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SCHEGGE E SCINTILLE
PENSIERI, SPUNTI, RIFLESSIONI
DALLA PAROLA DI DIO E DALLA VITA
http://digilander.libero.it/don_franco_web
a cura di: don_franco_locci@libero.it
APRILE 2008
MARTEDI’ 1 APRILE
Una scheggia di preghiera:
IL TUO AMORE MI GUIDI NELL’AMARE
Tra i santi ricordati oggi: Beata Angela da Foligno; Sant’Ugo, vescovo, Beato Enrico Alfieri.
Hanno detto: Una delle cose più belle della vita è che nessuno può cercare sinceramente di aiutare un altra persona senza aiutare se stesso. (R. W. Emerson)
Saggezza popolare: Un agnello bianco può avere un occhio nero. (Proverbio Scozzese)
Un aneddoto: Un giorno, un giovane volle consultare un anziano su un problema che gli stava a cuore."Mio signore", gli disse, "voglio confessarti una cosa: non riesco ad avere un amico. Mi sapresti dare un consiglio?" L'anziano sorrise e rispose:"Posso solo dirti di me. Quand’ero ragazzo fra cento ragazzi, ne ebbi uno, di amico. Fu una cosa bellissima che diede i suoi frutti e poi terminò. Quando divenni adulto fra mille adulti, ne ebbi un altro, di amico. Fu una cosa bellissima, ma l’amico morì ed anch’io mi sentii morire. Ora che sono diventato anziano fra diecimila anziani, adulti e giovani, ho rinunciato ad avere un amico e ho preferito esserlo io, un amico, ogni giorno e ogni ora, di qualcuno che non so chi sia e non so dove sia". "Non deve essere facile...", mormorò il giovane. "Forse non lo è, perché cercare di essere amico significa, prima di tutto, rinunciare ad averne uno. Ma forse lo è, perché proprio rinunciando ad averne uno se ne possono avere tanti". "Non si saprà mai chi saranno?", domandò il giovane. "Mai. Tenere il cuore spalancato perché tutti vi possano entrare, dare sempre fiducia perché tutti ne possano attingere, rispettare ognuno perché ognuno si senta se stesso ti rende, insieme, amato ed odiato, incomprensibile ed imprendibile. Chi cerca di essere amico, è un po’ come il mare, fatto di tenera acqua, ma acqua salata. Chi ha come amico il mare, me lo sai dire?" "Il cielo", rispose il giovane .
Parola di Dio: At. 4,32-37; Sal 92; Gv. 3,7-15
1^ Lettura At 4, 32-37
Dagli Atti degli Apostoli.
La moltitudine di coloro che erano venuti alla fede aveva un cuore solo e un'anima sola e nessuno diceva sua proprietà quello che gli apparteneva, ma ogni cosa era fra loro comune. Con grande forza gli apostoli rendevano testimonianza della risurrezione del Signore Gesù e tutti essi godevano di grande simpatia. Nessuno infatti tra loro era bisognoso, perché quanti possedevano campi o case li vendevano, portavano l'importo di ciò che era stato venduto e lo deponevano ai piedi degli apostoli; e poi veniva distribuito a ciascuno secondo il bisogno. Così Giuseppe, soprannominato dagli apostoli Barnaba, che significa “figlio dell'esortazione”, un levita originario di Cipro, che era padrone di un campo, lo vendette e ne consegnò l'importo deponendolo ai piedi degli apostoli. Parola di Dio
“COLORO CHE ERANO VENUTI ALLA FEDE AVEVANO UN CUOR SOLO ED UN’ANIMA SOLA E OGNI COSA ERA TRA LORO COMUNE”. (At. 4,32)
Qui san Luca idealizza la comunità primitiva. C’erano egoismi e guai anche allora. Ma sta di fatto che almeno ci tentavano: e non solo a parole! Infatti gli Atti degli Apostoli ci dicono che i primi cristiani mettevano in comune i loro beni di modo che non ci fossero bisognosi tra loro. Utopia?
Certo non una soluzione facile e neppur sempre possibile a livello pratico. Ma quanta strada potremmo e dovremmo fare! Oggi il cristianesimo, almeno qui da noi, è sempre più un affare personale: “lo e il mio Dio”. Ma è giusto che in una religione dove la regola fondamentale è l’amore fraterno, io mi tenga ben stretti i doni di intelligenza, le capacità di servizio, i miei quattro soldi quando altri ne hanno bisogno? Come mai ci sono cristiani ricchi e cristiani poveri? (e, una volta tanto, proviamo con equità a metterci dalla parte dei cristiani ricchi). Nessuno basta a se stesso. Abbiamo tutti bisogno gli uni degli altri. E poi, per noi cristiani al di sopra di tutto deve esserci il vincolo della carità. I primi cristiani esprimevano la loro carità vendendo i propri beni e distribuendo il ricavato ai bisognosi. L’importante non è però solo un gesto esteriore, ma ciò che anima il cuore di chi dona. Come mi dono ogni giorno al mio coniuge, ai miei figli o ai miei genitori, ai miei parenti, ai compagni di scuola o di lavoro, alle persone che incontro?
MERCOLEDI’ 2 APRILE
Una scheggia di preghiera:
CON TE, GESU’, NON MANCO DI NULLA.
Tra i santi ricordati oggi: San Francesco da Paola; Santa Maria egiziaca; Santa Teodosia.
Hanno detto: Un gran numero di persone dicono: non si possono aiutare tutti, e così non aiutano nessuno. (Christiane Singer)
Saggezza popolare: Si può aiutare un bue ad alzarsi solo se lui stesso si sforza di farlo. (Proverbio Bantu)
Un aneddoto: Vittorino, un contadino intraprendente, coltivava una fertile campagna, dove cresceva ogni specie di pianta, ma spiccava fra tutte un albero rigoglioso dalle grandi foglie d’un verde particolarissimo, raro. Il contadino, ringalluzzito dall’ammirazione e dai complimenti per il suo albero e dall’affluenza sempre maggiore di visitatori, cominciò a concentrare le proprie cure sulle splendide foglie, togliendone la minima traccia di polvere, lucidandole perché fossero sempre brillanti. Un giorno si accorse che una foglia cominciava ad ingiallire, poi una seconda, una terza... Volendo correre subito ai ripari pensò di recarsi ad un colorificio ben fornito dove era sicuro di trovare il tono di verde preciso a quello delle foglie del suo albero, e lo comprò, senza badare a spese. Quelle foglie, fino ad allora suo vanto, divennero per lui tormentoso impegno: si affannava ogni giorno a ridare il colore a quelle ingiallite, ma, mentre ne colorava alcune, altre man mano venivano ingiallendo, così che non riusciva a tenere il ritmo. Si alzava di notte per dar la tinta alle foglie perché nessuno potesse vederle scolorite. “Vittorino, che fai?” - gli chiese un amico, meravigliato, nel vederlo intento alla strana operazione. “Non è questo il metodo per ravvivare le foglie e impedire che altre diventino gialle: è sufficiente dare, di tanto in tanto, un po' d’acqua alla radice della pianta.” Ma il contadino, senza degnare l’amico neppure di uno sguardo, rispose: “Non vedi quanto ho da fare? Non ho proprio tempo di gettare acqua alle radici.” E continuò il suo lavoro. Un bel giorno, mentre, sempre più affannato, pitturava le foglie, davanti a un gruppo di curiosi, si vide cadere addosso il meraviglioso albero. Non morì di vergogna né di crepacuore, rimase in vita per imparare che un albero si cura semplicemente annaffiando le radici: curando la radice si curano al tempo stesso tronco, rami, foglie, fiori e frutti. Per curare una pianta la cosa essenziale è l’acqua alle radici; per curare l’uomo l’unica cosa essenziale è l’Amore. Risanando il cuore dell’uomo, si risana l’umanità.
Parola di Dio: At. 5, 17-26; Sal. 33; Gv. 3,16-21
Vangelo Gv 3, 16-21
Dal vangelo secondo Giovanni.
Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è gia stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell'unigenito Figlio di Dio. E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere. Ma chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio. Parola del Signore
“DIO INFATTI HA TANTO AMATO IL MONDO DA DARE IL SUO FIGLIO UNIGENITO, PERCHÉ CHIUNQUE CREDE IN LUI NON MUOIA, MA ABBIA LA VITA ETERNA”.
(Gv. 3,16)
Gesù prosegue il lungo dialogo con Nicodemo. Gli ha parlato di rinascita e di vita nuova, gli ha parlato dell'acqua e dello spirito, gli ha preannunciato che sarà innalzato sulla croce per diventare fonte di vita. Oggi in modo ancora più esplicito vuole rivelargli il meraviglioso progetto divino che Egli sta attuando nel mondo. La fede in Cristo diventa il motivo determinate della salvezza, infatti Dio ha mandato suo Figlio non per condannare il mondo ma per salvarlo. Gesù viene per dare compimento a questa volontà del Padre, viene quindi come salvatore e redentore del genere umano. L'unica condizione inderogabile è che egli sia accolto nella fede; soltanto chi lo rifiuta colpevolmente si autocondanna, perché si priva di amore e di perdono. Rifiutare la luce vuol dire preferire le tenebre, restare nella notte. Significa ancora non consentire a Dio di illuminare di grazia e di misericordia il nostro peccato.
GIOVEDI’ 3 APRILE
Una scheggia di preghiera:
CREDO IN TE, GESU’, TU SEI LA VERITA’ E LA VITA.
Tra i santi ricordati oggi: San Riccardo, vescovo; San Sisto, Papa; San Luigi Scrosoppi.
Hanno detto: Non credo che vedrò mai una bella poesia come un albero. (A.J. Kilmer)
Saggezza popolare: Un aiuto lento non è un aiuto. (Proverbio Inglese)
Un aneddoto: Un maestro collocò sulla cattedra un recipiente di vetro. Poi tirò fuori una decina di pietre, di forma irregolare, grandi circa un pugno, e con attenzione, uno alla volta, le infilò nel recipiente. Quando il recipiente fu riempito completamente e nessun'altra pietra poteva essere aggiunta, chiese alla classe:"Il recipiente è pieno?". Tutti risposero di si. "Davvero?" Si chinò di nuovo sotto il tavolo e tirò fuori un secchiello di ghiaia. Versò la ghiaia agitando leggermente il recipiente, di modo che i sassolini scivolassero negli spazi tra le pietre. "Adesso il recipiente è pieno?" "No!" rispose in coro la classe. Tirata fuori una brocca d'acqua, la versò nel barattolo riempiendolo fino all'orlo. Se non metti dentro prima le pietre , non ce le metterai mai. Quali sono le "pietre" della tua vita?
Parola di Dio: At. 5,27-33; Sal. 33; Gv. 3,31-36
Vangelo Gv 3, 31-36
Dal vangelo secondo Giovanni.
In quel tempo, Gesù disse a Nicodemo: “Colui che viene dall'alto è al di sopra di tutti; ma chi viene dalla terra, appartiene alla terra e parla della terra. Chi viene dal cielo è al di sopra di tutti. Egli attesta ciò che ha visto e udito, eppure nessuno accetta la sua testimonianza; chi però ne accetta la testimonianza, certifica che Dio è veritiero. Infatti colui che Dio ha mandato proferisce le parole di Dio e da lo Spirito senza misura. Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa. Chi crede nel Figlio ha la vita eterna; chi non obbedisce al Figlio non vedrà la vita, ma l'ira di Dio incombe su di lui”. Parola del Signore
“COLUI CHE DIO HA MANDATO, PROFERISCE LE PAROLE DI DIO E DA’ LO SPIRITO SENZA MISURA”. (Gv. 3,34)
Noi cerchiamo la verità ma facciamo anche continuamente l’esperienza della nostra pochezza e finitezza. Perfino cose che la scienza dava per assodate, sicure, con il passare degli anni abbiamo compreso che erano tutt’altro che definitive. Se cerchiamo poi risposte nelle filosofie o nelle religioni ci troviamo davanti ad un mucchio di risposte a volte contrarie l’una alle altre, altre volte espressione delle esperienze contingenti dell’uomo. Dove trovare la verità piena? Solo Colui che è la Verità può donarcela. Certo, perché la Verità è un dono, non certo solo conquista dell’uomo. Dio vuole regalare la sua Verità alla sua creatura, l’uomo, ed è Lui stesso a rivelarcela: il Dio incarnato che parla la nostra lingua ci dona se stesso e il suo Spirito. Ecco perché è essenziale credere che Gesù è Dio. Se fosse solo un uomo ci parlerebbe di una sua verità ma se è Dio non può che esprimere la Verità, quella assoluta. Quanto siamo assurdi, noi che ci diciamo cristiani e poi andiamo a cercare la Verità in teorie, filosofie, esoterismi, fantasie febbricitanti di esaltati o formule addormentati per rimuovere i problemi! Se Gesù è il Figlio di Dio non può raccontarci bugie! Se ci ha donato e ci dona il suo Spirito questo Spirito non può ingannarci!
VENERDI’ 4 APRILE
Una scheggia di preghiera:
PANE DI VITA, SEI TU GESU’.
Tra i santi ricordati oggi: Sant’Isidoro, vescovo e dottore della Chiesa; San Benedetto Moro, monaco
Hanno detto: Chi pianta un albero è un servo di Dio, egli benefica molte generazioni, e volti che non ha visto lo benediranno. (H. Van Dyke)
Saggezza popolare: Molto aiuta chi non si intromette. (proverbio Spagnolo)
Un aneddoto: E' un pomeriggio di marzo del 1945. La seconda guerra mondiale è alla fine. "Puntate". Il grido rauco, in tedesco, fa drizzare le canne dei fucili del plotone di esecuzione. Ma all'improvviso una banda di ragazzi sguscia attraverso il cordone delle guardie e si butta avanti. Vanno a finire tra i partigiani ed i fucili puntati. Da dove vengono? Da nessuna parte, sono ragazzi abbandonati. L'ufficiale tedesco deve ordinare il "fuoco", ma è turbato a vedere quei condannati protetti da quei ragazzi. Ha un attimo di esitazione. "Andate via tutti", grida. Succede una confusione. La folla grida, i partigiani e i ragazzi se la svignano velocemente prima che il tedesco ci ripensi. Tra quei partigiani c'era anche il famoso medico Hermann Gmneiner: fugge anche lui per un istante, poi si ferma. "Devo ritrovare quel ragazzo che si è messo tra me ed i fucili". Non lo troverà mai, ma quella sera stessa decide di dedicare la sua vita, quella che un ragazzo gli ha salvato, ai piccoli abbandonati senza famiglia. Oggi la sua famiglia è composta di 4000 ragazzi sparsi in innumerevoli "villaggi".
Parola di Dio: At.5,34-42; Sal. 26; Gv. 6,1-15
Vangelo Gv 6, 1-15
Dal vangelo secondo Giovanni.
