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SCHEGGE E SCINTILLE

PENSIERI, SPUNTI, RIFLESSIONI

DALLA PAROLA DI DIO E DALLA VITA

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a cura di: don_franco_locci@libero.it

 

 

GENNAIO 2008

 

 

MARTEDI’ 1 GENNAIO:  MARIA SANTISSIMA, MADRE DI DIO

Una scheggia di preghiera:

 

DIO CI BENEDICA CON LA LUCE DEL SUO VOLTO.

 

Tra i santi ricordati oggi: San Fulgenzio, vescovo; Santa Franca; San Guglielmo da Volpiano.

Hanno detto: "Se Dio ti infastidisce, diglielo ugualmente" (Fénélon)

Saggezza popolare: All'umiltà felicità, all'orgoglio calamità. (Prov. Italiano)

Un aneddoto: Circa l’origine del fiume Jguazù, che forma le note cascate ai confini del Paraguay, si racconta la leggenda di una madre che piangeva come Agar vedendo che suo figlio stava per morir di sete. Ma le lacrime caddero sulla sabbia e nacque il gran fiume che trasformò il deserto in fondo terreno. Qual­cosa del genere possiamo immaginare avvenga nei misteriosi scambi di intercessioni e di aiuti, quando la Madre della Chiesa, giunta alla gloria finale, supplica che ne abbiano parte anche i suoi figli, assetati tutti di gioia.

Parola di Dio: Nn. 6,22-27; Sal. 66,2-3.5-6.8; Gal. 4,4-7; Lc. 2,16-21

 

1^ Lettura (Nm. 6, 22-27)

Dal libro dei Numeri.

Il Signore si rivolse a Mosè dicendo: "Parla ad Aronne e ai suoi figli e riferisci loro: Voi benedirete così gli Israeliti; direte loro: Ti benedica il Signore e ti protegga. Il Signore faccia brillare il suo volto su di te e ti sia propizio. Il Signore rivolga su di te il suo volto e ti conceda pace. Così porranno il mio nome sugli Israeliti e io li benedirò".

 

“IL SIGNORE FACCIA BRILLARE IL SUO VOLTO SU DI TE E TI SIA PROPIZIO”. (Num.6,25)

Il primo viso che rimane impresso al bambino piccolo è quello della mamma. Di solito l’ultimo nome che invoca il morente è quello della mamma. Oggi, primo giorno dell’anno la liturgia ci parla di benedizione di Dio, augurandoci che il suo volto brilli su di noi, e quale volto umano migliore di quello della mamma di Gesù e mamma nostra può testimoniarci in maniera piena il volto di Dio? Il dono di Maria come Madre è la maniera più umana che Dio ha escogitato per starci vicino, per dirci quanto ci ama e quanto è vicino alle nostre quotidiane necessità, sempre in silenzio senza invadere la nostra libertà, ma presente ed efficace. Mi sembra dunque molto bello poter mettere il dono del tempo di questo nuovo anno sotto la protezione di Maria. Noi non sappiamo che cosa ci aspetta in questo 2008, tutti ci auguriamo ogni bene e felicità, e questo potrà essere se come Maria, Giuseppe e Gesù, sapremo gioire delle piccole cose, sapremo vedere la prova e la sofferenza non solo come qualcosa di negativo, se sapremo in una parola, come loro, accettare ogni cosa come dono della volontà di Dio che certamente nella sua Provvidenza non ci farà mancare il suo aiuto prezioso.

 

 

 

MERCOLEDI’ 2 GENNAIO

Una scheggia di preghiera:

 

TU, GESU’, SEI L’ALFA E L’OMEGA, IL PRIMO E L’ULTIMO

 

Tra i santi ricordati oggi: Santi Basilio e Gregorio Nazianzeno; Sant’ Adalardo di Corbie.

Hanno detto: L'errore non è mai "puro", perché, se tale potesse essere, sarebbe verità. (Benedetto Croce)

Saggezza popolare: Chi dà presto, dà due volte. (tradizione cristiana)

Un aneddoto: In un intervista, l’ex Presidente della Repubblica, Oscar Luigi Scalfaro, cercava di spiegare che cosa, secondo lui, il Padre Eterno ha scritto come intestazione alla sua carta da lettere: “Credo che ci siano due aggettivi: paziente, il primo (“Sono alla porta e busso”, dice nell’Apocalisse: lui non sfonda la porta, lui bussa, caso mai volessimo aprire). Il secondo aggettivo penso proprio che sia: ottimista. Sì, Dio è un ottimista sfrenato, crea gli uomini pur sapendo che cosa sono e scommette su di loro, malgrado siano quello che sono”.

Parola di Dio: 1Gv. 2,22-28; Sal. 97,1-4; Gv. 1,19-28

 

Vangelo Gv 1, 19-28
Dal vangelo secondo Giovanni.
Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e leviti a interrogarlo: "Chi sei tu?". Egli confessò e non negò, e confessò: "Io non sono il Cristo". Allora gli chiesero: "Che cosa dunque? Sei Elia?". Rispose: "Non lo sono". "Sei tu il profeta?". Rispose: "No". Gli dissero dunque: "Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?". Rispose: "Io sono voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, come disse il profeta Isaia". Essi erano stati mandati da parte dei farisei. Lo interrogarono e gli dissero: "Perché dunque battezzi se tu non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?". Giovanni rispose loro: "Io battezzo con acqua, ma in mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, uno che viene dopo di me, al quale io non sono degno di sciogliere il legaccio del sandalo". Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando. Parola del Signore

 

“SACERDOTI E LEVITI INTERROGAVANO GIOVANNI: CHI SEI TU?” (Gv. 1,19)

Mi ha sempre attratto molto la figura di Giovanni il Battista, che se da una parte sembra uno di quei profeti da cui è meglio stare alla larga perché le sue scudisciate tolgono la pelle, dall’altra è anche una prima figura di chi vorrà essere davvero cristiano. Oggi, a coloro che vanno a chiedere la sua vera identità risponde sempre con un no: non è il Cristo, non è Elia, non è il profeta atteso. Non è la luce ma si è lasciato illuminare da essa, non è la Parola ma ne è la voce. Per Giovanni la figura di Gesù è ancora nascosta, avvolta nel mistero ma egli lo pone davanti a sé, spostando l’attenzione dalla sua persona a quella di Lui. Giovanni non è caduto nella tentazione di usare la chiamata del Signore a suo vantaggio, non ha preteso di essere qualcuno, non è inciampato nel rischio di usare la parola profetica dell’Antico Testamento per avvalorare le proprie idee. Ha vigilato su se stesso, per non mettersi mai prima di Dio. Quanto ha da insegnare Giovanni a ciascuno di noi e alle comunità cristiane! Non vi è mai capitato di incontrare dei preti o anche dei laici che con le loro parole o anche solo con i loro atteggiamenti si impongono perché “se vuoi essere cristiano devi essere come me?”, e non è capitato anche a noi, qualche volta di avere la presunzione di sapere con esattezza che cosa vuole Dio in questo momento, specialmente se la cosa si riferisce ad altri? Io sono prete, cristiano, Chiesa, ma per Cristo, in virtù di Cristo. A servizio di Cristo e dei fratelli!

 

 

 

GIOVEDI’ 3 GENNAIO

Una scheggia di preghiera:

 

AGNELLO DI DIO LIBERACI DAL PECCATO, DAL MALIGNO, DAL MALE.

 

Tra i santi ricordati oggi: Santa Genoveffa, vergine; San Fiorenzo, vescovo; Sant’Antero, papa.

Hanno detto: Se esistessero due uomini perfettamente uguali, il mondo non sarebbe grande abbastanza per accoglierli entrambi. (Gibran)

Saggezza popolare: Meglio andare a letto senza cena che alzarsi con i debiti.

Un aneddoto: Si dice che Alessandro Magno, dopo le straordinarie imprese in Oriente, divise l’Impero tra i suoi generali macedoni incoronandoli sovrani di diverse nazioni. Gli fu chiesto: “Che cosa rimane adesso per te?”. Ed egli rispose: “La mia speranza”.

Parola di Dio: 1Gv. 2,29-3,6; Sal. 97; Gv. 1,29-34

 

Vangelo Gv 1, 29-34
Dal vangelo secondo Giovanni.
In quel tempo, Giovanni vedendo Gesù venire verso di lui disse: "Ecco l'agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo! Ecco colui del quale io dissi: Dopo di me viene un uomo che mi è passato avanti, perché era prima di me. Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare con acqua perché egli fosse fatto conoscere a Israele". Giovanni rese testimonianza dicendo: "Ho visto lo Spirito scendere come una colomba dal cielo e posarsi su di lui. Io non lo conoscevo, ma chi mi ha inviato a battezzare con acqua mi aveva detto: L'uomo sul quale vedrai scendere e rimanere lo Spirito è colui che battezza in Spirito Santo. E io ho visto e ho reso testimonianza che questi è il Figlio di Dio". Parola del Signore

 

“ECCO L’AGNELLO DI DIO CHE TOGLIE IL PECCATO DEL MONDO”. (Gv. 1,29)

Quando il sacerdote, prima di distribuire la comunione Eucaristica ci mostra l’ostia consacrata ci dice: “Ecco l’agnello di Dio, ecco colui che toglie i peccati del mondo” e noi dicendo: “Io non sono degno…”, facciamo sfilare davanti a noi i nostri peccati, di egoismo, di omissione, di poca fede… Quando Giovanni Battista indica Gesù però dice: “Ecco l’agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo” cioè Gesù non è soltanto colui che perdona i miei singoli peccati ma è colui che va alla radice, toglie il peccato. Oggi c’è molta confusione intorno alla parola “peccato”: si va da chi dice che il peccato non esiste, al massimo ci sono condizionamenti umani, errori, a chi invece vede peccati ogni dove e vive nell’ansia e nella paura. Il realismo del Vangelo come sempre ci dà la misura giusta. Il peccato c’è, è l’opposizione a Dio e al suo progetto di amore per noi che si concretizza poi in gesti e parole contrarie alla volontà di Dio che ciascuno di noi coscientemente pone. Le conseguenze del peccato, poi, le vediamo quotidianamente nel male che in mille modi diversi ferisce l’uomo. Ecco, Gesù perdona i miei peccati personali, se io li riconosco e mi affido a Lui ma il suo compito di agnello sacrificale è ben più grande: Egli si fa carico del peccato, del male, di tutte le colpe, Egli, pensate l’enormità, diventa il peccato perché nella sua carne il peccato muoia e l’uomo possa essere, come dice la prima lettura di oggi, Figlio di Dio a pieno titolo. Se ci avviciniamo a questo mistero non può non esserci che un senso di enorme riconoscenza nel nostro cuore.

 

 

 

VENERDI’ 4 GENNAIO

Una scheggia di preghiera:

 

GESU’ AIUTAMI A NON MANCARE AI TUOI APPUNTAMENTI.

 

Tra i santi ricordati oggi: San Celso, vescovo; Santa Elisabetta di Seton.

Hanno detto: Vivere significa sempre lanciarsi in avanti, verso qualcosa di superiore, verso la perfezione, lanciarsi e cercare di arrivarci. (Pasternak)

Saggezza popolare:

Nel mezzo di una grande gioia, non promettere niente a nessuno. Nel mezzo di una grande ira, non rispondere a nessuna lettera. (prov. Cinese)

Un aneddoto: Giovanni Papini ha constatato come molte vite siano state interamente mutate dal decesso di una persona cara: “La vista di un cadavere fu la prima scossa che portò il principe Gautama a divenire il solitario Budda; sant’Endeo, alla morte della sua fidanzata, lasciò il mondo per la vita monastica; san Francesco Borgia, dopo aver veduto la salma dell’imperatrice Isabella, si decise a lasciare le sue alte cariche e ad entrare nella Compagnia di Gesù. Ma più di tutti il caso di Jacopone da Todi  (la sua Vanna morì durante una festa per lo sfasciarsi del palco dove si ballava, e le si trovò addosso un cilicio) ricorda quello dell’elegante ed innamorato Armando di Rancé: l’improvvida morte della sua amante, Madame de Montbazon, fu il movente di quella radicale mutazione interiore ed esteriore che lo condusse alla terribile austerità della Trappa”.

Parola di Dio: 1Gv. 3,7-10; Sal. 97; Gv. 1,35-42

 

Vangelo Gv 1, 35-42
Dal vangelo secondo Giovanni.
In quel tempo, Giovanni stava con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: "Ecco l'agnello di Dio!". E i due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. Gesù allora si voltò e, vedendo che lo seguivano, disse: "Che cercate?". Gli risposero: "Rabbì (che significa maestro), dove abiti?". Disse loro: "Venite e vedrete". Andarono dunque e videro dove abitava e quel giorno si fermarono presso di lui; erano circa le quattro del pomeriggio. Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone, e gli disse: "Abbiamo trovato il Messia (che significa il Cristo)" e lo condusse da Gesù. Gesù, fissando lo sguardo su di lui, disse: "Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; ti chiamerai Cefa (che vuol dire Pietro)". Parola del Signore

 

“RABBI’, DOVE ABITI”. (Gv. 1,38)

La vita umana non ha valore per la sua durata, ma per il senso che riusciamo a darle e per le persone che incontriamo.

Un incontro può cambiare una vita. Così avvenne ai discepoli di Giovanni Battista. Due di essi seguirono Gesù e il Maestro vuol condividere se stesso e la sua missione con dei collaboratori. Questi due sono attratti dalla persona di Gesù, altri sarà Gesù stesso ad invitarli come ad esempio Matteo , il pubblicano, altri ancora arrivano accompagnati da un “amico comune” come Pietro, fratello di Andrea. Quando si ha il cuore aperto, le vie per le quali si può arrivare a Gesù diventano innumerevoli. Ci sono però anche coloro che, vedendolo passare o anche solo sentendolo avvicinarsi alla ‘riva’ della propria esistenza, si nascondono per paura, comodità, insicurezza ed evitano l’incontro per rimanere nella massa anonima della storia senza nome e senza volto. Eppure se non incontriamo Gesù, se non lasciamo che ci sconvolga la vita, corriamo il rischio di mettere in essa valori effimeri che non solo non ci aprono all’eternità ma che rischiano di non lasciarci vivere appieno neanche la realtà temporale del nostro vivere.

 

 

 

SABATO 5 GENNAIO

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, AUMENTA LA NOSTRA FEDE.

 

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Edoardo, Re; Santa Emiliana; San Simeone, Stilita.

Hanno detto: La gelosia è un misto d’amore, d’odio, d’avarizia e d’orgoglio. (Alphonse Karr)

Saggezza popolare: Questioni delicate non vanno sbandierate.

Un aneddoto: Si legge di un santo eremita della Tebaide, il quale, pregando, non sapeva dir altro che: “Perdonami”. Giovanni evangelista invece ripeteva sempre la stessa predica che consisteva solo in un ‘esortazione: “Amatevi”. Due verbi: perdonami, amatevi. Ecco il vangelo di Gesù Cristo.

