Archivio

 
     
     

SCHEGGE E SCINTILLE

PENSIERI, SPUNTI, RIFLESSIONI

DALLA PAROLA DI DIO E DALLA VITA

http://digilander.libero.it/don_franco_web

a cura di: don_franco_locci@libero.it

 

LUGLIO 2008

 

 

MARTEDI’ 1 LUGLIO

Tra i santi ricordati oggi: Santa Ester, regina; San Nicasio Burgio, martire.

Una scheggia di preghiera:

 

IL MIO AIUTO VIENE DAL SIGNORE CHE HA FATTO CIELO E TERRA.

 

Hanno detto: C'è più carità in una goccia di operosità che in un mare di chiacchiere. (G. Semeria)

Saggezza popolare: Una testa savia ha la bocca chiusa.

Un aneddoto: Il vescovo aveva ordinato un diacono in parrocchia. A sera, al termine della festa pioveva a dirotto.

Tutti erano ritornati a casa: era rimasta una vecchietta sola: doveva ritornare in campagna e chiedeva se qualcuno la portava in macchina. Al vescovo nessuno aveva il coraggio di chiederlo; il diacono, no, era la sua festa; il parroco doveva far festa al vescovo e al diacono; l’autista del vescovo doveva rimanere a disposizione del vescovo. La vecchietta si incammina sola sotto l’acqua mentre comincia a far buio. Si ferma una macchina: una giovane donna la fa salire e l’accompagna fino a casa. Riconoscente la vecchietta le dice: “Dio vi ha mandata” e un po’ incuriosita le chiede: “Ma voi dove andate a quest’ora?”. “Il mio lavoro comincia ora”.

Parola di Dio: Am. 3,1-8; 4,11-12; Sal. 5; Mt. 8,23-27

 

Vangelo Mt 8, 23-27

Dal vangelo secondo Matteo 

In quel tempo, essendo Gesù salito su una barca, i suoi discepoli lo seguirono. Ed ecco scatenarsi nel mare una tempesta così violenta che la barca era ricoperta dalle onde; ed egli dormiva. Allora, accostatisi a lui, lo svegliarono dicendo: "Salvaci, Signore, siamo perduti!". Ed egli disse loro: "Perché avete paura, uomini di poca fede?" Quindi levatosi, sgridò i venti e il mare e si fece una grande bonaccia. I presenti furono presi da stupore e dicevano: "Chi è mai costui al quale i venti e il mare obbediscono?". Parola del Signore

 

“LO SVEGLIARONO DICENDO: SALVACI, SIGNORE, SIAMO PERDUTI”. (Mt. 8,25)

La tempesta violenta, la barca piena d’acqua, rimandano ognuno di noi a quei momenti in cui ‘la barca’ della nostra vita è stata scossa da violente tempeste e il dolore, la sofferenza, l’angoscia, hanno riempito la nostra vita. Sono questi i momenti in cui abbiamo sperimentato, come i discepoli, il silenzio di Dio, il suo dormire. Ma forse, come i discepoli, anche noi abbiamo avuto la forza di gridare verso Dio, di supplicare, di invocare. E’ questo il momento di grazia che fa di una situazione di dolore, di un ‘tempesta violenta’ un luogo di crescita nella fede. Davanti al grido dei discepoli, infatti, Gesù non li accusa di non aver fede, ma di averne poca. Quel grido rivela la loro fiducia in Gesù, ma una fiducia ancora bisognosa di segni, che non è ancora diventata abbandono totale nelle mani del Signore. La sequela a cui il Signore ci chiama diventa così un cammino in cui riscoprire la fede, come totale abbandono nelle mani del Padre, unico nostro rifugio, arma capace di sconfiggere ogni nostra paura.

 

 

MERCOLEDI’ 2 LUGLIO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’ Ottone, vescovo; San Bernardino Realino, sacerdote.

Una scheggia di preghiera:

 

LIBERACI, SIGNORE, DAL MALE E DAL MALIGNO.

 

Hanno detto: "La ricchezza del mio cuore è infinita come il mare, così profondo il mio amore; più te ne do, più ne ho, perché entrambi sono infiniti". (Shakespeare)

Saggezza popolare: La semplicità era al principio del mondo, la semplicità sarà alla fine del mondo.

Un aneddoto: Un giovane si recò da un rabbino per essere illuminato: “Maestro, quanto è immensa la Legge di Dio! Più vasta del mare! Come posso praticarla tutta?” Il rabbino gli raccontò questa parabola: “Un ricco signore aveva nel proprio giardino un’enorme buca. Era così profonda che l’occhio non poteva scorgere il fondo. Chiamò un giorno alcuni operai a salario affinché la riempissero di terra. Alcuni di essi, avvicinatisi alla fossa e scopertane la smisurata profondità, rifiutarono il lavoro giudicando l’impresa impossibile. Altri, più saggi, pensarono: “Che importa a noi quanto è profonda? Noi siamo pagati a giornata e siamo fortunati ad avere lavoro; facciamo il nostro dovere e la fossa, prima o poi, si riempirà”. Allo stesso modo non è saggio per l’uomo dire: “Quanto è immensa la Legge di Dio! Come farò a praticarla tutta?” Dio risponde: “Fa’ ciò che puoi ogni giorno, e non pensare ad altro”.

Parola di Dio: Am. 5,14-15.21-24; Sal. 49; Mt. 8,28-34

 

Vangelo Mt 8, 28-34

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, essendo Gesù giunto all'altra riva del mare di Tiberiade, nel paese dei Gadarèni, due indemoniati, uscendo dai sepolcri, gli vennero incontro; erano tanto furiosi che nessuno poteva più passare per quella strada. Cominciarono a gridare: "Che cosa abbiamo noi in comune con te, Figlio di Dio? Sei venuto qui prima del tempo a tormentarci?". A qualche distanza da loro c'era una numerosa mandria di porci a pascolare; e i demoni presero a scongiurarlo dicendo: "Se ci scacci, mandaci in quella mandria". Egli disse loro: "Andate!". Ed essi, usciti dai corpi degli uomini, entrarono in quelli dei porci: ed ecco tutta la mandria si precipitò dal dirupo nel mare e perì nei flutti. I mandriani allora fuggirono ed entrati in città raccontarono ogni cosa e il fatto degli indemoniati. Tutta la città allora uscì incontro a Gesù e, vistolo, lo pregarono che si allontanasse dal loro territorio. Parola del Signore

 

“PREGARONO GESU’ CHE SI ALLONTANASSE DAL LORO TERRITORIO”. (Mt. 8,34)

La richiesta degli abitanti della regione in cui Gesù stava passando  ci dice la piccolezza dell’intendere dell’uomo davanti alle meravigliose opere di Dio: essi, pur avendo visto il prodigio della liberazione di due indemoniati, chiedono al Signore di lasciare il loro paese. Fin che Gesù dice parole di bontà, di misericordia, parole che in fondo fanno i loro interessi tutto va bene, ma quando per guarire due uomini ne vanno di mezzo le mandrie dei loro maiali, qui si turba l’equilibrio  economico di una intera regione! Per loro dunque valgono di più i maiali che la vita e la dignità di due uomini. Ma non facciamo troppo gli scandalizzati! In fondo questo è ancora il ragionamento di molti uomini, di molti cristiani e anche nostro! In certe occasioni Dio ci sta bene finché non ci da fastidio. “Fin che è dare un’ora di preghiera alla settimana passi, ma se Dio vuole intervenire nei miei intrallazzi, politici, economici, lavorativi e familiari non ci sto più. Lui faccia il Dio e lasci a me di sbrigarmela nelle cose materiali. Dio mi sta bene quando gli chiedo una grazia, ma non venga a sconvolgere il nostro equilibrio”. In qualche modo questo atteggiamento non è anche un po’ nostro?

 

 

GIOVEDI’ 3 LUGLIO

Tra i santi ricordati oggi: San Tommaso apostolo; Sant’Eliodoro, vescovo.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNOR MIO E DIO MIO!

 

Hanno detto: Amore guarda non con gli occhi ma con l'anima! (Shakespeare)

Saggezza popolare: Chi non sa tacere, non sa parlare.

Un aneddoto: Quando il discepolo entrò nella stan­zetta, il maestro stava mettendo l’olio nella lampada per fare luce. “Qual è la cosa più importante da fare? “,gli chiese il giovane Il maestro gli sorrise e gli rispose: “Mettere olio nella lampada è la cosa più importante da fare!” E non aggiunse altro. II giovane tornò a casa e nei giorni successivi non fece che pensare alla risposta che aveva ricevuto. Quando anch’egli accendeva il lume o vi versava l’olio nuovo, scrollava le spalle; non riusciva proprio a capire cosa ci fosse di così importante. “Forse”, pensava, “mi ha parlato in modo velato e simbolico. Voleva forse dire che bisogna nutrire la nostra anima perché faccia luce?” Così la domanda ardeva sempre nel suo cuore, finché alla fine decise di ritornare dal maestro. Questa volta egli stava accuratamente pulendo il calamaio dell’inchiostro e non alzò neppure gli occhi verso il discepolo. “Pulire il calamaio è importante, è la cosa più importante da fare!”, disse. E, di nuovo, non aggiunse nulla di più. A casa il discepolo andò a pulire il suo calamaio per capire cosa intendesse il maestro e si chiedeva: “Forse dovrei ripulire la mia mente dai pensieri, come rendo pulito il mio calamaio? Questo allora sarebbe veramente importante!” In realtà a nulla servivano tutti quei pensieri perché sempre e di nuovo la domanda ritornava: “Qual è la cosa più importante da fare?”. Così tornò deluso dal maestro per chiedergli spiegazioni. Questa volta il maestro si allacciava le scarpe e il giovane di slancio si chinò per allacciargliele lui stesso e non ebbe dubbi: in quel momento allacciare le scarpe al suo maestro era la cosa più importante da fare e non c’era nessun significato nascosto.

Parola di Dio nella festa di San Tommaso: Ef. 2,19-22; Sal. 116; Gv. 20,24-29

 

1^ Lettura Ef 2, 19-22

Dalla lettera agli Efesini

Fratelli, voi non siete più stranieri né ospiti, ma siete concittadini dei santi e familiari di Dio, edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti, e avendo come pietra angolare lo stesso Cristo Gesù. In lui ogni costruzione cresce ben ordinata per essere tempio santo nel Signore; in lui anche voi insieme con gli altri venite edificati per diventare dimora di Dio per mezzo dello Spirito. Parola di Dio

 

“VOI SIETE EDIFICATI SUL FONDAMENTO DEGLI APOSTOLI E DEI PROFETI, AVENDO COME PIETRA ANGOLARE LO STESSO GESU’ CRISTO”.

(Ef. 2,20)

La nostra fede si poggia sul fondamento degli apostoli. Ma chi erano questo apostoli: dei super eroi?. Proprio l’apostolo che celebriamo oggi (ma la cosa vale anche per tutti gli altri) ci fa capire che essi erano, proprio come noi , persone che manifestarono i loro limiti di comprensione nei confronti di Gesù e del suo messaggio. Eppure Dio si è fidato di loro e ci chiede di fondare la nostra fede su quel Gesù che loro ci hanno testimoniato morto e risorto per noi. Anche nella nostra vita ci sono momenti in cui, come Tommaso, sperimentiamo di non essere poi così coraggiosi, così pronti a testimoniare la nostra fede in Gesù, a “morire con Lui”; momenti in cui ci troviamo davanti ad una croce e ci sembra di sperimentare solo l’abbandono da parte del Padre. In quei momenti dobbiamo fare memoria della beatitudine che Gesù proclama: se anche i miei occhi non vedono e non colgono la presenza di Dio, sono chiamato ad andare oltre per aprirmi alla fede: “Beati quelli che pur non avendo visto crederanno” alla buona notizia del Crocifisso risorto proclamata dagli apostoli, all’amore del Padre e del Figlio che scendono con noi nelle nostre miserie e prove per strapparci dai legami del peccato e della morte.

 

 

VENERDI’ 4 LUGLIO

Tra i santi ricordati oggi: Santa Elisabetta di Portogallo; Sant’Alberto Quadrelli, vescovo.

Una scheggia di preghiera:

 

TU, O SIGNORE, VUOI MISERICORDIA E NON SACRIFICIO.

 

Hanno detto: Amano davvero, quelli che tremano a dire che amano. (Sidney sir Philp)

Saggezza popolare: Speranze e timori sono i fili maestri nella trama della vita.

Un aneddoto: Tre anime, dopo la morte, giunsero alle dimore dell’aldilà.

La prima arrivò davanti alla porta del Paradiso ma, trovandola chiusa, si disperò e, piena di rabbia e sconforto, cominciò ad urlare e bestemmiare senza tregua. Quello era l’Inferno: il regno della disperazione. Anche la seconda giunse dinanzi alla porta del Paradiso e anch’essa la trovò chiusa. Però non si perse d’animo, e anzi, piena di fiducia, iniziò a forgiare delle grosse chiavi battendo faticosamente il ferro sull’incudine infuocata. Quello era il Purgatorio: il regno della speranza. Infine anche la terza anima giunse alla porta, ma non provò ad aprirla. Piena di gioiosa attesa, bussò. E le fu aperto. Quello era il regno dell’Amore.                   

Parola di Dio: Am. 8,4-6.9-12; Sal. 118; Mt. 9,9-13

 

Vangelo Mt 9, 9-13

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù passando, vide un uomo, seduto al banco delle imposte, chiamato Matteo, e gli disse: "Seguimi". Ed egli si alzò e lo seguì. Mentre Gesù sedeva a mensa in casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e si misero a tavola con lui e con i discepoli. Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: "Perché il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?". Gesù li udì e disse: "Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate dunque e imparate che cosa significhi: Misericordia io voglio e non sacrificio. Infatti non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori". Parola del Signore

 

“E MATTEO SI ALZO’ E LO SEGUI’ ” (Mt. 9,9)

La chiamata di Matteo ci fa capire molto dei criteri usati da Gesù per scegliersi i suoi discepoli. Per Lui non contano i “meriti” e neanche la vita passata, né la situazione di peccato in cui ci si può trovare. Per Gesù conta la risposta che si dà alla chiamata. Matteo si alza, segue Gesù lasciando dietro di sé quella professione che lo condannava come pubblico peccatore. Mentre per i Giudei essere autenticamente religiosi significava separarsi dai peccatori, per il Signore la misericordia è la qualità che rivela chi fa veramente la volontà del Padre. Non importa quale sia il nostro passato, quanto abbiamo peccato o quanti fallimenti abbiamo sperimentato: a Gesù interessa la nostra voglia di rialzarci e di risorgere, per essere liberi di correre con Lui verso gli altri per donare quello stesso amore che da Lui abbiamo ricevuto.

 

 

SABATO 5 LUGLIO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Antonio Maria Zaccaria; Santa Zoe.

Una scheggia di preghiera:

 

TU CHE FAI NUOVE TUTTE LE COSE, FA’ CHE OGGI NOI SIAMO NUOVI CON TE.

 

Hanno detto: Uomo, se cerchi ricompensa amando Dio ancor non hai provato che sia amare e amore. (Angelo Silesio)

Saggezza popolare: Ciò che tu stesso puoi dire e fare, che altri lo faccia mai non aspettare.

