SCHEGGE E SCINTILLE
PENSIERI, SPUNTI, RIFLESSIONI
DALLA PAROLA DI DIO E DALLA VITA
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a cura di: don_franco_locci@libero.it
LUGLIO 2007
DOMENICA 1 LUGLIO: XIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C
Una scheggia di preghiera:
RENDIMI PRONTO, SIGNORE A RISPONDERE ALLE TUE CHIAMATE.
Tra i santi ricordati oggi: Santa Ester, regina; San Nicasio Burgio, martire.
Hanno detto: Mettiamo freno all'effervescenza dei pensieri che ci angosciano e che salgono dal nostro cuore come acqua in ebollizione, leggendo le Scritture e ruminandole incessantemente... e ne sarete liberati. (San Pacomio)
Saggezza popolare: Due pietre dure non macinano bene. (proverbio Irlandese)
Un aneddoto: Tre monaci nel deserto si riunirono un giorno nel nome di Gesù per pregare insieme. Distesero tre stuoie sulla sabbia e iniziarono l’orazione. Ma subito un monaco si levò e mise nel mezzo una quarta stuoia; poi ritornò al suo posto e continuò a pregare, con maggior fervore. In una pausa gli altri due monaci gli chiesero il perché.
Rispose: La quarta stuoia è per Cristo Gesù, che ha promesso d’essere sempre presente dove due o tre si riuniscono nel suo nome! Quando ricominciarono, la preghiera era diventata più bella, più autentica, più meritoria.
Parola di Dio: 1Re 19,16.19-21; Sal 15; Gal. 5,1.13-18; Lc. 9,51-62
Vangelo Lc 9, 51-62
Dal vangelo secondo Luca
Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe
stato tolto dal mondo, si diresse decisamente verso
Gerusalemme e mandò avanti dei messaggeri. Questi si incamminarono ed
entrarono in un villaggio di Samaritani per fare i preparativi per lui. Ma essi
non vollero riceverlo, perché era diretto verso Gerusalemme.
“GESU’ SI DIRESSE DECISAMENTE VERSO GERUSALEMME E MANDO’ AVANTI DEI MESSAGGERI”. (Lc. 9,51)
Lungo la strada che porta a Gerusalemme Gesù incontra diverse persone. Potremmo pensare che quella strada sia il simbolo della nostra vita. Anche noi incontriamo tante persone nel corso degli anni, ognuna diversa dall’altra e ognuna con qualcosa da dirci. Il problema in questo vangelo è sapere se vale o no la pena di seguire Gesù. I samaritani dicono di no!
Infatti non vogliono nemmeno che entri nella loro città: se ne vada dove sta andando, loro non si spostano.
I discepoli: alcuni ascoltano Gesù e vanno avanti a preparargli il cammino, Giacomo e Giovanni vorrebbero usare la prepotenza per difendere Gesù da chi non vuole riceverlo, ma Gesù li rimprovera. Un altro che vuole seguirlo, e Gesù gli dice cosa lo aspetta. Una volpe e un uccello saranno più ricchi di lui, perché loro almeno hanno la tana e il nido, chi segue Gesù non ha neanche una pietra per appoggiarsi a dormire. Esagerato, diremmo noi! Casa a Nazareth ce l’aveva, anche a Cafarnao. Non è esagerato Gesù perché se anche ha una casa quella casa non è la sua vita! Unica sicurezza per chi va con Gesù è l’amore che porta in cuore per tutti, un amore immenso. Quando Gesù chiama uno che passa e questo gli dice che deve prima pensare a suo padre, la risposta non è tanto simpatica. Se vuoi vivere, viene con me; loro che sono morti, penseranno a chi muore. Neanche a salutare quelli di casa manda Gesù! È proprio così senza cuore? Il messaggio è chiaro: vuoi venire con me? Non stare a pensare a cento cose? O vieni o resti… se stai lì a pensare a tutto quello che lasci e a quello che potrebbe esserti utile, non vai più. Per annunciare il vangelo non hai bisogno di nulla, solo di mettere le tue orme nelle orme di Gesù che cammina davanti a te. Se tu aspetti ad andare, quando andrai, le orme saranno state calpestate da altre orme e rischierai di non trovarle più.
LUNEDI’ 2 LUGLIO
Una scheggia di preghiera:
SIGNORE MIO, AMORE MIO, IO CONFIDO IN TE.
Tra i santi ricordati oggi: Sant’ Ottone, vescovo; San Bernardino Realino, sacerdote.
Hanno detto: "Chi vuole essere sempre unito a Dio, deve pregare spesso e leggere spesso, perché nella preghiera siamo noi che parliamo a Dio, ma nella lettura della Bibbia è Dio che parla a noi". (S. Isidoro)
Saggezza popolare: A chi non fatica il tempo produce ortica. (proverbio Italiano)
Un aneddoto: Il Dio del cielo un giorno guardò dall’alto sulla terra, per vedere come gli uomini lo onorassero.
Vide un Indù, seduto come un fiore di Ioto, in profonda meditazione e dimentico di tutte le cose del mondo. Ne fu contento, ma disse:- Perché tanta mortificazione?
Vide un bonzo cinese sorridente, che cercava la difficile armonia tra il bene e il male. Se ne rallegrò, ma disse:
Perché tanto sforzo, senza l’aiuto del cielo?
Vide un uomo primitivo sacrificare, pieno di timore, davanti al suo totem. Si commosse e disse: Perché tanta paura?
Vide un musulmano. Era inginocchiato, scalzo, sul suo tappeto; aveva la fronte inchinata fin a terra: pregava alla voce del muezzìn sul minareto. Dio ne fu ammirato, ma disse: Perché tanta riverenza e sottomissione?
Vide anche un rabbino ebreo recitare le benedizioni a Jahweh con le tavolette della Legge pendenti dalla fronte e dal braccio. Ne gradì la preghiera, ma disse: Perché tante leggi?
Perciò un giorno Dio Padre disse a suo Figlio: Scendi nel mondo a portare lo Spirito d’amore. Non voglio sacrifici inutili, perché sono Padre. Non voglio la morte, perché sono Padre. Non voglio la paura, perché sono Padre. Non voglio la Legge, perché sono Padre. Voglio solo amore sereno e sincero, perché tutti gli uomini sono miei figli!
Parola di Dio: Gn. 18,16-33; Sal. 102; Mt. 8,18-22
1^ Lettura Gn 18, 16-33
Dal libro della Genesi
Gli ospiti di Abramo si alzarono e andarono a contemplare Sòdoma dall'alto, mentre Abramo li accompagnava per congedarli. Il Signore diceva: "Devo io tener nascosto ad Abramo quello che sto per fare, mentre Abramo dovrà diventare una nazione grande e potente e in lui si diranno benedette tutte le nazioni della terra? Infatti io l'ho scelto, perché egli obblighi i suoi figli e la sua famiglia dopo di lui ad osservare la via del Signore e ad agire con giustizia e diritto, perché il Signore realizzi per Abramo quanto gli ha promesso". Disse allora il Signore: "Il grido contro Sòdoma e Gomorra è troppo grande e il loro peccato è molto grave. Voglio scendere a vedere se proprio hanno fatto tutto il male di cui è giunto il grido fino a me; lo voglio sapere!". Quegli uomini partirono di lì e andarono verso Sòdoma, mentre Abramo stava ancora davanti al Signore. Allora Abramo gli si avvicinò e gli disse: "Davvero sterminerai il giusto con l'empio? Forse vi sono cinquanta giusti nella città: davvero li vuoi sopprimere? E non perdonerai a quel luogo per riguardo ai cinquanta giusti che vi si trovano? Lungi da te il far morire il giusto con l'empio, così che il giusto sia trattato come l'empio; lungi da te! Forse il giudice di tutta la terra non praticherà la giustizia?". Rispose il Signore: "Se a Sòdoma troverò cinquanta giusti nell'ambito della città, per riguardo a loro perdonerò a tutta la città". Abramo riprese e disse: "Vedi come ardisco parlare al mio Signore, io che sono polvere e cenere... Forse ai cinquanta giusti ne mancheranno cinque; per questi cinque distruggerai tutta la città?". Rispose: "Non la distruggerò, se ve ne trovo quarantacinque". Abramo riprese ancora a parlargli e disse: "Forse là se ne troveranno quaranta". Rispose: "Non lo farò, per riguardo a quei quaranta". Riprese: "Non si adiri il mio Signore, se parlo ancora: forse là se ne troveranno trenta". Rispose: "Non lo farò, se ve ne troverò trenta". Riprese: "Vedi come ardisco parlare al mio Signore! Forse là se ne troveranno venti". Rispose: "Non la distruggerò per riguardo a quei venti". Riprese: "Non si adiri il mio Signore, se parlo ancora una volta sola; forse là se ne troveranno dieci". Rispose: "Non la distruggerò per riguardo a quei dieci". Poi il Signore, come ebbe finito di parlare con Abramo, se ne andò e Abramo ritornò alla sua abitazione. Parola di Dio
“IL SIGNORE DICEVA: DEVO IO TENER NASCOSTO AD ABRAMO QUELLO CHE STO PER FARE?” (Gn. 18,17)
Dio ha un amico: Abramo; lo ha scelto, lo ha eletto,l’ha mandato. Abramo è amico di Dio: lo ha ascoltato, ha fede in Lui, è disposto a lasciare la sua terra, a sacrificare il proprio figlio pur di onorare Dio. Davanti ad una amicizia così profonda Dio non può fare a meno di rivelare continuamente se stesso all’amico e Abramo ha l’ardire di arrivare al cuore di Dio con la preghiera di impetrazione fino a mercanteggiare con Lui come con un venditore arabo.
Questa confidenza è veramente bella e profonda e, pensate, vale anche per noi, anzi, direi, per noi è ancora più probabile e profonda perché fondata sull’amicizia di Gesù, uno di noi e Figlio di Dio, che per dimostrarci di volerci veramente bene si è fatto inchiodare come peccatore ad una croce ed è risorto per indicarci strada e meta della vita. Noi abbiamo la confidenza di Dio attraverso la sua Parola che continuamente ci rivela Lui e noi stessi, attraverso i Sacramenti che ci rendono presente il suo amore concreto, attraverso i segni continui del suo creato e delle sue creature. E anche noi, come Abramo possiamo parlargli, chiedergli perdono, offrirgli il nostro poco, accoglierlo in casa nostra, pregarlo per noi e per gli altri. Si può ancora aver paura di un Dio così?
MARTEDI’ 3 LUGLIO
Una scheggia di preghiera:
CREDO IN TE, GESU’, CROCIFISSO E RISORTO PER NOI.
Tra i santi ricordati oggi: San Tommaso apostolo; Sant’Eliodoro, vescovo
Hanno detto: Un anziano diceva: "Non far nulla senza pregare e non avrai rimpianti".(Padri del Deserto)
Saggezza popolare: Beati coloro che hanno un solo occhio in una terra di ciechi. (proverbio Latino)
Un aneddoto: Si racconta negli “Atti di Tommaso”: Il re dell’India voleva costruire un palazzo e Tommaso si offrì come architetto. Periodicamente riceveva dal re oro e argento per acquistare materiale e per pagare gli operai per la costruzione. In realtà, Tommaso girava per tutti i villaggi e le città distribuendo ai poveri quello che il re gli dava.
Alla fine il re volle prendere possesso del palazzo, ma i suoi consiglieri lo informarono che Tommaso aveva distribuito tutto ai poveri. Infuriato, il re chiede a Tommaso di fargli vedere il palazzo che egli asserisce testardamente di avergli costruito. “Tu non lo puoi vedere ora, rispose l’apostolo, ma solo quando sarai partito da questo mondo”. Tommaso viene gettato in prigione, fino a quando muore il fratello del re. Questi, arrivato in cielo, trova uno splendido palazzo riservato al fratello.
Parola di Dio nella festa di san Tommaso: Ef. 2,19-22; Sal. 116; Gv. 20,24-29
Vangelo Gv 20, 24-29
Dal vangelo secondo Giovanni
Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Didimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dissero allora gli altri discepoli: "Abbiamo visto il Signore!". Ma egli disse loro: "Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il dito nel posto dei chiodi e non metto la mia mano nel suo costato, non crederò". Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c'era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, si fermò in mezzo a loro e disse: "Pace a voi!". Poi disse a Tommaso: "Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano, e mettila nel mio costato; e non essere più incredulo ma credente!". Rispose Tommaso: "Mio Signore e mio Dio!". Gesù gli disse: "Perché mi hai veduto, hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto crederanno!". Parola del Signore
“NON ESSERE PIU’ INCREDULO MA CREDENTE”. (Gv. 20,27)
Tommaso non è stato un modello e Gesù glielo dice: “Perché mi hai veduto, hai creduto; beati quelli che pur non avendo visto crederanno!”. Ma la sua incredulità era destinata ad essere vantaggiosa per noi; san Gregorio osserva che Tommaso, toccando Gesù, guarisce la nostra fede riluttante. La cosa che colpisce, meditando su questo Vangelo, è pensare che Tommaso per riconoscere Gesù chiede di poter toccare le sue ferite. In questo sì, è stato un modello, perché ha saputo discernere ciò che caratterizza Gesù. Dopo la sua passione ciò che è specifico in lui sono proprio le piaghe; per riconoscerlo basta questo segno di amore, che il Risorto ha voluto conservare nella sua carne gloriosa. Possiamo dire che Tommaso, in un certo senso, è stato il primo devoto del cuore di Gesù: ha voluto un contatto anche fisico con questo cuore trafitto. Tanti fedeli dopo di lui hanno guardato a quel cuore aperto, a quella ferita e vi hanno trovato tesori. Dice nel suo Cantico spirituale san Giovanni della Croce:“Cristo è come una miniera ricca di immense vene di tesori, dei quali, per quanto si vada a fondo, non si trova la fine...”: e san Pietro Canisio: “Tu, alla fine, come se mi si aprisse il cuore del tuo sacratissimo corpo, mi hai comandato di bere a quella sorgente, invitandomi, per così dire, ad attingere le acque della mia salvezza dalle tue fonti, o mio Salvatore”.
Infine san Tommaso ha una meravigliosa professione di fede piena in Gesù: “Mio Signore e mio Dio!”. Non c'è espressione più forte in tutto il Vangelo. E Tommaso ha attinto la sua fede nella contemplazione di Gesù risorto con i segni della passione: nella sua incredulità è stato condotto alla fede dalla ferita del cuore.
MERCOLEDI’ 4 LUGLIO
Una scheggia di preghiera:
DAL DEMONIO E DAL MALE, LIBERACI O SIGNORE.
Tra i santi ricordati oggi: Santa Elisabetta di Portogallo; Sant’Alberto Quadrelli, vescovo.
Hanno detto: Bisogna lodare Dio. Lodare è esprimere la propria ammirazione e nello stesso tempo il proprio amore, perché l'amore è inseparabilmente unito ad un'ammirazione senza riserve. (C. de Foucauld)
Saggezza popolare: L'albero non ritira l'ombra da chi lo abbatte. (proverbio Libanese)
Un aneddoto: Il monaco era triste quel giorno: i piaceri del mondo ancora lo alettavano, l’egoismo nei rapporti con gli altri si faceva troppo sentire, la vita religiosa gli era divenuta insopportabile. Andò quindi a lamentarsi dal suo padre spirituale, che ingenuamente gli chiese: Posso venire a visitare la tua cameretta?
Venga pure, padre: non ho nulla da nascondere.
Entrato nella cella, il padre spirituale guardò a lungo, poi esclamò: Finalmente ho trovato il rimedio al tuo male. Qui manca un mobile!
No, padre - esclamò il giovane monaco, i mobili ci sono tutti e più che a sufficienza!
Ma il padre spirituale concluse: No, qui manca un mobile importante: l’inginocchiatoio! Solo con esso la tua vita tornerà serena.
