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SCHEGGE E SCINTILLE

PENSIERI, SPUNTI, RIFLESSIONI

DALLA PAROLA DI DIO E DALLA VITA

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a cura di: don_franco_locci@libero.it

 

 

AGOSTO 2007

 

 

MERCOLEDI’ 1 AGOSTO

Una scheggia di preghiera:

 

GESU’, SEI IL TESORO DELLA MIA VITA.

 

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Alfonso Maria de’ Liguori; San Giovanni da Rieti, San Leo.

Hanno detto: Più doniamo la nostra vita agli altri, più aumenta il suo valore. (Kleist von Heinrich)

Saggezza popolare: La cornacchia si bagna ma non diventa bianca. (proverbio Tedesco)

Un aneddoto: Un uomo, venuto di lontano a visitare una grande città, notò con dolore che i volti dei suoi abitanti erano grigi e i loro occhi senza luce. Alcuni uomini lo avvicinarono, attratti dalla luminosità del suo sguardo e dal suo aspetto rubizzo. “Di dove vieni, straniero?, gli chiesero. “Vengo dal deserto di Dio” rispose l’uomo. “E che cosa è mai?”,  lo interrogarono. “E’ un luogo in cui si prega, si ringrazia e si adora Dio”. Gli uomini divennero di colpo ancora più grigi nel volto e nello sguardo. “Dio, noi l’abbiamo abbandonato - disse uno di loro.  Ci era di peso, di fatica e d’ingombro”. “Forse è per questo che i vostri volti han perso ogni luce”, osservò l’uomo. Poi azzardò:  “Vogliamo provare a richiamarlo?”. “Ma è difficilissimo!”,esclamarono in coro gli uomini. “Figurarsi se si ricorda di noi...”. “Al contrario”, rispose l’uomo del deserto di Dio. “Non aspetta che questo”. Sulle mura della città l’uomo pronunciò una preghiera, e gli altri si unirono a lui. Fu allora che un raggio di sole spazzò via un po’ di grigiore dai loro visi e la nebbia dai loro occhi. “Che meraviglia!” esclamarono guardandosi gli uni gli altri. “Andiamo a far pregare tutta la città!”. Ma l’uomo del deserto li fermò: “Non è così facile come pensate. Voi siete venuti da me perché, vedendomi, avete ricordato l’aspetto che avevate prima. Ma gli altri? E’ necessario che i vostri volti emanino una tale luce che colpisca anche i più indifferenti. Per questo è necessario che veniate con me nel deserto di Dio” Gli uomini lo seguirono e per parecchi anni, vivendo in semplicità nella mano di Dio, Lo pregarono, ringraziarono e adorarono. Quando ritornarono in città, i loro occhi erano splendenti come gemme, e il loro viso luminoso come brace. Non avevano bisogno di parlare, non avevano bisogno di spiegare, non avevano bisogno di discutere, perché gli uomini s’interessassero a loro. Era sufficiente che mostrassero il loro volto.

Parola di Dio: Es. 34,29-35; Sal.98; Mt. 13,44-46

 

Vangelo Mt 13, 44-46

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse alla folla: "Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto in un campo; un uomo lo trova e lo nasconde di nuovo, poi va, pieno di gioia, e vende tutti i suoi averi e compra quel campo. Il regno dei cieli è simile a un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra". Parola del Signore

 

“IL REGNO DEI CIELI E’ SIMILE AD UN TESORO NASCOSTO IN UN CAMPO; UN UOMO LO TROVA E LO NASCONDE DI NUOVO, POI VA, PIENO DI GIOIA E VENDE TUTTI I SUOI AVERI E COMPRA QUEL CAMPO”. (Mt. 13,44)

Le parabole del tesoro e della perla di grande valore ci ricordano che Gesù è il nostro tesoro: per possedere lui bisogna essere disposti a lasciare tutto e tutti. Sotterrare tesori nel campo era considerato un deposito sicuro in tempi di guerra o di incertezza. Tesori nascosti potevano essere dimenticati per la morte dei legittimi proprietari che portavano con sé il segreto nella tomba. L’unico modo possibile per il lavoratore del campo per giungere a un possesso giuridicamente non impugnabile è l’acquisto del campo. Così egli vende tutto ciò che possiede per acquistare il campo e quindi il tesoro.

Il regno di Dio è un tesoro già presente, sperimentabile, trasmissibile nella parola e nell’opera di Gesù. Esso viene incontro all’uomo per suscitare la sua gioia. L’uomo vende tutto ciò che ha perché orienta in modo nuovo la sua vita. Ai tesori della terra sostituisce il tesoro del regno dei cieli.

Il vertice della parabola sta nella decisione dell’uomo davanti alla scoperta del tesoro: egli vende tutto ciò che ha allo scopo di ottenere il campo e di impossessarsi del tesoro. L’uomo sente che la sua vita ha bisogno di essere ancorata ad un valore, ad un tesoro. C’è chi pensa: Mio primo valore è la salute, quando ho questa, ho tutto. Con essa affronto la mia giornata, risolvo i miei problemi. E fa tutto il possibile per difenderla, conservarla. Finché la possiede, è tranquillo, sicuro. C’è chi dice: Mio tesoro è la ricchezza, il denaro, il possedere. Con questo posso fare tutto ciò che voglio, tutto è ai miei piedi, ai miei ordini, tutto mi è possibile, tutte le porte mi si aprono. E spende la sua vita, la sua intelligenza, il suo lavoro, tutto quello che ha, per raggiungere questo tesoro. Sogna di poter dire, come nella parabola evangelica: “Godi, anima mia, hai tutto ciò che ti serve, i tuoi granai sono pieni...”.C’è chi segue altri sentieri: mio tesoro è il sapere, il lavoro, la profes­sione, il successo... E per te, qual è il tuo tesoro? E, se lo hai individuato stai cominciando a vendere le tue carabattole per poter comprare il campo dove si trova?

 

 

 

GIOVEDI’ 2 AGOSTO

Una scheggia di preghiera:

 

APRI, SIGNORE IL NOSTRO CUORE E COMPRENDEREMO LE PAROLE DEL FIGLIO TUO.

 

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Eusebio di Vercelli; San Pietro Giuliano Eymard.

Hanno detto: Perché la fede abbia valore, deve saper sopravvivere alle prove più dure. La vostra fede è un sepolcro imbiancato, se non è capace di resistere alle calunnie del mondo intero. (Gandhi)

Saggezza popolare: Il saggio mette un pizzico di sale in tutto quello che dice, e un pizzico di zucchero in tutto quello che sente. (proverbio Tibetano)

Un aneddoto: Un uomo andò un giorno dal Profeta. Prima che aprisse bocca, questi gli disse: “Sei venuto a chiedermi che cos‘è la gioia”. “Come fai a saperlo?”. “Perché ti vedo teso ed inquieto. Ora ascolta. Per sapere cos’è la gioia, interroga il tuo cuore. La pace è ciò mediante cui l’anima gode del riposo e il cuore della tranquillità. Il peccato è ciò che porta turbamento all’anima e tumulto al cuore. Non perdere tempo a chiedere a destra e a manca che cos’è la gioia. Vivila. L’anima e il cuore ti risponderanno.”

Parola di Dio: Es 40, 16-21.34-38; Sal.63; Mt.13,47-53

 

Vangelo Mt 13, 47-53

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse alla folla: "Il regno dei cieli è simile anche a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva e poi, sedutisi, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. Avete capito tutte queste cose?". Gli risposero: "Sì". Ed egli disse loro: "Per questo ogni scriba divenuto discepolo del regno dei cieli è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche". Terminate queste parabole, Gesù partì di là. Parola del Signore

 

“OGNI SCRIBA DIVENUTO DISCEPOLO DEL REGNO DEI CIELI E’ SIMILE AD UN PADRONE DI CASA CHE ESTRAE DAL SUO TESORO COSE NUOVE E COSE ANTICHE”. (Mt. 13,52)

Gesù spiega il senso dell’impegno che la comprensione delle parabole richiede, attraverso un’ultima parabola: quella di ogni scriba fattosi discepolo del regno dei cieli. Diventare discepolo implica la missione di insegnare agli altri. Lo scriba è lo specialista della Scrittura; se scopre in Gesù il tesoro nascosto, rinnova tutte le sue concezioni religiose e sa utilizzare egregiamente tutta la ricchezza dell’Antico Testamento accresciuta e perfezionata dal Nuovo.

I discepoli sono coloro che hanno compreso il messaggio racchiuso nei discorsi di Gesù. Comprendere non significa solo capire ma accettare, attuare nella propria vita. Se ciò è vero, i discepoli sono diventati i veri "figli del regno" ormai in possesso del tesoro e della perla preziosa. Per tutti questi motivi sono i nuovi scribi, i maestri nel regno dei cieli.

Dio ci ha donato Gesù, i suoi sacramenti, la sua parola. Tutti questi doni sono per noi, per la nostra gioia e salvezza, ma sono anche talenti preziosi che dobbiamo "commerciare", e il modo di commerciare del cristiano è quello di donare agli altri ciò che a sua volta ha ricevuto. Ecco perché Gesù parla dicendo di utilizzare "cose nuove e cose antiche". La novità è Lui ed è Lui che noi dobbiamo annunciare e testimoniare. Ma ci sono anche cose "antiche" che non sono da buttare via, ad esempio tutta la storia della salvezza, l'Antico Testamento, la nostra appartenenza alla Chiesa, i doni particolari che ognuno di noi ha in questa vita. Ciascuno di noi deve pescare nel suo bagaglio di storia, di esperienze per presentare al meglio agli altri la fede in Cristo. Tutti siamo testimoni e ognuno è un testimone originale che ha qualcosa di proprio da dire su Gesù.

 

 

 

VENERDI’ 3 AGOSTO

Una scheggia di preghiera:

 

TU SOLO HAI PAROLE DI VITA ETERNA.

 

Tra i santi ricordati oggi: Santa Lidia; San Nicodemo.

Hanno detto: Gli affari di Dio sono i miei affari; nulla di ciò che lo riguarda mi è estraneo. (San Bernardo)

Saggezza popolare: Non c’è un così esperto aratore, che talora non faccia il solco torto. (prov. Toscano)

Un aneddoto: A poca distanza da Cracovia (Polonia), nel territorio del villaggio di Bawol, si estendeva una palude fangosa. Una notte, l’attenzione dei contadini e dei passanti fu attirata da un bagliore al di sopra della palude e da altre luci, simili a lampade portate da mani invisibili. Lo stesso fenomeno si ripeté nella notte seguente con maggior evidenza, con grande paura dei testimoni. Ma, nello stesso tempo, si venne a conoscenza che nella chiesa di Tutti i Santi di Cracovia era stata rubata la custodia che conteneva le ostie consacrate. Il vescovo venne informato del furto sacrilego e delle strane luci sulla palude e vi fece un accostamento. Questi bagliori del resto non erano cominciati che la stessa notte nella quale era stato commesso il furto e non erano stati visti prima. Così, dopo tre giorni di digiuno e di preghiera il vescovo e i fedeli si recarono in corteo al bordo della palude e alcuni volontari cominciarono a cercare la custodia, che trovarono subito dopo, tra le erbe. L’ostia era intatta e senza essere stata sporcata dal fango. Fu portata in processione nella chiesa ove era stata rubata e da quel momento cessarono tutte le luci sullo stagno. Il re Casimiro il Grande, lo fece prosciugare e sul posto ove l’ostia era stata ritrovata, fece costruire un santuario dedicato al SS. Sacramento.

Parola di Dio: Lv. 23,1.4-11.15-16.27.34-37; Sal 80; Mt. 13,54-58

 

Vangelo Mt 13, 54-58

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù venuto nella sua patria insegnava nella loro sinagoga e la gente rimaneva stupita e diceva: "Da dove mai viene a costui questa sapienza e questi miracoli? Non è egli forse il figlio del carpentiere? Sua madre non si chiama Maria e i suoi fratelli Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle non sono tutte fra noi? Da dove gli vengono dunque tutte queste cose?". E si scandalizzavano per causa sua. Ma Gesù disse loro: "Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua". E non fece molti miracoli a causa della loro incredulità. Parola del Signore

 

“MA GESU’ DISSE LORO: UN PROFETA NON E’ DISPREZZATO SE NON NELLA SUA PATRIA E IN CASA SUA”. (Mt. 13,57)

Nel cuore umano spesso c'è una strana resistenza alle cose belle che Dio propone. Lo notiamo in questo passo del Vangelo di Matteo: la gente di Nazareth non accetta che Gesù, un loro compaesano, sia un grande profeta e vuol ridurlo alla misura di semplice “figlio del carpentiere”. Dio vuol fare cose meravigliose, e la gente resiste. Gesù è un vero profeta. Le sue parole sono di conforto, ma sono anche fiamma che brucia; la sua persona non è quella dell’uomo per tutte le stagioni, ma uno che ci disturba nella nostra presunta tranquillità. Gesù è il Salvatore ma, proprio perché tale, segno di contraddizione, la pace che Lui viene a portare non è un facile “facciamo finta che” per andare tutti d’accordo, ma una pace che crea delle divisioni nella società e addirittura nella propria famiglia.

Anche oggi il profeta è sempre un personaggio scomodo. Non te la conta soave, non si ferma ai luoghi comuni, sembra non essere neppure troppo educato nel buttarti in faccia la verità, è un intrigante che ti scopre gli altarini, è uno che non sai mai dove trovare, che non riesci ad incasellare in nessun modo...

Non è forse meglio farne a meno? E’ più comodo vivere nella normalità, nel legalismo, nella tranquillità. E poi il profeta avrà ragione? Quali garanzie mi dà? Non è forse come me, anche lui un povero diavolo?...

E con tutti questi interrogativi dettati dal “buon senso” uccidiamo in noi e negli altri il dono dello Spirito.

 

 

 

SABATO 4 AGOSTO

Una scheggia di preghiera:

 

LA MIA VERA LIBERTA’ E’ SOLO IN TE, O DIO.

 

Tra i santi ricordati oggi: San Giovanni Maria Vianney; San Tertulliano.

Hanno detto: Siamo in questo mondo come in una nebbia; ma la fede è il vento che dissipa questa nebbia  e fa splendere un bel sole. (Santo curato d’ Ars)

Saggezza popolare: Senza sudore non si gusta il miele. (proverbio Turco)

Un aneddoto: Tra i pellegrini che andavano dal santo curato d’Ars, uno aveva espresso in particolare il desiderio di vedere con i propri occhi quell’uomo che faceva tanti prodigi e convertiva tanti cuori; e si trovò di fronte a un uomo magro e molto austero, umile e semplice, che conversava con Dio, parlava di Dio e lasciava trasparire Dio. Al suo ritorno gli chiesero che cosa aveva visto, ed egli rispose: “Nulla, ho visto Dio in un uomo”. Perché non cerchiamo di fare in modo che anche in noi sia facile scoprire la presenza del Signore?

Parola di Dio: Lv. 25,1.8-17; Sal. 66; Mt.14,1-12

 

Vangelo Mt 14, 1-12

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, il tetrarca Erode ebbe notizia della fama di Gesù. Egli disse ai suoi cortigiani: "Costui è Giovanni il Battista risuscitato dai morti; per ciò la potenza dei miracoli opera in lui". Erode aveva arrestato Giovanni e lo aveva fatto incatenare e gettare in prigione per causa di Erodìade, moglie di Filippo suo fratello. Giovanni infatti gli diceva: "Non ti è lecito tenerla!". Benché Erode volesse farlo morire, temeva il popolo perché lo considerava un profeta. Venuto il compleanno di Erode, la figlia di Erodìade danzò in pubblico e piacque tanto a Erode che egli le promise con giuramento di darle tutto quello che avesse domandato. Ed essa, istigata dalla madre, disse: "Dammi qui, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista". Il re ne fu contristato, ma a causa del giuramento e dei commensali ordinò che le fosse data e mandò a decapitare Giovanni nel carcere. La sua testa venne portata su un vassoio e fu data alla fanciulla, ed ella la portò a sua madre. I suoi discepoli andarono a prendere il cadavere, lo seppellirono e andarono a informarne Gesù. Parola del Signore

 

“ERODE AVEVA FATTO ARRESTARE GIOVANNI E LO AVEVA FATTO INCATENARE E GETTARE IN PRIGIONE PER CAUSA DI ERODIADE, MOGLIE DI SUO FRATELLO FILIPPO”. (Mt. 14,3)

Il Vangelo di oggi ci mette davanti a due personaggi: Erode e Giovanni il Battista.  Se guardiamo con gli occhi della nostra umanità, noi vediamo un re dotato di potere di vita o di morte nei confronti di altri, sontuosamente vestito, che può soddisfare alle sue mire e prendersi anche la moglie di suo fratello, un potente della terra. In Giovanni invece vediamo un uomo rude, vestito sommariamente con  pelli di cammello, un uomo che non parla ma urla, che viene gettato nel buio di una prigione, che ci rimetterà la testa. Ma, chiediamoci: dov’è la verità e dove la vera libertà?

