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SCHEGGE E SCINTILLE

PENSIERI, SPUNTI, RIFLESSIONI

DALLA PAROLA DI DIO E DALLA VITA

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a cura di: don_franco_locci@libero.it

 

NOVEMBRE 2007

 

 

GIOVEDI’ 1 NOVEMBRE: FESTA DI TUTTI I SANTI

Una scheggia di preghiera:

 

COME CE L’HANNO FATTA I SANTI, CON LA TUA GRAZIA, SIGNORE, POSSO FARCELA ANCH’IO.

 

Hanno detto: Quando Dio premierà i nostri meriti, non farà nient'altro che coronare i suoi doni. (Sant’Agostino)

Saggezza popolare: Un nemico dichiarato è meno pericoloso di un amico ambiguo. (proverbio Spagnolo)

Un aneddoto: Era una vecchia scozzese, ammalata che aspettava serenamente il momento della morte. Il parroco andava a trovarla ed era ammirato da come questa anziana parlasse e vivesse la Sacra Scrittura. Un giorno le pose questa sconcertante domanda: “Lei non ha mai dei dubbi, Nancy? E se malgrado tutte le sue preghiere, Dio permettesse che la sua anima si perda?”

Nancy si drizzò sul gomito e pose la mano sulla sua preziosa Bibbia: “Mio caro giovane, è tutto ciò che ha da dirmi?

Ma è Dio che farebbe la più grande perdita. Ammettiamo che la mia anima sia perduta, e questo dopo tutto non sarebbe una perdita così grave; ma Dio, Lui, perderebbe il suo onore e il suo carattere! Io ho avuto fiducia in Lui; ho preso in parola le sue promesse. Se Lui mancasse di parola, diventerebbe mentitore e l’universo precipiterebbe nel caos!”.

Parola di Dio: Ap. 7,2-4.9-14; Sal. 23; 1Gv.3,1-3; Mt. 5,1-12

 

2^ Lettura 1 Gv 3, 1-3

Dalla prima lettera di Giovanni Apostolo

Carissimi, vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! La ragione per cui il mondo non ci conosce è perché non ha conosciuto lui. Carissimi, noi fin d'ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è. Chiunque ha questa speranza in lui, purifica se stesso, come egli è puro. Parola di Dio

 

“LA RAGIONE PER CUI IL MONDO NON CI CONOSCE E’ PERCHE’ NON HANNO CONOSCIUTO LUI”. (1Gv. 3,1)

Spesso siamo portati a vedere nella nostra vita e nella nostra storia la presenza del male e le persone che lo operano; al massimo rischiamo di vedere l’apatia di molti, la loro indifferenza, ma forse proprio perché la santità ci sembra una cosa lontana non ci rendiamo conto che non solo noi siamo chiamati ad essere “santi perché Dio è santo”, ma neanche riusciamo a vedere la santità intorno a noi. Eppure già gli uomini nuovi sono sparsi in tutta la terra. Alcuni sono ancora difficilmente riconoscibili; ma altri possiamo riconoscerli. Di tanto in tanto li incontriamo. Le loro voci e le loro facce sono diverse dalle nostre: più forti, più calme, più liete, più raggianti. Questi uomini partono da dove i più di noi si arrestano. Sono riconoscibili, ma dobbiamo sapere cosa cercare. Non attirano l'attenzione su di sé. Tu immagini di far loro del bene, mentre sono loro a fartene. Ti amano più di quanto ti amino gli altri uomini, ma hanno meno bisogno di te. Sembrano, di solito, avere una quantità di tempo a disposizione, e tu ti domandi da dove gli venga. Quando abbiamo riconosciuto uno di essi, riconoscere il successivo ci riesce molto più facile. E io sospetto molto fortemente (ma come faccio a saperlo?) che essi si riconoscano tra loro immediatamente e infallibilmente, al di là di ogni barriera di colore, sesso, classe, età, e anche dottrina. Diventare santi è un po' come aderire a una società segreta. Per dirla in termini molto riduttivi dev'essere un gran divertimento.

 

 

VENERDI’ 2 NOVEMBRE: COMMEMORAZIONE DEI FEDELI DEFUNTI

Una scheggia di preghiera:

 

IO CREDO, RISORGERO’, QUESTO MIO CORPO VEDRA’ IL SALVATORE.

 

Hanno detto: Il segno del Cristianesimo non è un quadrifoglio, ma una croce. (Paul Claudel)

Saggezza popolare: Se la sventura ci ha resi saggi, non è più una sventura. (proverbio Medio Orientale)

Un aneddoto: Trascrivo qui la preghiera di una giovane madre colpita da un cancro, poco prima di essere chiamata presso il Signore.

"Imploro la tua misericordia, mio Dio! Abbi pietà di me. Ignoro, Signore, se tu vuoi che io viva o che muoia, che sia a lungo ammalata o che guarisca. Fa' di me quello che giudicherai buono, purché io non cessi di amarti, di temerti e di adorarti qualunque sia il mio stato e che né la vita, né la morte mi separino mai da te, né dall'amore che mi hai testimoniato nel tuo Figlio. Tu vuoi, o mio Dio, che durante questa malattia dia ai miei amici esempio di fiducia e di fermezza per edificarli. Non permettere che li scandalizzi con i miei mormorii, le mie impazienze, le mie esigenze. Fa’ piuttosto che vedano in me di che cosa è capace una natura debole e fragile come la mia quando è sostenuta dalla tua grazia e diretta dalla luce del tuo Vangelo. Possa io imitare l'esempio di Gesù, la sua pazienza, la sua sottomissione, la sua umiltà e fammi grazia per amore del tuo nome. Amen."

Parola di Dio: Gb. 19,1.23-27; Sal. 26; Rom. 5,5-11; Gv. 6,37-40

 

1^ Lettura Gb 19, 1.23-27

Dal libro di Giobbe

Rispondendo Giobbe disse:"Oh, se le mie parole si scrivessero, se si fissassero in un libro, fossero impresse con stilo di ferro sul piombo, per sempre s'incidessero sulla roccia! Io lo so che il mio Vendicatore è vivo e che, ultimo, si ergerà sulla polvere! Dopo che questa mia pelle sarà distrutta, senza la mia carne, vedrò Dio. Io lo vedrò, io stesso, e i miei occhi lo contempleranno non da straniero". Parola di Dio

 

“DOPO CHE QUESTA MIA PELLE SARA’ DISTRUTTA, VEDRO’ DIO”. (Gb. 19,26)

Per questa giornata ecco una cruda ma esaltante riflessione di Jacques Maritain:

"Mi scandalizza il fatto di come i cristiani parlano dei loro defunti. Li chiamano morti; non sono stati capaci di rinnovare il loro vocabolario umano su un punto che tuttavia tocca i doni essenziali della fede. Morti! Si va ad assistere ad una messa per i morti! Si va al cimitero a portare i fiori ai morti, si prega per i morti! Come se essi non fossero miliardi di volte più vivi di noi! Come se la verità fondamentale annunciata nel Prefazio della Messa per i defunti “la vita è cambiata, non è tolta”, fosse una verità morta, incapace di trasformare il modo comune di parlare. La morte  è una "invenzione degli impresari di pompe funebri". Si può usare il termine "morto" sui registri di stato civile, o della polizia, il cui vocabolario non è quello della verità, ma delle apparenze. Coloro che hanno lasciato questa terra per entrare nell'altro mondo non sono dei morti:

 

SABATO 3 NOVEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

HA GUARDATO L’UMILTA’ DELLA SUA SERVA ED HA FATTO GRANDI COSE.

 

Tra i santi ricordati oggi: San Martino de Porres; Santa Silvia; Santa Ginevra.

Hanno detto: Non capiamo Pietro e le sue chiavi se prima non abbiamo capito Cristo e la sua croce. (Marcel Gros)

Saggezza popolare: Il leopardo non perde le chiazze del padre. (proverbio Macua)

Un aneddoto: Ho letto una volta una testimonianza che diceva pressappoco così: “Ho visto a Lourdes con i miei occhi, anni fa, il tumulto della folla per un miracolo ed ho pianto anch’io. Ma sempre a Lourdes nessuno ha pianto, nemmeno io, per quell’uomo che si rialzava davanti a me dopo essere stato, in nome di Dio, perdonato dai suoi peccati. Eppure era cosa altrettanto divina”.

Parola di Dio: Rm. 11,1-2.11-12.25-29; Sal.93;Lc. 14,1.7-11

 

Vangelo Lc 14, 1.7-11

Dal vangelo secondo Luca

Un sabato Gesù era entrato in casa di uno dei capi dei farisei per pranzare e la gente stava ad osservarlo. Gesù, vedendo come gli invitati sceglievano i primi posti, disse loro una parabola: "Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più ragguardevole di te e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: Cedigli il posto! Allora dovrai con vergogna occupare l'ultimo posto. Invece quando sei invitato, và a metterti all'ultimo posto, perché venendo colui che ti ha invitato ti dica: Amico, passa più avanti. Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali. Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato". Parola del Signore

 

“CHIUNQUE SI ESALTA SARA’ UMILIATO, E CHI SI UMILIA SARA’ ESALTATO”.(Lc. 14,11)

Ci sono tanti tipi di esaltazione: da chi è ‘fissato’ per certe cose e vede solo più quelle, ad esempio il malato immaginario; a chi pretende di essere il migliore di tutti e vede gli altri solo in funzione di se stesso e delle proprie idee, ma c’è una esaltazione, quella religiosa, che supera tutte le altre, è la più assurda di tutte e qualche volta porta ad intransigenze e fondamentalismi che sono esattamente l’opposto di ciò che la fede dovrebbe manifestare. Anche in questo caso i gradi di ‘esaltazione’ possono essere diversi: da chi pensa di aver capito, lui solo, il vero senso della Parola, e nel nome di questa impone se stesso agli altri, a chi per amore di spiritualità dimentica l’umanità, a chi vuole ergersi a difensore di Dio e della fede, quasi che Dio non sappia difendersi da solo. Gesù lo dice chiaro: a tutti questi tipi di esaltazione che tendono ad appropriarsi di un Dio costruito dagli uomini e a non riconoscere il fratello si oppone solo la vera umiltà che non  vuol dire: ‘non valere niente’ ma che mette le cose al loro giusto posto cioè dà a Dio il suo ruolo di Dio, di creatore e Signore e all’uomo il ruolo di creatura, amata da Dio, ma bisognosa di tutto da Lui e al prossimo il ruolo di fratello chiamato dalla misericordia di Dio a camminare con me verso di Lui.

 

 

DOMENICA 4 NOVEMBRE XXXI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, TRASFORMA TU I MIEI LIMITI IN GRAZIA.

 

Tra i santi ricordati oggi: San Carlo Borromeo; San Gerardo di Angers.

Hanno detto: Per credere dieci volte di più in Dio, basta credere dieci volte in meno in noi stessi. Dio parla a tutti, ma la maggior parte di noi non gli lascia dire una parola. (Andrè Frossard)

Saggezza popolare: L'aver vinto se stesso è molto più glorioso di aver vinto un nemico. (proverbio Latino)

Un aneddoto: Il 30 ottobre 1584 San Carlo Borromeo che sarebbe morto quattro giorni dopo, sfinito dalle fatiche pastorali, a soli 46 anni si trovava a Cannobio per un ultimo adempimento (la fondazione del Collegio Papio di Ascona).

Voleva essere a Milano per la festività dei Santi, ma era ormai molto grave e febbricitante.

A un cappuccino, che lo vegliava e gli consigliava di attenuare un poco le sue austerità, San Carlo rispose: “La candela per far lume agli altri deve consumare se stessa. Così dobbiamo fare noi: consumare noi stessi per dar buon esempio agli altri”.

Parola di Dio: Sap. 11,23-12,2; Sal 144; 2Tes. 1,11-2,2; Lc. 19,1-10

 

Vangelo Lc 19, 1-10

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù, entrato in Gerico, attraversava la città. Ed ecco un uomo di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere quale fosse Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, poiché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per poterlo vedere, salì su un sicomoro, poiché doveva passare di là. Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: “Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua”.In fretta scese e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano:“E' andato ad alloggiare da un peccatore!”. Ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: “Ecco, Signore, io do la metà dei miei beni ai poveri; e se ho frodato qualcuno, restituisco quattro volte tanto”. Gesù gli rispose: “Oggi la salvezza è entrata in questa casa, perché anch'egli è figlio di Abramo; il Figlio dell'uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto”. Parola del Signore

 

“NON GLI RIUSCIVA DI VEDERE GESU’ PERCHE’ ERA PICCOLO DI STATURA”.(Lc. 19,3)

Chissà perché tutti fin da piccoli desiderano diventare alti, forse perché dall’alto si vede meglio! I bambini sognano di diventare più alti dei loro fratelli, gli adolescenti sognano di crescere ancora per diventare come i campioni che ammirano… l’altezza è sempre considerata una cosa importante. Chi è basso, si mette i tacchi per sembrare più alto, forse perché ha paura di non essere visto né considerato, ha paura di perdersi tra tanti. Nell’uomo si nota questo forte desiderio di emergere. Nel vangelo vediamo come Zaccheo si trova con l’handicap della piccolezza e,quella folla che dovrebbe aiutarlo a trovare Gesù invece gli fa da muro. Ma Zaccheo non si perde d’animo e non si accontenta neanche dei tacchi alti, cerca un albero sul quale arrampicarsi per vedere Gesù. Questa cosa che diventa il principio della salvezza per Zaccheo vale anche per altre faccende. Ad esempio se tu hai una pazienza bassa e vuoi che diventi più alta, quale albero puoi salire? C’è un albero adatto a questo? Sì, l’albero che Gesù ha regalato a tutti noi. Il suo albero, l’albero della sua croce. Un bimbo piccolo come può diventare alto? Stando in braccio al suo papà, meglio in collo, a cavalcioni sulle spalle. Allora diventa anche più alto del suo papà! Se noi vogliamo diventare alti in tutto, chiediamo a Gesù di prenderci in braccio e vedremo tutto dalla sua altezza!

 

 

LUNEDI’ 5 NOVEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

GRAZIE DELLA TUA GENEROSITA’, O SIGNORE.

