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SCHEGGE E SCINTILLE

PENSIERI, SPUNTI, RIFLESSIONI

DALLA PAROLA DI DIO E DALLA VITA

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a cura di: don_franco_locci@libero.it

 

DICEMBRE 2007

 

 

SABATO 1 DICEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

AIUTAMI, SIGNORE A MANTENERE DESTO L’AMORE PER TE E PER I FRATELLI.

 

Tra i santi ricordati oggi: San Procolo; Sant’Evasio; Sant’Eligio.

Hanno detto: Dio ama tre classi di uomini: colui che non si adira; colui che non cede la sua libertà; colui che non serba rancore. (Talmud)

Saggezza popolare:

In ogni uomo c'è qualcosa di prezioso che nessun altro ha. Onora ogni uomo per quello che è nascosto in lui, per quello che lui solo ha. (proverbio Arabo)

Un aneddoto: Due fratelli, uno scapolo e l’altro sposato, possedevano una fattoria dal suolo fertile, che produceva grano in abbondanza. A ciascuno dei due fratelli spettava metà del raccolto. All’inizio tutto andò bene. Poi, di tanto in tanto, l’uomo sposato cominciò a svegliarsi di soprassalto durante la notte e a pensare: “Non è giusto così. Mio fratello non è sposato e riceve metà di tutto il raccolto. lo ho moglie e cinque figli, non avrò quindi da preoccuparmi per la vecchiaia. Ma chi avrà cura del mio povero fratello quando sarà vecchio? Lui deve mettere da parte di più per il futuro di quanto non faccia ora, è logico quindi che ha più bisogno di me”. E con questo pensiero, si alzava dal letto, entrava furtivamente in casa del fratello e gli versava un sacco di grano nel granaio. Anche lo scapolo cominciò ad avere questi attacchi durante la notte. Ogni tanto si svegliava e diceva fra sé: “Non è affatto giusto così. Mio fratello ha moglie e cinque figli e riceve metà di quanto la terra produce. Io non ho nessuno oltre a me stesso da mantenere. E’ giusto allora che il mio povero fratello, che ha evidentemente molto più bisogno di me, riceva la mia stessa parte?” Quindi si alzava dal letto e andava a portare un sacco di grano nel granaio del fratello. Un giorno si alzarono alla stessa ora e si incontrarono, ciascuno con in spalla un sacco di grano!

Parola di Dio: Dn. 7,15-27; Cantico da Dn. 3,82-87; Lc. 21,34-36

 

Vangelo Lc 21, 34-36

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "State bene attenti che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso improvviso; come un laccio esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. Vegliate e pregate in ogni momento, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che deve accadere, e di comparire davanti al Figlio dell'uomo". Parola del Signore

 

“VEGLIATE E PREGATE IN OGNI MOMENTO”. (Lc. 21,36)

Gesù, più che darci spiegazioni o indicazioni di date per la ‘fine del mondo’ ci vuol portare a riflettere sul come prepararci e come lavorare su noi stessi per trovarci pronti in ogni momento. E per questo ci invita a vigilare. Vigilare significa porre attenzione a se stessi, ai propri pensieri e comportamenti, domandandosi che cosa si cerca, separando ciò che conta da ciò che non è poi così importante, ciò che rimane da ciò che passa. Significa assumersi la responsabilità delle propria esistenza, proteggere la propria vita interiore, non farsi vincere dalla mondanità, non perdersi nella pigrizia e nel quieto vivere. Ma significa anche tener gli occhi bene aperti sulla realtà che ci circonda, sentendosene parte, cercando di scoprire la presenza di Cristo nel cuore degli uomini e nelle loro storie. Si tratta di leggere le nostre e le altrui vicende con la chiave di lettura del Vangelo, gettando lo sguardo non soltanto sugli aspetti visibili dell’esistenza, ma soprattutto su quelli invisibili.

 

 

DOMENICA 2 DICEMBRE I DOMENICA DI AVVENTO ANNO A

Una scheggia di preghiera:

 

MOSTRACI SIGNORE LA TUA MISERICORDIA E DONACI LA TUA SALVEZZA.

 

Tra i santi ricordati oggi: San Pietro Crisologo; San Ponziano.

Hanno detto: Quando si è avuta una volta la fortuna di amare intensamente, si spende la vita a cercare di nuovo quell'ardore e quella luce. (Albert Camus)

Saggezza popolare: L'uomo che offre non dice: "Vieni a prendere". (Proverbio Cinese)

Un aneddoto: Molti anni or sono, un umorista italiano, Giovanni Mosca, fece rappresentare all’Eliseo di Roma la commedia intitolata “L’ex—alunno”. Nel dialogo, un ispettore scolastico chiede al professore:  “E a religione come stiamo?”. “Male, male”, risponde quello: “non ci sono più atei”.  “E questo, scusate, sarebbe un male?”. “Ma sì”, dice il professore: “dove li trovate più quei begli atei d’un tempo, che gridavano guardando il cielo in atto di sfida: “Non credo”, e la notte, poveretti, non dormivano più dalla paura, e di giorno camminavano sempre temendo di trovarsi a faccia a faccia col Dio che avevano negato? Erano la prova vivente dell’esistenza di Dio. E poi, in vecchiaia, tutti in chiesa, ai primi banchi, le braccia conserte... perché Gesù li vedesse, come gli scolaretti che vogliono farsi notare dal maestro. Quelli sì che erano tempi in cui la religione prosperava. Oggi invece tutti tiepidi. Non c’è chi gridi: “Non credo”, ma non c’è neppure chi abbia il coraggio di gridare: “lo credo!” Il problema di Dio è un lusso, un di più: siamo troppo presi dalla televisione, dagli affari, dalla velocità, dai viaggi…

Parola di Dio: Is. 2,1-5; Sal. 121; Rm. 13,11-14; Mt. 24,37-44

 

2^ Lettura Rm 13, 11-14

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani

Fratelli: è ormai tempo di svegliarvi dal sonno, perché la nostra salvezza è più vicina ora di quando diventammo credenti. La notte è avanzata, il giorno è vicino. Gettiamo via perciò le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce. Comportiamoci onestamente, come in pieno giorno: non in mezzo a gozzoviglie e ubriachezze, non fra impurità e licenze, non in contese e gelosie. Rivestitevi invece del Signore Gesù Cristo e non seguite la carne nei suoi desideri. Parola di Dio

 

"FRATELLI È ORMAI TEMPO DI SVEGLIARVI DAL SONNO, PERCHÉ LA NOSTRA SALVEZZA È PIÙ VICINA ORA DI QUANDO SIAMO VENUTI ALLA FEDE". (Rm. 13,11)

Ma l’uomo di oggi è sveglio? A prima vista sembra che l’uomo del duemila sia sempre più sveglio. Infatti chi non corre quotidianamente per riuscire a districarsi tra le mille cose che la vita gli propone? Chi, specialmente nelle nostre città, non soffre da stress dovuto a ritmi impossibili? Ancora, se guardiamo alle scoperte della scienza e della tecnica dovremmo dire che l'uomo di oggi è sveglio più che mai se ha saputo carpire segreti alla natura, se riesce in tempo reale a tenersi informato di tutto quello che succede nel mondo. Ma è proprio vero che l’uomo comune è sempre così sveglio, vispo, libero e sbarazzino? A me sembra di no. Quando la mia vita è solo uno svolgersi di tempi e di gesti che sono quasi obbligato a fare e che spesso occupano solo i miei riflessi condizionati senza arrivare a livello cosciente, non sono forse come un automa che compie gesti programmati ma che non ha un anima propria? Proviamo a fare qualche esempio: quando lo studio è diventato solo un raggiungere una laurea perché senza questa non si ottiene un posto di lavoro ‘decente’ e non porta più il giovane a capire, gustare, amare quello che il sapere gli offre e non gli mette addosso la voglia si ricercare, di sperimentare, non è più sapienza, è nozionismo. Ma un dischetto di computer contiene più nozioni di quante noi potremmo apprenderne in una intera vita. Quando l’uomo vive di un lavoro imposto e poi torna a casa e quasi subisce la sua famiglia, quando vive di pensieri degli altri, quando, nel mondo della politica, del pensiero si accoda sempre alla voce della maggioranza o della minoranza ma solo perché questo non costa sforzo, quello è un uomo addormentato, è uno che si lascia vivere e non vive il suo tempo. Quando determinate mode dettano legge al punto che per seguirle si è pronti a mettere a repentaglio economie familiari e qualche volta anche la salute, allora l’uomo non è libero. Anche come cristiani siamo addormentati: dovremmo essere gioiosi per la salvezza ricevuta e invece siamo brontoloni, vediamo solo il peso della fede. Abbiamo Dio per padre ma preferiamo continuare a pensare a Lui solo come a un padrone, abbiamo i sacramenti ma li usiamo solo il minimo indispensabile, c’è il mondo intero che si aspetta da noi una parola di speranza e invece ci accodiamo ai guerrafondai e a chi pensa di risolvere i problemi solo con la forza, con il denaro e con il potere; la chiesa gerarchica stessa, spesso invece di fidarsi di un Dio che si è fatto povero per salvarci preferisce scimmiottare i poteri del mondo mascherando il tutto con la necessità di essere sempre "a la page" con i poteri terreni. "Vegliate", “Svegliatevi", "Camminate nella luce": ecco il messaggio delle tre letture di oggi. Svegliamoci! Guardiamoci dentro: in mezzo ai tanti problemi, alle tante prove e difficoltà è bello scoprire che siamo figli di Dio, con un potenziale enorme per noi e per il mondo. Svegliamoci! Guardiamoci attorno: lo studio, la scienza le conquiste dell’uomo sono meravigliose se hanno un anima; gli uomini che ci circondano non sono solo dei potenziali avversari, sono prima di tutto dei fratelli. Sarà magari per poche cose, ma il mondo ha bisogno di me. Svegliamoci e soprattutto impariamo a guardare in alto: gli occhi bassi qualche volta servono per non inciampare ma lo sguardo rivolto in altro serve a ricordarci che ci sono le stelle dalle quali siamo venuti e verso le quali ci conviene indirizzare il nostro cammino per trovare il senso di quello che facciamo e di quello che siamo.

 

 

LUNEDI' 3 DICEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

IO NON SONO DEGNO DI CIO’ CHE FAI PER ME, TU CHE AMI TANTO UNO COME ME.

 

Tra i santi ricordati oggi: San Francesco Saverio; San Galgano; Sant’Abbone di Auxerre.

Hanno detto: Non uscire da te stesso, rientra in te stesso: nell'intimo dell'uomo risiede la verità. (Sant’Agostino)

Saggezza popolare: Spesso il desiderio di ciò che non hai, non ti permette di godere ciò che hai.

Un aneddoto: Una sera il parroco della chiesa Sacra Famiglia in Chicago, mentre pregava davanti al Tabernacolo, vide ai lati dell’altare due insoliti chierichetti con la cotta e con un cero acceso nella mano destra. Il sacerdote un po’ impaurito, li seguì. Le porte della chiesa si spalancarono davanti ai due fanciulli i quali, usciti all’aperto, si trovarono subito nel buio della strada. Il sacerdote nonostante tutto continuò a pedinarli. I due chierichetti, arrivati davanti a una casa, vi entrarono, salirono le scale e si fermarono davanti a una porta. Al rumore dei loro passi un vecchietto venne ad aprire. Fu in quel momento che i chierichetti scomparvero, e il sacerdote venne introdotto dinanzi al capezzale di una vecchietta che stava per morire. Il sacerdote, resosi conto della circostanza, la invitò a confessarsi; tornò in chiesa, prese il santo viatico e l’olio santo; ritornò in quel tugurio e amministrò i Sacramenti alla povera donna inferma. I due poveri anziani rimasero fuori di sé per la visita inaspettata perché non richiesta da alcuno di loro. Il parroco chiese loro se avessero dei figli. La vecchietta con un fil di voce rispose: “Reverendo, ne avevamo due; ma morirono in tenera età. A queste due creature mi sono sempre raccomandata quando mi è mancato il pane, specialmente in questa mia lunga malattia”.

“Ebbene, disse il sacerdote, i vostri figlioletti defunti mi hanno condotto qui, perché vi amministrassi gli ultimi sacramenti e vi aiutassi a ben morire”. Una gioia indescrivibile si dipinse sul volto dei due vecchietti. La moribonda mormorò qualche preghiera; alzò gli occhi al cielo e come se stesse sorridendo a qualcuno, morì nel bacio del Signore. I suoi figlioletti defunti le avevano mandato il sacerdote per salvarla e aprirle le porte del Cielo.

Parola di Dio: Is. 2,1-5 (opp.4,2-6) Sal. 121; Mt. 8,5-11

 

Vangelo Mt 8, 5-11

Dal vangelo secondo Matteo.

In quel tempo, entrato Gesù in Cafarnao, gli venne incontro un centurione che lo scongiurava: «Signore, il mio servo giace in casa paralizzato e soffre terribilmente». Gesù gli rispose: «Io verrò e lo curerò». Ma il centurione riprese: «Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, dì soltanto una parola e il mio servo sarà guarito. Perché anch'io, che sono un subalterno, ho soldati sotto di me e dico a uno: Fa questo, ed egli lo fa». All'udire ciò, Gesù ne fu ammirato e disse a quelli che lo seguivano: «In verità vi dico, presso nessuno in Israele ho trovato una fede così grande. Ora vi dico che molti verranno dall'oriente e dall'occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli. Parola del Signore

 

“SIGNORE, IO NON SONO DEGNO CHE ENTRI SOTTO IL MIO TETTO, DI’ SOLTANTO UNA PAROLA E IL MIO SERVO SARA’ GUARITO”. (Mt. 8,5)

Ci introduce al nostro avvento questo incontro tra Gesù e il centurione.

Con la sua preghiera il centurione dà voce a  tutta l’umanità povera, malata, bisognosa di salvezza. Una umanità a volte così sfinita da non aver più la forza di ricorrere direttamente al medico. Ed è proprio per questa umanità che Gesù viene sulla terra perché “non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati”. L’atteggiamento di questo pagano che intercede per il suo servo è così umile e fiducioso, così bello e luminoso che lo stesso Gesù ne rimane ammirato, e la Chiesa, ogni giorno, ci fa ripetere le sue parole al momento della Comunione, affinché il nostro incontro con Gesù Eucaristia avvenga nella fede, nell’umiltà, nello stupore e sia anche un incontro in cui noi stessi portiamo davanti a Lui tutti i nostri fratelli ‘gravemente malati’.

 

 

MARTEDI’ 4 DICEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

COME UN BIMBO MI AFFIDO ALLE TUE BRACCIA, O SIGNORE.

 

Tra i santi ricordati oggi: Santa Barbara; San Giovanni Damasceno.

Hanno detto: La costanza dei saggi non è altro che l'arte di tenere la propria agitazione prigioniera nel cuore. (Francois de la Rochefoucauld)

Saggezza popolare: Nella cassa dell'avaro il diavolo vi giace dentro.

