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SCHEGGE E SCINTILLE

PENSIERI, SPUNTI, RIFLESSIONI

DALLA PAROLA DI DIO E DALLA VITA

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a cura di: don_franco_locci@libero.it

 

 

MARZO 2008

 

SABATO 1 MARZO

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, ALLONTANA DA NOI L’IPOCRISIA.

 

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Albino; Sant’ Amanzio; Santa Eudossia, martire.

Hanno detto: Fate quello che potete: Dio farà quello che non possiamo fare noi. Confidate ogni cosa in Gesù Sacramentato e in Maria Ausiliatrice; e vedrete che cosa sono i miracoli. (San Giovanni Bosco)

Saggezza popolare: Abbastanza è gran ricchezza.

Un aneddoto: La figura paterna e radiosa di Pio X suscitava un fascino irresistibile sulle folle che accorrevano a visitarlo. Un giorno, dal suo trono, vide che una grassa donna con forti gomitate fendeva la folla per correre a baciare la mano al Santo Padre. Appena gli giunse davanti, il Papa esclamò: “Come è vero che la fede fa spostare le montagne”.

Parola di Dio: Os. 6,1-6; Sal 50; Lc. 18,9-14

 

1^ Lettura Os 6, 1-6

Dal libro del profeta Osea.

«Venite, ritorniamo al Signore: egli ci ha straziato ed egli ci guarirà. Egli ci ha percosso ed egli ci fascerà. Dopo due giorni ci ridarà la vita e il terzo ci farà rialzare e noi vivremo alla sua presenza. Affrettiamoci a conoscere il Signore, la sua venuta è sicura come l'aurora. Verrà a noi come la pioggia di autunno, come la pioggia di primavera, che feconda la terra». Che dovrò fare per te, Efraim, che dovrò fare per te, Giuda? Il vostro amore è come una nube del mattino, come la rugiada che all'alba svanisce. Per questo li ho colpiti per mezzo dei profeti, li ho uccisi con le parole della mia bocca e il mio giudizio sorge come la luce: poiché voglio l'amore e non il sacrificio, la conoscenza di Dio più degli olocausti. Parola di Dio

 

“VOGLIO L’AMORE E NON IL SACRIFICIO, LA CONOSCENZA DI DIO PIÙ DEGLI OLOCAUSTI”. (Os. 6,6)

Sovente si sentono frasi di questo tipo: “Bisogna mettersi in regola con Dio, non si sa mai.. ." “Andiamo a Messa così adempiamo al precetto”. Questo atteggiamento è una caricatura della fede. Si offende Dio quando si compiono determinati gesti per “mettersi in pace la coscienza” e sbarazzarci di Lui. A Dio non interessano le nostre pratiche, ma il nostro cuore. Prima i profeti e poi Gesù insistono affinché si passi dalle pratiche del culto e della religione, alla conversione del cuore, che impegna totalmente la persona. Dire il rosario, andare a Messa, fare la carità sono opere meravigliose se supportate da un cuore che sa di essere amato e che ama, sono esteriorità se fatte “perché si deve fare”. Gesù ha amato Dio e noi non perché è stato obbediente ad una volontà superiore ma perché con amore ha fatto sua quella che era la volontà del Padre.

 

 

DOMENICA 2 MARZO:  IV DOMENICA DEL TEMPO DI QUARESIMA A

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, CHE IO VEDA!

 

Tra i santi ricordati oggi: San Quinto; San Simplicio, Papa; Santa Caterina Dexel.

Hanno detto: L’abbandono è il sorriso più bello che possiamo dare a Dio. (Flora Manfrinati)

Saggezza popolare: L’abbondanza è messaggera dell’arroganza.

Un aneddoto: In un villaggio francese, alcuni giovinastri avevano sequestrato un gobbo, l’avevano denudato e l’ave­vano legato ad un fanale, così per divertimento. Liberato all’alba, il gobbo si era ucciso per la vergogna. Al suo funerale il parroco disse. “Quando dovrò presentarmi al giudizio divino, il Signore mi domanderà:- Dove sono gli agnelli del gregge che ti ho affidato?; io abbasserò gli occhi senza dir parola. Il Signore di nuovo chiederà: Signor Curato di Montagnac, dove sono gli agnelli della tua parrocchia?. E io arrossendo dovrò tacere ancora. Per la terza volta il buon Dio si rivolgerà a me dicendomi: Signor Curato di Montagnac, dove sono gli agnelli del gregge che ti ho dato da custodire?. Allora io risponderò: Non erano agnelli, Signore: erano lupi!”.

Parola di Dio: 1Sam. 16,1.4.6-7.10-13; Sal 22; Ef. 5,8-14; Gv. 9,1-41

 

Vangelo Gv 9, 1-41

Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù passando vide un uomo cieco dalla nascita e i suoi discepoli lo interrogarono: “Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché egli nascesse cieco?”. Rispose Gesù: “Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è così perché si manifestassero in lui le opere di Dio. Dobbiamo compiere le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può più operare. Finché sono nel mondo, sono la luce del mondo”. Detto questo sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: “Và a lavarti nella piscina di Siloe (che significa Inviato)”. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva. Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, poiché era un mendicante, dicevano: “Non è egli quello che stava seduto a chiedere l'elemosina?”. Alcuni dicevano: “E` lui”; altri dicevano: “No, ma gli assomiglia”. Ed egli diceva: “Sono io!”. Allora gli chiesero:“Come dunque ti furono aperti gli occhi?”. Egli rispose: “Quell'uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, mi ha spalmato gli occhi e mi ha detto: Và a Siloe e lavati! Io sono andato e, dopo essermi lavato, ho acquistato la vista”. Gli dissero: “Dov'è questo tale?”. Rispose: “Non lo so”. Intanto condussero dai farisei quello che era stato cieco: era infatti sabato il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come avesse acquistato la vista. Ed egli disse loro: “Mi ha posto del fango sopra gli occhi, mi sono lavato e ci vedo”. Allora alcuni dei farisei dicevano: “Quest'uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato”. Altri dicevano: “Come può un peccatore compiere tali prodigi?”. E c'era dissenso tra di loro. Allora dissero di nuovo al cieco: “Tu che dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?”. Egli rispose: “E` un profeta!”. Ma i Giudei non vollero credere di lui che era stato cieco e aveva acquistato la vista, finché non chiamarono i genitori di colui che aveva ricuperato la vista. E li interrogarono: “E' questo il vostro figlio, che voi dite esser nato cieco? Come mai ora ci vede?”. I genitori risposero: “Sappiamo che questo è il nostro figlio e che è nato cieco; come poi ora ci veda, non lo sappiamo, né sappiamo chi gli ha aperto gli occhi; chiedetelo a lui, ha l'età, parlerà lui di se stesso”. Questo dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano gia stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga. Per questo i suoi genitori dissero: “Ha l'età, chiedetelo a lui!”. Allora chiamarono di nuovo l'uomo che era stato cieco e gli dissero: “Da  gloria a Dio! Noi sappiamo che quest'uomo è un peccatore”. Quegli rispose: “Se sia un peccatore, non lo so; una cosa so: prima ero cieco e ora ci vedo”. Allora gli dissero di nuovo: “Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?”. Rispose loro: “Ve l'ho già detto e non mi avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?”. Allora lo insultarono e gli dissero: “Tu sei suo discepolo, noi siamo discepoli di Mosè! Noi sappiamo infatti che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia”. Rispose loro quell'uomo: “Proprio questo è strano, che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi. Ora, noi sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma se uno è timorato di Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta. Da che mondo è mondo, non s'è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. Se costui non fosse da Dio, non avrebbe potuto far nulla”. Gli replicarono: “Sei nato tutto nei peccati e vuoi insegnare a noi?”. E lo cacciarono fuori. Gesù seppe che l'avevano cacciato fuori, e incontratolo gli disse: “Tu credi nel Figlio dell'uomo?”. Egli rispose: “E chi è, Signore, perché io creda in lui?”. Gli disse Gesù: “Tu l'hai visto: colui che parla con te è proprio lui”. Ed egli disse: “Io credo, Signore!”. E gli si prostrò innanzi. Gesù allora disse: “Io sono venuto in questo mondo per giudicare, perché coloro che non vedono vedano e quelli che vedono diventino ciechi”. Alcuni dei farisei che erano con lui udirono queste parole e gli dissero: “Siamo forse ciechi anche noi?”. Gesù rispose loro: “Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: Noi vediamo, il vostro peccato rimane”. Parola del Signore

 

“GESU’ DISSE: IO SONO VENUTO PERCHE’ COLORO CHE NON VEDONO, VEDANO E QUELLI CHE VEDONO DIVENTINO CIECHI” (Gv. 9,39)

Qualcuno dice che avrebbe fede se vedesse qualche bel miracolo ma non è raro  che vi siano delle persone che si ostinano a non credere nonostante il miracolo. Succede nel Vangelo di oggi: i farisei non sanno gioire dell’avvenuto miracolo ma si accaniscono con il cieco e con Gesù per salvaguardare la loro formale osservanza della Legge. Succede anche oggi quando ci si è fissati su una determinata convinzione (religiosa, politica o di altra matrice) e la si è abbracciata a tal punto che da essa nulla ci potrà mai scrollare, neppure l'evidenza della sua erroneità e della sua infondatezza, non importa se questa avviene attraverso la realizzazione di un miracolo o di un evento soprannaturale. Non a caso vi è una parabola nei Vangeli nella quale si afferma: "Se non credono nella Legge e nei Profeti, neppure se uno risuscitasse dai morti crederebbero." Sono casi, questi, nei quali ci si ostina a credere in quello che si vuol credere e qualsiasi pretesto diviene valido per giustificare le proprie posizioni. Tale è oggigiorno ad esempio il problema delle Sette o dei movimenti religiosi alternativi. Esso non trova le sue radici o le possibilità di soluzione nella teologia o nella dottrina, bensì in determinate convinzioni ormai sedimentate da tanto tempo da parte di un leader o di una struttura sovrastante che non si intende in alcun modo abbandonare e per le quali anche il bianco può diventare nero. E tuttavia credere in quello che si vuol credere a tutti i costi è in ogni caso pericoloso, perché non permette più l’obbiettività, chiude in se stessi, non dà la possibilità di ‘vedere oltre’ ed ecco allora che il cieco del vangelo di oggi riacquista la vista e coloro che credono di vedere sono ciechi.

 

 

LUNEDI’ 3 MARZO

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, CREDO! MA AUMENTA LA MIA FEDE.

 

Tra i santi ricordati oggi: Santa Camilla, vergine; Santa Cunegonda; San Tiziano da Brescia.

Hanno detto: Chi si dona a Dio raggiunge nell'unione d'amore con lui la massima pienezza del proprio essere, che è al tempo stesso conoscenza, donazione del cuore e atto libero. (Edih Stein)

Saggezza popolare: L’abbondanza non lascia dormire il ricco.

Un aneddoto: Don Bosco fin da giovane, per attirare i suoi ragazzi si era fatto prestigiatore. Un giorno a Parigi un ricco signore gli chiese di fargli vedere qualche ‘prodigio’. Don Bosco sorrise e poi disse: “Eccomi pronto: la prego di dirmi l’ora precisa”. Il signore cerca in tutte le tasche l’orologio, ma non lo trova più; costernato grida: “Datemi il mio orologio: ho visto abbastanza prodigi” “Oh no! – rispose don Bosco – l’orologio ve lo do se mi date per i miei ragazzi il prezzo equivalente”. Il buon cristiano cacciando il portafoglio disse: “L’orologio vale 300 lire, ma glene offro 500”.

Parola di Dio: Is. 65,17-21; Sal 29; Gv. 4,43-54

 

Vangelo Gv 4, 43-54

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, Gesù partì dalla Samaria per andare in Galilea. Ma egli stesso aveva dichiarato che un profeta non riceve onore nella sua patria. Quando però giunse in Galilea, i Galilei lo accolsero con gioia, perché avevano visto tutto quello che aveva fatto a Gerusalemme durante la festa; anch'essi infatti erano andati alla festa. Andò dunque di nuovo a Cana di Galilea, dove aveva cambiato l'acqua in vino. Vi era un funzionario del re, che aveva un figlio malato a Cafarnao. Costui, udito che Gesù era venuto dalla Giudea in Galilea, si recò da lui e lo pregò di scendere a guarire suo figlio poiché stava per morire. Gesù gli disse: «Se non vedete segni e prodigi, voi non credete». Ma il funzionario del re insistette: «Signore, scendi prima che il mio bambino muoia». Gesù gli risponde: «Và, tuo figlio vive». Quell'uomo credette alla parola che gli aveva detto Gesù e si mise in cammino. Proprio mentre scendeva, gli vennero incontro i servi a dirgli: «Tuo figlio vive!». S'informò poi a che ora avesse cominciato a star meglio. Gli dissero: «Ieri, un'ora dopo mezzogiorno la febbre lo ha lasciato». Il padre riconobbe che proprio in quell'ora Gesù gli aveva detto: «Tuo figlio vive» e credette lui con tutta la sua famiglia. Questo fu il secondo miracolo che Gesù fece tornando dalla Giudea in Galilea. Parola del Signore

 

“QUELL’UOMO CREDETTE ALLA PAROLA DI GESÙ E SI MISE IN CAMMINO”. (Gv. 4,50)

Questo funzionario del Re è andato da Gesù con nel cuore la pena terribile del proprio figlio che sta morendo. E’ anche andato con la speranza che Gesù possa guarirlo. Spera di portare Gesù a casa sua: e una garanzia! Gesù, invece, gli chiede di purificare ancor di più la sua fede: “Se credi davvero in me, devi fidarti: riparti, fai il viaggio di ritorno da solo, abbi fiducia, tuo figlio vive!”. Dio non risponde sempre come vorremmo noi alle nostre aspettative. Noi abbiamo la supponenza non solo di chiedere ma anche di dire a Dio come deve fare. Gesù, il miracolo è disposto a farlo, soprattutto il miracolo di far nascere in noi la fede vera, ma bisogna passare per le sue strade. Il viaggio di ritorno di quest’uomo verso la casa di suo figlio (“sarà poi proprio guarito?”) mi fa pensare al viaggio di Abramo che con suo figlio sta andando verso il monte Moria con nel cuore il terribile comando di Dio di immolarglielo in sacrificio. La fede, sia in un caso che nell’altro diventa scarna, la speranza nasce e muore mille volte, la preghiera si confonde con la bestemmia, sei solo con te stesso.., ma è anche il momento, se sai resistere, se chiedi di resistere, in cui lo Spirito può davvero operare in te il miracolo della fede. La fede non è sicurezza è fiducia. La fede non è un punto di arrivo, un qualcosa da possedere sempre e da tenere in cassaforte, è un cammino, fede non è avere sempre risposte sicure, è anche dubitare ma senza perdere il desiderio di trovare la strada. Fede è conoscere, informarsi, far funzionare il cervello ma poi è anche abbandonarsi e far funzionare il cuore. Anche il nostro cammino quotidiano è un viaggio verso Gesù, ma è anche un viaggio da Gesù verso la vita. Anche noi non “vediamo” chiaramente, non “sappiamo” per filo e per segno. Si tratta di fidarsi. Se credi che Gesù è il Figlio di Dio, che le sue parole sono verità, cammina sicuro, Lui non ti deluderà.

 

 

MARTEDI’ 4 MARZO

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, GUARISCIMI DALL’EGOISMO.

 

Tra i santi ricordati oggi: San Casimiro di Lituania; Sant’ Adriano di Nicomedia; San Lucio, Papa.

Hanno detto: Venti e onde sono sempre dalla parte dei navigatori più abili. (Edward Gibbon)

Saggezza popolare: Chi non conosce l’abbicì, insegna male agli altri a sillabare.

Un aneddoto: Due signori, alquanto maniaci del lotto, si rivolsero a don Bosco perché suggerisse loro un buon terno. Egli disse loro che 10, 5, 14 era una buona abbinata. I giocatori gongolanti di gioia si congedavano per correre all’ufficio del lotto, ma don Bosco li fermò e diede loro la spiegazione necessaria per giocarli bene: “Fate attenzione: il numero 10 sono i dieci comandamenti. Il numero 5 sono i cinque precetti della Chiesa. Il numero 14 sono le quattordici opere di misericordia corporali e spirituali. Giocateli davvero nella vita e farete fortuna”

Parola di Dio: Ez. 47,1-9.12; Sal. 45; Gv.5,1-3.5-16

 

Vangelo Gv 5, 1-3. 5-16

Dal vangelo secondo Giovanni.

Era un giorno di festa per Giudei e Gesù salì a Gerusalemme.

Vi è a Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, una piscina, chiamata in ebraico Betzaidà, con cinque portici, sotto i quali giaceva un gran numero di infermi, ciechi, zoppi e paralitici. Si trovava là un uomo che da trentotto anni era malato. Gesù vedendolo disteso e, sapendo che da molto tempo stava così, gli disse: «Vuoi guarire?». Gli rispose il malato: «Signore, io non ho nessuno che mi immerga nella piscina quando l'acqua si agita. Mentre infatti sto per andarvi, qualche altro scende prima di me». Gesù gli disse: «Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina». E sull'istante quell'uomo guarì e, preso il suo lettuccio, cominciò a camminare. Quel giorno però era un sabato. Dissero dunque i Giudei all'uomo guarito: «E' sabato e non ti è lecito prender su il tuo lettuccio». Ma egli rispose loro: «Colui che mi ha guarito mi ha detto: Prendi il tuo lettuccio e cammina». Gli chiesero allora: «Chi è stato a dirti: Prendi il tuo lettuccio e cammina?». Ma colui che era stato guarito non sapeva chi fosse; Gesù infatti si era allontanato, essendoci folla in quel luogo. Poco dopo Gesù lo trovò nel tempio e gli disse: «Ecco che sei guarito; non peccare più, perché non ti abbia ad accadere qualcosa di peggio». Quell'uomo se ne andò e disse ai Giudei che era stato Gesù a guarirlo. Per questo i Giudei cominciarono a perseguitare Gesù, perché faceva tali cose di sabato. Parola del Signore

 

“VUOI GUARIRE?”. (Gv 5,6)

L’ immagine di quest’uomo malato da lungo tempo che aspetta ai margini di un’acqua che può salvare ma incapace di arrivarci, mi sembra proprio l’immagine della nostra umanità. Siamo malati, malati di egoismo, di incapacità di vedere lontano e con amore, bloccati da mille cose che ci legano alla terra… vediamo con chiarezza che c’è un acqua limpida che guarirebbe la nostra fede, ci darebbe le energie sufficienti per vincere il male, ci rinnoverebbe dentro…e non ci decidiamo al tuffo, e quando qualcuno ci chiede perché troviamo ancora delle scuse… “Gli altri non mi aiutano… sono solo, tutto è sulle mie spalle…” “Ma vuoi o non vuoi guarire?” Spesso la nostra umanità non vuole guarire. Qualche volta non si accorge neppur più di essere malata spesso non abbiamo neppur più il senso del peccato e lo confondiamo con quelle cose che non sono andate come volevamo e che ci rendono scontenti; altre volte l’abitudine al religioso non ci aiuta a vedere la gioia della salvezza che ci viene offerta e ci accontentiamo di un Dio da museo, altre volte valutiamo solo i rischi e le rinunce che comporterebbe il buttarsi decisamente. E così rimaniamo sulla soglia della salvezza, sempre offerta, sempre a portata di mano ma terribilmente lontana dai cuori inariditi. Eppure Gesù è disposto a guarirci, non desidera altro, a quel malato evita addirittura anche il fatto di doversi gettare nella piscina, ma io voglio guarire? Ho almeno il desiderio di buttarmi nelle braccia di Gesù e di lasciare fare a Lui?

 

 

MERCOLEDI’ 5 MARZO

Una scheggia di preghiera:

 

GESU’ OGGI SEI LA NOSTRA ETERNITA’.

 

Tra i santi ricordati oggi: Santa Olivia, Vergine e martire; San Giovanni Giuseppe della Croce; San Conone, l’ortolano.

Hanno detto: Un'abitudine, se non contrastata, presto diventa una necessità. (Sant’Agostino)

Saggezza popolare: Abate rigoroso rende i frati penitenti.