Parola di Dio: Gn. 21,5.8-20; Sal. 33; Mt. 8,28-34
Vangelo Mt 8, 28-34
Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, essendo Gesù giunto all'altra riva del mare di Tiberiade, nel paese dei Gadarèni, due indemoniati, uscendo dai sepolcri, gli vennero incontro; erano tanto furiosi che nessuno poteva più passare per quella strada. Cominciarono a gridare: "Che cosa abbiamo noi in comune con te, Figlio di Dio? Sei venuto qui prima del tempo a tormentarci?". A qualche distanza da loro c'era una numerosa mandria di porci a pascolare; e i demòni presero a scongiurarlo dicendo: "Se ci scacci, mandaci in quella mandria". Egli disse loro: "Andate!". Ed essi, usciti dai corpi degli uomini, entrarono in quelli dei porci: ed ecco tutta la mandria si precipitò dal dirupo nel mare e perì nei flutti. I mandriani allora fuggirono ed entrati in città raccontarono ogni cosa e il fatto degli indemoniati. Tutta la città allora uscì incontro a Gesù e, vistolo, lo pregarono che si allontanasse dal loro territorio. Parola del Signore
“CHE COSA ABBIAMO NOI IN COMUNE CON TE, FIGLIO DI DIO?” (Mt. 8,29)
I demoni sanno chi è Gesù, lo riconoscono subito come Figlio di Dio e sanno anche di essere sconfitti dalla sua potenza, per questo scatenano tutta la loro ira, cercano di mordere ed anche annegandosi con la mandria di porci cercano ancora indirettamente di far del male a Gesù e di allontanare da Lui le persone, infatti il vedere morta una intera mandria di maiali con la relativa perdita economica fa sì che, invece di gioire per la guarigione dei due ossessi, la gente cerchi in tutte le maniere di allontanare Gesù.
Non sottovalutiamo il diavolo. Egli è il Nemico, raccoglie in sé tutte le cose negative egoistiche della nostra vita. Le sue promesse non valgono nulla anzi, ci “straziano”, fanno uscire da noi il peggio, la “bestia”, e anche se Cristo ci ha toccati e liberati, anche se il male è definitivamente condannato, ritorna in mille modi. Ma se non dobbiamo sottovalutarlo non dobbiamo neanche farci spaventare dal diavolo (è proprio quello che cerca per renderci suoi schiavi): Gesù ha già vinto il male. La sorte del diavolo è segnata. Sta a noi, con la forza di Gesù morto e risorto, allontanarci dal male e non lasciarci cadere nelle sue grinfie.
GIOVEDI’ 5 LUGLIO
Una scheggia di preghiera:
NEL TUO AMORE CANCELLA IL MIO PECCATO.
Tra i santi ricordati oggi: Sant’Antonio Maria Zaccaria; Santa Zoe.
Hanno detto: La preghiera lava i peccati, respinge le tentazioni, spegne le persecuzioni, conforta i pusillanimi, incoraggia i generosi, guida i pellegrini, calma le tempeste, arresta i malfattori, sostenta i poveri, ammorbidisce il cuore dei ricchi, rialza i caduti, sostiene i deboli, sorregge i forti. (Tertulliano)
Saggezza popolare: Le buone parole costano né più né meno di quelle cattive. (proverbio Lituano)
Un aneddoto: Un sentiero scendeva a strapiombo sul mare. Era scoppiato il temporale e la notte brontolava, come un otre pieno. Io salivo con ostinazione verso l’alto, verso Dio, per chiedergli la spiegazione del suo silenzio. Ma in cima al monte scoprii soltanto un pesante blocco di granito. Pensai: Dio è immutabile, Dio è incorruttibile, come questo macigno!
Poi, per non ricadere nella solitudine, pregai: Signore, istruiscimi: dammi un segno del tuo amore. Ma il blocco di granito, gocciolante pioggia lucente, rimaneva immobile, impenetrabile. Signore, gli dissi, scorgendo un corvo nero sopra un albero vicino, io mi rendo conto che il silenzio si addice alla tua maestà. Tuttavia dammi un segno del tuo amore! Quando avrò terminato la mia preghiera, ordina a quel corvo di volare via. Allora io non sarò più solo al mondo, saprò che esisti anche tu accanto a me. Osservavo il corvo; ma esso rimaneva immobile. Allora ma prostrai davanti alla roccia e pregai così: Signore, tu hai certamente ragione. Non si addice alla tua maestà la sottomissione alle mie consegne. Poi tornai indietro, nel silenzio di Dio; ma alla mia disperazione subentrò una serenità inattesa. Per la prima volta avevo capito che la grandezza della preghiera consiste in questo, nel rimanere senza risposta e nel non essere un vile commercio. Avevo capito che l’amore inizia là, dove non si attende più alcun dono in cambio. (A. Saint Exijpery)
Parola di Dio: Gn.22,1-19; Sal. 114; Mt. 9,1-8
Vangelo Mt 9, 1-8
Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, salito su una barca, Gesù passò all'altra riva e giunse nella sua città. Ed ecco, gli portarono un paralitico steso su un letto. Gesù, vista la loro fede, disse al paralitico: "Coraggio, figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati". Allora alcuni scribi cominciarono a pensare: "Costui bestemmia". Ma Gesù, conoscendo i loro pensieri, disse: "Perché mai pensate cose malvagie nel vostro cuore? Che cosa dunque è più facile, dire: Ti sono rimessi i peccati, o dire: Alzati e cammina? Ora, perché sappiate che il Figlio dell'uomo ha il potere in terra di rimettere i peccati: alzati, disse allora il paralitico, prendi il tuo letto e và a casa tua". Ed egli si alzò e andò a casa sua. A quella vista, la folla fu presa da timore e rese gloria a Dio che aveva dato un tale potere agli uomini. Parola del Signore
“CORAGGIO, FIGLIOLO, TI SONO RIMESSI I TUOI PECCATI”. (Mt. 9,2)
Nella mentalità semitica il peccato è particolarmente legato alla malattia e viceversa. Per guarire completamente un uomo dalla propria infermità bisogna prima liberarlo da ogni soggezione a Satana. L’intervento di Gesù va dunque alla radice del male. La precedenza data al perdono dei peccati mostra ciò che in sé e nella mente di Gesù è più essenziale per l’uomo. Ma subito, chi ascolta queste parole si chiede: “Come può un uomo perdonare i peccati?”. Gesù attraverso la guarigione fisica dimostra di essere Figlio di Dio quindi di poter veramente perdonare.
Ma quando io vado ad inginocchiarmi davanti ad un prete, uomo peccatore come me e mi sento dire: “I tuoi peccati sono perdonati” posso credere davvero che questo avvenga? Un uomo può dire una cosa simile ad un altro uomo? Per potere proprio certamente no, ma per incarico di Gesù Redentore, certamente si. Il Sacerdozio, in quel caso ha il potere di agire in nome di Gesù. Pensate che meraviglia e che responsabilità, che gioia e che trepidazione per un sacerdote amministrare il sacramento del perdono. E se abbiamo fede, che grazia per noi! E’ vero che il sacramento della confessione può essere difficile, è vero che richiede da parte nostra un atto di fede, ma non richiede ancora di più un atto di fede di Dio in noi?
VENERDI’ 6 LUGLIO
Una scheggia di preghiera:
IL MIO PECCATO LO RICONOSCO, IL MIO ERRORE MI E’ SEMPRE DINANZI.
Tra i santi ricordati oggi: Santa Maria Goretti; Santa Domenica, martire.
Hanno detto: Procurate di riunirvi più frequentemente per il rendimento di grazie e per la lode a Dio. Quando vi radunate spesso le forze di satana sono annientate ed il male da lui prodotto viene distrutto nella concordia della vostra fede. (Sant’ Ignazio di Antiochia)
Saggezza popolare: E' inutile temere, ciò che non si può evitare. (proverbio Latino)
Un aneddoto: Il padre Lot si recò dal padre Giuseppe a dirgli: Padre, sono contento; faccio meglio che posso le mie pratiche di pietà; con raccoglimento faccio le preghiere e la meditazione, con diligenza partecipo alla liturgia. Che cosa devo fare ancora per essere più unito a Dio?
Il vecchio padre interpellato allora si alzò, innalzò le lunghe braccia verso il cielo e le sue dita divennero come fiaccole; poi disse: C’è ancora una cosa da fare: diventa tutto fuoco d’amore!
Parola di Dio: Gn. 23,1-4.10.1924,1-8.62-67; Sal. 105; Mt. 9,9-13
Vangelo Mt 9, 9-13
Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù passando, vide un uomo, seduto al banco delle imposte, chiamato Matteo, e gli disse: "Seguimi". Ed egli si alzò e lo seguì. Mentre Gesù sedeva a mensa in casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e si misero a tavola con lui e con i discepoli. Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: "Perché il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?". Gesù li udì e disse: "Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate dunque e imparate che cosa significhi: Misericordia io voglio e non sacrificio. Infatti non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori". Parola del Signore
“NON SONO VENUTO A CHIAMARE I GIUSTI, MA I PECCATORI”. (Mt.9,13)
Questa battuta finale del discorso di Gesù dopo la chiamata del pubblicano Matteo, durante il banchetto con i peccatori,contiene una vena di ironia. Gesù dice che i peccatori sono come i malati che hanno bisogno del medico che porta loro la salvezza. Se Lui non si intrattiene abbastanza con i farisei è perché non ne hanno bisogno. Egli non è convinto, e tantomeno l’evangelista, della santità dei farisei. I pubblicani sono malati e lo sanno. I farisei lo sono ugualmente pur sentendosi giusti. La loro condizione è ancora peggiore perché non si rendono neppure disponibili ad accogliere una salvezza che pensano già di possedere. E anche nelle nostre comunità purtroppo qualche volta succede ancora così. Sono proprio quelli che si ritengono giusti a non accogliere il dono e a cercare di impedire che gli altri, quelli che si sentono peccatori, possano riceverlo. Anche oggi Gesù è ben disposto nei confronti di tutti, ma solo coloro che ne sentono il bisogno possono accogliere la sua salvezza.
SABATO 7 LUGLIO
Una scheggia di preghiera:
TU CHE FAI NUOVE TUTTE LE COSE, FA’ CHE OGGI DIVENTIAMO NUOVI CON TE.
Tra i santi ricordati oggi: Sant’Apollonio, vescovo; San Firmino il vecchio, vescovo.
Hanno detto: "L'uomo che prega ha le mani sul timone della storia". (San Giovanni Crisostomo)
Saggezza popolare: Generare è facile, educare è difficile. (proverbio Macua)
Un aneddoto: Un povero si presentò ad un ricco per richiedere l’elemosina di un pezzo di pane. Il ricco non gli diede nulla; ma, visto che il povero non se ne andava, montò in collera, prese un sasso e lo scagliò contro il mendicante. Questi raccolse il sasso e se lo mise in tasca, dicendo: “Porterò con me questo sasso, finché non giungerà l’ora, in cui potrò scagliarlo contro il ricco”. Passò tutta la vita con quel peso, con quella pietra in tasca e nel cuore. Finalmente giunse l’ora di scagliarla. Il ricco, avendo commesso un delitto, fu spogliato di tutti i suoi beni e condotto in prigione. Quel giorno il povero si trovò proprio sulla strada della prigione. Vide colui che era stato ricco, ammanettato; si fece avanti, si tolse di tasca la pietra e, finalmente, alzò il braccio per lanciarla. Ma non ebbe il coraggio e la lasciò cadere a terra, dicendo tra sé: “Poveraccio! Era ricco e prepotente, ma ora mi fa pena! Perché ho portato per tanto tempo questo sasso? Proprio per nulla!” (L. Tolstoi)
Parola di Dio: Gn. 27,1-5.15-29; Sal. 134; Mt. 9,14-17
Vangelo Mt 9, 14-17
Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, si accostarono a Gesù i discepoli di Giovanni e gli dissero: "Perché, mentre noi e i farisei digiuniamo, i tuoi discepoli non digiunano?". E Gesù disse loro: "Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto mentre lo sposo è con loro? Verranno però i giorni quando lo sposo sarà loro tolto e allora digiuneranno. Nessuno mette un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio, perché il rattoppo squarcia il vestito e si fa uno strappo peggiore. Né si mette vino nuovo in otri vecchi, altrimenti si rompono gli otri e il vino si versa e gli otri vanno perduti. Ma si versa vino nuovo in otri nuovi, e così l'uno e gli altri si conservano". Parola del Signore
“SI METTE VINO NUOVO IN OTRI NUOVI, E COSI’ L’UNO E L’ALTRO SI CONSERVANO”. (Mt. 9,17)
Il ragionamento di Gesù è molto semplice: non basta avere una botticella con su la scritta “Barolo” per essere sicuri di ciò che essa contiene; perché la botticella sia davvero preziosa occorre che quel vino pregiato la riempia e che la botticella non sia né vuota, né piena di altro. Così non basta che sia venuto Gesù, che abbia annunciato la buona novella, che sia morto in croce, che sia risorto, che abbiamo ricevuto un battesimo da bambini, che abbiamo una religiosità più o meno coerente con le norme ufficiali per essere sicuri che sotto l’etichetta: “cristiano”, vi sia un cristiano veramente tale. Il rinnovamento essenziale non sta nell’etichetta, sta in ciò che vi è dentro; neanche un botte nuova garantisce il contenuto. Se mi dico cristiano ma poi il mio idolo è il danaro sono ancora molto lontano dallo Spirito di Gesù; se la mia fede è un miscuglio di paure, di tradizioni più o meno sopportate, di riti vissuti formalmente, dentro di me c’è ancora molto vino brusco anche se l’etichetta esteriore tendesse a farmi comparire migliore. Gesù è davvero la novità, Gesù vuole davvero la mia salvezza ma perché questi doni possano agire in me non basta l’apparenza. Per accogliere la novità di Gesù devo diventare nuovo io.
DOMENICA 8 LUGLIO: XIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C
Una scheggia di preghiera:
SIGNORE, TU TI FIDI E MI AFFIDI LA TUA MISSIONE.
Tra i santi ricordati oggi: Sant’Adriano, Papa; Sant’Abbondio di Cordoba.
Hanno detto: "Pregare è seguire Cristo che va tra gli uomini, quasi accompagnandolo". (Sant’Ignazio di Loyola)
Saggezza popolare: Il fatto di morire non è un delitto, così come il fatto di vivere non è un merito. (proverbio Malgascio)
Un aneddoto: Un principe aveva ucciso il padre, per usurparne il regno. Dopo, fu re, ma anche schiavo d’una disperata tristezza nel cuore. Né i balli, né la caccia, né le feste più chiassose riuscivano a spegnere nel suo animo l’agghiacciante rimorso. Una notte, durante un’orgia festosa, improvvisamente si spensero le luci. Un fantasma orrendo sembrò avanzare verso il re, terrorizzato, che gridò: Ombra, che mi perseguiti, chi sei tu?
Ma il fantasma non rispose. Continuò il re impazzito: Fermati, dimmi il tuo nome!
Ma il fantasma s’avvicinava sempre più con calma spettrale. Allora il re urlò: - Ah! Ti conosco orribile fantasma: tu sei l’ombra di mio padre, che io ho ucciso. No! rispose con voce velata e triste il fantasma; Io non sono tuo padre, perché nel regno dei morti non esiste vendetta. Allora tu sei Dio, che mi tormenta e castiga!
Neppure - rispose ancora; - Non sono Dio, perché verrei a te benevolo, per perdonarti!
E allora chi sei? Perché mi spaventi?
Io sono il rimorso! - dichiarò il fantasma. - Io non ti so perdonare, finché sarai assassino impenitente!
Parola di Dio: Is. 66,10-14; Sal 65; Gal. 6,14-18; Lc. 10, 1-12.17-20
Vangelo Lc 10, 1-12. 17-20
Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, il Signore
designò altri settantadue discepoli e li inviò a due a
due avanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi.