Un aneddoto: San Carlo Borromeo racconta di aver sperimentato la frustrazione, il sentimento di inutilità, di disgusto; e un giorno, al cugino Federigo che gli domandava come si comportasse durante quei momenti, mostrò il libriccino dei Salmi, che portava sempre in tasca. Egli ricorreva ai canti di lamentazione per dare voce alla sua sofferenza e, nello stesso tempo, per riprendere fiato e fede di fronte al mistero del Dio vivente.

Parola di Dio: Is. 11,1-10; Sal. 71; Lc. 10,21-24

 

Vangelo Lc 10, 21-24

Dal vangelo secondo Luca.

In quel tempo, Gesù esultò nello Spirito Santo e disse: «Io ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, che hai nascosto queste cose ai dotti e ai sapienti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, Padre, perché così a te è piaciuto. Ogni cosa mi è stata affidata dal Padre mio e nessuno sa chi è il Figlio se non il Padre, né chi è il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare». E volgendosi ai discepoli, in disparte, disse: «Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete. Vi dico che molti profeti e re hanno desiderato vedere ciò che voi vedete, ma non lo videro, e udire ciò che voi udite, ma non l'udirono». Parola del Signore

 

“TI RENDO LODE, SIGNORE, PERCHE’ HAI RIVELATO QUESTE COSE AI PICCOLI”. (Lc. 10,21)

Con questo brano di Vangelo dove Gesù gioisce del progetto di Dio siamo al centro dell’annuncio del Regno di Dio: Dio è padre, con Lui si può dialogare nella preghiera; è un Dio di gioia profonda, quella del cuore; le porte del suo paradiso sono di nuovo aperte per i piccoli, gli umili, coloro che non contano.

A Dio piacciono i ‘piccoli’. E’ Gesù stesso a rivelarcelo, Lui, ‘il piccolo di Dio’ venuto a mostrarci la strada che conduce al Padre, quella dell’abbandono totale e gioioso alla volontà del Padre che è il bene più prezioso per noi. Solo i piccoli sono capaci di questo perché sanno di contare poco ma di potersi fidare dell’aiuto di un Padre che li ama, sanno che tutto è grazia e quindi motivo di stupore e di gratitudine. Particolarmente in questo avvento avremo davanti tanti ‘piccoli’ che sanno gioire in Dio e con Dio, pensate alla Madonna, a Giuseppe, ai pastori, cercare di vivere con la loro semplicità significa ritrovare uno sguardo di fede  che sa superare la tentazione del sospetto e del dubbio e ci apre invece alla vera libertà. Non abbiamo paura nel farci prendere dallo stupore. La storia della salvezza che siamo chiamati a celebrare in questo mese è una storia non del passato, è qualcosa, adesso, per me, per te. Se saremo piccoli sapremo accogliere ‘il piccolo di Dio’ che viene a salvarci.

 

 

MERCOLEDI’ 5 DICEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, TI OFFRO IL MIO NULLA.

 

Tra i santi ricordati oggi: San Dalmazio; San Basso; Beato Filippo Rinaldi.

Hanno detto: Ogni volta che un uomo si batte per un ideale, o agisce per migliorare la condizione degli altri, o protesta contro un'ingiustizia, genera un debole gorgoglio di speranza che si trasforma in una corrente capace di spazzare via l'oppressione. (Robert Kennedy)

Saggezza popolare: Per vedere i tuoi difetti fatti prestare gli occhi dal tuo nemico.

Un aneddoto: San Camillo de’ Lellis, celeste patrono, insieme a san Giovanni di Dio, degli ospedali, fu bruciato dall’amore per i malati. La loro vista bastava da sola a fargli completamente dimenticare ogni altra attrattiva. Volentieri avrebbe preso su di sé ogni male, pur di raddolcire il loro dolore. Considerava tanto vivamente la persona di Cristo in loro, che spesso, quando dava loro da mangiare, li pregava così: “Signore, dammi la tua grazia; donami il perdono dei peccati!” Quando li incontrava diceva loro: “Comandate, perché voi siete i miei padroni”. Se qualcuno lo chiamava, mentre curava un ammalato, rispondeva: “Abbiate pazienza; sono occupato con nostro Signore!”. Aveva scolpite nel cuore le parole di Gesù: “Ero malato e avete avuto cura di me”.

Parola di Dio: Is. 25,6-10; Sal. 22; Mt. 15,29-37

 

Vangelo Mt 15, 29-37

Dal vangelo secondo Matteo.

In quel tempo, Gesù venne presso il mare di Galilea e, salito sul monte, si fermò là. Attorno a lui si radunò molta folla recando con sé zoppi, storpi, ciechi, sordi e molti altri malati; li deposero ai suoi piedi, ed egli li guarì. E la folla era piena di stupore nel vedere i muti che parlavano, gli storpi raddrizzati, gli zoppi che camminavano e i ciechi che vedevano. E glorificava il Dio di Israele. Allora Gesù chiamò a sé i discepoli e disse: «Sento compassione di questa folla: ormai da tre giorni mi vengono dietro e non hanno da mangiare. Non voglio rimandarli digiuni, perché non svengano lungo la strada». E i discepoli gli dissero: «Dove potremo noi trovare in un deserto tanti pani da sfamare una folla così grande?». Ma Gesù domandò: «Quanti pani avete?». Risposero: «Sette, e pochi pesciolini». Dopo aver ordinato alla folla di sedersi per terra, Gesù prese i sette pani e i pesci, rese grazie, li spezzò, li dava ai discepoli, e i discepoli li distribuivano alla folla. Tutti mangiarono e furono saziati. Dei pezzi avanzati portarono via sette sporte piene. Parola del Signore

 

“ATTORNO A LUI SI RADUNO’ MOLTA FOLLA RECANDO CON SE’ ZOPPI, STORPI, CIECHI E MOLTI ALTRI MALATI”. (Mt. 15,30)

Dice il Vangelo di oggi che Gesù era “salito sul monte”. Noi sappiamo che il monte è il luogo della preghiera, luogo sovente scelto da Gesù proprio per incontrarsi con il Padre; ma subito dopo vien detto che Gesù è circondato da una folla di poveri e di malati. Penso che Gesù voglia farci capire che la preghiera vera non è mai distacco dalla realtà: se preghi davvero nella tua preghiera troverai i fratelli e i loro bisogni. Ma incontrare i bisogni di tanti fa anche sperimentare la propria inadeguatezza davanti alle tante necessità. Che fare, allora? Chiudere gli occhi davanti a tante povertà per non mettere in pericolo il proprio benessere e non essere disturbati nel proprio quieto vivere? Se davvero stiamo pregando ecco che anche noi, come i discepoli sentiremo la domanda di Gesù: “Quanti pani avete?” e scopriremo che è il momento di mettere nelle sue mani le nostre poche cose con la nostra vita perché essa possa diventare feconda di bene per i fratelli. Certamente Gesù avrebbe potuto operare il miracolo anche senza quei pochi pani e pesciolini ma nel suo grande amore Egli ci chiama ad essere con Lui protagonisti del suo mirabile disegno di salvezza. Se quel nulla che siamo lo affidiamo a Lui, la nostra povertà diventa ricchezza per molti, come il Pane e il vino che, consacrati, diventano quel pane di vita che, nato nella grotta di Betlemme, è ora vivo e presente nel Sacramento dell’Eucaristia, Pane di vita per il pellegrinaggio terreno.

 

 

GIOVEDI’ 6 DICEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

AIUTAMI, SIGNORE A COSTRUIRE LA MIA CASA PER POTERTI ACCOGLIERE.

 

Tra i santi ricordati oggi: San Nicola, Vescovo; San Bonifacio, martire; Santa Asella di Roma.

Saggezza popolare: Meglio la pace che la vittoria.

Hanno detto: Nessuno può essere pacifista senza essere pronto a combattere e morire per la pace. (Vorse M. H.)

Un aneddoto: Tre bambini giapponesi, passeggiando in un bosco, scoprono un cuculo. Il primo dice: “Se non canta, lo ammazzo”. “Non essere così brutale, replica il secondo, io lo invito a cantare”.  Interviene allora il più piccolo:“lo aspetterò semplicemente che canti!”. Così è per Dio! Non si può forzargli la mano. Si può solo attendere che la grazia canti in noi, come il cuculo nel bosco giapponese. E desiderare che canti! (R. Fr. Delissalde)

Parola di Dio: Is. 26,1-6; Sal. 117; Mt. 7,21.24-27

 

Vangelo Mt 7, 21.24-27

Dal vangelo secondo Matteo.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, è simile a un uomo saggio che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa non cadde, perché era fondata sopra la roccia. Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, è simile a un uomo stolto che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde, e la sua rovina fu grande". Parola del Signore

 

“NON CHIUNQUE MI DICE: SIGNORE, SIGNORE, ENTRERA’ NEL REGNO DEI CIELI, MA COLUI CHE FA LA VOLONTA’ DEL PADRE MIO CHE E’ NEI CIELI”. (Mt. 7,21)

Ricordo che da bambino, quando ne combinavo qualcuna delle mie, poi andavo dalla mamma e le dicevo: “Mamma ti voglio bene”. Era indubbio che le volevo bene e anche lei non dubitava della sincerità del mio affetto ma giustamente mi diceva: “Magari si notasse anche di più dal tuo comportamento”.  Dio sa che pur con molte debolezze gli vogliamo bene ma non gli bastano le nostre parole, vuole che alle parole corrispondano un atteggiamento con delle scelte di vita. In parole povere, prendendo spunto proprio dall’esempio della casa sulla sabbia e di quella sulla roccia è come se ci dicesse: “Non accontentarti di rabberciare la facciata di casa tua se dentro essa è pericolante”. Bisogna aver coraggio. Qualche volta bisogna demolire prima di ricostruire, altre volte bisogna mettere cemento armato e ferro. Certo tutto questo richiede sacrifico, tempo, desiderio continuo di ricominciare, richiede soprattutto fiducia nella Roccia su cui costruire, ma il vero amore è fatto di cose, non di parole. Quando ad esempio domino la mia ira in un momento di collera e trattengo le parole velenose, costruisco sulla roccia. Quando controllo la mia tendenza a compatirmi e, invece di rinchiudermi nel dolore, mi apro a servire il mio prossimo e offro concretamente un po’ del mio tempo per l’altro, edifico su Gesù, perché faccio come ha fatto Lui.

 

 

VENERDI’ 7 DICEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

FIGLIO DI DAVIDE, ABBI PIETA’ DI NOI.

 

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Ambrogio, vescovo e dottore della Chiesa; San Claudio, martire.

Hanno detto: La pace ottenuta con l'oppressione non è né naturale né desiderabile. (Cooper A.J.)

Saggezza popolare: Se qualcuno vuol prendere qualche abitudine, prenda l'abitudine della pace. (Proverbio Africano)

Un aneddoto: Quando si dice fortuna! Racconta un saggio russo che un uomo trovò un ferro da cavallo e pensò che, alla sua fortuna, mancavano soltanto un cavallo e altri tre ferri.

Parola di Dio: Is. 29,17-24; Sal. 26; Mt. 9,27-31

 

Vangelo Mt 9, 27-31

Dal vangelo secondo Matteo.

In quel tempo, mentre Gesù si allontanava, due ciechi lo seguivano urlando: «Figlio di Davide, abbi pietà di noi». Entrato in casa, i ciechi gli si accostarono, e Gesù disse loro: «Credete voi che io possa fare questo?». Gli risposero: «Sì, o Signore!». Allora toccò loro gli occhi e disse: «Sia fatto a voi secondo la vostra fede». E si aprirono loro gli occhi. Quindi Gesù li ammonì dicendo: «Badate che nessuno lo sappia!». Ma essi, appena usciti, ne sparsero la fama in tutta quella regione. Parola del Signore

 

“CREDETE VOI CHE IO POSSA FARE QUESTO?”. (Mt. 9,29)

Gesù non è una macchina dispensatrice di miracoli. Il cammino di guarigione di questi due ciechi richiede diversi passi. Prima di tutto una presa di coscienza del proprio stato di bisogno, poi il capire che c’è qualcuno che può guarirci, poi la decisione di chiederlo, e questi due ciechi si mettono ad urlare riconoscendo in Gesù il Figlio di Davide, cioè il Messia. Ma anche a questo punto sembra che Gesù non faccia caso alle loro grida: con il suo atteggiamento pare esigere che insistano e lo seguano fino a quando possano avvicinarlo, incontrandolo personalmente in casa. Qui Gesù provoca ancora la loro fede: “Lo volete davvero questo miracolo e credete che io possa farlo?”

Noi vogliamo davvero guarire? Davvero siamo disposti a lasciare tutto per seguire Gesù? Siamo disposti a seguire Gesù sia nella gioiosa festa del Natale che sulla brulla collina del calvario? Gesù dice ai ciechi: “Sia fatto a voi, secondo la vostra fede” e quelli guariscono. Se Gesù dicesse a me: “Avvenga quello che vuoi veramente”, che cosa succederebbe?

 

 

SABATO 8 DICEMBRE: IMMACCOLATA CONCEZIONE DI MARIA

Una scheggia di preghiera:

 

MARIA, TU SEI LA GRAZIOSA, LA GRAZIATA E COLEI CHE CI DONA LA GRAZIA, TUO FIGLIO GESU’

 

Tra i santi ricordati oggi: San Macario, eremita; Beata Chiara da Foligno.

Hanno detto: Se vuoi la fede,prega; se vuoi la speranza, prega; se vuoi la castità, prega; se vuoi l'umiltà, prega; se vuoi la mitezza, prega; se vuoi la fortezza, prega; se vuoi la sapienza, prega. (Angela da Foligno)

Saggezza popolare: Se ti senti preso dal bisogno, rivolgiti ai poveri, non ai ricchi. (Proverbio Piemontese)

Un aneddoto: “Va’ gli disse la mamma... Non sei più un bambino. Da’ prova del tuo coraggio!”.

Il figlio va. La strada è lunga. Il buio è grande. Ad un tratto il fanciullo scorge dietro di sé un’ombra che lo segue. Il cuore gli batte forte. Allunga il passo. Ha paura: corre. Il fantasma lo insegue sempre più vicino: sembra un orco pronto a divorarlo... Sfinito il fanciullo riesce a raggiungere la porta di casa. La luce lo inonda e illumina pure il fantasma che lo inseguiva e che ora lo ha raggiunto e abbracciato. Non era un fantasma: è la mamma che lo ha seguito, perché non si perdesse, perché non si facesse del male. Il bimbo in braccio alla mamma si lamenta: “Mamma, sono tanto contento d’essere tra le tue braccia; ho avuto però tanta paura. Perché mi hai fatto questo?”. La mamma risponde: “Sono tanto contenta di stringerti a me... Non potevo avvisarti: non saresti mai diventato un uomo autonomo e coraggioso. Lo sbaglio lo hai fatto tu che non hai saputo distinguere tua madre da un fantasma!”.

