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SCHEGGE E SCINTILLE
PENSIERI, SPUNTI, RIFLESSIONI
DALLA PAROLA DI DIO E DALLA VITA
http://digilander.libero.it/don_franco_web
a cura di: don_franco_locci@libero.it
MAGGIO 2008
GIOVEDI’ 1 MAGGIO
Una scheggia di preghiera:
SIGNORE, BENEDICI LE NOSTRE FAMIGLIE CON LAVORO E SERENITA’.
Tra i santi ricordati oggi: San Giuseppe lavoratore; Santa Berta; Santa Fiorina.
Saggezza popolare: Il ladro va dallo spillo all'uovo, dall'uovo al bue, dal bue alla forca.
Hanno detto: Dio non ci avrebbe dato il comandamento di amarlo se non ci avesse anche dato la capacità di amarlo. (Basilio di Cesarea)
Un aneddoto: SI LEGGE NEI “SOGNI” DI SAN GIOVANNI BOSCO
S. Giovanni Bosco sognò san Domenico Savio avvolto di gioia celestiale. “Che cosa ti ha fatto più felice in punto di morte?” - gli chiese. “Essere stato devoto della Madonna” - rispose il suo giovane discepolo.
Parola di Dio nella festa di S. Giuseppe lavoratore: Gn. 1,26-2,3; Sal 89; Mt. 13,54-58
Vangelo Mt 13, 54-57
Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù venuto nella sua patria insegnava nella loro sinagoga e la gente rimaneva stupita e diceva: "Da dove mai viene a costui questa sapienza e questi miracoli? Non è egli forse il figlio del carpentiere? Sua madre non si chiama Maria e i suoi fratelli Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle non sono tutte fra noi? Da dove gli vengono dunque tutte queste cose?". E si scandalizzavano per causa sua. Ma Gesù disse loro: "Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua". Parola del Signore
“NON E’ FORSE IL FIGLIO DEL CARPENTIERE? SUA MADRE NON SI CHIAMA MARIA? (Mt 13,55)
Un’antica tradizione cristiana vuole che il mese di maggio sia dedicato alla devozione a Maria, la madre che ci porta a Gesù, ed è molto bello allora che questo mese inizi con la festa di Giuseppe nella sua qualifica di lavoratore. Questo ci aiuta a comprendere la concretezza della incarnazione, ci introduce subito nella ferialità di questa Santa Famiglia. I concittadini di Gesù lo riconoscono come uno di loro, il figlio di Maria e del carpentiere. E’ una constatazione molto semplice che noi chissà quante volte avremo fatto, quella di dire che Maria e Giuseppe hanno vissuto la vita quotidiana di ogni donna e di ogni uomo del loro tempo, eppure noi, qualche volta per sottolineare i doni di Giuseppe e specialmente quelli ricevuti da Maria, li abbiamo quasi estraniati dalla realtà e soprattutto per Maria ne abbiamo fatto una semidea. Maria non ha vissuto “sulle nuvole”. Giuseppe era un uomo concreto che nella sua vita ha dovuto fare scelte difficili ma che si è fidato di Dio. Gesù ha vissuto 30 anni in famiglia. In essa si è formato, ha condiviso la condizione operaia di Giuseppe, ha ricevuto molto da quest'uomo semplice e retto che gli ha fatto da padre. La famiglia, il lavoro, la semplicità, la fede: valori umili ma essenziali. Valori da riproporre nella nostra società. Troppe volte giornali, televisioni, forme di educazione propongono unicamente divertimento, denaro, primeggiare a tutti i costi, e poi ci lamentiamo che non c'è più morale, senso di famiglia, gusto del lavoro... Giuseppe si è santificato con la fede in Dio, con la fedeltà alla sua famiglia, con il suo lavoro, sapendo apprezzare nel sacrificio, la gioia delle piccole cose del quotidiano. Perché cercare la felicità in chimere lontane e non saper più gustare persone e momenti della nostra vita? Perché vedere sempre e solo ciò che ci manca e non apprezzare il molto che abbiamo?
VENERDI’ 2 MAGGIO
Una scheggia di preghiera:
GESU’, TU SEI LA GIOIA DEL MIO CUORE.
Tra i santi ricordati oggi: Sant’ Atanasio; Santa Mafalda di Portogallo.
Saggezza popolare: Una buona testa vale più di cento braccia.
Hanno detto: L'amore infinito di Dio per noi si è fatto visibile in Gesù Cristo. Attraverso le ferite del corpo, si manifesta l'arcana carità del suo cuore, si fa palese il grande mistero dell'amore, si mostrano le viscere di misericordia del nostro Dio. (San Bernardo)
Un aneddoto: Murillo il celebre pittore spagnolo del XVII secolo, dipinse vari quadri della Madre di Dio, il più noto di tutti è una Immacolata Concezione: A chi gli chiedeva come avesse potuto concepire un'immagine così bella rispose: "Per poter dipingere una bella Madonna, bisogna averla scolpita nel cuore”.
Parola di Dio: At. 18,9-18; Sal. 46; Gv. 16,20-23
Vangelo Gv 16, 20-23
Dal vangelo secondo Giovanni.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “In verità, in verità vi dico: voi piangerete e vi rattristerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete afflitti, ma la vostra afflizione si cambierà in gioia. La donna, quando partorisce, è afflitta, perché è giunta la sua ora; ma quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più dell'afflizione per la gioia che è venuto al mondo un uomo. Così anche voi, ora, siete nella tristezza; ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno vi potrà togliere la vostra gioia”. Parola del Signore
“NESSUNO VI POTRA’ TOGLIERE LA VOSTRA GIOIA”. (Gv.16,23)
Gesù qui non parla della gioia come di qualcosa che accontenti temporaneamente qualche nostro desiderio, neanche di un semplice sentimento che possiamo provare nel nostro intimo. La gioia che ci promette in dono è frutto dello Spirito Santo che dimora in noi. Essa non dipende dalle circostanze, dalle situazioni, piuttosto essa è frutto dell’intima certezza dell’amore di Dio. Gesù paragona questa gioia a quella che sperimenta una madre che ha appena partorito: dopo aver sofferto per momenti che appaiono interminabili, ecco che quando le viene portato il suo bambino, è tutta invasa da una gioia grande che nessuno le può togliere. Penso a Maria, donna che noi riteniamo fortunata, beata, e guardo alla sua vita fatta di nascondimento, di umiltà e di umiliazioni, penso alla sua sofferenza di Madre che non può far nascere suo figlio se non in una grotta di pastori, penso al suo esilio in terra straniera, penso al suo essere la madre del condannato a morte e mi chiedo: ha potuto essere felice una donna con una vita così? E’ la madre “addolorata” che però non ha mai perso la gioia del cuore perché era sicura della fedeltà di Dio. Anche noi possiamo piangere nel dolore, essere magari privati della libertà, affrontare una vita di insuccessi senza però perdere la gioia vera, profonda perché essa viene dalla certezza che Dio non ci ingannerà mai.
SABATO 3 MAGGIO
Una scheggia di preghiera:
MOSTRACI IL TUO VOLTO, O SIGNORE.
Tra i santi ricordati oggi: Santi Filippo e Giacomo; Sant’Alessandro I, Papa.
Saggezza popolare: Loda il giorno alla sera, e il giovane quando avrà la barba.
Hanno detto: L'amore non cerca ragioni, non cerca vantaggi all'infuori di sé. Il suo vantaggio sta nell'esistere. Amo perché amo. Amo per amare. (San Bernardo)
Un aneddoto: A Gesù per Maria
La devozione alla Madonna porta necessariamente a Gesù, anzi è il mezzo più sicuro e perfetto che porti a Dio. Ecco un episodio nella devozione di S. Gemma Galgani alla Madonna. "Un giorno Gemma si vede sulle braccia della Madre divina, in atto di posare la testa sul cuore di Lei. La Santissima Vergine le domanda: “Gemma, non ami che me?” E Gemma risponde: “Oh no, prima di te amo un'altra persona”. A queste parole la Madonna, stringendosela ancora più al cuore: “Dimmi chi è”. “No, non te lo dico”, risponde Gemma, quasi scherzando con Colei che pareva a sua volta scherzare. “Se tu fossi venuta ier l'altro, di sera, l'avresti saputo”, soggiunse. “Egli ti somiglia in tutto per bellezza, i suoi capelli hanno il colore dei tuoi”. La Vergine che pareva compiacersi di sentirselo ripetere, insisté ancora: “Chi è?” E Gemma rispose: “È Gesù, il figlio tuo. Oh, l'amo tanto!” A queste parole la Madonna nuovamente strinse a sé Gemma e disse: “Oh, sì. Amalo pure, amalo tanto; ma ama lui solo”. E la visione disparve".
Parola di Dio nella festa dei santi Filippo e Giacomo: 1Cor. 15,1-8; Sal. 18; Gv. 14,6-14
Vangelo Gv 14, 6-14
Dal vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù disse a Tommaso: "Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se conoscete me, conoscerete anche il Padre: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto". Gli disse Filippo: "Signore, mostraci il Padre e ci basta". Gli rispose Gesù: "Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me ha visto il Padre. Come puoi dire: Mostraci il Padre? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me; ma il Padre che è con me compie le sue opere. Credetemi: io sono nel Padre e il Padre è in me; se non altro, credetelo per le opere stesse. In verità, in verità vi dico: anche chi crede in me, compirà le opere che io compio e ne farà di più grandi, perché io vado al Padre. Qualunque cosa chiederete nel nome mio, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò". Parola del Signore
“SIGNORE, MOSTRACI IL PADRE E CI BASTA”. (Gv. 14,8)
Filippo, di cui celebriamo oggi la festa insieme a Giacomo, in fondo si accontenta di poco per confortare la propria fede: chiedendo a Gesù di mostrare loro il volto del Padre, in fondo invoca un bel miracolo, una bella apparizione, magari qualche lampo e tuono come sul Sinai e la fede è confermata: di lì non scappa più nessuno! Anzi al massimo si dovrà dire come i contemporanei di Mosè: "Parlaci tu, perché se vediamo Dio poi moriamo”.Gesù invece manifesta un Dio così umile, così familiare, perfino ‘debole’, umano da lasciare interdetti. E Gesù ci manifesta il Padre non soltanto con le sue parole, ma con i suoi gesti, le sue scelte, le sue azioni. Quando nel Vangelo vediamo Gesù accordare la sua preferenza ai piccoli, mostrare compassione per i sofferenti, concedere largamente il perdono ai peccatori, ridare la fiducia agli squalificati, frequentare gli esclusi, esercitare la misericordia verso ogni genere di miseria umana, non nascondere la propria simpatia per gli ultimi, tenersi alla larga dai potenti, apparire così umano, pieno di tenerezza, piangere per la morte di un amico, gradire piccoli gesti di delicatezza, noi ‘impariamo’ il Padre, siamo in grado di abbozzare i lineamenti del suo volto. Anche a noi, dolcemente, Gesù dice come a Filippo: “Da tanto tempo sono con voi e non vi siete ancora decisi a stracciare l’altra immagine di Dio, la vostra… Quando imparerete a conoscermi, e quindi a ‘vedere’ Dio?”
DOMENICA 4 MAGGIO: ASCENSIONE DEL SIGNORE, ANNO A
Una scheggia di preghiera:
TU SEI CON NOI, GESU’, FINO ALLA FINE DEI GIORNI.
Tra i santi ricordati oggi: San Floriano, San Gottardo; San Silvano
Saggezza popolare: Chi non ha il gatto mantiene i topi e chi ce l'ha li mantiene tutti e due.
Hanno detto: L'amore di Dio può volere solo il bene in tutto e in tutti. (Bernhard Joseph)
Un aneddoto: La mendicante con i rosari
Uno straordinario apostolo, il S. Curato d'Ars, si serviva del S. Rosario per attirare anime e far piovere su di esse grazie senza numero di conversioni anche prodigiose. Una volta fu invitato a predicare gli Esercizi Spirituali al popolo in una località nei pressi di Ars. Per prima cosa, egli chiese al Parroco se tra i fedeli ci fosse qualcuno disposto a pregare intensamente. Il Parroco gli indicò una povera mendicante, buona solo a dire Rosari. Il Santo Curato avvicinò subito la poveretta e la pregò di voler recitare continuamente Rosari per tutto il tempo delle prediche. La mendicante ubbidì, La Missione andò benissimo. Le conversioni si moltiplicavano, e il S. Curato attestava con gran giubilo: “Non è opera mia, ma della Madonna invocata dalla mendicante con i Rosari”.
Parola di Dio: At. 1,1-11; Sal. 46; Ef. 1,17-23; Mt. 28,16-20
1^ Lettura At 1, 1-11
Dagli Atti degli Apostoli.
Nel mio primo libro ho gia trattato, o Teòfilo, di tutto quello che Gesù fece e insegnò dal principio fino al giorno in cui, dopo aver dato istruzioni agli apostoli che si era scelti nello Spirito Santo, egli fu assunto in cielo. Egli si mostrò ad essi vivo, dopo la sua passione, con molte prove, apparendo loro per quaranta giorni e parlando del regno di Dio. Mentre si trovava a tavola con essi, ordinò loro di non allontanarsi da Gerusalemme, ma di attendere che si adempisse la promessa del Padre “quella, disse, che voi avete udito da me: Giovanni ha battezzato con acqua, voi invece sarete battezzati in Spirito Santo, fra non molti giorni”. Così venutisi a trovare insieme gli domandarono: “Signore, è questo il tempo in cui ricostituirai il regno di Israele?”. Ma egli rispose: “Non spetta a voi conoscere i tempi e i momenti che il Padre ha riservato alla sua scelta, ma avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino agli estremi confini della terra”. Detto questo, fu elevato in alto sotto i loro occhi e una nube lo sottrasse al loro sguardo. E poiché essi stavano fissando il cielo mentre egli se n'andava, ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero: “Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che è stato di tra voi assunto fino al cielo, tornerà un giorno allo stesso modo in cui l'avete visto andare in cielo”. Parola di Dio
“UOMINI DI GALILEA, PERCHE’ STATE A GUARDARE IL CIELO?”. (At. 1,11)
Così erano i discepoli quando Gesù salì al cielo. Incantati, con gli occhi fissi al cielo, stupiti ed immobili davanti a quel cielo diventato improvvisamente vuoto. Se ci pensiamo bene, accade anche a noi, a volte, di stare incantati come i discepoli. Incantati nel ricordo di una persona amata che non c'è più, e che tuttavia vorremmo ancora avere vicino a noi; oppure incantati nel ricordo di quei momenti belli della vita in cui abbiamo conosciuto una consolazione, una certezza, una promessa. Appunto come i discepoli, che avevano trovato in Gesù il senso della loro vita, e avevano fatto di lui il Maestro e il Signore. Essi desideravano rimanere ancora con lui, trattenere per sempre la sua presenza, custodire in eterno la sua amicizia. Già una volta avevano rischiato di perderlo, quando i Giudei lo inchiodarono sulla croce facendolo morire. Ora lo avevano ritrovato, vivo, risorto dai morti, e volevano tenerlo per sempre con loro. Quando dunque Gesù salì al cielo fu per i discepoli un dramma: per un attimo sembrò ritornare il dubbio del Venerdì Santo. E tuttavia le ultime parole di Gesù indicavano un'altra verità: "Andate... ecco io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine del mondo". Dunque non il dramma, non la paura, non la disperazione sono la verità di quel distacco. Certo può essere doloroso perdere per sempre la presenza storica di Gesù, la bellezza del suo volto, la dolcezza delle sue parole. E tuttavia soltanto così si compie la verità di Gesù, perché soltanto così il suo Vangelo può diventare fonte di vita per ogni uomo e per ogni donna. Se i discepoli avessero tenuto per sé il Signore, e si fossero appartati per sempre con lui, noi oggi non avremmo ricevuto la buona notizia della salvezza: Gesù sarebbe diventato la consolazione per pochi, e non la promessa di vita per tutti. In fondo è quello che accade anche nella nostra vita: se tratteniamo solo per noi il ricordo delle persone amate scomparse e dei momenti belli, passati finiamo per morire nella malinconia. Se invece a partire dalla memoria grata e gioiosa del bene ricevuto siamo capaci di guardare avanti, allora possiamo ricevere e donare un futuro promettente, un futuro carico di speranza. Così fecero i discepoli, a partire dal giorno di Pentecoste: il ricordo di Gesù li spinse a testimoniare con vigore la speranza che avevano scoperto in lui. Non rimasero là sul monte, incantati a guardare il cielo, ma partirono decisi per la loro missione. E così può accadere anche per noi: infatti la memoria del Cristo risorto ci indica la mèta del nostro cammino, la speranza a cui siamo chiamati. Possiamo allora ripartire pieni di fiducia: perché la memoria del bene ricevuto è promessa del bene futuro.