“IN QUEL TEMPO IL SIGNORE LI INVIO’ A DUE A DUE DAVANTI A SE’ IN OGNI CITTA’ E LUOGO DOVE STAVA PER RECARSI”. (Lc. 10,1)
Come già dicevamo ieri parlando della novità di Cristo e della necessità che sia nuovo anche il cristiano, oggi, pensando a Gesù che invia in missione, scopriamo che l’immagine del cristiano che va a messa, che crede nei dogmi della fede e adempie ai comandamenti, è incompleta e un po’ antiquata. Ciò non basta, perché essere cristiani è avere una missione e realizzarla con zelo ed ardore nelle occupazioni della vita e nell’amplissima gamma di compiti ecclesiali oggi esistenti. Ancor di più, il senso di missione è lo stimolo più forte per credere e vivere la fede, per compiere i comandamenti di Dio e della Chiesa. Se qualcuno non è convinto del fatto che essere cristiani equivalga e vivere in chiave di missione leggiamo i documenti del Concilio Vaticano II e il catechismo della Chiesa cattolica. In quest’ultimo si dice: "Tutta la Chiesa è apostolica in quanto essa è ‘inviata’ in tutto il mondo; tutti i membri della Chiesa, sia pure in modi diversi, partecipano a questa missione. ‘La vocazione cristiana, infatti, è per sua natura anche vocazione all’apostolato" (CCC 863). Se amiamo fedelmente la Chiesa, non dubitiamo che la migliore maniera di esprimerle il nostro amore è mediante il nostro spirito missionario. E ‘missionario’ significa coscienza viva di essere inviato; sebbene questo invio possa essere al vicino di casa, al cliente nel lavoro, all’emigrante che incontro alla fermata dell’autobus o al semaforo, alla giovane coppia che si prepara al matrimonio. Al giorno d’oggi essere missionario non è unicamente partire per un paese lontano a predicare la fede e lo stile di vita di Cristo, è anche un compito che si porta a compimento nel proprio quartiere, nelle piazze della città e perfino tra le pareti di casa propria.
LUNEDI’ 9 LUGLIO
Una scheggia di preghiera:
PRENDIMI PER MANO DIO MIO, GUIDAMI NEL MONDO A MODO TUO.
Tra i santi ricordati oggi: Santa Vittoria; Santa Veronica Giuliani.
Hanno detto: "Preghi? Sei tu che parli allo Sposo. Leggi? E' lo Sposo che parla a te". (San Girolamo)
Saggezza popolare: Quando la casa è in fiamme, l'inondazione è la benvenuta. (proverbio Medio Orientale)
Un aneddoto: Un giovane studente era venuto da lontano per ascoltare gli insegnamenti di un famoso rabbino. Ma non poté mai assistere ad una lezione per intero, perché, appena il maestro incominciava il suo discorso con la nota formula: “E Dio parlò e disse...”, il giovane usciva di classe come trasognato e andava qua e là, ripetendo in estasi: E Dio parlò e disse...!
Non sapeva capacitarsi del miracolo d’un Dio che si rivela con delle parole: e ne gioiva senza fine!
Parola di Dio: Gn. 28, 10-22; Sal. 90; Mt. 9,18-26
Vangelo Mt 9, 18-26
Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, mentre Gesù parlava, giunse uno dei capi che gli si prostrò innanzi e gli disse: "Mia figlia è morta proprio ora; ma vieni, imponi la tua mano sopra di lei ed essa vivrà". Alzatosi, Gesù lo seguiva con i suoi discepoli. Ed ecco una donna, che soffriva d'emorragia da dodici anni, gli si accostò alle spalle e toccò il lembo del suo mantello. Pensava infatti: "Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello, sarò guarita". Gesù, voltatosi, la vide e disse: "Coraggio, figliola, la tua fede ti ha guarita". E in quell'istante la donna guarì. Arrivato poi Gesù nella casa del capo e veduti i flautisti e la gente in agitazione, disse: "Ritiratevi, perché la fanciulla non è morta, ma dorme". Quelli si misero a deriderlo. Ma dopo che fu cacciata via la gente egli entrò, le prese la mano e la fanciulla si alzò. E se ne sparse la fama in tutta quella regione. Parola del Signore
“LA PRESE PER MANO E LA FANCIULLA SI ALZO'”.(Mt. 9,25)
Ricorre diverse volte nei vangeli il gesto eloquente di Gesù che tende la sua mano e la impone per soccorrere, porgere aiuto e sanare. Tocca anche i lebbrosi! Quella mano che sarà poi crocifissa ha in se la forza di Dio ed è protesa verso la nostra povera umanità. Quando un peso supera le nostre forze siamo soliti dire ad un nostro vicino: “Dammi una mano!”. Nel brano evangelico odierno la mano di Cristo è protesa verso una bimba dodicenne, figlia di uno dei capi della sinagoga, già dichiarata morta dal padre stesso, che implora comunque l'intervento del Signore. E La sua mano la rialza, le ridò vita. Quanto Gesù ha compiuto per la fanciulla morta l'ha fatto per la nostra umanità, immersa nella morte del peccato, egli ci ha risollevato dalla nostra morte spirituale, ci ha ridato la vita. Viene allora spontaneo da pensare che valga proprio la pena entrare in contatto con Cristo, entrare e stare in comunione con lui. È garanzia di salvezza e di guarigione per noi. Nella comunione sacramentale lo tocchiamo e ci lasciamo toccare e lì che la mano di Cristo ci risolleva e ci da vita.
MARTEDI’ 10 LUGLIO
Una scheggia di preghiera:
SIGNORE, GUARDA CON MISERICORDIA ALLA NOSTRA POVERTA’.
Tra i santi ricordati oggi: Santi Anatolia, Vittoria e Audace, martiri.
Hanno detto:
"La preghiera non viene presentata a Dio per fargli conoscere qualcosa che Egli non sa, ma per spingere verso Dio l'animo di chi prega." (San Tommaso d’Aquino)
Saggezza popolare: Se il tuo lume brilla più degli altri siine felice, ma non spegnere mai il lume degli altri per far brillare il tuo. (proverbio Orientale)
Un aneddoto: Diogene, il famoso e originale filosofo greco, piantò un giorno nella piazza principale di Atene una baracca, con questa scritta: “Qui si vende la sapienza”. I passanti guardavano e, ridendo, tiravano dritto; ma un allegro signore diede al suo servo tre monete, dicendogli: Vammi a comprare un po’ di sapienza. Vediamo quanta te ne dà Diogene con tre monete. Il servo ubbidì. Diogene, prese le tre monete, sentenziò: Ripeti tre volte al tuo padrone questa massima: In tutto quel che fai, pensa al fine!
Questa sapiente risposta piacque tanto a quel signore, che la fece scolpire sull’architrave della sua casa.
Parola di Dio: Gn. 32,23-33; Sal. 16; Mt. 9,32-38
Vangelo Mt 9, 32-38
Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, presentarono a Gesù un muto indemoniato. Scacciato il demonio, quel muto cominciò a parlare e la folla presa da stupore diceva: "Non si è mai vista una cosa simile in Israele!". Ma i farisei dicevano: "Egli scaccia i demòni per opera del principe dei demòni". Gesù andava attorno per tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, predicando il vangelo del regno e curando ogni malattia e infermità. Vedendo le folle ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite, come pecore senza pastore. Allora disse ai suoi discepoli: "La messe è molta, ma gli operai sono pochi! Pregate dunque il padrone della messe che mandi operai nella sua messe!". Parola del Signore
“GESU’, VEDENDO LE FOLLE, NE SENTI’ COMPASSIONE PERCHE’ ERANO STANCHE E SFINITE, COME PECORE SENZA PASTORE” (Mt. 9,36)
Sono tanti i modi di guardare la folla. Sei sulla tangenziale e vedi sfrecciare frenetiche e ad alta velocità una fila interminabile di auto e di camion e ti immagini la folla di quegli automobilisti, ciascuno chiuso non solo nel suo guscio di latta, ma anche in se stesso, nei propri problemi, con addosso la frenesia della fretta… un popolo in viaggio… avanti e indietro, apparentemente senza meta, come le formiche. Vedi la folla di giovani inneggianti riunita per un concerto rock e pur nella varietà degli abbigliamenti stenti a distinguere uno dagli altri: stessi gesti, stessi urli, stessi balli…Vedi le folle inquadrate dei comizi degli ultimi totalitaristi della terra e vedi le folle tristi di esuli che, con quattro stracci recuperati in fretta, stanno lasciando la propria casa e la propria terra; vedi le folle osannanti e le folle imbestialite, assetate di sangue, assassine; folle che cantano e ballano per una vittoria o che assaltano e uccidono. C’è chi vede la folla come una forza: se li sai guidare loro urlano, pagano e tu ottieni; c’è chi li vede come accozzaglia in cui solo la canaglia emerge, chi la teme, chi ne ricerca il plauso… Come guarda la folla, Gesù?
Egli vede sì il popolo, i poveri, le aspirazioni della sua gente, ma vede anche le singole persone e i cuori.
Gesù non sfrutta le folle; non le arringa, parla loro con dolcezza e decisione; non si lascia inglobare da nessun movimento; schiacciato in mezzo alla folla percepisce il gesto furtivo di quella donna che lo tocca per essere guarita; riesce a cogliere la curiosità e l’inconscio desiderio di Zaccheo e lo snida dalla sua pianta; riesce con gesti calmi e richiamo a valori a calmare la folla inferocita che vuol lapidare l’adultera; sente “compassione”, cioè fa sue le passioni, le sofferenze, i desideri della folla e cerca concretamente rimedi:
Chissà se noi, guardando agli uomini di oggi riusciamo a ‘vedere oltre’ e a ‘vedere dentro’ e riusciamo a vedere i problemi veri della gente e a venire loro incontro?
Anche noi facciamo parte del popolo, della folla: possiamo diventare “popolo bue”, possiamo lasciarci inglobare dai luoghi comuni del potere e della moda o possiamo, con fatica, ritrovare la nostra individualità di persona e il nostro modo di pensare da cristiani. Quando Gesù voleva mandare pastori per il suo popolo o pregava per l’unità dei credenti, non parlava né di potere né di ricerca di uniformità delle masse, desiderava soltanto un popolo formato non da numeri o etichette, ma di persone con una meta: Dio, e con un unico Pastore: Gesù che attraverso il dono del suo amore e grazie al nostro amore vicendevole, avesse fatto di noi davvero il popolo di Dio.
MERCOLEDI’ 11 LUGLIO
Una scheggia di preghiera:
LE MIE RADICI SONO IN TE, DIO ONNIPOTENTE.
Tra i santi ricordati oggi: San Benedetto, patrono d’Europa;Santa Amabile di Rouen.
Hanno detto:
Le parole sono necessarie per ricordarci l'oggetto della nostra preghiera, ma non crediamo che possiamo istruire o piegare il Signore. (Sant’ Agostino)
Saggezza popolare: Un cane riconoscente vale più di un uomo ingrato. (proverbio Persiano)
Un aneddoto: Vedendo un giorno che san Benedetto non aveva esitato a colpire con una bacchetta un monaco recalcitrante, un amico gli chiese: "Padre, com'è possibile che un santo come te usi simili metodi?"
"Amico - gli rispose il santo - devi sapere che ci sono tre categorie di medici. Quelli di terza categoria tastano il polso dell'ammalato, gli prescrivono una medicina e poi se ne vanno disinteressandosi del loro paziente. Quelli di seconda categoria cercano di convincere il malato a far uso della medicina, anche se è amara. Quelli di prima categoria, quando vedono che il malato si ribella al rimedio, non esitano a mettergli un ginocchio sul petto e a fargliela inghiottire." Con certe persone questo metodo è assolutamente necessario.
Parola di Dio nella festa di san Benedetto: Pr. 2,1-9; Sal 111; Gv. 15,1-8
Vangelo Gv 15, 1-8
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiolo. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo toglie e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete gia mondi, per la parola che vi ho annunziato. Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può far frutto da se stesso se non rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e si secca, e poi lo raccolgono e lo gettano nel fuoco e lo bruciano. Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli". Parola del Signore
“CHI RIMANE IN ME E IO IN LUI FA MOLTO FRUTTO”. (Gv. 15,5)
Nel giorno della festa di San Benedetto, il Vangelo insiste sul frutto e sull'interiorità e questo corrisponde bene alla vocazione benedettina di fecondità interiore.
Portare frutto si oppone, in un certo senso, a un lavoro fatto in serie da una macchina: c'è una grande differenza tra una macchina che produce e una pianta che produce. I prodotti di una macchina sono tutti uguali, materiali, provenienti, per così dire, dall'esterno; una pianta produce lentamente, attraverso un processo vitale, un frutto di un sapore unico: non ci sono due frutti identici. Un oggetto non lo si fa maturare: lo si fabbrica, lo si pone sul mercato, si vende, si usa, si butta via; un frutto invece deve maturare. Noi siamo capaci di fare delle opere, possiamo moltiplicare le nostre attività, organizzarci, fare dei piani e realizzarli... Lo possiamo fare esteriormente, come una macchina, da noi stessi. Ma il Signore ci chiede di produrre frutto, e questo da soli non siamo capaci di farlo, perché è un'altra cosa, suppone l'interiorità, suppone una vita interiore che non ci è naturale, che dobbiamo accogliere in noi. Solo nel Signore, con lui, noi possiamo produrre frutto. Il frutto dello Spirito è sempre il frutto dell'unione con Cristo, quel frutto dello Spirito di cui Paolo dice che è amore, gioia, pace, pazienza, e molti altri doni spirituali. Per fare frutto bisogna meditare la parola del Signore, permetterle di mettere radici nel nostro cuore, di trasformarci e allora produrrà frutto, questa parola che è come un seme, cioè ha in sé una forza vitale. La nostra unione con il Signore allora sarà reale, concreta, non esisterà soltanto nella nostra immaginazione. Non scoraggiamoci se ci rendiamo conto che la nostra vita è piuttosto sterile; camminiamo con pazienza, chiediamo a Gesù di approfondire la nostra unione con lui e i frutti verranno, buoni e abbondanti.
GIOVEDI’ 12 LUGLIO
Una scheggia di preghiera:
O CROCE DI GESU’, AIUTAMI A TRASFORMARE LE PROVE IN GRAZIA.
Tra i santi ricordati oggi: San Fortunato; San Giovanni Gualberto.
Hanno detto: La preghiera vera è attendere che Dio venga quando e come vuole. (Don Giovanni Barra)
Saggezza popolare: Chi ha il lupo sotto casa, abbia il cane sotto il mantello. (proverbio Piemontese)
Un aneddoto: San Giovanni Gualberto, fondatore dell’Abbazia di Vallombrosa, quando era giovane cavaliere, non ancora santo, giurò vendetta contro colui, che gli aveva ucciso il fratello. Accompagnato da una squadra armata, il giorno del Venerdì Santo, incontrò il suo nemico in una viuzza di Firenze. Non c’era più scampo. Il nemico allora si inginocchiò e nel nome di Cristo crocifisso chiese pietà. Giovanni non ne volle sapere, perché l’offesa richiedeva giustizia. S’avventò sulla vittima. Questa, gettate le armi, si lasciò cadere a terra con le braccia distese a forma di croce, aspettando il colpo fatale. La vista di quella croce folgorò Giovanni, che, messo da parte ogni pensiero d’odio e di giusta vendetta, abbracciò il nemico e con lui visse in pace per tutta la vita.
