogliata inaridì per mancanza di umidità. Un'altra cadde in mezzo alle spine e le spine, cresciute insieme con essa, la soffocarono. Un'altra cadde sulla terra buona, germogliò e fruttò cento volte tanto". Detto questo, esclamò: "Chi ha orecchi per intendere, intenda!". I suoi discepoli lo interrogarono sul significato della parabola. Ed egli disse: "A voi è dato conoscere i misteri del regno di Dio, ma agli altri solo in parabole, perché vedendo non vedano e udendo non intendano. Il significato della parabola è questo: Il seme è la parola di Dio. I semi caduti lungo la strada sono coloro che l'hanno ascoltata, ma poi viene il diavolo e porta via la parola dai loro cuori, perché non credano e così siano salvati. Quelli sulla pietra sono coloro che, quando ascoltano, accolgono con gioia la parola, ma non hanno radice; credono per un certo tempo, ma nell'ora della tentazione vengono meno. Il seme caduto in mezzo alle spine sono coloro che, dopo aver ascoltato, strada facendo si lasciano sopraffare dalle preoccupazioni, dalla ricchezza e dai piaceri della vita e non giungono a maturazione. Il seme caduto sulla terra buona sono coloro che, dopo aver ascoltato la parola con cuore buono e perfetto, la custodiscono e producono frutto con la loro perseveranza". Parola del Signore
“UNA GRAN FOLLA SI RADUNAVA E ACCORREVA A LUI GENTE DA OGNI CITTA’”. (Lc. 8,4)
Una gran folla si raduna attorno a Gesù. Persone di ogni genere lo cercano e allora Gesù spiega che cosa significa andare da Lui attraverso la parabola del seminatore: Gesù sparge il seme della sua parola, molta gente lo ascolta ma solo pochi capiranno poiché solo pochi compiranno ciò che in queste parole è detto. L’avvicinarsi a Gesù, infatti, non esime dalla responsabilità di una posizione da prendere nei suoi confronti e nei confronti della sua parola. La parola deve trovare il terreno accogliente. C’è una collaborazione insostituibile che l’uomo è chiamato a dare per essere salvato. “Dio che ti ha fatto senza di te, non ti salva senza di te”, dice Sant’Agostino. Il nostro cuore è chiamato ad essere terreno buono, fertile. Siamo chiamati ad accogliere in profondità la parola per meditarla, custodirla e viverla. Avvicinarsi a Gesù significa prendere sul serio ciò che Egli dice: da come si ascolta dipende la vita.
DOMENICA 21 SETTEMBRE: XXV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A
Tra i santi ricordati oggi: San Matteo; San Gerolfo.
Una scheggia di preghiera:
DALL’INVIDIA E DALLA GELOSIA, LIBERACI, O SIGNORE.
Hanno detto: La vita è un mistero da vivere, non un quesito cui trovare una soluzione. (Osho)
Saggezza popolare: Soltanto il vaso vuoto risuona.
Un aneddoto: Durante la seconda guerra mondiale, una monaca russa, madre Maria, fu imprigionata dai nazisti in un campo di concentramento. Un giorno era presente a un appello nel quale venivano sorteggiate le donne destinate alla camera a gas; una di queste condannate, una ragazza ancora giovane, urlava in preda alla disperazione: fino a quel momento aveva nutrito la speranza di riuscire a sopravvivere e di conoscere ancora la libertà e la gioia di vivere. Madre Maria le si avvicinò e le disse: non piangere. L’ultima parola non è la morte ma la vita. Ne sono talmente sicura che verrò con te nella camera a gas”. Si unì alle condannate ed entrò con loro nella camera a gas per morirvi. Testimoni oculari raccontano che l’intera situazione cambiò improvvisamente grazie a questa donna che si era dimostrata pronta a donare la propria vita liberamente, senza timore, semplicemente per testimoniare che davvero credeva nella vita e non nella morte, che davvero credeva nell’amore e non nell’autoconservazione. Così alcune donne si incamminarono verso la morte, ma c’era una luce, una pace, una speranza in mezzo a loro: nella persona di madre Maria l’amore divino era sceso a dimora in mezzo a loro. (A. BLOOM, Vivere nella Chiesa)
Parola di Dio: Is. 55,6-9; Sal. 144; Fil 1,20-27; Mt. 20,1-16
Vangelo Mt 20, 1-16
Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: "Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all'alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Accordatosi con loro per un denaro al giorno, li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano sulla piazza disoccupati e disse loro: Andate anche voi nella mia vigna; quello che è giusto ve lo darò. Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno e verso le tre e fece altrettanto. Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano là e disse loro: Perché ve ne state qui tutto il giorno oziosi? Gli risposero: Perché nessuno ci ha presi a giornata. Ed egli disse loro: Andate anche voi nella mia vigna. Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: Chiama gli operai e dá loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi. Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono i primi, pensavano che avrebbero ricevuto di più. Ma anch'essi ricevettero un denaro per ciascuno. Nel ritirarlo però, mormoravano contro il padrone dicendo: Questi ultimi hanno lavorato un'ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo. Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse convenuto con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene; ma io voglio dare anche a quest'ultimo quanto a te. Non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono? Così gli ultimi saranno primi, e i primi ultimi". Parola del Signore
NON POSSO FARE DELLE MIE COSE QUELLO CHE VOGLIO? OPPURE TU SEI INVIDIOSO PERCHÉ IO SONO BUONO? (Mt. 20,15)
Il padrone della vigna, che nella prima parte della parabola appare tanto premuroso e generoso da uscire ben cinque volte alla ricerca di disoccupati cui offrire lavoro, si rivela subito dopo, se non ingiusto (è pur vero che rispetta i patti), quanto meno capriccioso e brusco (“prendi il tuo e vattene!”). Il contrasto viene sciolto dall'ultima domanda che il padrone rivolge non a tutti gli operai, ma a uno, chiamandolo “amico”: è dunque una domanda rivolta al lettore del vangelo, a ciascuno di noi personalmente e suona alla lettera: “Oppure il tuo occhio è cattivo perché io sono buono?”. La cattiveria sta nell'occhio dei primi, come Caino verso Abele, i fratelli verso Giuseppe. Gli operai della prima ora non vogliono riconoscere che è stato un dono essere stati assunti: certo, hanno lavorato dodici ore, ma solo grazie all'invito del padrone di casa. Come la vita è un dono, regalata dal Padre, senza alcun merito da parte di chi la riceve.
LUNEDI’ 22 SETTEMBRE
Tra i santi ricordati oggi: San Maurizio; San Costanzo; Sant’Ignazio da Santhià.
Una scheggia di preghiera:
TU, LUCE DEL MONDO, RISCHIARA LE NOSTRE TENEBRE.
Hanno detto: Quando un uomo accusa altri dei suoi insuccessi, è buona norma attribuire ad altri i suoi successi. (Newton)
Saggezza popolare: Quando si scortica un uomo non si ha che la sua pelle. (Proverbio Belga)
Un aneddoto: 1917, durante la rivoluzione Russa: uno dei capi più crudeli della rivoluzione fu assassinato da ignoti. Subito i comunisti presero in ostaggio molti innocenti, li misero al muro e decisero di ucciderne uno ogni dieci. Il numero nove della fila era un vecchio sacerdote ortodosso, padre Alexis, e accanto a lui veniva un giovane prete, che era dunque il decimo. Il vecchio non esitò un attimo e sussurrò al suo compagno: “Io sono vecchio e non vivrò più a lungo... Scambiamo i nostri posti! Con la benedizione di Dio prenderò il tuo posto!”. Subito dopo, il vecchio prete venne fucilato.
Parola di Dio: Pro. 3,27-35; Sal. 14; Lc. 8,16-18
Vangelo Lc 8, 16-18
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù disse alla folla:"Nessuno accende una lampada e la copre con un vaso o la pone sotto un letto; la pone invece su un lampadario, perché chi entra veda la luce. Non c'è nulla di nascosto che non debba essere manifestato, nulla di segreto che non debba essere conosciuto e venire in piena luce. Fate attenzione dunque a come ascoltate; perché a chi ha sarà dato, ma a chi non ha sarà tolto anche ciò che crede di avere". Parola del Signore
“NESSUNO ACCENDE UNA LAMPADA E LA COPRE CON UN VASO O LA PONE SOTTO IL LETTO, INVECE SU UN LAMPADARIO, PERCHE’ CHI ENTRA VEDA LA LUCE”.
(Lc. 8,16)
Gesù è la luce del mondo. E’ venuto per illuminarci ma anche per chiederci di portare la sua luce al mondo. lo non sono la luce ma devo far riflettere la luce di Cristo. Ma come fare se dentro di me scopro ancora tanto buio e se so che la mia miseria spesso non mi lascia testimoniare con i fatti ciò che pur credo? Tutto questo succede perché non abbiamo abbastanza fiducia in Lui. La luce di Cristo rimane spesso inutilizzata. Provate a pensare: noi abbiamo la luce potente di Dio e non la consideriamo e poi andiamo ad accendere i fiammiferi delle superstizioni, delle magie, delle sette… risultato: ci bruciamo le dita e non vediamo nulla, oppure usiamo la lampada, dopo averla spenta, come ornamento della casa, e questo succede a tutti quei cristiani che in mille modi si affrettano ad annacquare la Parola di Dio, a non lasciarsi bruciare da essa, a soffocare la luce con carta ruvida, poco trasparente, perché non ci disturbi troppo la vista. Perché invece non fare come la luna che si lascia illuminare dal sole e quando questo non c’è riesce per lo meno a rifletterne il chiarore?
MARTEDI’ 23 SETTEMBRE
Tra i santi ricordati oggi: San Pio da Pietralcina; San Lino.
