SCHEGGE E SCINTILLE
PENSIERI, SPUNTI, RIFLESSIONI
DALLA PAROLA DI DIO E DALLA VITA
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a cura di: don_franco_locci@libero.it
GIUGNO 2008
DOMENICA 1 GIUGNO: IX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO, ANNO A
Tra i santi ricordati oggi: San Giustino; San Caprasio di Lerins.
Una scheggia di preghiera:
SPIRITO DI DIO DONAMI COERENZA TRA FEDE E VITA.
Saggezza popolare: Nessuno per quanto accorto, può mettere le mani addosso ai pensieri.
Hanno detto: Per quanto possiamo fare, nessuno ci amerà mai come Dio ci ama in ogni istante. (J. Green)
Un aneddoto: Il commendatore Bevilacqua, che visse vicino a Padre Pio per 20 anni, un giorno cominciò a sfilare, senza farsi scoprire, i fili del suo cordone: tanta gente glieli chiedeva e i suoi amici non credevano di far qualcosa di male. Padre Pio per un po' lasciò fare; poi fece capire che si accorgeva di tutto, anzi ogni tanto diceva: “Guagliò, scherzando scherzando, mi porti via tutte le filacce”.
Una volta il Bevilacqua gli disse: “Padre Pio, se voi sapeste chi è Padre Pio!”. E il Frate, pronto: “E chi vo' che sia? Nu pover'ommo!”.
Parola di Dio: Dt. 11,18.26-28; Sal. 30; Rom. 3,21-25.28; Mt 7,21-27
Vangelo Mt 7, 21-27
Dal vangelo secondo Matteo.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. Molti mi diranno in quel giorno: Signore, Signore, non abbiamo noi profetato nel tuo nome e cacciato demoni nel tuo nome e compiuto molti miracoli nel tuo nome? Io però dichiarerò loro: Non vi ho mai conosciuti; allontanatevi da me, voi operatori di iniquità. Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, è simile a un uomo saggio che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa non cadde, perché era fondata sopra la roccia. Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, è simile a un uomo stolto che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde, e la sua rovina fu grande". Parola del Signore
“NON CHIUNQUE DICE: SIGNORE, SIGNORE ENTRERA' NEL REGNO DEI CIELI, MA CHI FA LA VOLONTA’ DEL PADRE MIO” (Mt. 7,21)
Riprendo sintetizzando una riflessione di don Sergio Messina: “E’ così facile per noi cristiani riempirci la bocca della parola di Dio, vantare perfino amicizie intime e ‘particolari’ con Lui, cantargli inni e cantici spirituali in continuazione e poi non sentire di appartenergli nel quotidiano, non credere di doverci appassionare a Lui difendendo gli ultimi tra i suoi figli. Guardiamoci attorno. Dove ci sono cristiani tutti dovrebbero sapere che lì è arrivato il Regno di Dio. Allora dove c’è un negozio gestito da cristiani dovrebbe essere evidente che, in quel luogo, sovrano sarà il rispetto dei diritti altrui e bandita ogni manifestazione di scorrettezza e disonestà. Allora dove c’è un direttore di banca cristiano noi dovremmo avere la sicurezza che lì mai verranno fatte proposte finanziarie a detrimento del cliente, soprattutto se anziano o incompetente. Ma è proprio così che vanno le cose in questo mondo, soprattutto in questo nostro occidente dalle profonde radici cristiane? E’ così difficile, quando incontriamo cristiani, avere in anticipo la certezza che incontreremo anche la sua presenza. Spesso lui non c’è, reso assente dalla nostra mancanza di giustizia, di fede, di onestà. E’ certo più facile alzare gli occhi e vedere sul muro crocifissi, immagini sacre devotamente collocate che trovare negli occhi di chi incontri la limpidezza che vien e da una sincerità e da una onestà a tutta prova.”
LUNEDI’ 2 GIUGNO
Tra i santi ricordati oggi: Santi Marcellino e Pietro; Sant’ Adalgiso.
Una scheggia di preghiera:
AIUTAMI, SIGNORE A BEN USARE IL DONO DELLA LIBERTA’.
Saggezza popolare: Dove non è malizia non è peccato.
Hanno detto: L'amore di Dio induce l'amore del prossimo; a sua volta l'amore del prossimo nutre l'amore di Dio. (San Gregorio Magno)
Un aneddoto: “Buon appetito a chi non ce l'ha, e chi ce l'ha molto lo abbassi un pochettino”, disse una volta Padre Pio, trovandosi tra amici. Lui l'appetito magari lo aveva sempre, perché spessissimo lo mortificava. Alla gola, poi, non dava retta mai. Un giorno espresse un desiderio: “Mangerei con piacere due gamberetti”. Lo seppe il proprietario dell'albergo “Santa Maria delle Grazie”, un suo figlio spirituale, e si fece in quattro per trovarli: spedì una macchina a Manfredonia, ma non ce n'erano. Furono pescati appositamente e portati a San Giovanni Rotondo; furono cotti e presentati al Frate; il quale sorrise e ringraziò, ma disse: “Ecco un buon piatto per i poveri !”. E non ne mangiò. Fece lo stesso con due pesche ricevute in stagione in cui non se ne trovano. Un tale le cercò a Benevento; e tornò trafelato con i frutti, per sentirsi dire dal bizzarro Cappuccino: “Ai poveri !”.
Parola di Dio: 2Pt. 1,1-7; Sal 90; Mc. 12,1-12
Vangelo Mc 12, 1-12
Dal vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù prese a parlare ai sommi sacerdoti, agli scribi e agli anziani in parabole: "Un uomo piantò una vigna, vi pose attorno una siepe, scavò un torchio, costruì una torre, poi la diede in affitto a dei vignaioli e se ne andò lontano. A suo tempo inviò un servo a ritirare da quei vignaioli i frutti della vigna. Ma essi, afferratolo, lo bastonarono e lo rimandarono a mani vuote. Inviò loro di nuovo un altro servo: anche quello lo picchiarono sulla testa e lo coprirono di insulti. Ne inviò ancora un altro, e questo lo uccisero; e di molti altri, che egli ancora mandò, alcuni li bastonarono, altri li uccisero. Aveva ancora uno, il figlio prediletto: lo inviò loro per ultimo, dicendo: Avranno rispetto per mio figlio! Ma quei vignaioli dissero tra di loro: Questi è l'erede; su, uccidiamolo e l'eredità sarà nostra. E afferratolo, lo uccisero e lo gettarono fuori della vigna. Che cosa farà dunque il padrone della vigna? Verrà e sterminerà quei vignaioli e darà la vigna ad altri. Non avete forse letto questa Scrittura: La pietra che i costruttori hanno scartata è diventata testata d'angolo; dal Signore è stato fatto questo ed è mirabile agli occhi nostri"? Allora cercarono di catturarlo, ma ebbero paura della folla; avevano capito infatti che aveva detto quella parabola contro di loro. E, lasciatolo, se ne andarono. Parola del Signore
“UN UOMO PIANTO’ UNA VIGNA, VI POSE ATTORNO UNA SIEPE, SCAVO’ UN TORCHIO, COSTRUI’ UNA TORRE, POI LA DIEDE IN AFFITTO A DEI VIGNAIOLI E SE NE ANDO’ ”. (Mc. 12,1)
Questa parabola che vuol mettere in guardia sia ebrei che cristiani dal sentirsi “vigna del Signore” solo perché appartenenti ad un popolo, ci dice anche il modo generoso di comportarsi di Dio nei nostri confronti. Ma quello che stupisce e ci lascia perplessi è che Dio, dopo aver fatto tutto questo per noi, “se ne vada”. Eppure è proprio questa apparente assenza di Dio che garantisce la libertà e il lavoro degli uomini. Il Dio di Gesù non è un Dio paternalista o uno che vuole dettarci tutti i particolari del lavoro, uno che non ci lascia fiato, che non si fida della nostra iniziativa, un controllore che vuole a tutti i costi che facciamo come vuole Lui o peggio un Dio sempre pronto, fucile alla mano, a sparare contro le mancanze degli uomini. Egli ha fatto col suo popolo un patto, in cui dà e chiede e quindi rispetta l'uomo proprio lasciandolo libero di essere fedele a questa amicizia. Non è quindi un Dio che deresponsabilizza l'uomo, ma lo immerge più profondamente nella storia. L'assenza di Dio significa soltanto che Dio ci lascia campo libero, che ci prende sul serio. E' un segno d'amore. Dio si fida di me e di te. Gesù, ci affida il suo regno conoscendo le nostre debolezze. Lo Spirito, nonostante tutto, continua ad aver fiducia negli uomini ed è sempre pronto a rinnovarci dal di dentro, purché noi lo accogliamo. E’ vero che a noi, qualche volta farebbe più comodo un Dio che ci dica per filo e per segno che cosa fare, un Dio dalle norme chiare a cui poter opporre tutte le nostre eccezioni, un Dio solutore di problemi, ma se fosse così, saremmo schiavi. Dio invece ci vuole liberi: liberi per capire il suo amore e liberi nel rispondervi.
MARTEDI’ 3 GIUGNO
Tra i santi ricordati oggi: Carlo Lwanga e compagni, martiri dell’Uganda.
Una scheggia di preghiera:
TU, GESU’, SEI L’IMMAGINE DEL PADRE.
Saggezza popolare: La carità ben regolata comincia da noi stessi. (Proverbio Medievale)
Hanno detto: Si vive solo il tempo che si ama (Detto latino)
Un aneddoto: Si legge negli Atti della Canonizzazione di san Carlo Lwanga e i suoi 21 compagni, paggi del Re Mwanga, durante la persecuzione del 1885-87 in Uganda, che Kzito, il più giovane dei gloriosi martiri, poco prima di morire, disse d’aver paura di non resistere al dolore, ma ce l’avrebbe fatta, se l’amico Carlo gli avesse tenuta stretta la mano. Questi gliela tenne stretta volentieri, dicendo: “Stai tranquillo. Con l’altra mano, sto attaccato al buon Gesù”.
Parola di Dio: 2Pt.3,12-15.17-18; Sal. 89; Mc.12,13-17
Vangelo Mc 12, 13-17
Dal vangelo secondo Marco
In quel tempo, i sommi sacerdoti, gli scribi e gli anziani mandarono alcuni farisei ed Erodiani per coglierlo in fallo nel discorso. E venuti, quelli gli dissero: "Maestro, sappiamo che sei veritiero e non ti curi di nessuno; infatti non guardi in faccia agli uomini, ma secondo verità insegni la via di Dio. E' lecito o no dare il tributo a Cesare? Lo dobbiamo dare o no?". Ma egli, conoscendo la loro ipocrisia, disse: "Perché mi tentate? Portatemi un denaro perché io lo veda". Ed essi glielo portarono. Allora disse loro: "Di chi è questa immagine e l'iscrizione?". Gli risposero: "Di Cesare". Gesù disse loro: "Rendete a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio". E rimasero ammirati di lui. Parola del Signore
“RENDETE A CESARE CIO’ CHE E’ DI CESARE E A DIO CIO’ CHE E’ DI DIO”. (Mc. 12,17)
La risposta di Gesù non soltanto supera l’insidia che gli era stata posta, ma diventa anche fondamento di quella che è la dottrina sociale della Chiesa. Anche don Bosco diceva già ai suoi ragazzi: “bisogna essere buoni cristiani e bravi cittadini”. Questo vuol dire che il cristiano è chiamato a contribuire in modo attivo allo sviluppo sociale, economico e culturale della società in cui vive, con il lavoro onesto, col pagare le tasse, con l’osservanza di tutte le leggi che regolano la convivenza civile. Ma a Dio che cosa bisogna dare?. San Lorenzo da Brindisi (sacerdote vissuto tra il 1559 e il 1619) in una omelia su questo vangelo dice: “A Cesare dobbiamo dare la moneta che porta l’immagine e la descrizione di lui, a Dio invece ciò su cui è impressa l’immagine e l’iscrizione del re divino. Con Cristo io ti chiedo: “Di chi è questa immagine e l’iscrizione?. Tu dici: “Di Dio”. Osservo: “E perché non dai a Dio ciò che è suo?” Se vogliamo essere l’immagine di Dio, dobbiamo essere simili a Cristo, perché Egli è l’immagine della bontà di Dio. Chi pertanto nella vita, nei costumi e nelle virtù è simile e conforme a Cristo, manifesta davvero l’immagine di Dio e questa restituita a Dio gli dà la giusta lode”.
MERCOLEDI’ 4 GIUGNO
Tra i santi ricordati oggi: San Francesco Caracciolo.
Una scheggia di preghiera:
OGNI GIORNO LE TUE MERAVIGLIE SONO DAVANTI A ME, O SIGNORE.
Saggezza popolare: "Non amare è un lungo morire." (Proverbio Indiano)
Hanno detto: L'amore si può mendicare, comprare, regalare, si può trovarlo sulla strada, ma non si può estorcere. (Herman Hesse)
Un aneddoto: Raccontava Papa Giovanni XXII: “Quando fui eletto papa venni invitato a dare la benedizione ai fedeli che attendevano in piazza san Pietro. Ad un certo momento dovetti salire sulla sedia gestatoria per recarmi nell’aula delle benedizioni. Che pena per me! Chiusi gli occhi, chinai il capo. Mentre attraversavo l’aula gremita di gente che acclamava, tra tante grida, mi parve di sentire una voce ben distinta, conosciuta, suadente che sussurrava: “Angelino, sii umile, sii umile, sii umile!”. Sicuro, tre volte ripeté: Sii umile! E sapete di chi era quella voce così bella? Era la voce di mia madre! E un figlio, anche eletto papa, deve sempre ascoltare i consigli della mamma.
Parola di Dio: 2Tm. 1,1-3.6-12; Sal. 122; Mc. 12,18-27
1^ Lettura 2 Tm 1, 1-3. 6-12
Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo a Timoteo
Paolo, apostolo di Cristo Gesù per volontà di Dio, per annunziare la promessa della vita in Cristo Gesù, al diletto figlio Timòteo: grazia, misericordia e pace da parte di Dio Padre e di Cristo Gesù Signore nostro. Ringrazio Dio, che io servo con coscienza pura come i miei antenati, ricordandomi sempre di te nelle mie preghiere, notte e giorno; Per questo motivo ti ricordo di ravvivare il dono di Dio che è in te per l'imposizione delle mie mani. Dio infatti non ci ha dato uno Spirito di timidezza, ma di forza, di amore e di saggezza. Non vergognarti dunque della testimonianza da rendere al Signore nostro, né di me, che sono in carcere per lui; ma soffri anche tu insieme con me per il vangelo, aiutato dalla forza di Dio. Egli infatti ci ha salvati e ci ha chiamati con una vocazione santa, non già in base alle nostre opere, ma secondo il suo proposito e la sua grazia; grazia che ci è stata data in Cristo Gesù fin dall'eternità, ma è stata rivelata solo ora con l'apparizione del salvatore nostro Cristo Gesù, che ha vinto la morte e ha fatto risplendere la vita e l'immortalità per mezzo del vangelo, del quale io sono stato costituito araldo, apostolo e maestro. E' questa la causa dei mali che soffro, ma non me ne vergogno: so infatti a chi ho creduto e sono convinto che egli è capace di conservare fino a quel giorno il deposito che mi è stato affidato. Parola di Dio
“TI RICORDO DI RAVVIVARE IL DONO DI DIO CHE È IN TE”. (2 Tm. 1,6)
Spesso ci lamentiamo che nel nostro mondo la fede cristiana non ha più mordente, spesso anche nella nostra vita ci accorgiamo di diventare tiepidi nella fede e nelle opere. Un fuoco non alimentato poco per volta si spegne, ma se tu soffi sulle braci che sono al di sotto delle ceneri, se gli metti sopra qualche stecco ben secco, esso si riprenderà e brucerà anche il legno più grosso. La fede è un dono che abbiamo; lo Spirito Santo che abbiamo ricevuto nel Battesimo, confermato nella Cresima e negli altri sacramenti è presente in noi. Forse è nascosto sotto la cenere dell’abitudine, della pigrizia, della paura. Bisogna ravvivarlo ed alimentarlo ogni giorno. Suggerimenti per l’uso: La preghiera e la carità e poi mettici un po’ di meraviglia, di entusiasmo, di fiducia in Dio e il fuoco divamperà in te e attorno a te.