In quel tempo, Gesù andò all'altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade, e una grande folla lo seguiva, vedendo i segni che faceva sugli infermi. Gesù salì sulla montagna e là si pose a sedere con i suoi discepoli. Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei. Alzati quindi gli occhi, Gesù vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: “Dove possiamo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?”. Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva bene quello che stava per fare. Gli rispose Filippo: “Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo”. Gli disse allora uno dei discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: “C'è qui un ragazzo che ha cinque pani d'orzo e due pesci; ma che cos'è questo per tanta gente?”. Rispose Gesù: “Fateli sedere”. C'era molta erba in quel luogo. Si sedettero dunque ed erano circa cinquemila uomini. Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li distribuì a quelli che si erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, finché ne vollero. E quando furono saziati, disse ai discepoli: “Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto”. Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d'orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato. Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, cominciò a dire: “Questi è davvero il profeta che deve venire nel mondo!”. Ma Gesù, sapendo che stavano per venire a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sulla montagna, tutto solo. Parola del Signore
“GESU’ PRESE I PANI E, DOPO AVER RESO GRAZIE, LI DISTRIBUI’ ”. (Gv. 6,11)
Il fatto della moltiplicazione dei pani doveva aver colpito molto sia la folla che anche gli apostoli: infatti tutti e quattro gli evangelisti lo riportano e in particolare Giovanni lo mette in prossimità della Pasqua proprio per aiutarci a capire che questo segno è lo stesso segno che continua ancora nella nostra Chiesa di oggi. Gesù si fa nostro servo (Giovanni racconterà la lavanda dei piedi), ha bisogno della nostra povertà ( i pochi pani e pesci di quel ragazzo) ma poi Gesù, per sua iniziativa gratuita, ci dona il suo pane perché ci sostenga nel nostro cammino. Non abituiamoci all’ Eucaristia! Non facciamola diventare un rito, magari contornato di bei gesti, bei canti, tanto senso del mistero al punto da non essere più capito ed apprezzato. L’Eucaristia è certamente un mistero, ma non per allontanarci! E’ il mistero di amore di un Dio che non ha paura del nostro peccato, di un Dio che ci ama al punto di farsi mangiare da noi, di un Dio che ci dà la sua forza per fare con noi il cammino della nostra vita. L’Eucaristia è poi l’anticipo della partecipazione all’eternità: “Chi mangia questo pane non morirà in eterno.”. Non dovrebbe mai esserci stato il bisogno di rendere “obbligatoria” sotto pena di peccato l’Eucaristia domenicale. Il cristiano dovrebbe desiderare l’Eucaristia, dovrebbe cercarla come quando si sta morendo di sete e di fame, dovrebbe riscoprire in essa sia l’amore di un Dio che si dona, sia la fraternità di un popolo che si ciba dello stesso cibo. Non abituiamoci all’Eucaristia: non c’è nulla di più avvilente che vedere un dono così grande trascinato nell’abitudine, nel ritualismo. Dio ti regala la terra e il cielo e tu aspetti solo che essa sia finita pensando sotto sotto di aver pagato la tua tassa.
SABATO 5 APRILE
Una scheggia di preghiera:
CON TE, SIGNORE, NON HO PAURA.
Tra i santi ricordati oggi: San Gerardo, monaco; Santa Irene, martire; San Vincenzo Ferrer.
Hanno detto: L'alcool è quella sostanza che uccide quel che è vivo e conserva quel che è morto. (Zamacois Miguel)
Saggezza popolare: Tutte le volte che si ride si toglie un chiodo dalla bara.
Un aneddoto: Due donne si recarono da un saggio, che aveva fama di santo, per chiedere qualche consiglio sulla vita spirituale. Una pensava di essere una grande peccatrice. Nei primi anni del suo matrimonio aveva tradito la fiducia del marito. Non riusciva a dimenticare quella colpa, anche se poi si era sempre comportata in modo irreprensibile, e continuava a torturarsi per il rimorso. La seconda invece, che era sempre vissuta nel rispetto delle leggi, si sentiva perfettamente innocente e in pace con se stessa. Il saggio si fece raccontare la vita di tutte e due. La prima raccontò tra le lacrime la sua grossa colpa. Diceva, singhiozzando, che per lei non poteva esserci perdono, perché troppo grande era il suo peccato. La seconda disse che non aveva particolari peccati da confessare. Il sant'uomo si rivolse alla prima: “Figliola, vai a cercare una pietra, la più pesante e grossa che riesci a sollevare e portamela qui”. Poi, rivolto alla seconda: “E tu, portami tante pietre quante riesci a tenerne in grembo, ma che siano piccole”. Le due donne sì affrettarono a eseguire l'ordine del saggio. La prima tornò con una grossa pietra, la seconda con un'enorme borsa piena di piccoli sassi. Il saggio guardò le pietre e poi disse: “Ora dovete fare un'altra cosa: riportate le pietre dove le avete prese, ma badate bene di rimettere ognuna di esse nel posto esatto dove l'avete presa. Poi tornate da me”. Pazientemente, le due donne cercarono di eseguire l'ordine del saggio. La prima trovò facilmente il punto dove aveva preso la pietrona e la rimise a posto. La seconda invece girava invano, cercando di ricordarsi dove aveva raccattato le piccole pietre della sua borsa. Era chiaramente un compito impossibile e tornò mortificata dal saggio con tutte le sue pietre. Il sant'uomo sorrise e disse: “Succede la stessa cosa con i peccati. Tu, - disse rivolto alla prima donna - hai facilmente rimesso a posto la tua pietra perché sapevi dove l'avevi presa: hai riconosciuto il tuo peccato, hai ascoltato umilmente i rimproveri della gente e della tua coscienza, e hai riparato grazie al tuo pentimento. Tu, invece, - disse alla seconda - non sai dove hai preso tutte le tue pietre, come non hai saputo accorgerti dei tuoi piccoli peccati. Magari hai condannato le grosse colpe degli altri e sei rimasta invischiata nelle tue, perché non hai saputo vederle”.
Parola di Dio: At. 6,1-7; Sal. 32; Gv. 6,16-21
Vangelo Gv 6, 16-21
Dal vangelo secondo Giovanni.
Venuta intanto la sera, i suoi discepoli scesero al mare e, saliti in una barca, si avviarono verso l'altra riva in direzione di Cafarnao. Era ormai buio, e Gesù non era ancora venuto da loro. Il mare era agitato, perché soffiava un forte vento. Dopo aver remato circa tre o quattro miglia, videro Gesù che camminava sul mare e si avvicinava alla barca, ed ebbero paura. Ma egli disse loro: “Sono io, non temete”. Allora vollero prenderlo sulla barca e rapidamente la barca toccò la riva alla quale erano diretti. Parola del Signore
“VIDERO GESU’ CHE CAMMINAVA SUL MARE E SI AVVICINAVA ALLA BARCA ED EBBERO PAURA. MA GESU’ DISSE LORO: “SONO IO, NON TEMETE!”. (Gv. 6,19-20)
Spesso, da buoni pessimisti, guardiamo alla storia della Chiesa attuale e riusciamo a vedere solo tutte le pecche e le difficoltà che essa incontra e capita di cadere in una serie di luoghi comuni che sono tutt’altro che cristiani: “Mai c’è stata poca fede come oggi”, “Non ci sono più vocazioni sacerdotali e religiose”, “Le nostre chiese sono semivuote e i pochi che ci sono, sono anziani”… Può un cristiano essere pessimista? può vedere solo le difficoltà in cui si trova la barca della Chiesa e così rischiare di scambiare Gesù per un fantasma? E’ vero che la notte è buia e spesso non permette di scorgere con esattezza le cose, è vero che statistiche e mezzi di comunicazione sociale portano a vedere ancor più buio, ma è anche vero che c’è ancora Gesù, e che Gesù, nel cammino della sua vita terrena non ha avuto molto successo umano se sulla croce, in mezzo alla sconfitta totale, riesce a portare in cielo solo un ladro pentito! Come dicevamo qualche giorno fa se noi crediamo che Gesù è Dio non possiamo dubitare delle sue parole. E Lui ci ha detto di non temere! Di Cristo non possiamo dubitare! Con Lui non abbiamo motivo di temere alcun male. Dobbiamo confidare nel potere di Colui che ha vinto la morte, dobbiamo accettare che i suoi criteri non sono quelli dell’efficientismo e del successo terreno. Non siamo noi uomini a salvare la Chiesa e con essa il mondo. E’ Cristo Signore che ancora e sempre opera per la salvezza di ogni uomo.
DOMENICA 6 APRILE: III DOMENICA DI PASQUA ANNO A
Una scheggia di preghiera:
RESTA CON NOI SIGNORE LA SERA.
Tra i santi ricordati oggi: San Celestino I, Papa; San Marcellino, martire; Santa Virginia, martire.
Hanno detto: Nessuno canta solo. Anche le stelle del cielo cantano insieme. (Claudel Paul)
Saggezza popolare: Il pianger d'allegrezza è una manna.
Un aneddoto: Il padre era lui e questo in casa tutti lo dovevano tenere presente. Aveva anche programmato quello che l’unico figlio maschio avrebbe fatto da grande; per questo lo aveva inviato a studiare in città nel collegio più prestigioso, tenuto da religiosi. Rimase addirittura scandalizzato, quando il figlio si azzardò ad accennargli che intendeva consacrarsi a Dio. Andò subito a parlare col direttore, con la speranza di sentirsi dire da lui che non era una cosa seria. Il religioso, invece, gli dovette confermare che si trattava di vera vocazione. Il genitore continuò a sostenere che era frutto di semplice infatuazione. Cambiò collegio al figlio e gli consigliò di divertirsi in tutti i modi, leciti e illeciti, per farsi passare quei “grilli” dalla testa. E infatti gli passarono davvero: il giovane non ci pensò più. Qualche anno dopo il padre fu chiamato all’obitorio per il riconoscimento ufficiale del cadavere del figlio, ucciso da un’eccessiva dose di eroina. Ordinò che i funerali si svolgessero in forma civile, poiché non poteva perdonare a quei frati di avergli rovinato il figlio con le loro manie religiose!
Parola di Dio: At. 2,14.22-33; Sal. 15; 1Pt. 17-21; Lc. 24,13-35
Vangelo Lc 24, 13-35
Dal Vangelo secondo Luca.
In quello stesso giorno, il primo della settimana, due dei discepoli erano in cammino per un villaggio distante circa sette miglia da Gerusalemme, di nome Emmaus, e conversavano di tutto quello che era accaduto. Mentre discorrevano e discutevano insieme, Gesù in persona si accostò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano incapaci di riconoscerlo. Ed egli disse loro: “Che sono questi discorsi che state facendo fra voi durante il cammino?”. Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli disse: “Tu solo sei così forestiero in Gerusalemme da non sapere ciò che vi è accaduto in questi giorni?”. Domandò: “Che cosa?”. Gli risposero: “Tutto ciò che riguarda Gesù Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i sommi sacerdoti e i nostri capi lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e poi l'hanno crocifisso. Noi speravamo che fosse lui a liberare Israele; con tutto ciò sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; recatesi al mattino al sepolcro e non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati al sepolcro e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l'hanno visto”. Ed egli disse loro: “Sciocchi e tardi di cuore nel credere alla parola dei profeti! Non bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?”. E cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui. Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: “Resta con noi perché si fa sera e il giorno già volge al declino”. Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a tavola con loro, prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma lui sparì dalla loro vista. Ed essi si dissero l'un l'altro: “Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?”. E partirono senz'indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: “Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone”. Essi poi riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come l'avevano riconosciuto nello spezzare il pane. Parola del Signore
“RESTA CON NOI”. (Lc 24,29).
Scrive un mio amico laico commentando questo versetto: E’ l’invocazione dei discepoli di Emmaus, diventata preghiera per tanti credenti. E’ un’invocazione genuina, sincera, non artificiosa. Vorrei mettere accanto a questa bella preghiera dell’uomo nei confronti di Gesù, un’altra “richiesta”, forse non così esplicita nei testi sacri, ma altrettanto vera. Si tratta dell’invito di Dio “rimanete con Me!”. Quasi una supplica che il Signore rivolge ai Suoi figli (per i quali ha fatto tutto e ha dato tutto) a rimanere con Lui, in un rapporto che superi la superficialità del contatto occasionale o del legame di interesse e che si addentri fino all’intimità profonda dell’unione capace di condividere ogni fibra dell’essere. Mi sembra di vederlo, Dio che ci chiede di stare con Lui. Lui, l’Onnipotente, che “chiede” la nostra presenza. Ha preparato di tutto e di più per questa comunione destinata ad estendersi all’eternità ed è lì che ci attende. Un Padre e un Figlio che si amano infinitamente ci invitano a partecipare al loro reciproco amore. Gratuitamente!
Noi pensiamo quasi sempre alla preghiera “resta con noi, Signore” e qualche volta questa invocazione rischia di assomigliare un po’ troppo ad un richiamo nei Suoi confronti, quasi Lui volesse abbandonarci e noi dovessimo rammentarGli i Suoi doveri di assistenza verso la nostra piccolezza. Raramente pensiamo, invece, al desiderio di Dio della nostra presenza, alla sua “passione amorevole” per noi, creature da Lui volute. Facciamo qualche volta questo “esercizio spirituale” di metterci con umiltà di fronte al Signore che ci chiede di “rimanere con Lui”, di “preferirLo alle altre occupazioni, cose, preoccupazioni, affari, faccende..”, di “metterLo al primo posto”, di “rispondere al Suo bisogno di stare insieme”. Cogliamo nel modo giusto il Suo richiamo: “stolti e tardi di cuore nel credere alla Parola!”, per essere in grado di avvicinarci a Lui e di non lasciarLo solo quando vogliamo ritornare ai nostri impegni di sempre. E se ci dovesse capitare di provare un po’ di solitudine, subito dopo aver pregato “Signore, resta con me”, andiamo col cuore aperto a tutte le volte in cui Lui, lasciato solo per la nostra negligenza, ci chiede di rimanere in Sua compagnia.
LUNEDI’ 7 APRILE
Una scheggia di preghiera:
GESU’, IL TUO PANE E’ LA NOSTRA FORZA.
Tra i santi ricordati oggi: Sant’Ermanno, monaco; San Giovanni Battista de la Salle.
Hanno detto: L'allegria attira le simpatie, ispira confidenza, facilita le relazioni cordiali, gradite, amichevoli con tutti, anche con le persone meno ben disposte verso noi. (Courtois)
Saggezza popolare: Chi ride e canta, suo male spaventa. (proverbio Italiano)
Un aneddoto: Una donna chiese al cassiere di una banca di cambiarle un assegno e il cassiere le domandò un documento d'identità, secondo il regolamento. La donna restò senza fiato. Alla fine riuscì a pronunciare queste parole:"Ma, Gianni sono tua madre!".
Parola di Dio: At. 6,8-15; Sal. 118; Gv. 6,22-29
Vangelo Gv 6, 22-29
Dal vangelo secondo Giovanni.
Il giorno dopo, la folla, rimasta dall'altra parte del mare, notò che c'era una barca sola e che Gesù non era salito con i suoi discepoli sulla barca, ma soltanto i suoi discepoli erano partiti. Altre barche erano giunte nel frattempo da Tiberiade, presso il luogo dove avevano mangiato il pane dopo che il Signore aveva reso grazie. Quando dunque la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafarnao alla ricerca di Gesù. Trovatolo di là dal mare, gli dissero: “Rabbì, quando sei venuto qua?”. Gesù rispose: “In verità, in verità vi dico, voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Procuratevi non il cibo che perisce, ma quello che dura per la vita eterna, e che il Figlio dell'uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo”. Gli dissero allora: “Che cosa dobbiamo fare per compiere le opere di Dio?”. Gesù rispose: “Questa è l'opera di Dio: credere in colui che egli ha mandato”. Parola del Signore
“PROCURATEVI NON IL CIBO CHE PERISCE MA QUELLO CHE DURA PER LA VITA ETERNA E CHE IL FIGLIO DEL’UOMO VI DARA’ ”. (Gv. 6,27)
La folla era stata saziata dai pani miracolosamente moltiplicati da Gesù. Per questo la gente voleva incoronarlo re. Con lui come governante terreno avrebbero infatti risolto i loro problemi materiali… Ma la missione di Cristo non è governare regni terreni né, in primo luogo, soddisfare le necessità materiali. Egli è venuto per soddisfare la fame e la sete dell’anima: per liberarci dal peccato e dalla morte, per riconciliarci con Dio e aprirci la strada alla vita eterna. E tutto ciò non attraverso glorie umane e beni materiali, bensì offrendo se stesso come dono per noi, nel suo mistero pasquale e nell’Eucaristia. L’opera di Dio, dice Gesù, consiste nel credere in colui che il Padre ha mandato. Soltanto la fede in Gesù può saziare la nostra fame di felicità e di salvezza eterna infatti come dice il Concilio Vaticano II: “Cristo è il fine della storia umana, il punto focale dei desideri della storia e della civiltà, il centro del genere umano, la gioia di ogni cuore, e la pienezza delle loro aspirazioni”
MARTEDI’ 8 APRILE
Una scheggia di preghiera:
TU SEI LA MIA VITA, ALTRO IO NON HO.
Tra i santi ricordati oggi: Sant’Alberto di Vercelli; Sant’Amanzio di Como; Santa Giulia Biliart.