E’ libero Erode che pensa di fare ciò che vuole, ma che è schiavo della sua stessa politica, che è un re fantoccio nelle mani dell’invasore romano, che vive di continue paure di perdere il suo piccolo potere o è libero Giovanni legato con catene nella sua prigione, ma che dice la verità, che obbedisce a Dio?

Quanti uomini anche oggi asseriscono di essere liberi, dicono di fare ciò che vogliono ma poi dipendono dall’ultima corrente politica, dalla moda, sono schiavi delle loro passioni, si dicono sicuri ma poi tremano davanti ad un oroscopo o si lasciano atterrire dalle proprie paure al punto da andare facilmente in depressione?

E oggi la libertà sta di casa nelle ricchezze che permettono di “fare ciò che voglio” magari anche sulle spalle di altri, sta di casa nei vari palazzi dei poteri politici, religiosi, economici, sta di casa dai divi e dagli uomini 'di successo?' La libertà e la verità abitano nella casa del 'grande fratello' o nelle telenovela che vengono presentate come modello di vita o nella vita di chi sta lottando per la liberazione propria e dei propri fratelli dal potere economico delle multinazionali, da certi poteri politici e religiosi che vogliono tenere l’uomo sottomesso per ottenere maggiori profitti?

 

 

 

DOMENICA 5 AGOSTO: XVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C

Una scheggia di preghiera:

 

SEI TU, O DIO LA MIA UNICA, VERA, RICCHEZZA.

 

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Osvaldo; Sant’Emidio.

Hanno detto: La paura mi fa indietreggiare; con l'amore non soltanto vado avanti, ma volo! (Teresa del Bambin Gesù)

Saggezza popolare: Guerra peste e carestia vanno sempre in compagnia. (proverbio Italiano)

Un aneddoto: Il Signore aveva letto nel cuore di Adamo ed Eva che si erano pentiti del male fatto, ebbe pietà e disse loro: “Infelici figlioli! Vi ho giudicato ed ora dovrete portare le conseguenze di quanto avete fatto. Vi dovrò cacciare da questo splendido luogo, il Giardino di Eden dove siete stati così felici, ed andrete in un altro luogo che non conoscete ancora, ma dove vi aspetta una vita ben diversa da quella di prima. Infatti sventure e mali vi colpiranno, grandi difficoltà vi attendono e il vostro animo sarà molto amareggiato. Sappiate però che ho letto nel vostro cuore ciò che sentite in questo momento e vi assicuro perciò che il mio amore verso di voi non cesserà mai. Vi regalo inoltre una pietra preziosa, che traggo dal mio forziere, la lacrima. Quando le sventure si abbatteranno su di voi, le lacrime che scenderanno dai vostri occhi conforteranno i vostri cuori e vi saranno di grande aiuto per superare le gravi difficoltà della nuova vita che vi attende.” Adamo ed Eva, mentre ascoltavano le parole del Signore, incominciarono a piangere e le lacrime cadevano sulla terra. Furono quelle le prime lacrime umane che bagnarono la terra. E come le lacrime aumentavano e manifestavano in questo modo il loro sincero pentimento, e sempre più scendeva nel loro cuore la consolazione divina. Adamo ed Eva sentivano ora che rinasceva in loro la speranza. Queste lacrime del pentimento e della consolazione, le prime del genere umano, Adamo ed Eva le hanno lasciate in eredità a tutti i loro discendenti.(Da una antologia midrascica del 13° Secolo)

Parola di Dio: Qo.1,2.2,21-23; Sal. 94; Col 3 1,5.9-11; Lc. 12,13-21

 

Vangelo Lc 12, 13-21

Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, uno della folla disse a Gesù: “Maestro, dì a mio fratello che divida con me l'eredità”. Ma egli rispose: “O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?”. E disse loro:“Guardatevi e tenetevi lontano da ogni cupidigia, perché anche se uno è nell'abbondanza la sua vita non dipende dai suoi beni”. Disse poi una parabola: “La campagna di un uomo ricco aveva dato un buon raccolto. Egli ragionava tra sé: Che farò, poiché non ho dove riporre i miei raccolti? E disse: Farò così: demolirò i miei magazzini e ne costruirò di più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; riposati, mangia, bevi e datti alla gioia. Ma Dio gli disse: Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato di chi sarà? Così è di chi accumula tesori per sé, e non arricchisce davanti a Dio”. Parola del Signore

 

“ANCHE SE UNO E’ NELL’ABBONDANZA LA SUA VITA NON DIPENDE DAI SUOI BENI”. (Lc. 12,15)

E’ molto facile, ragionando come fa il mondo giudicare e classificare gli uomini a seconda dei denari che essi possiedono o gestiscono. C’è gente che dice: "Con il denaro puoi fare tutto ciò che vuoi; apre tutte le porte" . Non è vero. Con il denaro non puoi comprare la felicità, sebbene a volte possa fare felici. Con il denaro non puoi comprare l’amore, al massimo una notte di passione o un’avventura effimera e frustrante. Il denaro non ti rende virtuoso, piuttosto, apre con non poca frequenza la porta all’antro del vizio. Puoi comprare il letto, ma non il sono; il cibo, ma non l'appetito; il libro, ma non l'intelligenza; la cultura, ma non la sapienza; una casa, ma non la famiglia; la medicina, ma non la salute; lo svago, ma non la felicità; la tranquillità, ma non la pace; la sicurezza materiale, ma non quella spirituale; il crocifisso, ma non la fede; un posto nel cimitero, ma non nel cielo; compagnia, piacere, risate, ma non veri amici. Che lo riconosciamo o no, tutti cerchiamo un futuro più felice, ma tale futuro non lo troverai in un conto bancario in costante crescita. Lo troverai dentro di te, nel sacrario della tua coscienza, nella pace interiore di fronte a te stesso e di fronte a Dio. Soprattutto, non ha futuro, perché l’"uomo dei soldi" non è cittadino del cielo, gli manca il passaporto, e, davanti alla morte e al giudizio di Dio, il conto in banca non conta per nulla. Perché non cambiare “l’uomo dei soldi” con  “ l’uomo spirituale”, in uomo illuminato, guidato e configurato dall’azione dello Spirito Santo? Non è facile, ma è possibile, auspicabile. Sono molti coloro che lo hanno fatto. Tentalo, se non lo hai fatto ancora. Invita altri a provarci.

 

 

 

LUNEDI’ 6 AGOSTO: TRASFIGURAZIONE DEL SIGNORE

Una scheggia di preghiera:

 

IL TUO VOLTO RISPLENDE DI BELLEZZA, O SIGNORE.

 

Tra i santi ricordati oggi: San Giordano; Santi Giusto e Pastore.

Hanno detto: Dio è qui ora, accanto a noi. Possiamo vederlo in questa nebbia, in questo suolo, in questi abiti, in queste scarpe. I suoi angeli vegliano quando noi dormiamo e ci aiutano quando lavoriamo. Per ritrovare Dio, basta guardarsi intorno. (Paulo Coelho)

Saggezza popolare: Allah nella notte nera vede una formica nera camminare sulla pietra nera e ne sente il rumore dei passi. (proverbio Arabo)

Un aneddoto: Un racconto dalla tradizione ebraica: Per un suo discepolo particolarmente pio, un rabbino aveva ottenuto dal Signore il dono di leggere nel cuore della gente. Un giorno, un negoziante bussò alla porta e chiese di essere ricevuto dal rabbino. Il discepolo si indignò: “Con un cuore così pieno di peccato, vuoi importunare il mio maestro?”. Appena chiusa la porta in faccia a quel disgraziato, il giovane capì la sua durezza e, piangendo, supplicò il maestro di ritirargli quel “dono imbarazzante”. Il rabbino rispose che non poteva farlo, ma avrebbe chiesto al Signore che aggiungesse un altro dono: “Quando vedrai il cuore delle persone, ti muoverai a pietà della loro miseria”. Da allora il discepolo riusciva sempre ad entrare nel cuore dei peccatori: “Scendo con loro nella loro anima e la lego alla mia. E allora entrambi siamo uniti a Dio”.

Parola di Dio: Dn. 7,9-10.13-14; Sal. 96; Lc.9,28-36

 

Vangelo Lc 9, 28-36
In quel tempo Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. E, mentre pregava, il suo volto cambiò d'aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. Ed ecco due uomini parlavano con lui: erano Mosè ed Elia, apparsi nella loro gloria, e parlavano della sua dipartita che avrebbe portato a compimento a Gerusalemme. Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; tuttavia restarono svegli e videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui. Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù:
"Maestro, è bello per noi stare qui. Facciamo tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia". Egli non sapeva quel che diceva. Mentre parlava così, venne una nube e li avvolse; all'entrare in quella nube, ebbero paura. E dalla nube uscì una voce, che diceva: "Questi è il Figlio mio, l'eletto; ascoltatelo". Appena la voce cessò, Gesù restò solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto. Parola del Signore

 

“MAESTRO E’ BELLO PER NOI STARE QUI”. (Lc. 9,33)

Pietro e gli altri sono esterrefatti da quanto accade: Gesù maestro, profeta affascinante, trasfigurandosi, si rivela per quello che è; ed è un'esperienza travolgente, di bellezza sconfinata. Quanto dobbiamo recuperare questa dimensione della bellezza nella nostra vita cristiana! Dovremo forse ripartire proprio dalla bellezza. Le nostre periferie sono orrende, orrende le città, orribili le finte-vacanze che ci vengono proposte in mezzo a finti paesaggi immacolati. Orribile il linguaggio e le persone che ci raggiungono dal mondo della politica e dello spettacolo. Abbiamo urgente bisogno di bellezza, della bellezza di Dio che è verità, è bene, è bontà. Non è forse questa la fragilità della nostra fede contemporanea? Non è forse questa la ragione di tanta tiepidezza della nostra comunità? Non abbiamo forse smarrito la bellezza nel raccontare la fede? Nel celebrare il Risorto? E' diventato noioso credere. Il Vangelo di oggi ci dice, al contrario, che credere può essere splendido. Varrebbe la pena di ricuperare il senso dello stupore e della bellezza, l'ascolto dell'interiorità che ci porta in alto, sul monte, a fissare lo sguardo su Cristo. Facciamo delle nostre messe dei luoghi di bellezza: il silenzio, il canto, la fede, il luogo in cui preghiamo, può riportare un briciolo di bellezza nella nostra quotidianità.

 

 

 

MARTEDI’ 7 AGOSTO

Una scheggia di preghiera:

 

TU SEI CON ME IN OGNI MOMENTO, O SIGNORE

 

Tra i santi ricordati oggi: San Sisto II e compagni; San Gaetano.

Hanno detto: E' la paura del giudizio degli altri che impedisce  di decidere con la propria testa. (Bombaren)

Saggezza popolare: Sovente l'uomo ingiusto cavalca l'asino dell'uomo giusto. (proverbio Armeno)

Un aneddoto: Quando si recò a Cambridge per ricevervi dal principe Filippo, in qualità di presidente onorario dell'università, la laurea honoris causa in teologia, Madre Teresa giunse verso mezzogiorno in convento, dove s'incontrò con il pubblico e la stampa. Un giornalista le chiese: Cos'è che l'ha indotta a iniziare il suo lavoro, che l'ha ispirata e sostenuta durante tutti questi anni? La Madre rispose: Gesù. Il giornalista rimase sconcertato. Egli si aspettava evidentemente delle lunghe spiegazioni, ed invece non sentì pronunciare che una parola. Ma per la Madre questa sola parola bastava a riassumere tutta la sua vita, a spiegare la sua fede, le sue imprese, il suo coraggio, il suo amore, la sua devozione, i suoi risultati. Tutto era dovuto a Gesù, ogni sforzo e ogni sacrificio erano per Lui. La frase è diventata il suo motto, la sua parola d'ordine, la spiegazione per ogni attività e per ogni successo delle suore. "Lo facciamo per Gesù", qualsiasi cosa, sempre!

Parola di Dio: Nm. 12,1-13; Sal. 50; Mt. 14,22-36

 

Vangelo Mt 14, 22-36

Dal vangelo secondo Matteo.

In quei giorni, dopo che ebbe saziato la folla, Gesù ordinò ai discepoli di salire sulla barca e di precederlo sull'altra sponda, mentre egli avrebbe congedato la folla. Congedata la folla, salì sul monte, solo, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava ancora solo lassù. La barca intanto distava già qualche miglio da terra ed era agitata dalle onde, a causa del vento contrario. Verso la fine della notte egli venne verso di loro camminando sul mare. I discepoli, a vederlo camminare sul mare, furono turbati e dissero: "E' un fantasma" e si misero a gridare dalla paura. Ma subito Gesù parlò loro: “Coraggio, sono io, non abbiate paura”. Pietro gli disse: “Signore, se sei tu, comanda che io venga da te sulle acque”. Ed egli disse: “Vieni!”. Pietro, scendendo dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. Ma per la violenza del vento, s'impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: “Signore, salvami!”. E subito Gesù stese la mano, lo afferrò e gli disse: “Uomo di poca fede, perché hai dubitato?”. Appena saliti sulla barca, il vento cessò. Quelli che erano sulla barca gli si prostrarono davanti, esclamando: “Tu sei veramente il Figlio di Dio!”. Compiuta la traversata, approdarono a Genèsaret. E la gente del luogo, riconosciuto Gesù, diffuse la notizia in tutta la regione; gli portarono tutti i malati, e lo pregavano di poter toccare almeno l'orlo del suo mantello. E quanti lo toccavano guarivano.

 

“CORAGGIO, SONO IO, NON ABBIATE PAURA”. (Mt. 14, 27)

Quella barca agitata dal vento e sbattuta dalle onde è diventata il simbolo della Chiesa di tutti i tempi. Per ognuno dei cristiani, che compiono la traversata della vita, prima o poi arriva il momento della paura. Forse anche tu qualche volta ti sarai trovato con il cuore in tempesta. Chi non passa attraverso la prova? Essa assume i volti del fallimento, della povertà, della depressione, del dubbio, della tentazione... A volte ciò che ci fa più male è il dolore di chi ci sta accanto: un figlio drogato o incapace di trovare la sua strada, il marito alcolista o senza lavoro, la separazione o il divorzio di persone care, i genitori anziani ed ammalati... Fa paura anche la società materialista e individualista che ci circonda, con le guerre, le violenze, le ingiustizie... Davanti a queste situazioni può insinuarsi anche il dubbio: l’amore di Dio dov’è finito? è stato tutto un’illusione? è un fantasma?Non c’è niente di più terribile che sentirsi soli nel momento della prova. Gesù lo sa, per questo appare sul nostro mare in tempesta, ci viene accanto e ci rincuora. Sono io, sembra dirci, in quella tua paura: anch’io sulla croce, quando ho gridato il mio abbandono sono stato invaso dalla paura che il Padre mi avesse abbandonato. Sei disorientato? Lo ero anch’io, al punto che ho gridato “perché?” Io, come e più di te, mi sono sentito solo, dubbioso, ferito... Io ho sentito su di me il dolore della cattiveria umana... Gesù è entrato veramente in ogni dolore, ha preso su di sé ogni nostra prova, si è identificato con ognuno di noi. Lui è l’Amore ed è dell’amore cacciare ogni timore.

 

 

 

MERCOLEDI’ 8 AGOSTO

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, AIUTAMI!

 

Tra i santi ricordati oggi: San Domenico; San Famiano.

Hanno detto: Quello che noi proviamo quando siamo innamorati, forse è il nostro stato normale. L'innamoramento mostra all'uomo come egli dovrebbe essere sempre. (A. Checov)

Saggezza popolare: Se Dio non perdonasse, il suo paradiso resterebbe vuoto. (proverbio Berbero)

Un aneddoto: San Domenico esortava spesso i fratelli, a voce e per lettera, a studiare sempre l’Antico e il Nuovo Testamento. Portava continuamente con sé il Vangelo di Matteo e le Lettere di S. Paolo e meditava così lungamente queste ultime da arrivare a saperle quasi a memoria. Un universitario, udendo predicare Padre Domenico ottimamente, gli domandò in che libri studiava... Rispose l’uomo santo: Figliolo, nel libro dell’Amore (= La Bibbia) più che in nessun altro libro ho studiato: questo libro insegna ogni cosa!

