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SCHEGGE E SCINTILLE

PENSIERI, SPUNTI, RIFLESSIONI

DALLA PAROLA DI DIO E DALLA VITA

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a cura di: don_franco_locci@libero.it

 

SETTEMBRE 2007

 

 

SABATO 1 SETTEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

IL TUO AMORE, SIGNORE, CI RIEMPIE DI GIOIA.

 

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Egidio; San Conone.

Hanno detto: Non hai bisogno di saper cantare: basta che tu abbia voglia di farlo perché la tua giornata sia felice. (M. Crane)

Saggezza popolare: I potenti hanno braccia lunghe, ma non tanto da giungere fino al cielo. (proverbio Danese)

Un aneddoto: Un guerriero dal passato piuttosto torbido chiese ad un anacoreta se pensava che Dio avrebbe mai potuto accogliere il suo pentimento. E l'eremita, esortato che l'ebbe con molti discorsi, gli domandò: "Dimmi, ti prego, se il tuo mantello è lacerato, lo butti via?”

"No", rispose l'altro: "lo ricucio e torno ad indossarlo".

"Dunque", soggiunse il monaco, "se tu hai riguardo al tuo vestito di panno, vuoi che Dio non abbia misericordia per la sua immagine?".

Parola di Dio: 1Tes. 4,9-12; Sal.97; Mt. 25,14-30

 

1^ Lettura 1 Ts 4, 9-11

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicesi

Fratelli, riguardo all'amore fraterno, non avete bisogno che ve ne scriva;  voi stessi infatti avete imparato da Dio ad amarvi gli uni gli altri, e  questo voi fate verso tutti i fratelli dell'intera Macedonia. Ma vi  esortiamo, fratelli, a farlo ancora di più e a farvi un punto di onore:  vivere in pace, attendere alle cose vostre e lavorare con le vostre  mani, come vi abbiamo ordinato, al fine di condurre una vita  decorosa di fronte agli estranei e di non aver bisogno di nessuno. Parola di Dio

 

“VOI STESSI INFATTI AVETE IMPARATO DA DIO AD AMARVI GLI UNI GLI ALTRI” (1Tes. 4,10)

Paolo, scrivendo ai Tessalonicesi li elogia perché “hanno imparato da Dio” ad amarsi a vicenda. Che bello se qualcuno, guardando le nostre comunità parrocchiali potesse dire la stessa cosa! Noi spesso ci chiediamo che cosa sia l’amore, in che modo si manifesti; qualche volta ci prende la paura di non saper amare, facciamo confusione tra amore sentimento e amore donazione… Il credente ha un maestro che gli insegna ad amare e questi è nientemeno che Dio. Il Padre ama il Figlio e il Figlio ama il Padre al punto che il loro amore è lo Spirito stesso di Dio, lo Spirito Santo! Ma Dio ama la sua creatura al punto che davanti ai suoi errori, invece di castigarla, distruggerla, averne basta, decide di farsi creatura per parlargli, rivelarsi, salvarla, e il Figlio si fa carne. Dio ci ama talmente che non impone il suo amore ma ci lascia quel dono meraviglioso e terribile che è la libertà attraverso il quale noi possiamo dirgli: “Grazie del tuo amore”, oppure “Non me ne importa affatto”. Il Figlio per amore del Padre e nostro si mette a lavarci i piedi, diventa servo obbediente, Lui, senza peccato, si carica dei nostri peccati e lascia che essi vengano uccisi su una croce insieme al suo corpo donato, come non bastasse ci dona sua Madre, ci promette e manda il suo Spirito, ci rigenera attraverso il perdono, ci fortifica facendosi Pane per il nostro cammino… E noi non abbiamo ancora capito che cos’ è l’Amore?

 

 

 

DOMENICA 2 SETTEMBRE: XXII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C

Una scheggia di preghiera:

 

OGNI COSA CHE HO E’ TUO DONO , O SIGNORE.

 

Tra i santi ricordati oggi: San Licinio; San Giusto di Lione.

Hanno detto:

C'è una gioia ignorata dagli empi, ma che tu, o Signore, dai a chi ti serve generosamente. Questa gioia sei tu stesso, ed essa rende felice la vita. (Sant’Agostino)

Saggezza popolare:

Vincere se stesso è il modo sicuro per non essere vinto da altri. Sapersi dominare è il mezzo più sicuro per non essere dominati. (saggezza Cinese)

Un aneddoto: Mons. Francesco Olgiati, il con fondatore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, usava ripetere la storia dello scultore del marmo di Candoglia, che era assai meticoloso nel rifinire tutte le statue da porsi sulle guglie del Duomo milanese; la gente gli chiedeva :”Perché te la prendi tanto, se queste figure possono esser viste solo dal basso e a grande distanza?”. Rispondeva, asciutto: “Eppure, Dio le vede!”.

Parola di Dio: Sir. 3,17-18.20.28-29; Sal. 67; Eb. 12,18-19.22-24; Lc. 14,1.7-14

 

1^ Lettura Sir 3, 17-18.20.28-29

Dal libro del Siracide

Figlio, nella tua attività sii modesto, sarai amato dall'uomo gradito a Dio. Quanto più sei grande, tanto più umiliati; così troverai grazia davanti al Signore; e dagli umili egli è glorificato. Una mente saggia medita le parabole, un orecchio attento è quanto desidera il saggio. L'acqua spegne un fuoco acceso, l'elemosina espia i peccati. Parola di Dio

 

“FIGLIO, NELLA TUA ATTIVITA’ SII MODESTO, SARAI AMATO DALL’UOMO E GRADITO A DIO”. (Sir. 3,17)

Ciò che la prima lettura e il vangelo di oggi cercano di darci, non è una lezione di cortesia e di buona educazione. Gesù va più a fondo, all’essenziale, al substrato intimo della persona. L’umiltà è la verità, perché tutto quello che abbiamo è dono. Esistono, tuttavia, forme apparenti di umiltà. Mancando loro la verità, tali forme non possono essere umiltà autentica. Ricordiamo alcune forme di falsa umiltà. Un chiaro caso è il complesso di inferiorità: "Io non valgo per questo incarico" , "Io non posso fare questo lavoro" , "Io non ho questa qualità". A volte dietro tali frasi si nasconde una ingente pigrizia. Il più delle volte si nasconde un’astuta superbia che vuole evitare ad ogni costo di svolgere un cattivo ruolo e restare male di fronte agli altri. Umile è chi riconosce le sue qualità, il suo valore, i suoi buoni risultati, ma attribuisce tutto a Dio, come alla sua fonte. Altro esempio di falsa umiltà è non accettare la lode degli altri, rifiutare qualsiasi riconoscimento pubblico, dimostrare indifferenza davanti all’opinione altrui. Nel fondo molte volte è solo una posa per riassaporare di nuovo la lode ascoltata, o perché si torni ad insistere sui buoni risultati ottenuti, o per adulare i tuoi orecchi con la buona opinione di cui godi davanti agli altri. Umile, al contrario, è chi accetta la lode, ma la eleva a Dio; accetta il riconoscimento pubblico per la buona opera o la buona opinione degli altri su di lui, ma scopre in ciò un gesto di carità fraterna ed un’azione misteriosa di Dio. Un ultimo caso è quello di chi crede che tutto gli riesca male, che è nato sotto una cattiva stella, e che non c’è nulla da fare. In un tale individuo la superbia è così grande da renderlo cieco per vedere qualsiasi cosa buona che faccia; ha occhi solo per le cose cattive, o per i limiti e le imperfezioni delle cose buone. L’umile, piuttosto, sa vedere la bontà nelle cose, perfino in quelle che gli riescono male. E dice con san Paolo: "Per quelli che amano Dio tutte le cose contribuiscono al loro bene".

 

 

 

LUNEDI’ 3 SETTEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

AL MOMENTO DELLA MIA MORTE, PRENDIMI PER MANO, O SIGNORE.

 

Tra i santi ricordati oggi: San Gregorio Magno; Santa Phoebe.

Hanno detto: Dio non è venuto a sopprimere la sofferenza, non è neppure venuto a spiegarla. E' venuto per colmarla con la sua presenza. (Paul Claudel)

Saggezza popolare: Gloriarsi del nome dei propri illustri antenati, mentre non si ha per se stessi alcun merito, equivale a pavoneggiarsi con un bel vestito imprestato. (proverbio del Mali)

Un aneddoto: Gregorio fu il primo papa che nelle lettere si chiamò ‘Servo dei, servi di Dio’.

Per questo ogni giorno riceveva alla sua tavola i mendicanti. Una volta mentre porgeva loro l’acqua, si avvicinò ad uno che appena avuti i piedi lavati, scomparve. Gregorio ne rimase molto sorpreso, ma la notte gli apparve Gesù che gli disse: ogni giorno tu accogli con amore i miei fratelli, ma ieri accogliesti me!

Parola di Dio: 1Tes. 4,13-18; Sal. 95; Lc. 4,16-30

 

1^ Lettura 1 Ts 4, 13-18

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicesi

Fratelli, non vogliamo lasciarvi nell'ignoranza circa quelli  che sono morti, perché non continuiate ad affliggervi come gli altri  che non hanno speranza. Noi crediamo infatti che Gesù è morto e  risuscitato; così anche quelli che sono morti, Dio li radunerà per  mezzo di Gesù insieme con lui. Questo vi diciamo sulla parola del  Signore: noi che viviamo e saremo ancora in vita per la venuta del  Signore, non avremo alcun vantaggio su quelli che sono morti. Perché il Signore stesso, a un ordine, alla voce dell'arcangelo e al  suono della tromba di Dio, discenderà dal cielo. E prima risorgeranno i morti in Cristo; quindi noi, i vivi, i superstiti, saremo rapiti  insieme con loro tra le nuvole, per andare incontro al Signore  nell'aria, e così saremo sempre con il Signore. Confortatevi dunque  a vicenda con queste parole. Parola di Dio

 

“FRATELLI NON VOGLIAMO LASCIARVI NELL’IGNORANZA CIRCA QUELLI CHE SONO MORTI”. (1Ts. 4,13)

Gesù risorto ha vinto definitivamente la morte. Essa non è più la vincitrice della vita ma, redenta da Lui è addirittura quella che ci apre alla vita. Ecco come, con un esempio Biscop Brent ci parla del morire:

“Cos'è il morire?

Me ne sto sulla riva del mare, una nave apre le vele alla brezza del mattino e parte per l'oceano. E' uno spettacolo di rara bellezza e io rimango ad osservarla fino a che svanisce all'orizzonte e qualcuno accanto a me dice: "E' andata!". Andata! Dove? E' sparita dalla mia vista: questo è tutto. Nei suoi alberi, nella carena e nei pennoni essa è ancora grande come quando la vedevo, e come allora è in grado di portare a destinazione il suo carico di esseri viventi. Che le sue misure si riducano fino a sparire del tutto è qualcosa che riguarda me, non lei, e proprio nel momento in cui qualcuno accanto a me dice, "E' andata!" ci sono altri che stanno scrutando il suo arrivo, e altri voci levano un grido di gioia: "Eccola che arriva!". E questo è il morire.

 

 

 

MARTEDI’ 4 SETTEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

CON LA TUA AUTORITA’, O GESU’, LIBERACI DAL MALE E DAL MALIGNO!

 

Tra i santi ricordati oggi: Santa Rosalia; San Gilberto.

Hanno detto: Dio ci ama e non si diverte a vederci tribolare. Il nostro destino fa parte di un disegno più vasto: credervi è più importante che capirlo. Solo in questa certezza la vita ha senso; altrimenti tutto sarebbe vano: sogni, progetti, ogni soddisfazione. (L. Boccalatte)

Saggezza popolare: L'uomo non può prendere due sentieri alla volta. (proverbio del Sud Africa)

Un aneddoto: C’era un vecchio che si guadagnava da vivere vendendo un po’ di tutto. Egli dava l’impressione di non essere tanto intelligente, poiché spesso la gente lo pagava con monete false e lui le accettava senza protestare, oppure dicevano di averlo pagato quando non era vero e lui si fidava della loro parola. Quando giunse la sua ora, egli alzò gli occhi al cielo e disse: “Oh, Dio! Ho accettato tante monete false dalla gente, ma non l’ho mai giudicata nel mio cuore. Mi sono limitato a pensare che non si rendevano conto di quello che facevano. Anch’io sono una moneta senza valore, ti prego, non giudicarmi”. Allora si udì una voce che diceva: “Com’è possibile giudicare qualcuno che non ha giudicato gli altri?”

Parola di Dio: 1Tes. 5,1-6.9-11; Sal. 26; Lc. 4,31-37

 

Vangelo Lc 4, 31-37

Dal vangelo secondo Luca.

In quel tempo, Gesù discese a Cafarnao, una città della Galilea, e al sabato ammaestrava la gente. Rimanevano colpiti dal suo insegnamento, perché parlava con autorità. Nella sinagoga c'era un uomo con un demonio immondo e cominciò a gridare forte: "Basta! Che abbiamo a che fare con te, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? So bene chi sei: il Santo di Dio!". Gesù gli intimò: "Taci, esci da costui!". E il demonio, gettatolo a terra in mezzo alla gente, uscì da lui, senza fargli alcun male. Tutti furono presi da paura e si dicevano l'un l'altro: "Che parola è mai questa, che comanda con autorità e potenza agli spiriti immondi ed essi se ne vanno?". E si diffondeva la fama di lui in tutta la regione. Parola del Signore

 

“CHE PAROLA E’ MAI QUESTA CHE COMANDA CON AUTORITA’ E POTENZA AGLI SPIRITI IMMONDI ED ESSI SE NE VANNO?” (Lc. 4,36)

Nel nostro mondo, particolarmente nella nostra epoca, il parlare, il comunicare in genere, sta assumendo una importanza sempre maggiore. Chi ha a disposizione i moderni mezzi di comunicazione di massa gode di grande prestigio ed autorità. Gesù ci dimostra che invece l'autorità della parola sgorga da fattori ben diversi. Egli innanzitutto si propone come modello di vita; quanto egli proclama lo vive e lo testimonia: “imparate da me”. Egli è il primo testimone del suo vangelo. Dichiara di essere venuto non per fare la propria volontà ma quella del Padre che lo ha inviato. Era la grande novità. In Israele il modo normale di insegnare era di riferirsi sempre all'insegnamento dei predecessori, alla tradizione. Lo vediamo ancora oggi in tutti i documenti della tradizione giudaica: si riferisce quello che diceva rabbi Gamaliel, rabbi Achiba, o tanti altri... Gesù invece parlava senza cercare appoggio sull'autorità di nessuno: aveva la sua autorità personale e questo bastava.

L'autorità del Cristo si manifesta ancora nell'efficacia della sua preghiera: Egli compie segni e prodigi che dovrebbero indurre a conversione. Egli ancora ha pieno potere sulle forze del male che insidiano la vita degli uomini. Scaccia con autorità i demoni dagli ossessi. Rifiuta la loro testimonianza anche quando lo riconoscono Figlio di Dio. Non può essere il Menzognero sin dal principio a proclamare la verità sul Cristo.

E noi dove possiamo appoggiarla la nostra autorità di credenti? Fondarla su Cristo ed esprimerla con coerenza della vita. Dobbiamo per questo assorbire ogni giorno la Verità rivelata affinché sia luce e lampada ai nostri passi e poi, a nostra volta lasciarla trasparire nello stile di vita e nelle opere della carità.

 

 

 

MERCOLEDI’ 5 SETTEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

DOV’E’ CARITA’ E AMORE, QUI C’E’ DIO.

 

Tra i santi ricordati oggi: San Vittorino; San Lorenzo Giustiniani.