Parola di Dio: Gn. 3,9-15.20; Sal 97; Ef. 1,3-6.11-12; Lc. 1,26-38

 

Vangelo Lc 1, 26-38

Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazareth, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: "Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te". A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto. L'angelo le disse: "Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine". Allora Maria disse all'angelo: "Come è possibile? Non conosco uomo". Le rispose l'angelo: "Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio. Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: nulla è impossibile a Dio". Allora Maria disse: "Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto". E l'angelo partì da lei. Parola del Signore

 

“TI SALUTO, O PIENA DI GRAZIA”. (Lc. 1,28)

La parola “Grazia” può avere significati molto diversi da dono a ringraziamento, da bellezza a benedizione, ma fermiamoci oggi a considerare questo temine così come lo troviamo sui nostri giornali: concedere la grazia significa che un detenuto viene liberato in parte o totalmente dalla sua pena. La grazia in questo caso è un beneficio, un dono ricevuto gratuitamente ed è anche un segno di benevolenza se oltre alla liberazione della pena al condannato viene anche offerto un aiuto. Maria da che cosa è stata “graziata”? La teologia ci insegna che Maria è nata libera dal peccato originale ma anche che è stata benevolmente scelta per una missione particolare. Anche noi siamo stati “graziati” nel battesimo quando, morti e rinati in Cristo, siamo stati lavati dai nostri peccati e siamo diventati a pieno titolo figli di Dio. Questa benevolenza divina, ricevuta come beneficio gratuito, non certo per le nostre capacità, dovrebbe renderci diversi. Come dal detenuto o dal condannato a morte graziato ci si aspetta che non ripeta i suoi errori così anche dal cristiano battezzato, Dio potrebbe aspettarsi che non ricada nel peccato. In questo ci sia di esempio e di aiuto proprio Maria che graziata da Dio si è messa totalmente nelle sue mani ed ha offerto la propria “miseria” perché Dio potesse operare in lei e per mezzo di lei “cose grandi”.

 

 

DOMENICA 9 DICEMBRE: II DOMENICA DI AVVENTO ANNO A

Una scheggia di preghiera:

 

VIENI GESU’: LA TUA LUCE ILLUMINI, IL TUO FUOCO SCALDI.

 

Tra i santi ricordati oggi: Santa Valeria; San Siro.

Hanno detto: Non si può separare la pace dalla libertà, perché nessuno può essere in pace finché non è libero. (Malcom X)

Saggezza popolare: Chi di libertà è privo, ha in odio d'esser vivo.

Un aneddoto: Il celebre geologo francese Pierre Termier aveva un figlio di quattordici anni che, tornando lieto da scuola, salì sull’ascensore; la macchina ebbe un guasto e precipitò: il ragazzo rimase morto sul colpo. La madre ne era disperata e non riusciva a rassegnarsi. Termier l’abbracciò e le disse: “Credi pure, mia povera donna, che se il Signore ci domanda un sacrificio come questo, non è per il piacere di farci soffrire, ma per la felicità del nostro figliolo. Sento che dobbiamo amare ancor più Iddio”.

Parola di Dio: Is. 11,1-10; Sal. 71; Rom. 15,4-9; Mt. 3, 1-12

 

Vangelo Mt 3, 1-12

Dal vangelo secondo Matteo

In quei giorni comparve Giovanni il Battista a predicare nel deserto della Giudea, dicendo: “Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!”. Egli è colui che fu annunziato dal profeta Isaia quando disse: Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri! Giovanni portava un vestito di peli di cammello e una cintura di pelle attorno ai fianchi; il suo cibo erano locuste e miele selvatico. Allora accorrevano a lui da Gerusalemme, da tutta la Giudea e dalla zona adiacente il Giordano; e, confessando i loro peccati, si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano. Vedendo però molti farisei e sadducei venire al suo battesimo, disse loro: “Razza di vipere! Chi vi ha suggerito di sottrarvi all'ira imminente? Fate dunque frutti degni di conversione, e non crediate di poter dire fra voi: Abbiamo Abramo per padre. Vi dico che Dio può far sorgere figli di Abramo da queste pietre. Gia la scure è posta alla radice degli alberi: ogni albero che non produce frutti buoni viene tagliato e gettato nel fuoco. Io vi battezzo con acqua per la conversione; ma colui che viene dopo di me è più potente di me e io non sono degno neanche di portargli i sandali; egli vi battezzerà in Spirito santo e fuoco. Egli ha in mano il ventilabro, pulirà la sua aia e raccoglierà il suo grano nel granaio, ma brucerà la pula con un fuoco inestinguibile”. Parola del Signore

 

“EGLI VI BATTEZZERA’ IN SPIRITO SANTO E FUOCO”. (Mt. 3,11)

San Giovanni Battista ci ricorda una realtà meravigliosa. Siamo stati battezzati con Spirito santo e fuoco. Ravvivare nell’avvento la spiritualità battesimale può esserci di molto frutto. Tramite il battesimo siamo stati costituiti tempio dello Spirito Santo e siamo stati incendiati dal fuoco dello Spirito per la missione. Per essere templi e fuoco dello Spirito si richiede la conversione continua ai valori del Regno, ed essere, già da adesso e nel giorno del giudizio, grano di frumento e non paglia che si brucia al fuoco.

Gesù è dunque il fuoco che illumina, se accolgo lui ogni angolo della mia vita, anche il più buio è illuminato.

Gesù diventa il faro, il punto di riferimento, il falò sulla spiaggia, che guida nella tempesta verso il porto sicuro.

Gesù è il fuoco che riscalda il cuore che ci riempie di amore ricevuto e donato.

Gesù come il fuoco ci purifica, se lo accogliamo brucia il nostro egoismo, cancella i nostri peccati.

Tutto questo ci aiuta a capire che il Natale che ci stiamo preparando a celebrare non è qualcosa di mieloso, non è convenzione, abitudine, tradizione ma accogliere e maneggiare il fuoco e il fuoco se non fai attenzione può diventare pericoloso, può anche diventare incendio.

 

 

LUNEDI’ 10 DICEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

GESU’ CANCELLA IL MIO PECCATO, RADICE DI OGNI MALE

 

Tra i santi ricordati oggi: Santa Eulalia, martire; San Milziade, Papa.

Hanno detto: Io non credo in Dio,  sarebbe troppo poco. Io gli voglio bene. (Don Lorenzo Milani)

Saggezza popolare: Il frutto maturo cade da solo, ma non cade nella nostra bocca. (proverbio Cinese)

Un aneddoto: Si racconta che poco dopo la morte del rabbino Mokshe, il rabbino Mendel di Kotyk chiese a uno dei discepoli: “A che cosa più di tutte dava importanza il tuo maestro?” Il discepolo ci pensò su un attimo e poi rispose: “A quello che stava facendo in quel momento”.

Parola di Dio: Is. 35,1-10; Sal. 84; Lc. 5,17-26

 

Vangelo Lc 5, 17-26

Dal vangelo secondo Luca.

Un giorno Gesù sedeva insegnando. Sedevano là anche farisei e dottori della legge, venuti da ogni villaggio della Galilea, della Giudea e da Gerusalemme. E la potenza del Signore gli faceva operare guarigioni. Ed ecco alcuni uomini, portando sopra un letto un paralitico, cercavano di farlo passare e metterlo davanti a lui. Non trovando da qual parte introdurlo a causa della folla, salirono sul tetto e lo calarono attraverso le tegole con il lettuccio davanti a Gesù, nel mezzo della stanza. Veduta la loro fede, disse: «Uomo, i tuoi peccati ti sono rimessi ». Gli scribi e i farisei cominciarono a discutere dicendo: «Chi è costui che pronuncia bestemmie? Chi può rimettere i peccati, se non Dio soltanto?». Ma Gesù, conosciuti i loro ragionamenti, rispose: «Che cosa andate ragionando nei vostri cuori? Che cosa è più facile, dire: Ti sono rimessi i tuoi peccati, o dire: Alzati e cammina? Ora, perché sappiate che il Figlio dell'uomo ha il potere sulla terra di rimettere i peccati: io ti dico esclamò rivolto al paralitico alzati, prendi il tuo lettuccio e và a casa tua». Subito egli si alzò davanti a loro, prese il lettuccio su cui era disteso e si avviò verso casa glorificando Dio. Tutti rimasero stupiti e levavano lode a Dio; pieni di timore dicevano: «Oggi abbiamo visto cose prodigiose». Parola del Signore

 

“CALARONO IL PARALITICO ATTRAVERSO LE TEGOLE CON IL LETTUCCIO DAVANTI A GESU’ ”. (Lc, 5,19)

Una persona paralizzata non è libera di muoversi. Non può scegliere la sua strada autonomamente, ma è sempre dipendente da coloro che lo trasportano. E in questo brano del Vangelo, il paralitico cha bisogno di essere condotto da quattro persone per potersi avvicinare a Gesù. Il paralitico è quindi legato, costretto, impedito nel movimento. E’ dipendente dagli altri nel bene e nel male; è sottomesso agli altri, non può decidere autonomamente. E Gesù va alla radice: è questa la paralisi che Gesù guarisce ancor prima di quella fisica. Il peccato, così sembra dirci Gesù, ci rende manipolabili, alla mercé di altri uomini. Chi è in balia del peccato non può gustare la libertà di essere Figlio di Dio. E’ invece come incastrato nelle proprie falsità, riguardanti se stesso, gli altri e Dio. Il paralitico del Vangelo ha trovato la strada, lo hanno aiutato quattro persone e in esse possiamo vedere il segno di una comunità che vuole il vero bene portando a Gesù. Dall’incontro poi nasce il perdono che a sua volta diventa guarigione, che si trasforma in lode. Chi invece non vuol cambiare, chi ha paura di perdere il proprio ruolo non solo non è perdonato, ma non vede neanche il bene dell’altro, schiatta nella sua rabbia e continua nei suoi progetti di morte, rimane nella tristezza. Ancora una volta Gesù ci dice: “da che parte vuoi stare?”.

 

 

MARTEDI’ 11 DICEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, PRENDIMI SULLE TUE SPALLE E PORTAMI A CASA.

 

Tra i santi ricordati oggi: San Damaso, papa; San Daniele stilita

Hanno detto: Gli uomini non pensano  che alle cose del mondo: se pensassero appena al mondo di là, andrebbero più diritti in questo. Essi pensano che questa vita terrena non debba finire mai: invece è una novena, questa vita, una novena e anche corta. (Grazia Deledda)

Saggezza popolare: Nella vita, lieti o tristi, siamo tutti dei turisti.

Un aneddoto: Quando san Benedetto Labre parlava del mistero della Santissima Trinità, il suo volto risplendeva come il sole, oppure piangeva a calde lacrime. Un giorno un teologo gli fece questa osservazione: “Parli sempre della Santissima Trinità, ma che cosa ne sai?”. E Benedetto di rimando: “Non ne so proprio nulla... ma io ne sono travolto!”.

Parola di Dio: Is. 40,1-11; Sal. 95; Mt 18,12-14

 

Vangelo Mt 18, 12-14

Dal vangelo secondo Matteo.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Che ve ne pare? Se un uomo ha cento pecore e ne smarrisce una, non lascerà forse le novantanove sui monti, per andare in cerca di quella perduta? Se gli riesce di trovarla, in verità vi dico, si rallegrerà per quella più che per le novantanove che non si erano smarrite. Così il Padre vostro celeste non vuole che si perda neanche uno solo di questi piccoli. Parola del Signore

 

“IL PADRE VOSTRO CELESTE NON VUOLE CHE SI PERDA NEANCHE UNO SOLO DI QUESTI PICCOLI”. (Mt. 18,14)

Se nel vangelo di Luca, il racconto della pecorella smarrita tende a farci capire soprattutto la misericordia del Signore, in Matteo lo sguardo si allarga: anche la comunità cristiana deve avere lo stesso atteggiamento di Gesù nei confronti dei peccatori. Ora, se è giusto prendere le distanze dal peccato, il cristiano deve amare il peccatore come lo ha amato Gesù. Egli non si accontenta di dire “Hai voluto far di testa tua: peggio per te! Io mi accontento dei 99 giusti”, anzi, Egli è venuto proprio per cercare e salvare i lontani (ricordiamoci che il primo santo ufficiale del paradiso è il ladrone crocifisso con Gesù). Come comunità cristiana dunque dobbiamo essere attenti a non lasciare che il male infetti anche i buoni, ma dobbiamo avere tutta la nostra tensione, il nostro desiderio a che essi possano essere accolti non solo dalla misericordia di Gesù ma anche dalla nostra amicizia benevola ed esultante per la gioia di un fratello ritrovato. Smettiamo dunque di sentirci tra i 99 e quindi già sufficientemente buoni, smettiamola di parlarci addosso tra i 99, smettiamola di vedere solo il male e di volerci garantire contro di esso escludendo chi non la pensa come noi. Se il pastore ha lasciato le 99 per andare a cercare la perduta non sarà anche un po’ per la poca responsabilità del gregge che quella ha scelto altre strade?

 

 

MERCOLEDI’ 12 DICEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, CON TE OGNI COSA E’ GIOIA

 

Tra i santi ricordati oggi: Memoria della Beata Vergine Maria di Guadalupe; Santa Giovanna Francesca di Chantal.

Hanno detto: Credere è un atto d'amore e non una semplice affermazione intellettuale. (Abbè Pierre)

Saggezza popolare: L'uomo abile lo riconosci dal buon raccolto. Ma più forte dell'uomo abile è l'uomo di fede. L'uomo di fede lo riconosci dalla buona semina.

Un aneddoto: Settembre 1963. Ad Agra le suore di Madre Teresa hanno aperto un altro centro di carità". Di laggiù una suora telefona in termini drammatici: “Dobbiamo a tutti i costi aprire una casa per i bambini abbandonati. In questa zona ne muoiono a decine tutti i giorni.” “E quanto ci vuole per aprirla?”. “Possiamo farcela con 50 mila rupie (circa duemila euro). “Capisco benissimo, sorella mormora madre Teresa. Ma io non so dove prenderle, cinquantamila rupie.” Pochi minuti dopo il telefono squilla ancora. E' la redazione di un quotidiano di Calcutta. Annunciano a madre Teresa che il governo delle Filippine le ha assegnato il premio Magsaysay, che la riconosce come "la donna più meritevole dell'Asia". Teresa non ha la più pallida idea di che cosa sia quel premio. Domanda: “Si tratta di denaro?”. “Sì, circa 50 mila rupie.” Il redattore del giornale rimane di stucco quando sente la suora mormorare al microfono: “Allora vuol proprio dire che Dio vuole la casa per i bambini abbandonati di Agra.”

Parola di Dio: Is. 40,25-31; Sal. 102; Mt. 11,28-30

 

Vangelo Mt 11, 28-30

Dal vangelo secondo Matteo.

In quel tempo, rispondendo Gesù disse: "Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero". Parola del Signore

 

“PRENDETE IL MIO GIOGO SOPRA DI VOI”. (Mt. 11,29)

Nel Vangelo, a prima vista ci sono molte cose che sembrano dei controsensi. Ad esempio Gesù sa che noi spesso siamo stanchi e oppressi, perché allora ci invita a metterci sulle spalle il suo giogo? Poi ci dice che il suo giogo è leggero ma in altri posti del Vangelo ci fa capire che il giogo è la croce e se non la prendiamo sulle nostre spalle non siamo degni di Lui. Tutto nella vita cristiana può sembrarci pesante: osservare i comandamenti, amare un prossimo che spesso ci è ostile e nemico, perdonare chi ci ha offeso…Se Gesù parla di giogo leggero è perché se noi accogliamo con il giogo Lui, tutto assume un peso diverso infatti nel momento in cui amiamo come Lui tutto diventa leggero: i comandamenti non sono più un peso ma la gioia di poter essere nel progetto del Signore, la Messa domenicale non è più un obbligo ma è una gioia, una festa il potervi partecipare, il prossimo non è più un nemico, un concorrente ma un fratello perché figlio dello stesso mio Padre misericordioso. Se la prima cosa nella mia vita è il Signore, non sarà un peso amarlo con tutto il cuore.