Parola di Dio: Nm. 13,1-2.25-14,1.26-30.34-35; Sal. 105; Mt. 15,21-28

 

Vangelo Mt 15, 21-28

Dal vangelo secondo Matteo.

In quel tempo, partito di là, Gesù si diresse verso le parti di Tiro e Sidone. Ed ecco una donna Cananèa, che veniva da quelle regioni, si mise a gridare: "Pietà di me, Signore, figlio di Davide. Mia figlia è crudelmente tormentata da un demonio". Ma egli non le rivolse neppure una parola. Allora i discepoli gli si accostarono implorando: "Esaudiscila, vedi come ci grida dietro". Ma egli rispose: "Non sono stato inviato che alle pecore perdute della casa di Israele". Ma quella venne e si prostrò dinanzi a lui dicendo: "Signore, aiutami!". Ed egli rispose: "Non è bene prendere il pane dei figli per gettarlo ai cagnolini". "E' vero, Signore, disse la donna, ma anche i cagnolini si cibano delle briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni". Allora Gesù le replicò: "Donna, davvero grande è la tua fede! Ti sia fatto come desideri". E da quell'istante sua figlia fu guarita. Parola del Signore

 

“DONNA, DAVVERO GRANDE E’ LA TUA FEDE”. (Mt. 15,28)

Ogni volta che leggo il brano della Cananea, non posso che essere ammirato da questa fede, profonda ma contrastata, quasi provocata da Gesù.

"La fede è un intreccio di luce e di tenebra: possiede abbastanza splendore per ammettere, abbastanza oscurità per rifiutare, abbastanza ragioni per obiettare, abbastanza luce per sopportare il buio che c'è in essa, abbastanza speranze per contrastare la disperazione, abbastanza amore per tollerare la sua solitudine e le sue mortificazioni. Se non avete che luce, vi limitate all'evidenza; se non avete che oscurità, siete immersi nell'ignoto. Solo la fede fa avanzare". Cosi scrive Louis Evely. Alcuni sono convinti che la fede sia solo luce, certezza, evidenza e ignorano che Abramo sale verso la vetta del Moria armato, sì di fede, ma anche di paura e col cuore segnato dall'oscurità. Così sarà per Giobbe, il credente che lotta con Dio. Se fosse solo evidenza, allora la fede sarebbe solo una variante della matematica o della geometria. Se fosse solo tenebra, allora sarebbe l'anticamera della disperazione. Credere è, invece, "avanzare" come dice Evely, è rischiare. E' per questo suo "intreccio di luce e di tenebra" che la fede non ammette il fanatismo, che è una sua orribile scimmiottatura, ma non cade neppure nel dubbio sistematico, riducendosi a mera e sconsolata domanda. Quando, perciò, il cielo s'oscura, non temiamo di aver perso necessariamente la fede; quando la luce è sempre e solo evidente, interroghiamoci sul Dio che stiamo seguendo, per non cadere nell'illusione.

 
 

 

GIOVEDI’ 9 AGOSTO

Una scheggia di preghiera:

 

TU, GESU’, SEI IL MIO TUTTO.

 

Tra i santi ricordati oggi: Santa Teresa Benedetta della Croce, patrona d’Europa; San Fermo.

Hanno detto: I grandi spiriti hanno sempre incontrato violenta opposizione da parte delle menti mediocri. (Albert Einstein)

Saggezza popolare: Chi non si oppone alla violenza, la raddoppia. (proverbio Boemo)

Un aneddoto: Una volta, si recò da san Vincenzo Ferrer una donna che si lamentava del marito sempre così irascibile e di malumore da rendere insopportabile la convivenza. Chiese a Vincenzo un consiglio per riportare la pace in famiglia. “Va’ al convento”, disse il santo, “e di’ al guardiano di darti un po’ dell’acqua della fontana. Quando tuo marito tornerà a casa, prendine un sorso, però non inghiottirla, tienila in bocca e vedrai che miracoli farà!”. La donna fece come il santo le aveva detto. La sera, quando il marito tornò a casa, nervoso come al solito, la donna prese un sorso di quell’acqua miracolosa e serrò le labbra. E veramente accadde il miracolo: dopo pochi minuti il marito si azzittì e, così, la tempesta in famiglia passò. Anche nei giorni successivi, la donna ricorse a questo rimedio e tutte le volte l’acqua provocò lo stesso effetto miracoloso. Il marito non era più di malumore, anzi, era tornato come una volta: le mormorava parole tenere e affettuose e la lodava per la sua pazienza e la sua dolcezza. La donna era così felice di questo cambiamento del marito che corse dal santo per riferirgli del miracolo operato da quell’acqua speciale. “Non è stata l’acqua della fontana a provocare questo miracolo”, disse san Vincenzo Ferrer sorridendo, “ma soltanto il tuo silenzio. Prima le tue continue obiezioni facevano infuriare tuo marito; il tuo silenzio, invece, lo ha reso di nuovo tenero e affettuoso”.

Ancora oggi in Spagna esiste il modo di dire: “Bevi l’acqua di san Vincenzo!”.

Chissà che effetto farebbe se anche noi, ogni tanto, ne prendessimo qualche sorso!

Parola di Dio: Nm. 20,1-13; Sal94; Mt. 16,13-23

 

Vangelo Mt 16, 13-23

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, essendo giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, Gesù chiese ai suoi discepoli: "La gente chi dice che sia il Figlio dell'uomo?". Risposero: "Alcuni Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti". Disse loro: "Voi chi dite che io sia?". Rispose Simon Pietro: "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente". E Gesù: "Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli. E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli". Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo. Da allora Gesù cominciò a dire apertamente ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei sommi sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risuscitare il terzo giorno. Ma Pietro lo trasse in disparte e cominciò a protestare dicendo: "Dio te ne scampi, Signore; questo non ti accadrà mai". Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: "Lungi da me, satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini! ". Parola del Signore

 

“CHI DITE CHE IO SIA?” (Mt 16,15)

Questa è una domanda personale che Gesù rivolge a ciascuno di noi. Madre Teresa di Calcutta ha risposto così: Chi è Gesù per me? Gesù è il Verbo fatto uomo. Gesù è il pane della vita. Gesù è la vittima offerta per i nostri peccati sulla croce. Gesù è la parola che va proclamata. Gesù è la verità, che deve essere narrata. Gesù è la vita, che deve essere percorsa. Gesù è la luce, che deve essere fatta splendere. Gesù è la vita, che deve essere vissuta. Gesù è l’amore, che deve essere amato. Gesù è la gioia, che deve essere condivisa. Gesù è il sacrificio, che deve essere offerto. Gesù è la pace, che deve essere data. Gesù è il pane della vita, che deve essere mangiato. Gesù è l’affamato, che deve essere nutrito. Gesù è l’assetato, che deve essere dissetato. Gesù è l’ignudo, che deve essere rivestito. Gesù è il senza tetto, che deve essere ospitato. Gesù è il malato, che deve essere sanato. Gesù è l’uomo solo, che deve essere consolato. Gesù è il non voluto, che deve essere voluto. Gesù è il lebbroso, che deve essere lavato nelle sue ferite. Gesù è il mendicante, che deve essere gratificato di un sorriso. Gesù è l’ubriaco, che bisogna ascoltare. Gesù è il malato di mente che bisogna proteggere. Gesù è il piccolo che bisogna abbracciare. Gesù è il cieco, che bisogna guidare. Gesù è il muto, cui bisogna parlare. Gesù è lo zoppo, con cui bisogna camminare. Gesù è il drogato, che bisogna aiutare. Gesù è la prostituta, da sottrarre al pericolo e da sostenere. Gesù è il prigioniero, che bisogna visitare. Gesù è il vecchio, che deve essere servito. Per me Gesù è il mio Dio. Gesù è il mio sposo. Gesù è la mia vita. Gesù è il mio solo amore. Gesù è il mio tutto di tutto. La mia pienezza.

 

 

 

VENERDI’ 10 AGOSTO

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, TU AMI CHI DONA CON GIOIA.

 

Tra i santi ricordati oggi: San Lorenzo;Sant’Ugo di Montaigu.

Hanno detto: Il pessimista si lamenta al vento, l'ottimista aspetta che il vento cambi ed il realista aggiusta le vele. (Sebastien Nicholas)

Saggezza popolare: Mille amici sono pochi; un nemico è sempre di troppo. (proverbio Turco)

Un aneddoto: La notte del 5 aprile 1574 moriva S. Caterina Thomas, monaca del monastero delle Religiose canonichesse di Sant’Agostino, a Palma nell’isola di Maiorca. Alle consorelle che, per diradare le tenebre della cella in cui agonizzava, volevano portare un lume, ella disse sorridente e radiosa: Portate pure il lume ma per voi; quanto a me, mi batte il sole sul viso.

Parola di Dio nella festa di San Lorenzo: 2Cor. 9,6-10; Sal 111; Gv. 12,24-26

 

Vangelo Gv 12, 24-26

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "In verità, in verità vi dico: se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la sua vita la perde e chi odia la sua vita in questo mondo la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuol servire mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servo. Se uno mi serve, il Padre lo onorerà". Parola del Signore

 

“SE IL CHICCO DI GRANO CADUTO IN TERRA NON MUORE, RIMANE SOLO, SE INVECE MUORE, PRODUCE MOLTO FRUTTO”. (Gv. 12,24)

La piccola parabola del seme che cade nel terreno e muore è assai espressiva e semplice: il seme è Gesù che, come il chicco di grano, deve morire per diventare sorgente di vita per tutti. Senza la morte non c’è fecondità, vita nuova e abbondanza di frutti. La vita nuova che Gesù dona è la conseguenza della sua disponibilità e della sua morte. La strada percorsa dal Maestro diviene la stessa che deve percorrere il discepolo, perché è partecipando alla sua morte che si raggiunge la gloria della vita. Solo chi si perde, si realizza. Sentite che cosa dice Sant’Agostino di San Lorenzo che ricordiamo nella liturgia odierna:

“Lorenzo era diacono della chiesa di Roma. Qui era ministro del corpo e del sangue di Cristo e sempre in questa città, per il nome di Cristo, offrì il suo corpo e versò il suo sangue. Lorenzo amò Cristo nella sua vita, lo imitò nella sua morte. Anche noi, fratelli, se davvero amiamo, imitiamo. Non potremmo, infatti, dare in cambio un frutto più squisito del nostro amore di quello consistente nell'imitazione del Cristo, che “patì per noi, lasciandoci un esempio, perché ne seguiamo le orme” (1Pt 2,21). Dunque, cerchiamo di capire in che modo, oltre all'effusione del sangue, oltre alla prova della passione, il cristiano debba seguire il Maestro. Cristo si è umiliato:eccoti, o cristiano, l'esempio da imitare”.

 

 

 

SABATO 11 AGOSTO

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, NOI CREDIAMO; AIUTACI NELLA NOSTRA INCREDULITA’.

 

Tra i santi ricordati oggi: Santa Chiara;San Rufino; Sant’Equizio.

Hanno detto: Nessuno ha mai commesso errore più grande di colui che non ha fatto mai nulla solo perchè poteva fare troppo poco. (Burke)

Saggezza popolare: A gusto guasto non è buono alcun pasto. (proverbio Italiano)

Un aneddoto: "Lo scaricarono da un carretto e a braccia lo portarono nella baracca. Guaiva come un cucciolo. Se avesse avuto più forza avrebbe urlato, perché il cancro stava divorando metà del suo corpo. Gli ammalati, sui pagliericci intorno, cominciarono a brontolare. Qualcuno alzò la voce: - Ma non sentite che puzza? Portatelo fuori. Una donna esile, vestita di un sari bianco, si avvicinò con una bacinella e delle bende. Ma il tanfo terribile che emanava da quelle piaghe la fece impallidire. Se ne andò di corsa, prima di svenire. Il brontolio dei malati si fece minaccioso: Portate via quella carogna. Lasciateci morire in pace... Reggendolo per le mani e per i piedi, tre suore lo portarono nella baracchetta posta a nord, sempre in ombra e fresca. La stanza dei cadaveri. Lo posero sul pavimento. Madre Teresa vide che le altre due non ce la facevano più, e disse: Portatemi una bacinella di acqua pulita, poi andate dagli altri. Adagio cominciò a lavare le piaghe orrende, accompagnata da quel guaito lungo, interrotto solo da un ansare affannoso, disperato. A un tratto gli occhi, che fino allora avevano fissato senza vedere niente, si fermarono su di lei. Il guaito cessò, Il moribondo cercava qualche parola: Dove sono?... Chi sei?... Come fai a sopportare questa puzza nauseante?

Non è niente lei rispose in confronto al male che sopporti tu. La morte arrivò verso sera. Madre Teresa era ancora lì, a reggere la testa, a dire parole di speranza. Quell'uomo (di cui nessuno sa il nome) riuscì ancora a dire: Tu sei diversa dalle altre. Ti ringrazio. E lei: Sono io che ringrazio te, che soffri con Cristo.".

Parola di Dio: Dt. 6,4-13; Sal.17;Mt. 17,14-20

 

Vangelo Mt 17, 14-20

Dal vangelo secondo Matteo.

In quel tempo, si avvicinò a Gesù un uomo che, gettatosi in ginocchio, gli disse: "Signore, abbi pietà di mio figlio. Egli è epilettico e soffre molto; cade spesso nel fuoco e spesso anche nell'acqua; l'ho gia portato dai tuoi discepoli, ma non hanno potuto guarirlo". E Gesù rispose: "O generazione incredula e perversa! Fino a quando starò con voi? Fino a quando dovrò sopportarvi? Portatemelo qui". E Gesù gli parlò minacciosamente, e il demonio uscì da lui e da quel momento il ragazzo fu guarito. Allora i discepoli, accostatisi a Gesù in disparte, gli chiesero: "Perché noi non abbiamo potuto scacciarlo?". Ed egli rispose: "Per la vostra poca fede. In verità vi dico: se avrete fede pari a un granellino di senapa, potrete dire a questo monte: spostati da qui a là, ed esso si sposterà, e niente vi sarà impossibile. Parola del Signore

 

“SE AVRETE FEDE PARI AD UN GRANELLO DI SENAPA, POTRETE DIRE A QUESTO MONTE: SPOSTATI DA QUI A LA’, ED ESSO SI SPOSTERA’, E NIENTE VI SARA’ IMPOSSIBILE.” (Mt. 17,20)

Gesù aveva appena guarito un fanciullo epilettico. Gli apostoli sono stupiti: non tanto per il miracolo di Gesù, ormai ne aveva fatti tanti, ma soprattutto perché loro, forti del comando del Maestro: “Andate e guarite i malati”, non erano riusciti a guarirlo. Come mai? Gesù nella sua risposta è chiaro: niente è impossibile a chi ha fede, il guaio che la fede degli apostoli e spesso anche la nostra non è grande neppure come un granellino di senapa.

Nella nostra epoca noi abbiamo due atteggiamenti nei confronti dei miracoli: o da buoni razionalisti li neghiamo e, al massimo, cerchiamo di spiegarli, oppure vediamo facilmente miracoli da tutte le parti proprio per cercare di fondare sullo straordinario una fede che ci è difficile vivere nell’ordinario. Eppure miracoli ce ne sono, e tanti, le guarigioni fisiche o morali, le conversioni sono possibili con la forza di Dio e nella sua volontà. Ma non sono i miracoli che fondano la fede, è la fede che fonda i miracoli.  Se io mi fido di Dio, posso chiedergli ciò che voglio, ma nella semplicità di chi si fida che Dio darà ciò che è giusto e buono non secondo la nostra misura, ma secondo la sua.

 

 

 

DOMENICA 12 AGOSTO: XIX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C

Una scheggia di preghiera:

 

RENDIMI ATTENTO, O GESU’, A COGLIERE I SEGNI DELLA TUA VENUTA.

 

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Ercolano; Sant’Eusebio da Milano.

Hanno detto:

Ci sono due modi in cui puoi vivere la vita. Uno sta nel non ritenere possibile il miracolo. L'altro sta nel ritenere ogni cosa un miracolo. (Albert Einstein)

Saggezza popolare: L'elemosina è una preghiera silenziosa. (proverbio Arabo)

Un aneddoto: Avvenne una volta che un uomo decise di ripudiare la moglie, poiché non gli aveva dato figli. Si presentò allora al rabbino per avere la sua approvazione. Il rabbino disse: “Approvo, ma a una condizione. Che come avete fatto festa quando vi siete uniti, così facciate festa ora che vi dividete”.