Hanno detto: La pace non implica soltanto la responsabilità di chi tiene nelle mani i destini del mondo, ma anche il dovere di ciascuno di far pace con se stesso, con la propria coscienza e con Dio. (Papa Giovanni XXIII)

Saggezza popolare: Con i miei maestri ho imparato molto, con i miei collaboratori di più, con i miei discepoli moltissimo. (proverbio Ebraico)

Un aneddoto: Un giovane novizio si recò da un vecchio eremita. Quel giorno era terribilmente amareggiato: tutti gli sforzi che faceva per mettere in pratica la Parola gli sembravano inutili. Si inginocchiò ai piedi dell’anziano monaco e con il volto fra le mani confessò: “La mia vita spirituale è come un cesto di vimini: l’acqua della Parola vi scorre tutta via! Lascio questa vita e torno nei mondo.” Il vecchio eremita abbracciò il novizio e lo istruì con dolcezza: “Fratello, tu non conosci i poteri dell’acqua. L’acqua di sorgente compie nel cesto almeno due meraviglie: lo lava, e un cesto pulito può essere utile a molte cose, e poi rende più resistenti i vimini, affinché durino più a lungo. I medesimi effetti li opera in te la Parola di Dio. Forse tu non te ne accorgi, ma gli altri, coloro che ti usano appunto come un recipiente, sentono che possono fidarsi di te. Sentono che sei in grado di “contentarli”. Quale grande onore essere un cesto di vimini nella vigna del Signore, non trovi?”.

Parola di Dio: Col. 1,1-8; Sal 51; Lc. 4,38-44

 

1^ Lettura Col 1, 1-8

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Colossesi

Paolo, apostolo di Cristo Gesù per volontà di Dio, e il fratello Timoteo, ai santi e fedeli fratelli in Cristo dimoranti in Colossi: grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro! Noi rendiamo continuamente grazie a Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, nelle nostre preghiere per voi, per le notizie ricevute della vostra fede in Cristo Gesù, e della carità che avete verso tutti i santi, in vista della speranza che vi attende nei cieli. Di questa speranza voi avete gia udito l'annunzio dalla parola di verità del vangelo che è giunto a voi, come pure in tutto il mondo fruttifica e si sviluppa; così anche fra voi dal giorno in cui avete ascoltato e conosciuto la grazia di Dio nella verità, che avete appresa da Epafra, nostro caro compagno nel ministero; egli ci supplisce come un fedele ministro di Cristo, e ci ha pure manifestato il vostro amore nello Spirito. Parola di Dio

 

“NOI RENDIAMO CONTINUAMENTE GRAZIE A DIO... PER VOI... IN VISTA DELLA SPERANZA CHE VI ATTENDE NEI CIELI”. (Col. 1,3)

Oggi mi permettete una piccola confidenza che riguarda proprio me e voi? Considero i lettori delle Schegge, che soprattutto grazie a diverse edizioni superano certamente i mille e cinquecento, come miei parrocchiani, verso i quali ho dei doveri e dai quali ricevo la grazia del ricordo e della preghiera. Allora, sappiatelo, ogni giorno vi ricordo nella preghiera, nella Messa insieme a color che partecipano con me, nel rosario perché Maria vi guidi, nella meditazione perché la Parola di Dio ci unisca attorno a Gesù e permetta a Lui di entrare sempre di più nei nostri cuori. E so che molti di voi (tanti non conosco personalmente) fanno altrettanto per me. La sento questa forza che mi sostiene e vi ringrazio e ringrazio Dio. Questa riflessione un po’ personale ci permette però ci comprendere più a fondo che cosa sia il “Corpo mistico”: è Gesù stesso che ci unisce attorno alla sua parola, ognuno di noi ci mette le sue doti e le sue miserie e Gesù costruisce, quando siamo così disponibili, su di noi, in noi e per noi la sua Chiesa.

 

 

 

GIOVEDI’ 6 SETTEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

“ECCOMI, SONO LA SERVA DEL SIGNORE, AVVENGA DI ME SECONDO LA TUA PAROLA”.

 

Tra i santi ricordati oggi: San Frontignano d’Alba; San Benedetto da Milano.

Hanno detto: Finché siamo agnelli noi vinciamo. Se diventiamo lupi, veniamo vinti, perché ci manca allora l'aiuto del Pastore, il quale pasce gli agnelli, non i lupi. (San Giovanni Crisostomo)

Saggezza popolare: Muove la coda il cane: non per te ma per il pane. (proverbio Egiziano)

Un aneddoto: Due fratelli abitavano nello stesso luogo. Un giorno venne un anziano desideroso di metterli alla prova. Con un bastone cominciò a devastare gli ortaggi del primo fratello. Questo lo vide e si nascose. Ma quando rimase soltanto un cavolo uscì allo scoperto e disse al vegliardo: "Padre, se ti piace, lascialo: te lo cucinerò e lo mangeremo insieme". Il vegliardo allora si prostrò davanti a lui ed esclamò: "Grazie alla tua pazienza lo Spirito Santo è su di te fratello".

Parola di Dio: Col 1,9-14; Sal. 97; Lc. 5,1-11

 

Vangelo Lc 5, 1-11

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, mentre, levato in piedi, stava presso il lago di Genèsaret e la folla gli faceva ressa intorno per ascoltare la parola di Dio, vide due barche ormeggiate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedutosi, si mise ad ammaestrare le folle dalla barca. Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: "Prendi il largo e calate le reti per la pesca". Simone rispose: "Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti". E avendolo fatto, presero una quantità enorme di pesci e le reti si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell'altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche al punto che quasi affondavano. Al veder questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: "Signore, allontanati da me che sono un peccatore". Grande stupore infatti aveva preso lui e tutti quelli che erano insieme con lui per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: "Non temere; d'ora in poi sarai pescatore di uomini". Tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono. Parola del Signore

 

“NON TEMERE, D’ORA IN POI SARAI PESCATORE DI UOMINI”. (Lc.5,10)

Troppe volte noi abbiamo abbinato con facilità la parola ‘vocazione’ con la chiamata al sacerdozio o alla consacrazione al Signore, e con questo ci siamo liberati di una parola che ci sembrava scomoda, troppo clericale e soprattutto impegnativa. Proviamo invece oggi a meditare, con l’aiuto di uno scritto di Don Tonino Bello, come questa parola sia affascinante e per tutti.

“Vocazione è la parola che dovresti amare di più perché è il segno di quanto tu sia importante agli occhi di Dio.
E' l'indice di gradimento presso di Lui, della tua fragile vita. Si, perché se ti chiama vuol dire che ti ama. Gli stai a cuore, non c'è dubbio. In una turba sterminata di gente risuona un nome: il tuo! Stupore generale. A te non ci aveva pensato nessuno. Lui si! Davanti ai microfoni della storia, ti affida un compito su misura per Lui! Si, per Lui, non per te. Più che una "missione" sembra una "scommessa". Una scommessa sulla tua povertà.

Ha scritto "ti amo" sulla roccia, non sulla sabbia come nelle vecchie canzoni. E accanto ci ha messo il tuo nome.
Forse l'ha sognato di notte, nella tua notte. Alleluia! Puoi dire a tutti: non si è vergognato di me!

 

 

 

VENERDI’ 7 SETTEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, DA CHI ANDREMO? TU SOLO HAI PAROLE DI VITA ETERNA,

 

Tra i santi ricordati oggi: San Grato d’Aosta; San Chiaffredo di Saluzzo.

Hanno detto: Riconoscere a Dio il suo posto nel cuore dell'uomo, nella vita del mondo, è opera di pace. (Cardinal Anastasio Ballestrero)

Saggezza popolare: La pelle si modella quando è bagnata: il bambino si educa quando è piccolo. (proverbio Eritreo)

Un aneddoto: Si racconta la storia di un monaco del Medio Evo che economizzava un soldo alla volta per recarsi a Gerusalemme e andare a prostrarsi dinanzi alla tomba di Gesù. Pensava così di attirare su di sé una particolare benedizione. Dopo molti anni, ritenendo sufficiente il suo gruzzolo, con lo zaino a spalle, partì per il lungo viaggio. Lasciato il monastero, fu avvicinato da un mendicante che gli chiese dove andava e qual era lo scopo del suo viaggio. Il monaco glielo spiegò dicendo anche quanto si rallegrava al pensiero di calcare ben presto le strade in cui era passato Gesù. Il poveraccio lo guardò e con voce persuasiva gli disse: “Cosa serve questo viaggio così lungo e faticoso? Ascolta, lo vedi che io muoio di fame e di freddo. Apri il tuo cuore e soccorrimi: vedrai il Cristo meglio di quanto lo potresti vedere girando attorno alla sua tomba”. Il monaco fu sconvolto da queste semplici parole. Aprì il suo cuore, slegò la sua borsa, gli diede tutto il suo denaro. In quel momento il monaco non vide la tomba di un morto ma il volto di Cristo risorto.

Parola di Dio: Col. 1,15-20; Sal. 99; Lc. 5,33-39

 

1^ Lettura Col 1, 15-20

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Colossesi

Cristo Gesù è immagine del Dio invisibile, generato prima di ogni creatura; poiché per mezzo di lui sono state create tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra, quelle visibili e quelle invisibili: Troni, Dominazioni, Principati e Potestà.  Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui. Egli è prima di tutte le cose e tutte sussistono in lui. Egli è anche il capo del corpo, cioè della Chiesa; il principio, il primogenito di coloro che risuscitano dai morti, per ottenere il primato su tutte le cose. Perché piacque a Dio di fare abitare in lui ogni pienezza e per mezzo di lui riconciliare a sé tutte le cose, rappacificando con il sangue della sua croce, cioè per mezzo di lui, le cose che stanno sulla terra e quelle nei cieli. Parola di Dio

 

“GESU’ E’ L’IMMAGINE DEL DIO INVISIBILE”. (Col. 1,15)

Di Gesù e su Gesù si è detto di tutto. Questo non  stupisce perché se Gesù è vero uomo e vero Dio non si finirà mai di scoprirne aspetti nuovi e anche perché Gesù essendo tutto in tutti non si lascia inscatolare solo da qualcuno (anche fossero le religioni ufficiali) ma ha un suo volto particolare per ciascuno di noi. Ecco come un Anonimo ha scoperto il suo Gesù provocatore.

“Io mi arrabbio, e lui mi dice: Perdona! Io ho paura, e lui mi dice: Coraggio!
Io ho dubbi, e lui mi dice: Fidati!

Io sono inquieto, e lui mi dice: Sii tranquillo!
Io voglio star comodo, e lui mi dice: Seguimi!

Io faccio progetti, e lui mi dice: Mettili da parte!
Io accumulo, e lui mi dice: Lascia tutto!

Io voglio sicurezza, e lui mi dice: Dona la tua vita!
Io penso di essere buono, e lui mi dice: Non basta!

Io voglio essere il primo, e lui mi dice: Cerca di servire!
Io voglio comandare, e lui mi dice: Obbedisci!

Io voglio comprendere, e lui mi dice: Abbi fede!
Io voglio tranquillità, e lui mi dice: Sii disponibile!

Io voglio rivincita, e lui mi dice: Guadagna tuo fratello!
Io metto mano alla spada, e lui mi dice: Riconciliati!

Io voglio vendetta, e lui mi dice: Porgi l'altra guancia!
Io voglio essere grande, lui mi dice: Diventa un bambino!

Io voglio nascondermi, e lui mi dice: Mostrati alla luce!
Io voglio il primo posto, e lui mi dice: Siediti all'ultimo!

Io voglio essere visto, lui mi dice: Prega nella tua stanza!
No! Proprio non capisco questo Gesù!  Mi provoca... Come molti dei suoi discepoli anch'io avrei voglia di cercarmi un maestro meno esigente.
Però, anche a me succede come a Pietro: Io non conosco nessuno, che abbia parole di Vita eterna come Lui.

 

 

 

SABATO 8 SETTEMBRE: NATIVITA’ DELLA BEATA VERGINE MARIA

Una scheggia di preghiera:

 

MARIA, DONNA DEL SI’, RENDICI FEDELI A GESU’.

 

Tra i santi ricordati oggi: Sant’ Ugo di Volterra; Beato Federico Ozanam.

Hanno detto: I comandamenti della legge antica non hanno niente di crudele e quelli della nuova non hanno niente di severo, ma tutti provengono da una sola e identica provvidenza divina. (San Giovanni Crisostomo)

Saggezza popolare: Il punto più in ombra si trova sempre sotto la lampada. (proverbio Cinese)

Un aneddoto: Un giorno Federico Ozanam usciva di chiesa quando incontrò un amico, professore alla Sorbona, il quale battendogli la mano sulla spalla, gli disse: “Si vede proprio che hai del tempo da perdere”. “Al contrario - rispose il fondatore delle Conferenze di San Vincenzo - se vuoi impiegare bene il tempo della tua giornata, comincia la mattina, col perderne mezz’ora li dentro!”.

Parola di Dio nella festa della Nativita’ di Maria: Mi. 5,1-4  o Rom. 8, 28-30; Sal.86; Mt. 1,1-16.18-23

 

Vangelo Mt 1, 1-16. 18-23

Dal Vangelo secondo Matteo

Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo. Abramo generò Isacco, Isacco generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuda e i suoi fratelli, Giuda generò Fares e Zara da Tamar, Fares generò Esròm, Esròm generò Aram, Aram generò Aminadàb, Aminadàb generò Naassòn, Naassòn generò Salmòn, Salmòn generò Booz da Racab, Booz generò Obed da Rut, Obed generò Iesse, Iesse generò il re Davide. Davide generò Salomone da quella che era stata la moglie di Urìa, Salomone generò Roboamo, Roboamo generò Abìa, Abìa generò Asàf, Asàf generò Giòsafat, Giòsafat generò Ioram, Ioram generò Ozia, Ozia generò Ioatam, Ioatam generò Acaz, Acaz generò Ezechia, Ezechia generò Manasse, Manasse generò Amos, Amos generò Giosia, Giosia generò Ieconia e i suoi fratelli, al tempo della deportazione in Babilonia. Dopo la deportazione in Babilonia, Ieconia generò Salatiel, Salatiel generò Zorobabèle, Zorobabèle generò Abiùd, Abiùd generò Elìacim, Elìacim generò Azor, Azor generò Sadoc, Sadoc generò Achim, Achim generò Eliùd, Eliùd generò Eleàzar, Eleàzar generò Mattan, Mattan generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù chiamato Cristo. Ecco come avvenne la nascita di Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, che era giusto e non voleva ripudiarla, decise di licenziarla in segreto. Mentre però stava pensando a queste cose, ecco che gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: "Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo. Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati". Tutto questo avvenne perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio che sarà chiamato Emmanuele, che significa "Dio con noi". Parola del Signore

 

“GENEALOGIA DI GESU’…”. (Mt. 1,1)

Nel giorno in cui la liturgia ci ricorda la nascita di Maria, leggiamo questa lunga genealogia di Gesù. San Matteo con questa genealogia ci richiama alla concretezza dell’amore di Dio lungo i secoli e alla fedeltà della sua promessa che, concretamente, si incarna in Gesù. Gesù non apparso improvvisamente, a caso, non è un marziano piombato sulla terra o un dio delle mitologie mandato a compiere una ispezione tra gli uomini, è una persona concreta che viene in una storia concreta. La nascita di Maria è il segno che Dio ha preparato per noi la salvezza: per questo ha preparato il corpo e l'anima della madre di Gesù, che è anche madre nostra. San Paolo nella lettera ai Romani scrive: “Quelli che egli da sempre ha conosciuto li ha anche predestinati ad essere conformi all'immagine del Figlio suo” (8,29). Questo è particolarmente vero per la Vergine santa, predestinata ad essere conforme all'immagine del Figlio di Dio e figlio suo. E Dio ha predisposto tutte le cose secondo questa intenzione: “Sappiamo che tutto concorre al bene di coloro che amano Dio”, troviamo poco prima nella stessa lettera. Dio ha preparato tutte le generazioni umane in vista della nascita di Maria, in vista della nascita di Gesù, e insieme ha agito con mezzi soprannaturali.

Tutto dunque ci parla dell'amore di Dio: amore di Dio creatore, amore di Dio salvatore.

Oggi dobbiamo, più di sempre, dire a Dio la nostra riconoscenza, la nostra gioia perché egli ha amato Maria e ci ha amati.

 

 

 

DOMENICA 9 SETTEMBRE: XXIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C

Una scheggia di preghiera:

 

O GESU’, VOGLIO CHE TU SIA AL CENTRO DEL MIO CUORE.

 

Tra i santi ricordati oggi: Santa Osanna; San Pietro Claver.