Un aneddoto: Tra i gruppi di soldati che Papa Giovanni ricevette in Vaticano, figurò una volta una delegazione di paracadutisti francesi. Papa Giovanni XXIII disse loro: “Voi imparate con tanto entusiasmo come si fa a cadere dal cielo; Non vorrei però che dimenticaste come si fa a risalirvi”

Parola di Dio: Is. 49,8-15; Sal 144; Gv. 5,17-30

 

Vangelo Gv 5, 17-30

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, Gesù rispose ai Giudei: «Il Padre mio opera sempre e anch'io opero». Proprio per questo i Giudei cercavano ancor più di ucciderlo: perché non soltanto violava il sabato, ma chiamava Dio suo Padre, facendosi uguale a Dio. Gesù riprese a parlare e disse: «In verità, in verità vi dico, il Figlio da sé non può fare nulla se non ciò che vede fare dal Padre; quello che egli fa, anche il Figlio lo fa. Il Padre infatti ama il Figlio, gli manifesta tutto quello che fa e gli manifesterà opere ancora più grandi di queste, e voi ne resterete meravigliati. Come il Padre risuscita i morti e da  la vita, così anche il Figlio da  la vita a chi vuole; il Padre infatti non giudica nessuno ma ha rimesso ogni giudizio al Figlio, perché tutti onorino il Figlio come onorano il Padre. Chi non onora il Figlio, non onora il Padre che lo ha mandato. In verità, in verità vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita. In verità, in verità vi dico: è venuto il momento, ed è questo, in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio, e quelli che l'avranno ascoltata, vivranno. Come infatti il Padre ha la vita in se stesso, così ha concesso al Figlio di avere la vita in se stesso; e gli ha dato il potere di giudicare, perché è Figlio dell'uomo. Non vi meravigliate di questo, poiché verrà l'ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce e ne usciranno: quanti fecero il bene per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna. Io non posso far nulla da me stesso; giudico secondo quello che ascolto e il mio giudizio è giusto, perché non cerco la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato. Parola del Signore

 

“CHI ASCOLTA LA MIA PAROLA E CREDE A COLUI CHE MI HA MANDATO, HA LA VITA ETERNA E NON VA INCONTRO AL GIUDIZIO, MA E’ PASSATO DALLA MORTE ALLA VITA”. (Gv. 5,24)

Per sopravvivenza, per quieto vivere, per egoismo, ci si abitua a tutto, anche a vivere, e  i nostri giorni si accumulano uno sull’altro, uguali e banali finché un giorno ti risvegli e scopri di esserti talmente abituato alla vita da non averla vissuta. Ci si abitua perfino alla religione, a Dio, al Vangelo di Gesù, a tutto abbiamo dato posto in schemi artefatti e vorremmo che anche Dio fosse ben incasellato al suo posto. Ma poi, meno male, incocci un bel giorno una frase di Gesù come quella di oggi e, se la prendi sul serio, essa ti dà uno di quegli scossoni da mandare in frantumi i castelli delle abitudini che per anni hai accumulato sulla tua testa. Nella tua fede, infatti, hai sempre pensato che vita eterna, inferno e paradiso, giudizio particolare e giudizio universale fossero cose che sarebbero successe “dopo”, cose a cui, sì, bisognava prepararsi, ma sempre future. E Gesù non ci dice che il “dopo” non sarà così, ma ci dice anche che “oggi” è già così.

Gesù ci dice: “La vita eterna non comincia dal giorno della tua morte, ma da quello della tua nascita; tu ci sei già dentro; se ascolti la mia parola e quella del Padre stai già compiendo il tuo giudizio e quello del mondo, stai già scegliendo di stare con me o contro di me, stai già sperimentando la morte o la risurrezione!”.

Se ho capito questo, se credo alla parola di Gesù, allora questa mia giornata non è solo un succedersi di ore, di piccoli o grandi impegni, è l’eternità. Gesù oggi è vivo, muore e risorge per me, il perdono di Dio è adesso, la festa per me, figlio prodigo che ha deciso di tornare a casa, è pronta ora; in questo momento gli angeli e i santi gioiscono per i doni della misericordia che il Padre riversa su di me, se sono disposto ad accoglierli. Altro che abitudine, altro che banalità di un giorno come tanti altri! Oggi per me può davvero essere l’alba della creazione!

 

 

GIOVEDI’ 6 MARZO

Una scheggia di preghiera:

 

PARLA, SIGNORE, IL TUO SERVO TI ASCOLTA.

 

Tra i santi ricordati oggi: Santa Agnese di Boemia, Clarissa; Sant’Ezio, martire; San Marciano, Vescovo.

Hanno detto: Le abitudini prese in gioventù per lo più durano tutta la vita. (San Giovanni Bosco)

Saggezza popolare: Il pazzo che non può sradicare una ginestra vuole abbattere un abete.

Un aneddoto: Durante il Concilio di Trento, qualcuno insisteva nel dire che l’unica regola di fede dev’essere la Bibbia presa alla lettera, senza tante discussioni. Così dicendo, metteva as­sieme a casaccio molte frasi della Scrittura, collegandole tra loro. Un padre del Concilio gli rispose: “Se è veramente così, perché non mettere in pratica alla lettera quanto dice la Bibbia a proposito di Giuda, che tradì Gesù e ‘poi andò ad impiccarsi’...? Un altro passo della Scrittura dice infatti:  “Va’ e fa’ anche tu altrettanto”!...”

Parola di Dio: Es. 32,7-14; Sal. 105; Gv. 5,31-47

 

Vangelo Gv 5, 31-47

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, Gesù disse ai Giudei: «Se fossi io a render testimonianza a me stesso, la mia testimonianza non sarebbe vera; ma c'è un altro che mi rende testimonianza, e so che la testimonianza che egli mi rende è verace. Voi avete inviato messaggeri da Giovanni ed egli ha reso testimonianza alla verità. Io non ricevo testimonianza da un uomo; ma vi dico queste cose perché possiate salvarvi. Egli era una lampada che arde e risplende, e voi avete voluto solo per un momento rallegrarvi alla sua luce. Io però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato. E anche il Padre, che mi ha mandato, ha reso testimonianza di me. Ma voi non avete mai udito la sua voce, né avete visto il suo volto, e non avete la sua parola che dimora in voi, perché non credete a colui che egli ha mandato. Voi scrutate le Scritture credendo di avere in esse la vita eterna; ebbene, sono proprio esse che mi rendono testimonianza. Ma voi non volete venire a me per avere la vita. Io non ricevo gloria dagli uomini. Ma io vi conosco e so che non avete in voi l'amore di Dio. Io sono venuto nel nome del Padre mio e voi non mi ricevete; se un altro venisse nel proprio nome, lo ricevereste. E come potete credere, voi che prendete gloria gli uni dagli altri, e non cercate la gloria che viene da Dio solo? Non crediate che sia io ad accusarvi davanti al Padre; c'è gia chi vi accusa, Mosè, nel quale avete riposto la vostra speranza. Se credeste infatti a Mosè, credereste anche a me; perché di me egli ha scritto. Ma se non credete ai suoi scritti, come potrete credere alle mie parole?». Parola del Signore

 

“VOI SCRUTATE LE SCRITTURE… EBBENE SONO PROPRIO ESSE CHE MI RENDONO TESTIMONIANZA. MA VOI NON VOLETE VENIRE A ME PER AVERE LA VITA.”

(Gv. 5,39-40)

Non vi è mai capitato di leggere interi capitoli dell’Antico Testamento o pagine di Vangelo con superficialità, abitudine, distrazione? Oppure, sentendo leggere la nascita di Gesù o la sua passione e morte, non vi è mai scappato di dire: “Tutti gli anni è sempre uguale! Ma, queste cose le sappiamo già!”. Qualche volta, poi, scrutiamo le Scritture per i nostri fini, vorremmo trovare risposte ben chiare od ogni nostro problema, cerchiamo la giustificazione al nostro agire, vivisezioniamo parole e racconti fino al punto di perdere di vista il loro fine e il loro messaggio. La Bibbia, senza Dio, è solo un vecchio, noioso, terribile, libro di storia e di mitologia. I Vangeli senza Gesù, vero uomo e vero Dio venuto per noi, possono essere un libro edificante, la raccolta del meglio di certa sapienza umana o le parole di un gruppo di invasati. Quando apri quel libro, non fermarti alle apparenze: cerca il tocco del Maestro! Gesù ci dà l’unica chiave per poter leggere la Sacra Scrittura e interpretarla correttamente: è Lui il centro della storia della salvezza; tutto quello che è avvenuto prima era in vista di Gesù e tutto quello che è avvenuto nella storia della Chiesa è conseguenza di Gesù Salvatore del mondo. Se Gesù è “l’Alfa e l’Omega, il principio e la fine”, tutta la Bibbia è in funzione di Lui e ogni pagina dell’Antico e del Nuovo Testamento non può essere letta se con Lui, in Lui e per Lui. Che senso avrebbero i Profeti se non ci fosse Gesù?, che senso avrebbero le storie dei Patriarchi o la storia della Chiesa nascente se non ci fosse alla base Gesù? Quando dunque apri le Scritture, chiediti sempre: Gesù che cosa mi vuol dire? Lui è la Parola definitiva del Padre. Lui è la Parola di vita che può illuminare il mio cammino. Non fermarti solo alla storia passata, alla sua interpretazione esegetica, pensa che Gesù in questo momento vuoi dirti qualcosa, vuol far giungere a te la sua grazia che salva, oggi.

 

 

VENERDI’ 7 MARZO

Una scheggia di preghiera:

 

DALLA FALSITA’ IPOCRITA, LIBERCI O SIGNORE.

 

Tra i santi ricordati oggi: Sante Perpetua e Felicita, martiri; San Gaudioso, vescovo

Hanno detto: Chi non frena le piccole collere diventerà furibondo e insopportabile; chi si abitua a mentire scherzando è in grave pericolo di mentire fino alla calunnia. (San Francesco di Sales)

Saggezza popolare: Con cavalli buoni non servono speroni.

Un aneddoto: Ad un critico dei suoi lavori biblici, San Girolamo che trascorreva notti intere nello studio della Sacra Scrittura, diede questa risposta: “Ho consumato più olio io nella lucerna che tu vino nello stomaco”.

Parola di Dio: Sap. 2,1.12-22; Sal 33; Gv. 7,1-2.10.25-30

 

1^ Lettura Sap 2, 1. 12-22

Dal libro della Sapienza.

Dicono gli empi tra sé con ragionamenti errati:Tendiamo insidie al giusto, perché ci è di imbarazzo ed è contrario alle nostre azioni; ci rimprovera le trasgressioni della legge e ci rinfaccia le mancanze contro l'educazione da noi ricevuta. Proclama di possedere la conoscenza di Dio e si dichiara figlio del Signore. E' diventato per noi una condanna dei nostri sentimenti; ci è insopportabile solo al vederlo, perché la sua vita è diversa da quella degli altri, e del tutto diverse sono le sue strade. Moneta falsa siamo da lui considerati, schiva le nostre abitudini come immondezze. Proclama beata la fine dei giusti e si vanta di aver Dio per padre. Vediamo se le sue parole sono vere; proviamo ciò che gli accadrà alla fine. Se il giusto è figlio di Dio, egli l'assisterà, e lo libererà dalle mani dei suoi avversari. Mettiamolo alla prova con insulti e tormenti, per conoscere la mitezza del suo carattere e saggiare la sua rassegnazione. Condanniamolo a una morte infame, perché secondo le sue parole il soccorso gli verrà». La pensano così, ma si sbagliano; la loro malizia li ha accecati. Non conoscono i segreti di Dio; non sperano salario per la santità né credono alla ricompensa delle anime pure. Parola di Dio

 

“TENDIAMO INSIDIE AL GIUSTO, PERCHÉ CI È DI IMBARAZZO ED È CONTRARIO ALLE NOSTRE AZIONI”. (Sap. 2,12)

Il brano del libro della Sapienza è profondamente vero. Anche oggi, chi si sforza di vivere secondo la verità e la carità del Vangelo deve scontrarsi con la malvagità e l'astuzia di chi non tollera che la propria condotta perversa sia anche solo tacitamente riprovata dalla condotta buona del giusto. E il giusto si trova la strada sbarrata: carriera interrotta, disprezzo e denigrazione, calunnie, perdita degli "amici", danni economici, incomprensioni nella stessa propria famiglia... Così è successo per Gesù: dava fastidio, metteva in evidenza l’ipocrisia. Il guaio e che oggi  capita a noi cristiani di comportarci in questo modo, di trascurare il Signore, di “chiuderlo in chiesa” perché ci dà fastidio, ci scombina i programmi, ci propone dei cambiamenti drastici e allora, pur non escludendolo, cerchiamo mille modi per neutralizzarlo, per renderlo il più innocuo possibile. Ma Gesù pur nella sua mitezza e misericordia continua a gridarci con tutto se stesso: “Non si può servire a due padroni”.

 

 

SABATO 8 MARZO

Una scheggia di preghiera:

 

CREDO, SIGNORE, AIUTAMI NELLA MIA INCREDULITA’.

 

Tra i santi ricordati oggi: San Giovanni di Dio; San Giuliano da Toledo; San Ponzio

Hanno detto: Gli uomini si abituano a tutto con una spaventevole rapidità. (Bertrand Russel)

Saggezza popolare: Il buon marinaio si conosce nella tempesta.

Un aneddoto: Enrico VIII, venuto a conoscenza dei gravi insulti che contro di lui aveva proferito Francesco I, ebbe un eccesso di bile ed ordinò al cancelliere Tommaso Moro di andare subito in Francia per lanciare sul muso del re le ingiurie di cui nella foga del dire offriva saggi. Il santo Cancelliere attese che sbollisse alquanto la collera e poi modestamente fece osservare che tale ambasceria poteva costargli la vita.“Non temete – sentenziò Enrico – se Francesco troncherà la vostra testa, io farò decapitare tutti i francesi che si trovano nei miei domini”. Il faceto Cancelliere replicò: “Sono molto obbligato a vostra maestà, ma dubito molto che tra tante teste riesca a trovarne una che si adatti alle mie spalle”

Parola di Dio: Ger.11,18-20; Sal.7; Gv. 7,40-53

 

Vangelo Gv 7, 40-53

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, all'udire queste parole, alcuni fra la gente dicevano:"Questi è davvero il profeta!". Altri dicevano: "Questi è il Cristo!". Altri invece dicevano: "Il Cristo viene forse dalla Galilea? Non dice forse la Scrittura che il Cristo verrà dalla stirpe di Davide e da Betlemme, il villaggio di Davide?". E nacque dissenso tra la gente riguardo a lui. Alcuni di loro volevano arrestarlo, ma nessuno gli mise le mani addosso. Le guardie tornarono quindi dai sommi sacerdoti e dai farisei e questi dissero loro: "Perché non lo avete condotto?". Risposero le guardie: "Mai un uomo ha parlato come parla quest'uomo!". Ma i farisei replicarono loro: "Forse vi siete lasciati ingannare anche voi? Forse gli ha creduto qualcuno fra i capi, o fra i farisei? Ma questa gente, che non conosce la Legge, è maledetta!". Disse allora Nicodèmo, uno di loro, che era venuto precedentemente da Gesù: "La nostra Legge giudica forse un uomo prima di averlo ascoltato e di sapere ciò che fa?". Gli risposero: «Sei forse anche tu della Galilea? Studia e vedrai che non sorge profeta dalla Galilea». E tornarono ciascuno a casa sua. Parola del Signore

 

“E NACQUE DISSENSO TRA LA GENTE RIGUARDO A LUI… E TORNARONO CIASCUNO A CASA SUA”.(Gv. 7,43; 7,53)

Già fin dalle prime pagine del Vangelo, quando Gesù viene presentato al Tempio, il vecchio Simeone dice di Lui: “Egli è qui, segno di contraddizione”. Gesù era segno di contraddizione: c’era chi credeva in Lui come Messia, come Figlio di Dio incarnato, chi gli andava dietro per vedere o ottenere miracoli, chi ammirava le sue parole senza pronunciarsi su di Lui, chi lo riteneva un millantatore, un bugiardo, un bestemmiatore, chi gioiva per poterlo avere a pranzo a casa sua e chi avrebbe voluto solo “estirpare la mala pianta”. E oggi non è forse ancora così? Gesù è l’uomo più amato e più disprezzato della terra, c’è chi crede in Lui, chi è fanatico, chi si fa scudo del suo nome per nascondere i propri desideri e progetti, chi lo cerca solo in certe occasioni, chi bestemmia il suo nome, chi lo identifica con una religione e chi lo aborrisce proprio perché una religione dice di rappresentarlo. Gesù è il punto di divisione come aveva annunciato il vecchio Simeone al tempio, è la scelta “O con me o contro di me” è il giudizio del nostro presente e del nostro futuro: “Chi crede in me ha la vita eterna”. Sta dunque a noi scegliere. Ma il Vangelo ci mette in guardia anche contro un’altra cosa. Non pensiamo di far dipendere la nostra scelta su Gesù solo da ragionamenti e discussioni. Avete sentito che cosa succede nel Vangelo. Tutti discutono, tutti dicono la propria opinione, si insultano persino per aver pensato uno una cosa diversa dall’altro… e poi? “E tornarono ciascuno a casa sua”. Le parole, gli arzigogoli intellettuali, le prese di posizione per…, le discussioni, lasciano il tempo che trovano, anzi, spesso dopo una discussione si rischia di essere nemici e ciascuno ancor più convinto della propria opinione. Parliamo pure di Gesù, confrontiamoci sul vangelo, approfondiamo la fede con il dono dell’intelligenza, ma è nel tuo e nel mio cuore che possiamo e dobbiamo scegliere il Signore non tanto per dirgli : “Ho capito, sono sicuro, ho le prove…”, ma per dirgli. “Grazie, Credo, aiutami nella mia incredulità, Ti amo”.

 

 

DOMENICA 9 MARZO: V DOMENICA DI QUARESIMA A

Una scheggia di preghiera:

 

TU, O GESU’, SEI LA RISURREZIONE E LA VITA.

 

Tra i santi ricordati oggi: Santa Francesca Romana; Santa Caterina da Bologna; San Gregorio di Nissa

Hanno detto: La sola abitudine che si deve lasciar prendere al bambino è di non prenderne nessuna. (Rousseau)

Saggezza popolare: L'operaio incapace incolpa lo strumento difettoso.

Un aneddoto: L’ imperatore Teodosio aveva ordinato le stragi di Tessalonica dove migliaia e migliaia di infelici caddero sotto le spade dei sicari. Giunto a Milano voleva recarsi alla cattedrale ma trovò sulla porta il vescovo Ambrogio che lo respinse dicendo: “Con quali occhi osi mirare il tempio di Dio, con quali piedi oserai calpestare queste sacre soglie? Le tue mani sono ancora stillanti di sangue”. Teodosio arretrò; voleva insistere, ma di fronte al coraggioso rimprovero, dopo un istante di riflessione, piegò le ginocchia e piangendo lacrime di pentimento domandò perdono.