Un aneddoto: Meditando sul dono dell’ Eucaristia viene in mente di un vescovo del nostro tempo, Oscar Romero, primate della repubblica di

El Salvador che, avendo difeso il suo popolo dal terrorismo di destra, ne fu anche la vittima eroica. Poco prima di essere colpito a morte presso l’altare della cattedrale di San Salvador, egli aveva rivolto ai fedeli presenti queste parole: “Questa santa Messa è un atto di fede. In questo calice il vino diventa Sangue, il Sangue di Cristo che è prezzo della salvezza del nostro popolo. Possa questo sacrificio dare a noi il coraggio di offrire il nostro corpo per la giustizia e la pace”. Terminate queste parole consacrò il pane e il vino, quindi alzò le braccia per l’elevazione. A questo punto, nel silenzio, echeggiò uno sparo, e l’Arcivescovo si accasciò al suolo, offrendo così il suo corpo sanguinante, assieme a quello pure sanguinante di Cristo, “per la giustizia e la pace”.

Parola di Dio: Am. 9,11-15; Sal. 84; Mt. 9,14-17

 

Vangelo Mt 9, 14-17

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, si accostarono a Gesù i discepoli di Giovanni e gli dissero: "Perché, mentre noi e i farisei digiuniamo, i tuoi discepoli non digiunano?". E Gesù disse loro: "Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto mentre lo sposo è con loro? Verranno però i giorni quando lo sposo sarà loro tolto e allora digiuneranno. Nessuno mette un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio, perché il rattoppo squarcia il vestito e si fa uno strappo peggiore. Né si mette vino nuovo in otri vecchi, altrimenti si rompono gli otri e il vino si versa e gli otri vanno perduti. Ma si versa vino nuovo in otri nuovi, e così l'uno e gli altri si conservano". Parola del Signore

 

“NON SI METTE VINO NUOVO IN OTRI VECCHI”. (Mt. 9,17)

I discepoli di Giovanni pensavano con il digiuno di essere pronti ad accogliere il Messia, Gesù invece ci ricorda che questo gesto, pur meritevole per lo spirito con cui uno può compierlo, non è sufficiente. Possono accogliere veramente Gesù solo coloro che si sono preparati a questo incontro cambiando il proprio cuore. Con l’esempio della stoffa e degli otri infatti Gesù ci fa comprendere che noi non possiamo pretendere di chiudere Lui nei nostri schemi angusti, ritualistici, formalistici, incapaci di cogliere la gioia e la novità dell’annuncio di salvezza che Egli porta a tutta l’umanità. Sta a noi decidere se essere otri vecchi ormai incapaci di contenere la novità di Cristo o otri nuovi per abbracciare tutti i suoi doni prorompenti, se lasciare le vecchie e stereotipe immagini di Dio per accogliere il Padre misericordioso, se smetterla di pensare di salvarci per quattro opere buone e comprendere invece la salvezza gratuita che ci trasforma in uomini buoni, se fermarci ad un rapporto rituale con Dio o se scoprire la sua continua presenza di amore in tutti gli atti della vita.

 

 

DOMENICA 6 LUGLIO XIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A

Tra i santi ricordati oggi: Santa Maria Goretti; Santa Domenica, martire.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, FA’ DI ME UNO STRUMENTO DELLA TUA PACE.

 

Hanno detto: Qualunque sia il prezzo dei nostri doni a Dio, essi non sono che risposte. (Gabriel Sortais)

Saggezza popolare: Chi crede ai sogni, si trova in mano un pugno di mosche.

Un aneddoto: E’ il 25 Febbraio 1966. Don Carlo Gnocchi, il prete che aveva raccolto tanti ragazzi mutilati durante e dopo la guerra dando loro una casa e un amore, viene portato in clinica, colpito da un male incurabile. Non c’è più niente da fare. A un amico che lo conforta dice: “Mi rincresce tanto morire, sai? Ma se Dio vuole. La mattina del 28, la morte è lì; don Gnocchi chiama il professor Galeazzi: “Tra qualche ora i miei occhi non serviranno più... e invece ci sono dei ragazzi che hanno bisogno di tornare a vedere... Allora mi faccia un piacere: appena muoio, viene qui con i suoi ferri, mi toglie le cornee e le innesta su due ragazzi. Mi dica che lo farà.. Morì quella sera e il suo desiderio si compì: Vivere non è raccogliere: vivere è lasciare qualcosa.

Parola di Dio: Zc. 9,9-10; Sal. 144; Rm. 8,9.11-13; Mt. 11,25-30

 

Vangelo Mt 11, 25-30

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo Gesù disse: "Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così è piaciuto a te. Tutto mi è stato dato dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare. Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero". Parola del Signore

 

“IMPARATE DA ME CHE SONO MITE ED UMILE DI CUORE”. (Mt. 11,29)

Se davvero desideriamo vivere da cristiani spesso ci facciamo delle domande: “Come possiamo capire il mistero di Dio? Che cosa dobbiamo fare perché lo Spirito di Gesù possa agire nel nostro cuore con i suoi doni? Come accogliere il Regno di Dio nella nostra quotidianità?” Gesù nel Vangelo di oggi ci invita a guardare a Lui: se noi imitiamo il suo modo di vivere entriamo nel mistero dell’amore di Dio. Questo significa allora tornare ad essere “piccoli” come i bambini, semplici come coloro che si fidano del proprio Padre, umili perché consapevoli delle proprie debolezze ma anche sicuri che il cuore di Dio non si chiude a chi chiede veramente misericordia e amore. Se noi diventiamo umili non tanto nel senso di tener bassa la testa e battersi il petto, ma come ricercatori della Verità, persone disponibili a lasciarsi “fare” da Dio, allora forse riscopriamo che, in questo mondo pieno di tensioni, possiamo essere portatori di una piccola ma importante testimonianza di pace, possiamo riscoprire la cordialità di un rapporto, l’attenzione generosa nei confronti dell’altro, il saper valorizzare il bene presente nel prossimo, l’essere solidali nelle pene e nei dolori altrui. E’ vero che questo possono farlo tutti, anche i non credenti, ma il credente veramente umile è colui che guardando a Gesù si fa ponte e canale affinché nel suo agire e nel suo essere la Grazia di Dio possa passare e raggiungere l’altro, non tanto come vogliamo noi, ma come ci fidiamo voglia Dio con i suoi progetti e con i suoi tempi.

 

 

LUNEDI’ 7 LUGLIO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Apollonio, vescovo; San Firmino il vecchio, vescovo.

Una scheggia di preghiera:

 

TU, GESU’, SEI LA RISURREZIONE E LA VITA. CHI CREDE IN TE NON MORIRA’ IN ETERNO.

 

Hanno detto: L'essenza più profonda dell'amore è di essere un dono. Dio, che è amore, si dona a tutte le creature che egli ha creato per amore. (Edith Stein)

Saggezza popolare: La caduta segue sempre da vicino l'estrema sicurezza.

Un aneddoto: Penso a un religioso che ha lavorato parecchi anni in fabbrica nel Brasile. Non era prete quando ha cominciato a lavorare, ha lavorato semplicemente come un uomo consacrato a Dio in mezzo ai suoi compagni. Un giorno, due anni e mezzo più tardi, venne ordinato sacerdote dal cardinale don Angelo Rossi nel bel mezzo degli abitanti del quartiere e dei suoi compagni di lavoro. Ad un momento, nella liturgia, il cardinale ha pronunciato la parola abituale: «Se qualcuno ha qualche cosa da dire riguardo a questo futuro ordinando, che Io dica!»». Questa gente povera prende le cose come le capisce, alla lettera, oserei dire. Uno dell’assemblea si è allora alzato, un operaio, e ha detto: “Signor Cardinale, io ho qualcosa da dire”.  “Allora, parli”. “Ebbene, quando il nostro compagno è venuto a lavorare con noi, avevamo sempre l’abitudine di dire: In questa officina ci sono soltanto pedine, peons. Noi non siamo niente; noi non contiamo. Ci prendono, ci spostano senza mai spiegarci niente. Ma da quando questo amico lavora con noi, operaio come noi, abbiamo capito, senza che lui faccia molti discorsi, che agli occhi di Dio non c’erano pedine, ma che tutti, eravamo figli di Dio. Per Dio ci sono soltanto figli! Ed è per questo che noi vorremmo che continui a lavorare con noi” (J. LOEW, Gesù chiamato il Cristo).

Parola di Dio: Os. 2,16-18.21-22; Sal. 144; Mt. 9,18-26

 

Vangelo Mt 9, 18-26

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, mentre Gesù parlava, giunse uno dei capi che gli si prostrò innanzi e gli disse: "Mia figlia è morta proprio ora; ma vieni, imponi la tua mano sopra di lei ed essa vivrà". Alzatosi, Gesù lo seguiva con i suoi discepoli. Ed ecco una donna, che soffriva d'emorragia da dodici anni, gli si accostò alle spalle e toccò il lembo del suo mantello. Pensava infatti: "Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello, sarò guarita". Gesù, voltatosi, la vide e disse: "Coraggio, figliola, la tua fede ti ha guarita". E in quell'istante la donna guarì. Arrivato poi Gesù nella casa del capo e veduti i flautisti e la gente in agitazione, disse: "Ritiratevi, perché la fanciulla non è morta, ma dorme". Quelli si misero a deriderlo. Ma dopo che fu cacciata via la gente egli entrò, le prese la mano e la fanciulla si alzò. E se ne sparse la fama in tutta quella regione. Parola del Signore

 

“ARRIVATO GESÙ NELLA CASA DEL CAPO E VEDUTI I FLAUTISTI E LA GENTE IN AGITAZIONE DISSE: RITIRATEVI, PERCHE' LA FANCIULLA NON È MORTA, MA DORME. QUELLI SI MISERO A DERIDERLO”. (Mt. 9,24)

Poiché la morte è un evento misterioso, doloroso, che rende umili e ci fa scoprire deboli, sia al tempo di Gesù che nel nostro essa richiama il precipitarsi come avvoltoi di piagnoni prezzolati, gramaglie che nascondono gemiti falsi, comari che spiano gesti e parole per poter avere poi qualcosa su cui spettegolare. Anche oggi è pieno di questi sacerdoti e sacerdotesse della morte che fanno di tutto per esorcizzare ogni speranza davanti alla morte e deridono chi parla di vita, di risurrezione; pensiamo ad esempio a tutta quella pletora di maghi e maghetti che vivono sulle disgrazie altrui o a chi si veste di ipocrisia per poter meglio gioire del fatto che il male sia capitato a te e non a lui. Eppure quella bambina era proprio morta! E il padre, la madre, i flautisti e i vicini di casa lo sapevano bene,ed anche per questo che alcuni si mettono a deridere Gesù. Provate ad immaginarvi la scena: E’ morta una persona a voi cara e qualcuno viene a dirvi: “Ma guarda che dorme!” Eppure, sia Gesù, che la persona che vi dicesse quella frase, avrebbero perfettamente ragione. Per Gesù e per la potenza di Dio, la morte non è la parola definitiva della vita, ma un sonno leggero, non una forza invincibile come appare agli umani. La morte è il sonno apparente di questa parte di vita, è un passaggio alla vita definitiva. La fede consiste nel guardare le cose con l’occhio di Dio. Proviamo a pensare: se Gesù ha vinto la morte questo che conseguenze porta nella vita di ogni giorno?

 

 

MARTEDI’ 8 LUGLIO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Adriano, Papa; Sant’Abbondio di Cordoba.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, APRI LE MIE LABBRA, E LA MIA LINGUA PROCLAMI LA TUA LODE.

 

Hanno detto: Non dovremmo mai dimenticare che l'amore, anche se è forte al punto di poter passare mille ostacoli, può venire ucciso da un solo sbadiglio. (Silva Carmen)

Saggezza popolare: Non dire il tuo segreto, né ascolta volentieri quello degli altri.

Un aneddoto: Racconta J. Aubry “Davanti al dolore si può disperare, imprecare, rassegnarsi o anche trovare nella fede un senso al nostro soffrire. Ho conosciuto in Francia durante la guerra il celebre cardinale Saliège, arcivescovo di Tolosa (famoso per la sua chiara opposizione ai nazisti), paralizzato e tuttavia sempre attivo: “Mi piaceva camminare, diceva: Dio mi ha tolto le gambe. Mi piaceva parlare: Dio mi ha tolto la lingua. Dio sia benedetto!”

Parola di Dio: Os.8,4-7.11-13; Sal. 113; Mt. 9,32-38

 

Vangelo Mt 9, 32-38

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, presentarono a Gesù un muto indemoniato. Scacciato il demonio, quel muto cominciò a parlare e la folla presa da stupore diceva: "Non si è mai vista una cosa simile in Israele!". Ma i farisei dicevano: "Egli scaccia i demoni per opera del principe dei demoni". Gesù andava attorno per tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, predicando il vangelo del regno e curando ogni malattia e infermità. Vedendo le folle ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite, come pecore senza pastore. Allora disse ai suoi discepoli: "La messe è molta, ma gli operai sono pochi! Pregate dunque il padrone della messe che mandi operai nella sua messe!". Parola del  Signore

 

“QUEL MUTO COMINCIO’ A PARLARE”. (Mt. 9,33)

Se è vero che i miracoli non costringono alla fede (e nel vangelo di oggi vediamo che la guarigione dell’indemoniato muto porta molti alla meraviglia ed altri ad accusare Gesù di operare per conto del diavolo) è altrettanto vero che i miracoli di Gesù hanno molti significati: essi possono essere la prova per comprendere la messianicità di Gesù; ci dicono la sua attenzione ai sofferenti, stanno ad indicarci un potere da parte di Dio superiore ad ogni legge di natura... Sono poi particolarmente pieni di segni; ad esempio in questo caso non vediamo solo un muto che ritrova l’uso della parola ma è l’umanità che dopo il peccato, era ammutolita, non riusciva più a parlare con il suo Dio ed ora, tramite Gesù, parola di Dio incarnata, riesce a riaprire questo dialogo. Il male, le sofferenze, il demonio avevano chiuso l’uomo in se stesso nelle sue incapacità, nell’egoismo, l’Amore di Gesù permette all’uomo di ritrovare in sé i valori che gli sono propri e di ritrovare la speranza e, allora, gli si apre la bocca per riconoscere la grandezza di Dio e per testimoniare l’amore di Gesù. Mi chiedo però, se noi cristiani abbiamo davvero ricevuto il miracolo del dono della parola nuova: oh, non che non parliamo, qualche volta ci parliamo addosso anche troppo, ma quante volte mi riscopro ancora cristiano muto davanti alle ingiustizie, pauroso di dire una parola chiara anche se compromettente, cristiano chiuso davanti all’accoglienza, cristiano incapace, per paura e individualismo, a testimoniare, cristiano rassegnato davanti a chi non ha speranza. Eppure il Signore mi ha aperto la bocca perché riconoscendo Lui io sia capace di parlare a Lui e a parlare di Lui.

 

 

MERCOLEDI’ 9  LUGLIO

Tra i santi ricordati oggi: Santa Vittoria; Santa Veronica Giuliani.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE TU CI SCRUTI E CI CONOSCI; TU CI CHIAMI E TU CI MANDI.