LUNEDI’ 5 MAGGIO
Una scheggia di preghiera:
SPIRITO DI DIO FACCI UNO COL PADRE.
Tra i santi ricordati oggi: Sant’Angelo, monaco; Santa Irene da Lecce.
Saggezza popolare: Il generoso ha solo quel che ha donato.
Hanno detto: Siamo in grado di amare Dio sopratutto in due modi: uno affettivo e l'altro attivo. Grazie al primo ci compiaciamo in Dio, grazie al secondo Dio si compiace in noi. (De Berulle Pierre)
Un aneddoto: Si racconta che quando venne eletto Papa Leone XI, nel 1605, il cerimoniere che lo aiutava a rivestire i sacri paramenti, voleva slegargli lo scapolare di Maria. “Fermati, gli disse il Papa, lasciami Maria perché Maria non lasci me!”.
Parola di Dio: At. 19,1-8; Sal. 67; Gv. 16,29-33
1^ Lettura At 19, 1-8
Dagli Atti degli Apostoli.
Mentre Apollo era a Corinto, Paolo, attraversate le regioni dell'altopiano, giunse a Efeso. Qui trovò alcuni discepoli e disse loro: “Avete ricevuto lo Spirito Santo quando siete venuti alla fede?”. Gli risposero: “Non abbiamo nemmeno sentito dire che ci sia uno Spirito Santo”. Ed egli disse: “Quale battesimo avete ricevuto?”. “Il battesimo di Giovanni”, risposero. Disse allora Paolo: “Giovanni ha amministrato un battesimo di penitenza, dicendo al popolo di credere in colui che sarebbe venuto dopo di lui, cioè in Gesù”. Dopo aver udito questo, si fecero battezzare nel nome del Signore Gesù e, non appena Paolo ebbe imposto loro le mani, scese su di loro lo Spirito Santo e parlavano in lingue e profetavano. Erano in tutto circa dodici uomini. Entrato poi nella sinagoga, vi poté parlare liberamente per tre mesi, discutendo e cercando di persuadere gli ascoltatori circa il regno di Dio. Parola di Dio
“NON ABBIAMO NEANCHE SENTITO DIRE CHE CI SIA UNO SPIRITO SANTO”. (At.19,3)
Paolo si stupisce perché ad Efeso trova dei discepoli di Cristo che non sanno neppure chi sia lo Spirito Santo. Si sono fermati al battesimo di Giovanni. Ma non meravigliamoci troppo. Anche oggi ci sono dei cristiani che si sono fermati all’Antico Testamento ed altri che si sono accontentati di piccole formule religiose molto lontane da Gesù, dal suo messaggio, dalla sua salvezza! Se oggi davanti a certe persone che dicono di “essere cristiani” si chiedesse chi sia lo Spirito santo, ne sentiremo delle belle. Solo perché nati in un paese cristiano, solo perché le nostre famiglie di origine erano “religiose”, solo perché andiamo alla processione del santo o della santa, o perché ogni tanto facciamo una scappata religioso-turistica in qualche santuario, pensiamo di essere cristiani. Se però andiamo appena al di là della maschera scopriamo dei vuoti terribili. Ne volete qualche esempio? Guardate qualche salotto televisivo alla moda in cui si parla di fede, scoprirete che essa è fondata solo sulla richiesta di straordinario o su formule religiose più o meno accettate o disprezzate. Si parla di Chiesa o per disprezzarla o per esaltarla difficilmente per sentirsene parte, si citano magari anche a sproposito frasi di vangelo senza che queste siano diventate parte della vita. Si pensa a Gesù come a un uomo importante della storia, a Dio come a un vecchio con la barba che bisogna tener buono perché è facile ad arrabbiarsi quando qualcuno gli ruba una mela… e dello Spirito Santo? Qualcuno lo riduce tra sorrisetti a Colui che ha messo incinta Maria. Ma anche qui non puntiamo solo il dito contro la superficialità e l’ignoranza degli altri: vi invito oggi a chiederci: “Io, oggi so rispondere a chi sia lo Spirito Santo? E, soprattutto: che compito ha nella mia vita lo Spirito Santo?” Proviamo a rispondere e, se per caso ci troviamo in difficoltà non sarà il caso di andare a riprendere in mano catechismo e preghiera?
MARTEDI’ 6 MAGGIO
Una scheggia di preghiera:
IL TUO SPIRITO CI FACCIA DIVENTARE TUA FAMIGLIA.
Tra i santi ricordati oggi: San Domenico Savio, Sant’Evodio di Antiochia.
Saggezza popolare: La bella e buona maniera fa cambiar l'inverno in primavera.
Hanno detto: Nel segreto della nostra esistenza noi veniamo tessuti da coloro che ci amano. (Bessiere Gerald)
Un aneddoto: La Madonna, con il Bambino Gesù fra le braccia, aveva deciso di scendere in Terra per visitare un monastero. Orgogliosi, tutti i monaci si misero in una lunga fila, presentandosi ciascuno davanti alla Vergine per renderle omaggio. Uno declamò alcune poesie, un altro le mostrò le miniature che aveva preparato per la Bibbia e un terzo recitò i nomi di tutti i santi. E così via, un monaco dopo l'altro, tutti resero omaggio alla Madonna e al Bambino. All'ultimo posto della fila ne rimase uno, il monaco più umile del convento, che non aveva mai studiato i sacri testi dell'epoca. I suoi genitori erano persone semplici, che lavoravano in un vecchio circo dei dintorni, e gli avevano insegnato soltanto a far volteggiare le palline in aria. Quando giunse il suo turno, gli altri monaci volevano concludere l'omaggio perché il povero acrobata non aveva nulla di importante da dire e avrebbe potuto sminuire l'immagine del convento. Ma anche lui, nel profondo del proprio cuore, sentiva un bisogno immenso di offrire qualcosa a Gesù e alla Vergine. Pieno di vergogna, sentendosi oggetto degli sguardi di riprovazione dei confratelli, tirò fuori dalla tasca alcune arance e cominciò a farle volteggiare: perché era l'unica cosa che egli sapesse fare. Fu solo in quell'istante che Gesù Bambino sorrise e cominciò a battere le mani in braccio alla Madonna. E fu verso quel monaco che la Vergine tese le braccia, lasciandogli tenere per un po' il bambinello.
Parola di Dio: At. 20,17-27; Sal. 67; Gv. 17,1-11
Vangelo Gv 17, 1-11
Dal vangelo secondo Giovanni.
In quel tempo, Gesù, alzati gli occhi al cielo, disse: “Padre, è giunta l'ora, glorifica il Figlio tuo, perché il Figlio glorifichi te. Poiché tu gli hai dato potere sopra ogni essere umano, perché egli dia la vita eterna a tutti coloro che gli hai dato. Questa è la vita eterna: che conoscano te, l'unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo. Io ti ho glorificato sopra la terra, compiendo l'opera che mi hai dato da fare. E ora, Padre, glorificami davanti a te, con quella gloria che avevo presso di te prima che il mondo fosse. Ho fatto conoscere il tuo nome agli uomini che mi hai dato dal mondo. Erano tuoi e li hai dati a me ed essi hanno osservato la tua parola. Ora essi sanno che tutte le cose che mi hai dato vengono da te, perché le parole che hai dato a me io le ho date a loro; essi le hanno accolte e sanno veramente che sono uscito da te e hanno creduto che tu mi hai mandato. Io prego per loro; non prego per il mondo, ma per coloro che mi hai dato, perché sono tuoi. Tutte le cose mie sono tue e tutte le cose tue sono mie, e io sono glorificato in loro. Io non sono più nel mondo; essi invece sono nel mondo, e io vengo a te”. Padre Santo, custodisci nel tuo nome coloro che mi hai dato, perché siano una cosa sola, come noi. Parola del Signore
“IO PREGO PER LORO, PER COLORO CHE MI HAI DATO, PERCHE' SONO TUOI”. (Gv.17, 9)
Oggi ancora un racconto che però può diventare una vera e propria meditazione:
Un giorno un tale si avvicinò a Gesù e gli disse: “Maestro, tutti noi sappiamo che tu vieni da Dio e insegni la via della verità. Ma devo proprio dirti che i tuoi seguaci, quelli che chiami i tuoi apostoli o la tua comunità, non mi piacciono per niente. Ho notato che non si distinguono molto dagli altri uomini. Ultimamente ho fatto una solenne litigata con uno di essi. E poi, lo sanno tutti che i tuoi discepoli non vanno sempre d'amore e d'accordo. Ne conosco uno che fa certi traffici poco puliti... Voglio perciò farti una domanda molto franca: è possibile essere dei tuoi senza avere niente a che fare con i tuoi cosiddetti apostoli? Io vorrei seguirti ed essere cristiano (se mi passi la parola), ma senza la comunità, senza la Chiesa, senza tutti questi apostoli!”. Gesù lo guardò con dolcezza e attenzione. “Ascolta”, gli disse “ti racconterò una storia: C'erano una volta alcuni uomini che si erano seduti a chiacchierare insieme. Quando la notte li coprì con il suo nero manto, fecero una bella catasta di legna e accesero il fuoco. Se ne stavano seduti ben stretti, mentre il fuoco li scaldava e il bagliore della fiamma illuminava i loro volti. Ma uno di loro, ad un certo punto, non volle più rimanere con gli altri e se ne andò per conto suo, tutto solo. Si prese un tizzone ardente dal falò e andò a sedersi lontano dagli altri. Il suo pezzo di legno in principio brillava e scaldava. Ma non ci volle molto a illanguidire e spegnersi. L'uomo che sedeva da solo fu inghiottito dall'oscurità e dal gelo della notte. Ci pensò un momento poi si alzò, prese il suo pezzo di legno e lo riportò nella catasta dei suoi compagni. Il pezzo di legno si riaccese immediatamente e divampò di fuoco nuovo. L'uomo si sedette nuovamente nel cerchio degli altri. Si scaldò e il bagliore della fiamma illuminava il suo volto”. Sorridendo, Gesù aggiunse: “Chi mi appartiene sta vicino al fuoco, insieme ai miei amici. Perché io sono venuto a portare il fuoco sulla terra e ciò che desidero di più è vederlo divampare”.
MERCOLEDI’ 7 MAGGIO
Una scheggia di preghiera:
SIGNORE RENDICI ATTENTI E DISPONIBILI ALLE NECESSITA’ DEI FRATELLI.
Tra i santi ricordati oggi: Sant’Epifanio di Costanza; San Flavio, martire; Santa Gisella.
Saggezza popolare: Denari di gioco, oggi te li do, domani te li tolgo.
Hanno detto: L’amore fa sopportare le fatiche, le noie, le ingratitudini, le mancanze, le negligenze. (San Giovanni Bosco)
Un aneddoto: In Francia. Il tempo della persecuzione contro gli Ebrei. Una giovane Ebrea che amava teneramente la Madonna, abbraccia la religione cattolica. Praticava in modo tutto speciale la devozione del Rosario. Un giorno pregò la sua mamma di tenere sempre nella sua borsa una corona. La mamma anche se non troppo volentieri, acconsentì a questo desiderio. La persecuzione diventava sempre più violenta. La giovane e la sua figlia cambiarono nome e andarono altrove. Improvvisamente due membri della Gestapo vennero alla loro casa per compiere una perquisizione. Uno di essi apre un armadio prende la borsa della signora, la apre e vi trova la corona, la prende in mano la guarda e dice non senza stupore: "Abbiamo sbagliato. Certamente non è questa la casa" e se ne andarono.
Parola di Dio: At. 20,28-38; Sal. 67; Gv. 17, 11-19
1^ Lettura At 20, 28-38
Dagli Atti degli Apostoli.
In quel tempo, Paolo diceva agli anziani della Chiesa di Efeso: “Vegliate su voi stessi e su tutto il gregge, in mezzo al quale lo Spirito Santo vi ha posti come vescovi a pascere la Chiesa di Dio, che egli si è acquistata con il suo sangue. Io so che dopo la mia partenza entreranno fra voi lupi rapaci, che non risparmieranno il gregge; perfino di mezzo a voi sorgeranno alcuni a insegnare dottrine perverse per attirare discepoli dietro di sé. Per questo vigilate, ricordando che per tre anni, notte e giorno, io non ho cessato di esortare fra le lacrime ciascuno di voi. Ed ora vi affido al Signore e alla parola della sua grazia che ha il potere di edificare e di concedere l'eredità con tutti i santificati. Non ho desiderato né argento, né oro, né la veste di nessuno. Voi sapete che alle necessità mie e di quelli che erano con me hanno provveduto queste mie mani. In tutte le maniere vi ho dimostrato che lavorando così si devono soccorrere i deboli, ricordandoci delle parole del Signore Gesù, che disse: Vi è più gioia nel dare che nel ricevere!”. Detto questo, si inginocchiò con tutti loro e pregò. Tutti scoppiarono in un gran pianto e gettandosi al collo di Paolo lo baciavano, addolorati soprattutto perché aveva detto che non avrebbero più rivisto il suo volto. E lo accompagnarono fino alla nave. Parola di Dio
“VEGLIATE SU VOI STESSI E SU TUTTO IL GREGGE IN MEZZO AL QUALE LO SPIRITO SANTO VI HA POSTI”. (At. 20,28)
Il brano che abbiamo letto degli atti degli Apostoli è un po’ il testamento di Paolo. Egli saluta e si accomiata dalla comunità di Efeso tanto amata da lui e sa che non vi tornerà più. Pur essendoci tutta la fede, c’è l’umanità che piange da una parte e dall’altra. Eppure in quel momento nel cuore di Paolo prevale il desiderio che questa comunità possa proseguire il suo cammino di fede, anche senza di lui, ma nell’amore di Cristo e allora consiglia particolarmente due cose: vegliare sul gregge che ci è stato affidato e su se stessi. E questo non si riferisce solo ai preti e ai vescovi responsabili di una comunità, ma anche a ciascuno di noi, perché io sono responsabile del mio fratello, dei miei figli, della mia famiglia, della comunità in cui vivo: non posso lavarmene le mani ho delle grosse responsabilità verso gli altri; li amo? mi sono stati affidati; devo saper dare tutto per loro, devo fare come fa Gesù che si fa pane per le necessità degli altri. Ma ho anche una grossa responsabilità verso me stesso: non posso esigere amore, perdono, gioia, comprensione dagli altri se non so farlo io; come non posso amare gli altri se non amo profondamente e nel vero senso me stesso; devo vigilare per volermi bene nel senso giusto e allora avrò anche la possibilità di amare nel senso giusto il mio prossimo.
GIOVEDI’ 8 MAGGIO
Una scheggia di preghiera:
AIUTACI, SIGNORE, A GUARDARE DI PIU’ A CIO’ CHE CI UNISCE CHE A CIO’ CHE CI DIVIDE.
Tra i santi ricordati oggi: Sant’Acacio di Bisanzio; San Vittore, martire.
Saggezza popolare: Quattro cose corrompono la giustizia: timore, amore, odio e denaro.
Hanno detto: Non tutti possono digiunare, intraprendere lunghi viaggi per la gloria di Dio, non tutti possono fare ricche elemosine; ma tutti possono amare Dio: basta volerlo. (San Giovanni Bosco)
Un aneddoto: Il padre Auriemma racconta che una povera pastorella che guardava gli armenti amava tanto Maria, che la sua gioia più grande era di andare in una cappelletta di nostra Signora, su una montagna, e di restare là mentre le pecorelle pascolavano, per parlare con la sua cara Madre e renderle omaggio. Vedendo che quella modesta statua era disadorna, si mise a confezionarle un manto con le sue mani. Un giorno colse alcuni fiori nei campi e ne fece una ghirlanda; poi, salita sull'altare di quella cappelletta, la pose sul capo dell'immagine dicendo: “Madre mia, vorrei porre sulla tua fronte una corona d'oro e di gemme, ma poiché sono povera, ricevi da me questa povera corona di fiori e accettala come segno del mio amore per te”. Così e con altri omaggi la devota pastorella cercava di servire e di onorare la sua amata Signora. Vediamo ora come la nostra buona Madre ricompensò le visite e l'affetto di questa sua figlia. La ragazza si ammalò e stava per morire. Due religiosi, passando da quelle parti, stanchi per il viaggio, si misero a riposare sotto un albero. L'uno dormiva, l'altro vegliava, ma ebbero la stessa visione. Videro un gruppo di bellissime fanciulle e fra queste ve n'era una che le superava tutte in bellezza e maestà. Uno di loro le domandò: “Signora, chi sei? “. “Io sono, rispose, la Madre di Dio e con queste fanciulle vado a visitare nel vicino villaggio una pastorella moribonda che ha fatto tante visite a me”. Dopo queste parole, la visione scomparve. Allora i due buoni servi di Dio si dissero l'un l'altro: “Andiamo anche noi a vedere la pastorella”. Si avviarono e, trovata l'abitazione della ragazza, entrarono in un piccolo tugurio; lì, sopra un po' di paglia, giaceva la giovane moribonda. La salutarono ed ella disse loro: “Fratelli, pregate Dio di farvi vedere chi è venuto ad assistermi”. S'inginocchiarono subito e videro Maria che stava accanto all'agonizzante con una corona in mano e la consolava. Le altre vergini cominciarono a cantare e a quel dolce canto l'anima benedetta della pastorella si sciolse dal corpo. Maria le pose in capo la corona e prendendosi l'anima la portò con sé nel paradiso.