 

 

GIOVEDI’ 13 DICEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

I PICCOLI E GLI ULTIMI SONO NEL TUO CUORE, GESU’.

 

Tra i santi ricordati oggi: Santa Lucia; Sant’ Antioco.

Hanno detto: Insegnare è facile come scagliare pietre dall'alto di un campanile. Mettere in pratica quello che si insegna invece è difficile come portare pietre in cima al campanile. (Serafino di Sarof)

Saggezza popolare: Le uova non hanno nulla da insegnare alla gallina.

Un aneddoto: I testimoni della morte di santa Caterina Falconieri riferirono che la santa giunta agli estremi nella sua ultima malattia, non poteva più inghiottire nulla né di solido né di liquido; eppure continuava ad insistere per ricevere la santa Comunione. Le depositarono infine un’ostia sul cuore. Ed ella parve quietarsi in un’estasi di felicità. Gli stessi testimoni dissero che, appena fu spirata, si cercò quella particola consacrata. Ma per quante ricerche fossero fatte, non la si ritrovò mai.

Parola di Dio: Is. 41,17-19; Sal. 144; Mt.11,11-15

 

Vangelo Mt 11, 11-15

Dal vangelo secondo Matteo.

In quel tempo Gesù disse alla folla: "In verità vi dico: tra i nati di donna non è sorto uno più grande di Giovanni il Battista; tuttavia il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui. Dai giorni di Giovanni il Battista fino ad ora, il regno dei cieli soffre violenza e i violenti se ne impadroniscono. La Legge e tutti i Profeti infatti hanno profetato fino a Giovanni. E se lo volete accettare, egli è quell'Elia che deve venire. Chi ha orecchi intenda". Parola del Signore

 

“TRA I NATI DI DONNA NON E’ SORTO UNO PIU’ GRANDE DI GIOVANNI IL BATTISTA; TUTTAVIA IL PIU’ PICCOLO NEL REGNO DEI CIELI E’ PIU’ GRANDE DI LUI”.

(Mt.11,11)

Gesù esprime il suo giudizio sul Battista. La grandezza di Giovanni non consiste soprattutto nell’austerità della sua vita e nella fortezza del suo carattere, ma nell’aver preparato la via davanti al Cristo. Giovanni Battista è inserito nella linea di continuità con i profeti dell’Antico Testamento, i quali hanno preparato la via a Gesù. In questo senso è il più grande: perché in lui l’attesa d’Israele trova il suo compimento. Ma vi è al tempo stesso una rottura: il regno dei cieli, divenuto vicino agli uomini in Gesù, è di una novità assolutamente radicale; in questo senso il più piccolo nel regno dei cieli, cioè il discepolo di Gesù, è più grande di lui. Per essere grandi sulla terra bisogna affrontare tanti problemi e sacrifici, per essere grandi nel cielo è necessario solamente amare e con l’amore arriva anche la gioia e la voglia di vivere. Dio non fa pesare nulla ai suoi figli, non vuole la loro fatica, ma il loro amore. E che cosa mai noi desideriamo sulla terra più che amare ed essere amati? Il nostro essere non vuole altro.

 

 

VENERDI’ 14 DICEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

VIENI GESU’ A LIBERARCI DALLE NOSTRE CHIUSURE E DAL NOSTRO EGOISMO.

 

Tra i santi ricordati oggi: San Giovanni della Croce; San Pompeo vescovo; Sant’Agnello abate.

Hanno detto: Dove non c’è amore porta amore e troverai amore. (San Giovanni della Croce)

Saggezza popolare: L'uomo che si innamora, nasce un'altra volta.

Un aneddoto: Un uomo che non entrava in una chiesa da vent’anni si accostò titubante ad un confessionale. Si inginocchiò e, dopo un attimo di esitazione, raccontò tra le lacrime: “Ho le mani sporche di sangue. È stato durante la ritirata in Russia. Ogni giorno moriva qualcuno dei miei. La fame era tremenda. Ci avevano detto di non entrare mai nelle isbe senza avere in mano il fucile, pronti a sparare al primo cenno di... Dov’ero entrato io, c’erano un vecchio e una ragazza bionda, dagli occhi tristi: “Pane! Datemi del pane!”. La ragazza si chinò. Pensai che volesse prendere un’arma, una bomba. Sparai deciso. Cadde riversa. Quando mi avvicinai, vidi che la ragazza stringeva in mano un pezzo di pane. Avevo ucciso una ragazza di 14 anni, un’innocente che mi voleva offrire del pane. Ho cominciato a bere per dimenticare: ma come? Mi può perdonare Dio?”.

Parola di Dio: Is. 48,17-19; Sal. 1; Mt. 11,16-19

 

Vangelo Mt 11, 16-19

Dal vangelo secondo Matteo.

In quel tempo, Gesù disse alla folla: "A chi paragonerò io questa generazione? Essa è simile a quei fanciulli seduti sulle piazze che si rivolgono agli altri compagni e dicono: Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato, abbiamo cantato un lamento e non avete pianto. E’ venuto Giovanni, che non mangia e non beve, e hanno detto: Ha un demonio. E’ venuto il Figlio dell'uomo, che mangia e beve, e dicono: Ecco un mangione e un beone, amico dei pubblicani e dei peccatori. Ma alla sapienza è stata resa giustizia dalle sue opere". Parola del Signore

 

QUESTA GENERAZIONE È SIMILE A QUEI FANCIULLI SEDUTI SULLE PIAZZE CHE DICONO AGLI ALTRI COMPAGNI: “VI ABBIAMO SUONATO IL FLAUTO E NON AVETE BALLATO, ABBIAMO CANTATO UN LAMENTO E NON AVETE PIANTO”. (Mt. 11,16-17)

La parabola dei bambini ‘capricciosi’ che non vogliono giocare gioendo o soffrendo con gli altri, mette in luce una malattia spirituale tanto grave quanto diffusa: quella sorta di pigrizia, di indifferenza, di disfattismo che impedisce di aprirsi alla novità, quello sguardo critico che non sa mai essere contento di ciò che gli è offerto.  La generazione dell’epoca di Gesù non sapeva gioire del dono che riceveva e non sapeva riconoscere il bisogno che aveva di esso. E noi, spesso, siamo ancora cosi. Abbiamo Gesù, il suo perdono, i sacramenti, la sua Parola e corriamo tristi a cercare salvezze in cose che passano; abbiamo la vita e, spesso, la sprechiamo, piangiamo sui mali del mondo e non muoviamo un dito per cambiare in bene il male che è in noi. Dobbiamo disperarci? Gesù non si è disperato della sua generazione ma ha dato la vita per essa come continua a fare anche per noi.

 

 

SABATO 15 DICEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

FA’ SPLENDERE IL TUO VOLTO, SIGNORE, E NOI SAREMO SALVI.

 

Tra i santi ricordati oggi: Cristiana; Sant’Adalbertone.

Hanno detto: La fede ci fa vedere gli avvenimenti con gli occhi stessi di Dio, fa scoprire il disegno che egli ha su di noi, sugli altri, sulla creazione intera .

(Chiara Lubich)

Saggezza popolare: Non sbattere mai una porta dietro di te. Potresti desiderare riaprirla. (Proverbio Cinese)

Un aneddoto: Ricordo un giorno, in una bidonville di Rio de Janeiro, dove da qualche anno una giovane francese missionaria laica si prende cura di quei poveri negri... Un giorno, mentre rigovernava la sua stanzetta, le si avvicina una povera mamma negra, le mette sul tavolo un pacchetto e se ne va: la giovane la richiama e le chiede che cosa ci sia in quel pacco. La donna risponde: “E’ per te”.  La giovane si avvicina, apre il pacco: dentro, c’è un chilo di patate. La giovane missionaria dice: “Ma non è logico: io non sono ricca, ma ho il necessario, e poi, non ho bambini; a casa tua, hai dei bambini che sono sem­pre affamati... riprendi dunque le tue patate e portale a loro...”. La donna rifiuta… e la giovane insiste. Allora la povera donna negra si mette a piangere e dice queste parole meravigliose: “Allora tu non vuoi che anch’io, per una volta, possa avere la gioia di donarti qualcosa?”. (Abbè Pierre)

Parola di Dio: Sir. 48,1-4.9-11; Sal. 79; Mt. 17,10-13

 

Vangelo Mt 17, 10-13

Dal vangelo secondo Matteo.

Nel discendere dal monte, i discepoli domandarono a Gesù: «Perché dunque gli scribi dicono che prima deve venire Elia?». Ed egli rispose: «Sì, verrà Elia e ristabilirà ogni cosa. Ma io vi dico: Elia è già venuto e non l'hanno riconosciuto; anzi, l'hanno trattato come hanno voluto. Così anche il Figlio dell'uomo dovrà soffrire per opera loro». Allora i discepoli compresero che egli parlava di Giovanni il Battista. Parola del Signore

 

“ELIA E’ GIA’ VENUTO E NON LO HANNO RICONOSCIUTO, ANZI L’HANNO TRATTATO COME HANNO VOLUTO. COSI’ ANCHE IL FIGLIO DELL’UOMO DOVRA’ SOFFRIRE PER OPERA LORO”. (Mt. 17,12)

Quanto è difficile leggere e interpretare i segni di Dio! Quanto sono diversi dalle nostre aspettative! Chissà che cosa si attendevano gli scribi; certo non potevano immaginare, con le loro frenesie e manie di grandezza, che colui che era l'Atteso delle genti, si manifestasse con tanta umiltà e tanta modestia. Tanto meno potevano tollerare che la venuta del Messia, potesse significare lo sgretolamento del loro potere. Per questo prima la voce di Giovanni Battista e poi quella dello stesso Cristo, saranno come una voce nel deserto. Li scandalizza l'austerità del precursore, ancor più li sconvolgerà l'annuncio messianico delle beatitudini e del perdono. Gli stessi apostoli non resistono alla tentazione di ritenere assurdo che il loro maestro e messia, capace di prodigi di ogni genere, dovesse soffrire e soccombere a causa dei suoi avversari. Ancora oggi è incomprensibile a molti che l'avvento del Regno debba realizzarsi attraverso la nascita di un Bambino e il martirio della croce. Quel Dio che viene, che si fa piccolo per noi è anche Colui che come allora anche oggi difficilmente viene accolto per Colui che è. In mezzo alle tante luci, ai tanti acquisti di queste feste c’è ancora posto per Gesù? Spesso c’è ancora posto per un dono per i poveri che ci fa sentire buoni, spesso c’ancora posto per la nostalgia di anni e persone passate, per molti magari c’è anche posto per la tradizionale messa di mezzanotte, ma per Gesù c’è posto? A Betlemme non c’era posto per loro in albergo e nel mio cuore c’è ancora qualche spazio per Dio o il cartello recita: “Tutto occupato”? Oppure c’è spazio solo per il Bambino delle tradizioni e non per il Dio salva e che donando la sua vita per me mi fa responsabile a pieno titolo di tutti i miei fratelli?

 

 

DOMENICA 16: III DOMENICA DI AVVENTO ANNO A

Una scheggia di preghiera:

 

NELL’ORA DEL BUIO, PRENDIMI PER MANO, SIGNORE.

 

Tra i santi ricordati oggi: Santa Adelaide, regina; Sant’Adone da Vienne; Santa Albina martire.

Hanno detto: Non ti preoccupare del futuro, ma cerca di diventare fermo e chiaro nello spirito. Perché la tua felicità non dipende dal tuo destino, ma da come riesci ad affrontarlo. (Hegel)

Saggezza popolare: Il destino posa due dita sugli occhi dell’uomo, due nelle sue orecchie e il quinto sulle labbra dicendogli: stai zitto!

Un aneddoto: AVER ALI - Incuriosita de sapè che c’era, una colomba scese in un pantano. S’inzaccherò le penne e bonasera.

Un rospo disse: “Comarella mia Vedo che, pure te, caschi nel fango…”  “Però nun ce rimango…” rispose la colomba. E volò via. (Trilussa)

Parola di Dio: Is. 35,1-6.8.10; Sal 145; Gc. 5,7-10; Mt. 11.2-11

 

Vangelo Mt 11, 2-11

Dal Vangelo secondo Matteo

Giovanni intanto, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, mandò a dirgli per mezzo dei suoi discepoli: “Sei tu colui che deve venire o dobbiamo attenderne un altro?”. Gesù rispose: “Andate e riferite a Giovanni ciò che voi udite e vedete: I ciechi ricuperano la vista, gli storpi camminano, i lebbrosi sono guariti, i sordi riacquistano l'udito, i morti risuscitano, ai poveri è predicata la buona novella, e beato colui che non si scandalizza di me”. Mentre questi se ne andavano, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: “Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? Che cosa dunque siete andati a vedere? Un uomo avvolto in morbide vesti? Coloro che portano morbide vesti stanno nei palazzi dei re! E allora, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, vi dico, anche più di un profeta. Egli è colui, del quale sta scritto: Ecco, io mando davanti a te il mio messaggero che preparerà la tua via davanti a te. In verità vi dico: tra i nati di donna non è sorto uno più grande di Giovanni il Battista; tuttavia il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui. Parola del Signore

 

“GIOVANNI, CHE ERA IN CARCERE, MANDÒ A CHIEDERE A GESÙ: SEI TU COLUI CHE DEVE VENIRE O DOBBIAMO ATTENDERNE UN ALTRO?”. (Mt. 11,2-3)

Giovanni il battista era stato deciso in tutto. Dio gli aveva affidato un compito ed egli con coerenza e fermezza lo aveva portato avanti. Gli era stato chiesto di essere il Precursore di Gesù, di preparargli “una strada nel deserto”, e nel deserto lui si era messo a gridare predicando la conversione. Aveva incontrato e riconosciuto Gesù, aveva tergiversato prima di dargli quel battesimo di cui sapeva che Lui non aveva bisogno, lo aveva battezzato, era stato testimone dell’aprirsi dei cieli, aveva visto lo Spirito santo scendere su Gesù come colomba, aveva sentito la voce dal cielo che diceva: “Questi è il mio figlio diletto, ascoltatelo!”. Quando aveva nuovamente visto Gesù passare da lontano non aveva avuto tentennamenti nel mandargli i suoi discepoli dicendo: “Ecco l’agnello di Dio che toglie il peccato del mondo”… Ma ora Giovanni per gelosia di una donna ferita dalle sue parole, si trova nelle buie prigioni di Erode. Non ci sono più segni per Lui, non c’è più la sua gente, le rive del fiume, la predicazione… ma tanto silenzio e buio: “Avrò compiuto la mia missione come il Signore mi aveva affidato? E poi, questo Gesù è un Messia così diverso da quello che ho predicato io! Io ho annunciato uno che veniva con il ventilabro in mano per mondare la sua aia, uno che avrebbe portato la giustizia che avrebbe fatto piazza pulita dei cattivi e degli ipocriti. Gesù, invece è così dolce, così buono, va con tutti, farisei e peccatori, parla di un regno di pace, non si ribella contro i romani, parla di croce…Avrò mica sbagliato nell’indicarlo come il Messia?”