Parola di Dio: Ez. 37,12-14; Sal.129; Rm 8,8-11; Gv. 11,1-45

 

Vangelo Gv 11, 1-45

Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, era malato un certo Lazzaro di Betania, il villaggio di Maria e di Marta sua sorella. Maria era quella che aveva cosparso di olio profumato il Signore e gli aveva asciugato i piedi con i suoi capelli; suo fratello Lazzaro era malato. Le sorelle mandarono dunque a dirgli: “Signore, ecco, il tuo amico è malato”. All'udire questo, Gesù disse: “Questa malattia non è per la morte, ma per la gloria di Dio, perché per essa il Figlio di Dio venga glorificato”. Gesù voleva molto bene a Marta, a sua sorella e a Lazzaro. Quand'ebbe dunque sentito che era malato, si trattenne due giorni nel luogo dove si trovava. Poi, disse ai discepoli: “Andiamo di nuovo in Giudea!”. I discepoli gli dissero: “Rabbì, poco fa i Giudei cercavano di lapidarti e tu ci vai di nuovo?”. Gesù rispose: “Non sono forse dodici le ore del giorno? Se uno cammina di giorno, non inciampa, perché vede la luce di questo mondo; ma se invece uno cammina di notte, inciampa, perché gli manca la luce”. Così parlò e poi soggiunse loro: “Il nostro amico Lazzaro s'è addormentato; ma io vado a svegliarlo”. Gli dissero allora i discepoli: “Signore, se s'è addormentato, guarirà”. Gesù parlava della morte di lui, essi invece pensarono che si riferisse al riposo del sonno. Allora Gesù disse loro apertamente: “Lazzaro è morto e io sono contento per voi di non essere stato là, perché voi crediate. Orsù, andiamo da lui!”. Allora Tommaso, chiamato Didimo, disse ai condiscepoli: “Andiamo anche noi a morire con lui!”. Venne dunque Gesù e trovò Lazzaro che era già da quattro giorni nel sepolcro. Betania distava da Gerusalemme meno di due miglia e molti Giudei erano venuti da Marta e Maria per consolarle per il loro fratello. Marta dunque, come seppe che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. Marta disse a Gesù: “Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! Ma anche ora so che qualunque cosa chiederai a Dio, egli te la concederà”. Gesù le disse: “Tuo fratello risusciterà”. Gli rispose Marta: “So che risusciterà nell'ultimo giorno”. Gesù le disse: “Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morrà in eterno. Credi tu questo?”. Gli rispose: “Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio che deve venire nel mondo”. Dopo queste parole se ne andò a chiamare di nascosto Maria, sua sorella, dicendo: “Il Maestro è qui e ti chiama”. Quella, udito ciò, si alzò in fretta e andò da lui. Gesù non era entrato nel villaggio, ma si trovava ancora là dove Marta gli era andata incontro. Allora i Giudei che erano in casa con lei a consolarla, quando videro Maria alzarsi in fretta e uscire, la seguirono pensando: “Va al sepolcro per piangere là”. Maria, dunque, quando giunse dov'era Gesù, vistolo si gettò ai suoi piedi dicendo: “Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!”. Gesù allora quando la vide piangere e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, si commosse profondamente, si turbò e disse: “Dove l'avete posto?”. Gli dissero: “Signore, vieni a vedere!”. Gesù scoppiò in pianto. Dissero allora i Giudei: “Vedi come lo amava!”. Ma alcuni di loro dissero: “Costui che ha aperto gli occhi al cieco non poteva anche far sì che questi non morisse?”. Intanto Gesù, ancora profondamente commosso, si recò al sepolcro; era una grotta e contro vi era posta una pietra. Disse Gesù: “Togliete la pietra!”. Gli rispose Marta, la sorella del morto: “Signore, gia manda cattivo odore, poiché è di quattro giorni”. Le disse Gesù:“Non ti ho detto che, se credi, vedrai la gloria di Dio?”. Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: “Padre, ti ringrazio che mi hai ascoltato. Io sapevo che sempre mi dai ascolto, ma l'ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato”. E, detto questo, gridò a gran voce: “Lazzaro, vieni fuori!”. Il morto uscì, con i piedi e le mani avvolti in bende, e il volto coperto da un sudario. Gesù disse loro: “Scioglietelo e lasciatelo andare”. Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di quel che egli aveva compiuto, credettero in lui. Parola del Signore

 

“NON TI HO DETTO CHE SE CREDI VEDRAI LA GLORIA DI DIO?” (Gv. 11,40)

Le letture di questa domenica ci portano a riconoscere in Cristo Colui che è e che ci dà la vita. Chi accoglie la sua parola e aderisce alla sua persona è in grado di spezzare il dominio della morte. E Gesù lo sottolinea nella risurrezione di Lazzaro, dove non solo vuol farci capire che in casi eccezionali la morte fisica può essere superata dalla fede nel Dio della vita, ma dove, anticipandoci la sua risurrezione, ci vuol far capire che ogni forma di morte con Lui può essere superata. I diversi personaggi del racconto sono condotti da Gesù a compiere il passo della fede. Chi riesce a fare questo passo ha già quella fede che si manifesterà in pienezza nella risurrezione finale. La morte fisica rimane, ma ha perso il suo ‘pungiglione’, diventa solo ‘passaggio’. Il duello tra il bene e il male, tra la vita e la morte, è uno scontro che sta davanti agli occhi di tutti. Il nostro mondo rivela la sua tragica maschera là dove la vita è umiliata e offesa in tutte le peggiori forme… E ancora, nei rapporti interpersonali, nelle violenze verbali, nei tradimenti dell’amore e dell’amicizia, nei sordi rancori che sono veri e propri attentati alla vita. Proprio in questi momenti la speranza cristiana che non si fonda sulle nostre forze umane ma su Gesù morto e risorto per noi afferma la possibilità di un mondo nuovo perché la potenza vincitrice in Cristo si è già manifestata.

 

 

LUNEDI’ 10 MARZO

Una scheggia di preghiera:

 

FA’ CRESCERE IN ME LA RICONOSCENZA PER IL TUO AMORE.

 

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Anastasia di Costantinopoli; San Caio; San Macario di Gerusalemme.

Hanno detto: L'aborto è il più grande distruttore della pace perché, se una madre può uccidere il suo stesso figlio, cosa impedisce che io uccida te e che tu uccida me? Non c'è più nessun ostacolo. (Madre Teresa di Calcutta)

Saggezza popolare: A chi è ben vestito molti fan credito, e lo giudicano sapiente, benché sia un idiota. (detto Latino)

Un aneddoto: Fernando (nome di Battesimo di S. Antonio) amava tanto Dio e i genitori. L'amore per Dio lo dimostrava con lunghe preghiere, e l'amore a papà e mamma con l'obbedienza pronta e lieta. Alla voce dei genitori che lo chiamavano, egli era pronto a lasciare il gioco e anche la preghiera. Una volta il Signore premiò il suo ardente desiderio di andare in chiesa in questo modo: era la stagione in cui nei campi biondeggia il frumento e le passere, a stormi, si calano sulle spighe producendo danni. Il padre affidò a Fernando il compito di sorvegliare il campo allontanando le passere durante la sua assenza. Il fanciullo ubbidì, ma dopo un'ora senti un grande desiderio di andare in chiesa a pregare. Allora chiamò a raccolta tutte le passere e le rinchiuse in una stanza della casa. Quando il padre ritornò, si meravigliò di non trovare Fernando nel campo e lo chiamò per sgridarlo. Ma il figlio lo rassicurò che neppure un chicco di grano era stato mangiato; lo condusse in casa e gli mostrò le passere prigioniere poi apri le finestre e le lasciò libere. Il padre, sorpreso, strinse al cuore e baciò il figlio straordinario.

Parola di Dio: Dn. 13,1-9.15-17.19-30.33-62; Sal.22; Gv. 8,1-11

 

Vangelo Gv 8, 1-11

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, Gesù si avviò allora verso il monte degli Ulivi. Ma all'alba si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui ed egli, sedutosi, li ammaestrava. Allora gli scribi e i farisei gli conducono una donna sorpresa in adulterio e, postala nel mezzo, gli dicono: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». Questo dicevano per metterlo alla prova e per avere di che accusarlo. Ma Gesù, chinatosi, si mise a scrivere col dito per terra. E siccome insistevano nell'interrogarlo, alzò il capo e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei». E chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Ma quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani fino agli ultimi. Rimase solo Gesù con la donna là in mezzo. Alzatosi allora Gesù le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed essa rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù le disse: « Neanche io ti condanno; và e d'ora in poi non peccare più». Parola del Signore

 

“GESU’ LE DISSE: VA’ E D’ORA IN POI NON PECCARE PIU’ ”. (Gv.8,11)

Una riflessione molto parziale nell’insieme del brano di Vangelo odierno, quella che vi suggerisco oggi, ma una riflessione che più volte mi ha fatto pensare: Gesù nella sua misericordia che sa leggere i cuori al di là di quello che manifestano le opere, non condanna la peccatrice, anzi la manda libera, sia dal peccato che dalla pena ma le chiede di non peccare più. Anche nei nostri confronti più volte Gesù si è comportato in questo modo ci perdona, ma ci chiede di non peccare più. Io so che nulla è impossibile a Dio e che quindi la sua grazia può  vincere ogni male presente in me: di Lui mi fido, ma non mi fido di me! In certi momenti mi sento forte, capace di combattere, disposto anche a soffrire per vincere il male, per essere riconoscente a colui che senza meriti da parte mia mi ha perdonato… ma conosco la mia debolezza, e le falle della mia vita le conosce anche il tentatore che continua a provarci e spesso ci riesce… A questo punto la tentazione è quella dello scoraggiamento! E invece la misericordia di Dio ci è vicina anche in questi momenti. Vuole che non ci inorgogliamo, che mettiamo sempre di più Lui al centro della nostra debolezza, non si spaventa neppure delle nostre ricadute se vede però al di là di tutto l’impegno di amare sempre un po’ di più. Coraggio dunque nella nostra debolezza Gesù è con noi sia nelle tentazioni, sia nelle vittorie, sia nelle sconfitte.

 

 

MARTEDI’ 11 MARZO

Una scheggia di preghiera:

 

SALVACI, SIGNORE, DALLA MORMORAZIONE E DAL PESSIMISMO.

 

Tra i santi ricordati oggi: San Costantino; Santa Rosina, Santa Fina.

Hanno detto: Solo chi accetta se stesso sarà capace di accogliere gli altri. (Pedro Casaldaliga)

Saggezza popolare: Non si può mutare la natura di un uomo mutandolo d'abito. (Prov. Cinese)

Un aneddoto: Nella predicazione Sant’Antonio raccomandava molto il distacco dalle cose di questo mondo e l'amore alla povertà. Il Signore volle dare maggiore autorità alle parole del Santo con un prodigio strepitoso. Mentre egli predicava a Firenze, morì un uomo molto ricco che non aveva voluto ascoltare le esortazioni del Santo. I parenti del defunto vollero che i funerali fossero splendidi e invitarono frate Antonio a tenere l'elogio funebre. Grande fu la loro indignazione quando udirono il santo frate commentare le parole del vangelo: “Dove è il tuo tesoro, ivi è Il tuo cuore”, dicendo che il morto era stato un avaro ed un usuraio. Per rispondere all'ira dei parenti ed amici il Santo disse: "Andate a vedere nel suo scrigno e vi troverete il cuore". Essi andarono e, con grande stupore, lo trovarono palpitante in mezzo al denaro e ai gioielli. Chiamarono pure un chirurgo perché aprisse il petto al cadavere. Questi venne, fece l'operazione e lo trovò senza cuore. Dinanzi a tale prodigio parecchi avari e usurai si convertirono e cercarono di riparare al male compiuto.

Parola di Dio: Nm. 21,4-9; Sal. 101; Gv. 8,21-30

 

1^ Lettura Nm 21, 4-9

Dal libro dei Numeri.

In quei giorni, gli Israeliti partirono dal monte Cor, dirigendosi verso il Mare Rosso per aggirare il paese di Edom. Ma il popolo non sopportò il viaggio. Il popolo disse contro Dio e contro Mosè: «Perché ci avete fatti uscire dall'Egitto per farci morire in questo deserto? Perché qui non c'è né pane né acqua e siamo nauseati di questo cibo così leggero». Allora il Signore mandò fra il popolo serpenti velenosi i quali mordevano la gente e un gran numero d'Israeliti morì. Allora il popolo venne a Mosè e disse: «Abbiamo peccato, perché abbiamo parlato contro il Signore e contro di te; prega il Signore che allontani da noi questi serpenti». Mosè pregò per il popolo. Il Signore disse a Mosè: «Fatti un serpente e mettilo sopra un'asta; chiunque, dopo essere stato morso, lo guarderà resterà in vita». Mosè allora fece un serpente di rame e lo mise sopra l'asta; quando un serpente aveva morso qualcuno, se questi guardava il serpente di rame, restava in vita. Parola di Dio

 

“FATTI UN SERPENTE DI RAME E METTILO SOPRA UN ASTA; CHIUNQUE, DOPO ESSERE STATO MORSO LO GUARDERA’, RESTERA’ IN VITA”. (Nm. 21,8)

Il racconto del libro dei Numeri oltre che presentarci un fatto della storia di Israele ha un profondo valore simbolico. I serpenti che mordono e uccidono sono le stesse mormorazioni del popolo che, vedendo solo le proprie sofferenze, non sa più vedere le grazie di Dio e uccide se stesso perché diventa pessimista, negativo e ateo. Ma lo stesso “serpente” innalzato diventa motivo di salvezza cioè Dio non abbandona il suo popolo e trasforma il male in bene. Questa figura è stata applicata a Gesù, il quale venne in mezzo a noi e si caricò di tutto il nostro male per crocifiggerlo con il suo corpo offerto sulla croce e chiunque guarda a quella croce con fede viene redento, liberato dal male, salvato. Spesso noi non vogliamo sentire parlare di sofferenze, di prove e quando queste capitano nella nostra vita noi brontoliamo e vogliamo solo allontanarle e in certi casi, siccome questo è impossibile diventiamo negativi, pessimisti e qualche volta ce la prendiamo con Dio che consideriamo ‘ingiusto’. Eppure proprio guardando a Gesù dovremo imparare anche noi a trasformare il male in bene, a non vedere solo il male come punizione, a saper offrire la propria sofferenza con fiducia in Dio. Ne guadagneremmo certamente noi in salute e in serenità, ne guadagnerebbero coloro che ci sono vicini perché non sarebbero volenti o nolenti partecipi della nostra negatività e soprattutto ne guadagnerebbe la nostra fede che diventerebbe anche in quei momenti abbandono fiducioso alla volontà di Dio.

 

 

MERCOLEDI’ 12 MARZO

Una scheggia di preghiera:

 

LIBERACI, SIGNORE, DALLA SCHIAVITU’ DEL PECCATO.

 

Tra i santi ricordati oggi: San Massimiliano; Sant’ Innocenzo I, Papa; San Nicodemo, abate.

Hanno detto: Chi vuol piacere a tutti non piace a nessuno. (Esopo)

Saggezza popolare: Non vi fu mai bell’abito che non divenisse cencio.

Un aneddoto: A Ferrara, c’era grande conflitto tra moglie e marito in una famiglia di gente tranquilla: il marito non voleva riconoscere come suo il bambino che la moglie aveva dato alla luce poco tempo prima, ed era invelenito per il sospetto tradimento. Fu chiamato sant’Antonio, a dirimere questa grave controversia:“Dio sa come” gli dissero le donne, che vennero a chiamarlo nel convento francescano della città. Antonio non si scompose. Si recò nella casa guidato dalle donne, prese in braccio il bambino e dolcemente gli chiese:“In nome di Dio, dimmi chi è tuo padre”e il neonato, senza esitazione, pronunciò il nome con voce chiara. E così la pace tornò in quella casa.

Parola di Dio: Dn.3,14-20.46-50.91-92.95; Cant. da Dn. 3,52-56; Gv. 8,31-42

 

Vangelo Gv 8, 31-42

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, Gesù disse a quei Giudei che avevano creduto in lui: «Se rimanete fedeli alla mia parola, sarete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi». Gli risposero: «Noi siamo discendenza di Abramo e non siamo mai stati schiavi di nessuno. Come puoi tu dire: Diventerete liberi?». Gesù rispose: «In verità, in verità vi dico: chiunque commette il peccato è schiavo del peccato. Ora lo schiavo non resta per sempre nella casa, ma il figlio vi resta sempre; se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero. So che siete discendenza di Abramo. Ma intanto cercate di uccidermi perché la mia parola non trova posto in voi. Io dico quello che ho visto presso il Padre; anche voi dunque fate quello che avete ascoltato dal padre vostro!». Gli risposero: «Il nostro padre è Abramo». Rispose Gesù: «Se siete figli di Abramo, fate le opere di Abramo! Ora invece cercate di uccidere me, che vi ho detto la verità udita da Dio; questo, Abramo non l'ha fatto. Voi fate le opere del padre vostro». Gli risposero: «Noi non siamo nati da prostituzione, noi abbiamo un solo Padre, Dio!». Disse loro Gesù: «Se Dio fosse vostro Padre, certo mi amereste, perché da Dio sono uscito e vengo; non sono venuto da me stesso, ma lui mi ha mandato. Parola del Signore

 

“CHIUNQUE COMMETTE IL PECCATO E’ SCHIAVO DEL PECCATO”. (Gv. 8,34)

Il peccato si presenta a noi come libertà, ad esempio: è bella quella cosa, la voglio ad ogni costo, per essa sono disposto ad imbrogliare, a fare del male ad un altro, magari a privarlo di quella cosa… Eppure il peccato è prima di tutto imbroglio, ti si presenta come libertà, verità, bellezza e invece poi ti rende schiavo, inficia la bellezza, relativizza la verità  e ne diventiamo schiavi. Quante volte fatto il primo passo diventa difficile tornare indietro. Certi peccati, certe scelte sbagliate si pagano per tutta la vita e spesso un errore chiede un altro errore, un peccato un altro peccato… qualche volta diventa addirittura abitudine, per cui si vive nel falso, non si riconosce più il bene e il male, si sprofonda sempre di più in un egoismo incapace di vedere e in una volontà incapace di agire. I Giudei dicevano a Gesù di essere liberi perché erano discendenza di Abramo. Gesù dice che invece la vera libertà non consiste nell’appartenere ad una o ad un’altra religione, ma nell’accettare Dio e il suo progetto su di noi. Se dunque ci scoprissimo peccatori, incapaci di  liberarci dal nostro peccato, ma ugualmente scoprissimo la grandezza e la misericordia di Dio e del suo Cristo morto in croce per noi potremmo ritornare ad essere liberi dal peccato, non tanto per le nostre povere forze che continuano ad essere deboli quanto per quel Dio a cui “nulla è impossibile”.

 

 

GIOVEDI’ 13 MARZO

Una scheggia di preghiera:

 

GESU’, CHI CREDE IN TE NON MORIRA’ IN ETERNO!

 

Tra i santi ricordati oggi: San Rodrigo; Santa Modesta.

Hanno detto:

Non v'è cosa più debole dell'acqua, eppure non v'è nulla che la superi nel vincere ciò che è forte e duro. Così la dolcezza vince la rigidezza. (Lao Tze)

Saggezza popolare: Non tutti gli abiti vanno bene a tutti.

Un aneddoto: Il Curato d' Ars, quand'era seminarista, si imbatté in un esaminatore severissimo. L'esame fu un vero disastro. Alla fine il professore gli disse: "Caro Vianney, lei è un perfetto ignorante. Che cosa vuole che ne facciamo di un asino?" Al che il santo rispose: "Se Sansone è riuscito ad abbattere 3000 Filistei con una sola mascella d'asino, che cosa non potrà fare il Signore con un asino completo?”.

Parola di Dio: Gn.17,3-9; Sal. 104; Gv. 8,51-59

 

Vangelo Gv 8, 51-59

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, disse Gesù ai Giudei: « In verità, in verità vi dico: se uno osserva la mia parola, non vedrà mai la morte». Gli dissero i Giudei: «Ora sappiamo che hai un demonio. Abramo è morto, come anche i profeti, e tu dici: "Chi osserva la mia parola non conoscerà mai la morte". Sei tu più grande del nostro padre Abramo, che è morto? Anche i profeti sono morti; chi pretendi di essere?». Rispose Gesù: «Se io glorificassi me stesso, la mia gloria non sarebbe nulla; chi mi glorifica è il Padre mio, del quale voi dite: "E' nostro Dio!", e non lo conoscete. Io invece lo conosco. E se dicessi che non lo conosco, sarei come voi, un mentitore; ma lo conosco e osservo la sua parola. Abramo, vostro padre, esultò nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e se ne rallegrò». Gli dissero allora i Giudei: «Non hai ancora cinquant'anni e hai visto Abramo?». Rispose loro Gesù: «In verità, in verità vi dico: prima che Abramo fosse, Io Sono». Allora raccolsero pietre per scagliarle contro di lui; ma Gesù si nascose e uscì dal tempio. Parola del Signore

 

“SE UNO OSSERVA LA MIA PAROLA, NON VEDRA’ MAI LA MORTE”. (Gv. 8,51)

I Giudei, davanti a questa parola di Gesù reagirono con sarcasmo, ma purtroppo per secoli, troppi cristiani hanno ascoltato distrattamente le medesime parole del Cristo, lasciandolo scivolare via come se non ci riguardassero. Gli effetti di questa non curanza si vedono nella nostra società che, per esorcizzare la paura della morte o la irride o ha nascosto o rimosso tutto ciò che parla di essa: malattia, dolore, vecchiaia. Il credente, invece, ricordando l’esperienza di Gesù nel Getzemani, non dovrebbe rimuovere nulla, neanche la paura della morte. Troverebbe infatti nell’impegno costante della preghiera e nell’ascolto della parola, la forza per affrontare quel mistero. E se il Signore non ci promette di liberarci dalla morte, ci aiuta però, a vivere il nostro ultimo momento come lo ha vissuto Lui, abbandonandosi al Padre. Imitando Gesù, ogni suo discepolo può trasformare la propria morte in un atto di vita. Non a caso la liturgia chiama “giorno natalizio” l’anniversario della morte dei santi. Dobbiamo dunque convertire in senso cristiano , la nostra vita, compreso il suo momento finale: la morte. E’ la fede che ci ottiene questo. Facciamo nostre le parole che Pietro disse a Gesù: “Signore, da chi andremo, tu solo hai parole di vita eterna”. Riconosciamo che la sua parola non può ingannarci perché è parola di vita; una vita che va oltre la morte, perché è la stessa che ha Dio, da sempre. Il cammino di questa Quaresima si concluderà con la celebrazione della risurrezione di Cristo, non con la sua morte; approfittiamone per illuminare con la luce della Pasqua anche la nostra fine terrena.