Parola di Dio: At. 22,30; 23,6-11; Sal. 15; Gv. 17,20-26
Vangelo Gv 17, 20-26
Dal vangelo secondo Giovanni.
In quel tempo, Gesù alzati gli occhi al cielo, così pregò: “Non prego solo per questi, ma anche per quelli che per la loro parola crederanno in me; perché tutti siano una sola cosa. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato. E la gloria che tu hai dato a me, io l'ho data a loro, perché siano come noi una cosa sola. Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell'unità e il mondo sappia che tu mi hai mandato e li hai amati come hai amato me. Padre, voglio che anche quelli che mi hai dato siano con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria, quella che mi hai dato; poiché tu mi hai amato prima della creazione del mondo. Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto, ma io ti ho conosciuto; questi sanno che tu mi hai mandato. E io ho fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere, perché l'amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro”. Parola del Signore
“SIANO UNA SOLA COSA COME TU, O PADRE, SEI IN ME E IO IN TE”. (Gv. 17,22)
Sono passati tanti anni ma già 20 secoli fa Gesù ha pregato per me e per noi e continua a farlo. La sua venuta, la sua passione, la sua risurrezione non sono solo un evento della storia passata. E’ venuto per me, ha sofferto per me, ha pregato per me, è risorto per me affinché io sia una cosa sola con Lui e affinché noi siamo una cosa sola tra noi. Il desiderio di Gesù è che in Lui ogni divisione sia superata, ogni discordia sia vinta nell’amore e che tutti coloro che riconoscono Lui come Salvatore possano davvero essere uno con Lui nel Padre. Come mai, allora, nella Chiesa e tra i cristiani ci sono tante divisioni?
Perché, purtroppo, spesso, invece di guardare a Gesù, i cosiddetti credenti hanno guardato a se stessi e ai propri interessi. Perché spesso anche tra noi prevale il nostro giudizio piuttosto che la misericordia di Dio, perché preferiamo salvare la forma, invece che la sostanza. Nella Bibbia, Dio è uno mentre è il maligno che viene chiamato “il divisore”. E poi fondamento dell’unità dei cristiani non è l’appiattimento delle idee, l’uniformità dei caratteri, la morte della persona a favore della comunità. E’ invece avere un unico Dio, Padre, Figlio, Spirito, fondamento e guida della vita individuale che porta ad esaltare quanto abbiamo a favore degli altri. Cerco di chiarire questo concetto con un esempio. Che cosa occorre affinché una famiglia “funzioni”, sia creativa, doni serenità ai suoi membri? Che ognuno possa serenamente esprimere se stesso e i suoi doni nel rispetto degli altri e che nelle difficoltà prevalga il bene comune. Così è la fede e la comunità. Ciascuno è persona, ciascuno ha doni preziosi e personali da mettere a servizio degli altri ma l’unità è fondata su Dio e sull’amore. E’ Dio il fondamento dell’unità. Chi guarda a Lui non può essere uno che, in nome suo, divide.
VENERDI’ 9 MAGGIO
Una scheggia di preghiera:
SIGNORE, TU SAI TUTTO, TU LO SAI CHE TI AMO.
Tra i santi ricordati oggi: Santa Luminosa di Pavia, San Pacomio il grande, monaco.
Saggezza popolare: Bisogna guardare a quel che si fa, non a quel che si dice.
Hanno detto: Si amerà sempre se stessi e non si amerà altri che se stessi fino a quando non si avrà amato Qualcuno di più che se stessi; e questo Qualcuno non può essere che Dio. (Bossuet)
Un aneddoto: Noi conosciamo padre Massimiliano Kolbe, soprattutto, per la sua morte tragica, ed eroica, nel campo di concentramento di Auschwitz ma dimentichiamo che fu, prima di allora, e finché poté agire liberamente, un grande, instancabile, eroico apostolo della buona stampa. Il suo “Cavaliere dell’Immacolata” — prima in Polonia e poi, anche, in Giappone — arrivò a tirature altissime, di parecchi milioni di copie. Era instancabile, infaticabile. “Il nostro amore alla Madonna”, diceva, “è un impegno in fatiche, per conquistare tutte le anime. E sgobbare tutto il giorno, ammazzarsi di lavoro, essere ritenuto un pazzo”’. E a un suo confratello, che gli chiede se lo vuole in Giappone a lavorare con sé, scrive: “Vieni pure fratello, ma attenzione: sei disposto a consumare completamente te stesso, ad abbreviare la tua esistenza a causa della fame, del freddo e dei disagi ed esporti ad una morte prematura, questo per amore della Madonna? Se è sì, vieni subito. Se è no, resta dove sei”.
Parola di Dio: At. 25,13-21; Sal. 102; Gv. 21-15-19
Vangelo Gv 21, 15-19
Dal vangelo secondo Giovanni.
In quel tempo, quando si fu manifestato ai discepoli ed essi ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: “Simone di Giovanni, mi ami tu più di costoro?”. Gli rispose: “Certo, Signore, tu lo sai che ti amo”. Gli disse: “Pasci i miei agnelli”. Gli disse di nuovo: “Simone di Giovanni, mi vuoi bene?”. Gli rispose: “Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene”. Gli disse: “Pasci le mie pecorelle”. Gli disse per la terza volta: “Simone di Giovanni, mi vuoi bene?”. Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli dicesse: Mi vuoi bene?, e gli disse: “Signore, tu sai tutto; tu sai che ti voglio bene”. Gli rispose Gesù: “Pasci le mie pecorelle. In verità, in verità ti dico: quando eri più giovane ti cingevi la veste da solo, e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti cingerà la veste e ti porterà dove tu non vuoi”. Questo gli disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E detto questo aggiunse: “Seguimi”. Parola del Signore
“SIMONE DI GIOVANNI, MI AMI TU PIU’ DI COSTORO?”. (Gv. 21,15)
Gesù chiede a Pietro un qualcosa in più. Non chiede a Pietro se gli vuol bene, ma se lo ama “più degli altri apostoli. Se lo ama fino a seguire l’esempio del Maestro. Pietro, che pur prima della passione si era detto disposto a dare la vita per Gesù, questa volta è cosciente della sua debolezza. Non vuole correre il rischio di fare promesse che poi non sa di essere in grado di mantenere. Solo dopo Pentecoste, quando sarà disceso lo Spirito Santo, Pietro sarà abbastanza forte per affrontare il martirio. Gesù legge nel suo cuore ed è proprio a questo che lo vuole portare: non umiliarlo, ma tendergli la mano e ridargli orizzonti più ampi. Gesù, accoglie Pietro così com’è, con le sue debolezze, ma con la sua sincerità e sa che questa volta può affidargli davvero il suo gregge. Proprio sulle rive di quel lago Gesù aveva chiamato Pietro e gli aveva detto “sarai pescatore di uomini” ora lo riconferma come responsabile dell’unità dei suoi fedeli. E questa volta Pietro non lo deluderà. Questo mi fa pensare che se anche io riconosco i miei limiti, Gesù non si spaventa di essi ma su di essi costruisce il suo amore per me e per gli altri.
SABATO 10 MAGGIO
Una scheggia di preghiera:
GESU’, TI OFFRO LA MIA MISERIA.
Tra i santi ricordati oggi: Sant’Alfio, martire; San Cataldo, vescovo; Santa Solange
Saggezza popolare: La gioia dei cattivi è, dolore ai buoni.
Hanno detto: Amore è sentirsi responsabile per un altro. (Martin Buber)
Un aneddoto: Un missionario viaggiava su un veloce treno giapponese e occupava il tempo pregando con il breviario aperto. Uno scossone fece scivolare sul pavimento una immaginetta della Madonna. Un bambino seduto di fronte al missionario, si chinò e raccolse l'immaginetta. Curioso come tutti i bambini, prima di restituirla la guardò. "Chi è quella bella Signora?" chiese al Missionario. "E' mia madre", rispose dopo un attimo di esitazione. Il Bambino lo guardò, poi riguardò l'immagine. "Non le assomiglia tanto", disse. Il Missionario sorrise: “Eppure, ti assicuro che è tutta la vita che cerco di assomigliarle un po’ ".
Parola di Dio: At. 28,16-20.30-31; Sal. 10; Gv. 21,20-25
Vangelo Gv 21, 20-25
Dal vangelo secondo Giovanni.
In quel tempo, Pietro, voltatosi, vide che li seguiva quel discepolo che Gesù amava, quello che nella cena si era chinato sul suo petto e gli aveva domandato: “Signore, chi è che ti tradisce?”. Pietro dunque, vedutolo, disse a Gesù: “Signore, e lui?”. Gesù gli rispose: “Se voglio che egli rimanga finché io venga, che importa a te? Tu seguimi”. Si diffuse perciò tra i fratelli la voce che quel discepolo non sarebbe morto. Gesù però non gli aveva detto che non sarebbe morto, ma: “Se voglio che rimanga finché io venga, che importa a te?”. Questo è il discepolo che rende testimonianza su questi fatti e li ha scritti; e noi sappiamo che la sua testimonianza è vera. Vi sono ancora molte altre cose compiute da Gesù, che, se fossero scritte una per una, penso che il mondo stesso non basterebbe a contenere i libri che si dovrebbero scrivere. Parola del Signore
“PIETRO, VOLTATOSI, VIDE CHE LI SEGUIVA QUEL DISCEPOLO CHE GESU’ AMAVA”. (Gv. 21,20)
Come spesso si legge nel Vangelo di Giovanni, le figure di Pietro e di Giovanni appaiono insieme, ed è proprio questo che dimostra la diversità e la complementarietà delle loro persone e delle loro vocazioni. Pietro, con il suo carattere esuberante ed acceso, esprime sempre il suo amore e la sua fedeltà. Il fallimento lo ridimensiona e gli fa conoscere meglio se stesso e il suo amore per Gesù. Il suo prendere coscienza della propria debolezza lo rende affidabile e per questo gli è dato il ministero di confermare i fratelli e di pascere il gregge del Signore. Giovanni è invece vicino a Gesù con dolcezza e comprensione e anche con l’esuberanza tipica dei giovani. E’ uno dei primi discepoli, è lui che posa il capo sul petto del Signore durante l’ultima cena, è l’ unico che, insieme a Maria, accompagna Gesù sulla via della croce. Giovanni è il “discepolo amato” perché in lui c’è il volto di ogni uomo: in lui ciascuno di noi è chiamato a riconoscersi come l’amato. Questo quadro evangelico ci mostra che il rapporto tra ogni singolo individuo e Gesù è unico, perché unico e diverso è ogni uomo. Ci mostra anche che il Signore vuole giungere a noi sfruttando proprio i nostri slanci, desideri e anche debolezze. E questo ci indica anche il modo con cui anche noi dovremmo amare il nostro prossimo. Le diversità non dovrebbero divederci, non dovrebbero diventare fonte di invidia, ma fonte di ricchezza, proprio come di dimostrano Pietro e Giovanni.
DOMENICA 11 MAGGIO: DOMENICA DI PENTECOSTE
Una scheggia di preghiera:
MANDA, SIGNORE, IL TUO SPIRITO A RINNOVARE LA TERRA.
Tra i santi ricordati oggi: Santa Bertilla; Sant’Ignazio da Laconi, Sant’Illuminato, monaco
Saggezza popolare: Presto e bene, raro avviene.
Hanno detto: Vivete l'amore, cercate la carità. Essa vi darà la risposta volta per volta a ciò che dovete fare. (Carlo Carretto)
Un aneddoto: La morte di Ugo da san Vittore fu descritta da un suo discepolo parigino: “La vigilia della sua dipartita, venni a vederlo di primo mattino, mi chiese se fossimo soli; alla mia risposta affermativa aggiunse: “Hai già celebrato la Messa?”. “Certo”, risposi. “Avvicinati dunque e soffiami in viso a forma di croce perché io riceva lo Spirito Santo”. Poi, attanagliato già dall’agonia, mormorò con voce appena intelligibile: “L’ho ottenuto.., egli accoglierà l’anima mia”
Parola di Dio: At. 2,1-11; Sal. 103; 1Cor. 12,3-7.12-13; Gv. 20,19-23
2^ Lettura 1Cor 12, 3b-7.
12-13
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi.
Fratelli, nessuno può dire “Gesù è Signore” se non sotto l'azione dello Spirito Santo.Vi sono poi diversità di carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversità di ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono diversità di operazioni, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti. E a ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per l'utilità comune: a uno viene concesso dallo Spirito il linguaggio della sapienza; a un altro invece, per mezzo dello stesso Spirito, il linguaggio di scienza; a uno la fede per mezzo dello stesso Spirito; a un altro il dono di far guarigioni per mezzo dell'unico Spirito; a uno il potere dei miracoli; a un altro il dono della profezia; a un altro il dono di distinguere gli spiriti; a un altro le varietà delle lingue; a un altro infine l'interpretazione delle lingue. Ma tutte queste cose è l'unico e il medesimo Spirito che le opera, distribuendole a ciascuno come vuole. Come infatti il corpo, pur essendo uno, ha molte membra e tutte le membra, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche Cristo. E in realtà noi tutti siamo stati battezzati in un solo Spirito per formare un solo corpo, Giudei o Greci, schiavi o liberi; e tutti ci siamo abbeverati a un solo Spirito. Parola di Dio
“A CIASCUNO E’ DATA UNA MANIFESTAZIONE PARTICOLARE DELLO SPIRITO PER L’UTILITA' COMUNE”. (1Cor. 12.7)
Nella vita degli apostoli ci sono state cose che li hanno accomunati: il loro amore per Gesù, le loro debolezze umane, la paura… Dopo la risurrezione di Gesù è ancora la fede che li unisce ma una fede che stenta a nascere e maturare perché fatta ancora di tanta povera umanità. Per capire davvero la risurrezione di Gesù, la sua salita al cielo e la sua presenza continua c’è bisogno di trovare lo spirito di Gesù, cioè bisogna cominciare a pensare e ad agire come Lui. Ecco il dono dello Spirito Santo che è lo Spirito che ha animato Gesù e che è lo Spirito che lo fa uno con Il Padre. Ma questo Spirito si incarna, cioè entra in ciascuno di noi, se noi gli apriamo la porta, servendosi della nostra umanità e donando a ciascuno secondo le sue possibilità, il suo carattere, le sue abitudini, rispettando in pieno la nostra libertà. Tutto questo a noi uomini sembra creare confusione: tanti modi diversi di esprimersi, capacità diverse…e invece sono proprio queste diversità ma vissute nell’amore di Gesù che formano la vera unica Chiesa di Cristo suo corpo chiamata a renderlo vivo e presente sulla terra. Non spaventiamoci del fatto che sulla terra ci siano cristiani mistici e cristiani che si sporcano le mane nelle realtà terrene, non stupiamoci se ci sono modi diversi di esprimere la propria fede e di testimoniarla: se questi modi sono nell’amore non fanno altro che comporre il Corpo di Cristo che, nella sua pienezza è multiforme e uno. Invece di giudicarci, di essere orgogliosi, o di desiderare i doni che altri hanno, proviamo a chiederci quali siano i doni che Lo Spirito Santo ha dato a ciascuno di noi e in che modo noi li abbiamo accolti e manifestati. Se questi doni servono solo a noi sono i nostri “pallini”, se questi doni contribuiscono nell’Amore a costruire la Chiesa, sono veri doni dello Spirito.
LUNEDI’ 12 MAGGIO
Una scheggia di preghiera:
VIENI, SPIRITO DI DIO E PREGA NEI NOSTRI CUORI.