Fu fatta quindi una gran festa, con danze, cibi prelibati e ottimo vino. La donna approfittò dell’occasione per far bere il marito più del solito, così che questi, in preda all’euforia, a un certo punto le disse: “Figliola, puoi portar via dalla mia casa quel che più ti piace; e poi torna alla casa di tuo padre”. Che cosa fece allora la donna? Quando il marito fu addormentato, ordi­nò ai servi di portare lui e il letto in cui dormiva nella casa di suo padre. Nel bel mezzo della notte, smaltita la sbornia, l’uomo si svegliò e si stupì di trovarsi in una stanza a lui ignota. “Dove mi trovo, donna?”

“Ti trovi nella casa di mio padre”, rispose la moglie.  “E perché mai?”

“Perché ieri sera mi dicesti che, tornando nella casa di mio padre, avrei potuto portar via con me quel che più mi piaceva. Ora, nulla al mondo mi piace più di te.”. L’uomo provò molta dolcezza nel sentire quelle parole. E dalla dolcezza di un amore che risorge nasce sempre qualcosa: in quel caso, dopo nove mesi nacque il figlio tanto atteso. (Storia Rabbinica)

Parola di Dio: Sap. 18,3.6-9; Sal.32; Eb 11,1-2.8-19; Lc. 12,32-48

 

Vangelo Lc 12, 32-48

Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto di darvi il suo regno. Vendete ciò che avete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro inesauribile nei cieli, dove i ladri non arrivano e la tignola non consuma. Perché dove è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore. Siate pronti, con la cintura ai fianchi e le lucerne accese; siate simili a coloro che aspettano il padrone quando torna dalle nozze, per aprirgli subito, appena arriva e bussa. Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità vi dico, si cingerà le sue vesti, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell'alba, li troverà così, beati loro! Sappiate bene questo: se il padrone di casa sapesse a che ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. Anche voi tenetevi pronti, perché il Figlio dell'uomo verrà nell'ora che non pensate”. Allora Pietro disse: “Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?”. Il Signore rispose: “Qual è dunque l'amministratore fedele e saggio, che il Signore porrà a capo della sua servitù, per distribuire a tempo debito la razione di cibo? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà al suo lavoro. In verità vi dico, lo metterà a capo di tutti i suoi averi. Ma se quel servo dicesse in cuor suo: Il padrone tarda a venire, e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi, il padrone di quel servo arriverà nel giorno in cui meno se l'aspetta e in un'ora che non sa, e lo punirà con rigore assegnandogli il posto fra gli infedeli. Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche. A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più". Parola del Signore

 

“SIATE PRONTI  CON LA CINTURA AI FIANCHI E LE LUCERNE ACCESE”. (Lc. 12,35)

Il cristiano non è un utopista, un sognatore distaccato dal presente con la sua realtà contante e sonante. Il cristianesimo vive il realismo del presente, con i piccoli doveri di ogni giorno, con le lotte per la vita e la sopravvivenza di tanti uomini, con la cronaca nera dei quotidiani o della televisione, con le piccole sorprese che di quando in quando bussano alla porta. In realtà la vita si vive nel presente o non si vive, il presente è l’unico a nostra disposizione perché il passato è già sfumato e il futuro manca ancora di consistenza propria. Il presente è la terra che calpesto, la famiglia in cui vivo, la fidanzata che amo, la madre malata, il figlio irrequieto, l’ufficio in cui lavoro, la parrocchia per la quale passo ogni giorno, l’analisi del sangue o la macchina nuova che ho appena comprato. Il nostro sguardo deve essere posto nel presente, non evadere da esso, assumerlo con tutta la sua realtà, sia essa triste o gradevole. Non dobbiamo avere paura del presente, dobbiamo guardarlo in faccia, con coraggio. Ma il nostro sguardo di cristiani non può fare a meno di illuminare il presente con quello che è il nostro futuro. Noi non corriamo solo per le cose di oggi, noi corriamo con lo sguardo fisso in Dio nostro futuro: di qui nasce la vigilanza cristiana. Vigilare perché il futuro non ci colga alla sprovvista. Vigilare per essere capaci di dominare gli avvenimenti, invece di esserne dominati. Vigilare per non perdere mai la pace, nemmeno davanti allo scatenamento più tremendo di prove e di esperienze avverse. In realtà, chi vigila ha guardato negli occhi il futuro, ed è preparato ad affrontarlo con garbo e decisione. Vigilare per scoprire la scrittura di Dio nelle pagine della storia. Vigilare per saper scoprire l’azione dello Spirito nel tuo intimo, nell’intimo degli uomini. Vigilare per terminare bene l’ultima pagina del libro della tua vita. Vigilare per mantenere integra la fede, la speranza e la carità, "quando Egli verrà". La vigilanza non è un optional, è una necessità vitale.

 

 

 

LUNEDI’ 13 AGOSTO

Una scheggia di preghiera:

 

GRAZIE, SIGNORE, DEL TUO AMORE GRATUITO

 

Tra i santi ricordati oggi: Santi Ponziano e Ippolito;San Landolfo; San Benildo.

Hanno detto: La cosa più importante nella vita è amare qualcuno. La seconda cosa più importante nella vita è avere qualcuno che ti ami. La terza cosa più importante e che le prime due accadano in contemporanea. (Schneider Hovie)

Saggezza popolare: Il sole, al tramonto, arrossisce di tutto ciò che è stato costretto a vedere durante il giorno. (proverbio Armeno)

Un aneddoto: Il rabbino Aronne arrivò un giorno nella città dove viveva il piccolo Gionata, che un giorno sarebbe diventato un gran santo. Il padre di Gionata gli presentò il figlio e si lamentò: “È un ragazzo cattivo e non studia per niente!”. “Lasciamelo qui un poco”  disse il rabbino Aronne. Quando fu solo con il piccolo, il grande rabbino si strinse a lungo vicino al cuore Gionata, senza fargli nessun rimprovero. Quando ritornò il padre, il grande maestro gli consegnò Gionata, dicendogli: Ecco, gli ho fatto un discorso per le feste! D’ora in poi sarà sicuramente migliore!

Gionata, divenuto grande e famoso, raccontava a tutti il fatterello e aggiungeva: “Ho imparato allora come Dio converte i peccatori!”

Parola di Dio: Dt. 10,12-22;Sal. 147;Mt. 17,22-27

 

Vangelo Mt 17, 22-27

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, mentre si trovavano insieme in Galilea, Gesù disse ai suoi discepoli: "Il Figlio dell'uomo sta per esser consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno, ma il terzo giorno risorgerà". Ed essi furono molto rattristati. Venuti a Cafarnao, si avvicinarono a Pietro gli esattori della tassa per il tempio e gli dissero: "Il vostro maestro non paga la tassa per il tempio?". Rispose: "Sì". Mentre entrava in casa, Gesù lo prevenne dicendo: "Che cosa ti pare, Simone? I re di questa terra da chi riscuotono le tasse e i tributi? Dai propri figli o dagli altri?". Rispose: "Dagli estranei". E Gesù: "Quindi i figli sono esenti. Ma perché non si scandalizzino, và al mare, getta l'amo e il primo pesce che viene prendilo, aprigli la bocca e vi troverai una moneta d'argento. Prendila e consegnala a loro per me e per te". Parola del Signore

 

“IL VOSTRO MAESTRO NON PAGA LA TASSA PER IL TEMPIO?”. (Mt. 17,24)

Pietro viene avvicinato da alcuni esattori delle tasse che vanno da Gesù, il Figlio di Dio, a chiedere la tassa per il Tempio. Gesù lo nota con estrema ironia e risolve la questione in un modo del tutto insolito, mandando Pietro a pescare un pesce con una moneta d’argento in bocca. Gesù, pur pagando non solo per sé ma anche per Pietro, “per non scandalizzarli”, prende le distanze da questo modo di intendere fede e religione. Esse non devono mai essere una tassa pagata a Dio.  Dio non solo non chiede tasse fatte di preghiere, di buone azioni, o di offerte per sostenere la religione, ma viene Lui stesso a pagare per le nostre manchevolezze. La stessa cosa può succedere a noi nella nostra vita religiosa. Possiamo vedere il nostro rapporto con Dio e con i fratelli come una tassa da pagare per poter ottenere qualcosa o una risposta di amore grande nei confronti di un amore più grande che ci è donato. Qualche esempio per capirci  meglio: se vedo la Messa della domenica come una tassa da pagare perché c’è un comandamento che lo impone e perché “Se no Dio si arrabbia con me e non mi manda più in paradiso ma mi affibbia almeno un po’ di anni di purgatorio”, io andrò a messa con rassegnazione, cercherò il prete che se la sbriga più in fretta, subirò passivamente un rito, la messa certamente non mi darà nulla per la vita e avrò perso un appuntamento con il Signore che invece voleva donarmi se stesso, farmi partecipe della sua vita, caricarmi per la settimana. Se devo voler bene al mio prossimo solo perché ‘purtroppo’ il Signore ha voluto così, solo perché non voglio correre il rischio che poi Lui si vendichi giudicandomi magari con lo stesso metro con cui ho giudicato io, diventerò ipocrita, non perdonerò mai con il cuore, il mio prossimo sarà solo e sempre un peso per me. Se la religione è una tassa faremmo bene a non pagarla e a buttarla via, perché il nostro Dio non se fa proprio niente di riti e di gesti che non partono dal cuore. Se invece ho capito anche solo un pochino l’amore che Dio ha per me non sarà una gioia il poter stare con Lui , il parlargli insieme, il rivivere la passione e morte di Cristo, il fare comunione, il ricevere i suoi segni meravigliosi?

 

 

 

MARTEDI’ 14 AGOSTO

Una scheggia di preghiera:

 

CHE BELLO POTERTI CHIAMARE E SENTIRTI PADRE!

 

Tra i santi ricordati oggi: San Massimiliano Kolbe;San Callisto, vescovo di Todi.

Hanno detto: L'amore che non si rinnova ogni giorno diviene abitudine e poi schiavitù. (Gibran)

Saggezza popolare: L'asino si accorge di aver perso la coda solo quando ci sono le mosche. (proverbio Bolognese)

Un aneddoto: Noi conosciamo padre Massimiliano Kolbe, soprattutto, per la sua morte tragica, ed eroica, nel campo di concentramento di Auschwitz , ma dimentichiamo che fu, prima di allora, e finché poté agire liberamente, un grande, instancabile, eroica apostolo della buona stampa. Il suo “Cavaliere dell’Immacolata” - prima in Polonia e poi, anche, in Giappone - arrivò a tirature altissime, di parecchi milioni di copie. Era instancabile, infaticabile. “Il nostro amore alla Madonna”, diceva, “è un impegno in fatiche per conquistare tutte le anime. E’ sgobbare tutto il giorno, ammazzarsi di lavoro, essere ritenuto un pazzo”. E a un suo confratello, che gli chiede se lo vuole in Giappone a lavorare con sé, scrive: “Vieni pure fratello, ma attenzione: sei disposto a consumare completamente te stesso, ad abbreviare la tua esistenza a causa della fame, del freddo e dei disagi ed esporti ad una morte prematura, questo per amore della Madonna?

Se è sì: vieni subito. Se è no: resta dove sei”.

Parola di Dio: Dt. 31,1-8; Cantico da Dt.32; Mt. 18,15.10. 12-14

 

Vangelo Mt 18,1-5.10.12-14

Dal vangelo secondo Matteo

In quel momento i discepoli si avvicinarono a Gesù dicendo: "Chi dunque è il più grande nel regno dei cieli?". Allora Gesù chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse: "In verità vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. Perciò chiunque diventerà piccolo come questo bambino, sarà il più grande nel regno dei cieli. E chi accoglie anche uno solo di questi bambini in nome mio, accoglie me. Guardatevi dal disprezzare uno solo di questi piccoli, perché vi dico che i loro angeli nel cielo vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli. Che ve ne pare? Se un uomo ha cento pecore e ne smarrisce una, non lascerà forse le novantanove sui monti, per andare in cerca di quella perduta? Se gli riesce di trovarla, in verità vi dico, si rallegrerà per quella più che per le novantanove che non si erano smarrite. Così il Padre vostro celeste non vuole che si perda neanche uno solo di questi piccoli".

Parola del Signore

 

“IL PADRE VOSTRO CELESTE NON VUOLE CHE SI PERDA NEANCHE UNO SOLO DI QUESTI PICCOLI”. (Mt. 18,14)

Le nostre paure hanno fatto di Dio un giudice terribile, della fede una tassa da pagare, della religione una serie di norme. Pensate invece quanto il Dio di Gesù sia diverso da tutto questo: Egli ama i piccoli, non si dimentica di nessuno ma, per offrirgli il suo amore, Gesù è stato mandato ed è venuto per salvarci, non per mettere ulteriori ostacoli alla nostra salvezza. Ha accettato la strada della condivisione di ogni nostra realtà, si è messo alla nostra ricerca come il buon pastore alla ricerca della pecora perduta; fa festa quando riesce a riportare qualcuno all’ovile; non è venuto a mettere pesi sulle nostre spalle, anzi, ci ha liberato da legalistiche norme morali. Ci ha presentato Dio non solo come l’Altissimo, l’Onnipotente, il Giudice ma anche come la Misericordia e l’Amore. Ci ha parlato di un Padre che vuole bene a tutti i suoi figli e, se ha qualche preferenza, questa va ai più deboli e agli scappati di casa. Vederlo Padre, non toglie autorità a Dio, non muta il suo essere Giusto, non cambia di una virgola il suo indicarmi la strada morale di comportamento, mi aiuta però ad avere un rapporto sereno con Lui.

Io, al mio padre terreno ho voluto bene anche se più di una volta, avendo pensieri diversi dai suoi, ho pure litigato e anche se qualche volta l’ho disobbedito  offendendolo; ma sapevo che al di là di ogni differenza e di ogni offesa, potevo sempre contare sul suo amore. Il buon Dio è così, e più di così, con me e con ogni uomo.

 

 

 

MERCOLEDI’ 15 AGOSTO ASSUNZIONE AL CIELO DELLA BEATA VERGINE MARIA

Una scheggia di preghiera:

 

ANDRO’ A VEDERLA UN DI’ IN CIEL PATRIA MIA.

 

Tra i santi ricordati oggi: San Tarcisio, martire; Sant’Alfredo.

Hanno detto: La compassione divina non sottrae la creatura al dolore, ma non l’abbandona e l’assiste fino alla fine, anche senza mostrarsi. (Ignazio Silone)

Saggezza popolare: Chi vuol far qualcosa, trova un mezzo; chi non vuol far nulla, trova una scusa. (proverbio Arabo)

Un aneddoto: Il padre Juan Villalobos, che fu confessore di santa Rosa da Lima, ricevette dalla domenicana una confidenza preziosa: gli disse d’essersi trovata “sul balcone chiuso” sovrastante la strada, mentre sua sorella veniva fatta oggetto d’una serenata estiva. In quella, il Signore Gesù le era apparso e le aveva mostrato due corone, una di rose e l’altra di spine: “Scegli tranquilla”, le aveva detto: “l’una vale l’altra, se vuoi. Coronata con questa o con quella, ciò che più importa è la tua anima”. “Ma tu hai scelto la corona spinata”, gli aveva risposto lei, strappando gli di mano il “serto doloroso”.