Parola di Dio: 1Gv. 3,11-21; Sal. 99; Gv. 1,43-51

 

Vangelo Gv 1, 43-51
Dal vangelo secondo Giovanni.
In quel tempo, Gesù aveva stabilito di partire per la Galilea; incontrò Filippo e gli disse: "Seguimi". Filippo era di Betsàida, la città di Andrea e di Pietro. Filippo incontrò Natanaèle e gli disse: "Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè nella Legge e i Profeti, Gesù, figlio di Giuseppe di Nazareth". Natanaèle esclamò: "Da Nazareth può mai venire qualcosa di buono?". Filippo gli rispose: "Vieni e vedi". Gesù intanto, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: "Ecco davvero un Israelita in cui non c'è falsità". Natanaèle gli domandò:"Come mi conosci?". Gli rispose Gesù:"Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto il fico". Gli replicò Natanaèle: "Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d'Israele!". Gli rispose Gesù: "Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto il fico, credi? Vedrai cose maggiori di queste!". Poi gli disse: "In verità, in verità vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sul Figlio dell'uomo". Parola del Signore

 

“NATANAELE GLI DOMANDO’: COME MI CONOSCI? GLI RISPOSE GESU’: PRIMA CHE FILIPPO TI CHIAMASSE, IO TI HO VISTO QUANDO ERI SOTTO IL FICO”.

(Gv. 1,48)

Gli esegeti si sono scervellati per cerare di capire che cosa facesse Natanaele sotto quel fico, ma a noi non importa, quello che conta è che Gesù ci conosce profondamente ed ha con noi un rapporto del tutto personale. Quel particolare ha fatto sì che dubbi ed interrogativi su Gesù che Natanaele si era posto, venissero dissipati. Se riflettiamo sulla nostra storia personale, quasi tutti possiamo dire che c’è un momento in cui la nostra relazione con Dio ha subito un particolare impulso. In alcuni casi forse si è tratto di eventi dolorosi ed eccezionali, ma spesso si tratta di esperienze più semplici e quotidiane: magari il consiglio di un sacerdote,una frase in un’omelia, un’esperienza spirituale forte. In tutte occasioni soffia lo Spirito Santo che ci conosce e ci conduce ad un incontro più intimo con Dio. In ognuna di esse risuona la voce di Cristo che ci invita a seguirlo per vedere cose ancora più grandi. Dion non si lascia superare in generosità e ai nostri piccoli passi nella fede risponde con grazie sempre più grandi che trasformano, man mano, sia noi che il nostro ambiente di vita.

 

 

 

DOMENICA 6 GENNAIO: EPIFANIA DEL SIGNORE

Una scheggia di preghiera:

 

I TUOI SEGNI, SIGNORE, SIANO LUCE AI NOSTRI PASSI

 

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Epifanio Vescovo, San Macario lo Scozzese.

Saggezza popolare: Chi sposa il denaro prende una cattiva moglie.

Hanno detto: Mio Dio, io non so dare: lascio che tu prenda. (George Bernanos)

Un aneddoto: San Paolino da Nola, secondo le molte testimonianze di sant’Agostino, protestava che la sua vera vocazione sarebbe stata quella di fare l’umile guardiano della chiesa di San Felice, martire di Nola. “Mi hanno fatto prete – confessava – ma a forza, mio malgrado, con violenza, e sono stato preso alla gola; la mia ambizione non arrivava certo a questo”.

Parola di Dio: Is. 60,1-6; Sal. 71; Ef. 3,2-3.5-6; Mt. 2,1-12

 

Vangelo Mt 2, 1-12

Dal Vangelo secondo Matteo

Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode. Alcuni Magi giunsero da oriente a Gerusalemme e domandavano: “Dov'è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella, e siamo venuti per adorarlo”. All'udire queste parole, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i sommi sacerdoti e gli scribi del popolo, s'informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Messia. Gli risposero: “A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero il più piccolo capoluogo di Giuda: da te uscirà infatti un capo che pascerà il mio popolo, Israele. Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire con esattezza da loro il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme esortandoli: “Andate e informatevi accuratamente del bambino e, quando l'avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch'io venga ad adorarlo”. Udite le parole del re, essi partirono. Ed ecco la stella, che avevano visto nel suo sorgere, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, essi provarono una grandissima gioia. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti poi in sogno di non tornare da Erode, per un'altra strada fecero ritorno al loro paese. Parola del Signore

 

“ALCUNI MAGI GIUNSERO DA ORIENTE A GERUSALEMME” (Mt. 2,1)

Bellissima la storia di questi tre sapienti che si mettono in viaggio per adorare Dio sulla scorta dei loro studi, ma soprattutto guardando in alto. Non si sono limitati a guardare le loro mappe o le impervietà del sentiero, hanno tenuto lo sguardo rivolto alla stella, rischiando magari di inciampare, ma nella certezza che è dall’alto a venire l’indicazione più affidabile. Si sono lanciati nell’avventura senza esitazione, perseverando sulla via che Dio stesso aveva tracciato per loro, affrontando con fermezza e coraggio le difficoltà del loro cammino. E’ questo un atteggiamento che contrasta con lo scetticismo di Erode e dei suoi cortigiani, che si interessano alla questione unicamente per prendere le dovute contromisure e assicurarsi così di mantenere il potere. Nella nostra vita, questi due atteggiamenti spesso si alternano. Da una parte sentiamo l’impulso della generosità e vogliamo gettarci di slancio nell’amore di Dio servendo i fratelli. Dall’altra il nostro egoismo, le comodità e talvolta la pigrizia ci spingono ad accontentarci di dipendere solo dalle nostre personali certezze: stiamo bene come stiamo, non vogliamo ulteriori impegni. Il Signore tuttavia ci invita ad osare di più. Come per i magi, anche per noi, per essere testimoni di Gesù è necessario andare oltre i nostri progetti umani per entrare in punta di piedi nel mistero della volontà di Dio. Oggi siamo invitati a rinunciare alle nostre false sicurezze, al nostro oro, al nostro incenso, alla nostra mirra, per poter guadagnare Dio stesso.

 

 

 

LUNEDI’ 7 GENNAIO

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE AIUTACI AD AMARTI DI PIU’.

 

Tra i santi ricordati oggi: San Carlo da Sezze; San Luciano, Martire, San Raimondo da Penaford, sacerdote.

Hanno detto: Chi non è generoso con Dio ha poca speranza di ricevere da lui grazie straordinarie. (San Giovanni Bosco)

Saggezza popolare: Chi ha soltanto denaro, è un povero diavolo.

Un aneddoto: Tra le carte di San Bonaventura, vennero trovate queste righe di suo pugno: “Non sono entrato in convento per vivere come vivono gli altri, ma per vivere come tutti gli altri dovrebbero vivere”.

Parola di Dio: 1Gv,. 3,22-4,6; Sal. 2; Mt. 4,12-17.23-25

 

Vangelo Matteo 4, 12-17.23-25

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, avendo intanto saputo che Giovanni era stato arrestato, Gesù si ritirò nella Galilea e, lasciata Nazareth, venne ad abitare a Cafarnao, presso il mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali, perché si adempisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia: Il paese di Zàbulon e il paese di Nèftali, sulla via del mare, al di là del Giordano, Galilea delle genti; il popolo immerso nelle tenebre ha visto una grande luce; su quelli che dimoravano in terra e ombra di morte una luce si è levata. Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino». Gesù andava attorno per tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe e predicando la buona novella del regno e curando ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo. La sua fama si sparse per tutta la Siria e così condussero a lui tutti i malati, tormentati da varie malattie e dolori, indemoniati, epilettici e paralitici; ed egli li guariva. E grandi folle cominciarono a seguirlo dalla Galilea, dalla Decàpoli, da Gerusalemme, dalla Giudea e da oltre il Giordano. Parola del Signore

 

“GESU’ PERCORREVA TUTTA LA GALILEA INSEGNANDO NELLE LORO SINAGOGHE E PREDICANDO LA BUONA NOVELLA DEL REGNO, CURANDO OGNI SORTA DI MALATTIE E DI INFERMITA’ NEL POPOLO”. (Mt. 4,23)

Mi sembra molto significativo che Matteo, dopo i racconti dell’infanzia di Gesù faccia cominciare la vita pubblica del Figlio di Dio come una continuazione sia dell’annuncio del Battista, sia di quanto i profeti avevano annunciato e predicato. Gesù non è una meteora improvvisa e improvvisata Egli è il culmine di una storia di amore iniziata con la creazione e proceduta lungo i secoli con l’elezione di un popolo, con la sua storia di peccato e di grazia, segnata dalle figure dei patriarchi dei re e dei profeti. Il messaggio è anche sempre lo stesso: per capire i doni che ci vengono fatti, occorre convertirsi, cioè ritornare a Dio, abbandonare le varie idolatrie religiose, sociali, materiali per comprendere un Messia diverso da quello del potere e della conquista, capace invece di offrire redenzione e amore a piene mani. Però già fin da queste prime righe di presentazione di Gesù Messia comprendiamo come Egli trovi subito difficoltà ad essere accettato: quegli stessi miracoli che dovevano testimoniare la sua persona e il suo amore vengono invece ricercati per lo straordinario che rappresentano. E ancora oggi non succede forse così? Guardiamo  al miracolistico, all’esteriore, ma spesso perdiamo di vista ciò che è più essenziale; è un po’ come se davanti ad un regalo tenessimo la confezione e buttassimo via il contenuto. La conversione a cui siamo chiamati è anzitutto l’accoglienza del messaggio e della persona di Gesù.

 

 

 

MARTEDI’ 8 GENNAIO

Una scheggia di preghiera:

 

TU, GESU’, SEI IL PANE DISCESO DAL CIELO.

 

Tra i santi ricordati oggi: San Massimo di Pavia; San Severino, Sant’Adreghino.

Hanno detto: La vera generosità verso l’avvenire consiste nel donare tutto nel presente. (Albert  Camus)

Saggezza popolare: Il maiale sogna ghiande.

Un aneddoto: San Filippo Neri entrò un giorno nella camera di un suo ricco penitente, il quale si lamentava di non far alcun pro­gresso nella vita spirituale. C’era un grande Crocifisso appeso al muro: il Santo disse al suo amico di provare a toccare i piedi del Crocifisso se ci riusciva. L’altro ci provò, ma senza risultato perché la croce era molto sollevata da terra. Allora san Filippo mormorò: “Si fa così, si fa”, e tirò vicino alla parete un sacco di denari che quel ricco teneva presso il letto: “Sali adesso. Vedi? Per raggiungere il Signore, bisogna mettersi le ricchezze sotto i piedi. Ora gli sei più vicino, ecco, ma devi sempre metterti sotto i piedi queste sporche monete”.

Parola di Dio: 1Gv. 4,7-10; Sal. 71; Mc. 6,34-44

 

Vangelo Mc 6, 34-44
Dal vangelo secondo Marco.
In quel tempo, Gesù vide molta folla e si commosse per loro, perché erano come pecore senza pastore, e si mise a insegnare loro molte cose. Essendosi ormai fatto tardi, gli si avvicinarono i discepoli dicendo: "Questo luogo è solitario ed è ormai tardi; congedali perciò, in modo che, andando per le campagne e i villaggi vicini, possano comprarsi da mangiare". Ma egli rispose: "Voi stessi date loro da mangiare". Gli dissero: "Dobbiamo andar noi a comprare duecento denari di pane e dare loro da mangiare?". Ma egli replicò loro: "Quanti pani avete? Andate a vedere". E accertatisi, riferirono: "Cinque pani e due pesci". Allora ordinò loro di farli mettere tutti a sedere, a gruppi, sull'erba verde. E sedettero tutti a gruppi e gruppetti di cento e di cinquanta. Presi i cinque pani e i due pesci, levò gli occhi al cielo, pronunziò la benedizione, spezzò i pani e li dava ai discepoli perché li distribuissero; e divise i due pesci fra tutti. Tutti mangiarono e si sfamarono, e portarono via dodici ceste piene di pezzi di pane e anche dei pesci. Quelli che avevano mangiato i pani erano cinquemila uomini. Parola del Signore

 

“SPEZZO’ I PANI E LI DIEDE AI DISCEPOLI PERCHE’ LI DISTRIBUISSERO” (Mc.6,41)

Qualche volta, nonostante i tanti anni passati mi piace fare come facevo quando ero bambino e mi immaginavo di partecipare alla storia del vangelo che veniva letta. Sono anch’io in mezzo a quella folla che è andata dietro a Gesù per sentire la sua rincuorante parola. Ma il tempo è passato e ci è venuta fame. Siamo lì seduti e vediamo quei pochi pani e pesci. Poi i discepoli passano con le ceste è c’è pane e pesce per tutti. Che evento spettacolare! Eppure, anche senza esercitare la fantasia a questo prodigio posso partecipare tutte le volte che partecipo alla Messa. Lo stesso Cristo che moltiplicò i pani, moltiplica se stesso per darsi come alimento a tutti noi che condividiamo il banchetto dell’Eucarestia. Frequentemente per il motivo che dicevamo ieri, abituati alla superficialità non riusciamo più a capire e a gustare la grandezza e la bellezza del dono che ci è dato. Quale grazia, quella di poter partecipare e ricevere sovente l’Eucaristia! Il Signore non si è accontentato di accompagnarci ‘da lontano’ lungo la via verso Dio ma si è fatto pane per il cammino, ‘viatico’ per sostenerci e non lasciarci soli. Quanto siamo sciocchi quando per dei futili motivi rinunciamo all’Eucarestia, quando magari cerchiamo sostegno in cose che passano dimenticandoci di avere Gesù stesso a nostra disposizione, quando magari impegniamo ore del nostro tempo per curare un particolare estetico del nostro corpo e consideriamo tempo perso il fermarci un quarto d’ora davanti al tabernacolo in chiesa dove Gesù aspetta tutto il giorno per essere sempre pronto, a nostra disposizione.

 

 

 

MERCOLEDI’ 9 GENNAIO

Una scheggia di preghiera:

 

GRAZIE, GESU’ DEL TUO PANE CONDIVISO CON I FRATELLI.

 

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Adriano, Abate; Santi Giuliano e Balista, Martiri; San Marcellino.

Hanno detto: Tutte le cose sono, in realtà, dei doni che vengono da Dio. (Jean Danielou)

Saggezza popolare: Il diavolo insegna rubare, ma non a nascondere.

Un aneddoto: Santa Melania, figlia di Marcellino, console nel 341, alla morte del marito si recò nel deserto di Nitria per visitare i santi solitari, dei quali aveva sentito raccontare meraviglie. In particolare si recò da Pambo, famoso in quei luoghi, e, venuta a sapere dell’estrema povertà del vegliardo, gli fece dono di trecento libbre d’argento in vasellami. Il santo lavorava ad intessere foglie di palma, e senza neppure volgere lo sguardo, disse: “Dio vi ricompensi”. Poi ordinò all’economo di distribuire il vasellame tra monasteri poveri della Lidia e delle isole. Melania attendeva che il vegliardo la ringraziasse e le desse una speciale benedizione ma, visto che continuava in silenzio il suo lavoro, gli disse: “Padre, affinché lo sappiate, sono trecento libbre d’argento…”. Il solitario, senza alcun gesto di stupore, rispose: “Colui per amore del quale lo avete donato, non ha bisogno di sapere il peso: egli pesa le colline e le montagne. Se l’aveste donato a me, era giusto dirmene la quantità, ma se l’avete offerto a Dio, che non disprezza neppure due spiccioli, allora tacete”.