Saggezza popolare: Della roba altrui ognuno è generoso.
Hanno detto:
L'amor di Dio, non il mio; la volontà di Dio, non la mia; la comodità degli altri, non la mia. E tutto ciò sempre, dovunque e con grande letizia. (Giovanni XXIII)
Un aneddoto: Un uomo andò dal saggio che abitava nella foresta e gli pose due domande: La prima:" Perché dici che Dio è in ogni luogo? Io non lo vedo. Fammelo vedere". La seconda: "L'uomo è punito per i suoi misfatti. Ma tutto quello che fa è diretto da Dio. Perciò l'uomo non ha libertà. Egli non può far nulla senza che Dio lo permetta". Il saggio prese una zolla di terra e la gettò sulla testa del povero malcapitato, il quale lamentandosi per il dolore, andò dal giudice e disse: "Ho chiesto due spiegazioni al saggio. Ma, invece di una risposta, ho ricevuto una zolla di terra in testa". Il giudice chiamò il saggio, il quale replicò: "La risposta è nella zolla di terra. Se quest'uomo dice che ha male alla testa, chiedetegli di farmi vedere il suo dolore. Quindi io gli mostrerò Dio. E poi perché è venuto da sua eccellenza ad accusarmi? Non è stato Dio a fare ciò che io ho fatto? Senza la volontà di Dio, io non avrei potuto tirare la zolla. Perché allora dice che la colpa è mia?".
Parola di Dio: At.7,51-8,1; Sal. 30; Gv. 6,30-35
Vangelo Gv 6, 30-35
Dal vangelo secondo Giovanni.
In quel tempo, la folla disse a Gesù: “Quale segno dunque tu fai perché vediamo e possiamo crederti? Quale opera compi? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: Diede loro da mangiare un pane dal cielo”. Rispose loro Gesù: “In verità, in verità vi dico: non Mosè vi ha dato il pane dal cielo, ma il Padre mio vi da il pane dal cielo, quello vero; il pane di Dio è colui che discende dal cielo e da la vita al mondo”. Allora gli dissero: “Signore, dacci sempre questo pane”. Gesù rispose: “Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete”. Parola del Signore
“LA FOLLA DISSE A GESU’: QUALE SEGNO TU FAI PERCHE’ VEDIAMO E POSSIAMO CREDERTI?”. (Gv. 6,30)
Molti che si dichiarano cristiani o, comunque credenti, pensano a Dio come la gente di Cafarnao: uno che può tutto e che dovrebbe affrettarsi a sfamare il popolo compiendo miracoli. In fondo in fondo non ci interessa che cosa voglia Dio, o cosa lui pensi. So io qual è la mia felicità, a lui di esaudirla. Al massimo occorre qualche preghiera da parte mia. Preghiera che poche volte consiste nel cercare la volontà di Dio e il più delle volte consiste nel convincere Dio ad esaudire la mia volontà. Un Dio che sfama, insomma, un Dio assicuratore a cui mi rivolgo per quadrare la vita. Una pretesa assurda, che finisce col distaccarmi completamente da questa Presenza che, incompresa, fugge lontano. Per cosa cerchiamo Gesù? Per cosa lo inseguiamo, ansiosi di vedere esaudito qualche nostro progetto? Mi viene in mente un aneddoto dei Padri del deserto: un monaco egiziano disse a un anacoreta siriano, tutto eccitato, che voleva andare in città a vedere un santo che operava miracoli e che, con la sua preghiera, risuscitava i morti. L'altro monaco, sorridendo disse: "Che strane abitudini avete da queste parti: chiamate "santo" chi piega Dio a fare la propria volontà. Da noi invece, chiamiamo "santo" chi piega la propria volontà a quella di Dio". Gesù, amante ferito, replica, disputa, cerca di convertire il nostro cuore e ci porta ad una riflessione: nella nostra vita c'è una fame e una sete insaziabili che attraversano e motivano tutti i nostri desideri. E' la ricerca della felicità a cui disperatamente aneliamo. Purtroppo, però, spesse volte decidiamo (o presumiamo?) noi in cosa riporla. E Dio dovrebbe darci una mano. No, non è così. Lui e Lui solo può saziare, Lui solo può portarci a non avere più fame e più sete. Lui solo è la salvezza. Non lasciamoci sfuggire l'occasione di riempire il nostro cuore, non corriamo il rischio di morire di sete a pochi metri da una sorgente d'acqua!
MERCOLEDI’ 9 APRILE
Una scheggia di preghiera:
TI SEI FATTO CIBO PER IL MIO CAMMINO: GRAZIE GESU’!
Tra i santi ricordati oggi: San Demetrio, martire; Santa Maria di Cleofa; San Procuro, diacono.
Hanno detto: Ciò che rende lieta la vita non è fare le cose che ci piacciono, ma trovar piacere nelle cose che dobbiamo fare. (Goethe)
Saggezza popolare: Se ti fai grattar da un altro, non ti gratta mai dove solletica. (Proverbio Piemontese)
Un aneddoto: Anni fa, uno scienziato miscredente, attraversando il deserto con alcuni arabi come guide, osservò che al tramonto del sole, essi stendevano un tappeto per terra e pregavano. Chiese ad uno di loro: “Che fate?”. “Prego”, rispose il figlio del deserto. “Tu preghi? E chi preghi?”. “Allah, Dio”. Lo scienziato sorrise. Poi con tono saputo: “Hai visto qualche volta Dio?”. “No!”. “L'hai toccato con le tue mani. L'hai sentito con le tue orecchie?”. “No!”. “E allora, sei matto, perché credi ad un Dio che non hai mai visto, mai sentito, mai toccato!” L'arabo per un momento non seppe rispondere. L'indomani mattina, prima del levar del sole, lo scienziato, uscendo dalla sua tenda, fece notare alla sua guida:”Qui certamente è passato un cammello!”. Un raggio di luce brillò negli occhi del figlio del deserto che chiese allo scienziato miscredente: “Avete voi visto il cammello? L'avete voi sentito passare? L'avete voi toccato con le vostre mani?”. “No!”. “Allora concluse l'arabo - voi siete matto, credendo che sia passato di qui un cammello che non avete visto, né sentito, né toccato”. “Oh! replicò l'uomo di scienza. “Ma si vedono bene le sue orme sulla sabbia!”. In quel momento il sole saliva all'orizzonte con tutto lo splendore dei colori d'oriente. Con un gesto ampio e solenne l'arabo mostrò l'astro splendente e concluse: “Guardate le tracce del Creatore! Sappiate dunque che Dio c'è e ci ama!”.
Parola di Dio: At. 8,1-8; Sal. 65; Gv. 6,35-40
Vangelo Gv 6, 35-40
Dal vangelo secondo Giovanni.
In quel tempo, disse Gesù alla folla: “Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete. Vi ho detto però che voi mi avete visto e non credete. Tutto ciò che il Padre mi da, verrà a me; colui che viene a me, non lo respingerò, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato. E questa è la volontà di colui che mi ha mandato, che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma lo risusciti nell'ultimo giorno. Questa infatti è la volontà del Padre mio, che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; io lo risusciterò nell'ultimo giorno”. Parola del Signore
“IO SONO IL PANE DI VITA… VOI MI AVETE VISTO E NON CREDETE”. (Gv. 6,35-36)
Vedere Cristo è abbracciarlo prima con la fede e poi con tutta la nostra vita.
È l'intensità del suo amore, è il bisogno di comunione che ci consente di fonderci con lui. Noi vediamo solo un po' di pane e poche gocce di vino, ma, illuminati dalla fede, sappiamo la storia che narrano e racchiudono. Un mistero che si svela solo con l'esperienza, quando la sua e la nostra storia, trovano costanti punti di somiglianza e motivi di comunione, quando sentiamo che, nutriti del corpo e del sangue di Cristo, sorbiamo germi viventi di immortalità e di risurrezione. Più che fare comunioni il Signore ci invita ad essere e diventare Eucaristia con Lui, già durante il faticoso ed aspro pellegrinaggio terreno. Ciò affinché la sua volontà si compia in noi ed Egli possa adempiere per tutti la volontà del Padre. Ci appare evidente che il piano della salvezza e i frutti della redenzione si possono attuare efficacemente in noi solo a condizione che la vita del risorto si trasfonda in ciascuno di noi per mezzo di quel pane, che è la stessa carne di Cristo. Forse siamo ancora incantati e perplessi dinanzi ad una piccola ostia, troppo piccola per sfamare il mondo, troppo piccola per contenere tutta la storia di Cristo e tutta la storia dell'umanità, troppo piccola per essere il segno visibile reale di un amore infinito, piccola anche per poter essere garanzia di una vita nuova e caparra di salvezza eterna. Anche a noi capita di vedere senza credere, di mangiare senza nutrirci, di prendere ostie consacrate e sentire solo il sapore del pane o bere il suo sangue senza sentire fluire dentro la divinità. Eppure in ogni Eucaristia Cristo ripete senza stancarsi mai che egli, per mandato del Padre, vuole la salvezza di tutti, vuole che tutti risorgano a vita nuova, tutti possano aspirare alla vita eterna nella beatitudine perfetta. Viviamo in una umanità denutrita, viviamo tra affamati e assetati, ma non siamo capaci di nutrirci di Dio, il pane rimane sulla mensa, viene carcerato nei piccoli tabernacoli e fuori si geme. Quel pane spezzato nella cena e fecondato sulla croce è da mangiare per vivere, per credere, per amare e per sentirsi amati. Sono le nostre urgenze: Egli ci attende per un banchetto di gioia. Siamo tutti invitati.
GIOVEDI’ 10 APRILE
Una scheggia di preghiera:
PARLA, SIGNORE, IL TUO SERVO VUOLE ASCOLTARTI.
Tra i santi ricordati oggi: San Beda il giovane; Sant’Ezechiele, profeta; Santa Maddalena di Canossa.
Hanno detto: Lo spirito allegro acquista più facilmente la perfezione cristiana che non lo spirito melanconico. (San Filippo Neri)
Saggezza popolare: Gli amori sono come i funghi: si capisce se sono buoni o cattivi solo quando è troppo tardi.
Un aneddoto: La storia è attribuita al grande rabbino Bal Shen Tov. Si narra che si trovava in cima a una collina, con alcuni studenti, quando vide un gruppo di cosacchi attaccare la città e cominciare a massacrare la gente. Vedendo molti dei suoi amici che, laggiù, morivano e chiedevano misericordia, il rabbino esclamò:“Ah, se potessi essere Dio!” Un discepolo, colpito, si rivolse a lui:“Maestro, come osate proferire una simile bestemmia? Volete forse dire che, se foste Dio, agireste in maniera diversa? Volete forse dire che Dio tante volte fa ciò che è sbagliato?” Il rabbino guardò negli occhi il discepolo e disse:“Dio è sempre giusto. Ma se io potessi essere Dio, potrei capire ciò che sta accadendo.”
Parola di Dio: At. 8,26-40; Sal. 65; Gv. 6,44-51
1^ Lettura At 8, 26-40
Dagli Atti degli Apostoli.
In quei giorni, un angelo del Signore parlò intanto a Filippo: “Alzati, e và verso il mezzogiorno, sulla strada che discende da Gerusalemme a Gaza; essa è deserta”. Egli si alzò e si mise in cammino, quand'ecco un Etiope, un eunuco, funzionario di Candàce, regina di Etiopia, sovrintendente a tutti i suoi tesori, venuto per il culto a Gerusalemme, se ne ritornava, seduto sul suo carro da viaggio, leggendo il profeta Isaia. Disse allora lo Spirito a Filippo: “Và avanti, e raggiungi quel carro”. Filippo corse innanzi e, udito che leggeva il profeta Isaia, gli disse: “Capisci quello che stai leggendo?”. Quegli rispose: “E come lo potrei, se nessuno mi istruisce?”. E invitò Filippo a salire e a sedere accanto a lui. Il passo della Scrittura che stava leggendo era questo: Come una pecora fu condotto al macello e come un agnello senza voce innanzi a chi lo tosa, così egli non apre la sua bocca. Nella sua umiliazione il giudizio gli è stato negato, ma la sua posterità chi potrà mai descriverla? Poiché è stata recisa dalla terra la sua vita. E rivoltosi a Filippo l'eunuco disse: “Ti prego, di quale persona il profeta dice questo? Di se stesso o di qualcun altro?”. Filippo, prendendo a parlare e partendo da quel passo della Scrittura, gli annunziò la buona novella di Gesù. Proseguendo lungo la strada, giunsero a un luogo dove c'era acqua e l'eunuco disse: “Ecco qui c'è acqua; che cosa mi impedisce di essere battezzato?”. Fece fermare il carro e discesero tutti e due nell'acqua, Filippo e l'eunuco, ed egli lo battezzò. Quando furono usciti dall'acqua, lo Spirito del Signore rapì Filippo e l'eunuco non lo vide più e proseguì pieno di gioia il suo cammino. Quanto a Filippo, si trovò ad Azoto e, proseguendo, predicava il vangelo a tutte le città, finché giunse a Cesarèa. Parola di Dio
FILIPPO GLI DISSE: "CAPISCI QUELLO CHE STAI LEGGENDO?" (At. 8,30)
In questo brano ci troviamo davanti ad un etiope (uno straniero) che legge la Bibbia. Filippo gli chiede: "Capisci quello che stai leggendo?" Oggi ci sono due categorie di "cristiani": quelli che non leggono mai la Bibbia, che pensano che essa sia un libro per "addetti ai lavori" o un libro di "storie vecchie" e quelli che la leggono quasi fosse un libro cabalistico: cercano date di fine del mondo, frasi per comprovare le più strane teorie e tante volte per comprovare quello che fa loro comodo. "Capisci ciò che leggi in questo libro così umano nel suo linguaggio ma divino nel suo messaggio?" La Bibbia è un libro da amare, da leggere ma da leggere nella Chiesa perché è solo in essa che si riesce a leggerlo e comprenderlo partendo dalla risurrezione di Gesù ed è anche un libro che deve trasformarsi subito in vita e continuare attraverso persone risorte con Gesù ad annunciare al mondo non fiabe o false profezie ma amore incarnato, concreto.
VENERDI’ 11 APRILE
Una scheggia di preghiera:
STARE CON TE, GESU’, E’ ESSERE GIA’ NELL’ETERNITA?.
Tra i santi ricordati oggi: Santa Gemma Galgani; San Stanislao, vescovo; Beato Angelo da Chivasso.
Hanno detto: E' l'allegria uno dei segni più evidenti della fede: il malumore, l'abbattimento, la tristezza aprono la via alla tiepidezza, che è la madre di tutti i mali. (Madre Teresa di Calcutta)
Saggezza popolare: Tanto più alto è il monte tanto più profonda la valle.
Un aneddoto: Un pagano fece visita a Rabbi Akiba per schernirlo: “Chi ha creato il mondo?” gli chiese. “Dio, e sia benedetto”,rispose il saggio. “Davvero? Dimostralo”. “E sia”, disse Rabbi Akiba, “Torna domani.”. Il giorno dopo il pagano tornò. “Che porti?”, chiese il saggio. “Che domanda strana”, disse il pagano, “porto un vestito.”. “Davvero? E chi lo ha fatto?”. “Il sarto.”. “Dimostralo!” - disse Rabbi Akiba. A questo punto, il pagano si arrabbiò: “Che, non lo sai tu che è il sarto a fare i vestiti che portiamo?” Al che, il saggio rispose: “E tu, non lo sai che è Dio che ha fatto il mondo in cui viviamo?”.
Il pagano se ne andò. Avendo assistito ai due colloqui, i discepoli di Rabbi Akiba si meravigliarono: non capivano il rapporto. Allora il saggio spiegò: “Sappiate, figli miei, che come la casa è testimonianza del costruttore, e il vestito del sarto e la porta del falegname, così il mondo è e sarà testimonianza di Dio; basta guardarlo per capire che sta a confermare Dio!"
Parola di Dio: At. 9,1-20; Sal. 116; Gv. 6,52-59
Vangelo Gv 6, 52-59
Dal vangelo secondo Giovanni.