Parola di Dio: Ap.11,19; 12,1-6.10; Sal. 44; 1Cor. 15,15-26; Lc. 1,39-56

 

Vangelo Lc 1, 39-56

Dal Vangelo secondo Luca

In quei giorni, Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo. Elisabetta fu piena di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: "Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che debbo che la madre del mio Signore venga a me? Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell'adempimento delle parole del Signore". Allora Maria disse: "L'anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l'umiltà della sua serva. D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente e Santo è il suo nome: di generazione in generazione la sua misericordia si stende su quelli che lo temono. Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato a mani vuote i ricchi. Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva promesso ai nostri padri, ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre". Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua. Parola del Signore

 

“GRANDI COSE HA FATTO IN ME L’ONNIPOTENTE E SANTO E’ IL SUO NOME”. (Lc. 1,49)

Maria, con tutta la sua grandezza, non è una donna diversa dalle altre donne della terra. Ella è interamente donna, non un essere superiore venuto da un altro pianeta, né una creatura soprannaturale scesa dal cielo. Essa si presenta nel vangelo con tutte le caratteristiche della sua femminilità e della sua maternità in alcune circostanze storiche concrete, a volte tinte dal dolore, a volte coronate dalla gioia. Sente come donna, reagisce come donna, soffre come donna, ama come donna. La sua grandezza non procede da lei, ma dall’opera meravigliosa di Dio, accolta ed assecondata fedelmente da Maria. La sua assunzione in corpo ed anima al cielo, non la allontana da noi. La sua presenza gloriosa nel cielo ci parla non solo di un privilegio di Maria, ma di una chiamata che Dio fa a tutti per partecipare di codesta stessa vita nella pienezza del nostro corpo e della nostra anima. Gesù Cristo, e Maria, sua Madre, hanno già passato la porta del cielo con la pienezza del loro essere. Noi siamo ancora sulla soglia, vivendo in attesa e speranza, ma con la sicurezza che giungerà il momento in cui la porta si aprirà per tutti e cominceremo a vivere in un mondo nuovo. Non è sogno, non è semplice promessa. È realtà che speriamo con assoluta fiducia nel potere di Dio. L’assunzione di Maria è garanzia della nostra speranza. Non è qualcosa di magnifico che il destino glorioso di Maria sia anche il nostro ultimo e definitivo destino?

 

 

 

GIOVEDI’ 16 AGOSTO

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, ABBI PAZIENZA CON ME

 

Tra i santi ricordati oggi: Santo Stefano d’Ungheria; San Rocco; Sant’Ambrogio di Ferentino.

Hanno detto: Il Vangelo non fornisce mai ricette, non vi dà mai ragione, non vi lascia mai in pace.(S. Bonnet)

Saggezza popolare: Un asino trova sempre un altro più asino che lo ammira. (proverbio Italiano)

Un aneddoto: Un giovanetto esce dalle catacombe romane: gli occhi raccolti, le braccia, incrociate, in gesto d’amore sul petto, mentre le labbra mormorano sommesse preghiere. Alcuni soldati pagani gli si avvicinano: vogliono togliergli il misterioso tesoro che egli tiene sotto le braccia incrociate. Tutta la loro prepotenza non riesce allo scopo. Lo bastonano, lo lapidano. Pietosamente raccolto da un cristiano e portato nelle catacombe, il piccolo Tarcisio muore ai piedi del Vescovo dicendogli: “Padre, mi hanno percosso, ma non hanno potuto togliermi i Misteri!” Sotto le mani incrociate stringeva ancora la Santissima Eucaristia.

Parola di Dio: Gs. 3,7-10; Sal. 113; Mt. 18,21-19,1

 

Vangelo Mt 18, 21 - 19, 1

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: "Signore, quante volte dovrò perdonare al mio fratello, se pecca contro di me? Fino a sette volte?". E Gesù gli rispose: "Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette. A proposito, il regno dei cieli è simile a un re che volle fare i conti con i suoi servi. Incominciati i conti, gli fu presentato uno che gli era debitore di diecimila talenti. Non avendo però costui il denaro da restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, con i figli e con quanto possedeva, e saldasse così il debito. Allora quel servo, gettatosi a terra, lo supplicava: Signore, abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa. Impietositosi del servo, il padrone lo lasciò andare e gli condonò il debito. Appena uscito, quel servo trovò un altro servo come lui che gli doveva cento denari e, afferratolo, lo soffocava e diceva: Paga quel che devi! Il suo compagno, gettatosi a terra, lo supplicava dicendo: Abbi pazienza con me e ti rifonderò il debito. Ma egli non volle esaudirlo, andò e lo fece gettare in carcere, fino a che non avesse pagato il debito. Visto quel che accadeva, gli altri servi furono addolorati e andarono a riferire al loro padrone tutto l'accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell'uomo e gli disse: Servo malvagio, io ti ho condonato tutto il debito perché mi hai pregato. Non dovevi forse anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te? E, sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non gli avesse restituito tutto il dovuto. Così anche il mio Padre celeste farà a ciascuno di voi, se non perdonerete di cuore al vostro fratello". Terminati questi discorsi, Gesù partì dalla Galilea e andò nel territorio della Giudea, al di là del Giordano. Parola del Signore

 

“COSÌ ANCHE IL MIO PADRE CELESTE FARA' A CIASCUNO DI VOI, SE NON PERDONERETE DI CUORE AL VOSTRO FRATELLO”. (Mt. 18,35)

Questa parabola ha prima di tutto la funzione di aprirci gli occhi, perché la cosa più sorprendente è che il primo servo apparentemente non si è reso conto del parallelismo della situazione. Eppure è un fatto molto frequente. Siamo ciechi, abbiamo due pesi e due misure. Quando si tratta di noi stessi l'indulgenza ci pare naturale, normale; quando si tratta di altri che ci hanno offeso, contrariato, non vediamo più le cose allo stesso modo, diventiamo duri, esigenti, richiediamo la stretta giustizia, non vogliamo condonare, non vogliamo perdonare. Non ci rendiamo conto che siamo debitori insolventi in maniera drammatica con Dio e che dovremmo quindi manifestare un po' di indulgenza verso i nostri compagni, le cui offese sono davvero poca roba paragonate al nostro debito verso Dio.

Gesù ha insistito molto sulla relazione tra il perdono che chiediamo a Dio e il perdono che non vogliamo dare agli altri. Anzi, ha messo nel Padre Nostro una domanda che ci costringe a perdonare agli altri: “Ri­metti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo”. Vuol dire che chi non vuol condonare i debiti altrui, chi non vuole perdonare le offese ricevute, non può dire il Padre Nostro, non può ottenere il perdono di Dio né le altre grazie che nel Padre Nostro chiediamo. Chi non dà misericordia, non può ricevere misericordia, perché ha il cuore chiuso; e la sua situazione diventa tragica.

Chiediamo al Signore che ci apra gli occhi e ci renda generosi nel perdonare, misericordiosi con gioia e con slancio.

 

 

 

VENERDI’ 17 AGOSTO

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, SALVA, PROTEGGI E DIFENDI LE NOSTRE FAMIGLIE.

 

Tra i santi ricordati oggi: San Giacinto; Santa Chiara da Montefalco.

Hanno detto: Il passato colpevole non è per nulla un ostacolo ad un'unione molto intima con Dio. Dio perdona e perdona da Dio. (Columba Marmion)

Saggezza popolare: Alle volte il pazzo dice cose da savio. (proverbio Turco)

Un aneddoto: “Ogni mattina in Africa, una gazzella si sveglia. Sa che dovrà correre più in fretta del leone o verrà uccisa. Ogni mattina in Africa, un leone si sveglia. Sa che dovrà correre più della gazzella, o morirà di fame. Quando il sole sorge, non importa se tu sei un leone o una gazzella: sarà meglio che cominci a correre”.

Parola di Dio: Gs. 24,1-13; Sal. 135; Mt. 19,3-12

 

Vangelo Mt 19, 3-12

Dal vangelo secondo Matteo.

In quel tempo, si avvicinarono a Gesù alcuni farisei per metterlo alla prova e gli chiesero: "E' lecito ad un uomo ripudiare la propria moglie per qualsiasi motivo?". Ed egli rispose: "Non avete letto che il Creatore da principio li creò maschio e femmina e disse: Per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una carne sola? Così che non sono più due, ma una carne sola. Quello dunque che Dio ha congiunto, l'uomo non lo separi". Gli obiettarono: "Perché allora Mosè ha ordinato di darle l'atto di ripudio e mandarla via?". Rispose loro Gesù: "Per la durezza del vostro cuore Mosè vi ha permesso di ripudiare le vostre mogli, ma da principio non fu così. Perciò io vi dico: Chiunque ripudia la propria moglie, se non in caso di concubinato, e ne sposa un'altra commette adulterio". Gli dissero i discepoli: "Se questa è la condizione dell'uomo rispetto alla donna, non conviene sposarsi". Egli rispose loro: "Non tutti possono capirlo, ma solo coloro ai quali è stato concesso. Vi sono infatti eunuchi che sono nati così dal ventre della madre; ve ne sono alcuni che sono stati resi eunuchi dagli uomini, e vi sono altri che si sono fatti eunuchi per il regno dei cieli. Chi può capire, capisca ". Parola del Signore

 

“E’ LECITO AD UN UOMO RIPUDIARE LA PROPRIA MOGLIE?”. (Mt. 19,3)

Pensiamo a quanti matrimoni si dividono,a quanti litigi nelle famiglie…

Se sapessimo che la vita finisce domani, perderemmo ancora tempo a litigare? Butteremmo via in frammenti le ore preziose, rifugiandoci dietro quel muro di freddo silenzio, uscendone fuori solo  per lanciare un’altra diga di parole furiose, invisibili missili, ma in ogni caso micidiali come mattoni o bottiglie rotte?

Se sapessimo che la vita finisce domani, conserveremmo tutto un sistema di errori, decisi a non essere i primi a cedere? O la smetteremmo di badare a chi aveva cominciato, sapendo che nessuno sta del tutto nel giusto, e che in questo tipo di guerra finiremmo entrambi per essere dei perdenti?

Se sapessimo che la vita finisce domani, sicuramente faremmo tesoro dell’oggi. Riempiremmo le ore fino all’orlo di amore e di riso invece che di rabbia e di amarezza, creando ricordi brillanti come gioielli che possano illuminare i nostri cuori, invece di oscuri rimpianti che potrebbero ritorcersi contro e distruggere.

Se sapessimo che la vita terminerà domani… ma chi può dire che non accadrà?

L’unico giorno di cui possiamo essere certi è l’oggi.

Così oggi cercherò di porgerti la mano. Oggi ti dirò: “Mi dispiace” e “Ti amo”.

 

 

 

SABATO 18 AGOSTO

Una scheggia di preghiera:

 

DONAMI UN CUORE DI FANCIULLO DISPOSTO AD ACCOGLIERE E AD AMARE.

 

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Elena; Santi Floro e Lauro.

Hanno detto: Nulla abbiamo da perdonare agli altri, se pensiamo a ciò che il Signore perdona a noi. (Giovanni Crisostomo)

Saggezza popolare: Se non hai ancora incontrato il male, guarda in te stesso. (proverbio Arabo)

Un aneddoto: Un saggio d’Oriente, Sadhu Sundar Singh, raccontava: “Un giorno stavo seduto sulla riva di un fiume. Presi dall’acqua un bel sasso rotondo e lo spezzai. L’interno ne era asciutto. Questo sasso giaceva da lunghissimo tempo nell’acqua, ma l’acqua non vi era penetrata. La stessa cosa succede agli uomini in Europa. Da secoli li circonda il Cristianesimo e non vi è penetrato, non vive in loro. L’errore non sta nel Cristianesimo, ma nel cuore dei cristiani.

Parola di Dio: Gs. 24,14.-29; Sal.15; Mt. 19,13-15

 

Vangelo Mt 19, 13-15

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, furono portati dei bambini perché imponesse loro le mani e pregasse; ma i discepoli li sgridavano. Gesù però disse loro: "Lasciate che i bambini vengano a me, perché di questi è il regno dei cieli". E dopo avere imposto loro le mani, se ne partì. Parola del Signore

 

FURONO PORTATI A GESÙ DEI BAMBINI PERCHE’ IMPONESSE LORO LE MANI”.(Mt. 19,13)

E’ facile intenerirsi davanti ai bambini ma, mi chiedo se questa nostra società ama i bambini. Gli spot pubblicitari amano i bambini? Li sfruttano per vendere. Un certo tipo di famiglia progetta i bambini a tempo e su misura compatibilmente a tutte le altre esigenze e se per caso ne viene qualcuno fuori programma, in nome della libertà c’è tutto lo spazio per farli fuori. Ci sono banche del seme di premi Nobel per fare bambini super intelligenti. I figli sono belli ma non devono rompere più di tanto, per cui i figli spesso sono cresciuti dagli altri e non dai genitori…, senza contare chi sfrutta i bambini, chi abusa dei bambini.., intanto i bambini non contano, non hanno potere politico, non votano, non comprano in prima persona... Non basta portare i bambini a Gesù perché li benedica: che cosa diamo veramente loro? E anche da un punto di vista religioso: basta che diamo loro un Battesimo fatto di riti e di festa senza poi dare un’educazione cristiana?

 

 

 

DOMENICA 19 AGOSTO: XX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C

Una scheggia di preghiera:

 

TU, O GESU’, SEI LA VIA, LA VERITA’, LA VITA.

 

Tra i santi ricordati oggi: San Giovanni Eudes; Bartolomeo da Simeri.

Hanno detto: Ci sono degli uccelli che tirano fuori dal nido i loro piccoli e col volo insegnano ad essi a volare e a seguirli. Così fa Cristo: si pone lui stesso come meta, affinché lo seguiamo, e promette il premio nel regno dei cieli. (Sant’Antonio da Padova)

Saggezza popolare: La vigna non vuole preghiere ma colpi di zappa. (proverbio Bulgaro)

Un aneddoto: Alfredo Boutinaud racconta di un ragazzo di dodici anni che in collegio aveva fama di un piccolo barabba. Confinato regolarmente in fondo alla classe, preso in giro dall’insegnante e quindi dai compagni, pareva dovesse da un momento all’altro piantare gli studi per negligenza e incapacità. Rimproverato e punito, sembrava aver perso ogni nobile sentimento, tanto da far pensare ad un ben triste avvenire. Ma, dopo due anni disgraziati, cambia il professore assistente. Questi gli dice:- Tu hai le qualità per essere il migliore qui dentro!

S’interessa quindi di lui, l’ascolta, lo comprende e lo ama. Improvvisamente tutto cambia in quel ragazzo; è una vita nuova! Alla fine dell’anno scolastico è il primo della classe per profitto e bontà!

Parola di Dio: Ger. 38,4-6.8-10; Sal. 39;Eb.12,1-4;Lc. 12,49-57

 

Vangelo Lc 12, 49-57
Dal vangelo secondo Luca.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse gia acceso! C'è un battesimo che devo ricevere; e come sono angosciato, finché non sia compiuto!
Pensate che io sia venuto a portare la pace sulla terra? No, vi dico, ma la divisione. D'ora innanzi in una casa di cinque persone si divideranno tre contro due e due contro tre; padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera". Diceva ancora alle folle:"Quando vedete una nuvola salire da ponente, subito dite: Viene la pioggia, e così accade. E quando soffia lo scirocco, dite: Ci sarà caldo, e così accade. Ipocriti! Sapete giudicare l'aspetto della terra e del cielo, come mai questo tempo non sapete giudicarlo? E perché non giudicate da voi stessi ciò che è giusto?".  Parola del Signore

 

“PENSATE CHE IO SIA VENUTO A PORTARE LA PACE SULLA TERRA? NO, VI DICO, MA LA DIVISIONE”. (Lc. 12.51)

Nelle letture di questa domenica Geremia e Gesù sono accomunati dal fatto che per amore della verità, “scandalizzano “ i loro ascoltatori. Geremia era un uomo per natura sensibile e tranquillo. Amava la bellezza e dovette predicare, per vocazione divina, distruzione ed orrendi massacri. Amava la tranquillità e la quiete, e venne immerso fino al midollo negli avvenimenti tanto disgraziati e tremendi di Gerusalemme e del regno di Giuda. Il Dio che lo aveva sedotto lo spingeva a parlare di cose sgradevoli e inaspettate, a realizzare azioni simboliche che suscitavano indignazione e avversità. Gesù si rivolge ai suoi contemporanei con parole taglienti, scandalose. Parla del fuoco del giudizio, capace di bruciare e distruggere la situazione presente per generarne una nuova, ma gli ascoltatori non sono disposti alla radicalità del cambiamento né all’irruzione della novità. Tutto questo sembra invitare ad essere anche noi, cristiani, uomini e donne che “danno scandalo” Non sto raccomandando lo scandalo immorale, come per esempio lo scandalizzare i bambini con azioni cattive o sproporzionate alla loro capacità di giudizio. Propongo lo scandalo della verità, Perché, non c’è forse una serie di verità che scandalizzano molti uomini di oggi? Per esempio, la verità di un unico Salvatore dell’Umanità, nostro Signore Gesù Cristo, centro ed asse della storia e del cosmo; la verità della Croce di Gesù dalla quale non solo non siamo garantiti ma invitati ad accoglierla con amore; la verità di un’unica Chiesa, fondata da Cristo; la verità di un unico Creatore dell’universo e dell’uomo; la verità del matrimonio, costituito unicamente dall’unione stabile di un uomo e di una donna; la verità del destino universale di tutti i beni della terra;  la verità del perdono che va dato sempre, ad ogni costo… Queste verità scandalizzano molti orecchi nella nostra società. Invece di tacerle, parliamone, diciamole molte volte, in forme diverse, con la semplicità e la convinzione che la stessa verità racchiude in sé. Diciamole in pubblico e in privato. Diciamole tutti: sacerdoti, educatori, professori, di religione, catechisti, teologi, vescovi. Scandalizziamo la nostra società con verità fondamentali della fede e della morale cristiana!