Parola di Dio: Gn. 44,18-21.23-29;45,1-5; Sal.104; Mt. 10,7-15
1^ Lettura Gn 44, 18-21. 23-29; 45, 1-5
Dal libro della Genesi. In quei giorni, Giuda si fece innanzi e disse a Giuseppe: "Mio signore, sia permesso al tuo servo di far sentire una parola agli orecchi del mio signore; non si accenda la tua ira contro il tuo servo, perché il faraone è come te! Il mio signore aveva interrogato i suoi servi: Avete un padre o un fratello? E noi avevamo risposto al mio signore: Abbiamo un padre vecchio e un figlio ancor giovane natogli in vecchiaia, suo fratello è morto ed egli è rimasto il solo dei figli di sua madre e suo padre lo ama. Tu avevi detto ai tuoi servi: Conducetelo qui da me, perché lo possa vedere con i miei occhi. Ma tu avevi soggiunto ai tuoi servi: Se il vostro fratello minore non verrà qui con voi, non potrete più venire alla mia presenza. Quando dunque eravamo ritornati dal tuo servo, mio padre, gli riferimmo le parole del mio signore. E nostro padre disse: Tornate ad acquistare per noi un po' di viveri. E noi rispondemmo: Non possiamo ritornare laggiù: se c'è con noi il nostro fratello minore, andremo; altrimenti, non possiamo essere ammessi alla presenza di quell'uomo senza avere con noi il nostro fratello minore. Allora il tuo servo, mio padre, ci disse: Voi sapete che due figli mi aveva procreato mia moglie. Uno partì da me e dissi: certo è stato sbranato! Da allora non l'ho più visto. Se ora mi porterete via anche questo e gli capitasse una disgrazia, voi fareste scendere con dolore la mia canizie nella tomba. Allora Giuseppe non poté più contenersi dinanzi ai circostanti e gridò: "Fate uscire tutti dalla mia presenza!". Così non restò nessuno presso di lui, mentre Giuseppe si faceva conoscere ai suoi fratelli. Ma diede in un grido di pianto e tutti gli Egiziani lo sentirono e la cosa fu risaputa nella casa del faraone. Giuseppe disse ai fratelli: "Io sono Giuseppe! Vive ancora mio padre?". Ma i suoi fratelli non potevano rispondergli, perché atterriti dalla sua presenza. Allora Giuseppe disse ai fratelli: "Avvicinatevi a me!". Si avvicinarono e disse loro: "Io sono Giuseppe, il vostro fratello, che voi avete venduto per l'Egitto. Ma ora non vi rattristate e non vi crucciate per avermi venduto quaggiù, perché Dio mi ha mandato qui prima di voi per conservarvi in vita ". Parola di Dio
“NON CRUCCIATEVI PER AVERMI VENDUTO. DIO MI HA MANDATO QUI PRIMA DI VOI PER CONSERVARVI IN VITA”. (Gn. 45,5)
La storia di Giuseppe venduto dai fratelli e diventato dopo molte disgrazie viceré dell’Egitto ha molte cose da insegnarci. Quando, potente, incontra i fratelli che gli hanno fatto del male, Giuseppe superando l’istinto di vendetta legge la sua storia con gli occhi di Dio: “E’ Dio che ha permesso questo perché ora io invece di vendicarmi possa aiutarvi”.
Quante volte, nella nostra storia, noi non capiamo perché Dio ci faccia passare per certe strade che a noi sembrano negative, difficili. Eppure tutto ha senso agli occhi di Dio. Se ti fidi di Lui, anche un insuccesso, una prova, un dolore non succedono a caso. Per noi, uomini di poca fede, è difficile comprendere, accettare, ma come per Gesù anche la nostra croce ha un significato di salvezza. Penso che un giorno, arrivando in paradiso ad avere lo stesso modo di vedere di Dio, scopriremo come certi momenti in cui abbiamo avuto difficoltà a riconoscere la bontà di Dio siano stati, invece, un suo atto di amore profondo per noi.
VENERDI’ 13 LUGLIO
Una scheggia di preghiera:
CON TE, SIGNORE, IN OGNI MOMENTO SONO NELLA PACE.
Tra i santi ricordati oggi: Sant’Enrico;Sant’Eugenio da Cartagine.
Hanno detto:
Se una cosa non ci è davvero utile, o se non deve esserci data subito, Dio non la concede. Non per questo la nostra preghiera sarà infruttuosa. (San Bernardo)
Saggezza popolare: Anche se Dio vigila sul tuo gregge, tu affidalo ad un pastore vigile. (proverbio del Ruanda)
Un aneddoto: Quando Satana venne a sapere dell’intenzione di Dio di creare l’uomo, decise all’istante che bisognava a tutti i costi guastarlo. Ma come? Pensò: Farò in modo che voglia tutto quello che non può avere, cosi comincerà a comportarsi male, a mentire, ad arraffare, a serbare rancore, ad impermalirsi, e si metterà addirittura a giudicare Dio, come mai gli ha dato una cosa e non l’altra. Farò in modo che l’uomo offenda il suo Creatore. Gli farò smarrire la capacità di comprendere che non tutto ciò che piace è utile e gli farò fare dietrofront davanti alla semplicità. Inoltre, insinuerò nel cuore umano di non aver pietà dei suoi simili e ciascuno cercherà di prevalere sull’altro, di prendere tutto per sé. Gli suggerirò di non credere più a niente, di non consigliarsi più con nessuno e ordinerò a tutti di prendere per verità quello che gli passa per la testa e non crederanno più alla parola di Dio.
Parola di Dio: Gn. 46,1-7.28-30; Sal. 36; Mt. 10,16-23
Vangelo Mt 10, 16-23
Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Ecco: io vi mando come pecore in mezzo ai lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe. Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai loro tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; e sarete condotti davanti ai governatori e ai re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani. E quando vi consegneranno nelle loro mani, non preoccupatevi di come o di che cosa dovrete dire, perché vi sarà suggerito in quel momento ciò che dovrete dire: non siete infatti voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi. Il fratello darà a morte il fratello e il padre il figlio, e i figli insorgeranno contro i genitori e li faranno morire. E sarete odiati da tutti a causa del mio nome; ma chi persevererà sino alla fine sarà salvato. Quando vi perseguiteranno in una città, fuggite in un'altra; in verità vi dico: non avrete finito di percorrere le città di Israele, prima che venga il Figlio dell'uomo. Parola del Signore
“GUARDATEVI DAGLI UOMINI, PERCHE' VI CONSEGNERANNO AI LORO TRIBUNALI, VI FLAGELLERANNO NELLE LORO SINAGOGHE... E QUANDO VI CONSEGNERANNO NELLE LORO MANI, NON PREOCCUPATEVI…”. (Mt. 10, 17ss)
La legge dell’amore non piace ai violenti e ai guerrafondai, un Dio che è nostro Padre buono e misericordioso non si confà con la mentalità di chi vuol essere padrone, il rispetto della natura non corrisponde alla mentalità di chi vuole solo sfruttarla a proprio uso e consumo, la solidarietà non ha le stesse regole del commercio, la serenità del cuore non permette lo stesso potere che invece genera la paura e il timore… Ed ecco che il vero cristiano da fastidio come dava fastidio Gesù, da fastidio al potere civile perché propone valori diversi, da fastidio al potere economico perché il denaro non è più al centro di tutto, da fastidio ai ritualisti religiosi perché si vedono scompaginato il loro mondo di potere sulle persone da una fede che sa superare forme e riti per incontrare non formule ammuffite ma un Dio vivo. Non è certo facile quello che Gesù chiede ai suoi discepoli, e per di più ci invita a non preoccuparci.
La preoccupazione è atteggiamento naturale, che ci angustia e se ci lasciamo andare ad essa, ci mette sulla via dell'egoismo. E’ saggezza cristiana non preoccuparci in anticipo delle cose che temiamo. Forse non accadranno mai e, se accadranno, avremo allora il dono che il Signore ci farà della sua forza per viverle come egli vuole. Chiediamo al Signore che ci aiuti ad essere fedeli oggi, che aumenti la nostra fede e la nostra speranza, così che ci abbandoniamo lietamente alla sua volontà, nella certezza che egli ci aiuterà sempre molto di più e molto meglio di quanto noi possiamo immaginare.
SABATO 14 LUGLIO
Una scheggia di preghiera:
DONACI, SIGNORE, DI USARE BENE DELLA LIBERTA’.
Tra i santi ricordati oggi: San Camillo de Lellis; San Ciro di Cartagine.
Hanno detto: Le giaculatorie sono così definite perché sono lanciate verso il cuore di Dio come lance e frecce verso il bersaglio... (Bona Jean)
Saggezza popolare: Non aver paura del primo errore, evita il secondo. (proverbio Russo)
Un aneddoto: San Camillo de Lellis aveva assistito con un compagno ai vespri solenni, cantati in una basilica romana; di ritorno a Santo Spirito, per strada, il compagno non finiva più di elogiare la bella musica che avevano ascoltato insieme. San Camillo l’interruppe: “A me piace molto di più la musica che fanno i poveri malati all’ospedale, quando molti insieme mi chiamano e chiedono: “Padre, datemi a sciacquare la bocca! Rifatemi il letto! Riscaldatemi i piedi!”. E questa la più allegra musica del mondo”.
Parola di Dio: Gn. 49,29-33.50,15-24; Sal. 104;Mt. 10,24-33
1^ Lettura Gn 49,29-33; 50,15-24
Dal libro della Genesi
In quei giorni, Giacobbe diede ai suoi figli quest'ordine: " Io sto per essere riunito ai miei antenati: seppellitemi presso i miei padri nella caverna che è nel campo di Efron l'Hittita, nella caverna che si trova nel campo di Macpela di fronte a Mamre, nel paese di Canaan, quella che Abramo acquistò con il campo di Efron l'Hittita come proprietà sepolcrale. Là seppellirono Abramo e Sara sua moglie, là seppellirono Isacco e Rebecca sua moglie e là seppellii Lia. La proprietà del campo e della caverna che si trova in esso proveniva dagli Hittiti. Quando Giacobbe ebbe finito di dare questo ordine ai figli, ritrasse i piedi nel letto e spirò e fu riunito ai suoi antenati. Ma i fratelli di Giuseppe cominciarono ad aver paura, dato che il loro padre era morto, e dissero: "Chissà se Giuseppe non ci tratterà da nemici e non ci renderà tutto il male che noi gli abbiamo fatto?". Allora mandarono a dire a Giuseppe: "Tuo padre prima di morire ha dato quest'ordine: Direte a Giuseppe: Perdona il delitto dei tuoi fratelli e il loro peccato, perché ti hanno fatto del male! Perdona dunque il delitto dei servi del Dio di tuo padre!". Giuseppe pianse quando gli si parlò così. E i suoi fratelli andarono e si gettarono a terra davanti a lui e dissero: "Eccoci tuoi schiavi!". Ma Giuseppe disse loro: "Non temete. Sono io forse al posto di Dio? Se voi avevate pensato del male contro di me, Dio ha pensato di farlo servire a un bene, per compiere quello che oggi si avvera: far vivere un popolo numeroso. Dunque non temete, io provvederò al sostentamento per voi e per i vostri bambini". Così li consolò e fece loro coraggio. Ora Giuseppe con la famiglia di suo padre abitò in Egitto; Giuseppe visse centodieci anni. Così Giuseppe vide i figli di Efraim fino alla terza generazione e anche i figli di Machir, figlio di Manasse, nacquero sulle ginocchia di Giuseppe. Poi Giuseppe disse ai fratelli: "Io sto per morire, ma Dio verrà certo a visitarvi e vi farà uscire da questo paese verso il paese ch'egli ha promesso con giuramento ad Abramo, a Isacco e a Giacobbe ". Parola di Dio
“SE VOI AVEVATE PENSATO DEL MALE CONTRO DI ME, DIO HA PENSATO DI FARLO SERVIRE A UN BENE”. (Gn. 50,20)
Tanta gente si scandalizza e si chiede come mai Dio permetta tanti avvenimenti tragici, apportatori di sofferenze e di male. La conclusione della storia di Giuseppe ci illumina sul modo di porsi di fronte al male. Prima di tutto Dio rispetta la libertà delle sue creature anche quando queste, non accettando Lui, commettono il male; e poi Dio permette il male perché può farlo servire al bene. Sono risposte difficili che vanno approfondite. Dio ha permesso che i fratelli di Giuseppe agissero malvagiamente nei suoi confronti, e non li ha costretti ad agire bene perché ci ha creati liberi, rispetta la nostra libertà e vuole il nostro bene. Costringere qualcuno a fare il bene, infatti, non è mai efficace. Chi fa il bene perché vi è costretto non compie veramente il bene, ma subisce una dura oppressione e nel suo cuore continuerà a desiderare di compiere il male. Perciò Dio, volendo la nostra felicità, rispetta la libertà che ci ha dato perché possiamo agire bene liberamente, con amore e non per costrizione.
Dall'altro lato Dio permette il male perché può farlo servire al bene. Dio è in grado di capovolgere il senso delle azioni umane, ha questa misteriosa potenza che viene dalla sua infinita generosità.
Però occorre fare un'osservazione: Dio cerca persone che accolgano questa sua azione. Giuseppe ha accolto il pensiero di Dio: invece di rispondere al male con il male, conoscendo la bontà e la misericordia di Dio ha agito come lui: ha rinunciato alla vendetta e ha perdonato. Nella storia di Giuseppe possiamo vedere anticipato il mistero della croce. La croce di Gesù è l'esempio più straordinario del capovolgimento del male in bene, un capovolgimento che si è potuto realizzare perché Gesù ha aperto totalmente il suo cuore all'intenzione positiva di Dio di far servire al massimo bene il male tramato dagli uomini. Il segreto della redenzione sta proprio nella generosa apertura di Gesù ad accogliere la volontà salvifica del Padre e a farla propria.
DOMENICA 15 LUGLIO: XV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C
Una scheggia di preghiera:
LA TUA PAROLA, SIGNORE, E’ PAROLA DI VITA ETERNA.
Tra i santi ricordati oggi: San Bonaventura da Bagnoregio; San Vladimiro.
Hanno detto: La preghiera è per l’anima come il calore per il corpo. (San Giovanni Bosco)
Saggezza popolare: Chi teme di far troppo, fa sempre troppo poco.(proverbio Tedesco)
Un aneddoto: Un giorno un fraticello di poca cultura e di malferma salute disse al dotto e santo Bonaventura:
Padre, quanto invidio quelli che sono sani e intelligenti! Possono amare molto di più di me il Buon Dio!
Rispose il santo: Ti sbagli, fratello mio. Dio è amore e tutti, anche i più semplici, lo possono amare perdutamente. Anzi, spesso, chi non ha salute ed erudizione, può avere per Dio un amore più forte e più puro.
Davanti a questa verità il povero fratello scoppiò in salti di gioia, aprì la porta del convento e si mise a gridare a squarciagola: Ascoltatemi: vi dico una cosa stupenda che padre Bonaventura m’ha assicurata: anche noi che siamo poveri, vecchi, ignoranti e malati, possiamo capire, gustare e ricambiare profondamente l’amore di Dio!
Parola di Dio: Dt. 30,10-14; Sal. 18; Col. 1,15-20; Lc. 10,25-37
1^ Lettura
Dal libro del Deuteronomio
Mosè parlò al popolo dicendo: "Obbedirai alla voce
del Signore tuo Dio, osservando i suoi comandi e i suoi decreti, scritti in
questo libro della legge; quando ti sarai convertito al Signore tuo Dio con
tutto il cuore e con tutta l'anima.
“QUESTA PAROLA E’ MOLTO VICINA A TE, E’ NELLA TUA BOCCA E NEL TUO CUORE, PERCHE’ TU LA METTA IN PRATICA”. (Dt. 30,14)
Tutta la Bibbia è parola, parola di Dio. Le parole umane in cui è scritta la Bibbia sono come suoni che giungono ai nostri orecchi, entrano dentro di noi, e attraverso di essi ascoltiamo la Parola di Dio, il suo messaggio di verità, di amore, di autentico umanesimo cristiano. È una Parola diretta a tutti, perché tutti la possiamo comprendere e a tutti può aprire le porte della salvezza. Ma, soprattutto, è una Parola rivolta personalmente a ciascuno, a te. Può accadere che, quando tu leggi un testo della Bibbia, ci siano altri uomini che stanno leggendo lo stesso testo in qualche altro lato del pianeta, ma è sicuro che il messaggio sarà assolutamente personale, rivolto a te, con il tuo nome e cognome. Quando, nella liturgia della Parola, nella messa, si fanno le tre letture, tutti i presenti ascoltano gli stessi testi, ma in ciascuno essi risuonano in modo differente, inviano messaggi particolari ad ognuno. Per la Parola di Dio non conta il numero, ma la persona, ogni persona, nel suo carattere unico, irripetibile e diverso da tutte le altre. Un Padre della Chiesa diceva che la Scrittura è come una lettera che Dio scrive ad ogni uomo. Non una lettera di protocollo o meramente amministrativa, ma una lettera di un Padre a suo figlio, una lettera dove il Padre parla di se stesso con grande semplicità, ma, allo stesso tempo manifestando i suoi pensieri e desideri più intimi. Ascolta codesta Parola di Dio per te, in essa ne va della tua vita e della tua felicità, in essa ti viene data la chiave per vivere dando significato alla tua esistenza. Non ti spaventi la lievità della Parola. Sembra fragile e lieve, ma possiede la solidità dell’acciaio. È Parola di Dio!