Parola di Dio: 1Gv. 4,11-18; Sal.71; Mc. 6,45-52

 

Vangelo Mc 6, 45-52
Dal vangelo secondo Marco.
Dopo che furono saziati i cinquemila uomini, Gesù ordinò poi ai discepoli di salire sulla barca e precederlo sull'altra riva, verso Betsàida, mentre egli avrebbe licenziato la folla. Appena li ebbe congedati, salì sul monte a pregare. Venuta la sera, la barca era in mezzo al mare ed egli solo a terra. Vedendoli però tutti affaticati nel remare, poiché avevano il vento contrario, gia verso l'ultima parte della notte andò verso di loro camminando sul mare, e voleva oltrepassarli. Essi, vedendolo camminare sul mare, pensarono: "E' un fantasma", e cominciarono a gridare, perché tutti lo avevano visto ed erano rimasti turbati. Ma egli subito rivolse loro la parola e disse: "Coraggio, sono io, non temete!". Quindi salì con loro sulla barca e il vento cessò. Ed erano enormemente stupiti in se stessi, perché non avevano capito il fatto dei pani, essendo il loro cuore indurito. Parola del Signore

 

GESU’ ORDINO’ AI DISCEPOLI DI SALIRE SULLA BARCA E PRECEDERLO SULL’ALTRA RIVA”. (Mc. 6,45)

Insegnando il catechismo ai bambini della prima Comunione sovente mi sono sentito fare questa domanda: “E dopo che ho ricevuto Gesù che cosa devo dire?” E io ampliavo ancor di più la domanda dicendo: “Che cosa devo dire e che cosa devo fare?”

Il brano di vangelo di oggi che segue l’episodio della moltiplicazione dei pani ci aiuta proprio a capire questo. Dopo la meraviglia per il dono ricevuto, bisogna salire in barca cioè non esiste una Comunione, un’Eucarestia che non ci faccia sentire fratelli che devono remare sulla stessa barca. La comunione, dicevamo, è il pane per il cammino e quindi è qualcosa che ci manda, sicuri che Gesù non solo non ci ha abbandonati ma ‘è sul monte a pregare proprio per noi’ con un occhio rivolto al cielo e uno sulla barca che sta arrancando in mezzo alle tempeste della vita. Gesù non ci lascia soli e viene ancora da noi in mezzo alle prove. L’importante è non lasciarci prendere dalla paura, è riuscire a distinguere tra fantasmi e amore di Dio, è avere il desiderio che Lui rimanga con noi e allora la barca arriverà alla meta stabilita. “Cosa dire e cosa fare dopo la Comunione, allora?”. Non c’è bisogno di tante parole se non quelle della riconoscenza che ci portano a diventare come Gesù, a sentirci in comunione e fraternità con gli altri, a far entrare Gesù nel tessuto concreto degli avvenimenti della nostra vita.

 

 

 

GIOVEDI’ 10 GENNAIO

Una scheggia di preghiera:

 

TI RINGRAZIO O SIGNORE PERCHE’ MI AMI DA DIO

 

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Agatone, Papa; Sant’Aldo, Monaco; San Guglielmo di Burges, Vescovo

Hanno detto: Dio ci chiede continuamente di accettare la sua ricchezza, di approfittare della sua riserva, di arricchirci dei suoi beni. (Filosseno di Mabbugh)

Saggezza popolare: Un albero carico di frutti si curva verso tutti.

Un aneddoto: “Capire Dio è impossibile” – disse San Domenico durante una delle sue prime lezioni alla Sorbona. “Come? Non siamo qui per questo?” – gli chiesero stupiti gli studenti. “Noi siamo come quelle formiche che arrivano un giorno ai piedi di una altissima montagna di zucchero. Naturalmente non potevano rendersi conto della sua altezza. Così, ciascuna, si trascinò con forza un granello di zucchero al formicaio e poi si dissero: Domani torneremo e porteremo via tutto, tutta la montagna di zucchero. Cerchiamo di non essere come quelle formiche. Quel pochissimo che possiamo capire di Dio non ci renda ciechi”.

Parola di Dio: 1Gv. 4,19-5,4; Sal. 71; Lc. 4,14-22

 

1^ Lettura 1 Gv 4,19 - 5,4
Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo.
Carissimi, noi amiamo, perché egli ci ha amati per primo. Se uno dicesse: "Io amo Dio", e odiasse il suo fratello, è un mentitore. Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede. Questo è il comandamento che abbiamo da lui: chi ama Dio, ami anche il suo fratello. Chiunque crede che Gesù è il Cristo, è nato da Dio; e chi ama colui che ha generato, ama anche chi da lui è stato generato. Da questo conosciamo di amare i figli di Dio: se amiamo Dio e ne osserviamo i comandamenti, perché in questo consiste l'amore di Dio, nell'osservare i suoi comandamenti; e i suoi comandamenti non sono gravosi. Tutto ciò che è nato da Dio vince il mondo; e questa è la vittoria che ha sconfitto il mondo: la nostra fede. Parola di Dio

 

“NOI AMIAMO DIO PERCHE’ EGLI CI HA AMATI PER PRIMO” (1Gv.4,19)

“Ti amo...” E’ la parola più piacevole e desiderabile che una persona possa ascoltare. La sentiamo ripetere tante volte, ma il più delle volte ad essa non corrisponde alcuna realtà. Uno solo l’ha detta e vissuta con assoluta sincerità e totale dedizione: Dio. Egli ti ha creato a sua immagine e somiglianza perché potessi dialogare con lui, vivere immerso nel suo amore e un giorno contemplare il suo volto e partecipare alla sua gloria e felicità infinita. Anche quando lo rifiuti, calpesti la sua legge, lo offendi come fosse un tuo nemico, non cessa di amarti. Per te ha creato l’universo, regolato da leggi meravigliose che non finiranno mai di stupirti. Per te ha inviato sulla terra il suo Unigenito perché diventasse tuo fratello, compagno e guida nel pellegrinaggio terreno. Per te non ha esitato a lasciarlo morire in croce, abbandonato e tradito da tutti, perché espiasse i tuoi peccati e ti riaprisse le porte del paradiso, dove tu, vero figlio di Dio, vivrai eternamente beato. Per te ha voluto rimanere sempre presente mediante la grazia dei sacramenti che ti rende partecipe, già qui sulla terra, della vita divina; per te ha istituito il sacerdozio per perdonarti ogni colpa; si rende presente nell’Eucaristia per donarsi tutto a te, sotto la specie del pane e del vino, caparra e garanzia di vita immortale: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue, ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno” (Giovanni 6,54). Dimmi, poteva amarci di più?...

 

 

 

VENERDI’ 11 GENNAIO

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, SE VUOI PUOI SANARMI.

 

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Igino, Papa; Santa Liberata, martire, Sante Speciosa e Onorata di Pavia.

Hanno detto: Non è magnanimo colui che è generoso con la roba altrui. (Seneca)

Saggezza popolare: Chi dà quanto può, è generoso abbastanza.

Un aneddoto: Un novizio domandò a San Francesco il permesso di acquistare un crocifisso tutto per sé. Ma il santo gli negò il permesso. “Non userò denaro della comunità – implorò il novizio – lavorerò e guadagnerò abbastanza per pagarlo”. Il Santo rifiutò ancora. “Ma non chiedo oro o vestiti -  Insisté il giovane – Che male ci può essere nel possedere un crocifisso?” San Francesco sorrise, paziente; poi disse: “Quando avrai un crocifisso tutto tuo, vorrai avere un libro dei Salmi, e quando avrai un libro dei Salmi, vorrai avere un breviario. Allora ti  sentirai un alto prelato e, seduto sulla sedia, dirai al tuo confratello: Su, vai a prendere il mio breviario”.

Parola di Dio: 1Gv. 5,5-13; Sal. 147; Lc. 5,12-16

 

Vangelo Lc 5, 12-16
Dal vangelo secondo Luca.
Un giorno Gesù si trovava in una città e un uomo coperto di lebbra lo vide e gli si gettò ai piedi pregandolo: "Signore, se vuoi, puoi sanarmi". Gesù stese la mano e lo toccò dicendo: "Lo voglio, sii risanato!". E subito la lebbra scomparve da lui. Gli ingiunse di non dirlo a nessuno: "Và, mostrati al sacerdote e fa l'offerta per la tua purificazione, come ha ordinato Mosè, perché serva di testimonianza per essi". La sua fama si diffondeva ancor più; folle numerose venivano per ascoltarlo e farsi guarire dalle loro infermità. Ma Gesù si ritirava in luoghi solitari a pregare. Parola del Signore

 

“VA’ MOSTRATI AL SACERDOTE E FA’ L’OFFERTA PER LA TUA PURIFICAZIONE”. (Lc. 5,14)

Il fatto che Gesù, dopo aver guarito un lebbroso, lo mandi, secondo la legge di Mosè, dai sacerdoti perché constatino la sua guarigione e lo reintegrino nella società civile, mi suggerisce due brevi riflessioni. La prima è che Gesù guarisce l’uomo nella sua totalità: a Lui non basta lo strabiliante miracolo della guarigione dalla lebbra,  gli sta anche a cuore che l’ex lebbroso sia nuovamente considerato un uomo con tutti i diritti.  La stessa cosa succede quando Gesù perdona: perdona sul serio. Non ritorna più sul male commesso, anzi ci vuole totalmente nuovi, liberi, capaci di amare. La seconda riflessione mi fa pensare al fatto che Gesù, che contesta il modo ipocrita di comportamento e di uso del potere religioso da parte dei farisei, scribi, dottori della legge, sommi sacerdoti, non contesta né la Legge, né la chiesa di allora. Gesù, fin da bambino, parla e discute con i dottori del tempio, è fedele alle usanze rituali del pellegrinaggio al Tempio di Gerusalemme una volta all’anno, al sabato va alla sinagoga, invita ad osservare la Legge… Noi, qualche volta, vedendo alcuni mali nella Chiesa e contestandoli, non ci fermiamo ad essi e vorremmo distruggere tutto. Attenzione, però: io posso cercare di purificare un fiume inquinato, ma se devio il fiume non avrò più acqua.

 

 

 

SABATO 12 GENNAIO

Una scheggia di preghiera:

 

CREDO IN UN SOLO DIO.

 

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Antonio Maria Ricci;Sant’Arcadio,Martire; San Benedetto Biscop.

Hanno detto: Dio ci dà l’anima; ma il genio dobbiamo acquistarlo con l’educazione. (Von Hofnannsthal)

Saggezza popolare: Un nemico dichiarato è meno pericoloso di un amico ambiguo.(Proverbio Spagnolo)

Un aneddoto: San Luigi IX chiese al suo Gran Siniscalco, Jean de Joinville, se preferiva esser malato piuttosto di aver commesso o star per commettere un peccato mortale. “Preferirei aver commesso trenta peccati mortali - rispose il sincero Gran Siniscalco - piuttosto d’esser lebbroso, per esempio”. “Ah Mussart pazzo! - disse Luigi di Francia, chiamandolo col suo nomignolo - Mussart, t’inganni perché non c’è lebbra più sporca del peccato. Sentimi bene: quando un lebbroso muore rimane guarito da ogni infermità, questo è certo; ma se muore un uomo in peccato e senza pentimento, la sua colpa e il suo castigo non potranno esser mai cancellati. Che disgrazia, Mussart, che tu sia così pazzo!”. E Mussart conveniva dopo tanti anni, mentre scriveva le sue memorie nel 1309, che Re Luigi aveva avuto ragione.

Parola di Dio: 1Gv. 5,14-21; Sal 149; Gv. 3,22-30

 

1^ Lettura 1 Gv 5, 14-21
Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo.
Carissimi, questa è la fiducia che abbiamo in lui: qualunque cosa gli chiediamo secondo la sua volontà, egli ci ascolta. E se sappiamo che ci ascolta in quello che gli chiediamo, sappiamo di avere gia quello che gli abbiamo chiesto. Se uno vede il proprio fratello commettere un peccato che non conduce alla morte, preghi, e Dio gli darà la vita; s'intende a coloro che commettono un peccato che non conduce alla morte: c'è infatti un peccato che conduce alla morte; per questo dico di non pregare. Ogni iniquità è peccato, ma c'è il peccato che non conduce alla morte. Sappiamo che chiunque è nato da Dio non pecca: chi è nato da Dio preserva se stesso e il maligno non lo tocca. Noi sappiamo che siamo da Dio, mentre tutto il mondo giace sotto il potere del maligno. Sappiamo anche che il Figlio di Dio è venuto e ci ha dato l'intelligenza per conoscere il vero Dio. E noi siamo nel vero Dio e nel Figlio suo Gesù Cristo: egli è il vero Dio e la vita eterna. Figlioli, guardatevi dai falsi dei! Parola di Dio

 

“FIGLIOLI, GUARDATEVI DAI FALSI DEI”. (1Gv. 5,21)

“Non siamo mica più ai tempi primitivi. Noi non abbiamo falsi dei!” Parlare oggi di idolatria in questo mondo che si picca di essere progredito, sembra di parlare di qualcosa di molto lontano. Io invece credo che mai come oggi ha imperato l’idolatria. Forse non ci sono più gli idoli di pietra (anche se idoli di metallo e di tecnologia ci sono ancora, pensate anche solo agli idoli della macchina, del telefonino) ma certamente oggi si idolatrano tante altre cose. Alcuni esempi: l’idolatria del proprio corpo che deve essere sempre e assolutamente giovanile; l’idolatria del piacere, da quello del cibo a quello del sesso; l’idolatria del denaro, del successo, l’idolatria dell’egoismo che arriva fino a metterci contro al bene anche delle persone cui teniamo di più. “La scienza ha sfrattato Dio”, mi diceva un amico miscredente “Ma in compenso ha fatto entrare tanti idoli a cui sacrifichiamo anche le cose più belle” gli ho risposto. E a un altro che avendo ascoltato mi diceva: “Ma non vi accorgete di essere vecchi, patetici a credere ancora a certe cose, ormai tutto il mondo la pensa così” ho risposto: “Se tutti dicessero che bisogna andarsi a buttare in Po, tu ci andresti? Io no! Preferisco essere “vecchio” ma cercando di stare con il mio Dio che è eternamente giovane piuttosto che sciupare la vita in cose che alla fine mi lasciano l’amaro in bocca e polvere nelle mani”.