 

 

 

LUNEDI’ 20 AGOSTO

Una scheggia di preghiera:

 

PURIFICAMI, O SIGNORE, DA TUTTO CIO’ CHE MI IMPEDISCE DI GIUNGERE A TE.

 

Tra i santi ricordati oggi: San Bernardo; San Filiberto.

Hanno detto: La comunione, quella vera, non confonde i volti, non vuole la negazione della tua originalità, bensì il coraggio e la gioia di mettere la tua originalità a disposizione di tutti. (B. Maggiolini)

Saggezza popolare: Quello che si impara a proprie spese, non lo si dimentica facilmente. (proverbio Italiano)

Un aneddoto: S. Bernardo, l’ultimo dei Padri della Chiesa, scrittore spirituale dalla parola dolce come il miele, visse nel sec. XII. Era ricco e aveva quattro fratelli. Fin da giovane, si diede alla vita monastica con tale entusiasmo, che non solo diede grande sviluppo all’Ordine Cistercense e fondò l’abbazia di Chiaravalle, ma anche attrasse in monastero i suoi numerosi fratelli. A casa, con i suoi genitori, doveva rimanere solo il piccolo Nissardo. Salutandolo, Guido, il fratello maggiore, a nome di tutti, gli disse: “Caro Nissardo, noi ce n’andiamo con Bernardo in monastero. Ti lasciamo castello, terreni, ricchezze: tutto rimane per te!”

Il saggio fanciullo seppe però dare una risposta meravigliosa: “Come? Voi volete pigliarvi il cielo e a me lasciare la terra? La divisione che fate non mi pare giusta. Anch’io voglio venire con voi, al servizio del Signore!” E a suo tempo, accompagnato dal papà Tescellino, anch’egli affascinato dal figlio Bernardo, raggiunse i fratelli nella vita monastica.

Parola di Dio: Gdc. 2,11-19; Sal 105; Mt. 19,16-22

 

Vangelo Mt 19, 16-22

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, ecco un tale si avvicinò a Gesù e gli disse: "Maestro, che cosa devo fare di buono per ottenere la vita eterna?". Egli rispose: "Perché mi interroghi su ciò che è buono? Uno solo è buono. E se vuoi entrare nella vita, eterna osserva i comandamenti". Ed egli chiese:"Quali?". Gesù rispose:"Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, onora il padre e la madre, ama il prossimo tuo come te stesso". Il giovane gli disse: "Ho sempre osservato tutte queste cose; che mi manca ancora?". Gli disse Gesù: "Se vuoi essere perfetto, và, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi". Udito questo, il giovane se ne andò triste; poiché aveva molte ricchezze. Parola del Signore

 

"VA, VENDI QUELLO CHE POSSIEDI, DALLO AI POVERI E AVRAI UN TESORO NEL CIELO; POI VIENI E SEGUIMI". (Mt. 19,21)

Quando Gesù indica al giovane ricco la strada della donazione delle sue ricchezze, ha come scopo primario non tanto una forma di ascesi, una più equa ridistribuzione dei beni, ma piuttosto vuole aiutare questo giovane a camminare più leggero. Dio non si diverte a darci delle cose e poi a togliercele. Lui vuole la nostra serenità per cui ci invita a non fidarci delle cose, a non preoccuparci troppo per le cose che oggi ci sono e domani non più. La povertà in sè non è bella (chiedetelo a chi la vive sulla propria pelle), è bello invece essere liberi, leggeri, è bello poter correre per dei valori che non muoiono, è bello mentre si cammina non essere gravati da pesi inutili, è bello non guardare solo per terra ma alzare gli occhi al cielo, alla natura, al fratello

 

 

 

MARTEDI’ 21 AGOSTO

Una scheggia di preghiera:

 

PADRE BUONO CHE VIENI A CERCARMI, CONFIDO IN TE.

 

Tra i santi ricordati oggi: San Pio X; San Baldovino di Rieti.

Hanno detto: La fede è come un'ombra, la buona ombra di Cristo, in cui si dissolve la vita dell'anima. (San Bernardo di Clairvaux)

Saggezza popolare: La paura preferisce consumarsi che decidere. (proverbio Arabo)

Un aneddoto: In uno dei primi giorni del pontificato di Pio X, alla persona che gli chiedeva quale sarebbe stata la sua politica, il Papa, alzando gli occhi al cielo e tenendo la mano sul piccolo crocifisso che gli stava dinanzi, rispondeva senza esitazione: “È questa la mia politica”. La croce di Cristo è l’unica politica; essa è sorgente di gioia e diventa benedizione, poiché la Croce costituisce la storia della salvezza.

Parola di Dio: Gdc. 6,11-24; Sal.84; Mt. 19,23-30

 

1^ Lettura Gdc 6, 11-24

Dal libro dei Giudici

In quei giorni, l'angelo del Signore venne a sedere sotto il terebinto di Ofra, che apparteneva a Ioas, Abiezerita; Gedeone, figlio di Ioas, batteva il grano nel tino per sottrarlo ai Madianiti. L'angelo del Signore gli apparve e gli disse: "Il Signore è con te, uomo forte e valoroso!". Gedeone gli rispose: "Signor mio, se il Signore è con noi, perché ci è capitato tutto questo? Dove sono tutti i suoi prodigi che i nostri padri ci hanno narrato, dicendo: Il Signore non ci ha fatto forse uscire dall'Egitto? Ma ora il Signore ci ha abbandonati e ci ha messi nelle mani di Madian". Allora il Signore si volse a lui e gli disse: "Và con questa forza e salva Israele dalla mano di Madian; non ti mando forse io?". Gli rispose: "Signor mio, come salverò Israele? Ecco, la mia famiglia è la più povera di Manàsse e io sono il più piccolo nella casa di mio padre". Il Signore gli disse: "Io sarò con te e tu sconfiggerai i Madianiti come se fossero un uomo solo". Gli disse allora: "Se ho trovato grazia ai tuoi occhi, dammi un segno che proprio tu mi parli. Intanto, non te ne andare di qui prima che io torni da te e porti la mia offerta da presentarti". Rispose: "Resterò finché tu torni". Allora Gedeone entrò in casa, preparò un capretto e con un'efa di farina preparò focacce azzime; mise la carne in un canestro, il brodo in una pentola, gli portò tutto sotto il terebinto e glielo offrì. L'angelo di Dio gli disse: "Prendi la carne e le focacce azzime, mettile su questa pietra e versavi il brodo". Egli fece così. Allora l'angelo del Signore stese l'estremità del bastone che aveva in mano e toccò la carne e le focacce azzime; salì dalla roccia un fuoco che consumò la carne e le focacce azzime e l'angelo del Signore scomparve dai suoi occhi. Gedeone vide che era l'angelo del Signore e disse: "Signore, ho dunque visto l'angelo del Signore faccia a faccia!". Il Signore gli disse: "La pace sia con te, non temere, non morirai!". Allora Gedeone costruì in quel luogo un altare al Signore e lo chiamò Signore-Pace. Parola di Dio

 

“LA PACE SIA CON TE, NON TEMERE, NON MORIRAI” (Gdc. 6,23)

Il racconto del libro dei Giudici ci presenta uno spaccato di storia di amore di Dio per il suo popolo. In un momento di lotte contro Israele, Dio chiede a Gedeone di andare a difendere Israele, parla con Lui e, per convincerlo compie il miracolo di bruciare con un fuoco l’offerta rituale di Gedeone. Egli si accorge di aver parlato con Dio ed ha paura perché secondo una certa mentalità ebraica chi vedeva Dio sarebbe morto. Ma Dio rassicura Gedeone. Dio non vuole la morte del suo servo vuole invece entrare in intimità con lui. Ci troviamo davanti a due mentalità diverse: quella di un certo ebraismo (e anche di certi cristiani) che per rispettare Dio ne sottolineano l’ aspetto del “totalmente altro dall’uomo” per cui l’uomo ha paura di Dio, non può entrare in rapporto con Lui, anzi, se lo vede deve morire e la mentalità di Dio che invece vuole comunicare, entrare in intimità con la sua creatura e lo dimostra, scegliendola, parlandogli (pensate all’ardire di Abramo che contratta con Dio la salvezza di Sodoma e Gomorra), avvicinandosi Lui alla sua creatura, arrivando poi fino al culmine dell’incarnazione di Gesù e al suo farsi pane per diventare nostro cibo. Sì, Dio è il Creatore, è il Signore, è il Giudice, è l’inafferrabile da parte del nostro piccolo cervello, è Colui da rispettare con timore, ma è anche Colui che si è rivelato, che si è fatto mio fratello, che si manifesta ancora in mille modi ogni giorno o nei panni del fratello, della natura o dei suoi sacramenti. Un figlio non ha forse confidenza con un Padre così buono, così grande nella misericordia e nell’amore?

 

 

 

MERCOLEDI’ 22 AGOSTO: BEATA VERGINE MARIA REGINA

Una scheggia di preghiera:

 

TU, O DIO, NON TI LASCI MAI BATTERE IN GENEROSITA’.

 

Tra i santi ricordati oggi: Santa Augusta; San Fabrizio e Filiberto.

Hanno detto: Per raccogliere il proprio spirito in Dio non esiste un momento preciso, un'ora determinata... ma si deve vivere tutto quanto accade rendendo grazie. (Barsanufio di Gaza)

Saggezza popolare: Fate del bene al diavolo: avrete l'inferno per ricompensa. (proverbio Cecoslovacco)

Un aneddoto: In un mattino d’inverno, Paul Bourget vide una lavandaia che risciacquava i panni nell’acqua gelida con le mani violacee per il freddo, come si usava allora, mentre due bambini piangevano sul greto e un terzo domandava da mangiare. La donna continuava il suo lavoro stringendo i denti per finire l’immane mucchio di panni che riempivano una gerla. Il romanziere si avvicinò chiedendo, costernato, come potesse resistere a quella fatica. “E facile, signor mio: tutte le mattine io vado in chiesa a fare la Comunione e, vedete, dico al buon Dio: “Ancora 24 ore, ti prego, dammi forza ancora per 24 ore”. E così tirò avanti da sette anni…”.

Parola di Dio: Gdc. 9,6-15; Sal. 20; Mt. 20,1-16

 

Vangelo Mt 20, 1-16

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: "Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all'alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Accordatosi con loro per un denaro al giorno, li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano sulla piazza disoccupati e disse loro: Andate anche voi nella mia vigna; quello che è giusto ve lo darò. Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno e verso le tre e fece altrettanto. Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano là e disse loro: Perché ve ne state qui tutto il giorno oziosi? Gli risposero: Perché nessuno ci ha presi a giornata. Ed egli disse loro: Andate anche voi nella mia vigna. Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: Chiama gli operai e da  loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi. Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono i primi, pensavano che avrebbero ricevuto di più. Ma anch'essi ricevettero un denaro per ciascuno. Nel ritirarlo però, mormoravano contro il padrone dicendo: Questi ultimi hanno lavorato un'ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo. Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse convenuto con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene; ma io voglio dare anche a quest'ultimo quanto a te. Non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono? Così gli ultimi saranno primi, e i primi ultimi". Parola del Signore

 

“SEI INVIDIOSO PERCHE’ IO SONO BUONO?”. (Mt. 20,15)

La parabola degli operai mandati a lavorare nella vigna a diverse ore della giornata e pagati tutti con la paga giusta per un giorno di lavoro può lasciare adito a diverse interpretazioni: la prima è quella che sembra un’ingiustizia per chi ha lavorato tutto il giorno (eppure la paga concordata era giusta) oppure può farci capire quanto sia grande e buono Dio nei confronti di tutti, e questo è il senso per cui Gesù l’ha raccontata. E' bellissimo sapere che Dio è così  munifico da offrire sempre e a tutti la massima ricompensa possibile: il cielo, la sua gioia, la sua pace, tutto se stesso! Gesù promise a chi perdona: "una  misura buona, pigiata, scossa  e traboccante vi sarà versata nel grembo" (Lc 6,38). Noi uomini centelliniamo gli affetti, ma Dio ama senza misura. Quando facciamo un dono, interroghiamo prima le nostre tasche; Dio non ha tasche, e dona tutto se stesso. Giù sulla terra, Dio fa piovere ugualmente sui buoni e sui cattivi; ci ha donato immensi ghiacciai per dissetarci e fiumi e mari; ci ha dato immense foreste, giardini e campi per sfamarci coi frutti prelibati; ci ha coperti con un cielo adorno di stelle e di astri, e ci ha ovattati con un'aria balsamica e delicata come una carezza! Cosa non ci darà nell'altra vita?

 

 

 

GIOVEDI’ 23 AGOSTO

Una scheggia di preghiera:

 

LIBERACI DALL’ INGRATITUDINE.

 

Tra i santi ricordati oggi: Santa Rosa da Lima; San Filippo Benizi.

Hanno detto: L'uomo che prova aridità e una sorta di avversione alla preghiera ma frattanto si sforza e prega, non si inquieti: egli prega di più di quello che crede, perché la virtù e il merito non consiste nel gusto, nella soddisfazione, ma nella buona volontà. (San Giuseppe Cafasso)

Saggezza popolare: L'uomo che offre non dice: "Vieni a prendere". (proverbio Cinese)

Un aneddoto: In un film spagnolo si racconta la storia di un eretico che fa il traghettatore in mare e malvolentieri accetta di trasportare una pesante statua di legno rappresentante Gesù Cristo. Una tempesta fa affondare il traghetto in alto mare, e tutto l’equipaggio perisce, salvo l’eretico, il quale è riuscito a stringere le braccia attorno alla statua di legno che galleggia e, infine, gli permette di sopravvivere e salvarsi. Sulle prime, non vuol arrendersi all’evidenza e rifiuta di convertirsi, ma infine cede e ritorna alla Chiesa; “Non ho abbracciato un pezzo di legno io: c’era Qualcuno che m’abbracciava durante la tempesta”, conclude: “ed era uno che camminava sulle acque”.

Parola di Dio: Gdc. 11,29-39; Sal.39; Mt. 22,1-14

 

Vangelo Mt 22, 1-14

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, rispondendo Gesù riprese a parlar in parabole ai principi dei sacerdoti e agli anziani del popolo e disse: "Il regno dei cieli è simile a un re fece un banchetto di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non vollero venire. Di nuovo mandò altri servi a dire: Ecco ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e i miei animali ingrassati sono gia macellati e tutto è pronto; venite alle nozze. Ma costoro non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. Allora il re si indignò e, mandate le sue truppe, uccise quegli assassini e diede alle fiamme la loro città. Poi disse ai suoi servi: Il banchetto nuziale è pronto, ma gli invitati non ne erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze. Usciti nelle strade, quei servi raccolsero quanti ne trovarono, buoni e cattivi, e la sala si riempì di commensali. Il re entrò per vedere i commensali e, scorto un tale che non indossava l'abito nuziale, gli disse: Amico, come hai potuto entrare qui senz'abito nuziale? Ed egli ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti. Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti ". Parola di Cristo

 

“UN RE FECE UN BANCHETTO DI NOZZE PER SUO FIGLIO”. (Mt. 22,1)

Il vangelo ci mette di fronte una parabola che potremmo dire si sta attualizzando proprio ora, qui, in questo momento: c'è un invito a nozze, per ciascuno di noi; Dio festeggia con noi l’amore di suo Figlio ma, dice il vangelo, noi spesso rifiutiamo perché abbiamo o altri impegni, o scuse, o interessi superiori, e allora ecco che alle nozze sono chiamati altri. Chiaramente questa è  la descrizione di come ciascuno di noi sta accogliendo l'invito a vivere nella verità e nella gioia, costruendo la propria e altrui umanità; oppure rifiutandoci di seguire il vero e i valori, e pensando alle 'nostre' verità e ai nostri affari materiali e spirituali, e disdegnando di accogliere quella sposa che ci viene incontro. Dunque il vangelo ci mette in guardia dallo sposare le situazioni del momento che ci illudono e ci fanno anche piacere, ma non ci danno il senso della vita. La vita è un invito a nozze, se ci badiamo bene; se non mettiamo al di sopra di questo invito altri interessi, la verità sarà la nostra sposa e noi saremo felici; se invece rifiutiamo, vedremo che chi non penseremmo mai, sarà lui invitato al nostro posto, e noi resteremo fuori.  E non potremo poi infiltrarci, e nasconderci dietro gli altri: la verità non tollera alcun compromesso e travestimento: saremo allontanati da essa. La verità ora è qui che mi aspetta: la mia sposa è pronta.  Ma io, dove sono ora?