 

Tra i santi ricordati oggi: Santa Elisabetta e San Zaccaria; Sant’Emerico

Hanno detto: Il successo è già presente negli insuccessi. (Alessandro Pronzato)

Saggezza popolare: Chi ha sanità, è ricco e non lo sa. (proverbio Italiano)

Un aneddoto: San Filippo Neri spesso si sentiva in dovere di schiaffeggiare i prepotenti. "Questo ceffone non è per te, si scusava, è per il diavolo che sta dentro di te". Una volta osò dare uno schiaffo ad un delinquente che era il terrore del quartiere. Questi risentito si avvicinò al santo per colpirlo, ma non fece in tempo perché Filippo, pronto, gli appioppò un secondo sono ceffone. "Questo, gli disse, non è per il diavolo, è proprio per te".

Parola di Dio: Rm. 11,29-36; Sal. 68; Lc. 14,12-14

 

Vangelo Lc 14, 12-14

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse al capo dei Farisei che l'aveva invitato: "Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici, né i tuoi fratelli, né i tuoi parenti, né i ricchi vicini, perché anch'essi non ti invitino a loro volta e tu abbia il contraccambio. Al contrario, quando dai un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti". Parola del Signore

 

“QUANDO DAI UN PRANZO INVITA POVERI, STORPI E ZOPPI…  PERCHE’ NON HANNO DA RICAMBIARTI”. (Lc. 14,13)

Quante cose si fanno per averne un contraccambio! Qualche volta la cosa è diretta: “Io ti do questo, ti faccio questo piacere ma poi tu ti ricordi di me in quella occasione o mi fai avere una agevolazione in quel caso”. Altre volte la cosa è ancor più complicata perché si vuole apparire buoni facendo determinate cose per ottenere benevolenza, stima, aiuti. Siamo poi arrivati a comportarci così anche con Dio o con quel Dio che certa religione ha così ben codificato che è diventato una specie di fornitore di norme e, se si obbediscono queste, Egli diventa uno che deve per forza darci un premio, allora: “Vado a messa la domenica, faccio un po’ di carità, dico le preghiere del mattino e della sera, accendo una candela, e Dio deve darmi salute, benessere e paradiso: e se per caso le cose non funzionano così, è Lui che non sta al patto!”.

Gesù ci invita ad essere giusti, a fare il bene non perché c’è una norma, ma perché è bene, è giusto, è bello fare così, ci invita ad essere generosi non per venirne ricompensati, non per poter accampare pretese, ma perché abbiamo capito la generosità di Dio ed è giusto imitarla, perché abbiamo ‘compassione’ vera del fratello, perché è un dovere di giustizia restituire a chi ha di meno. E la ricompensa? Nel momento in cui smetteremo lo stile da commercianti, scopriremo due cose: il bene è ricompensa a se stesso, e Dio non riuscirai mai a batterlo in generosità!

 

 

MARTEDI’ 6 NOVEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

TU SEI PROVVIDENZA PER OGNI UOMO SULLA TERRA.

 

Tra i santi ricordati oggi: San Leonardo; San Demetrio.

Hanno detto: Chi non ha mai pagato qualcosa sulla propria pelle per Cristo, non lo ha ancora conosciuto. (M. Fiorentino)

Saggezza popolare: Quando il caso è disperato la Provvidenza é vicina. (proverbio Islandese)

Un aneddoto: I giudici dicono a Giovanna d’Arco: “Siete certa voi d’essere in grazia di Dio?”

(Domanda imbarazzante perché si riferiva a tutto il problema del suo misticismo, della sicurezza che aveva d’essere sulla via di Dio). Ella molto semplicemente rispose: “Se ci sono, Dio mi manterrà; se non ci sono, Dio mi ci metterà!”

Parola di Dio: Rm. 12,5-16; Sal. 130;Lc. 14,15-24

 

1^ Lettura Rm 12, 5-16

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani

Fratelli, noi, pur essendo molti, siamo un solo corpo in Cristo e ciascuno per la sua parte siamo membra gli uni degli altri. Abbiamo pertanto doni diversi secondo la grazia data a ciascuno di noi. Chi ha il dono della profezia la eserciti secondo la misura della fede; chi ha un ministero attenda al ministero; chi l'insegnamento, all'insegnamento; chi l'esortazione, all'esortazione. Chi da, lo faccia con semplicità; chi presiede, lo faccia con diligenza; chi fa opere di misericordia, le compia con gioia. La carità non abbia finzioni: fuggite il male con orrore, attaccatevi al bene; amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda. Non siate pigri nello zelo; siate invece ferventi nello spirito, servite il Signore. Siate lieti nella speranza, forti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera, solleciti per le necessità dei fratelli, premurosi nell'ospitalità. Benedite coloro che vi perseguitano, benedite e non maledite. Rallegratevi con quelli che sono nella gioia, piangete con quelli che sono nel pianto. Abbiate i medesimi sentimenti gli uni verso gli altri; non aspirate a cose troppo alte, piegatevi invece a quelle umili. Parola di Dio

 

“RALLEGRATEVI CON QUELLI CHE SONO NELLA GIOIA”. (Rm. 12,15)

Può sembrare strano ma a volte è più facile aver compassione, piuttosto che gioire con gli altri. E’ facile, vedendo una persona che soffre, sentirci solidali, dire “poveretto”, magari fare anche qualcosa; un esempio: davanti alle persone che muoiono di fame ci sentiamo tristi, magari anche un po’ vergognosi, e spesso riusciamo perfino a mettere mano al portafogli per fare qualcosa, ma in fondo in fondo qualche volta diciamo “poveretto lui”, ben contenti che non sia capitato a noi. Gioire invece per l’avanzamento di un collega, per una famiglia che ha avuto una inaspettata fortuna, con quel mio compagno di classe che ha preso un bel voto, a volte é più difficile; gioca l’invidia: “Perché a lui e non a me?”

Rallegrarsi con chi è felice richiede la purificazione dell’invidia, richiede riconoscere nell’altro un fratello, richiede di riconoscere il manifestarsi della bontà di Dio in ogni uomo.

 

 

MERCOLEDI’ 7 NOVEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

RIMETTI A NOI I NOSTRI DEBITI COME NOI LI RIMETTIAMO AI NOSTRI DEBITORI.

 

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Ernesto; San Lazzaro Stilita.

Hanno detto: Dio non muore il giorno in cui smettiamo di credere in Lui, ma noi moriamo il giorno in cui ci stacchiamo da Lui. (De Lubach)

Saggezza popolare: Un uomo può essere considerato un saggio se cerca la saggezza, ma se crede di averla trovata è uno sciocco. (proverbio Iraniano)

Un aneddoto: Tre arabi si recarono in pellegrinaggio alla Mecca. Dovettero attraversare il deserto e persero la strada. Stremati stavano per morire di sete. Invocarono Dio che li esaudì e fece scaturire davanti ai loro occhi increduli, una sorgente d’acqua fresca. Il primo la guarda e diffidente disse: “E’ impossibile che Dio faccia di questi prodigi. Egli ha già creato tutte le acque, non c’è bisogno che ne crei altre: questa sorgente non può essere che un “miraggio”. Tirò innanzi e morì i di sete. Non arrivò alla Mecca. Il secondo invece si fermò, guardò la sorgente con sospetto: forse è avvelenata, inquinata, bisognerebbe esaminarla prima di berla. Ci vuole una commissione di esperti. E tirò avanti a morire di sete per paura di morire avvelenato. Non arrivò alla Mecca.  Anche il terzo si fermò. Intinse un i dito nell’acqua e l’assaggiò: sentì che era fresca, limpida e di buon sapore: ne bevve avidamente.  Arrivò alla Mecca e raccontò l’episodio alle autorità che mandarono una commissione di esperti che la esaminarono e la trovarono batteriologicamente pura e sicura. Mentre la commissione ritornava alla Mecca, lungo il deserto apparve il volto triste del buon Dio che disse: “E pensare che volevo solo salvare, aiutare, evitare a quei i poveri figli la morte per sete”.

Parola di Dio: Rm. 13,8-10; Sal. 111; Lc. 14,25-33

 

1^ Lettura Rm 13, 8-10

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani

Fratelli, non abbiate alcun debito con nessuno, se non quello di un amore vicendevole; perché chi ama il suo simile ha adempiuto la legge. Infatti il precetto: Non commettere adulterio, non uccidere, non rubare, non desiderare e qualsiasi altro comandamento, si riassume in queste parole: Amerai il prossimo tuo come te stesso. L'amore non fa nessun male al prossimo: pieno compimento della legge è l'amore. Parola di Dio

 

“FRATELLI, NON ABBIATE ALCUN DEBITO CON NESSUNO, SE NON QUELLO DI UN AMORE VICENDEVOLE”. (Rm. 13,8)

Oggi che si parla di indebitamento pubblico a cifre da capogiro, oggi che tutto viene venduto a piccole rate (che però poi durano per lungo tempo) forse si è persa un po’ la paura del debito. Ricordo che in casa mia, famiglia di poveri in cui non sempre c’era tutto il necessario, la parola “debito” faceva paura. Anche le cinquanta lire lasciate in sospeso dalla panettiera venivano subito portate, magari con una corsa supplementare. Anche S. Paolo in tutte le sue lettere sembra avere questa mentalità (una volta si offre di pagare lui stesso i debiti degli altri purché non ci sia niente da dire). Qui, però, parla di un debito che è bene avere, anzi nelle sue parole debito e credito di amore sembrano diventare quasi la stessa cosa. Il cristiano sa di essere in debito con Dio che “ci ama fino a darci il suo Figlio”, “che mori per noi mentre eravamo peccatori”. Questo deve rendere il cristiano così pronto a dare e ricevere amore al punto che non si fanno più i conti. Non c’è più limite, non si ama per ricevere e ci si lascia amare anche se non si sa fino a che punto si sarà in grado di restituire. Quando la parola Amore entra nella tua vita spariscono pallottolieri e calcolatrici tascabili.

 

 

GIOVEDI’ 8 NOVEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

IL SIGNORE E’ IL MIO PASTORE, NON MANCO DI NULLA.

 

Tra i santi ricordati oggi: San Goffredo; Sant’Adeodato; Santa Eufrosina.

Hanno detto: Senza Cristo non si capisce chi siamo e dove andiamo; non si capisce né la vita né la morte. (Blaise Pascal)

Saggezza popolare: La stupidità non vi ucciderà, ma vi farà sudare. (proverbio Inglese)

Un aneddoto: Un giorno che ricevette degli ospiti eruditi, Rabbi Mendel di Kozk li stupì chiedendo loro a bruciapelo: “Dove abita Dio?”. Quelli risero di lui: “Ma che ti prende? Il mondo non è forse pieno della sua gloria?”.

Il Rabbi diede lui stesso la risposta alla domanda: “Dio abita dove lo si lascia entrare”.  Ecco ciò che conta più di tutto: lasciar entrare Dio. Ma lo si può lasciar entrare solo là dove ci si trova, e dove ci si trova realmente, dove si vive, e dove si vive una vita autentica. “lo sto alla porta e busso”, dice Dio nella Bibbia.

Aprirai, oggi, la tua porta?

Parola di Dio: Rm. 14,7-12; Sal. 26; Lc. 15,1-10

 

Vangelo Lc 15, 1-10

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano: "Costui riceve i peccatori e mangia con loro". Allora egli disse loro questa parabola: "Chi di voi se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va dietro a quella perduta, finché non la ritrova? Ritrovatala, se la mette in spalla tutto contento, va a casa, chiama gli amici e i vicini dicendo: Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora che era perduta. Così, vi dico, ci sarà più gioia in cielo per un peccatore convertito, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione. O quale donna, se ha dieci dramme e ne perde una, non accende la lucerna e spazza la casa e cerca attentamente finché non la ritrova? E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, dicendo: Rallegratevi con me, perché ho ritrovato la dramma che avevo perduta. Così, vi dico, c'è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte". Parola del Signore

 

“CHI DI VOI, SE HA CENTO PECORE E NE PERDE UNA, NON LASCIA LE NOVANTANOVE NEL DESERTO E VA DIETRO A QUELLA PERDUTA FINCHE' NON LA RITROVA?”.

(LC. 15,4)

Il  pastore della parabola non si ritiene ricco, appagato, perché ha novantanove pecore al sicuro. Si mette alla ricerca affannosa di quella smarrita. Le novantanove rimaste non lo risarciscono della perdita di quell’unica vagabonda. La conclusione è evidente: Dio non si accontenta. Una sola persona ha valore unico ai suoi occhi, un valore irripetibile, non sostituibile.

Quelli che rischiano di far problema sono i 99. Ma quelli saranno proprio i giusti? E poi, tra coloro che si ritengono giusti, che pensano già di essere nell’ovile della Chiesa, mi pare che la preoccupazione maggiore non sia quella di andare a cercare i peccatori, gli scappati di casa, coloro che si sono persi, ma quella di conservare i propri diritti acquisiti. Mi chiedo: Gesù è contento dei 99 dell‘ovile? o qualche volta non c’è il rischio che il Signore che tornò con la pecorella perduta sulle spalle debba mettersi le mani nei capelli guardando un ovile dove non c’è unità, dove le pecore si sono tramutate in lupi che si azzannano tra loro, dove ci sono pecore-leader con tante pecore che a testa bassa vanno dietro a coloro che ormai pensano di fare a meno del Pastore?

Chissà, se Gesù, buon Pastore, qualche volta non avrà pensato: “Ma, non saranno più perdute queste, piuttosto di quella che si è lasciata riprendere dopo essere scappata sui monti?”.

 

 

VENERDI’ 9 NOVEMBRE: DEDICAZIONE DELLA BASILICA LATERANENSE

Una scheggia di preghiera:

 

TI ADORIAMO, SIGNORE, PRESENTE IN MEZZO A NOI.

 

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Oreste; San Saturnino.