GIOVEDI’ 5 GIUGNO
Tra i santi ricordati oggi: San Bonifacio, Vescovo e Martire.
Una scheggia di preghiera:
LIBERACI, SIGNORE, DALLE VANE PAROLE.
Saggezza popolare: Amare troppo è semplicemente amare. (Proverbio Francese)
Hanno detto: Tutti sanno per esperienza che è facile innamorarsi, mentre amare veramente è bello ma difficile. Come tutti i veri valori, l'amore non si può acquistare. Il piacere si può acquistare, l'amore no. (Hermann Hesse)
Un aneddoto: UN VESCOVO FATTO POPOLO.
Mons. Armido Gasparini, vescovo missionario in Etiopia un giorno guidava instancabile lungo le piste della foresta, percorse da molta gente a piedi, soprattutto da donne, curve sotto pesanti fasci di legna. A un certo punto si ferma a salutare alcune vecchiette, dicendomi: «Queste sono della mia diocesi». La sua diocesi è grande quanto l’Italia meridionale da Napoli in giù. Sceso dal gippone, ha dato loro qualche spicciolo e le ha abbracciate. Mentre ripartivamo piangeva e, quasi scusandosi, mi diceva: “Sai, sono cristiani, sono i miei cristiani”. Poi, tutto felice, aggiunse: “Forse tu non la condividerai, ma io faccio sempre una preghiera al Signore. Posso dirtela?” “Sicuro, dimmela!” “Io prego così: Signore, se non entrano in paradiso questi, non voglio venirci neanch’io...”. È una preghiera straordinaria, una preghiera di piena solidarietà con il suo popolo: un vescovo fatto popolo chiede di rimanere alle porte del Regno se il suo popolo non entra nel Regno. Non è un romantico: è un uomo di 77 anni ed è stato tutta una vita in mezzo a quelle sofferenze, ma l’ho visto piangere perché alle sofferenze della sua gente non ha fatto l’abitudine. È ancora capace di farle proprie. Questo significa soffrire le cose umane. E lui sa benissimo che, andando in paradiso, i suoi cristiani se li porterà dietro tutti. (T. Bello, Cirenei della gioia).
Parola di Dio: 2Tm. 2,8-15; Sal. 24; Mc. 12,28-34
1^ Lettura 2Tm 2, 8-15
Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo a Timoteo
Carissimo, ricordati che Gesù Cristo, della stirpe di Davide, è risuscitato dai morti, secondo il mio vangelo, a causa del quale io soffro fino a portare le catene come un malfattore; ma la parola di Dio non è incatenata! Perciò sopporto ogni cosa per gli eletti, perché anch'essi raggiungano la salvezza che è in Cristo Gesù, insieme alla gloria eterna. Certa è questa parola: Se moriamo con lui, vivremo anche con lui; se con lui perseveriamo, con lui anche regneremo; se lo rinneghiamo, anch'egli ci rinnegherà; se noi manchiamo di fede, egli però rimane fedele, perché non può rinnegare se stesso. Richiama alla memoria queste cose, scongiurandoli davanti a Dio di evitare le vane discussioni, che non giovano a nulla, se non alla perdizione di chi le ascolta. Sforzati di presentarti davanti a Dio come un uomo degno di approvazione, un lavoratore che non ha di che vergognarsi, uno scrupoloso dispensatore della parola della verità. Parola di Dio
“SCONGIURALI DAVANTI A DIO DI EVITARE LE VANE DISCUSSIONI CHE NON GIOVANO A NULLA”. (2 Tm. 2,14)
Abituato dalla mentalità positivistica e dalla educazione ricevuta in questo senso, spesso ho pensato che davanti agli interrogativi della vita e a quelli della fede si potesse arrivare a delle risposte attraverso ragionamenti, letture, discussioni. Certamente chiarirsi le idee, avere un determinato metodo, confrontarsi con gli altri è una casa molto utile, a patto che tutto questo non diventi accademia, salotto, chiacchiera a vanvera per gonfiarsi del proprio sapere… e rimanere con le proprie idee o peggio volerle imporre agli altri. Paolo sapeva usare molto bene la logica, conosceva ed usava sia il modo di discussione dei rabbini sia la logica greca e romana, ma si era accorto che le chiacchiere non servono, le discussioni spesso generano inimicizie e soprattutto si rischia sempre di far prevalere se stessi e il proprio piccolo sapere umano dimenticando che Dio è più grande di noi e che non lo si può svestire di quello che è il mistero che gli appartiene. Quante chiacchiere inutili anche tra cristiani, quante ore di riunioni passate a parlarci addosso. Il santo curato d’Ars a chi lo cercava per “discutere di Dio” rispondeva dicendo: “Vieni andiamo a pregare insieme davanti al Santissimo” oppure “Prima confessati e poi discuteremo” e succedeva sempre che alla fine non c’era più bisogno di discutere.
VENERDI’ 6 GIUGNO
Tra i santi ricordati oggi: San Norberto; Sant’Alessandro da Fiesole; Sant’Artemio.
Una scheggia di preghiera:
LA TUA VOCE, SIGNORE, GIUNGA ALL’INTIMITA' DEL MIO CUORE.
Saggezza popolare: L'amore è fuoco: ovunque sia lo vedi da lontano. (Proverbio Arabo)
Hanno detto: Una piuma può tornire una pietra se la muove la mano dell'amore. (Ugo Von Hofmannsthal)
Un aneddoto: UN’ESPERIENZA DI PADRE GHEDDO
Quando andavo in carcere a San Vittore, come aiutante del cappellano, mi fermavo spesso a parlare con i carcerati e anche i loro parenti che venivano a visitarli. Ho conosciuto un uomo condannato a 12 anni per furto, truffa aggravata e bancarotta fraudolenta: una vita sbagliata, perché aveva tutte le possibilità di fare bene, ma aveva perso tutto al gioco. Era sposato con un’ottima donna, ricca, dolce, che gli aveva dato due figli. La famiglia di lei l’aveva aiutato a impiantare un’azienda e per un po’ era andato bene, guadagnava perché era un uomo capace. Poi è venuta la passione del gioco e in pochi anni ha perso tutto. Una volta la bella e giovane signora mi ha detto: “Padre, preghi per me, perché sono tentata di abbandonare mio marito. Potrei chiedere il divorzio, ho un altro uomo che mi fa la corte. La mia famiglia mi spinge ad abbandonarlo perché è un disgraziato e i due bambini hanno bisogno di un padre. Ma io capisco che il Signore non vuole. Farei uno sbaglio. Ho sposato quest’uomo per amore, abbiamo avuto due figli, come posso, nel momento in cui lui soffre ed è abbandonato da tutti, lasciarlo anch’io?”.
Cari amici, lasciate che vi racconti il seguito di quelle conversazioni in carcere. Anni dopo, quando non andavo già più a San Vittore, mi telefona la signora e viene a trovarmi con una bambina di pochi mesi in braccio. Mi dice: “Padre, ringrazio Dio e ringrazio anche lei, perché nel momento in cui ero in difficoltà mi ha aiutata a scegliere bene. Mio marito ha avuto una riduzione della pena, è uscito, si è messo a fare bene, abbiamo avuto una bambina. Non cesso di ringraziare Dio che mi ha fatto scegliere la strada più difficile.
Parola di Dio: 2Tm. 3,10-16; Sal. 118; Mc. 12,35-37
1^ Lettura 2 Tm 3, 10-16
Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo a Timoteo.
Carissimo, tu mi hai seguito da vicino nell'insegnamento, nella condotta, nei propositi, nella fede, nella magnanimità, nell'amore del prossimo, nella pazienza, nelle persecuzioni, nelle sofferenze, come quelle che incontrai ad Antiochia, a Icònio e a Listri. Tu sai bene quali persecuzioni ho sofferto. Eppure il Signore mi ha liberato da tutte. Del resto, tutti quelli che vogliono vivere piamente in Cristo Gesù saranno perseguitati. Ma i malvagi e gli impostori andranno sempre di male in peggio, ingannatori e ingannati nello stesso tempo. Tu però rimani saldo in quello che hai imparato e di cui sei convinto, sapendo da chi l'hai appreso e che fin dall'infanzia conosci le sacre Scritture: queste possono istruirti per la salvezza, che si ottiene per mezzo della fede in Cristo Gesù. Tutta la Scrittura infatti è ispirata da Dio e utile per insegnare, convincere, correggere e formare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona. Parola di Dio
“TUTTA LA SCRITTURA INFATTI È ISPIRATA DA DIO E UTILE PER INSEGNARE, CONVINCERE, CORREGGERE”. (2 Tim. 3,10)
Paolo sa che la fede in Gesù trova fondamento nella Sacra Scrittura. Questi libri, scritti da uomini in varie epoche, raccolgono la storia di un popolo con il quale Dio ha stretto amicizia. Hanno dunque origine umana ma ispirazione divina, è un insieme di libri che narrano le nostre povere vicende umane ma che ci presentano le meraviglie di Dio operate a nostro favore. Leggere e rileggere la Bibbia non è allora esercizio di cultura, approfondimento storico, ma leggere la nostra storia e la storia del Dio-con-noi che oggi opera, scrive nella nostra vita e con la nostra vita. Un dono grande ma ancora misconosciuto per molti, quello della Scrittura. Si preferisce rifugiarsi nelle formule della religiosità piuttosto che affrontare la libertà e il rischio della Parola sempre nuova e stimolante. Certo non è facile da capire, da interpretare, da vivere, eppure la Parola di Dio è luce per il cammino, è forza per la debolezza, è incontro con il vivente. In ogni momento Dio ti offre la sua Parola. Ascoltala. Non pretendere di capire tutto, lasciala depositare nel tuo cuore. Falla diventare preghiera che ritorna al Padre. Lascia che diventi spada tagliente nella tua vita, che ti scomodi, che ti mondi: essa allora non tornerà al Padre senza aver portato il suo frutto.
SABATO 7 GIUGNO
Tra i santi ricordati oggi: Sant’Antonio Maria Giannelli, Sant’Alderico.
Una scheggia di preghiera:
SIGNORE, TI OFFRO LA MIA MISERIA E IL MIO PECCATO.
Saggezza popolare: Chi perde la roba perde molto, ma chi perde il cuore perde tutto.
Hanno detto: Dio ti manda i suoi doni perché ti ama, anche se tu non li comprendi. (Raphael Hombach)
Un aneddoto: PARABOLA BUDDISTA - LA PAROLA CHIAVE
Qualcuno chiese a Rinzai, un mistico Zen: “Dimmi ciò che è veramente essenziale, perché ho fretta. Sono un uomo d’affari e per me il tempo è prezioso. Dimmi in parole semplici: cos’è il fondamento, l’essenziale della religione?” Rinzai rimase in silenzio. Il commerciante si senti a disagio. “Mi hai sentito?” disse, “ti ho chiesto di darmi la parola chiave della religione”. “Ed io te l’ho data” disse Rinzai “Ora te ne puoi tornare ai tuoi affari”. “Sei pazzo? lo non ho sentito nulla “Ciò che può essere udito non è I’ essenziale. Io ti ho dato la parola chiave. La chiave è il silenzio. Ora vai. Hai fretta’’.
Parola di Dio: 2Tm. 4,1-8; Sal. 70; Mc. 12,38-44
Vangelo Mc 12, 38-44
Dal vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù diceva alla folla mentre insegnava: "Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. Divorano le case delle vedove e ostentano di fare lunghe preghiere; essi riceveranno una condanna più grave". E sedutosi di fronte al tesoro, osservava come la folla gettava monete nel tesoro. E tanti ricchi ne gettavano molte. Ma venuta una povera vedova vi gettò due spiccioli, cioè un quattrino. Allora, chiamati a sé i discepoli, disse loro: "In verità vi dico: questa vedova ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Poiché tutti hanno dato del loro superfluo, essa invece, nella sua povertà, vi ha messo tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere". Parola del Signore
“QUESTA VEDOVA HA MESSO TUTTO QUELLO CHE AVEVA, TUTTO QUANTO AVEVA PER VIVERE. (Mc. 12,44)
Alla scuola di Gesù non valgono le apparenze, le lauree, ciò che conta sono i comportamenti, le azioni concrete, ma anche queste non vanno giudicate dal rumore che fanno, ma dalle motivazioni che le hanno determinate. Gesù mette dunque davanti a noi come maestra di vita una povera vedova. Gesù è ormai nell’imminenza della sua morte e vede nel gesto di questa vedova un anticipo del gesto che Lui dovrà compiere. Questa vedova dà tutto quello che ha, ripone la sua fiducia solo più in Dio, difensore degli orfani e delle vedove. Gesù guarda in profondità e con attenzione e porta alla luce questa offerta silenziosa in cui Egli si riconosce. Quella della vedova, come la sua è una vita che sa consegnarsi nell’amore. Questo amore, a differenza delle belle pietre del tempio che saranno distrutte e delle ostentazioni effimere dei ricchi e degli scribi, non passa. Anche per noi, di tutte le cose della vita rimarranno solo i gesti dell’amore puro, della fiducia totale. Se scegliamo le apparenze, il rumore, essi lasceranno posto al vuoto ed al silenzio mentre l’amore pieno, come il tintinnio di quei due soldini, risuonerà per sempre, perché è nel cuore di Dio.
DOMENICA 8 GIUGNO: X DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
Tra i santi ricordati oggi: Santa Amelia; Santa Calliope.
Una scheggia di preghiera:
IL MIO NOME E’ SULLE TUE LABBRA E NEL TUO CUORE, O SIGNORE.
Saggezza popolare: Per amore della rosa , si sopportano le spine.
Hanno detto: L'amore di Dio e l'amore del prossimo sono come due porte che non possono che aprirsi e chiudersi insieme. (Kierkegaard)
Un aneddoto: COSI’ RACCONTAVANO I PADRI DEL DESERTO
C'era una volta un monaco che viveva nel deserto ed era sempre malato. Un anno gli capitò di star bene, ne fu molto contrariato e pianse dicendo: “Dio mi ha abbandonato, non è più venuto a trovarmi”.