In quel tempo, i Giudei si misero a discutere tra di loro: “Come può costui darci la sua carne da mangiare?”. Gesù disse: “In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo, non come quello che mangiarono i padri vostri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno”. Queste cose disse Gesù, insegnando nella sinagoga a Cafarnao. Parola del Signore
“CHI MANGIA QUESTO PANE VIVRA’ IN ETERNO”. (Gv. 6,58)
A volte l’abitudine ci gioca davvero brutti scherzi. Passiamo davanti a certe parole come quella che meditiamo oggi con l’indifferenza e la superficialità che non ci fanno neppur capire quanto sia grande il dono che ci viene fatto. Eppure basterebbe pensarci. Che cosa ci promette Gesù. Ci promette che mangiando il suo pane avremo la vita che dura per sempre, cioè facendo la Comunione consapevoli che il Pane che mangiamo è davvero quel corpo che Gesù ha offerto per amore sulla croce, che è davvero quel corpo che resuscitato dai morti vive per sempre, noi abbiamo la garanzia di essere già in comunione con l’eternità e di aver la certezza che essa ci sarà data per sempre. E queste parole non le ha dette un uomo qualunque, un profeta che essendo anche uomo mette nelle sue parole la fragilità della sua umanità, queste parole, questa promessa ce l’ha fatta Gesù, il Figlio di Dio, che non può raccontarci delle frottole, che non ci dice parole consolatorie, che non ci dà dei placebo, ma che è la Verità di Dio. Vedete come siamo assurdi: noi a volte andiamo a cercare spruzzi di verità lontano in filosofie o religioni, noi cerchiamo conferme in apparizioni in miracoli e tutti i giorni nel Vangelo abbiamo la certezza di avere la Verità di Gesù, il Figlio di Dio e ci passiamo vicino quasi senza accorgercene.
SABATO 12 APRILE
Una scheggia di preghiera:
TU MI SALVI CORPO E ANIMA, O GESU’.
Tra i santi ricordati oggi: San Damiano di Pavia; San Giulio I, Papa; San Zeno, vescovo.
Hanno detto: Il modo migliore per stare allegri è cercare di rallegrare qualcun altro. (Twain Mark)
Saggezza popolare: Vive in pieno colui che impegna ricchezze, pensieri e parole a promuovere il bene degli altri. (Proverbio Indù)
Un aneddoto: Un bimbo raccontava alla sua nonna che tutto andava male: la scuola, problemi con la famiglia, malattie, ecc. Intanto, la sua nonna preparava un biscotto. Dopo averlo ascoltato, la nonnina gli dice:“Vuoi fare merenda?” il bimbo risponde: “Certamente!”. “Prendi, eccoti un poco di olio da cucinare”. “Mmm, ma non è buono da mangiare da solo!” dice il bimbo. “Cosa diresti di un paio di uova crude?” “Mamma mia, che disgustose saranno, nonna!” "Allora gradisci un po’ di farina di grano, o magari un po’ di lievito?” “Nonna, sei diventata matta, tutto questo è immangiabile”! Allora la nonna rispose: “Sì, tutte queste cose sembrano ripugnanti, se le consideri separate. Però se le metti tutte insieme in maniera adeguata, formano un meraviglioso e delizioso biscotto!"
Parola di Dio: At. 9,31-42; Sal. 115; Gv. 6,60-69
Vangelo Gv 6, 60-69
Dal vangelo secondo Giovanni.
In quel tempo, molti tra i discepoli di Gesù, dissero: “Questo linguaggio è duro; chi può intenderlo?”. Gesù, conoscendo dentro di sé che i suoi discepoli proprio di questo mormoravano, disse loro: “Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell'uomo salire là dov'era prima? E’ lo Spirito che da la vita, la carne non giova a nulla; le parole che vi ho dette sono spirito e vita. Ma vi sono alcuni tra voi che non credono”. Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. E continuò: “Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre mio”. Da allora molti dei suoi discepoli si tirarono indietro e non andavano più con lui. Disse allora Gesù ai Dodici: “Forse anche voi volete andarvene?”. Gli rispose Simon Pietro: “Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna; noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio”. Parola del Signore
“LO SPIRITO VIVIFICA, LA CARNE NON GIOVA A NULLA”. (Gv. 6, 63)
Ecco come don Albanese commenta questa frase di Gesù:
Che cosa è mai un uomo, se in lui lo spirito si eclissa? Cos’è mai un uomo se perde la capacità di pensare, di volere, di amare; se si estingue in lui il gusto del bello e del nobile, il senso morale e il desiderio della giustizia; se vien meno l'ansia della perfezione? Cosa resta più di umano in un uomo che non sa intenerirsi dinanzi all'innocenza, non sa commuoversi dinanzi al dolore, non sa ammirare la sapienza e non sa elevarsi dinanzi all'immensità? Cos'è un essere umano senza tutto questo? Un ingombro di alcune diecine di chili, una macchina che produce e consuma, un insetto che nasce, si riproduce e muore. Tutt'al più potrà essere decorativo, ornamentale, se ha un bel fisico; ma anche in tal caso non sarà e non varrà più di una statua, con la differenza che questa è meno esigente e meno fastidiosa, e possiede una bellezza più stabile e più duratura. Nessuno spettacolo è più pietoso e disgustoso, della vista di un demente. Un essere inutile, si direbbe. Hai visitato mai un ospizio di deficienti? Che sguardo smarrito, che sorriso insulso, che visi stravolti! Ecco che cosa è la carne quando lo spirito si eclissa. Ecco dove tu tendi, quando vivi secondo la carne e non secondo lo spirito. Quelli però sono tali senza volerlo, e perciò degni di comprensione, ma tu che scusa avresti? Eppure quanti uomini vivono così, quante donne inebetiscono così. C'è un vero culto del corpo, una vera idolatria. Una volta gli uomini si costruivano idoli d'argento e d'oro, adesso fanno del loro corpo un idolo. Si esaltano per i muscoli di un atleta, si entusiasmano per la forza di un pugile, impazziscono per una partita di calcio, si pestano per riuscire a vedere anche per un istante una diva; c'è chi si vende l'anima per partecipare a un concorso di miss, e c'è chi con stima le ore a lucidarsi le unghie; c'è chi si cuoce al sole per acquistare la « tinta » e chi ci rimette la salute per conservare la « linea». E non pensano che prima o dopo dovranno rimetterci la linea, la tinta, i denti, i capelli, le forze, le fantasie e perfino la pelle. Ma lo spirito resta. Durano i valori spirituali ai quali il tempo non può che dare maggiore splendore, come avviene nei grandi capolavori a cui la patina del tempo dà maggiore risalto. Il corpo di Francesco d'Assisi non è che un pugno di cenere, ma lo spirito di Francesco è vivo dopo più di settecento anni e parla ancora nel profondo di tanti cuori. La bellezza fisica è insipida e stucchevole, se non è illuminata da una grande anima; come la forza fisica è bestiale, se non è governata dallo spirito. Perché nello spirito risiede la vera bellezza e soltanto lo spirito la sa cogliere: la linea, la forma e il colore sono segni che non dicono nulla, se non vanno da anima ad anima. Nello spirito è la vera grandezza, perché la potenza dello spirito eleva, mentre la forza del corpo decade; nello spirito è la giustizia, perché solo lo spirito giudica, la carne sa soltanto muggire; nello spirito è la libertà, perché lo spirito decide, la carne è serva dell'istinto o della volontà; nello spirito è la felicità, perché Io spirito ama, la carne vegeta; nello spirito è la vita, perché lo spirito è inesauribile, la carne invecchia e muore. Solo a servizio dello spirito dunque la carne può acquistare un valore, e solo dominando la carne lo spirito può realizzare tutto il suo valore.
DOMENICA 13 APRILE IV DOMENICA DI PASQUA ANNO A
Una scheggia di preghiera:
SEI IL MIO PASTORE, NULLA MI MANCHERA’
Tra i santi ricordati oggi: Sant’Ermenegildo, re e martire; San Giustino; San Martino I, Papa e martire.
Hanno detto: Quello che si fa con buonumore lo si fa sempre meglio. (P. Veron)
Saggezza popolare: Se un uomo ogni giorno gettasse un fiore sul cammino del suo prossimo, le strade della terra sarebbero piene di gioia. (Romanza Inglese)
Un aneddoto: Un fratello disse al padre Poemen: "Se do a mio fratello un po' di pane o qualche altra cosa, i demoni macchiano questa azione come se fosse fatta per piacere agli uomini". Gli dice l'anziano: " Anche se è fatta per piacere agli uomini, avremo tuttavia dato al fratello ciò di cui ha bisogno".E gli raccontò questa parabola: "Vi erano due agricoltori che vivevano nella stessa città. L'uno, dopo aver seminato, ricavò un po' di raccolto non puro. L'altro, che non si era dato cura di seminare non ricavò assolutamente nulla. Se sopraggiunge una carestia, chi dei due avrà da vivere?". "Quello che ha avuto il raccolto scarso e non puro", rispose il fratello. Dice l'anziano: "Seminiamo dunque anche noi un poco anche se impuro, per non morire di fame".
Parola di Dio: At. 2,14.36-41; Sal. 22; 1Pt. 2,20-25; Gv. 10,1-10
Vangelo Gv 10, 1-10
Dal vangelo secondo Giovanni.
In quel tempo, Gesù disse; “In verità, in verità vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore per la porta, ma vi sale da un'altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra per la porta, è il pastore delle pecore. Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore una per una e le conduce fuori. E quando ha condotto fuori tutte le sue pecore, cammina innanzi a loro, e le pecore lo seguono, perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei”. Questa similitudine disse loro Gesù; ma essi non capirono che cosa significava ciò che diceva loro. Allora Gesù disse loro di nuovo: “In verità, in verità vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvo; entrerà e uscirà e troverà pascolo. Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza”. Parola del Signore
“LE PECORE ASCOLTANO LA SUA VOCE”. (Gv. 10,3)
La quarta domenica di Pasqua, prendendo spunto dal vangelo che in essa viene proclamato, è chiamata la domenica del Buon Pastore. Si tratta di un’immagine molto cara alle prime generazioni dei cristiani come dimostrano i dipinti e le statue ritrovate nelle antiche basiliche e catacombe. Gesù è il pastore delle nostre anime perché Dio lo ha costituito pastore e messia. Questa immagine è per noi un invito a ritrovare e riporre la nostra fiducia nel Signore. Quante volte infatti l’uomo, immerso nelle faccende quotidiane può sentire la lontananza e perfino l’assenza di Dio. Quante volte si sente esclamare: “Dio dov’è?”. Il buon Pastore non è soltanto il Dio che c’è e che si fa trovare attraverso la natura, la coscienza, i fatti della vita, ma il Dio che si prende cura di noi, che non ci abbandona ma, che con la sua Parola, con il dono dello Spirito Santo, con i suoi segni e sacramenti ci conduce a pascoli abbondanti. Bisogna conoscere la sua voce per seguirlo, distinguerla dalle tante voci che vogliono dirigere l’uomo ai propri interessi. La sua è una voce dolce, soave: Gesù Buon Pastore non agisce per interessi personali, non usa la sua autorità per dominare chi a lui si affida. Non è venuto per essere servito ma per servire; è venuto perché ricevessimo la vita in abbondanza. E’ venuto perché iniziassimo, già qui, un’amicizia con Dio che è destinata a perdurare per sempre.
LUNEDI’ 14 APRILE
Una scheggia di preghiera:
ACCOGLIMI NELLA TUA CASA, O SIGNORE.
Tra i santi ricordati oggi: Sant’ Abbondio di Roma; Santa Donnina; San Lamberto, vescovo.
Hanno detto: La vita senza allegria è una lampada senza olio. (Walter Scott)
Saggezza popolare: Amor senza baruffa fa la muffa.
Un aneddoto: Il beato Giovanni Taulero vide un giorno un povero zoppo, straziato in viso da un'ulcera spaventosa e col corpo tutto piagato. Gli fece l'elemosina e disse:"Buona giornata!" "Grazie", rispose il mendicante, "ma di giornate cattive non ne ho mai". "Vi ho augurato che siate felice", disse più forte il domenicano, dubitando che non avesse capito. "Non vi affannate a gridare", ribatté quello. "Ho capito benissimo, ma vi ripeto, io sono sempre felice". Poi spiegò: "Io sono malato dall'infanzia. Ho detto: nulla può accadere senza la volontà di Dio. Lui sa bene quel che mi conviene. Allora ho preso l'abitudine di non voler mai altro di ciò che vuole il Signore. Voi capite, quindi, che tutto ciò che manda combacia con quel che desidero io. No, non passo mai giornate cattive".
Parola di Dio: At. 11,1-18; Sal. 41; Gv. 10,11-18
Vangelo Gv 10, 11-18
Dal vangelo secondo Giovanni.
In quel tempo, disse Gesù: "Io sono il buon pastore. Il buon pastore offre la vita per le pecore. Il mercenario invece, che non è pastore e al quale le pecore non appartengono, vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge e il lupo le rapisce e le disperde; egli è un mercenario e non gli importa delle pecore. Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, come il Padre conosce me e io conosco il Padre; e offro la vita per le pecore. E ho altre pecore che non sono di quest’ovile; anche queste io devo condurre; ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge e un solo pastore. Per questo il Padre mi ama: perché io offro la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie, ma la offro da me stesso, poiché ho il potere di offrirla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo comando ho ricevuto dal Padre mio”. Parola di Dio
“E HO ALTRE PECORE CHE NON SONO DI QUESTO OVILE; ANCHE QUESTE IO DEVO CONDURRE. (Gv. 10,16)
Il buon Pastore non fa distinzione tra pecore bianche e pecore nere, giovani o anziane. Gesù ha offerto la sua vita per tutti, anche per coloro che ancora non lo conoscono. Egli con la sua morte ha salvato tutti gli uomini che lo accolgono. Questo è il volere del Padre che vuole “che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità”. Offrire la vita per tutti è, allo stesso modo, la missione di ogni cristiano. Ognuno di noi è chiamato ad essere un buon pastore (e non solo i preti). In che modo? Prima di tutto lavorando per il bene temporale ed eterno di quelle pecore che Dio ha assegnate alla nostra “custodia” nella sua provvidenza: il coniuge, i figli, i parenti, gli studenti, i compagni di lavoro , i dipendenti, i vicini. In secondo luogo, adempiendo i nostri doveri verso gli altri e verso la società, lavorando per il bene comune. In terzo luogo offrendo le nostre fatiche, i sacrifici per la salvezza nostra, dei nostri cari e di altre anime che non conosciamo. Le nostre prove, le nostre sofferenze fisiche e morali infatti diventano preziose se offerte per amore insieme alla sofferenze di Cristo e per l’amore che circola nel corpo mistico possono raggiungere persone anche lontane ed ottenere per loro del bene.
MARTEDI’ 15 APRILE
Una scheggia di preghiera:
RESTA CON NOI, SIGNORE, LA SERA.
Tra i santi ricordati oggi: Santa Potenziana, vergine; San Paterno, vescovo.
Hanno detto: Noi facciamo consistere la santità nello stare molto allegri. (San Domenico Savio)
Saggezza popolare: Scalda di più l'amor che mille fuochi.
Un aneddoto: Un noto signore con potere di decisione, sgridò il suo direttore perché in quel momento era arrabbiato. Il suo direttore, arrivato a casa, sgridò la moglie perché aveva speso troppo. La moglie, a sua volta, sgridò la domestica perché aveva rotto un piatto. La domestica diede un calcio al cagnolino nel quale era inciampata. Il cagnolino scappò in fretta e morse una signora che passava per la strada perché aveva intralciato l'uscita del portone. Questa signora andò in farmacia per prendere un vaccino e curare la ferita, ma sgridò il farmacista perché la puntura del vaccino le fece male. Il farmacista, arrivato a casa, sgridò sua mamma perché non gradì la cena. Sua mamma, anziana, gli accarezzò i capelli e baciandogli la fronte, disse: "hai lavorato molto, e a quest'ora sei già stanco; domani ti sentirai meglio". In quel momento il circolo della rabbia si spezzò, perché incontrò la tolleranza, il perdono, la pace e l'amore. Se sei entrato o stai per entrare nel circolo di rabbia, ricordati che con la tolleranza, il perdono, la pace e l'amore, possiamo spezzarlo! Pensa a questo ogni qualvolta che sarai triste e scontento con qualcuno. Il mondo può essere migliore... facciamo la nostra parte! "la parola blanda allontana il furore..."