Hanno detto: Molta gente ritorna a Dio attraverso la strada della delusione e Dio si accontenta anche così. (Juan Arias)

Saggezza popolare: I gatti leccano i raggi di luna nella ciotola dell'acqua, convinti che si tratti di latte. (proverbio Indù)

Un aneddoto: Nel suo libro: “Scritto sulla neve” don Carlo Chiavazza narrò il suo incontro con don Carlo Gnocchi durante la terribile ritirata in Russia dove morirono migliaia di soldati: “La notte del 27 gennaio 1943 le ore di sosta le passai in buona parte con don Gnocchi in un’ isba calda ed affollata. Dormimmo poco perché avevamo tante cose da dirci” Verso le quattro del mattino, don Chiavazza che si era addormentato fu svegliato da don Carlo: “Senti, vuoi fare la Comunione?” “Che cosa dici?” “Dico la Comunione!” Si svegliò di colpo: “Ma tu hai con te il Santissimo?” “L’ho sempre portato con me. Me ne rimane solo un piccolo frammento, ma per due basta. Oggi finalmente saremo fuori dal pericolo, vedi il Signore è sempre stato con noi, ha camminato con gli alpini. Non ti pare bello? Il calvario degli alpini è stato il suo calvario. Accoglieva i caduti, confortava i combattimenti, era la mia forza. I due cappellani pregarono in silenzio, poi si comunicarono. Il Redentore portava l’augurio vecchio e nuovo di una realtà sconvolgente: “lo vi ho amato e resterò con voi, sempre”.

Parola di Dio: 1Re 8,22-23.27-30; Sal. 94; 1Pt 2,4-9; Gv. 4,19-24

 

Vangelo Gv 4, 19-24

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, la donna Samaritana disse a Gesù: "Signore, vedo che tu sei un profeta. I nostri padri hanno adorato Dio sopra questo monte e voi dite che è Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare". Gesù le dice: "Credimi, donna, è giunto il momento in cui né su questo monte, né in Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate quel che non conoscete, noi adoriamo quello che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma è giunto il momento, ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; perché il Padre cerca tali adoratori. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità". Parola del Signore

 

“I VERI ADORATORI ADORERANNO IL PADRE IN SPIRITO E VERITA’ ”. (Gv. 4,23)

Da sempre gli uomini religiosi hanno cercato in tutti i modi rendere presente e visibile la divinità, anche quando le fede dettava loro che si tratta di un Dio invisibile ed inaccessibile alle umane facoltà. Il popolo eletto, per volere divino, costruì il famoso tempio di Gerusalemme per dare una dimora a Dio, godere della sua presenza e testimoniare la reciproca fedeltà all'alleanza. Nella cristianità, la chiesa, nuovo tempio del Dio tra noi, ha assunto un significato più profondo: è il luogo dove i fedeli celebrano, in comunione di fede, i divini misteri, dove Dio stesso si rende presente in mezzo a noi per intessere un dialogo perenne con i suoi figli e dove, sotto le specie eucaristiche, li nutre con il suo corpo e il suo sangue. È il luogo dove i misteri divini si svelano nelle celebrazioni liturgiche e dove la chiesa come edificio rende visibile la chiesa vera, quella intesa come comunione di fedeli che, in Cristo sperimentano la fraternità. È perciò anche il luogo della festa, che trova la più sublime espressione nella celebrazione eucaristica, memoriale della morte risurrezione del Signore. Oggi celebriamo l'inaugurazione della Basilica di S. Giovanni in Laterano, la prima cattedrale di Roma, madre di tutte le chiese, e cattedrale del Papa. È il segno, visibile, come proclama il vangelo di oggi, della universalità e della apostolicità della chiesa, che ci vede tutti uniti nell'unico corpo di Cristo, come adoratori in spirito e verità. Dunque la chiesa costruzione è importante, ma più importante il Dio da adorare, la Chiesa gerarchica importante come segno di unità ma più importante la Chiesa di persone.

 

 

SABATO 10 NOVEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

AIUTAMI, SIGNORE A LIBERARMI DA TUTTI GLI IDOLI TERRENI.

 

Tra i santi ricordati oggi: San Leone Magno;Sant’Andrea Avellino; Santa Fiorenza

Hanno detto: Dio ha sete che si abbia sete di Lui. (San Gregorio di Nazianzo)

Saggezza popolare: Una scusa non richiesta, è un'accusa manifesta. (proverbio Latino)

Un aneddoto: Nel periodo in cui Attila, re degli Unni, invadeva l’Italia, San Leone Papa pregò per tre giorni e tre notti davanti ai Santi Apostoli Pietro e Paolo; poi disse ai suoi: Chi vuole, mi segua. Viaggiò fino al Mincio e qui affrontò Attila, il flagello di Dio. Il re degli Unni, appena visto il Papa, scese da cavallo, s’inchinò e gli disse di chiedergli quel che volesse. Leone disse: Togli l’assedio da Aquileia, ridona la libertà ai prigionieri ed esci dall’Italia!

Il terribile Attila ubbidì, tra lo stupore dei suoi guerrieri, che così lo rimproverarono: Tu vincitore del mondo, perché cedi di fronte ad un prete?

Attila rispose: Ho ubbidito per il bene del popolo degli Unni. Quando il Papa mi parlava, io vedevo accanto a lui una figura maestosa e divina, che con sguardo terribile e braccio disteso mi indicava la via del ritorno! Come avrei potuto resistere a Dio?

Parola di Dio: Rm 16,3-9. 16.22-27; Sal. 144; Lc. 16,9-15

 

Vangelo Lc 16, 9-15

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Procuratevi amici con la disonesta ricchezza, perché, quand'essa verrà a mancare, vi accolgano nelle dimore eterne. Chi è fedele nel poco, è fedele anche nel molto; e chi è disonesto nel poco, è disonesto anche nel molto. Se dunque non siete stati fedeli nella disonesta ricchezza, chi vi affiderà quella vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra? Nessun servo può servire a due padroni: o odierà l'uno e amerà l'altro oppure si affezionerà all'uno e disprezzerà l'altro. Non potete servire a Dio e a mammona". I farisei, che erano attaccati al denaro, ascoltavano tutte queste cose e si beffavano di lui. Egli disse: "Voi vi ritenete giusti davanti agli uomini, ma Dio conosce i vostri cuori: ciò che è esaltato fra gli uomini è cosa detestabile davanti a Dio". Parola del Signore

 

“NESSUN SERVO PUO’ SERVIRE DUE PADRONI… NON POTETE SERVIRE A DIO E A MAMMONA”. (Lc. 16,13)

E noto, perché sperimentato, che, quando uno è al servizio di due padroni, fa dei confronti, finendo col simpatizzare più per l'uno che per l'altro e col servire meglio l'uno dell'altro. Gesù non condanna infatti il possesso della ricchezza di per sé, ma l'uso disordinato che se ne può fare. Ciò che Gesù condanna è l'attaccamento al denaro. L'attaccamento alla ricchezza, infatti, asservisce l'uomo, che finisce con l'innamorarsene. Essa allora esige da lui tutto l'impegno, tutto il suo pensiero, il suo interesse, le sue forze: diviene per l'uomo come lo scopo della vita, un idolo. E nel suo cuore, Dio e mammona stanno così  come due divinità in concorrenza. Ma l'uomo ha un solo cuore e lo può dare a un ideale o all'altro. Non è possibile per lui essere al servizio di ambedue. Inoltre la ricchezza rende ciechi (pensiamo alla parabola di Lazzaro e del ricco che non riesce a vedere neppure il povero che cerca di raccogliere le briciole della sua mensa), la ricchezza e i beni soffocano la Parola (vedi la parabola della zizzania). Occorre poi anche convincersi di un’altra cosa: Dio non lo si può servire con il denaro. E’ un errore continuo tra i cristiani: “Avessi tanti soldi, quanto bene farei!”, “La chiesa ha bisogno di mezzi per esprimersi!”.

Dio vuol essere servito nell’amore, nella donazione di sé, nella gratuità, nella semplicità, nel disinteresse. E il denaro non conosce questi termini perché i suoi sono: profitto, calcolo egoistico, ingiustizia, avidità… E allora, se è vero che nella nostra vita quotidiana i soldi servono: essi siano i servi e non i padroni.

 

 

DOMENICA 11 NOVEMBRE: XXXII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C

Una scheggia di preghiera:

 

CHI CREDE IN TE, GESU’, NON MORIRA’ IN ETERNO.

 

Tra i santi ricordati oggi: San Martino di Tours; San Cuniberto.

Hanno detto: Soltanto alla luce vediamo serenamente le cose come sono, quelle cose di cui avevamo paura nel buio. (A. M. Jacob)

Saggezza popolare: Sciocca proposta non vuole risposta.  (proverbio Italiano)

Un aneddoto: Ogni domenica la piazza del duomo di Tours era piena di mendicanti e di poveri disgraziati. Tutti manifestavano le loro miserie, per ottenere elemosine più abbondanti dai fedeli. Però all’improvviso tutta quella gente spariva: fuggivano tutti, come meglio potevano. Un nuovo arrivato chiede:

Perché fuggite, povera gente di Tours?

Una voce risponde: Viene Martino, il vescovo della nostra città.

E con questo?

Martino è santo: fa i miracoli! — risponde la voce. Non è forse questa una fortuna per tutti?

insiste stupito il nuovo mendicante. Ma si sente rispondere: No, è una disgrazia! Martino ci guarisce!

E allora, non è questo che si cerca?

. . . Ma non capisci che se il santo ti guarisce, nessuno più ti farà la carità e sarai costretto a lavorare!

Parola di Dio: 2Mac. 7,1-2.9-14; Sal. 16; 2Tes. 2,16-3,5; Lc. 20,27-38

 

Vangelo Lc 20, 27-38

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, si avvicinarono poi alcuni sadducei, i quali negano che vi sia la risurrezione, e gli posero questa domanda: “Maestro, Mosè ci ha prescritto: Se a qualcuno muore un fratello che ha moglie, ma senza figli, suo fratello si prenda la vedova e dia una discendenza al proprio fratello. C'erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. Allora la prese il secondo e poi il terzo e così tutti e sette; e morirono tutti senza lasciare figli. Da ultimo anche la donna morì. Questa donna dunque, nella risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l'hanno avuta in moglie”. Gesù rispose: “I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni dell'altro mondo e della risurrezione dai morti, non prendono moglie né marito; e nemmeno possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, essendo figli della risurrezione, sono figli di Dio. Che poi i morti risorgono, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando chiama il Signore: Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe. Dio non è Dio dei morti, ma dei vivi; perché tutti vivono per lui”. Parola del Signore

 

“DIO NON E’ IL DIO DEI MORTI, MA DEI VIVI”. (Lc. 20,38)

C’è sempre qualche rischio a parlare dell’aldilà. Il primo è quello di parlarne astrattamente o mettendo in contrapposizione l’aldilà con l’aldiquà, l’altro è quello di dire cose che non hanno alcun riferimento con la parola di Dio, vedi ad esempio certi paradisi con santi cantanti e angeli svolazzanti o altri tipo caffè Lavazza. Eppure parlare dell’aldilà è una cosa importantissima per noi cristiani che rischiamo con la mentalità del mondo di ridurre tutto al materialismo, dimenticando la speranza a cui siamo chiamati. Facciamoci aiutare dal vangelo di oggi per avere alcuni dati chiari, detti da Gesù dell’Aldilà

  1. La risurrezione c’è perché Dio è il Dio dei vivi e non dei morti

  2. Saremo figli di Dio a pieno titolo e simili agli angeli.

  3. Avremo corpo ed anima ma in modo diverso in quanto i rapporti umani saranno esaltati al massimo non essendo più il desiderio di possesso..

  4. Vedremo Dio faccia a faccia e non solo non moriremo ma saremo con Lui e in Lui per sempre

  5. La morte sarà definitivamente vinta e sparirà per sempre.

E poi... lasciamo fare a Dio che se ha già avuto tanta fantasia e tanto amore nel donarci questa vita terrena, certamente farà le cose per bene per l’eternità.

 

 

LUNEDI’ 12 NOVEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

AIUTAMI, SIGNORE, A NON ESSERE D'INCIAMPO PER NESSUNO.

 

Tra i santi ricordati oggi: San Giosafat;Sant’Evasio.

Hanno detto: Gli uomini che vivono di speranza vedono più lontano. (Lothar Tenetti)

Saggezza popolare: L'uomo paziente diventa il re d'Egitto. (proverbio Iraniano)

Un aneddoto: Il re Luigi XIV, spinto dalla curiosità, desiderava udire il celebre predicatore Massillon. Il suo nome era su tutte le bocche ed i suoi discorsi attiravano un numero sempre crescente di uditori. Anche sul re la seria predicazione di Massillon fece una grande impressione. Lo chiamò in udienza privata e gli disse: "Ho già sentito un gran numero di oratori ed in generale sono stato contento di loro, ma come mai, dopo aver udito la sua predicazione, sono tanto scontento di me stesso?".

Così quel re bigotto, e nello stesso tempo tanto colpevole, risentiva del lato tagliente della Parola di Dio. Questa non solletica le orecchie, non lusinga, ma rivela all'uomo quello che egli è alla luce di Dio: un peccatore degno della condanna, che può essere salvato solo dal sangue di Gesù Cristo. Luigi XIV, sotto la prima impressione della predicazione, espresse la sua intenzione di ascoltare il predicatore Massillon almeno una volta all'anno. Ma, in realtà, questi non ricevette mai nessun altro invito da parte sua.

Parola di Dio: Sap. 1,1-7; Sal. 138; Lc. 17,1-6

 

Vangelo Lc 17, 1-6

Dal vangelo secondo Luca.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "E' inevitabile che avvengano scandali, ma guai a colui per cui avvengono. E' meglio per lui che gli sia messa al collo una pietra da mulino e venga gettato nel mare, piuttosto che scandalizzare uno di questi piccoli. State attenti a voi stessi! Se un tuo fratello pecca, rimproveralo; ma se si pente, perdonagli. E se pecca sette volte al giorno contro di te e sette volte ti dice: Mi pento, tu gli perdonerai". Gli apostoli dissero al Signore: "Aumenta la nostra fede!". Il Signore rispose: "Se aveste fede quanto un granellino di senapa, potreste dire a questo gelso: Sii sradicato e trapiantato nel mare, ed esso vi ascolterebbe". Parola del Signore

 

“E’ INEVITABILE CHE AVVENGANO GLI SCANDALI, MA GUAI A COLUI PER IL QUALE AVVENGONO. STATE ATTENTI A VOI STESSI”. (Lc. 17,1.3)

La parola “scandalo” a seconda della nostra formazione fa accendere in ciascuno delle lampadine diverse. Per qualcuno scanalo, scandaloso è tutto quello che riguarda la sessualità umana vissuta lontano dalle leggi morali, per altri scandali sono i vari furtarizi effettuati da ladri comuni e da ladri con i guanti bianchi… Quando Gesù usa questo termine intende: “tutto quello che può essere di inciampo alla fede del fratello” e allora se guardo alla storia sono scandali tutte le testimonianze negative che i cristiani hanno dato o danno sia nel pubblico che nel privato. E’ scandaloso che molti sedicenti cristiani siano tra i più ricchi della terra e usando le logiche dell’economia e del profitto affamino i più poveri, come è scandalo quello del prete che dal pulpito dà indicazioni morali che poi bellamente e tranquillamente si permette di non vivere, ma è anche scandalo quando nascondiamo la nostra fede e non diamo ai fratelli viva testimonianza di ciò che diciamo di credere. Credo, però che uno dei maggiori scandali che noi possiamo dare, oggi, sia quello di una fede sciatta, abitudinaria, fatta di credenze, formule e riti che per noi hanno perso significato. Se il mezzo miliardo di cristiani che ci sono sulla terra non fossero in gran parte addormentati, ma svegli e testimoni gioiosi della Buona Notizia di Gesù, non sarebbero fermento per tutta l’umanità?