Fratelli, chi di noi non ha avuto momenti di buio?  Hai creduto in un Dio misericordioso, paziente, lento all’ira, padre attento e buono e ti è capitata quella palese ingiustizia, e vedi che i cattivi e il male continuano a trionfare, e vedi la sofferenza dei giusti, e vedi quei bambini condannati a morte per violenza e per fame, e tu ti senti impotente e Dio sembra lavarsene la mani. Hai creduto alle parole di Gesù che ti diceva: “Bussate e vi sarà aperto, chiedete e otterrete” ed hai chiesto, non denaro o potere per te, hai chiesto cose giuste e buone per te e per altri, ed è successo esattamente l’opposto… Amico, se ti è successo questo, che succede a tutti coloro che si sono messi sulla strada della fede, non spaventarti: non hai perso la fede, non hai bestemmiato perché hai gridato forte. Non devi solo perderti d’animo, il Signore i segni te li dà, ma devi con fatica saperli leggere, perché forse non sono quelli che ti aspettavi.

 

 

LUNEDI' 17 DICEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

VIENI, RE DI GIUSTIZIA E DI PACE.

 

Tra i santi ricordati oggi: San Lazzaro; San Floriano.

Hanno detto:

La preghiera non viene presentata a Dio per fargli conoscere qualcosa che Egli non sa, ma per spingere verso Dio l'animo di chi prega. (S. Tommaso d’Aquino)

Saggezza popolare: Una montagna non incontra un’altra montagna, ma una persona si incontra con un’altra persona, se vuole.

Un aneddoto: Lo struzzo è un animale grosso e goffo e le sue ali sono corte come se fossero state tarpate. Infatti lo struzzo può correre, ma non può volare, se non per brevi voli rasente terra. Ma una volta, racconta una leggenda egiziana, gli struzzi erano uccelli magnifici, con grandi ali potenti. Un giorno gli uccelli più grandi della foresta chiesero allo struzzo: “Fratello, domani, se a Dio piacerà, voleremo via per andare a bere al grande fiume”. “Io ci andrò”, rispose lo struzzo. Al levar del sole, come d’accordo, gli uccelli si levarono a volo nell’aria, in alto sempre più in alto, verso il sole che rifulgeva come l’occhio di Dio. Innanzi a tutti volava lo struzzo che ben presto distanziò gli altri. Si lanciava orgogliosamente incontro alla luce fidando troppo nelle proprie forze e dimenticando colui che gliene aveva fatto dono. Né ricordò di dire, come i compagni: “Se a Dio piacerà.” E d’improvviso si scostò il velo che stava dinnanzi alla sfera fiammeggiante del sole: in un baleno le ali del superbo uccello furono bruciate, incenerite, ed esso precipitò miseramente al suolo. Da quel giorno lo struzzo non ha più potuto volare. La leggenda ammonisce che in ogni pensiero, in ogni progetto, in ogni azione noi dobbiamo dire sempre: “Se a Dio piacerà.” La superbia prima o dopo sarà punita.

Parola di Dio: Gn. 49,2.8-10; Sal. 71; Mt. 1,1-17

 

Vangelo Mt 1, 1-17

Dal vangelo secondo Matteo.

Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo.

Abramo generò Isacco, Isacco generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuda e i suoi fratelli, Giuda generò Fares e Zara da Tamar, Fares generò Esròm, Esròm generò Aram, Aram generò Aminadàb, Aminadàb generò Naassòn, Naassòn generò Salmòn, Salmòn generò Booz da Racab, Booz generò Obed da Rut, Obed generò Iesse, Iesse generò il re Davide. Davide generò Salomone da quella che era stata la moglie di Urìa, Salomone generò Roboamo, Roboamo generò Abìa, Abìa generò Asàf, Asàf generò Giòsafat, Giòsafat generò Ioram, Ioram generò Ozia, Ozia generò Ioatam, Ioatam generò Acaz, Acaz generò Ezechia, Ezechia generò Manasse, Manasse generò Amos, Amos generò Giosia, Giosia generò Ieconia e i suoi fratelli, al tempo della deportazione in Babilonia. Dopo la deportazione in Babilonia, Ieconia generò Salatiel, Salatiel generò Zorobabèle, Zorobabèle generò Abiùd, Abiùd generò Elìacim, Elìacim generò Azor, Azor generò Sadoc, Sadoc generò Achim, Achim generò Eliùd, Eliùd generò Eleàzar, Eleàzar generò Mattan, Mattan generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù chiamato Cristo. La somma di tutte le generazioni, da Abramo a Davide, è così di quattordici; da Davide fino alla deportazione in Babilonia è ancora di quattordici; dalla deportazione in Babilonia a Cristo è, infine, di quattordici. Parola del Signore

 

“GENEALOGIA DI GESU’ CRISTO, FIGLIO DI DAVIDE”. (Mt.1,1)

La lunga successione di nomi del Vangelo ci dimostra che il piano di Dio non è improvviso: Dio dall'inizio prepara la venuta di Cristo e lo manda nella pienezza del tempo. Una “pienezza” che dal punto di vista umano è perlomeno sconcertante: il tempo non faceva sperare nulla, il luogo della nascita è un paese molto piccolo, Giuseppe è sì della stirpe di Davide, ma sconosciuto, con un lavoro modestissimo... Dio è padrone dell'impossibile e attua i suoi piani quando tutto invita a non pensarci più.  E allora anche una pagina di Vangelo così astrusa a prima vista mi interpella: Gesù, per me, è davvero la concretezza dell’amore di Dio? E’ il centro della mia storia personale? Spesso noi, che ci diciamo padroni della nostra vita, ci lasciamo vivere da essa e sono gli avvenimenti belli o brutti che ci dominano. Ma se Cristo è lo scopo del mio vivere non dovrò essere io a dare in Lui un senso a tutto? E’ scritto nella lettera ai Romani: “Chi ci separerà dall’amore di Cristo? Forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? Ma in tutte queste cose siamo più che vincitori in virtù di Colui che ci ha amati”. Cioè, è nell’amore concreto di Cristo che cerco di leggere gli avvenimenti della mia vita, allora anche le prove, anziché allontanarmi da Lui, proprio in Lui e per Lui trovano un senso.

 

 

MARTEDI' 18 DICEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

TU, SIGNORE, SEI LA SALVEZZA DELL’UMILE.

 

Tra i santi ricordati oggi: San Quinto martire; San Gaziano vescovo.

Hanno detto: Convertiti adesso, mentre ancora ti senti giovane. Com’è difficile rettificare quando l’anima è invecchiata! (San Josemaria Escrivà)

Saggezza popolare: Pensa ai tuoi difetti la prima parte della notte, quando sei sveglio; pensa ai difetti degli altri nella seconda parte della notte, quando dormi.

Un aneddoto: In un bel giardino cresceva un grosso cedro. Lo circondavano altre piante. Di stagione in stagione il cedro s’innalzava nel cielo... E divenne superbo. Disse un giorno dall’alto della sua statura: “Toglietemi via quel noce, perché mi dà fastidio!”. E il noce fu tolto. Disse ancora: “Portate via quel fico, che mi dà noia.” E il fico fu abbattuto. Comandò sempre più egoisticamente: “Strappate anche quei meli, mi fanno ombra”. E anche i meli furono levati di mezzo. Così uno alla volta il superbo cedro eliminò tutti gli altri alberi. Rimase solo, solenne padrone di tutto il giardino. Ma un giorno venne una tromba d’aria. Il cedro fu scosso fin dalle radici. E il vento non trovando ostacoli intorno, né altri alberi, lo schiantò e lo distese a terra! (Leonardo da Vinci)

Parola di Dio: Ger. 23,5-8; Sal. 71; Mt. 1,18-24

 

Vangelo Mt 1, 18-24

Dal vangelo secondo Matteo.

Ecco come avvenne la nascita di Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo.  Giuseppe suo sposo, che era giusto e non voleva ripudiarla, decise di licenziarla in segreto. Mentre però stava pensando a queste cose, ecco che gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo. Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati». Tutto questo avvenne perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio che sarà chiamato Emmanuele, che significa Dio con noi. Destatosi dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l'angelo del Signore e prese con sé la sua sposa. Parola del Signore

 

“GIUSEPPE FECE COME GLI AVEVA ORDINATO L’ANGELO DEL SIGNORE”. (Mt. 1,24)

Oggi ci troviamo di fronte a quella pagina generalmente definita come annunciazione a Giuseppe. Al "Eccomi” di Maria fa risconto il silenzioso assenso di Giuseppe che si abbandona totalmente alla volontà di Dio. Grazie a questo ‘si’, Gesù diventa legalmente figlio di Giuseppe, entra a far parte della discendenza di Davide. La volontà di Dio si compie attraverso l’obbedienza fedele di un uomo semplice che di fronte a eventi e rivelazioni umane sconcertanti, sa rinunziare ai propri desideri e si fa servo della Parola in un silenzio che è umiltà, contemplazione e stupore di fronte al mistero divino. Giuseppe è l’uomo giusto, l’uomo semplice, umile e generoso. Alla base di tutte queste  virtù c’è però la fede. Davvero Giuseppe e Maria sono entrambi i servi del Signore e proprio in funzione di ciò, queste due creature sono state scelte come genitori di Colui che è servo di Dio per eccellenza. Servire, umiltà, silenzio, fiducia, sono tutte caratteristiche che dovrebbero essere proprie di noi cristiani. Se vogliamo accogliere Dio che ci serve dobbiamo servire; se vogliamo accogliere la Parola, occorre il silenzio, se voglia lasciare operare a Dio cose grandi, dobbiamo farci piccoli, se vogliamo che Dio realizzi il suo progetto di bene in noi bisogna dargli fiducia.

 

 

MERCOLEDI’ 19 DICEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, SPESSO NON CAPISCO, MA MI FIDO DI TE.

 

Tra i santi ricordati oggi: San Dario martire; Santa Fausta martire.

Hanno detto: Mi da fastidio stare tra gente che dice di attendere la vita nuova  con la stessa noia con cui si attende un tram.(Ignazio Silone)

Saggezza popolare: La strada piana non porta in alto.

Un aneddoto: Durante un’accesa discussione Socrate taceva. Allora uno dei presenti, adirato, disse: “Costui passa per grande maestro, ma non è che un ignorante, se tace così.” Allora, sereno, Socrate prese la parola e disse: “Quello che tu dici non è giusto, perché solo gli ignoranti non sanno tacere. E qui ne abbiamo una prova”.

Parola di Dio: Gdc.13,2-7.24-25; Sal. 70; Lc. 1,5-25

 

Vangelo Lc 1, 5-25

Dal vangelo secondo Luca.

Al tempo di Erode, re della Giudea, c'era un sacerdote chiamato Zaccaria, della classe di Abìa, e aveva in moglie una discendente di Aronne chiamata Elisabetta. Erano giusti davanti a Dio, osservavano irreprensibili tutte le leggi e le prescrizioni del Signore. Ma non avevano figli, perché Elisabetta era sterile e tutti e due erano avanti negli anni. Mentre Zaccaria officiava davanti al Signore nel turno della sua classe, secondo l'usanza del servizio sacerdotale, gli toccò in sorte di entrare nel tempio per fare l'offerta dell'incenso. Tutta l'assemblea del popolo pregava fuori nell'ora dell'incenso. Allora gli apparve un angelo del Signore, ritto alla destra dell'altare dell'incenso. Quando lo vide, Zaccaria si turbò e fu preso da timore. Ma l'angelo gli disse: «Non temere, Zaccaria, la tua preghiera è stata esaudita e tua moglie Elisabetta ti darà un figlio, che chiamerai Giovanni. Avrai gioia ed esultanza e molti si rallegreranno della sua nascita, poiché egli sarà grande davanti al Signore; non berrà vino né bevande inebrianti, sarà pieno di Spirito Santo fin dal seno di sua madre e ricondurrà molti figli d'Israele al Signore loro Dio. Gli camminerà innanzi con lo spirito e la forza di Elia, per ricondurre i cuori dei padri verso i figli e i ribelli alla saggezza dei giusti e preparare al Signore un popolo ben disposto». Zaccaria disse all'angelo: «Come posso conoscere questo? Io sono vecchio e mia moglie è avanzata negli anni». L'angelo gli rispose: «Io sono Gabriele che sto al cospetto di Dio e sono stato mandato a portarti questo lieto annunzio. Ed ecco, sarai muto e non potrai parlare fino al giorno in cui queste cose avverranno, perché non hai creduto alle mie parole, le quali si adempiranno a loro tempo». Intanto il popolo stava in attesa di Zaccaria, e si meravigliava per il suo indugiare nel tempio. Quando poi uscì e non poteva parlare loro, capirono che nel tempio aveva avuto una visione. Faceva loro dei cenni e restava muto. Compiuti i giorni del suo servizio, tornò a casa. Dopo quei giorni Elisabetta, sua moglie, concepì e si tenne nascosta per cinque mesi e diceva: «Ecco che cosa ha fatto per me il Signore, nei giorni in cui si è degnato di togliere la mia vergogna tra gli uomini». Parola del Signore

 

ZACCARIA SI TURBO' E FU PRESO DA TIMORE. MA L' ANGELO GLI DISSE: "NON TEMERE ZACCARIA " ( Lc, 1,12 - 13 ).

Ritorna anche nella liturgia odierna l'invito a non temere, connesso con l'annuncio di una nascita che ha dell'incredibile. Destinatario ne è Zaccaria, un sacerdote già avanti negli anni. Mentre egli nel Tempio sta offrendo l’incenso, viene raggiunto dall'annuncio della sua futura paternità, annuncio tanto più sorprendete in quanto Elisabetta, sua moglie, è sterile ed anziana. Dal testo risulta che il dono di un figlio era stato a lungo desiderato e chiesto nell'insistenza della preghiera. Ci si aspetterebbe un'esplosione di gioia. E invece Zaccaria rimane turbato davanti all'angelo. Anche Maria, lo vedremo tra poco nel Vangelo, rimane turbata davanti al mistero del progetto di Dio su di lei. E chi non rimane turbato davanti alle vie misteriose del Signore? Davanti alla croce di Cristo che muore per noi, davanti alla chiamata del Signore che ci manda servendosi della nostra povertà, davanti a strade misteriose e inaspettate, davanti alla sofferenza e alla morte, c'è da rimanere turbati. "Non temere" di affidarti a Dio. Abbi il coraggio di dar credito alla sua Parola, anche quando devi mettere a tacere una logica troppo stringata, dentro i tuoi calcoli angusti. Non si tratta di deprezzare i doni di Dio, di abdicare alla propria intelligenza, ma più semplicemente di lasciare spazio all'imprevedibilità dello Spirito. Sì, anche oggi Dio è il Signore dell'impossibile. Il nostro credere in semplicità è quanto gli permette di continuare a operare meraviglie nelle nostra vita, oggi.

 

 

GIOVEDI’ 20 DICEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

TI SALUTO, O PIENA DI GRAZIA, IL SIGNORE E’ CON TE.