LUNEDI’ 16 LUGLIO Beata Vergine Maria del monte Carmelo
Una scheggia di preghiera:
SIGNORE DONA UNITA’ E PACE SECONDO LA TUA VOLONTA’.
Tra i santi ricordati oggi: Maria Maddalena Postel.
Hanno detto: Cristo è nostro avvocato, ripete davanti a Dio le nostre parole, riprende le nostre povere parole di uomini e le fa sue. Per questo la nostra preghiera è efficace: perché diventa quella di Cristo. (B. Bro)
Saggezza popolare: Vivi il dolore, non farti vivere da esso. (proverbio della Tailandia)
Un aneddoto: C’era una volta in un pollaio, un galletto di nome Piumarossa. Era convinto di essere il più bello e il più bravo. Infatti diceva che era lui, con il suo “chicchirichì” a svegliare il sole ogni mattina. Un giorno il cielo si copri di nuvole nere. Piumarossa cantò, cantò, ma il sole non si vide e scese invece una fitta pioggia. “Come mai non hai svegliato il sole” gli chiese una gallinella. “Quel pigrone si è svegliato tardi. Si sta lavando la faccia e ha versato un po’ d’acqua” rispose pronto Piumarossa.
Parola di Dio: Es. 1,8-14.22; Sal. 123; Mt. 10,34-11,1
Vangelo Mt 10, 34 -11, 1
Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; non sono venuto a portare pace, ma una spada. Sono venuto infatti a separare il figlio dal padre, la figlia dalla madre, la nuora dalla suocera: e i nemici dell'uomo saranno quelli della sua casa. Chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me; chi ama il figlio o la figlia più di me non è degno di me; chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me. Chi avrà trovato la sua vita, la perderà: e chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà. Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato. Chi accoglie un profeta come profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto come giusto, avrà la ricompensa del giusto. E chi avrà dato anche solo un bicchiere di acqua fresca a uno di questi piccoli, perché è mio discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa". Quando Gesù ebbe terminato di dare queste istruzioni ai suoi dodici discepoli, partì di là per insegnare e predicare nelle loro città. Parola del Signore
“NON SONO VENUTO A PORTARE PACE MA UNA SPADA”. (Mt. 10,34)
La lettura di questo passo del Vangelo, che presenta da un lato le forti esigenze e dall'altro le dolci promesse per chi segue Gesù, mi richiama alla mente una poesia di Paul Claudel, in cui il poeta si domanda come venga a noi la grazia. E risponde: la grazia viene in modo attraente, idillico, e viene anche come fuoco che incendia la casa. E una poesia che Claudel scrisse per i lebbrosi di un ospedale, con l'intenzione di confortarli: il male può essere grazia, dura, forte, ma penetrante fino in fondo, come una spada. E Gesù dice: “Vi porto la spada, la separazione, la croce, il perdere la vita": un amore a imitazione del suo amore di crocifisso. “Non sono venuto a portare pace, ma una spada... Chi ama il padre o la madre, il figlio o la figlia più di me, non è degno di me; chi non prende la sua croce e non mi segue non è degno di me”. Ma la ricompensa è infinitamente sovrabbondante: chi accoglie i suoi discepoli, chi accoglie “questi piccoli che credono” e lui, accoglie il Padre. “Verremo a lui e faremo dimora presso di lui”, scrive Giovanni nel suo Vangelo. E nulla andrà perduto: anche un bicchiere di acqua dato per amor suo avrà la sua ricompensa. Sono i due aspetti che dobbiamo accogliere per essere veri discepoli di Gesù: sofferenza e promessa di gioie che mai entrarono in cuore d'uomo.
Sempre in questa pagina di Vangelo scopriamo anche un altro aspetto che sembra contraddittorio e sconcertante:spesso noi cristiani veniamo visti dall'esterno come coloro che dovrebbero essere buoni, mansueti, tranquilli come pecore condotte al macello. Oggi dalla bocca di Gesù sentiamo tutt'altro che pace e mansuetudine… Fuoco, guerra, spada, divisione… Sì, i cristiani devono essere pronti anche ad essere come le pecorelle, senza aprire la bocca, ma proprio per questo devono essere irremovibili nell'ascoltare ed eseguire l'insegnamento di Cristo. Con il loro comportamento devono essere la divisione tra il peccato e il bene, devono bruciare, scottare con il loro esempio di vita, tagliare come la spada con il peccato, con coloro che non vogliono tornare alla retta via, ma anche qui non dimenticando mai la carità vera, quella che non blandisce ma dà le cose vere e buone agli altri
MARTEDI’ 17 LUGLIO
Una scheggia di preghiera:
LA TUA PAROLA, SIGNORE, CI SCUOTE MA SALVA.
Tra i santi ricordati oggi: Sant’Alessio; Santa Sinforosa; Santa Donata.
Hanno detto: Non dobbiamo adoperare Dio come una stampella per la nostra incapacità di camminare. (Remo Cantoni)
Saggezza popolare: Quando il denaro va in processione, il diavolo porta la bandiera. (proverbio Tedesco)
Un aneddoto: Con l’aiuto di donna Sancia, sorella del re Alfonso di Portogallo, un convento di frati francescani fu costruito ad Almancara. Proprio qui viveva un frate, mandato dallo stesso S. Francesco, devotissimo, amante della solitudine. Una giovane, Maria de Garcia, veniva, per devozione, frequentemente a trovarlo; ma il frate la rimandava via frettolosamente. Un giorno, che era venuta ancora ad importunarlo, le disse: La prossima volta porta con te un po’ di paglia e il fuoco e ti spiegherò perché non voglio che tu torni spesso da me.
La donna il giorno dopo gli portò veramente il fuoco e la paglia. Allora il frate le ordinò: Mettili vicino l’un l’altra!
Subito la paglia bruciò. L’uomo di Dio le disse allora: Il guadagno che questa paglia trae dall’essere troppo vicina al fuoco è lo stesso che un frate può ritrarre dalla frequente conversazione con una giovane donna. La giovane tanto buona quanto ingenua, se n’andò rossa in viso.
Parola di Dio: Es. 2,1-15; Sal. 68; Mt. 11,20-24
Vangelo Mt 11, 20-24
Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù si mise a rimproverare le città nelle quali aveva compiuto il maggior numero di miracoli, perché non si erano convertite: "Guai a te, Corazin! Guai a te, Betsàida. Perché, se a Tiro e a Sidone fossero stati compiuti i miracoli che sono stati fatti in mezzo a voi, gia da tempo avrebbero fatto penitenza, ravvolte nel cilicio e nella cenere. Ebbene io ve lo dico: Tiro e Sidone nel giorno del giudizio avranno una sorte meno dura della vostra. E tu, Cafarnao, sarai forse innalzata fino al cielo? Fino agli inferi precipiterai! Perché, se in Sòdoma fossero avvenuti i miracoli compiuti in te, oggi ancora essa esisterebbe! Ebbene io vi dico: Nel giorno del giudizio avrà una sorte meno dura della tua! ". Parola del Signore
“SI MISE A RIMPROVERARE LE CITTA’ DOVE AVEVA COMPIUTO IL MAGGIOR NUMERO DI MIRACOLI, PERCHE’ NON SI ERANO CONVERTITE”. (Mt.11,20)
Dio, sempre rispettoso della nostra libertà, ci offre se stesso e il suo Regno come proposta di vita. Quanto Egli ci dice e ci propone è dettato da infinito amore e infinita sapienza. Il nostro amore e la nostra sapienza sono invece limitati ed offuscati dal male. In teoria non dovremmo mai dubitare nella scelta. Dovremmo anzi essere profondamente convinti che Egli ci ama infinitamente di più di quanto possiamo amarci noi stessi. Eppure siamo capaci di preferirci a Dio e di scandirgli i nostri rifiuti. Entriamo nel mistero del male e della umana cecità. I “Guai” che vengono lanciati come saette infuocate contro le città che non hanno accolto l'annuncio del Regno sono il meritato rimprovero a coloro che rifiutano la verità e osteggiano coloro che la testimoniano e la proclamano. L'autore della lettera agli Ebrei dice: “Una terra imbevuta della pioggia che spesso cade su di essa, se produce erbe utili a quanti la coltivano, riceve benedizione da Dio; ma se produce pruni e spine, non ha alcun valore ed è vicina alla maledizione: sarà infine arsa dal fuoco!”. Gli ammonimenti divini dovrebbero produrre in noi frutti di conversione, sollecitarci a quel faticoso e gioioso ritorno da uno stato di schiavitù alla piena libertà dei figli di Dio. Per questo ci è stata donata la vita, il tempo, la grazia … Se teniamo aperti gli occhi dell'anima e della fede anche nella nostra vita accadono miracoli, avremmo quindi anche noi tanti motivi per convertirci ogni giorno. Se ciò non accade vuol dire che dobbiamo prima togliere il velo che ci annebbia la vista e chiedere al Signore, come fecero gli apostoli: “Aumenta la nostra fede!”.
MERCOLEDI’ 18 LUGLIO
Una scheggia di preghiera:
SIGNORE, DONAMI OCCHI DI BAMBINO PER GIOIRE DELLE TUE MERAVIGLIE.
Tra i santi ricordati oggi: San Federico; Sant’Arnoldo; San Bruno di Segni.
Hanno detto: Se ben capita, la preghiera è un atto di maturità indispensabile al vero sviluppo della personalità, estrema integrazione delle più alte facoltà dell’uomo. (Alexis Carrel)
Saggezza popolare: Il sorriso è una luce che si affaccia alla finestra di un volto, e annuncia che il cuore è in casa. (proverbio Orientale)
Un aneddoto: Un beduino, inseguito da feroci nemici, fuggì dove il deserto era più aspro e le rocce più taglienti. Corse e corse, finché non sentì che il rumore degli zoccoli dei cavalli, che lo inseguivano, si era affievolito e poi spento del tutto. Solo allora si guardò intorno. Era giunto in una gola paurosa, su cui incombevano pareti di granito e guglie di scuro basalto. Con enorme meraviglia, scoprì una specie di sentierino che si inerpicava attraverso la gola. Lo seguì e, dopo un po’, si ritrovò all’imboccatura di una profonda grotta buia. Si infilò nell’oscurità con passo esitante. “Vieni avanti fratello”, lo incoraggiò una voce benevola. Nella penombra, il beduino vide un eremita che stava pregando. “Tu vivi qui?”, chiese il beduino. “Certo”. “Ma come fai a resistere in questa grotta, solo, povero, lontano da tutti?”. L’eremita sorrise. “Io non sono povero. Ho grandi tesori”. “Dove?”. “Guarda là”. L’Eremita indicò una piccola fessura che si apriva in un fianco della grotta e chiese: “Che cosa vedi?”. “Niente”. “Davvero niente?” domandò l’eremita. “Solo un pezzo di cielo”. “Un pezzo di cielo: non ti sembra un tesoro meraviglioso?”.
Parola di Dio: Es. 3,1-6.9-12; Sal. 102; Mt. 11,25-27
Vangelo Mt 11, 25-27
Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo Gesù disse: "Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così è piaciuto a te. Tutto mi è stato dato dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare ". Parola del Signore
“TI BENEDICO, O PADRE, SIGNORE DEL CIELO E DELLA TERRA, PERCHE’ HAI TENUTO NASCOSTE QUESTE COSE AI SAPIENTI E AGLI INTELLIGENTI E LE HAI RIVELATE AI PICCOLI”. (Mt. 11,25)
Gesù benedice il Padre perché ai piccoli ha rivelato la vera sapienza. Gesù pensava probabilmente a sua Madre, che nel suo cantico afferma che Dio ha guardato l'umiltà (la povertà) della sua serva, che Dio esalta gli umili ed abbassa i superbi.
L'umiltà piace al Signore perché induce all'ascolto, alla preghiera, alla sottomissione; fa spazio a Dio ed allontana il male e ogni forma di ribellione. Consente di godere, sin da questo mondo, delle beatitudini dei poveri di spirito, dei miti, dei misericordiosi. Unisce intimamente a Cristo che “Umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce”. L'umiltà il Signore l'identifica con i puri di cuore, con i semplici: “In verità vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. Perciò chiunque diventerà piccolo come questo bambino, sarà il più grande nel regno dei cieli”. La vera sapienza è dono dello Spirito. Ce lo conferma S. Paolo: “Di queste cose noi parliamo, non con un linguaggio suggerito dalla sapienza umana, ma insegnato dallo Spirito, esprimendo cose spirituali in termini spirituali. L'uomo naturale però non comprende le cose dello Spirito di Dio; esse sono follia per lui, e non è capace di intenderle, perché se ne può giudicare solo per mezzo dello Spirito. L'uomo spirituale invece giudica ogni cosa, senza poter essere giudicato da nessuno”. I Santi sono i veri sapienti. Sono gli illuminati da Dio, capaci a loro volta di effondere la stessa luce: brillano come astri nel cielo della chiesa, che ci li propone come modelli e nostri intercessori.
GIOVEDI’ 19 LUGLIO
Una scheggia di preghiera:
IL TUO NOME SIA SANTIFICATO.
Tra i santi ricordati oggi: Santi Gervasio e Protasio; Santa Aurea; Sant’Arsenio.
Hanno detto: C’è una cosa più grande della tua azione: la preghiera; c’è una forza più efficace della tua parola: l’amore. (Carlo Carretto)
Saggezza popolare: Se hai due soldi, uno spendilo per il pane. Con l'altro acquista giacinti per il tuo spirito. (proverbio Persiano)
Un aneddoto: C’erano una volta due cristiani, che passeggiavano, pregando, alle due estremità d’una meravigliosa foresta. Il primo di loro diceva: Mio Dio, come questa foresta, che è qui da secoli, così la vostra Chiesa è meravigliosa, perché non cambia mai! Io vi ringrazio per questa continuità e per questa perenne tradizione. Vi prego, Signore, con tutto il cuore, perché nulla cambi! Amen.
Il secondo invece pregava così, dando del tu al Signore: Mio Dio, ogni giorno c’é sempre qualcosa di nuovo in questa foresta e così è nella tua Chiesa. La tua giovinezza e la tua libertà che ci hai donato, come questi alberi, trasformano continuamente il mondo. Ti ringrazio d’avermi fatto nascere in questo secolo, in cui tutti gli occhi sono aperti. Ti prego: fa’ che la tua Chiesa non rimanga mai ferma, ma continui a rinnovarsi con la tua novità. Amen.
I due cristiani, continuando la loro passeggiata, pregando e con le mani giunte, ad un certo punto s’incontrarono e si salutarono, ridendo. La Chiesa mette le sue radici nel passato, perché Dio è eterno; mette però i suoi rami nel futuro, perché Dio è sempre nuovo.