Una scheggia di preghiera:
IMPRESTACI IL TUO CUORE, MARIA, PERCHE’ POSSIAMO ACCOGLIERE GESU’.
Hanno detto: Non lamentarti se soffri. Lasciati tagliare con gratitudine perché Dio ti ha preso nelle sue mani come un diamante… Non si lavora così un volgare ciottolo. (JosèMaria Escrivà)
Saggezza popolare: Non tutte le api producono miele. (Proverbio Bulgaro)
Un aneddoto: LA CITTA’ DELLA SCRITTURA, racconto di Gibran
“Esisteva, così mi dissero quand’ero giovane, una città dove tutti vivevano secondo le Scritture. E io dissi: — Mi metterò in cerca di questa città e delle sue beatitudini. Ed era lontana. E feci grandi provviste per il viaggio. E dopo quaranta giorni giunsi in vista della città, e il quarantunesimo giorno vi entrai. E, meraviglia! tutti gli abitanti della città avevano un solo occhio e una mano sola. E io, sorpreso, dissi a me stesso: — In questa città così santa, dunque, gli uomini avrebbero un solo occhio e una mano sola? E vidi che anche loro erano meravigliati, vedendomi con due mani e due occhi. E mentre parlavano tra loro li interrogai dicendo: — E’ questa la Città Benedetta, dove ciascuno vive secondo le Scritture? E loro dissero: — Sì, è questa. — E cosa vi è accaduto, dissi io, e dov’è il vostro occhio destro e dov’è la vostra mano destra? E tutti mostrarono profonda emozione. E dissero:— Vieni e vedi tu stesso. E mi condussero al tempio che sorge al centro della città. E nel tempio vidi un cumulo di mani e di occhi. Tutti avvizziti. E dissi allora: — Ahimé! Quale nemico vittorioso ha commesso questa crudeltà su di voi? E corse tra loro un mormorio. E uno degli anziani venne avanti e disse: — Questo è opera di noi stessi. Dio ci ha resi vittoriosi sul male che era in noi. E mi condusse all’altare maggiore, e tutti ci seguirono. E mi mostrò sull’altare un’iscrizione scolpita, e io lessi: “Se il tuo occhio destro ti scandalizza, strappalo e gettalo via da te; perché sarà meglio per te che una delle tue membra perisca, piuttosto che il tuo corpo sia gettato intero nell’inferno. E se la tua mano destra ti scandalizza, tagliala e gettala via da te; perché è meglio per te che una delle tue membra perisca, piuttosto che il tuo corpo sia gettato intero nell’inferno”. Allora compresi. E rivolto alla folla gridai: — C’è nessuno tra voi, uomo o donna, che abbia due occhi e due mani? E mi risposero dicendo: — No, non uno. Non c’è nessuno integro, a eccezione di quanti sono ancora troppo piccoli per leggere la Scrittura e comprendere il suo comandamento. E quando uscimmo dal tempio me ne andai subito dalla Città Santa; perché io non ero tanto piccolo da non saper leggere la Scrittura”.
Parola di Dio: Pro. 21,1-6.10-13; Sal. 118; Lc. 8,19-21
Vangelo Lc 8, 19-21
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, andarono a trovare Gesù la madre e i fratelli, ma non potevano avvicinarlo a causa della folla. Gli fu annunziato: "Tua madre e i tuoi fratelli sono qui fuori e desiderano vederti". Ma egli rispose: "Mia madre e miei fratelli sono coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica". Parola del Signore
”ANDARONO A TROVARE GESU’ LA MADRE E I FRATELLI, MA NON POTEVANO AVVICINARLO A CAUSA DELLA FOLLA”. (Lc. 8,19)
Mi piace questa Madre del Figlio di Dio che si mette in coda con tutti quelli che vanno da Gesù, non fa valere le sue prerogative. Maria segue Gesù da lontano, non interferisce, chiede permesso per poter parlare con suo Figlio. E Gesù loda sua Madre, non per il merito di averlo generato, ma per il fatto che ascolta con umiltà e mette in pratica la sua parola. Possiamo dunque diventare: “madre e fratelli di Gesù” se anche noi ci mettiamo in ascolto di Lui per poi realizzare con Lui il suo Regno. Però ci sono tanti modi di ascoltare: posso ascoltare, sentire dei suoni, ma non comprenderli (ad esempio quando uno parla una lingua da me non conosciuta o quando non conosco i termini che usa), si può far finta di ascoltare e pensare ad altro (metodo molto usato specialmente da chi vuol perseguire i propri interessi); si può non capire il senso delle parole altrui perché molto diverse dal nostro modo di intendere; si può capire, magari anche dare ragione, ma poi o dimenticare o passare oltre… Anche in questo Maria può insegnarci molto. Anche lei non capiva tutto, ma ascoltava, registrava, “teneva nel cuore”, “meditava”. Lei era sicura di suo Figlio: anche davanti ad un apparente diniego dice sicura ai servi di Cana: “Fate quello che Egli vi dirà”; è una che non perde le occasioni, è una che c’è nei momenti più importanti; non è una che si appropria di Gesù, ma sa mettersi in fila come gli altri… Sia proprio Lei ad insegnarci ad ascoltare e a gioire della nuova parentela che ci unisce al Figlio di Dio.