 

 

 

VENERDI’ 24 AGOSTO

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, TU MI SCRUTI E MI CONOSCI.

 

Tra i santi ricordati oggi: San Bartolomeo; Santa Emilia di Vialar.

Hanno detto:

Cristo vuole pregare con noi, vuole che facciamo nostra la sua preghiera e perciò ci vuole rassicurati e felici del fatto che Dio ci sente. (Dietrich Bonheffer)

Saggezza popolare: Chi ha il mestolo in mano fa la minestra a modo suo. (proverbio Italiano)

Un aneddoto: Diceva a Pasteur un illustre medico che si professava ateo: “La scienza di domani può risolvere tutto quello che oggi appare come un mistero. Perché allora volete continuare ad appog­giarvi su una fede, una rivelazione, sulla religione, insomma?”. Rispose Pasteur: “Domani? Io vivo oggi. Non posso aspettare quello che si scoprirà quando io sarò morto. E oggi devo credere solamente, devo fidarmi di Dio”.

Parola di Dio nella festa di San Bartolomeo: Ap.  21,9-14; Sal. 144; Gv. 1,45-51

 

Vangelo Gv 1, 45-51

Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Filippo incontrò Natanaèle e gli disse: "Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè nella Legge e i Profeti, Gesù, figlio di Giuseppe di Nazareth". Natanaèle esclamò: "Da Nazareth può mai venire qualcosa di buono?". Filippo gli rispose: "Vieni e vedi". Gesù intanto, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: "Ecco davvero un Israelita in cui non c'è falsità". Natanaèle gli domandò: "Come mi conosci?". Gli rispose Gesù: "Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto il fico". Gli replicò Natanaèle: "Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d'Israele!". Gli rispose Gesù: "Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto il fico, credi? Vedrai cose maggiori di queste!". Poi gli disse: "In verità, in verità vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sul Figlio dell'uomo". Parola del Signore

 

“PRIMA CHE FILIPPO TI CHIAMASSE, IO TI HO VISTO QUANDO ERI SOTTO IL FICO”. (Gv. 1,48)

Natanaele, il Bartolomeo che festeggiamo oggi, da prima scettico, poi tentennante davanti a Gesù, finalmente “si scioglie” e lo riconosce addirittura Figlio di Dio, quando Gesù, sorridendo, gli parla di qualcosa che è successo poco prima mentre era sotto il fico. Che cosa avrà mai fatto Bartolomeo sotto quel fico: dormiva? peccava? pregava?  A noi importa poco che cosa facesse Bartolomeo, importa invece che Gesù tocca nel vivo una persona e aiuta la sua fede. Il cammino verso la fede di Bartolomeo è fatto di tre passi:

1) E’ un vero israelita in cui non c’è falsità, cioè è una persona onesta che cerca la verità.

2) Si lascia convincere da Filippo ad andare da Gesù: Dio si serve di un fratello per portarlo alla fede.

3) E’ disponibile a lasciarsi toccare sul vivo da Gesù. Il cammino della nostra fede se vuol essere valido deve muoversi su queste strade: una ricerca sincera, essere onesti e non prevenuti, l’umiltà di farci aiutare dai fratelli, la disponibilità a lasciarsi toccare nel cuore e convertire da Gesù.

 

 

 

SABATO 25 AGOSTO

Una scheggia di preghiera:

 

IL MIO PECCATO, IO LO RICONOSCO.

 

Tra i santi ricordati oggi: San Ludovico; San Giuseppe Calasanzio; San Genesio.

Hanno detto: La gioia annuncia sempre che la vita ha messo radici, che essa ha guadagnato terreno, che ha riportato una vittoria: ogni grande gioia ha un accento trionfale. (Henry Bergson)

Saggezza popolare: La fretta è di Satana, la pazienza di Dio. (proverbio Arabo)

Un aneddoto: Tra i buffoni di Roma, Genesio era quello che divertiva la corte mettendo in ridicolo i misteri cristiani. Una sera Diocleziano venne ad assistere alle sue pagliacciate sacrileghe. Genesio, coi suoi compagni, per far piacere all’imperatore, quella sera avrebbe rappresentato un battesimo cristiano. Apparve perciò sul palco vestito di bianco e si mise a gridare: “Amici, aiuto, voglio farmi cristiano!” Sbuca fuori in quel momento un altro buffone vestito da prete e un terzo con l’acqua lustrale. “Ebbene, Genesio, cosa vuoi tu da noi?”. “Domando e voglio il battes... — balbettò Genesio. Ma non finì di pronunciare la parola, giacché in quel punto sentì una forza irresistibile che gli strappò di bocca queste precise parole: “Domando il battesimo per ricevere la grazia di Gesù Cristo.”. Il finto prete, di nulla sospettando, gli versò l’acqua sul capo, pronunciando le parole del sacramento. E già tutti si preparavano a batter le mani su quella cattiva farsa, quando la scena mutò. Genesio s’alzò in piedi e disse:“Ascolta, imperatore, e voi tutti ascoltate. Siamo venuti qui per deridere i cristiani con giuochi sacrileghi; ma sappiate che l’acqua versatami sul capo mi ha fatto appunto cristiano. Sì. io Sono cristiano e credo in Gesù Cristo figliuolo di Dio.”. A queste parole pronunciate da Genesio seguì un tumulto indescrivibile. L’imperatore furioso si alzò e comandò che Genesio fosse legato, battuto e scarnificato. Genesio, anche sotto quei tormenti, non cessava di ripetere: “Sono cristiano, credo in Gesù Cristo unico Signore nostro”. E Diocleziano, per farlo tacere, dovette comandare che gli tagliassero la testa.

Parola di Dio: Rut 2,1-3.8-11;4,13-17; Sal. 127;Mt. 23,1-12

 

Vangelo Mt 23, 1-12

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo: "Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Quanto vi dicono, fatelo e osservatelo, ma non fate secondo le loro opere, perché dicono e non fanno. Legano infatti pesanti fardelli e li impongono sulle spalle della gente, ma loro non vogliono muoverli neppure con un dito. Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dagli uomini: allargano i loro filattèri e allungano le frange; amano posti d'onore nei conviti, i primi seggi nelle sinagoghe e i saluti nelle piazze, come anche sentirsi chiamare "rabbì'' dalla gente. Ma voi non fatevi chiamare "rabbì'', perché uno solo è il vostro maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate nessuno "padre" sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello del cielo. E non fatevi chiamare "maestrì', perché uno solo è il vostro Maestro, il Cristo. Il più grande tra voi sia vostro servo; chi invece si innalzerà sarà abbassato e chi si abbasserà sarà innalzato ". Parola di Cristo

 

“SULLA CATTEDRA DI MOSE’ SI SONO SEDUTI GLI SCRIBI E I FARISEI…”. (Mt. 23,1)

Gesù, tanto misericordioso per i peccatori, si è mostrato severo per una sola specie di colpa: la superbia di chi si crede giusto. Perché? Perché gli altri peccati di per sé non chiudono l'anima all'amore misericordioso di Dio, anzi possono essere occasione di una più sincera apertura alla misericordia divina. I peccatori sanno di essere indegni di Dio e di aver bisogno di perdono; invece la superbia farisaica chiude l'anima e non consente alla grazia di penetrare. L'amore misericordioso di Dio si trova impotente di fronte all'uomo orgoglioso, che ritiene di non aver bisogno di perdono né di compassione e pretende di meritare solo ammirazione e onore.

“Dio resiste ai superbi” dice il Libro dei Proverbi. E Dio deve resistere ai superbi, perché quando i doni di Dio vengono pervertiti dalla superbia, nel senso che invece di servire alla vita di carità servono soltanto a nutrire la vana compiacenza della persona in se stessa, non c'è altro rimedio se non la resistenza di Dio, per costringere la persona a rinunciare alla superbia. Per questa ragione Gesù insisteva tanto sull'umiltà e Lui stesso ha preso risolutamente la via dell'umiliazione, per insegnarci quale sia la strada per raggiungere autenticamente l'amore di Dio. Lui, che era di condizione divina, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte, e alla morte di croce.

 

 

 

DOMENICA 26 AGOSTO: XXI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C

Una scheggia di preghiera:

 

PADRE, DALLE TUE MANI MISERICORDIOSE ACCETTO OGNI COSA.

 

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Alessandro; San Zefirino.

Hanno detto: Raccogli le briciole di felicità ed esse ti daranno una pagnotta di contentezza. (M. Crane)

Saggezza popolare:

Nel mezzo di una grande gioia, non promettere niente a nessuno. Nel mezzo di una grande ira, non rispondere a nessuna lettera. (saggezza Cinese)

Un aneddoto: In una famiglia di increduli, una donna si ammalò. Venne chiamato al capezzale dell’inferma un medico, il quale era credente. Egli si rese subito conto che la malata doveva morire, e le sue ore erano contate. Che cosa fare? Si sedette presso il letto e parlò alla morente del sacrificio della Croce, della bontà di Dio e della salvezza. Intanto la famiglia seccata da quel sermone, s’impazientiva. E il medico, impassibile, continuava: “Noi siamo peccatori davanti a Dio, e il compenso del peccato è la morte. Ma Gesù ha preso su di sé i nostri peccati; ha subìto per noi il giudizio, e ora chi crede in lui ha la vita eterna”. I familiari l’interruppero: “Noi l’avevamo chiamato per guarire l’ammalata, non perché le parlasse di Dio”. Rispose il dottore: “Cari amici, non posso allontanare la morte: allora parlo della vita eterna”. Quando il medico rivide la malata, questa non parlava più, ma prese la sua mano e la baciò.

Parola di Dio: Is. 66,18-21; Sal. 116; Eb. 12,5-7.11-13; Lc. 13,22-30

 

2^ Lettura Eb 12, 5-7.11-13

Dalla lettera di San Paolo agli Ebrei

Fratelli, avete gia dimenticato l'esortazione a voi rivolta come a figli: Figlio mio, non disprezzare la correzione del Signore e non ti perdere d'animo quando sei ripreso da lui; perché il Signore corregge colui che egli ama e sferza chiunque riconosce come figlio. E' per la vostra correzione che voi soffrite! Dio vi tratta come figli; e qual è il figlio che non è corretto dal padre? Certo, ogni correzione, sul momento, non sembra causa di gioia, ma di tristezza; dopo però arreca un frutto di pace e di giustizia a quelli che per suo mezzo sono stati addestrati. Perciò rinfrancate le mani cadenti e le ginocchia infiacchite e raddrizzate le vie storte per i vostri passi, perché il piede zoppicante non abbia a storpiarsi, ma piuttosto a guarire. Parola di Dio

 

“IL SIGNORE CORREGGE COLUI CHE AMA”. (Ebr. 12,6)

Quale padre c’è che non si sia visto in qualche occasione obbligato a correggere i suoi figli? A volte la correzione può terminare in castigo, un castigo educativo, istruttivo. Il figlio sa che, sebbene pianga e batta i piedi, la correzione o il castigo sono per il suo bene, e provengono da un padre che lo ama di cuore. Dio, per condurre l’uomo verso la porta stretta della salvezza, si vede obbligato a volte ad usare la "correzione" e il "castigo" . Anche in codesta maniera ci manifesta il suo amore di Padre. L’uomo, più che lamentarsi, inquietarsi con Dio, considerarsi vittima, dovrà ammirare la meravigliosa pedagogia di Dio, che con la sua premurosa provvidenza è costantemente sospeso alla nostra vita, segue da vicino tutti i nostri passi, e, quando è necessario, ricorre alla correzione per il nostro bene. Ma è evidente che un padre non può ridursi a un semplice correttore. Sarebbe una caricatura della pedagogia paterna! Il padre, soprattutto, guida, incoraggia, entusiasma i suoi figli per le vie della verità e del bene. Così è anche la pedagogia divina, che mette alla nostra portata numerosi mezzi per risvegliare in noi il desiderio profondo della salvezza e per guidarci per la via sicura verso di essa. E lo fa in un modo assolutamente personale, perché Dio non è un educatore di massa, ma di figli.

 

 

 

LUNEDI’ 27 AGOSTO

Una scheggia di preghiera:

 

POPOLI TUTTI LODATE IL SIGNORE.

 

Tra i santi ricordati oggi: Santa Monica; San Cesario di Arles; San Giuseppe Calasanzio.

Hanno detto: Come la madre ha tanta gioia quando vede il primo sorriso della sua creatura, altrettanta ne ha Dio ogni volta che dall'alto dei cieli vede un peccatore che si mette a pregarlo con tutto il cuore. (F. Dosoewskij)

Saggezza popolare: Un uomo che non ha pregiudizi è un uomo con i nostri pregiudizi. (proverbio Arabo)

Un aneddoto: Tanto tempo fa tutti i bambini vivevano nel Paradiso. Un giorno Dio disse loro: La terra è vuota e triste ed io ho pensato di mandare voi a popolarla. Un gruppo di bambini disse: Noi vorremmo portare la musica del Paradiso. E Dio creò gli uccelli. Un altro gruppo disse: Noi vorremmo portare i colori del Paradiso. E Dio creò i fiori. Altri bambini dissero: Noi vorremmo il cielo del Paradiso sulla terra. E Dio creò il mare. Un bambino piccolo e timido disse: Io vorrei vicino a me qualcuno che mi aiuti a camminare nella vita. E Dio creò la mamma. E Cristo fondò la Chiesa.  (Tewelde Araia).

Parola di Dio: 1Ts.1,2-5.8-10; Sal. 149; Mt. 23,13-22

 

Vangelo Mt 23, 13-22

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù parlò dicendo: "Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che chiudete il regno dei cieli davanti agli uomini; perché così voi non vi entrate, e non lasciate entrare nemmeno quelli che vogliono entrarci . Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che percorrete il mare e la terra per fare un solo proselito e, ottenutolo, lo rendete figlio della Geenna il doppio di voi. Guai a voi, guide cieche, che dite: Se si giura per il tempio non vale, ma se si giura per l'oro del tempio si è obbligati. Stolti e ciechi: che cosa è più grande, l'oro o il tempio che rende sacro l'oro? E dite ancora: Se si giura per l'altare non vale, ma se si giura per l'offerta che vi sta sopra, si resta obbligati. Ciechi! Che cosa è più grande, l'offerta o l'altare che rende sacra l'offerta? Ebbene, chi giura per l'altare, giura per l'altare e per quanto vi sta sopra; e chi giura per il tempio, giura per il tempio e per Colui che l'abita. E chi giura per il cielo, giura per il trono di Dio e per Colui che vi è assiso ". Parola del Signore

 

“GUAI A VOI SCRIBI E FARISEI IPOCRITI, CHE PERCORRETE IL MARE E LA TERRA PER FARE UN SOLO PROSELITO E, OTTENUTOLO, LO RENDETE FIGLIO DELLA GEENNA IL DOPPIO DI VOI”. (Mt. 23,15)

Giustamente la Chiesa è per sua natura missionaria: è Gesù stesso che ci manda a tutte le genti; giustamente i nostri vescovi ci spingono alla evangelizzazione e alla missione, ma mi chiedo se il rimprovero di Gesù del Vangelo di oggi sia solo per i proseliti Ebrei di allora o non sia ancora rivolto a noi.

Cerchiamo di portare gli altri da Gesù o da noi stessi?

Se il nostro annunciare Gesù viene dalla nostra profonda fede in Lui, dalla gioia dell’aver incontrato e sperimentato il suo amore liberante, dal desiderio che altri facciano la nostra stessa esperienza, noi trasmettiamo davvero Gesù Cristo, il suo messaggio, la sua vera Chiesa; se noi vogliamo “convertire” gli altri per aumentare il numero dei cattolici e rendere sempre più potente la chiesa, se noi vogliamo solo trasmettere un certo numero di dogmi di credenze di norme religiose, noi rischiamo di non annunziare Gesù e di fare pure un brutto servizio alla sua vera Chiesa. Pensate anche solo a quanto è successo più volte e in diversi modi nella storia quando intere popolazioni hanno dovuto convertirsi perché si convertiva il loro re o perché la politica dei popoli conquistatori richiedeva che i nuovi schiavi fossero ancora più obbedienti perché cristiani.