Hanno detto: Ogni eletto gioirà della felicità dell'altro come della sua. E così il cuore di ciascuno, appena capace di contenere la propria gioia, sarà immerso nell'oceano di beatitudini grandi e infinite. (Sant’Anselmo d’Aosta)

Saggezza popolare: Quattro cose non si possono ricuperare: una parola una volta detta, una lancia scagliata, un desiderio perduto e un anno che se ne è andato. (proverbio Etiopico)

Un aneddoto: Igino Giordani raccontava che, una volta, alla porta del Paradiso sopravvenne un uomo il quale portava sulle spalle il segno della croce e aveva la mano sinistra insanguinata. Era sangue rosso, recente, ma non usciva da una piaga: era raggrumato nel palmo e tra i nodi delle dita. Ed egli si guardava quella mano disotto e di sopra, dubbioso, mentre stava sulla porta. “Chi sei?”, gli domandò l’Angelo guardiano. “Disma”, rispose, “un ladrone che hanno impiccato”. “Un ladrone? E osi venire a questa porta? Con le mani ancora insanguinate dei tuoi delitti?”. Egli si guardò ancora la mano, poi la tese all’Angelo per mostrarla, supina e prona: “Ma è sangue di Gesù!”, disse. E narrò che sul patibolo era riuscito a strappare dalle corde la sua mano sinistra e, tenendosi, aveva potuto raccogliere alcune gocce dalla vicina croce dove moriva Gesù. L’Angelo si inginocchiò, e il ladrone entrò in cielo.

Parola di Dio: Sap. 9, 13-18; Sal. 89; Fm.9-10.12-17; Lc. 14,25-33

 

Vangelo Lc 14, 25-33

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, siccome molta gente andava con lui, egli si voltò e disse: “Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. Chi non porta la propria croce e non viene dietro di me, non può essere mio discepolo. Chi di voi, volendo costruire una torre, non si siede prima a calcolarne la spesa, se ha i mezzi per portarla a compimento? Per evitare che, se getta le fondamenta e non può finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro. Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l'altro è ancora lontano, gli manda un'ambasceria per la pace. Così chiunque di voi non rinunzia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo". Parola del Signore

 

“CHIUNQUE DI VOI NON RINUNZIA A TUTTI I SUOI AVERI, NON PUO' ESSERE MIO DISCEPOLO”. (Lc 14,33).

Perché Gesù insiste tanto sul distacco dai beni, fino a farne una condizione indispensabile per poterlo seguire?

Perché la prima ricchezza della nostra esistenza, il tesoro vero è Lui! Ecco allora l’invito a mettere da parte tutti quegli idoli - gli "averi" - che possono prendere in noi il posto di Dio. Egli ci vuole liberi, con l’anima sgombrata da ogni attaccamento e da ogni preoccupazione, così da poterlo amare veramente con tutto il cuore, la mente e le forze. I beni sono necessari per vivere, ma vanno usati col massimo distacco. Tutto dobbiamo essere pronti a lasciare, qualora prendesse il primo posto nel nostro cuore. Non c’è spazio, in chi segue Gesù, per la cupidigia, per il compiacimento delle ricchezze, per la ricerca smodata delle comodità e delle sicurezze. Lui ci chiede di rinunciare agli averi anche perché vuole che ci apriamo agli altri, che accogliamo e amiamo il prossimo come noi stessi: è a suo vantaggio la rinuncia ai propri beni. Non c’è posto, nel discepolo di Gesù, per l’avarizia e la chiusura verso il povero. Per un "tutto" che si perde c’è un "tutto" che si trova, inestimabilmente più prezioso. Chi ne guadagnerà, crediamolo, saremo proprio noi, perché al posto del poco o molto che abbiamo donato, avremo in cambio la pienezza della gioia e della comunione con Dio. Diventeremo discepoli veri.

 

 

 

LUNEDI’ 10 SETTEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

NELLA PROVA LA TUA CROCE MI SOSTENGA.

 

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Agabio di Novara; San Nicola da Tolentino.

Hanno detto: Il paradiso non è altro che amare Dio, così come non c'è altro inferno che esserne separati. (Julien Green)

Saggezza popolare: I soldi sono buoni servitori, ma cattivi padroni. (proverbio Francese)

Un aneddoto: Il beato Giovanni Taulero vide un giorno un povero zoppo, straziato in viso da un’ulcera spaventosa e col corpo tutto piagato. Gli fece l’elemosina e disse: “Buona giornata”. “Grazie”, rispose il mendicante, “ma di giornate cattive non ne ho mai”. “Vi ho augurato che siate felice”, disse più forte il domenicano, dubitando che non avesse capito. “Non vi affannate a gridare”, ribatté quello: “ho capito benissimo, ma vi ripeto, io sono sempre felice”. Poi spiegò: “Sentite: io sono malato dall’infanzia. Ho detto: nulla può accadere senza la volontà di Dio. Lui sa bene quel che mi conviene. Allora ho preso l’abitudine di non voler mai altro di quel che vuole il Signore. Voi capite quindi che tutto ciò che mi manda combacia sempre con quel che desidero io. No, non passo mai giornate cattive”.

Parola di Dio: Col. 1,24-2,3; Sal. 61; Lc. 6,6-11

 

1^ Lettura Col 1,24 - 2,3

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Colossesi

Fratelli, sono lieto delle sofferenze che sopporto per voi e completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa. Di essa sono diventato ministro, secondo la missione affidatami da Dio presso di voi di realizzare la sua parola, cioè il mistero nascosto da secoli e da generazioni, ma ora manifestato ai suoi santi, ai quali Dio volle far conoscere la gloriosa ricchezza di questo mistero in mezzo ai pagani, cioè Cristo in voi, speranza della gloria. E' lui infatti che noi annunziamo, ammonendo e istruendo ogni uomo con ogni sapienza, per rendere ciascuno perfetto in Cristo. Per questo mi affatico e lotto, con la forza che viene da lui e che agisce in me con potenza. Voglio infatti che sappiate quale dura lotta io devo sostenere per voi, per quelli di Laodicèa e per tutti coloro che non mi hanno mai visto di persona, perché i loro cuori vengano consolati e così, strettamente congiunti nell'amore, essi acquistino in tutta la sua ricchezza la piena intelligenza, e giungano a penetrare nella perfetta conoscenza del mistero di Dio, cioè Cristo, nel quale sono nascosti tutti i tesori della sapienza e della scienza. Parola di Dio

 

"ORA IO GIOISCO NELLE SOFFERENZE CHE SOPPORTO PER VOI, E COMPLETO NEL MIO CORPO CIO' CHE MANCA DEI PATIMENTI DEL CRISTO PER IL SUO CORPO, CHE È LA CHIESA". (Col. 1,24)

Alla passione di Cristo non manca niente, è sufficiente per salvare il mondo intero; però la passione di Cristo deve essere applicata alla vita di ciascun credente e questo comporta una certa dose di tribolazioni: “Dobbiamo soffrire con lui - dice altrove san Paolo - per poter essere glorificati con lui”. Ogni vocazione cristiana comprende quindi una parte di tribolazioni, che deve essere attuata. Ma Paolo va oltre, dice che bisogna soffrire con gioia. Ma si può gioire mentre si soffre?

Secondo me il male è sempre male. L'unico che può gioire nella sofferenza è colui che ama; ad esempio, una mamma soffre nelle doglie del parto e certamente non augura i suoi dolori a nessuno ma è nella gioia per la sua nuova creatura.

Riusciamo allora a comprendere perché per certi santi le sofferenze erano motivo di gioia: perché a imitazione di Cristo le offrivano per l'altrui salvezza. In questo senso, anche per noi la sofferenza, pur non piacendoci, può diventare un bene prezioso. La nostra vocazione cristiana ci porta a riconoscere la grazia nascosta nelle sofferenze e nelle prove della vita, grazia preziosa di unione a Cristo nella sua passione, grazia dell'amore autentico, che accetta di pagare di persona. Se il valore supremo è quello dell'amore autentico, occorre accogliere i mezzi necessari per progredire nell'amore non soltanto con rassegnazione, ma con gioia.

Chiediamo allora al Signore di aiutarci a riconoscere la grazia nascosta nei momenti difficili.

 

 

 

MARTEDI’ 11 SETTEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

CANTERO’ SENZA FINE LA TUA BONTA’, O SIGNORE.

 

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Emiliano; Sant’Agatone di Scete.

Hanno detto: Se ti considerano un pezzo di burro, ricorda che senza burro la padella brucia. (M. Delbrel)    

Saggezza popolare: Ciò che gli onesti dicono scherzando, è sillaba incisa su pietra; ciò che i malvagi giurano è sillaba scritta sull'acqua. (proverbio Indiano)

Un aneddoto: S. Benedetto Labre, mendicando, un giorno s’incontrò con uno splendido corteo nuziale. Lo sposo, vedendolo solo, a piedi nudi e malvestito, esclamò: Povero uomo infelice! Hai niente, neppure l’amore!

Il santo, sorridendo, rispose:- Io ho un amore più grande del tuo. Il tuo amore purtroppo è mortale, può diventare debole, può finire per sempre; l’amore divino che io ho è invece immenso, sicuro, eterno!

Parola di Dio: Col. 2,6-15; Sal. 144; Lc. 6,12-19

 

1^ Lettura Col 2, 6-15

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Colossesi

Fratelli, camminate nel Signore Gesù Cristo, come l'avete ricevuto, ben radicati e fondati in lui, saldi nella fede come vi è stato insegnato, abbondando nell'azione di grazie. Badate che nessuno vi inganni con la sua filosofia e con vuoti raggiri ispirati alla tradizione umana, secondo gli elementi del mondo e non secondo Cristo. E' in Cristo che abita corporalmente tutta la pienezza della divinità, e voi avete in lui parte alla sua pienezza, di lui cioè che è il capo di ogni Principato e di ogni Potestà. In lui voi siete stati anche circoncisi, di una circoncisione però non fatta da mano di uomo, mediante la spogliazione del nostro corpo di carne, ma della vera circoncisione di Cristo. Con lui infatti siete stati sepolti insieme nel battesimo, in lui anche siete stati insieme risuscitati per la fede nella potenza di Dio, che lo ha risuscitato dai morti. Con lui Dio ha dato vita anche a voi, che eravate morti per i vostri peccati e per la circoncisione della vostra carne, perdonandoci tutti i peccati, annullando il documento scritto del nostro debito, le cui condizioni ci erano sfavorevoli. Egli lo ha tolto di mezzo inchiodandolo alla croce; avendo privato della loro forza i Principati e le Potestà ne ha fatto pubblico spettacolo dietro al corteo trionfale di Cristo. Parola di Dio

 

“CAMMINATE NEL SIGNORE GESU’… ABBONDANDO NELLA AZIONE DI GRAZIE”. (Col. 2,6)

Nel bellissimo brano della lettera ai Colossesi che leggiamo oggi, l'apostolo chiede ai cristiani di essere radicati e fondati nella fede, “abbondando nell'azione di grazie”. Questo verbo “abbondare”, lo sappiamo, è caratteristico del temperamento generoso di Paolo; diceva di sovrabbondare di gioia, sovrabbondare di amore, sovrabbondare di fede... E qui invita ad abbondare nel rendimento di grazie. Perché abbondare nell'azione di grazie, nell'amore riconoscente? Lo spiega dopo: perché siamo stati colmati di grazie, morti al peccato e risorti con Cristo alla vita eterna.

Dobbiamo prendere sul serio questo invito dell'Apostolo. Troppo spesso rimaniamo in un'atmosfera più o meno negativa di lagnanze, di lamentele, anche perché siamo pieni di difetti e la nostra vita spirituale non è perfetta come dovrebbe, quindi abbiamo sempre motivi di insoddisfazione. Però, se viviamo nella fede, dobbiamo mettere al secondo posto questa insoddisfazione e al primo, invece, la riconoscenza verso il Signore per tanti doni che abbiamo ricevuto, per tanti doni che in continuazione riceviamo. Vivendo nella riconoscenza, cresceremo nell'amore in maniera molto più efficace che non con i nostri poveri sforzi e i nostri lamenti. Dobbiamo considerare con attenzione ciò che sentiamo in ogni Messa. La preghiera della Messa è una preghiera eucaristica, cioè di rendimento di grazie, come il prefazio mette in evidenza magnificamente: “E veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza rendere grazie sempre e in ogni luogo a te, Signore...”. Prendiamo sul serio questa affermazione solenne della Chiesa. Temo che la frequenza con cui la ascoltiamo la faccia passare inavvertita: non siamo veramente convinti che rendere grazie è fonte di salvezza, non apriamo abbastanza il nostro cuore nell'atteggiamento dell'amore riconoscente, che è così benefico e d'altra parte è doveroso. Però è un dovere che riempie di gioia poter ringraziare Dio, è una sorgente di letizia continua. Questa è l'atmosfera della vita cristiana: un'atmosfera di gioia, grazie alla preghiera e alla riconoscenza.

 

 

 

MERCOLEDI’ 12 SETTEMBRE: SANTO NOME DI MARIA

Una scheggia di preghiera:

 

GLORIA A TE, SIGNORE, SALVEZZA DELLE GENTI.

 

Tra i santi ricordati oggi: San Silvino; San Defendente.

Hanno detto: l frutto del silenzio è la preghiera, il frutto della preghiera è la fede; il frutto della fede è il servizio. (Madre Teresa di Calcutta)    

Saggezza popolare: Un uomo non può essere capace di fare tutto, però sa sempre fare qualcosa. (proverbio Cinese)

Un aneddoto: Tre monaci, tutti studiosi della Bibbia, andarono un giorno da un grande uomo di preghiera per chiedergli come pregare la Parola. Il primo raccontò di aver letto la Bibbia da capo a fondo e di averla imparata a memoria. Il secondo disse di averla letta e riletta fino ad aver imparato a cantarla. Il terzo, intimidito dalla sapienza dei primi due, non osava parlare; l'uomo di Dio lo incoraggiò ed egli disse di essere riuscito a leggere una frase soltanto, ma di averla macinata giorno e notte nella mente e nel cuore, senza poter andare più avanti.

Il grande uomo di preghiera rispose: "E' questo il modo di pregare la parola".

Parola di Dio: Col. 3,1-11; Sal. 144; Lc. 6,20-26

 

Vangelo Lc 6, 20-26

Dal vangelo secondo Luca.

In quel tempo, alzati gli occhi verso i suoi discepoli, Gesù diceva: "Beati voi poveri, perché vostro è il regno di Dio. Beati voi che ora avete fame, perché sarete saziati. Beati voi che ora piangete, perché riderete. Beati voi quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e v'insulteranno e respingeranno il vostro nome come scellerato, a causa del Figlio dell'uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate, perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nei cieli. Allo stesso modo infatti facevano i loro padri con i profeti. Ma guai a voi, ricchi, perché avete gia la vostra consolazione. Guai a voi che ora siete sazi, perché avrete fame. Guai a voi che ora ridete, perché sarete afflitti e piangerete. Guai quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti facevano i loro padri con i falsi profeti ". Parola del Signore

 

“BEATI VOI POVERI, PERCHE’ VOSTRO E’ IL REGNO DI DIO”. (Lc. 6,20)

Le beatitudini si possono scrivere in modi diversi, ne è prova che Matteo le esprime con otto beatitudini mentre Luca con quattro “beati” e con quattro “guai”, ma a noi non importa tanto la forma, quanto il contenuto.

Ecco allora come una comunità, quella di Taizé, alcuni anni fa ha letto le beatitudini in particolare per i giovani.

Se avremo il coraggio dell'autenticità quando falsità e compromesso sono più comodi: la verità ci renderà liberi.
Se costruiremo la giovinezza nel rispetto della vita e nell'attenzione dell'uomo in un mondo malato d'egoismo: daremo testimonianza di amore.

Se, in una società deturpata dall'odio e dalla violenza, sapremo accogliere e amare tutti:

saremo costruttori e artigiani della pace: "I giovani e la pace camminano insieme".

Se sapremo rimboccarci le maniche davanti al male, al dolore, alla disperazione: saremo, come Maria, presenza amica e discreta che si dona gratuitamente.

Se avremo coraggio di dire in famiglia, nella scuola, tra gli amici che Cristo è la certezza: saremo sale della terra.

 

 

 

GIOVEDI’ 13 SETTEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

O SIGNORE, SANTIFICACI NEL TUO AMORE.

 

Tra i santi ricordati oggi: San Giovanni Crisostomo; San Maurilio.