Se nella nostra comunità parrocchiale, invece di parlarci addosso o di subire una religiosità quasi imposta, ogni cristiano cominciasse a vivere la propria fede come un dono da condividere con gli altri, se invece di appiattirsi sulle solite quattro iniziative si ritrovasse l’entusiasmo dello Spirito Santo, se non ci si lasciasse spegnere (magari anche dal prete!) ma si sentisse profondo nel cuore il desiderio della verità, della giustizia, se si riscoprisse la vera umiltà del servizio gioioso, noi potremmo almeno evitare lo scandalo, a volte vero o scusa, a cui molti si appellano per non impegnarsi: “Se fanno così quelli che vanno in chiesa è meglio non andarci!”

 

 

MARTEDI’ 13 NOVEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

LA SALVEZZA VIENE SOLO DA TE, O SIGNORE.

 

Tra i santi ricordati oggi: Santa Francesca Saverio Cabrini; San Diego.

Hanno detto: Con quale coraggio chiedi a Dio ciò che rifiuti di concedere agli altri ! Chi desidera ricevere misericordia in cielo deve concederla su questa terra.

(San Cesario di Arles)

Saggezza popolare: Meglio farsi portare da un asino che essere trascinati da un cavallo. (proverbio Inglese)

Un aneddoto: Un giorno, a un luminare della medicina venne chiesto quale fosse la più grave malattia del secolo. I presenti si aspettavano che dicesse il cancro o l’infarto. Grande fu lo stupore generale quando lo scienziato rispose: L’indifferenza!

Tutti allora si guardarono negli occhi e ognuno si accorse dì essere gravemente ammalato.

Infine gli domandarono quale ne fosse la cura. E lo scienziato disse: Accorgersene!

Parola di Dio: Sap. 2,23-3,9; Sal. 33; Lc. 17,7-10

 

Vangelo Lc 17, 7-10

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse: "Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà quando rientra dal campo: Vieni subito e mettiti a tavola? Non gli dirà piuttosto: Preparami da mangiare, rimboccati la veste e servimi, finché io abbia mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai anche tu? Si riterrà obbligato verso il suo servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti? Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare". Parola del Signore

 

“QUANDO AVRETE FATTO TUTTO QUELLO CHE VI E’ STATO ORDINATO,  DITE: ABBIAMO FATTO QUANTO DOVEVAMO FARE”. (Lc. 17,10)

Gesù ci invita al realismo facendoci notare la sproporzione che c’è tra le nostre opere, i nostri meriti e i doni di Dio. La tentazione del servo è sempre quella, col passar del tempo, di sentirsi lui il padrone. Quante volte, anche nel bene, noi corriamo il rischio di pensare che la salvezza del mondo dipenda da noi: ‘‘Se manco io non si combina più nulla di buono”, e poi ti accorgi che una malattia, un cambiamento fanno sì che le cose vadano avanti lo stesso e qualche volta anche meglio. Gesù non vuole affermare qui nemmeno che le azioni dell'uomo sono inutili o che non hanno alcun valore davanti a Dio. Egli stima l'opera dell'uomo e la considera degna di ricompensa. Egli, piuttosto, ci invita a non perdere mai di vista, nelle nostre relazioni con Dio, la sua grandezza e la nostra totale dipendenza. La differenza fra Dio e noi è quella fra il Tutto e il nulla. E soltanto la coscienza di questa verità ci pone nella realtà delle cose. Come, allora, mettere in pratica questa parola? Amando in modo disinteressato, puro. Amando senza pensare di aver fatto tutto quanto potevamo e quindi come avendo diritto a qualcosa. Amando sempre, non avendo che amor di Dio: Dio in sé e Dio nei nostri fratelli. Amandolo non per avere una ricompensa, non per il paradiso, ma per essere come lui che è l'Amore.

 

 

MERCOLEDI’ 14 NOVEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

GRAZIE, SIGNORE, RENDIAMO GRAZIE A TE CHE REGNI NEI SECOLI ETERNI.

 

Tra i santi ricordati oggi: Santa Veneranda; San Giocondo di Bologna.

Hanno detto: Dio solo può dare ciò che è impossibile, ma tu puoi fare il possibile. Dio solo basta a se stesso, ma egli preferisce contare su di te. (Del Mazza)

Saggezza popolare: Lascia che la vita che ti gira intorno ti attraversi l'anima. (proverbio Indiano)

Un aneddoto: Quando San Giovanni il piccolo era superiore del monastero di Scete, venne un giorno atrocemente insultato da un suo monaco. Il santo lo ascoltò in tutta tranquillità. E quando gli fu chiesto da uno dei suoi assistenti perché mai non gli avesse imposto il silenzio, dato che ciò era in suo potere, rispose: "Quando una casa brucia, non sarebbe da stolti buttarvi della legna? Quel buon fratello era talmente preda dell'ira che, se lo avessi ripreso in quel momento, la sua collera sarebbe ancora cresciuta invece che diminuire.

Parola di Dio: Sap. 6,1-11; Sal. 81; Lc. 17,11-19

 

Vangelo Lc 17, 11-19

Dal vangelo secondo Luca.

Durante il viaggio verso Gerusalemme, Gesù attraversò la Samaria e la Galilea. Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi i quali, fermatisi a distanza, alzarono la voce, dicendo: "Gesù maestro, abbi pietà di noi!". Appena li vide, Gesù disse: "Andate a presentarvi ai sacerdoti". E mentre essi andavano, furono sanati. Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce; e si gettò ai piedi di Gesù per ringraziarlo. Era un Samaritano. Ma Gesù osservò: "Non sono stati guariti tutti e dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato chi tornasse a render gloria a Dio, all'infuori di questo straniero?". E gli disse: "Alzati e và; la tua fede ti ha salvato!". Parola del Signore

 

“GESÙ OSSERVO': NON SONO STATI GUARITI TUTTI E DIECI? NON SI E’ TROVATO CHI TORNASSE A RENDER GLORIA A DIO ALL'INFUORI DI QUESTO STRANIERO?”

(Lc. 17,17-18)

Noi che riceviamo moltissimo da Dio a volte siamo meno riconoscenti di quelli che, vissuti lontani da lui, quando lo conoscono, sono pieni di meraviglia per la sua bontà. Se lasciamo che nel nostro cuore si insinui l'abitudine di non rendere grazie, ci allontaniamo dal Signore, perché il ringraziamento è necessario per completare il beneficio di Dio. Soltanto a questo straniero venuto a ringraziare Gesù ha potuto dire: “La tua fede ti ha salvato”. Gli altri hanno ricevuto la guarigione, se ne sono andati felici di essere guariti, ma non sono in relazione con Dio, non hanno la fede che salva. Il rendimento di grazie, in un certo senso, chiude il circuito con Dio, stringe il legame con lui, ed è questa la cosa importante. Dio vuole che noi sentiamo il suo amore, vuole che lo riconosciamo, non perché è geloso dei suoi diritti, ma proprio perché non vuol darci solo dei benefici: vuol dare se stesso. Riconoscendo i suoi doni noi ci mettiamo in relazione con lui, completiamo quel rapporto che egli ha iniziato e che non può essere perfetto senza la nostra collaborazione. Per questo è importante l'azione di grazie, perché è riconoscere che Dio ci ama, invece di assaporare egoisticamente i suoi benefici richiudendoci in noi stessi.

 

 

GIOVEDI’ 15 NOVEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

VENGA IL TUO REGNO, SIGNORE GESU’

 

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Alberto Magno;San Desiderio; Sant’Eugenio di Toledo

Hanno detto: Il vero compenso di una buona azione è quello di averla compiuta. (Gandhi)

Saggezza popolare: I pigri passano il tempo a grattare il ventre delle cicale. (proverbio Greco)

Un aneddoto: San Filippo Neri dirigeva spiritualmente un giovane che, malgrado un certo sforzo, non riusciva a vivere castamente. Le sue cadute si trascinavano da tempo ed egli, persa ogni fiducia in se stesso e lasciati i sacramenti, era prossimo alla disperazione. Allora il Santo gli comandò una cura straordinaria: per almeno una quindicina di giorni di seguito, il giovane doveva accostarsi alla Comunione, a costo di confessarsi ogni mattino, se fosse ancora caduto in peccato. L’impegno di ricevere il Signore quotidianamente, costi quello che costi, ottenne il risultato sperato, e dopo aver imparato ad amare maggiormente Gesù Eucaristia, si fece sacerdote.

Parola di Dio: Sap. 7,22-8,1; Sal. 118; Lc. 17,20-25

 

Vangelo Lc 17, 20-25

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, interrogato dai farisei: "Quando verrà il regno di Dio?", rispose: "Il regno di Dio non viene in modo da attirare l'attenzione, e nessuno dirà: Eccolo qui, o: eccolo là. Perché il regno di Dio è in mezzo a voi!". Disse ancora ai discepoli: "Verrà un tempo in cui desidererete vedere anche uno solo dei giorni del Figlio dell'uomo, ma non lo vedrete. Vi diranno: Eccolo là, o: eccolo qua; non andateci, non seguiteli. Perché come il lampo, guizzando, brilla da un capo all'altro del cielo, così sarà il Figlio dell'uomo nel suo giorno. Ma prima è necessario che egli soffra molto e venga ripudiato da questa generazione". Parola del Signore

 

“QUANDO VERRÀ IL REGNO DI DIO?”. (Lc. 17,20)

Un giorno, fui fermato dai “soliti due” che attaccarono discorso dicendo: “Lo sa che sta per venire il Regno di Dio?” e giù a base di catastrofi imminenti, di pochi salvati, di colpi di fulmine. “E voi lo sapete che il Regno di Dio è già qui? ed è non solo per pochi eletti ma per tutti? Ed è non perché io converto voi o voi convertite me ad una religione, ma perché Gesù è morto e risorto per tutti?”.

Il Regno di Dio non è come i regni di questa terra, non è suoni di tromba, clamori, E’ quella realtà quotidiana inaugurata da Gesù venuto, morto e risorto per noi che, come il piccolissimo granello di senape caduto in terra sembra morire senza alcun valore, ma rinasce prima come piccolo stelo, poi come pianta grande sulla quale possono trovare riposo anche gli uccelli del cielo. Non devo andare a cercarlo lontano perché è nel mio cuore e nella mia vita. Si manifesta là dove l’amore riesce a superare l’odio, dove una mano si tende verso chi è solo, dove Dio prende il posto del denaro. Non cercare il Regno là dove c’è il potere, esso è servizio. Non cercarlo nelle manifestazioni di massa, non è qualcosa per i branchi, esso interpella le persone ad una ad una e, se rispondono, esse imparano a volersi bene. Non confonderlo neanche con le grandi liturgie, è un regno che solitamente indossa vestiti feriali… Eppure esso viene e nessuno può fermare questo amore misericordioso di Dio; viene nella semplicità di quella mamma che, accettato suo figlio handicappato, soffre con esso, viene nel povero che ha fiducia in Dio, viene nella preghiera del semplice… viene ogni volta che il tuo amore prende la misura di quello di Dio.

 

 

VENERDI’ 16 NOVEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

LA TUA PAROLA E’ LUCE AL MIO CAMMINO.

 

Tra i santi ricordati oggi: Santa Margherita di Scozia; Santa Geltrude.

Hanno detto: Se vuoi la fede,prega; se vuoi la speranza, prega; se vuoi la castità, prega; se vuoi l'umiltà, prega; se vuoi la mitezza, prega; se vuoi la fortezza, prega; se vuoi la sapienza, prega. (Angela da Foligno)

Saggezza popolare: I ladri hanno tempo per riposare, i guardiani mai. (proverbio Giapponese)

Un aneddoto: Bernardette possedeva la sapienza dei contadini e dei poveri. Diventata monaca col nome di Maria Bernarda, una volta le consorelle ricordavano l'episodio in cui il Bambino Gesù apparve a santa Teresina, ma al suono che invitava la comunità alla preghiera, la Santa lo abbandonò senza un attimo di esitazione. “Voi, suor Maria Bemarda, che avreste fatto?”.

“Sarei andata via anch'io... Ma mi sarei portata con me il Bambino Gesù. In fondo, aggiunse non doveva essere poi tanto pesante!”.