Noi cristiani siamo mandati perché Gesù nella sua bontà vuole servirsi di noi per manifestare il suo amore, il suo perdono, la sua misericordia al mondo; siamo, come Lui, chiamati solo e sempre a proporre una fede che per noi è gioia e liberazione; siamo contenti se qualcuno attraverso anche la nostra opera incontra Cristo e a sua volta diventa testimone, ma la conversione del cuore appartiene alla Grazia di Dio e alla persona.

 

 

 

MARTEDI’ 28 AGOSTO

Una scheggia di preghiera:

 

IN TUTTO IL MONDO VENGA PRESTO IL TUO REGNO.

 

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Agostino; Santa Adelina; Sant’Alfrico.

Hanno detto:

I giorni della sofferenza non sono giorni persi: nessun istante è perso, è inutile, del tempo che Dio ci concede. Altrimenti non ce lo concederebbe. (G. Guareschi)

Saggezza popolare: Il gobbo non vede la propria gobba. (proverbio Cinese)

Un aneddoto: Parlando agli infedeli s. Agostino diceva loro: "Se volete convincervi che la nostra religione è vera, guardate come vivono i cristiani: Tra noi non c'è ingiustizia né frode; tutto è amore, purezza e pietà":

E' proprio così, oggi, nelle nostre comunità?

Parola di Dio: 1Ts. 2,1-8; Sal. 138; Mt. 23,23-26

 

1^ Lettura 1Ts 2, 1-8

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicesi

Voi stessi, fratelli, sapete bene che la nostra venuta in  mezzo a voi non è stata vana. Ma dopo avere prima sofferto e subìto oltraggi a Filippi, come ben sapete, abbiamo avuto nel nostro Dio il coraggio di annunziarvi il vangelo di Dio in mezzo a  molte lotte. E il nostro appello non è stato mosso da volontà di  inganno, né da torbidi motivi, né abbiamo usato frode alcuna; ma  come Dio ci ha trovati degni di affidarci il vangelo così lo predichiamo, non cercando di piacere agli uomini, ma a Dio, che prova i nostri  cuori. Mai infatti abbiamo pronunziato parole di adulazione, come  sapete, né avuto pensieri di cupidigia: Dio ne è testimone. E neppure abbiamo cercato la gloria umana, né da voi né da altri, pur  potendo far valere la nostra autorità di apostoli di Cristo. Invece  siamo stati amorevoli in mezzo a voi come una madre nutre e ha cura  delle proprie creature. Così affezionati a voi, avremmo desiderato  darvi non solo il vangelo di Dio, ma la nostra stessa vita, perché ci  siete diventati cari. Parola di Dio

 

COME DIO CI HA TROVATI DEGNI DI AFFIDARCI IL VANGELO, COSI' LO PREDICHIAMO. (1Ts. 2,4)

Se ieri pensavamo (e il vangelo di oggi ci aiuta a ribadirlo) al rischio di fariseismo nell’annuncio missionario del vangelo, oggi San Paolo con questa frase ci consola infatti se noi guardiamo solo alle nostre capacità, alla nostra fede e alla testimonianza di cui siamo capaci ci viene voglia non solo di non predicare il Vangelo, ma addirittura di stare zitti. Ci sembra tante volte poi di essere come il seminatore della parabola del Vangelo che butta, sembra quasi con indifferenza, il suo seme sulle pietre, tra i rovi e nel terreno buono. Il Signore si è proprio fidato di noi, nonostante le nostre debolezze, dobbiamo allora lasciarci convertire a Cristo e vivere nelle relazioni fraterne e nel servizio al prossimo, la novità del Vangelo. Dio ci ha scelto e mandato, ma solo chi vive nell'amore di Dio è capace di creare attorno a sé degli spazi di testimonianza, di misericordia e di speranza; e proprio in questi spazi, l’annuncio del Vangelo troverà il terreno adatto per far crescere non per noi e per il nostro successo, ma per Gesù.

 

 

 

MERCOLEDI’ 29 AGOSTO

Una scheggia di preghiera:

 

SEI TU, SIGNORE, LA DIFESA DEL GIUSTO

 

Tra i santi ricordati oggi: Martirio di san Giovanni Battista; San Bononio di Lucedio.

Hanno detto: I buoni desideri sono il soffio dello Spirito Santo che è passato sulla nostra anima e che ha tutto rinnovato come quel vento che fonde il ghiaccio e riporta la primavera. (Santo Curato d’Ars)

Saggezza popolare: Non tenere due lingue in una bocca. (proverbio Danese)

Un aneddoto: Santa Caterina di Siena ebbe una visione: c’era un albero carico di frutti, cintato da una fitta siepe di spine, che cresceva ai margini di un bel campo di grano. Molti tentavano di salire sull’albero ma presto vi rinunciavano per via di quelle spine, e si volgevano alle spighe di grano dorate che però li facevano ammalare lentamente. Invece alcuni, più ardimentosi, superavano i rovi, si arrampicavano raggiungendo quei frutti che li rendevano ancor più forti e capaci di vincere in ogni lotta. La stessa santa ci dà la spiegazione: l’albero è il Verbo Incarnato, i frutti le virtù cristiane, il grano che riduce all’infermità rappresenta le facili attrattive del mondo; gli ardimentosi che si cibano dei frutti sono quei fedeli che si sforzano di unirsi al Signore per vincere con lui. È lo sforzo che premia sempre.

Parola di Dio nella festa del martirio di san Giovanni Battista: Ger.1,17-19; Sal.70; Mc.6,17-19

 

Vangelo Mc 6, 17-29

Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Erode aveva fatto arrestare Giovanni e lo aveva messo in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo, che egli aveva sposata. Giovanni diceva a Erode: "Non ti è lecito tenere la moglie di tuo fratello". Per questo Erodìade gli portava rancore e avrebbe voluto farlo uccidere, ma non poteva, perché Erode temeva Giovanni, sapendolo giusto e santo, e vigilava su di lui; e anche se nell'ascoltarlo restava molto perplesso, tuttavia lo ascoltava volentieri. Venne però il giorno propizio, quando Erode per il suo compleanno fece un banchetto per i grandi della sua corte, gli ufficiali e i notabili della Galilea. Entrata la figlia della stessa Erodìade, danzò e piacque a Erode e ai commensali. Allora il re disse alla ragazza: "Chiedimi quello che vuoi e io te lo darò". E le fece questo giuramento: "Qualsiasi cosa mi chiederai, te la darò, fosse anche la metà del mio regno". La ragazza uscì e disse alla madre: "Che cosa devo chiedere?". Quella rispose: "La testa di Giovanni il Battista". Ed entrata di corsa dal re fece la richiesta dicendo: "Voglio che tu mi dia subito su un vassoio la testa di Giovanni il Battista". Il re divenne triste; tuttavia, a motivo del giuramento e dei commensali, non volle opporle un rifiuto. Subito il re mandò una guardia con l'ordine che gli fosse portata la testa. La guardia andò, lo decapitò in prigione e portò la testa su un vassoio, la diede alla ragazza e la ragazza la diede a sua madre. I discepoli di Giovanni, saputa la cosa, vennero, ne presero il cadavere e lo posero in un sepolcro. Parola del Signore

 

“NON TI E’ LECITO!” (Mc. 6,18)

Questa frase che il Battista dice con fermezza ad Erode e che poi gli costerà la vita, può far nascere in noi una domanda: è giusto nella comunità , davanti a certe situazioni dire: “Non ti è lecito”?

Gesù nel suo Vangelo parla di correzione fraterna e invita ad usare da una parte grande attenzione e misericordia ai fratelli e dall’altra ad essere fedeli a quelli che sono i comandamenti di Dio, però Lui stesso, l’unico che poteva farlo a pieno titolo pur lanciando molti “Guai!” li lancia sempre prima di tutto non in vista di una condanna ma per una conversione. Davanti ad una pubblica peccatrice, le dice con chiarezza che il suo comportamento non è secondo la volontà di Dio ma le offre anche la possibilità di essere perdonata e di ricominciare da capo. Ecco allora qual dovrebbe essere il nostro atteggiamento nei confronti del peccato e di chi lo opera: il Cristiano deve informare il suo agire alla morale del Vangelo perché le norme che ci sono date non sono un'imposizione ma sono la strada della felicità  che Dio ci indica. Il Cristiano vede il male e non può non stigmatizzarlo come un qualcosa che fa del male a tutti. Il cristiano ha il diritto e il dovere di dire la sua parola in campo morale, ma attenzione al come e alla persona a cui ci si rivolge. Ricordiamoci che siamo tutti fragili e deboli e che tutti abbiamo bisogno di misericordia e di perdono. Ricordiamoci anche che se esiste un male oggettivo che va bandito ci sono poi mille situazioni soggettive in cui le persone che lo compiono possono trovarsi, e poi, non sempre tutto quello che è bene è realizzato a fine di bene e tutto quello che è male è fatto con la volontà e la coscienza del male. Chi di voi ha una certa età ricorda che quando andavamo al catechismo noi ci veniva insegnato che perché ci sia un peccato grave occorrono materia grave, piena avvertenza, deliberato consenso. Quindi ogni volta che ci correggiamo vicendevolmente, oltre alla carità che Gesù ci ha insegnato, teniamo conto anche di queste cose.

 

 

 

GIOVEDI’ 30 AGOSTO

Una scheggia di preghiera:

 

SPERO NEL SIGNORE E ASPETTO SULLA SUA PAROLA.

 

Tra i santi ricordati oggi: Santa Gaudenzia; San Pietro di Trevi.

Hanno detto:

Bisognerebbe dire ogni mattina: " Mio Dio, inviatemi il vostro Spirito che mi faccia conoscere ciò che io sono e che cosa siete voi". (Santo Curato d’Ars)

Saggezza popolare: La natura della pioggia è sempre la stessa, ma fa crescere le spine nelle paludi e i fiori nei giardini. (proverbio Arabo)

Un aneddoto: Mons. Fulton Sheen riferiva che, un giorno, il padre Vaughan era salito sull’imperiale di un omnibus londinese e s’era messo a leggere tranquillamente il breviario. Un tale che gli sedeva accanto cominciò a protestare abbastanza clamorosamente: “Guardate qua. Ecco il grande Vaughan che sale sull’imperiale di un omnibus, prende in mano un libro d’orazioni e si mette a pregare in modo che tutti l’osservino e pensino quanto è buono”. E continuò. “Quando prego io, seguo le ingiunzioni della Bibbia: chiudo la porta, vado nella mia stanza e prego da solo il Padre Celeste”. Ribatté il padre Vaughan: “... E poi salite sull’imperiale di un omnibus, e lo fate sapere a tutti!”

Parola di Dio: 1Tes.3,7-13; Sal 89; Mt. 24,42-51

 

Vangelo Mt 24, 42-51

Dal vangelo secondo Matteo.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Vegliate, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. Questo considerate: se il padrone di casa sapesse in quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. Perciò anche voi state pronti, perché nell'ora che non immaginate, il Figlio dell'uomo verrà. Qual è dunque il servo fidato e prudente che il padrone ha preposto ai suoi domestici con l'incarico di dar loro il cibo al tempo dovuto? Beato quel servo che il padrone al suo ritorno troverà ad agire così! In verità vi dico: gli affiderà l'amministrazione di tutti i suoi beni. Ma se questo servo malvagio dicesse in cuor suo: Il mio padrone tarda a venire, e cominciasse a percuotere i suoi compagni e a bere e a mangiare con gli ubriaconi, arriverà il padrone quando il servo non se l'aspetta e nell'ora che non sa, lo punirà con rigore e gli infliggerà la sorte che gli ipocriti si meritano: e là sarà pianto e stridore di denti". Parola del Signore

 

VEGLIATE PERCHE’ NON SAPETE IN QUALE GIORNO IL SIGNORE VOSTRO VERRA’. (Mt. 24,42)

Gesù ci invita alla vigilanza, ma il suo non è un richiamo terroristico a comportarci bene per paura di una punizione, è un invito ad essere consapevoli del proprio vivere ed è un invito alla speranza fondato su di Lui. Sentiamo come ci parla della Speranza don Mazzolari: “Quanta disperazione nei cuori per le difficoltà della vita, per l'incomprensione degli altri, per quello che vediamo attorno a noi, per le ingiustizie che si compiono e di cui tante volte siamo vittime!

Sperare vuol dire resistere a quello che ogni giorno vediamo di brutto nella vita. Che cosa vuol dire questo, se non ci fosse dietro Qualcuno che prende il posto della nostra tristezza?

Sperare vuol dire guardare al di là di questa breve giornata terrena; vuol dire pensare ad una giornata che viene, perché Dio si è impegnato a far camminare il mondo nella giustizia, perché il male non può trionfare, perché Cristo ha preso l'impegno del bene; e voi sapete che Cristo lo ha difeso in questi secoli nonostante tutte le nostre bestemmie.

 

 

 

VENERDI’ 31 AGOSTO

Una scheggia di preghiera:

 

VIENI PRESTO, SIGNORE GESU’.

 

Tra i santi ricordati oggi: San Raimondo; San Domenico del Val.

Hanno detto: Di un'anima pagana si può fare un'anima cristiana. Ma di quelli che non sono niente, né pagani né cristiani di costoro, di questi morti vivi, che ne faremo? (Charles Peguy)

Saggezza popolare: Se nessuno porgesse loro ascolto, non ci sarebbero maldicenti. (proverbio Danese)

Un aneddoto: Scrive Antoine da Saint-Exupèry: “Guarda i giardinieri quando all’alba si recano nei giardini per creare la primavera; essi non discutono sui pistilli né sulle corolle: spargono dei semi!”.

Parola di Dio: 1Ts. 4,1-8; Sal. 96; Mt. 25,1-13

 

Vangelo Mt 25, 1-13

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: "Il regno dei cieli è simile a dieci vergini che, prese le loro lampade, uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge. Le stolte presero le lampade, ma non presero con sé olio; le sagge invece, insieme alle lampade, presero anche dell'olio in piccoli vasi. Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e dormirono. A mezzanotte si levò un grido: Ecco lo sposo, andategli incontro! Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. E le stolte dissero alle sagge: Dateci del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono. Ma le sagge risposero:No, che non abbia a mancare per noi e per voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene. Ora, mentre quelle andavano per comprare l'olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: Signore, signore, aprici! Ma egli rispose: In verità vi dico: non vi conosco. Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né  l'ora". Parola del Signore

 

“POICHE’ LO SPOSO TARDAVA…” (Mt. 25, 5)

Spesso lo sposo tarda, spesso non sappiamo il perché delle cose, spesso non vediamo più la meta, e questo ci mette paura, qualche volta ci porta a gesti di cui poi ci pentiamo amaramente.

Vi sono momenti nella vita in cui sembra di non essere capaci di essere fedeli alla vocazione e alla parola data. Sposi che non hanno più la forza di essere fedeli ai propri impegni, padri che non sanno come educare i figli, persone consacrate che attraversano momenti di grande oscurità nella vita e che sentono la tentazione dell'abbandono, dell'incertezza, dello scoraggiamento. Situazioni difficili nel mondo, nella Chiesa, nel proprio paese, nella propria famiglia… e ci si chiede chi porrà rimedio a questo stato di cose? Come potrò essere fedele ai miei impegni contratti in gioventù? Non sarà stata forse un'illusione, una chimera, un impulso insensato di gioventù? Non sarà forse un'illusione la mia donazione agli altri, alla mia famiglia, ai miei figli? Sarà forse tutto destinato ad essere distrutto con il passare del tempo e con la fragilità umana? È proprio in questi momenti che deve crescere la virtù della speranza e che bisogna essere più fedeli a Dio e alla propria vocazione. Come queste ragazze in attesa dello sposo che tarda, dobbiamo saper affrontare il momento della prova. Questa inspiegabile assenza di Dio, questo misterioso occultamento della luce. Siamo pazienti. Non abbandoniamo il cammino intrapreso. Non fuggiamo subito. Non buttiamo la vocazione e la missione giù dalla finestra. Sappiamo sperare, perché le prove che Dio ci invia sono sempre prove d'amore e, presto o tardi, verrà alla luce la ragione di tanta pena e tanta sofferenza. Non perdiamo la fiducia nella vocazione santa cui Dio ci ha chiamato. Che nulla ci turbi e nulla ci spaventi, perché tutto passa.

Dio non cambia e la pazienza tutto raggiunge, diceva Santa Teresa, che ben conosceva questi momenti di oscurità.

     
     
 

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