MERCOLEDI’ 24 SETTEMBRE
Tra i santi ricordati oggi: Santa Stefania, San Gerardo di Casnad.
Una scheggia di preghiera:
BENEDICI, O SIGNORE, L’OPERA DEI TESTIMONI DEL VANGELO.
Hanno detto: La compassione divina non sottrae la creatura al dolore, ma non l’abbandona e l’assiste fino alla fine, anche senza mostrarsi. (Ignazio Silone)
Saggezza popolare: Disegnare focacce non placa la fame.
Un aneddoto: Un missionario italiano che ho incontrato l’anno scorso in Corea del Sud, il padre Francesco Faldani, francescano conventuale, mi diceva: “Dopo trentacinque anni che sono in Corea, sono tornato in Italia per alcuni mesi e mi è rimasta nel cuore una grande tristezza. Ho trovato un paese evoluto, ricco, industrializzato. Tutti hanno l’automobile, anche due automobili, due case, vivono nell’abbondanza. Ma la fede, la preghiera, la vita cristiana mi sono sembrate in decadenza. Il dio denaro ha sostituito il Dio di Gesù Cristo. I danni morali di questo abbandono della fede si vedono ovunque. Allora sono andato in crisi anch’io. Che senso ha, mi sono detto, che io sia andato in Cina e poi sia venuto qui in Corea ad annunziare Gesù Cristo, se poi nella mia Italia, tra i miei fratelli e sorelle tutti battezzati non si sa più che cosa è la fede e una vita di fede?”. (P. GHEDDO, Il Vangelo delle 7.18)
Parola di Dio: Pro. 30,5-9; Sal 118; Lc. 9,1-6
Vangelo Lc 9, 1-6
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù chiamò a sé i Dodici e diede loro potere e autorità su tutti i demoni e di curare le malattie. E li mandò ad annunziare il regno di Dio e a guarire gli infermi. Disse loro: "Non prendete nulla per il viaggio, né bastone, né bisaccia, né pane, né denaro, né due tuniche per ciascuno. In qualunque casa entriate, là rimanete e di là poi riprendete il cammino. Quanto a coloro che non vi accolgono, nell'uscire dalla loro città, scuotete la polvere dai vostri piedi, a testimonianza contro di essi". Allora essi partirono e giravano di villaggio in villaggio, annunziando dovunque la buona novella e operando guarigioni. Parola del Signore
“GESU’ MANDO’ I DODICI AD ANNUNZIARE IL REGNO DI DIO E A GUARIRE GLI INFERMI”. (Lc. 9,2)
Gesù manda i suoi in missione e li attrezza di nulla: solo l’attenzione alla parola e agli infermi. Gesù agisce così per ricordarci che prima ci vuole il Vangelo e solo dopo le strutture e le organizzazioni, che le cose sono a servizio del Regno o non sono, che le strategie di poteri troppo umani portano al fallimento. Poca apparenza, molta sostanza: è la concretezza dell'amore che annuncia la Parola. Don Curtaz commentando questo brano ci dice: “Non ti scoraggiare, amico catechista, se i tuoi ragazzi preferiscono una scuola di sport al tuo incontro: tu puoi dar loro attenzione e amore che nessun allenatore è tenuto a dare; non ti abbattere, confratello, che vedi la gente correre all'ultima trovata New Age di moda, resta fedele con creatività al Vangelo che non accarezza lo Spirito ma lo riempie; e anche a te, lettore, lascia che la Parola ti raggiunga dove sei, la Chiesa non è una holding del sacro, una multinazionale dello spirito, ma il luogo della gioia e dell'annuncio dove la potenza di Dio si manifesta pienamente nella nostra debolezza. Teniamoci in equilibrio, dunque, senza cedere alle lusinghe delle soluzioni facili, ma senza rinunciare alla fatica del trovare parole nuove per dire Cristo.”
GIOVEDI’ 25 SETTEMBRE
Tra i santi ricordati oggi: Santa Teresa Coudrec; San Domenico in Soriano.
Una scheggia di preghiera:
DONACI O DIO, LA SAPIENZA DEL CUORE.
Hanno detto: Nella vita il vero insuccesso non è la sconfitta, ma la resa. (don Leonardo Zega)
Saggezza popolare: Quando in un uomo le apparenze superano il valore, quell'uomo sembra educato. (Proverbio Cinese)
Un aneddoto: Un individuo aveva attirato una folla di curiosi nella piazza del paese. Intorno al collo gli stava arrotolato un serpente di una specie molto velenosa e l’animale, benché stuzzicato, non riusciva a colpire l’incantatore. La maggior parte degli spettatori erano impietriti di paura. Ad un tratto uno di loro esclamò: “Questo serpente non ha più i denti veleniferi!”. Ed era vero; gli erano stati tolti insieme alle ghiandole velenifere, ed il rettile era del tutto innocuo!