Parola di Dio: Es. 3,13-20; Sal. 104; Mt. 11, 28-30
1^ Lettura Es 3, 13-20
Dal libro dell'Esodo
In quei giorni, (udendo la voce del Signore dal mezzo del roveto) Mosè disse a Dio: "Ecco io arrivo dagli Israeliti e dico loro: Il Dio dei vostri padri mi ha mandato a voi. Ma mi diranno: Come si chiama? E io che cosa risponderò loro?". Dio disse a Mosè: "Io sono colui che sono!". Poi disse: "Dirai agli Israeliti: Io-Sono mi ha mandato a voi". Dio aggiunse a Mosè: "Dirai agli Israeliti: Il Signore, il Dio dei vostri padri, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe mi ha mandato a voi. Questo è il mio nome per sempre; questo è il titolo con cui sarò ricordato di generazione in generazione. Và! Riunisci gli anziani d'Israele e dì loro: Il Signore, Dio dei vostri padri, mi è apparso, il Dio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe, dicendo: Sono venuto a vedere voi e ciò che vien fatto a voi in Egitto. E ho detto: Vi farò uscire dalla umiliazione dell'Egitto verso il paese del Cananeo, dell'Hittita, dell'Amorreo, del Perizzita, dell'Eveo e del Gebuseo, verso un paese dove scorre latte e miele. Essi ascolteranno la tua voce e tu e gli anziani d'Israele andrete dal re di Egitto e gli riferirete: Il Signore, Dio degli Ebrei, si è presentato a noi. Ci sia permesso di andare nel deserto a tre giorni di cammino, per fare un sacrificio al Signore, nostro Dio. Io so che il re d'Egitto non vi permetterà di partire, se non con l'intervento di una mano forte. Stenderò dunque la mano e colpirò l'Egitto con tutti i prodigi che opererò in mezzo ad esso, dopo egli vi lascerà andare ". Parola di Dio
“DIO DISSE A MOSE’: IO SONO COLUI CHE SONO”. (Es. 3,14)
Dio, davanti ad una precisa richiesta di Mosè che non solo vuole conoscere intellettualmente ma che vuole entrare in comunione con la divinità, rivela se stesso dicendo:“Io sono”. Questo lo mette nello stesso tempo lontanissimo e vicinissimo a noi. Molto lontano perché questa affermazione: “Io sono” è il contrario di quello che noi possiamo dire di noi stessi. Noi non possiamo che constatare i limiti del nostro essere e continuamente siamo chiamati a dire: “Io non sono”. Se siamo sinceri, dobbiamo confessare che veramente non siamo. Siamo talmente limitati, talmente deboli, talmente impotenti! In ogni momento dobbiamo convenire di non essere all'altezza degli avvenimenti, di non essere capaci di fare ciò che sarebbe necessario, di non essere fedeli, di non essere generosi. E Dio, all'opposto, dice continuamente: “Io sono”, senza limite alcuno. E’ la sua rivelazione. E’ dunque molto diverso da noi. E nello stesso tempo ci è vicinissimo, perché dicendo: “Io sono” dice: “Io sono qui, Io sono presente, sono vicino a te, sono con te”. Infatti in questo testo egli si rivela come il Dio dei padri, il Dio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe, come colui che vuol liberare, colui che vuol far cessare l'oppressione, che vuol far uscire il suo popolo dall'Egitto dove è umiliato, verso il paese dove scorre latte e miele. La presenza di Dio è una presenza intima, soccorrevole. Possiamo contare su di lui: questo “Io sono” illimitato è nello stesso tempo un “Io sono con te”.
VENERDI’ 20 LUGLIO
Una scheggia di preghiera:
BENEDETTO SEI TU, SIGNORE, NOSTRA LIBERAZIONE.
Tra i santi ricordati oggi: Sant’ Apollinare;Sant’Elia; Sant’Aurelio di Cartagine.
Hanno detto: La preghiera comporta due tempi come la respirazione: l’inspirazione, quando si inala aria pura, corrisponde alla preghiera, e il resto, cioè tutto quello che si fa nella giornata è l’espirazione.(G. Cesbron)
Saggezza popolare: Meglio consumare scarpe che lenzuola. (proverbio Piemontese)
Un aneddoto: Ad un fratello che si lamentava continuamente della propria vita l’abate Bessarione disse: Forse è la vita a non essere contenta di te. Essa infatti è contenta di vivere con chi vuole viverla gioiosamente.
Parola di Dio: Es. 11,10-12.14; Sal. 115; Mt. 12,1-8
Vangelo Mt 12, 1-8
Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù passò tra le messi in giorno di sabato, e i suoi discepoli ebbero fame e cominciarono a cogliere spighe e le mangiavano. Ciò vedendo, i farisei gli dissero: "Ecco, i tuoi discepoli stanno facendo quello che non è lecito fare in giorno di sabato". Ed egli rispose: "Non avete letto quello che fece Davide quando ebbe fame insieme ai suoi compagni? Come entrò nella casa di Dio e mangiarono i pani dell'offerta, che non era lecito mangiare né a lui né ai suoi compagni, ma solo ai sacerdoti? O non avete letto nella Legge che nei giorni di sabato i sacerdoti nel tempio infrangono il sabato e tuttavia sono senza colpa? Ora io vi dico che qui c'è qualcosa più grande del tempio. Se aveste compreso che cosa significa: Misericordia io voglio e non sacrificio, non avreste condannato individui senza colpa. Perché il Figlio dell'uomo è signore del sabato ". Parola del Signore
“MISERICORDIA VOGLIO E NON SACRIFICIO”. (Mt. 12,7)
Questi scribi che giudicano i discepoli perché raccolgono qualche granello dalle spighe sono i predecessori e i maestri di tutti coloro che hanno sempre aperto un codice di comportamento per gli altri e che lo usano costantemente per giudicare e condannare. Sono tra i peggiori nemici della vera fede perché, illudendosi di zelare la giustizia, rinnegano di fatto la carità e l'amore. Spogliano il buon Dio della sua essenziale prerogativa che è appunto il perdono e la misericordia. Fanno uso della legge come di una lama tagliente non per curare il male, ma per uccidere i malati. È una brutta razza che trova sempre i suoi adepti anche nella nostra Chiesa. Gesù invece ci ricorda che se il tempio, la chiesa, la religiosità vengono interpretate come puro legalismo esse si svuotano di Dio e restano solo pietre e macigni che gravano pesantemente e mortalmente sull'uomo. La vita cristiana non è fatta di sacrifici rituali, ma è unione con Cristo. Quando partecipiamo alla Messa non siamo presenti a una funzione, ma ci uniamo a Gesù, offrendo la nostra vita nella sua, per essere consumati nel fuoco dell'amore. Solo nel Signore riusciamo a coniugare con divina sapienza, giustizia e misericordia, peccato e perdono, colpa e assoluzione. La legge senza l'amore è solo vincolo e laccio, serve per gli schiavi e non per i figli, riempie le carceri del mondo e rischia di riempire di dannati gli inferi. Non è questa la missione di Cristo, non è questa la missione della chiesa e dei suoi ministri.
SABATO 21 LUGLIO
Una scheggia di preghiera:
GESU’, MITE ED UMILE DI CUORE, IO CONFIDO IN TE.
Tra i santi ricordati oggi: San Lorenzo da Brindisi; Sant’Alberico Crescitelli.
Hanno detto: Pregare come se tutto dipendesse da Dio. Agire come se tutto dipendesse da noi. (Chesterton)
Saggezza popolare: Furono donati gli occhi ad un cieco. Pretese anche le sopracciglia. (proverbio Russo)
Un aneddoto: Il diavolo apparve un giorno a un santo intento a pregare nel deserto. Era molto arrabbiato, aveva perfino una frusta per picchiare il santo. Gli disse: Tutto quello che fai tu lo posso fare anch’io. Tu digiuni e io non mangio mai; tu sei spirituale, io ancora di più; tu fai miracoli, anch’io...
Allora il santo chiese al diavolo: - Perché dunque tu non sei felice come me?
Perché tu puoi fare una cosa - rispose il tentatore - che io non posso fare!
Qual è?
Umiliarmi, mettermi senza superbia all’ultimo posto! - rispose sommamente adirato. Quindi disparve.
Parola di Dio: Es. 12,37-42;Sal. 135; Mt. 12,14-21
Vangelo Mt 12, 14-21
Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, i farisei però, usciti, tennero consiglio contro di lui per toglierlo di mezzo. Ma Gesù, saputolo, si allontanò di là. Molti lo seguirono ed egli guarì tutti, ordinando loro di non divulgarlo, perché si adempisse ciò che era stato detto dal profeta Isaia: Ecco il mio servo che io ho scelto; il mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Porrò il mio spirito sopra di lui e annunzierà la giustizia alle genti. Non contenderà, né griderà, né si udrà sulle piazze la sua voce. La canna infranta non spezzerà, non spegnerà il lucignolo fumigante, finché abbia fatto trionfare la giustizia; nel suo nome spereranno le genti. Parola del Signore
“I FARISEI, USCITI, TENNERO CONSIGLIO CONTRO GESÙ PER TOGLIERLO DI MEZZO”.(Mt. 12,14)
Gesù accetta davvero la sorte del giusto. Lui fa il Bene e i “puri” lo vogliono uccidere perché dà fastidio. Gesù non si ribella e se questa volta si allontana, quando giungerà “la sua ora” accetterà di essere il servo del Signore che è disposto a donare la propria vita.
Quando c’è qualcuno che non rientra negli schemi o si cerca in qualche modo di inglobarlo, di zittirlo o si complotta per farlo fuori. Se non rientri nella macchina ben oliata della società, della politica, della Chiesa struttura, dai fastidio e allora o ti si promuove per zittirti o ti si esclude. Oscar Romero, don Puglisi danno fastidio al potere, alle mafie? Meglio farli fuori! Gesù non rientra nell’ordine costituito della religione ebraica? “Meglio che un uomo solo muoia piuttosto che debba soffrirne una intera nazione’ (leggi: piuttosto che noi dobbiamo rimetterci nei nostri privilegi).
Può capitare anche a noi quando per coerenza con alcuni valori, cominciamo a dar fastidio. Forse è proprio un buon segno, anche se triste e doloroso, un segno di contraddizione e di fedeltà che non può che portare buoni frutti.
DOMENICA 22 LUGLIO: XVI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C
Una scheggia di preghiera:
PARLA, SIGNORE, PERCHE’ IL TUO SERVO TI ASCOLTA.
Tra i santi ricordati oggi: Santa Maria Maddalena; San Fiorenzo.
Hanno detto: La preghiera e l’amore hanno i medesimi segreti. (Jean Cocteau)
Saggezza popolare: Non dovrebbe esserci differenza tra soffrire e veder soffrire. (proverbio Spagnolo)
Un aneddoto: Lungo la via domandavano l’elemosina un cieco e uno zoppo. Il cieco gridava: “Fate la carità a questo povero cieco, che non ha occhi per vedere!” Lo zoppo gridava: “Fate la carità a questo povero storpio, che non ha gambe per camminare”. Ma un giorno s’accordarono. Il cieco disse allo zoppo: “Ho le gambe buone!”. Lo zoppo rispose: “Io ho gli occhi buoni”. Fecero così: lo zoppo si mise sulle spalle del cieco, che da quel momento poté percorrere tutte le vie della città con sicurezza. Il cieco portava, lo zoppo guidava!
Parola di Dio: Gn. 18,1-10; Sal. 14; Col. 1,24-28; Lc. 10,38-42
Vangelo Lc 10, 38-42
Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù entrò
in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo accolse nella sua casa.
“GESU’ ENTRO’ IN UN VILLAGGIO E UNA DONNA DI NOME MARTA LO ACCOLSE IN CASA SUA”. (Lc.10,38)
Vi offro una piccola ma “intrigante” riflessione di un mio amico laico che medita sul vangelo.
E’ intitolata “i calli di Marta e il cuore di Maria”.
Sono necessari l’uno all’altro.
La facilità con cui tendiamo a etichettare, incasellare, definire rigidamente ci porta spesso a creare delle divisioni nette (“aut aut”, “o questo o quello”) senza la possibilità di mediazioni, ricomposizioni, contatti armonici o legami dialettici. Nascono anche forme di integralismo e fondamentalismo (spesso più su questioni secondarie) che impediscono, purtroppo, di recepire e valorizzare la ricchezza delle sfumature e i chiaroscuri all’interno dell’annuncio cristiano. Questo è uno di quei casi emblematici.
L’immagine di Marta e Maria di Betania ha un potenziale di insegnamento incalcolabile. Infatti i “calli” alle mani dell’una senza la mentalità di fondo della seconda rischiano di apparire come i segni visibili di un “voler FARE”, che sono tipici dell’attivismo esagerato, anticamera perfetta di chi pensa di essersi costruito da solo o di chi vuol fare delle “cose” il centro del proprio impegno. Il “cuore” di Maria senza una pratica quotidiana concreta del Vangelo rischia di restare allo stadio dell’astrazione, rimanendo al palo di una religiosità che teme di sporcarsi le mani e vive di pie intenzioni, invece di coinvolgersi di persona nelle vicende del mondo.
I “calli” e il “cuore” non possono che essere complementari, dunque, anche se Gesù ribadisce inequivocabilmente che la priorità va data all’ascolto, all’unione intima, al dialogo, alla conoscenza umile e profonda della “Fonte” da cui scaturisce ogni intenzione ed ogni ispirazione del “fare”. La “parte migliore” che Maria di Betania si è accaparrata ha la dolcezza del discepolo disponibile al Maestro e trova poi nei “calli” delle mani il modo per incarnarsi nella storia di tutti i giorni. La Marta che si affanna in noi non deve far altro che lasciare alla “Parola” di Dio l’iniziativa per plasmare i nostri gesti sulla Sua volontà e ricordarsi che l’affannoso agitarsi per incombenze non indispensabili “toglie spazio” a ciò che è davvero più importante di tutto... Servizio sì, agitazione no!
LUNEDI’ 23 LUGLIO
Una scheggia di preghiera:
NELLA PROVA, SIGNORE, DONACI DI GUARDARE OLTRE.
Tra i santi ricordati oggi: Santa Brigida, patrona d’Europa; Sant’Olimpio; Santa Cunegonda.
Hanno detto: Con la preghiera ci riossigeniamo, respiriamo; con i sacramenti ci nutriamo; ma prima del nutrimento c’è la respirazione e la respirazione è la preghiera (Yves Congar)
Saggezza popolare: La sincerità è la perla che si forma nella conchiglia del cuore. (proverbio Sufi)
Un aneddoto: Un viaggiatore giunse in montagna ad un punto, dove un gran masso, precipitato sul sentiero, lo ostruiva tutto. Non potendo né oltrepassarlo, né spostarlo, si sedette triste e desolato. Sopraggiunse un altro viaggiatore e, dopo inutili sforzi, imitò il primo: si sedette, aspettando. Così successe per molti altri viaggiatori. Ma finalmente uno di loro propose: “Fratelli miei, ciò che ognuno di noi non ha potuto fare da solo, chissà che non si riesca a farlo tutti insieme, con l’aiuto di Dio?!” Infatti, uniti, spostarono facilmente il masso e poterono continuare, insieme il loro cammino.
Parola di Dio: Es. 14,5-18; Cantico da Es. 15,1-6; Mt. 12,38-42
1^ Lettura Es 14, 5-18
Dal libro dell'Esodo
In quei giorni, quando fu riferito al re d'Egitto che il popolo era fuggito, il cuore del faraone e dei suoi ministri si rivolse contro il popolo. Dissero: "Che abbiamo fatto, lasciando partire Israele, così che più non ci serva!". Attaccò allora il cocchio e prese con sé i suoi soldati. Prese poi seicento carri scelti e tutti i carri di Egitto con i combattenti sopra ciascuno di essi. Il Signore rese ostinato il cuore del faraone, re di Egitto, il quale inseguì gli Israeliti mentre gli Israeliti uscivano a mano alzata. Gli Egiziani li inseguirono e li raggiunsero, mentre essi stavano accampati presso il mare: tutti i cavalli e i carri del faraone, i suoi cavalieri e il suo esercito si trovarono presso Pi-Achirot, davanti a Baal-Zefon. Quando il faraone fu vicino, gli Israeliti alzarono gli occhi: ecco, gli Egiziani muovevano il campo dietro di loro! Allora gli Israeliti ebbero grande paura e gridarono al Signore. Poi dissero a Mosè: "Forse perché non c'erano sepolcri in Egitto ci hai portati a morire nel deserto? Che hai fatto, portandoci fuori dall'Egitto? Non ti dicevamo in Egitto: Lasciaci stare e serviremo gli Egiziani, perché è meglio per noi servire l'Egitto che morire nel deserto?". Mosè rispose: "Non abbiate paura! Siate forti e vedrete la salvezza che il Signore oggi opera per voi; perché gli Egiziani che voi oggi vedete, non li rivedrete mai più! Il Signore combatterà per voi, e voi starete tranquilli". Il Signore disse a Mosè: "Perché gridi verso di me? Ordina agli Israeliti di riprendere il cammino. Tu intanto alza il bastone, stendi la mano sul mare e dividilo, perché gli Israeliti entrino nel mare all'asciutto. Ecco io rendo ostinato il cuore degli Egiziani, così che entrino dietro di loro e io dimostri la mia gloria sul faraone e tutto il suo esercito, sui suoi carri e sui suoi cavalieri. Gli Egiziani sapranno che io sono il Signore, quando dimostrerò la mia gloria contro il faraone, i suoi carri e i suoi cavalieri ". Parola di Dio
“FORSE NON C’ERANO SEPOLCRI IN EGITTO CHE CI HAI PORTATI A MORIRE NEL DESERTO?”. (Es. 14,11)
Possiamo capire l'angoscia degli Ebrei stretti fra il mare e l'esercito egiziano e riconoscerci anche nella loro reazione di viltà che li fa rimpiangere la schiavitù prima aborrita e la decisione di seguire Mosè
Ma vediamo piuttosto la soluzione di Dio. Il Signore disse a Mosè: “Ordina agli Israeliti di riprendere il cammino”. La soluzione è da cercare in avanti, nella continuazione del cammino intrapreso fidandosi di lui.