Parola di Dio: Os. 6,3-6; Sal. 49; Rm. 4,18-25; Mt. 9,9-13
Vangelo Mt 9, 9-13
Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù, passando, vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte e gli disse "Seguimi". Ed egli si alzò e lo seguì. Mentre Gesù sedeva a mensa in casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e si misero a tavola con lui e con i discepoli. Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: "Perché il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?". Gesù li udì e disse: "Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate dunque e imparate che cosa significhi: Misericordia io voglio e non sacrificio. Infatti non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori". Parola del Signore
“GESU’, CHIAMATO MATTEO, GLI DISSE: SEGUIMI! ED EGLI SI ALZO’ E LO SEGUI’ ”. (Mt. 9,9)
Nella storia dell’evangelista Matteo c’è un ‘prima’ e un ‘dopo’, nettamente differenti. Il prima è rappresentato da Levi, il pubblicano disprezzato dal suo popolo, peccatore. Il ‘dopo’ mostra Matteo, l’uomo rigenerato dall’incontro trasformante con Cristo, che diventerà l’autore di uno dei quattro vangeli. E’ sempre la stessa persona, ma toccata intimamente dalla grazia di Dio. Noi diciamo che le persone non cambiano mai, ma se è vero che ciascuno di noi ha a che fare con se stesso, con il proprio carattere, ci sono momenti, scelte della nostra vita che possono davvero farci cambiare. Nella semplicità del brano evangelico noi vediamo questo cambiamento espresso da un gesto: Matteo, dopo aver ascoltato l’invito di Gesù “si alzò e lo seguì”. Per dare una svolta alla propria esistenza, Matteo approfittò sull’ istante della grazia che Dio gli offriva in quel momento e non la lasciò passare invano. Se davvero vogliamo seguire Cristo, oggi non fermiamoci a fare troppi ragionamenti davanti ad un suo invito. Se Cristo oggi ti chiede di amare concretamente una persona, non rimandare, non fare calcoli, alzati e va’.
LUNEDI’ 9 GIUGNO
Tra i santi ricordati oggi: Sant’ Efrem.
Una scheggia di preghiera:
GRAZIE, SIGNORE PER LA TESTIMONIANZA DEI TUOI MARTIRI.
Saggezza popolare: Non c'è amore senza amaro.
Hanno detto: Colui che ama Dio quando tutto va bene non può dire di avere la certezza di amarlo. (San Massimiliano Kolbe)
Un aneddoto: Un giorno Don Guanella parlava in chiesa alle suore e alle novizie e, come era sua abitudine, insieme alla meditazione su argomenti religiosi, passava volentieri a considerazioni sulla vita pratica, ai modi di realizzare la carità e vivere la virtù. Non di rado metteva l’uditorio a parte dei suoi problemi, chiedeva preghiere per poter realizzare le sue opere, raccomandando a tutti fiducia nella provvidenza paterna del Signore. Così, per sollevare l’uditorio, a un tratto si mise una mano in tasca e prese a frugare, dicendo con un sorriso: “Ora guardiamo un po’ quanto abbiamo nella nostra cassaforte!…”. Dopo molto armeggiare e frugare nelle tasche, riuscì a tirare fuori solo una moneta da due soldi. La volle mostrare a tutti come se fosse un tesoro, ma, nel far questo, la moneta gli sfuggì di mano e, rotolando sul pavimento, andò a nascondersi chi sa dove. Le suore lo aiutarono a cercarla, ma fu fatica inutile, perché la moneta non venne fuori. Allora Don Guanella le pregò di lasciar perdere e fece un gesto come per dire: ora in cassaforte non abbiamo proprio più nulla! Dopo un attimo di riflessione però il suo volto si illuminò e volgendosi e indicando il tabernacolo con la mano disse: “Ecco la Banca che mai fallisce! Ecco dove dobbiamo riporre la nostra fiducia: solo a quella ci dobbiamo rivolgere!”
Parola di Dio: 1Re 17,1-6; Sal. 120; Mt. 5,1-12
Vangelo Mt 5, 1-12
Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sulla montagna e, messosi a sedere, gli si avvicinarono i suoi discepoli. Prendendo allora la parola, li ammaestrava dicendo: "Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Beati gli afflitti, perché saranno consolati. Beati i miti, perché erediteranno la terra. Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. Beati i perseguitati per causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti hanno perseguitato i profeti prima di voi ". Parola del Signore
“BEATI VOI QUANDO VI INSULTERANNO E VI PERSEGUITERANNO, E MENTENDO DIRANNO OGNI SORTA DI MALE CONTRO DI VOI PER CAUSA MIA” (Mt.5,11)
Anche solo prendendo ad esempio questa beatitudine, noi ci rendiamo conto di quanto queste parole di Gesù siano valide sia per il passato che per il presente. Essere e mostrarsi oggi cristiani autentici sulla scena sociale può comportare odiose discriminazioni, attacchi ingiustificati da ogni parte, o anche emarginazione, perché significa dire la verità invece del pensiero comune o di quanto è “politicamente corretto”. La persecuzione del mondo contro i cristiani è sempre stata una costante storica e se ieri per molti credenti ha comportato il martirio del sangue (e anche oggi non mancano i martiri cristiani), oggi per altri essa rappresenta il martirio morale di vedersi insultati, magari allontanati dalla scena pubblica perché credenti, diffamati, perché difensori della causa del Vangelo. Non c’è da stupirsi, né da spaventarsi. E successo a Gesù e può succedere anche a noi. Nostro conforto è proprio il fatto che in questo non siamo soli e Cristo e il suo Spirito ci aiutano, se noi offriamo la nostra coerenza, a dare testimonianza. “E chi mi testimonierà io lo riconoscerò davanti al Padre mio”.
MARTEDI’ 10 GIUGNO
Tra i santi ricordati oggi: Sant’Asterio di Petra.
Una scheggia di preghiera:
SII TU IL GUSTO DELLA MIA VITA, SIGNORE.
Saggezza popolare: Scalda più amore che mille fuochi
Hanno detto: Non c'è modo di nascondere l'amore quando c'è, né di fingerlo quando non c'è. (La Rochefoucauld)
Un aneddoto: Alla Casa di Fratta Polesine, presso Rovigo, si presentarono un giorno due sorelle: Marta di quindici anni e Maria di diciassette. Esse dovevano passare un piccolo esame di attitudine alla vita religiosa, essendo desiderose di diventare suore delle Case della Provvidenza. Don Guanella invece di riceverle in parlatorio, le accolse nel cortile vicino al pollaio e, mentre scambiavano le prime parole di benvenuto, ecco che una gallina, trovato un buco nella rete, prese a fuggire entrando nell’orto con l’intenzione di far man bassa della verdura. Don Guanella senza far tanti complimenti, cominciò l’esame e disse a Marta, la più giovane: “Saresti capace d’andare ad acchiappare quella gallina scervellata e portarmela qui?” Marta, nonostante portasse il nome della brava sorella di Lazzaro, trovò quella proposta un po’ stramba e fuori luogo, per cui arrossì, abbassò il capo umilmente e non si mosse. Maria invece, invitata a sua volta, senza starci tanto a pensare, si mise dietro alla gallina e, con una perfetta manovra, la prese delicatamente e la riportò velocemente al pollaio. Don Guanella guardò ambedue le sorelle e poi, rivolto a Maria disse: “La tua prova è stata eccellente, per cui mi pare che potrai cominciare molto presto, anche la settimana ventura, il periodo di prova". Poi si rivolse a Marta e, tentennando la testa, sentenziò: “Tu, Marta, devi pregare ancora molto, devi fortificare la tua volontà, maturare e diventare forte. E ancora presto per venire con noi”.
Parola di Dio: 1Re 17,7-16; Sal. 4; Mt. 5,13-16
Vangelo Mt 5, 13-16
Dal vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:"Voi siete il sale della terra; ma se il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si potrà render salato? A null'altro serve che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini. Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città collocata sopra un monte, né si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli". Parola del Signore
“VOI SIETE IL SALE DELLA TERRA; MA SE IL SALE PERDESSE IL SAPORE, CON CHE COSA LO SI POTRA’ RENDERE SALATO?”. (Mt.5,13)
Gesù non ci invita ad essere sale e luce ma ci dice chiaramente che il cristiano è luce e sale del mondo Il sale era utile specialmente come conservante: una necessità vitale in paesi torridi come Israele, era usato perché la carne e il pesce non marcissero. Quando dunque Gesù ci dice di essere “il sale della terra” intende dire che noi dobbiamo fungere da conservante di tutto ciò che vi è di buono in questo mondo. Il cristiano deve essere una persona che rende difficile al prossimo essere malvagio e rende facile fare il bene. Ma il sale ha anche un’altra proprietà: dà gusto. Come sale noi cristiani dovremmo offrire un miglioramento della qualità della vita. Benché non possediamo la soluzione a tutte le difficoltà della vita, dovremmo essere in grado di portare pace e speranza a chi è disperato, e mostrare con il nostro modo di essere l’attrattiva di Dio, attraverso la compassione, il sorriso e l’apprezzamento di tutto quello che Dio ci ha dato. Il sale poi va dosato bene. Troppo sale rende immangiabile il cibo. Il cristiano deve essere uno che non esagera, uno che offre se stesso e la sua fede testimoniata nella speranza e nell’amore, mai uno che impone o si propone come modello unico di salvezza. Le parole di Gesù a proposito del sale poi, contengono anche un altro avvertimento. Se il sale perde le sue caratteristiche uniche, allora è del tutto inutile e sarà gettato via. Gesù intende dire che coloro che non utilizzano i doni che Dio ha dato loro, diventano inutili a se stessi, agli altri e anche a Dio.
MERCOLEDI’ 11 GIUGNO
Tra i santi ricordati oggi: San Barnaba; Sant’Amabile.
Una scheggia di preghiera:
CREDO IN UN SOLO DIO.
Saggezza popolare: Per amore anche gli asini ballano.
Hanno detto: Per amare Dio occorrono tre cuori, riuniti in uno solo: un cuore che non sia che amore e tenerezza per Dio, un cuore di carità e zelo per il prossimo, un cuore severo per se stessi. (San Benedetto Labre)
Un aneddoto: UNA TESTIMONIANZA RACCONTATA DA GIOVANNI BARRA
I veri uomini di preghiera non hanno bisogno di parlare della preghiera. Vederli pregare è già un invito, un appello. Durante la guerra 1915-18 nell’antico Cenobio cistercense di S. Ambrogio in Milano, trasformato in ospedale militare, prestano servizio due medici: uno ateo e socialista, Edoardo Gemelli, l’altro, Necchi, cattolico in tutte le espressioni della sua vita. La prima sera Gemelli e Necchi che hanno le brande una vicina all’altra, vedono un religioso francescano, anch’egli militare, che prima di andare a letto si inginocchia per recitare le orazioni della sera. “Necchi, dice Gemelli rivolgendosi al compagno, vedi quello là cosa fa? Hai il coraggio di fare altrettanto?”
La risposta viene immediata: Necchi si inginocchia e prega. Passano molti mesi. Necchi parla poco di religione con Gemelli. Si preoccupa di volergli bene, di mostrargli che gli vuoi bene e di predicare il Vangelo con la sua vita. Una mattina il dottor Gemelli gli dice: “Senti, Necchi, domattina svegliami quando ti alzi, sono curioso di vedere cosa vai a fare. Voglio venire anch’io con te!” Il mattino dopo i due medici entrano in cappella. Gemelli osserva che Necchi come al solito ascolta la messa e fa devotamente la Comunione. Nulla di straordinario. Nulla di strano a prima vista. Invece nella blindatura di incredulità del medico socialista si era aperta una prima breccia. Per quella breccia passerà la Grazia di Dio per convertirlo. Venerdì santo del 1918. “Accompagnami in chiesa”, dice Gemelli a Necchi. Edoardo Gemelli entra con Necchi per la seconda volta in chiesa. Ma questa volta non se ne sta ritto in piedi a vedere cosa fa Necchi. Si inginocchia, seppellisce il suo volto tra le mani e se ne sta a lungo in meditazione. Quando si alza, guarda l’amico che gli sta vicino, Il suo profilo interiore gli si svela in quell’istante ed egli intravede entro quell’anima innamorata di Dio tutta la mistica fioritura di gigli che Dio tesse nelle anime pure. Come era soavemente angelica questa creatura che l’aveva invisibilmente condotto alla casa del Padre. “Necchi, conducimi da un sacerdote”.
Parola di Dio: 1Re 18,20-39; Sal. 15; Mt. 5,17-19
1^ Lettura 1 Re 18, 20-39
Dal primo libro dei Re.
In quei giorni, Acab convocò tutti gli Israeliti e radunò i profeti sul monte Carmelo. Elia si accostò a tutto il popolo e disse: "Fino a quando zoppicherete con i due piedi? Se il Signore è Dio, seguitelo! Se invece lo è Baal, seguite lui!". Il popolo non gli rispose nulla. Elia aggiunse al popolo: "Sono rimasto solo, come profeta del Signore, mentre i profeti di Baal sono quattrocentocinquanta. Dateci due giovenchi; essi se ne scelgano uno, lo squartino e lo pongano sulla legna senza appiccarvi il fuoco. Io preparerò l'altro giovenco e lo porrò sulla legna senza appiccarvi il fuoco. Voi invocherete il nome del vostro dio e io invocherò quello del Signore. La divinità che risponderà concedendo il fuoco è Dio!". Tutto il popolo rispose: "La proposta è buona!". Elia disse ai profeti di Baal: "Sceglietevi il giovenco e cominciate voi perché siete più numerosi. Invocate il nome del vostro Dio, ma senza appiccare il fuoco". Quelli presero il giovenco, lo prepararono e invocarono il nome di Baal dal mattino fino a mezzogiorno, gridando: "Baal, rispondici!". Ma non si sentiva un alito, né una risposta. Quelli continuavano a saltare intorno all'altare che avevano eretto. Essendo gia mezzogiorno, Elia cominciò a beffarsi di loro dicendo: "Gridate con voce più alta, perché egli è un dio! Forse è soprappensiero oppure indaffarato o in viaggio; caso mai fosse addormentato, si sveglierà". Gridarono a voce più forte e si fecero incisioni, secondo il loro costume, con spade e lance, fino a bagnarsi tutti di sangue. Passato il mezzogiorno, quelli ancora agivano da invasati ed era venuto il momento in cui si sogliono offrire i sacrifici, ma non si sentiva alcuna voce né una risposta né un segno di attenzione. Elia disse a tutto il popolo: "Avvicinatevi!". Tutti si avvicinarono. Si sistemò di nuovo l'altare del Signore che era stato demolito. Elia prese dodici pietre, secondo il numero delle tribù dei discendenti di Giacobbe, al quale il Signore aveva detto: "Israele sarà il tuo nome". Con le pietre eresse un altare al Signore; scavò intorno un canaletto, capace di contenere due misure di seme. Dispose la legna, squartò il giovenco e lo pose sulla legna. Quindi disse: "Riempite quattro brocche d'acqua e versatele sull'olocausto e sulla legna!". Ed essi lo fecero. Egli disse: "Fatelo di nuovo!". Ed essi ripeterono il gesto. Disse ancora: "Per la terza volta!". Lo fecero per la terza volta. L'acqua scorreva intorno all'altare; anche il canaletto si riempì d'acqua. Al momento dell'offerta si avvicinò il profeta Elia e disse: "Signore, Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, oggi si sappia che tu sei Dio in Israele e che io sono tuo servo e che ho fatto tutte queste cose per tuo comando. Rispondimi, Signore, rispondimi e questo popolo sappia che tu sei il Signore Dio e che converti il loro cuore!". Cadde il fuoco del Signore e consumò l'olocausto, la legna, le pietre e la cenere, prosciugando l'acqua del canaletto. A tal vista, tutti si prostrarono a terra ed esclamarono: "Il Signore è Dio! Il Signore è Dio!". Parola di Dio
“ELIA DISSE AL POPOLO: FINO A QUANDO ZOPPICHERETE DA ENTRAMBI I PIEDI? SE IL SIGNORE E’ DIO, SEGUITELO! SE INVECE LO E’ BAAL, SEGUITE LUI!”.