Parola di Dio: At. 11,19-26; Sal. 86; Gv. 10, 22-30
Vangelo Gv 10, 22-30
Dal vangelo secondo Giovanni.
Ricorreva in quei giorni a Gerusalemme la festa della Dedicazione. Era d'inverno. Gesù passeggiava nel tempio, sotto il portico di Salomone. Allora i Giudei gli si fecero attorno e gli dicevano: “Fino a quando terrai l'animo nostro sospeso? Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente”. Gesù rispose loro: “Ve l'ho detto e non credete; le opere che io compio nel nome del Padre mio, queste mi danno testimonianza; ma voi non credete, perché non siete mie pecore. Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno mai perdute e nessuno le rapirà dalla mia mano. Il Padre mio che me le ha date è più grande di tutti e nessuno può rapirle dalla mano del Padre mio. Io e il Padre siamo una cosa sola”. Parola del Signore
“NESSUNO PUO’ RAPIRE LE MIE PECORE DALLA MANO DEL PADRE MIO”. (Gv. 10,29)
L’abbiamo già meditato più volte in questi giorni, ma vale la pena tornarci ancora su.
Ci sono situazioni nella nostra vita, in cui non si sa più che fare: un matrimonio sbagliato in cui, oltre all’umiliazione di un progetto vanificato, si vedono cadere uno per uno tutti i valori e gli affetti in cui avevi creduto; un figlio con il quale pensi di avere tentato tutte le strade possibili, credi di aver dato tutto e ancor più con il quale non si dialoga o che ha preso strade sbagliate dalle quali non riesci a toglierlo in nessun modo; un cancro incurabile; una morte improvvisa. Troppe volte ci scontriamo, nella nostra vita, con la miseria delle situazioni e, smarriti, rischiamo di scivolare nel profondo baratro dello scoraggiamento e della disperazione. In quei momenti, ci sembra che Dio o non ci sia o se ne sia andato o sia diventato solo il crudele spettatore dei nostri guai. Allora, proprio in quei momenti, abbiamo bisogno di sederci, con calma, e di riprendere in mano questa pagina di Vangelo piena di tenerezza. Ci crediamo davvero a quanto è scritto in essa? Il nostro Dio è il Dio della morte, del potere o il Dio tenero che non ci abbandona mai?
Questa pagina di Vangelo non è consolazione per donnicciole sentimentali, è tenerezza di Dio per i momenti difficili, per quei momenti in cui non “sentiamo” la sua presenza. Proprio in quei momenti bisogna credere che il Padre è più grande. Più grande dei nostri sbagli, più grande dei nostri limiti, più grande delle nostre malattie, più grande della nostra solitudine, più grande, più grande. Come un Pastore, buono, straordinariamente buono, ci dice, ci garantisce, ci assicura che siamo nella sua mano e non andremo mai perduti, mai rapiti, mai lontano. Così è successo a Maria. Per il fatto che Dio l’aveva scelta per essere la madre di suo Figlio non tutto le è andato dritto. Una volta che l’angelo se ne è andato lei è restata con il mistero della sua gravidanza da spiegare e da far accettare, con il mistero di un Dio che era in tutto bambino e uomo come gli altri, con il mistero del dolore, del potere umano che la manda in esilio, con la sofferenza personale e la morte in croce di suo Figlio. Se Maria non avesse pensato che Dio era il suo pastore, che Dio non la abbandonava ce ne sarebbe stato più che a sufficienza per disperarsi.
MERCOLEDI’ 16 APRILE
Una scheggia di preghiera:
TU SEI LA MIA VITA, ALTRO IO NON HO.
Tra i santi ricordati oggi: San Giuseppe Benedetto Labre; Santa Bernardetta Soubirous.
Hanno detto: C'è chi prosegue a piccoli passi e chi a grandi falcate, ma nessuno sia tanto stolto da avanzare da solo o da pensare di non aver bisogno di tutti gli altri. (Bessiere Gerard)
Saggezza popolare: Offrire amicizia a chi desidera amore è come dare un pane a chi muore di sete. (Proverbio Spagnolo)
Un aneddoto: Nel corso di una delle apparizioni della Madonna nella grotta di Massabielle, a Lourdes, la piccola Bernadette Soubirous teneva in mano una candela che si consumò durante la preghiera, senza che la santa si desse conto che le bruciava la pelle. Qualcuno ha voluto vedere in questo episodio il simbolo della carità soprannaturale che brucia l’animo degli imitatori del Cristo e fa loro vedere Dio in tutti gli esseri sofferenti.
Parola di Dio: At. 12,24-13,5; Sal. 66; Gv. 12,44-50
Vangelo Gv 12, 44-50
Dal vangelo secondo Giovanni.
In quel tempo, Gesù gridò a gran voce: “Chi crede in me, non crede in me, ma in colui che mi ha mandato; chi vede me, vede colui che mi ha mandato. Io come luce sono venuto nel mondo, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre. Se qualcuno ascolta le mie parole e non le osserva, io non lo condanno; perché non sono venuto per condannare il mondo, ma per salvare il mondo. Chi mi respinge e non accoglie le mie parole, ha chi lo condanna: la parola che ho annunziato lo condannerà nell'ultimo giorno. Perché io non ho parlato da me, ma il Padre che mi ha mandato, egli stesso mi ha ordinato che cosa devo dire e annunziare. E io so che il suo comandamento è vita eterna. Le cose dunque che io dico, le dico come il Padre le ha dette a me”. Parola del Signore
“CHI VEDE ME, VEDE IL PADRE CHE MI HA MANDATO". (Gv. 12,45)
Anche nel modo di intendere la religione ci sono tanti luoghi comuni che sarebbe bene sfatare. Oggi va di moda, per un certo amore di ecumenismo, o per sentirsi persone aperte, di larghe vedute, dire: “Dio è lo stesso Dio di tutte le religioni, che lo si chiami con un nome o con l’altro, che lo si onori in un modo o in altro…” Sovente poi, incontriamo persone che dicono: “lo credo in Dio” e questo mi basta! Se è vero che a Dio si può giungere per mille strade diverse ed è ancor più vero che nessuno può giudicare la fede di un altro, non per questo noi dobbiamo perdere la nostra identità, dimenticandoci di Gesù, il Figlio di Dio che è venuto nel mondo per rivelarci il volto del Padre. Non per scherzo ci ha amati il Figlio di Dio che ha dato la sua vita per noi: Egli è la trasparenza del Padre. Le parole che ci ha detto, sono quelle del Padre. Noi possiamo arrivare al cuore del Padre tramite il suo “Figlio prediletto”. Gesù Cristo, poi, non solo ci ha rivelato il volto del Padre, ma è anche la strada privilegiata per giungere al suo cuore. Non per niente la Chiesa, nella celebrazione della Messa ci ricorda questo quando, dopo averci fatto esprimere tutte le nostre intenzioni e preghiere, dopo aver fatto memoria della cena di Gesù, fa alzare al sacerdote il corpo e sangue di Cristo e ci fa dire che la nostra lode, la preghiera, la vita avviene solo e unicamente “Per Cristo, con Cristo e in Cristo”.
GIOVEDI’ 17 APRILE
Una scheggia di preghiera:
SPIRITO DI DIO MOSTRACI GESU’.
Tra i santi ricordati oggi: Sant’Innocenzo di Tortona; San Roberto; San Vandone.
Hanno detto: Tutto ciò che ci irrita negli altri può aiutarci a capire noi stessi. (Jung)
Saggezza popolare: Tutto si paga col denaro. L'amore si paga con l'amore. (Proverbio Spagnolo)
Un aneddoto: Un ateo precipitò da una rupe. Mentre rotolava giù, riuscì ad afferrare il ramo di un alberello, e rimase sospeso tra il cielo e le rocce trecento metri più sotto. Consapevole di non poter resistere a lungo, venne folgorato da un’idea: “Dio!”, urlò con quanto fiato aveva in strozza. Silenzio. Nessuna risposta. Gridò di nuovo: “Dio! Se esisti, salvami e io ti prometto che crederò in te e insegnerò agli altri a credere...”. Ancora silenzio. Subito dopo, fu lì per mollare la presa dallo spavento, nell’udire una voce possente che rimbombava nel burrone: “Dicono tutti così quando si trovano nei pasticci...”. “No, Dio, no!” egli replicò, rincuorato “Io non sono come gli altri. Non vedi che ho già cominciato a credere, solo perché sono riuscito a sentire la tua voce?... Ora non devi fare altro che salvarmi e io proclamerò il tuo nome fino ai confini della terra...”. Riprese la voce: “E va bene... ti salverò. Staccati dal ramo.”. “Staccarmi dal ramo? strillò l’uomo sconvolto - Fossi matto!”
Parola di Dio: At. 13,13-25; Sal. 88; Gv. 13,16-20
Vangelo Gv 13, 16-20
Dal vangelo secondo Giovanni.
In quel tempo, dopo che ebbe lavato i piedi ai discepoli, Gesù disse loro: “In verità, in verità vi dico: un servo non è più grande del suo padrone, né un apostolo è più grande di chi lo ha mandato. Sapendo queste cose, sarete beati se le metterete in pratica. Non parlo di tutti voi; io conosco quelli che ho scelto; ma si deve adempiere la Scrittura: Colui che mangia il pane con me, ha levato contro di me il suo calcagno. Ve lo dico fin d'ora, prima che accada, perché, quando sarà avvenuto, crediate che Io Sono. In verità, in verità vi dico: Chi accoglie colui che io manderò, accoglie me; chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato”. Parola del Signore
“CHI ACCOGLIE COLUI CHE IO MANDERÒ, ACCOGLIE ME”. (Gv. 13,20)
Chi è “Colui che manderò”?
Gesù ha promesso lo Spirito Santo. Quindi Colui che viene nel nome di Gesù è il suo Spirito. Ma c’è anche qualcun altro che Gesù manda: “Io avevo fame e tu mi hai dato da mangiare..”. Allora, i poveri, i piccoli, i diseredati, i malati, gli extracomunitari, sono coloro che Gesù manda nel suo nome, insieme allo Spirito Santo che ci dà la grazia di riconoscerlo in essi. Accogliere Gesù è accogliere il prossimo. Non è un simbolismo. L’incarnazione di Gesù incominciata nel pensiero di Dio fin dall’eternità e realizzatasi nel grembo di Maria è destinata a perpetuarsi fino alla fine dei tempi. Ma questo ci porta anche ad un’altra riflessione: anch’io sono l’incarnazione di Gesù! Gesù è in me e attraverso me si presenta al mio prossimo. San Paolo arrivava a dire: “Non son più io che vivo, ma è Cristo che vive in me”. Chissà se con la mia vita riesco a far conoscere il vero volto di Cristo a chi mi incontra!?
VENERDI’ 18 APRILE
Una scheggia di preghiera:
SEI LA MIA VITA, SEI LA MIA SALVEZZA, ALLELUIA.
Tra i santi ricordati oggi: San Calogero, martire; San Galdino, vescovo.
Hanno detto: Sono sconfitto e so di esserlo se incontro una creatura umana dalla quale non sono capace di imparare nulla. (George Herbert Palmer)
Saggezza popolare: L'amore senza un pizzico di follia non vale uno spicciolo. (Proverbio Spagnolo)
Un aneddoto: Marito e moglie erano sulle scale alle prese con un pesante cassettone. Li vide un cognato. "Vi do una mano", disse accorrendo. E afferrò un angolo del mobile. Qualche minuto dopo, incapaci di muovere il cassettone anche di un solo centimetro, i tre si concedettero qualche minuto di riposo. "Che fatica portare su questo cassettone!" disse il cognato. Marito e moglie scoppiarono a ridere dicendo: "Noi stavamo cercando di portarlo in giù". Molte volte siamo così zelanti che per aiutare gli altri, prima di sentire di cosa hanno bisogno, ci mettiamo a fare quello che sembra giusto a noi.
Parola di Dio: At. 13,26-33; Sal. 2; Gv. 14,1-6
Vangelo Gv 14, 1-6
Dal vangelo secondo Giovanni.
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: “Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molti posti. Se no, ve l'avrei detto. Io vado a prepararvi un posto; quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, ritornerò e vi prenderò con me, perché siate anche voi dove sono io. E del luogo dove io vado, voi conoscete la via”. Gli disse Tommaso: “Signore, non sappiamo dove vai e come possiamo conoscere la via?”. Gli disse Gesù: “Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me”. Parola del Signore
“IO SONO LA VIA, LA VERITA’ E LA VITA. NESSUNO VIENE AL PADRE SE NON PER MEZZO DI ME”. (Gv.14,6)
Durante una trasmissione sui 150 anni delle apparizioni a Lourdes ho assistito ad una cosa a prima vista strana. C’era un vescovo che ce l’ha messa tutta per difendere la Chiesa, il dogma della Immacolata, il senso dei miracoli. C’era uno scrittore che va per la maggiore tra i cristiani che era attento soprattutto a manifestare le proprie idee che sembrassero le più originali di tutti gli altri e doveva mettere i puntini a ciò che gli altri dicevano. C’era un professore dichiaratosi non credente che ha detto le cose più belle e più vere di tutta la serata: Lourdes ha senso, è davvero un segno straordinario (miracolo) se porta a Lui e aiuta a vivere lo spirito delle Beatitudini. Noi credenti abbiamo bisogno qualche volta che dei laici ci insegnino il centro della nostra fede. Noi andiamo a cercare la verità lontano, a volte compiamo percorsi strani, farraginosi per rafforzare una supposta fede, arzigogoliamo sul senso della vita, cerchiamo lo straordinario e ci dimentichiamo di chi sia Gesù. Lui non è una verità tra le tante, è la Verità di Dio. Lui non è uno dei tanti percorsi per giungere a Dio, Lui è la Via che conduce a Dio perché Lui stesso è Dio. Lui non è una pallida visione morale della vita per cercare di vivere senza divorarci a vicenda, Lui è la Vita, la fonte di essa, il senso di essa, la certezza di una vita che non finisce. Tutto quello che ci porta a Lui (e Maria è apparsa proprio per questo) è cosa meravigliosa, ma ricordiamocelo: finche Lui non diventa il centro della nostra vita noi battiamo l’aria.
SABATO 19 APRILE
Una scheggia di preghiera:
SIGNORE, FA’ CHE SIAMO UNA COSA SOLA CON TE.
Tra i santi ricordati oggi: Santa Emma di Sassonia; Sant’Espedito, martire.