Parola di Dio: Sap. 13,1-9; Sal. 18; Lc.17,26-37

 

Vangelo Lc 17, 26-37

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Come avvenne al tempo di Noè, così sarà nei giorni del Figlio dell'uomo: mangiavano, bevevano, si ammogliavano e si maritavano, fino al giorno in cui Noè entrò nell'arca e venne il diluvio e li fece perire tutti. Come avvenne anche al tempo di Lot: mangiavano, bevevano, compravano, vendevano, piantavano, costruivano; ma nel giorno in cui Lot uscì da Sòdoma piovve fuoco e zolfo dal cielo e li fece perire tutti. Così sarà nel giorno in cui il Figlio dell'uomo si rivelerà. In quel giorno, chi si troverà sulla terrazza, se le sue cose sono in casa, non scenda a prenderle; così chi si troverà nel campo, non torni indietro. Ricordatevi della moglie di Lot. Chi cercherà di salvare la propria vita la perderà, chi invece la perde la salverà. Vi dico: in quella notte due si troveranno in un letto: l'uno verrà preso e l'altro lasciato; due donne staranno a macinare nello stesso luogo: l'una verrà presa e l'altra lasciata". Allora i discepoli gli chiesero: "Dove, Signore?". Ed egli disse loro: "Dove sarà il cadavere, là si raduneranno anche gli avvoltoi". Parola del Signore

 

“COME AVVENNE NEI TEMPI DI NOE’ COSI’ SARA NEL GIORNO DEL FIGLIO DELL’UOMO”. (Lc. 17,26)

Gesù continua il suo discorso sulla fine del mondo: sappiamo che questa coincide  con la nostra morte, ma sappiamo anche che ci sarà una seconda venuta definitiva di Gesù ed ecco allora il ritornello: “Vigilate, state attenti, non addormentatevi”. Siccome la paura della morte ce la fa vedere lontana nel tempo e siccome la venuta di Gesù non ci sembra essere subito dietro alla porta, ecco che siamo portati a lasciarci vivere dai fatti a patto poi magari di svegliarci improvvisamente davanti a qualche disgrazia che ci tocca da vicino e trovarci completamente impreparati e disorientati. Dobbiamo imparare a riconoscere la seconda venuta di Gesù nel quotidiano. Se sono distratto i fatti della storia del mondo, della Chiesa e miei personali sono solo degli accadimenti, se invece sento di far parte del Regno di Dio essi mi interpellano, se vedo il bene che opera è il Regno che viene, se vedo arrivare il male è il richiamo a lottare con Gesù per vincerlo, se vedo i miei giorni passare non mi spavento perché so di non camminare da solo verso il buio ma con Gesù verso la luce. Per avere questa mentalità, bisogna crearcela ogni giorno e un metodo sicuro è quello della preghiera e dell’ascolto della Parola di Dio che ogni giorno mi aiuta a leggere i fatti della vita nella volontà benefica di Dio.

 

 

SABATO 17 NOVEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

TU, PADRE BUONO, ASCOLTI SEMPRE LA PREGHIERA DEI TUOI FIGLI.

 

Tra i santi ricordati oggi: Santa Elisabetta di Ungheria; Sant’Aniano d’Asti.

Hanno detto: Io non credo in Dio,  sarebbe troppo poco.  Io Gli voglio bene. (Don Lorenzo Milani)

Saggezza popolare: Portare la corona non salva dal mal di testa. (proverbio Inglese)

Un aneddoto: Un fanciullo vispo e grazioso trovò per via una moneta d’argento. Povero ed orfano, com’era, era ricoverato per carità da un fratello che lo trattava poco bene. Al luccicare della moneta, una gioia ineffabile inonda il suo cuore e, frattanto va facendo mille castelli in aria. “Come impiegherò questa moneta?”, si domandava. Seduto sopra un sasso, si guardava intorno: le vesti erano rattoppate e sdrucite, le scarpe rotte. E il pane? Una lacrima gli cade dagli occhi, pensando che anche il pane gli mancava. Quanti bisogni! A quale dare la preferenza?...

Ed ecco che passa, da lì, un sacerdote. A quella vista, il giovanetto si ricorda del babbo, della mamma che non ha più: gli occhi si gonfiano di lacrime. Prende una risoluzione e, con la moneta in mano, corre dal sacerdote: “Prendete”, gli dice. “Fatemi la carità di celebrare una Messa per i miei poveri morti”. Da quel giorno, protetto dalle anime sante del Purgatorio, vide cambiarsi la sua vita. Lo raccoglie un altro fratello e lo fa studiare. Quel fanciullo, di ingegno acuto e indole buona, cresce nella scienza e nella pietà: si fa, poi, religioso, diventa un grande dottore, vescovo, cardinale, santo... Quel fanciullo era, è, san Pier Damiani.

Parola di Dio: Sap. 18,14-16; 19,6-9; Sal. 104; Lc. 18,1-8

 

Vangelo Lc 18, 1-8

Dal vangelo secondo Luca.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi: "C'era in una città un giudice, che non temeva Dio e non aveva riguardo per nessuno. In quella città c'era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: Fammi giustizia contro il mio avversario. Per un certo tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: Anche se non temo Dio e non ho rispetto di nessuno, poiché questa vedova è così molesta le farò giustizia, perché non venga continuamente a importunarmi". E il Signore soggiunse: "Avete udito ciò che dice il giudice disonesto. E Dio non farà giustizia ai suoi eletti che gridano giorno e notte verso di lui, e li farà a lungo aspettare? Vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell'uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?". Parola del Signore

 

“GESU’ DISSE UNA PARABOLA SULLA NECESSITA’ DI PREGARE SEMPRE SENZA STANCARSI”. (Lc. 18,1)

Con la parabola della vedova insistente Gesù ci invita a pregare sempre, a non arrenderci davanti alle difficoltà della preghiera e risponde in fondo a quella domanda che spesso ci facciamo: “Dio ci ascolta?”.

Spesso infatti si ha la dolorosa impressione che la nostra preghiera non venga esaudita e non solo quando chiediamo grazie materiali per noi o per altri ma anche quando troviamo difficoltà nel nostro cammino spirituale. Gesù ci dice di non scoraggiarci ma di perseverare nella preghiera non tanto perché Dio scocciato dal nostro blaterare, pur di togliersi il fastidio, ci esaudirà, ma perché la preghiera costante, specialmente quando è buio, se è fatta con fede ci aiuterà ad entrare nella volontà di Dio per cui poco per volta non saremo più noi con le nostre richieste parziali e di cui a volte non conosciamo le conseguenze, ad essere al centro di essa, ma la scoperta graduale della volontà di Dio che non può mai essere un male per noi. Se io con perseveranza e fiducia chiedo, se continuo a fidarmi, se penso a un Dio, non sordo, ma amorevole nei miei confronti, certamente la mia preghiera mi condurrà ad ottenere e se non otterrò per filo e per segno ciò che ho chiesto, otterrò certamente di essere entrato un po’ di più nel progetto di bene che Dio ha su di me.

 

 

DOMENICA 18 NOVEMBRE: XXXIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C

Una scheggia di preghiera:

 

VIENI, SIGNORE, A GIUDICARE IL MONDO

 

Tra i santi ricordati oggi: San Frediano di Lucca.

Hanno detto: Ogni frase di Gesù contiene quella forza folgorante che guariva, purificava, richiamava alla vita, ma a condizione che ci si ponga davanti a lui come il paralitico. (M. Delbrel)

Saggezza popolare: Aumentare il numero dei propri allievi, è aumentare la propria istruzione. (proverbio Israeliano)

Un aneddoto: C’è tra gli scritti di san Pier Damiani (1007-1072), vescovo e dottore della Chiesa, già monaco camaldolese, un libretto intitolato: «Dominus vobiscum». Fu originato da un fatto preciso: un amico eremita, che diceva sempre la Messa da solo, ha chiesto al grande maestro Pier Damiani se doveva dire il ‘Signore sia con voi’ dal momento che non c’era nessuno da salutare, nessuno che rispondesse. In sintesi Pier Damiani risponde: Non è vero che non c’è nessuno intorno al tuo altare solitario, perché intorno ad esso c’è tutta la Chiesa, sparsa dall’Oriente all’Occidente, in modo invisibile ma reale.

Parola di Dio: Mal. 3,19-20; Sal. 97; 2Tes. 3,7-12; Lc. 21,5-19

 

Vangelo Lc 21, 5-19

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, mentre alcuni parlavano del tempio e delle belle pietre e dei doni votivi che lo adornavano, disse: “Verranno giorni in cui, di tutto quello che ammirate, non resterà pietra su pietra che non venga distrutta”. Gli domandarono: “Maestro, quando accadrà questo e quale sarà il segno che ciò sta per compiersi?”. Rispose: “Guardate di non lasciarvi ingannare. Molti verranno sotto il mio nome dicendo: "Sono io" e: "Il tempo è prossimo"; non seguiteli. Quando sentirete parlare di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate. Devono infatti accadere prima queste cose, ma non sarà subito la fine”. Poi disse loro: “Si solleverà popolo contro popolo e regno contro regno, e vi saranno di luogo in luogo terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandi dal cielo. Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e a governatori, a causa del mio nome. Questo vi darà occasione di render testimonianza. Mettetevi bene in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò lingua e sapienza, a cui tutti i vostri avversari non potranno resistere, né controbattere. Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e metteranno a morte alcuni di voi; sarete odiati da tutti per causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo perirà. Con la vostra perseveranza salverete le vostre anime”. Parola del Signore

 

“NON RESTERA’ PIETRA SU PIETRA CHE NON VENGA DISTRUTTA”. (Lc. 21,6)

Oggi il Vangelo ci parla di alcuni segni che precedono il ritorno di Gesù Cristo alla fine della storia: la distruzione del tempio di Gerusalemme, falsi profeti, confusione, terremoti, fame, malattie, fatti paurosi e segni dal cielo, la persecuzione della chiesa. Questi segni non devono essere considerati come degli indicatori dai quali si potrebbe dedurre il momento della fine dei tempi. Gesù non li annunzia per aiutarci a prevedere il tempo preciso della fine. Questo non gli interessa proprio, anzi altri passi evangelici mostrano bene che per lui la voglia di previsioni è da evitare, è sbagliata. Che cosa ci vuole dire allora il Signore? Egli ci insegna come sono da leggere questi fatti: sono un segnale che la storia porta in sé il germe della morte, non dura all'infinito ma va verso il suo traguardo, che è quello di essere superata, di sfociare in qualcos'altro. La Parola di Gesù ci chiede di acquistare la consapevolezza di quello che avviene nella storia, di saperla leggere in profondità alla luce dello Spirito di Dio, e di schierarci attivamente per Dio e il suo Regno contro le forze di distruzione presenti nella storia. Perché in questa lotta non possiamo restare a guardare. Il Vangelo ci chiede di essere disposti a rimetterci di persona in termini di forze, di tempo, di risorse, di soldi, di tranquillità personale; se necessario, rimetterci la stessa vita. Siamo certi però, Gesù lo dice, che nemmeno un capello del nostro capo perirà, e che proprio grazie a questa disponibilità a lottare con Gesù per il Regno di Dio salveremo la nostra vita.

 

 

LUNEDI’ 19 NOVEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

GESU’, FIGLIO DI DIO, ABBI PIETA’ DI ME!

 

Tra i santi ricordati oggi: San Fausto; Joseph Kalinowsaki.

Hanno detto: Ognuno è pittore della propria vita: la volontà è l’artefice dell’opera; i colori sono le virtù; Gesù Cristo è l’originale da riprodurre (Gregorio di Nissa)

Saggezza popolare: Non progredire è regredire. (proverbio Latino)

Un aneddoto: L’abate di un monastero andò a trovare un santo eremita e gli raccontò che il suo monastero una volta fiorente di monaci e di opere buone ora languiva: poche vocazioni, tristezza, abbandono. Quello che l’abate voleva sapere era questo: “E’ a causa di un nostro peccato che il monastero si è ridotto in questo stato?”

“Sì”, rispose il sant’uomo, “un peccato di ignoranza.” “E di che peccato si tratta?”

“Uno di voi è il Messia sotto false spoglie e voi non lo sapete”.

L’abate al suo ritorno, radunò i monaci e li informò di ciò che aveva scoperto. Essi si guardarono l’un l’altro increduli. Il Messia? Qui? Incredibile! Ma a quanto pare era lì in incognito.. Allora, forse...E se fosse stato il tale? O il talaltro, laggiù? O...? Una cosa era certa: se il Messia era lì sotto false spoglie, non sarebbe stato facile riconoscerlo. Così si misero a trattare chiunque con rispetto e considerazione. “Non si può mai sapere”, pensavano dentro di sé quando avevano a che fare con i loro confratelli, “magari è questo”. Il risultato fu che l’atmosfera del convento divenne tutto un vibrare di gioia. Presto dozzine di aspiranti vennero a chiedere di entrare nell’ordine, e la chiesa tornò a riecheggiare dei tanti e lieti canti dei monaci, i quali irradiavano lo spirito dell’Amore.

Parola di Dio: 1Mac. 1,10-15.41-43.54-57.62-64; Sal. 118; Lc. 18,35-43

 

Vangelo Lc 18, 35-43

Dal vangelo secondo Luca.

Mentre Gesù si avvicinava a Gerico, un cieco era seduto a mendicare lungo la strada. Sentendo passare la gente, domandò che cosa accadesse. Gli risposero: "Passa Gesù il Nazareno!". Allora incominciò a gridare: "Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me!". Quelli che camminavano avanti lo sgridavano, perché tacesse; ma lui continuava ancora più forte: "Figlio di Davide, abbi pietà di me!". Gesù allora si fermò e ordinò che glielo conducessero. Quando gli fu vicino, gli domandò: "Che vuoi che io faccia per te?". Egli rispose: "Signore, che io riabbia la vista". E Gesù gli disse: "Abbi di nuovo la vista! La tua fede ti ha salvato". Subito ci vide di nuovo e cominciò a seguirlo lodando Dio. E tutto il popolo, alla vista di ciò, diede lode a Dio. Parola del Signore

 

“ABBI DI NUOVO LA VISTA! LA TUA FEDE TI HA SALVATO”. (Lc. 18,42)

Oltre alla bellezza e all’immediatezza del racconto della guarigione del cieco di Gerico, questo miracolo di Gesù è pieno di simbolismi. Ne accenno qualcuno. Gesù sta andando verso Gerusalemme dove per dirci che ci vuol bene darà la sua vita per noi. Gerico, la città del rumore (ricordate che le sue mura furono abbattute al suono delle trombe) non accoglie Gesù, come Gesù non sarà accolto da Gerusalemme. Qui tuttavia si accende una piccola luce grazie ad un mendicante cieco. Tutti si muovono mentre il cieco è immobile seduto sul suo mantello, la sua casa. Il cieco è segno di tutti i malati di peccato e di egoismo. Ma pur essendo cieco ci sente bene, pur essendo cieco incomincia a muoversi chiedendo e poi alzandosi. Questo malato (nella mentalità ebraica peccatore), sa pregare gridando, sa dire il suo ‘credo’ e questo suo grido non fa crollare le mura di Gerico, ma la sua cecità, può lasciare il suo mantello, la sua casa è diventato Gesù, diventa l’ultimo discepolo prima della passione, ormai non ha più bisogno di chiedere ad altri favori in elemosina, non siede più per terra, ma vede e cammina. Gesù passa nella nostra vita, passa nelle nostre città rumorose ma vuote per incontrarlo davvero bisogna riconoscere che la nostra cecità non ha scampo da sola, bisogna gridare, bisogna andare verso… il resto lo farà Gesù: è venuto proprio per questo, darci la vista per vedere il suo volto e la gioia di poterlo seguire.