Parola di Dio: Qo. 1,2-11; Sal. 89; Lc. 9,7-9
1^ Lettura Qo 1, 2-11
Dal libro del Qoelet
Vanità delle vanità, dice Qoèlet, vanità delle vanità, tutto è vanità. Quale utilità ricava l'uomo da tutto l'affanno per cui fatica sotto il sole? Una generazione va, una generazione viene ma la terra resta sempre la stessa. Il sole sorge e il sole tramonta, si affretta verso il luogo da dove risorgerà. Il vento soffia a mezzogiorno, poi gira a tramontana; gira e rigira e sopra i suoi giri il vento ritorna. Tutti i fiumi vanno al mare, eppure il mare non è mai pieno: raggiunta la loro mèta, i fiumi riprendono la loro marcia. Tutte le cose sono in travaglio e nessuno potrebbe spiegarne il motivo. Non si sazia l'occhio di guardare né mai l'orecchio è sazio di udire. Ciò che è stato sarà e ciò che si è fatto si rifarà; non c'è niente di nuovo sotto il sole. C'è forse qualcosa di cui si possa dire: "Guarda, questa è una novità"? Proprio questa è già stata nei secoli che ci hanno preceduto. Non resta più ricordo degli antichi, ma neppure di coloro che saranno si conserverà memoria presso coloro che verranno in seguito. Parola di Dio
“VANITÀ DELLE VANITÀ, DICE QOELET, TUTTO È VANITÀ”. (Qo. 1,1)
Realista o pessimista l’autore sacro che scrive il versetto che meditiamo oggi? Pessimista se al di là di ciò che passa non vede il senso che Dio dà alle cose, realista se pensa di fondare le sue speranze sulle cose stesse infatti che cos’è la bellezza? E’ un qualcosa che riempie gli occhi e il cuore, ma basta poco a deturparla. La giovinezza? Un soffio che lascia ricordi e nostalgie. E che cosa è la vita se non una manciata di giorni che passano velocemente?... Ma se nessuna cosa ha valore per se stessa, tutto acquista senso in Dio: la tua bellezza, la giovinezza come la vecchiaia, gli anni lunghi o corti della tua vita hanno significato perché donati da Dio, perché sono strada che pur passando può portarti a Lui che è Eterno.
VENERDI’ 26 SETTEMBRE
Tra i santi ricordati oggi: Santi Cosma e Damiano; Sant’Eusebio di Verona.
Una scheggia di preghiera:
GRAZIE DEL DONO DEL TEMPO.
Hanno detto: Chi si arrabbia deve compiere due fatiche: quella di arrabbiarsi e quella di calmarsi. (L. F. Sauvè)
Saggezza popolare: Vivo è un fuscello, morto un tesoro. (Proverbio Cinese)
Un aneddoto: Un giovane si innamorò di una brava ragazza che faceva l’attrice. Dopo un breve fidanzamento decisero di sposarsi. Tuttavia l’innamorato volle prima conoscere meglio la futura sposa e ingaggiò un investigatore privato, il quale non aveva alcuna conoscenza del proprio cliente. Nel rapporto c’era scritto: “Il suo passato è pulito, le sue compagne sono senza macchia. C’è solo un piccolo indizio di scandalo: negli ultimi mesi è stata vista spesso in compagnia di un giovane di dubbia reputazione”.
Parola di Dio: Qo. 3,1-11; Sal. 143; Lc. 9,18-22
1^ Lettura Qo 3, 1-11
Dal libro di Qoelet
Per ogni cosa c'è il suo momento, il suo tempo per ogni faccenda sotto il cielo. C'è un tempo per nascere e un tempo per morire, un tempo per piantare e un tempo per sradicare le piante. Un tempo per uccidere e un tempo per guarire, un tempo per demolire e un tempo per costruire. Un tempo per piangere e un tempo per ridere, un tempo per gemere e un tempo per ballare. Un tempo per gettare sassi e un tempo per raccoglierli, un tempo per abbracciare e un tempo per astenersi dagli abbracci. Un tempo per cercare e un tempo per perdere, un tempo per serbare e un tempo per buttar via. Un tempo per stracciare e un tempo per cucire, un tempo per tacere e un tempo per parlare. Un tempo per amare e un tempo per odiare, un tempo per la guerra e un tempo per la pace. Che vantaggio ha chi si d da fare con fatica? Ho considerato l'occupazione che Dio ha dato agli uomini, perché si occupino in essa. Egli ha fatto bella ogni cosa a suo tempo, ma egli ha messo la nozione dell'eternità nel loro cuore, senza però che gli uomini possano capire l'opera compiuta da Dio dal principio alla fine. Parola di Dio
“C’E’ UN TEMPO PER NASCERE E UN TEMPO PER MORIRE”. (Qo. 3,2)
E’ ancora il libro sapienziale di Qoelet che ci dice una cosa a prima vista evidentissima ma che non tutti nella realtà tengono presente: noi non siamo immortali e ci sono tanti modi di morire. Su questo secondo punto sentiamo che cosa ha da dirci il poeta Pablo Neruda: Lentamente muore chi diventa schiavo dell’abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marcia, chi non rischia e cambia il colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce. Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su bianco e i puntini sulle “i” piuttosto che un insieme di emozioni, proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti all’errore e ai sentimenti. Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi non rischia la certezza per l’incertezza di inseguire un sogno, chi non si permette, almeno una volta nella vita, di fuggire i consigli sensati. Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso. Muore lentamente chi distrugge l’amor proprio, chi non si lascia aiutare, chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante, chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce. Evitiamo la morte a piccole dosi ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare.