 

 

 

DOMENICA 13 GENNAIO: BATTESIMO DEL SIGNORE

Una scheggia di preghiera:

 

TU CHE FAI NUOVE TUTTE LE COSE, RENDICI NUOVI CON TE.

 

Tra i santi ricordati oggi: Sant’ Ilario, Vescovo e Dottore della Chiesa; Sant’Agricio, Vescovo.

Hanno detto: Nel vero uomo è nascosto un bambino che vuole giocare. (Nietzsche)

Saggezza popolare: Chi gioca per bisogno, perde per necessità. (Proverbio Piemontese)

Un aneddoto: San Francesco di Sales disse ad un tale che gli dimostrava odio: “Quand’anche voi non mi amaste, io vi amerei, e se mi cavaste un occhio, vi guarderei con l’altro benevolmente”

Parola di Dio: Is. 42,1-4.6-7; Sal 28; At. 10,34-38; Mt. 3,13-17

 

Vangelo Mt 3, 13-17

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo Gesù dalla Galilea andò al Giordano da Giovanni per farsi battezzare da lui. Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: “Io ho bisogno di essere battezzato da te e tu vieni da me?”. Ma Gesù gli disse: “Lascia fare per ora, poiché conviene che così adempiamo ogni giustizia”. Allora Giovanni acconsentì. Appena battezzato, Gesù uscì dall'acqua: ed ecco, si aprirono i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio scendere come una colomba e venire su di lui. Ed ecco una voce dal cielo che disse: “Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto”. Parola del Signore

 

“GESU’ ANDO’ AL GIORDANO DA GIOVANNI PER FARSI BATTEZZARE DA LUI” (Mt. 3,13)

Perché Gesù si è fatto battezzare? Il battesimo infatti cancella i peccati e ci rende figli di Dio. Lui figlio di Dio lo è e non ha nessun peccato di cui farsi perdonare.

Qui Gesù allora vuol darci un esempio e un segno con se stesso. Riscopriamo allora il nostro battesimo infatti mediante esso non solo siamo stati perdonati e accettati da Dio ma siamo stati uniti a Gesù. Dio è venuto ad abitare dentro di noi, siamo diventati il tempio del Dio vivente. Il tempio di Gerusalemme, luogo della presenza di Dio si moltiplica e si trasferisce nel cuore di ogni battezzato. E questo, oltre che un dono è anche una grande responsabilità. Siamo chiamati a manifestare Dio con la nostra vita soprattutto attraverso le opere della carità.

 

 

 

LUNEDI’ 14 GENNAIO

Una scheggia di preghiera:

 

NELLA PROVA, FA’ CHE NON TI ABBANDONI, O SIGNORE.

 

Tra i santi ricordati oggi: San Felice; Santa Macrina l’Anziana; San Saba.

Hanno detto: Per il cristiano, la gioia è un dovere. (Sant’Agostino)

Saggezza popolare: Il miglior ben che possediamo al mondo è quello di vantare un cuor giocondo. (Proverbio Italiano)

Un aneddoto: Sant’ Ambrogio lavorava spesso di notte, lasciando aperta la porta della sua piccola stanza. Un giorno qualcuno gli disse: “In questo modo vi tocca ricevere sempre anche gli scocciatori” “Certo – rispose il vescovo – ma una buona azione è sempre preferibile ad una buona lettura”.

Parola di Dio: 1Sam. 1,1-8; Sal. 115; Mc. 1,14-20

 

1^ Lettura 1 Sam 1, 1-8

Dal primo libro di Samuele.

C'era un uomo di Ramatàim, uno Zufita delle montagne di Efraim, chiamato Elkana. Egli aveva due mogli, l'una chiamata Anna, l'altra Peninna. Peninna aveva figli mentre Anna non ne aveva. Quest'uomo andava ogni anno dalla sua città per prostrarsi e sacrificare al Signore degli eserciti in Silo, dove stavano i due figli di Eli Cofni e Pìncas, sacerdoti del Signore. Un giorno Elkana offrì il sacrificio. Ora egli aveva l'abitudine di dare alla moglie Peninna e a tutti i figli e le figlie di lei le loro parti. Ad Anna invece dava una parte sola; ma egli amava Anna, sebbene il Signore ne avesse reso sterile il grembo. La sua rivale per giunta l'affliggeva con durezza a causa della sua umiliazione, perché il Signore aveva reso sterile il suo grembo. Così succedeva ogni anno: tutte le volte che salivano alla casa del Signore, quella la mortificava. Anna dunque si mise a piangere e non voleva prendere cibo. Elkana suo marito le disse: “Anna, perché piangi? Perché non mangi? Perché è triste il tuo cuore? Non sono forse io per te meglio di dieci figli?”. Parola di Dio

 

“ANNA, PERCHE’ PIANGI?” (1Sam.1,8)

Samuele nascerà da una mamma che conosce il dolore. Anna ha sperimentato e sperimenta non solo la sofferenza della sterilità ma anche quella dell’incomprensione e della mortificazione. Non trova comprensione da parte del marito e si vede umiliata dall’altra moglie che, forte della sua maternità, non si stanca di disprezzarla per non aver generato figli. Sembra che il peso sulle sue spalle raddoppi: non solo l’infertilità ma anche la cattiveria da parte di chi come donna e madre, dovrebbe invece sostenerla. Quando ci si trova soli con se stessi e con il proprio dolore e non c’è persona che possa portare rimedio, quando si è feriti da chi ci sta accanto, allora è il tempo di Dio. E’, cioè, il tempo in cui la Provvidenza appare più sicura di qualunque aiuto umano. Anna ha avuto il coraggio di non allontanare il Signore dal suo dolore. La preghiera e il suo atteggiamento interiore che la liturgia ci presenterà domani, ci dicono che non si è fermata all’amarezza provocata dalla malizia della sua rivale, né ha permesso al cuore di corrompersi nell’autocommiserazione o nella vendetta. E questo l’ha portata a poter accogliere il dono di Dio: nel suo caso un figlio; nel nostro ci porterà a comprendere che mai il Signore è assente dalla nostra storia, perché anch’essa è una storia sacra.

 

 

 

MARTEDI’ 15 GENNAIO

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, LIBERACI DAL MALE E DAL MALIGNO.

 

Tra i santi ricordati oggi: San Cosma il Melode; San Faustino, Martire; San Mauro; San Romedio.

Hanno detto: Trovare la propria gioia nella gioia di un altro, questo è il segreto della felicità. (Bernanos)

Saggezza popolare: Se non hai la gioia, va a comprarla: Si vende alla bottega del sacrificio. (Proverbio africano)

Un aneddoto: Gli agiografi raccontano che il Duca di Norfolk era andato a cercare san Tommaso Moro (Gran Cancelliere d’Inghilterra) per recarsi insieme a Corte dove erano attesi dal Sovrano. Non lo trovò in casa e lo raggiunse nella chiesa del quartiere dove individuò subito il lord Cancelliere che cantava, con la cotta indosso, nel coro della parrocchia. “Ma come, mio Lord Cancelliere”, disse il Duca. “ma come? Siete ora divenuto un chierichetto? un chierichetto?”. “Oh sì!”, rispose san Tommaso Moro sorridendo: “Vostra Grazia non potrà pensare che il Re, vostro padrone e mio, si offenderà se io ringra­zio e servo innanzitutto Dio, suo e nostro Signore, né per questo riterrà che io disonori il mio ufficio”.

Parola di Dio: 1Sam. 1,9-20; Cantico da 1Sam 2,1.4-8; Mc. 1,21-28

 

Vangelo Mc 1, 21-28

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, nella città di Cafarnao Gesù, entrato proprio di sabato nella sinagoga, si mise ad insegnare. Ed erano stupiti del suo insegnamento, perché insegnava loro come uno che ha autorità e non come gli scribi. Allora un uomo che era nella sinagoga, posseduto da uno spirito immondo, si mise a gridare: "Che c'entri con noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci! Io so chi tu sei: il santo di Dio". E Gesù lo sgridò: "Taci! Esci da quell'uomo". E lo spirito immondo, straziandolo e gridando forte, uscì da lui. Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: "Che è mai questo? Una dottrina nuova insegnata con autorità. Comanda persino agli spiriti immondi e gli obbediscono!". La sua fama si diffuse subito dovunque nei dintorni della Galilea. Parola del Signore

 

“TACI! ESCI DA QUELL'UOMO… E LO SPIRITO IMMONDO USCI’ DA LUI”. (Mc. 1,25,26)

La gente, trovandosi davanti a Gesù, capisce subito che Egli non è uno dei soliti ‘maestri’ che ripetono a non finire citazioni della Bibbia e al massimo azzardano qualche commento già precedentemente collaudato. Qui siamo davanti ad uno che parla con l’autorità di Dio, ad un uomo coerente che dimostra con la propria vita le parole che dice; davanti ad uno che ha autorità anche sui demoni e li scaccia con potenza. Non pensiamo che i racconti degli esorcismi di Gesù siano racconti puramente aneddotici. Se non dobbiamo vedere il demonio dappertutto non dobbiamo neanche banalizzarlo al punto da ritenere o che non esista o che sia uno spauracchio per deboli e bambini. Se guardiamo anche solo la storia del secolo scorso e di inizio del terzo millennio noi scopriamo che essa è ancora e sempre segnata nel piccolo e nel grande dal male. Come possono spiegarsi altrimenti crimini orrendi come le deportazioni di milioni di contadini russi per volontà di Stalin, le camere a gas nei campi di concentramento nazisti, le guerre mondiali e quelle nascoste, i milioni di aborti che ogni anno si compiono in luoghi paradossalmente destinati a salvare la vita; gli attacchi terroristici, le divisioni familiari, le uccisioni gratuite… Satana è sempre attivo. Non è necessario attribuire solo al demonio i peccati e le debolezze che invece sono frutto del nostro stesso egoismo, ma neppure dobbiamo cessare di elevare l’ultima richiesta del Padre nostro. Cristo ha vinto con l’autorità di Dio e con il dono del suo sangue il demonio e la morte. Se rimaniamo uniti a Lui il demonio non ha potere su di noi.

 

 

 

MERCOLEDI’ 16 GENNAIO

Una scheggia di preghiera:

 

SE VUOI, SIGNORE, PUOI GUARIRMI.

 

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Accursio, Martire; San Giacomo di Tarantasia; San Marcello, Papa

Hanno detto: Ciò che fai con gioia, riesce meglio. (Bonnafous)

Saggezza popolare: Dopo la pioggia viene il sereno.

Un aneddoto: Sant’Antonino di Firenze fu, anche da vescovo esempio di umiltà. Credendo di dover rendere conto di chissà quali peccati, si confessava spesso: si riteneva il più umile dei peccatori. “Ti supplico di pregare per me” – disse un giorno ad un contadino di Fiesole. E poiché questi sgranava gli occhi dallo stupore aggiunse: “Solo i superbi pensano di non aver bisogno delle preghiere degli altri”.

Parola di Dio: 1Sam. 3,1-10.19-20; Sal. 39; Mc. 1,29-39

 

Vangelo Mc 1, 29-39

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù, uscito dalla sinagoga, si recò subito in casa di Simone e di Andrea, in compagnia di Giacomo e di Giovanni. La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. Egli, accostatosi, la sollevò prendendola per mano; la febbre la lasciò ed essa si mise a servirli. Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. Tutta la città era riunita davanti alla porta. Guarì molti che erano afflitti da varie malattie e scacciò molti demòni; ma non permetteva ai demòni di parlare, perché lo conoscevano. Al mattino si alzò quando ancora era buio e, uscito di casa, si ritirò in un luogo deserto e là pregava. Ma Simone e quelli che erano con lui si misero sulle sue tracce e, trovatolo, gli dissero: “Tutti ti cercano!”. Egli disse loro: “Andiamocene altrove per i villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!”. E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demòni. Parola del Signore

 

“EGLI, ACCOSTATOSI, LA SOLLEVO’ PRENDENDOLA PER MANO. LA FEBBRE LA LASCIO’ ED ESSA SI MISE A SERVIRLI”. (Mc. 1,31)

Nel raccontarci una ‘giornata tipo’, Marco ci introduce alla conoscenza di Gesù, visto nel suo ‘quotidiano’. Ma già fin da questo primo brano ci colpisce un gesto che spesso ritornerà nel vangelo: Gesù prende per mano una malata e la guarisce. E’ vero, questo primo miracolo non è grandioso, eclatante: una donna con la febbre. Eppure gli apostoli sentono di “dovergli parlare subito di lei” e Gesù come il buon samaritano di cui ci racconterà, si ferma, contempla, ha compassione, tocca, ‘prende per mano’. Tutto questo è un segno per noi: di fronte alle tante malattie di questo mondo, e alle persone che ci sono vicine, occorre che qualcuno si fermi, presti ascolto alle richieste di questi malati e li conduca a Gesù perché li ‘tocchi’ e li guarisca. La suocera di Pietro fu ‘toccata’ dalla fede e “subito si mise a servirli”. Nessuno che sia veramente toccato dalla fede, dall’amicizia e dalla conoscenza di Gesù, può rimanere indifferente, inerte, sprofondato nelle proprie comodità e non accorgersi delle tante possibilità di servizio nei confronti dei fratelli. Cosa aspettiamo ad alzarci e a servire almeno coloro che ci sono vicini? Il servizio generoso è il primo segno dell’appartenenza a Cristo.

 

 

 

GIOVEDI’ 17 GENNAIO

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, AUMENTA LA NOSTRA FEDE.

 

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Antonio, Abate; San Sulpizio, Vescovo; Santa Roselina di Villeneuve

Hanno detto: La gioia nata dalla bontà è il sacramento della presenza di Dio. (Borsara)

Saggezza popolare:

La gioia che ci si offre dopo il dolore si gusta maggiormente. L'ombra di un albero è specialmente gradita da chi è accaldato dal sole. (Proverbio Orientale)

Un aneddoto: Sant’ Antonino era vescovo di Firenze, ma volle sempre restare umile e povero. Quando gli annunciarono che il Papa voleva farlo cardinale, scappò nei boschi di Corneto. La Santa Sede mandò un incaricato a cercarlo; quando alla fine l’uomo riuscì a trovarlo, gli diede la notizia e gli chiese una mancia. “Ma se non possiedo niente – esclamò il santo – e poi, come hai il coraggio di chiedermi una mancia dopo avermi dato una notizia così brutta!

Parola di Dio: 1Sam. 4,1-11; Sal 43; Mc. 1,40-45

 

1^ Lettura 1 Sam 4, 1-11

Dal primo libro di Samuele.