(1Re 18,21)
Con questa parola molto forte Elia rimprovera Israele di fare il doppio gioco con Dio e con gli idoli. Anche oggi quanti di noi “zoppicano da entrambi i piedi perché affermano di aver fede in Dio, ma, quando attraversano momenti di difficoltà, o pensano di avere il ‘malocchio’ si rivolgono a maghi e fattucchiere! Quanti per orientare la loro giornata, leggono l’oroscopo quotidiano, ma mai si preoccupano di ascoltare il Vangelo. Capita anche di vedere che alcuni portano al collo, o hanno ben visibile sul cruscotto della propria automobile, il rosario o un altro segno sacro insieme ad un cornetto o a qualche altro amuleto. La Chiesa, seguendo la sacra Scrittura ci ricorda che il ricorso a pratiche magiche o superstiziose è contrario al nostro credo. E’ la negazione della Signoria di Cristo sul mondo, è ridurre la provvidenza e l’amore di Dio a combinazioni astrali o numeriche, è peccato di idolatria in quanto presunte forze sono adorate per ottenere dei doni.
GIOVEDI’ 12 GIUGNO
Tra i santi ricordati oggi: Santa Paola Frassineti; Sant’Onofrio.
Una scheggia di preghiera:
INSEGNAMI, SIGNORE, LA VIA DEL PERDONO
Saggezza popolare: Le ferite di amore non le può sanare che chi le ha fatte.
Hanno detto: Vi sono molte persone che vivono quasi senza peccati... Tuttavia la loro esistenza appare comune, piatta, senza luce: manca ad essi un più vivo amor di Dio. Sono come focolari ben costruiti, ma nei quali manchi la fiamma. (Guy de Larigaudie)
Un aneddoto: Un racconto di un’ esperienza di una scrittrice L. Silak:
Da ragazza, in Russia, mia madre dovette fuggire da casa perché i cosacchi avevano distrutto il paese appiccando fuoco a tutte le case. Fuggì, si nascose in carri di fieno e nei fossati. Infine attraversò l’oceano nella stiva d’una nave e arrivò in America. Aveva circa 13 anni quando sbarcò a New York nel 1901 e subito trovò lavoro in uno squallido laboratorio dove faticava 16 lunghe ore al giorno per una misera paga. Cercò di frequentare la scuola serale, ma stanca com’era si addormentava sui libri. Anche dopo il matrimonio e la nascita di tre figli ci furono tempi duri. Ma mia madre ci raccomandava di pensare a ciò che avevamo e non a quello che non avevamo. Ci insegnò che nelle difficoltà si acquista la capacità di apprezzare la bellezza che esiste negli aspetti più semplici della vita, Il concetto che m’inculcò era questo: “E’ quando fa buio che vedi le stelle”.
Parola di Dio: 1Re 18,41-46; Sal 64; Mt. 5,20-26
Vangelo Mt 5, 20-26
Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Io vi dico: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli. Avete inteso che fu detto agli antichi: Non uccidere; chi avrà ucciso sarà sottoposto a giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello, sarà sottoposto a giudizio. Chi poi dice al fratello: stupido, sarà sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: pazzo, sarà sottoposto al fuoco della Geenna. Se dunque presenti la tua offerta sull'altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all'altare e và prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna ad offrire il tuo dono. Mettiti presto d'accordo con il tuo avversario mentre sei per via con lui, perché l'avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia e tu venga gettato in prigione. In verità ti dico: non uscirai di là finché tu non abbia pagato fino all'ultimo spicciolo!". Parola del Signore
“IO VI DICO: SE LA VOSTRA GIUSTIZIA NON SUPERERA’ QUELLA DEGLI SCRIBI E DEI FARISEI, NON ENTRERETE NEL REGNO DEI CIELI”. (Mt. 5,20)
Chissà come dovranno essere stati stupiti gli ascoltatori delle parole di Gesù quando avevano sentito che non basta non uccidere o non danneggiare il prossimo per ritenersi buoni osservanti della legge, ma occorre anche evitare di insultare il prossimo o manifestargli disprezzo. Il detto “occhio per occhio e dente per dente” viene così superato dalla nuova legge dell’amore che Gesù proclama con le sue parole e che poi confermerà con il suo esempio, dando la sua vita in riscatto per i peccati di tutti gli esseri umani. La nuova legge dell’amore ha una valenza universale perché mostra chiaramente che una religiosità basata su un culto esteriore a Dio o fatta solo di pie preghiere e candele accese ai piedi delle sacre immagini, è falsa e non ha alcun valore agli occhi del Signore, se non è prima animata da un autentico spirito di carità evangelica. Essa è tanto importante e decisiva che Gesù ci insegna che, prima di avvicinarsi all’altare per portare le offerte materiali, occorre perdonare le offese e riconciliarsi col prossimo. Solo il vero perdono, quello portato e insegnato da Cristo libera i cuori e restituisce la pace all’anima.
VENERDI’ 13 GIUGNO
Tra i santi ricordati oggi: Sant’Antonio da Padova; Sant’Aventino.
Una scheggia di preghiera:
DONACI, SIGNORE, OCCHI E CUORE PURO.
Saggezza popolare: L’amore passa sette muri.
Hanno detto:
Dio ci ha dato la memoria per poterci ricordare di Lui, l'intelligenza per poterlo conoscere e la volontà per poterlo scegliere, amare e godere di Lui. (Luigi di Blois)
Un aneddoto: Sant’Antonio da Padova è conosciuto in tutto il mondo con il nome di Taumaturgo, cioè operatore di miracoli, perché durante la sua vita il Signore per mezzo suo compì molte meraviglie. Una volta ebbe anche il dono della bilocazione per cui poté trovarsi nello stesso tempo in due luoghi distinti. Teneva a Montpellier, in Francia, un corso di predicazione. Durante il discorso nella chiesa cattedrale si ricordò che quel giorno toccava a lui cantare l'Alleluia durante la Messa conventuale che si celebrava nel suo convento, ed egli non aveva incaricato nessuno di sostituirlo. Allora sospeso il discorso, si tirò il cappuccio sul capo e rimase immobile per alcuni minuti. Meraviglia! Nel medesimo tempo i frati Io videro nel coro della loro chiesa e Io udirono cantare I'Alleluia. AI termine del canto i fedeli della cattedrale di Montpellier Io videro scuotersi come dal sonno e riprendere la predica.
Parola di Dio: 1Re 19,9.11-16; Sal. 26; Mt. 5,27-32
Vangelo Mt 5, 27-32
Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Avete inteso che fu detto: Non commettere adulterio; ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore. Se il tuo occhio destro ti è occasione di scandalo, cavalo e gettalo via da te: conviene che perisca uno dei tuoi membri, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geenna. E se la tua mano destra ti è occasione di scandalo, tagliala e gettala via da te: conviene che perisca uno dei tuoi membri, piuttosto che tutto il tuo corpo vada a finire nella Geenna. Fu pure detto: Chi ripudia la propria moglie, le dia l'atto di ripudio; ma io vi dico: chiunque ripudia sua moglie, eccetto il caso di concubinato, la espone all'adulterio e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio". Parola del Signore
“CHIUNQUE GUARDA UNA DONNA PER DESIDERARLA, HA GIÀ COMMESSO ADULTERIO CON LEI NEL SUO CUORE”. (Mt. 5,27)
Può sembrare un insegnamento impossibile quello del vangelo di oggi, e i ricercatori del peccato, su questa frase hanno costruito tutta una morale fatta di limiti e di paure. E pensare che Gesù dice frasi come questa per liberarci dalla paura e dalla schiavitù della legge! Gesù non vuole negare la natura umana. Se ad un bambino goloso di dolci tu metti davanti una bella torta è automatico che gli venga l’acquolina in bocca. Questo non è né male né bene, è fisiologico. Se però tu hai criterio e una scala di valori, allora indirizzerai, magari con fatica, i tuoi istinti verso quei valori. Quando vedo una bella donna o un bell’uomo, non posso non sentire un’attrattiva o un interesse, ma se credo ai valori della famiglia, delle mie scelte, allora saprò indirizzare anche il mio cuore. Se riesco a fare questo, allora nulla mi scandalizzerà più. Se vedo la mia e l’altrui persona non come oggetto di possesso ma come un fratello o una sorella, figli di Dio, amati da Lui, tempio dello Spirito, ecco che nasce in me la forza per superare l’istintuale ed anche la morale non è più: “non devi mangiare la torta”, “devi sacrificarti perché c’è un divieto”, ma diventa: “gioisco per i doni che ho e che Dio ha fatto al mio fratello e alla mia sorella e liberamente e gioiosamente mi costruisco sui veri valori che Dio mi ha dato”.
SABATO 14 GIUGNO
Tra i santi ricordati oggi: Santi Martiri Anastasio, Felice e Digna.
Una scheggia di preghiera:
LIBERACI, SIGNORE, DALLE PREGHIERE INUTILI.
Saggezza popolare: Non è vero amore quello che è senza timore
Hanno detto: Se tu non bruci d'amore molti altri morranno di freddo. (Mauriac)
Un aneddoto: Non sarà facilmente dimenticato il gesto compiuto a Prato da Giovanni Paolo II il 10 marzo 1986, nell’incontro con gli ammalati, nella chiesa di San Domenico. Il Papa si è trovato davanti alla piccola Sabrina Pacini di otto anni. Il suo corpicino deturpato da una grave forma di malattia era raccolto in un passeggino per neonati. Angoscianti interrogativi hanno preso tutti i presenti: “Perché?”. “Come è possibile non disperare?”. “Perché la nostra impotenza di fronte a un dramma che ha colpito un innocente?”. La risposta a tutti i perché l’ha data Giovanni Paolo Il, quando ha visto la piccola: l’ha carezzata, si è inginocchiato davanti a lei, le ha impresso un bacio sulla fronte ed è rimasto in silenzio, raccolto in preghiera. Quel gesto ha lasciato un segno in tutti i presenti! Il gesto di Giovanni Paolo Il ci ricorda, ancora una volta, che la carità non consiste nel dare agli altri semplicemente le cose o il denaro, ma soprattutto noi stessi, il nostro cuore, la vita.
Parola di Dio: 1Re 19,19-21; Sal. 15; Mt. 5,33-37
Vangelo Mt 5, 33-37
Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Avete anche inteso che fu detto agli antichi: Non spergiurare, ma adempi con il Signore i tuoi giuramenti; ma io vi dico: non giurate affatto: né per il cielo, perché è il trono di Dio; né per la terra, perché è lo sgabello per i suoi piedi; né per Gerusalemme, perché è la città del gran re. Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. Sia invece il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno". Parola del Signore
“SIA IL VOSTRO PARLARE SI’, SI’; NO, NO; IL DI PIU’ VIENE DAL MALIGNO”. (Mt. 5,37)
Con questa frase, Gesù non solo ci invita alla sincerità, all’evitare le bugie, ma anche ad usare bene del nostro modo di parlare e di porci davanti agli altri. Qui tutti, io per primo, abbiamo molto da imparare. Noi siamo tutti dei grandi parolai e chiacchieroni. Spesso pensiamo che con le nostre parole possiamo convincere o addirittura ‘convertire’. E non ci rendiamo invece conto che la semplicità, la sincerità e la testimonianza dei fatti parlano certamente più di tante chiacchiere o di tanti salotti religiosi, sfoggio di presunte culture, che lasciano indifferenti e creano ancora maggiori divisioni tra credenti. Non lo avete notato che quelli che parlano di più sono spesso coloro che hanno meno cose da trasmettere? Guardiamo ancora una volta a Gesù, nostro modello: Ha lavorato in silenzio per trent’anni ed ha predicato solo tre anni. Quello che diceva lo viveva. Non si lasciava ingannare né dalle maschere e neanche dalle belle apparenze di religiosità. Sapeva leggere nei cuori e scorgere il bene anche dove altri vedevano solo colpa e peccato da punire. Odiava l’ipocrisia. Anche ai suoi discepoli non ha chiesto che andassero a fare chissà quali prediche, ma solo una testimonianza gioiosa dell’opera di Dio…le sue sono sempre parole di Verità, anche quando questo gli costa la morte, sono parole a volte molto esigenti nei nostri confronti, ma sono sempre anche parole di serio incoraggiamento, di presenza consolante, di impegni dati sulla fiducia.
DOMENICA 15 GIUGNO: XI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A
Tra i santi ricordati oggi: Santa Germana Cousin.
Una scheggia di preghiera:
MANDA OPERAI SANTI NELLA TUA MESSE, O SIGNORE.
Saggezza popolare: Chi ama me, ama il mio cane.
Hanno detto: L’amore ha bisogno di occhi come il pensiero ha bisogno di memoria. (Madame Necker)
Un aneddoto: Si racconta che in una delle corti più fastose del medioevo, un buffone di corte, entrato nella sala delle udienze solenni, si mise a sedere sul trono per un buon quarto d’ora. Il maggiordomo di palazzo, trovatolo in quel posto, punì l’audacia del buffone facendolo percuotere con una dozzina di frustate.
Alle grida disperate del buffone accorre prontamente anche il principe, il quale gli chiede la ragione di tali strilli. “O signore!” - rispose il buffone - “Io non piango per me, ma per voi”. “Ma perché?” - chiese incuriosito il principe. “Ah, se mi sono toccate tante busse per essere stato seduto un quarto d’ora sul trono, quante busse toccheranno a voi lassù, quando sapranno che ci siete restato seduto tutta la vita!...”.