E qui viene l'insegnamento per noi. In ogni cammino vitale si incontrano ostacoli, difficoltà anche gravi e tante volte possiamo essere tentati di bloccarci, di tornare indietro, alla situazione che oggi ci sembra più tranquilla, con meno problemi. Ma questo non è il pensiero di Dio. “Chi mette mano all'aratro e poi si volta indietro non entrerà nel regno dei cieli” ha detto Gesù. La soluzione non è nel voltarci indietro, ma nel pregare il Signore che ci faccia trovare la sua soluzione. Essa potrà essere inaspettata, ma sempre in continuazione al cammino iniziato in obbedienza alla sua volontà. E neppure dobbiamo chiedere “segni”, come i farisei nel Vangelo di oggi. Dio agli Israeliti nel deserto ha dato segni strepitosi e li darà anche ai nostri tempi, se così gli piacerà, ma non tocca a noi chiederli. La richiesta di segni è molte volte un alibi per la nostra pigrizia, per la riluttanza a compiere la volontà del Signore.
MARTEDI’ 24 LUGLIO
Una scheggia di preghiera:
SIA FATTA LA TUA VOLONTA’ PERCHE’ E’ IL NOSTRO UNICO BENE.
Tra i santi ricordati oggi: Santa Cristina; Sant’Agostino Fangi.
Hanno detto: Una preoccupazione di talmente di poco conto del non necessitare del ricorso alla preghiera non merita di essere presa sul serio (Corrie Ten Boom)
Saggezza popolare: Chi sa perdonare si è vendicato abbastanza. (proverbio Svedese)
Un aneddoto: Quando san Luigi IX re di Francia si trovò in mare rischiando un naufragio per la violenza della tempesta, prese tra le sue braccia un bambino di pochi mesi e lo presentò al cielo gridando: “Se non siamo degni della tua pietà, Signore, abbi almeno misericordia di questo innocente, e salvaci”. Miracolosamente la tempesta cessò. Perché la fede è più forte d’ogni uragano.
Parola di Dio: Es. 14,21-31; Cantico da Es. 15,8-12.17. Mt.12,46-50
Vangelo Mt 12, 46-50
Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, mentre Gesù parlava ancora alla folla, sua madre e i suoi fratelli, stando fuori in disparte, cercavano di parlargli. Qualcuno gli disse: "Ecco di fuori tua madre e i tuoi fratelli che vogliono parlarti". Ed egli, rispondendo a chi lo informava, disse: "Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?". Poi stendendo la mano verso i suoi discepoli disse: "Ecco mia madre ed ecco i miei fratelli; perché chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, questi è per me fratello, sorella e madre ". Parola del Signore
“STENDENDO LA MANO VERSO I DISCEPOLI DISSE: ECCO MIA MADRE ED ECCO I MIEI FRATELLI; PERCHE' CHIUNQUE FA LA VOLONTA' DEL PADRE MIO CHE E' NEI CIELI QUESTI E' PER ME FRATELLO, SORELLA E MADRE". (Mt. 12,50)
Ci colpiscono molto il gesto e la parola di Gesù. Con una espressione paradossale egli non ha sconfessato la famiglia carnale o declassata sua madre, ma ha voluto indicarci che è l’adesione alla volontà del Padre a stabilirci nell'unione con Lui, unione superiore ai più stretti vincoli del sangue. La volontà di Dio è dunque un tesoro inestimabile. Eppure noi ci troviamo sovente in contrasto con questa volontà: vorremmo una vita diversa, senza sofferenze, vorremmo magari noi stessi essere diversi: più intelligenti, più ricchi di doti... Ma non c'è per noi volontà migliore di quella del Padre, che tutto stabilisce in vista del suo regno e della nostra vera felicità. Dobbiamo capirlo: la volontà di Dio è per noi la cosa migliore. Molti ne hanno paura, come se Dio ci imponesse qualcosa per puro arbitrio e non per il nostro bene e come se accettare la sua volontà volesse dire abdicare alla nostra libertà. Invece dobbiamo cercarla intensamente, chiedergli di farcela conoscere, chiedere che essa si compia in noi. E il motivo più profondo per desiderarla è quello detto da Gesù: fare la volontà del Padre ci rende suoi figli, fratelli, sorelle, madri di Cristo. Ed è il solo mezzo per crescere nell'amore verso di lui e verso gli altri.
MERCOLEDI’ 25 LUGLIO
Una scheggia di preghiera:
INSEGNACI, SIGNORE, LA STRADA DEL SERVIZIO.
Tra i santi ricordati oggi: San Giacomo; San Cristoforo.
Hanno detto: Nostro Signore promette di esaudire tutte le nostre richieste riservandosi un’unica cosa: cambiare l’oggetto della nostra richiesta in uno migliore, per darci più di quanto chiediamo.(C. de Foucauld)
Saggezza popolare: Meglio esser testa d'anguilla che coda di storione. (proverbio Piemontese)
Un aneddoto: Una leggenda racconta che San Cristoforo fu insultato da un tale in mezzo alla folla. Cristoforo, soldato alto e forte, afferrò l'avversario, sguainò la spada e stava per trafiggerlo mentre la folla intorno lo incitava gridando: "Uccidilo, Uccidilo!.." Si ricordò allora della parola del Signore: "Così il Padre mio celeste farà a voi, se non perdonerete di cuore al vostro fratello". Cristoforo, facendo un'enorme sforzo, represse la collera e ripose la spada nel fodero; al popolo che continuava a chiedere vendetta rispose: "Lo farei, ma non posso, perché sono cristiano":
Parola di Dio nella festa di San Giacomo: 2Cor. 4,7-15; Sal. 125; Mt. 20,20-28
Vangelo Mt 20, 20-28
Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, si avvicinò a Gesù la madre dei figli di Zebedèo con i suoi figli, e si prostrò per chiedergli qualcosa. Egli le disse: "Che cosa vuoi?". Gli rispose: "Dì che questi miei figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno". Rispose Gesù: "Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io sto per bere?". Gli dicono: "Lo possiamo". Ed egli soggiunse: "Il mio calice lo berrete; però non sta a me concedere che vi sediate alla mia destra o alla mia sinistra, ma è per coloro per i quali è stato preparato dal Padre mio". Gli altri dieci, udito questo, si sdegnarono con i due fratelli; ma Gesù, chiamatili a sé, disse: "I capi delle nazioni, voi lo sapete, dominano su di esse e i grandi esercitano su di esse il potere. Non così dovrà essere tra voi; ma colui che vorrà diventare grande tra voi, si farà vostro servo, e colui che vorrà essere il primo tra voi, si farà vostro schiavo; appunto come il Figlio dell'uomo, che non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti". Parola del Signore
“SI AVVICINO' LA MADRE DEI FIGLI DI ZEBEDEO E GLI DISSE: DI’ CHE QUESTI MIEI FIGLI SIEDANO UNO ALLA TUA DESTRA E UNO ALLA SINISTRA NEL TUO REGNO”.(Mt. 20,20—21)
Una mamma chiede, e lo farebbe ogni madre, il primo posto per i suoi figli e Gesù gira la risposta con un’altra domanda: “Avranno e avrete il coraggio di seguirmi ovunque, anche quando, invece di gloria e potere, ci sarà da bere un calice amaro?”. Sembra una risposta dura quella di Gesù, ma, pensiamoci un momento: anche noi diremmo a chi vuole un primo posto nei nostri affetti: “Sei pronto ad essere con me sempre, anche quando tutto sembrerà essere contro di me?”. Gesù non ci nasconde niente, ci aiuta solo ad essere uomini tutti d’un pezzo in ogni occasione. Qualche volta i suoi insegnamenti ci sembrano duri, lontani dalla realtà e dalle preoccupazioni del vivere umano, ma poi, se ci pensiamo bene, ci accorgiamo che proprio per queste preoccupazioni, rischiamo di essere meno uomini. Se vogliamo seguire Gesù, sappiamo che la sua strada, per giungere alla risurrezione, passa attraverso la croce.
GIOVEDI’ 26 LUGLIO
Una scheggia di preghiera:
PARLA, SIGNORE CHE IL TUO SERVO TI ASCOLTA.
Tra i santi ricordati oggi: Santi Gioacchino ed Anna; Santa Bartolomea Capitanio.
Hanno detto: Se credi che il Signore vive in te, dovunque tu abbia uno spazio per vivere hai anche uno spazio per pregare (Madeleine Delbrel)
Saggezza popolare: Dio dà le noci, ma non le schiaccia. (proverbio russo)
Un aneddoto: “Un giorno rabbì Nahum entrò all’improvviso nella scuola del Talmud e trovò studenti che giocavano a Dama. Quando videro entrare il maestro, si confusero e smisero di giocare, ma questi scosse benevolmente la testa e disse: “Conoscete le leggi del gioco della dama?”. E siccome essi non aprivano bocca per la vergogna, si rispose da sé: “Vi dirò io le leggi del gioco della Dama. Primo, non è permesso fare due passi alla volta. Secondo, è permesso solo andare avanti e non tornare indietro. Terzo, quando si è arrivati in alto, beh, allora si può andare dove si vuole”.
Parola di Dio: Es. 19,1-2.9-11.16-20; Cantico da Dan.3,52-56; Mt. 13, 10-17
Vangelo Mt 13, 10-17
Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, si avvicinarono a Gesù i discepoli e gli dissero: "Perché parli loro in parabole?". Egli rispose: "Perché a voi è dato di conoscere i misteri del regno dei cieli, ma a loro non è dato. Così a chi ha sarà dato e sarà nell'abbondanza; e a chi non ha sarà tolto anche quello che ha. Per questo parlo loro in parabole: perché pur vedendo non vedono, e pur udendo non odono e non comprendono. E così si adempie per loro la profezia di Isaia che dice: Voi udrete, ma non comprenderete, guarderete, ma non vedrete. Perché il cuore di questo popolo si è indurito, sono diventati duri di orecchi, e hanno chiuso gli occhi, per non vedere con gli occhi, non sentire con gli orecchi e non intendere con il cuore e convertirsi, e io li risani. Ma beati i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché sentono. In verità vi dico: molti profeti e giusti hanno desiderato vedere ciò che voi vedete, e non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, e non l'udirono! ". Parola del Signore
“BEATI I VOSTRI OCCHI PERCHE' VEDONO E I VOSTRI ORECCHI PERCHE' SENTONO! IN VERITA' VI DICO: MOLTI PROFETI E GIUSTI HANNO DESIDERATO ASCOLTARE QUELLO CHE VOI ASCOLTATE”. (Mt. 13,17)
Dice la lettera agli Ebrei: “Dio, che aveva già parlato nei tempi antichi molte volte e in diversi modi ai padri,... ultimamente ha parlato a noi per mezzo del Figlio”. Nelle letture di oggi cogliamo proprio i diversi modi del suo linguaggio. Sul Sinai Dio parla attraverso lo sconvolgimento della natura: “Ci furono tuoni, lampi, una nube densa sul monte e un suono fortissimo di tromba... il monte Sinai era tutto tremante... il suono della tromba diventava sempre più intenso: Mosè parlava e Dio gli rispondeva con voce di tuono”. Nel Vangelo invece Gesù parla con semplicità, in modo umano, a volte esplicitamente, a volte con parabole, secondo le categorie dei suoi ascoltatori.
In qualunque forma la voce di Dio si faccia udire, è fondamentale essere attenti, con cuore docile. Gesù esprime chiaramente la condanna per chi si chiude alla sua parola: “A loro non è dato conoscere i misteri del regno dei cieli”, perché “il loro cuore si è indurito, sono diventati duri d'orecchi e hanno chiuso gli occhi, per non vedere e non sentire”. E tanto facile essere duri d'orecchio verso il Signore, quando altre voci ci lusingano e altri rumori ci piacciono di più. E non ci accorgiamo che sono proprio solo "rumori", aria in movimento, senza contenuto. Chiediamogli la grazia di saper sempre udire e seguire la sua voce, per avere la beatitudine che egli ha promesso. Non capiremo mai abbastanza quanto sia grande il dono che Dio ci ha fatto con la sua parola scritta e con la sua parola vivente, Gesù, verbo del Padre.
VENERDI’ 27 LUGLIO
Una scheggia di preghiera:
LA TUA PAROLA DI SALVEZZA POSSA CRESCERE IN ME.
Tra i santi ricordati oggi: San Giorgio di Cordoba; Santa Liliosa.
Hanno detto: Non sono mai sola. Cristo è sempre lì, prega sempre dentro di me ed io con lui. (Elisabetta della Trinità)
Saggezza popolare: Una persona che non ha mai abbastanza, non ha mai niente. (proverbio Spagnolo)
Un aneddoto: Di sant’Oswald, arcivescovo di York, che il calendario ricorda solo il 29 febbraio, cioè negli anni bisestili, si legge che usava lavare i piedi a dodici poveri ogni giorno, anche quando era molto anziano; e una sera, dopo aver lavato e baciato i piedi del dodicesimo poverello in ginocchio, non si rialzò più, chinò il capo e si spense nel Signore.
Parola di Dio: Es. 20,1-17; Sal. 18; Mt. 13,18-23
Vangelo Mt 13, 18-23
Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Voi dunque intendete la parabola del seminatore: tutte le volte che uno ascolta la parola del regno e non la comprende, viene il maligno e ruba ciò che è stato seminato nel suo cuore: questo è il seme seminato lungo la strada. Quello che è stato seminato nel terreno sassoso è l'uomo che ascolta la parola e subito l'accoglie con gioia, ma non ha radice in sé ed è incostante, sicché appena giunge una tribolazione o persecuzione a causa della parola, egli ne resta scandalizzato. Quello seminato tra le spine è colui che ascolta la parola, ma la preoccupazione del mondo e l'inganno della ricchezza soffocano la parola ed essa non da frutto. Quello seminato nella terra buona è colui che ascolta la parola e la comprende; questi da frutto e produce ora il cento, ora il sessanta, ora il trenta ". Parola del Signore
"INTENDETE LA PARABOLA DEL SEMINATORE". (Mt. 13,18)
Una prima cosa mi colpisce: il seminatore non sono io, non siamo noi, il seminatore è Dio che nella sua immensa bontà e sapienza semina dove e quando vuole. Posso fidarmi di Lui. Lui sa quello che fa. Quindi concludo che è inutile il nostro preoccuparci troppo, quasi che l’evangelizzazione dipendesse unicamente da noi, dalle nostre prediche o dai nostri piani pastorali.
Seconda cosa: il seme non siamo noi. Il seme è ancora Lui, è Gesù che come il chicco di frumento muore per rinascere e portare il suo frutto, è la parola potente di Gesù che ha in sé tutta l’esplosività da “poter cambiare i cuori di pietra in cuori di carne, capaci di amare”.