In quei giorni i Filistei si radunarono per combattere contro Israele. Allora Israele scese in campo a dar battaglia ai Filistei. Essi si accamparono presso Eben-Ezer mentre i Filistei s'erano accampati in Afèk. I Filistei si schierarono per attaccare Israele e la battaglia divampò, ma Israele ebbe la peggio di fronte ai Filistei e caddero sul campo, delle loro schiere, circa quattromila uomini. Quando il popolo fu rientrato nell'accampamento, gli anziani d'Israele si chiesero: “Perché ci ha percossi oggi il Signore di fronte ai Filistei? Andiamo a prenderci l'arca del Signore a Silo, perché venga in mezzo a noi e ci liberi dalle mani dei nostri nemici”. Il popolo mandò subito a Silo a prelevare l'arca del Dio degli eserciti che siede sui cherubini: c'erano con l'arca di Dio i due figli di Eli, Cofni e Pìncas. Non appena l'arca del Signore giunse all'accampamento, gli Israeliti elevarono un urlo così forte che ne tremò la terra. Anche i Filistei udirono l'eco di quell'urlo e dissero: “Che significa il risuonare di quest'urlo così forte nell'accampamento degli Ebrei?”. Poi vennero a sapere che era arrivata nel loro campo l'arca del Signore. I Filistei ne ebbero timore e si dicevano: “E’ venuto il loro Dio nel loro campo!”, ed esclamavano: “Guai a noi, perché non è stato così né ieri né prima. Guai a noi! Chi ci libererà dalle mani di queste divinità così potenti? Queste divinità hanno colpito con ogni piaga l'Egitto nel deserto. Risvegliate il coraggio e siate uomini, o Filistei, altrimenti sarete schiavi degli Ebrei, come essi sono stati vostri schiavi. Siate uomini dunque e combattete!”. Quindi i Filistei attaccarono battaglia, Israele fu sconfitto e ciascuno fu costretto a fuggire nella sua tenda. La strage fu molto grande: dalla parte d'Israele caddero tremila fanti. In più l'arca di Dio fu presa e i due figli di Eli, Cofni e Pìncas, morirono. Parola di Dio

 

“LA STRAGE FU MOLTO GRANDE: DALLA PARTE DI ISRAELE CADDERO TREMILA FANTI, IN PIU’ L’ARCA DI DIO FU PRESA” (1Sam. 4,10-11)

Stupisce questo finale. Dopo una prima sconfitta Israele decide di portare nell’accampamento l’arca dell’alleanza. Essa è la presenza di Dio in mezzo a loro. Eppure nonostante ciò gli Ebrei subiscono un’altra sconfitta e l’arca viene presa dai loro nemici. Allora ci si domanda: come mai, pur avendo Dio così vicino e pur combattendo con Lui alle spalle, la situazione non si è capovolta a favore degli israeliti? La presenza del Signore al nostro fianco non garantisce sempre la riuscita dei nostri piani. Si può essere suoi servitori più fedeli, si può essere stati oggetto delle sue promesse come il popolo di Israele ma questo non esime dai fallimenti, dai rovesci, dalle sconfitte. E questo perché la salvezza che Dio ci ha promessa passa per altre vie, opera in altri modi rispetto ai nostri. Lo sperimentiamo in una guarigione che non arriva, in una relazione che non si sana, in un problema che non si risolve. Sono momenti in cui, secondo noi, Dio si è allontanato, si è dimenticato. Eppure, come capita agli Israeliti nella loro lotta contro i filistei, Dio c’è, è in mezzo a loro, ma la sua via è diversa. Dio non è un amuleto che dà certezza di vittoria dal punto di vista umano. Egli è Colui che forse non risolve il nostro problema, ma certamente vuole risolvere la nostra vita, che non sempre porta a compimento i nostri desideri, ma di sicuro vuole portare a compimento il suo desiderio di diventare una cosa sola con noi.

 

 

 

VENERDI’ 18 GENNAIO

Una scheggia di preghiera:

 

SOLO DI TE SIGNORE MI FIDO E A TE MI AFFIDO

 

Tra i santi ricordati oggi: Sante Faustina e Liberata, Monache; Santa Margherita d’Ungheria.

Hanno detto: Non chiamare gioia ciò che ti lascia amarezza nell'anima. (San Giovanni Bosco)

Saggezza popolare: Cuor contento il ciel lo aiuta.

Un aneddoto: Un vecchio frate si presentò un giorno in udienza da Benedetto XIV, al colmo dell’agitazione: “Che cosa è successo? – lo interrogò il Papa.

“Padre santo, mi è stato rivelato che è nato l’Anticristo”. “E quanti anni ha?” – riprese Lambertini. “Tre o quattro”. “Bene, bene – replicò il Papa – questa è una cosa che riguarderà il mio successore”.

Parola di Dio: 1Sam. 8,4-7.10-22; Sal. 88; Mc. 2,1-12

 

1^ Lettura 1 Sam 8, 4-7. 10-22

Dal primo libro di Samuele.

In quei giorni, si radunarono allora tutti gli anziani d'Israele e andarono da Samuele a Rama. Gli dissero: “Tu ormai sei vecchio e i tuoi figli non ricalcano le tue orme. Ora stabilisci per noi un re che ci governi, come avviene per tutti i popoli”.  Agli occhi di Samuele era cattiva la proposta perché avevano detto: “Dacci un re che ci governi”. Perciò Samuele pregò il Signore. Il Signore rispose a Samuele: “Ascolta la voce del popolo per quanto ti ha detto, perché costoro non hanno rigettato te, ma hanno rigettato me, perché io non regni più su di essi”. Samuele riferì tutte le parole del Signore al popolo che gli aveva chiesto un re. Disse loro: “Queste saranno le pretese del re che regnerà su di voi: prenderà i vostri figli per destinarli ai suoi carri e ai suoi cavalli, li farà correre davanti al suo cocchio, li farà capi di migliaia e capi di cinquantine; li costringerà ad arare i suoi campi, a mietere le sue messi, ad apprestargli armi per le sue battaglie e attrezzature per i suoi carri. Prenderà anche le vostre figlie per farle sue profumiere e cuoche e fornaie. Si farà consegnare ancora i vostri campi, le vostre vigne, i vostri oliveti più belli e li regalerà ai suoi ministri. Sulle vostre sementi e sulle vostre vigne prenderà le decime e le darà ai suoi consiglieri e ai suoi ministri. Vi sequestrerà gli schiavi e le schiave, i vostri armenti migliori e i vostri asini e li adopererà nei suoi lavori. Metterà la decima sui vostri greggi e voi stessi diventerete suoi schiavi. Allora griderete a causa del re che avrete voluto eleggere, ma il Signore non vi ascolterà”. Il popolo non diede retta a Samuele e rifiutò di ascoltare la sua voce, ma gridò: “No, ci sia un re su di noi. Saremo anche noi come tutti i popoli; il nostro re ci farà da giudice, uscirà alla nostra testa e combatterà le nostre battaglie”. Samuele ascoltò tutti i discorsi del popolo e li riferì all'orecchio del Signore. Rispose il Signore a Samuele: “Ascoltali; regni pure un re su di loro”. Parola di Dio

 

“STABILISCI PER NOI UN RE CHE CI GOVERNI”. (1Sam. 8,4)

Samuele è stato un dono di Dio per il suo popolo, ma ormai è vecchio e le sue parole non offrono al popolo la sicurezza che esso desidera. Samuele presenta un Dio al quale affidarsi con la massima fiducia sapendo che è Lui a regnare sul mondo. Samuele conosce anche i rischi di una sovranità umana, ma il popolo non si mostra in grado di affidarsi a Dio e preferisce un re. E’ un po’ quello che succede anche nella nostra vicenda umana. Cerchiamo sempre certezze, sicurezze, temiamo gli imprevisti, abbiamo bisogno di tanti punti di riferimento. Più il nostro cuore perde la sua sintonia con quello di Cristo, più diventiamo fragili e indifesi. E allora cerchiamo anche noi un ‘re’ che ci governi, qualcuno che con la sua forza ci renda più tranquilli, anche se poi sotto sotto sappiamo benissimo che tutto l’umano è precario. Il ‘re’ può essere una persona o un conto in banca, un lavoro o un gruppo che con la sua potenza sociale o economica, ci fa sentire protetti… A volte però non ci accorgiamo di cadere nelle mani degli uomini mentre perdiamo l’unica Roccia di salvezza eterna.

 

 

 

SABATO 19 GENNAIO

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, RICONOSCO LA MIA COLPA.

 

Tra i santi ricordati oggi: San Mario, Martire; San Gavino; Santa Abbondanza.

Hanno detto: La gioia di vivere nasce nel momento in cui abbandoni la ricerca della felicità per tentare di donarla agli altri (Padre Dehon)

Saggezza popolare: Non cercare la gioia nelle cose lontane.

Un aneddoto: Un giorno il Papa Benedetto XIV fu invitato ad ascoltare una esecuzione musicale in un salotto romano. Alla fine dell’audizione qualcuno gli chiese di esprimere un parere: “Che cosa penso di questa musica? Penso che qualche volta anche la sordità diventa un dono di Dio”.

Parola di Dio: 1Sam. 9,1-4.10.17-19; Sal. 20; Mc. 2,13-17

 

Vangelo Mc 2, 13-17

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù uscì di nuovo lungo il mare; tutta la folla veniva a lui ed egli li ammaestrava. Nel passare, vide Levi, il figlio di Alfeo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: “Seguimi”. Egli, alzatosi, lo seguì. Mentre Gesù stava a mensa in casa di lui, molti pubblicani e peccatori si misero a mensa insieme con Gesù e i suoi discepoli; erano molti infatti quelli che lo seguivano. Allora gli scribi della setta dei farisei, vedendolo mangiare con i peccatori e i pubblicani, dicevano ai suoi discepoli: “Come mai egli mangia e beve in compagnia dei pubblicani e dei peccatori?”. Avendo udito questo, Gesù disse loro: “Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; non sono venuto per chiamare i giusti, ma i peccatori”. Parola del Signore

 

“NON SONO I SANI CHE HANNO BISOGNO DEL MEDICO, MA I MALATI”. (Mc. 2,17)

Per noi è veramente difficile riconoscerci ammalati. A volte ci diciamo peccatori perché, da buoni cristiani, bisogna dirsi tali. Ma non ci sentiamo veramente così. La “prova del nove” a questo riguardo sono le parole che ci escono dalla bocca, i nostri giudizi e anche, talvolta, il nostro modo di confessarci. Talora ci confessiamo seguendo la solita “lista della spesa” senza scendere in profondità, senza considerarci dei veri “malati”, senza cercare la radice dei nostri peccati. Riconosciamo tante colpe ma nascondiamo anche a noi stessi la matrice di tutte queste colpe e non la esponiamo a Dio. Se, al contrario, fosse profonda e viva in noi la consapevolezza della nostra fragilità, della nostra debolezza, se la nostra attenzione non fosse ferma solo sui singoli peccati, ma sul nostro essere peccatori, bisognosi di Dio ancora più dell’aria, allora il nostro muoverci nel mondo sarebbe molto diverso. Non ci permetteremmo più di giudicare con facilità l’intimo delle persone, non additeremmo gli altri come peccatori, ma ci sentiremmo loro compagni di sventura e grideremmo al Padre, insieme a loro, di perdonarci. Ci siederemmo alla mensa eucaristica con lo stesso desiderio dei pubblicani di conoscere Gesù, di ascoltarne la parola, di trovare accoglienza, di essere trattati come Levi che viene chiamato a seguirlo.

 

 

 

DOMENICA 20 GENNAIO: II DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A

Una scheggia di preghiera:

 

TU VUOI CHE TI CERCHI, SIGNORE, PER LA GIOIA DI INCONTRARTI.

 

Tra i santi ricordati oggi: San Fabiano, Papa; San Sebastiano, Martire; Sant’Eutimio, Monaco

Hanno detto: E' utile saper scoprire motivi di gioia nelle azioni più semplici della vita, basta non ripiegarsi su se stessi.( Francesco Faa’ di Bruno)

Saggezza popolare: Chi cercando la propria gioia offende creature bramose di gioia, non otterrà mai dagli dei la felicità nell’altra vita (Massima Cinese)

Un aneddoto: Il confessore di un monastero di recò in udienza da Benedetto XIV, in stato di grande agitazione. “Devo raccontarle un caso che certamente la scandalizzerà, Santità” “Di che cosa si tratta?” – lo interrogò benevolmente il Papa. “Le sembrerà incredibile, ma nel convento c’è una suora che è in attesa di un bambino!” “Beh – rispose il pontefice sorridendo – Ad essere sincero mi stupirei molto di più se una cosa del genere fosse successa a un frate!”.

Parola di Dio: Is. 49,3.5-6; Sal. 39; 1Cor. 1,1-3; Gv. 1,29-34

 

Vangelo Gv 1, 29-34

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, Giovanni vedendo Gesù venire verso di lui disse: “Ecco l'agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo! Ecco colui del quale io dissi: Dopo di me viene un uomo che mi è passato avanti, perché era prima di me. Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare con acqua perché egli fosse fatto conoscere a Israele”. Giovanni rese testimonianza dicendo: “Ho visto lo Spirito scendere come una colomba dal cielo e posarsi su di lui. Io non lo conoscevo, ma chi mi ha inviato a battezzare con acqua mi aveva detto: L'uomo sul quale vedrai scendere e rimanere lo Spirito è colui che battezza in Spirito Santo. E io ho visto e ho reso testimonianza che questi è il Figlio di Dio”. Parola del Signore

 

“ECCO L’AGNELLO DI DIO, ECCO COLUI CHE TOGLIE IL PECCATO DEL MONDO”. (Gv. 1,29)

Giovanni il battista indica Gesù ai suoi discepoli presentandolo con la categoria dell’Agnello sacrificale che si carica e uccide in sé il peccato del mondo; questi discepoli lo scopriranno come maestro, poi come Taumaturgo, poi come Messia… In fondo il vangelo di oggi ci dice che il mistero di Gesù non lo scopriamo mai completamente. Poco per volta entreremo nel suo mistero e solo attraverso l’amore che troveremo dentro di noi. “C’è in mezzo a voi qualcuno che non conoscete” Niente di più vero! E’ per questo che noi dobbiamo essere attenti per cercarlo continuamente nella sua parola, nei poveri, negli ultimi, nel prossimo, negli avvenimenti. Noi lo ritroveremo presso coloro che riteniamo buoni come presso quelli che noi consideriamo indifferenti o cattivi, Gesù vive in noi e noi lo troveremo al fondo del nostro cuore se sapremo penetrarvi. Lui si lascia scoprire attraverso l’amore. Impariamo allora ad usare del nostro tempo per scoprire Gesù. Conoscere Lui dovrebbe essere per noi una preoccupazione costante nel nostro cammino sulla terra perché prepariamo il nostro incontro definitivo e totale con Lui nell’eternità.

 

 

 

LUNEDI’ 21 GENNAIO

Una scheggia di preghiera:

 

FA’ CHE ASCOLTIAMO OGGI LA TUA VOCE.

 

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Agnese, Martire; San Fruttuoso, Vescovo.