Parola di Dio: Es. 19,2-6; Sal. 99; Rm. 5,6-11; Mt. 9,36-10,8
Vangelo Mt 9, 36 - 10, 8
Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù, vedendo le folle, ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite, come pecore senza pastore. Allora disse ai suoi discepoli: "La messe è molta, ma gli operai sono pochi! Pregate dunque il padrone della messe che mandi operai nella sua messe!". Chiamati a sé i dodici discepoli, diede loro il potere di scacciare gli spiriti immondi e di guarire ogni sorta di malattie e d'infermità. I nomi dei dodici apostoli sono: primo, Simone, chiamato Pietro, e Andrea, suo fratello; Giacomo di Zebedèo e Giovanni suo fratello, Filippo e Bartolomeo, Tommaso e Matteo il pubblicano, Giacomo di Alfeo e Taddeo, Simone il Cananeo e Giuda l'Iscariota, che poi lo tradì. Questi dodici Gesù li inviò dopo averli così istruiti: "Non andate fra i pagani e non entrate nelle città dei Samaritani; rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa d'Israele. E strada facendo, predicate che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, sanate i lebbrosi, cacciate i demòni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date". Parola del Signore
“CHIAMO’ A SE' I DODICI APOSTOLI…” (Mt. 10,1)
Vi offro una riflessione di alcuni anni fa del mio amico Bruno:
Ci sarebbe qualcuno tanto sprovveduto o ingenuo da pensare di raccogliere dodici persone così diverse e così poco preparate per realizzare un piano simile a quello che aveva in mente Gesù?
Lavoratori pragmatici e rozzi affiancati a intellettuali, uomini conservatori e tradizionalisti insieme a spiriti che oggi definiremmo “eversivi”, ebrei osservanti fianco a fianco con pubblicani disonesti, peccatori o simpatizzanti del terrorismo antiromano (come nel caso di Simone lo Zelota): che ne dite di questo variegatissimo gruppo sul quale nessun leader di buon senso scommetterebbe un centesimo? Eppure nella scelta dei Dodici – non so se l’avete mai pensato – è significativamente presente l’intera rappresentanza di un popolo. Che si tratti degli Apostoli che sono espressione di Israele con tutti i suoi talenti e tutte le sue pecche, o che si tratti della nostra Chiesa, l’occhio di Dio non cade sulla “crema dei perfetti” per costituire chissà quale irreprensibile compagine, ma si posa con benevolenza e “speranza” sull’intera umanità nel suo vivace e colorito assortimento. Differenti tra loro per molti aspetti, i discepoli di Cristo sono “unificati” da un solo amore, quello del Dio che si è chinato su di loro fino a lavare i piedi. Se c’è un sogno nel cassetto del Padre Eterno non è certamente quello di tirar fuori dal cilindro magico un popolo di gente senza macchia, scegliendone i più bravi, i più puri, i più competenti, in altre parole i “migliori” per farli diventare il braccio destro operativo di un organismo ineccepibile. Dobbiamo essere molto più realisti e guardare serenamente ai “criteri di selezione” di Dio per:
- cominciare a capire qualcosa di più della verità di noi stessi, come singoli e come Chiesa,
- adottare a nostra volta gli stessi criteri di valutazione, basati sull’amore disinteressato e non sui meriti altrui,
- evitare di aspettarci dalla Chiesa quella perfezione e quell’irreprensibilità che nessun uomo può qui incarnare,
- saper ascoltare, accogliere, comunicare con tutti, al di là dei pregi e difetti dei fratelli,
- renderci conto che la comunità cristiana ha una missione di testimonianza e non deve partecipare ad un concorso di “bellezza” o di “bravura”. Proviamo a rileggere certe pagine dei Vangeli con questo spirito e scopriremo quanto potrebbe essere più vero e più efficace il nostro annuncio di Chiesa nella realtà quotidiana!
LUNEDI’ 16 GIUGNO
Tra i santi ricordati oggi: Sant’ Aureliano, vescovo.
Una scheggia di preghiera:
LA TUA IMMENSA MISERICORDIA, SIGNORE, MI INSEGNI LA VIA DEL PERDONO.
Saggezza popolare: Ciò che tu stesso puoi dire e fare, che altri lo faccia mai non aspettare.
Hanno detto: Ciò che si fa per amore è sempre al di là del bene e del male (Nietzsche)
Un aneddoto: UNA PARABOLA MODERNA DI SEGUNDO GALILEA
“Un bel giorno Dio prese forma umana e venne sulla terra, perché si rese conto che molta gente non era felice ed egli voleva comunicare a tutti la felicità che lui stesso possedeva da sempre. Disceso sulla terra, vide che effettivamente poca gente era felice, ma si sorprese quando si accorse che ben pochi cercavano realmente la felicità. La maggioranza delle persone si divideva in due gruppi: quelli che erano “contenti” e quelli che non lo erano. Coloro che erano contenti erano riusciti a soddisfare i loro desideri principali. Guadagnavano molto denaro, vivevano tra gli agi, si prendevano quanti piaceri e vizi volevano. Alcuni avevano successo, influenza o potere... Ma non sembrava che interessasse loro essere felici, né che si domandassero seriamente se lo erano e in che cosa consistesse la felicità. Gli scontenti non erano, riusciti a soddisfare tutti i loro desideri e aspiravano continuamente a vivere come la gente che era felice. Ma nemmeno loro cercavano la felicità, a loro bastava essere contenti. Gli uni e gli altri erano sordi al messaggio della felicità. Dio si rese conto, allora, che finché i suoi figli uomini cercavano soltanto la loro “contentezza” non avrebbero potuto trovare la vera felicità... Allora si dedicò a predicare ai contenti e agli scontenti intorno alla felicita e alla vera beatitudine, cercando di interessarli per toglierli dalla cecità i della loro “contentezza”. Molta gente lo ascoltò, raggiunse la felicità e dette meno importanza al fatto di essere o no contenta”.
Parola di Dio: 1Re 21,1-16; Sal. 5,2-3.5-7; Mt. 5,38-42
Vangelo Mt 5, 38-42
Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Avete inteso che fu detto: Occhio per occhio e dente per dente; ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi se uno ti percuote la guancia destra, tu porgigli anche l'altra; e a chi ti vuol chiamare in giudizio per toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà a fare un miglio, tu fanne con lui due. Da a chi ti domanda e a chi desidera da te un prestito non volgere le spalle". Parola del Signore
“SE UNO TI PERCUOTE LA GUANCIA DESTRA, TU PORGIGLI ANCHE L’ALTRA” (Mt. 5,39)
Sembra cosa assurda questo insegnamento di Gesù. E’ talmente difficile e assurdo che allora tutti, cominciando dagli esegeti, ci mettono in guardia dal prenderlo alla lettera. Chiediamoci però con serietà: che cosa voleva dirci Gesù? Provo a riassumere alcune cose: prima di tutto Gesù ci dice che il giudizio e l’eventuale castigo non spettano a noi, ma solo a Dio che conosce le motivazioni dei cuori. Altra cosa è che il comandamento della carità va ben oltre quello della semplice giustizia umana (tutti siamo capaci di voler bene a chi ci vuol bene). E poi Gesù è come se ci dicesse: “Pur di non raddoppiare il male già fatto mettendocene anche del tuo, sii disponibile a portare anche un doppio peso del male” Ecco allora il vero senso della tolleranza cristiana, che non è indifferenza o rassegnata e vile passività, ma forza di portare su di sé l’altro col suo fardello di male. Questo non esclude che non si debba cercare di far ragionare l’altro e proprio Gesù si comporta così quando durante la passione uno lo prende a schiaffi: non gli fa seccare la mano ma gli chiede di riflettere. “Perché mi percuoti? Se ho sbagliato dimostramelo”
MARTEDI’ 17 GIUGNO
Tra i santi ricordati oggi: Sant’Avito; Santa Valeriana.
Una scheggia di preghiera:
TI PREGO PER (nome e cognome) CHE RITENGO MI ABBIA OFFESO
Saggezza popolare: Chi ama, crede.
Hanno detto: Amare è dare a qualcuno il diritto, se non il dovere di farci soffrire. (George Perros)
Un aneddoto: C’era una volta una foresta che di giorno si riempiva del canto degli uccelli e di notte di quello degli insetti. Gli alberi crescevano rigogliosi, i fiori sbocciavano e creature di ogni genere vagavano libere. E tutti coloro che vi entravano venivano condotti alla Solitudine, la casa di Dio, il quale pone la sua dimora nel silenzio e nella bellezza della natura. Ma poi arrivò l’Età dell’Incoscienza, quando fu data alla gente la possibilità di costruire edifici alti centinaia di metri e distruggere nel giro di un mese fiumi, foreste e montagne. Furono così costruiti luoghi di culto con il legno gli alberi della foresta e le pietre del sottosuolo. Si stagliarono contro il cielo pinnacoli, guglie e minareti, aria riecheggiava del suono delle campane, preghiere, canti ed esortazioni. E di colpo Dio restò senza casa.
Parola di Dio: 1Re 21,1-16; Sal. 5; Mt. 5,43-48
Vangelo Mt 5, 43-48
Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico; ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori, perché siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti. Infatti se amate quelli che vi amano, quale merito ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste ". Parola del Signore
“AMATE I VOSTRI NEMICI E PREGATE PER I VOSTRI PERSECUTORI” (Mt. 5,43)
Nella riflessione sul vangelo di oggi ci viene in aiuto proprio la prima lettura della liturgia odierna: Elia, in nome di Dio è andato incontro al malvagio re Acab per condannarlo per l’uccisione di Nabot. L’empio re non si ribella, ma riconosce umilmente di aver peccato. Il Signore ne prende atto e rinvia la condanna. Non abbiamo più alibi: se un uomo così perverso si è pentito, fino al punto di commuovere il Padre celeste, quanto più la conversione, cammino continuo verso la perfezione divina, è possibile e doverosa per noi, discepoli di Cristo! Ma dall’ episodio di Elia traiamo anche un altro insegnamento: amare il nemico, pregare per lui, perdonarlo, non toglie nulla all’azione della giustizia civile. Questa deve fare il suo corso per risarcire le vittime, per evitarne di nuove e per correggere il reo. Anzi, vista in questa prospettiva, la giustizia è parte integrante dell’amore che dobbiamo a chi ha sbagliato affinché non rimanga invischiato nel suo male. Ma, fatto questo discorso, veniamo al nostro quotidiano. Forse con alcuni parenti, “non ci parliamo” da tempo, magari a causa di un’eredità o di un’incomprensione, magari a quell’altra persona abbiamo tolto il saluto per uno sgarbo subito o presunto. Ma “non fanno così anche i pagani?” Ricordiamocelo che noi cristiani siamo chiamati alla perfezione della misericordia: dobbiamo essere santi come Dio.
MERCOLEDI’ 18 GIUGNO
Tra i santi ricordati oggi: Santa Marina; Sant’ Amando da Bordeaux.
Una scheggia di preghiera:
NEL TUO SGUARDO D’AMORE VIVO QUESTO GIORNO.
Saggezza popolare: Amor per forza non ha valore.
Hanno detto: Per cambiare gli uomini bisogna amarli. La nostra influenza arriva solo fin dove arriva il nostro amore. (Heinrich Pestalozzi)
Un aneddoto: Presso gli ebrei il rispetto del sabato, il giorno consacrato al Signore, era in origine un fatto gioioso, ma troppi rabbini insistettero nell’accumulare ingiunzioni sul modo esatto di osservarlo, il tipo di attività permesse, finché ci fu chi non osava neppure muoversi di sabato per paura di trasgredire a qualche regola. Baal Shem, figlio di Eliezer, meditava spesso su questo problema. Una notte fece un sogno. Un angelo lo portò in cielo e gli mostrò due troni collocati molto più in alto degli altri. “A chi sono destinati?”, domandò. “Per te”, fu la risposta, “se farai uso della tua intelligenza, e per un uomo di cui ora ti verrà consegnato il nome e l’indirizzo. Poi fu condotto nel più profondo dell’inferno e gli furono mostrati due sedili vuoti. “Per chi sono stati preparati?” domandò. “Per te”, fu la risposta, “se non farai uso della tua intelligenza, e per un uomo di cui ora ti verrà consegnato il nome e l’indirizzo. Nel suo sogno Baal Shem fece visita all’uomo che sarebbe stato suo compagno in paradiso. Lo trovò che viveva fra i gentili, del tutto ignaro dei costumi ebraici e al sabato preparava un banchetto in cui c’era molta allegria e a cui erano invitati tutti i gentili suoi vicini. Quando Baal Shem gli chiese perché dava quel banchetto, l’uomo rispose: “Mi ricordo che durante la mia infanzia i miei genitori mi insegnavano che il sabato era un giorno di riposo e di gioia; perciò tutti i sabati mia madre preparava i cibi più succulenti e durante il pranzo cantavamo, ballavamo e facevamo festa. Anch’io oggi faccio lo stesso. Baal Shem cercò di istruire l’uomo sugli usi della sua religione, poiché egli era un ebreo ma evidentemente ignorava le norme rabbiniche. Ma restò ammutolito quando si accorse che la gioia di quella persona nel giorno di sabato sarebbe stata sciupata se fosse stato reso edotto delle sue mancanze. Baal Shem, sempre in sogno, si recò poi a casa del suo compagno all’inferno, rigidamente osservante della Legge, sempre preoccupato che la sua condotta fosse corretta. Il poveretto trascorreva ogni sabato in tensione per lo scrupolo, come se stesse seduto sui carboni ardenti. Quando Baal Shem provò a rimproverarlo perché era troppo schiavo della Legge, gli fu tolta la facoltà di parlare, poiché si rese conto che l’uomo non avrebbe mai capito che l’osservanza delle norme religiose poteva trarlo in errore. Grazie a queste rivelazioni ricevute in sogno, Baal Shem Tov creò un nuovo modello di obbedienza, secondo cui Dio è venerato nella gioia che nasce dal cuore.
Parola di Dio: 2Re 2,1.6-14; Sal. 30; Mt. 6,1-6.16-18
Vangelo Mt 6, 1-6. 16-18
Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Guardatevi dal praticare le vostre buone opere davanti agli uomini per essere da loro ammirati, altrimenti non avrete ricompensa presso il Padre vostro che è nei cieli. Quando dunque fai l'elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade per essere lodati dagli uomini. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Quando invece tu fai l'elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti segreta; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. Quando pregate, non siate simili agli ipocriti che amano pregare stando ritti nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, per essere visti dagli uomini. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Tu invece, quando preghi, entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. E quando digiunate, non assumete aria malinconica come gli ipocriti, che si sfigurano la faccia per far vedere agli uomini che digiunano. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Tu invece, quando digiuni, profumati la testa e lavati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo tuo Padre che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà". Parola del Signore
“E IL PADRE TUO CHE VEDE NEL SEGRETO TI RICOMPENSERA'” (Mt. 6,18)
La pietà giudaica si esprimeva attraverso tre pilastri: la preghiera, l’elemosina, il digiuno. Gesù ne ripropone la pratica, ma invita soprattutto a porre attenzione all’atteggiamento con cui viviamo queste cose, allo sguardo sotto il quale ci collochiamo: davanti agli uomini o nel segreto, sotto lo sguardo di Dio? Se ci mettiamo sotto lo sguardo di Dio, qui sono esclusi gli occhi indiscreti, quelli degli altri, certamente, ma soprattutto i nostri, perché i primi curiosi, preoccupati di valutare il guadagno e i meriti dei nostri atti, siamo proprio noi! Lo sguardo del Padre ci libera dal metro con cui ci valutiamo e ci rende capaci della gratuità autentica. Lui sa giudicare e pesare ciò che facciamo e ciò che siamo: conosce dove si nascondono le tenebre del cuore, ma sa anche far emergere quanto di buono, disinteressato, luminoso ci abita e che i nostri occhi non sanno vedere. Come vede il peccato e il limite, così vede i nostri sforzi e la nostra fatica. Per questo può darci la ‘giusta ricompensa’, quella che neppure noi sappiamo valutare per noi stessi. Sotto lo sguardo del Padre riusciamo a non misurare la quantità dell’amore da donare, la gioia della preghiera come rapporto con Lui che ci apre ai fratelli, e anche il sacrificio e la rinuncia, ma per essere più liberi.