Hanno detto: Dio ci protegga dalle persone che pretendono di servirlo e allo stesso tempo si preoccupano del loro onore. (Santa Teresa d’Avila)

Saggezza popolare: La verità e il mattino si rischiarano a poco a poco. (proverbio Etiopico)

Un aneddoto: S. Giovanni Crisostomo, patriarca di Costantinopoli, difendeva con coraggio il Vangelo di Gesù contro gli eretici. Tra questi, purtroppo, c’era anche l’imperatore Arcadio, che cercava ogni maniera per vendicarsi del santo.

Gli consigliano: Lo si mandi in esilio! L’imperatore osserva:  Che vale? Tutto il mondo egli considera sua patria.

Gli propongono: Lo si condanni alla confisca dei beni. L’imperatore osserva: I suoi beni sono dei poveri.

Gli progettano i suoi ministri: Lo si metta in carcere. L’imperatore dice: Sarebbe sua gioia divenire martire.

Concludono: Lo si condanni a morte! L’imperatore risponde: Gli aprirei le porte del cielo!

Allora un consigliere propone: O divino imperatore, se proprio si vuole la rovina del vescovo Giovanni, non rimane che una sola via: indurlo a commettere un peccato. Questo egli stima per sé il peggiore dei mali!

Questa certo fu la lode più grande che i nemici potessero fare a San Giovanni, che per la sua eloquenza fu chiamato o Crisostomo , cioè “bocca d’oro”.

Parola di Dio: Col 3,12-17; Sal. 150; Lc. 6,27-38

 

Vangelo Lc 6, 27-38

Dal vangelo secondo Luca.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "A voi che ascoltate, io dico: Amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi maltrattano. A chi ti percuote sulla guancia, porgi anche l'altra; a chi ti leva il mantello, non rifiutare la tunica. Da  a chiunque ti chiede; e a chi prende del tuo, non richiederlo. Ciò che volete gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro. Se amate quelli che vi amano, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se fate del bene a coloro che vi fanno del bene, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, che merito ne avrete? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto. Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e il vostro premio sarà grande e sarete figli dell'Altissimo; perché egli è benevolo verso gl'ingrati e i malvagi. Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro. Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e vi sarà perdonato; date e vi sarà dato; una buona misura, pigiata, scossa e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con cui misurate, sarà misurato a voi in cambio". Parola del Signore

 

“AMATE I VOSTRI NEMICI…” (Lc. 6,27)

Vi siete mai chiesti perché il centro del messaggio di Gesù è l’amore? Perché il centro della Redenzione è l’amore? Perché il senso più pieno della nostra vita sia l’amore? Questa bellissima parabola di origine brasiliana ce ne dà una risposta.

C'era una volta l'Amore... L'Amore abitava in una casa pavimentata di stelle e adornata di sole. Un giorno l'Amore pensò a una casa più bella. Che strana idea quella dell'Amore! E fece la terra, e sulla terra, ecco fece la carne e nella carne ispirò la vita e, nella vita, impresse l'immagine della sua somiglianza. E la chiamò uomo! E dentro l'uomo, nel suo cuore, l'Amore costruì la sua casa: piccola ma palpitante, inquieta, insoddisfatta come l'Amore. E l'Amore andò ad abitare nel cuore dell'uomo e ci entrò tutto là dentro, perché il cuore dell'uomo è fatto di infinito. Ma un giorno... l'uomo ebbe invidia dell'Amore. Voleva impossessarsi della casa dell'Amore, la voleva soltanto e tutta per sé, voleva per sé la felicità dell'Amore come se l'Amore potesse vivere da solo. E l'Amore fu scacciato dal cuore dell'uomo. L'uomo allora cominciò a riempire il suo cuore, lo riempì di tutte le ricchezze della terra, ma era ancora vuoto. L'uomo, triste, si procurò il cibo col sudore della fronte, ma era sempre affamato e restava con il cuore terribilmente vuoto. Un giorno l'uomo... decise di condividere il cuore con tutte le creature della terra. L'Amore venne a saperlo... Si rivestì di carne e venne anche lui a ricevere il cuore dell'uomo. Ma l'uomo riconobbe l'Amore e lo inchiodò sulla croce. E continuò a sudare per procurarsi il cibo. L'Amore allora ebbe un'idea: si rivestì di cibo, si travestì di pane e attese silenzioso. Quando l'uomo affamato lo mangiò, l'Amore ritornò nella sua casa... nel cuore dell'uomo. E il cuore dell'uomo fu riempito di vita, perché la vita è Amore.

 

 

 

VENERDI’ 14 SETTEMBRE: ESALTAZIONE DELLA SANTA CROCE

Una scheggia di preghiera:

 

CROCE DI CRISTO, MISTERO D’AMORE!

 

Tra i santi ricordati oggi: San Cornelio; Santa Placilla.

Hanno detto: Se vai in capo al mondo trovi le orme di Dio; se vai in fondo a te, trovi Dio stesso. (Madeleine Delbrel)

Saggezza popolare: Una bell'anima riceve donando, e un ingrato ruba ricevendo. (proverbio Francese)

Un aneddoto: Questo racconto è tratto da "Il Novellino", opera del 13° secolo: Un romito entrò per riposare in una grotta. Vi trovò uno splendido tesoro, allora fuggì via gridando: "Ho visto la morte!"

Tre banditi lo incontrarono e, non vedendo pericoli incombenti, gli chiesero:"Padre, dov'è questa morte? Faccela vedere."

L'eremita li condusse alla grotta e fece loro vedere il tesoro scoperto. A quella vista i tre si sentirono risuscitare per la gioia e dissero al santo:"Hai ragione, Padre, vai pure lontano!"

Rimasero soli, con quell'immenso tesoro. Però l'oro era molto: come trasportarlo? Si decide di mandare uno in città, per abbondanti provviste; gli altri due sarebbero rimasti a guardia di quella insperata fortuna. Ma...

Ma quello che scende in città, abbagliato dallo splendore dell'oro, così tra sé ragiona: "Io, in città, mangerò e berrò; poi comprerò il cibo, ma lo avvelenerò; così i miei due amici moriranno e io sarò il solo padrone di tutto il tesoro".

Ma i due rimasti a guardia così ragionarono: "Il tesoro, diviso in due, ha parti più grandi. Uccideremo il compagno, appena sarà tornato con il cibo.". E così fecero. Uccisero l'amico e mangiarono le provviste avvelenate. Morirono tutti e tre ingannati dal fascino delle ricchezze!

Parola di Dio nella festa dell’esaltazione della Croce: Nm. 21,4-9;Sal.77; Fil 2,6-11; Gv. 3,13-17

 

Vangelo Gv 3, 13-17

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo Gesù disse a Nicodemo: "Nessuno è mai salito al cielo, fuorché il Figlio dell'uomo che è disceso dal cielo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna". Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui. Parola del Signore

 

“BISOGNA CHE IL FIGLIO DI DIO SIA INNALZATO PERCHE’ CHIUNQUE CREDE IN LUI ABBIA LA VITA ETERNA” (Gv. 3,14)

Lascio illuminare l’odierna difficile festività da un pensiero di don Curtaz:

La croce non è da esaltare, la sofferenza non è mai gradita a Dio, togliamocela dalla testa, subito, quella tragica inclinazione all'autolesionismo che troppe volte crogiuola il cristiano nel proprio dolore pensando che questo lo avvicini a Dio. Religione che rischia di fermarsi al venerdì santo la nostra, perché tutti abbiamo una sofferenza da condividere e ci piace l'idea che anche Dio la pensi come noi. No, lo ripeto alla nausea: la felicità cristiana è una tristezza superata, una croce abbandonata perché ormai inutile e questa croce vuota, oggi viene esaltata. La croce non è il segno della sofferenza di Dio, ma del suo amore.

La croce è epifania della serietà del suo bene per ciascuno di noi.

Fino a questo punto ha voluto amarci, perché altro è usare dolci e consolanti parole, altro inchiodarle a tre chiodi sospese fra cielo e terra. La croce è il paradosso finale di Dio, la sua ammissione di sconfitta, la sua ammissione di arrendevolezza: poiché ci ama lo possiamo crocifiggere. Esaltare la croce significa esaltare l'amore, esaltare la croce significa spalancare il cuore all'adorazione, allo stupore. Davvero innalzato sulla croce (Giovanni non usa mai la parola "crocifisso" ma "osteso" cioè mostrato) Gesù attira tutti a se. Davanti a Dio nudo, sfigurato, così irriconoscibile da necessitare di una didascalia sopra la sua testa, possiamo scegliere: cadere nella disperazione o ai piedi della croce. Dio, ormai è appeso, abissalmente lontano dalla caricatura che ne facciamo egli è li, donato per sempre. E al discepolo è chiesto di portare la sua croce, cioè non di sopportare le inevitabili sofferenze che la vita ci dona e che neppure al cristiano sono evitate, ma di portare l'amore nella vita, fino ad esserne crocifissi. La croce non è sinonimo di dolore ma di dono, dono adulto virile, non melenso né affettato. No: seriamente Dio ci ha presi sul serio, rischiando di essere uno dei tanti giustiziati della storia.

Questa festa, allora, è per noi l'occasione di posare lo sguardo sulla misura dell'amore di un Dio che muore per amore, senza eccessi, senza compatimenti, libero e nudo di donare, osteso, amici, osteso. Questo, ora è il volto di Dio. Allora ti rispondo, amico che urli a Dio il tuo dolore: non troverai un muro di gomma, né un volto indurito ma semplicemente, un Dio che muore con te. E potrai scegliere di bestemmiarlo e accusarlo ancora della nostra fatica oppure che egli te lo conceda restare stupito come quell'altro crocifisso che non sapeva capacitarsi di tanta follia. Tutto qui, tutto qui: la croce è l'unità di misura dell'amore di Dio. Sì, amici, c'è di che celebrare, c'è di che esaltare, c'è di che esultare.”.

 

 

 

SABATO 15 SETTEMBRE: BEATA VERGINE MARIA ADDOLORATA

Una scheggia di preghiera:

 

SANTA MADRE, DEH VOI FATE CHE LE PIAGHE DEL SIGNORE SIANO IMPRESSE NEL MIO CUORE.

 

Tra i santi ricordati oggi: San Nicomede; Sant’Emilio di Cordoba.

Hanno detto: Lo si voglia o no, all'uomo è necessario Dio. Ed è Cristo che ce lo offre, diventando Uomo-Dio. Ecco perché Cristo, e Lui solo, è l'equilibrio del mondo. (Guy de Ballaing)

Saggezza popolare: Non è detto che un guardiano che piange accanto al cadavere del suo elefante pianga di dolore. Può piangere solo perché deve scavare una fossa per seppellirlo. (saggezza Indiana)

Un aneddoto: Il giovane discepolo era un tale prodigio che studiosi di ogni parte cercavano il suo consiglio e si meravigliavano della sua cultura. Il governatore, cercando un consigliere, si recò dal maestro e disse: "Dimmi, è vero che quel giovane sa tutto quello che si dice che egli sappia?". "A dire la verità, rispose il maestro sarcasticamente, "quel tale legge tanto che non vedo come potrebbe trovare il tempo di sapere qualcosa".

Parola di Dio nella festa dell’Addolorata: Eb. 5,7-9; Sal. 70; Gv. 19,25-27; Lc. 2,33-35

 

Vangelo Lc 2, 33-35

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e parlò a Maria, sua madre: "Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione perché siano svelati i pensieri di molti cuori. E anche a te una spada trafiggerà l'anima". Parola del Signore

 

“E ANCHE A TE UNA SPADA TRAFIGGERA’ L’ANIMA”. (Lc. 2,35)

Anche Maria e Giuseppe, che sono i più prossimi a Gesù, hanno bisogno della parola rivelatrice per poter comprendere ciò che, in Gesù, Dio ha fatto per gli uomini. Per quanto si possa comprendere la pienezza delle imperscrutabili ricchezze di Cristo, rimane sempre in misura ancora maggiore ciò che supera la nostra capacità di comprensione.

Gesù è segno di contraddizione. Dio ha dato a Gesù questa missione, perché Israele prendesse una decisione nei suoi confronti. Chi sta con lui sarà salvato; chi gli si oppone, cadrà. Israele sarà salvato non perché è il popolo eletto da Dio, ma perché prenderà la sua decisione a favore di Gesù. Solo chi sceglie Gesù appartiene veramente al popolo di Dio. E lo stesso succederà a noi. Egli sarà un segno di contraddizione; la madre sarà trapassata da una spada. In mezzo alla sua gente Gesù sarà una pietra di scandalo per alcuni e una pietra di fondamento per risorgere a nuova vita per altri. La spada che trafigge l'anima di Maria indica i contrasti cui andrà soggetto il figlio, ma soprattutto la sua morte in croce. La spada che si abbatterà sul Cristo ferirà mortalmente anche la madre. Si tratta di una stessa passione, sopportata simultaneamente, ciascuno per la sua parte, dal figlio e dalla madre. La missione di Maria, cominciata nelle gioia e nell'esultanza (cfr 1,28), si va coprendo di ombre, che si infittiranno sempre di più fino al Calvario. Per Maria il sì della gioia diventa il ripetuto sì del mistero e della croce. Sia proprio questa sua fedeltà ad aiutarci nel momento della scelta e del dolore.

 

 

 

DOMENICA 16 SETTEMBRE: XXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C

Una scheggia di preghiera:

 

CANTERO’ LA MISERICORDIA DEL SIGNORE.

 

Tra i santi ricordati oggi: San Cipriano; Sant’Eufemia.

Hanno detto:

Siccome non possiamo vedere il sole se non col lume delle stesso sole, così non possiamo vedere il lume di Dio, se non col lume dello stesso Dio. (Sant’Alfonso)

Saggezza popolare: Uomo è chi siede in portantina,uomo è chi lo porta. (proverbio Cinese)

Un aneddoto: Nel grande regno del lontano Oriente viveva un re, triste tutto il giorno, melanconico tutta la notte. Aveva tutto, ma non era felice! Un giorno, non potendone più, convocò i saggi del suo regno e domandò loro: che devo fare per essere felice? Molte furono le risposte, ma la più originale fu questa:- Oh re, se vuoi proprio toglierti la tristezza dal cuore, basta che tu indossi per qualche tempo la camicia dell’uomo felice. Furono spediti in tutti gli angoli del regno cavalieri e ministri: tutti in cerca di un uomo felice. Si accalcarono alle porte dei ricchi, ma ritornarono mesti: i ricchi non erano felici! Entrarono nel palazzo dei potenti, ma ritornarono tristi: anche i potenti non sono felici! Bussarono alla porta dei sapienti, ma ritornarono pensosi: purtroppo anche i saggi spesso non sono veramente felici. Ma un giorno, di ritorno dalla reggia, videro in un campo, sotto il sole d’estate, curvo sul suo lavoro, un povero contadino che cantava allegramente. Lo pregarono:- A nome del re, donaci la tua camicia! Quegli rispose: non ho camicia! Sono troppo povero per averla. Eppure sono tanto contento: ho una moglie che mi ama e io la amo; ho figli che mi amano e io li amo; ho un Dio che mi ama e io lo amo! Cosa pretendo di più?