Hanno detto: Più a fondo scava il dolore nel tuo essere, più gioia sarai capace di contenere. (Gibran)

Saggezza popolare:

La felicità della salute si comprende al letto dell'ammalato; la felicità della casa tranquilla si comprende quando quella pace è sconvolta. (Proverbio Cinese)

Un aneddoto: Capitava spesso che il cardinal Lambertini citasse dei versi danteschi, dando però loro un significato argutamente diverso dall’ originale. Una sera, nel salotto di una famiglia bolognese, si parlava di una signora che, rimasta vedova, dopo sei mesi si era risposata. La padrona di casa era scandalizzata: “Pensi che non ha neanche finito il periodo di lutto!” E il cardinale con un amabile sorriso: “Poscia, più che il dolor potè il digiuno”.

Parola di Dio: 1Sam. 15,16-23; Sal. 49; Mc. 2,18-22

 

1^ Lettura 1 Sam 15, 16-23

Dal primo libro di Samuele

In quei giorni, Samuele disse a Saul: “Basta! Lascia che ti annunzi ciò che il Signore mi ha rivelato questa notte”. E Saul gli disse: “Parla!”. Samuele cominciò: “Non sei tu capo delle tribù d'Israele, benché piccolo ai tuoi stessi occhi? Non ti ha forse il Signore consacrato re d'Israele? Il Signore ti aveva mandato per una spedizione e aveva detto: Và, vota allo sterminio quei peccatori di Amaleciti, combattili finché non li avrai distrutti. Perché dunque non hai ascoltato la voce del Signore e ti sei attaccato al bottino e hai fatto il male agli occhi del Signore?”. Saul insistè con Samuele: “Ma io ho obbedito alla parola del Signore, ho fatto la spedizione che il Signore mi ha ordinato, ho condotto Agag re di Amalek e ho sterminato gli Amaleciti. Il popolo poi ha preso dal bottino pecore e armenti, primizie di ciò che è votato allo sterminio per sacrificare al Signore tuo Dio in Gàlgala”. Samuele esclamò: “Il Signore forse gradisce gli olocausti e i sacrifici come obbedire alla voce del Signore? Ecco, obbedire è meglio del sacrificio, essere docili è più del grasso degli arieti. Poiché peccato di divinazione è la ribellione, e iniquità e terafim l'insubordinazione. Perché hai rigettato la parola del Signore, Egli ti ha rigettato come re”. Parola di Dio

 

“IL SIGNORE FORSE GRADISCE GLI OLOCAUSTI E I SACRIFICI COME OBBEDIRE ALLA VOCE DEL SIGNORE?”. (1Sam 15,22)

Saul aveva deciso da solo come onorare il Signore e aveva trovato un compromesso tra quanto Dio aveva comandato e il volere del popolo. Ma Dio non gli aveva chiesto questo e non voleva essere onorato con sacrifici. Voleva al contrario l’onore dell’ obbedienza, l’essere ascoltato in ogni suo invito, l’essere messo davanti a tutto, anche al desiderio del suo popolo. Obbedisce chi ascolta e fa entrare nel suo intimo il desiderio dell’altro. Obbedisce chi è docile, che non ascolta solo se stesso per decidere, chi lascia spazio al consiglio e alla volontà del prossimo. La docilità è un segno dell’umiltà del cuore, del non sentirsi migliori, del cercare con sincerità il bene degli altri. Quando abita nel nostro intimo facilita le relazioni, ci porta a prendere le giuste decisioni, permette al Signore di mostrarci le sue vie.

Quanti piani pastorali o progetti sono andati in fumo perché abbiamo tradito la docilità che Dio ci domandava! Quanti compromessi abbiamo talvolta fatto tra il voler nutrire il nostro egoismo, i nostri desideri e gli inviti del Signore che ci spingevano ad un umile e coraggiosa accoglienza del parere altrui, fosse quello proposto dalla Parola di Dio, o anche la buona idea del nostro vicino di casa.

 

 

 

MARTEDI' 22 GENNAIO

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, AIUTAMI A DONARE AUTENTICITA’ AL MIO AMORE PER TE.

 

Tra i santi ricordati oggi: San Vincenzo, Martire; San Domenico di Sora; San Gaudenzio di Novara

Hanno detto: Dio è gioia, per questo davanti a casa tua ha appeso il sole. (Lenge)

Saggezza popolare: Alcuni dicono che la felicità bisogna cercarla lontano. Altri sostengono che dimora vicino, nella casa. Ma la felicità perfetta è nella culla di un bambino nato dall'amore. (Saggezza Cinese)

Un aneddoto: Federico Ozanam, il santo fondatore delle Conferenze di san Vincenzo, amava spesso baciare il suo piccolo nella culla: lo baciava sul cuore e diceva di “venerare in quel puro angioletto il trono della santissima trinità”.

Parola di Dio: 1Sam. 16,1-13; Sal.88; Mc. 2,23-28

 

Vangelo Mc 2, 23-28

Dal vangelo secondo Marco.

Avvenne che, in giorno di sabato Gesù passava per i campi di grano, e i discepoli, camminando, cominciarono a strappare le spighe. I farisei gli dissero: “Vedi, perché essi fanno di sabato quel che non è permesso?”. Ma egli rispose loro: “Non avete mai letto che cosa fece Davide quando si trovò nel bisogno ed ebbe fame, lui e i suoi compagni? Come entrò nella casa di Dio, sotto il sommo sacerdote Abiatàr, e mangiò i pani dell'offerta, che soltanto ai sacerdoti è lecito mangiare, e ne diede anche ai suoi compagni?”. E diceva loro: “Il sabato è stato fatto per l'uomo e non l'uomo per il sabato! Perciò il Figlio dell'uomo è signore anche del sabato”. Parola del Signore

 

“IL SABATO E’ STATO FATTO PER L’UOMO E NON L’UOMO PER IL SABATO” (Mc. 2,27)

I farisei erano costantemente tesi a lanciare provocazioni al Maestro, in questo caso, la legge giudaica arrivava alla minuzia di dire che non era consentito cogliere spighe con le mani durante il sabato, giorno dedicato solo al Signore. L’accusa rivolta ai discepoli era certamente tendenziosa. Ma Gesù pur non lasciandosi coinvolgere nelle minuzie porta al centro della dottrina. La legge di Dio non è una camicia di forza, è un dono per orientarci sul cammino verso la felicità e allontanarci dal peccato. Concepire il cristianesimo come l’osservanza di un codice morale è inaccettabile, significa fissarsi sui mezzi trascurando il fine per il quale essi esistono. Se vivessimo la pratica della nostra fede solo come l’adempimento di precetti, dimenticando la carità, sarebbe un segno evidente che stiamo vivendo una sorte di caricatura farisaica della nostra fede. Andare a Messa la domenica, osservare i giorni di astinenza, sono tutti elementi che servono ad orientare la nostra vita di fede ma non sono l’anima del nostro rapporto con Dio. Lo stesso Gesù ci ha detto qual è il precetto fondamentale: amare Dio con tutto il cuore e il prossimo come se stessi. Tutto il resto è subordinato, strumento per ottenere questo fine. Ma contemporaneamente vale anche il principio che l’amore si esprime con atti concreti e non solo con dichiarazione di intenti. Dire di amare Dio e per esempio non partecipare alla Messa significa non aver capito il valore della Messa e amare solo a parole e non nei fatti, come invece ci ha amati Cristo, donandosi per noi sulla croce.

 

 

 

MERCOLEDI’ 23 GENNAIO

Una scheggia di preghiera:

 

FA’ DI ME UNO STRUMENTO DEL TUO AMORE.

 

Tra i santi ricordati oggi: Santa Emerenziana, martire; San Giovanni l’Elemosiniere.

Hanno detto: Che cosa può vedere più volentieri il Creatore di una persona felice ? (Lessing)

Saggezza popolare: La felicità e l'arcobaleno non si vedono mai sulla propria casa, ma soltanto su quella degli altri.(Proverbio Tedesco)

Un aneddoto: Un giorno San Bernardo era a cena con degli ospiti e gli capitò di bere più del necessario. Uno dei suoi monaci lo rimproverò, ma il santo, senza scomporsi, gli rispose: “Ma non sono stato io a bere, è stata la mia ospitalità che ha bevuto e mangiato con questi amici”.

Parola di Dio: 1Sam. 17,32-33.37.40-51; Sal.143; Mc. 3,1-6

 

1^ Lettura 1 Sam 17, 32-33. 37. 40-51

Dal primo libro di Samuele.

In quei giorni, Davide disse a Saul: “Nessuno si perda d'animo a causa di questo Filisteo. Il tuo servo andrà a combattere contro costui”. Saul rispose a Davide: “Tu non puoi andare contro questo Filisteo a batterti con lui: tu sei un ragazzo e costui è uomo d'armi fin dalla sua giovinezza”. Davide aggiunse: “Il Signore che mi ha liberato dalle unghie del leone e dalle unghie dell'orso, mi libererà anche dalle mani di questo Filisteo”. Saul rispose a Davide: “Ebbene và e il Signore sia con te”. Poi prese in mano il suo bastone, si scelse cinque ciottoli lisci dal torrente e li pose nel suo sacco da pastore che gli serviva da bisaccia; prese ancora in mano la fionda e mosse verso il Filisteo. Il Filisteo avanzava passo passo, avvicinandosi a Davide, mentre il suo scudiero lo precedeva. Il Filisteo scrutava Davide e, quando lo vide bene, ne ebbe disprezzo, perché era un ragazzo, fulvo di capelli e di bell'aspetto. Il Filisteo gridò verso Davide: “Sono io forse un cane, perché tu venga a me con un bastone?”. E quel Filisteo maledisse Davide in nome dei suoi dei. Poi il Filisteo gridò a Davide: “Fatti avanti e darò le tue carni agli uccelli del cielo e alle bestie selvatiche”. Davide rispose al Filisteo: “Tu vieni a me con la spada, con la lancia e con l'asta. Io vengo a te nel nome del Signore degli eserciti, Dio delle schiere d'Israele, che tu hai insultato. In questo stesso giorno, il Signore ti farà cadere nelle mie mani. Io ti abbatterò e staccherò la testa dal tuo corpo e getterò i cadaveri dell'esercito filisteo agli uccelli del cielo e alle bestie selvatiche; tutta la terra saprà che vi è un Dio in Israele. Tutta questa moltitudine saprà che il Signore non salva per mezzo della spada o della lancia, perché il Signore è arbitro della lotta e vi metterà certo nelle nostre mani”. Appena il Filisteo si mosse avvicinandosi incontro a Davide, questi corse prontamente al luogo del combattimento incontro al Filisteo. Davide cacciò la mano nella bisaccia, ne trasse una pietra, la lanciò con la fionda e colpì il Filisteo in fronte. La pietra s'infisse nella fronte di lui che cadde con la faccia a terra. Così Davide ebbe il sopravvento sul Filisteo con la fionda e con la pietra e lo colpì e uccise, benché Davide non avesse spada. Davide fece un salto e fu sopra il Filisteo, prese la sua spada, la sguainò e lo uccise, poi con quella gli tagliò la testa. I Filistei videro che il loro eroe era morto e si diedero alla fuga. Parola di Dio

 

“TU VIENI A ME CON LA SPADA… IO VENGO A TE NEL NOME DEL SIGNORE DEGLI ESERCITI”. (1Sam. 17,45)

Davide non è un illuso: sa che dal punto di vista fisico, dell’età e dell’esperienza lui è ben poca cosa davanti a Golia, il filisteo. Ma ha due certezze: è stato scelto da Dio ed agisce in suo nome. Il filisteo fa parte di un esercito, ma Davide si muove nel nome di Colui che è al di sopra di ogni esercito. Anche Saul cercherà di dissuaderlo “pensando secondo gli uomini”. L’esperienza di Davide è quella che solo chi cerca di vivere unito a Dio può fare: avvertire nell’intimo una forza, una certezza che va al di là di ogni ragionamento, che fa sperare contro ogni speranza, che fa compiere atti e proferire parole che quasi tutti ritengono inappropriati e che in fondo non appartengono alla persona perché vengono dal Signore stesso. Quando questo succede è una grazia da capire bene e da accogliere. Prima di tutto bisogna capire bene (discernimento) per non ingannarsi, per non fuggire le proprie responsabilità o scelte in nome di chissà quale desiderio o emozione. Da accogliere perché, se è ben valutata, ci si accorge che non è frutto del nostro impegno o di nostre doti, ma è un vero dono che il Signore ci offre per portare avanti il suo progetto. Se Davide non avesse ascoltato il richiamo di Dio ad agire nonostante tutto, la storia di Israele sarebbe cambiata. Più si è docili, più ci si allena ad obbedire alla voce di Dio, più si è grati a lui anche nella debolezza e più Lui ci usa, ci illumina, ci guida.

 

 

 

GIOVEDI’ 24 GENNAIO

Una scheggia di preghiera:

 

DONACI, SIGNORE, DI ESSERE E DI AVERE AMICI SINCERI.

 

Tra i santi ricordati oggi: San Francesco di Sales; San Feliciano da Foligno.

Hanno detto: Bisogna vivere con gioia. Per quanto banali e drammatici possano essere gli avvenimenti della vita, bisogna viverli senza lasciarsi travolgere, e senza perdere quell'interiore serenità che è propria di chi crede in Cristo risorto. (Don Lorenzo Milani)

Saggezza popolare: Il piacere può fondarsi sull'illusione, ma la felicità riposa sulla verità. (Proverbio Americano)

Un aneddoto: San Filippo Neri radunava nei suoi oratori numerosi ragazzi che, abbandonati i genitori, trascorrevano la loro vita nelle strade. Se li faceva amici e la confidenza era tale che i ragazzi combinavano a Filippo ogni sorta di monellerie. Il santo li ammoniva: “Cercate di stare un po’ quieti, se potete”. Ma poi con rassegnazione piena di umorismo, aggiungeva tra sé: “Tanto lo so già che non potete…”.

Parola di Dio: 1Sam. 18,6-9; 19,1-7; Sal. 55; Mc. 3,7-12

 

1^ Lettura 1 Sam 18, 6-9: 19,1-7

Dal primo libro di Samuele.