GIOVEDI’ 19 GIUGNO
Tra i santi ricordati oggi: San Romualdo; Santa Giuliana Falconieri.
Una scheggia di preghiera:
PADRE, PADRE DI GESU’, PADRE NOSTRO
Saggezza popolare: Amore, gravidanza e denari sono tre cose che non si possono celare.
Hanno detto: Non riusciremo mai ad amare Dio quanto Egli ama noi. (Josef Peiper)
Un aneddoto: Dal racconto di una suora missionaria circa la sua esperienza in un villaggio di lebbrosi: “Avevamo distribuito medicine, sapone, latte e vestiti perché faceva freddo. Per i lebbrosi è sempre festa quando arrivano le suore. Ma quando si deve partire e bisogna lasciarli così lontani, soli, senza risorse, ti senti veramente triste ed impotente davanti a tanta miseria. Prima di salutarli sostiamo con loro per una preghiera. Il capo, lui pure lebbroso, così prega con i moncherini alzati: “O Dio grande, noi ti ringraziamo per tutto quello che le suore ci hanno portato. Ti ringraziamo perché hai dato loro le mani ed i piedi e glieli hai lasciati, così ci vengono a trovare e ci portano i tuoi doni. Grazie, o Dio, per le loro mani e per i loro piedi perché noi non li abbiamo più. Forse tu ce li hai tolti in punizione dei nostri peccati”. In quel momento, commenta la suora, mi sono sentita veramente piccola e miserabile. Chissà se io potrei avere ancora mani e piedi se Dio mi avesse punita per i miei peccati... Da allora mi sento molto più povera dei malati di lebbra perché meno capace di capire ed apprezzare i doni di Dio”.
Parola di Dio: Sir. 48,1-14; Sal. 96; Mt. 6,7-15
Vangelo Mt 6, 7-15
Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Pregando, non sprecate parole come i pagani, i quali credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno ancor prima che gliele chiediate. Voi dunque pregate così: Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome; venga il tuo regno; sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male. Se voi infatti perdonerete agli uomini le loro colpe, il Padre vostro celeste perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli uomini, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe". Parola del Signore
“QUANDO PREGATE NON SPRECATE PAROLE COME I PAGANI. VOI DUNQUE PREGATE COSÌ: PADRE NOSTRO...” (Mt. 6,7—15)
E’ interessante notare come, secondo Gesù, la preghiera non è fatta solo dai veri credenti, ma anche dai “pagani “. Ciò che distingue i discepoli di Gesù è la fede sicura con cui si rivolgono a Dio, sapendo che non sarà il numero delle parole dette a convincere Dio a stare dalla loro parte. Ancora, è importante sottolineare come la preghiera del cristiano è anzitutto quella che si dice “insieme” a Gesù. Gesù stesso è l’esempio più evidente di cosa significhi pregare: vuol dire mettere davanti a Dio, affidare alle sue mani la nostra vita, con i suoi bisogni più o meno “elevati”, ma comunque reali, riconoscendo così che ciò che sostenta la vita dell’uomo non può che essere dono del cuore misericordioso di Dio. Ma, oltre che essere fatta insieme a Gesù e sotto lo sguardo di Dio, la preghiera del cristiano è quella che aiuta a rendersi conto dell’esistenza di una moltitudine di fratelli; il Padre che preghiamo è il “Padre Nostro”, verso il quale, insieme, dobbiamo camminare.
VENERDI’ 20 GIUGNO Beata Maria Vergine Consolatrice (La Consolata)
Tra i santi ricordati oggi: San Teodulo; San Silverio.
Una scheggia di preghiera:
LIBERACI, SIGNORE DALLA SCHIAVITU’ DELLE COSE.
Saggezza popolare: Ferita d'amore non fa morire.
Hanno detto: Amare significa mettere al primo posto colui che soffre. (Abbè Pierre)
Un aneddoto: Domandai a un anziano monaco: “Come posso perdere l’abitudine di giudicare le persone?”
Rispose: “Quando avevo la tua età, mi chiedevo dove fosse il posto migliore per pregare. Un giorno lo domandai a Gesù, e lui mi disse: “Perché non provi nel cuore di mio Padre?” E così feci. Entrai nel cuore del Padre: ecco dove ho pregato per tutti questi anni. Ora vedo tutti gli uomini come se fossero miei figli. Come posso ancora giudicarli?”
Parola di Dio: 1Re 11,1-4.9-18.20; Sal. 131; Mt. 6,19-23
Vangelo Mt 6, 19-23
Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Non accumulatevi tesori sulla
terra, dove tignola e ruggine consumano e dove ladri scassinano e rubano;
accumulatevi invece tesori nel cielo, dove né tignola né ruggine consumano, e
dove ladri non scassinano e non rubano. Perché là dov'è il tuo tesoro, sarà
anche il tuo cuore. La lucerna del corpo è l'occhio; se dunque il tuo occhio è
chiaro, tutto il tuo corpo sarà nella luce; ma se il tuo occhio è malato, tutto
il tuo corpo sarà tenebroso. Se dunque la luce che è in te è tenebra, quanto
grande sarà la tenebra!". Parola del Signore
“NON ACCUMULATEVI TESORI SULLA TERRA, DOVE TIGNUOLA E RUGGINE CONSUMANO”. (Mt. 6,19)
Nella vita tutto ha un prezzo. Sembra, specialmente in questa nostra società consumistica, che il denaro sia l’unica strada per tutto. Con il denaro si comprano i corpi e le coscienze, i voti o il potere, l’onore e la fama, le cose ed anche l’amore; sembra che persino la pace la si possa ottenere solo a suon di soldi. Tutto, valori compresi, sembrano avere il cartellino del prezzo in questo grande supermercato del consumismo. E noi ci caschiamo. Pensiamo di essere felici se abbiamo determinate cose. Pensiamo alla felicità di chi può permettersi tutto, ed eccoci schiavi! Schiavi che poi, tristemente si accorgono di aver comprato tutto e poi muoiono perché una cellula è impazzita, che hanno un mucchio di cose che il più delle volte sono un ingombro, che sognano ancora una libertà e un amore più puro che con i soldi non si può comprare. Gesù ci mette in guardia: ci sono tesori, quelli della terra, che per loro natura sono destinati a morire, ce ne sono altri, quelli del cielo che non periscono, ma perdurano e orientano la nostra esistenza al Padre e al suo Regno. Sono i tesori della giustizia, della carità, della pace, della consolazione, che si raccolgono vivendo da figli le beatitudini. E’ importante imparare a distinguerli, per usare quelli della terra in vista di quelli del cielo e per non essere ingannati e non ingannare e deludere il nostro cuore che seguirà la sorte del tesoro a cui si è attaccato.
SABATO 21 GIUGNO
Tra i santi ricordati oggi: San Luigi Gonzaga; Sant’Eusebio di Samosata.
Una scheggia di preghiera:
NELLE TUE MANI, SIGNORE, E’ LA MIA VITA.
Saggezza popolare: L'amore vuol fede e la fede la fermezza.
Hanno detto: Chi ama profondamente non invecchia mai, tutt'al più potrà morire di vecchiaia, ma morrà comunque giovane. (Arthur Wing Pinero)
Un aneddoto: Racconta Padre Cantalamessa che un giorno un ricco industriale andò a consigliarsi da una monaca di clausura. Era deciso a fare delle sue ricchezze quello che il Signore gli avesse mostrato, compreso vendere tutto e darlo ai poveri, se questo era ciò che egli richiedeva da lui. La suora chiese tempo per pregare e quando il ricco tornò per la risposta, gli disse: “Hai denaro da parte, in questo momento?”. “Sì”, rispose. “Allora va’ e apri un’altra fabbrica e dai lavoro ad altri operai!”. E così fece.
Parola di Dio: 2Cr. 24,17-24; Sal 88; Mt. 6,24-34
Vangelo Mt 6, 24-34
Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: "Nessuno può servire a due padroni: o odierà l'uno e amerà l'altro, o preferirà l'uno e disprezzerà l'altro: non potete servire a Dio e a mammona. Perciò vi dico: per la vostra vita non affannatevi di quello che mangerete o berrete, e neanche per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita forse non vale più del cibo e il corpo più del vestito? Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né ammassano nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non contate voi forse più di loro? E chi di voi, per quanto si dia da fare, può aggiungere un'ora sola alla sua vita? E perché vi affannate per il vestito? Osservate come crescono i gigli del campo: non lavorano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora se Dio veste così l'erba del campo, che oggi c'è e domani verrà gettata nel forno, non farà assai più per voi, gente di poca fede? Non affannatevi dunque dicendo: Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo? Di tutte queste cose si preoccupano i pagani; il Padre vostro celeste infatti sa che ne avete bisogno. Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta. Non affannatevi dunque per il domani, perché il domani avrà già le sue inquietudini. A ciascun giorno basta la sua pena". Parola del Signore
“PER LA VOSTRA VITA NON AFFANNATEVI DI QUELLO CHE MANGERETE O BERRETE, E NEANCHE PER IL VOSTRO CORPO… A CIASCUN GIORNO BASTA LA SUA PENA” (Mt. 6,24.34)
Le nostre città d’asfalto e di cemento sono l’immagine più appropriata del nostro cuore egoista. Viviamo in un universo chiuso, soffriamo la solitudine tra i grattacieli, sradichiamo gli alberi, inquiniamo l’aria con gli scarichi delle nostre industrie, formicoliamo nelle metropolitane, corriamo da un supermercato all’altro, con la tristezza di una vita tesa a far presto, a produrre, e a consumare, coi nervi a pezzi e la volontà di rifarci sugli altri alla prima occasione che ci capiti.
Gesù ci insegna la strada per vivere sereni, senza stress. E’ la strada della fiducia totale in Dio. Attenzione, questo non significa che non dobbiamo avere le giuste preoccupazioni. A volte non è possibile evitare le preoccupazioni per l’avvenire, per la famiglia, per i figli. Tutto questo fa parte del piano di Dio che ci ha detto di usare bene le nostre mani e i nostri doni, ma quello che un credente vero deve superare è l’affanno. L’inquietudine è un’offesa a Dio. L’ansietà e le preoccupazioni disonorano il nostro Dio. Se i nostri bambini dubitassero continuamente del nostro amore, della nostra volontà di far loro del bene e di dar loro ciò di cui hanno bisogno, non ne saremmo forse rattristati? L’inquietudine fa anche del male a noi stessi: ci toglie la pace, produce l’impazienza e le lagnanze.
Molte persone sono sempre ansiose riguardo alle difficoltà che potrebbero sopravvenire e che spesso non vengono mai; vorrebbero che Dio appianasse il cammino in anticipo di chilometri, mentre Egli ha promesso di farlo passo a passo. La sola cosa che ci appartiene, è il momento attuale, e il solo modo di vivere bene, è di vivere l’ora presente. Gesù non ha forse detto: “Non affannatevi... Ad ogni giorno basta la sua pena”? Quante preoccupazioni di meno, se apprendessimo questa lezione! Cristo ci ha promesso la sua presenza fino alla fine dell’età presente: questo non ci basta forse? Mettiamo la nostra debole mano nella sua. Ci condurrà sicuramente fino alla fine del viaggio.
DOMENICA 22 GIUGNO XII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO, ANNO A
Tra i santi ricordati oggi: San Paolino da Nola; Santi Giovanni Fisher e Tommaso More.
Una scheggia di preghiera:
SIGNORE, TU HAI VINTO IL MONDO.
Saggezza popolare: Chi soffre per amor, non sente pene.
Hanno detto: L'amore porta all'imitazione. (San Pio da Pietralcina)
Un aneddoto: LA MISERICORDIA DI DIO IN UNA PREDICA DI PADRE SEGNERI SEC XVII
“In questo secolo si trovò in Salamanca di Spagna un mercante, molto ricco una volta, ma dal vizio del gioco ridotto finalmente alla disperazione. Pertanto, concependo contro Dio, a suo parere, causa della sua sfortuna, un rancore più che diabolico, si determinò di commettere quanti più peccati potesse, di vomitare contro di lui tutte le bestemmie, che gli venissero in mente, e fargli tutti i dispetti possibili. Comperò perfino una Somma, per conoscere meglio con la lettura d’un tal libro tutti quei casi, nei quali l’uomo può peccare più gravemente, per metterli tutti in opera. E per fare maggior insulto al Signore, lo provocava con modi orribili a castigarlo e lo scherniva come impotente, perché ancora non l’aveva punito. In questo Stato sì miserevole stette il meschino alcun tempo, senza confessarsi mai, quando gli sovvenne che maggior male avrebbe egli fatto, confessandosi sacrilegamente. S’accostò quindi al penitenziere con l’animo d’ingannarlo. Ma questi lo accolse sì benignamente, che il mercante incominciò a sospirare: “Fosse vero che bastasse una buona confessione a lavare le numerosissime mie macchie!” Rispose il sacerdote: “Come no? Se voi portaste a questo confessionale tutti i peccati di Salamanca, anzi di tutto il mondo, purché siate pentito di cuore, io posso assolvervi da tutto e far sì che Dio vi riammetta subito, subito in grazia sua...” Sapete, miei fedeli, come andò a finire?
Il mercante fu assolto da tutte le sue colpe, vestì l’abito religioso, e, dopo tre anni, se ne morì sereno, predicando fino all’estremo, l’infinita misericordia del Signore”.
Parola di Dio: Ger. 20,10-13; Sal. 68; Rm. 5,12-15; Mt. 10,26-33
Vangelo Mt 10, 26-33
Dal vangelo secondo Matteo.