 

Tra i santi ricordati oggi: San Liberato, martire; San Zefirino, Papa.

Hanno detto: Con quale coraggio chiedi a Dio ciò che rifiuti di concedere agli altri ! Chi desidera ricevere misericordia in cielo deve concederla su questa terra.

(San Cesario di Arles)

Saggezza popolare: Dio lascia fare, ma non sopraffare.

Un aneddoto: Un beduino un giorno viaggiava nel deserto. Venne fermato da un uomo: “Per favore lascia salire anche me sul cammello, perché sono stanco ed ho ancora tanto cammino da fare...” Il beduino acconsentì e lo sconosciuto montò dietro di lui. Ma, all’improvviso, lo straniero, con un’abile mossa, fece cadere il beduino e fuggì. Il poveretto allora gli gridò dietro: “Non m’importa nulla del cammello, che mi hai rubato, perché ne ho molti altri. Sono rattristato, invece, perché tu mi rendi molto più difficile credere d’ora in poi a chi incontrerò e mi chiederà un piacere...

Parola di Dio: Is. 7,10-14; Sal. 23; Lc. 1,26-38

 

Vangelo Lc 1, 26-38

Dal vangelo secondo Luca.

Nel sesto mese, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazareth, a una vergine, sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te». A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto. L'angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». Allora Maria disse all'angelo: «Come è possibile? Non conosco uomo». Le rispose l'angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio. Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: nulla è impossibile a Dio». Allora Maria disse: «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto». E l'angelo partì da lei. Parola del Signore

 

“… L’ANGELO GABRIELE FU MANDATO DA DIO…” (Lc. 1,26)

Nel racconto dell’annunciazione tutto è semplicissimo: è come una pagina di cronaca essenziale, come un’istantanea. Un angelo e una vergine; un saluto e una risposta; un attimo di trepidazione e una parola rassicurante; un dono offerto e un  dono accolto con gratitudine e gioia. Prima dell’annuncio il mondo era in attesa, dopo l’annunzio è gravido di una vita nuova. Si ristabilisce così appieno il dialogo tra l'uomo e Dio: ora appare evidente e chiaro il progetto, che, nella pienezza del tempo, sta per realizzarsi: il Figlio di Dio assume, nel seno di Maria, la nostra natura umana per essere il salvatore del mondo. Ancora una volta però il Signore vuole legare il suo piano di salvezza, all'assenso di una sua creatura; possiamo dire che tutto il Cielo si pone perciò in ascolto della risposta di Maria. “Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto”: è il sì pieno e gioioso della vergine, così lei, la prima che assente a Dio dopo il peccato, diventa già corredentrice del genere umano. Alla disobbedienza dei progenitori si contrappone l'umile e docile obbedienza di Maria. Sappiamo che la vergine resterà sempre fedele alla sua promessa, fino alla croce, dove verrà proclamata, dallo stesso Gesù, madre di tutti i viventi, madre della chiesa, madre nostra. Lei che si fida, che fa come dice Dio dirà anche a noi come ai servi di Cana  “fate quello che vi dirà”, siate cioè obbedienti al mio bambino, mettete in pratica il suo vangelo e non vi mancheranno i suoi segni!

 

 

VENERDI’ 21 DICEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

MARIA, VISITA LA NOSTRA FAMIGLIA E PORTA GESU’.

 

Tra i santi ricordati oggi: San Pietro Canisio; San Temistocle, martire.

Hanno detto: Molte persone attribuiscono al destino le colpe di ciò che succede loro. Io non credo nel destino. Le persone di successo sono quelle che si alzano al mattino e si mettono alla ricerca del proprio destino e,  se non lo trovano,  se lo creano. (G.B. Shaw)

Saggezza popolare: Non giudicare chi bussa alla tua porta dalla lunghezza della strada che ha percorso per arrivare da te.

Un aneddoto: San Camillo de Lellis era stato con un suo confratello ad ascoltare un concerto in una chiesa di Roma. Il confratello, nel ritornare a casa, non la finiva più di lodare l’esecuzione, i motivi eccellenti, i ritmi perfetti. Allora il Santo uscì a dire: “Daccordo, era una buona orchestra: ma a me la musica più bella pare quella dei nostri poveri quando gridano: “Fratello, rimboccatemi le coltri”, oppure: “Datemi da bere”, o “Ancora un po’ di minestra”. Quelle sono le vere armonie…”

Parola di Dio: Ct.2,8-14, opp. Sof. 3,14-18; Sal. 32; Lc. 1,39-45

 

Vangelo Lc 1, 39-45

Dal vangelo secondo Luca.

In quei giorni Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo. Elisabetta fu piena di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che debbo che la madre del mio Signore venga a me? Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell'adempimento delle parole del Signore». Parola del Signore

 

“MARIA, ENTRATA NELLA CASA DI ZACCARIA SALUTO’ ELISABETTA”. (Lc. 1,40)

Dopo aver ricevuto l’annuncio della nascita del Messia, Maria avrebbe potuto indugiare a compiacersi per il lieto evento che la coinvolgeva e la prospettiva futura di una gran fama, invece ella con sollecitudine si reca dall’anziana cugina Elisabetta per mettersi a suo servizio. Maria viene a visitarci portando Gesù nascosto in lei, per aiutarci nelle nostre necessità più urgenti, più quotidiane, più banali: necessità di lavoro, di doveri, di stato, di relazioni. Maria viene a visitarci: forse non ci abbiamo mai pensato. Ci visita spesso, tutti i giorni. È questo il senso più profondo, più vero, di questo mistero: il fatto delle visite innumerevoli, semplicissime, personalissime, tutte per noi, che Maria moltiplica nella nostra vita a ogni momento, a ogni difficoltà.

 

 

SABATO 22 DICEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

L’ANIMA MIA MAGNIFICA IL SIGNORE.

 

Tra i santi ricordati oggi: San Flaviano; Santa Francesca Cabrini.

Hanno detto: Nessuna prosperità ci seduca con le sue lusinghe, perché sciocco è quel viaggiatore che durante il suo percorso si ferma a guardare i bei prati e dimentica di andare là dove aveva intenzione di arrivare. (San Gregorio Magno)

Saggezza popolare: Quando un uomo fa un passo verso Dio, egli si alza dal suo trono e fa cento passi verso l'uomo.

Un aneddoto: Il Vento e il Sole discutevano animatamente per stabilire chi dei due era il più forte. Si misero d'accordo per considerare vincitore colui che fosse riuscito a togliere di dosso i vestiti ad un viandante che passava in quel momento.  Cominciò il Vento: prese una gran rincorsa e cominciò a soffiare con violenza terribile. Ma più il Vento soffiava, più il viandante si stringeva addosso i vestiti. Anzi, quando il soffio del Vento si fece gelido, l'uomo si avvolse in un altro mantello. Il Vento esausto cedette l'uomo al Sole. Il Sole cominciò con intiepidire l'aria. Quando l'uomo ebbe deposto il mantello supplementare, sprigionò vampate sempre più forti, finché il viandante, non potendo più resistere al calore, si spogliò del tutto e si tuffò nel fiume a fare il bagno.

Parola di Dio: 1Sam 1,24-28; Salmo da 1Sam.2; Lc. 1,46-55

 

Vangelo Lc 1, 46-55

Dal vangelo secondo Luca.

In quel tempo, Maria disse: "L'anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l'umiltà della sua serva. D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente e Santo è il suo nome: di generazione in generazione la sua misericordia si stende su quelli che lo temono. Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato a mani vuote i ricchi. Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva promesso ai nostri padri, ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre". Parola del Signore

 

“HA GUARDATO L'UMILTA' DELLA SUA SERVA” (Lc. 1,48)

Maria nel suo lasciar straripare cuore, sentimenti, intelligenza e lasciarli coagulare nella preghiera del Magnificat ci parla anche con il suo atteggiamento. Lei sa mettersi al giusto posto. Riconosce che tutto quello che è e che ha è puro dono. Dio ha guardato a Lei, alla sua umiltà (= piccolezza) ma per “visitarla” e riempirla dei suoi doni. Dio infatti predilige gli umili, i deboli, sta infatti scritto: “Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole per confondere i forti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è ignobile e disprezzato e ciò che è nulla... “ (1Cor. 1, 27-29). Cosi è fatto quel Dio a cui noi crediamo. Egli non teme di macchiare l'idea che gli uomini si fanno della sua grandezza stando dalla parte del debole, dell'indifeso, del povero. Il nostro Dio è tale che manda in frantumi tutto ciò che può apparire sicurezza, forza, appoggio, come la ricchezza e l'onore. Egli predilige i semplici. Come ha fatto con Maria, così in genere fa con coloro che lasciano il loro nome alla storia perché benefattori dell'umanità, o perché destinati a portare agli uomini un suo messaggio. Parlo dei santi. In tale Dio riposa la speranza dei credenti e particolar­mente di coloro che si sentono schiacciati e impotenti nel mondo di oggi, dominato dal consumismo, dalle ingiustizie su vasta scala e dai potenti. Sei tu un contadino, un operaio, un pescatore, una sem­plice donna di casa, un modesto impiegato o un bambino? Godi perché Dio ha simpatia per te. Sei invece ricco, hai in mano le sorti del tuo Paese, sei nobile, occupi i ranghi principali della società? Fatti povero di spirito, semplice, umile perché Dio non stia lontano da te. Dio ti “guarda” se assomigli a Maria.

 

 

DOMENICA 23 DICEMBRE: IV DOMENICA DI AVVENTO ANNO A

Una scheggia di preghiera:

 

DONACI, SIGNORE DI MEDITARE I TUOI MISTERI.

 

Tra i santi ricordati oggi: San Servolo; San Giovanni da Kety; Sant’ Ivo da Chartres.

Hanno detto: È molto più facile (...) essere un eroe che un galantuomo. Eroi si può essere una volta tanto, galantuomini, si dev'esser sempre. (Pirandello)

Saggezza popolare: Chi è lento alla collera vale più di un eroe.

Un aneddoto: Sulle sponde d'un lago nell'India del Nord, c'era una volta uno strano uccello che ave­va due teste, una a destra e una a sinistra. Due teste ma un corpo solo. Un giorno, mentre gironzolava in cerca di cibo, con gli occhi della testa di destra vide un favo di miele selvatico, e subito vi si buttò sopra. La testa di sinistra disse: “Dammene anche a me”. Ma la testa di destra non diede ascolto, e se lo beccò tutto in pochi istanti. Allora la testa di sinistra giurò vendetta; e mentre l'uccello vagava per un bosco, ecco a sinistra certe bacche amarissime. La testa di sinistra le scorse per prima e, pur sapendo che non erano buone e avrebbero fatto male allo stomaco, ne beccò quante poté. E nel frattempo pensava: “Poi avremo mal di pancia; ma gli sta bene, a quell'egoista dell'altra parte; così impara la solidarietà”. Poco dopo, l'uccello si sentì colto da atroci dolori: le bacche erano velenose, e in breve tempo gli causarono la morte. Morirono ugualmente le due teste, quella di destra e quella di sinistra, perché nessuna delle due aveva avuto cervello.

Parola di Dio: Is. 7,10-14;Sal. 23; Rm. 1,1-7;Mt. 1,18-24

 

Vangelo Mt 1, 18-24

Dal Vangelo secondo Matteo

Ecco come avvenne la nascita di Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, che era giusto e non voleva ripudiarla, decise di licenziarla in segreto. Mentre però stava pensando a queste cose, ecco che gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: “Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo. Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati”. Tutto questo avvenne perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio che sarà chiamato Emmanuele, che significa Dio con noi. Destatosi dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l'angelo del Signore e prese con sé la sua sposa. Parola del Signore

 

“GIUSEPPE, SUO SPOSO, ERA UN UOMO GIUSTO”. (Mt. 1,19)

Fermiamoci ancora una volta sulla figura di Giuseppe. Le notizie evangeliche su di lui sono molto poche  e allora la tradizione di pii cristiani ha spaziato con la fantasia. Lo hanno fatto diventare vecchio (quasi che solo i vecchi possano essere giusti o capaci di  vivere più facilmente il celibato) e per questo lo hanno anche fatto morire presto. Cerchiamo di stare alle poche cose che ci vengono dette nel Vangelo. Giuseppe è un uomo, come noi, che si è innamorato di una ragazza, Maria. E lo dimostra quando, sapendo che aspetta un bambino, per essere fedele alla legge di Mosè, ma non volendole far subire alcun danno, decide di licenziarla in segreto. L’amore di Giuseppe per Maria è un amore rispettoso, e proprio perché anche pieno di sentimento e di giustizia, è un amore che protegge, che libera; non è l’amore possessivo che soffoca, l’amore geloso che vede solo il male, l’amore solo sentimento che può tramutarsi in odio, è l’amore puro che si modella sull’amata, è l’amore vero che è disposto a cambiar progetti per rispettare lei e Dio. E’ in fondo un anticipo di quell’amore che proprio Gesù, figlio di Giuseppe e di Maria ci insegnerà con le sue parole e con la sua vita. Di Giuseppe il vangelo ci dà anche un altro tratto, ci dice che era un “uomo giusto” e quando nella Bibbia si dice di qualcuno che è giusto non significa soltanto dire che sia una persona retta, che non commette iniquità, la giustizia è caratteristica di Dio, quindi il giusto è uno che conosce profondamente, ama totalmente il suo Dio e cerca quindi di essere e di comportarsi come Lui. Noi spesso ci arroghiamo di essere giusti, addirittura, da piccoli uomini, pensiamo di poter fare le “guerre giuste”, pensiamo di poter stabilire noi che cosa sia giusto e che cosa sia sbagliato, qualche volta addirittura pensiamo che gli altri dovrebbero comportarsi come noi per essere giusti. Giuseppe l’uomo giusto ci invita invece a dare il giusto posto a Dio. Giuseppe si fida di Dio. Giuseppe non capisce tutto quello che succede nella sua vita, non comprende a fondo il mistero che sta compiendosi nella sua Sposa e il mistero ancora più grande di essere chiamato a fare da padre, sulla terra al Figlio di Dio, ma lo accetta e con Maria accoglie nelle sua storia l’opera di Dio. Chissà quante volte anche lui avrà fatto come Maria che non comprendendo tutto, “meditava tutte queste cose nel suo cuore”. Giuseppe non rivendica di essere stato messo un po’ in disparte nel progetto, accetta invece di fare da “copertura”. La sua umiltà nasce dall’aver intuito che ancora più grande era l’umiltà di un Dio che si faceva uomo, e per di più in casa sua! Chi, come Giuseppe ha capito questo, comprende allora il valore dell’umiltà che non è dabbenaggine ma che è la vera grandezza dell’uomo davanti a Dio.

 

 

LUNEDI’ 24 DICEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

VOI TUTTE OPERE DEL SIGNORE, BENEDITE IL SIGNORE.

 

Tra i santi ricordati oggi: San Delfino, vescovo; Santa Erminia, monaca; Santa Adele, monaca.