Hanno detto: Senza il riflesso nell’acqua o sul lucido metallo, l’uomo non avrebbe mai visto il proprio volto; senza il riflesso nell’altro, l’uomo non avrebbe mai avvertito in sé la presenza di un’anima. (Peladon)
Saggezza popolare: La luna e l'amore, quando non crescono, calano. (Proverbio Portoghese)
Un aneddoto: Durante un viaggio in mezzo alla foresta tre uomini furono assaliti dai briganti. Spogliati di tutto, errarono a lungo finché arrivarono alla capanna di un eremita. Costui, dopo averli soccorsi, rifocillati e curati, disse loro: “Qui siamo fuori dal mondo, la mia capanna è piccola, perciò è necessario che ognuno di voi si costruisca un riparo”. I tre dissero:“Ma noi vogliamo continuare il viaggio!”. “È impossibile, perché siamo in pieno inverno. La neve è alta sui valichi e la valle è bloccata; bisognerà aspettare primavera”. “Come farò senza miei libri?”, disse il primo, chi era uno studioso. “Come farò senza i miei affari?”, aggiunse il secondo, che era un commerciante. “Come farò senza i miei sudditi?”, protestò il terzo, che era un governatore. Pur mugugnando, i tre si misero al lavoro, costruirono delle casette in pietra e terminarono il tetto quando giù cadeva la prima neve. L'inverno fu lungo, ma parve stranamente breve, perché i tre uomini non avendo altro da fare, riscoprirono il piacere di stare insieme, di conversare; di spaccare la legna, di spalare la neve, di sedersi accanto al fuoco lasciando la memoria vagare tra i ricordi tristi e lieti. A primavera gli ospiti si dissero che era ora di rimettersi in cammino; ma rimandavano di giorno in giorno la partenza: prima con la scusa di aiutare l'eremita a seminare, poi con il pretesto di aiutarlo a tosare le pecore. Un giorno l'eremita chiese loro: “Non vi sento più parlare di libri, né di affari, né di sudditi. Siete diventati come cani senza collare, vi sentite finalmente liberi. Se deste ascolto al vostro cuore, so che preferireste rimanere qui. Ma non è possibile. I vostri libri, i vostri affari, i vostri sudditi vi aspettano, ed è giusto che ritorniate. Ma non siatene più schiavi, come prima. Siate voi i padroni di voi stessi. Vivete senza collare!”. I tre uomini partirono quel giorno e sulla strada del ritorno notarono che non c'erano valichi da transitare. C'era solo un'immensa pianura cosparsa di fiori e di sole. È importante talvolta fermarsi a riflettere, prendersi il tempo di ascoltare,dialogare, meravigliarsi, scoprire e conoscere meglio la persone vicine. Potremo così assaporare quegli aspetti dell'esistenza che sfuggono, agli occhi di chi corre troppo e vivremo un po' più liberi, più in pace, più sorridenti.
Parola di Dio: At. 13.44-52; Sal. 97; Gv. 14,7-14
Vangelo Gv 14, 7-14
Dal vangelo secondo Giovanni.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Se conoscete me, conoscerete anche il Padre: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto”. Gli disse Filippo: “Signore, mostraci il Padre e ci basta”. Gli rispose Gesù: “Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me ha visto il Padre. Come puoi dire: Mostraci il Padre? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me; ma il Padre che è con me compie le sue opere. Credetemi: io sono nel Padre e il Padre è in me; se non altro, credetelo per le opere stesse. In verità, in verità vi dico: anche chi crede in me, compirà le opere che io compio e ne farà di più grandi, perché io vado al Padre. Qualunque cosa chiederete nel nome mio, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò”. Parola del Signore
“IO SONO NEL PADRE E IL PADRE E’ IN ME”. (Gv. 14,11)
Se è vero che oggi è facilissimo trovare coppie che si dividono, mi ha sempre colpito, quando magari nelle comunità, celebriamo le feste degli anniversari di matrimonio, vedere alcune coppie che anche dopo tanti anni si amano e si vogliono bene come il primo giorno, anzi ancor di più: sono felici, entusiasti, giovani nello spirito. La loro unione per me è un riflesso dell’unione che c’è tra le persone della Santissima Trinità. Il Figlio è nel Padre e il Padre è nel Figlio. Il Figlio a sua volta gli ha ridonato tutto il proprio essere, la sua gioia. E l’Amore che li unisce è lo Spirito Santo. Unione perfetta. Ecco perché chi vede il Figlio vede il Padre, essi vivono in comunione perfetta d’Amore.
L’amore esistente in Dio è modello per l’umanità. Poiché Dio ci ha creati a sua immagine e somiglianza. Nel matrimonio marito e moglie sono una sola carne, un solo cuore, una sola vita. Quando Gesù regna nella famiglia si riproduce l’unità trinitaria per cui i genitori e i figli pur mantenendo la propria identità, si amano, si rispettano e si aiutano a vicenda. L’unione è necessaria per la vita di una società, di una qualsiasi organizzazione. Ciò che unisce, ciò che rende ogni persona felice, ciò che porta a donare se stessi, ciò che ci rende imitatori di Dio è l’Amore.
DOMENICA 20 APRILE: V DOMENICA DI PASQUA ANNO A
Una scheggia di preghiera:
NELLE TUE MANI, SIGNORE, CONSEGNO LA MIA VITA.
Tra i santi ricordati oggi: Santa Agnese da Montepulciano; Santa Sara, martire; San Teotimo.
Hanno detto: Mettiti nei panni degli altri, non mettere gli altri per forza nei tuoi. (Gustave Thibon)
Saggezza popolare: Meglio vivere incatenato presso colui che si ama che libero presso i giardini di chi si odia. (Proverbio Persiano)
Un aneddoto: Un mio amico decise di passare alcune settimane in un monastero del Nepal. Un pomeriggio, entrò in uno dei numerosi templi del monastero e trovò un monaco che, sorridente, era seduto sull'altare. "Perché sorridete?" domandò. "Perché capisco il significato delle banane", rispose il monaco, aprendo la borsa che aveva con sé, tirandone fuori una banana marcia e mostrandola al mio amico. "Questa è la vita che è passata e non è stata goduta al momento giusto - disse - ora è troppo tardi". Estrasse poi dalla borsa una banana ancora acerba, gliela mostrò e la ripose di nuovo. "Questa è la vita che non è ancora accaduta, bisogna aspettare il momento giusto". Infine, estrasse una banana matura, la sbucciò e la divise con il mio amico. "Questa è la vita al momento giusto: il presente. Alimentati con esso, e vivilo senza paura e senza colpa". (Coelho)
Parola di Dio: At. 6,1-7; Sal. 32; 1Pt. 2,4-9; Gv. 14,1-12
Vangelo Gv 14, 1-12
Dal vangelo secondo Giovanni.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molti posti. Se no, ve l'avrei detto. Io vado a prepararvi un posto; quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, ritornerò e vi prenderò con me, perché siate anche voi dove sono io. E del luogo dove io vado, voi conoscete la via”. Gli disse Tommaso: “Signore, non sappiamo dove vai e come possiamo conoscere la via?”. Gli disse Gesù: “Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se conoscete me, conoscerete anche il Padre: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto”. Gli disse Filippo: “Signore, mostraci il Padre e ci basta”. Gli rispose Gesù: “Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me ha visto il Padre. Come puoi dire: Mostraci il Padre? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me; ma il Padre che è con me compie le sue opere. Credetemi: io sono nel Padre e il Padre è in me; se non altro, credetelo per le opere stesse. In verità, in verità vi dico: anche chi crede in me, compirà le opere che io compio e ne farà di più grandi, perché io vado al Padre”. Parola del Signore
“NON SIA TURBATO IL VOSTRO CUORE. ABBIATE FEDE IN DIO E ABBIATE FEDE ANCHE IN ME”. (Gv. 14,1)
Il cristianesimo, nella sua sostanza, non è una dottrina, una morale o un spiritualità. Il cristianesimo è in realtà credere e seguire una persona: Gesù, Dio fattosi uomo, morto e risorto, vivo oggi. Da Cristo deriva la dottrina, la morale, la spiritualità. Credere in Lui significa affidarsi a Lui come un bimbo si affida ciecamente ai genitori. Una volta su un aereo di linea che attraversava una perturbazione, sobbalzando in modo inquietante, c’era un bambino che, imperturbabile, continuava a leggere il suo giornalino. Dopo qualche minuto la signora seduta accanto a lui gli domandò: “Ma come fai a stare così tranquillo in mezzo a questo temporale?”. Il bambino rispose semplicemente: “Il pilota è mio papà”. Mettiamo fiduciosamente nelle mani di Dio la nostra vita: il “pilota” della storia è il Signore. Ma anche noi abbiamo un compito: se imitiamo Colui che è la Via la Verità, la Vita, il nostro “volo” sarà sereno e senza troppe scosse. La nostra vita cristiana consiste dunque nel credere in Gesù, che ci ama più di chiunque altro, e nel seguire e mettere in pratica la sua Parola.
LUNEDI’ 21 APRILE
Una scheggia di preghiera:
GESU’ GUARISCIMI DAI MIEI MALI.
Tra i santi ricordati oggi: Sant’Anselmo d’Aosta; Sant’Anastasio il vecchio.
Hanno detto: L’altro è un fratello per mezzo del quale Dio ci parla. Per mezzo del quale Dio ci aiuta e ci consola, ci ama e ci salva. (Michel Quoist)
Saggezza popolare: Amatevi come la pioggia che cade silenziosa, fine fine, ma che può far straripare i fiumi. (Proverbio Malgascio)
Un aneddoto: Il padrone di un negozio stava esponendo sulla porta un cartello con la scritta: "Si vendono cuccioli". Questo genere di annuncio attira sempre i bambini e difatti di lì a poco un ragazzino si presentò nel negozio chiedendo: "Quanto costano i cagnolini?" Il padrone rispose:"Tra i 30 e i 50 Euro". Il bambino mise la mano in tasca ed estrasse alcune monete: "Ho solo 2,37 Euro...posso vederli?". L'uomo sorrise e fece un fischio. Dal retrobottega entrò correndo il suo cane seguito da cinque cuccioli. Uno di questi però era rimasto molto indietro rispetto agli altri.
Il ragazzino subito indicò il cagnolino rimasto indietro che stava zoppicando: "Cosa gli è successo?" domandò. L'uomo gli spiegò che quando era nato il veterinario gli aveva detto che quel cucciolo aveva un'anca difettosa e che sarebbe rimasto zoppo per sempre. Il bambino si commosse a quelle parole ed esclamò: "Questo è il cagnolino che voglio comprare!" Ma l'uomo gli rispose: "No, non comprarlo! Se lo vuoi veramente, te lo regalo!" Il bambino rimase molto male e guardando l'uomo diritto negli occhi gli disse: "Non voglio che lei me lo regali: vale tanto come gli altri cagnolini e io le pagherò il prezzo intero. Se è d'accordo, le darò subito i miei 2,37 Euro e un po' ogni mese fino a quando lo avrò pagato completamente. "L'uomo rispose: "Non vorrai davvero comprare questo cagnolino, ragazzo. Non sarà mai in grado di correre, di saltare e di giocare come gli altri cagnolini!". Allora il bambino si piegò ed estrasse dai pantaloncini la sua gamba sinistra, malformata e imprigionata in un pesante apparecchio metallico. Guardò di nuovo l'uomo e gli disse: "Questo non importa: anch'io non posso correre e il cagnolino avrà bisogno di qualcuno che lo capisca". L'uomo si stava mordendo le labbra e i suoi occhi si riempivano di lacrime... sorrise e disse: "Ragazzo, io mi auguro e lo spero davvero che ciascuno di questi cuccioli trovi un padrone come te."
Parola di Dio: At. 14,5-18; Sal. 113; Gv. 14,21-26
Vangelo Gv 14, 21-26
Dal vangelo secondo Giovanni.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi mi ama. Chi mi ama sarà amato dal Padre mio e anch'io lo amerò e mi manifesterò a lui”. Gli disse Giuda, non l'Iscariota: “Signore, come è accaduto che devi manifestarti a noi e non al mondo?”. Gli rispose Gesù: “Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama non osserva le mie parole; la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato. Queste cose vi ho detto quando ero ancora tra voi. Ma il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli v'insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto”. Parola del Signore
“CHI ACCOGLIE I MIEI COMANDAMENTI E LI OSSERVA, QUESTI MI AMA”. (Gv. 14,21)
Un po’ di tempo fa, parlavo con una signora del male che spesso cerca di impedirci di vivere i comandamenti e la comunione con Dio, e lei mi diceva: “Noi abbiamo un esorcista sicuro per spuntare i dardi del male: Gesù. Un po’ di tempo dopo, proprio rifacendosi a quei discorsi mi ha mandato questo foglio:
“Sono stato alla clinica del Signore, perché almeno ogni tanto bisogna fare gli esami di routine e ho riscontrato di essere malato. Quando il Signore mi misurò la pressione ho visto che avevo la tenerezza bassa, la temperatura segnava poi i 40° di ansietà. L’elettrocardiogramma rivelò che avevo bisogno di diversi by pass di amore perché le mie arterie erano bloccate dalla paura e dalla solitudine e poco sangue arrivava al mio cuore. L’invidia poi mi aveva bloccato le braccia per cui non potevo abbracciare i miei fratelli. Quando dissi al Signore di essere sordo mi diagnosticò che avevo tralasciato di ascoltare la sua voce ogni giorno. Il Signore mi ha anche prescritto gratuitamente e secondo Verità la sua cura: Appena alzato bere un bicchiere di “riconoscenza”. Prima si andare al lavoro prendere un cucchiaio di Pace. Ad ogni ora ingerire una pillola di Pazienza e una dose di umiltà. Prima del rientro a casa iniettarsi una dose di Amore. Non deprimerti, non disperarti. Dio sa perfettamente quello che succede nella tua vita in questo momento. Il disegno di Dio su di te è meravigliosamente perfetto. Egli desidera mostrarti molte cose che comprenderai solamente stando nel posto dove attualmente stai e nella condizione che vivi in questo posto.”
MARTEDI’ 22 APRILE
Una scheggia di preghiera:
LA TUA PACE, GESU’ REGNI NELLA MIA CASA.
Tra i santi ricordati oggi: Sant’Apelle; San Sotero, Papa; San Tegulo, martire.
Hanno detto: Una persona è felice in proporzione a quanto dà. Talvolta penso che non abbia importanza quello che si dà: basta dare. Quello che importa è ciò che si dà di noi stessi. (L. Bromfield)
Saggezza popolare: Amarsi è aiutarsi, come le dita. (Proverbio del Mozambico)
Un aneddoto: Un vecchietto ateo, non credente, andò da un noto sacerdote. Sperava di essere aiutato a risolvere i suoi problemi di fede. Non riusciva a convincersi che Gesù di Nazareth fosse veramente risorto. Cercava dei segni di questa affermata risurrezione... Quando entrò nella casa canonica, abitazione del sacerdote, c'era già qualcuno nello studio a colloquio. Il prete intravide il vecchietto in piedi in corridoio, e subito, sorridente, andò a porgergli una sedia. Quando l'altro si congedò, il sacerdote fece entrare l'anziano signore. Conosciuto il problema, gli parlò a lungo e dopo un fitto dialogo, l'anziano da ateo divenne credente, desiderando di ritornare alla parola di Dio, ai sacramenti e alla fiducia nella Madonna. Il sacerdote soddisfatto ma anche un po’ meravigliato gli chiese: “Mi dica, del lungo colloquio qual è stato l'argomento che l'ha convinta che Cristo è veramente risorto e che Dio esiste?”. “Il gesto con il quale mi ha porto la sedia perché non mi stancassi di aspettare”, rispose il vecchietto.
Parola di Dio: At. 14,19-28; Sal. 144; Gv. 14,27-31
Vangelo Lc 14, 27-31
Dal vangelo secondo Luca.
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. Avete udito che vi ho detto: Vado e tornerò a voi; se mi amaste, vi rallegrereste che io vado dal Padre, perché il Padre è più grande di me. Ve l'ho detto adesso, prima che avvenga, perché quando avverrà, voi crediate. Non parlerò più a lungo con voi, perché viene il principe del mondo; egli non ha nessun potere su di me, ma bisogna che il mondo sappia che io amo il Padre e faccio quello che il Padre mi ha comandato”. Parola del Signore
“VI LASCIO LA PACE, VI DO’ LA MIA PACE”. (Gv. 14,27)
“Pace e bene”. Quante volte abbiamo sentito questo saluto specialmente in ambito francescano. In questa espressione troviamo il dono di Cristo risorto. Gesù è venuto per darci la pace, fonte di bene. Isaia aveva profetizzato che il Messia sarebbe stato chiamato “Principe della pace”. Appena nato Gesù a Betlemme, gli angeli promettono “pace in terra agli uomini che Dio ama”. Nelle sue apparizioni di risorto Gesù saluta i discepolo con l’augurio: “Pace a voi”. Ora, come spiega Gesù durante l’ultima cena, la sua pace non è quella del mondo, non consiste nella semplice assenza di guerre o conflitti oppure nella felicità apparente delle ricchezze, dei piaceri o della fama. La pace di Cristo è diversa. Consiste nella felicità interiore, profonda, radicata nell’amore, nella verità e nella speranza della vita eterna. Una pace che nessuno può togliere. Nemmeno con la persecuzione e la morte. Una pace che anticipa già la condizione di vita celeste qui sulla terra. Si tratta della pace che nasce dall’amicizia con Dio, dalla coscienza tranquilla che viene dalla consapevolezza di fare ciò che piace a Dio, dalla libertà interiore come frutto della rinuncia al peccato per compiere il bene in ogni momento. La pace di Gesù è quella che sentiamo nella preghiera, nella celebrazione dell’Eucarestia, dopo essersi riconciliati con Dio nella confessione sacramentale, nella pratica delle virtù, nella vittoria sulle tentazioni, nel servizio agli altri, nell’adempimento dei nostri doveri, nell’amare Dio sopra ogni cosa e gli altri come noi stessi.