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: "Non temete gli uomini poiché non v'è nulla di nascosto che non debba essere svelato, e di segreto che non debba essere manifestato. Quello che vi dico nelle tenebre ditelo nella luce, e quello che ascoltate all'orecchio predicatelo sui tetti. E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l'anima; temete piuttosto colui che ha il potere di far perire e l'anima e il corpo nella Geenna. Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure neanche uno di essi cadrà a terra senza che il Padre vostro lo voglia. Quanto a voi, perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati; non abbiate dunque timore: voi valete più di molti passeri! Chi dunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch'io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch'io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli". Parola del Signore
“QUELLO CHE ASCOLTATE ALL’ORECCHIO, PREDICATELO SUI TETTI” (Mt.10,27)
Ogni cristiano è chiamato a rendere testimonianza a Cristo. La consegna data agli apostoli è rivolta a tutti: Sarete miei testimoni! E la missione che Cristo ci affida è una missione sublime. È la stessa di Cristo: portare la luce nelle tenebre, la serenità nella prova, la speranza nel dubbio, la gioia nella sofferenza. E’ una missione delicata. I benefici che essa apporta sono il frutto di un amore altamente esigente: quello di Dio per l'uomo. Amore personale che esige una risposta personale; amore gratuito che, in un mondo dove tutto si paga, esige in risposta il dono disinteressato di sé, del proprio tempo, del proprio denaro, dei beni, del cuore e perfino della vita. E’ una missione pericolosa. Le esigenze dell'amore vanno contro ogni preconcetto, sconvolgono le abitudini del benessere e del quieto vivere, abbattono i bastioni dell'egoismo, irritano gli arrivati e i ricchi; provocano resistenze e lotte e qualche volta scatenano delle vere persecuzioni. Quanto coraggio e quanta forza sono necessari per vivere un vero cristianesimo! Ma bisogna avere piena fiducia nella parola e nella promessa del Signore: “Coraggio! Io ho vinto il mondo. Io sono con voi sino alla fine del mondo”.
LUNEDI’ 23 GIUGNO
Tra i santi ricordati oggi: San Giuseppe Cafasso; San Lanfranco.
Una scheggia di preghiera:
TU SOLO, O SIGNORE, CONOSCI CON VERITA’ I CUORI.
Saggezza popolare: Amore non si compra e non si vende; ma al prezzo d'amore, amor si rende.
Hanno detto: L'amor proprio, figlio della superbia, è più malizioso della stessa madre. (San Pio da Pietralcina)
Un aneddoto: Di san Giuseppe Cafasso, il cosiddetto «prete della forca» che riusciva a confessare anche i prigionieri più disperati, si racconta che non pretendesse mai dai suoi penitenti la promessa esplicita di non peccare più (secondo la formula del “fermo proposito”, richiesto dal Catechismo d’allora). Sappiamo invece che usava tutt’altra strada. Nel caso d’un incallito bestemmiatore, ad esempio, gli diceva: “Io sono sicuro che con la grazia di Dio non ci cascherai più. Vero? Sono sicuro che tu non vuoi offendere il buon Dio, che ti vuoi tanto bene. Io sono sicuro...”, continuava con grande intuito psicologico e convincente forza di persuasione. Così poteva dare serenamente l’ assoluzione di Cristo in ogni più incresciosa situazione.
Parola di Dio: 2Re 17,5-8.13-15.18; Sal. 59; Mt. 7,1-5
Vangelo Mt 7, 1-5
Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Non giudicate, per non essere giudicati; perché col giudizio con cui giudicate sarete giudicati, e con la misura con la quale misurate sarete misurati. Perché osservi la pagliuzza nell'occhio del tuo fratello, mentre non ti accorgi della trave che hai nel tuo occhio? O come potrai dire al tuo fratello: permetti che tolga la pagliuzza dal tuo occhio, mentre nell'occhio tuo c'è la trave? Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e poi ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall'occhio del tuo fratello". Parola del Signore
“PERCHÉ OSSERVI LA PAGLIUZZA NELL’OCCHIO DEL TUO FRATELLO, MENTRE NON TI ACCORGI DELLA TRAVE CHE HAI NEL TUO OCCHIO?”.(Mt. 7,3)
Non sono bastati duemila anni di cristianesimo a farci attenti alle dure parole di Cristo. Il giudizio di condanna nei confronti altrui è così abituale nelle nostre conversazioni di “persone di Chiesa” che non lo consideriamo neppure più un peccato. Quando Giovanni Paolo II scriveva che oggi si è perso il senso del peccato, non si riferiva soltanto ai ‘lontani’, a quelli che vivono senza essere illuminati dalla fede, la sua osservazione riguardava anche noi che, tutto sommato, ci reputiamo cristiani per bene. Finché non ci accorgiamo di essere lontani dall’attuare il Vangelo, finché non riconosceremo di essere dei peccatori bisognosi di misericordia da parte di Dio e degli uomini, la trave resterà conficcata nei nostri occhi e noi, ciechi, continueremo nell’assurda pretesa di poter giudicare le presunte pagliuzze degli altri.
MARTEDI’ 24 GIUGNO NATIVITA’ DI SAN GIOVANNI BATTISTA
Una scheggia di preghiera:
SIGNORE PARLA CHE IL TUO SERVO TI ASCOLTA.
Saggezza popolare: Chi comincia con la testa nel sacco, finisce con la testa rotta.
Hanno detto: Amore vuol dire uscire da me e volare verso gli altri. (Michel Quoist)
Un aneddoto: C'era una volta il discepolo di un anacoreta che era turbato da pensieri di fornicazione. Vedendolo soffrire, l'anacoreta gli disse: “Vuoi che supplichi Dio di liberarti da questa lotta?”.
E il discepolo rispose: "Vedo, abba, che soffro, ma questa sofferenza genera in me il suo frutto; supplica dunque Dio che mi dia la forza di sopportarla”. All'udire queste parole l'anacoreta gli disse: "Oggi ho capito che mi superi nella perfezione”.
Parola di Dio: Is. 49,1-6; Sal. 138; Atti 13,22-26; Lc. 1,57-66.80
Vangelo Lc 1, 57-66. 80
Dal Vangelo secondo Luca
Per Elisabetta intanto si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva esaltato in lei la sua misericordia, e si rallegravano con lei. All'ottavo giorno vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo col nome di suo padre, Zaccaria. Ma sua madre intervenne: "No, si chiamerà Giovanni". Le dissero: "Non c'è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome". Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. Egli chiese una tavoletta, e scrisse: "Giovanni è il suo nome". Tutti furono meravigliati. In quel medesimo istante gli si aprì la bocca e gli si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio. Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. Coloro che le udivano, le serbavano in cuor loro: "Che sarà mai questo bambino?" si dicevano. Davvero la mano del Signore stava con lui. Il fanciullo cresceva e si fortificava nello spirito. Visse in regioni deserte fino al giorno della sua manifestazione a Israele. Parola del Signore
“CHE SARA’ MAI QUESTO BAMBINO?” (Lc. 1,60)
Giovanni Battista occupa un posto particolare nella storia della Redenzione e nella Chiesa. E’ colui che è stato mandato da Dio a preparare la strada per Gesù per cui il Vangelo riporta alcuni dei fatti prodigiosi che accompagnarono Giovanni già dalla sua nascita, come sua madre che “era avanti negli anni” concepisce e partorisce, come suo padre che al momento della scelta del nome recupera l’uso della parola, ma è interessante notare che Giovanni ricevette da Dio la grazia necessaria per compiere la missione che gli era stata affidata né più né meno degli altri uomini e donne che il Signore ha chiamato lungo il corso della storia e che hanno risposto con generosità a quella chiamata. Giovanni ha dovuto cercare la sua strada. Giovanni ha indicato Gesù mantenendo il suo posto: “Lui deve crescere e io diminuire”. Giovanni al buio della sua prigione ha avuto dei dubbi e degli interrogativi. Giovanni è stato fedele fino a dare la vita anticipando anche in questo il Cristo. Dio chiama anche ciascuno di noi. Non importa se il nostro compito sarà importante o nascosto, ma ciascuno di noi è chiamato personalmente da Dio a vivere e testimoniare il suo vangelo. Possiamo essere molto deboli, peccatori, magari anche pieni di dubbi, ma il tirarci indietro sarebbe un tradimento non solo di Dio ma anche del suo progetto di amore su di noi.
MERCOLEDI’ 25 GIUGNO
Tra i santi ricordati oggi: San Massimo di Torino; San Guglielmo da Vercelli.
Una scheggia di preghiera:
FA CHE IO PORTI I FRUTTI CHE TU DESIDERI DA ME, SIGNORE.
Saggezza popolare: Tutte le volte che si ride, si toglie un chiodo alla bara.
Hanno detto: Il giorno in cui la gioia degli altri diventa la tua gioia; il giorno in cui il loro dolore diventa il tuo dolore, allora potrai dire di amare. (Michel Quoist)
Un aneddoto: Abramo di giorno in giorno s’avvicinava al vero Dio; s’allontanava così dagli idoli falsi. Per questo suo padre lo condusse davanti al re Nimrod.
Chiese il re ad Abramo: “Perché non adori gli idoli?”
Rispose deciso Abramo: “Perché il fuoco li brucia.”
“Allora adora il fuoco!”
“Piuttosto adoro l’acqua, capace di spegnere il fuoco!”
“Adora dunque l’ acqua.
“No! Piuttosto adoro le nuvole, dalle quali l’acqua proviene”, rispose Abramo.
“Allora adora le nuvole”, insistette il re Nimrod.
“No, perché il vento è più forte di loro e le disperde.”
“Allora adora il vento, che soffia.”
“Se il vento fosse Dio”, continuò Abramo, “noi dovremmo adorare l’uomo che ha il soffio del respiro.”
“Allora adora l’uomo!”
“No, perché, purtroppo, muore”.
“Allora adora la morte”.
E finalmente Abramo poté concludere:
“L’unico che bisogna adorare è il padrone della vita e della morte. Questi è il mio unico Dio!”.
Parola di Dio: 2Re 22,8-13;23,1-3; Sal. 118; Mt. 7,15-20
Vangelo Mt 7, 15-20
Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Guardatevi dai falsi profeti che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro sono lupi rapaci. Dai loro frutti li riconoscerete. Si raccoglie forse uva dalle spine, o fichi dai rovi? Così ogni albero buono produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi; un albero buono non può produrre frutti cattivi, né un albero cattivo produrre frutti buoni. Ogni albero che non produce frutti buoni viene tagliato e gettato nel fuoco. Dai loro frutti dunque li potrete riconoscere ". Parola del Signore
“DAI LORO FRUTTI,DUNQUE LI POTRETE RICONOSCERE”. (Mt. 7,20)
Un buon botanico conosce una pianta dalle foglie, dalla struttura, dall’ambiente in cui cresce, ma da questi aspetti ancora non sa se la pianta produca frutti buoni, commestibili, o acerbi e inselvatichiti. Noi, sentendo parlare certe persone possiamo essere convinti della loro bontà (le parole rivelano ma anche nascondono) conoscendo la loro origine ci sembra di poter dire la loro validità o meno (non è detto che da una buona famiglia non nascano personaggi pessimi), ma per poter conoscere davvero una persona, un gruppo, bisogna vedere quali siano i loro frutti. Mi è capitato in questo ultimo periodo di fare delle ricerche su gruppi che si definiscono religiosi, alcuni addirittura cristiani, altri ricercatori di verità, di equilibri umani, alcuni, come già gli antichi gnostici partono con principi che sembrano esaltare l’uomo, la sua ragione, qualcuno cita (magari non sempre a proposito) Cristo ma poi se fai attenzione scopri che per loro può anche essere stato un grand’uomo ma non di certo il Figlio di Dio, scopri che spesso il loro motore è ancora il denaro, il potere, il voler colonizzare e imporsi sulla coscienza degli altri, la ricerca di facili guarigioni, e allora ti accorgi che se è vero che anche all’interno della buona, vecchia Chiesa ci sono colpe ed errori e che anche lì bisogna saper riconoscere i frutti buoni da quelli avvelenati, la realtà di una carità viva, di una testimonianza fino al martirio, della scelta di valori che non sono quelli del mondo, sono ancora manifestate in essa in maniera viva da migliaia di persone. Ma chiediamoci ancora una cosa: applicando il principio di Gesù circa il fatto di riconoscersi dai frutti, alla nostra vita, chi scopriamo di essere?
GIOVEDI’ 26 GIUGNO
Tra i santi ricordati oggi: San Rodolfo; Sant’Antelmo.
Una scheggia di preghiera:
FA’ CHE ASCOLTIAMO, O SIGNORE, LA TUA VOCE, PER VIVERE NELLA TUA VOLONTA’
Saggezza popolare: Fa’ che la tua collera tramonti col sole e non sorga con esso.
Hanno detto:
L’amore è la base dell’esistenza: la sua essenza, il suo fine. Soltanto con l’amore conosciamo noi stessi, e comprendiamo il mondo e la vita. (Rau Heribert)
Un aneddoto: Due uomini si incontrarono su una passerella stretta, sopra un torrente. Uno doveva cedere il passo all’altro. Si guardarono in cagnesco. Nessuno dei due era disposto a dare la precedenza. Uno disse: «Si muova, mi lasci passare!» L’altro rispose: «Stavo per fare la stessa richiesta». «Stupidaggini! », ribatté il primo. «Io non cedo mai il passo a uno sciocco». E il secondo, mettendosi di lato: « Io sì».
Parola di Dio: 2Re 24,8-17; Sal. 78; Mt. 7,21-29
Vangelo Mt 7, 21-29
Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. Molti mi diranno in quel giorno: Signore, Signore, non abbiamo noi profetato nel tuo nome e cacciato demòni nel tuo nome e compiuto molti miracoli nel tuo nome? Io però dichiarerò loro: Non vi ho mai conosciuti; allontanatevi da me, voi operatori di iniquità. Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, è simile a un uomo saggio che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa non cadde, perché era fondata sopra la roccia. Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, è simile a un uomo stolto che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde, e la sua rovina fu grande". Quando Gesù ebbe finito questi discorsi, le folle restarono stupite del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità e non come i loro scribi. Parola del Signore
“NON CHIUNQUE MI DICE: SIGNORE, SIGNORE, ENTRERÀ NEL REGNO DEI CIELI, MA COLUI CHE FA LA VOLONTÀ DEL PADRE MIO CHE È NEI CIELI”. (Mt. 7,21)
E’ perfino troppo facile applicare questo detto di Gesù, specialmente se diventa occasione per giustificare la nostra non preghiera, ecco allora le solite frasi: “Pregare non serve... Dire il Rosario non è forse un ripetere da pappagallo?... Quella persona tanto pia è una baciapile ma poi. Gesù ci mette in guardia da una fede fatta a compartimenti stagni non comunicanti tra loro. La fede non è puro attivismo, essa si fonda sull’ascolto della Parola (ricordiamo l’episodio di Marta e Maria). Dio è la Roccia su cui noi dobbiamo costruire. Se Dio è soltanto un paravento, se lo tiriamo fuori solo la domenica per poi nasconderlo nella vita quotidiana, la fede è un verbalismo inutile, e la nostra, risulta una costruzione unicamente terrena se si fonda unicamente su noi stessi, sui nostri progetti, sul fare tanto e in fretta senza approfondire, senza scavare. Gesù ci dice che dobbiamo fare la volontà del Padre, ma questa volontà dobbiamo cercarla, pregarla, approfondirla; solo allora il nostro essere cristiano sarà equilibrato: non fondato sulle parole e neanche fatto di tante cose ma senza Cristo.
VENERDI’ 27 GIUGNO
Tra i santi ricordati oggi: Cirillo di Alessandria; San Maggiorino di Acqui; Santa Emma.
Una scheggia di preghiera:
GESU’ DI TE MI FIDO, A TE MI AFFIDO.