Hanno detto: La bellezza delle cose esiste nella mente che le contempla. (Hume)      

Saggezza popolare: La polvere può diventare una montagna. (Proverbio Giapponese)

Un aneddoto: Un giorno, la foresta prende fuoco e gli animali fuggono in cerca di un luogo sicuro. Mentre fugge, la scimmia nota un uccellino che vola in direzione delle fiamme. "Che cosa stai facendo?" domanda la scimmia, "Non vedi che la foresta si è incendiata?" "Sì," risponde l'uccellino, "Ma sto portando nel becco alcune gocce d'acqua, per spegnere il fuoco." La scimmia scoppia a ridere. "Uccellino scemo e presuntuoso. Come puoi spegnere quel fuoco con poche gocce d'acqua?" "So che non posso. Ma, per lo meno, sto facendo la mia parte e mi auguro che gli altri avvertano il mio sforzo. Se tutti gli animali seguiranno il mio esempio, riusciremo a dominare le fiamme e a salvare la nostra foresta."

Parola di Dio: 2Sam 7,1-5.8-11.16; Sal. 88; Lc. 1,67-79

 

Vangelo Lc 1, 67-79

Dal vangelo secondo Luca.

In quel tempo, Zaccaria, padre di Giovanni, fu pieno di Spirito Santo, e profetò dicendo: "Benedetto il Signore Dio d'Israele, perché ha visitato e redento il suo popolo, e ha suscitato per noi una salvezza potente nella casa di Davide, suo servo, come aveva promesso per bocca dei suoi santi profeti d'un tempo: salvezza dai nostri nemici, e dalle mani di quanti ci odiano. Così egli ha concesso misericordia ai nostri padri e si è ricordato della sua santa alleanza, del giuramento fatto ad Abramo, nostro padre, di concederci, liberati dalle mani dei nemici, di servirlo senza timore, in santità e giustizia al suo cospetto, per tutti i nostri giorni. E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell'Altissimo perché andrai innanzi al Signore a preparargli le strade, per dare al suo popolo la conoscenza della salvezza nella remissione dei suoi peccati, grazie alla bontà misericordiosa del nostro Dio, per cui verrà a visitarci dall'alto un sole che sorge per rischiarare quelli che stanno nelle tenebre e nell'ombra della morte e dirigere i nostri passi sulla via della pace". Parola del Signore

 

“BENEDETTO IL SIGNORE, DIO D'ISRAELE”. (Lc. 1,68)

Dinanzi alle meraviglie del Signore, viene spontaneo cantare con accenti poetici. Oggi ascoltiamo l'inno di Zaccaria, il padre di Giovanni battista. Lo ascoltiamo e preghiamo con lui in vista del Natale. La preghiera al Dio d'Israele va oltre la motivazione della nascita prodigiosa di Giovanni. Dio ha visitato e redento il suo popolo e ha suscitato una salvezza potente, fedele alle sue promesse. Si è ricordato della sua alleanza, del suo giuramento di liberarci dalle mani dei nemici. Impariamo a benedire Dio per quello che ha fatto per noi uomini, a benedirlo per la nostra salvezza personale realizzata in Cristo. E contemplando la fedeltà di Dio verso noi chiediamo la grazia di poterlo imitare. Ogni volta che sono fedele, somiglio di più al Dio fedele e Lui allora non ci lascia soli: ci “libera dai nostri nemici” e ci illumina “sulla strada della pace”.

 

 

MARTEDI’ 25 DICEMBRE: NATALE DEL SIGNORE

Una scheggia di preghiera:

 

VENITE, ADORIAMO IL SIGNORE.

 

Tra i santi ricordati oggi: Santa Anastasia, vergine; Santa Eugenia, martire; San Pietro Nolasco.

Hanno detto: L'uomo sereno procura serenità a sé e agli altri". (Epicuro)

Saggezza popolare: Val più una casetta e un cuor contento che un gran palazzo pien di vento

Un aneddoto: In una chiesa africana, durante la raccolta dei doni all'Offertorio, gli incaricati passavano con un largo vassoio di vimini, uno di quelli che servono per la raccolta della manioca. Nell'ultima fila di banchi della chiesa era seduto un ragazzino che guardava con aria pensosa il paniere che passava di fila in fila. Sospirò al pensiero di non avere assolutamente niente da offrire al Signore. Il paniere arrivò davanti a lui. Allora, in mezzo allo stupore di tutti i fedeli, il ragazzino si sedette nel paniere dicendo: “La sola cosa che possiedo, la dono in offerta al Signore”.

Parola di Dio: Messa del giorno: Is. 52,7-10; Sal. 97; Eb. 1,1-6; Gv. 1,1-18

 

Vangelo Gv 1, 1-18

Dal Vangelo secondo Giovanni

In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l'hanno accolta. Venne un uomo mandato da Dio e il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per rendere testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Egli non era la luce, ma doveva render testimonianza alla luce. Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Egli era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di lui, eppure il mondo non lo riconobbe. Venne fra la sua gente, ma i suoi non l'hanno accolto. A quanti però l'hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali non da sangue, né da volere di carne, né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati. E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità. Giovanni gli rende testimonianza e grida: “Ecco l'uomo di cui io dissi: Colui che viene dopo di me mi è passato avanti, perché era prima di me”. Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto e grazia su grazia. Perché la legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo. Dio nessuno l'ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato. Parola del Signore

 

“E IL VERBO SI E’ FATTO CARNE E VENNE AD ABITARE IN MEZZO A NOI”. (Gv. 1,14)

Con l'Incarnazione Dio s'è messo all'ultimo posto perché nessun uomo, anche il più povero e sfortunato, si sentisse a disagio dinanzi a Lui. Nasce a Betlemme in una povera grotta. S'è fatto bambino, s'è fatto uomo umiliato e crocifisso, fino all'annullamento del cimitero, per essere alla pari e a fianco di ogni esperienza umana. Dio è diventato nostro fratello per conoscere, condividere e valorizzare la nostra umanità. "Pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini" (Fil. 2,6-7). Un Dio che non è stato comodo a casa sua, ma s'è sporcato le mani per noi. Non poteva inventare di meglio per dimostrarci che ci ama, che sta dalla nostra parte, anzi che è pronto a morire per noi, come poi ha fatto. Il cuore del peccato è la sfiducia, il sospetto e la paura nei confronti di Dio. Dio ha fatto di tutto per togliere questo sospetto, e "per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo". Dubitare dell'amore di Dio è la più grande offesa che Gli si possa fare! "Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? Egli che non ha risparmiato il proprio Figlio ma lo ha dato per tutti noi, come non ci donerà ogni cosa insieme con lui?" (Rm. 8,31-32). Natale allora è la festa del "Dio con noi". Qui si fonda la nostra grandezza, sicurezza, e gioia e festa. "Io sono infatti persuaso che niente potrà mai separarci dall'amore di Dio, in Cristo Gesù, nostro Signore" (Rm. 8,39). Al di là di quel che meritiamo. "Dio dimostra il suo amore verso di noi perché, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi" (Rm. 5,8).

 

 

MERCOLEDI’ 26 DICEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

NELLE TUE MANI, SIGNORE, AFFIDO IL MIO SPIRITO

 

Tra i santi ricordati oggi: Santo Stefano, martire; San Zosimo, papa; S. Evaristo di Costantinopoli.

Hanno detto: Uomo colto é colui che sa trovare un significato bello alle cose belle (Oscar Wilde)

Saggezza popolare: Un buon mestiere vale due patrimoni. (Proverbio Piemontese)

Un aneddoto: Durante le vacanze, un uomo era uscito a passeggio in una foresta che si estendeva ai margini del villaggio dove si trovava. Errò per un paio d'ore e si perse. Girò a lungo nel tentativo di trovare la strada per tornare al villaggio, provò tutti i sentieri, ma nessuno lo portava fuori dalla foresta. Improvvisamente si imbatté in un'altra persona che come lui stava camminando nella foresta e gridò: “Grazie a Dio c'è un altro essere umano. Mi può indicare la strada per tornare in paese?”. L'altro uomo gli rispose: “No, purtroppo anch'io mi sono perso. Ma c'è un modo per poterci essere d'aiuto: è quello di dirci quali sentieri abbiamo già provato inutilmente. Questo ci aiuterà a trovare quello che ci porterà fuori”.

Parola di Dio: At. 6,8-10;7,54-60; Sal. 30; Mt. 10,17-22

 

1^ Lettura At 6,8-10; 7,54-60

Dagli atti degli Apostoli

In quei giorni, Stefano, pieno di grazia e di fortezza, faceva grandi prodigi e miracoli tra il popolo. Sorsero allora alcuni della sinagoga detta dei "liberti" comprendente anche i Cirenei, gli Alessandrini e altri della Cilicia e dell'Asia, a disputare con Stefano, ma non riuscivano a resistere alla sapienza ispirata con cui egli parlava. All'udirlo, fremevano in cuor loro e digrignavano i denti contro di lui. Ma Stefano, pieno di Spirito Santo, fissando gli occhi al cielo, vide la gloria di Dio e Gesù che stava alla sua destra e disse: "Ecco, io contemplo i cieli aperti e il Figlio dell'uomo che sta alla destra di Dio". Proruppero allora in grida altissime turandosi gli orecchi; poi si scagliarono tutti insieme contro di lui, lo trascinarono fuori della città e si misero a lapidarlo. E i testimoni deposero il loro mantello ai piedi di un giovane, chiamato Saulo. E così lapidavano Stefano mentre pregava e diceva: "Signore Gesù, accogli il mio spirito". Poi piegò le ginocchia e gridò forte: "Signore, non imputar loro questo peccato". Detto questo, morì. Parola di Dio

 

“SIGNORE, NON IMPUTAR LORO QUESTO PECCATO”. (At. 7,60)

Subito dopo la solennità del Natale risuonano nella Chiesa queste parole che ci riportano al Calvario. Sono le parole che Gesù morente pronuncia a difesa dei propri crocifissori. Esse diventano le parole che Stefano, il primo martire cristiano, fa proprie rivelandosi fedele imitatore del suo Maestro. Zelante nell’annunziare la buona novella e coraggioso di fronte agli avversari egli sa testimoniare fino al sangue la propria fede nel Dio Amore. Come Gesù, dunque, anch’egli muore perdonando. La fecondità del suo sacrificio non si farà attendere: il giovane Saulo che è presente alla sua uccisione e l’approva, non molto tempo dopo sarà conquistato dall’amore di Gesù fino a diventare l’apostolo delle genti. L’esempio di Stefano sotto tanti aspetti ci parla, diventa per noi stimolo a camminare sulla strada della testimonianza. Ci sono infatti numerose circostanze e situazioni  in cui siamo chiamati a rendere ragione della nostra fede e se qualche volta il timore ci assale, se ci sentiamo incapaci o anche un po’ vili, il Vangelo ci assicura che dentro di noi dimora lo Spirito Santo che, se lo lasciamo operare, ci dà forza e franchezza.

 

 

GIOVEDI’ 27 DICEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

GESU, RENDIMI INNAMORATO DI TE.

 

Tra i santi ricordati oggi: San Giovanni Apostolo ed Evangelista; Santa Fabiola di Roma.

Hanno detto: Il profumo dei fiori non va contro vento, non quello del sandalo, del tagara e del gelsomino; il profumo dei buoni va contro vento: un uomo retto pervade tutte le regioni (Dhammapada)

Saggezza popolare: La lingua non ha osso ma li rompe all'ingrosso.           

Un aneddoto: Un bambino giocava a "fare il prete" insieme ad un coetaneo, sulle scale della sua casa. Tutto andò bene finché il suo piccolo amico, stufo di fare solo il chierichetto, salì su un gradino più alto e cominciò a predicare. Il bambino naturalmente lo rimproverò bruscamente: "Posso predicare soltanto io! Tu non puoi predicare! Tocca a me! Rovini il gioco, sei cattivo!". Richiamata dagli strilli, intervenne la mamma e spiegò al bambino che per dovere di ospitalità doveva permettere all'altro di predicare. A questo punto il bambino si imbronciò per un attimo, poi illuminandosi salì sul gradino più alto e rispose: "Va bene, lui può continuare a predicare, ma io farò Dio".

Parola di Dio: 1Gv. 1,1-4; Sal 96; Gv. 20,2-8

 

Vangelo Gv 20, 2-8

Dal Vangelo secondo Giovanni

Nel giorno dopo il sabato, Maria di Magdala corse allora e andò da Simon Pietro e dall'altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: "Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l'hanno posto!". Uscì allora Simon Pietro insieme all'altro discepolo, e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l'altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Chinatosi, vide le bende per terra, ma non entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro che lo seguiva ed entrò nel sepolcro e vide le bende per terra, e il sudario, che gli era stato posto sul capo, non per terra con le bende, ma piegato in un luogo a parte. Allora entrò anche l'altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Parola del Signore

 

“MARIA MADDALENA CORSE E ANDO’ DA SIMON PIETRO E DALL’ALTRO DISCEPOLO, QUELLO CHE GESU’ AMAVA” (Gv. 20,2)

 A prima vista, anche oggi, un’altra stranezza della liturgia; ieri, subito dopo Natale, la festa e il ricordo del primo martire, oggi la memoria di un evangelista, Giovanni, domani il ricordo dei bambini uccisi da Erode: sembra una confusione di tempi e di personaggi non troppo adatta a farci vivere “lo spirito natalizio”. Invece mi sembra estremamente bello che, dopo aver celebrato la venuta di Gesù vediamo come il suo Regno si realizza in forme e modi tanto diversi: c’è chi muore martire cosciente e coerente per Gesù, chi lo testimonia sentendosi amato da Lui e scrivendo un Vangelo e chi innocente, senza saperlo, dà la sua vita per Cristo. Ecco la Chiesa! E’ una definizione bella e audace quella che Giovanni usa per definire se stesso: “Colui che Gesù amava”, infatti noi sappiamo che Gesù ama tutti indistintamente. Ma Giovanni si era accorto con meraviglia e gioia di una cosa: Gesù che ama tutti ha un amore particolare per ciascuno. Le scelte di Dio sono misteriose e incomprensibili. Ogni uomo riceve una vocazione unica... Pietro ha ricevuto il primato tra i Dodici, Giovanni ha ricevuto la vocazione di essere “colui che Gesù amava”. Entrambi questi ruoli hanno significato all’interno della Chiesa. E’ necessario che ci sia il ruolo della guida e il ruolo dell’animazione interiore. E’ necessario correre insieme, come ci vien detto nel Vangelo di oggi, anche se uno corre più forte dell’altro, ma è anche necessario sapersi aspettare. Anche tu hai dei doni particolari: è il modo di Gesù di parlarti, ed essi sono il modo con cui tu puoi rispondere a Lui. I doni che tu hai, però, non sono per farti superiore agli altri, sono per il bene comune. Hai mai pensato di chiederti quale sia la tua vocazione, cioè quali sono i modi specifici con cui Dio ti ama? Se Dio ti ama così particolarmente, sai mettere a servizio degli altri ciò che Dio ti ha dato?

 

 

VENERDI’ 28 DICEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

A TE GRIDA, SIGNORE, IL DOLORE INNOCENTE.

 

Tra i santi ricordati oggi: Santi martiri innocenti; Sant’Antonio di Lerins.

Hanno detto: Io credo nel Dio che ha fatto gli uomini, non nel Dio che gli uomini hanno fatto (A. Karr)

Saggezza popolare: Chi ha perduto la libertà, non ha più nulla da perdere.