Tra i santi ricordati oggi: Santi Nereo e Achilleo; San Pancrazio; San Leopoldo Mandic.
Saggezza popolare: Cascan le rose e restano le spine, non giudicate nulla prima della fine.
Hanno detto:
Non amate Dio per voi stessi, per il vostro tornaconto, ma amate Dio per Dio, perché Egli è la suprema bontà degna di essere amata. (Santa Caterina da Siena)
Un aneddoto: Mons. Fulton Sheen, il popolare apostolo americano, che ha parlato a un pubblico stragrande anche attraverso la televisione, dopo aver tenuto a New York una travolgente conferenza, è avvicinato da una simpatica Miss, che così lo interpella: “Scusi, reverendo, ma a me pare che la vostra religione sia puro formalismo: tutto si riduce a mormorare sempre le stesse preghiere (il Rosario, in specie), finché per monotonia non hanno più significato”. Intanto, si avvicina un giovane e il vescovo chiede alla signorina: “Chi è questo signore?”.”È il mio fidanzato. Perché me lo chiede?”. “Lei gli ha detto mai che gli vuole bene?”. “Sì, naturalmente !”. “E glielo ha detto anche la settimana scorsa, magari due giorni fa, magari ieri sera?”.”Ma certo! Che discorsi !”.”E allora non crede che a usare sempre quelle stesse parole, oggi, ieri e domani, tutto ciò finisca per essere una monotonia senza significato?”. Un silenzio eloquente fu la risposta.
Parola di Dio: Gc. 1,1-11; Sal 118; Mc. 8,11-13
1^ Lettura Gc 1, 1-11
Dalla lettera di san Giacomo apostolo
Giacomo, servo di Dio e del Signore Gesù Cristo, alle dodici tribù disperse nel mondo, salute. Considerate perfetta letizia, miei fratelli, quando subite ogni sorta di prove, sapendo che la prova della vostra fede produce la pazienza. E la pazienza completi l'opera sua in voi, perché siate perfetti e integri, senza mancare di nulla. Se qualcuno di voi manca di sapienza, la domandi a Dio, che dona a tutti generosamente e senza rinfacciare, e gli sarà data. La domandi però con fede, senza esitare, perché chi esita somiglia all'onda del mare mossa e agitata dal vento; e non pensi di ricevere qualcosa dal Signore un uomo che ha l'animo oscillante e instabile in tutte le sue azioni. Il fratello di umili condizioni si rallegri della sua elevazione e il ricco della sua umiliazione, perché passerà come fiore d'erba. Si leva il sole col suo ardore e fa seccare l'erba e il suo fiore cade, e la bellezza del suo aspetto svanisce. Così anche il ricco appassirà nelle sue imprese. Parola di Dio
“SE QUALCUNO DI VOI MANCA DI SAPIENZA, LA DOMANDI A DIO… LA DOMANDI PERO’ CON FEDE, SENZA ESITARE”. (Gc. 1,5-6)
Tra le tante e buone indicazioni che ci offre la lettera di Giacomo eccone una che riguarda il nostro modo di pregare e in particolare di chiedere nella preghiera. Giacomo intanto ci invita a chiedere la Sapienza (detto in altre parole lo Spirito Santo). Perché questo? Perché noi spesso “non sappiamo quello che chiediamo o chiediamo male per i nostri interessi”. Io, ad esempio, chiedo che mio figlio trovi lavoro in quel determinato posto e se non lo ottiene mi sembra un’ingiustizia o che Dio non mi abbia ascoltato in una buona richiesta, ma so ad esempio che mio figlio se fosse entrato in quel posto avrebbe poi incontrato quella persona che gli avrebbe rovinato la vita? Noi tante cose non le sappiamo, abbiamo allora bisogno della Sapienza di Dio, del suo Spirito che chieda per noi le cose buone, quelle che concorrono davvero alla nostra realizzazione e salvezza. E poi bisogna chiedere questo dono con fermezza, cioè essere convinti che ciò che chiediamo è davvero importante e desiderare con tutto il cuore di riceverlo e accettare il dono in tutte le sue conseguenze. Ricordate nel Vangelo quando Gesù è in cammino con Giairo e vengono a dirgli che sua figlia è morta? Gesù incoraggia quell’uomo dicendogli: “Continua solo ad aver fede”. Se noi chiediamo lo Spirito Santo con fede, poi Lui chiederà a Dio quello che è meglio per noi.
MARTEDI’ 13 MAGGIO
Una scheggia di preghiera:
AIUTACI, SIGNORE, A VINCERE NELLA TENTAZIONE.
Tra i santi ricordati oggi: Santa Agnese di Poitiers; San Sergio, confessore.
Saggezza popolare: Tre cose fondano la felicità della vita: misura, ordine e convenienza.
Hanno detto: Quanto più amiamo Dio tanto più la nostra natura si unisce e si confonde con la sua. (Clemente Alessandrino)
Un aneddoto: Negli anni in cui l'interessamento per il messaggio di Fatima era esagerato, tanti tentavano in tutti i modi di farsi svelare il segreto da Padre Pio, attribuendogli... l'onniscienza. “Padre, che cosa succederà nel 1960?”.E lui, furbo: “Figlioli, il '60 avrà 365 giorni!” scherzava. Ma poi diventando serio serio, assicurava che una cosa certa la sapeva e la raccomandava: il richiamo della Vergine alla penitenza.
Parola di Dio: Gc. 1,12-18; Sal. 93; Mc. 8,14-21
1^ Lettura Gc 1, 12-18
Dalla lettera di san Giacomo apostolo
Beato l'uomo che sopporta la tentazione, perché una volta superata la prova riceverà la corona della vita che il Signore ha promesso a quelli che lo amano. Nessuno, quando è tentato, dica: "Sono tentato da Dio"; perché Dio non può essere tentato dal male e non tenta nessuno al male. Ciascuno piuttosto è tentato dalla propria concupiscenza che lo attrae e lo seduce; poi la concupiscenza concepisce e genera il peccato, e il peccato, quand'è consumato, produce la morte. Non andate fuori strada, fratelli miei carissimi; ogni buon regalo e ogni dono perfetto viene dall'alto e discende dal Padre della luce, nel quale non c'è variazione né ombra di cambiamento. Di sua volontà egli ci ha generati con una parola di verità, perché noi fossimo come una primizia delle sue creature. Parola di Dio
“NESSUNO, QUANDO E’ TENTATO DICA: “SONO TENTATO DA DIO”. (Gc.1,13)
Giacomo ci invita oggi a riflette sulla tentazione. Spesso su questo argomenti molti cristiani non hanno le idee chiara. Prima di tutto sovente si confonde tra tentazione e peccato. Capita sovente di sentire dire in confessione: “Padre, sono terribilmente tentato”. Ma la tentazione non è ancora peccato. Il peccato c’è quando cedo alla tentazione. Ad esempio possono passare nella mia mente le bestemmie più oscene, ma se non le faccio mie non sono peccato. Sovente, in queste situazioni suggerisco di fare una preghiera molto semplice: “Gesù tu lo sai che desidero volerti bene: il resto non è mio”. Altra obiezione è che “non sono buono perché sono tentato”. Anche qui è facile rispondere: “Il diavolo chi cerca? non quelli che sono già suoi, ma quelli che sono uniti a Dio e desidera separarli da Lui”. Un’altra indicazione preziosa ci viene proprio da San Giacomo: Dio non si diverte a tentare l’uomo per vedere come risponderà (tra l’altro, Dio lo sa già!) quindi non riteniamo Dio responsabile di cose che dipendono o dalla natura umana o dal Tentatore. Anche quando, per una cattiva traduzione diciamo nel Padre Nostro: “Non ci indurre in tentazione” significa: “non permettere che noi cediamo alla tentazione”.
MERCOLEDI’ 14 MAGGIO
Una scheggia di preghiera:
ECCOMI, SIGNORE, IO VENGO PER FARE LA TUA VOLONTA’
Tra i santi ricordati oggi: San Mattia;San Michele Garicoits; Santa Maria Mazzarello.
Hanno detto: Amare significa comunicare con l'altro e scoprire in lui una particella di Dio. (Coelho Paulo)
Saggezza popolare: Due cose stanno di rado sotto lo stesso cappello: esperienza ed illusione.
Un aneddoto: SOFFERENZA OFFERTA PER AMORE
Ho conosciuto Angiolino, un nostro fratello Silenzioso Operaio della Croce, morto in concetto di santità, di cui si sta iniziando la causa di beatificazione, un ragazzo di 14 anni che, con l’aiuto della Vergine Santa, comprese meravigliosamente la sua vocazione di sofferente fino al punto di avere sete di sacrifici per salvare le anime. È rimasto di lui indimenticabile un episodio avvenuto a Re di Novara, nell’ultimo periodo della sua vita, quando si recò nella nostra Casa per un corso di Esercizi spirituali. Era tale la sua gioia, la gratitudine e la commozione di essere arrivato a quella meta tanto desiderata, insieme con tanti ammalati, che appena scese dal trenino alla piccola stazione di Re e fu invitato a salire sul pullman, Angiolino gentilmente ringraziò e pregò i dirigenti di lasciargli compiere con le grucce, a causa del male gli avevano già amputato una gamba — il pezzo di strada, oltre duecento metri, che lo separavano dalla casa. Ma il tratto è in salita, è abbastanza ripido e con fondo ghiaioso. Cosicché, nel giungere sull’ingresso della casa, il ragazzo apparve notevolmente stanco e sfinito da far pena. Una signora, al vederlo così, trovò spontaneo osservare: “Povero figliolo, perché non farlo salire come gli altri sull’auto o portarlo con la carrozzella?”. Angiolino, che aveva udito, si fermò, come per riprendere fiato, e con consapevole fierezza rispose: “Signora, ma lei non sa che ad ogni passo che faccio posso salvare un’anima?” (AUTORI VARI, Maria Santissima e lo Spirito Santo).
Parola di Dio nella festa di San Mattia: At. 1,15-17.20-26; Sal. 112; Gv. 15,9-17
Vangelo Gv 15, 9-17
Dal vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Come il Padre ha amato me, così anch'io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena. Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l'ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri". Parola del Signore
“NON VOI AVETE SCELTO ME, MA IO HO SCELTO VOI” (Gv. 15,16)
Celebriamo oggi la festa dell’apostolo San Mattia che fu aggregato al collegio degli apostoli in sostituzione di Giuda che aveva tradito Gesù. Mattia fu scelto tra i discepoli che avevano seguito il Maestro dal battesimo di Giovanni fino all’ascensione. E Mattia diventa quindi apostolo-testimone.
Anche noi, ciascuno di noi, è stato scelto da Gesù per essere suo apostolo e testimone. Anche noi da Gesù ereditiamo i suoi doni, la Chiesa, sua Madre, i Sacramenti, la sua croce, la sua risurrezione, il suo Spirito ed anche la sua missione. Essere cristiani non è un semplice passatempo, è un dono e una missione, un apostolato che dura tutta la vita. E qui noi mettiamo tutte le nostre obiezioni: “Ma ne sono capace? Ma io non ho tempo! E poi, se Dio ama tutti e ciascuno c’è proprio bisogno di convertire ad una religione?”. Certamente in ognuna delle nostre obiezioni c’è un po’ di verità ma se non sono io che ho scelto Gesù, ma è Lui che ha scelto me ho ancora diritto di oppormi o non sono uno stupido irriconoscente a non accettare questo dono e questo incarico? E poi, per essere suoi apostoli, non si tratta di fare chissà quali cose, si tratta di lasciare operare lo Spirito in noi e di lasciare che Egli trasformi il modo con cui facciamo ogni cosa: noi troveremo il vero senso della vita e gli altri vedranno una testimonianza non fatta di parole ma concreta.
GIOVEDI’ 15 MAGGIO
Una scheggia di preghiera:
SIGNORE AIUTAMI A CAPIRE CHE OGNI UOMO E’ MIO FRATELLO.
Tra i santi ricordati oggi: Sant’Isidoro, l’Agricoltore, Santa Sofia di Roma.
Saggezza popolare: Non tutti i piedi stanno bene in una scarpa.
Hanno detto: L'amore e il dolore possono convivere contemporaneamente e la gioia che da l'amore può rendere sopportabile il dolore. (Melinda Cross)
Un aneddoto: POESIA PREGHIERA DI PAUL CLAUDEL
Non ho niente da offrire, Madre, e niente da chiedere.
Vengo solo per guardarvi.
Perché siete bella, perché siete immacolata.
La donna finalmente restituita nella Grazia.
La creatura nel suo onore primo e nella sua realizzazione finale,
così come usci da Dio il mattino del suo splendore originale.
Parola di Dio: Gc. 2,1-9; Sal. 33; Mc. 8,27-33
1^ Lettura Gc 2, 1-9
Dalla lettera di san Giacomo apostolo
Fratelli miei, non mescolate a favoritismi personali la vostra fede nel Signore nostro Gesù Cristo, Signore della gloria. Supponiamo che entri in una vostra adunanza qualcuno con un anello d'oro al dito, vestito splendidamente, ed entri anche un povero con un vestito logoro. Se voi guardate a colui che è vestito splendidamente e gli dite: "Tu siediti qui comodamente", e al povero dite: "Tu mettiti in piedi lì", oppure: "Siediti qui ai piedi del mio sgabello", non fate in voi stessi preferenze e non siete giudici dai giudizi perversi? Ascoltate, fratelli miei carissimi: Dio non ha forse scelto i poveri nel mondo per farli ricchi con la fede ed eredi del regno che ha promesso a quelli che lo amano? Voi invece avete disprezzato il povero! Non sono forse i ricchi che vi tiranneggiano e vi trascinano davanti ai tribunali? Non sono essi che bestemmiano il bel nome che è stato invocato sopra di voi? Certo, se adempite il più importante dei comandamenti secondo la Scrittura: amerai il prossimo tuo come te stesso, fate bene; ma se fate distinzione di persone, commettete un peccato e siete accusati dalla legge come trasgressori. Parola di Dio
“NON MESCOLATE A FAVORITISMI PERSONALI LA VOSTRA FEDE. (Gc. 2,1)
L’amore che Gesù ci ha insegnato è un amore totale e puro. Eppure sia san Giacomo che noi vediamo spesso che anche tra i cristiani non sempre questo è realizzato: nelle nostre case e nelle nostra comunità quante “distinzioni di persone”! Per esempio quante divisioni nelle nostre famiglie sono dovute al fatto che i genitori preferiscono un figlio all’altro! Su questo terreno nascono le gelosie e tutto viene opportuno per beghe e divisioni. E nelle parrocchie dove certe persone sono osannate a scapito di altri, dove il ‘commenda’ è meglio tenerselo buono perché fa grosse offerte, o dove la legge sui battesimi e sui matrimoni è uguale per tutti meno che per qualcuno? Forse sono piccole cose che con amore generoso possono essere anche capite ma che spesso diventano ‘sassolini nella scarpa’ che poi portano a guai ancora più grossi perché diventa facile far di tutt’erba un fascio e magari trovare la scusa delle imperfezioni della comunità per ripudiare con essa anche Gesù Cristo.
VENERDI’ 16 MAGGIO
Una scheggia di preghiera:
SIGNORE INSEGNAMI AD AMARTI NELLA CONCRETEZZA DEI FATTI.
Tra i santi ricordati oggi: Sant’Andrea Bobola, martire; Sant’Ubaldo, vescovo.
Saggezza popolare: L'invidia vorrebbe togliere agli altri persin la luce del sole.
Hanno detto: Alcuni piangono perché credono di non amare Dio; ebbene, costoro lo amano! (Santo Curato d’Ars)
Un aneddoto: Il Beato Giovanni da Siena ebbe un giorno una visione. Stava in preghiera nel bellissimo Duomo, quando vide aprirsi la porta maggiore ed entrare due angeli, che sparsero sul pavimento minutissima polvere, quasi guida all’altare. Entrò Gesù e, percorrendo questo tappeto, vi lasciò impresse le orme dei suoi piedi. Poi entrò la Madonna e passò ponendo i piedi esattamente sulle orme del Figlio. Si sforzarono di fare lo stesso gli Apostoli e i martiri. Poi, però, vennero altri cristiani, numerosissimi, che non calcarono bene la via di Cristo e quasi ne cancellarono le orme. Ma finalmente vide due santi, Francesco d’Assisi e Domenico di Guzman, che con diligente amore riscoprirono le tracce di Gesù e andarono verso l’altare con grande seguito di fedeli. Giovanni allora li seguì e giunse alla gloria della santità.