MERCOLEDI’ 23 APRILE
Una scheggia di preghiera:
GESU’ DONAMI DI PORTARE I TUOI FRUTTI.
Tra i santi ricordati oggi: San Giorgio; Sant’Achilleo; San Gerardo di Toulle.
Hanno detto: Chiunque vuol conquistare la gioia, deve dividerla con qualcuno: la felicità è nata gemella. (Byron)
Saggezza popolare: A chi più amiamo, meno dire sappiamo. (Proverbio Inglese)
Un aneddoto: Il Beato Luigi Guanella: un gigante della carità. Spinto da una fede capace di spostare le montagne e da un ideale in germoglio fin dall'infanzia, diede vita a un'esplosione di iniziative sbalorditive a favore degli emarginati, dei minimi, degli handicappati. Partì con niente, e finì con un complesso di opere che da Como si estesero a tutto il mondo. Col suo motto “Pane e Paradiso” e la sua intuizione di “Dio come Papà” (cioè tenero, quasi materno) fu uno dei precursori della evangelizzazione che si trasforma in promozione di tutto l'uomo: fisico e spirito. Il suo segreto era fidarsi totalmente della Provvidenza. Ma la sua attività era tale che un giorno Pio X, che gli era molto amico, gli domandò come facesse a dormire sereno come un bambino, nonostante gli assillanti pensieri e tanti debiti: “Santità”, gli rispose, “fino a mezzanotte ci penso io; dopo lascio che ci pensi Dio”.
Parola di Dio: At. 15,1-6; Sal. 121; Gv. 15,1-8
Vangelo Gv 15, 1-8
Dal vangelo secondo Giovanni.
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: “Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiolo. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo toglie e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già mondi, per la parola che vi ho annunziato. Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può far frutto da se stesso se non rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e si secca, e poi lo raccolgono e lo gettano nel fuoco e lo bruciano. Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli”. Parola del Signore
“IO SONO LA VERA VITE…”. (Gv. 15,1-8)
Nessuna parabola spiega meglio di questa che cosa sia la vita divina che Cristo è venuto a portarci. Fra la vite e i suoi tralci scorre la stessa linfa. Pensate che meraviglia: noi siamo i tralci di Gesù, nel nostro cuore palpita la stessa vita divina di Gesù. Lui è il capo e noi siamo le membra. Noi siamo davvero Figli di Dio, fratelli di Gesù e abbiamo ricevuto il dono della Spirito Santo. Il Signore, allora, non è lontano da me. Se non rompo con il peccato l’unione di Gesù con la mia anima, Lui dimora in me. E Gesù per aiutare maggiormente questa comunione pota anche la sua vigna. Questo spesso fa male. Sembra assurdo che il vignaiolo riduca così le sue viti, ma se non succedesse questo le viti si inselvatichirebbero. Dio non vuole mai il nostro male ma permette che la sofferenza, le prove purifichino il nostro rapporto con Lui. Ma anche in queste prove Lui non è lontano da noi e ce lo dice ancora Gesù che con le sue sofferenze terrene è del tutto solidale con nostre.
GIOVEDI’ 24 APRILE
Una scheggia di preghiera:
IL TUO AMORE, GESU’, CI COLMA DI GIOIA.
Tra i santi ricordati oggi: San Fedele da Sigmaringen; San Benedetto Menni.
Hanno detto: Non ciò che abbiamo accumulato resta dopo questa vita, ma ciò che abbiamo donato. (Chandry)
Saggezza popolare: Prova a ragionare sull'amore e perderai la ragione. (Proverbio Francese)
Un aneddoto: Leggiamo in Rufino, "Vita dei Santi Padri", di sette monaci che si erano ritirati a vivere presso un tempio abbandonato in cui c'era ancora una statua pagana. L'abate, di nome Nubo, si propose d'insegnare la prima regola d'una comunità religiosa in una maniera senza dubbio strana: ogni mattina gettava pietre all'idolo e ogni sera gli chiedeva perdono. "Padre, perché fate questo?", gli domandò uno dei fratelli; e l'anziano monaco rispose: “Quando io getto sassi all'idolo, forse egli si muove a sdegno? No ! E quando la sera gli chiedo perdono, forse che egli si muove a vanità?”. Il fratello ammise che l'abate aveva ragione; allora questi concluse: “Fratelli miei, noi siamo sette. Se vogliamo restare a lungo uniti, dobbiamo imitare questa statua. Nessuno di noi deve adirarsi, quando è offeso; nessuno di noi deve vantarsi, quando gli si chiede perdono”.
I monaci capirono benissimo, e approvarono; e così vissero per tutta la vita con molta pace.
Parola di Dio: At. 15,7-21; Sal. 95; Gv. 15,9-11
Vangelo Gv 15, 9-11
Dal vangelo secondo Giovanni.
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: “Come il Padre ha amato me, così anch'io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena”. Parola del Signore
“COME IL PADRE HA AMATO ME, COSI’ ANCH’IO HO AMATO VOI”. (Gv. 15,9)
I bambini sono meravigliosi nel loro modo di esprimersi. La nipotina di miei amici alla domanda: “Chi è la gioia della nonna” risponde con un monosillabo: “Io” e all’altra domanda: “Quanto bene mi vuoi?” è prima un allargarsi di braccine, poi la risposta: “Tanto come il mae” e poi un chiudersi di braccine attorno al collo, stretto stretto. Le parole di Gesù nel Vangelo rispondono proprio alla domanda: quanto bene ci vuole Gesù? Ebbene la risposta e inimmaginabile: ci vuole bene quanto il bene che il Padre vuole a Lui. La realtà dell’amore di Gesù va molto oltre le più fiduciose previsioni. La misura del suo amore è incommensurabile Egli, infatti, ci ha amati con tutto il suo essere e divinità, creandoci e ricreandoci nella grazia, dandoci tutto ciò che Egli è, come ha dimostrato nella sua Incarnazione, passione, morte, risurrezione e come continua a manifestarci nei sacramenti e soprattutto nell’Eucaristia. Come possiamo rispondere a questo amore infinito? Amando l’Amore. Ma questo non si fa solo con dei bei propositi. L’amore per Gesù si dimostra vivendo secondo il suo esempio, osservando i comandamenti di Dio che si riassumono nell’amore a Dio stesso e nell’amore al prossimo. E amare con le parole e con le opere, è sorgente della nostra gioia.
VENERDI’ 25 APRILE: SAN MARCO EVANGELISTA
Una scheggia di preghiera:
GRAZIE, SIGNORE, PER CHI CI TESTIMONIA IL TUO VANGELO.
Tra i santi ricordati oggi: Santa Franca di Piacenza; Sant’ Erminio, monaco.
Hanno detto:
Un servizio reso a qualcuno che si ama, che si è giunti ad amare, è più cristiano di un servizio reso "per amore di Dio" a qualcuno che non si ama. (Louis Evely)
Saggezza popolare: Il cammino attraverso la foresta non è lungo se si ama la persona che si va a trovare. (Proverbio dello Zaire)
Un aneddoto: Una sera d'inverno, don Orione predicava nella chiesa parrocchiale di Castelnuovo Scrivia, gremita di fedeli giunti anche dai paesi vicini. Tema: la misericordia di Dio! Argomento prediletto di molte sue predicazioni. A comprovare la grandezza del sacramento della Confessione disse questa frase: “ Anche se un figlio fosse giunto ad un tal grado di perversione da mettere il veleno nella scodella di sua madre per ucciderla, purché sinceramente pentito del proprio delitto, otterrebbe da Dio il perdono!”. A funzione finita, Don Orione, avendo perso l'ultimo tram per ritornare a Tortona, vi si avviò a piedi. Imbruniva e faceva freddo. Un uomo, avvolto in un mantello, dal fare molto sospetto, lo ferma ad un angolo della strada e, accettatosi di trovarsi di fronte il prete che ha fatto la predica e che ha parlato del veleno nella scodella, gli dice bruscamente: “Lei mi conosce, perché ha parlato di me!” Don Orione continua ad affermare il contrario e allora l'uomo, rompendo ogni indugio, dichiara: “Io sono quel tale di cui ha parlato lei questa seta; io ho messo il veleno nella scodella di mia madre!”
Brivido e commozione in don Orione. Di li a poco, su quel ciglio di strada appena rischiarato nella notte invernale, l'apostolo della carità raccoglieva la confessione del penitente più bisognoso della misericordia di Dio e della sua pace. Ma prima di andarsene per la sua strada, quell'uomo, in un impeto di commozione per la grazia ricuperata, volle abbracciare con grande affetto ed entusiasmo il sacerdote che lo aveva riconciliato con la vita,
Parola di Dio nella festa di san Marco: 1Pt. 5,5-14; Sal. 88; Mc. 16,15-20
Vangelo Mc 16, 15-20
Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù apparve agli Undici e disse loro: "Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato. E questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno i demoni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano i serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno, imporranno le mani ai malati e questi guariranno". Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu assunto in cielo e sedette alla destra di Dio. Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore operava insieme con loro e confermava la parola con i prodigi che l'accompagnavano. Parola del Signore
“ANDATE IN TUTTO IL MONDO E PREDICATE IL VANGELO AD OGNI CREATURA”. (Mc.16,15)
Gli Atti degli Apostoli e San Paolo nelle sue lettere ci presentano Marco come evangelizzatore a Gerusalemme, ad Antiochia, Cipro, Colossi, Efeso e a Roma dove aiutò Pietro e trascrisse la sua predicazione. La tradizione dice poi anche che fu il fondatore della chiesa di Alessandria d’Egitto. Con i suoi viaggi e il suo Vangelo, Marco adempì dunque il mandato missionario di Gesù. Per poter predicare occorre mettersi in cammino per incontrare coloro che hanno bisogno del Vangelo e Marco non attese che la gente venisse da Lui per ascoltare la buona novella ma si mosse, si diede da fare. Ora, l’invito alla missione non è solo per i cosiddetti addetti ai lavori (sacerdoti, suore, missionari) è per tutti e allora quel “Andate” implica necessariamente, alzarsi, scuotersi dalla comodità, compiere il bene che possiamo, cercare attivamente il Signore. “Predicare” significa dare testimonianza di vita cristiana, con decisione, anche senza fare nulla di spettacolare, con le opere e con le parole. Tutti siamo chiamati ad essere, come Marco, missionari secondo il proprio stato di vita e non è questione di diventare predicatori esagitati, ma semplicemente di essere testimoni veraci della nostra fede.
SABATO 26 APRILE
Una scheggia di preghiera:
NELLA PROVA TU SEI CON NOI GESU’.
Tra i santi ricordati oggi: Sant’Anacleto, Papa; San Pascasio, monaco.
Hanno detto: Nel primo posto siate in spirito come nell'ultimo, con umiltà. Occupatelo in spirito di servizio, dicendovi che ci siete solo per servire gli altri e condurli alla salvezza. (Charles de Foucauld)
Saggezza popolare: Là dove ci si ama non scende mai la notte. (Proverbio del Burundi)
Un aneddoto: Un pittorello da strapazzo volle ritrarre Leone XIII. A malincuore il papa acconsentì. Ultimato il “capolavoro”, il “grande artista” porta la tela in Vaticano per mostrarla al papa e averne l'approvazione. Di più, vuole farsi rilasciare un motto relativo da mettere sotto l'immagine e prega: “Santità, abbia la bontà di suggerirmelo lei. Cosa scrivo?”.
Papa Leone esamina il ritratto e, trovandolo orribile, sorride malizioso; poi detta: “Matteo XVI, 27; Leo XIII”. Il pittore si segna la frase; quindi corre a casa per sfogliare il Vangelo e trovare il famoso passo. Quel versetto di Matteo si riferisce allo sgomento degli apostoli quando vedono Gesù camminare sulle acque e in latino dice: “Ego sum. Nolite timere” (Sono io. Non abbiate paura).
Parola di Dio: At. 16,1-10; Sal. 99; Gv. 15,18-21
Vangelo Gv 15, 18-21
Dal vangelo secondo Giovanni.
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: “Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma io vi ho scelti dal mondo, per questo il mondo vi odia. Ricordatevi della parola che vi ho detto: Un servo non è più grande del suo padrone. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra. Ma tutto questo vi faranno a causa del mio nome, perché non conoscono colui che mi ha mandato”. Parola del Signore
“SE HANNO PERSEGUITATO ME, PERSEGUITERANNO ANCHE VOI”. (Gv. 15,20)
Gesù non ci nasconde niente parla chiaro agli apostoli e anche a noi del rifiuto e delle persecuzioni che riceveremo da parte del mondo. Come può infatti il mondo che non ha creduto a Lui accettare la testimonianza dei discepoli? I discepoli sono avvertiti, sanno che dovranno affrontare una dura battaglia. E lo constatiamo anche noi oggi: dichiararsi cristiani con chiare scelte di vita significa pagare di persona, essere presi in giro, non “far carriera”. Ma non c’è da temere perché questa battaglia è stata affrontata e vinta da Gesù stesso. Se il buio delle tenebre sembra molto fitto, i discepoli sperimenteranno che la luce della Pasqua sarà infinitamente più grande. Non c’è da spaventarsi ma solo da essere, come dice Paolo: “lieti nella speranza, forti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera” Gesù anzi dice: “Beati quando vi insulteranno e vi perseguiteranno per causa mia”, non tanto perché sia bella la persecuzione quanto perché significa aver scelto con decisione la strada di Gesù, una strada dura, ma estremamente liberante.
DOMENICA 27 APRILE: VI DOMENICA DI PASQUA ANNO A
Una scheggia di preghiera:
GESU’, OPERA IN ME, NONOSTANTE ME.
Tra i santi ricordati oggi: Sant’Antimo, vescovo, San Liberale; Santa Zita.
Hanno detto:
Togliamo dalla nostra mensa qualcosa che potrà servire a soccorrere i poveri. E, recando gioia agli altri, noi stessi ne avremo in cambio. (San Leone Magno)
Saggezza popolare: Per amare bene una persona bisogna amarla come se morisse domani. (Proverbio Arabo)
Un aneddoto: Un giorno Padre Picco, andò a far visita a un noto beone, che faceva l'ira di Dio perché non voleva che sua figlia diventasse suora. Padre Picco trovò un argomento funzionante; furbamente domandò: “Sentite, Francesco, vostra figlia beve vino?”. “Certo, sì, Padre! Tutti, per grazia di Dio, si beve in casa nostra!”. “Bene, quella lì lasciatela andare, così berrete la sua parte. L'omone si sentì prendere in contropiede. Tacque. Non era stupido, capì l'arguzia, e gli piacque. Fu così che la figlia partì per il sospirato monastero.