 

 

MARTEDI’ 20 NOVEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

VIENI, SIGNORE, E VISITA LA CASA DEL TUO SERVO.

 

Tra i santi ricordati oggi: Santi Ottavio, Avventore e Solutore; Sant’Edmondo

Hanno detto: La Bibbia contiene per ciascuno di noi un messaggio cifrato. La chiave è la fede a darcela. (J. Green)

Saggezza popolare: La preoccupazione è come una sedia a dondolo: ti dà qualcosa da fare, ma non ti porta in nessun luogo. (proverbio Italiano)

Un aneddoto: Ero uscito di casa per saziarmi di sole. Trovai un Uomo che si dibatteva nel dolore della crocifissione. Mi fermai e gli dissi: Permetti che io ti aiuti a staccarti dalla croce. Lui rispose: Lasciami dove sono, i chiodi nelle mani e nei piedi, le spine intorno al capo, la lancia nel cuore. Io dalla croce da solo non scendo. Non scendo dalla croce fino a quando sopra vi spasimano i miei fratelli. Io dalla croce non scendo fino a quando per distaccarmi non si uniranno tutti gli uomini. Gli dissi: Cosa vuoi che faccia per te?

Mi rispose:  Va’ per il mondo e di’ a coloro che incontrerai che c’è un Uomo che aspetta inchiodato sulla croce... (Fulton J. Sheen)

Parola di Dio: 2Mac. 6,18-31; Sal.3; Lc. 19,1-10

 

Vangelo Lc 19, 1-10

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù, entrato in Gerico, attraversava la città. Ed ecco un uomo di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere quale fosse Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, poiché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per poterlo vedere, salì su un sicomoro, poiché doveva passare di là. Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: "Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua". In fretta scese e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: "E' andato ad alloggiare da un peccatore!". Ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: "Ecco, Signore, io do la metà dei miei beni ai poveri; e se ho frodato qualcuno, restituisco quattro volte tanto". Gesù gli rispose: "Oggi la salvezza è entrata in questa casa, perché anch'egli è figlio di Abramo; il Figlio dell'uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto". Parola del Signore

 

“OGGI LA SALVEZZA E’ ENTRATA IN QUESTA CASA”. (Lc. 19,9)

Oggi vi offro questo originale e profondo commento di don Curtaz:

Zaccheo manager riuscito: soldi a palate, rispetto (timore?) da parte dei suoi. Gerico lo teme: collaborazionista dei romani, è riuscito ad ottenere l'appalto delle tasse per conto dell'odiato invasore. Certo Zaccheo non è molto amato, ma ci vuole grinta per riuscire, che diamine! Zaccheo è piccolo. Di statura, certo, ma di cuore, soprattutto. Passa il fenomeno da baraccone Gesù di Nazareth, la folla è curiosa, Zaccheo pure e sale sul sicomoro, nascosto tra le foglie, per non essere visto. Ha una vita di fede, Zaccheo? Non ci viene detto ma, a naso, possiamo dire che non è il suo principale problema Dio e le noiose storie dei vecchi e dei rabbini. E accade l'inatteso: Rabbì Gesù lo stana, lo vede, gli sorride: scendi, Zaccheo, scendi subito, vengo da te. Zaccheo scende, di corsa. Perché? Il fascino di Gesù lo ha riempito? Intuisce qualcosa? Gesù non giudica, né teme il giudizio dei benpensanti di ieri e di oggi: va a casa sua, si ferma, porta salvezza. Zaccheo è confuso, vinto: fa un proclama che lo porterà alla rovina (leggete! Restituisce quattro volte ciò che ha rubato!), ma che importa? E' salvo ora. Non più solo sazio, solo temuto, solo potente. No, salvo, discepolo, finalmente. Lui, temuto ed odiato, ora è discepolo. Che grande è Dio!

Zaccheo siamo noi: travolti dal delirio quotidiano, concentrati a riuscire, frustrati perché non riusciti. Zaccheo sono io che do retta alle sirene intorno a me, sirene che mi chiedono sempre di più, sempre il massimo: al lavoro, a casa, nell'aspetto fisico. La fede non importa poi molto, sì, un po' di curiosità, qualche solletico new age che tratta Dio come una serva e mette me, io,  sempre al centro dell'universo. Eppure Dio ti ripesca lì, dove credi di essere arrivato. Dio ti stana, ti rincorre, ti tampina, ti tacchina. Perché ti ama, davvero: Lui sì, ti ama come sei. Dio ti cerca, lui prende l'iniziativa, Dio ti ama, senza giudicarti. Noi cerchiamo colui che ci cerca. Una specie di rimpiattino che connota la nostra caotica vita. Lasciamoci raggiungere, finalmente! Non cediamo alle lusinghe di chi ci fa credere di valere solo se produciamo o compriamo o lottiamo.

 

 

MERCOLEDI’ 21 NOVEMBRE:PRESENTAZIONE AL TEMPIO DELLA BEATA VERGINE MARIA

Una scheggia di preghiera:

 

GUARDA ALLA NOSTRA POVERTA’ E COMPI OPERE GRANDI IN NOI.

 

Tra i santi ricordati oggi: San Romeo; Santi Celso e Clemente.

Hanno detto:

Non è coraggio decidersi ad accettare la morte, così come non lo è decidersi ad accettare la vita. E' coraggio a sapere perché si accettano.(J. Bergamin)

Saggezza popolare: Il montone pigro trova il suo vello troppo pesante. (proverbio Inglese)

Un aneddoto: Un giorno, mentre Bernardette Soubirous  era già entrata tra le suore di Nevers, una consorella le mostrò una foto dei fatti di Lourdes, manifestando ammirazione per la fortunata veggente; allora Bernadette sbottò: “A che serve una scopa?”.

“Che domanda... Serve per spazzare”.

“E poi?”.

“Poi la si mette al suo posto: dietro la porta”. “Ebbene, questa è la mia storia, concluse Bernadette “La Madonna si è servita di me e poi mi ha rimessa al mio posto, ne sono felice. Mi trovo bene così”.

Parola di Dio: 2Mac. 7,1.20-31; Sal 16; Lc. 19.11-28

 

Vangelo Lc 19, 11-28

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse una parabola perché era vicino a Gerusalemme e i discepoli credevano che il regno di Dio dovesse manifestarsi da un momento all'altro. Disse dunque: "Un uomo di nobile stirpe partì per un paese lontano per ricevere un titolo regale e poi ritornare. Chiamati dieci servi, consegnò loro dieci mine, dicendo: Impiegatele fino al mio ritorno. Ma i suoi cittadini lo odiavano e gli mandarono dietro un'ambasceria a dire: Non vogliamo che costui venga a regnare su di noi. Quando fu di ritorno, dopo aver ottenuto il titolo di re, fece chiamare i servi ai quali aveva consegnato il denaro, per vedere quanto ciascuno avesse guadagnato. Si presentò il primo e disse: Signore, la tua mina ha fruttato altre dieci mine. Gli disse: Bene, bravo servitore; poiché ti sei mostrato fedele nel poco, ricevi il potere sopra dieci città. Poi si presentò il secondo e disse: La tua mina, signore, ha fruttato altre cinque mine. Anche a questo disse: Anche tu sarai a capo di cinque città. Venne poi anche l'altro e disse: Signore, ecco la tua mina, che ho tenuta riposta in un fazzoletto; avevo paura di te che sei un uomo severo e prendi quello che non hai messo in deposito, mieti quello che non hai seminato. Gli rispose: Dalle tue stesse parole ti giudico, servo malvagio! Sapevi che sono un uomo severo, che prendo quello che non ho messo in deposito e mieto quello che non ho seminato: perché allora non hai consegnato il mio denaro a una banca? Al mio ritorno l'avrei riscosso con gli interessi. Disse poi ai presenti: Toglietegli la mina e datela a colui che ne ha dieci Gli risposero: Signore, ha gia dieci mine! Vi dico: A chiunque ha sarà dato; ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha. E quei miei nemici che non volevano che diventassi loro re, conduceteli qui e uccideteli davanti a me". Dette queste cose, Gesù proseguì avanti agli altri salendo verso Gerusalemme. Parola del Signore

 

“GESU’ DISSE UNA PARABOLA PERCHE’ I DISCEPOLI CREDEVANO CHE IL REGNO DI DIO DOVESSE MANIFESTARSI DA UN MOMENTO ALL’ALTRO”. (Lc. 19,11)

I discepoli aspettavano con impazienza la venuta definitiva del Regno di Dio, perché finalmente Dio mettesse a posto tutte le cose sulla terra. Gesù invece fa capire che Dio non ha fretta, che non vuole intervenire immediatamente e che egli stesso, il Cristo, non prenderà subito il potere universale: prima farà un lungo viaggio durante il quale gli uomini, fedeli o infedeli, sono liberi. Chi è fedele non deve aver timore di questa libertà, ma accoglierla con fiducia. Il Signore ci dà realmente la libertà e per essergli fedeli noi dobbiamo realmente usarla. Se ragioniamo come il servo pusillanime, veniamo meno alla nostra vocazione.  Dobbiamo rischiare, accettare iniziative, avere creatività; in questo modo onoriamo Dio Creatore, assomigliamo a lui, che rischia in continuazione. E’ l'insegnamento del Vangelo di oggi. Per far piacere a Dio dobbiamo rischiare, approfittare della nostra libertà per onorarlo producendo veramente frutti buoni per lui e per i fratelli. Oggi, festa della presentazione di Maria al tempio, guardiamo a Colei che molto ha ricevuto, che tutto ha donato, ma che è vissuta pienamente nella volontà di Dio.

 

 

GIOVEDI’ 22 NOVEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, DONACI DI ACCOGLIERTI. TU SEI LA NOSTRA UNICA SALVEZZA.

 

Tra i santi ricordati oggi: Santa Cecilia; San Pedro Esqueda Ramirez.

Hanno detto: Nessuno può dire: "credo" senza aggiungere subito dopo "vieni ad aiutare la mia incredulità". (Roger Schutz)

Saggezza popolare: Le parole che non abbiamo pronunciato sono i fiori del silenzio. (proverbio Giapponese)

Un aneddoto: Cecilia portava sempre con sé il Vangelo, né giorno né notte interrompeva il suo dialogo d’amore con Gesù, cui aveva votato la sua verginità.

Costretta a fidanzarsi con il giovane Valeriano, fu stabilito il giorno del matrimonio; ma essa, accompagnandosi con l’organo, cantava: Signore, il mio cuore e il mio corpo sono tuoi: conservami vergine per te!

La prima notte di matrimonio, trovandosi sola con lo sposo, gli disse: Mio dolce e caro Valeriano, ti rivelerò un mistero, se tu mi prometti di mantenerne il segreto.

Lo sposo giurò. Allora Cecilia disse: C’è sempre un Angelo di Dio che mi segue e veglia sul mio corpo. Se tu serberai un amore puro per me, egli ti farà vedere la sua gloria. Allora Valeriano rispose: Se vuoi che io ti creda, fammi vedere il tuo Angelo. E Cecilia: Certamente lo vedrai, ma prima devi credere in Dio e ricevere il Battesimo. Valeriano allora si fece cristiano, comprese l’amore puro della sua meravigliosa sposa e vide il suo Angelo. Quando furono condotti al martirio, alla domanda se non temessero di perdere la loro giovane vita e il loro grande amore, Valeriano e Cecilia risposero: Questo non è perdere la giovinezza, ma cambiarla in meglio: dare l’amore che passa e ricevere l’amore eterno; dare una casa di mattoni, per ricevere una splendida dimora celeste; dare il fango e ricevere l’oro.

Parola di Dio: 1Mac. 2,15-29; Sal. 49; Lc. 19,41-44

 

Vangelo Lc 19, 41-44

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo Gesù, quando fu vicino a Gerusalemme, alla vista della città, pianse su di essa, dicendo: "Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, la via della pace. Ma ormai è stata nascosta ai tuoi occhi. Giorni verranno per te in cui i tuoi nemici ti cingeranno di trincee, ti circonderanno e ti stringeranno da ogni parte; abbatteranno te e i tuoi figli dentro di te e non lasceranno in te pietra su pietra, perché non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata". Parola del Signore

 

“GESU’ QUANDO FU VICINO A GERUSALEMME, ALLA VISTA DELLA CITTA’, PIANSE SU DI ESSA”. (Lc. 19,41)

Gesù non è ‘l’uomo forte’ che non piange mai, egli sa esternare anche con le lacrime quelli che sono i suoi sentimenti più profondi. Gesù sa che cosa gli succederà a Gerusalemme, sa che questa città ‘santa’ non comprenderà il dono della redenzione. In Lui non c’è odio, non c’è rivalsa, ma rammarico, quasi delusione, il suo è come il pianto di un fidanzato abbandonato. Gesù piange sulla Gerusalemme di allora ma anche su ogni città straziata dalla violenza, su ogni anima deturpata dal peccato. Ascoltiamo il nostro Salvatore mentre ci supplica di riconoscere il tempo di Grazia che Egli ci dona, non lasciandoci mai mancare il pane di vita della sua Eucaristia, il dono del sacramento del perdono che ci rinnova e la sua Parola che ci nutre.

 

 

VENERDI’ 23 NOVEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

BENEDETTO, SIGNORE, IL TUO NOME SANTO.

 

Tra i santi ricordati oggi: San Clemente; San Colombano

Hanno detto: C'è sempre un rimedio per ogni colpa: ammetterla. (Grillparzer)

Saggezza popolare: Chiunque è capo sia ponte. (proverbio Gallese)

Un aneddoto: Un vescovo stava visitando le parrocchie a lui affidate quando capitò in uno sperduto paesino di montagna. Vedendo che il parroco era un tipo molto alla buona, lo classificò come un ignorante e prese a trattarlo dall’alto al basso. Immagino che lei non sia molto preparato neanche sui rudimenti del catechismo. Vediamo: quanti sono i peccati capitali?

Otto, rispose il parroco. Come immaginavo... commentò sprezzantemente il vescovo. Per sua norma e regola i peccati capitali sono sette. Ma Eccellenza, lei dimentica il disprezzo verso i propri simili.