Parola di Dio: Es.32,7-11.13-14; Sal.50;1Tim 1,12-17; Lc. 15,1-32

 

Vangelo Lc 15, 1-32

dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano: “Costui riceve i peccatori e mangia con loro”. Allora egli disse loro questa parabola: “Chi di voi se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va dietro a quella perduta, finché non la ritrova? Ritrovatala, se la mette in spalla tutto contento, va a casa, chiama gli amici e i vicini dicendo: Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora che era perduta. Così, vi dico, ci sarà più gioia in cielo per un peccatore convertito, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione. O quale donna, se ha dieci dramme e ne perde una, non accende la lucerna e spazza la casa e cerca attentamente finché non la ritrova? E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, dicendo: Rallegratevi con me, perché ho ritrovato la dramma che avevo perduta. Così, vi dico, c'è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte”. Disse ancora: “Un uomo aveva due figli. Il più giovane disse al padre: Padre, dammi la parte del patrimonio che mi spetta. E il padre divise tra loro le sostanze. Dopo non molti giorni, il figlio più giovane, raccolte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò le sue sostanze vivendo da dissoluto. Quando ebbe speso tutto, in quel paese venne una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò e si mise a servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube che mangiavano i porci; ma nessuno gliene dava. Allora rientrò in se stesso e disse: Quanti salariati in casa di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi leverò e andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi garzoni. Partì e si incamminò verso suo padre. Quando era ancora lontano il padre lo vide e commosso gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. Ma il padre disse ai servi: Presto, portate qui il vestito più bello e rivestitelo, mettetegli l'anello al dito e i calzari ai piedi. Portate il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato. E cominciarono a far festa. Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò un servo e gli domandò che cosa fosse tutto ciò. Il servo gli rispose: E' tornato tuo fratello e il padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo. Egli si arrabbiò, e non voleva entrare. Il padre allora uscì a pregarlo. Ma lui rispose a suo padre: Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai trasgredito un tuo comando, e tu non mi hai dato mai un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che questo tuo figlio che ha divorato i tuoi averi con le prostitute è tornato, per lui hai ammazzato il vitello grasso. Gli rispose il padre: Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato". Parola del Signore

 

“C’E GIOIA DAVANTI A DIO PER UN SOLO PECCATORE CHE SI CONVERTE”. (Lc. 15,10

La Bibbia, ed in particolare il Vangelo di questa domenica sono  la cattedra dalla quale Dio insegna ai cristiani, e a tutti gli uomini, la scienza della misericordia, dell’amore e del perdono. È una scienza il cui apprendistato dura l’intera esistenza, perché in qualsiasi momento della vita ci può insidiare l’artiglio dell’odio o della disperazione nel dolore. Come amare chi ti ha diffamato o calunniato, privatamente o pubblicamente? Come perdonare chi, in tua assenza, è entrato in casa tua e ti ha derubato? Come amare un pedofilo, che ha voluto abusare dei tuoi figli o di quelli dei tuoi vicini ed amici? Come perdonare chi ha messo tua figlia nel nero tunnel della tossicodipendenza, distruggendo così tua figlia e la tua famiglia? Queste domande, ed altre similari, mostrano quanto sia difficile la scienza del perdono cristiano. Ma l’ideale è chiaro. Se siamo stati promossi in questa dura e strana scienza, siamo grati al Signore, e continuiamo a cercare di superare la nostra votazione. Tuttavia, non ci scoraggiamo, se ancora siamo lontani da lui. Innanzitutto, manteniamo la decisione e la volontà di imparare questa misteriosa scienza, nonostante tutti gli ostacoli che incontreremo. Poi, cerchiamo di esercitarci nel perdonare ad altri le piccole mancanze di rispetto o di attenzione, gli scherzi pesanti che qualcuno ci potrebbe fare, ecc. per crescere e estendere a poco a poco la nostra capacità mediante l’esercizio. Leggiamo, anche, spesso, la Bibbia, soprattutto queste parabole della misericordia, i salmi in cui riluce in modo ammirevole la misericordia divina, e tanti altri testi in cui appare la misericordia di Dio in azione. In ultima istanza, alziamo il nostro sguardo e il nostro cuore verso Gesù Cristo, verso tutta la sua vita, dall’incarnazione alla croce e alla resurrezione, affinché nel contatto assiduo e orante con la vita e il mistero di Gesù Cristo, andiamo assimilando gradualmente, passo dopo passo, la meravigliosa scienza del perdono cristiano.

 

 

 

LUNEDI’ 17 SETTEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, DI’ UNA SOLA PAROLA E SARO’ SALVO.

 

Tra i santi ricordati oggi: San Roberto Bellarmino; Santa Arianna,martire.

Hanno detto: Cristo si nasconde molto meno di quanto pensiamo, sono i nostri occhi che non sono abituati a vederlo (Michel Quoist,)

Saggezza popolare: Non esistono mestieri sciocchi, esistono solo persone sciocche. (proverbio Francese)

Un aneddoto: Da un discorso di Natale di San Roberto Bellarmino: “Il mondo è simile ad un albergo o osteria, quali se ne trovano in Italia ed altrove. Sei in viaggio ed entri in un albergo. Prontamente, eccoti dinanzi il direttore, tutto lieto e cortese, che ti accoglie con le più amabili maniere: “Comanda, signore? Qui abbiamo ogni ben di Dio: pane ottimo, vino squisito, carni scelte, letti morbidi.”. Aggiunge anche non di raro: “Quanto al prezzo ci accomoderemo facilmente, senza questioni. Del resto fate il conto d’essere in casa vostra:servitevi pure, godete delle cose mie, come fossero vostre. Pagherete quando vi piacerà.”. Poi accompagna il cliente alla tavola: “Si accomodi.”. Ed ivi ora lo invita a bere, ora a mangiare, ora gli sorride, ora lo lusinga. Finita la cena, lo accompagna a letto e con buon garbo: “Buon riposo!”.

E fin qui lo credereste non un oste, ma quasi un carissimo fratello. Ma eccoci al rovescio della medaglia!

Il dì seguente siamo sul partire. Cambia la scena. L’amico oste ti corre innanzi e, tutto sostenuto, ti presenta scritta una litania di quello che ti ha servito e, chissà anche di quello che non ha servito. Somma. Tanto dovete pagare!

Tu sbalordito sgrani tanto d’occhi e protestando: “Come? Ho mangiato così poco; ho dormito tanto male ed ora devo sborsare tutti questi soldi?” Ma lui, deciso: “Mi meraviglio davvero che voi non conosciate quanto siano aumentati i prezzi d’albergo! Dopo aver mangiato e bevuto, ora fate questione per pagare? Per Bacco, se pagherete, fino all’ultimo spicciolo!”.  A voi, uditori, la similitudine del mondo!”

Parola di Dio: 1Tim. 2,1-8; Sal. 27; Lc. 7,1-10

 

Vangelo Lc 7, 1-10

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù, quando ebbe terminato di rivolgere tutte queste parole al popolo che stava in ascolto, entrò in Cafarnao. Il servo di un centurione era ammalato e stava per morire. Il centurione l'aveva molto caro. Perciò, avendo udito parlare di Gesù, gli mandò alcuni anziani dei Giudei a pregarlo di venire e di salvare il suo servo. Costoro giunti da Gesù lo pregavano con insistenza: "Egli merita che tu gli faccia questa grazia, dicevano, perché ama il nostro popolo, ed è stato lui a costruirci la sinagoga". Gesù si incamminò con loro. Non era ormai molto distante dalla casa quando il centurione mandò alcuni amici a dirgli: "Signore, non stare a disturbarti, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto; per questo non mi sono neanche ritenuto degno di venire da te, ma comanda con una parola e il mio servo sarà guarito. Anch'io infatti sono uomo sottoposto a un'autorità, e ho sotto di me dei soldati; e dico all'uno: Và ed egli va, e a un altro: Vieni, ed egli viene, e al mio servo: Fa questo, ed egli lo fa". All'udire questo Gesù restò ammirato e rivolgendosi alla folla che lo seguiva disse: "Io vi dico che neanche in Israele ho trovato una fede così grande!". E gli inviati, quando tornarono a casa, trovarono il servo guarito. Parola del Signore

 

“GESU’ RESTO’ AMMIRATO”. (Lc. 7,8)

Il Vangelo ci fa vedere quanta gioia dia a Gesù incontrare persone di profonda fede. A Nazareth si è rattristato per l'incredulità dei suoi compaesani; qui è pieno di ammirazione per la fede di questo pagano che non ha neppure bisogno di un segno tangibile, non pretende neppure che Gesù vada a casa sua, dove si trova il servo ammalato, ma è pronto a credere nella bontà e nella potenza del Signore.

“Gesù restò ammirato”. Questa parola ci fa riflettere e fa nascere in noi il desiderio di suscitare lo stesso sentimento nel cuore del Signore. Se vogliamo dargli gioia, sappiamo qual è la direzione da prendere: quella della fede sincera e profonda, che non ha bisogno di segni, che indovina le intenzioni del Signore, sa trovare le preghiere con la certezza di essere esaudita. Aver fiducia in una persona è comprendersi reciprocamente anche senza segni, senza incontri, senza parole, in un rapporto che non viene meno. Dobbiamo dare al Signore questa gioia, ma sappiamo che non è questione di volontà. Un legame tra persone non si crea in un momento, quando si vuole: matura lentamente. Così è per la fede. E questione di vita unita al Signore, nella preghiera, nell'adorazione, in una familiarità piena di riverenza che ci fa amare, pensare con i sentimenti, con i pensieri suoi. E necessario avere il cuore aperto, disinteressato. Questo centurione - dice san Luca, era un uomo magnanimo, generoso, buono, docile alla volontà di Dio. Prega per il suo servo che gli è “molto caro”, mentre generalmente i padroni disprezzavano i loro servitori; ama il popolo ebreo, come testimoniano gli anziani, tanto che ha fatto costruire la sinagoga: aveva veramente un cuore docile a Dio. E in questo cuore la fede può crescere, perché non trova ostacoli. E’ l'orgoglio che impedisce alla fede di diventare tanto grande da suscitare l'ammirazione del Signore. Chiediamogli allora la grazia dell'umiltà, della docilità a Dio, perché la nostra fede formi sempre più la sua e nostra gioia.

 

 

 

MARTEDI’ 18 SETTEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

AMO LA VITA PERCHE’ E’ TUO DONO, SIGNORE.

 

Tra i santi ricordati oggi: San Lamberto; San Giovanni Macias.

Hanno detto: Nel mondo “a lungo si cerca un amico, a fatica lo si trova, ed è difficile conservarlo”. Gesù si trova facilmente e ovunque, ed è un amico fedele (Claude La Colombière).

Saggezza popolare: E' più facile recuperare una perla nelle fauci di un coccodrillo che far mutare parere ad un ignorante ostinato. (proverbio Indiano)

Un aneddoto: Un discepolo domandò un giorno a Sri Ramaknishna come fare per liberarsi dai pensieri di lussuria che lo assalivano da ogni parte. Ne ebbe questa risposta: - Un uomo aveva un cane che amava moltissimo, che accarezzava e abbracciava di continuo. Un saggio gli consigliò di non attaccarsi troppo a quell’animale, che era pur sempre un animale e che avrebbe anche potuto morderlo. L’uomo acconsentì, e da quel giorno non volle più occuparsi del cane, né tanto meno, accarezzarlo. Il cane, non potendosi rendere conto di quanto era accaduto, tornò più e più volte dall’uomo a mendicare un segno d’amicizia. Ma cessò di venire solo quando l’uomo, alla richiesta di una carezza, cominciò ad alzare minacciosamente il bastone. La stessa cosa per te, amico. Malgrado il tuo desiderio di disfartene, il cane che per lungo tempo hai nutrito di te, non si decide ad andarsene. Hai già usato il bastone? O fai solo finta di usarlo?

Parola di Dio: 1Tim. 3,1-13; Sal. 100; Lc. 7,11-17

 

Vangelo Lc 7, 11-17

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù si recò in una città chiamata Nain e facevano la strada con lui i discepoli e grande folla. Quando fu vicino alla porta della città, ecco che veniva portato al sepolcro un morto, figlio unico di madre vedova; e molta gente della città era con lei. Vedendola, il Signore ne ebbe compassione e le disse: "Non piangere!". E accostatosi toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: "Giovinetto, dico a te, alzati!". Il morto si levò a sedere e incominciò a parlare. Ed egli lo diede alla madre. Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio dicendo: "Un grande profeta è sorto tra noi e Dio ha visitato il suo popolo". La fama di questi fatti si diffuse in tutta la Giudea e per tutta la regione. Parola del Signore

 

VEDENDOLA, IL SIGNORE NE EBBE COMPASSIONE E LE DISSE: “NON PIANGERE”. (Lc. 7,13)

Sovente nel Vangelo vediamo Gesù che ha compassione. Direi che il Vangelo stesso è la compassione di Dio per questa umanità. E’ il Figlio di Dio che si avvicina, si fa prossimo al dolore umano e gli offre consolazione, senza neppure esserne richiesto. Compassione fatta non da un falso pietire che fa dire “poveretto” davanti alle sofferenze del nostro prossimo ma che non ci sprona a portare con lui le sue prove e a fare qualcosa per levarle. Gesù, davanti alla vedova di Nain che porta in sepoltura il suo unico figlio sente compassione, le dice “non piangere”, tocca la bara (da notare che secondo la legge ebraica con questo gesto Gesù si rende impuro) e poi fa risorgere il ragazzo. Sono i gesti dell’amore cristiano. Bisogna prima di tutto avere occhi per vedere le sofferenze degli altri e quindi non tirar dritto, far finta di non vedere, girare al largo. Poi bisogna sentire sulla nostra pelle la sofferenza degli altri, incoraggiare, ascoltare e poi darsi da fare per quello che si può. E non nascondiamoci di nuovo dietro al fatto che “non sappiamo fare i miracoli”. Il miracolo dell’amore condiviso lo possiamo fare tutti.

 

 

 

MERCOLEDI' 19 SETTEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

FA’, SIGNORE, CHE IL MIO CUORE NON SI INDURISCA.

 

Tra i santi ricordati oggi: San Gennaro; Sant’Abbone di Metz.

Hanno detto:

Cristo è la vita a cui bisogna tendere e la strada da percorrere; in Lui nostra via dobbiamo camminare e in Lui nostra vita, riposare. (Pierre De Berulle)

Saggezza popolare: Dio non ci ha costruito i ponti, ma ci ha dato le mani per poterli costruire.(proverbio Inglese)

Un aneddoto: C’era una volta in Giappone un vecchio sapiente, governatore di una grande città. Questi, un giorno, invitò tutte le persone importanti della città a un grande banchetto che aveva preparato per loro.

Sulle lunghe tavole erano preparati cibi variopinti e gustosi, ma la grande sala del banchetto restava silenziosa e un’aria di imbarazzo e di tristezza gravava sui convitati. Il governatore, infatti, aveva preparato cibi squisiti, ma si dovevano mangiare con i bastoncini e non erano stati preparati che bastoncini tanto lunghi che non era possibile adoperarli per portare il cibo alla propria bocca. L’imbarazzo andava crescendo e con esso la rabbia impotente degli invitati. Ad un tratto, però, uno di essi ebbe una idea geniale: con i suoi lunghi stecchetti, prese un bocconcino di carne e lo accostò alle labbra del commensale che gli stava davanti. Questi mangiò con gioia e fece altrettanto, offrendo da mangiare a un altro invitato. Tra risate ed approvazioni, tutti cominciarono a servire i commensali vicini. La gioia si diffuse rapidamente e, fu ben più grande di quanto sarebbe stata se ciascuno avesse pensato solamente a se stesso. Verso la fine del pranzo singolare, il governatore prese la parola e disse:

Vi ho raccolti per darvi un grande insegnamento. La nostra vita assomiglia a questo banchetto: non troveremo la felicità che servendo il nostro prossimo, come voi non avete trovato la gioia del pranzo che servendovi gli uni gli altri.

Parola di Dio: 1Tim. 3,14-16; Sal. 110; Lc. 7,31-35

 

Vangelo Lc 7, 31-35

Dal vangelo secondo Luca.

In quel tempo, il Signore disse: "A chi dunque paragonerò gli uomini di questa generazione, a chi sono simili? Sono simili a quei bambini che stando in piazza gridano gli uni agli altri: Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato; vi abbiamo cantato un lamento e non avete pianto! E' venuto infatti Giovanni il Battista che non mangia pane e non beve vino, e voi dite: Ha un demonio. E' venuto il Figlio dell'uomo che mangia e beve, e voi dite: Ecco un mangione e un beone, amico dei pubblicani e dei peccatori. Ma alla sapienza è stata resa giustizia da tutti i suoi  figli". Parola del Signore

 

“VI ABBIAMO SUONATO IL FLAUTO E NON AVETE BALLATO; VI ABBIAMO CANTATO UN LAMENTO E NON AVETE PIANTO”. (Lc. 7,32)

Nel Vangelo di oggi, Gesù fa una descrizione molto vivace e pungente di un atteggiamento bambinesco frequente, quello dei bambini incontentabili che si rivolgono a vicenda dei rimproveri. Non vanno mai d'accordo, rifiutano ogni proposta di gioco. Non vogliono giocare al corteo di nozze; non se la sentono di manifestare grande allegria. Allora si potrebbe giocare a fare un funerale? No, nemmeno questo conviene loro.