Parola di Dio: At. 8,5-8.14-17; Sal. 65; 1Pt. 3,15-18; Gv. 14,15-21
Vangelo Gv 14, 15-21
Dal vangelo secondo Giovanni.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Se mi amate, osserverete i miei comandamenti. Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito di verità che il mondo non può ricevere, perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete, perché egli dimora presso di voi e sarà in voi. Non vi lascerò orfani, ritornerò da voi. Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre e voi in me e io in voi. Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi mi ama. Chi mi ama sarà amato dal Padre mio e anch'io lo amerò e mi manifesterò a lui”. Parola del Signore
“SE MI AMATE, OSSERVERETE I MIEI COMANDAMENTI”. (Gv. 14,15)
“Se mi amate..”. Non dice: Se siete bravi, se capite, se vi mostrate intelligenti... E neppure: Se siete ubbidienti, se non volete andare all’inferno... La spinta, la motivazione, lo stile della nostra condotta, non può essere che l’amore. Se è qualcos’altro, i nostri comportamenti, anche se ineccepibili dal punto di vista dell’osservanza formale della legge, non sono cristiani. Gesù, nei discorsi di addio, non ci lascia una dottrina, un manuale di istruzioni, e nemmeno un codice: ci lascia un desiderio, l’unico suo desiderio. Che ci amiamo. Quasi dicesse: amatevi e posso essere sicuro che state seguendo la mia strada; amatevi e vi considererò affidabili; amatevi. e... io metterò il resto; amatevi e potrete chiedermi tutto, siete in diritto di attendere tutto da me. Resta quel “se” piuttosto inquietante. I comandamenti non rappresentano un “optional” per il cristiano. Se si accetta l’amore si accetta, ancora una volta, l’amare, l’impegno ad amare. Detto in un altro modo: se non siete capaci di dare, vi dimostrate incapaci di ricevere.
LUNEDI’ 28 APRILE
Una scheggia di preghiera:
SPIRITO DI DIO SCENDI SU DI NOI.
Tra i santi ricordati oggi: San Pietro Chanel; San Luigi Maria Grignon de Montfort.
Hanno detto:
La perfetta letizia non può essere che nella perfetta dedizione di sé a Dio e agli uomini, ai più miseri come ai più fisicamente, moralmente deformi. (don Orione)
Saggezza popolare: L'amore è fuoco: ovunque sia lo vedi da lontano. (Proverbio Arabo)
Un aneddoto: Padre Pio aveva un enorme numero di penitenti sparsi un po' dovunque, e con essi non era certo clemente, anche perché leggeva nelle loro anime e conosceva le loro intenzioni. Un fatto originale accadde a un giovane romano, il quale aveva la buona abitudine di entrare in chiesa o almeno scoprirsi il capo, quando vi passava davanti. Un giorno, trovandosi in compagnia di amici, vinto dal rispetto umano, non ossequiò il Signore: sentì la voce di Padre Pio, ben chiara: “Vigliacco!”. Presto andò a trovarlo a San Giovanni Rotondo, e quando fu davanti al Padre, si sentì ammonire: “Sta' attento: quella volta hai avuto solo un rimprovero, ma un'altra volta ti arriverà un sonoro scapaccione”.
Parola di Dio: At. 16,11-15; Sal. 149; Gv. 15,26-16,4
Vangelo Gv 15, 26 - 16,4
Dal vangelo secondo Giovanni.
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: “Quando verrà il Consolatore che io vi manderò dal Padre, lo Spirito di verità che procede dal Padre, egli mi renderà testimonianza; e anche voi mi renderete testimonianza, perché siete stati con me fin dal principio. Vi ho detto queste cose perché non abbiate a scandalizzarvi. Vi scacceranno dalle sinagoghe; anzi, verrà l'ora in cui chiunque vi ucciderà crederà di rendere culto a Dio. E faranno ciò, perché non hanno conosciuto né il Padre né me. Ma io vi ho detto queste cose perché, quando giungerà la loro ora, ricordiate che ve ne ho parlato”. Parola del Signore
“QUANDO VERRA’ IL CONSOLATORE CHE IO VI MANDERO’ DAL PADRE, LO SPIRITO DI VERITA’ CHE PROCEDE DAL PADRE, EGLI MI RENDERA’ TESTIMONIANZA”.
(Gv. 15,26)
Per capire la portata della promessa che Gesù fa e del dono che ci viene dato, ci chiediamo chi sia lo Spirito Santo. Se rispondiamo con il catechismo è la terza persona della Santissima Trinità; se rispondiamo con la teologia è l’amore creativo che intercorre tra il Padre e il Figlio; se rispondiamo con la Bibbia è lo Spirito Santo di Dio che “aleggiava sulle acque” al momento della creazione, è la Sapienza che si trasforma in Legge, dono di Dio per il popolo di Israele, è lo Spirito che adombra Maria per donarci Gesù, è lo Spirito che guida Gesù a compiere la volontà del Padre, ed è ancora lo Spirito che riempie gli apostoli di coraggio per una piena testimonianza cristiana. Gli apostoli se ne sono resi conto, dopo la Pentecoste. Loro, fifoni, diventano coraggiosi testimoni di Gesù; lo Spirito Santo fa loro compiere miracoli nel nome di Gesù. Loro, poveri ignoranti, in meno di un secolo riescono a portare il messaggio di Gesù in tutti i paesi allora conosciuti. Ce ne possiamo rendere conto ancora noi, dopo duemila anni di cristianesimo. Ancora lo Spirito opera, ancora, nonostante i tanti errori, la Chiesa è presente e operante nel mondo, ci sono ancora i miracoli di liberazione, di carità, di servizio, di conversione. Lo stesso Spirito continua ad operare in noi e nonostante noi. Gesù dà un bellissimo nome allo Spirito Santo, lo chiama “Il Consolatore”, Colui che non ci lascia soli, ci incoraggia, ci tira su di morale. L’uomo davanti al mistero del creato si sente piccolo; solo, davanti al mistero di Dio che lo sovrasta riscopre tutte le sue incapacità e limitazioni, davanti alla sofferenza e alla morte si sente solo e perduto. Gesù è venuto proprio per incontrare la nostra solitudine e incapacità da soli di ‘guardare in alto’. Si è fatto solidale con noi. Ma Gesù è salito al cielo, noi non lo vediamo più con i nostri occhi. Il dono dello Spirito, è allora colui che ci consola, aiuta, rafforza nella presenza di Gesù. E’ lo Spirito che ci aiuta a riconoscere Gesù nei Sacramenti, nei poveri, nella comunità. Lo Spirito che rende testimonianza a Gesù ci aiuta a trovare il senso ai vari misteri della nostra vita, ci apre a Dio e ci ispira e dà forza per vivere gli insegnamenti di Gesù.
MARTEDI' 29 APRILE
Una scheggia di preghiera:
GESU’ MIO, AMORE MIO, IO CONFIDO IN TE
Tra i santi ricordati oggi: Santa Caterina da Siena, dottore della Chiesa; San Titico; Sant’Ugo di Cluny, abate.
Hanno detto: Chi vuole amare Dio già lo ama. (Santa Margherita Maria Alacoque)
Saggezza popolare: Gli errori sono grandi quando l’amore è piccolo. (Proverbio Italiano)
Un aneddoto: Santa Caterina da Siena ebbe una visione in cui le pareva che un albero carico di frutti fosse cintato di una fitta siepe di spine, ai margini di un campo di grano. Alcuni tentavano di avvicinarsi a quell’albero, ma presto vi rinunciavano per via di quelle spine; altri si accontentavano di cibarsi di grano, ammalandosi lentamente per la secchezza di quelle spighe; i più ardimentosi infine superavano i rovi, salivano sull’albero e si cibavano d’un nutrimento che li abilitava a vincere ogni lotta e a combattere per i propri fratelli. La Santa stessa spiegava la visione: l’albero è il Verbo incarnato, i frutti le virtù cristiane, la siepe di spine sono i dolori che si devono superare con fede, il grano secco rappresenta le facili attrattive del mondo che fanno ammalare: infine gli ardimentosi che raggiungono i frutti sono i santi che hanno trionfato col Cristo e nella solidarietà dei vivi e dei morti continuano a testimoniare la santificazione universale.
Parola di Dio nella festa di Santa Caterina: 1Gv. 1,5 – 2,2; Sal 44; Mt. 25,1-13
Vangelo Mt 25, 1-13
Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: "Il regno dei cieli è simile a dieci vergini che, prese le loro lampade, uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le lampade, ma non presero con sé olio; le sagge invece, insieme alle lampade, presero anche dell'olio in piccoli vasi. Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e dormirono. A mezzanotte si levò un grido: Ecco lo sposo, andategli incontro! Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. E le stolte dissero alle sagge: Dateci del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono. Ma le sagge risposero: No, che non abbia a mancare per noi e per voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene. Ora, mentre quelle andavano per comprare l'olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: Signore, signore, aprici! Ma egli rispose: In verità vi dico: non vi conosco. Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l'ora". Parola del Signore
“IL REGNO DEI CIELI E’ SIMILE A DIECI VERGINI, CHE PRESE LE LORO LAMPADE USCIRONO INCONTRO ALLO SPOSO”. (Mt. 25,1)
Celebriamo oggi con gioia la festa di Santa Caterina da Siena, patrona d’Italia. Possiamo considerare Santa Caterina tra quelle vergini sagge di cui parla il Vangelo. Che mantenne sempre accesa la lampada della sua anima con l’olio di un amore incondizionato. Seguendo l’uso dei tempi, i genitori di Caterina pensavano di maritare la figlia dodicenne con un giovane promettente. Caterina oppose ai genitori un netto rifiuto perché già a sette anni si era promessa a Gesù davanti alla Madonna. Resistette all’insistenza della famiglia finché poté indossare l’abito delle terziarie domenicane. Caterina allora celebrò il mistico sposalizio con Cristo Crocifisso. Promettendo di dedicare la vita alla conversione dei peccatori, operò per la pacificazione della patria, per il ritorno del Papa a Roma da Avignone, per la fine dello Scisma d’occidente, per la riforma della Chiesa, per il risanamento morale della società, per l’assistenza ai malati e ai carcerati. Nella parabola che abbiamo letto nel Vangelo Gesù si presenta come uno sposo. Lui è venuto per unirsi ad ogni anima con un amore sponsale. E come sposo si aspetta da noi un amore fedele, perseverante, delicato; un amore come quello di Santa Caterina, che trapelava anche in piccoli particolari ad esempio terminava le sue lettere sempre con l’invocazione: “Gesù dolce, Gesù amore”.
MERCOLEDI’ 30 APRILE
Una scheggia di preghiera:
SIGNORE, BENEDICI E FA’ CRESCERE IL BENE NEL MONDO
Tra i santi ricordati oggi: San Pio V, Papa; san Giuseppe Benedetto Cottolengo; San Ventura di Spello.
Hanno detto: L’amore uccide ciò che siamo stati perché si possa essere ciò che non eravamo. (Sant’Agostino)
Saggezza popolare: Di buone armi è armato, chi da buona donna è amato. (Proverbio Italiano)
Un aneddoto: Padre Pio era ritenuto brusco, scostante. Era che non voleva sentir parlare di sé. Nei cinque anni che visse a Pietrelcina, dopo l'Ordinazione sacerdotale, si era costruito da sé una capanna dietro la casa dei genitori: là nessuno lo disturbava, e il frate pregava e contemplava di continuo. Un giorno, il 20 settembre 1915, mamma Peppa, come il solito, venne a chiamarlo per il pasto. Padre Pio uscì dalla capanna agitando le mani come se le avesse bruciate. La madre, che era una donna allegra di carattere, lo guardò da lontano e, sorridendo, disse: “Padre Pio cos'hai? Si direbbe che tu soni la chitarra”. “Non è nulla, mamma; sono doloretti senza importanza”. La mamma non insistette. Tre anni dopo, alla stessa data, Padre Pio ricevette le stimmate. Quel giorno egli stava nel coro, nella terza fila; Padre Arcangelo notò che le mani di Padre Pio sanguinavano.”Siete ferito?” candidamente chiese. E il confratello, brusco: “Badate agli affari vostri!”.Poi si recò dal Superiore. Da quel giorno, non cessò di sanguinare e di provare dolori atroci: ma le sue mani emanavano profumo di viole.
Parola di Dio: At. 17,15.22-18,1; Sal. 148; Gv. 16,12-15
1^ Lettura At 17, 15-22 -
18, 1
Dagli Atti degli Apostoli.
In quel tempo, quelli che scortavano Paolo lo accompagnarono fino ad Atene e se ne ripartirono con l'ordine per Sila e Timòteo di raggiungerlo al più presto. Mentre Paolo li attendeva ad Atene, fremeva nel suo spirito al vedere la città piena di idoli. Discuteva frattanto nella sinagoga con i Giudei e i pagani credenti in Dio e ogni giorno sulla piazza principale con quelli che incontrava. Anche certi filosofi epicurei e stoici discutevano con lui e alcuni dicevano: “Che cosa vorrà mai insegnare questo ciarlatano?”. E altri: “Sembra essere un annunziatore di divinità straniere”; poiché annunziava Gesù e la risurrezione. Presolo con sé, lo condussero sull'Areòpago e dissero: “Possiamo dunque sapere qual è questa nuova dottrina predicata da te? Cose strane per vero ci metti negli orecchi; desideriamo dunque conoscere di che cosa si tratta”. Tutti gli Ateniesi infatti e gli stranieri colà residenti non avevano passatempo più gradito che parlare e sentir parlare. Allora Paolo, alzatosi in mezzo all'Areòpago, disse: “Cittadini ateniesi, vedo che in tutto siete molto timorati degli dei. Passando infatti e osservando i monumenti del vostro culto, ho trovato anche un'ara con l'iscrizione: Al Dio ignoto. Quello che voi adorate senza conoscere, io ve lo annunzio. Il Dio che ha fatto il mondo e tutto ciò che contiene, che è signore del cielo e della terra, non dimora in templi costruiti dalle mani dell'uomo né dalle mani dell'uomo si lascia servire come se avesse bisogno di qualche cosa, essendo lui che da a tutti la vita e il respiro e ogni cosa. Egli creò da uno solo tutte le nazioni degli uomini, perché abitassero su tutta la faccia della terra. Per essi ha stabilito l'ordine dei tempi e i confini del loro spazio, perché cercassero Dio, se mai arrivino a trovarlo andando come a tentoni, benché non sia lontano da ciascuno di noi. In lui infatti viviamo, ci muoviamo ed esistiamo, come anche alcuni dei vostri poeti hanno detto: Poiché di lui stirpe noi siamo. Essendo noi dunque stirpe di Dio, non dobbiamo pensare che la divinità sia simile all'oro, all'argento e alla pietra, che porti l'impronta dell'arte e dell'immaginazione umana. Dopo esser passato sopra ai tempi dell'ignoranza, ora Dio ordina a tutti gli uomini di tutti i luoghi di ravvedersi, poiché egli ha stabilito un giorno nel quale dovrà giudicare la terra con giustizia per mezzo di un uomo che egli ha designato, dandone a tutti prova sicura col risuscitarlo dai morti”. Quando sentirono parlare di risurrezione di morti, alcuni lo deridevano, altri dissero: “Ti sentiremo su questo un'altra volta”. Così Paolo uscì da quella riunione. Ma alcuni aderirono a lui e divennero credenti, fra questi anche Dionigi membro dell'Areòpago, una donna di nome Dàmaris e altri con loro. Dopo questi fatti Paolo lasciò Atene e si recò a Corinto. Parola di Dio
“QUELLO CHE VOI ADORATE SENZA CONOSCERE, IO VE LO ANNUNCIO”. (At. 17,23)
Gli Atti degli Apostoli, raccontandoci le vicende di Paolo, ci suggeriscono il modo di predicare il Vangelo usato dall’Apostolo. Paolo parte dalla realtà dei suoi uditori: è passato per Atene, ha visto altari dedicati a tutti gli dèi, ce n’era perfino uno dedicato “al Dio ignoto”. E’ l’occasione per annunciare Gesù. La nostra predicazione e testimonianza cristiana dovrebbe partire proprio dalla realtà di tutti i giorni. Non è il caso di fermare le persone per strada ma quante occasioni per parlare di Dio e testimoniarlo! Il nostro mondo secolarizzato ha un profondo bisogno di spiritualità; spesso dietro la scorza di indifferenza e di autosufficienza si nascondono povertà e desiderio di buono e di bello. Una parola di incoraggiamento, un richiamo discreto al Vangelo, una testimonianza di solidarietà possono far sbocciare la fede. Non sono né le mega organizzazioni o le adunate oceaniche di cristiani a manifestare la fede; a volte basta un sorriso, un grazie detto al momento giusto, una umile testimonianza a lasciare un segno. E poi, ricordiamocelo sempre, a noi spetta il seminare, è Dio che fa crescere quando e come vuole.
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