Parola di Dio: 1Mac.4,36-37.52-59; Cantico da 1Cronache 29,10-12; Lc. 19,45-48

 

Vangelo Lc 19, 45-48

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo Gesù, entrato nel tempio, cominciò a scacciare i venditori, dicendo: "Sta scritto: La mia casa sarà casa di preghiera. Ma voi ne avete fatto una spelonca di ladri!". Ogni giorno insegnava nel tempio. I sommi sacerdoti e gli scribi cercavano di farlo perire e così anche i notabili del popolo; ma non sapevano come fare, perché tutto il popolo pendeva dalle sue parole. Parola del Signore

 

“COMINCIO’ A SCACCIARE I VENDITORI DEL TEMPIO DICENDO: STA SCRITTO: LA MIA CASA SARA’ CASA DI PREGHIERA. MA VOI NE AVETE FATTO UNA SPELONCA DI LADRI”. (Lc.19,45)

Per Gesù, il Tempio è importante: è il segno concreto della presenza di Dio nel suo popolo, è la casa del Padre, è il cuore della fede di Gerusalemme, è il richiamo continuo all’Alleanza. Gesù ama il tempio, ed è per questo che diventa violento, grida, sbatte fuori. Egli vuole purificare il Tempio, togliere le false superstizioni, cancellare in questo luogo di Dio l’ateismo imperante dettato dalla legge del commercio e del potere. L’uomo, abituato ad approfittare di tutto, ha usato la religiosità per manipolare la fede e per ridurre Dio alle sue necessità. Si è “venditori del tempio” non solo vendendo immaginette sacre o candele, ma tutte le volte che pensiamo di comprare Dio con delle preghiere fatte o fatte fare, quando approfittiamo della religione per giudicare il nostro prossimo, per apparire giusti. Gesù vuole liberarci dalla falsa religiosità che è ipocrisia. La religiosità dovrebbe essere il linguaggio, la manifestazione della fede. Ma è ancora la fede la base di certe religiosità? Quando vado a chiedere il Battesimo per mio figlio come fosse solo un segno di buon augurio o una convenzione sociale, quando vado a sposarmi in chiesa perché la cerimonia è più bella di quella del comune e le foto vengono meglio? Non è forse falsa religiosità certa pseudo mistica che fa della preghiera e delle sue formule un rifugio e una fuga dalla concretezza dell’impegno?

Abbiamo bisogno di ritrovare una religiosità che esprima fede e non esteriorità, abbiamo bisogno di smetterla con l’ipocrisia religiosa: essa è la più stupida delle ipocrisie. Dio non lo puoi ingannare!

 

 

SABATO 24 NOVEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

ASPETTO LA RISURREZIONE DEI MORTI E LA VITA DEL MONDO CHE VERRA’.

 

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Andrea Dung-Lac e compagni; Santa Flora.

Hanno detto: Il primo servizio che si deve al prossimo è quello di ascoltarlo. Chi non sa ascoltare il fratello ben presto non saprà più ascoltare Dio; anche di fronte a Dio sarà sempre lui a parlare.(D. Bonhoeffer)

Saggezza popolare: E' da prudente mutare opportunamente opinione: ma lo stolto le muta come fa la luna. (proverbio Latino)

Un aneddoto: Un uomo disperava dell'amor di Dio. Un giorno, mentre errava sulle colline che attorniavano la sua città, incontrò un pastore. Questi, vedendolo afflitto, gli chiese: Che cosa ti turba, amico?

Mi sento immensamente solo. Anch'io sono solo, eppure non sono triste. Forse perché Dio ti fa compagnia... Hai indovinato. Io invece non ho la compagnia di Dio. Non riesco a credere al suo amore. Com'è possibile che ami gli uomini uno per uno? Com'è possibile che ami me?

Vedi laggiù la nostra città?

Gli chiese il pastore, ne vedi ogni casa?

Vedi le finestre di ogni casa?

Vedo tutto questo. Allora non devi disperare. Il sole è uno solo, ma ogni finestra della città, anche la più piccola e la più nascosta, ogni giorno viene baciata dal sole, nell'arco della giornata. Forse tu disperi perché tieni chiusa la tua finestra.

Parola di Dio: 1Mac. 6.1-13; Sal. 9; Lc. 20, 27-40

 

Vangelo Lc 20, 27-40

Dal vangelo secondo Luca.

In quel tempo, si avvicinarono a Gesù alcuni sadducei, i quali negano che vi sia la risurrezione, e gli posero questa domanda: "Maestro, Mosè ci ha prescritto: Se a qualcuno muore un fratello che ha moglie, ma senza figli, suo fratello si prenda la vedova e dia una discendenza al proprio fratello. C'erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. Allora la prese il secondo e poi il terzo e così tutti e sette; e morirono tutti senza lasciare figli. Da ultimo anche la donna morì. Questa donna dunque, nella risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l'hanno avuta in moglie". Gesù rispose: "I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni dell'altro mondo e della risurrezione dai morti, non prendono moglie né marito; e nemmeno possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, essendo figli della risurrezione, sono figli di Dio. Che poi i morti risorgono, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando chiama il Signore: Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe. Dio non è Dio dei morti, ma dei vivi; perché tutti vivono per lui". Dissero allora alcuni scribi: "Maestro, hai parlato bene". E non osavano più fargli alcuna domanda. Parola del Signore

 

“QUESTA DONNA, DUNQUE, NELLA RISURREZIONE, DI CHI SARÀ MOGLIE?”. (Lc. 20,33)

Una domanda che spesso ci facciamo o sentiamo da altri è questa:“Come dobbiamo immaginarci l’aldilà?”.

Il fatto è che dobbiamo credere nell’aldilà, non immaginarcelo o cercare di descriverlo. Il “come sarà” non è affar nostro. Il mistero, quando non è circondato di rispetto e discrezione, rischia di venire profanato, banalizzato dalla curiosità. Ogni mia immagine dell’altra vita è sempre un prolungamento della mia esperienza, un tentativo di concretizzare i miei desideri. Tutti i paradisi raffigurati dagli uomini sono artificiali. Io non ho bisogno di sapere com’è il Paradiso e che cosa ci farò. Mi fido più della fantasia di Dio che delle costruzioni della mia immaginazione. La fede nella risurrezione è basata sul Dio “amante della vita”, sul Dio che non è il Dio dei morti, ma dei vivi”. Il Signore è fedele. Ora,se Lui è fedele a se stesso e alle sue promes­se, perché devo preoccuparmi io, nel tempo, di colui che è Eternità e che in essa vuol donarsi a me per sempre?

 

 

DOMENICA 25 NOVEMBRE: FESTA DI CRISTO RE ANNO C

Una scheggia di preghiera:

 

TUO IL REGNO, TUA LA POTENZA, TUA LA GLORIA NEI SECOLI.

 

Tra i santi ricordati oggi: Santa Caterina di Alessandria.

Hanno detto: Se vuoi ascoltare Dio stai molto attento, perché a Dio piace parlare a bassa voce. (V. Ghika)

Saggezza popolare: Agli occhi dei gatti tutto appartiene ai gatti. (proverbio Inglese)

Un aneddoto: L'astronomo Kirchner teneva nel suo gabinetto scientifico un globo celeste di piccole dimensioni, ma di un'esattezza e una finizione veramente notevoli. Un giorno ricevette la visita d'un amico, incredulo dichiarato, che pretendeva che l'universo si fosse formato da solo, per una sequenza di casi. Quell'amico si fermò a lungo davanti al piccolo globo che non cessava di ammirare. "Chi è l'autore di questa meraviglia?" domandò. “Non lo so, rispose l'astronomo. Deve essere un prodotto del caso...” “Tu mi prendi in giro!”

“Allora, riprese tranquillamente Kirchner, tu trovi assurdo che questa piccola sfera dipinta sia uscita dal nulla, e ammetti che i cieli che essa rappresenta provengano dal caso?".

Parola di Dio: 2Sam. 5,1-3; Sal. 121; Col 1,12-20; Lc. 23,35-43

 

2^ Lettura Col 1, 12-20

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Colossesi

Fratelli, ringraziamo con gioia il Padre che ci ha messi in grado di partecipare alla sorte dei santi nella luce. E' lui infatti che ci ha liberati dal potere delle tenebre e ci ha trasferiti nel regno del suo Figlio diletto, per opera del quale abbiamo la redenzione, la remissione dei peccati. Egli è immagine del Dio invisibile, generato prima di ogni creatura; poiché per mezzo di lui sono state create tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra, quelle visibili e quelle invisibili: Troni, Dominazioni, Principati e Potestà. Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui. Egli è prima di tutte le cose e tutte sussistono in lui. Egli è anche il capo del corpo, cioè della Chiesa; il principio, il primogenito di coloro che risuscitano dai morti, per ottenere il primato su tutte le cose. Perché piacque a Dio di fare abitare in lui ogni pienezza e per mezzo di lui riconciliare a sé tutte le cose, rappacificando con il sangue della sua croce, cioè per mezzo di lui, le cose che stanno sulla terra e quelle nei cieli. Parola di Dio

 

“PIACQUE A DIO DI FAR ABITARE IN LUI OGNI PIENEZZA”. (Col. 1,19)

Vorrei salire molto in alto, Signore, al di sopra della mia città, al di sopra del mondo, al di sopra del tempo. Vorrei purificare il mio sguardo e prendere a prestito i tuoi occhi. Vedrei allora l’universo, l’umanità, la storia come li vede il Padre. Vedrei la bella, eterna idea d’amore del Padre tuo che si realizza progressivamente. Tutto ricapitolare in Te, le cose del cielo e della terra. E vedrei che oggi come ieri vi partecipano i più piccoli dettagli, ogni uomo al suo posto, ogni gruppo e ogni oggetto. Comprenderei che davanti a me si svolge la grande avventura di amore cominciata all’alba del mondo, la Storia Santa, che secondo la promessa si compirà solo nella gloria, quando Tu ti presenterai al Padre dicendo: é compiuto. Io sono l’Alfa e l’Omega, il principio e la fine.

(Quoist, Lo sguardo dell’infinito, Piemme)

 

LUNEDI’ 26 NOVEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, INSEGNAMI LA STRADA DELL’AMORE.

 

Tra i santi ricordati oggi: San Corrado; Beata Delfina.

Hanno detto: Cristo pone ogni individuo davanti a una scelta: accettazione o rifiuto, fede o rinnegamento, preoccupazione per la gloria di Dio o per la propria.

(Hans Urs Von Balthasar)

Saggezza popolare: Non produce niente il seme non seminato. (proverbio Giapponese)

Un aneddoto: Bernadette Soubirous, definita contadinella ignorante, ne diede del filo da torcere aI commissario di polizia Jacomet, che voleva impedirle di recarsi alla grotta, tacciandola di menzogna. Ma la ragazza non se ne dava per intesa; lei non era una bugiarda, la Signora le appariva davvero e al giorno stabilito l'aspettava. “Non posso farne a meno. Ho promesso di tornare”. “Ti manderò dritta in prigione!”, la minacciava il funzionario, apparentemente indignato. Bernadette non faceva una piega. Ammiccando e sorridendo maliziosetta davanti alle autorità, un giorno concluse: “Tanto meglio, costerò di meno a mio padre... E lei verrà a insegnarmi il catechismo”, aggiungeva rivolgendosi al parroco.

Parola di Dio: Dn. 1,1-6.8-20; Cantico da Dn.3, 52-56; Lc. 21,1-4

 

Vangelo Lc 21, 1-4

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, mentre era nel tempio, Gesù, alzati gli occhi, vide alcuni ricchi che gettavano le loro offerte nel tesoro. Vide anche una vedova povera che vi gettava due spiccioli e disse: "In verità vi dico: questa vedova, povera, ha messo più di tutti. Tutti costoro, infatti, hanno deposto come offerta del loro superfluo, questa invece nella sua miseria ha dato tutto quanto aveva per vivere". Parola del Signore

 

“QUESTA VEDOVA, POVERA, HA MESSO PIU’ DI TUTTI”. (Lc. 21,2)

Gesù ‘vede’. Non vede solo l’esteriorità compiaciuta dei ricchi che possono permettersi senza troppe fatiche di fare le loro generose e interessate offerte al tempio, ma ‘vede’  il gesto e il cuore di questa povera vedova: lei offre a Dio il necessario che ha per vivere, non il superfluo. Donare è difficile, donare bene quasi impossibile. Questa donna non si ferma davanti all’uso del denaro che veniva fatto, non si scandalizza delle belle pietre del tempio o del tenore di vita dei sacerdoti. Guarda a Dio e si fida totalmente di Lui. Costa fatica donare, ma Dio vede. Diamogli l’essenziale, del nostro, ciò che è nella nostra interiorità perché Dio lo prenda e lo faccia lievitare e lo trasfiguri. Se sfidiamo Dio in generosità, è sempre il Signore a vincere.

 

 

MARTEDI’ 27 NOVEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

LODE E GLORIA A TE, RE DELL’UNIVERSO.

 

Tra i santi ricordati oggi: San Virgilio; Sant’Acario

Hanno detto: Sempre nella vita siamo chiamati a scegliere, anche solo se sorridere o chiuderci nel nostro dolore. E secondo la scelta che facciamo, avremo o no la pace del cuore. (Mattia Frankel)

Saggezza popolare: I grandi si sentono grandi solo perché noi siamo in ginocchio: alziamoci! (proverbio Francese)

Un aneddoto: Negli Atti del martirio delle sante Perpetua e Felicita si legge un particolare molto significativo. Una delle due sante, Felicita, era  in catene, e doveva dare alla luce un bambino. Quando il travaglio del parto la prese, questa creatura gemeva. E i carcerieri a dirle: “Ma come! Stai gemendo e pian­gendo tanto! Come farai quando noi ti tortureremo e ti metteremo a morte?”. “Ora rispose la Santa, ora sono io che soffro; là vi sarà un Altro in me che soffrirà per me”.

Parola di Dio: Dn. 2,31-45; Cantico da Dn 3,57-61; Lc. 21,5-11

 

Vangelo Lc 21, 5-11

Dal vangelo secondo Luca.