In quei giorni, mentre Davide tornava dall'uccisione del Filisteo, uscirono le donne da tutte le città d'Israele a cantare e a danzare incontro al re Saul, accompagnandosi con i timpani, con grida di gioia e con sistri. Le donne danzavano e cantavano alternandosi: “Saul ha ucciso i suoi mille, Davide i suoi diecimila”. Saul ne fu molto irritato e gli parvero cattive quelle parole. Diceva: “Hanno dato a Davide diecimila, a me ne hanno dato mille. Non gli manca altro che il regno”. Così da quel giorno in poi Saul si ingelosì di Davide. Saul comunicò a Giònata suo figlio e ai suoi ministri di aver deciso di uccidere Davide. Ma Giònata figlio di Saul nutriva grande affetto per Davide. Giònata informò Davide dicendo: “Saul mio padre cerca di ucciderti. Sta  in guardia da domani all'alba, sta  fermo in un luogo nascosto e non farti vedere. Io uscirò e starò al fianco di mio padre nella campagna dove sarai tu e parlerò in tuo favore a mio padre. Vedrò ciò che succede e te lo farò sapere”. Giònata parlò difatti a Saul suo padre in favore di Davide e gli disse: “Non si macchi il re contro il suo servo, contro Davide, che non si è macchiato contro di te, che anzi ti ha reso un servizio molto grande. Egli ha esposto la vita, quando sconfisse il Filisteo, e il Signore ha concesso una grande vittoria a tutto Israele. Hai visto e hai gioito. Dunque, perché pecchi contro un innocente, uccidendo Davide senza motivo?”. Saul ascoltò la voce di Giònata e giurò: “Per la vita del Signore, non morirà!”. Giònata chiamò Davide e gli riferì questo colloquio. Poi Giònata introdusse presso Saul Davide, che rimase al suo seguito come prima. Parola di Dio

 

“GIONATA, FIGLIO DI SAUL, NUTRIVA UN GRANDE AFFETTO PER DAVIDE”. (1Sam. 19,1)

Nel brano che leggiamo oggi come prima lettura, l’amicizia tra Gionata e Davide si esprime in uno dei suoi volti più belli: la protezione, il sentirsi partecipe del destino dell’altro e il prendersene cura. Gionata si preoccupa dell’amico. Non si lascia condizionare dall’affetto che prova per il Padre, ma ne valuta le intenzioni con molta lucidità e con altrettanta lucidità, lo aiuta a “scoprire” Davide, a riconoscere il bene ricevuto da lui, dal suo coraggio, per tutto il popolo di Israele. Da vero amico esalta i pregi dell’altro. Riesce, almeno per il momento a non far dividere i due con la sua mediazione, con l’affetto sincero che prova per entrambi. Egli incarna il detto biblico per cui “un amico è una protezione potente”. Non solo si è rivelato vero amico per Davide, ma anche un figlio che ama tanto il genitore da volerlo preservare da un grave errore. Trovare un amico che ci sostenga, che condivida la nostra sorte sentendosene parte, che legga la nostra situazione con gli occhi guidati dall’amore e da un profondo rispetto, che ci aiuti a vivere le nostre tante relazioni con serenità, è un dono da implorare e, se già lo si ha, per il quale non smettere di ringraziare. Ma non si può dimenticare che saremo più felici quando per primi doneremo un’amicizia così, quando in noi qualcuno potrà trovare la stessa sicurezza e la libertà di essere se stesso senza maschere.

 

 

 

VENERDI’ 25 GENNAIO: CONVERSIONE DI SAN PAOLO

Una scheggia di preghiera:

 

MIO DIO, CONCEDIMI IL CORAGGIO DI AGIRE SECONDO IL TUO VANGELO.

 

Tra i santi ricordati oggi: Santa Elvira, Vergine e Martire; San Poppone, Monaco

Hanno detto: La gioia è segno infallibile della presenza di Dio. (Telhard de Chardin)

Saggezza popolare: Dopo, aver girato il mondo cercando la felicità, ti accorgi che essa stava alla porta di casa.(Proverbio Africano)

Un aneddoto: Francesco inviò a predicare dei fratelli in Germania, in Francia, in Ungheria, in Spagna e perfino in Terrasanta e in Africa. Prima che partissero spiegò loro con affetto come dovevano mantenersi vicini a Dio pur andando per il mondo: “Andate a due a due – disse – umili e dolci, osservando il silenzio e pregando Dio nei vostri cuori. Durante il viaggio siate raccolti come se foste chiusi in un eremo. Frate corpo sia la vostra celletta e l’anima, l’eremita che la abita e prega il Signore”.

Parola di Dio nella festa della conversione di s. Paolo: At. 22,3-16 (9,1-22); Sal 116; Mc.16,15-18

 

Vangelo Mc 16, 15-18

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, apparendo agli Undici, Gesù disse loro: "Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato. E questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno i demoni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano i serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno, imporranno le mani ai malati e questi guariranno". Parola del Signore

 

“ANDATE IN TUTTO IL MONDO E PREDICATE IL VANGELO AD OGNI CREATURA”. (Mc. 16,15)

La celebrazione della festa della conversione di San Paolo ci pone di fronte ad uno degli esempi più grandi di fedeltà alla missione affidata da Cristo. Ogni volta che celebriamo un santo, celebriamo il fatto che abbia realizzato la missione che Gesù gli affidò chiamandolo alla vita e alla fede cristiana. Paolo ha risposto all’invito del vangelo di oggi, quello di andare a tutte le genti per portare il Vangelo di Gesù. Paolo percorse più di diecimila chilometri per dare testimonianza alla fede, patì persecuzioni, sferzate e lapidazioni. Alla fine della sua vita poté dire con gioia: “Ho combattuto una buona battaglia; sono arrivato alla mete, ho mantenuto la fede”. Con ogni probabilità noi non verremo decapitati come San Paolo, ma in qualche modo dobbiamo dare testimonianza della nostra fede. In un mondo indifferente come il nostro, sono innumerevoli le opportunità per essere testimoni di Gesù. Anche senza diventare propagandisti di una religione si può testimoniare Gesù ad esempio ricambiando le offese con parole di perdono, dando testimonianza di sobrietà di fronte al lusso, accogliendo tutti, cominciando dai bisognosi, difendendo la vita nascente o quella che sembra non avere senso; accettando con senso cristiano la sofferenza unendola a quella di Cristo sulla croce. Ogni giorno della nostra vita è un’occasione per essere testimoni, piccoli o grandi della nostra fede e della nostra speranza.

 

 

 

SABATO 26 GENNAIO

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, FAMMI SCOPRIRE LA TUA PRESENZA NEI FRATELLI.

 

Tra i santi ricordati oggi: Santi Tito e Timoteo; Santa Paola Romana.

Hanno detto: Se non pensate che ogni giorno sia un giorno buono, provate a perderne uno. (Cavett Robert)

Saggezza popolare: Non ci fu giorno senza sera.

Un aneddoto: Gli eretici insegnavano che nella SS. Eucaristia non è presente Gesù vivo e vero. Uno di questi di nome Bonillo, fece a sant’Antonio questa proposta: “lo terrò digiuna la mia mula per tre giorni, poi la condurrò sulla piazza di Rimini e tu le presenterai dinanzi la SS. Eucaristia. Nello stesso tempo, io le metterò vicino del fieno. Se la mula rifiuterà di mangiare per adorare quel pane che tu dici essere il Corpo di Cristo, io crederò nell’Eucaristia”. Il santo frate accettò la proposta. Arrivato il giorno stabilito, una grande moltitudine di gente si era radunata nella piazza. Giunto Bonillo con la mula affamata, frate Antonio andò a prendere, in una vicina chiesa, la SS. Eucaristia e si portò dinanzi alla mula. Nello stesso istante Bonillo mise davanti alla bestia del fieno. La mula non badò al fieno, piegò le ginocchia anteriori e chinò il muso fino a terra, in atto di adorazione. Dalla folla si alzò un grido trionfale alla Santissima Eucaristia, mentre l’eretico Bonillo cadeva in ginocchio convertito.

Parola di Dio nella festa dei santi Tito e Timoteo: 2Tm 1,1-8; (Tt.1,1-5); Sal. 88; Lc. 22,24-30)

 

Vangelo Lc 22, 24-30

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, sorse una discussione, chi di loro poteva esser considerato il più grande. Egli disse: "I re delle nazioni le governano, e coloro che hanno il potere su di esse si fanno chiamare benefattori. Per voi però non sia così; ma chi è il più grande tra voi diventi come il più piccolo e chi governa come colui che serve. Infatti chi è più grande, chi sta a tavola o chi serve? Non è forse colui che sta a tavola? Eppure io sto in mezzo a voi come colui che serve. Voi siete quelli che avete perseverato con me nelle mie prove; e io preparo per voi un regno, come il Padre l'ha preparato per me, perché possiate mangiare e bere alla mia mensa nel mio regno e siederete in trono a giudicare le dodici tribù di Israele". Parola del Signore

 

“CHI E’ IL PIU’ GRANDE TRA DI VOI DIVENTI IL PIU’ PICCOLO E CHI GOVERNA COME COLUI CHE SERVE”.(Lc. 22,26)

Che bello che nella festa di due tra i primi vescovi della Chiesa, la liturgia ci abbia ricordato il brano di vangelo in cui Gesù ci invita a diventare servitori del prossimo. Se noi ragioniamo con la mentalità del nostro mondo vediamo anche la gerarchia cattolica come una piramide di potere (e spesso purtroppo nella storia è stato ed è così) mentre invece Gesù vede queste cose come scalini sempre maggiori di servizio agli altri. I cristiani diventano veramente liberi quando diventano capaci di servire con animo sereno e rappacificato. Gesù ha fatto così, Lui, il Signore dei signori, è vissuto servendo l’uomo ed ha fatto questo per ricordarci la nostra dignità, quanto valiamo ai suoi occhi. Se si fosse fatto servire come un padrone noi avremmo vissuto ‘a testa bassa’ magari servendo per paura o con la rabbia nel cuore, invece il suo farsi servo ci ha reso capaci di fare altrettanto. Anche noi, quando serviamo il nostro prossimo ne affermiamo la dignità, gli trasmettiamo il rispetto dovuto, lo riconosciamo figlio di Dio, mio fratello. Certo non sempre è facile servire e, qualche volta, anche in ambienti familiari o cristiani siamo tentati dalla strada del potere. E’ proprio in quei momenti che dobbiamo fare continuo riferimento a Gesù e in lui trovare la forza e la gioia del servizio.

 

 

 

DOMENICA 27 GENNAIO: III DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO A

Una scheggia di preghiera:

 

GESU’ FORTIFICA LA NOSTRA SPERANZA

 

Tra i santi ricordati oggi: Santa Angela Merici; Santa Devota; San Lupo, Vescovo

Hanno detto: Se uno ha molto da cacciarvi dentro, una giornata ha cento tasche. (Nietzsche)

Saggezza popolare: A tutte le cose occorre il suo tempo.

Un aneddoto: Durante una predica contro il calvinismo, San Francesco di Sales si trovò a discutere con un ministro di tale religione. Quest’ultimo che desiderava metterlo in imbarazzo, ad un certo punto gli chiese: “E se lei ricevesse uno schiaffo, che cosa farebbe?” Il santo sorrise alla provocazione, poi rispose: “So bene quello che dovrei fare, ma non so proprio dire quello che farei”.

Parola di Dio: Is. 8,23-9,3; Sal. 26; 1Cor. 1,10-13.17; Mt.4,12-23

 

Vangelo Mt 4, 12-23

Dal vangelo secondo Matteo

Gesù, avendo saputo che Giovanni era stato arrestato, Gesù si ritirò nella Galilea e, lasciata Nazaret, venne ad abitare a Cafarnao, presso il mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali, perché si adempisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia: Il paese di Zàbulon e il paese di Nèftali, sulla via del mare, al di là del Giordano, Galilea delle genti; il popolo immerso nelle tenebre ha visto una grande luce; su quelli che dimoravano in terra e ombra di morte una luce si è levata. Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: “Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino”. Mentre camminava lungo il mare di Galilea vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano la rete in mare, poiché erano pescatori. E disse loro: “Seguitemi, vi farò pescatori di uomini”. Ed essi subito, lasciate le reti, lo seguirono. Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo di Zebedèo e Giovanni suo fratello, che nella barca insieme con Zebedèo, loro padre, riassettavano le reti; e li chiamò. Ed essi subito, lasciata la barca e il padre, lo seguirono. Gesù andava attorno per tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe e predicando la buona novella del regno e curando ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo. Parola del Signore

 

SU QUELLI CHE DIMORAVANO IN TERRA E IN OMBRA DI MORTE, UNA LUCE SI E’ LEVATA”. (Mt. 4,16)

La profezia che troviamo nella prima lettura e che il vangelo riprende ci parla della venuta del Messia per portare la salvezza a Israele e dunque a tutti gli uomini. Dio mantiene le sue promesse in Gesù. In Lui abbiamo il perdono e la vita eterna e se aderiamo a Lui siamo cittadini del Regno. E’ importante oggi alimentare la speranza autentica. Specialmente oggi l’uomo è turbato dal progresso della scienza e della tecnologia, dalla seduzione del piacere e del denaro che gareggiano per essere deposito della speranza e della felicità umana, tanto che una vita che non annoveri quei beni sembra a volte indegna di essere vissuta. Solo così si può spiegare come siamo giunti ad accettare, in ambito sociale, crimini tanto orrendi come l’aborto, l’eutanasia, o perfino la distruzione di embrioni umani. E’ inaccettabile che si possa proporre l’eliminazione di un individuo perché si ritiene che la sua vita non sia degna di essere vissuta, poiché segnata dalla malattia o da qualsiasi altra tara, a causa di una mentalità che non dà senso ultraterreno al proprio modo di vivere la sofferenza. Cristo, invece ci ama come siamo, con tutti i nostri limiti; per lui siamo tutti importanti e degni di ricevere la sua consolazione. L’essere oggetto dell’amore di Dio è ciò che dà dignità alla nostra vita, ad ogni vita umana. Nessun uomo ha diritto di dire ad un altro uomo che non è amato da Dio, perciò nessuno può disporre della vita altrui, e neppure della propria. Il cristiano è chiamato a dare testimonianza di questa speranza.

 

 

 

LUNEDI’ 28 GENNAIO

Una scheggia di preghiera:

 

CAMBIA SIGNORE IL CUORE DI PIETRA IN UN CUORE DI CARNE CAPACE DI AMARE

 

Tra i santi ricordati oggi: San Tommaso d’Aquino, Dottore della Chiesa; San Pietro Nolasco.

Hanno detto: La giovinezza è un tesoro che si può possedere a tutte le età. (A. Decourcelle)

Saggezza popolare: Giovane ozioso, vecchio bisognoso.

Un aneddoto: San Tommaso d’Aquino parlava dei doni dello Spirito Santo attraverso un esempio  chiarificativo: uno scolaretto alle prime armi col sillabario non ha le disposizioni sufficienti per comprendere un insegnamento universitario né, d’altra parte, un fanciullo potrebbe da solo scalare un ardua montagna: bisognerebbe potenziare le sue capacità fisiche e spirituali, le intellettive e le volitive, a un punto tale, che I’istantaneità dell’atto farebbe gridare al miracolo: così i doni dello Spirito Santo proporzionano le nostre deboli forze a comprendere il mondo del soprannaturale e ad agire virtuosamente secondo le sue divine mozioni, indirizzandoci al fine superiore a cui siamo chiamati

Parola di Dio: 2Sam. 5,1-7.10; Sal. 88; Mc. 3,22-30

 

Vangelo Mc 3, 22-30

Dal vangelo secondo Marco.