 

Hanno detto: Dio ci ha concesso una sola via alla vita, ed è l'amore; una sola via alla felicità, ed è l'amore; una sola via alla perfezione, ed è ancora l'amore. (Tarchetti Igino)

Saggezza popolare: Quando lo sdegno e la vendetta si accoppiano, nasce la ferocia.

Un aneddoto: Si racconta di un filosofo che dopo anni di ricerca era venuto a contatto con il Vangelo e leggendolo si era quasi convinto della verità di esso. Ma gli occorreva ancora una prova: voleva vedere come lo vivevano i cristiani. La domenica di Pasqua si apposta all’uscita della cattedrale della sua città per vedere la gioia di coloro che avevano celebrato la risurrezione di Cristo. Ma vedendo l’individualismo e l’indifferenza con cui i cristiani uscivano dopo la Messa, disse: “Questi non vengono dall’esperienza di un morto che è risorto ed è vivo in mezzo a loro, al massimo escono da una sepoltura!”. Troppo spesso abbiamo ridotto la fede e la religione ad un qualcosa di triste, ad un insieme di riti compiuti più per dovere che per gioia. Eppure Gesù è venuto per salvarci. Immaginatevi un naufrago che dopo aver rischiato di morire affogato viene trovato e salvato: sarà contento o musone?

Parola di Dio: Os. 10,1-3.7-8; Sal. 104; Mt. 10,1-7

 

Vangelo Mt 10, 1-7

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, chiamati a sé i dodici discepoli, diede loro il potere di scacciare gli spiriti immondi e di guarire ogni sorta di malattie e d'infermità. I nomi dei dodici apostoli sono: primo, Simone, chiamato Pietro, e Andrea, suo fratello; Giacomo di Zebedèo e Giovanni suo fratello, Filippo e Bartolomeo, Tommaso e Matteo il pubblicano, Giacomo di Alfeo e Taddeo, Simone il Cananeo e Giuda l'Iscariota, che poi lo tradì. Questi dodici Gesù li inviò dopo averli così istruiti: "Non andate fra i pagani e non entrate nelle città dei Samaritani; rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa d'Israele. E strada facendo, predicate che il regno dei cieli è vicino". Parola del Signore

 

“I NOMI DEI DODICI APOSTOLI SONO:…”. (Mt. 10,2)

Matteo fa seguire il nome dei dodici. Ogni volta che leggo questo elenco, quando giungo all’ultimo mi vien voglia di proseguire con l’elenco dei loro successori, dei martiri, dei santi, di tutti quei cristiani che dopo di loro, nella storia, sono diventati “discepoli” e “apostoli”, cioè attenti alunni dell’unico Maestro, annunciatori coraggiosi della buona novella, testimoni di Cristo Risorto, fedeli ministri dei suoi misteri, umili “servi inutili” ma preziosi e insostituibili per proclamare al mondo che finalmente e davvero il “regno dei cieli è vicino”. Ed è estremamente bello pensare che Gesù ha chiamato allora e lungo i secoli non i più bravi, i più furbi, i più intelligenti ma tutti coloro che si sono resi disponibili al suo amore e allora a questi dodici, a questa immensità di cristiani che ci hanno preceduto, al nome di chi ci ha indirizzati alla fede, battezzati, catechizzati aggiungiamoci poi anche i nostri nomi, infatti anche noi siamo chiamati e mandati per continuare a portare il messaggio di Gesù al mondo. E se tutto questo ci riempie di sano orgoglio non lasciamoci però prendere dalla vanagloria e ricordiamoci che in quell’elenco, allora come oggi, può sempre esserci anche il nome di chi lo tradì.

 

 

GIOVEDI’ 10 LUGLIO

Tra i santi ricordati oggi: Santi Anatolia, Vittoria e Audace, martiri.

Una scheggia di preghiera:

 

GESU’, COMPI ANCORA I SEGNI DEL TUO REGNO CHE VIENE.

 

Hanno detto:

La cosa più importante è non pensare troppo e amare molto; per questo motivo fate ciò che più vi spinge ad amare. (Santa Teresa d’Avila)

Saggezza popolare: Chi si scusa senza essere accusato fa palese il suo peccato.

Un aneddoto: Un uomo era così poco sicuro della propria esistenza che si stabilì sulle sponde di un lago per potervi vedere riflessa, ogni giorno, la propria immagine. Un giorno, sull’altra sponda del lago venne ad abitare una giovane donna. L’uomo la sentiva cantare, ed il cuore gli batteva nel petto. Avrebbe dato chissà cosa per trovare il coraggio di andarla a trovare; ma per raggiungere l’altra sponda del lago avrebbe dovuto inerpicarsi per un lungo tratto sulla montagna, oppure passare sotto una grande cascata, e in un modo o nell’altro avrebbe perso di vista la propria immagine per troppo tempo. Sicuramente ne sarebbe morto. O divorato dal nulla. E non sarebbe riapparso. Mai più. Ma un giorno il canto della donna era troppo dolce. E il cuore dell’uomo batteva a tal punto che, in un attimo, quasi senza accorgersene, lo portava con sé per boschi e dirupi. L’uomo giunse davanti alla donna stupito del suo ardire. Ma fu ancora più stupito quando, guardandola in viso vicino vicino, si vide riflesso in quegli occhi che gli sorridevano e si riconobbe. (Piero Gribaudi)

Parola di Dio: Os. 11,1.3-4.8-9; Sal. 79; Mt. 10,7-15

 

Vangelo Mt 10, 7-15

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Andate, predicate che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, sanate i lebbrosi, cacciate i demoni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date. Non procuratevi oro, né argento, né moneta di rame nelle vostre cinture, né bisaccia da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, perché l'operaio ha diritto al suo nutrimento. In qualunque città o villaggio entriate, fatevi indicare se vi sia qualche persona degna, e lì rimanete fino alla vostra partenza. Entrando nella casa, rivolgetele il saluto. Se quella casa ne sarà degna, la vostra pace scenda sopra di essa; ma se non ne sarà degna, la vostra pace ritorni a voi. Se qualcuno poi non vi accoglierà e non darà ascolto alle vostre parole, uscite da quella casa o da quella città e scuotete la polvere dai vostri piedi. In verità vi dico, nel giorno del giudizio il paese di Sòdoma e Gomorra avrà una sorte più sopportabile di quella città". Parola del Signore

 

“GUARITE GLI INFERMI, RISUSCITATE I MORTI, SANATE I LEBBROSI, CACCIATE I DEMONI”. (Mt. 10,7)

Il Vangelo di oggi ci illustra i segni della venuta del Regno di Dio: sono i segni che Gesù ha compiuto: la cacciata dei demoni, la risurrezione dei morti, la guarigione degli infermi, e il bello è che questi segni sono comandati ai discepoli e a noi. Probabilmente nessuno di noi sarà chiamato a guarire un malato o a cacciare i demoni, ma forse una nostra parola potrà aiutare un ammalato a ritrovare la speranza; un sorriso o un piccolo gesto d’amore potrà riaprire alla vita un cuore chiuso in se stesso; regalare un po’ del nostro tempo ad una persona, potrà aiutarla a riscoprirsi degna d’amore. Per riuscire in questo bisogna essere consapevoli del fatto che Dio si serve della mia e della tua povertà e con esse costituisce il suo Regno.

 

 

VENERDI’ 11 LUGLIO

Tra i santi ricordati oggi: San Benedetto, patrono d’Europa;Santa Amabile di Rouen.

Una scheggia di preghiera:

 

RESTA CON NOI ,SIGNORE, ALLELUIA.

 

Hanno detto: Non crediate che sia possibile, a chi ama veramente il Signore, amare insieme la vanità della terra. (Santa Teresa d’Avila)

Saggezza popolare: Una foglia secca spaventa una rea coscienza.

Un aneddoto: Un giorno un giovane disse a Simeone, l’anziano dell’assemblea: “Tu sei vecchio e forse presto morirai. Chi suonerà lo shofar e radunerà il popolo di Dio per la lode e l’intercessione?” Il vecchio Simeone guardò il ragazzo negli occhi e profetizzò: “Credo che sarai tu a farlo.” Il giovane, stupito, si difese: “Come potrò suonare il tuo shofar? Tu lo suoni ogni giorno e per ogni giorno inventi una melodia diversa, anzi, ogni strofa della tua musica è sempre nuova. Come posso fare questo io?” Il  buon Simeone rispose: “La preghiera è come una musica. Una musica nasce dentro un amore. Se tu metterai il tuo cuore nel cuore di Dio, allora il Suo Spirito d’Amore si metterà a cantare in te, e non avrai più bisogno nemmeno delle parole. Ogni tuo soffio nello shofar sarà il soffio dello Spirito di Dio che risveglia la comunità. Metti il tuo cuore nel cuore di Dio e poi suona... allora pregherai in modo nuovo, ogni giorno. (Dalla tradizione ebraica)

Parola di Dio nella festa di san Benedetto: Pro. 2,1-9; Sal. 111; Gv. 15,1-8

 

Vangelo Gv 15, 1-8

Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiolo. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo toglie e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete gia mondi, per la parola che vi ho annunziato. Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può far frutto da se stesso se non rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e si secca, e poi lo raccolgono e lo gettano nel fuoco e lo bruciano. Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli".

Parola del Signore

 

“CHI RIMANE IN ME E IO IN LUI FA MOLTO FRUTTO PERCHE’ SENZA DI ME NON POTETE FAR NULLA”. (Gv. 15,5)

Quanto abbiamo letto nel Vangelo, oggi, festa di san Benedetto, non riguarda solo lui o i suoi monaci, è una parola che ci tocca personalmente. Gesù ci rivela che per poter portare frutto, per vivere come suoi veri discepoli, bisogna rimanere in Lui, essere innestati in Lui, perché Lui rimanga in noi. Il portare frutto non dipende quindi, dalla nostra capacità di osservare i comandamenti, dalle nostre qualità morali, ma dal nostro rimanere in Lui, dal nostro dimorare in Lui, per lasciare che Lui dimori in noi. E’ l’essere in Dio è l’avere Dio in noi che ci permette di portare frutto. Ecco allora che, davanti ai nostri fallimenti, davanti alla nostra incapacità di amare, dobbiamo subito chiederci dove stiamo dimorando: se siamo in Cristo e se Cristo è in noi, oppure se siamo rimasti rinchiusi nel nostro egoismo, nei nostri bisogni, nei nostri desideri.

 

 

SABATO 12 LUGLIO

Tra i santi ricordati oggi: San Fortunato; San Giovanni Gualberto.

Una scheggia di preghiera:

 

AMORE DI CRISTO, VIVI IN ME!

 

Hanno detto: Ciò che conta non è fare molto, ma mettere molto amore in ciò che si fa. (Madre Teresa di Calcutta)

Saggezza popolare: Cosa di rado veduta, più cara è tenuta.

Un aneddoto: Un re dell’Arabia con la sua saggezza e giustizia aveva fatto felice il suo popolo. Aveva un figlio natogli in tarda età che manifestava una profonda riflessione Il giovane principe (non aveva ancora quindici anni) un giorno chiese al padre: “Padre mio, tu che hai tanta dottrina, saggezza ed esperienza, dimmi: che cos’è la vita? Qual é il segreto per viverla bene?” Il re rimase scosso da una tale domanda alla quale non gli parve saper rispondere subito. Convocò tutti i savi del suo regno e ripeté loro la domanda. Essi si consultarono, poi dissero al re che conveniva che leggesse tutto quello che i filosofi avevano scritto sull’argomento. “Sono molti questi libri? Voglio vederli!” Il giorno dopo cominciarono ad arrivare cammelli carichi di libri. Alla fine erano molte migliaia. Il re disse: “Io sono vecchio, non ho il tempo materiale di leggere tutti questi libri”. Allora ordinò ai savi del suo regno di riassumerli. Passato un anno i savi portarono al re 500 volumi, frutto del loro lavoro di riassunto. Il re sentiva la vecchiaia avanzare e disse: “500 volumi per me sono troppi: riassumeteli ancora.” Passato un anno i volumi divennero 25: ancora troppi. Il re chiese di riassumerli ancora ed essi divennero 10 poi 5 poi 1. Ma il vecchio re che sentiva la morte appressarsi chiese ancora che condensassero il tutto in una frase che rispondesse alla domanda del figlio. Mentre i saggi lavoravano il re stava per morire. Sereno e calmo come un buon lavoratore che ha compiuto la sua giornata, egli si spegneva tranquillamente e tenendo la mano del figlio gli diceva: “Figlio mio, tu fosti la mia gioia, quando nascesti. Tu piangevi e tutti attorno a te ridevano. Fa’ che al tuo morire tutti piangano e tu solo sorrida”. In quel mentre entrò uno dei savi con un foglietto in mano. Lo consegnò al principe. Il re disse al figlio: “Su, leggi”. Il principe lesse:  Che cos’è la vita? Quale è il segreto per viverla bene? “Quando nascesti, tu piangevi, intorno a te tutti sorridevano: fa’ che al tuo morire tutti piangano e tu solo sorrida”.

Parola di Dio: Is. 6,1-8; Sal. 92; Mt. 10,24-33

 

Vangelo Mt. 10, 24-33

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Un discepolo non è da più del maestro, né un servo da più del suo padrone; è sufficiente per il discepolo essere come il suo maestro e per il servo come il suo padrone. Se hanno chiamato Beelzebul il padrone di casa, quanto più i suoi familiari! Non li temete dunque, poiché non v'è nulla di nascosto che non debba essere svelato, e di segreto che non debba essere manifestato. Quello che vi dico nelle tenebre ditelo nella luce, e quello che ascoltate all'orecchio predicatelo sui tetti. E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l'anima; temete piuttosto colui che ha il potere di far perire e l'anima e il corpo nella Geenna. Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure neanche uno di essi cadrà a terra senza che il Padre vostro lo voglia. Quanto a voi, perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati; non abbiate dunque timore: voi valete più di molti passeri! Chi dunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch'io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch'io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli". Parola del Signore

 

“CHI DUNQUE MI RICONOSCERA' DAVANTI AGLI UOMINI, ANCH’IO LO RICONOSCERO' DAVANTI AL PADRE MIO CHE È NEI CIELI”. (Mt. 10,32)

Il discepolo e il maestro sono una cosa sola. Il cristiano è colui che riconosce Cristo e da Cristo è riconosciuto ed è anche colui nel quale gli altri dovrebbero riconoscere Cristo. Vi invito oggi ad un esame di coscienza che non sia solo per dire quanto siamo lontani da questa realtà, ma che ci aiuti a “rivestirci di Cristo”. Le persone che oggi incontrerò, riusciranno a riconoscere in me, nel mio parlare e nel mio agire, il Cristo? Cioè vedranno in me uno disposto a perdonare settanta volte sette? Uno che è capace di andare a cercare la pecorella smarrita? Uno che si china sui malati e sofferenti con la stessa delicatezza di Gesù? Uno che con semplicità ma con fermezza dice la propria fede? Uno che sa amare fino al dono della vita? Gesù, oggi, anche attraverso me vuol continuare la sua presenza di salvezza nel mondo. Mio unico impegno è non impedirglielo ma offrirgli me stesso perché Lui si possa ancora manifestare.