Di questa scena ritratta al vivo Gesù si serve per smascherare l'atteggiamento spirituale di molti adulti del suo tempo, specialmente di molta gente perbene, “i farisei e i dottori della legge”, nominati poco prima nel Vangelo. E' un insegnamento anche per noi, quando si è pronti ad usare le più diverse scuse per tacitare la nostra coscienza sugli impegni della vita cristiana. E' una forma di ipocrisia che ci può far vivere in tiepidezza spirituale; magari si partecipa alla Santa Messa ed esteriormente si può dare l'impressione di essere coinvolti dal messaggio di Gesù. In realtà il cuore è lontano perché non si partecipa completamente al suo messaggio. E' un pericolo che può colpire i credenti; coloro che pure hanno una vita cristiana ma non ne sono partecipi completamente. Si ritiene sufficiente quello che si fa già. In fondo quello cha fa costruire questa barriera è il proprio egoismo, mascherato anche da buone intenzioni. La donazione a Gesù e la nostra completa fiducia in Lui possono aiutarci nella nostra vita cristiana, fatta da scelte quotidiane e concrete. Mi ricordo invece di una religiosa che, dopo aver ricevuto un incarico molto scomodo, al quale avrebbe potuto opporre un atteggiamento critico, faceva unicamente questo commento: “Sono contenta di quanto mi dà il Signore”. Parola semplice, quanto mai coerente dal punto di vista della fede viva e dell'amore effettivo, ma non facile a dirsi in certe circostanze! A poco a poco, con la grazia di Dio, dobbiamo imparare a essere dei figli di Dio sempre contenti di quanto egli ci dà.

 

 

 

GIOVEDI’ 20 SETTEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

COL TUO PERDONO, SIGNORE, FA RINASCERE IL NOSTRO AMORE.

 

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Andrea Kim,Paolo Chong e compagni; Santa Susanna.

Hanno detto: Perché ci si possa veramente fidare di un uomo, si esige la sua parola. Anche Dio ci ha dato la sua parola: Cristo. (Soren Kierkegaard)        

Saggezza popolare: Nulla nuoce alle leggi quanto il loro numero. (proverbio Francese)

Un aneddoto: S. Luigi Maria Grignion de Montfort, una sera, per le strade di Dinan, incontrò un povero mendicante sfinito dall’inedia e tutto una piaga. Senza farsi pregare, gli si avvicina, lo consola, lo abbraccia, se lo carica delicatamente sulle spalle e si dirige verso la casa della missione. Poiché era un po’ tardi e la porta era già chiusa, bussa sollecitamente, gridando: Aprite le porte a Gesù... Aprite le porte a Gesù!

Entrato, lo rifocilla delicatamente e lo mette con ogni riguardo a letto, nel suo letto.

Parola di Dio: 1Tim. 4,12-16; Sal. 110; Lc. 7,36-50

 

Vangelo Lc 7, 36-50

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, uno dei farisei invitò Gesù a mangiare da lui. Egli entrò nella casa del fariseo e si mise a tavola. Ed ecco una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, venne con un vasetto di olio profumato; e fermatasi dietro si rannicchiò piangendo ai piedi di lui e cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di olio profumato. A quella vista il fariseo che l'aveva invitato pensò tra sé. "Se costui fosse un profeta, saprebbe chi e che specie di donna è colei che lo tocca: è una peccatrice". Gesù allora gli disse: "Simone, ho una cosa da dirti". Ed egli: "Maestro, dì pure". "Un creditore aveva due debitori: l'uno gli doveva cinquecento denari, l'altro cinquanta. Non avendo essi da restituire, condonò il debito a tutti e due. Chi dunque di loro lo amerà di più?". Simone rispose: "Suppongo quello a cui ha condonato di più". Gli disse Gesù: "Hai giudicato bene". E volgendosi verso la donna, disse a Simone: "Vedi questa donna? Sono entrato nella tua casa e tu non m'hai dato l'acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. Tu non mi hai dato un bacio, lei invece da quando sono entrato non ha cessato di baciarmi i piedi. Tu non mi hai cosparso il capo di olio profumato, ma lei mi ha cosparso di profumo i piedi. Per questo ti dico: le sono perdonati i suoi molti peccati, poiché ha molto amato. Invece quello a cui si perdona poco, ama poco". Poi disse a lei: "Ti sono perdonati i tuoi peccati". Allora i commensali cominciarono a dire tra sé: "Chi è questo uomo che perdona anche i peccati?". Ma egli disse alla donna: "La tua fede ti ha salvata; và in pace! ". Parola del Signore

 

LE SONO PERDONATI I SUOI MOLTI PECCATI PERCHE’ HA MOLTO AMATO”. (Lc 7,47)

Nella società ebraica del tempo di Gesù era già uno scandalo farsi toccare da una donna; se questa poi era una peccatrice pubblica lo scandalo era ancora maggiore: significava contaminare la purezza con l'impurità e ciò sembrava violare le leggi sacerdotali ebraiche. Nel brano del Vangelo di oggi, avviene proprio questo, e addirittura nella casa di un fariseo, di colui che si riteneva appartenere alla parte pura della società. Gesù, invece con il suo atteggiamento dimostra una diversa interpretazione delle leggi giudaiche: Egli non sente in pericolo la sua persona per l'incontro con la peccatrice; anzi avverrà il contrario: sarà la donna ad essere resa pura ed immacolata dall'incontro con Gesù e da quel momento la donna comincerà ad amare veramente e totalmente.  Vedendo l'amore di Dio per lei, la peccatrice ama. Questa donna diventa dunque la figura ed il modello del cristiano il cui dovere si riassume nell'amore: amare Dio e il prossimo.

Questa conversione a Dio, all'amore di Dio nella donna non è solo un caso eccezionale che possiamo riscontrare nei grandi convertiti. No. Questo insegnamento vale per tutti. Dio non si allontana dal peccatore come pensava Simone, il fariseo. Dio va invece in cerca di ciò che è perduto. Il suo cuore si rivolge in particolare a quelli che hanno più bisogno di misericordia. Infatti Gesù è stato accusato di essere “un amico dei pubblicani e dei peccatori”.

Ed è con questo amore che Dio suscita amore e stabilisce quella relazione fra lui e l'uomo, quel rapporto vivo e personale, non burocratico, che è essenziale per poterci chiamare cristiani.

 

 

 

VENERDI’ 21 SETTEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

LA TUA MISERICORDIA, O SIGNORE, ANCHE OGGI MI CHIAMA.

 

Tra i santi ricordati oggi: San Matteo; San Gerolfo.

Hanno detto: La Sacra Scrittura è simile ad uno specchio nel cui splendore appare il nostro volto: donde siamo nati, quali siamo nati e a quale fine siamo nati. (Antonio da Padova)

Saggezza popolare: Abbi fiducia in colui che teme Dio e diffida di colui che teme solamente il Sultano. (proverbio Cinese)

Un aneddoto: In un periodo in cui era afflitta da una marea di tentazioni della carne, santa Caterina da Siena ricevette la visita del suo Sposo celeste: “Signore mio gli gridò, dove eri quando il mio cuore era tribolato da tante tentazioni?”. E il Signore: “Stavo nel tuo cuore”. E lei: “Sia salva sempre la tua verità, o Signore, e ogni riverenza verso la tua Maestà; ma come posso credere che tu abitavi nel mio cuore, mentre era ripieno di immondi e brutti pensieri?”. E il Signore: “Quei pensieri e quelle tentazioni causavano al tuo cuore gioia o dolore? Piacere o dispiacere?”.

E lei: “Dolore grande e grande dispiacere!”. E il Signore: “Chi era che ti faceva provare dispiacere se non io, che stavo nascosto nel centro del tuo cuore?”.

Parola di Dio nella festa dell’apostolo Matteo: Ef. 4,1-7.11-13; Sal. 18; Mt. 9,9-13

 

Vangelo Mt 9, 9-13

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù passando vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco elle imposte, e gli disse: "Seguimi". Ed egli si alzò e lo seguì. Mentre Gesù sedeva a mensa in casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e si misero a tavola con lui e con i discepoli. Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: "Perché il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?". Gesù li udì e disse: "Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate dunque e imparate che cosa significhi: Misericordia io voglio e non sacrificio. Infatti non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori". Parola del Signore

 

“ANDANDO VIA DI LA', GESÙ VIDE UN UOMO, SEDUTO AL BANCO DELLE IMPOSTE, CHIAMATO MATTEO, E GLI DISSE: SEGUIMI”. (Mt. 9,9)

Matteo non si aspettava salvezza, né la meritava. La vita per lui era diventata, ormai, potere e denaro, timore e rispetto da parte degli altri o insulti che sottintendevano l’invidia per il suo potere. E invece la sua durezza, l'alto muro eretto per difendere la propria vita si schianta in un attimo, si sbriciola quando vede nello sguardo del Nazareno amore, rispetto, verità. Collaborazionista e ladro, non temeva lo sprezzo dei suoi amici. No, non meritava alcuna compassione. E, invece, ne riceve. E l'inatteso, e l'inaudito, come sempre, scatena la gioia, produce il brivido: Matteo si scioglie, lascia tutto, fa festa; come Abramo rischia tutto, ma sa di scommettere sul giusto. 

Quando finalmente la smetteremo di pensare di salvarci da soli e  ci lasceremo raggiungere e amare dal Signore? Quando la smetteremo di concepire la fede come una specie di tributo da offrire ad un'ipotetica e sconosciuta divinità? Troppe volte ci avviciniamo a Dio come quando compiliamo la dichiarazione dei redditi: meno si dichiara e meno si paga! No, qui è di luce che si parla, di tenerezza e di serenità, di pace e di conversione. Questo Dio che  viene a stanarci per offrirci amore, questo Dio che soffre come un amante ferito quando non viene ricambiato, è lì che ci aspetta. Per quanto tempo fuggiremo l'unica cosa che davvero ci può rendere felici? San Matteo di cui oggi ricordiamo la festa, ci insegni cosa significa ottenere una misericordia bruciante, che ti fa alzare e lasciare tutto ciò che credevi essenziale alla tua vita!

 

 

 

SABATO 22 SETTEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE L’HAI DETTO TU: CHI SEMINA NELLE LACRIME RACCOGLIERA’ NEL GIUBILO.

 

Tra i santi ricordati oggi: San Maurizio; San Costanzo; Sant’Ignazio da Santhià.

Hanno detto: Se la parola di Dio non fosse velata, non sarebbe più parola di Dio: sarebbe una verità fra le altre di cui si potrebbero esaminare tutti gli aspetti senza cambiar vita, senza convertirsi. Se la parola di Dio si imponesse a noi con evidenza, non rispetterebbe più la nostra libertà, non potrebbe più suscitare una risposta d'amore. (C. Geffre)

Saggezza popolare: La fame caccia il lupo dal bosco. (proverbio Francese)

Un aneddoto: Un giorno San Giuseppe Benedetto Cottolengo ricevette la visita di un importante personaggio, mandato da Re Carlo Alberto a ispezionare le sue opere di carità. Costui restò molto impressionato vedendone la vastità e non nascose al reverendo la sua preoccupazione che le forze di cui disponeva il sacerdote non fossero sufficienti a sostenere il grave carico che s'era addossato. "Ma non vedete, signor canonico - gli disse - che voi avete un paese intero di poveri da mantenere? Ci vorrebbero rendite e fondi che voi non avete…" E don Cottolengo serenamente: "Eccellenza, chi ha non sono io, ma la Divina Provvidenza, la quale, che io sappia, non ha mai lasciato nessuno negli impicci.".

Il personaggio restò colpito da quell'incrollabile fiducia e non aggiunse altro.

Parola di Dio: 1Tim. 6,13-16; Sal. 99; Lc. 8,4-15

 

Vangelo Lc 8, 4-15

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, poiché una gran folla si radunava e accorreva a lui gente da ogni città, Gesù disse con una parabola: "Il seminatore uscì a seminare la sua semente. Mentre seminava, parte cadde lungo la strada e fu calpestata, e gli uccelli del cielo la divorarono. Un'altra parte cadde sulla pietra e appena germogliata inaridì per mancanza di umidità. Un'altra cadde in mezzo alle spine e le spine, cresciute insieme con essa, la soffocarono. Un'altra cadde sulla terra buona, germogliò e fruttò cento volte tanto". Detto questo, esclamò: "Chi ha orecchi per intendere, intenda!". I suoi discepoli lo interrogarono sul significato della parabola. Ed egli disse: "A voi è dato conoscere i misteri del regno di Dio, ma agli altri solo in parabole, perché vedendo non vedano e udendo non intendano. Il significato della parabola è questo: Il seme è la parola di Dio. I semi caduti lungo la strada sono coloro che l'hanno ascoltata, ma poi viene il diavolo e porta via la parola dai loro cuori, perché non credano e così siano salvati. Quelli sulla pietra sono coloro che, quando ascoltano, accolgono con gioia la parola, ma non hanno radice; credono per un certo tempo, ma nell'ora della tentazione vengono meno. Il seme caduto in mezzo alle spine sono coloro che, dopo aver ascoltato, strada facendo si lasciano sopraffare dalle preoccupazioni, dalla ricchezza e dai piaceri della vita e non giungono a maturazione. Il seme caduto sulla terra buona sono coloro che, dopo aver ascoltato la parola con cuore buono e perfetto, la custodiscono e producono frutto con la loro perseveranza. Parola del Signore

 

“IL SEMINATORE USCI’ A SEMINARE”. (Lc. 8,5)

Quante volte ho incontrato sacerdoti, religiosi e religiose, stanchi, qualche volta anche un po’ delusi: dopo aver dato tanto per l’evangelizzazione i terreni sono così diversi, i frutti cosi radi che sembra di aver seminato invano.

Il seminatore presentato da questa parabola non è un contadino incapace, ma un grande ottimista che spera che anche le pietre diventino terra feconda e che dal suolo arido della strada spuntino spighe piene e mature. In altre parole: Gesù annuncia la sua parola a tutti, cattivi e buoni, "perché Dio, nostro salvatore, vuole che tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della verità" (1Tm 2,4).  Dio non ha preclusioni verso nessun uomo. Anche se desideroso di essere accolto, Gesù non sceglie il terreno secondo criteri di opportunità: si rivolge a tutta la gente che viene a lui da ogni parte.  Non ha guardato ai buoni, ai santi e agli eletti, dimenticando gli altri (come spesso facciamo noi), ma ha rivolto lo sguardo e l'attenzione a tutti.  Le parti di terreno improduttivo, su cui ha gettato ugualmente il seme, lasciano intendere la sua buona volontà, la sua fiducia e il suo impegno. L'azione e la parola di Dio sono destinate a tutti, cattivi e buoni. Il seminatore Gesù è fiducioso e sostenuto da grande coraggio. I cristiani, che sono gli operai dell'evangelizzazione, devono continuare ad avere fiducia. La loro azione, alla fine, sarà premiata. Dio non si stanca di attendere la conversione dell'uomo: allo stesso modo ha agito il Cristo e devono agire i suoi inviati. Dopo tanti insuccessi si può arrivare a dei risultati superiori ad ogni attesa.

 

 

 

DOMENICA 23 SETTEMBRE: XXV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C

Una scheggia di preghiera:

 

DA OGNI IDOLO, LIBERACI O SIGNORE!

 

Tra i santi ricordati oggi: San Pio da Pietralcina; San Lino.

Hanno detto: Accostati all'altare e al tabernacolo e cibati a questa mensa eucaristica: Tieni presente che Gesù scende dal cielo ogni giorno non per starsene nei cibori, ma per trovare un altro cielo: quello della tua anima dove trova le sue delizie. (Attilio Borzi)

Saggezza popolare: Un cavallo può sbandare anche se ha quattro zampe. (proverbio Inglese)

Un aneddoto: Un giorno andò da Sant’Antonio da Padova un grande peccatore, deciso di cambiar vita e di riparare a tutti i mali commessi. S'inginocchiò ai suoi piedi ed era tale la sua commozione da non riuscir ad aprire bocca, mentre lacrime di pentimento gli bagnavano il volto. Allora il santo frate lo consigliò di ritirarsi e di scrivere su di un foglio i suoi peccati. L'uomo ubbidì e ritornò con una lunga lista. Frate Antonio li lesse a voce alta, poi riconsegnò il foglio al penitente che se ne stava in ginocchio. Quale fu la meraviglia del peccatore pentito, quando vide il foglio perfettamente pulito! I peccati erano spariti dall'anima del peccatore e così pure dalla carta.