 

 

VENERDI’ 14 MARZO

Una scheggia di preghiera:

 

TU, O GESU’ SEI L’AMORE INCARNATO PER NOI.

 

Tra i santi ricordati oggi: S. Innocenzo, Vescovo; Santa Matilde di Sassonnia, regina.

Hanno detto: Una volta nel gregge, è inutile che abbai: scodinzola. (A. Cechov)

Saggezza popolare: Nulla è così nuovo che non sia già accaduto.

Un aneddoto: Il Curato d'Ars aveva un parrocchiano che si lamentava in continuazione. Invariabilmente terminava i suoi discorsi pessimistici dicendo: "Certo che il mondo è proprio brutto!" Un bel giorno il sacerdote non ne poté più e sbottò: "Se hai un brutto muso, è inutile che passi il tempo ad incolpare lo specchio".

Parola di Dio: Ger. 20,10-13; Sal. 17; Gv. 10,31-42

 

Vangelo Gv 10, 31-42

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, I Giudei portarono di nuovo delle pietre per lapidare Gesù. Egli disse loro: «Vi ho fatto vedere molte opere buone da parte del Padre mio; per quale di esse mi volete lapidare?». Gli risposero i Giudei: «Non ti lapidiamo per un'opera buona, ma per la bestemmia e perché tu, che sei uomo, ti fai Dio». Rispose loro Gesù: «Non è forse scritto nella vostra Legge: Io ho detto: voi siete dei? Ora, se essa ha chiamato dei coloro ai quali fu rivolta la parola di Dio (e la Scrittura non può essere annullata), a colui che il Padre ha consacrato e mandato nel mondo, voi dite: Tu bestemmi, perché ho detto: Sono Figlio di Dio? Se non compio le opere del Padre mio, non credetemi; ma se le compio, anche se non volete credere a me, credete almeno alle opere, perché sappiate e conosciate che il Padre è in me e io nel Padre». Cercavano allora di prenderlo di nuovo, ma egli sfuggì dalle loro mani. Ritornò quindi al di là del Giordano, nel luogo dove prima Giovanni battezzava, e qui si fermò. Molti andarono da lui e dicevano: «Giovanni non ha fatto nessun segno, ma tutto quello che Giovanni ha detto di costui era vero». E in quel luogo molti credettero in lui. Parola del Signore

 

“SE NON COMPIO LE OPERE DI DIO NON CREDETEMI” (Gv. 10,37)

Nel vangelo la fede è il riconoscimento di una persona viva, in mezzo agli uomini, di Colui che cammina con noi e che ci propone di vivere la sua vita. Gesù ha compiuto molte opere buone in mezzo al suo popolo, opere che avevano lo scopo di abbattere ogni ostacolo  al suo riconoscimento, ma che non sono state sufficienti per coloro che sono rimasti caparbiamente chiusi nel loro rifiuto. E’ come se Gesù dicesse a noi: “I segni per credere ci sono anche oggi ma i vostri occhi sono chiusi”. Noi spesso desidereremmo vedere dei miracoli ma anche quando questi sembrano succede, poi dubitiamo. Il fondamento della nostra fede non sono i miracoli, neanche quelli di Lourdes di cui la Chiesa si fa garante. Noi dobbiamo basare la nostra fede su Gesù crocifisso e risorto. Grazie e miracoli noi possiamo ottenerli da Dio, ma solo per rafforzare la nostra fede, non per fondarla. Il vero fondamento della fede è l’incontro con il segno Gesù, e Gesù è amore. Chi ha incontrato Gesù a sua volta dovrebbe diventare segno, cioè amore. Noi non siamo capaci di fare miracoli ma abbiamo la possibilità di amare. Ed è proprio questo che ci viene richiesto: essere segno concreto dello stesso amore di Gesù. Per questo Gesù, nel suo Testamento spirituale nel Cenacolo non ci chiederà altro che amarci gli uni gli altri.

 

 

SABATO 15 MARZO

Una scheggia di preghiera:

 

TU CI DONI LA TUA VITA: GRAZIE, SIGNORE.

 

Tra i santi ricordati oggi: Santa Luisa di Marillac; San Zaccaria; San Longino, martire.

Hanno detto: L'adorazione non è un privilegio di coloro che possono disporre  del tempo e che si trovano liberi dalla preoccupazione del pane quotidiano. L'adorazione non è un momento della vita, ma l'anima di tutti gli atti della vita. (Giovanni Barra)

Saggezza popolare: Chi t’accarezza più di quel che suole, o ti ha ingannato o ingannar ti vuole.

Un aneddoto: Girolamo aveva lasciato la sua villa sull’Aventino, i suoi studi classici a Roma, i suoi piaceri giovanili nel mondo e si era ritirato con Cristo in una grotta, presso Betlemme. Occupava le sue notti in preghiera e, austero penitente,si percuoteva il nudo petto con un sasso. Durante il giorno compiva con somma diligenza l’incarico ricevuto dal Papa: tradurre in lingua volgare  (a quei tempi era il latino) la Bibbia. Ma non era felice, quando pensava ai suoi peccati. Una notte gli apparve il Signore e gli disse: “Girolamo, hai ancora qualcosa di tuo da donarmi!” Rispose il santo: “Signore, cosa vuoi ancora? T’ho dato la vita, ritirandomi dal mondo. Ti dono l’intelligenza, mettendola al servizio della tua Parola. Ti dono il mio cuore”. Ma Gesù continuava: “Eppure, Girolamo, hai ancora qualcosa di tuo da donarmi!” E il santo dottore della Chiesa: “Tu sai, o Signore, tu sai che non ho più nulla da donarti. Mi sono ridotto povero e nudo con te”

“Lo so, Girolamo, lo so concluse alla fine Gesù; ma hai ancora qualcosa di veramente tuo da donarmi. Dammi i tuoi peccati! Dammi i tuoi peccati! Li voglio tutti perdonare, per farti felice!”

Parola di Dio: Ez. 37,21-28; Sal. da Ger.31,10-13;Gv. 11,45-56

 

Vangelo Gv 11, 45-56

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista della risurrezione di Lazzaro credettero in lui. Ma alcuni andarono dai farisei e riferirono loro quel che Gesù aveva fatto. Allora i sommi sacerdoti e i farisei riunirono il sinedrio e dicevano: «Che facciamo? Quest'uomo compie molti segni. Se lo lasciamo fare così, tutti crederanno in lui e verranno i Romani e distruggeranno il nostro luogo santo e la nostra nazione». Ma uno di loro, di nome Caifa, che era sommo sacerdote in quell'anno, disse loro: «Voi non capite nulla e non considerate come sia meglio che muoia un solo uomo per il popolo e non perisca la nazione intera». Questo però non lo disse da se stesso, ma essendo sommo sacerdote profetizzò che Gesù doveva morire per la nazione e non per la nazione soltanto, ma anche per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi. Da quel giorno dunque decisero di ucciderlo. Gesù pertanto non si faceva più vedere in pubblico tra i Giudei; egli si ritirò di là nella regione vicina al deserto, in una città chiamata Efraim, dove si trattenne con i suoi discepoli. Era vicina la Pasqua dei Giudei e molti dalla regione andarono a Gerusalemme prima della Pasqua per purificarsi. Essi cercavano Gesù e stando nel tempio dicevano tra di loro: «Che ve ne pare? Non verrà egli alla festa?». Parola del Signore

 

CAIFA DISSE: “E’ MEGLIO CHE UN UOMO SOLO MUOIA PIUTTOSTO CHE PERISCA LA NAZIONE INTERA”.(Gv. 11,50)

Siamo alla fine del cammino quaresimale e all’inizio della Settimana Santa di Gesù e Giovanni ci presenta il contrasto tra Gesù che dona la vita e coloro che non accettandolo, vogliono togliergli la vita. Gesù, con il gesto di far tornare alla vita Lazzaro ha in pratica firmato la sua condanna a morte. I buoni danno fastidio all’ordine costituito. Le paure e le lotte per il potere non lasciano spazio per la verità: meglio togliere di mezzo il giusto. Innocente o colpevole Gesù deve essere sacrificato alla ragione di stato. Il pensiero di Caifa può sembrare a prima vista il ragionamento di un consumato politico: Gesù ha molto seguito. Se il suo diventasse un movimento di insurrezione contro l’oppressione dei romani, essi non esiterebbero a fare un bagno di sangue, dunque è meglio estirpare la radice, cioè Gesù. Ma pur non sapendolo, il Sommo sacerdote dice la teologia della Redenzione: Gesù muore per noi. Noi da soli non potevamo salvarci, il nostro peccato ci aveva escluso dal rapporto con Dio; Gesù, Agnello innocente, offre Se stesso per noi, con la sua morte crocifigge il peccato, dalla sua morte noi acquistiamo la nuova libertà, il suo sangue ci redime. Ci apprestiamo a rivivere i misteri della grande settimana di Gesù. Nel contemplare la sua passione, morte, risurrezione ci guidi il senso di ringraziamento e di riconoscenza per Colui che per amore ha dato la sua vita per noi.

 

 

DOMENICA 16 MARZO: DOMENICA DELLE PALME ANNO A

Una scheggia di preghiera:

 

OSANNA AL FIGLIO DI DAVID, OSANNA AL REDENTOR.

 

Tra i santi ricordati oggi: Sant’ Agapito; San Giovanni di Brebeuf.

Hanno detto: Non riesco ad immaginare migliore adorazione di Dio che lavorare in suo nome per i poveri, come i poveri. (Gandhi)

Saggezza popolare: Guardati da chi accende il fuoco e poi grida contro le fiamme.

Un aneddoto: Ai giudici che gli chiedevano se nello stesso giorno in cui avevano pronunziato una sentenza di morte, potevano accostarsi ai Sacramenti, san Ambrogio rispose: “Se venite all’altare vi scuso, se non venite vi lodo”.

Parola di Dio: Is. 50, 4-7; Sal. 21; Fil. 2,6-11; Mt. 26,14-27,66

 

Vangelo Mt 26, 14 - 27, 66

In quel tempo, uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariota, andò dai sommi sacerdoti e disse: “Quanto mi volete dare perché io ve lo consegni? “. E quelli gli fissarono trenta monete d'argento. Da quel momento cercava l'occasione propizia per consegnarlo. Il primo giorno degli Azzimi, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: “Dove vuoi che ti prepariamo, per mangiare la Pasqua?”. Ed egli rispose: “Andate in città, da un tale, e ditegli: Il Maestro ti manda a dire: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli”. I discepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù, e prepararono la Pasqua. Venuta la sera, si mise a mensa con i Dodici. Mentre mangiavano disse: “In verità io vi dico, uno di voi mi tradirà”. Ed essi, addolorati profondamente, incominciarono ciascuno a domandargli: “Sono forse io, Signore?”. Ed egli rispose: “Colui che ha intinto con me la mano nel piatto, quello mi tradirà. Il Figlio dell'uomo se ne va, come è scritto di lui, ma guai a colui dal quale il Figlio dell'uomo viene tradito; sarebbe meglio per quell'uomo se non fosse mai nato!”. Giuda, il traditore, disse: “Rabbì, sono forse io?”. Gli rispose: “Tu l'hai detto”. Ora, mentre essi mangiavano, Gesù prese il pane e, pronunziata la benedizione, lo spezzò e lo diede ai discepoli dicendo: “Prendete e mangiate; questo è il mio corpo”. Poi prese il calice e, dopo aver reso grazie, lo diede loro, dicendo: “Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue dell'alleanza, versato per molti, in remissione dei peccati. Io vi dico che da ora non berrò più di questo frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo con voi nel regno del Padre mio”. E dopo aver cantato l'inno, uscirono verso il monte degli Ulivi. Allora Gesù disse loro: “Voi tutti vi scandalizzerete per causa mia in questa notte. Sta scritto infatti: Percuoterò il pastore e saranno disperse le pecore del gregge, ma dopo la mia risurrezione, vi precederò in Galilea”. E Pietro gli disse: “Anche se tutti si scandalizzassero di te, io non mi scandalizzerò mai”. Gli disse Gesù: “In verità ti dico: questa notte stessa, prima che il gallo canti, mi rinnegherai tre volte”. E Pietro gli rispose: “Anche se dovessi morire con te, non ti rinnegherò”. Lo stesso dissero tutti gli altri discepoli. Allora Gesù andò con loro in un podere, chiamato Getzèmani, e disse ai discepoli: “Sedetevi qui, mentre io vado là a pregare”. E presi con sé Pietro e i due figli di Zebedeo, cominciò a provare tristezza e angoscia. Disse loro: “La mia anima è triste fino alla morte; restate qui e vegliate con me”. E avanzatosi un poco, si prostrò con la faccia a terra e pregava dicendo: “Padre mio, se è possibile, passi da me questo calice! Però non come voglio io, ma come vuoi tu!”. Poi tornò dai discepoli e li trovò che dormivano. E disse a Pietro: “Così non siete stati capaci di vegliare un'ora sola con me? Vegliate e pregate, per non cadere in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole”. E di nuovo, allontanatosi, pregava dicendo: “Padre mio, se questo calice non può passare da me senza che io lo beva, sia fatta la tua volontà”. E tornato di nuovo trovò i suoi che dormivano, perché gli occhi loro si erano appesantiti. E lasciatili, si allontanò di nuovo e pregò per la terza volta, ripetendo le stesse parole. Poi si avvicinò ai discepoli e disse loro: “Dormite ormai e riposate! Ecco, è giunta l'ora nella quale il Figlio dell'uomo sarà consegnato in mano ai peccatori. Alzatevi, andiamo; ecco, colui che mi tradisce si avvicina”. Mentre parlava ancora, ecco arrivare Giuda, uno dei Dodici, e con lui una gran folla con spade e bastoni, mandata dai sommi sacerdoti e dagli anziani del popolo. Il traditore aveva dato loro questo segnale dicendo: “Quello che bacerò, è lui; arrestatelo!”. E subito si avvicinò a Gesù e disse: “Salve, Rabbì!”. E lo baciò. E Gesù gli disse: “Amico, per questo sei qui!”. Allora si fecero avanti e misero le mani addosso a Gesù e lo arrestarono. Ed ecco, uno di quelli che erano con Gesù, messa mano alla spada, la estrasse e colpì il servo del sommo sacerdote staccandogli un orecchio. Allora Gesù gli disse: “Rimetti la spada nel fodero, perché tutti quelli che mettono mano alla spada periranno di spada. Pensi forse che io non possa pregare il Padre mio, che mi darebbe subito più di dodici legioni di angeli? Ma come allora si adempirebbero le Scritture, secondo le quali così deve avvenire?”. In quello stesso momento Gesù disse alla folla: “Siete usciti come contro un brigante, con spade e bastoni, per catturarmi. Ogni giorno stavo seduto nel tempio ad insegnare, e non mi avete arrestato. Ma tutto questo è avvenuto perché si adempissero le Scritture dei profeti”. Allora tutti i discepoli, abbandonatolo, fuggirono. Or quelli che avevano arrestato Gesù, lo condussero dal sommo sacerdote Caifa, presso il quale gia si erano riuniti gli scribi e gli anziani. Pietro intanto lo aveva seguito da lontano fino al palazzo del sommo sacerdote; ed entrato anche lui, si pose a sedere tra i servi, per vedere la conclusione. I sommi sacerdoti e tutto il sinedrio cercavano qualche falsa testimonianza contro Gesù, per condannarlo a morte; ma non riuscirono a trovarne alcuna, pur essendosi fatti avanti molti falsi testimoni. Finalmente se ne presentarono due, che affermarono:“Costui ha dichiarato: Posso distruggere il tempio di Dio e ricostruirlo in tre giorni”. Alzatosi il sommo sacerdote gli disse: “Non rispondi nulla? Che cosa testimoniano costoro contro di te?”. Ma Gesù taceva. Allora il sommo sacerdote gli disse: “Ti scongiuro, per il Dio vivente, perché ci dica se tu sei il Cristo, il Figlio di Dio”. “Tu l'hai detto, gli rispose Gesù, anzi io vi dico: d'ora innanzi vedrete il Figlio dell'uomo seduto alla destra di Dio, e venire sulle nubi del cielo”. Allora il sommo sacerdote si stracciò le vesti dicendo: “Ha bestemmiato! Perché abbiamo ancora bisogno di testimoni? Ecco, ora avete udito la bestemmia; che ve ne pare?”. E quelli risposero: “E` reo di morte!”. Allora gli sputarono in faccia e lo schiaffeggiarono; altri lo bastonavano, dicendo: “Indovina, Cristo! Chi è che ti ha percosso?”. Pietro intanto se ne stava seduto fuori, nel cortile. Una serva gli si avvicinò e disse: “Anche tu eri con Gesù, il Galileo!”. Ed egli negò davanti a tutti: “Non capisco che cosa tu voglia dire”. Mentre usciva verso l'atrio, lo vide un'altra serva e disse ai presenti: “Costui era con Gesù, il Nazareno”. Ma egli negò di nuovo giurando: “Non conosco quell'uomo”. Dopo un poco, i presenti gli si accostarono e dissero a Pietro: “Certo anche tu sei di quelli; la tua parlata ti tradisce!”. Allora egli cominciò a imprecare e a giurare: “Non conosco quell'uomo!”. E subito un gallo cantò. E Pietro si ricordò delle parole dette da Gesù: “Prima che il gallo canti, mi rinnegherai tre volte”. E uscito all'aperto, pianse amaramente. Venuto il mattino, tutti i sommi sacerdoti e gli anziani del popolo tennero consiglio contro Gesù, per farlo morire. Poi, messolo in catene, lo condussero e consegnarono al governatore Pilato. Allora Giuda, il traditore, vedendo che Gesù era stato condannato, si pentì e riportò le trenta monete d'argento ai sommi sacerdoti e agli anziani dicendo: “Ho peccato, perché ho tradito sangue innocente”. Ma quelli dissero: “Che ci riguarda? Veditela tu!”. Ed egli, gettate le monete d'argento nel tempio, si allontanò e andò ad impiccarsi. Ma i sommi sacerdoti, raccolto quel denaro, dissero: “Non è lecito metterlo nel tesoro, perché è prezzo di sangue”. E tenuto consiglio, comprarono con esso il Campo del vasaio per la sepoltura degli stranieri. Perciò quel campo fu denominato "Campo di sangue” fino al giorno d'oggi. Allora si adempì quanto era stato detto dal profeta Geremia: E presero trenta denari d'argento, il prezzo del venduto, che i figli di Israele avevano mercanteggiato, e li diedero per il campo del vasaio, come mi aveva ordinato il Signore. Gesù intanto comparve davanti al governatore, e il governatore l'interrogò dicendo: “Sei tu il re dei Giudei?”. Gesù rispose “Tu lo dici”. E mentre lo accusavano i sommi sacerdoti e gli anziani, non rispondeva nulla. Allora Pilato gli disse: “Non senti quante cose attestano contro di te?”. Ma Gesù non gli rispose neanche una parola, con grande meraviglia del governatore. Il governatore era solito, per ciascuna festa di Pasqua, rilasciare al popolo un prigioniero, a loro scelta. Avevano in quel tempo un prigioniero famoso, detto Barabba. Mentre quindi si trovavano riuniti, Pilato disse loro: “Chi volete che vi rilasci: Barabba o Gesù chiamato il Cristo?”. Sapeva bene infatti che glielo avevano consegnato per invidia. Mentre egli sedeva in tribunale, sua moglie gli mandò a dire: “Non avere a che fare con quel giusto; perché oggi fui molto turbata in sogno, per causa sua”. Ma i sommi sacerdoti e gli anziani persuasero la folla a richiedere Barabba e a far morire Gesù. Allora il governatore domandò: “Chi dei due volete che vi rilasci?”. Quelli risposero: “Barabba!”. Disse loro Pilato: “Che farò dunque di Gesù chiamato il Cristo?”. Tutti gli risposero: “Sia crocifisso!”. Ed egli aggiunse: “Ma che male ha fatto?”. Essi allora urlarono: “Sia crocifisso!”. Pilato, visto che non otteneva nulla, anzi che il tumulto cresceva sempre più, presa dell'acqua, si lavò le mani davanti alla folla: “Non sono responsabile, disse, di questo sangue; vedetevela voi!”. E tutto il popolo rispose: “Il suo sangue ricada sopra di noi e sopra i nostri figli”. Allora rilasciò loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò ai soldati perché fosse crocifisso. Allora i soldati del governatore condussero Gesù nel pretorio e gli radunarono attorno tutta la coorte. Spogliatolo, gli misero addosso un manto scarlatto e, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo, con una canna nella destra; poi mentre gli si inginocchiavano davanti, lo schernivano: “Salve, re dei Giudei!”. E sputandogli addosso, gli tolsero di mano la canna e lo percuotevano sul capo. Dopo averlo così schernito, lo spogliarono del mantello, gli fecero indossare i suoi vestiti e lo portarono via per crocifiggerlo. Mentre uscivano, incontrarono un uomo di Cirene, chiamato Simone, e lo costrinsero a prender su la croce di lui. Giunti a un luogo detto Gòlgota, che significa luogo del cranio, gli diedero da bere vino mescolato con fiele; ma egli, assaggiatolo, non ne volle bere. Dopo averlo quindi crocifisso, si spartirono le sue vesti tirandole a sorte. E sedutisi, gli facevano la guardia. Al di sopra del suo capo, posero la motivazione scritta della sua condanna: “Questi è Gesù, il re dei Giudei”. Insieme con lui furono crocifissi due ladroni, uno a destra e uno a sinistra. E quelli che passavano di là lo insultavano scuotendo il capo e dicendo: “Tu che distruggi il tempio e lo ricostruisci in tre giorni, salva te stesso! Se tu sei Figlio di Dio, scendi dalla croce!”. Anche i sommi sacerdoti con gli scribi e gli anziani lo schernivano: “Ha salvato gli altri, non può salvare se stesso. E' il re d'Israele, scenda ora dalla croce e gli crederemo. Ha confidato in Dio; lo liberi lui ora, se gli vuol bene. Ha detto infatti: Sono Figlio di Dio!”. Anche i ladroni crocifissi con lui lo oltraggiavano allo stesso modo. La morte di Gesù. Da mezzogiorno fino alle tre del pomeriggio si fece buio su tutta la terra. Verso le tre, Gesù gridò a gran voce: “Elì, Elì, lemà sabactàni?”, che significa: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”. Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: “Costui chiama Elia”. E subito uno di loro corse a prendere una spugna e, imbevutala di aceto, la fissò su una canna e così gli dava da bere. Gli altri dicevano: “Lascia, vediamo se viene Elia a salvarlo!”. E Gesù, emesso un alto grido, spirò. Ed ecco il velo del tempio si squarciò in due da cima a fondo, la terra si scosse, le rocce si spezzarono, i sepolcri si aprirono e molti corpi di santi morti risuscitarono. E uscendo dai sepolcri, dopo la sua risurrezione, entrarono nella città santa e apparvero a molti. Il centurione e quelli che con lui facevano la guardia a Gesù, sentito il terremoto e visto quel che succedeva, furono presi da grande timore e dicevano: “Davvero costui era Figlio di Dio!”. C'erano anche là molte donne che stavano a osservare da lontano; esse avevano seguito Gesù dalla Galilea per servirlo. Tra costoro Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo e di Giuseppe, e la madre dei figli di Zebedèo. Venuta la sera giunse un uomo ricco di Arimatèa, chiamato Giuseppe, il quale era diventato anche lui discepolo di Gesù. Egli andò da Pilato e gli chiese il corpo di Gesù. Allora Pilato ordinò che gli fosse consegnato. Giuseppe, preso il corpo di Gesù, lo avvolse in un candido lenzuolo e lo depose nella sua tomba nuova, che si era fatta scavare nella roccia; rotolata poi una gran pietra sulla porta del sepolcro, se ne andò. Erano lì, davanti al sepolcro, Maria di Màgdala e l'altra Maria. Il giorno seguente, quello dopo la Parasceve, si riunirono presso Pilato i sommi sacerdoti e i farisei, dicendo: “Signore, ci siamo ricordati che quell'impostore disse mentre era vivo: Dopo tre giorni risorgerò. Ordina dunque che sia vigilato il sepolcro fino al terzo giorno, perché non vengano i suoi discepoli, lo rubino e poi dicano al popolo: E' risuscitato dai morti. Così quest'ultima impostura sarebbe peggiore della prima!”. Pilato disse loro: “Avete la vostra guardia, andate e assicuratevi come credete”. Ed essi andarono e assicurarono il sepolcro, sigillando la pietra e mettendovi la guardia. Parola del Signore