 

 

DOMENICA 13 LUGLIO: XV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Enrico; Sant’Eugenio da Cartagine.

Una scheggia di preghiera:

 

TU, GESU’, SEI LA PAROLA DEFINITIVA DEL PADRE.

 

Hanno detto: La maggior malattia di oggi non è la lebbra o la tubercolosi, ma piuttosto la sensazione di non essere voluti, di essere trascurati e disertati da tutti. (Madre Teresa di Calcutta)

Saggezza popolare: Prima di trovar a ridire all'altrui camicia, bisogna rammendare la propria.

Un aneddoto: La gioia è sempre una possibilità. Bisogna cogliere le occasioni.

Ecco il racconto di una esperienza, ma prova oggi a pensare se non avrai qualche occasione da cogliere pure tu.

Quattro anni erano trascorsi dalla morte di papà per un incidente d’auto e quella era l’ultima udienza del processo. Mentre il giudice leggeva la sentenza (sei mesi di reclusione con la condizionale)  l’investitore e sua moglie apparivano molto depressi: si capiva che soffrivano molto. Uscimmo tutti dall’aula, ma io non me la sentivo di andarmene così. Insieme a mia sorella raggiunsi quelle persone e ci presentammo a loro. Notai un atteggiamento di difesa nei nostri confronti, ma mi affrettai a rassicurarli. “Se questo può alleggerirle l’animo, sappia che non nutriamo rancore nei suoi riguardi”, dissi all’investitore, e ci stringemmo la mano con forza. Mi era stato detto da qualcuno che bisogna saper cogliere l’occasione per ascoltare la voce di Dio dentro di noi. La felicità che provavo in quel momento certo mi veniva dall’aver saputo, in quel frangente, “cogliere l’occasione” per guardare al dolore dell’altro dimenticandomi.

Parola di Dio: Is. 55,10-11; Sal. 64; Rm. 8,18-23; Mt. 13,1-23

 

1^ Lettura Is 55, 10-11

Dal libro del profeta Isaia

Così dice il Signore: "Come la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza avere irrigato la terra, senza averla fecondata e fatta germogliare, perché dia il seme al seminatore e pane da mangiare, così sarà della parola uscita dalla mia bocca: non ritornerà a me senza effetto, senza aver operato ciò che desidero e senza aver compiuto ciò per cui l'ho mandata". Parola di Dio

 

“LA MIA PAROLA NON TORNERA' A ME SENZA EFFETTO E SENZA AVER COMPIUTO CIO' PER CUI L’HO MANDATA”. (Is. 55,11)

E’ Gesù la Parola mandata da Dio, la parola definitiva, il giudizio di salvezza degli uomini. E’ quel Gesù, confermato dal Padre nella sua missione al battesimo del Giordano, sul monte della trasfigurazione, ma che soprattutto è stato confermato dal Padre facendolo risorgere dai morti, che diventa risposta positiva a Dio e proposta salvifica agli uomini. Anche oggi Dio in Gesù ci offre la sua parola: è una parola che ci sostiene, ci riprende, ci offre la possibilità di conversione, ci interpella. Ma davanti a Gesù, proposta di Dio, si può essere come i terreni della parabola di oggi: la risposta diventa personale e ognuno la dà in base alle sue condizioni, alle sue scelte. Alcuni possono contare sulla terra buona, ma questa qualità non priva nessuno della sua libertà: anche sulla terra buona possono crescere spine e zizzania. Come fare allora per accoglie Gesù e lasciare che la sua parola porti frutto in noi? Anzitutto ascoltare la parola con umiltà, cercare di comprenderla non solo con le proprie capacità ma anche nel proprio ambito ecclesiale. Poi è necessario conservare la parola come un tesoro, difenderla dalle preoccupazioni materiali, dalle passioni, dall’azione corrosiva del male. Poi bisogna lavorare sodo perché l’opera di Dio, silenziosa, costante, alla portata di tutti possa raggiungere la sua pienezza: l’amore.

 

 

LUNEDI’ 14 LUGLIO

Tra i santi ricordati oggi: San Camillo de Lellis; San Ciro di Cartagine.

Una scheggia di preghiera:

 

TU, SIGNORE, DESIDERI STARE CON ME.

 

Hanno detto: L'amore è un frutto che matura in ogni stagione ed è sempre a portata di mano. (Madre Teresa di Calcutta)

Saggezza popolare: La vipera morta non morde seno, ma pure fa male con l'odor di veleno.

Un aneddoto: Il bambino protagonista del film “Capitani coraggiosi" entra in chiesa. Deve fare qualcosa per ricordare il suo amico Manuel, il pescatore che l’ha salvato e che, successivamente, è stato inghiottito dall’oceano. Un candeliere, due candele accese, ha i dollari sufficienti per tutto ciò. Fin qui agisce con sufficiente disinvoltura, avvolto dallo sguardo compiaciuto di un prete. Poi, all’improvviso, si trova imbarazzato. “E adesso, che cosa devo fare?” “Mettiti a pregare”, lo ammonisce paternamente il sacerdote. Ma il ragazzo non è a suo agio. “Tu rimani qui?” “No. lo vado via.” “E... posso dire tutto ciò che voglio?” “Sì, figliolo, puoi dire tutto ciò che vuoi al Signore.” L’imbarazzo del bambino esprime l’imbarazzo di tanti uomini che provano il desiderio, almeno qualche volta, di pregare. Fino alle candele accese, al segno di croce furtivo, tutto bene. Ma quando si vorrebbe uscir fuori dal convenzionale, dall’abitudine, spuntano le difficoltà. Non sarà forse perché Dio non è diventato ancora un “Tu”? e Gesù il mio vero fratello?

Parola di Dio: Is. 1,10-17; Sal. 49; Mt. 10,34-11,1

 

1^ Lettura Is 1, 10-17

Dal libro del profeta Isaia.  

Udite la parola del Signore, voi capi di Sodoma; "Che m'importa dei vostri sacrifici senza numero?" dice il Signore. "Sono sazio degli olocausti di montoni e del grasso di giovenchi; il sangue di tori e di agnelli e di capri io non lo gradisco. Quando venite a presentarvi a me, chi richiede da voi che veniate a calpestare i miei atri? Smettete di presentare offerte inutili, l'incenso è un abominio per me; noviluni, sabati, assemblee sacre, non posso sopportare delitto e solennità. I vostri noviluni e le vostre feste io detesto, sono per me un peso; sono stanco di sopportarli. Quando stendete le mani, io allontano gli occhi da voi. Anche se moltiplicate le preghiere, io non ascolto. Le vostre mani grondano sangue. Lavatevi, purificatevi, togliete il male delle vostre azioni dalla mia vista. Cessate di fare il male, imparate a fare il bene, ricercate la giustizia, soccorrete l'oppresso, rendete giustizia all'orfano, difendete la causa della vedova". Parola di Dio

 

“NON POSSO SOPPORTARE DELITTO E SOLENNITA’. (Is. 1,13)

Questa parola di Isaia ci aiuta a continuare la riflessione che abbiamo iniziato con l’aneddoto di oggi. Spesso la nostra preghiera è una preghiera rituale, fatta di gesti, ripetitiva, formale, senz’anima o con un anima talmente abituale che spesso ci risulta difficile farla diventare propria. Si pensa, come succedeva anche agli Ebrei del tempo di Isaia. di onorare Dio con dei gesti, delle parole, dei sacrifici, delle feste religiose, delle tradizioni ripetitive e si rischia di far diventare anche l’Eucaristia e gli altri Sacramenti solo dei riti. Ma chiediamoci: Dio ha bisogno di preghiere per essere più grande di quanto è? Non sono forse io che ho bisogno della preghiera per comprendere la grandezza e la misericordia di Dio nei miei confronti? Dio ha bisogno dei miei sacrifici, delle mie offerte o sono io che attraverso questi gesti riconosco chi sia Lui e chi sia io? E Dio ha bisogno di tante Messe per capire e gradire il sacrificio di Cristo e per farci qualche dono o non sono io che ho bisogno di rivivere l’amore di Gesù che con la sua passione morte e risurrezione mi fa partecipe del mistero stesso di Dio? La preghiera se non corrisponde ad un cuore che cerca, capisce, ama, è formalismo che non serve ne a me ne a Dio se invece diventa un cuore a cuore allora realizza in pieno il desiderio che Dio ha di stare con noi, e ci porta ad agire. Se dopo un momento di preghiera, dopo una Messa, noi siamo esattamente come prima e non è sorto almeno un desiderio di cambiamento, abbiamo perso tempo e non abbiamo affatto onorato Dio.

 

 

MARTEDI’ 15 LUGLIO

Tra i santi ricordati oggi: San Bonaventura da Bagnoregio; San Vladimiro.

Una scheggia di preghiera:

 

SONO NELLE TUE MANI, SIGNORE, COME UN BIMBO CHE HA BISOGNO DI TUTTO.

 

Hanno detto: L'amore può supplire a una lunga vita. Gesù non guarda al tempo, che in cielo non esiste più: Non guarda che all'amore.

(S. Teresina di Lisieux)

Saggezza popolare: Il savio fa da principio quello che lo stolto fa all'ultimo.

Un aneddoto: Un giovane volontario Vincenziano, ormai cresciuto, affermava: “Nel sacramento della cresima ho capito perché dovevo mettermi a servizio dei poveri. La cresima infatti mi ha reso “soldato di Cristo”. Ma Gesù Cristo non ha bisogno di essere difeso in cielo e neppure nell’Eucaristia. Ha bisogno invece di essere difeso nei poveri dove spesso è maltrattato, umiliato e calpestato: ho capito qual era il mio posto: a fianco dei poveri”. (G. NERVO, Parrocchia e carità, Bologna 1992).

Parola di Dio: Is. 7,1-9; Sal. 476; Mt. 11,20-24

 

Vangelo Mt 11, 20-24

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù si mise a rimproverare le città nelle quali aveva compiuto il maggior numero di miracoli, perché non si erano convertite: "Guai a te, Corazin! Guai a te, Betsàida. Perché, se a Tiro e a Sidone fossero stati compiuti i miracoli che sono stati fatti in mezzo a voi, gia da tempo avrebbero fatto penitenza, ravvolte nel cilicio e nella cenere. Ebbene io ve lo dico: Tiro e Sidone nel giorno del giudizio avranno una sorte meno dura della vostra. E tu, Cafarnao, sarai forse innalzata fino al cielo? Fino agli inferi precipiterai! Perché, se in Sòdoma fossero avvenuti i miracoli compiuti in te, oggi ancora essa esisterebbe! Ebbene io vi dico: Nel giorno del giudizio avrà una sorte meno dura della tua!". Parola del Signore

 

“E TU, CAFARNAO, SARAI INNALZATA FINO AL CIELO? FINO AGLI INFERI PRECIPITERAI! PERCHE’ SE IN SODOMA FOSSERO AVVENUTI I MIRACOLI COMPIUTI IN TE, OGGI ANCORA ESSA ESISTEREBBE”. (Mt. 11,23)

Ci sono momenti in cui forse abbiamo invidiato le persone che hanno avuto la fortuna di vedere Gesù in carne ed ossa, di poter assistere ai suoi miracoli, di ascoltare le sue parole: per loro, pensiamo è stato più facile credere in Gesù. Ma il Vangelo di oggi ci mette in guardia contro questa idea: non sempre il semplice vedere dei miracoli porta ad aprirsi a Gesù. Proprio le città in cui Gesù aveva maggiormente operato miracoli sono quelle che maggiormente gli si oppongono. Allora comprendiamo che i miracoli sono segni ambigui che possono aprire la strada, stimolare domande, ma che possono anche condurre il cuore all’indurimento. Perché i miracoli conducano alla fede è necessario porsi in un atteggiamento di conversione, di apertura a quello che il miracolo vuol far cambiare in me. Anche Isaia, nella prima lettura di oggi ci dice che è solo questa apertura fiduciosa a Dio che ci libera dall’angoscia e dall’ansia e che ci permette di riconosce l’operato meraviglioso di Dio in nostro favore.

 

 

MERCOLEDI’ 16 LUGLIO Beata Vergine Maria del monte Carmelo

Tra i santi ricordati oggi: Maria Maddalena Postel.

Una scheggia di preghiera:

 

IN TE, SIGNORE, LA MIA MISERIA DIVENTA GRAZIA.

 

Hanno detto: Il fuoco dell'amore è più santificante di quello del purgatorio. (Santa Teresina di Lisieux)

Saggezza popolare: La radice del sapere è amara, ma tanto più dolci sono i suoi frutti.

Un aneddoto: Erano riuniti presso il fiume Sangone circa 200 zingari e amici loro per festeggiare la Pasqua. Ricordavano, in quella circostanza, anche il martirio di 500.000 zingari, morti insieme agli ebrei nei campi di concentramento dell’ultima guerra. Celebrando la messa, dopo aver letto il Vangelo della crocifissione, morte e resurrezione del Signore Gesù Cristo, nell’omelia sottolineai che Gesù aveva perdonato anche i carnefici. C’era grande emozione. Allora mi rivolsi a una donna anziana per una domanda. Quella donna era stata tre mesi in un campo di concentramento. Dormiva su quei tavolacci di legno disposti uno sull’altro. Per terra c’erano solo liquame ed escrementi umani. Sopravvisse. Quando entrò nel campo, pesava 95 chili; quando uscì, 34. A quella donna maltrattata, torturata, umiliata, offesa, ebbi il coraggio di chiedere se nel suo cuore riusciva a perdonare quelli che l’avevano messa più volte in croce. Si alzò tremante, vicino al fuoco, portò le mani in avanti, guardando i bambini che non potevano capire, e gli adulti che trattenevano il fiato, e disse: “Lo dico a tutti: io perdono tutto a tutti”. Si scatenò un applauso di solidarietà e nessuno si vergognò di piangere. Qualche tempo dopo uno zingaro, che era stato pure lui in un campo di concentramento, mi disse che voleva perdonare anche lui; forse per non essere da meno di quella donna, lui, che era un uomo. Era iniziata una gara che spero non abbia mai fine, (in La consegna, Bologna)

Parola di Dio: Is. 10,5-7.13-16; Sal.93; Mt. 11,25-27

 

Vangelo Mt 11, 25-27

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo Gesù disse: "Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così è piaciuto a te. Tutto mi è stato dato dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare". Parola del Signore

 

“HAI TENUTO NASCOSTE QUESTE COSE AI SAPIENTI E AGLI INTELLIGENTI E LE HAI RIVELATE AI PICCOLI.” (Mt. 11,25)

Dio ama i cuori dei semplici perché sanno aprirsi alla sua parola, sanno cogliere il suo messaggio, il suo sorriso, la sua presenza nella grande storia degli uomini come nella piccola, quotidiana storia personale. Gesù ci ha detto che la porta per entrare nel Regno è stretta perché l’estremamente grande è anche l’estremamente semplice, perché l’amore e il servizio vanno insieme, perché Dio stesso ama rispecchiarsi in chi non è pieno di tante altre cose, ma sa accogliere in umiltà proprio Lui. L’umiltà è dunque una virtù da riscoprire anche perché spesso noi ne abbiamo un’idea sbagliata, pensiamo che umiltà sia umiliarsi e umiliarsi dirsi non capaci ed ecco allora certi colli torti che continuano ad affermare le proprie incapacità o per non aver voglia di impegnarsi o perché altri dicano loro che non è vero. Umiltà è conoscere bene sé, gli altri e Dio e dare il giusto posto a se stessi. Umiltà è cercare di fare bene la cosa che sto facendo, senza avere la presunzione di saper fare sempre tutto e bene. Umiltà è saper chiedere aiuto e ascoltare i consigli. Umiltà è non sentirsi migliori degli altri solo perché in quel campo ho magari qualche dono in più. Umiltà è non invidiare gli altri perché sono migliori di noi, ma è gioire per i doni che essi hanno. Umiltà è non mettere il muso lungo perché valgo poco o in quel campo non ce la faccio ma sapere serenamente che Dio può tutto, anche l’impossibile e che allora è bello e gioioso fidarsi di Lui.