Parola di Dio: Am. 8,4-7; Sal. 112; 1Tim. 2,1-8; Lc. 16,1-13

 

Vangelo Lc 16, 1-13

In quel tempo, Gesù diceva ai suoi discepoli: “C'era un uomo ricco che aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: Che è questo che sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non puoi più essere amministratore. L'amministratore disse tra sé: Che farò ora che il mio padrone mi toglie l'amministrazione? Zappare, non ho forza, mendicare, mi vergogno. So io che cosa fare perché, quando sarò stato allontanato dall'amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua. Chiamò uno per uno i debitori del padrone e disse al primo: Tu quanto devi al mio padrone? Quello rispose: Cento barili d'olio. Gli disse: Prendi la tua ricevuta, siediti e scrivi subito cinquanta. Poi disse a un altro: Tu quanto devi? Rispose: Cento misure di grano. Gli disse: Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta. Il padrone lodò quell'amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce. Ebbene, io vi dico: Procuratevi amici con la disonesta ricchezza, perché, quand'essa verrà a mancare, vi accolgano nelle dimore eterne. Chi è fedele nel poco, è fedele anche nel molto; e chi è disonesto nel poco, è disonesto anche nel molto. Se dunque non siete stati fedeli nella disonesta ricchezza, chi vi affiderà quella vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra? Nessun servo può servire a due padroni: o odierà l'uno e amerà l'altro oppure si affezionerà all'uno e disprezzerà l'altro. Non potete servire a Dio e a mammona". Parola del Signore

 

“NON POTETE SERVIRE A DIO E A MAMMONA”. (Lc. 16,13)

In una società, in gran parte consumista e materialista, com’è la nostra, il dio denaro tenta di abbagliare perfino i cristiani migliori. Se andiamo al fondo delle cose, non è forse il culto verso il dio denaro la causa principale della persistenza della produzione della droga? Non è il culto verso il dollaro il movente più determinante della produzione e vendita di armamenti a paesi che dovrebbero utilizzare codesti fondi per la creazione di infrastrutture, e per lo sviluppo sociale e culturale della popolazione? Non è forse il dio denaro l’incentivo più potente di alcune delle guerre etniche in vari paesi dell’Africa? E come spiegare la corruzione, in non pochi governanti, se non perché hanno innalzato un altare a questo dio insaziabile? Il denaro seduce, acceca, provoca divisioni fratricide, risveglia istinti di ambizione, fa soccombere finanche i principi più sacrosanti e nobili, indurisce il cuore, disumanizza e perfino ci fa dimenticare di Dio. Come credenti, dobbiamo avere davanti ai nostri occhi questa realtà e questa tentazione, non facile da vincere. Con spirito vigilante e con l’assiduità nella preghiera, dobbiamo esercitarci nel relativizzare il denaro, nel porlo nel luogo che gli spetta nei piani di Dio, nel servircene come mezzo per vivere degnamente, per fare il bene ai bisognosi, per metterlo al servizio della fede e del Regno di Cristo. Non abbiamo paura di questa seduzione! Affrontiamola a viso aperto. Viviamo la nostra vita quotidiana cercando di valutare sempre più la ricchezza della fede, la Ricchezza di Dio. Perché non contrastiamo la seduzione del denaro con la seduzione di Dio? O forse Dio è soltanto un oggetto di fede, che non ci seduce più? Il Dio vivo e personale è il migliore antidoto contro tutti gli idoli che possono bussare alla porta del nostro cuore.

 

 

 

LUNEDI’ 24 SETTEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE GESU’ TU SEI LA LUCE CHE ILLUMINA OGNI UOMO.

 

Tra i santi ricordati oggi: Santa Stefania, San Gerardo di Casnad.

Hanno detto: Se dopo la Comunione Eucaristica non sentite qualche effetto del cibo spirituale che avete mangiato, è segno che la vostra anima è malata, o che è morta. Avete messo in voi il fuoco e non ne sentite il calore, il miele è sceso nel vostro petto e non ne sentite la dolcezza. (San Bonaventura da Bagnoregio)

Saggezza popolare: Chi non sa che cosa fare con i soldi si mette a litigare o a costruire. (proverbio Piemontese)

Un aneddoto: Il grande numero di ascoltatori che accorrevano alle prediche di Sant’Antonio e le conversioni ch'egli otteneva, riempivano sempre più di odio gli eretici di Rimini, che pensarono di farlo morire avvelenato. Un giorno finsero di voler discutere con lui su alcuni punti del catechismo e lo invitarono ad un pranzo. Il nostro fraticello, che non voleva perdere l'occasione per fare del bene, accettò l'invito. Ad un certo momento gli fecero mettere dinanzi una pietanza avvelenata. Frate Antonio, ispirato da Dio, se ne accorse e li rimproverò dicendo: "Perché avete fatto questo?". "Per vedere - risposero - se sono vere le parole che Gesù disse agli Apostoli: “Berrete il veleno e non vi farà male". Frate Antonio si raccolse in preghiera, tracciò un segno di croce sul cibo e poi mangiò serenamente, senza riportarne danno alcuno. Confusi e pentiti della loro cattiva azione, gli eretici domandarono perdono, promettendo di convertirsi.

Parola di Dio: Esd. 1,1-6; Sal.125; Lc. 8,16-18

 

Vangelo Lc 8, 16-18

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse alla folla: "Nessuno accende una lampada e la copre con un vaso o la pone sotto un letto; la pone invece su un lampadario, perché chi entra veda la luce. Non c'è nulla di nascosto che non debba essere manifestato, nulla di segreto che non debba essere conosciuto e venire in piena luce. Fate attenzione dunque a come ascoltate; perché a chi ha sarà dato, ma a chi non ha sarà tolto anche ciò che crede di avere". Parola del Signore

 

"NON C'E' NULLA DI NASCOSTO CHE NON DEBBA ESSERE MANIFESTATO, NULLA DI SEGRETO CHE NON DEBBA ESSERE CONOSCIUTO E VENIRE IN PIENA LUCE".

(Lc. 8,17)

Continuamente nei Vangeli troviamo parole di Gesù che invitano alla chiarezza, alla limpidezza o, per dirla con un termine di moda in questi anni, alla trasparenza. La nostra fede è luce e la luce illumina, non nasconde.  Gesù è venuto sulla terra per mostrarci il volto di Dio e non per nasconderlo. La fede che Gesù richiede da noi non è una fede da 'iniziati', è la fede dei semplici che, con tutti i loro limiti, si affidano; la preghiera non è la successione di formule magiche che armonizzate secondo un determinato rituale danno un potere, è il rapporto che ciascuno può avere con il suo Dio; la Bibbia, la Parola di Dio non è un libro chiuso, riservato ad una casta sacerdotale che ha doni particolari per interpretare, per manifestare e nascondere, è il libro della storia di amore tra Dio e il suo popolo.

Quanto sono assurde le 'religioni' che rifacendosi a Gesù sono 'religioni per iniziati', piene di ritualismi, di simbolismi e formulari (che sono veri e propri paganesimi), di caste dotate o meno di poteri. E quanto è assurdo che cristiani, "per rispettare la Bibbia" l'abbiano tenuta nascosta al popolo cui è indirizzata. Quanto è assurdo pregare in lingue sconosciute alle masse solo per attorniare maggiormente di un alone di mistero la religione e renderla quindi più potente perché fondata sulla paura e quanto è per lo meno strano ricorrere a formulari specifici per ottenere benedizioni e per cacciare diavoli. E' vero, Dio è mistero, è più grande di noi; noi non comprendiamo tutto di Lui, della sua volontà, delle leggi, della sua natura, ma Gesù è la luce che illumina ogni uomo: la luce e le ombre che ne derivano ci danno l'immagine nella sua totalità.

 

 

 

MARTEDI’ 25 SETTEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, PARLA AL MIO CUORE E TRASFORMAMI.

 

Tra i santi ricordati oggi: Santa Teresa Coudrec; San Domenico in Soriano.

Hanno detto: Quando il Signore è nel vostro cuore, al momento della Comunione, abbandonatevi a Lui e gustate nella pace le delizie della sua presenza. Amate, adorate, ascoltate, lodate. Vi direi anche: gioite! (Santa Bernardette Soubirous)

Saggezza popolare: Troppo grattare spella e troppo parlare nuoce. (proverbio Francese)

Un aneddoto: Mentre sant’ Antonio si trovava a Padova, nella città di Lisbona un giovane uccise di notte un suo nemico e lo seppellì nel giardino del padre di Antonio. Trovato il cadavere, venne accusato il padrone del giardino. Costui cercò di dimostrare la sua innocenza, ma non riuscì. Il figlio, saputo ciò, andò a Lisbona e si presentò al giudice dichiarando l'innocenza del genitore ma questi non volle credergli. Il Santo allora fece portare in tribunale il cadavere dell'ucciso e, tra lo spavento del presenti, lo richiamò in vita e gli domandò: "È stato mio padre ad ucciderti?". Il risuscitato, mettendosi a sedere sul lettino, rispose: "No, non è stato tuo padre" e ricadde supino, ritornando cadavere. Allora il giudice, convinto dell'innocenza di quell'uomo, lo lasciò andare.

Parola di Dio: Esd. 6,7-8.12.14-20; Sal. 121; Lc. 8,19-21

 

Vangelo Lc 8, 19-21

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, andarono a trovare Gesù la madre e i fratelli, ma non potevano avvicinarlo a causa della folla. Gli fu annunziato: "Tua madre e i tuoi fratelli sono qui fuori e desiderano vederti". Ma egli rispose: "Mia madre e miei fratelli sono coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica". Parola del Signore

 

“MIA MADRE E I MIEI FRATELLI SONO COLORO CHE ASCOLTANO LA PAROLA DI DIO E LA METTONO IN PRATICA”. (Lc. 8,21)

Noi ora non possiamo vedere Dio, ma possiamo in ogni momento ascoltare la sua parola. Chi ascolta la parola di Dio e la mette in pratica, diventa madre e fratello di Gesù. L’onore di essere madre e fratello di Gesù è possibile a tutti: basta ascoltare e mettere in pratica la parola di Dio. La vera parentela con Gesù nasce solo dall’ascolto della sua parola e dall’attuazione di essa nella pratica. Il credente, nei confronti del mondo, è investito della duplice responsabilità di Maria: accogliere e generare il Cristo.

Ed è ancora Maria ad indicarci le varie tappe da percorrere:

1. "Ecco la serva del Signore: avvenga a me secondo la tua parola". E’ l’apertura ad accogliere Dio e la sua parola: è la semina, l’accoglienza della fede.

2. "Beata colei che ha creduto". E’ la beatitudine e la gioia che nasce come primo frutto della fede che accoglie la parola di Dio.

3. "Maria conservava queste cose, meditandole nel suo cuore". La parola di Dio deve essere conservata, perché è chiamata a crescere ed è destinata a realizzarsi. Essa è come un seme. "Il seme caduto in terra buona sono coloro che, dopo aver ascoltato la parola con il cuore buono e perfetto, la custodiscono e producono frutto con la loro perseveranza" , abbiamo letto solo l’altro ieri nella parabola del seminatore.

L’accoglienza fruttuosa della parola di Dio fa diventare il credente come Maria. La sua beatitudine di madre nella fede  è estesa a chiunque ascolta la parola di Dio e la mette in pratica.

 

 

 

MERCOLEDI’ 26 SETTEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

GUIDACI CON LA TUA FORZA NEL CAMMINO VERSO I FRATELLI.

 

Tra i santi ricordati oggi: Santi Cosma e Damiano; Sant’Eusebio di Verona.

Hanno detto: Se ti nutrirai di Gesù, il demonio non ti farà alcun male, sarai forte e ben custodito. Non abbandonare dunque la Santa Comunione per un sentimento di umiltà o per la paura di aver peccato: peccato dubbio, nessun peccato  (San Pier Giuliano Eymard)

Saggezza popolare: Una briciola d'oro non può comprare una briciola di tempo. (proverbio Cinese)

Un aneddoto: Frate Antonio, con la parola eloquente e chiara, smascherava la cattiveria degli eretici e la falsità degli errori che essi divulgavano; perciò costoro lo odiavano e con tutti i mezzi cercavano d'impedire che i fedeli andassero ad ascoltarlo. Una volta, nella città di Rimini, riuscirono nel loro intento: nessuno si presentò alla predica di frate Antonio. Il santo predicatore allora, ispirato da Dio, andò sulla vicina spiaggia del mare Adriatico e incominciò a dire: "Udite la parola di Dio, o pesci, perché gli uomini non vogliono udirla". Subito si avvicinò alla riva una grande moltitudine di pesci, e tutti stavano col capo fuori dell'acqua, attenti alle parole del santo frate, che esortava a lodare il Signore, creatore dell'acqua, nella quale trovavano il loro alimento e vivevano in tanta serenità.

Meravigliati, i pescatori che stavano sulla spiaggia corsero in città a raccontare il miracolo e, in breve, la spiaggia si riempì di gente, cosicché frate Antonio, con grande dispetto degli eretici, poté tenere, anche quella volta, la predica.

Parola di Dio: Esd. 9,5-9; Cantico da Tb. 13, 2-8; Lc. 9,1-6

 

Vangelo Lc 9, 1-6

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù chiamò a sé i Dodici e diede loro potere e autorità su tutti i demòni e di curare le malattie. E li mandò ad annunziare il regno di Dio e a guarire gli infermi. Disse loro: "Non prendete nulla per il viaggio, né bastone, né bisaccia, né pane, né denaro, né due tuniche per ciascuno. In qualunque casa entriate, là rimanete e di là poi riprendete il cammino. Quanto a coloro che non vi accolgono, nell'uscire dalla loro città, scuotete la polvere dai vostri piedi, a testimonianza contro di essi". Allora essi partirono e giravano di villaggio in villaggio, annunziando dovunque la buona novella e operando guarigioni. Parola del Signore

 

“IN QUEL TEMPO GESU’, CHIAMO’ A SE’ I DODICI E DIEDE LORO POTERE E AUTORITA’ SU TUTTI I DEMONI E DI CURARE LE MALATTIE, E LI MANDO’ AD ANNUNZIARE IL REGNO DI DIO E A GUARIRE GLI INFERMI”. (Lc. 9,1)

Gesù, dando autorità agli apostoli, sintetizza quali siano i segni che caratterizzano il Regno di Dio: guarire i malati e avere autorità sui demoni. Ci chiediamo se sono ancora i segni che caratterizzano oggi l’opera dei cristiani.

Innanzitutto, la missione è propria solo dei missionari, dei sacerdoti, dei consacrati oppure ogni credente deve essere missionario e testimone e quindi ha anche i doni promessi da Gesù? La missione a cui Gesù manda non è una prerogativa esclusiva dei vescovi e dei preti ma è un qualcosa che dovrebbe essere proprio di ogni cristiano. Tutti, come discepoli di Gesù possiamo e dobbiamo essere evangelizzatori. E non c’è neppure bisogno di sentire la vocazione di andare nel terzo mondo. C’è spazio per l’apostolato molto vicino a noi, nel nostro stesso ambiente: i genitori rispetto ai figli, gli sposi tra loro, i familiari, i vicini, le amicizie, i colleghi di lavoro. E il potere di guarire le malattie e cacciare i demoni come si può concretizzare oggi?

Una anziana immobilizzata, dolorante che per lunghi anni ha peregrinato da un ospedale all’altro, mi diceva: “Tutti i giorni prego per i medici e per gli infermieri perché il Signore aiuti gli uni a trovare le medicine giuste e gli uni e gli altri a voler bene ai malati”. Il potere di amare i malati di con-patire con loro l’abbiamo ancora anche noi.

E quello di cacciare i demoni in che cosa consiste? Non tanto nell’essere esorcisti, quanto piuttosto nell’affermare al mondo con i fatti che il bene può ancora avere il sopravvento sul male, che l’amore, anche se bastonato, è più forte dell’odio, che può esistere un perdono vero e totale.

 

 

 

GIOVEDI’ 27 SETTEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

TU, SIGNORE, GUARDI AGLI UMILI E LI ESALTI.

 

Tra i santi ricordati oggi: San Vincenzo de Paoli; Sant’Adolfo.

Hanno detto: La gente che torna dalla Messa, parla, ride. Crede di non aver visto nulla di straordinario. Non si è data conto di nulla perché non si è preoccupata di guardare. Si direbbe che ha assistito a qualche cosa di molto naturale e molto semplice. Tuttavia ciò che è successo basterebbe che succedesse una volta soltanto, per lanciare all’estasi più alta un mondo capace d’amore”. (Julien Green).