 

“SE SEI IL FIGLIO DI DIO SCENDI DALLA CROCE” (Mt. 27,40)

I rami di palma e di ulivo sono il segno di un popolo che acclama il suo re e lo riconosce come Signore che salva e che libera. Questa regalità, però, si manifesta in modo sconcertante sulla croce. Solo la fede è capace di leggere l’onnipotenza di Dio nell’ impotenza di una croce: è l’impotenza dell’Amore che non muore perché lo uccidono, ma perché Egli stesso si consegna con libertà sovrana, proprio per esprimere, manifestare la misericordia di Dio. Questo amore supremo, che Egli dona perdendo se stesso e divenendo solidale con tutte le umiliazioni, i dolori, i rifiuti patiti dall’uomo, ci mostra la misura dell’annientamento di Gesù e decreta il rovesciamento delle situazioni umane: la vera grandezza dell’uomo non sta nel potere, nella ricchezza, nella considerazione sociale, ma nell’amore che è solidale, che è vicino ai fratelli, che si fa servizio. Dio vince il dolore e la morte non togliendola dal cammino dell’uomo ma assumendola in sé. La chiusura, l’ottusità di chi osserva solo esternamente i fatti e pretende di giudicare, impedisce di comprendere la verità secondo il cuore di Dio. Proprio perché era Figlio di Dio, infatti, Cristo rimase in croce, pregando, perdonando. Tuttavia questo viene riconosciuto soltanto nella profondità dei cuori semplici e fedeli, da chi non confida in se stesso, ma soltanto in Dio e a Lui si affida completamente.

 

 

LUNEDI’ 17 MARZO

Una scheggia di preghiera:

 

LA TUA AMICIZIA GESU’ MI COLMA DI GIOIA.

 

Tra i santi ricordati oggi: San Patrizio, vescovo; Santa Geltrude di Nivelles; San Giuseppe di Arimatea.

Hanno detto: E' più pericolosa la lingua dell'adulatore che la spada del persecutore. (Sant’Agostino)

Saggezza popolare: Non accendere la tua lampada di giorno, se vuoi che duri la notte.

Un aneddoto: Nel dramma di Diego Fabbri, intitolato ‘Il processo a Gesù’, troviamo il momento più suggestivo quando il Tribunale chiama a deporre Giuda e lo mette a confronto con Giovanni, l’evangelista. E una scena che strappa immancabilmente l’applauso, se appena il traditore mette un po’ d’anima a rimproverare il discepolo prediletto: “Tu lo sapevi, perché te lo aveva confidato lui, che io uscendo nella notte sarei andato a consegnarlo ai suoi nemici. Ma non mi hai bloccato con gesto di fraternità, non mi hai fermato in nome dell’amore”. Qualcuno di noi deve rimproverarsi purtroppo analoghe omissioni di affetto verso coloro che “escono nella notte”.

Parola di Dio: Is. 42,1-7; Sal. 26; Gv. 12,1-11

 

Vangelo Gv 12, 1-11

Dal vangelo secondo Giovanni.

Sei giorni prima della Pasqua, Gesù andò a Betania, dove si trovava Lazzaro, che egli aveva risuscitato dai morti. E qui gli fecero una cena: Marta serviva e Lazzaro era uno dei commensali. Maria allora, presa una libbra di olio profumato di vero nardo, assai prezioso, cosparse i piedi di Gesù e li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì del profumo dell'unguento. Allora Giuda Iscariota, uno dei suoi discepoli, che doveva poi tradirlo, disse: «Perché quest'olio profumato non si è venduto per trecento denari per poi darli ai poveri?». Questo egli disse non perché gl'importasse dei poveri, ma perché era ladro e, siccome teneva la cassa, prendeva quello che vi mettevano dentro. Gesù allora disse: «Lasciala fare, perché lo conservi per il giorno della mia sepoltura. I poveri infatti li avete sempre con voi, ma non sempre avete me». Intanto la gran folla di Giudei venne a sapere che Gesù si trovava là, e accorse non solo per Gesù, ma anche per vedere Lazzaro che egli aveva risuscitato dai morti. I sommi sacerdoti allora deliberarono di uccidere anche Lazzaro, perché molti Giudei se ne andavano a causa di lui e credevano in Gesù. Parola del Signore

 

“SEI GIORNI PRIMA DELLA PASQUA, GESU’ ANDO’ A BETANIA... E QUI GLI FECERO UNA CENA. “ (Gv. 12,1-2)

Riprendo con voi una riflessione già fatta alcuni anni fa.

Questa settimana santa inizia con un quadro familiare. Non c’è più il clamore della gente osannante a Gesù che entra in Gerusalemme, non ci sono ancora le urla che spingono Pilato a condannare Gesù alla morte, c’è invece il calore dell’amicizia, la gioia di Marta e Maria nell’avere con loro Gesù, l’amico che ha fatto risorgere il loro fratello Lazzaro, c’è il profumo di questo unguento versato per riconoscenza, dell’amore, della fede che riempie questa casa. Mentre si addensano le nubi su coloro che cercano la morte di Gesù, c’è almeno qualcuno che lo ha accolto, che in silenzio lo ama, che senza saperlo comincia ad annunciare la morte e la risurrezione del Salvatore. E’ una gioia potersi trovare in casa di amici veri, sentirsi accolti, non dover dipendere da gesti formali ed esteriorità, parlare e saper ascoltare, condividere con semplicità e gioia. Mi chiedo: se fossi vissuto ai tempi di Gesù, Egli sarebbe venuto volentieri, con gioia, a passare una delle sue ultime sere prima della passione a casa mia? E si sarebbe trovato bene come a Betania?

Gesù vuole venire in casa nostra a portare la sua presenza, la sua pace, ma c’è posto per Lui o la nostra casa è già occupata da tante altre cose e persone?

Vorrei che per te, Gesù, anche il mio cuore, fosse sempre Betania. Non ti ho ancora capito fino in fondo, ma ti amo. Sono ancora preso dai miei peccati che ti mettono in croce ma voglio stare ai tuoi piedi. Non so darti molto e neppure dirti belle parole ma il tuo grande amore e il mio povero amore riempiano an­cora e sempre di profumo la mia casa e siano il segno della tua presenza in essa.

 

 

MARTEDI’ 18 MARZO

Una scheggia di preghiera:

 

CROCE E RISURREZIONE VANNO INSIEME PER TE E PER NOI, O GESU’.

 

Tra i santi ricordati oggi: San Cirillo di Gerusalemme, vescovo e dottore; San Narciso; Sant’Edoardo martire.

Hanno detto: Qualunque cosa tu possa fare, o sognare di fare, incominciala. L'audacia ha in sé genio, potere e magia. Incominciala adesso. (Goethe)

Saggezza popolare: Il campo dell’accidia è pieno di ortiche.

Un aneddoto: Al re di Spagna che lo avversava per cose inerenti al suo ministero ecclesiastico, Carlo Borromeo rispose: “I vostri ufficiali si sono impossessati della Rocca di Arona che era un mio castello ed io non ho pronunciato una parola per impedirlo. Tutti i miei castelli e gli altri feudi sono soggetti a vostra Maestà, che me ne può spogliare. Ma i diritti della mia chiesa non li posso alienare, e li devo difendere anche a costo della vita.

Parola di Dio: Is. 49,1-6; Sal. 70; Gv. 13,21-33.36-38

 

1^ Lettura Is 49, 1-6

Dal libro del profeta Isaia.

Ascoltatemi, o isole, udite attentamente, nazioni lontane; il Signore dal seno materno mi ha chiamato, fino dal grembo di mia madre ha pronunziato il mio nome. Ha reso la mia bocca come spada affilata, mi ha nascosto all'ombra della sua mano, mi ha reso freccia appuntita, mi ha riposto nella sua faretra. Mi ha detto: «Mio servo tu sei, Israele, sul quale manifesterò la mia gloria». Io ho risposto: «Invano ho faticato, per nulla e invano ho consumato le mie forze. Ma, certo, il mio diritto è presso il Signore, la mia ricompensa presso il mio Dio». Ora disse il Signore che mi ha plasmato suo servo dal seno materno per ricondurre a lui Giacobbe e a lui riunire Israele, poiché ero stato stimato dal Signore e Dio era stato la mia forza mi disse: «E' troppo poco che tu sia mio servo per restaurare le tribù di Giacobbe e ricondurre i superstiti di Israele. Ma io ti renderò luce delle nazioni perché porti la mia salvezza fino all'estremità della terra». Parola di Dio

 

“INVANO HO FATICATO, PER NULLA E INVANO HO CONSUMATO LE MIE FORZE”. (Is. 49,4)

Questa parole di Isaia sembrano adattarsi benissimo alla scena del Vangelo di oggi dove Gesù rivela il tradimento di Giuda, il rinnegamento di Pietro, l’abbandono degli altri. Almeno in apparenza è il più totale fallimento! Si possono comprendere le paure e gli odi dei giudei, dei nemici di Gesù, ma è difficile capire il tradimento degli amici, delle persone con cui Gesù ha condiviso tutto. I discepoli sono come pietrificati. Nessuno è capace di reagire di fronte al tragico annuncio di Gesù. Soltanto Pietro osa rompere il silenzio degli altri ed il suo intervento non è per niente felice perché non fa che mettere in evidenza la sua fede fatta di parole che stenterà però a manifestarsi apertamente. Con questo Gesù mostra agli apostoli e a noi che Lui affronta la sua Passione con piena consapevolezza, che è cosciente di quel che sta per succedere, che pur con la difficoltà umana per la sofferenza sia morale che fisica, desidera andare a fondo, regalarci la sua vita. Anche a noi le croci spaventano. E naturale umanamente rifuggire dolore e sofferenza, ma la paura è dovuta spesso al fatto che noi vediamo solo la croce e non ci fidiamo di Dio nel vedere che anche la croce può avere un senso e che soprattutto dopo la croce e la morte c’è la risurrezione.

 

 

MERCOLEDI’ 19 MARZO

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE DI TE MI FIDO, A TE MI AFFIDO.

 

Tra i santi ricordati oggi: San Giuseppe; San Quinto.

Hanno detto: Nemmeno Dio può cambiare il passato. (Agatone)

Saggezza popolare: Val più un buon giorno con un uovo, che un mal'anno con un bue.

Un aneddoto: Nella chiesa dei Padri Cappuccini di Rovigo, si trova una “Via Crucis” scolpita che, nella stazione della crocifissione, è rimasta incompleta. Lo scultore aveva dovuto interrompere il suo lavoro perché chiamato fuori del suo studio; quando era ritornato, aveva visto il suo bambino di quattro anni che piangeva mentre tentava di strappare i chiodi dalle mani del Crocifisso. E il padre non aveva osato andare oltre in quell’intaglio che aveva così commosso un innocente.

Parola di Dio: 2Sam.7,4-5.12-14.16; Sal. 88; Rom. 4,13.16-18.22; Mt. 1,16.18-21.24 opp. Lc.2,41-51

 

Vangelo Mt 1, 16.18-21.24

Dal Vangelo secondo Matteo

Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù chiamato Cristo. La somma di tutte le generazioni, da Abramo a Davide, è così di quattordici; da Davide fino alla deportazione in Babilonia è ancora di quattordici; dalla deportazione in Babilonia a Cristo è, infine, di quattordici. Ecco come avvenne la nascita di Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, che era giusto e non voleva ripudiarla, decise di licenziarla in segreto. Mentre però stava pensando a queste cose, ecco che gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: "Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo. Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati". Tutto questo avvenne perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio che sarà chiamato Emmanuele, che significa Dio con noi. Destatosi dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l'angelo. Parola del Signore

 

“GIUSEPPE ERA UN GIUSTO”. (Mt. 1,19)

Giuseppe, lo sposo di Maria, è l’ultimo dei giusti dell’Antico Testamento. Per la sua fede meritò di custodire la promessa che ha realizzato il mistero della salvezza. Quanta differenza tra Giuseppe, uomo giusto, e i farisei che si ritenevano tali con i quali Gesù si è scontrato durante tutta la sua vita pubblica. Giuseppe rimane sempre silenzioso e discreto, mentre quei ‘custodi della legge’ si pavoneggiano e fanno di tutto per essere visti e acclamati. I farisei sono sempre pronti a criticare e condannare tutti, Gesù compreso. Giuseppe, invece, anche di fronte ad una evidente maternità extramatrimoniale di colei che è legalmente sua sposa, non giudica, e soprattutto, non condanna e non fa condannare. Il Giusto Giuseppe cerca una soluzione “discreta”, rispettosa della Legge, ma ancora più della persona. Il suo gesto anticipa il Vangelo della grazia e lo rende capace d’essere, per Gesù l’ombra del Padre celeste. Se Maria è salvata fin dal suo concepimento, Giuseppe lo diventa per questo suo ‘si’ sofferto e misericordioso. Meriterà che l’angelo gli dica del figlio nato da Maria: “Tu lo chiamerai Gesù”, cioè gli imporrai il nome perché sei legalmente il Padre; ma più profondamente lo chiamerai “Gesù” perché sei il primo ad essere salvato da quel Dio che si incarna e si fa tuo figlio. Guardiamo a Giuseppe e impariamo da lui. Lasciamo anche noi a Dio ogni giudizio; da parte nostra copriamo con il manto della misericordia le manchevolezze che vediamo nel prossimo. Allora anche noi, invocando Gesù, non diremo soltanto un santo nome ma, come Giuseppe, ci sentiremo salvati.

 

 

GIOVEDI’ 20 MARZO: GIOVEDI’ SANTO

Una scheggia di preghiera:

 

TU MI AMI, O DIO AL PUNTO DA DONARMI TE STESSO.

 

Tra i santi ricordati oggi: Santa Claudia; Santa Alessandra; San Serapione di Thmuis.

Hanno detto: Per compiere grandi passi, non dobbiamo solo agire, ma anche sognare, non solo pianificare, ma anche credere. (Anatole France)

Saggezza popolare: Se tu vuoi viver lieto, non ti guardare innanzi ma di dietro.