In quel tempo, mentre alcuni parlavano del tempio e delle belle pietre e dei doni votivi che lo adornavano, Gesù disse: "Verranno giorni in cui, di tutto quello che ammirate, non resterà pietra su pietra che non venga distrutta". Gli domandarono: "Maestro, quando accadrà questo e quale sarà il segno che ciò sta per compiersi?". Rispose: "Guardate di non lasciarvi ingannare. Molti verranno sotto il mio nome dicendo: "Sono io" e: "Il tempo è prossimo"; non seguiteli. Quando sentirete parlare di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate. Devono infatti accadere prima queste cose, ma non sarà subito la fine". Poi disse loro: "Si solleverà popolo contro popolo e regno contro regno, e vi saranno di luogo in luogo terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandi dal cielo". Parola del Signore

 

“VERRANNO GIORNI IN CUI DI TUTTO QUELLO CHE AMMIRATE NON RESTERA’ PIETRA SU PIETRA CHE NON VENGA DISTRUTTA”. (Lc, 21,6)

La storia degli uomini è scritta nelle pietre. Noi andiamo alla Valle dei templi, vicino ad Agrigento e rimaniamo colpiti da quei ruderi enormi e grandiosi che con le loro pietre ci parlano di civiltà lontane, andiamo a Roma e le pietre del Colosseo o dei Fori imperiali ci indicano le grandezze romane, le Piramidi ci parlano della civiltà Egizia e i resti del muro del pianto ci parlano della gloria del tempio di Salomone. Ruderi, pietre che ci dicono del passato. La potenza delle civiltà passa, lo splendore dei ricchi si opacizza presto. Basta una guerra, un terremoto per distruggere una cattedrale. Ci restano solo più pietre. Dov’è la gloria dell’uomo? In quattro ruderi di pietra. E quell’uomo che pensava di governare i popoli, quello che con una parola faceva tremare le genti e decideva la sorte di migliaia di persone? Anche lì una pietra, una lapide con un po’ di ossa sotto. Gesù ancora una volta ci dice: “Fidarsi di un bel palazzo, di un bel vestito, di una borsa piena d’oro, è una stupidaggine, come è assurdo fondare la fede sulla costruzione pur imponente di un tempio.” L’uomo è grande perché è fatto a immagine di Dio, è grande perché vale il sangue del Figlio di Dio, è grande perché  è il tempio vivente dello Spirito Santo di Dio. Se le nostre pietre ci testimoniano il passato, è solo l’opera di Dio in noi, se l’accettiamo, che ci garantisce un futuro di eternità.

 

 

MERCOLEDI’ 28 NOVEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

TU, SIGNORE, NELLA PROVA, NON CI ABBANDONI.

 

Tra i santi ricordati oggi: San Sostene; Santa Caterina Labourè.

Hanno detto: L'uomo non è fatto per essere neutrale, per starsene in disparte o essere indifferente, né il mondo può rimanere un vuoto; se non lo trasformiamo in un altare dedicato a Dio, esso viene invaso dai demoni. (A. Heschel)

Saggezza popolare: Le tegole che ci riparano dalla pioggia sono state fatte quando c'era il bel sole.  (proverbio Cinese)

Un aneddoto: Il parroco di una delle sterminate periferie di Parigi, incaricò un giorno la scrittrice Madeleine Delbrel, sua buona parrocchiana, di portare un pac­co di vestiti ad una poverissima famiglia di non credenti. Madeleine prese il pacchetto e si recò all’indirizzo che le aveva dato il parroco. Salì i cinque piani del freddo casermone di cemento e consegnò il pacco alla donna dall’aria sciupata con un bambino accanto, che era venuta ad aprire la porta. La donna ringraziò e Madeleine riprese le scale. Era appena giunta a pianterreno che si sentì richiamare. Era la donna del quinto piano che urlava: “Vieni a riprenderti il tuo pacchetto! Sono degli stracci schifosi! Siamo poveri, ma non viviamo di rifiuti!”. Madeleine risalì. Vide che la donna aveva ragione: il pacco conteneva biancheria sporca. C’era stato qualche errore. Si scusò e ridiscese, addolorata. Non sapeva che cosa fare. Passò davanti ad un negozio di fiori e vide un cesto di magnifiche rose rosse. Le comperò, ritornò sui suoi passi, incontrò il bambino della donna e gli diede i fiori, dicendogli: “Portali alla tua mamma”. Quel bambino fu il primo battezzato del quartiere.

Parola di Dio: Dn. 5,1-6.13-14.16-17.23-28; Cantico da Dan. 3,62-67; Lc. 21,12-19

 

Vangelo Lc 21, 12-19

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e a governatori, a causa del mio nome. Questo vi darà occasione di render testimonianza. Mettetevi bene in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò lingua e sapienza, a cui tutti i vostri avversari non potranno resistere, né controbattere. Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e metteranno a morte alcuni di voi; sarete odiati da tutti per causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo perirà. Con la vostra perseveranza salverete le vostre anime. Parola del Signore

 

“VI PERSEGUITERANNO: QUESTO VI DARA’ OCCASIONE DI RENDERE TESTIMONIANZA”. (Lc. 21 13)

Non è comoda la strada per seguire Cristo, la fede non è una comoda scala mobile che trasporta incolumi dalla terra al cielo. Ma nel modo di leggere le cose di Gesù egli delinea la positività delle persecuzioni per il credente. Se siamo perseguitati per Cristo e non per le nostre malefatte, abbiamo la possibilità di offrire un’autentica testimonianza di fede. L’esilio può essere occasione di predicare Cristo in periferia; essere condotti davanti ai tribunali offre il modo di annunciare il vangelo in luoghi ostili. L’avversione stessa dei familiari, per la pratica autentica della religione, ci permette di predicare in casa. Tutto dipende dal nostro comportamento: se ci lamentiamo gli altri vedranno in noi degli uomini comuni e delle donne come le altre, e tutto terminerà a questo livello; se sopportiamo con gioia, si chiederanno chi è mai a donarci tanta generosità e fortezza d’animo. Avranno così forse la possibilità di scoprire Cristo. Non lasciamoci dunque spaventare ma ancora e sempre fidiamoci ed abbandoniamoci a Cristo: la forza viene unicamente da Lui.

 

 

GIOVEDI’ 29 NOVEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

VIENI PRESTO, SIGNORE GESU’.

 

Tra i santi ricordati oggi: San Francesco Antonio Fasani.

Hanno detto: La prima navigazione nel mare di Dio si fa con le vele, cioè con lo Spirito Santo, la seconda con i remi, cioè con le divine Scritture.

(San Giovanni Crisostomo)

Saggezza popolare: Pianta il melo selvatico dove vuoi, non produrrà mai mele ranette. (proverbio Inglese)

Un aneddoto: Un racconto di Kalil Gibran: Due uomini percorrevano la valle. Uno dei due, additando il fianco della montagna, disse: “Vedi quell’eremo? Lassù vive un uomo che da tempo si è separato dal mondo. Ogni sua aspirazione si concentra in Dio, e nient’altro cerca su questa terra”. E l’altro disse: “Non troverà Dio finché non lascerà l’eremo e la solitudine del ritiro e non ritornerà nel nostro mondo per dividere con noi gioia e dolore, per danzare con i nostri ballerini alle feste di nozze, e per piangere con quelli che piangono intorno alle bare dei nostri morti”. Il suo compagno, pur essendone convinto nell’intimo, rispose: “Sono d’accordo con tutto ciò che dici. Però ritengo l’eremita un uomo buono. E non può essere che giovi più un buono con la sua assenza che non l’apparente bontà di molti?”.

Parola di Dio: Dn. 6,12-28; Cantico da Dn 3,68-74; Lc. 21,20-28

 

Vangelo Lc 21, 20-28

Dal vangelo secondo Luca.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Quando vedrete Gerusalemme circondata da eserciti, sappiate allora che la sua devastazione è vicina. Allora coloro che si trovano nella Giudea fuggano ai monti, coloro che sono dentro la città se ne allontanino, e quelli in campagna non tornino in città; saranno infatti giorni di vendetta, perché tutto ciò che è stato scritto si compia. Guai alle donne che sono incinte e allattano in quei giorni, perché vi sarà grande calamità nel paese e ira contro questo popolo. Cadranno a fil di spada e saranno condotti prigionieri tra tutti i popoli; Gerusalemme sarà calpestata dai pagani finché i tempi dei pagani siano compiuti. Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l'attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire su una nube con potenza e gloria grande. Quando cominceranno ad accadere queste cose, alzatevi e levate il capo, perché la vostra liberazione è vicina". Parola del Signore

 

“QUANDO COMINCERANNO AD ACCADERE QUESTE COSE, ALZATEVI E LEVATE IL CAPO, PERCHE’ LA VOSTRA  LIBERAZIONE E’ VICINA”. (Lc. 21,28)

Una cosa misteriosa è la fine del mondo. Anche capire da quanto ci dicono Gesù e la Bibbia non è facile perché si mescolano eventi del passato con quelli futuri perché da una parte ci parer sentire parlare di distruzioni e poi invece ci vien detto che la fine sarà per i credenti liberazione. Gesù in questo brano predice la distruzione di Gerusalemme che avverrà nel 70 d.C., ma per il Maestro questo evento rovinoso, così come ogni altra calamità, richiama la fine del mondo, passaggio attraverso il quale si giungerà ad un nuovo sistema universale. Quando le avversità si abbatteranno sugli uomini e la disperazione attanaglierà i cuori, verrà il Figlio dell’uomo nella gloria. Sarà la fine, non la distruzione del pianeta, perché nulla di ciò che è stato creato andrà perduto per sempre, ma la fine del mondo in balia del Tentatore che ci induce a ritenerci al sicuro su questa terra e ad essere orgogliosi delle nostre conquiste. La fine del mondo sarà un evento terrificante solo per chi rifiuta di essere redento dalla misericordia divina. Per i cristiani che hanno atteso il Signore e, con il desiderio e la preghiera, ne hanno ottenuto la venuta, sarà la liberazione, il compimento del Regno, l’inizio della gioia piena.

 

 

VENERDI’ 30 NOVEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

LA TUA PAROLA, GESU’, GIUNGA AL CUORE DI OGNI UOMO.

 

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Andrea, Apostolo.

Hanno detto: Per me il perdono è il tentativo di compiere un gesto che Dio compie continuamente nei nostri confronti. (M. F. Moro)

Saggezza popolare:

L'uomo abile lo riconosci dal buon raccolto. Ma più forte dell'uomo abile è l'uomo di fede. L'uomo di fede lo riconosci dalla buona semina. (proverbio Cileno)

Un aneddoto: Bernadette Soubirous non brillava per intelligenza, ma di acume doveva possederne, perché le sue risposte erano ingenue ma sovente “sale e pepe”. Già a 14 anni dovette difendersi in modo speciale dal parroco, suo primo avversario. Poiché la ragazza non volle mai accettare soccorso per la sua povera famiglia, forse per metterla alla prova un giorno lui volle farle prendere una borsa piena di monete d'oro. Si sentì rispondere: “Se la Madonna si è degnata di apparire a Lourdes non è per arricchire la mia famiglia ma per mostrare a tutti la via che conduce al Paradiso”. “Prendila almeno per darla ai poveri”, insistette il parroco. “l poveri saranno più edificati nel ricevere l'elemosina dalle mani di un sacerdote che dalle mie”, rispose a tono la ragazza.

Parola di Dio nella festa di Sant’Andrea: Rom. 10,9-18; Sal 18; Mt. 4,18-22

 

1^ Lettura Rm 10, 9-18

Dalla prima lettera ai Romani

Fratello, se confesserai con la tua bocca che Gesù è il Signore, e crederai con il tuo cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvo. Con il cuore infatti si crede per ottenere la giustizia e con la bocca si fa la professione di fede per avere la salvezza. Dice infatti la Scrittura: Chiunque crede in lui non sarà deluso. Poiché non c'è distinzione fra Giudeo e Greco, dato che lui stesso è il Signore di tutti, ricco verso tutti quelli che l'invocano. Infatti: Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato. Ora, come potranno invocarlo senza aver prima creduto in lui? E come potranno credere, senza averne sentito parlare? E come potranno sentirne parlare senza uno che lo annunzi? E come lo annunzieranno, senza essere prima inviati? Come sta scritto: Quanto sono belli i piedi di coloro che recano un lieto annunzio di bene! Ma non tutti hanno obbedito al vangelo. Lo dice Isaia: Signore, chi ha creduto alla nostra predicazione? La fede dipende dunque dalla predicazione e la predicazione a sua volta si attua per la parola di Cristo. Ora io dico: Non hanno forse udito? Tutt'altro: per tutta la terra è corsa la loro voce, e fino ai confini del mondo le loro parole". Parola di Dio

 

"CON IL CUORE SI CREDE, PER OTTENERE LA GIUSTIZIA E CON LA BOCCA SI FA LA PROFESSIONE DI FEDE PER AVERE LA SALVEZZA”.(Rom. 10,10)

La fede non nasce dal cervello, non è frutto di ragionamenti, non è il punto di arrivo di prolungate discussioni e riflessioni. La fede nasce dal cuore, è un bisogno prorompente che viene dal nostro profondo e che ha trovato la via libera per esplodere, per emergere. Non si può attribuire meriti a chi crede o demeriti a chi non crede. Sta però il fatto che le persone semplici e umili trovano più  facilmente la via per liberare e far emergere questa fede. Allora, da questo prorompere interiore gravido di gioia, sgorga la parola della "professione della fede". La professione di fede non è la recita di una lezione e non è nemmeno l'esposizione di un ragionamento. La professione di fede è un inno di gioia, e una festa dello spirito, è una preghiera che sgorga umile dal cuore. Una fede vissuta così è contagiosa: in famiglia, a scuola, sul lavoro, tra i non credenti, con gli stranieri di altre religioni. Per evangelizzare basta credere! Se troviamo difficile annunciare Gesù e il Vangelo, se non troviamo le parole adatte, non è forse perché la nostra fede è angusta, cerebrale, spenta?

Sant’Andrea, di cui celebriamo oggi la festa ha ascoltato la parola di Dio che gli era rivolta e vi ha aderito con semplicità seguendo il maestro. E questa adesione pronta all’invito di Gesù che ha permesso agli Apostoli di diffondere la parola, la “buona notizia” della salvezza. La fede viene dall'ascolto e ciò che si ascolta è la parola di Cristo, che anche oggi la Chiesa diffonde fino alle estremità della terra.

     
     
 

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