Parola di Dio: Gc. 2,14-24.26; Sal. 111; Mc. 8,34-9,1
1^ Lettura Gc 2, 14-24. 26
Dalla lettera di san Giacomo apostolo
Che giova, fratelli miei, se uno dice di avere la fede ma non ha le opere? Forse che quella fede può salvarlo? Se un fratello o una sorella sono senza vestiti e sprovvisti del cibo quotidiano e uno di voi dice loro: "Andatevene in pace, riscaldatevi e saziatevi", ma non date loro il necessario per il corpo, che giova? Così anche la fede: se non ha le opere, è morta in se stessa. Al contrario uno potrebbe dire: Tu hai la fede ed io ho le opere; mostrami la tua fede senza le opere, ed io con le mie opere ti mostrerò la mia fede. Tu credi che c'è un Dio solo? Fai bene; anche i demoni lo credono e tremano! Ma vuoi sapere, o insensato, come la fede senza le opere è senza calore? Abramo, nostro padre, non fu forse giustificato per le opere, quando offrì Isacco, suo figlio, sull'altare? Vedi che la fede cooperava con le opere di lui, e che per le opere quella fede divenne perfetta e si compì la Scrittura che dice: E Abramo ebbe fede in Dio e gli fu accreditato a giustizia, e fu chiamato amico di Dio. Vedete che l'uomo viene giustificato in base alle opere e non soltanto in base alla fede. Infatti come il corpo senza lo spirito è morto, così anche la fede senza le opere è morta. Parola di Dio
“COME IL CORPO SENZA LO SPIRITO E’ MORTO, COSI’ ANCHE LA FEDE SENZA LE OPERE E’ MORTA”. (Gc. 2,26)
Qual è la più grande obiezione che i non credenti fanno ai cristiani? E’ la mancanza di coerenza. I principi del cristianesimo in larga parte potrebbero essere accolti, quello che crea difficoltà è la contro testimonianza di chi proclamandoli non li attua. Se è vero che per molti questa è diventata una scusa e una facile maschera per nascondere la propria non voglia di impegnarsi, è purtroppo vero che certi esempi negativi di Cristianesimo fanno grosso danno perché inquinano e nascondono anche il bene di tanti altri e vanificano l’opera stessa di Cristo. Quando vedo che dei cristiani proclamano il valore della povertà e poi vivono da ricchi, con i ricchi, non lasciando cadere che qualche briciola ai poveri, sono in difficoltà. Quando vedo delle comunità cristiane più attente alla conduzione delle strutture che preoccupate della catechesi, della predicazione, delle persone, sento la lontananza dal Vangelo. Non è questione di scandalizzarci sempre di tutto; se siamo credenti veri ci vuole anche misericordia, perdono e tolleranza tra di noi ma quando, a forza di dirci: “Siamo umani” per giustificare la nostra debolezza, ci dimentichiamo che “siamo divini”, perché rivestiti di Cristo fin dal nostro battesimo, corriamo il rischio di non volere più il nostro vero bene e di non permettere agli altri di vedere il vero volto di Cristo.
SABATO 17 MAGGIO
Una scheggia di preghiera:
DONACI SIGNORE DI NON FERIRE NESSUNO CON LE NOSTRE PAROLE.
Tra i santi ricordati oggi: San Pasquale Baylon; Santa Restituta Matrono.
Saggezza popolare: Dove ingegno e cuore si uniscono, fanno miracoli.
Hanno detto: Sinché non amerete il vostro Dio, non sarete mai contenti: tutto vi opprimerà, tutto vi annoierà. (Santo Curato d’Ars)
Un aneddoto: Ci fu un frate, molto devoto della Madonna addolorata. Ogni giorno cercava di consolarla dei suoi molti dolori e le ripeteva continuamente: “Rallegrati, Madre di Dio, perché l’amore del Signore è sempre con te. Vorrei tanto consolarti, come vero tuo figlio!” Un giorno il frate si ammalò, poiché, prima o dopo, tutti ci ammaliamo e moriamo. Durante l’agonia gemeva pieno di angoscia e di paura. Allora la Madonna gli apparve e così gli parlò: “Figlio mio, via l’angoscia e la paura! Tu molte volte mi hai consolato; ora sono io che vengo a dirti: “Rallegrati!”. E, poiché voglio per te un’allegrezza senza fine, dammi la mano e vieni con me in Paradiso!” (Racconto senese del sec. XIII)
Parola di Dio: Gc. 3,1-10; Sal.11; Mc. 9,1-13
1^ Lettura Gc 3, 1-10
Dalla lettera di san Giacomo apostolo
Fratelli miei, non vi fate maestri in molti, sapendo che noi riceveremo un giudizio più severo, poiché tutti quanti manchiamo in molte cose. Se uno non manca nel parlare, è un uomo perfetto, capace di tenere a freno anche tutto il corpo. Quando mettiamo il morso in bocca ai cavalli perché ci obbediscano, possiamo dirigere anche tutto il loro corpo. Ecco, anche le navi, benché siano così grandi e vengano spinte da venti gagliardi, sono guidate da un piccolissimo timone dovunque vuole chi le manovra. Così anche la lingua: è un piccolo membro e può vantarsi di grandi cose. Vedete un piccolo fuoco quale grande foresta può incendiare! Anche la lingua è un fuoco, è il mondo dell'iniquità, vive inserita nelle nostre membra e contamina tutto il corpo e incendia il corso della vita, traendo la sua fiamma dalla Geenna. Infatti ogni sorta di bestie e di uccelli, di rettili e di esseri marini sono domati e sono stati domati dalla razza umana, ma la lingua nessun uomo la può domare: è un male ribelle, è piena di veleno mortale. Con essa benediciamo il Signore e Padre e con essa malediciamo gli uomini fatti a somiglianza di Dio. E' dalla stessa bocca che esce benedizione e maledizione. Non deve essere così, fratelli miei! Parola di Dio
“E’ DALLA STESSA BOCCA CHE ESCE BENEDIZIONE E MALEDIZIONE”. (Gc. 3,10)
Vedete la concretezza di questa lettera di San Giacomo che stiamo leggendo! Ieri ci ha detto che la fede deve essere concreta e coerente e oggi ci parla di un piccolo organo, la lingua che se usato bene può diventare testimonianza di fede, mentre usato male può creare divisioni, malignità, cattiveria. Una parola può essere di grande conforto oppure può portare scompiglio, tristezza, delusione, negatività. Tutto dipende dal cuore di chi parla. Saper controllare la lingua, le parole, i pensieri è il miglior modo per educare il cuore a non ergersi giudice, a non impancarsi a maestri senza esserlo, a mettere amore e comprensione al posto dei giudizi e dell’odio. L’imparare a tacere non deve essere una forma di ipocrisia ma un dare tempo al nostro pensiero, un lasciare che la carità mitighi, stemperi, quella che può essere una reazione troppo istintiva, non sempre giusta e spesso priva di ogni carità. E poi impariamo anche a dire le parole dell’amore! Non ha mai fatto male a nessuno sentirsi dire: “Ti voglio bene, ti stimo, ti apprezzo” Queste parole non aspettiamo a dirle quando le persone saranno morte. Esse fanno bene ai vivi.
DOMENICA 18 MAGGIO: SANTISSIMA TRINITA’
Una scheggia di preghiera:
TE LODIAMO O TRINITA’, NOSTRO DIO TI ADORIAMO.
Tra i santi ricordati oggi: San Giovanni I; San Felice di Cantalice.
Saggezza popolare: L'uomo senza esperienza crede ad ogni parola; l'uomo cauto bada dove mette i piedi.
Hanno detto: L'amore è meglio del timore; ci sono quelli che amano il buon Dio, ma in gran timore... Non bisogna fare come costoro. Dio è buono, conosce la nostra miseria; bisogna che noi lo amiamo, bisogna che vogliamo fare di tutto per piacergli. (Santo Curato d’Ars)
Un aneddoto: Era il mese di maggio e al catechismo si parlava dell’amore di Maria per Gesù e per noi. Passò il parroco per interrogare i bambini. Ad una bimbetta chiese: “Chi è per te Dio?” Essa rispose: “Per me è un papà buono che sa voler bene come Maria, come una mamma”. Non sarà molto teologica, ma è una bellissima definizione.
Parola di Dio: Es. 34,4-6.8-9; Cantico da Dn 3,52-56; 2Cor. 13,11-13; Gv. 3,16-18
2^ Lettura 2 Cor 13, 11-13
Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi.
Fratelli, siate lieti, tendete alla perfezione, fatevi coraggio a vicenda, abbiate gli stessi sentimenti, vivete in pace e il Dio dell'amore e della pace sarà con voi. Salutatevi a vicenda con il bacio santo. Tutti i santi vi salutano. La grazia del Signore Gesù Cristo, l'amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi. Parola di Dio
“LA GRAZIA DEL SIGNORE GESU’ CRISTO, L’AMORE DI DIO E LA COMUNIONE DELLO SPIRITO SANTO SIA CON TUTTI VOI”. (2Cor. 13,13)
Gesù ci svela qualcosa di inaudito, inimmaginabile, inatteso: Dio è Trinità: Padre, Figlio e Spirito Santo. Cioè: Dio non è il solitario perfetto, il Motore Immobile (sommo egoista bastante a se stesso?). No: Dio è festa, famiglia, comunione, danza, relazione, dono. Dio è tre persone che si amano talmente, che se la intendono così bene che noi - da fuori - vediamo uno. Ci hanno educato ad avere una così triste opinione di Dio! E invece non è vero; la Scrittura ci annuncia che Dio è una festa ben riuscita, una comunione perfetta. Un po' come quando vediamo una coppia di sposi o di fratelli che si vogliono talmente bene da sembrare una cosa sola. Che bello! Vedere realizzato in Dio ciò che noi sempre desideriamo! Tre persone che non si confondono, che non si annullano in un'indefinita energia cosmica, ma che, nella loro specificità, operano con intesa assoluta. Riusciamo addirittura a delineare l'opera, il lavoro di ognuno, il "carattere specifico" di ogni persona: riconosciamo l'impronta del Padre nella Creazione, nello stupore della natura; riconosciamo l'agire del Figlio nella sua volontà di salvezza dell'uomo; riconosciamo l'afflato dello Spirito che accompagna, porta a compimento e santifica l'umanità pellegrina. Ma andiamo oltre. La Parola di Dio ci dice che siamo fatti ad immagine e somiglianza di Dio. Quindi siamo fatti ad immagine e somiglianza della comunione. Adesso capisco perché la solitudine mi pesa tanto e mi fa paura: è contro la mia natura! Capisco perché quando amo, quando sono in compagnia, quando riesco ad accogliere e ad essere accolto sto così bene: realizzo la mia vocazione comunionale! Allora non diamo retta a coloro che mettono sempre e solo il "se stessi" al centro dimenticando che è nel gioioso e adulto dono della propria vita che realizziamo la nostra natura profonda. Se su una cosa dobbiamo investire, è proprio nella fatica dello stare insieme, nella relazione, perché tutto il resto sarebbe tempo perso. La festa della Trinità, allora, è la festa del mio destino, è lo specchio della mia attitudine profonda, è il segreto della mia felicità.
LUNEDI’ 19 MAGGIO
Una scheggia di preghiera:
SIGNORE, FA’ CHE DIVENTIAMO OPERATORI DI PACE.
Tra i santi ricordati oggi: San Celestino V, Papa; Sant’Ivo.
Saggezza popolare: Non si fa nessuna frittata senza rompere le uova.
Hanno detto:
L'amore è il mezzo più potente per attirare l'amore. Soffrire per chi si ama è il mezzo più invincibile per dimostrare che si ama...(Charles De Foucauld)
Un aneddoto: Un canonico domandò a Bernadette Soubirous, la veggente di Lourdes, in quale negozio Iddio si serviva per rivestire la sua bella Signora di una stoffa così preziosa come quella che lei aveva descritta. Il canonico si ebbe la sua risposta: “Monsignore, se Dio è così ricco da aver creato l’universo non gli mancheranno due spanne di stoffa per rivestire sua Madre”.
Parola di Dio: Gc. 3,13-18; Sal. 18; Mc. 9,14-29
1^ Lettura Gc 3, 13-18
Dalla lettera san di Giacomo apostolo
Carissimi, chi è saggio e accorto tra voi? Mostri con la buona condotta le sue opere ispirate a saggia mitezza. Ma se avete nel vostro cuore gelosia amara e spirito di contesa, non vantatevi e non mentite contro la verità. Non è questa la sapienza che viene dall'alto: è terrena, carnale, diabolica; poiché dove c'è gelosia e spirito di contesa, c'è disordine e ogni sorta di cattive azioni. La sapienza che viene dall'alto invece è anzitutto pura; poi pacifica, mite, arrendevole, piena di misericordia e di buoni frutti, senza parzialità, senza ipocrisia. Un frutto di giustizia viene seminato nella pace per coloro che fanno opera di pace. Parola di Dio
“CHI E’ SAGGIO ED ACCORTO TRA VOI MOSTRI CON LA BUONA CONDOTTA LE SUE OPERE ISPIRATE A SAGGIA MITEZZA”. (Gc.3,13)
Come è difficile parlare di mitezza ai nostri giorni. Non c’è mitezza sulle nostre strade dove tutti, chiusi ciascuno nella propria scatola, pensano di essere il migliore, pensano a farla da furbo, pensano che gli altri sono tutti o lumache o dei disgraziati…; non c’è mitezza nei supermercati dove ognuno corre per se stesso e cerca di passare prima dell’altro; tutto innervosisce, tutto ci è contrario e siccome le piccole violenze sono all’ordine del giorno sembra sia necessario, per difendersi, essere violenti anche noi: “chi si fa agnello il lupo se lo mangia”. Gesù lo sapeva eppure si è fatto agnello di Dio. Il cristiano che sa, come Gesù che la mitezza non è semplice arrendevolezza, ma che è anche pace che certamente viene pagata di persona, accetta di fare come ha fatto il maestro. Il cristiano non è uno stupido a cui si può fare ogni angheria “intanto deve sempre perdonare”, ma è uno che non sceglie la violenza per rispondere alla violenza, è uno che è talmente convinto che ciò che conta è amare e che Dio è amore, che è disposto a seminare amore anche quando tutto sembra dire l’opposto. E’ uno che si fida più della giustizia amorevole di Dio che delle piccole vendette umane.
MARTEDI’ 20 MAGGIO
Una scheggia di preghiera:
GESU’ DONAMI DI COMBATTERE IL MALE NELLE PICCOLE COSE.
Tra i santi ricordati oggi: San Bernardino da Siena; San Teodoro di Pavia.
Saggezza popolare: L'impazienza siede sempre con i piedi sui carboni ardenti.
Hanno detto: Amare Dio significa essere ciò che Dio vuole e fare ciò che Dio vuole. (Delbrel Madeleine)
Un aneddoto: UN RACCONTO DI SAN BERNARDINO DA SIENA
Come il leone fece il capitolo della colpa con tutti gli animali.
Il leone udì una volta che i frati avevano fatto capitolo e in esso si accusavano peccatori delle colpe commesse. Dice il leone: — Oh! Se i frati fanno tale capitolo davanti al superiore, questo devono fare anche tutti gli animali davanti a me. E subito fece venire tutti gli animali davanti a sé. Si sedette. Fece sedere e cominciò: — Noi non dobbiamo essere peggiori dei frati; perciò voglio che ciascuno dica a me i suoi peccati. Fu detto all’asino d’andare per primo. L’asino andò davanti al leone, si inginocchiò e disse: — Misericordia! Gli dice il leone: — Che hai fatto di male? Dillo! Dice l’asino: — Messere il mio padrone mi carica troppo ed è tirchio; perciò spesso, a sua insaputa, gli mangio il fieno, che mi fa portare. Sentenzia il leone: — Male! Sei un ladro! Caricatelo di bastonate! - E così fu fatto.
Dietro l’asino andò la volpe. Lamenta: — Io con furbizia entro nel pollaio e rubo galline. Sentenzia il leone: — Oh! Quanti scrupoli che hai! E’ naturale per una volpe fare questo! Questo non è peccato! Partita costei, vi andò il lupo: — Signor mio, leone, io sbrano le pecore! Gli dice il leone: — E’ naturale! Non darti pena! Continua pure così! - E così, partito il lupo, vi andò la pecora, col capo basso, piangendo: Beh! Beh! Dice il leone: — Che hai fatto, ipocrita? Ella risponde: — Messer leone, spesso passando per strada, ho brucato l’erba sui cigli dei campi altrui, soprattutto se tenera. Allora sentenzia il leone: — O maledetta ladra! Sei stata capace di così grande peccato! Vai dicendo: Beh! Beh! e intanto rubi per strada! Bastonatela per bene e lasciatela tre giorni senza mangiare!