Saggezza popolare: L'amore è un fiore troppo delicato: se il suo profumo è troppo violento una casa diventa inabitabile. (Pensiero Indiano)
Hanno detto: Quando amore e abilità lavorano insieme, il risultato è un capolavoro. (J. Ruskin)
Un aneddoto: Si racconta che un giorno Michelangelo, passeggiando in un cortile di Firenze, vide un blocco di marmo grezzo ricoperto di polvere e fango. Si fermò di scatto a guardarlo, poi, come rischiarato da un improvviso lampo, disse ai presenti: «In questo masso di pietra è nascosto un angelo: voglio tirarlo fuori!». E si mise a lavorare di scalpello per dare forma all’angelo che aveva intravisto. Così è anche di noi. Noi siamo ancora dei massi di pietra grezza, con addosso tanta «terra» e tanti pezzi inutili. Dio Padre ci guarda e dice: «In questo pezzo di pietra è nascosta l’immagine del mio Figlio; voglio tirarla fuori, perché brilli in eterno accanto a me in cielo!». Se d’ora in poi sentiamo dei colpi di scalpello e vediamo dei pezzi di noi cadere a terra, cerchiamo di non ingannarci più. Non continuiamo a dire: «Che ho fatto di male? Perché Dio mi castiga così?». Sforziamoci, piuttosto, di dire a noi stessi: «E Dio che mi ama e vuole formare in me l’immagine del suo Gesù. Resisti, anima mia!». La croce è lo scalpello con cui Dio si plasma i suoi eletti. È stato sempre così.
Parola di Dio: 2Re 25,1-12; Sal. 136; Mt. 8,1-4
Vangelo Mt 8, 1-4
Dal vangelo secondo Matteo
Quando Gesù fu sceso dal monte, molta folla lo seguiva. Ed ecco venire un lebbroso e prostrarsi a lui dicendo: "Signore, se vuoi, tu puoi sanarmi". E Gesù stese la mano e lo toccò dicendo: "Lo voglio, sii sanato". E subito la sua lebbra scomparve. Poi Gesù gli disse: "Guardati dal dirlo a qualcuno, ma và a mostrarti al sacerdote e presenta l'offerta prescritta da Mosè, e ciò serva come testimonianza per loro". Parola del Signore
“SIGNORE, SE VUOI, TU PUOI SANARMI”. (Mt. 8,2)
L’episodio della guarigione del lebbroso ci indica ancora una volta che il Vangelo non si impone da solo ma deve essere accettato, che, aldilà di ogni altra cosa è necessario il nostro atto di fede. In quel “se vuoi” c’è tutta la speranza e la fede di questo lebbroso che si rivolge a Gesù. Egli afferma che Gesù è Figlio di Dio, ha potere di guarire ma esprime anche l’abbandono alla sua volontà: “Mi fido che qualunque cosa farai, la farai per il mio bene’. “Signore, se vuoi, puoi convertirmi, puoi cambiare il mio cuore, puoi liberarmi dal mio egoismo…”. Anche noi sovente dovremmo con fiducia e speranza pregare così. E dovremmo anche sentire la preghiera che Gesù continua a rivolgerci: “Se vuoi essere sanato, liberato, puoi cominciare ad amare un po’ di più, a perdonare quel tuo fratello, ad essere meno ipocrita, a giudicare meno... lo voglio la tua salvezza, la tua liberazione… ma, anche tu la vuoi davvero?”.
SABATO 28 GIUGNO
Tra i santi ricordati oggi: Sant’ Ireneo; Santa Ada.
Una scheggia di preghiera:
ANCHE SE NON SON DEGNO, GESÙ’ VIENI LO STESSO IN CASA MIA.
Saggezza popolare: Il bue magro serve malamente da vivo, quello grasso serve da vivo e da morto.
Hanno detto: In quell'incantevole libro che si intitola il Cantico dei Cantici si legge che "L'amore è forte come la morte", ma il Vangelo della risurrezione dice che "è forte più della morte". (Cardinal Giovanni Saldarini)
Un aneddoto: Un uomo vedendo padre Annibale Francia carico di ogni ben Dio, in una fredda giornata di inverno gli disse: “Dove andate, padre, a quest’ora e con questo freddo?”. “A portare un po’ di roba a una famiglia che vive in grande miseria”. “Ma non potevano almeno venirsela a prendere?”. “Sono persone che hanno una certa dignità. Si sarebbero vergognati a tendere la mano. Per questo vado io da loro”.
Parola di Dio: Lam. 2,2.10-14.18-19; Sal. 73; Mt. 8,5-17
Vangelo Mt 8, 5-17
Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, entrato Gesù in Cafarnao, gli venne incontro un centurione che lo scongiurava: "Signore, il mio servo giace in casa paralizzato e soffre terribilmente". Gesù gli rispose: "Io verrò e lo curerò". Ma il centurione riprese: "Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, dì soltanto una parola e il mio servo sarà guarito. Perché anch'io, che sono un subalterno, ho soldati sotto di me e dico a uno: Fa questo, ed egli lo fa". All'udire ciò, Gesù ne fu ammirato e disse a quelli che lo seguivano: "In verità vi dico, presso nessuno in Israele ho trovato una fede così grande. Ora vi dico che molti verranno dall'oriente e dall'occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli, mentre i figli del regno saranno cacciati fuori nelle tenebre, ove sarà pianto e stridore di denti". E Gesù disse al centurione: "Và, e sia fatto secondo la tua fede". In quell'istante il servo guarì. Entrato Gesù nella casa di Pietro, vide la suocera di lui che giaceva a letto con la febbre. Le toccò la mano e la febbre scomparve; poi essa si alzò e si mise a servirlo. Venuta la sera, gli portarono molti indemoniati ed egli scacciò gli spiriti con la sua parola e guarì tutti i malati, perché si adempisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia: Egli ha preso le nostre infermità e si è addossato le nostre malattie. Parola del Signore
“SIGNORE, IO NON SONO DEGNO CHE TU ENTRI SOTTO IL MIO TETTO, DÌ’ SOLTANTO UNA PAROLA E IL MIO SERVO SARÀ GUARITO”. (Mt. 8,7)
Come già ieri con il lebbroso, anche oggi ci viene presentato un esempio di fede. E prima di tutto ci stupiamo anche noi. Il personaggio che ci viene messo a modello non è un pio ebreo, ma un pagano romano, invasore, rappresentante del potere politico e militare. Dunque il bene non è confinato nelle sacrestie e la fede non è propria solo di preti o collitorti. Secondo, quest’ uomo abituato a comandare chiama Gesù con il titolo di “Signore”, non solo Maestro o Rabbi. Questo titolo implica il riconoscimento di una dignità superiore. C’è poi anche la piena fiducia di quest’uomo, sicuro che sia sufficiente una sola parola di Gesù perché il suo servo guarisca e l’attenzione alle tradizioni ebraiche per evitare a Gesù di contaminarsi nell’entrare nella casa di un pagano. Costui poi aggiunge alla fede la carità gratuita di chi vuol bene al prossimo e chiede qualcosa non per se stesso ma per un suo servo. E tutto questo che fa sì che Gesù non neghi la sua grazia a quest’uomo. Noi ripetiamo, forse con molta abitudinarietà, la frase della preghiera del centurione, prima di ricevere l’Eucaristia, ma se ci pensiamo bene queste parole sono estremamente vere. Sono degno, ho dei meriti particolari perché Gesù venga in me, in casa mia? Ma nonostante ciò ho estremamente bisogno di Lui, della sua grazia, della sua salvezza e Gesù ha solo bisogno di questo atto di fede, di umiltà vera per poter operare. Lui non è venuto per i sani ma per i malati, non è venuto per coloro che si ritengono giusti ma per i peccatori. Per Lui c’è più gioia in cielo per un peccatore che si converte che per cento giusti che perseverano. Insomma il nostro Dio è malato del desiderio di venire in casa nostra e salvarci
DOMENICA 29 GIUGNO SANTI PIETRO E PAOLO
Una scheggia di preghiera:
BENEDICI, SIGNORE, LA FAMIGLIA DEI TUOI FIGLI.
Saggezza popolare: Chi ti adula ti tradisce.
Hanno detto: Amare Dio è spogliarsi per Dio di tutto ciò che non è Dio. (San Giovanni della Croce)
Un aneddoto: Un giovane sacerdote, architetto, missionario in Brasile a servizio dei lebbrosi, animatore entusiasta dell’operazione OMG, questi fu don Franco Delpiano. Poco prima di morire, a seguito di una forma grave di leucemia, riassumeva ai suoi giovani i motivi del suo incrollabile ottimismo, sia per la storia generale che per quella personale: “Ragazzi, quello che non riesco a fare io, che non sono più capace a fare, dovete farlo voi. Se, nonostante tutto, siamo ottimisti, è perché Cristo è risorto! Se spero in un mondo migliore, è perché Cristo è risorto!”.
Parola di Dio: At. 12,1-11; Sal. 33; 2Tim. 4,6-8.17-18; Mt. 16,13-19
Vangelo Mt 16, 13-19
Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, essendo giunto Gesù nella regione di Cesarea di Filippo, chiese ai suoi discepoli: "La gente chi dice che sia il Figlio dell'uomo?". Risposero: "Alcuni Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti". Disse loro: "Voi chi dite che io sia?". Rispose Simon Pietro: "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente". E Gesù: "Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli. E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli". Parola del Signore
“TU SEI PIETRO E SU QUESTA PIETRA EDIFICHERO’ LA MIA CHIESA". (Mt. 16, 18)
La festa dei santi apostoli Pietro e Paolo ci offre l'occasione di riflettere su uno dei più grandi dei doni che il Signore ci abbia fatto, prima di raggiungere il Padre in cielo. Questo dono è la Chiesa, di cui gli apostoli sono il fondamento, e i cristiani altrettante pietre viventi. Cristo ha istituito la Chiesa perché la sua opera di salvezza potesse continuare sino alla fine dei tempi. Era anche necessario poggiarla su solide basi. Pietro e Paolo ne sono le principali colonne. Il primo assicura la solidità della roccia con la sua autorità, con la sicurezza del suo insegnamento, la continuità di una tradizione che è ferma e duttile ad un tempo. Il secondo ne costituisce l'elemento dinamico: aperto ai necessari adattamenti, era stato designato ad essere il promotore dell'espansione missionaria della chiesa, in grado di assicurarne l'unità nella diversità. Ma se Cristo è la pietra angolare della chiesa, gli apostoli e i loro successori le colonne incrollabili, i cristiani sono invitati ad esserne le pietre vive. Ai farisei che protestavano contro le acclamazioni lanciate dai fanciulli il giorno delle Palme, Cristo rispose che se essi avessero taciuto, sarebbero state le pietre a gridare. In questo senso i battezzati sono chiamati a rendere la chiesa più radiosa e più attraente col dinamismo della loro fede e lo slancio della loro carità. Solo così il regno di Dio si stabilirà sulla terra: questo regno di luce, di verità, di giustizia e di pace, che Cristo ha avuto la missione di fondare per la gloria di Dio, Padre suo, e per l'eterna felicità degli uomini.
LUNEDI’ 30 GIUGNO
Tra i santi ricordati oggi: Santi primi martiri della chiesa romana; Santa Adelia.
Una scheggia di preghiera:
DONACI, GESU’, LA GIOIA E IL CORAGGIO DI SEGUIRTI.
Saggezza popolare: Non v'è armonia più bella dell'armonia del cuore e della bocca.
Hanno detto: L'amore autentico è sempre compassione; e ogni amore che non sia compassione è egoismo. (Schopenhauer)
Un aneddoto: Un giorno, il sole si mise a discutere con la luna. Diceva che le foglie degli alberi erano verdi, mentre la luna sosteneva che erano del color dell’argento. Questa inoltre diceva che gli uomini sulla terra dormivano sempre, mentre al dire del sole gli uomini erano in continuo movimento. La luna domandò allora perché c’era tanto silenzio sulla terra. “Chi t’ha detto questo?”, rispose il sole. “Sulla terra c’è tanto fracasso...”. La discussione durò per molto tempo.
Infine intervenne il vento. Ascoltò il battibecco e sorrise. “Il vostro alterco è proprio vano”, disse. “Io per parte mia soffio sia che splenda il sole, sia che risplenda la luna. Durante il giorno, quando il sole è alto in cielo, le cose stanno come dice il sole. C’è fracasso sulla terra, gli uomini lavorano e le foglie sono verdi. Di notte, quando si leva la luna, tutto cambia. Gli uomini dormono, regna il silenzio e le foglie sembrano d’argento. Talvolta, quando una nuvola vela la luna, le stesse foglie appaiono nere. Né tu, sole, né tu luna, siete sempre a conoscenza della verità tutta intera.
Parola di Dio: Am. 2,6-10.13-15; Sal. 49; Mt. 8,18-22
Vangelo Mt 8, 18-22
Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù vedendo una gran folla intorno a sé, ordinò di passare all'altra riva. Allora uno scriba si avvicinò e gli disse: "Maestro, io ti seguirò dovunque tu andrai". Gli rispose Gesù: "Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell'uomo non ha dove posare il capo". E un altro dei discepoli gli disse: "Signore, permettimi di andar prima a seppellire mio padre". Ma Gesù gli rispose: "Seguimi e lascia i morti seppellire i loro morti". Parola del Signore
“MAESTRO, IO TI SEGUIRO’ OVUNQUE TU ANDRAI”. (Mt. 8,19)
Penso che ciascuno di noi in un momento di fede o di esaltazione abbia detto a Gesù: “Ti seguirò ovunque tu vada”. Il Signore certamente apprezza questi gesti di entusiasmo ma vuole anche dirci con chiarezza che cosa comporta il seguirlo: certamente trovare in Lui la liberazione, la gioia, ma anche avere la forza di perdere tutto, di entrare nel mistero di Dio che passa attraverso la croce. Gesù non ci promette una via larga e spaziosa ma una “strada stretta”, non ci promette di “sedere alla sua destra o sinistra” come forma di potere, ma ci invita a salire su una croce a destra o sinistra della sua. Non ci promette tranquillità ma beatitudine in quanto “sarete perseguitati e disprezzati nel mio nome”. Bisogna essere consci di questo prima di buttarci alla sua sequela, di modo che il nostro entusiasmo non svanisca davanti alle difficoltà e non ci troviamo a “porre mano all’aratro per poi voltarci indietro”. Molte persone, confondendo religiosità con fede, pensano all’essere cristiani come ad una assicurazione sulla vita terrena ed eterna: osservare alcune norme significa avere un certo ordine di vita, significa dare delle risposte a problemi più grandi di noi e poi significa garantirsi il paradiso. Niente di più lontano dalla mentalità di Gesù. Seguirlo è sempre mettersi in viaggio e non arrivare subito a destinazione e siccome Gesù non ha casa, significa seguirlo per strade che non sono nostre. Se gli vai dietro proverai gioia, avventura, entusiasmo ma ti troverai sempre davanti al mistero, dovrai continuamente mettere in crisi le tue sicurezze, ti troverai a remare contro corrente nei confronti del mondo, saprai che il ‘paradiso’ non è una tua conquista a base di buone azioni ma un dono che ti sarà dato per amore gratuito.