 

 

GIOVEDI’ 17 LUGLIO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Alessio; Santa Sinforosa; Santa Donata.

Una scheggia di preghiera:

 

STARE CON TE, GESU’, E’ LA MIA GIOIA.

 

Hanno detto: Il mondo sarebbe pressoché perfetto se ciascuno arrivasse a fare per amore tutto ciò che fa per politica. (Gustave Thibon)

Saggezza popolare: La roba non è di chi se la fa, ma di chi se la gode.

Un aneddoto: Nella sua vecchiaia il santo rabbino di Kozk soffrì di gravi dolori agli occhi. Gli consigliarono di portare occhiali quando leggeva la Scrittura. Rispose con una semplicità disarmante per chi non ha fede:“Non voglio mettere nessuna parete tra i miei occhi e la benefica luce della Scrittura!” (Martin Buber)

Parola di Dio: Is. 26,7-9.12.16-19; Sal. 101; Mt. 11,28-30

 

Vangelo Mt 11, 28-30

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse: "Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero". Parola del Signore

 

“PRENDETE IL MIO GIOGO SOPRA DI VOI E IMPARATE DA ME, CHE SONO MITE ED UMILE DI CUORE, E TROVERETE RISTORO PER LE VOSTRE ANIME”. (Mt. 11,29)

Gli affaticati e gli oppressi di cui Gesù parla e che chiama a sé sono soprattutto coloro che sospirano sotto il peso della Legge che, pur essendo il dono più prezioso di Israele, era diventata nel modo interpretazione dei rabbini, un giogo opprimente per il popolo. Gesù propone un altro giogo, leggero, quello dell’unico comandamento dell’amore di Dio e del prossimo: chi lo prenderà su di se, seguendo il Cristo troverà ristoro e pace. Anche oggi possiamo vivere il nostro rapporto con Dio e con il prossimo sotto il giogo del peccato o sotto il giogo della rivelazione amorosa di Gesù. Se guardo dal punto di vista del peccato chi si salverà? Posso vantare dei meriti davanti a Dio? Riesco sempre a rispettare tutte le sue leggi? Se parto solo dalle mie reazioni naturali, come posso essere disposto a perdonare certe offese e ad amare certi nemici che stanno facendo il mio male… tutto diventa estremamente difficile, pesante fonte di tristezza e di paure. Se parto dal giogo del comandamento dell’amore e dalla rivelazione di Gesù del Padre misericordioso, se non faccio unicamente conto sulle mie forze ma sulle sue, se poco per volta imparo a vedere il mondo e le persone con gli occhi di Dio, allora certamente non tutto è facile, ma tutto diventa sereno, tutto si svolge non sotto gli occhi di un giudice terribile ma nell’amore di un Dio che mi insegna ad amare giorno per giorno.

 

 

VENERDI’ 18 LUGLIO

Tra i santi ricordati oggi: San Federico; Sant’Arnoldo; San Bruno di Segni.

Una scheggia di preghiera:

 

GESU’, DONAMI DI AVERE I TUOI OCCHI PER VEDERE COME TU VEDI.

 

Hanno detto: Essere amato è più che essere ricco, perché vuol dire essere felice. (C. Tiller)

Saggezza popolare: Chi vuol riposare, si faccia prima un buon letto.

Un aneddoto: Rideva un pagano dei cristiani, perché osservano un solo libro, l’evangelo. Un santo vescovo che l’aveva udito gli contò questa novelletta: “Una volta un dottore incontrò Cristo Gesù: “Signore, io so bene che tu fosti il Messia e quel che pronunziasti è pieno di sapienza. Ma come può essere che un sol libro basti in eterno a tanta gente?” Gli rispose Gesù: “E’ vero quel che dici. Ma tu non sai che il popolo mio lo riscrive ogni dì”. (M. POMILIO, Il Quinto Evangelio)

Parola di Dio: Is. 38,1-6.21-22.7-8; Cantico da Is. 38,10-12.16; Mt. 12,1-8

 

Vangelo Mt 12, 1-8

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù passò tra le messi in giorno di sabato, e i suoi discepoli ebbero fame e cominciarono a cogliere spighe e le mangiavano. Ciò vedendo, i farisei gli dissero: "Ecco, i tuoi discepoli stanno facendo quello che non è lecito fare in giorno di sabato". Ed egli rispose: "Non avete letto quello che fece Davide quando ebbe fame insieme ai suoi compagni? Come entrò nella casa di Dio e mangiarono i pani dell'offerta, che non era lecito mangiare né a lui né ai suoi compagni, ma solo ai sacerdoti? O non avete letto nella Legge che nei giorni di sabato i sacerdoti nel tempio infrangono il sabato e tuttavia sono senza colpa? Ora io vi dico che qui c'è qualcosa più grande del tempio. Se aveste compreso che cosa significa: Misericordia io voglio e non sacrificio, non avreste condannato individui senza colpa. Perché il Figlio dell'uomo è signore del sabato". Parola del Signore

 

“ORA VI DICO CHE QUI C’E’ QUALCUNO  PIU' GRANDE DEL TEMPIO”. (Mt. 12,6)

Il Tempio di Gerusalemme, all’epoca di Gesù, era una delle meraviglie del mondo di allora. Per gli Ebrei era poi il richiamo costante dell’Alleanza che Dio aveva stabilito con il suo popolo, era il segno della presenza stessa di Dio tra la sua gente. Era il luogo per eccellenza della religiosità.

Gesù stesso è molto rispettoso di questo segno. Fin da bambino, con la sua famiglia vi si reca nelle feste stabilite, partecipa alle varie preghiere secondi i riti del suo tempo, in esso si incontra e si scontra con la religiosità. Ma Gesù non si ferma al Tempio. Gli uomini ammirano le pietre. I religiosi spesso dietro le pietre ammirano e coltivano il proprio potere, Gesù, oltre il Tempio, vede Dio e vede dove Dio ama abitare, essere accolto, onorato, servito: nel tempio dell’uomo. Un grandissimo errore che spesso commettiamo è quello di guardare all’esteriorità dimenticandoci dell’essenziale. Si pensa di costruire chiese e cattedrali per onorare Dio e ci si dimentica di Dio. Si fanno pellegrinaggi, giubilei, manifestazioni e si guarda più al numero delle persone, agli affari più o meno puliti che vengono conclusi, piuttosto che  al mutamento vero del nostro cuore. Percorriamo le strade del religioso fino a diventare magari scrupolosi osservanti di tutte le più piccole norme  e dimentichiamo di incontrare Gesù Cristo nel suo Tempio preferito: il nostro cuore e il cuore di ogni uomo. Gesù insiste su questo argomento: “Qui c’è ben più del Tempio”, “Distruggete questo Tempio e in tre giorni lo ricostruirò”, è Lui il vero Tempio di Dio, il luogo dell’incontro dell’umanità con la divinità. Amo le costruzioni-chiesa, mi piace sentire in esse l’odore non tanto dei ceri o dell’incenso ma dell’umanità che soffre, gioisce, prega. Amo specialmente le vecchie chiese dove mi pare di poter palpare il Corpo mistico che fa del presente e del passato un unico popolo in preghiera. Amo, quando ancora riesce, rimanere un po’ in silenzio davanti al grande dono della presenza Eucaristica, ma non devo e non posso dimenticarmi che il vero Tabernacolo di Gesù è il cuore dell’uomo. Proprio lì, in mezzo alle passioni e agli affetti, agli slanci e alle meschinità, Gesù, il Figlio di Dio incarnato desidera abitare e lì, davvero, noi possiamo rispettarlo e onorarlo.

 

 

SABATO 19 LUGLIO

Tra i santi ricordati oggi: Santi Gervasio e Protasio; Santa Aurea; Sant’Arsenio.

Una scheggia di preghiera:

 

IL TUO SPIRITO, SIGNORE, SU NOI DIFFONDI.

 

Hanno detto:

Se voi volete accendere nelle anime il fuoco dell'amore divino, bisogna che la vostra anima  ne sia divorata. (San Tommaso da Villanova)

Saggezza popolare: Amare l’umanità non è una gran fatica: faticoso è amare l’uomo della porta accanto.

Un aneddoto: Una persona mi ha raccontato un giorno che, dopo aver abortito, una donna presa dal panico confessò tutto agli amici. Era più forte di lei: doveva parlare. E chiedeva: «Che cosa devo fare adesso?». Un’amica le rispose: “Ripeti la tua confessione a Dio e alla Chiesa, perché tu hai bisogno d’una madre che ti faccia rinascere. Io certo non lo posso; solamente la Chiesa è una madre capace di farlo. Va’ da un sacerdote che ti darà il perdono. E chiedigli come penitenza di poter dare un nome a tuo figlio, così lo potrai invocare. D’ora in avanti egli ti darà coraggio e intercederà per te. Egli sarà il tuo consolatore, il tuo intercessore, il tuo protettore. Tu lo pregherai ogni giorno e lui stesso chiederà a Dio: “Signore, perdonala, non sapeva quel che faceva”. Se lo pregherai, Dio lo farà vivere per te”. 

(G. DANNEELS Aggiungi un posto per Dio nella tua famiglia, Leumann TO)

Parola di Dio: Mic. 2,1-5; Sal. 9; Mt. 12,14-21

 

Vangelo Mt 12, 14-21

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, i farisei però, usciti, tennero consiglio contro di lui per toglierlo di mezzo. Ma Gesù, saputolo, si allontanò di là. Molti lo seguirono ed egli guarì tutti, ordinando loro di non divulgarlo, perché si adempisse ciò che era stato detto dal profeta Isaia: Ecco il mio servo che io ho scelto; il mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Porrò il mio spirito sopra di lui e annunzierà la giustizia alle genti. Non contenderà, né griderà, né si udrà sulle piazze la sua voce. La canna infranta non spezzerà, non spegnerà il lucignolo fumigante, finché abbia fatto trionfare la giustizia; nel suo nome spereranno le genti. Parola del Signore

 

“PORRO’ IL MIO SPIRITO SU DI LUI… NON CONTENDERA’, NE GRIDERA’, NE’ SI UDRA’ NELLE PIAZZE LA SUA VOCE. LA CANNA INFRANTA NON SPEZZERA’, NON SPEGNERA’ IL LUCIGNOLO FUMIGANTE, NEL SUO NOME SPERERANNO LE GENTI”. (Mt. 12,18-20)

Matteo applica a Gesù la profezia di Isaia. Egli ha realizzato tutto questo. Anche noi, se vogliamo essere discepoli del Maestro dovremmo cercare di realizzare come persone e come Chiesa questo programma. Il cristiano dovrebbe essere “pieno di Spirito”. Nel libro degli Atti degli Apostoli si racconta che nei primi tempi gli apostoli incontrarono dei cristiani battezzati che non sapevano neppure che esistesse lo Spirito Santo. Anche oggi ci sono tanti cristiani senza Spirito, cristiani di abitudine, di tradizione, di opportunità, cristiani, anche preti e anche vescovi, che a volte ragionano con le norme del cristianesimo ma che non sanno vedere due righe di amore attraverso le quali superare giuridismi e formalismi, comunità spesso ortodosse, ma lontane mille miglia dallo spirito del Vangelo. Il cristiano “non contenderà, ne griderà”. La croce per il cristiano è da portare sulle proprie spalle non da brandire come una spada. La fede non la si difende con roghi o con bolle e scomuniche, la si offre come un dono e come una possibilità. Il cristianesimo non avanza tramite discussioni televisive o salotti di benpensanti, ma attraverso una testimonianza faticosa, sincera e serena. Il cristiano non “spezzerà la canna infranta, non spegnerà il lucignolo fumigante” cioè non è l’uomo dalla intransigenza religiosa, ma colui che sa cogliere il bene ovunque esso sia, sa valorizzarlo, per dirla con una famosa frase di Papa Giovanni: “è uno che cerca quello che unisce piuttosto che vedere quello che divide” Il cristiano è uno “nel cui nome spereranno le genti. Il cristiano non è un pessimista brontolone, non è uno che vede solo il male e si lamenta di esso, non è uno che invoca solo fulmini dal cielo “contro il peccato di questa generazione degenere”, è uno che ha ricevuto la Buona notizia della salvezza, di un Dio che è Padre, di Gesù che è venuto a cercare i peccatori, è uno che ha speranza in Dio e anche nell’uomo, è uno che, come dice Pietro: “deve essere sempre pronto a rendere conto della speranza che porta con sé”. Il cristiano è un seminatore di Dio e Dio non può che essere l’unica vera grande speranza dell’uomo.

 

 

DOMENICA 20 LUGLIO: XVI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A

Tra i santi ricordati oggi: Sant’ Apollinare; Sant’Elia; Sant’Aurelio di Cartagine.

Una scheggia di preghiera:

 

TU SOLO, SIGNORE, CONOSCI I CUORI

 

Hanno detto:

La santità non consiste nel sapere molto o meditare molto; il grande segreto della santità consiste nell'amare molto. (Tommaso d’Aquino)

Saggezza popolare: Chi troppo pensa perde la memoria, e chi non pensa perde la vittoria.

Un aneddoto: La santità richiede una domanda continua: “AI mio posto, in questo particolare momento, Cristo come agirebbe?”  Un giorno un uomo chiese a padre Faber che cosa fare per vivere bene. Ebbe per risposta queste semplici parole: “Quando oggi lei tornerà a casa e si metterà a tavola per prendere cibo, si ponga la domanda: “al mio posto, a questa tavola, come si comporterebbe Cristo?”   

(J. ABLEWICZ, Mi sarete testimoni, Milano 1981).