Parola di Dio: Gc. 4,1-10; Sal. 54; Mc. 9,30-37
1^ Lettura Gc 4, 1-10
Dalla lettera di san Giacomo apostolo
Carissimi, da che cosa derivano le guerre e le liti che sono in mezzo a voi? Non vengono forse dalle vostre passioni che combattono nelle vostre membra? Bramate e non riuscite a possedere e uccidete; invidiate e non riuscite ad ottenere, combattete e fate guerra! Non avete perché non chiedete; chiedete e non ottenete perché chiedete male, per spendere per i vostri piaceri. Gente infedele! Non sapete che amare il mondo è odiare Dio? O forse pensate che la Scrittura dichiari invano: fino alla gelosia ci ama lo Spirito che egli ha fatto abitare in noi? Ci da anzi una grazia più grande; per questo dice: Sottomettetevi dunque a Dio; resistete al diavolo, ed egli fuggirà da voi. Avvicinatevi a Dio ed egli si avvicinerà a voi. Purificate le vostre mani, o peccatori, e santificate i vostri cuori, o irresoluti. Gemete sulla vostra miseria, fate lutto e piangete; il vostro riso si muti in lutto e la vostra allegria in tristezza. Umiliatevi davanti al Signore ed egli vi esalterà. Parola di Dio
“RESISTETE AL DIAVOLO, ED EGLI FUGGIRÀ DA VOI. AVVICINATEVI A DIO ED EGLI SI AVVICINERÀ A VOI”. (Gc. 4,7)
Nella nostra preghiera spesso chiediamo a Dio che ci protegga dal male, che sia nostra forza nelle tentazioni, che allontani da noi il demonio, ma alla preghiera, affinché Dio ci protegga, ci difenda, aggiungiamo anche la vigilanza e il fuggire le occasioni di male? Certo, il male, il peccato non lo vogliamo, ma quante volte lasciamo la porta socchiusa e poi esso si insinua ed entra in noi. Quante persone che si sentono oppresse, invasate dal male hanno cominciato dicendo: “Che male c’è provare a chiedere ad un mago se può aiutarmi per il mio futuro?”. Quanti avari, gretti di cuore hanno cominciato dicendo: “Un po’ di soldi mi possono servire solo per darmi serenità”. Quanti di noi cercano quotidianamente di vincere le piccole rabbie, le ire le vendette per essere poi pronti a vincere anche le grandi tentazioni? Quante volte stiamo in guardia dai piccoli giudizi, dalle parole avventate, dalla curiosità? Don Bosco ha indirizzato quasi tutto il suo metodo educativo sulla prevenzione del male. Se chiudi la porta e la spranghi per bene con la fiducia in Dio, con la preghiera, il male si scornerà contro di essa e man mano si allontanerà anche perché non può sopportare la presenza di Dio.
MERCOLEDI’ 21 MAGGIO
Una scheggia di preghiera:
PERDONACI, SIGNORE, PER IL BENE NON FATTO.
Tra i santi ricordati oggi: San Costantino; San Vittorio, martire.
Saggezza popolare: Non è vera gloria quella che non è accompagnata dalla virtù.
Hanno detto:
Colui che brama vedere a faccia a faccia Dio vivente non deve cercarlo nel vuoto firmamento della sua mente, ma nell'amore del proprio simile. (Dostoevskij)
Un aneddoto: Passava la processione Eucaristica a Lourdes, si levavano le grida che accoglievano Gesù: “Signore, fa’ che io veda!”. “Signore, fa’ che io cammini!”. “Signore, colui che tu ami è ammalato!”. Io ho seguito il vescovo che portava l’Eucaristia e benediceva con ampio gesto gli ammalati distesi in fila interminabile sulle barelle bianche. Mi colpì, fra gli altri malati, un ragazzo dal viso di cera e dagli occhi buoni. Fissava Gesù che lo benediceva. Terminata la processione cercai di lui. Lo trovai tutto solo, steso su un lettuccio, sotto gli alberi. “Come ti chiami, amico?”, gli chiesi. “Elio”,rispose. Per attaccar discorso gli dissi: “Sono contento di trovarti qui e di stare un po’ con te. Lo sai che io conosco molti ragazzi?”. Con spontaneità si aprì e mi disse che era malato da più di tre anni: “Sono lunghi tre anni, senza mai muoversi dal letto”. “Lo so”, risposi, “Ma tu e io siamo qui per chiedere la grazia alla Madonna. L’hai chiesta la grazia di guarire a Gesù e alla Madonna?”. Il ragazzo si guardò attorno per assicurarsi che nessuno lo sentisse, e poi, lentamente, mi rispose: “No, non l’ho chiesta, e non la chiederò. C’è altro di più importante da ottenere dalla Madonna”. “Che cosa?”. “Ho chiesto queste tre grazie: che la Madonna faccia guarire quelli che soffrono più di me; che i sacerdoti siano santi e che i peccatori si convertano”.
Quando tornai alla grotta dissi alla Madonna: “Grazie. Ho visto il più grande dei miracoli”.
Parola di Dio: Gc. 4,13-17; Sal. 48; Mc. 9,38-40
1^ Lettura Gc 4, 13-17
Dalla lettera di san Giacomo apostolo
Eccomi ora a voi, che dite:" Oggi o domani andremo nella tal città e vi passeremo un anno e faremo affari e guadagni", mentre non sapete cosa sarà domani! Dovreste dire invece: Se il Signore vorrà, vivremo e faremo questo o quello. Ora invece vi vantate nella vostra arroganza; ogni vanto di questo genere è iniquo. Chi dunque sa fare il bene e non lo compie, commette peccato. Parola di Dio
“CHI DUNQUE SA FARE IL BENE E NON LO COMPIE, COMMETTE PECCATO”. (Gc. 4,17)
Ricordo che negli anni immediatamente dopo la riforma liturgica, cioè quando si era passati dal latino all’italiano, una vecchietta, alle prese con le nuove formule di preghiera mi diceva: “Nel confesso chiediamo perdono ma non capisco perché chiediamo perdono anche per le ‘missioni’…” Non capiva il significato della parola ‘omissioni’, ma noi lo capiamo bene? Credo che san Giacomo, con questa frase voglia insegnarci principalmente due cose: 1) attenzione all’ozio; 2) i peccati non si fanno solo con le parole e con le opere, ma anche con il non fare ciò che avresti potuto fare di bene. L’ozio è non apprezzare la vita e chi ce l’ha donata. Dice San Giovanni Crisostomo: “Che cosa c’è di più triste di un uomo che fa nulla? Che cosa più deprimente e più spregevole? L’anima è di sua natura dinamica!”. E Basilio il Grande ci ricorda che non dobbiamo nascondere l’inattività neanche dietro alla scusa della preghiera: “Non si deve dire: ‘Ma io prego’ per giustificare la propria pigrizia, il proprio orrore alla fatica. Ricordino bene costoro ciò che dice la Bibbia: Ogni cosa va fatta a suo tempo”. Ma, come ci suggerisce Giacomo, non è peccato solo la pigrizia in se stessa. Il non fare il bene che si potrebbe è male perché non si dà fiducia a Dio che invece si fida di noi e si privano gli altri di un dono che Dio aveva previsto per loro tramite noi. Chiediamoci, allora: Quante volte avrei potuto aiutare una persona e mi sono nascosto dietro a tante scuse: “Non sono all’altezza”, “Ma poi porto via del tempo ad altre cose”, “Perché sempre io?”… e quante volte abbiamo privato altri di una gioia solo per un puntiglio, per tenere il muso, per avere l’ultima parola. E questo vale per quella parola di conforto non detta solo perché avevi fretta, di quel momento di preghiera trascurato perché “c’è sempre tanto da fare”, per quella iniziativa vanificata perché a parole eravamo tutti d’accordo ma quando c’è stato da agire… La prossima volta che andremo a confessarci, mentre facciamo l’elenco dei peccati commessi facciamo anche quello dei peccati commessi proprio perché si è omesso di fare il bene.
GIOVEDI’ 22 MAGGIO
Una scheggia di preghiera:
SIGNORE, RENDICI LIBERI DALLE COSE.
Tra i santi ricordati oggi: Santa Rita da Cascia;Santa Caterina da Genova; Santa Giulia.
Saggezza popolare: Bisogna far la spesa secondo l'entrata.
Hanno detto: Se ami meno il tuo Dio lavorando in una stalla che non cantando in chiesa, tu non l'ami come si deve. (Meister Eckart)
Un aneddoto: In quegli anni c’è a Siena una grande carestia ed anche le Suore, per poter sopravvivere, devono adattarsi a mangiare pane “amaro e puzzolente” fatto con farina marcia. Quando Alessia, la cara consorella di santa Caterina e sua intima confidente, viene a sapere che c’è il grano nuovo, sta per buttar via la farina vecchia che aveva in serbo; ma la Santa la ferma: — Tu vuoi gettar via ciò che Il Signor ha prodotto per cibo agli uomini? E si mette lei stessa ad impastare il pane. Ma avviene un miracolo sorprendente per la qualità e la quantità che se ne ricava. Il B. Raimondo poi viene a sapere tutto dalla sua penitente: — Fui presa dallo zelo che non si disprezzasse ciò che il Signore ci ha dato, e mi stimolò anche la compassione pei poveri; perciò andai con fervore alla cassa della farina, e subito mi trovai davanti la mia dolcissima Signora Maria, accompagnata da molti angeli e santi, la quale mi comandò di fare quello che mi ero proposta. Fu tanta la sua cortesia e la sua pietà, che con le sue santissime mani cominciò a fare il pane con me, e per virtù di quelle sante mani, i panetti si moltiplicavano. La Madonna stessa mi dava i pani via via che li faceva, ed io li porgevo ad Alessia... .
Parola di Dio: Gc. 5,1-6; Sal. 48; Mc. 9,41-50
1^ Lettura Gc 5, 1-6
Dalla lettera di san Giacomo apostolo
Ora a voi, ricchi: piangete e gridate per le sciagure che vi sovrastano! Le vostre ricchezze sono imputridite, le vostre vesti sono state divorate dalle tarme; il vostro oro e il vostro argento sono consumati dalla ruggine, la loro ruggine si leverà a testimonianza contro di voi e divorerà le vostre carni come un fuoco. Avete accumulato tesori per gli ultimi giorni! Ecco, il salario da voi defraudato ai lavoratori che hanno mietuto le vostre terre grida; e le proteste dei mietitori sono giunte alle orecchie del Signore degli eserciti. Avete gozzovigliato sulla terra e vi siete saziati di piaceri, vi siete ingrassati per il giorno della strage. Avete condannato e ucciso il giusto ed egli non può opporre resistenza. Parola di Dio
“ECCO IL SALARIO DA VOI DEFRAUDATO AI LAVORATORI CHE HANNO MIETUTO LE VOSTRE TERRE GRIDA”. (Gc. 5,4)
Non si può di certo dire che San Giacomo non sia concreto. Nel suo richiamo contro coloro che si fidano più delle proprie ricchezze che di Dio fa degli esempi concreti che sono purtroppo ancora presenti anche nella nostra storia. Quante vittime per il Dio denaro! Quante ingiustizie. Per danaro si vendono e si comprano gli uomini, per far più soldi non si bada alle norme di sicurezza, per denaro si mandano killer ad uccidere. Per denaro si sfruttano uomini già in situazioni precarie, si fanno lavorare bambini… ma non puntiamo soltanto il dito contro i mali della nostra società attaccata al denaro, chiediamo se anche noi non siamo, nel nostro piccolo degli avari o degli idolatri. Quando ad esempio viviamo nella paura del domani e non diamo nessuno spazio alla Provvidenza del Signore, quando siamo più preoccupati sul come, al momento della nostra morte, andranno a finire le nostre quattro carabattole accumulate negli anni, di chi sta morendo di fame vicino a noi, quando nascondiamo il nostro disinteressarci degli altri dicendo: “ma io, intanto che cosa ci posso fare davanti a problemi così grossi” o cercando scuse come: “ma siamo poi sicuri di come andranno a finire i nostri aiuti?”. E le parole di bene che potevamo dire e non abbiamo detto non gridano forse davanti a Dio come il salario defraudato ai lavoratori?
VENERDI’ 23 MAGGIO
Una scheggia di preghiera:
RENDIMI DECISO, SIGNORE, NELLO SCEGLIERE L’AMORE VERO.
Tra i santi ricordati oggi: San Desiderio; San Mercuriale.
Saggezza popolare: Chi perde la roba perde molto, ma chi perde il cuore, perde tutto.
Hanno detto: La caratteristica dell'amore è non ricercare mai se stesso, non riservarsi nulla, ma dare tutto a colui che si ama. (Elisabetta della Trinità)
Un aneddoto: Si sa che il demonio è “padre della menzogna”; ma qualche volta è stato costretto dagli esorcisti a dire la verità. Un giorno il bresciano D. Faustino Negrini (deceduto da qualche anno) gli chiese, mentre faceva un esorcismo, perché aveva tanto terrore della Vergine Maria. Rispose, suo malgrado: “Poiché quella è la creatura più umile, io sono il suo superbo; è la più ubbidiente, io sono il più ribelle; è la più pura, io sono il più sozzo”.
Parola di Dio: Gc. 5,9-12; Sal. 102; Mc. 10,1-12
1^ Lettura Gc 5, 9-12
Dalla lettera di san Giacomo apostolo
Non lamentatevi, fratelli, gli uni degli altri, per non essere giudicati; ecco, il giudice è alle porte. Prendete, o fratelli, a modello di sopportazione e di pazienza i profeti che parlano nel nome del Signore. Ecco, noi chiamiamo beati quelli che hanno sopportato con pazienza. Avete udito parlare della pazienza di Giobbe e conoscete la sorte finale che gli riserbò il Signore, perché il Signore è ricco di misericordia e di compassione. Soprattutto, fratelli miei, non giurate, né per il cielo, né per la terra, né per qualsiasi altra cosa; ma il vostro "sì" sia sì, e il vostro "no" no, per non incorrere nella condanna. Parola di Dio
“IL VOSTRO ‘SI’ SIA ‘SI’ E IL VOSTRO ‘NO’, ‘NO’. (Gc. 5, 12)
Quando ero in seminario c’era un prete che, proprio perché mi voleva bene, spesso mi diceva: “Ti si potrebbe chiamare il signor “Ni” o anche il Signor “So”, perché c’è mai volta che sai fare delle scelte decise, sempre tergiversi, prendi tempo e poi trovi anche la scusa che questo atteggiamento è per non essere integralisti”. Se è vero che bisogna fare attenzione in certe cose a non diventare persone assolutiste, intrattabili, bacati di integralismo, è vero che ci sono delle scelte nella vita in cui non si può continuare a tentennare, per esempio: o Dio è importante nella tua vita o Dio non c’è; o scegli di amare il prossimo o scegli di sfruttarlo, o pensi a far soldi o pensi a scoprire l’amore di Dio, o preghi o non preghi, o scegli decisamente la vita di famiglia o continui a fare il farfallone… Se è vero che bisogna essere prudenti, valutare bene le cose, non essere intransigenti, bisogna poi anche essere decisi. Quando Gesù dice: “Vieni e seguimi” (e non parlo solo di vocazioni sacerdotali o religiose) o si è decisi nello scegliere Lui o si sceglie automaticamente qualcos’altro.
SABATO 24 MAGGIO
Una scheggia di preghiera:
GESU’, PORTO DAVANTI A TE IL FRATELLO.
Tra i santi ricordati oggi: Festa di Maria Ausiliatrice. San Patrizio; San Vincenzo di Lerins.
Saggezza popolare: Chi sempre prende e niente dona, l'amore dell'amico lo abbandona.