Un aneddoto: Come era sua abitudine, Dio stava passeggiando sulla Terra e, come sempre, erano pochi quelli che Lo riconoscevano. Quel giorno passò davanti ad una casa dove un bambino stava piangendo. Si fermò e bussò alla porta. Uscì una donna con la faccia sofferente e disse: "Cosa desidera, Signore?". "Vengo ad aiutarti" rispose Dio. “Aiutarmi? È molto difficile. Nessuno lo ha fatto finora. Solo Dio potrebbe aiutarmi. Il mio bambino piange perché ha fame. Mi resta soltanto un pezzo di pane nell'armadio... quando lo avremo mangiato, sarà tutto finito per noi ". Sentendo questo, Dio cominciò a sentirsi male. Il suo Volto diventò sofferente come quello della donna e alcune lacrime, come quelle del bambino, rigarono le sue guance. "Nessuno ha voluto aiutarti, donna?" - domandò Dio. "Nessuno, Signore. Tutti mi hanno voltato le spalle" rispose.  La donna restò impressionata dalla reazione di quello sconosciuto. A guardarlo, sembrava povero come lei. Lo vide così mal messo, con una faccia così pallida, che pensò che stesse per svenire. Allora andò all'armadio, dove conservava il suo ultimo pezzo di pane, ne tagliò un pezzo e glielo offrì.  Davanti a quel gesto, Dio si commosse profondamente e, guardandola negli occhi, le disse: "No, no, grazie. Tu ne hai più bisogno di me. Conservalo e dallo a tuo figlio. Domani ti arriverà il mio aiuto. Non smettere di fare agli altri quello che oggi hai fatto a Me". Detto questo, se ne andò. La donna non capì nulla...ma fu molto colpita da quello sguardo. Quella sera, lei e suo figlio mangiarono l'ultimo pezzo di pane che era rimasto. Il mattino dopo, la donna ebbe una grande sorpresa: l'armadio era pieno di pane. Ma la sorpresa fu ancora più grande quando si accorse che, per quanti pani prendesse, non finivano mai. In quella casa non mancò mai più il pane. Allora comprese chi era "Colui " che aveva bussato alla sua porta e, da quel giorno, non cessò più di fare agli altri quello che ha fatto con Lui: CONDIVIDERE IL PANE  CON I BISOGNOSI

Parola di Dio: Es. 12,1-8.11-14; Sal. 115; 1Cor. 11,23-26; Gv. 13,1-15

 

Vangelo Gv 13, 1-15

Dal vangelo secondo Giovanni

Prima della festa di Pasqua Gesù, sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine. Mentre cenavano, quando già il diavolo aveva messo in cuore a Giuda Iscariota, figlio di Simone, di tradirlo, Gesù sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti e, preso un asciugatoio, se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell'acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l'asciugatoio di cui si era cinto. Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse:“Signore, tu lavi i piedi a me?”. Rispose Gesù: “Quello che io faccio, tu ora non lo capisci, ma lo capirai dopo”. Gli disse Simon Pietro: “Non mi laverai mai i piedi!”. Gli rispose Gesù: “Se non ti laverò, non avrai parte con me”. Gli disse Simon Pietro: “Signore, non solo i piedi, ma anche le mani e il capo!”. Soggiunse Gesù: “Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto mondo; e voi siete mondi, ma non tutti”. Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: “Non tutti siete mondi”. Quando dunque ebbe lavato loro i piedi e riprese le vesti, sedette di nuovo e disse loro: “Sapete ciò che vi ho fatto? Voi mi chiamate Maestro e Signore e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri. Vi ho dato infatti l'esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi. Parola del Signore

 

“SI ALZO’ DA TAVOLA DEPOSE LE VESTI E, PRESO UN ASCIUGAMANO … COMINCIO’ A LAVARE I PIEDI DEI DISCEPOLI”. (Gv. 13,4-5)

L’istituzione dell’Eucaristia è certamente l’aspetto più rilevante della celebrazione odierna, ma l’evangelista Giovanni, al posto della Cena riporta l’episodio della lavanda dei piedi che ne è una spiegazione visiva. Gesù “depone le vesti” cioè ancora una volta, rinuncia ad ogni suo diritto per farsi servo. Colui che è superiore a tutti gli angeli e per cui sono state fatte tutte le cose, il Figlio Primogenito del Padre depone ogni forma di potere, si umilia, si inginocchia davanti a coloro che stanno per tradirlo e abbandonarlo e lava loro i piedi: il compito di uno schiavo. Sembra un paradosso incomprensibile: Dio Onnipotente che si inginocchia, Dio che si fa nostro schiavo per sempre nell’Eucaristia. E’ il gesto estremo dell’amore! E noi che abbiamo ridotto l’Eucaristia ad un rito, ad un dovere da compiere. Dio mi offre se stesso ed io faccio i conti del tempo che mi costa andare a Messa! Noi ci scandalizziamo davanti all’ingratitudine degli apostoli e poi banalizziamo e svalutiamo un gesto d’amore come l’Eucaristia! Fermiamoci oggi un momento davanti a Gesù schiavo di amore nel pane Eucaristico e lasciamo che il nostro cuore canti il suo grazie.

 

 

VENERDI’ 21 MARZO: VENERDI’ SANTO

Una scheggia di preghiera:

 

NOI TI LODIAMO, UOMO DELLA CROCE, FIGLIO E FRATELLO NOI CREDIAMO IN TE.

 

Tra i santi ricordati oggi: San Nicola di Flue; San Goffredo.

Hanno detto: Chi troppo si agita per fare il bene, non trova più tempo per essere buono. (Tagore)

Saggezza popolare: Chi è sano e non è in prigione, se si rammarica, non ha ragione.

Un aneddoto: Un tempo, nel giorno del Venerdì Santo si usava vuotare ogni tabernacolo e portare le specie eucaristiche rimaste, in un luogo detto “Riserva per gli infermi”. In una di queste occasioni santa Caterina de’ Ricci passò davanti all’altare spoglio ed al tabernacolo aperto facendo la solita genuflessione dinanzi a Gesù Eucaristico. Una consorella l’avvertì dell’errore poiché il tabernacolo era vuoto. “Vuoto?”, disse la santa: “Non è possibile, io lo sento, sento che Lui è là”. Salirono insieme per verificare. “Non è vero che non ci siete più, Amor mio!” gemette la domenicana. Guardarono bene e trovarono che in un angolo erano state lasciate alcune particole per distrazione: l’amore aveva sentito la presenza dell’Amato.

Parola di Dio: Is. 52.12-53,12; Sal. 30; Eb. 4, 14-16; 5,7-9; Gv. 18,1-19,42

 

Vangelo Gv 18, 1 -19, 42

Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù uscì con i suoi discepoli e andò di là dal torrente Cèdron, dove c'era un giardino nel quale entrò con i suoi discepoli. Anche Giuda, il traditore, conosceva quel posto, perché Gesù vi si ritirava spesso con i suoi discepoli. Giuda dunque, preso un distaccamento di soldati e delle guardie fornite dai sommi sacerdoti e dai farisei, si recò là con lanterne, torce e armi. Gesù allora, conoscendo tutto quello che gli doveva accadere, si fece innanzi e disse loro: “Chi cercate?”. Gli risposero: “Gesù, il Nazareno”. Disse loro Gesù: “Sono io!”. Vi era là con loro anche Giuda, il traditore. Appena disse “Sono io”, indietreggiarono e caddero a terra. Domandò loro di nuovo: “Chi cercate?”. Risposero: “Gesù, il Nazareno”. Gesù replicò: “Vi ho detto che sono io. Se dunque cercate me, lasciate che questi se ne vadano”. Perché s'adempisse la parola che egli aveva detto: “Non ho perduto nessuno di quelli che mi hai dato”. Allora Simon Pietro, che aveva una spada, la trasse fuori e colpì il servo del sommo sacerdote e gli tagliò l'orecchio destro. Quel servo si chiamava Malco. Gesù allora disse a Pietro: “Rimetti la tua spada nel fodero; non devo forse bere il calice che il Padre mi ha dato?”. Allora il distaccamento con il comandante e le guardie dei Giudei afferrarono Gesù, lo legarono e lo condussero prima da Anna: egli era infatti suocero di Caifa, che era sommo sacerdote in quell'anno. Caifa poi era quello che aveva consigliato ai Giudei: “E' meglio che un uomo solo muoia per il popolo”. Intanto Simon Pietro seguiva Gesù insieme con un altro discepolo. Questo discepolo era conosciuto dal sommo sacerdote e perciò entrò con Gesù nel cortile del sommo sacerdote; Pietro invece si fermò fuori, vicino alla porta. Allora quell'altro discepolo, noto al sommo sacerdote, tornò fuori, parlò alla portinaia e fece entrare anche Pietro. E la giovane portinaia disse a Pietro: “Forse anche tu sei dei discepoli di quest'uomo?”. Egli rispose: “Non lo sono”. Intanto i servi e le guardie avevano acceso un fuoco, perché faceva freddo, e si scaldavano; anche Pietro stava con loro e si scaldava. Allora il sommo sacerdote interrogò Gesù riguardo ai suoi discepoli e alla sua dottrina. Gesù gli rispose: “Io ho parlato al mondo apertamente; ho sempre insegnato nella sinagoga e nel tempio, dove tutti i Giudei si riuniscono, e non ho mai detto nulla di nascosto. Perché interroghi me? Interroga quelli che hanno udito ciò che ho detto loro; ecco, essi sanno che cosa ho detto”. Aveva appena detto questo, che una delle guardie presenti diede uno schiaffo a Gesù, dicendo: “Così rispondi al sommo sacerdote?”. Gli rispose Gesù: “Se ho parlato male, dimostrami dov'è il male; ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?”. Allora Anna lo mandò legato a Caifa, sommo sacerdote. Intanto Simon Pietro stava là a scaldarsi. Gli dissero: “Non sei anche tu dei suoi discepoli?”. Egli lo negò e disse: “Non lo sono”. Ma uno dei servi del sommo sacerdote, parente di quello a cui Pietro aveva tagliato l'orecchio, disse: “Non ti ho forse visto con lui nel giardino?”. Pietro negò di nuovo, e subito un gallo cantò. Allora condussero Gesù dalla casa di Caifa nel pretorio. Era l'alba ed essi non vollero entrare nel pretorio per non contaminarsi e poter mangiare la Pasqua. Uscì dunque Pilato verso di loro e domandò: “Che accusa portate contro quest'uomo?”. Gli risposero: “Se non fosse un malfattore, non te l'avremmo consegnato”. Allora Pilato disse loro: “Prendetelo voi e giudicatelo secondo la vostra legge!”. Gli risposero i Giudei: “A noi non è consentito mettere a morte nessuno”. Così si adempivano le parole che Gesù aveva detto indicando di quale morte doveva morire. Pilato allora rientrò nel pretorio, fece chiamare Gesù e gli disse: “Tu sei il re dei Giudei?”. Gesù rispose: “Dici questo da te oppure altri te l'hanno detto sul mio conto?”. Pilato rispose: “Sono io forse Giudeo? La tua gente e i sommi sacerdoti ti hanno consegnato a me; che cosa hai fatto?”. Rispose Gesù: “Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù”. Allora Pilato gli disse: “Dunque tu sei re?”. Rispose Gesù: “Tu lo dici; io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per rendere testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce”. Gli dice Pilato: “Che cos'è la verità?”. E detto questo uscì di nuovo verso i Giudei e disse loro: “Io non trovo in lui nessuna colpa. Vi è tra voi l'usanza che io vi liberi uno per la Pasqua: volete dunque che io vi liberi il re dei Giudei?”. Allora essi gridarono di nuovo: “Non costui, ma Barabba!”. Barabba era un brigante. Allora Pilato fece prendere Gesù e lo fece flagellare. E i soldati, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero addosso un mantello di porpora; quindi gli venivano davanti e gli dicevano: “Salve, re dei Giudei!”. E gli davano schiaffi. Pilato intanto uscì di nuovo e disse loro: “Ecco, io ve lo conduco fuori, perché sappiate che non trovo in lui nessuna colpa”. Allora Gesù uscì, portando la corona di spine e il mantello di porpora. E Pilato disse loro: “Ecco l'uomo!”. Al vederlo i sommi sacerdoti e le guardie gridarono: “Crocifiggilo, crocifiggilo!”. Disse loro Pilato: “Prendetelo voi e crocifiggetelo; io non trovo in lui nessuna colpa”. Gli risposero i Giudei: “Noi abbiamo una legge e secondo questa legge deve morire, perché si è fatto Figlio di Dio”. All'udire queste parole, Pilato ebbe ancor più paura ed entrato di nuovo nel pretorio disse a Gesù: “Di dove sei?”. Ma Gesù non gli diede risposta. Gli disse allora Pilato: “Non mi parli? Non sai che ho il potere di metterti in libertà e il potere di metterti in croce?”. Rispose Gesù: “Tu non avresti nessun potere su di me, se non ti fosse stato dato dall'alto. Per questo chi mi ha consegnato nelle tue mani ha una colpa più grande”. Da quel momento Pilato cercava di liberarlo; ma i Giudei gridarono: “Se liberi costui, non sei amico di Cesare! Chiunque infatti si fa re si mette contro Cesare”. Udite queste parole, Pilato fece condurre fuori Gesù e sedette nel tribunale, nel luogo chiamato Litòstroto, in ebraico Gabbatà. Era la Preparazione della Pasqua, verso mezzogiorno. Pilato disse ai Giudei: “Ecco il vostro re!”. Ma quelli gridarono: “Via, via, crocifiggilo!”. Disse loro Pilato: “Metterò in croce il vostro re?”. Risposero i sommi sacerdoti: “Non abbiamo altro re all'infuori di Cesare”. Allora lo consegnò loro perché fosse crocifisso. Essi allora presero Gesù ed egli, portando la croce, si avviò verso il luogo del Cranio, detto in ebraico Gòlgota, dove lo crocifissero e con lui altri due, uno da una parte e uno dall'altra, e Gesù nel mezzo. Pilato compose anche l'iscrizione e la fece porre sulla croce; vi era scritto: “Gesù il Nazareno, il re dei Giudei”. Molti Giudei lessero questa iscrizione, perché il luogo dove fu crocifisso Gesù era vicino alla città; era scritta in ebraico, in latino e in greco. I sommi sacerdoti dei Giudei dissero allora a Pilato: “Non scrivere: il re dei Giudei, ma che egli ha detto: Io sono il re dei Giudei”. Rispose Pilato: “Ciò che ho scritto, ho scritto”. I soldati poi, quando ebbero crocifisso Gesù, presero le sue vesti e ne fecero quattro parti, una per ciascun soldato, e la tunica. Ora quella tunica era senza cuciture, tessuta tutta d'un pezzo da cima a fondo. Perciò dissero tra loro: Non stracciamola, ma tiriamo a sorte a chi tocca. Così si adempiva la Scrittura: Si sono divise tra loro le mie vesti e sulla mia tunica hanno gettato la sorte. E i soldati fecero proprio così. Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Clèofa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: “Donna, ecco il tuo figlio!”. Poi disse al discepolo: “Ecco la tua madre!”. E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa. Dopo questo, Gesù, sapendo che ogni cosa era stata ormai compiuta, disse per adempiere la Scrittura: “Ho sete”. Vi era lì un vaso pieno d'aceto; posero perciò una spugna imbevuta di aceto in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. E dopo aver ricevuto l'aceto, Gesù disse: “Tutto è compiuto!”. E, chinato il capo, spirò. Era il giorno della Preparazione e i Giudei, perché i corpi non rimanessero in croce durante il sabato (era infatti un giorno solenne quel sabato), chiesero a Pilato che fossero loro spezzate le gambe e fossero portati via. Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe al primo e poi all'altro che era stato crocifisso insieme con lui. Venuti però da Gesù e vedendo che era gia morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati gli colpì il fianco con la lancia e subito ne uscì sangue e acqua. Chi ha visto ne da  testimonianza e la sua testimonianza è vera e egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate. Questo infatti avvenne perché si adempisse la Scrittura: Non gli sarà spezzato alcun osso. E un altro passo della Scrittura dice ancora: Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto. Dopo questi fatti, Giuseppe d'Arimatèa, che era discepolo di Gesù, ma di nascosto per timore dei Giudei, chiese a Pilato di prendere il corpo di Gesù. Pilato lo concesse. Allora egli andò e prese il corpo di Gesù. Vi andò anche Nicodèmo, quello che in precedenza era andato da lui di notte, e portò una mistura di mirra e di aloe di circa cento libbre. Essi presero allora il corpo di Gesù, e lo avvolsero in bende insieme con oli aromatici, com'è usanza seppellire per i Giudei. Ora, nel luogo dove era stato crocifisso, vi era un giardino e nel giardino un sepolcro nuovo, nel quale nessuno era stato ancora deposto. Là dunque deposero Gesù, a motivo della preparazione dei Giudei, poiché quel sepolcro era vicino. Parola del Signore

 

“VOLGERANNO LO SGUARDO A COLUI CHE HANNO TRAFITTO”. (Gv. 19,37)

“Don Franco perché la morte improvvisa di mio figlio a 49 anni?” “Perché quell’incidente e muoiono tre giovani che lasciano il vuoto nelle loro famiglie” “Perché quei sette operai bruciati vivi?” “Ma che senso ha vivere?” “E Dio dov’era?”. Quante volte, specialmente nella vita di prete ho sentito queste domande, a volte poste da un silenzio muto e da uno sguardo quasi implorante, altre volte urlate da un dolore che vuole trovare qualche risposta o che cerca anche solo di sfogare la propria impotenza…e, risposte umane esaustive non ce ne sono e se anche, in certi casi, si possono trovare le motivazioni o le conseguenze di certi gesti questo non toglie né il mistero né il dolore di chi resta. L’unica risposta anch’essa misteriosa e comprensibile solo nella fede è quella che contempliamo nella liturgia di oggi. Gesù, il Dio fatto uomo, dopo aver operato bene in tutte le cose, all’età di circa 33 anni muore condannato su una croce a una morte ignominiosa, e Dio suo Padre buono e misericordioso sembra non muovere un dito, Lui che può tutto, e Gesù stesso che potrebbe farlo, non scende dalla croce neanche davanti alle richieste di sacerdoti e scribi che dicono che davanti ad un gesto simile si convertirebbero. Gesù, in tutto simile a noi, per uccidere il nostro peccato di cui si è fatto carico, passa attraverso la morte e a noi sembra che tutto sia finito ma siccome Lui è l’uomo nuovo che anticipa in tutto la sorte degli uomini ci dice che non tutto finisce lì. Il mondo di salva al venerdì santo ma non si ferma al venerdì santo. Se accolgo e credo in Gesù morto per me accolgo anche il Cristo risorto per me. Guardiamo dunque a Colui che è stato trafitto per noi, lasciamoci commuovere dal suo amore sofferente, sentiamo il peso del nostro male che lo ha ucciso, vediamo la nostra liberazione ma non dimentichiamo che Gesù oggi è vivo e allora non solo, come dice Paolo il peccato ha perso il suo pungiglione, ma anche la morte non riesce più a trattenere nessuno tra le sue grinfie.

 

 

SABATO 22 MARZO: SABATO SANTO

Una scheggia di preghiera:

 

CRISTO E’ RISORTO, ALLELUIA, VINTA E’ ORMAI LA MORTE, ALLELUIA.

 

Tra i santi ricordati oggi: Sant’ Ottaviano, martire; Santa Renilde.

Hanno detto: Pensare senza agire equivale a scaldare una stanza lasciando le finestre aperte. (Paul Carvel)

Saggezza popolare: Quando si mettono d’accordo, le formiche possono trasportare un elefante.

Un aneddoto: Il Padre Loew, che catechizzava gli scaricatori del porto di Marsiglia, li provocò un giorno sfidandoli a riassumere tutto il loro cristianesimo in modo tale che questo riassunto potesse scriversi nello spazio di un francobollo: “Dite tutto in tre parole”. Ebbene risposero scrivendo la verità, la forza della Dottrina che vince ogni trincea per il cristiano: “Gesù è risorto”.

 

“NON ABBIATE PAURA, VOI! SO CHE CERCATE IL CROCIFISSO. NON E’ QUI. E’ RISORTO”. (Mt 28,5-6)

Dopo il silenzio anche liturgico di questo giorno ecco che nella notte risuona la parola degli angeli presenti al sepolcro: “Non è qui: è risorto”. Questa è la notizia più incoraggiante che il cristiano e gli uomini di buona volontà possano ricevere. Non è morto per sempre. Cristo è vivo. Nel mondo latino in genere in questo giorno ci salutiamo con: “Buona Pasqua”. Gli ortodossi dicono così: “Cristo è risorto” e si rispondono: “Cristo è davvero risorto”. Gesù ci rassicura: “Vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno vi potrà togliere la vostra gioia”. Da quell’evento la tristezza del cristiano diventa gioia, lo sconforto si fa speranza, la morte si trasforma in vita, il transitorio diventa eterno. Diceva San Giovanni Crisostomo: “Sulla terra perfino la gioia in genere finisce in tristezza; ma per chi vive secondo Cristo, perfino le pene diventano gioia.”