Un aneddoto: Un giorno, su uno stretto ponticello che attraversava un tumultuoso e profondo torrente si trovarono, testa contro testa, due caprette, provenienti dalla riva opposta. Entrambe volevano attraversare. “Togliti di mezzo!” , gridò la prima. “Sei diventata matta?” - replicò l'altra – “Sono arrivata prima io sul ponte!” “Questa è proprio una stupidaggine. Non ti accorgi che io sono più anziana di te? Cedimi il passo!”.  “Se è solo per questo, io sono molto più forte!” Nessuna delle due intendeva cedere. Continuarono con insulti sempre più offensivi. Le corna si sfiorarono minacciose, poi violenta scoppiò la lotta. Le due caprette arretravano di qualche passo, prendevano la rincorsa e poi cozzavano una contro l'altra con tutta la forza. Al terzo irruente scontro le due caprette persero l'equilibrio e precipitarono entrambe nelle schiumose e travolgenti acque del torrente.

Parola di Dio: 1Gv. 1,5-2,2; Sal. 123; Mt.2,13-18

 

Vangelo Mt 2, 13-18

Dal Vangelo secondo Matteo

I Magi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: "Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto, e resta là finché non ti avvertirò, perché Erode sta cercando il bambino per ucciderlo". Giuseppe, destatosi, prese con sé il bambino e sua madre nella notte e fuggì in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode, perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: Dall'Egitto ho chiamato il mio figlio. Erode, accortosi che i Magi si erano presi gioco di lui, s'infuriò e mandò ad uccidere tutti i bambini di Betlemme e del suo territorio dai due anni in giù, corrispondenti al tempo su cui era stato informato dai Magi. Allora si adempì quel che era stato detto per mezzo del profeta Geremia: Un grido è stato udito in Rama, un pianto e un lamento grande; Rachele piange i suoi figli e non vuole essere consolata, perché non sono più". Parola del Signore

 

“ERODE MANDO’ AD UCCIDERE TUTTI I BAMBINI DI BETLEMME”. (Mt. 2,16)

“Signore Gesù, tu sei l’unico intercessore che può difendere la nostra causa presso il Padre, tutte le volte che facciamo l'esperienza negativa del peccato e della lontananza da te. Tante volte l'umanità ha rotto la tua alleanza ed altrettante volte tu l'hai  riallacciata senza mai stancarti, manifestandoti ricco di perdono e di bontà. Non cessare di essere il nostro difensore, nonostante le molte stragi di innocenti che sempre si ripetono sul nostro pianeta, i molti peccati di scandalo che feriscono tante persone semplici, le sofferenze di ogni genere che vengono inflitte a tanti innocenti per l'ingordigia di altrettanti Erodi di oggi che cercano solo il potere, il successo e il possesso di beni materiali. Signore, fa' che tutti questi mali non si ripetano più tra di noi, che l'intera umanità possa ritrovare in te, e per mezzo del tuo esempio di vita, il senso della fratellanza e dell'unità. Certo è tua opera l'unione dei dispersi, la giustizia piena e la concordia, la pace messianica che tu hai predicato, ma anche noi vogliamo collaborare per la costruzione di un mondo più giusto e fraterno, dove i vincoli dell'egoismo siano spezzati. Signore Gesù, che la nostra vita cristiana ci renda capaci di edificare la nuova famiglia umana, radicata nell'amore verso gli altri.”

 

 

SABATO 29 DICEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

GLORIA NEI CIELI E GIOIA SULLA TERRA.

 

Tra i santi ricordati oggi: San Tommaso Becket; San Davide, re; San Vitale, abate.

Hanno detto: E' difficilissimo parlare senza dire qualcosa di troppo. (Luigi XIV)

Saggezza popolare: Dalla casa del lavoro, miseria e melanconia scappano. (Proverbio Piemontese)

Un aneddoto: Un discepolo parlava con disprezzo dell'avidità e della violenza della gente “fuori, nel mondo”.
Il maestro disse: “Mi ricordi quel lupo che stava attraversando una fase di bontà. Quando vide un gatto che dava la caccia a un topo, si girò verso un lupo suo compagno e disse indignato: "Non sarebbe ora che qualcuno facesse qualcosa per fermare questi teppisti?".

Parola di Dio: 1Gv. 2,3-11; Sal. 95; Lc. 2,22-35

 

1^ Lettura 1 Gv 2, 3-11

Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo.

Carissimi da questo sappiamo d'averlo conosciuto Gesù: se osserviamo i suoi comandamenti. Chi dice: “Lo conosco” e non osserva i suoi comandamenti, è bugiardo e la verità non è in lui; ma chi osserva la sua parola, in lui l'amore di Dio è veramente perfetto. Da questo conosciamo di essere in lui. Chi dice di dimorare in Cristo, deve comportarsi come lui si è comportato. Carissimi, non vi scrivo un nuovo comandamento, ma un comandamento antico, che avete ricevuto fin da principio. Il comandamento antico è la parola che avete udito. E tuttavia è un comandamento nuovo quello di cui vi scrivo, il che è vero in lui e in voi, perché le tenebre stanno diradandosi e la vera luce gia risplende. Chi dice di essere nella luce e odia suo fratello, è ancora nelle tenebre. Chi ama suo fratello, dimora nella luce e non v'è in lui occasione di inciampo. Ma chi odia suo fratello è nelle tenebre, cammina nelle tenebre e non sa dove va, perché le tenebre hanno accecato i suoi occhi. Parola di Dio

 

“CHI DICE: LO CONOSCO, E NON OSSERVA I SUOI COMANDAMENTI, E’ BUGIARDO E LA VERITA’ NON E’ IN LUI”. (1Gv. 2,4)

Se la fede fosse come spesso intendiamo noi, sbagliando, conoscenza intellettiva di Dio, tutti potrebbero arrivare a conoscere l’esistenza di un Dio principio dell’universo che poi ciascuno potrebbe chiamare con il nome preferito da Supremo a Caos. Ma tutto questo non cambierebbe molto nella nostra vita fatta di giorni, di anni, di lavoro, di gioie e di sofferenze. Dico ancora di più: se abbiamo celebrato il Natale solo come ricordo storico anche di un Dio che si è fatto uomo per farsi un giro sulla terra come succedeva agli antichi dei di tante mitologie, ma che ora è nel suo regno di eternità e che alla fin fine non ha cambiato nulla del nostro vivere, anche questo non mi soddisfa e mi dice estremamente poco. Ma la frase di San Giovanni che meditiamo oggi, questa sì, mi fa riflettere. Il nostro Dio cominci a conoscerlo non quando sai i dati anagrafici di Gesù ma quando cominci a vivere in concreto quello che Gesù ha fatto e detto: fin che il Vangelo è la storia di un dio incarnato serve a poco, quando il vangelo diventa senso di vita allora puoi incontrare Dio. In fondo è la stessa cosa detta in un altro modo che troviamo sempre nel brano di oggi: “Chi ama suo fratello è nella luce” cioè fin che non ami il fratello che vedi come puoi dire amare Dio che non vedi? La fede dunque è, con tutti i nostri limiti umani, far esperienza viva di un Dio vivo che oggi concretizza la sua venuta di amore sulla terra.

 

 

DOMENICA 30 DICEMBRE: SANTA FAMIGLIA ANNO A

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, DONA PACE E UNITA’ ALLE NOSTRE FAMIGLIE.

 

Tra i santi ricordati oggi: San Giocondo, vescovo di Aosta; San Ruggero, vescovo.

Hanno detto: La cosa più bella con cui possiamo entrare in contatto è il mistero. E' la sorgente di tutta la vera arte e di tutta la vera scienza (Albert Einstein)

Saggezza popolare: La discrezione è la madre delle virtù.

Un aneddoto: La regina Vittoria, potentissima sovrana d'Inghilterra, era molto affezionata al marito Alberto di Coburgo. Alberto non poteva portare il titolo di re e non aveva un ruolo pubblico. Pur amandosi molto, ogni tanto i due litigavano. Un giorno dopo una discussione, il principe Alberto si chiuse nella sua camera. Poco dopo, Vittoria sopraggiunse e bussò. “Chi è?” domandò Alberto. “La regina d'Inghilterra!” rispose lei. La porta restò chiusa e la giovane moglie bussò ancora. “Chi è?”. “La regina d'Inghilterra!”.  Silenzio. E così per parecchie volte di seguito. Finalmente: “Chi è?” “Tua moglie, Alberto” rispose Vittoria. La porta, immediatamente, si spalancò.

Parola di Dio: Sir. 3,2-6;12-14; Sal.127; Col 3,12-21; Mt. 2,13-15.19-23

 

Vangelo Mt 2, 13-15. 19-23

Dal Vangelo secondo Matteo

I Magi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: “Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto, e resta là finché non ti avvertirò, perché Erode sta cercando il bambino per ucciderlo”. Giuseppe, destatosi, prese con sé il bambino e sua madre nella notte e fuggì in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode, perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: Dall'Egitto ho chiamato il mio figlio. Morto Erode, un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe in Egitto e gli disse: “Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e và nel paese d'Israele; perché sono morti coloro che insidiavano la vita del bambino”. Egli, alzatosi, prese con sé il bambino e sua madre, ed entrò nel paese d'Israele. Avendo però saputo che era re della Giudea Archelào al posto di suo padre Erode, ebbe paura di andarvi. Avvertito poi in sogno, si ritirò nelle regioni della Galilea e, appena giunto, andò ad abitare in una città chiamata Nazareth, perché si adempisse ciò che era stato detto dai profeti: “Sarà chiamato Nazareno”. Parola del Signore

 

“UN ANGELO DEL SIGNORE APPARVE IN SOGNO A GIUSEPPE E GLI DISSE: ALZATI, PRENDI CON TE IL BAMBINO E SUA MADRE E FUGGI IN EGITTO”. (Mt. 2,13)

Fa riflettere il fatto che il Signore abbia voluto fare il suo ingresso nella storia umana all’interno di una famiglia perché così ci ha fatto vedere il progetto di Dio sulla famiglia umana. Dio infatti ci richiama anche oggi affinché la famiglia sia luogo autentico di crescita delle persone. Per la famiglia di Nazareth i nemici in questo caso furono Erode e i suoi soldati oggi hanno altri nomi come ad esempio: libero amore, facili divisioni per futili motivi, individualismo esasperato, aborto, leggi incuranti della famiglia, superficialità, eutanasia… Perfino il pensare a costruire una famiglia cristiana può apparire una sfida difficile. Il vangelo odierno però ci conforta insegnandoci che se, come San Giuseppe e la Madonna impariamo ad ascoltare, a fidarci e ad obbedire alla Parola di Dio, avremo scoperto il segreto. Se ascoltiamo la voce dello Spirito, se sappiamo prendere poi insieme decisioni che siano coerenti e coraggiose, troveremo la strada. Giuseppe attento alla Parola del Signore, non pensò a se stesso. Padre prudente e responsabile si diede da fare per far fronte alle minacce di Erode e salvare la propria famiglia. Lavorando concretamente, nella fiducia in Dio, collaborando con tante altre famiglie che si impegnano con noi, non vinceranno gli ‘Erode’ di oggi, ma vincerà la famiglia come Dio l’ha pensata e come la vuole.

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LUNEDI' 31 DICEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

GRAZIE! PIETA’ DI ME! VIENI ANCORA, SIGNORE GESU’.

 

Tra i santi ricordati oggi: San Silvestro, papa; Santa Melania; San Giovanni Francesco Regis.

Hanno detto: Il mare unisce i Paesi che separa (Alexander Pope)

Saggezza popolare: Pretendere di accontentare i desideri con il possesso e come cercare di spegnere un fuoco con della paglia

Un aneddoto: Gli esseri umani giungono sulla terra per fare un lavoro, ma quanti se ne ricordano? La maggior parte assomiglia a quell'angelo che, si dice, volle conoscere che cosa fosse la vita sulla terra. Per meglio studiarla prese la forma di un maiale. L'esistenza gli sembrava magnifica, deliziosa... Mangiava le ghiande e un cibo saporito chiamato pastone. Si era sposato con un'incantevole scrofa ed era circondato da una quantità adorabile di maialini. Mio Dio, che felicità! Non era più in grado di distogliersi da una simile felicità. I suoi amici, in alto, cominciarono a preoccuparsi: il tirocinio durava molto più del previsto. Gli inviarono dei messaggi, ma niente da fare!... Alla fine si dissero che l'unica soluzione era di accelerare il momento in cui sarebbe stato trasformato in prosciutto. Il maiale fu quindi sgozzato e, quando l'angelo uscì da quella pesante forma, fu stupefatto di essersi perso in quello stato così a lungo e ringraziò i suoi fratelli di averlo liberato. Ebbene, spesso tali avventure accadono anche agli uomini. Si addentrano così profondamente nella materia che il Cielo è obbligato ad inviare loro qualche forte scossa per rompere le loro forme e liberare il loro spirito.

Parola di Dio: 1Gv.2,18-21; Sal.95; Gv.1,1-18

 

Vangelo Gv 1, 1-18

Dal vangelo secondo Giovanni.

In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l'hanno accolta. Venne un uomo mandato da Dio e il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per rendere testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Egli non era la luce, ma doveva render testimonianza alla luce. Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Egli era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di lui, eppure il mondo non lo riconobbe. Venne fra la sua gente, ma i suoi non l'hanno accolto. A quanti però l'hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali non da sangue, né da volere di carne, né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati. E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità. Giovanni gli rende testimonianza e grida: "Ecco l'uomo di cui io dissi: Colui che viene dopo di me mi è passato avanti, perché era prima di me". Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto e grazia su grazia. Perché la legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo. Dio nessuno l'ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato. Parola del Signore

 

“VENNE TRA LA SUA GENTE, MA I SUOI NON L’HANNO ACCOLTO. A QUANTI L’HANNO ACCOLTO DIEDE IL POTERE DI DIVENTARE FIGLI DI DIO”. (Gv. 1,11-12)

Mi piace concludere questo anno, dono del Signore, meditando con voi questo versetto. Gesù è venuto nei 365 giorni di questo anno, è venuto come quella notte a Betlemme, umile, piccolo, ma ricco dei doni di Dio, di un amore unico per me, è venuto sempre bussando alla porta del mio cuore e mai imponendosi. Non ha voluto nulla, non mi ha preso tasse, non mi ha imposto balzelli, mi ha offerto se stesso come chiave per leggere la mia storia, per vivere le mie sofferenze, per dar senso profondo ai miei affetti, per gioire pienamente con me, per farmi entrare nel progetto di amore di Dio suo e mio Padre. Con sé ha portato tante persone e mi ha detto che se volevo essi erano miei fratelli, amati come me. Mi ha offerto di cantare con me il tempo, la natura,l’intera creazione… “Ma i suoi non lo accolsero” : che tristezza se è successo così, quanti doni persi, quanta irriconoscenza… Ma Lui non tiene il muso viene e bussa ancora, aspetta con speranza, ci riprova perché se lo  ho accolto o lo accoglierò io possa diventare “figlio di Dio” generato non da carne ma da Spirito Santo: Grazie! Pietà di me! Vieni ancora Signore Gesù!

     
     
 

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