Parola di Dio: Sap. 12,13.16-19; Sal. 85; Rm. 8,26-27; Mt. 13,24-43

 

Vangelo Mt 13, 24-43

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù espose alla folla una parabola: "Il regno dei cieli si può paragonare a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. Ma mentre tutti dormivano venne il suo nemico, seminò zizzania in mezzo al grano e se ne andò. Quando poi la messe fiorì e fece frutto, ecco apparve anche la zizzania. Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: Padrone, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene dunque la zizzania? Ed egli rispose loro: Un nemico ha fatto questo. E i servi gli dissero: Vuoi dunque che andiamo a raccoglierla? No, rispose, perché non succeda che, cogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. Lasciate che l'una e l'altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Cogliete prima la zizzania e legatela in fastelli per bruciarla; il grano invece riponetelo nel mio granaio". Un'altra parabola espose loro: "Il regno dei cieli si può paragonare a un granellino di senapa, che un uomo prende e semina nel suo campo. Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande degli altri legumi e diventa un albero, tanto che vengono gli uccelli del cielo e si annidano fra i suoi rami". Un'altra parabola disse loro: "Il regno dei cieli si può paragonare al lievito, che una donna ha preso e impastato con tre misure di farina perché tutta si fermenti". Tutte queste cose Gesù disse alla folla in parabole e non parlava ad essa se non in parabole, perché si adempisse ciò che era stato detto dal profeta: Aprirò la mia bocca in parabole, proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del mondo. Poi Gesù lasciò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si accostarono per dirgli: "Spiegaci la parabola della zizzania nel campo". Ed egli rispose: "Colui che semina il buon seme è il Figlio dell'uomo. Il campo è il mondo. Il seme buono sono i figli del regno; la zizzania sono i figli del maligno, e il nemico che l'ha seminata è il diavolo. La mietitura rappresenta la fine del mondo, e i mietitori sono gli angeli. Come dunque si raccoglie la zizzania e si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. Il Figlio dell'uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti gli operatori di iniquità e li getteranno nella fornace ardente dove sarà pianto e stridore di denti. Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, intenda!" Parola del Signore

 

“PADRONE, NON HAI SEMINATO DEL BUON SEME NEL TUO CAMPO? DA DOVE VIENE DUNQUE LA ZIZZANIA?…  VUOI CHE ANDIAMO AD ESTIRPARLA?”.  (Mt. 13,27 - 28)

Ci sono due forze che operano simultaneamente nel nostro mondo: nella parabola di oggi sono rappresentate dalla zizzania e dal grano, che crescono insieme. E’ difficile distinguere la zizzania dal grano, soprattutto quando sono cresciuti insieme: il male è solito assumere parvenza di bene per riuscire ad ingannare più efficacemente gli uomini. Noi, diciamolo con sincerità, siamo di quelli che partirebbero in quarta per fare un po’ di pulizia in questo mondo anzi, ce la prendiamo con Dio che sembra non voler intervenire. La tentazione è sempre la stessa: giudicare ciò che è bene e ciò che è male e nel nome del bene partire in crociata per estirpare il male. Ma questo è davvero un grosso rischio che fa nascere e crescere l’intolleranza e davvero spesso porta più danni che benefici. Non è così per Dio: Dio ha tempo. Dio dà tempo. Dio ha bisogno di tempo. Dio sa aspettare. La presenza del male non rappresenta un fatto eccezionale. E’ la norma. Nella Chiesa, come nel mondo. Dappertutto. L’uomo non ha il diritto di “anticipare” il giudizio finale. Questo spetta a Dio, in esclusiva. E’ il compito suo. Noi non riusciamo a delimitare i territori del bene e del male. Ci sono modi diversi anche per guardare il campo. C’è chi vede nel mondo esclusivamente sporcizia, corruzione, violenza, cattiveria, falsità. Ma c’è chi senza ignorare quei prodotti, riesce a scorgere anche il bene, la generosità, la pulizia, l’onestà, la coerenza. Dio è paziente, ama tutti, ha fiducia nel seme buono. I semi buoni crescono, crescono ugualmente, forse con più fatica ma inesorabilmente, senza nulla perdere della propria natura e delle proprie qualità. Dio “pazienta” anche con noi e ci invita ad essere pazienti, tolleranti, ad aver fiducia nel bene.

 

 

LUNEDI’ 21 LUGLIO

Tra i santi ricordati oggi: San Lorenzo da Brindisi; Sant’Alberico Crescitelli.

Una scheggia di preghiera:

 

SEI LA MIA VITA, SEI LA MIA SALVEZZA, SEI LA MIA GIOIA, ALLELUIA!

 

Hanno detto:

La forza dell'amore è più grande di quella dell'intelligenza. L'amore si avvicina e penetra là dove la scienza resta esclusa. (Ugo di San Vittore)

Saggezza popolare: Tre cose deve l'uomo ricordare ogni giorno: il bene che non ha fatto, il male che ha fatto, e il tempo che ha perduto.

Un aneddoto: APPARENZE E STUPIDITA’

C’era una volta un cammelliere che stava attraversando il deserto con la sua mandria per andare alla città dove si teneva il mercato. Piantò la tenda per la notte, e uno dei suoi servi entrò per comunicargli che c’erano venti cammelli ma solo diciannove paletti da piantare nella sabbia per legarvi le bestie. Come dovevano fare? Il padrone gli rispose: “I cammelli sono bestie molto stupide, sai? Fai finta di martellare un piolo inesistente nella sabbia davanti all’ultimo cammello, e fai finta di legarlo a quel piolo inesistente. Vedrai che non si muoverà di là fino all’alba”. Il servo fece come gli era stato detto e il cammello si comportò esattamente come aveva detto il padrone. Al mattino, però, il servo tornò a cercare il padrone e gli disse che erano pronti a partire, ma che il cammello del finto paletto si rifiutava di muoversi, Il padrone rise e disse: “Ma certo, avrai dimenticato di far finta di estrarre il paletto dalla sabbia, e lui sarà convinto che sia inutile tentare di muoversi, visto che è ancora legato! Va, e fa finta di slegarlo”. Anche questa volta il servo obbedì, e lo stupido cammello si avviò con gli altri.

Parola di Dio: Mic. 6,1-4.6-8; Sal. 49; Mt. 12,38-42

 

Vangelo Mt 12, 38-42

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, alcuni scribi e farisei lo interrogarono: "Maestro, vorremmo che tu ci facessi vedere un segno". Ed egli rispose: "Una generazione perversa e adultera pretende un segno! Ma nessun segno le sarà dato, se non il segno di Giona profeta. Come infatti Giona rimase tre giorni e tre notti nel ventre del pesce, così il Figlio dell'uomo resterà tre giorni e tre notti nel cuore della terra. Quelli di Nìnive si alzeranno a giudicare questa generazione e la condanneranno, perché essi si convertirono alla predicazione di Giona. Ecco, ora qui c'è più di Giona! La regina del sud si leverà a giudicare questa generazione e la condannerà, perché essa venne dall'estremità della terra per ascoltare la sapienza di Salomone; ecco, ora qui c'è più di Salomone! ". Parola del Signore

 

“NESSUN SEGNO LE SARA’ DATO SE NON IL SEGNO DI  GIONA”. (Mt. 12,39)

Come dicevamo già in questi giorni meditando il vangelo, molte volte vorremmo che un intervento potente di Dio, un miracolo, un segno grandioso, potesse risolvere non solo i nostri piccoli o grandi problemi, ma anche i grandi problemi del mondo. Eppure questo miracolo noi lo abbiamo già avuto: quello che Gesù chiama il segno di Giona non è altro che il segno della sua morte e risurrezione. Gesù infatti è passato per le strade di questo mondo, ha condiviso la nostra esperienza di creature fragili segnate dalla sofferenza. Egli per amor nostro è giunto ad abbracciare il legno della croce e a morirvi sopra. In questo modo anche le nostre croci hanno senso infatti proprio a partire dalla sua morte e risurrezione possiamo vedere la nostra vita in un modo diverso. La speranza illumina tutto. E questo segno di salvezza si ripete per noi ogni volta che celebriamo l’Eucaristia. Ci viene chiesto, però di guardare a tutto questo con vera fede, accettando che la potenza di Dio, manifestata nella Risurrezione di Cristo, possa agire nella nostra vita.

 

 

MARTEDI’ 22 LUGLIO

Tra i santi ricordati oggi: Santa Maria Maddalena; San Fiorenzo.

Una scheggia di preghiera:

 

TU SEI LA MIA VITA, ALTRO IO NON HO.

 

Hanno detto: Bisogna cominciare dalle cose del Signore, fare i suoi interessi e allora lui farà i nostri. (San Vincenzo De Paoli)

Saggezza popolare: Quando il re è ammalato, il popolo non è in salute.

Un aneddoto: “Non è forse la mia Parola — dice il Signore — come fuoco e come un martello che frantuma la roccia?”. (Ger. 23, 29)

Nella scuola di rabbi Ismaele questo versetto veniva così spiegato: “Cosa succede quando il martello picchia contro la roccia?” “Sprizzano scintille!” “Ogni singola scintilla è il risultato dell’urto del martello contro la roccia; ma nessuna scintilla è l’unico risultato. Così anche da un unico versetto della Scrittura possiamo cogliere molti diversi insegnamenti.”

Parola di Dio nella memoria di santa Maria Maddalena: Ct. 3,1-4 (2Cor. 5,14-17); Sal. 62; Gv. 20,1.11-18

 

Vangelo Gv 20, 1. 11-18

Dal vangelo secondo Giovanni

Nel giorno dopo il sabato, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di buon mattino, quand'era ancora buio, e vide che la pietra era stata ribaltata dal sepolcro. Maria invece stava all'esterno vicino al sepolcro e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro e vide due angeli in bianche vesti, seduti l'uno dalla parte del capo e l'altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù. Ed essi le dissero: "Donna, perché piangi?". Rispose loro: "Hanno portato via il mio Signore e non so dove lo hanno posto". Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù che stava lì in piedi; ma non sapeva che era Gesù. Le disse Gesù: "Donna, perché piangi? Chi cerchi?". Essa, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: "Signore, se l'hai portato via tu, dimmi dove lo hai posto e io andrò a prenderlo". Gesù le disse: "Maria!". Essa allora, voltatasi verso di lui, gli disse in ebraico: "Rabbunì!", che significa: Maestro! Gesù le disse: "Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma và dai miei fratelli e dì loro: Io salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro". Maria di Magdala andò subito ad annunziare ai discepoli: "Ho visto il Signore» e anche ciò che le aveva detto". Parola del Signore

 

“GESU’ LE DISSE: MARIA! ESSA. ALLORA, VOLTATASI VERSO DI LUI GLI DISSE IN EBRAICO: RABBUNI’ ”. (Gv. 20,16)

Maria Maddalena amava Gesù. Non aveva ancora capito bene chi era. I suoi occhi pieni di lacrime si erano fermati al dolore della morte in croce di Gesù e non riuscivano ancora a comprendere la risurrezione, ma lei indubbiamente quel Gesù lo amava. E’ davvero il prototipo di come dovrebbe amare Gesù ogni cristiano. Sant’Ambrogio in un bellissimo passo dice che ogni cristiano dovrebbe amare Cristo “perché in Lui abbiamo tutto; per noi Cristo è tutto. Se vuoi curare le tue ferite Egli è il medico; se bruci di febbre Egli è l’acqua di sorgente; se hai bisogno di aiuto, Egli è forza;  se temi la morte, Egli è vita; se desideri il cielo, Egli è il cammino; se cerchi rifugio dalle tenebre, Egli è luce; se cerchi di mangiare, Egli è alimento”. Anche per noi Cristo è tutto. Perché è morto su una croce per amor mio mentre io sono peccatore: Perché ha permesso che nascessimo in una famiglia cristiana o che arrivassimo al battesimo per strade insospettabili. Perché anche oggi ci concede questo momento di tranquillità per pensare a Lui… Signore, anch’io, come Maria Maddalena, non ho capito tutto, anch’io spesso ho gli occhi velati dal dolore e mi fermo alla croce senza guardare oltre alla risurrezione, anch’io come Lei stento a riconoscerti vivo ed operante, ma allora chiamami per nome e fa che anch’io possa risponderti: “Maestro buono, mio tutto”.

 

 

MERCOLEDI’ 23 LUGLIO

Tra i santi ricordati oggi: Santa Brigida, patrona d’Europa; Sant’Olimpio; Santa Cunegonda.

Una scheggia di preghiera:

 

MIO DIO, MIA ROCCIA DI SALVEZZA

 

Hanno detto: Chi, se amato, può dirsi povero ? (Oscar Wilde)

Saggezza popolare: Chi della roba non fa stima e cura, più della roba la sua vita dura.

Un aneddoto: C’erano una volta due chicchi di grano. Un giorno furono mietuti con tante altre spighe. Uno di essi finì in un sacco che fu messo da parte per la semina e, quando venne il momento adatto, fu gettato fra i solchi arati; al tepore della terra, morì come chicco, divenne seme, perse le sue vecchie caratteristiche, si aprì e diede luogo ad un piccolo germoglio che timidamente fece capolino, spuntò sotto l’azzurro del cielo e, pian piano, senza fare rumore, crebbe e divenne una spiga con tanti chicchi dorati. Fecondità di vita! L’altro chicco fu portato al mulino, macinato, frantumato, annullato in una polvere fine e bianca, la farina, e, così ridotto si trovò un bel giorno in un convento di clausura dove le monache, impastandolo con acqua pura, lo trasformarono in una candida ostia. Anche quel chicco, insieme ad altri, perse le sue caratteristiche per assumerne altre: diventò una particola che, in una parrocchia, come tante ce ne sono, ad una S. Messa, diventò Corpo, Sangue, Anima e Divinità di Gesù Cristo e trasmise la Sua nuova vita santa e feconda di bene ad una persona che..., a sua volta, sentì l’importanza di “morire” proprio come un piccolo chicco di grano per produrre molto frutto.

Parola di Dio nella festa di santa Brigida: Gal. 2,19-20  Sal. 33; Gv. 15,1-8

 

Vangelo Gv. 15,1-8

Dal Vangelo secondo Giovanni

«Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiolo. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo toglie e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete gia mondi, per la parola che vi ho annunziato. Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può far frutto da se stesso se non rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e si secca, e poi lo raccolgono e lo gettano nel fuoco e lo bruciano. Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli. Parola del Signore

 

“SENZA DI ME NON POTETE FAR NULLA” (Gv. 15,5)

Oggi la Chiesa ci fa celebrare la festa di Santa Brigida, patrona d’Europa, essa fu principessa di Svezia, moglie, madre di otto figli. Rimasta vedova fondò un monastero di contemplative, ma no per questo smise di adoperarsi per una riforma della Chiesa impegnandosi anche a parlare a Papi e a re. Certamente ebbe molto coraggio nel fare questo, nell’andare controcorrente, nel rimproverare a nome di Dio anche il Papa. A noi sembra molto difficile anche solo riuscire a testimoniare la nostra fede nel nostro ambito familiare e lavorativo per cui l’esempio di Brigida ci sembra irraggiungibile. Ma il Vangelo di oggi ci indica la strada: se io vivo legato a Cristo come il tralcio con la vite, non c’è nulla che non passa fare con Lui perché sarò pieno della sua linfa e del suo Spirito che mi dà coraggio per essere davvero suo testimone.

 

 

GIOVEDI’ 24 LUGLIO

Tra i santi ricordati oggi: Santa Cristina; Sant’Agostino Fangi.

Una scheggia di preghiera:

 

PARLAMI COME A UN BAMBINO, O SIGNORE

 

Hanno detto: L'amore è un sacramento che deve essere ricevuto in ginocchio. (Oscar Wilde)

Saggezza popolare: Un uomo senza prudenza tanto vale, quanto la minestra senza sale.