SABATO 27 SETTEMBRE
Tra i santi ricordati oggi: San Vincenzo de Paoli; Sant’Adolfo.
Una scheggia di preghiera:
NELLA PROVA SOSTIENICI, SIGNORE.
Hanno detto: Affinché sonno, ricchezza e salute possano essere realmente apprezzati, devono venire interrotti. (Albert Brooks)
Saggezza popolare: Se non puoi mordere, non mostrare mai i denti. (proverbio Inglese)
Un aneddoto: Nella vita di San Vincenzo de’ Paoli, eroe delle opere di misericordia, si racconta che un giorno si trovò, ormai vecchio e consunto dall’amore del prossimo, a parlare con la regina Anna d’Austria. La sovrana gli diceva: — Padre Vincenzo, voi vi date troppo da fare. Dovreste riposarvi un po’! Avete già fatto troppo, avete già spesa bene la vostra lunga vita al servizio dei poveri. A queste parole san Vincenzo con rammarico sospirò:— Maestà, finora ho tatto niente: ho dormito, vergognosamente dormito. Sono stato troppo pigro, troppo pauroso al servizio di nostra Signora Carità. — Ma allora cosa dobbiamo dire noi, continuò la regina, — noi che abbiamo pensato solo a godere, senza preoccuparci degli altri? Ma il santo continuava a scuotere la testa e a ripetere: — Ho dormito... Non ho fatto nulla! La regina allora, un po’ spazientita, gli domandò: — Ma cosa bisogna fare nella vita per poter dire: Ho fatto qualcosa? E san Vincenzo, con voce ferma: — Fare sempre di più!
Parola di Dio: Qo. 11,9-12.8; Sal. 89; Lc. 9,43-45
Vangelo Lc 9, 44-45
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, mentre tutti erano pieni di meraviglia per tutte le cose che faceva, Gesù disse ai suoi discepoli: "Mettetevi bene in mente queste parole: Il Figlio dell'uomo sta per esser consegnato in mano degli uomini". Ma essi non comprendevano questa frase; per loro restava così misteriosa che non ne comprendevano il senso e avevano paura a rivolgergli domande su tale argomento. Parola del Signore
“METTETEVI BENE IN MENTE QUESTE PAROLE: IL FIGLIO DELL’UOMO STA PER ESSERE CONSEGNATO IN MANO DEGLI UOMINI”. (Lc. 9,44)
Il Maestro vorrebbe iniziare a preparare i suoi discepoli allo “scandalo della croce”. I discepoli, invece, non comprendono e non chiedono neppure alcun chiarimento; quasi si rifiutano di sentirsi dire che le cose stanno diversamente dalle loro aspettative. E’ duro sia per loro che per noi accettare la logica di Dio che non passa attraverso la gloria; è duro veder svanire le proprie attese e fallire i propri progetti; è duro accettare l’umiliazione, il dolore, la croce. Ma all’orizzonti di chi vuol seguire Gesù si prospetta anche tutto questo. La via della croce è un passaggio obbligato al quale nessuno può sfuggire, se non si vuol essere infedeli a Gesù. Signore, la sofferenza non mi piace. Mi resta difficile comprendere la croce. Mi ribello davanti alla sofferenza innocente... Signore, non so amare abbastanza. Aiutami a guardare, in quei momenti, all’amore totale che nasce dalla tua croce. Fa’ che non cerchi troppo con la mia mente ma che il cuore si allarghi. Fa’ che mi fidi del tuo amore per imparare ad amare, anche nella sofferenza.
DOMENICA 28 SETTEMBRE: XXVI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A
Tra i santi ricordati oggi: San Venceslao; San Lorenzo Ruiz e compagni.
Una scheggia di preghiera:
SIGNORE, VORREI AMARTI CON TUTTO IL CUORE.