 

 

DOMENICA 23 MARZO: PASQUA DEL SIGNORE

Una scheggia di preghiera:

 

QUESTO E’ IL GIORNO CHE HA FATTO IL SIGNORE, ALLELUIA!

 

Tra i santi ricordati oggi: San Turibio di Mogrovejo; Santa Lea, vedova; Sant’Ottone.

Hanno detto: La via del saggio è agire, ma non competere. (Lao Tzu)

Saggezza popolare: E' più facile difendere un principio che metterlo in pratica.

Un aneddoto: C'era una volta una ruota alla quale mancava un pezzo. La ruota voleva essere completa, perfetta, cosicché partì per cercare il pezzo che le mancava. Siccome era incompleta, però, non poteva rotolare bene ed ebbe così molto tempo per guardare i fiori, gli alberi e tutte le meraviglie del creato, godendo anche dei raggi del sole. Durante la sua ricerca trovò molti pezzi di ruota, ma nessuno che corrispondesse al suo pezzo mancante. Continuò così a cercare nello stupore delle cose che via via vedeva. Un giorno trovò un pezzo che le andava perfettamente, e finalmente poté essere completa: non le mancava proprio niente ed cominciò così a rotolare con molta rapidità, tanto rapidamente che non vedeva più né fiori né alberi, né aveva il tempo per godere dei raggi del sole. Quando si rese conto di questo, non ci pensò due volte, e lasciò sul bordo della strada il pezzo che aveva trovato, ricominciando così a rotolare lentamente.

Parola di Dio: At. 10,34.37-43; Sal. 117; Col. 3,1-4; Gv. 20,1-9

 

2^ Lettura Col 3, 1-4

Dalla lettera di San Paolo Apostolo ai Colossesi

Fratelli, se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove si trova Cristo assiso alla destra di Dio; pensate alle cose di lassù, non a quelle della terra. Voi infatti siete morti e la vostra vita è ormai nascosta con Cristo in Dio! Quando si manifesterà Cristo, la vostra vita, allora anche voi sarete manifestati con lui nella gloria. Parola di Dio

 

“FRATELLI SE SIETE RISORTI CON CRISTO, CERCATE LE COSE DI LASSU’ DOVE STA CRISTO ASSISO ALLA DESTRA DI DIO.” (Col. 3,1)

Tutta la liturgia di oggi è piena di gioia e richiede gioia. Ma perché fare festa? Perché gioire? Perché esultare? E quale gioia?  Mi viene in mente una ragazza che all'età di 25 anni ha saputo di avere un tumore... è iniziato il suo calvario, la sua sofferenza che l'ha portata di ospedale in ospedale, nel giro di poco tempo ha perso i capelli... lei era ben consapevole del male che covava dentro e di fronte alla sfiducia dei medici tante volte anche lei si è scoraggiata temendo di non farcela..., quante preghiere, quanta gente ha offerto per lei... un bel giorno tutto è passato, non si sa come, i medici ancora meno... tutto però è passato, con la velocità e la forza con cui è venuto il tumore se n'è andato. Giubilo, festa, gioia? Vi lascio immaginare quale esultanza traspariva dal volto di questa ragazza e dei suoi familiari! Questa è la gioia a cui la Chiesa ci invita, questa è la gioia che Cristo ci offre, questa è la gioia preparata per ogni uomo!

CRISTO È RISORTO! Le catene della morte non hanno prevalso, e dentro questa morte mettiamoci tutte quelle situazioni di morte che conosciamo. La pietra è "stata ribaltata dal sepolcro" non c'è sepolcro la cui pietra non possa essere ribaltata. Nel sepolcro è avvenuta la resurrezione, dentro, non fuori ma poi è esplosa e, se ti lasci coinvolgere ti fa sentire vivo, come Lui, per sempre.

 

 

LUNEDI' 24 MARZO: LUNEDI’ DELL’ANGELO

Una scheggia di preghiera:

 

SI’, NE SIAMO CERTI, CRISTO E’ DAVVERO RISORTO!

 

Tra i santi ricordati oggi: Santa Caterina di Svezia; San Severo.

Hanno detto: Un peccatore che fa qualcosa vale dieci volte più di un santo poltrone o di un martire inutile. (Shaw)

Saggezza popolare: La medesima acqua può sostenere o affondare una nave. (Prov. Cinese)

Un aneddoto: Un giorno, un papà di una famiglia agiata decise di portare il suo unico figlio ad un soggiorno in campagna con il fermo proposito di far vedere al suo erede come erano fortunati rispetto a persone così semplici e povere. Trascorsero un giorno ed una notte ospiti di una famiglia di umili e poveri contadini  presso una piccola fattoria. Al loro rientro il papà domandò al figlio:"Come è stato il viaggio?" "Molto buono papà!" "Hai visto come vivono le persone povere?" "Si." "E cosa hai imparato figlio mio?" "Ho visto che in casa nostra abbiamo due cani; loro ne hanno quattro; noi abbiamo una piscina che occupa mezzo giardino; loro hanno un ruscello di cui non si intravede la fine; noi abbiamo un portico coperto e illuminato dalla luce elettrica; loro hanno le stelle e la luna; il nostro giardino finisce nel portone di ingresso; loro hanno un intero bosco."Per concludere,davanti allo stupore del padre, aggiunse:"Grazie papà, per farmi vedere quanto "poveri" siamo!". Tutto quello che abbiamo dipende dal modo in cui lo vediamo.

Parola di Dio: At. 2,14.22-32; Sal. 15,1-2.5.7-11; Mt. 28,8-15

 

Vangelo Mt 28, 8-15

Dal vangelo secondo Matteo.

In quel tempo, abbandonato in fretta il sepolcro, con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l'annunzio ai suoi discepoli. Ed ecco Gesù venne loro incontro dicendo: “Salute a voi”. Ed esse, avvicinatesi, gli presero i piedi e lo adorarono. Allora Gesù disse loro: “Non temete; andate ad annunziare ai miei fratelli che vadano in Galilea e là mi vedranno”. Mentre esse erano per via, alcuni della guardia giunsero in città e annunziarono ai sommi sacerdoti quanto era accaduto. Questi si riunirono allora con gli anziani e deliberarono di dare una buona somma di denaro ai soldati dicendo: “Dichiarate: i suoi discepoli sono venuti di notte e l'hanno rubato, mentre noi dormivamo. E se mai la cosa verrà all'orecchio del governatore noi lo persuaderemo e vi libereremo da ogni noia”. Quelli, preso il denaro, fecero secondo le istruzioni ricevute. Così questa diceria si è divulgata fra i Giudei fino ad oggi. Parola del Signore

 

“ABBANDONATO IN FRETTA IL SEPOLCRO, CON TIMORE E GIOIA GRANDE, LE DONNE CORSERO A DARE L’ANNUNZIO AI SUOI DISCEPOLI. ED ECCO GESU’ VENNE LORO INCONTRO.” (Mt 28,8-9)

La buona notizia del Vangelo di Gesù inizia con un annuncio fatto ad una donna, Maria, i vangeli della risurrezione partono dall’annunzio fatto a delle donne. Chissà perché Gesù sceglie la donna per portare il suo primo annuncio? E’ la pedagogia amorevole di Dio. Nel primo annuncio viene chiesto a Maria un atto di fede e di adesione all’opera di Dio, a queste donne viene chiesto di essere i primi apostoli testimoni della risurrezione da annunciare anche agli apostoli. Gli uomini hanno ristretto il ruolo della donna, i religiosi, specialmente quelli celibi, l’hanno vista da una parte come oggetto di desiderio e dall’altra come fonte di male; il mondo, maschilista, che è andato avanti sia materialmente che nella sua interiorità grazie alla donna, l’ha relegata in un ruolo subalterno ed ha sorriso dei suoi presunti limiti… Gesù invece si rivolge alle donne riscoprendo e soprattutto invitandoci a riscoprire i valori profondi racchiusi nel cuore femminile. La sua non è una lotta di appoggio al femminismo e alle sue rivendicazioni. Per Gesù la vera emancipazione femminile non è riuscire a recuperare una parte di potere nei confronti dell’uomo. Per Gesù il potere è servizio, sia per l’uomo che per la donna. Gesù vuole farci capire che ciascuno di noi con i suoi doni specifici ha un ruolo importante nel Regno di Dio. Il Risorto, quando apparirà agli apostoli e ai discepoli dovrà faticare non poco con quelle ‘teste dure’ per far loro capire che in Lui si sono ‘compiute le scritture’, dovrà più volte ‘farsi toccare’, spezzare il pane, far vedere che mangia con loro, per portarli a credere. Le donne istintivamente, invece si buttano ai piedi di Gesù e lo abbracciano. Non che per loro sia più facile, infatti il Vangelo parla di timore anche per loro, ma certamente il loro rapporto con Gesù era più immediato ed anche più profondo. Cristo lo si scopre più per amore che per ragionamento. E’ molto difficile credere quando il cuore è indurito. Quando invece il cuore riconosce i benefici di Dio, quando si apre spontaneamente all’amore di Dio, la fede diventa più semplice.

 

 

MARTEDI’ 25 MARZO

Una scheggia di preghiera:

 

IL MIO NOME RIPOSA NEL TUO CUORE, GESU’.

 

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Isacco.

Hanno detto: Non c'è prova più sicura di un cervello a posto, che una mano incallita. (Shakespeare)

Saggezza popolare: Ad ogni gran sete ogni acqua è buona.

Un aneddoto: Il medico scosse il capo deluso. Il suo paziente non dava segni di miglioramento. Da dieci giorni ormai, l'anziano non reagiva più alle cure. Si era abbandonato sul letto di ospedale e sembrava non avesse più voglia di lottare per la vita. Stanco e rassegnato, il giorno dopo, il medico che lo visitava scosse nuovamente il capo...ma per la sorpresa! Tutti i valori dell'anziano erano tornati a posto. Il vecchietto stava seduto, appoggiato ai cuscini e aveva ripreso colore. “Ma che cosa le è successo? - chiese il medico - solo ieri disperavamo per la sua vita. E adesso tutto funziona a meraviglia! Si può sapere che cosa le è capitato?". Il vecchietto sorrise. Annuì a lungo e disse: “Hai ragione...qualcosa è capitato, ieri. Ieri è venuto a trovarmi il mio nipotino e mi ha detto: Nonno, nonno, devi tornare subito a casa: la mia bicicletta si è rotta! "

Parola di Dio: At. 2,36-41; Sal. 32; Gv. 20,11-18

 

Vangelo Gv 20, 11-18

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, Maria stava all'esterno vicino al sepolcro e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro e vide due angeli in bianche vesti, seduti l'uno dalla parte del capo e l'altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù. Ed essi le dissero: "Donna, perché piangi?". Rispose loro: "Hanno portato via il mio Signore e non so dove lo hanno posto". Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù che stava lì in piedi; ma non sapeva che era Gesù. Le disse Gesù: "Donna, perché piangi? Chi cerchi?". Essa, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: "Signore, se l'hai portato via tu, dimmi dove lo hai posto e io andrò a prenderlo". Gesù le disse: "Maria!". Essa allora, voltatasi verso di lui, gli disse in ebraico: "Rabbunì!", che significa: Maestro! Gesù le disse: "Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma và dai miei fratelli e dì loro: Io salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro". Maria di Màgdala andò subito ad annunziare ai discepoli: "Ho visto il Signore" e anche ciò che le aveva detto. Parola del Signore

 

“GESU’ LE DISSE: MARIA!”. (Gv. 20,16)

Maria Maddalena andata per rendere omaggio ad un morto stenta a riconoscere Gesù vivo. Ma il Signore ha un modo infallibile per farsi riconoscere: pronuncia il nome di Maria come lei era abituata a sentirlo sulle labbra del maestro. Non ebbe il minimo dubbio che fosse Lui: nessuno sapeva pronunciare il suo nome come il Signore. L’amore di Dio non è un amore anonimo. Non siamo un gregge indistinto di pecore. Egli conosce le sue pecore e le chiama ognuna per nome. Ricordiamo ad esempio il racconto dell’annunciazione a Maria: “Nel sesto mese un angelo fu inviato ad una vergine. E la vergine si chiamava Maria”. Ognuno di noi, come ci ricorda San Paolo è stato scelto prima della creazione del mondo per essere santo ed immacolato. Questo ci sollecita a riporre la nostra fiducia nel Signore. Dio conosce la storia della vita di ciascuno di noi. Come gli apostoli furono chiamati dal maestro ognuno col proprio nome, così anche noi siamo chiamati per nome. Per questo motivo i nostri nomi sono scritti nel Libro della Vita, che non è altro che il libro dell’amore personale di Dio. Impariamo ad ascoltare, quando il Signore bussa alla nostra porta. E ricordiamoci sempre che il Signore, quando chiama, non sbaglia mai né porta né nome.

 

 

MERCOLEDI’ 26 MARZO

Una scheggia di preghiera:

 

GESU’, SOLO NEL TUO NOME C’E’ SALVEZZA.

 

Tra i santi ricordati oggi: Sant’ Emanuele, martire; San Ponzio; San Giovino.

Hanno detto: Le mani che aiutano sono più sacre delle bocche che pregano. (Sai Baba)

Saggezza popolare: Chi vuol dell’acqua chiara, vada alla fonte.

Un aneddoto: C'era una volta l'asino di un contadino. Un giorno l'asino cadde in un pozzo. Il povero animale pianse ininterrottamente per ore. Il contadino affranto dai lamenti dell'asino voleva tirarlo fuori. Ma dopo inutili sforzi e tentativi, pensò di lasciar perdere: l'animale era vecchio e il pozzo secco. Decise quindi di lasciare l'asino sottoterra e di chiudere il pozzo ormai privo di acqua. Chiese, così, aiuto agli altri contadini del villaggio per ricoprire di terra il pozzo. Il povero asino imprigionato, al rumore delle palate e alle zolle di terra che gli piovevano in testa, capì le intenzioni degli esseri umani e scoppiò in un pianto irrefrenabile. Ma all'improvviso smise di piangere suscitando lo stupore di tutti. Passarono le ore, le zolle di terra venivano buttate velocemente fin quasi a ricoprire il pozzo interamente. Finalmente il contadino ebbe il coraggio di guardare in fondo al pozzo e rimase sorpreso per quello che vide. L'asino era ancora lì: utilizzava ogni palata di terra che riceveva sulla testa come un gradino, la scrollava di dosso e la lasciava alle sue spalle. Man mano che i contadini gli gettavano le zolle di terra, saliva sempre di più e si avvicinava al bordo del pozzo. Zolla dopo zolla, gradino dopo gradino, l'asino riuscì ad uscire dal pozzo con un grande balzo. Cominciò così a trottare felice. Con le pale in mano i contadini rimasero a guardare lo spettacolo ed erano talmente allibiti che non erano capaci di dire nulla. La vita ci butta terra di tutti i tipi e ci affonda  in pozzi neri e profondi. Il segreto per uscire più forti dal pozzo  è scuotersi la terra di dosso e, passo dopo passo, avvicinarci al cielo.

Parola di Dio: At. 3,1-10; Sal. 104; Lc. 24,13-35

 

1^ Lettura At 3, 1-10

Dagli Atti degli Apostoli.

In quei giorni, Pietro e Giovanni salivano al tempio per la preghiera verso le tre del pomeriggio. Qui di solito veniva portato un uomo, storpio fin dalla nascita e lo ponevano ogni giorno presso la porta del tempio detta "Bella" a chiedere l'elemosina a coloro che entravano nel tempio. Questi, vedendo Pietro e Giovanni che stavano per entrare nel tempio, domandò loro l'elemosina. Allora Pietro fissò lo sguardo su di lui insieme a Giovanni e disse:"Guarda verso di noi". Ed egli si volse verso di loro, aspettandosi di ricevere qualche cosa. Ma Pietro gli disse:"Non possiedo né argento né oro, ma quello che ho te lo do: nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, cammina!". E, presolo per la mano destra, lo sollevò. Di colpo i suoi piedi e le caviglie si rinvigorirono e balzato in piedi camminava; ed entrò con loro nel tempio camminando, saltando e lodando Dio. Tutto il popolo lo vide camminare e lodare Dio e riconoscevano che era quello che sedeva a chiedere l'elemosina alla porta Bella del tempio ed erano meravigliati e stupiti per quello che gli era accaduto. Parola di Dio

 

“NON POSSIEDO NE’ ORO NE’ ARGENTO, MA QUELLO CHE HO TE LO DO’: NEL NOME DI GESU’ IL NAZARENO, CAMMINA!”. (At. 3,6)

L’unica forza della nuova comunità è il Nome di Gesù: Cristo risorto, vivo e presente nella Chiesa. Il miracolo di Pietro non è che un altro dei miracoli di Gesù che sempre agisce e opera segni straordinari di salvezza, e suscita gioia, meraviglia, stupore. Quante volte ci troviamo ad essere poveri, ancora più poveri di coloro che ci chiedono qualcosa. Davanti a una sofferenza protratta e inguaribile, davanti a una situazione familiare insanabile, davanti a povertà concrete che non riesci a risolvere, anche noi come Pietro dobbiamo dire: “Non ho oro e argento, non ho parole, suggerimenti, sono impotente!”. Da soli non possiamo nulla. Ma sei convinto che c’è Lui? che Lui può tutto? Il povero, l’oppresso hanno bisogno di te, delle tue mani, delle tue parole, ma hanno bisogno soprattutto che tu dia loro, Lui. Non con parole di consolazione ma con fede umile e sincera, Il mondo ha bisogno soprattutto di Dio, non di un Dio facile consolazione, non di un Dio—mago solutore dei nostri guai, ma ha bisogno del Dio che accompagna, incoraggia, che rafforza dentro, che fa il miracolo della guarigione del cuore. E allora, anche se hai niente, anche se sei impotente davanti ai dolori del fratello, non dimenticarti di dargli Dio con te stesso, Lui farà quello che tu non sai e non puoi fare.

 

 

GIOVEDI’ 27 MARZO

Una scheggia di preghiera:

 

TU, O GESU’, SEI IL RISORTO IL VIVENTE PER SEMPRE!

 

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Augusto; San Gelasio.

Hanno detto: Fa' tutto quello che puoi e Dio ti assisterà nei tuoi buoni propositi. (Tommaso da Kempis)

Saggezza popolare: Il mulino non può macinare con l'acqua passata. (Proverbio Inglese)

Un aneddoto: Al governatore spagnolo di Milano, Albuquerque, che voleva cacciarlo non solo dalla città ma da tutti gli stati del re di Spagna, Carlo Borromeo rispose tranquillo: “Temo di non essere degno di tanto onore”.

Parola di Dio: At. 3,11-26; Sal. 8; Lc. 24,35-48

 

Vangelo Lc 24, 35-48

Dal vangelo secondo Luca.

In quel tempo, i discepoli di Emmaus riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come l'avevano riconosciuto nello spezzare il pane. Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona apparve in mezzo a loro e disse:"Pace a voi!". Stupiti e spaventati credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse: "Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa come vedete che io ho". Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. Ma poiché per la grande gioia ancora non credevano ed erano stupefatti, disse: "Avete qui qualche cosa da mangiare?". Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro. Poi disse: "Sono queste le parole che vi dicevo quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella Legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi". Allora aprì loro la mente all'intelligenza delle Scritture e disse: "Così sta scritto: il Cristo dovrà patire e risuscitare dai morti il terzo giorno e nel suo nome saranno predicati a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni". Parola del Signore

 

“GESU’ IN PERSONA APPARVE IN MEZZO A LORO E DISSE: PACE A VOI”. (Lc. 24,36)

I Vangeli di questa ottava di Pasqua ci presentano le varie apparizioni del Crocifisso risorto.