Saggezza popolare: Chi mangia il diavolo ne mangi anche le corna. (proverbio Piemontese)

Un aneddoto: Vincenzo de Paoli, il fondatore delle "Figlie della carità", inventò il nuovo ordine in un periodo in cui ancora non si concepiva la monaca fuori della clausura. A queste donne diede una consegna di partenza: "Avrete per monastero la casa dei malati". Niente di più severo che passare i giorni e le notti tra le piaghe, lamenti e sporcizia. L'altra forma di mortificazione richiesta era il trottare continuo, che Vincenzo esigeva: "La figlia della Carità deve essere sempre in moto… e poi deve essere sempre contenta". Vincenzo le autorizzò a cantare non soltanto i salmi, ma anche le canzonette… E niente velo: "Dio vuole che i poveri vedano il vostro viso!".

Parola di Dio: Ag. 1,1-8; Sal. 149; Lc. 9,7-9

 

Vangelo Lc 9, 7-9

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, il tetrarca Erode sentì parlare di tutto ciò che accadeva e non sapeva che cosa pensare, perché alcuni dicevano: "Giovanni è risuscitato dai morti", altri: "E' apparso Elia", e altri ancora: "E' risorto uno degli antichi profeti". Ma Erode diceva: "Giovanni l'ho fatto decapitare io; chi è dunque costui, del quale sento dire tali cose?". E cercava di vederlo. Parola del Signore

 

“ED ERODE CERCAVA DI VEDERLO”. (Lc. 9,9)

Erode è incuriosito da Gesù, sente la gente che ne parla, vorrebbe vederlo... ma il suo non è il desiderio profondo di chi cerca la verità, il grido interiore di chi ha percorso tutte le strade del pensiero per approdare alla fede, l'ansia salutare che ci impedisce di essere soddisfatti di ciò che la vita ci può donare per cercare l'altrove...

No, Erode è annoiato dal suo potere, dalla sua fama, dalla sua ricchezza; la sua è solo la richiesta viziata di un potente di questa terra che vuol sentirsi tale ed ha paura di perdere qualcosa che continuamente abbranca e che continuamente sente sfuggirgli. Eppure nessuno di noi saprebbe chi è Erode il grande, o suo figlio o Ponzio Pilato, se non fosse perché il loro nome è finito, quasi casualmente, nel racconto delle vicende di un oscuro falegname di Nazareth. Questa è la logica di Dio: i potenti di questo mondo vengono oscurati dal più insignificante dei poveri in un paese occupato da una potenza mondiale. L’aveva capito bene quell’altra umile donna che fu Maria quando lasciava che il suo cuore cantasse a Dio, che si diverte a rovesciare i potenti dai troni e ad innalzare gli umili, a saziare gli affamati e a rimandare a mani vuote i ricchi. E noi, da che parte ci schieriamo? Dalla parte di Dio o della logica di questo mondo, sempre preoccupati di conoscere le persone giuste, ansiosi nel ben apparire davanti ai superiori o maturi e liberi nella nostra profezia?

 

 

 

VENERDI’ 28 SETTEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

GRAZIE, SIGNORE DEL DONO PREZIOSO DEL TEMPO.

 

 

Tra i santi ricordati oggi: San Venceslao; San Lorenzo Ruiz e compagni.

Hanno detto: Lasciamoci salvare dal Signore, lasciamoci amare! Abbiamo peccato, siamo mediocri, ma che importa! Egli è venuto per questo (René Voillaume).

Saggezza popolare: Quando viaggi in barca, preparati a un tuffo. (proverbio Tibetano)

Un aneddoto: Sant’Antonio da Padova non era solo perseguitato dagli eretici, ma anche dal demonio al quale strappava molte anime. Il diavolo perciò cercava di disturbarlo mentre predicava e di allontanare chi andava da lui. Un giorno nella città di Limoges, in Francia, il Santo teneva un discorso all'aperto perché nessuna chiesa poteva contenere il grande numero di ascoltatori accorsi. All'improvviso il cielo si copri di dense nubi che minacciavano di precipitare in un grande acquazzone. Alcuni ascoltatori impauriti, cominciarono ad andarsene, ma frate Antonio li richiamò assicurando loro che non sarebbero stati toccati dalla pioggia. Infatti la pioggia cominciò a cadere a dirotto tutt'intorno, lasciando perfettamente asciutto il terreno occupato dalla folla. Terminata la predica, tutti lodarono il Signore per il prodigio che aveva compiuto e si raccomandarono alle preghiere del santo frate così potente contro le insidie del demonio.

Parola di Dio: Ag. 1,15-2,9; Sal. 42; Lc. 9,18-22

 

1^ Lettura Ag 2, 1-10

Dal libro del profeta Aggeo

L'anno secondo del re Dario, il ventuno del settimo mese, fu rivelata per mezzo del profeta Aggeo questa parola del Signore: Su, parla a Zorobabele figlio di Sealtièl, governatore della Giudea, a Giosuè figlio di Iozedàk, sommo sacerdote, e a tutto il resto del popolo: Chi di voi è ancora in vita che abbia visto questa casa nel suo primitivo splendore? Ma ora in quali condizioni voi la vedete? In confronto a quella, non è forse ridotta a un nulla ai vostri occhi? Ora, coraggio, Zorobabele oracolo del Signore coraggio, Giosuè figlio di Iozedàk, sommo sacerdote; coraggio, popolo tutto del paese, dice il Signore, e al lavoro, perché io sono con voi oracolo del Signore degli eserciti secondo la parola dell'alleanza che ho stipulato con voi quando siete usciti dall'Egitto; il mio spirito sarà con voi, non temete. Dice infatti il Signore degli eserciti: Ancora un po' di tempo e io scuoterò il cielo e la terra, il mare e la terraferma. Scuoterò tutte le nazioni e affluiranno le ricchezze di tutte le genti e io riempirò questa casa della mia gloria, dice il Signore degli eserciti. L'argento è mio e mio è l'oro, dice il Signore degli eserciti. La gloria futura di questa casa sarà più grande di quella di una volta, dice il Signore degli eserciti; in questo luogo porrò la pace oracolo del Signore degli eserciti; in questo luogo porrò la pace". Parola di Dio

 

“ANCORA UN PO’ DI TEMPO E IO SCUOTERO’ IL CIELO E LA TERRA” (Ag. 2,6)

 Nel nostro modo di comportarci molto dipende dal valore che noi diamo al tempo. Chi crede che il proprio tempo non abbia un limite, vive le vicende materiali di questa terra come se non dovesse mai morire. Chi pensa alla relatività del tempo spesso diventa un rinunciatario e si lascia vivere dal tempo. Anche il cristiano che è chiamato all’eternità ma che vive nella concretezza del tempo spesso non ne conosce il valore.

Vi propongo una riflessione anonima scoperta per caso su Internet.

Per scoprire il valore di un anno, chiedi a uno studente che è stato bocciato all'esame finale.
Per scoprire il valore di un mese, chiedi a una madre che ha messo al mondo un bambino troppo presto.
Per scoprire il valore di una settimana, chiedi all'editore di una rivista settimanale.
Per scoprire il valore di un'ora, chiedi agli innamorati che stanno aspettando di vedersi.
Per scoprire il valore di un minuto, chiedi a qualcuno che ha appena perso il treno, il bus o l'aereo.
Per scoprire il valore di un secondo, chiedi a qualcuno che è sopravvissuto a un incidente.
Per scoprire il valore di un millesimo di secondo, chiedi ad un atleta che alle Olimpiadi ha vinto la medaglia d'argento.
Il tempo non aspetta nessuno. Raccogli ogni momento che ti rimane, perché ha un grande valore.
Condividilo con una persona speciale, e diventerà ancora più importante.

 

 

 

SABATO 29 SETTEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

ANGELI CHE VEDETE IL VOLTO DI DIO, AIUTATEMI A RICONOSCERLO OGGI.

 

Tra i santi ricordati oggi: Santi Arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele

Hanno detto: E' possibile andare all'inferno, ma non è facile: perché Dio non lo vuole e farà di tutto per impedirlo. (Carlo Carretto)

Saggezza popolare: L'uomo onesto trova la sua patria in ogni luogo. (proverbio Francese)

Un aneddoto: Sant’Antonio da Padova era ancor giovane, ma per le troppe fatiche sostenute si sentiva sfinito ed ottenne dai Superiori un periodo di riposo. Un benefattore dell'Ordine, il Conte Tiso di Camposampiero, lo volle presso di sé perché con il riposo gli potessero presto ritornare le forze. Qui avvenne la celestiale visione! Una notte il Conte Tiso vide la stanzetta abitata dal santo, tutta illuminata. Si avvicinò pian piano e spiò dall'apertura. Vide frate Antonio che teneva in braccio Gesù Bambino. La soave visione di paradiso durò parecchio tempo; poi Gesù disparve e la stanzetta ritornò nel buio. Con questo atto di tenerezza Gesù volle premiare anche su questa terra l'amore che gli aveva dimostrato il suo servo buono e fedele.

Parola di Dio nella festa dei Santi Arcangeli: Dn. 7,9-10.13-14 opp. Ap. 12.7-12; Sal 137; Gv. 1,47-51

 

Vangelo Gv 1, 47-51

Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: "Ecco davvero un Israelita in cui non c'è falsità". Natanaèle gli domandò: "Come mi conosci?". Gli rispose Gesù: "Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto il fico". Gli replicò Natanaèle: "Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d'Israele!". Gli rispose Gesù: "Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto il fico, credi? Vedrai cose maggiori di queste!". Poi gli disse: "In verità, in verità vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sul Figlio dell'uomo".  Parola del Signore

 

“VEDRETE IL CIELO APERTO E GLI ANGELI DI DIO SALIRE E SCENDERE SUL FIGLIO DELL’UOMO”. (Gv. 1,51)

Sappiamo che la parola ‘Angelo’ significa messaggero, portatore di buone notizie e di conforto. Persino nel nostro linguaggio corrente usiamo dire: “Quella persona è un angelo” per indicare la bontà, l’attenzione, il servizio prezioso di qualcuno. Gli Angeli sono i messaggeri di Dio, coloro che con la loro presenza ci richiamano ai valori del bene senza fine e dell’eterno, coloro che già vedendo Dio ci portano la sua parola, il suo conforto. Oggi la Chiesa festeggia tre Arcangeli. I loro nomi sono nella Bibbia.

Michele, che con il suo nome ("Chi è come Dio") ci ricorda che Dio è al di sopra di ogni creatura appare nel libro di Daniele e nell'Apocalisse dove lo vediamo combattere e vincere il diavolo;

Gabriele, araldo di Dio, portatore di buone notizie, il cui nome significa "Forza di Dio".

Raffaele (= "Dio ha guarito"), il compagno di viaggio e la guida di Tobia.

Gli angeli nella visione biblica e cristiana sono presenze al servizio di Dio e per questo al servizio degli uomini. Non sono i facili solutori di problemi umani ma coloro che ci richiamano a valori trascendenti, coloro che ci indicano una strada, coloro che ci insegnano a combattere contro tutto quello che si oppone al progetto di salvezza di Dio nei nostri confronti. Ci aiutino ad avere un senso più profondo della  santità di Dio e contemporaneamente un senso di grande fiducia, perché questi esseri molto più grandi e potenti di noi sono al nostro servizio, sono nostri amici.

 

 

 

DOMENICA 30 SETTEMBRE: XXVI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C

Una scheggia di preghiera:

 

GESU’, SONO RICCO DI TE.

 

Tra i santi ricordati oggi: San Girolamo; Sant’Amato di Nusco.

Hanno detto: Tra "l'essere con" e "il chinarsi su" qualcuno c'è un abisso. Gesù non si china su peccatori, è con loro. (Francois Varillon)

Saggezza popolare: Per quanto lunga sia la veste della tua vita, non supererà la statura della tua speranza. (proverbio Cinese)

Un aneddoto: A Camposampiero Frate Antonio si ammalò gravemente ed espresse il desiderio di essere portato a Padova per morire nel suo convento di S. Maria. Venne tosto disteso su di un carro, tirato da due buoi. Ma quando il carro giunse alle porte di Padova, si fece una breve sosta nel convento dell'Arcella.

Qui l'ammalato peggiorò e domandò il S. Viatico e l'Estrema Unzione. Poi cominciò a cantare l'inno alla Madonna: "O gloriosa Signora, innalzata sopra le stelle...". Intorno a lui i frati pregavano e piangevano. Ad un certo momento i suoi occhi velati, si aprirono, e si fissarono estatici e lucenti in alto come se vedessero qualche cosa di divino. Il frate che lo sorreggeva gli chiese: "Che cosa guardi?". Con voce che manifestava tutta la sua gioia, rispose: "Vedo il mio Signore!".

Poco dopo Frate Antonio era in cielo: 13 giugno 1231. La notizia della sua morte venne diffusa nella città dai fanciulli che andavano gridando: "È morto il Santo, è morto il Santo!". Mentre le campane suonavano a distesa.

Parola di Dio: Am. 6,1.4-7; Sal. 145; 1Tim. 6,11-16; Lc. 16,19-31

 

Vangelo Lc 16, 19-31

In quel tempo, Gesù disse ai farisei: “C'era un uomo ricco, che vestiva di porpora e di bisso e tutti i giorni banchettava lautamente. Un mendicante, di nome Lazzaro, giaceva alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi di quello che cadeva dalla mensa del ricco. Perfino i cani venivano a leccare le sue piaghe. Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli nel seno di Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. Stando nell'inferno tra i tormenti, levò gli occhi e vide di lontano Abramo e Lazzaro accanto a lui. Allora gridando disse: Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell'acqua la punta del dito e bagnarmi la lingua, perché questa fiamma mi tortura. Ma Abramo rispose: Figlio, ricordati che hai ricevuto i tuoi beni durante la vita e Lazzaro parimenti i suoi mali; ora invece lui è consolato e tu sei in mezzo ai tormenti. Per di più, tra noi e voi è stabilito un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi non possono, né di costì si può attraversare fino a noi. E quegli replicò: Allora, padre, ti prego di mandarlo a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli. Li ammonisca, perché non vengano anch'essi in questo luogo di tormento. Ma Abramo rispose: Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro. E lui: No, padre Abramo, ma se qualcuno dai morti andrà da loro, si ravvederanno. Abramo rispose: Se non ascoltano Mosè e i Profeti, neanche se uno risuscitasse dai morti saranno persuasi". Parola del Signore

 

“C’ERA UN UOMO RICCO, CHE VESTIVA DI PORPORA E DI BISSO…” (Lc. 16,19)

L’avido ha soltanto occhi per il tempo presente, che immagina lungo come i secoli. Vorrebbe mettere l’eternità nel tempo, ma si rende conto che è impossibile. Reagisce, allora, prescindendo da essa, afferrandosi sempre più saldamente alla roccia sabbiosa del presente. L’avidità, si può affermare senza ombra di dubbio, è una passione che si annida in ogni cuore umano. L’accumulare, il possedere di più, l’aver fame di beni e di mezzi, il vivere con maggiori comodità, non è estraneo a nessun mortale: cristiani o non cristiani, credenti o atei, sacerdoti, religiosi o laici.

Non che tutto ciò in se stesso sia peccato, ma quando la tendenza si trasforma in passione e la vita intera si calcola solo nell’accumulare, nell’avere, nel vivere comodamente, allora il peccato dell’avidità ti ha già schiavizzato. In effetti, per l’avidità l’uomo pecca contro la povertà, perché il suo cuore, invece di essere posto in Dio, suo Bene supremo, si è prostrato davanti al dio insaziabile ed effimero del denaro. Pecca contro la povertà, perché le sue ricchezze non gli servono per servire, ma per soddisfare una passione. Pecca contro il disegno di Dio, che ha dato a tutti i beni di questo mondo un destino universale. E ha lasciato agli uomini di ogni epoca e generazione il compito di portarlo a compimento. Non dovremo, molti di noi cristiani, realizzare una vera "conversione" dalla idolatria delle cose al Dio della semplicità e povertà? Non dovremo liberarci da molti attaccamenti e catene, che ci tolgono libertà per vivere l’autenticità del Vangelo? Riuscirò a convincermi che la povertà di cuore è,come diceva Madre Teresa di Calcutta, una benedizione di Dio per gli uomini?

     
     
 

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