Hanno detto: L'amore è singolar maestro di ogni scienza. (Cervantes)
Saggezza popolare: Se hai fama di uno che si alza presto, puoi dormire fino a mezzogiorno. (Proverbio Irlandese)
Un aneddoto: Il 28 settembre 1944, all’alba cominciò la strage di Marzabotto, vicino a Bologna. Walter Reder, il maggiore «monco» guidava le sue «truppe scelte», appoggiate dall’aviazione e dotate di carri armati, artiglieria e lancia fiamme. Aveva aperto le ostilità contro i «banditi» cioè i partigiani incominciando la sua tragica marcia. Furono tre giorni terribili. Quando cominciarono a sparare contro i civili, la gente uscì di chiesa, atterrita. Il parroco, don Ubaldo Marchioni, cercò di placare gli animi. Tutti si misero in ginocchio e cominciarono a recitare il Rosario. Il parroco fu ucciso con molti altri mentre teneva la corona in mano... Duemila furono gli ammazzati tra gli abitanti di Marzabotto e gli sfollati, tra cui duecento bambini... Una strage di innocenti che andarono a finire con la loro corona in Paradiso.
Parola di Dio: Ez. 18,25-28; Sal. 24; Fil. 2,1-11; Mt. 21,28-32
Vangelo Mt 21, 28-32
Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, disse Gesù ai principi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: "Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli; rivoltosi al primo disse: Figlio, và oggi a lavorare nella vigna. Ed egli rispose: Sì, signore; ma non andò. Rivoltosi al secondo, gli disse lo stesso. Ed egli rispose: Non ne ho voglia; ma poi, pentitosi, ci andò. Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?". Dicono: "L'ultimo". E Gesù disse loro: "In verità vi dico: I pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. E' venuto a voi Giovanni nella via della giustizia e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, pur avendo visto queste cose, non vi siete nemmeno pentiti per credergli". Parola del Signore
“EGLI RISPOSE: SI’ SIGNORE; MA NON ANDO’ ”. (Mt. 21,28)
Non sempre l'obbedienza alla volontà di Dio segue una via lineare. Il Vangelo, per esempio, ci mette di fronte agli occhi il caso di chi dice di essere disponibile a lavorare nella vigna e poi non ci va, e il caso opposto e ci richiama così alla necessità non tanto di parlare bene, quanto di fare bene. Spesso anche noi ci troviamo divisi in noi stessi. Ecco come un poeta descrive in una preghiera questa situazione: Mio Dio, due uomini in me s'affrontano in guerra crudele. Il primo, per te pieno d'amore, seguirti fedelmente vuole. Il secondo, ribelle al tuo volere, contro la tua legge si schiera. Spirituale, l'uno mi vuole tutto al cielo volto per sempre, ai beni eterni sol proteso, incurante di quelli terreni. L'altro alla terra mi tiene ricurvo, col suo peso funesto. Me infelice, in guerra con me stesso, dove mai potrò trovar pace? Voglio il bene, lo so, e non lo faccio. Lo voglio, ed ecco, estrema miseria, quello che amo non compio, bensì il male che mi fa orrore. O grazia, o raggio di salvezza, vieni ad accordarmi con me stesso! Padroneggia con la tua dolcezza quest'uomo che tanto ti contraria. (J. BACINE)
LUNEDI’ 29 SETTEMBRE
Tra i santi ricordati oggi: Santi Arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele
Una scheggia di preghiera:
VOGLIO CANTARE A TE, SIGNORE, CON I TUOI ANGELI.
Hanno detto: Strano che l'uomo debba in qualsiasi cosa parere o migliore o peggiore di quel che egli è. (Niccolò Tommaseo)
Saggezza popolare: Per quanto alto possa crescere un albero, le sue foglie cadranno sempre a terra. (Proverbio Malese)
Un aneddoto: Tutto il paese lo sapeva: a quel prete piaceva il vino. Sarà stato a causa delle ristrettezze in cui era vissuto, del suo caratteraccio da orso, delle sue debolezze umane, ma quando riusciva ad avere una buona bottiglia, o quando qualcuno per simpatia o per potergli ridere alle spalle, lo invitava ad assaggiare qualche bicchiere “dell’ultimo”, partiva subito. E la mattina dopo, a messa, lo si vedeva con gli occhi marcati, la voce impastata, il volto contrito mentre celebrava misteri più grandi di lui e mentre arrancava, farfugliava, cercando nel povero bagaglio delle sue parole e della sua teologia ormai vecchia, di dire qualche parola per annunciare una Parola di cui si sentiva estremamente indegno. Eppure ricordo con affetto e riconoscenza quel prete. Forse da lui non ho imparato molto di esegesi, ma la sua è stata per me la testimonianza di quanto siamo piccoli e indegni, ma di quanto amati, e quando andavo a ricevere Gesù da quelle sue mani grandi, tremolanti pensavo a quel Dio che non aveva paura di affidarsi alle mani di un “prete del vino” e che non si vergognava di farsi mangiare da un peccatore come me.