Hanno detto: Dio ama coloro ai quali può dare il massimo, coloro che si aspettano il massimo da Lui, che sono più aperti verso di Lui. Poco gli importa che siano puri come s. Giovanni o impuri come Maria Maddalena. (Louis Evely)
Un aneddoto: C'era una volta, tanti secoli fa, una città famosa. Sorgeva in una prospera vallata e, siccome i suoi abitanti erano decisi e laboriosi, in poco tempo crebbe enormemente. Ma un brutto giorno, i suoi abitanti decisero di eleggere un re. Le trombe d'oro degli araldi li riunirono tutti davanti al Municipio. Non mancava nessuno. Si fece avanti allora un tipo basso e grasso, vestito superbamente. Era l'uomo più ricco della città. Alzò la mano carica di anelli scintillanti e proclamò: "Cittadini! Noi siamo già immensamente ricchi. Non ci manca il denaro. Il nostro re deve essere un uomo nobile, un conte, un marchese, un principe, perché tutti lo rispettino per il suo alto lignaggio". I meno ricchi della città cominciarono una gazzarra indescrivibile. "Vogliamo come re un uomo ricco e generoso che ponga rimedio ai nostri problemi!". Nello stesso tempo, i soldati issarono sulle loro spalle un gigante muscoloso e gridarono, agitando minacciosamente le picche: "Questo sarà il nostro re! Il più forte!". Nella confusione generale, nessuno capiva più niente. Suonò di nuovo la tromba. Poco a poco, la moltitudine si acquietò. Un anziano, sereno e prudente, salì sul gradino più alto e disse: "Amici, non commettiamo la pazzia di batterci per un re che non esiste ancora. Chiamiamo un bambino innocente e sia lui ad eleggere un re tra noi"... Presero per mano un bambino e lo condussero davanti a tutti. L'anziano gli chiese: "Chi vuoi che sia il re di questa città così grande?" Il bambinetto li guardò tutti, si succhiò il pollice e poi rispose: " I Re sono brutti. Io non voglio un re. Voglio che sia una regina: la mia mamma". Le mamme al governo. E' un'idea magnifica. Il mondo sarebbe certamente più pulito, si direbbero meno parolacce, tutti darebbero la mano ad uno più grande prima di attraversare la strada...Dio l'ha pensata allo stesso modo. E ha fatto Maria.
Parola di Dio: Gc. 5,13-20; Sal. 140; Mc. 10,13-16
1^ Lettura Gc 5, 13-20
Dalla lettera di san Giacomo apostolo.
Carissimi, chi tra voi è nel dolore, preghi; chi è nella gioia salmeggi. Chi è malato, chiami a sé i presbiteri della Chiesa e preghino su di lui, dopo averlo unto con olio, nel nome del Signore. E la preghiera fatta con fede salverà il malato: il Signore lo rialzerà e se ha commesso peccati, gli saranno perdonati. Confessate perciò i vostri peccati gli uni agli altri e pregate gli uni per gli altri per essere guariti. Molto vale la preghiera del giusto fatta con insistenza. Elia era un uomo della nostra stessa natura: pregò intensamente che non piovesse e non piovve sulla terra per tre anni e sei mesi. Poi pregò di nuovo e il cielo diede la pioggia e la terra produsse il suo frutto. Fratelli miei, se uno di voi si allontana dalla verità e un altro ve lo riconduce, costui sappia che chi riconduce un peccatore dalla sua via di errore, salverà la sua anima dalla morte e coprirà una moltitudine di peccati. Parola di Dio
“PREGATE GLI UNI PER GLI ALTRI”. (Gc. 5,16)
Mi pare bello che la lettera di Giacomo che ha accompagnato parecchie delle nostre riflessioni termini con un ultimo invito riguardante la preghiera vicendevole. E’ bello pregare “per” gli altri e sapere che altri ti mettono davanti a Dio E’ la preghiera di intercessione che ci accomuna, ma è anche bello pregare “con” gli altri perché non basta pregare per i peccatori se poi manteniamo le distanze. Qualcuno scandalizzato mi diceva: “Abbiamo chiesto di fare gruppi di preghiera e il prete ci ha detto: venite a pregare alla Messa della domenica con tutta la gente!”. La preghiere nel gruppetto è una bella cosa ma non è ritirandoci nel gruppetto degli ‘eletti’, facendo preghiere “soddisfacenti”, perfette nella forma, cauterizzanti dalla vita, non è “facendo salotto” con Dio che si entra nel vero senso della preghiera. Sapete quando sono sicuro dell’efficacia della preghiera? Quando la domenica, pregando, guardo in faccia quei pochi bambini un po’ scavezzacollo ma presenti, quando vedo quella vecchietta che so che prega in dialetto perché sa solo quello, quando so che con me prega “in silenzio” la madre di quel ragazzo drogato o quel contadino che è già abituato ad incontrare Dio nel suo lavoro quotidiano, quando magari stonando e non andando a tempo, cantiamo tutti quella vecchia lode, quando metto l’Ostia nelle mani sciupate di quella donna che stenta a tirare avanti con la sua famiglia, quando vedo quel piccolo imprenditore che sta cercando di far di tutto per non lasciare a casa i suoi operai, quando... E’ lì la vera comunione e dov’è carità e amore, lì c’è Dio.
DOMENICA 25 MAGGIO: FESTA DEL CORPO E SANGUE DEL SIGNORE
Una scheggia di preghiera:
TU, GESU’, SEI IL PANE DELLA VITA, CHI MANGIA TE VIVRA’ IN ETERNO.
Tra i santi ricordati oggi: San Beda venerabile; Santa Maria Maddalena de Pazzi.
Saggezza popolare: Chi domanda ciò che non dovrebbe, ode quel che non vorrebbe.
Hanno detto: E' illusione credere di poter amare Dio con un amore vigile e attento quando, allo stesso tempo, si ha paura di scoprire troppo chiaramente ciò che questo amore esige. (Fenelon)
Un aneddoto: Domenico Cavalca racconta nella sua storia di S. Beda il venerabile una leggenda: S. Beda era quasi cieco ed un suo assistente per scherzare lo portò a predicare davanti a un grosso cumulo di pietre facendogli credere che fosse una folla di fedeli. Quando il predicatore si infervorò e dichiarò con forza: "Queste cose che vi dico sono vere", le pietre risposero in coro: "E' veramente così, venerabile padre". Si può proprio dire che la voce della fede commuove anche i cuori di pietra.
Parola di Dio: Dt. 8,2-3.14-16; Sal.147; 1Cor. 10, 16-17; Gv. 6,51-58
2^ Lettura 1 Cor 10, 16-17
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi.
Fratelli, il calice della benedizione che noi benediciamo, non è forse comunione con il sangue di Cristo? E il pane che noi spezziamo, non è forse comunione con il corpo di Cristo? Poiché c'è un solo pane, noi, pur essendo molti, siamo un corpo solo: tutti infatti partecipiamo dell'unico pane. Parola di Dio
“E IL PANE CHE SPEZZIAMO NON E’ FORSE COMUNIONE CON IL CORPO DI CRISTO?”. (1Cor. 10, 17)
Gandhi immaginava Dio come un immenso pane che sfama gli uomini sulla terra. Gesù l’aveva già realizzato questo smisurato pane che nutre e riempie la vita di chi si accosta a Lui. In quella notte in cui il suo amore avrebbe affrontato la passione per noi, Gesù portava a compimento questo nuovo, meraviglioso dono di amore, segno di una fedeltà immutata e profonda da parte di Dio proprio nei confronti degli uomini che lo stavano tradendo e che avrebbero continuato a tradirlo lungo i secoli. Un dono che diventa anche impegnativo per i suoi discepoli. A chi si ciba di questo pane è infatti affidata la missione di diventare, a sua volta, una briciola di Dio pronta ad essere mangiata da altri affamati, pronta a diventare cibo per riempire la vita di tutti i figli di Dio. Mangiare Dio per imparare a farsi mangiare dagli uomini. Un proverbio orientale dice: “quando bevi dell’acqua, pensa alla sorgente. Noi nell’ Eucaristia “facciamo memoria” dell’amore di Gesù perché Lui faccia zampillare in noi quell’acqua viva che non solo ci purifica e ci disseta ma che diventa fonte per gli altri.
LUNEDI’ 26 MAGGIO
Una scheggia di preghiera:
GESU’ MIO, AMORE MIO, IO CONFIDO IN TE.
Tra i santi ricordati oggi: San Filippo Neri; San Quadrato.
Saggezza popolare: Non si offende nessuno amandolo.
Hanno detto: Amiamoci: questo è tutto. È il segreto della felicità, della sola felicità che valga la pena di essere gustata. (Raul Follereau)
Un aneddoto: Suor Beatrice era monaca nel convento di S. Eraldo. Un giorno, vinta dalla passione, decise di lasciare la vita religiosa. Davanti all’immagine della Madonna, presso la quale spesso pregava, depose le chiavi del monastero — ne era infatti la portinaia — e con esse, anche il suo abito religioso, e se ne andò, senza avvisare nessuno. Giunta in una lontana città, si diede ad una vita di peccato e di facili amori. Visse quindici anni così, miseramente. Ma un giorno per caso si incontrò con il vecchio fattore del monastero. Senza farsi riconoscere, chiese cosa si dicesse sul conto di suor Beatrice. Quegli rispose: “Su suor Beatrice le posso dare notizie veramente buone: è una suora molto santa, tanto che le fu affidato l’incarico di maestra delle novizie”. La donna rimase stupita a simile risposta e volle andar a fondo della questione. Si travestì, ritornò e bussò alla porta del suo antico monastero. Chiese: “Vorrei parlare con suor Beatrice”. Attese un po’ in portineria ed ecco, non una suora, ma... la Madonna, quella stessa Madonna presso la quale, fuggendo, aveva lasciato le chiavi e l’abito religioso, le si presentò benignamente, e così le parlò: “Beatrice, figlia mia, per impedire il tuo disonore, per tutti questi anni, ho preso la tua fisionomia e il tuo posto nel monastero: ho svolto con amore, il tuo ufficio. Ora torna, fa’ penitenza! Hai visto che la vita fuori non ti ha resa poi così felice come il tuo cuore desiderava! Gesù, il tuo primo amore, ti aspetta “, E ancora: “Figlia, ora riprendi il tuo abito e il tuo impegno qui e procura con una vita fervorosa di conservare il buon nome, che io ti ho acquistato!” Così detto, disparve. Allora Beatrice non aspettò neppure un attimo a rivestire l’abito da religiosa e, infinitamente grata a tanta accondiscendenza, riprese il suo posto nel monastero, vivendo il resto della sua vita da santa, vivendo cioè come la Madonna, sua meravigliosa supplente. (S. Alfonso M. de’ Liguori, Le glorie di Maria)
Parola di Dio: 1Pt. 1,3-9; Sal. 110; Mc. 10,17-27
Vangelo Mc 10, 17-27
Dal vangelo secondo Marco
In quel tempo, mentre Gesù usciva per mettersi in viaggio, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: "Maestro buono, che cosa devo fare per avere la vita eterna?". Gesù gli disse: "Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non dire falsa testimonianza, non frodare, onora il padre e la madre". Egli allora gli disse: "Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza". Allora Gesù, fissatolo, lo amò e gli disse: "Una cosa sola ti manca: và, vendi quello che hai e dallo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi". Ma egli, rattristatosi per quelle parole, se ne andò afflitto, poiché aveva molti beni. Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: "Quanto difficilmente coloro che hanno ricchezze entreranno nel regno di Dio!". I discepoli rimasero stupefatti a queste sue parole; ma Gesù riprese: "Figlioli, com'è difficile entrare nel regno di Dio! E' più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio". Essi, ancora più sbigottiti, dicevano tra loro: "E chi mai si può salvare?". Ma Gesù, guardandoli, disse: "Impossibile presso gli uomini, ma non presso Dio! Perché tutto è possibile presso Dio". Parola del Signore
“MA EGLI, RATTRISTATOSI PER QUELLE PAROLE, SE NE ANDO’ AFFLITTO, POICHE' AVEVA MOLTI BENI”. (Mc. 10,22)
Una vocazione mancata, quella del Vangelo di oggi. La grande debolezza di quest’uomo è il suo attaccamento alle cose che non gli permette di vedere fino in fondo quello sguardo di Gesù che “fissatolo lo amò”, infatti lui pensa al Maestro come ad un “ennesimo bene” fra gli altri da prendere e accumulare. Lo notiamo dal suo modo di porgere la domanda: “che cosa devo fare per avere la vita eterna?”. La sua domanda non ha nulla a che fare con la persona di Gesù, ma mira soltanto all’acquisto di un nuovo bene. Anche quando chiama noi Gesù propone soprattutto se stesso. Finché terremo gli occhi fissi su quanto ci costa, non ci decideremo mai davvero a seguire il Maestro. Ma se ci lasciamo guardare da Lui e fissiamo il nostro sguardo in Lui, nulla sarà troppo costoso, se ci porta ad averlo in noi. Gesù non si lascerà mai battere in generosità.
MARTEDI’ 27 MAGGIO
Una scheggia di preghiera:
TU SEI UN DIO FEDELE CHE MANTIENE SEMPRE LE SUE PROMESSE.
Tra i santi ricordati oggi: Sant’Agostino di Canterbury, San Giulio martire.
Saggezza popolare: I grandi dolori sono muti.
Hanno detto: La nostra capacità di amare Dio è piccola quaggiù, perciò dobbiamo stare attenti a non sprecare il nostro amore. (San Francesco di Sales)
Un aneddoto: Per guadagnarsi il suo mantenimento in Seminario, il santo Curato d’Ars, da giovane, andava a lavorare in una vigna: appena arrivato a quella vigna, Giovanni Vianney piantava un bastone sul quale aveva inchiodato un’assicella; poi levava di tasca una statuetta della Madonna e la poneva sull’assicella. Voleva che Lei l’assistesse nel suo lavoro. Ogni tanto la guardava. E Lei lo guardava sempre mentre faticava. Gli sembrava che “non si stancasse mai in quella vigna”.
Parola di Dio: 1Pt. 1,10-16; Sal. 97; Mc. 10,28-31
Vangelo Mc 10, 28-31
Dal vangelo secondo Marco
In quel tempo, Pietro disse a Gesù: "Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito". Gesù gli rispose: "In verità vi dico: non c'è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi a causa mia e a causa del vangelo, che non riceva gia al presente cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e nel futuro la vita eterna. E molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi i primi". Parola del Signore
“ECCO, NOI ABBIAMO LASCIATO TUTTO E TI ABBIAMO SEGUITO”. (Mc. 10, 28)
Anche Pietro, come il giovane ricco di ieri tende un po’ a mercificare il fatto dell’aver seguito Gesù e Gesù rispondendo fa capire che, i sacrifici terreni compiuti per seguirlo sono ampiamente ricompensati dai doni eterni di Dio, ma Gesù non si ferma ad un do ut des, Egli ci assicura una piena partecipazione alla sua vita divina. Per colui che segue Gesù il suo Tabor è nella preghiera, la sua Betlemme è nella povertà, la sua Nazareth è nel lavoro, la sua Galilea è nell’apostolato, il suo Cenacolo è in ogni Messa, e il suo Calvario è nell’incomprensione, nella calunnia e nella persecuzione, ma anche in questo caso per uno che ha lasciato tutto per possedere interamente Cristo, che cos’è la persecuzione se non un’opportunità per dimostrare che il proprio amore è autentico e puro?
Anche oggi Gesù cerca persone generose e coraggiose per seguirlo in modo definitivo e incondizionato. Persone che non hanno timore di abbracciare l’intera vita di Gesù. Quando sentiamo la chiamata di Gesù, non dobbiamo avere paura: Egli starà con noi lungo tutta la strada perché Lui è fedele alle sue promesse.
MERCOLEDI’ 28 MAGGIO
Una scheggia di preghiera:
GESU’, CONTEMPLIAMO IL TUO AMORE PER NOI.
Tra i santi ricordati oggi: Sant’Agostino di Canterbury, San Giulio martire.
Saggezza popolare: Dio vuole il cuore e lo vuole tutto intero.
Hanno detto: La fibra più dura si scioglie al fuoco dell'Amore. Se non si scioglie, vuole dire che l'amore non è forte abbastanza. (Gandhi)
Un aneddoto: Quando Michelangelo terminò di scolpire la sua “Pietà”, qualcuno gli chiese perché avesse fatto più giovane la madre del figlio. Buonarroti rispose che le anime vergini sono sempre più giovani.