Un aneddoto: Dio, stanco degli uomini che continuavano a scocciarlo e a chiedergli questa o quell’altra cosa, un bel giorno disse: “Vorrei andarmene per un po’, nascondermi da qualche parte”. Radunò i suoi consiglieri e chiese loro: “Dove potrei nascondermi per un po’? Quale sarebbe, secondo voi, il luogo più adatto?”. Alcuni dissero: “Nasconditi sulla cima della montagna più alta della terra”. Altri dissero: “Oh, no! Nasconditi nel fondo dell’Oceano!”. Un altro ancora disse: “Il posto più adatto è il lato oscuro della luna, nessuno potrebbe trovarti là!”. Dio si rivolse allora al più fidato dei suoi angeli e gli chiese: “Secondo te, quale sarebbe il posto migliore?”. “Nasconditi nel cuore degli uomini” rispose l’angelo. “E’ l’unico posto dove non verrà mai loro in mente di cercarti”.

Parola di Dio: Ger. 2,1-3.7-8.12-13; Sal. 35; Mt. 13,10-17

 

Vangelo Mt 13, 10-17

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, si avvicinarono a Gesù i discepoli e gli dissero: "Perché parli loro in parabole?". Egli rispose: "Perché a voi è dato di conoscere i misteri del regno dei cieli, ma a loro non è dato. Così a chi ha sarà dato e sarà nell'abbondanza; e a chi non ha sarà tolto anche quello che ha. Per questo parlo loro in parabole: perché pur vedendo non vedono, e pur udendo non odono e non comprendono. E così si adempie per loro la profezia di Isaia che dice: Voi udrete, ma non comprenderete, guarderete, ma non vedrete. Perché il cuore di questo popolo si è indurito, sono diventati duri di orecchi, e hanno chiuso gli occhi, per non vedere con gli occhi, non sentire con gli orecchi e non intendere con il cuore e convertirsi, e io li risani. Ma beati i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché sentono. In verità vi dico: molti profeti e giusti hanno desiderato vedere ciò che voi vedete, e non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, e non l'udirono!". Parola del Signore

 

“PERCHE’ PARLI LORO IN PARABOLE? GESU’ RISPOSE: PERCHE’ A VOI E’ DATO DI CONOSCERE I MISTERI DEL REGNO DEI CIELI, MA A LORO NON E’ DATO”. (Mt. 13,10-11)

Gesù nel suo modo di esprimersi era molto semplice; sulla scia dei profeti Egli comunica dei misteri attraverso gesti e parole che i suoi contemporanei potevano facilmente comprendere. Con un popolo formato prevalentemente da pastori, pescatori, contadini, piccoli artigiani e commercianti usa termini, esempi e parabole che partono dalla loro esperienza quotidiana per annunciare il regno dei cieli. Le parabole sono racconti semplici che partono dalla realtà della vita. Sono dunque facili comunicazioni per chi è semplice e sa leggere e interpretare con cuore disponibile e aperto il messaggio di Dio sulla vita, ma diventano astruse e difficili per chi, sentendosi “culturalmente superiore”, ha la presunzione di conoscere tutto, di avere già la verità in tasca, di voler vivisezionare parole e fatti a proprio uso e consumo, di voler fare filosofia e accademia su parole così semplici. E così le parabole sono luce per i semplici e confusione per coloro che si ritengono sapienti. Anche oggi sono spesso stupito davanti alla forza della fede di certe persone umili e all’estrema complicazione e frammentarietà della fede dei “teologi”. Come mai una vecchietta riesce a parlare a Dio con serietà e familiarità, mentre il sapiente viene a dire: “Non so che cosa dire nella preghiera, mi insegni qualche formula buona”? In questi anni in cui ho predicato, ho scritto, ho fatto catechismo, mi sono reso conto, proprio attraverso l'esperienza, di alcune cose: ad esempio, chi riesce immediatamente a capire le parabole? I bambini (quelli che non sono già troppo smaliziati dalla televisione e dai computer: quelli ormai sono già dei piccoli intellettuali rimbecilliti, incapaci di fantasia). Quante volte, dopo aver raccontato qualcosa sono rimasto stupito nel vedere che non solo non c'era bisogno di spiegare, ma che loro erano già andati oltre, avevano già applicato alla loro vita. Davanti alle parabole del Vangelo se non siamo come bambini (e non di quelli rimpinzati da genitori e scuola non solo di cose ma anche di stupidità che li gonfiano di nozioni e di supponenza) continueremo a dire che Gesù poteva essere più chiaro, che non è da Dio parlarci di pecore, di porci, di lupi.

 

 

VENERDI’ 25 LUGLIO

Tra i santi ricordati oggi: San Giacomo; San Cristoforo.

Una scheggia di preghiera:

 

INSEGNACI, GESU, LA VERA UMILTA’.

 

Hanno detto: Dio non vince con la spada o le minacce, ma solo con il cuore e l'amore. Per questo le spade arrugginiscono e il potere si affievolisce: quello che invece serve sempre è il cuore, perché testimonia dell'amore attinto da Dio. (Wyszynski Stefan)

Saggezza popolare: Nel paese delle promesse si muore di fame.

Un aneddoto: RACCONTA DON GASPARINO

Un piccolo zingaro di sette anni, Denis, era stato preparato da una nostra sorella alla sua prima confessione e comunione. Quando venne un po’ tremante per confessarsi, lo accolsi con tutta la gioia possibile spiegandogli che Gesù lo aspettava per abbracciarlo e cancellare tutte le sue cose sbagliate. Cercai di dirgli perché avevo la tunica e la stola: «Perché non sono io che ti perdono, Gesù che ti perdona. Io gli impresto solo la voce...». Appena finito il sacramento, vedo il piccolo Denis scattare in piedi e correre ad abbracciare il grande crocifisso che domina nel muro della nostra cripta, baciarlo ed esclamare: “Grazie Gesù!”.

Quel piccolo Zingaro, senza essere un teologo, ha avuto la grazia di capire il centro del sacramento. 

Parola di Dio nella festa di San Giacomo: 2Cor. 4,7-15; Sal. 125; Mt. 20,20-28

 

Vangelo Mt 20, 20-28

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, si avvicinò a Gesù la madre dei figli di Zebedèo con i suoi figli, e si prostrò per chiedergli qualcosa. Egli le disse: "Che cosa vuoi?". Gli rispose: "Dì che questi miei figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno". Rispose Gesù: "Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io sto per bere?". Gli dicono: "Lo possiamo". Ed egli soggiunse: "Il mio calice lo berrete; però non sta a me concedere che vi sediate alla mia destra o alla mia sinistra, ma è per coloro per i quali è stato preparato dal Padre mio". Gli altri dieci, udito questo, si sdegnarono con i due fratelli; ma Gesù, chiamatili a sé, disse: "I capi delle nazioni, voi lo sapete, dominano su di esse e i grandi esercitano su di esse il potere. Non così dovrà essere tra voi; ma colui che vorrà diventare grande tra voi, si farà vostro servo, e colui che vorrà essere il primo tra voi, si farà vostro schiavo; appunto come il Figlio dell'uomo, che non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti". Parola del Signore

 

“DI’ CHE QUESTI MIEI FIGLI SIEDANO UNO ALLA TUA DESTRA E UNO ALLA TUA SINISTRA NEL TUO REGNO”. (Mt. 20,21)

La domanda della madre dei figli di Zebedeo rivela l’ambiguità con cui il popolo ed anche i discepoli capiscono Gesù. Troppo spesso si va dietro a Gesù per molti e diversi motivi, magari anche  per trovare una “sistemazione”. Ma per Gesù non è così. La logica che deve guidare i discepoli di Cristo non è quella mondana della ricerca degli onori, delle migliori posizioni sociali, ma è quella del servizio disinteressato dei fratelli. In nome di Cristo il chiamato si fa “ultimo”, servitore di tutti. Anche oggi non pochi cristiani vivono secondo la legge del potere nell’affanno dell’ascesa sociale. Gesù lo dice chiaro: quando si fa così non si è cristiani. Chi vuol seguire Gesù deve servire, aiutare, dedicare tutta la propria vita agli altri e servire fino alla croce, se necessario, cioè fino al culmine dell’amore, che significa dare senza aspettarsi ricompensa. Fino alla minuzia: l’amore cerca ciò che è più prezioso, puro per esaudire l’amato, l’amico, lo sposo, la sposa il padre e il figlio… e anche il nemico.

 

 

SABATO 26 LUGLIO

Tra i santi ricordati oggi: Santi Gioacchino ed Anna; Santa Bartolomea Capitanio.

Una scheggia di preghiera:

 

DIO, LENTO ALL’IRA E PIENO DI MISERICORDIA INSEGNAMI LA TUA PAZIENZA.

 

Hanno detto:

Il vero amore non è un profumo inebriante che poi si dilegua: è un sigillo indistruttibile, non intaccabile neppure dalla morte. (Zenta Maurina)

Saggezza popolare: Non si deve dar tanto a Pietro, che Paolo resti indietro.

Un aneddoto: Uno scienziato s’impegnò per anni e anni nel cercare Dio con i metodi della scienza. Non essendo riuscito nella sua impresa, si accanì contro tutti i credenti di ogni religione, sbeffeggiandoli e irridendoli. Un giorno, mentre passeggiava in un bosco, scorse un contadino che pregava inginocchiato davanti a una cappella. “Poveretto! — gli disse — perché cerchi qualcosa che non c’è?” “Chi sei tu che mi parli così?” — gli chiese l’uomo. “Io sono uno che mi sono tuffato infinite volte in infiniti mondi per trovare Dio, e ti assicuro: Dio non c’è.” Il contadino rispose: “Se non sei riuscito a trovare la perla con i tuoi tuffi, non dare la colpa all’oceano; da’ la colpa a te stesso. Non ti sei tuffato ancora abbastanza profondamente . “Perché — gli fece lo scienziato — tu forse l’hai trovato? e in quale Oceano?” “In quell'oceano che è il più vasto e infinito di tutti, e, insieme, il più piccolo di tutti” — e nel dir questo gl’indicò il proprio cuore.

Parola di Dio: Ger. 7,1-11; ; Sal. 83; Mt. 13,24-30

 

Vangelo Mt 13, 24-30

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù espose alla folla un' altra parabola: "Il regno dei cieli si può paragonare a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. Ma mentre tutti dormivano venne il suo nemico, seminò zizzania in mezzo al grano e se ne andò. Quando poi la messe fiorì e fece frutto, ecco apparve anche la zizzania. Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: Padrone, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene dunque la zizzania? Ed egli rispose loro: Un nemico ha fatto questo. E i servi gli dissero: Vuoi dunque che andiamo a raccoglierla? No, rispose, perché non succeda che, cogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. Lasciate che l'una e l'altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Cogliete prima la zizzania e legatela in fastelli per bruciarla; il grano invece riponetelo nel mio granaio". Parola del Signore

 

“I SERVI GLI DISSERO: VUOI CHE ANDIAMO AD ESTIRPARE LA ZIZZANIA?”. (Mt. 13,28)

In tutti i campi è facile essere come i servi della parabola: giudicare ciò che è bene e ciò che è male e nel nome del bene partire in crociata per estirpare il male. Non così per Dio: Dio ha tempo. Dio dà tempo. Dio ha bisogno di tempo. Dio sa aspettare. La presenza del male non rappresenta un fatto eccezionale. E’ la norma. Nella Chiesa, come nel mondo. Dappertutto. L’uomo non ha diritto di “anticipare” il giudizio finale. Questo spetta a Dio, in esclusiva. E’ il compito suo. Noi non riusciamo a delimitare i territori del bene e del male. Ci sono modi diversi anche per guardare il campo. C’è chi vede nel mondo esclusivamente sporcizia, corruzione, violenza, cattiveria, falsità. Ma c’è chi senza ignorare quei prodotti, riesce a scorgere anche il bene, la generosità, la pulizia, l’onestà, la coerenza. Oggi, meditando questo Vangelo, oltre che imparare il tempo di Dio dobbiamo anche chiedergli che ci impresti il suo sguardo. E poi occorre, per imitare Dio, la grande virtù della pazienza. L’impazienza è la radice di tutti gli integralismi, dei fanatismi, delle intolleranze, delle inquisizioni. La zizzania c’è in tutti i campi, anche nel tuo campo e proprio nel momento in cui tu giudichi, condanni, disprezzi gli altri, ritenendoti “puro”, ti trasformi in zizzania. Il vero scandalo è quello offerto da coloro che pensano di dimostrare le proprie virtù denunciando le colpe degli altri. La pazienza invece è imparentata con l’umiltà. Se Dio fosse impaziente come noi, quante volte avrebbe già dovuto estirparci?

 

 

DOMENICA 27 LUGLIO: XVII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A

Tra i santi ricordati oggi: San Giorgio di Cordoba; Santa Liliosa.

Una scheggia di preghiera:

 

VENGA IL TUO REGNO, O SIGNORE.

 

Hanno detto: L’amore è come il fuoco: senz’alimento si spegne. (M. J. Lermontov)

Saggezza popolare: Prima di rompere l'uovo, bisogna aver pronto il pane e il sale.

Un aneddoto: Una matrona romana disse un giorno ad un rabbino: “Il vostro Dio chiama a sé chi vuole, senza riguardo per le persone. Spesso è ingiusto nelle sue scelte!” Il rabbino non rispose. Gentilmente la fece accomodare e, mentre conversavano, le mise davanti un cestino di fichi freschi, invitandola a mangiarne qualcuno. La matrona accolse l’invito e si mise a mangiare, scegliendo i fichi migliori. Allora il rabbino concluse: “Tu sai come si fa a scegliere bene. Vorresti che Jahwèh, tre volte santo, non lo sappia?”

Parola di Dio: 1Re 3,5.7-12; Sal 118; Rm. 8,28-30; Mt. 13,44-52

 

Vangelo Mt 13, 44-52

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse alla folla: "Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto in un campo; un uomo lo trova e lo nasconde di nuovo, poi va, pieno di gioia, e vende tutti i suoi averi e compra quel campo. Il regno dei cieli è simile a un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra. Il regno dei cieli è simile anche a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva e poi, sedutisi, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. Avete capito tutte queste cose?". Gli risposero: "Sì". Ed egli disse loro: "Per questo ogni scriba divenuto discepolo del regno dei cieli è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche".

Parola del Signore

 

“IL REGNO DEI CIELI È SIMILE AD UN TESORO NASCOSTO IN UN CAMPO...”. (Mt. 13,44)

L’uomo sente che la sua vita ha bisogno di essere ancorata ad un valore, ad un tesoro. C’è chi pensa: Mio primo valore è la salute, quando ho questa, ho tutto. Con essa affronto la mia giornata, risolvo i miei problemi. E fa tutto il possibile per difenderla, conservarla. Finché la possiede, e tranquillo, sicuro. C’è chi dice: “Mio tesoro è la ricchezza, il denaro, il possedere. Con questo posso fare tutto ciò che voglio, tutto è ai miei piedi, ai miei ordini, tutto mi è possibile, tutte le porte mi si aprono.” E spende la sua vita, la sua intelligenza, il suo lavoro, tutto quello che ha, per raggiungere questo tesoro. Sogna di poter dire, come nella parabola evangelica: “Godi, anima mia, hai tutto ciò che ti serve, i tuoi granai sono pieni...”. C’è chi segue altri sentieri: mio tesoro è il sapere, il lavoro, la professione, il successo... E per te, qual è il tuo tesoro? Dovremmo rispondere tutti con gioia e con evidenza: “E’ il regno dei cieli”. Come mai, dopo duemila anni di cristianesimo, ci sono ancora tante persone, o che non lo conoscono o che lo rifiutano? Perché il Regno di Dio e i suoi doni non sono costringenti, ma vanno cercati. Dio non costringe nessuno alla fede. Dio non ti obbliga con delle evidenze tali davanti alle quali non puoi non dire che si. Dio si fa cercare, si fa trovare, ti chiede fiducia, ti coinvolge nel suo Regno, ti chiede di rinunciare ad altro. Si sono scritti migliaia di libri sull’elettricità, la sua natura, i suoi effetti,il suo impiego.  Potreste costruire una biblioteca su questo argomento, ma questo non potrà accendere la più debole lampadina, azionare il minimo motore. Per fare questo, occorre applicare le nozioni che questi libri danno, allacciarsi alla rete di distribuzione, collegare gli apparecchi. Se non lo cerchi, se non lo consideri un tesoro, se non ti dai da fare per viverlo, il Regno continuerà ad essere un tesoro, ma nascosto nel campo.