Parola di Dio nella festa dei Santi Arcangeli: Dn. 7,9-10.13-14 opp. Ap. 12.7-12; Sal 137; Gv. 1,47-51
Vangelo Gv 1, 47-51
Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: "Ecco davvero un Israelita in cui non c'è falsità". Natanaèle gli domandò: "Come mi conosci?". Gli rispose Gesù: "Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto il fico". Gli replicò Natanaèle: "Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d'Israele!". Gli rispose Gesù: "Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto il fico, credi? Vedrai cose maggiori di queste!". Poi gli disse: "In verità, in verità vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sul Figlio dell'uomo". Parola del Signore
“VEDRETE IL CIELO APERTO E GLI ANGELI DI DIO SALIRE E SCENDERE SUL FIGLIO DELL’UOMO”. (Gv. 1,51)
Gli angeli e gli arcangeli sono figure sempre presenti lungo la storia della salvezza. Gesù ne parla a Natanaele anche nel brano di oggi. Con Gesù, figlio dell’uomo e Figlio di Dio il cielo è ormai aperto: Lui è disceso dal cielo, noi possiamo salirvi e gli angeli e gli arcangeli sono i messaggeri di questa grande possibilità. Il nostro mondo è aperto al mondo di Dio. La presenza amorevole degli angeli vuole consolarci nel nostro cammino, perché realmente non siamo soli in ogni combattimento, in ogni sofferenza o gioia, in ogni situazione. Nulla ci accade per caso, nulla è accidentale, sia nella nostra esistenza personale che tra le pieghe della storia e gli angeli sono presenze al servizio di Dio e per questo al servizio degli uomini. Non sono i facili solutori di problemi umani ma coloro che ci richiamano a valori trascendenti, coloro che ci indicano una strada, coloro che ci insegnano a combattere contro tutto quello che si oppone al progetto di salvezza di Dio nei nostri confronti.
MARTEDI’ 30 SETTEMBRE
Tra i santi ricordati oggi: San Girolamo; Sant’Amato di Nusco.
Una scheggia di preghiera:
SIGNORE, RENDIMI DISPONIBILE ALLE TUE CHIAMATE.
Hanno detto: Tutti giudicano secondo le apparenze, nessuno secondo le sostanze. (F. Von Schiller)
Saggezza popolare: La buona osteria non ha bisogno di avere insegne.
Un aneddoto: Un giorno, verso il tramonto, Girolamo con i suoi monaci era tutto intento alla lettura della Bibbia, quando un leone, ruggendo, entrò nel recinto del monastero. Girolamo gli andò incontro benevolmente, quasi come ad un amico e il leone gli si accucciolò vicino, alzando un piede ferito. Nella zampa gli si era conficcata una grossa spina, che gli causava dolore e cancrena. Il santo curò gentilmente la ferita, estraendone la spina. Commosso, il leone rimase tra i monaci, come animale domestico e fedele, non solo fino a guarigione perfetta, ma per sempre. Così si avverò mirabilmente quanto Girolamo scrive in una sua lettera: “Nel nostro monastero offriamo ospitalità con tutta cordialità ed accogliamo con gioia tutti quelli che vengono a noi, eccetto gli eretici incalliti, e agli ospiti laviamo i piedi”.
Parola di Dio: Gb. 3,1-3.11-17.20-23; Sal. 87; Lc. 9,51-56
Vangelo Lc 9, 51-56
Dal vangelo secondo Luca
Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato tolto dal mondo, si diresse decisamente verso Gerusalemme e mandò avanti dei messaggeri. Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per fare i preparativi per lui. Ma essi non vollero riceverlo, perché era diretto verso Gerusalemme. Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: "Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?". Ma Gesù si voltò e li rimproverò. E si avviarono verso un altro villaggio. Parola del Signore
“MENTRE STAVANO COMPIENDOSI I GIORNI IN CUI SAREBBE STATO TOLTO DAL MONDO, GESÙ SI DIRESSE DECISAMENTE VERSO GERUSALEMME”. (Lc. 9,51)
Gesù è un uomo deciso. Le sue scelte sono la volontà di Dio e l’amore per gli uomini. Sa che questo gli costerà caro ma lo accetta con decisione. Noi, troppo spesso, ci lasciamo paralizzare dall’incertezza, dal timore di comprometterci, di rischiare, dalla paura... di aver coraggio. Magari abbiamo la velleità di certe scelte, compiamo qualche tentativo, ci buttiamo ma con il salvagente. Anche le nostre comunità cristiane spesso sembrano immobili, statiche… non sarà forse perché abbiamo addormentato tutto con le “buoni abitudini”? Certo, non confondiamo cammino con novità a tutti i costi, con l'originalità fine a se stessa. No: qui l'atteggiamento è decisamente più profondo, è l'atteggiamento di Colui che mi chiede di seguirlo, mettendo i miei progetti, le mie sensibilità, le mie prospettive al secondo posto. Gesù ama le persone decise, non quelle fanatiche, intransigenti, ma coloro che sono pronti a rischiare, a rompere con il passato, a giocare la propria vita per Lui. Non ci offre garanzie di beni, di successo, ci offre unicamente la sua persona.
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