Proviamo oggi a cogliere, in schema i denominatori comuni di questi racconti e le indicazioni che ne vengono a noi. Innanzitutto il Risorto è estremamente libero: viene quando vuole, sceglie a chi apparire per primo, appare dove vuole, dà degli ordini, richiama il suo insegnamento, interpreta le scritture… Lo avevano appeso ad una croce perché non si muovesse più, lo avevano affidato nella rigidità della morte ad una tomba chiusa da un masso, ma nulla può fermare Dio e il suo amore per noi. Tutte le volte che il Risorto appare augura la pace. Oggi il termine pace viene facilmente strumentalizzato, costretto a convivere persino con la violenza, la brutalità, le minacce, l’odio, la menzogna più spudorata. Soprattutto molti si illudono che questa sia una parola da gridare nelle piazze, scandire nei cortei. Pochi si rendono conto che questa parola “sacra” deve essere accolta, come un seme nelle profondità del nostro essere. Maturare, crescere, diventare esigenza, ostinazione, forza, passione. L’uomo che si apre al messaggio di pace, è uno che la realizza, prima di tutto nel suo intimo. Pace allora è un punto di arrivo e comporta un cammino faticato di purificazione, combattimento, ordine interiore, dominio su se stessi: la pace di Cristo diventa allora attraverso il combattimento della croce, una pace vittoriosa, una forza superiore a quella dell’odio, della vendetta, della violenza. Il Crocifisso-risorto si fa vedere, toccare, mostra i segni della sua passione. La risurrezione non cancella il passato, lo glorifica. E il Cristo glorioso continua ad essere in mezzo a noi nei segni del Crocifisso. Non c’è bisogno di andare in paradiso per incontrarlo. Basta aprire gli occhi per leggere i segni della sua passione e della sua glorificazione, oggi in mezzo a noi. I segni della sua croce li vediamo nei corpi martoriati dalle violenze, dalle guerre, dalle malattie, i suoi dolori li incontriamo negli abbandonati, nei traditi. I segni della gloria sono presenti nella speranza e nell’amore. Cristo è ancora con noi. Insieme alla gioia che provocano le apparizioni c’è anche sbigottimento, perplessità, incredulità. Quasi a dire:“Troppo bello per essere vero!” Ossia, quando Dio delude, si inventano pretesti per non credere. Ma allorché Dio sorprende oltre i nostri sogni, non possiamo credere, subodoriamo un inganno. La morte fa paura. La Risurrezione ancor di più. La Croce di Gesù spaventa. La sua gioia ci rende sospettosi. Gli Apostoli non hanno il coraggio di seguirlo lungo la “Via Crucis”, ma non ce la fanno neppure a tenergli dietro la via della risurrezione. Il Risorto è impegnativo, scomodo, disturbatore ancor più di quando predicava nei villaggi. Forse gradiremmo altri segni. Che dormisse con noi. Che ci lasciasse abbandonati alla nostra mediocrità. Invece Lui insiste: “Aprì loro la mente all’intelligenza delle Scritture”. E questo è un altro segno caratteristico delle apparizioni: il presente deve essere compreso attraverso tutta la lunga storia dell’amore di Dio. La risurrezione non spunta improvvisamente come un fungo, è il completamento dell’opera di Dio, è il fatto che dà significato a tutto il passato e che interroga tutto il futuro. Noi cristiani in Gesù morto e risorto davvero vediamo il compimento di ogni amore, Lui è l’Alfa e l’Omega, l’inizio e la fine come ci è stato detto nella liturgia del cero pasquale, la notte di Pasqua.

 

 

VENERDI’ 28 MARZO

Una scheggia di preghiera:

 

GESU’ RISORTO, GUARISCI LE NOSTRE MALATTIE.

 

Tra i santi ricordati oggi: San Gontrano; San Venturino

Hanno detto: La parola persuade la gente meno dei fatti, che sono un'esortazione silenziosa. (Gregorio di Nazianzo)

Saggezza popolare: Quando gli adulatori si incontrano il diavolo va a cena. (Prov. Inglese)

Un aneddoto: Francesco di Sales era stato in lunga conversazione con una signora della corte. Un amico gli domandò se la signora era bella. “Bella?” – rispose il prelato “Non lo so”. “Come è possibile, no l’avete vista?”. “L’ho vista – replicò il santo – ma non l’ho guardata”.

Parola di Dio: At. 4,1-12; Sal 117; Gv. 1,21-14

 

1^ Lettura At 4, 1-12

Dagli Atti degli Apostoli.

In quei giorni, Pietro e Giovanni stavano parlando al popolo, dopo la guarigione dello storpio,  quando sopraggiunsero i sacerdoti, il capitano del tempio e i sadducei, irritati per il fatto che essi insegnavano al popolo e annunziavano in Gesù la risurrezione dai morti. Li arrestarono e li portarono in prigione fino al giorno dopo, dato che era ormai sera. Molti però di quelli che avevano ascoltato il discorso credettero e il numero degli uomini raggiunse circa i cinquemila. Il giorno dopo si radunarono in Gerusalemme i capi, gli anziani e gli scribi, il sommo sacerdote Anna, Caifa, Giovanni, Alessandro e quanti appartenevano a famiglie di sommi sacerdoti. Fattili comparire davanti a loro, li interrogavano: "Con quale potere o in nome di chi avete fatto questo?". Allora Pietro, pieno di Spirito Santo, disse loro: "Capi del popolo e anziani, visto che oggi veniamo interrogati sul beneficio recato ad un uomo infermo e in qual modo egli abbia ottenuto la salute, la cosa sia nota a tutti voi e a tutto il popolo d'Israele: nel nome di Gesù Cristo il Nazareno, che voi avete crocifisso e che Dio ha risuscitato dai morti, costui vi sta innanzi sano e salvo. Questo Gesù è la pietra che, scartata da voi, costruttori, è diventata testata d'angolo. In nessun altro c'è salvezza; non vi è infatti altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale è stabilito che possiamo essere salvati". Parola di Dio

 

“NEL NOME DI GESU' IL NAZZARENO... COSTUI VI STA INNANZI SANO E SALVO". (At. 4,10)

Proprio in questa frase del discorso di Pietro si può scorgere il nesso tra la narrazione della pesca miracolosa del Vangelo e la guarigione del paralitico. In entrambi i miracoli è richiesto l’intervento di Gesù. Il Maestro l’aveva detto in diversi modi nel discorso dell’Ultima Cena: nell’allegoria della vite e dei tralci: “se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato”; “chi crede in me compirà opere ancora più grandi di queste… perché senza di me non potete far nulla”. Quando dobbiamo costruire una casa, ci rivolgiamo ad un architetto; quando siamo malati chiamiamo un medico, e quando vogliamo crescere nelle nostre aspirazioni più grandi, quelle che sanno di eternità, a chi ci rivolgiamo? A Gesù. Egli si dà a noi permanentemente: possiamo riceverlo infatti tutti i giorni nell’Eucaristia. Possiamo visitarlo nel Tabernacolo dove sempre ci attende. Possiamo incontrarlo nella sua Parola. Possiamo ricorrere a Lui per mezzo di sua Madre, la Vergine Maria. Gesù è il migliore dei medici a cui rivolgerci; diceva Sant’Agostino: “Verranno guarite tutte le tue malattie. Per il Medico Onnipotente non c’è malattia insanabile; tu lasciati solo curare, mettiti nelle sue mani”.

 

 

SABATO 29 MARZO

Una scheggia di preghiera:

 

GESU’, CHE LA TUA BUONA NOTIZIA TRAPELI DAL MIO VIVERE.

 

Tra i santi ricordati oggi: San Secondo d’Asti; Santi Firmino e Aulo.

Hanno detto: Fai sempre in modo che quello che fai sia sempre meglio di quello che hai fatto. (Borsara)

Saggezza popolare: "Il solo profitto di un'adulazione è che, sentendo ciò che non siamo, noi possiamo istruirci su ciò che dovremmo essere". (Prov. Africano)

Un aneddoto: Un’insegnante chiese agli scolari della sua prima elementare di disegnare qualcosa per cui si sentissero di ringraziare il Signore. Sapeva che avrebbero disegnato panettoni, tavole imbandite, qualcuno forse un po’ di natura o i genitori. Fu però stupita dal disegno di Tino: una semplice mano disegnata in maniera infantile. L’insegnante domandò di chi fosse la mano “E’ la tua mano, maestra” mormorò il bambino. Si rammentò che tutte le sere prendeva per mano Tino che era il più piccolo e lo accompagnava all’uscita. Lo faceva anche con altri bambini, ma per Tino voleva dire molto. Hai mai pensato al potere immenso delle tue mani?

Parola di Dio: At. 4,13-21; Sal. 117; Mc. 16,9-15

 

Vangelo Mc 16, 9-15

Dal vangelo secondo Marco.

Risuscitato al mattino nel primo giorno dopo il sabato, apparve prima a Maria di Màgdala, dalla quale aveva cacciato sette demòni. Questa andò ad annunziarlo ai suoi seguaci che erano in lutto e in pianto. Ma essi, udito che era vivo ed era stato visto da lei, non vollero credere. Dopo ciò, apparve a due di loro sotto altro aspetto, mentre erano in cammino verso la campagna. Anch'essi ritornarono ad annunziarlo agli altri; ma neanche a loro vollero credere. Alla fine apparve agli undici, mentre stavano a mensa, e li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risuscitato. Gesù disse loro: "Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura". Parola del Signore

 

“GESU’ LI RIMPROVERO’ PER LA LORO INCREDULITA’ E DISSE LORO: ANDATE IN TUTTO IL MONDO E PREDICATE IL VANGELO AD OGNI CREATURA”. (Mc.16,14-15)

Gesù non si spaventa né delle debolezze, né dei tradimenti, né della poca fede, anche se rimane “meravigliato” davanti alla durezza della nostra testa e del nostro cuore che stenta a comprendere le meraviglie di Dio che ci sono davanti ogni giorno, desidera solo perdonarci e rinfrancarci nella fede. Noi, quando qualcuno ci tradisce o non ci comprende ripetutamente o dimostra di non fidarsi in noi tendiamo a cancellarlo, escluderlo, andare avanti per conto nostro, scegliere altre persone, Gesù invece ama personalmente al di là dei limiti, ha fiducia che, nonostante i tanti errori ce la faremo ad avere fede in Lui, crede nel dono dello Spirito Santo che ci vuole dare perché noi possiamo diventare suoi rappresentanti e testimoni. Questo dovrebbe far sorgere dentro di noi il sentimento della gratitudine e la gioia della missionarietà. Un altro elemento che ci colpisce è che, mentre Gesù era in vita, la missione era in pratica riservata al popolo ebraico, ora che Lui risorto, sale al cielo, la missione è invece affidata agli apostoli “per ogni creatura”. Gesù è morto e risorto e in questo è il frutto della nostra redenzione avvenuta una volta per tutte per ogni uomo di ogni tempo e luogo, ma questa buona notizia deve poter arrivare alla mente e al cuore di ogni uomo per essere accettata, e questo è compito nostro. Capiamo allora sempre meglio che missionario non è quell’uomo con la barba lunga che lascia tutto e parte per paesi esotici in mezzo a mille peripezie per battezzare bambini indigeni. E neanche che missionaria deve essere solo la chiesa gerarchica con tutti i suo piani e progetti che qualche volta sono più sulla carta che nella vita. Missionario che porta la gioia della redenzione, della risurrezione di Cristo devo essere io oggi in mezzo alle persone con cui vivo. Tutti allora come i Testimoni di Geova a suonar campanelli? Non è necessario questo, missione non significa neppure in prima istanza conquistare adepti per la religione o distribuire sacramenti a persone che non hanno la capacità di apprezzarli, essere testimoni e missionari comincia dall’avere il cuore pieno di serenità perché Cristo è davvero risorto ed è il mio redentore, dal sapere in mezzo alle difficoltà quotidiane che Gesù non ci abbandona, che Dio è nostro Padre, che la fede in Lui, pur con tutte le difficoltà, è quello che da senso alla vita. Se tutto questo traspare da noi allora siamo già missionari per ogni uomo che incontriamo sul nostro cammino.

 

 

DOMENICA 30 MARZO : II DOMENICA DI PASQUA ANNO A

Una scheggia di preghiera:

 

GESU’ MIO, CONFIDO IN TE.

 

Tra i santi ricordati oggi: San Giovanni Climaco; Sant’ Amedeo.

Hanno detto: Pensa da uomo d'azione e agisci da uomo di pensiero. (Bergson)

Saggezza popolare: Gola degli adulatori, sepolcro aperto.

Un aneddoto: Giuseppe Cottolengo muore a soli 56 anni, ma è tanto fiaccato dalla fatica e dalle preoccupazioni che a chi lo assiste dice: “L’asino non vuol più camminare. Bisogna proprio morire. Arrivederci in cielo!”.

Parola di Dio: At. 2,42-47; Sal. 117; 1Pt. 1,3-9; Gv. 20,19-31

 

Vangelo Gv 20, 19-31

Dal vangelo secondo Giovanni.

La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: “Pace a voi!”. Detto questo, mostrò loro le mani e il costato. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: “Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi”. Dopo aver detto questo, alitò su di loro e disse: “Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi”. Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dissero allora gli altri discepoli: “Abbiamo visto il Signore!”. Ma egli disse loro: “Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il dito nel posto dei chiodi e non metto la mia mano nel suo costato, non crederò”. Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c'era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, si fermò in mezzo a loro e disse: “Pace a voi!”. Poi disse a Tommaso: “Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano, e mettila nel mio costato; e non essere più incredulo ma credente!”. Rispose Tommaso: “Mio Signore e mio Dio!”. Gesù gli disse: “Perché mi hai veduto, hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto crederanno!”. Molti altri segni fece Gesù in presenza dei suoi discepoli, ma non sono stati scritti in questo libro. Questi sono stati scritti, perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome. Parola del Signore

 

“E I DISCEPOLI GIOIRONO AL VEDERE IL SIGNORE” (Gv. 20,20)

Uno dei messaggi forti della liturgia di questa nostra seconda domenica è il potere della fede in Cristo risuscitato. Il vangelo ci narra che gli apostoli rimanevano rinchiusi per paura dei Giudei. La loro situazione era precaria. Non avevano strumenti umani e materiali per poter affrontare l'attuale stato di cose. Cristo irrompe nella scena, e dà una nuova dimensione alla vita di quegli uomini: essi si riempiono di gioia, ricevono lo Spirito Santo, e Gesù li invia ad affrontare una missione che non erano neppure in grado di immaginare. È proprio nel momento di maggior abbattimento che il potere salvifico di Dio irrompe con più forza. È Cristo resuscitato che dà unità alla Chiesa nascente, è lui che riempie il cuore degli apostoli di gioia, dà loro forza attraverso lo Spirito, e li infiamma di amore e audacia. Ma l'invito a scoprire il potere trasformante di Cristo risuscitato è sempre attuale, per ogni cristiano. Il credente si trova oggi a vivere in un mondo contorto in cui la verità è messa in crisi. La sua missione, pertanto, non è facile, proprio come non fu facile la missione degli apostoli. Egli è testimone dell'amore di Cristo, della sua passione, morte e risurrezione. Egli deve annunciare con coraggio la verità sull'uomo, sulla vita, sul mondo, sull'eternità. In un certo senso, il cristiano deve proclamare verità che non sono sempre piacevoli, che non hanno sempre buon mercato, ma che sono in realtà parole di salvezza. Solo attraverso la fede in Cristo risuscitato riusciremo, come i primi discepoli, a testimoniare la verità nell'amore, e ad essere sinceri, pienamente sinceri nell'amore a Dio e gli uomini. L'esempio di Tommaso è istruttivo. È uno dei discepoli, ma non si trovava lì quando apparve loro il Signore. "Voleva" vedere, non credeva alle parole dei suoi condiscepoli. "Voleva" toccare, voleva avere prove indiscutibili che, effettivamente, si trattava di Cristo stesso. La fede costa. La fede è abbandono completo ad un Dio che chiede solo fiducia assoluta. Cristo rivolge a Tommaso poche parole, ma significative: "Non essere più incredulo, ma credente". Sembra che questo sia l'invito che Cristo rinnova oggi a ciascuno di noi: "non essere incredulo", "non lasciarti condurre soltanto da ragionamenti umani". "Credi in me, fidati di me, spera in me". Questi è, questo fa il cristiano. Così, per esempio, fanno i santi, coloro che si affidano a Dio totalmente. Pensiamo per esempio alla Casa Sollievo di Padre Pio, pensiamo alle opere del Cottolengo, alla Riforma di Santa Teresa di Gesù, o allo slancio sereno di Edith Stein. Non siate increduli, ma credenti.

 

 

LUNEDI’ 31 MARZO: ANNUNCIAZIONE DEL SIGNORE

Una scheggia di preghiera:

 

AVE O MARIA, PIENA DI GRAZIA.

 

Tra i santi ricordati oggi: Santa Balbina; San Beniamino; San Lucerio

Hanno detto: Non esistono persone più acide di quelle che sono dolci per interesse. (Vauvenargues)

Saggezza popolare: Se tu dici al tuo leccapiedi che hai caldo, è capace di mettersi a sudare.

Un aneddoto: Un giorno, mentre era patriarca di Venezia, papa Sarto disse: “A Mantova ero povero, qui sono pitocco” E guardando l’orologio d’oro che gli aveva regalato un amico, sospirò: “Il mio orologio di argento era sempre in viaggio per il Monte di pietà. Oggi non lo posso più fare perché chi mi ha regalato questo vi ha fatto incidere, per obbligarmi a tenerlo, lo stemma patriarcale. Così non posso neppure più salire le scale del monte di Pietà di Venezia”

Parola di Dio: Is. 7,10-14; Sal. 39; Eb. 10,4-10; Lc. 1,26-38

 

Vangelo Lc 1, 26-38

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazareth, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: "Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te". A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto. L'angelo le disse: "Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine". Allora Maria disse all'angelo: "Come è possibile? Non conosco uomo". Le rispose l'angelo: "Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio. Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: nulla è impossibile a Dio". Allora Maria disse: "Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto". E l'angelo partì da lei. Parola del Signore

 

“L’ANGELO GABRIELE FU MANDATO DA DIO IN UNA CITTA’ DELLA GALILEA CHIAMATA NAZARETH AD UNA VERGINE CHE SI CHIAMAVA MARIA”. (Lc. 1,26-27)

Oggi rileggiamo l'incontro di un angelo con una giovane ragazza di Nazareth e scopriamo la grandezza del pensiero di Dio. Perché in quella minuscola casa di questo minuscolo paese avviene l'assurdo di Dio. Protagonista è questa ragazza di un paese sottomesso a schiavitù, ai confini del mondo. Niente satellite, né diretta televisiva, né network spettacolari, nella minuscola Nazareth che diventa centro assoluto della storia. Poiché  la lunga storia di amicizia e affetto col popolo di Israele non è stata sufficiente per spiegarsi, Dio sceglie di farsi uomo, parole, lacrime, sorriso, tono di voce, sudore e necessita di un corpo, e abbisogna di una madre. Non la moglie dell'imperatore, o il premio Nobel per la medicina, non una donna manager dinamica dei nostri giorni, macché, Dio sceglie Maria, piccola ragazza di paese e a lei chiede di diventare la porta d'ingresso per Dio nel mondo, tutto lì. Dio sceglie Nazareth e, a Nazareth, sceglie Maria. E a Nazareth, per trent'anni, Dio si nasconde nella quotidianità più semplice: bambino, adolescente, giovane falegname, come suo padre. Quanto parla questo assordante silenzio! Quanto dice di Dio questa sua scelta! A noi che sempre cerchiamo il plauso e la visibilità, l'efficienza e la produttività, Dio dice che la sua logica è diversa. Scegliere Nazareth, un paese occupato dall'Impero romano, ai confini della storia, ai margini della geografia del tempo, in un'epoca sprovvista di mezzi di comunicazioni, ci rivela ancora una volta la logica di Dio. Questo ci dà coraggio: quando pensiamo di avere sbagliato la vita, di non avere avuto sufficienti opportunità, quando non siamo soddisfatti dei nostri risultati o siamo travolti dall'assordante incitamento di chi ci grida: "devi riuscire", pensiamo a Nazareth, a questo modo di operare di Dio che ci sbalordisce e ci incanta. 

 

 

 

 

 

 

 

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