 

 

LUNEDI’ 28 LUGLIO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Innocenzo I, Papa; Santa Serena.

Una scheggia di preghiera:

 

ANCHE OGGI, SIGNORE, INSEGNAMI PAZIENZA E COSTANZA.

 

Hanno detto: Nessuno ha mai commesso errore più grande di colui che non ha fatto mai nulla solo perché poteva fare troppo poco. (Burke)

Saggezza popolare: Osserva il tempo presente, ma medita sul passato.

Un aneddoto: Una volta mi capitò d’essere curato da un’infermiera, molto religiosa, che svolgeva il proprio lavoro in modo eccellente, con puntualità e abnegazione. Un giorno le domandai se il suo lavoro non fosse troppo faticoso, se alla lunga non avrebbe finito per fiaccarla e come trovasse la forza necessaria. Mi rispose raggiante in viso:“Vedete, ogni notte di veglia frutta una gemma per la mia corona celeste: ne ho già 7175!” Tutta la mia gratitudine verso di lei svanì in un colpo. Quando si dava da fare per assistermi, pensavo, era come se guardasse attraverso me come attraverso l’aria e i suoi occhi erano rivolti nascostamente alla corona celeste e ne godevano già lo scintillio!

Parola di Dio: Ger. 13,1-11; Cantico da Dt. 32,18-21; Mt. 13,31-35

 

Vangelo Mt 13, 31-35

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù espose alla folla un' altra parabola: "Il regno dei cieli si può paragonare a un granellino di senapa, che un uomo prende e semina nel suo campo. Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande degli altri legumi e diventa un albero, tanto che vengono gli uccelli del cielo e si annidano fra i suoi rami". Un'altra parabola disse loro: "Il regno dei cieli si può paragonare al lievito, che una donna ha preso e impastato con tre misure di farina perché tutta si fermenti". Tutte queste cose Gesù disse alla folla in parabole e non parlava ad essa se non in parabole, perché si adempisse ciò che era stato detto dal profeta: Aprirò la mia bocca in parabole, proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del mondo. Parola del Signore

 

“IL REGNO DEI CIELI E SIMILE AD UN GRANELLO DI SENAPE… AD UN PO’ DI LIEVITO”. (Mt. 13,31.33)

La natura è piena di esempi di come certe cose apparentemente piccole e insignificanti possiedono in sé una forza tale che stupiscono chi le osserva. Gesù parte da un granello di senapa e da un pugnetto di lievito per farci vedere come il suo Regno entri nel mondo senza far rumore. E’ una cosa piccola, apparentemente insignificante, ma ha in se qualcosa di creativo e di trasformante che certo con il tempo porterà il suo frutto. Noi vorremo come sempre il “tutto e subito”, Gesù invece ci incoraggia ad avere pazienza e costanza. Lui stesso è il nostro esempio. Quali risultati ha ottenuto Lui, Figlio di Dio, dopo tre anni di predicazione? Un gruppetto di discepoli molto incerto e pauroso con forti tracce di tradimento, rinnegamento e abbandono, un ladro pentito e un centurione romano che dopo la sua morte e forse anche con lo stimolo della paura, arriva a dire: “Costui era veramente il Figlio di Dio”. Eppure “il seme che muore porta frutto” e dalla morte e sconfitta apparente di Cristo, è nata la Chiesa che in mezzo a prove, a momenti di persecuzione, ad errori, ha fatto come lievito per portare valori cristiani in tutto il mondo. Io leggo poi queste parabole anche per me: non ho il diritto di scoraggiarmi davanti ai continui errori, alle continue ricadute, agli insuccessi della mia vita: la santità non e una cosa che compri al mercato e che è tua per sempre, credo che la santità consista piuttosto nel continuo ripartire, fidandosi sempre di meno di noi e dei nostri risultati, ma abbandonandosi sempre di più a Lui che ci ha troppo cari per non operare in noi.

 

 

MARTEDI’ 29 LUGLIO

Tra i santi ricordati oggi: Santa Marta; Sant’Ademaro; San Guglielmo Pinchon.

Una scheggia di preghiera:

 

CREDO CHE TU SEI IL CRISTO, IL FIGLIO DI DIO.

 

Hanno detto: L’amore senza eternità si chiama angoscia; l’eternità senza amore si chiama inferno. (Gustave Thibon)

Saggezza popolare: La fatica promette il premio, e la perseveranza lo porge.

Un aneddoto: “Maestro, parlami della fedeltà”, disse un discepolo. “Un cane servì il suo padrone per tutta la vita, ne difese la casa e i beni e quando questi morì rimase per due mesi sulla sua tomba. Quando morì il cane, gli uomini gli eressero una piccola stele sulla quale scrissero: “Fedeltà”. Un uomo rimase fedele alla moglie per tutta la vita. Quando morì, dietro il suo feretro c’era solo la moglie, ed essendo egli un poveraccio, fu gettato nella fossa comune.” “Perché questa differenza, maestro?” “Perché gli uomini ammirano la fedeltà degli animali, cui nulla costa essendo inscritta nella loro natura. Quanto a praticarla essi stessi, non vogliono pagarne il prezzo, conoscendone il costo. La fedeltà coniugale è virtù preziosissima, e ha quindi un costo molto elevato.”

Parola di Dio nella festa di Santa Marta: Pro. 31,10-13.19-20.30-31; Sal. 14; Lc. 10,38-42 oppure Gv. 11,19-27

 

Vangelo Gv 11, 19-27

Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, molti Giudei erano venuti da Marta e Maria per consolarle per il loro fratello. Marta dunque, come seppe che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. Marta disse a Gesù: "Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! Ma anche ora so che qualunque cosa chiederai a Dio, egli te la concederà". Gesù le disse: "Tuo fratello risusciterà". Gli rispose Marta: "So che risusciterà nell'ultimo giorno". Gesù le disse: "Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morrà in eterno. Credi tu questo?". Gli rispose: "Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio che deve venire nel mondo". Parola del Signore

 

“SIGNORE SE TU FOSSI STATO QUI MIO FRATELLO NON SAREBBE MORTO”. (Gv. 11,21)

Il rapporto di Marta con Gesù è talmente profondo che quando Gesù arriva a Betania quattro giorni dopo la morte di Lazzaro, essa non teme di manifestargli tutta la sua delusione; ma anche se il suo dolore è così grande non arriva però a perdere la speranza, la fede che ripone in Lui, uomo a cui Dio non rifiuta di concedere ciò che gli chiede. L’esperienza di Marta ci insegna come vivere i momenti di dolore, specialmente quei momenti a volte anche terribilmente lunghi in cui ci sembra di essere abbandonati da Dio. La prima cosa da fare è non aver paura di mettere davanti a Dio tutto il nostro dolore, la nostra rabbia, la nostra delusione. La seconda è quella di continuare a perseverare nella fede, continuare a lodare, benedire Dio amante della vita. Solo se accetteremo di rimanere in Dio, nonostante tutto, avremo la sua presenza con noi, potremo forse comprendere qualcosa dei suoi progetti e del suo pensiero, avremo la forza che ci viene sì dalla potenza di Dio che può tutto ma soprattutto dalla croce di Cristo che ci insegna a trasformare anche il dolore in amore.

 

 

MERCOLEDI’ 30 LUGLIO

Tra i santi ricordati oggi: San Pietro Crisologo;Santa Donatella, martire; San Capreolo.

Una scheggia di preghiera:

 

DIO DELLA MIA GIOIA, RIEMPI IL MIO CUORE DELLA TUA PACE.

 

Hanno detto: Amare chi ci comprende è facile, amare chi ci ama è bello, ma bisogna imparare ad amare gli uomini soltanto perché sono uomini. (Salvaneschi Nino)

Saggezza popolare: La modestia è madre d'ogni creanza.

Un aneddoto: “Aveva sciupato la vita in preoccupazioni, che ora sul letto di morte non contavano niente. Ebbe però il coraggio di chiamare un sacerdote. Questi, per l'infinita misericordia di Dio, gli perdonò tutti i peccati della vita e lo riconciliò con Dio. Ma il moribondo, triste, guardava le sue mani e sospirava: “Come sono vuote di opere buone le mie mani, come sono vuote!” Allora il sacerdote staccò dalla parete il crocifisso, lo pose tra le mani di quel povero uomo pentito e gli disse: “Ora le tue mani non sono più vuote! I meriti di Gesù, che ti ama, sono diventati tuoi. Ora possiedi il più grande tesoro, il lasciapassare per il Regno del Padre.” A queste parole il povero uomo si strinse felice il Crocifisso al cuore e morì sereno..

Parola di Dio: Ger. 15,10.16-21; Sal. 58; Mt. 13,44-46

 

Vangelo Mt 13, 44-46

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse alla folla: "Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto in un campo; un uomo lo trova e lo nasconde di nuovo, poi va, pieno di gioia, e vende tutti i suoi averi e compra quel campo. Il regno dei cieli è simile a un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra". Parola del Signore

 

“IL REGNO DEI CIELI E’ SIMILE AD UN TESORO NASCOSTO IN UN CAMPO; UN UOMO LO TROVA E LO NASCONDE DI NUOVO, POI VA, PIENO DI GIOIA E VENDE TUTTI I SUOI AVERI E COMPRA QUEL CAMPO”. (Mt. 13,44)

Questa parabola, come quella seguente della perla preziosa per cui vale la pena di vendere tutti gli averi indicano certamente l'importanza assoluta che il Regno di Dio deve avere. Per questo regno si può perdere tutto, ci insegna la vita di tanti santi che hanno lasciato ogni cosa pur di seguire Gesù, e la vita dei martiri che hanno donato anche il proprio corpo pur di essere fedeli al Signore. Ma le parole di questa parabola che colpiscono maggiormente sono quelle due: "pieno di gioia". Trovare un tesoro, vincere un premio, può riempire di gioia, ma può esserci altrettanta gioia nel vendere tutto? Il Vangelo ci dice di sì: il Regno di Dio, il suo amore sono talmente forti, affascinanti, totalmente appaganti che non c’è bisogno di altro! Fino a non molto tempo fa (in alcuni casi leggi: ancora oggi) l’educazione cristiana predicava il distacco e il sacrificio come valore a se stante e a forza di insistere sul dovere di rinunciare a tutto, ci si dimenticava di scoprire ciò che motivava questo spogliamento. Ma, il cristianesimo è rinuncia o scelta? L’uomo che vende tutti i suoi beni  per acquistare il campo del tesoro non ha nulla del masochista: egli fa un eccellente affare. Noi spesso usiamo il termine ‘mortificarsi’ in modo assai sbagliato, certamente non cristiano. Mortificare vuol dire uccidere, mettere a morte. San Paolo allora può dire che dobbiamo mortificare le nostre cattive inclinazioni che ci dominano: mortifichiamo il nostro egoismo, la nostra gelosia, l’ira… ma non dobbiamo mortificare, dare la morte a noi stessi. Il cristiano non rinuncia se non per liberarsi in vista di un’altra cosa, per conoscere una gioia migliore. Il cristiano non cerca la croce. Cristo stesso non ha cercato la sofferenza, l’ha combattuta. Ha accettato la croce solo come conseguenza di un amore totale. Non bisogna accettare la croce che per imparare da essa un amore migliore.

 

 

GIOVEDI’ 31 LUGLIO

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Ignazio di Loyola;San Fabio; San Giustino de Jacobis.

Una scheggia di preghiera:

 

RENDI, SIGNORE LA MIA TESTIMONIANZA GIOIOSA E CORAGGIOSA.

 

Hanno detto: Chi vuole bene a qualcuno trova sempre il modo di fare qualcosa per lui. (Jean Anouilh)

Saggezza popolare: La miseria è maestra di ingegnosità.

Un aneddoto: USCIRE

Ad un saggio padre del deserto un giovane discepolo chiese: “Qual è la cosa più importante che devo imparare nella via di Dio?”  L’anziano rispose: “Uscire! Uscire! Uscire!” “Uscire da che cosa? , gli chiese il discepolo stupefatto. “Uscire da te stesso per entrare nel cuore di Dio, nel cuore degli uomini tuoi fratelli”.

Parola di Dio: Ger. 18,1-6; Sal. 145; Mt. 13,47-53

 

Vangelo Mt 13, 47-53

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse alla folla: "Il regno dei cieli è simile anche a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva e poi, sedutisi, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. Avete capito tutte queste cose?". Gli risposero: "Sì". Ed egli disse loro: "Per questo ogni scriba divenuto discepolo del regno dei cieli è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche". Terminate queste parabole, Gesù partì di là. Parola del Signore

 

IL REGNO DEI CIELI E’ SIMILE AD UNA RETE GETTATA NEL MARE, CHE RACCOGLIE OGNI GENERE DI PESCI… VERRANNO GLI ANGELI E SEPARERANNO I CATTIVI DAI BUONI”. (Mt. 13, 47. 49)

In questa parabola noi vediamo  due azioni distinte. La prima è la rete che raccoglie tutto e la seconda è la cernita. Lasciando a Dio questa seconda fase, fermiamoci un momento sulla prima. La rete va buttata. Un cristiano non è un buon discepolo se non butta la rete. Se la fede rimane nascosta non è fede, se la gioia del Vangelo non si comunica vuol dire che il Vangelo non è arrivato al cuore. E non bisogna scoraggiarci di gettarla anche se, almeno all’apparenza, sembra non prendere granché o raccogliere alghe e pietre e, qualche volta, spazzatura. Dobbiamo soprattutto evitare di selezionare troppo, fare la cernita. Quando i pescatori buttano la rete non possono pretendere di raccogliere solo pesci di una determinata razza: la rete in sé non è selettiva e anche il compito dei pescatori in un primo tempo non è selettivo è semplicemente quello di far giungere l’annuncio del regno in più posti possibile, a più persone possibili. Non sappiamo veramente ciò che arriverà sulla sponda dell’eternità e quali saranno i criteri adottati dagli angeli. Dobbiamo, perciò, stare attenti a non anticipare la cernita finale che implica una sapienza divina. A noi spetta di seminare e di proporre, non sta neppure a noi controllare l’ortodossia  o meno di chi è entrato nella rete, il grado della sua conversione.

     
     
 

Archivio