Parola di Dio: 1Pt. 1,18-25; Sal. 147; Mc. 10,32-45
Vangelo Mc 10, 32-45
Dal vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù, prendendo in disparte i Dodici, cominciò a dir loro quello che gli sarebbe accaduto: "Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell'uomo sarà consegnato ai sommi sacerdoti e agli scribi: lo condanneranno a morte, lo consegneranno ai pagani, lo scherniranno, gli sputeranno addosso, lo flagelleranno e lo uccideranno; ma dopo tre giorni risusciterà". E gli si avvicinarono Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedèo, dicendogli: "Maestro, noi vogliamo che tu ci faccia quello che ti chiederemo". Egli disse loro: "Cosa volete che io faccia per voi?". Gli risposero: "Concedici di sedere nella tua gloria uno alla tua destra e uno alla tua sinistra". Gesù disse loro: "Voi non sapete ciò che domandate. Potete bere il calice che io bevo, o ricevere il battesimo con cui io sono battezzato?". Gli risposero: "Lo possiamo". E Gesù disse: "Il calice che io bevo anche voi lo berrete, e il battesimo che io ricevo anche voi lo riceverete. Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato". All'udire questo, gli altri dieci si sdegnarono con Giacomo e Giovanni. Allora Gesù, chiamati a sé, disse loro: "Voi sapete che coloro che sono ritenuti capi delle nazioni le dominano, e i loro grandi esercitano su di esse il potere. Fra voi però non è così; ma chi vuol essere grande tra voi si farà vostro servitore, e chi vuol essere il primo tra voi sarà il servo di tutti. Il Figlio dell'uomo infatti non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti". Parola del Signore
“GESU’, PRENDENDO IN DISPARTE I DODICI, COMINCIO’ A DIR LORO QUELLO CHE GLI SAREBBE ACCADUTO”. (Mc. 10, 32)
Immaginiamoci la scena descritta nel vangelo di oggi: Gesù chiama in disparte gli apostoli per confidare loro il mistero di se stesso. Li considera amici, pensa che abbiano già fatto un po’ di strada con Lui e che quindi possano essere in grado di avvicinarsi al mistero della sua morte. Quelli non lo ascoltano neppure. Due di loro, anzi, chiedono i posti d’onore nel prossimo Regno di Gesù e gli altri si indignano con loro perché anch’essi ambiscono ai medesimi posti. E per noi non è forse ancora un po’ così? Gesù ci parla della sua morte e noi non vogliamo sentire parlare di morte e sofferenza, Lui ci sta facendo una confidenza perché pensa che un amico potrebbe avere un po’ di comprensione e noi discutiamo sulla bontà o meno del Padre che permette la sofferenza di suo Figlio; Gesù ci parla di se stesso e della sua donazione a noi e noi continuiamo a parlare soltanto di noi stessi o di Chiesa. E se avessimo, io per primo, un po’ più di pudore davanti al mistero della Croce? Se la smettessimo di sbandierare crocifissi e segni di croce e stessimo un po’ più zitti davanti alla croce di Gesù, questa, con la sua voce forte ma tenue, non avrebbe ancora tante confidenze da farci? In questo mese di Maggio pensiamo in particolare a Maria. Lei, là ai piedi della croce, non chiacchiera, non si perde in fasulle filosofie o teologie, guarda, soffre, spera e questo lo fa anche per ciascuno di noi.
GIOVEDI’ 29 MAGGIO
Una scheggia di preghiera:
GRAZIE, SIGNORE, DI TUTTI I TUOI DONI
Tra i santi ricordati oggi: San Massimino, vescovo; Santa Teodosia, martire.
Saggezza popolare: Cortesia di parole e mano al cappello, costano poco e fanno il buono e il bello.
Hanno detto:
Chi è innamorato di Dio non pretende né guadagno nè premio, ma desidera solo perdere se stesso e ogni cosa per amore di lui. (San Giovanni della Croce)
Un aneddoto: LA FALSA APPARIZIONE
Nella Cappella Portinari, dipinta dal Foppa nella chiesa di sant’Eustorgio a Milano, si rappresenta un evento della vita di san Pietro da Verona, martire domenicano, in cui appare anche la Madonna, ma con due corna diaboliche che le spuntano sotto la corona regale. Questo religioso (1200-1252) aveva convertito un eretico milanese, che dopo qualche tempo, era tornato alle pratiche della sua setta, asserendo d’aver avuto delle visioni della Madonna la quale gli ripeteva sempre di essere fedele alla “paterìa” cioè alla setta dei Càtari, perché quella era la vera Chiesa. San Pietro Martire chiese di poter assistere lui pure ad una di quelle apparizioni notturne. D’accordo, i due vanno in una cappella abbandonata, alla periferia; compare una gran luce e si vede la Madonna che sorride dolcemente: “Sei davvero la Vergine Santissima?”, domandò fra’ Pietro. “Sì, sono la madre del salvatore”. “Se sei la madre”, gridò allora il domenicano, “adora tuo figlio”, ed estratta di sotto lo scapolare un’ostia consacrata, la tese verso l’apparizione. Ci fu un urlo, e si sentì come un tuono, seguito da un precipitare impetuoso Poi, non s’udì più nulla, nella cappella oscura e silenziosa (cfr. Tommaso Agni da Lentin, Vitae Fratrum).
Parola di Dio: 1pt. 2,2-5. 9-12; Sal 99; Mc. 10,46-52
1^ Lettura 1Pt 2, 2-5. 9-12
Dalla prima lettera di san Pietro apostolo
Carissimi, come bambini appena nati bramate il puro latte spirituale, per crescere con esso verso la salvezza: se davvero avete gia gustato come è buono il Signore. Stringendovi a lui, pietra viva, rigettata dagli uomini, ma scelta e preziosa davanti a Dio, anche voi venite impiegati come pietre vive per la costruzione di un edificio spirituale, per un sacerdozio santo, per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio, per mezzo di Gesù Cristo. Ma voi siete la stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa, il popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere meravigliose di lui che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua ammirabile luce; voi, che un tempo eravate non-popolo, ora invece siete il popolo di Dio; voi, un tempo esclusi dalla misericordia, ora invece avete ottenuto misericordia. Carissimi, io vi esorto come stranieri e pellegrini ad astenervi dai desideri della carne che fanno guerra all'anima. La vostra condotta tra i pagani sia irreprensibile, perché mentre vi calunniano come malfattori, al vedere le vostre buone opere giungano a glorificare Dio nel giorno del giudizio. Parola di Dio
"VOI SIETE LA STIRPE ELETTA" (1Pt. 2,9)
E' questa una di quelle frasi che dovrebbe riempire il cuore di gioia, di riconoscenza e di umiltà, ma invece è stata una frase che è diventata in certi momenti causa di egoismi, lotte, divisioni. Molte volte gli Ebrei sentendosi "eletti" consideravano gli altri: "i pagani"; i farisei, più eletti ancora, si gonfiavano in se stessi e puntavano il dito contro tutti quelli che non erano "puri come loro". Qualche altro popolo lungo la storia pensò di essere "la razza pura" e nacquero le camere a gas e i campi di concentramento. Per noi essere "stirpe eletta”, significa che fin dal giorno del nostro Battesimo ci è stato detto che, inseriti in Cristo anche noi siamo diventati Sacerdoti, Profeti, Re e che siamo stati chiamati ad “essere santi perché Dio è santo”. Spesso, invece di essere orgogliosi di questi doni noi li deleghiamo: sacerdoti sono i “don”, ci pensino loro alla preghiera; annunciatori del Vangelo e profeti sono i missionari, io non sono preparato a “dire la fede”; reggitrice della Chiesa è la gerarchia e santi sono quei “fortunati” da invocare per qualche grazia. Invece santo devo essere io perché Dio mi partecipa i suoi doni santi; la Chiesa ha bisogno di me per diventare comunità di salvati; Cristo ha bisogno della mia vita, delle mie parole, del mio esempio per poter arrivare al cuore degli altri; la mia preghiera unita a quella dei fratelli, per Cristo, con Cristo e in Cristo ci fa partecipi del dono di Dio, del ministero della lode. Come ci ricorda anche Paolo: “Noi siamo il tempio di Dio in cui abita il suo Spirito”.
VENERDI’ 30 MAGGIO: FESTA DEL SACRO CUORE DI GESU’
Una scheggia di preghiera:
SACRO CUORE DI GESU’, IO CONFIDO IN TE.
Tra i santi ricordati oggi: San Gavino, martire; Santa Giovanna d’Arco.
Saggezza popolare: Chi ha il capo di cera, non vada al sole.
Hanno detto: Amare, sempre, amare tutti, amare in ogni circostanza, anche quando la voce o la penna hanno il dovere di condannare. (Giovanni XXIII)
Un aneddoto: Narrava il card. Franfois Marty, Arcivescovo di Parigi, di sette uomini, chiusi in una stanza: la porta è serrata, ed essi attendono attorno a una tavola spoglia; sulla tavola c’è un oggetto metallico di forma strana: tutti l’osservano, uno l’afferra e lo soppesa, l’altro con una matita fa uno schizzo dell’oggetto misterioso, un terzo lo orienta diversamente per capirne l’utilizzazione, il quarto si limita a osservare gli altri alle prese col problema, il quinto cerca il lato estetico dell’ombra lasciata dal metallo come decorazione, il sesto pensa di chi sia o da chi venga. Infine si fa sotto un uomo che gira e rigira tra le mani il pezzo di metallo, poi dà uno sguardo alle pareti della stanza, fissa la porta e vi si avvicina. Introduce l’oggetto nella serratura e dà un giro. La porta si apre. “La coroncina del Rosario — continuava il Prelato — non è un amuleto, ma può essere una chiave, l’umile preghiera che apre alla libertà, Maria ci fa uscire dal nostro io, dalla nostra prigione, con l’invito di Gesù”. Non serve lo stare a guardare o indagare continuamente. Bisogna agire. “Prendi il Rosario col Vangelo, e prova!” (Le Rosaire, 7-10-1979).
Parola di Dio: Dt. 7,6-11; Sal. 102; 1Gv. 4,7-16; Mt. 11.25-30
2^ Lettura 1 Gv 4, 7-16
Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo.
Carissimi, amiamoci gli uni gli altri, perché l'amore è da Dio: chiunque ama è generato da Dio e conosce Dio. Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore. In questo si è manifestato l'amore di Dio per noi: Dio ha mandato il suo unigenito Figlio nel mondo, perché noi avessimo la vita per lui. In questo sta l'amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati. Carissimi, se Dio ci ha amato, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri. Nessuno mai ha visto Dio; se ci amiamo gli uni gli altri, Dio rimane in noi e l'amore di lui è perfetto in noi. Da questo si conosce che noi rimaniamo in lui ed egli in noi: egli ci ha fatto dono del suo Spirito. E noi stessi abbiamo veduto e attestiamo che il Padre ha mandato il suo Figlio come salvatore del mondo. Chiunque riconosce che Gesù è il Figlio di Dio, Dio dimora in lui ed egli in Dio. Noi abbiamo riconosciuto e creduto all'amore che Dio ha per noi. Dio è amore; chi sta nell'amore dimora in Dio e Dio dimora in lui. Parola di Dio
“IN QUESTO STA L’AMORE: DIO HA AMATO NOI”. (1Gv. 4,10)
L'uomo da sempre ha scelto il cuore come segno dell'amore. Il cuore, in sè, è un organo come gli altri, seppur importantissimo. Ma Dio incarnandosi in Gesù, assume in tutto il nostro linguaggio, e allora ecco il Cuore di Gesù "mite ed umile", ecco Dio che ci ama con tutto il cuore, ecco il cuore di Gesù trafitto da un colpo di lancia che resta aperto per accogliere i nostri cuori. E c’è anche un’altra parola: “Ti amo...” che noi usiamo talmente spesso che qualche volta stentiamo a capire nella sua pienezza. Uno solo l’ha detta e vissuta con assoluta sincerità e totale dedizione: Dio. Egli ti ha creato a sua immagine e somiglianza perché potessi dialogare con lui, vivere immerso nel suo amore e un giorno contemplare il suo volto e partecipare alla sua gloria e felicità infinita. Anche quando lo rifiuti, calpesti la sua legge, lo offendi come fosse un tuo nemico, non cessa di amarti. Per te ha creato l’universo, regolato da leggi meravigliose che non finiranno mai di stupirti. Per te ha inviato sulla terra il suo Unigenito perché diventasse tuo fratello, compagno e guida nel pellegrinaggio terreno. Per te non ha esitato a lasciarlo morire in croce, abbandonato e tradito da tutti, perché espiasse i tuoi peccati e ti riaprisse le porte del paradiso, dove tu, vero figlio di Dio, vivrai eternamente beato. Per te ha voluto rimanere sempre presente mediante la grazia dei sacramenti che ti rende partecipe, già qui sulla terra, della vita divina; per te ha istituito il sacerdozio, per perdonarti ogni colpa, si rende presente nell’Eucarestia per donarsi tutto a te, sotto la specie del pane e del vino, caparra e garanzia di vita immortale: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue, ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno” (Gv. 6,54). Dimmi, poteva amarci di più?... Anche nel cammino di fede qualche volta bisogna fare esercizio di analisi logica: bisogna imparare a cambiare soggetto: "Ti amo con tutto il cuore", diciamo al mattino e alla sera nella preghiera del ‘Ti adoro’. Forse prima di fare promesse di questo genere è meglio dire: "Tu, mio Dio, mi ami con tutto il cuore" perché solo rendendoci conto di essere amati per primi da Dio e per di più gratuitamente, che possiamo imparare ad amare, a rispondere pur nella nostra debolezza "con tutto il cuore".
SABATO 31 MAGGIO FESTA DELLA VISITAZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA
Una scheggia di preghiera:
MARIA, PORTACI GESU’.
Tra i santi ricordati oggi: Santa Petronilla di Roma; San Vitale di Assisi.
Saggezza popolare: Quando il padre fa carnevale, ai figli tocca fare la quaresima
Hanno detto:
Anche se è vero che noi saremo giudicati sull'amore, è altrettanto fuori di dubbio che saremo giudicati dall'amore, il quale altro non è che Dio. (Green Jules)
Un aneddoto: UNA FINESTRA SUL MONDO
Una rivista romana ha pubblicato alcune delle molte lettere ricevute dal Card. Carlo Maria Martini, dopo aver avuto alcuni incontri di preghiera con anziani. Eccone una: “Sono anziana, sola, in una piccola casetta. Nella mia solitudine mi è di grande conforto la preghiera, specialmente il Santo Rosario. Non è solo preghiera, ma è anche meditazione, è tutto: è come una finestra sul mondo: ad ogni decina faccio intenzione sui miei cari, sulla Chiesa, sul mondo”
Parola di Dio nella festa della Visitazione: Sof. 3, 14-18; opp: Rm 12,9-16; Cantico da Ct. 2,8.10-14; Lc. 1, 39-56
Vangelo Lc 1, 39-56
Dal vangelo secondo Luca
In quei giorni, Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo. Elisabetta fu piena di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: "Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che debbo che la madre del mio Signore venga a me? Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell'adempimento delle parole del Signore". Allora Maria disse: "L'anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l'umiltà della sua serva. D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente e Santo è il suo nome: di generazione in generazione la sua misericordia si stende su quelli che lo temono. Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato a mani vuote i ricchi. Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva promesso ai nostri padri, ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre". Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua. Parola del Signore
“IN QUEI GIORNI MARIA SI MISE IN VIAGGIO”. (Lc. 1,39)
Dopo l’annunciazione dell’angelo, Maria si mette in cammino verso la montagna, con sollecitudine. Per Gesù è il primo viaggio missionario compiuto per mezzo della madre, che anticipa l’azione evangelizzatrice della comunità cristiana. Prende qui l’avvio il grande andare, che riempie tutto il vangelo di Luca e gli Atti degli apostoli. La parola di Dio va dal cielo alla terra, da Nazareth a Gerusalemme, da Gerusalemme in Giudea e fino ai confini della terra; va senza esitazioni, sempre in fretta. Con un atto di fede comincia la storia della salvezza d’Israele; Abramo parte per un paese sconosciuto con la moglie sterile, solo, perché Dio lo chiama e gli promette una discendenza benedetta. Con un atto di fede comincia la storia della salvezza del mondo; Maria crede alla parola del Signore: vergine, diventa la madre di Dio. Mi piace allora concludere questo mese di Maggio invocando Maria:
"Tu, donna del ‘si’, non sei stata con le mani in mano a contemplare quanto Dio aveva fatto in te,
ma hai voluto subito anticipare Tuo figlio.
Sei la Vergine in cammino verso gli uomini.
Sei Colei che porta Gesù e con Lui la sua gioia.
Sei beata per i doni ricevuti ma soprattutto perché sei una donna di fede:
Dio può operare in Te tutto quello che vuole.
Sei la donna di servizio di Dio e dell’umanità.
Sei davvero donna perché non cerchi i tuoi diritti, ma offri te stessa;
sei davvero Madre perché accogli ma non tieni, doni.
Vedo in te la circolazione dell’amore di Dio.
Lo Spirito di Dio ti ha amata e tu,
piena di amore hai insegnato ad amare al Figlio di Dio.
Maria portaci ancora Gesù,
e chiedi che anche il nostro cuore sussulti di gioia al suo incontro,
e lodi quel Dio che continua a guardare alle nostre miserie,
non per condannarle, ma per fare in esse le sue meraviglie".