In quel tempo, gli scribi, che erano discesi da Gerusalemme, dicevano: “Costui è posseduto da Beelzebùl e scaccia i demòni per mezzo del principe dei demòni”. Ma egli, chiamatili, diceva loro in parabole: “Come può satana scacciare satana? Se un regno è diviso in se stesso, quel regno non può reggersi; se una casa è divisa in se stessa, quella casa non può reggersi. Alla stessa maniera, se satana si ribella contro se stesso ed è diviso, non può resistere, ma sta per finire. Nessuno può entrare nella casa di un uomo forte e rapire le sue cose se prima non avrà legato l'uomo forte; allora ne saccheggerà la casa. In verità vi dico: tutti i peccati saranno perdonati ai figli degli uomini e anche tutte le bestemmie che diranno; ma chi avrà bestemmiato contro lo Spirito santo, non avrà perdono in eterno: sarà reo di colpa eterna”. Poiché dicevano: “E’ posseduto da uno spirito immondo”. Parola del Signore

 

“CHI AVRA’ BESTEMMIATO LO SPIRITO SANTO, NON AVRA’ PERDONO IN ETERNO”. (Mc. 3,29)

Gesù non può lasciare che il Bene venga scambiato con il male, per di più da chi, come gli scribi, dovrebbe aiutare gli altri a riconoscerne la differenza, ma quando vede la loro testardaggine dice la frase che meditiamo oggi ed è come se dicesse: chi rifiuta la verità di Cristo pur vedendola con chiarezza, chi nega pur sapendo, chi usa Dio a proprio vantaggio o per schiacciare gli altri uomini, questi è imperdonabile perché si è reso incapace da sé di accogliere Gesù e la sua salvezza. Non è il peccato di chi è nel dubbio, di chi ha una fede debole, di chi fa fatica a capire, di chi non conosce o ancora non ha fatto una esperienza personale dell’amore di Dio. E’ il peccato di chi è duro di cuore, di chi crede di sapere tutto, di chi, dopo aver conosciuto Cristo grazie alla luce dello Spirito Santo, non solo gli dice ‘no’, ma arriva anche a denigrarlo, presentandolo addirittura come Satana. Gesù non sta rinnegando la sua misericordia. Sta dicendo che siamo così liberi da poter trasformare il male in bene e da arrivare a vedere Cristo come un nemico. Forse non in modo così grave e definitivo, può però capitarci, ad esempio, di attribuire a Dio responsabilità che sono invece nostre; e senza che ce ne accorgiamo, il cuore si indurisce fino al punto di vedere la realtà attraverso le lenti dei propri interessi divenendo ogni giorno più incapaci di riconoscere il volto di Gesù negli altri e di aprirsi all’amore.

 

 

 

MARTEDI’ 29 GENNAIO

Una scheggia di preghiera:

 

CANTO A TE, DIO DELLA MIA GIOIA

 

Tra i santi ricordati oggi: San Costanzo, Vescovo; San Valerio, Vescovo.

Hanno detto: Non puoi avere, nello stesso tempo, gioventù e coscienza di essa; giacché la gioventù è troppo impegnata a vivere per esserne cosciente, e la coscienza è troppo impegnata a cercare se stessa per vivere. (Gibran)

Saggezza popolare: Se la gioventù sapesse; se la vecchiaia potesse.

Un aneddoto: Camus era un grande amico di San Francesco di Sales; un giorno il santo si lamentò con lui della sua poca memoria. “Sì, ma in compenso hai molto giudizio – lo consolò Camus – Pensa a me che non ho né uno né l’altro”

Parola di Dio: 2Sam. 6,12-15.17-19; Sal. 23; Mc. 3,31-35

 

1^Lettura 2 Sam 6, 12-15. 17-19

Dal secondo libro di Samuele.

In quei giorni, Davide andò e trasportò l'arca di Dio dalla casa di Obed-Edom nella città di Davide, con gioia. Quando quelli che portavano l'arca del Signore ebbero fatto sei passi, egli immolò un bue e un ariete grasso. Davide danzava con tutte le forze davanti al Signore. Ora Davide era cinto di un efod di lino.  Così Davide e tutta la casa d'Israele trasportavano l'arca del Signore con tripudi e a suon di tromba. Introdussero dunque l'arca del Signore e la collocarono al suo posto, in mezzo alla tenda che Davide aveva piantata per essa; Davide offrì olocausti e sacrifici di comunione davanti al Signore. Quando ebbe finito di offrire gli olocausti e i sacrifici di comunione, Davide benedisse il popolo nel nome del Signore degli eserciti e distribuì a tutto il popolo, a tutta la moltitudine d’Israele, uomini e donne, una focaccia di pane per ognuno, una porzione di carne e una schiacciata di uva passa. Poi tutto il popolo se ne andò, ciascuno a casa sua. Parola di Dio

 

“DAVIDE DANZAVA CON TUTTE LE SUE FORZE DAVANTI AL SIGNORE”. (2Sam. 6,14)

L’arca dell’alleanza è per Israele la presenza di Dio in mezzo al suo popolo. Davide allora non solo non si vergogna di danzare davanti ad essa, ma offre anche sacrifici di comunione dove tutto il popolo può partecipare mangiando del cibo sacro. Davide in quel momento non ha solo Dio davanti, ma lo ha dentro si sé e quando il Signore è dentro al cuore, nel centro della propria famiglia, della propria comunità, del proprio popolo non può esserci che gioia e desiderio di condivisione. Non vi pare che tutto questo anticipi quello che sarà il dono di Gesù dell’Eucaristia? Essa è il segno della salvezza, della memoria della passione, morte e risurrezione di Gesù, segno vivo del suo perdono e della sua presenza, condivisione di cibo sacro e impegno alla riscoperta dei fratelli. E allora, come Davide, non dovremmo danzare e cantare nelle nostre liturgie a volte così compassate, così formali che sembrano più riti funebri che non momenti di gioia e di salvezza?

 

 

 

MERCOLEDI’ 30 GENNAIO

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, RENDI IL MIO CUORE CAPACE DI ACCOGLIERE LA TUA PAROLA

 

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Adelmo; Santa Giacinta; Santa Martina, Martire.

Hanno detto: Ognuno che mantiene la capacità di riconoscere il bello resterà giovane anche nella vecchiaia. (Franz Kafka)

Saggezza popolare: La gioventù crede che molte delle cose siano false; la vecchiaia dubita di molte cose che sono vere.(Proverbio Tedesco)

Un aneddoto: Mario Pomilio nel suo “Il quinto Evangelio” riprende questa leggenda: S. Pietro apostolo morì, e il suo discepolo prediletto si mise a comporre il Vangelo di Gesù, secondo che l’aveva udito dalla viva voce del maestro. Ma Satana ne ebbe paura e lo fece rapire su una montagna, lontano da tutti. Da allora quel discepolo vive sperso in mezzo ai boschi e si nutre di bacche e beve acqua alle sorgenti e non ha inchiostro con cui scrivere, né carta da vergare. Allora il discepolo strappa spine alle siepi delle more e con esse va scrivendo il vangelo dell’amore di Dio sul dorso delle foglie. Molte cadono a terra e il sole le dissecca. Molte cadono nell’acqua e questa le fa marcire. Ma alcune, quando più forte soffia il vento, da mare a mare, vanno a cadere più lontano. E se qualcuno le raccoglie e legge i detti che vi sono scritti, corre, pieno di speranza a ripeterli agli altri uomini e nei cuori si rifà allegrezza.

Parola di Dio: 2Sam. 7,4-17; Sal. 88; Mc. 4,1-20

 

Vangelo Mc 4, 1-20

Dal vangelo secondo Marco.

In quel tempo, Gesù si mise di nuovo a insegnare lungo il mare. E si riunì attorno a lui una folla enorme, tanto che egli salì su una barca e là restò seduto, stando in mare, mentre la folla era a terra lungo la riva. Insegnava loro molte cose in parabole e diceva loro nel suo insegnamento: “Ascoltate. Ecco, uscì il seminatore a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada e vennero gli uccelli e la divorarono. Un'altra cadde fra i sassi, dove non c'era molta terra, e subito spuntò perché non c'era un terreno profondo; ma quando si levò il sole, restò bruciata e, non avendo radice, si seccò. Un'altra cadde tra le spine; le spine crebbero, la soffocarono e non diede frutto. E un'altra cadde sulla terra buona, diede frutto che venne su e crebbe, e rese ora il trenta, ora il sessanta e ora il cento per uno”. E diceva: “Chi ha orecchi per intendere intenda!”. Quando poi fu solo, i suoi insieme ai Dodici lo interrogavano sulle parabole. Ed egli disse loro: “A voi è stato confidato il mistero del regno di Dio; a quelli di fuori invece tutto viene esposto in parabole, perché: guardino, ma non vedano, ascoltino, ma non intendano, perché non si convertano e venga loro perdonato”. Continuò dicendo loro: “Se non comprendete questa parabola, come potrete capire tutte le altre parabole? Il seminatore semina la parola. Quelli lungo la strada sono coloro nei quali viene seminata la parola; ma quando l'ascoltano, subito viene satana, e porta via la parola seminata in loro. Similmente quelli che ricevono il seme sulle pietre sono coloro che, quando ascoltano la parola, subito l'accolgono con gioia, ma non hanno radice in se stessi, sono incostanti e quindi, al sopraggiungere di qualche tribolazione o persecuzione a causa della parola, subito si abbattono. Altri sono quelli che ricevono il seme tra le spine: sono coloro che hanno ascoltato la parola, ma sopraggiungono le preoccupazioni del mondo e l'inganno della ricchezza e tutte le altre bramosie, soffocano la parola e questa rimane senza frutto. Quelli poi che ricevono il seme su un terreno buono, sono coloro che ascoltano la parola, l'accolgono e portano frutto nella misura chi del trenta, chi del sessanta, chi del cento per uno”. Parola del Signore

 

“USCI’ IL SEMINATORE A SEMINARE…” (Mc. 4,3)

Famosissima la parabola del seminatore. Fissiamo soprattutto la nostra attenzione sulla figura del seminatore, sui suoi gesti, sui suoi simboli. Il seminatore è generoso e fiducioso, fa arrivare il seme dappertutto: sulla strada, sui sassi, sulla spine, sui rovi e, infine, sulla terra buona. Non c’è luogo dove il seme non venga sparso. Dio ha fiducia nella bontà del seme che è Gesù, ma sa anche che non tutto il seme sarà accolto e solo una minima parte darà frutto (proprio la storia di Gesù ce lo dimostra). Ma non per questo sia il Padre che semina che Gesù si tirano indietro. L’importante è spargere il seme che possiede in sé la forza e l’energia necessaria per nascere, crescere e dare frutto. Se guardo a me stesso e alla mia storia, quanto seme, quanto Gesù, è stato seminato in me. Quante persone me ne hanno parlato, quante me lo hanno testimoniato, quanta parola di Dio ho avuto occasione di ascoltare e di leggere. Dio, il seminatore è stato abbondante con me. Gesù per amore ha corso con me il rischio di non essere accettato. Qualche volta penso con nostalgia a quanto sarei potuto essere diverso se solo fossi stato terreno adatto per poter far crescere quello che Dio aveva seminato in me… Ma non fermiamoci a questo: anche se tanti anni sono passati il seminatore ancora oggi butta il suo seme; Gesù ancora oggi mi offre se stesso… non perdiamoci queste occasioni, non sprechiamo questa abbondante generosità.

 

 

 

GIOVEDI’ 31 GENNAIO

Una scheggia di preghiera:

 

FA SPLENDERE SIGNORE LA LUCE DEL TUO VOLTO

 

Tra i santi ricordati oggi: San Giovanni Bosco; San Giulio e Giuliano; San Gimignano, Vescovo

Hanno detto: La giovinezza non è solo un periodo della vita: è anche una forma mentale, una caratteristica della volontà, una qualità dell'immaginazione. Nessuno invecchia solo per il passare degli anni, ma anche perché diserta i propri ideali. (Ullman)

Saggezza popolare: La gioventù deve essere domata con la ragione, non con la forza.

Un aneddoto: Ecco una ‘Buona notte’ di Don Bosco ai suoi ragazzi.

“Una gallina discola la sera non vuole rientrare nel pollaio. Resta fuori e, quando si sente stanca di girare, si accomoda sul fienile. Qui la volpe la sorprende! Allora la gallina spicca il volo: si posa sul vicino albero di fichi. La volpe la insegue. Poi vola sulla siepe, un po’ più bassa. La volpe l’attende. Poi svolazza sul carro, sempre più in basso. La volpe le è vicina! Purtroppo alla fine la povera gallina discola è a terra. E la volpe se la mangia! Così avviene a voi, ragazzi, quando vi allontanate dal gruppo e dalla Chiesa: volate sempre più in basso, fino a ritrovarvi tra le fauci del maligno!

Parola di Dio: 2Sam. 7,18-19.24-27; Sal. 131; Mc. 4,21-25

 

Vangelo Mc 4, 21-25

Dal vangelo secondo Marco.

In quel tempo, Gesù diceva alla folla: “Si porta forse la lampada per metterla sotto il moggio o sotto il letto? O piuttosto per metterla sul lucerniere? Non c'è nulla infatti di nascosto che non debba essere manifestato e nulla di segreto che non debba essere messo in luce. Se uno ha orecchi per intendere, intenda!”. Diceva loro: “Fate attenzione a quello che udite: Con la stessa misura con la quale misurate, sarete misurati anche voi; anzi vi sarà dato di più. Poiché a chi ha, sarà dato e a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha”. Parola del Signore

 

“SI PORTA FORSE LA LAMPADA PER METTERLA SOTTO IL MOGGIO O SOTTO IL LETTO?”.(Mc. 4,21)

Noi eravamo ancora piccoli, incapaci di intendere, ma per la fede dei nostri genitori e padrini, per dono di Dio, fin dal giorno del nostro Battesimo ci è stata affidata la luce di Cristo per illuminare tutta la nostra vita e la nostra condotta. Per questo il Battesimo e visto nella tradizione della Chiesa come sacramento di iniziazione e illuminazione fino al punto da indicare i battezzati con il titolo di “illuminati”; san Paolo dice: “Se un tempo eravate tenebre, ora siete luce nel Signore. Comportatevi perciò come figli della luce; il frutto della luce consiste in ogni bontà, giustizia, verità. Cercate ciò che è gradito al Signore, e non partecipate alle opere infruttuose delle tenebre”. Tutta la nostra vita, i nostri criteri, i nostri valori e la nostra condotta devono essere conformi a questa luce di Cristo che ci ha illuminati. Luce che ci fu data non per conservarla nel baule dei ricordi, ma perché illumini gli altri con le nostre buone opere. Chiediamoci se per paura o codardia, opportunismo o convenienza, nascondiamo la luce della fede in Cristo negli ambienti in cui viviamo. Perché Cristo disse: “Chi si vergognerà di me e delle mie parole davanti a questa generazione adultera e peccatrice, anche il Figlio dell’uomo di vergognerà di lui, quando verrà nella gloria del Padre suo con gli angeli santi”. Il Santo che ricordiamo oggi, Don Bosco, non ha tenuto per sé i doni di luce che Dio gli aveva dato ma li ha fatti fruttificare consumando se stesso ma illuminando tantissime persone al punto che ancora oggi la sua luce brilla e grazie a Lui tanti trovano ancora la strada verso Gesù.

     
     
 

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