L’unica cosa che noi possiamo e dobbiamo essere è “la terra buona”. La terra in sé non ha molto da fare. Suo compito è accogliere, ricevere il seme e donare al seme le sue proprietà, affinché il seme possa trasformarsi in pianta. Non pensiamo di essere noi a salvarci o a salvare il mondo. Impariamo invece ad accogliere tutto ciò che Dio gratuitamente ci dona, lasciamoci lavorare da Dio, offriamo al seme le nostre proprietà e le nostre povertà, lasciamoci trasformare. In un primo tempo ci sembrerà, forse, di perdere qualcosa, ci sembrerà di concludere poco, ma guadagneremo il frutto. Non è forse bello sentirsi amati così? Dio si serve della mia povertà, del mio essere terra per far nascere in me il seme del Figlio di Dio! Non sarà forse questo stesso pensiero ad aver accompagnato Maria nei suoi nove mesi di gravidanza?
SABATO 28 LUGLIO
Una scheggia di preghiera:
ABBI PAZIENZA CON ME, DIO DI MISERICORDIA.
Tra i santi ricordati oggi: Sant’Innocenzo I, Papa; Santa Serena.
Hanno detto: La Cananea grida forte ed è esaudita, l’emorroissa tace e viene detta beata, il fariseo grida ed è condannato, il pubblicano non apre nemmeno bocca ed è esaudito. (Epifanio. Vescovo di Creta)
Saggezza popolare: Chi non fa niente, fa un gran peccato. (proverbio Russo)
Un aneddoto: Lasciò scritto santa Maria Maddalena de’ Pazzi: “Tu m’hai ingannata, Signore! M’avevano detto che non avrei trovato che croci, spine, abbandoni. Sono venuta e ho trovato Te, e con Te non c’è dolore, ma amore”.
Parola di Dio: Es. 24,3-8; Sal. 49; Mt. 13,24-30
Vangelo Mt 13, 24-30
Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù espose alla folla un' altra parabola: " Il regno dei cieli si può paragonare a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. Ma mentre tutti dormivano venne il suo nemico, seminò zizzania in mezzo al grano e se ne andò. Quando poi la messe fiorì e fece frutto, ecco apparve anche la zizzania. Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: Padrone, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene dunque la zizzania? Ed egli rispose loro: Un nemico ha fatto questo. E i servi gli dissero: Vuoi dunque che andiamo a raccoglierla? No, rispose, perché non succeda che, cogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. Lasciate che l'una e l'altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Cogliete prima la zizzania e legatela in fastelli per bruciarla; il grano invece riponetelo nel mio granaio ". Parola del Signore
“VUOI CHE ANDIAMO A RACCOGLIERE LA ZIZZANIA?”. (Mt. 13,28)
Un tempo, in un Paese che dirvi non so, erano (o parevano) tutti bravi; poi colpa di cattivi maestri - le cose s’eran complicate e la popolazione era fatta di brava gente e anche di malfattori: tutti insieme a convivere in un mazzo, come il diavolo e l’acqua santa. A un certo punto, un gruppo di politici tutto ordine e disciplina, guidati da un ferreo generale, andarono dal capo dello stato: “Mi dia via libera chiese il militare — e in breve tempo metterò ordine. “Chi è dentro è dentro e chi è fuori è fuori”, concluse il generale che amava i proverbi e le frasi ad effetto. “E chi è fuori dove li mette?”, domandò il presidente. “Ci sono apposta le galere e che non escano tanto presto, e che non abbiano tanti favori, e via dicendo. Anche in prigione chi è dentro è dentro e che ci resti. Mi dia via libera e li distruggo in un amen”, domandò ancora il generale che amava anche il latino. Il presidente - ricordando certe retate della polizia che pescavano di tutto: pesci cattivi e pesci buoni - obiettò: “E se, tra i malviventi, per malizia o per sbaglio, ci fosse qualche persona onesta?”. “Peggio per lei, così imparerebbe a frequentare cattive compagnie. Se ben ricordo lo dice anche il Vangelo che i delinquenti non bisogna frequentarli.. .”. «Ricorda male. Nel Vangelo non c’è niente del genere. Può darsi nel Vecchio Testamento...”. “Fa niente: sempre roba di chiesa è. Non sottilizziamo,che un generale non è un teologo!”. “Così come un teologo non è un generale: ci mancherebbe!”. “Ci mancherebbe, dice bene, eccellenza”, assentì il generale che amava anche i titoli ampollosi. “Dice bene, ché, con le bubbole della teologia, del perdono e della misericordia, lascerebbero tutti fuori”. “Come lei metterebbe tutti dentro”. “Meglio un innocente in carcere, che un delinquente in libertà”. Ma il capo dello stato era di diverso parere: “Meglio un delinquente libero che un innocente carcerato. Per cui lei, generale, non faccia operazioni di polizia indiscriminate, col rischio di arrestare, insieme ai delinquenti, anche dei cittadini onesti. Non siamo ancora nel regno dei cieli, dove si faranno i conti definitivi. I nostri conti sono provvisori, ed esposti agli errori. Lasci perdere, quindi, la politica dura, la tolleranza zero e via dicendo”. Il generale se ne andò mugugnando, con le medaglie che gli tintinnavano malinconiche sul petto; e i suoi compagni, tutti ordine e disciplina, dedussero che non c’è più religione. Il presidente, dall’alto del suo Palazzo, concluse che la vera religione era quella del Dio di pazienza e di misericordia che, per fortuna, non era un generale.
(Adriana Zarri)
DOMENICA 29 LUGLIO: XVII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C
Una scheggia di preghiera:
SIGNORE INSEGNACI A PREGARE.
Tra i santi ricordati oggi: Santa Marta; Sant’Ademaro; San Guglielmo Pinchon.
Hanno detto: Pregare per se stessi è istinto naturale; pregare per gli altri è istinto della grazia.(Giovanni Crisostomo)
Saggezza popolare: Chi dà e poi riprende, il diavolo se lo prende. (proverbio Piemontese)
Un aneddoto: Una
giornalista visitando la Chiesa dell’Assunzione a Mosca era rimasta stupita di
fronte a tanti
affreschi di figure con l’aureola d’oro; Chiese, stupita perché mai avessero
dipinto i santi anche sulle colonne. L’accompagnatore, un ortodosso, rispose
soavemente: “Suppongo perché le colonne sostengono la chiesa materiale, i santi
invece quella spirituale”.
Parola di Dio: Gn. 18,20-21.23-32; Sal. 137;Col. 2,12-14;Lc. 11,1-13
Vangelo Lc 11, 1-13
Un giorno Gesù si trovava in un luogo a pregare e
quando ebbe finito uno dei discepoli gli disse:
“Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai
suoi discepoli”.
“SIGNORE INSEGNACI A PREGARE”. (Lc.11,1)
A proposito di preghiera e preghiere: Così pregava il gallo ogni mattina: “Signore, sono orgoglioso di me stesso perché con il mio canto ogni giorno faccio sorgere il sole. Non senti, Signore, come sono bravo nell'eseguire il mio chicchirichì? Tutti mi lodano per la mia splendida voce… come faresti, Signore senza di me?”.
Mentre il superbo volatile così si rivolgeva all'Onnipotente, il pavone, mettendo in bella mostra la sua variopinta coda, gli faceva eco: “Signore, il gallo è veramente superbo. Certe volte non lo sopporto proprio, soprattutto perché non vuole arrendersi alla realtà, anzi all'evidenza. Tutti infatti possono testimoniare che io sono infinitamente più bello di lui. Io, contrariamente al gallo, non ho bisogno nemmeno di aprire bocca: è sufficiente che io apra la mia splendida coda perché tutti subito mi ammirino. E devo dirti che mi fa veramente un gran piacere ricevere l'ammirazione degli altri. Se devo essere sincero, ti dirò che mi piace anche farli schiattare di invidia, perché loro non possono essere così belli come lo sono io. Tu Signore, hai saputo fare le cose veramente per bene: hai creato me nella bellezza e gli altri nella bruttezza. Sei decisamente bravo, Signore!”.
In un angolo del cortile, stava nascosta una puzzola. Non osava venire allo scoperto, perché si trovava veramente orribile. Non si permetteva neanche di avvicinarsi agli altri perché, le poche volte che lo aveva fatto, tutti si scostavano subito da lei, proferendo sonori insulti. La povera puzzola di tanto in tanto si rivolgeva all'altissimo, dicendo: “Signore, io non so perché mi hai fatto così: brutta, puzzolente e scostante. Sono però sicura che anche così io servo a qualcosa, perché tu non mi avresti creata se io fossi del tutto inutile. Sapere questo mi basta, Signore. Gli altri non possono ammirare le mie doti nascoste, ma a me basta capire che tu sei contento di me e del lavoro che quotidianamente svolgo. So che ai tuoi occhi sono bella, utile e preziosa. E questo, credimi Signore, mi rende felice e mi dà la forza ogni giorno di sopportare i miei difetti”.
LUNEDI’ 30 LUGLIO
Una scheggia di preghiera:
GRANDI COSE HAI FATTO IN NOI, O SIGNORE.
Tra i santi ricordati oggi: San Pietro Crisologo;Santa Donatella, martire; San Capreolo.
Hanno detto:
Devo mettermi in testa che siccome Dio mi vuole bene, è inutile gli dia consigli sul mio avvenire, ma devo abbandonarmi alla sua volontà. (Papa Giovanni XXIII)
Saggezza popolare: Dio non abbandona chi a Lui si affida. (proverbio Polacco)
Un aneddoto: Un noto affarista, privo di scrupoli, ma desideroso di dimostrare la sua religiosità davanti a tutti, annunciò agli amici che si era proposto di fare un pellegrinaggio in Terra Santa per “leggere ad alta voce, sul Monte Sinai, i dieci comandamenti di Dio”. E Mark Twain osservò. “Perché non resta a casa sua e non comincia a metterli in pratica?”.
Parola di Dio: Es. 32,15-24.30-34; Sal 105; Mt. 13,31-35
Vangelo Mt 13, 31-35
Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù espose alla folla un' altra parabola: "Il regno dei cieli si può paragonare a un granellino di senapa, che un uomo prende e semina nel suo campo. Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande degli altri legumi e diventa un albero, tanto che vengono gli uccelli del cielo e si annidano fra i suoi rami". Un'altra parabola disse loro: "Il regno dei cieli si può paragonare al lievito, che una donna ha preso e impastato con tre misure di farina perché tutta si fermenti". Tutte queste cose Gesù disse alla folla in parabole e non parlava ad essa se non in parabole, perché si adempisse ciò che era stato detto dal profeta: Aprirò la mia bocca in parabole, proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del mondo. Parola del Signore
“IL REGNO DEI CIELI SI PUO’ PARAGONARE AD UN GRANELLINO DI SENAPA”. (Mt. 13,31)
Rilegge e interpreta con i fatti la parabola Ernesto Olivero
I piccoli che compiono piccoli gesti diventano grandi e compiono gesti grandi. Il regno dei cieli avanza così. Una donna brasiliana non più giovane, Isabel, visita regolarmente i detenuti di un tristemente famoso carcere di una grande città del Sud America che solo a nominarlo fa inorridire perché i detenuti si dividono in bande rivali, libere di agire l’una contro l’altra, dal momento che la polizia carceraria si tiene al di fuori della mischia e non interviene se non in casi estremi. In quel settimo girone dell’inferno incontra giovani e uomini, reclusi in condizioni al limite della sopravvivenza. Predilige quelli che nessuno va mai a cercare, quelli più soli che sono spesso proprio i più inquieti.
Il capo di una di queste bande, uno molto violento, aveva esagerato ed era stato messo in isolamento in un sotterraneo del carcere, dove si è nutriti come bestie, senza luce e con l’unica compagnia degli scarafaggi. Mancavano pochi giorni a Natale e Isabel aveva pensato a un gesto particolare, un gesto supplementare di carità, pur nella normalità del suo servizio. Aveva chiesto così di poter incontrare quel detenuto di cui i suoi ragazzi le avevano parlato. Il capobanda più duro e pericoloso di tutto il penitenziario. Certamente di quell’uomo nessuno si sarebbe ricordato, neppure nella settimana di Natale. Preparò un dolce e, ottenuto il permesso dal direttore, si recò nei sotterranei. Nel sentirsi augurare Buon Natale da una voce femminile, Pedro rimane sbalordito. Da mesi non parlava con nessuno. Non si era accorto nemmeno dell’approssimarsi del Natale. Forse in altro momento non avrebbe degnato di uno sguardo quella donna, ma aveva bisogno di raccontarsi. Cominciò a ripercorrere le tappe della sua storia e il motivo per cui era rinchiuso: era sbalordito che qualcuno si fosse interessato proprio di lui. Isabel lo aiutò a riflettere, gli mise davanti i suoi errori, ma lo fece con delicatezza, con amore. Il tempo passò veloce e Isabel gli promise che sarebbe ritornata. Diventarono amici. Pedro le fece una promessa che nessuno avrebbe pensato sincera: non avrebbe più usato la violenza. Quando Pedro fu rimandato nelle celle con gli altri prigionieri, si ritrovò come prima in mezzo alle bande, ma era cambiato: non intendeva più reagire. Provocato, non rispose. Neppure quando il capo della banda avversaria, da lui un tempo sconfitto, lo aggredì. Per mantenere la parola data a una donna che viveva una "normalità" diversa dalla sua, il detenuto più violento del carcere si è lasciato uccidere: una coltellata! Isabel mi racconta questa “parabola” con le lacrime agli occhi: “Per tanto tempo mi sono quasi sentita colpevole — dice — di quella morte, perché la scelta di non reagire Pedro l’ha fatta per me, che gli ho solo portato un dolce... Poi però ho capito che il regno è per i forti, per quelli che hanno coraggio di andare contro corrente, anche da poveri, con mezzi poveri. Pedro ha fatto ciò che era bene fare perché è cambiato, ma ha cambiato anche me e forse anche tanti ragazzi che lo conoscevano. Nessuno parlerà di lui, ma lui per amore ha avuto il coraggio di andare contro corrente e, anche se per breve tempo, ha preso la strada giusta, quella dell’amore e della pace, quella del regno”.Isabel continua nel suo servizio di donna normale. Continua la sua presenza di granellino di senapa, di frammento di lievito. Non è sola; pensa spesso a Pedro che con il suo gesto ha aperto il cuore di tanti. E’ un miracolo silenzioso e nascosto che si ripete nella vita di molti altri. Intravediamo solo qualche tratto, quando vediamo uomini e donne felici di essere come sono, felici di essere stati pensati così da Dio, con il desiderio che la loro felicità diventi la felicità di tutti. Dio ci prende come siamo e ci fa diventare come siamo stati pensati. È il suo regno che cresce in mezzo a noi.
MARTEDI’ 31 LUGLIO
Una scheggia di preghiera:
TUO, SIGNORE, E’ IL GIUDIZIO; TUA LA MISERICORDIA.
Tra i santi ricordati oggi: Sant’Ignazio di Loyola;San Fabio; San Giustino de Jacobis.
Hanno detto:
L'Eucaristia è potente rimedio contro i peccati; se noi ci purghiamo dei grandi, essa cancellerà i piccoli, dandoci forza per evitare i piccoli e i grandi. (Bossuet)
Saggezza popolare:
La tartaruga depone migliaia di uova senza che lo sappia nessuno, ma quando una gallina depone un uovo ne è informato tutto il circondario. (proverbio Italiano)
Un aneddoto: “Fatti con più garbo il Segno della Croce” — disse un giorno S. Ignazio di Lojola al piccolo ‘Giamburrasca’, che aveva condotto con sé a Roma dalla Spagna: Pietro Ribadeneira. “Padre Ignazio, ma lo faccio tale e quale i vostri Gesuiti”. “Cosa dici? I miei Gesuiti fanno il Segno di Croce come si deve!” – Rispose Ignazio. Il ragazzo non replica, ma ne pensa una. I Gesuiti al mattino si alzavano molto presto e andavano in cappella attraverso i corridoi bui in veste nera e cotta bianca. Pietro riempie la pila dell’acqua santa con inchiostro nero. I Gesuiti, passando, intingono le dita, si segnano, vanno ai banchi per la meditazione, finita la quale depongono le cotte in sacrestia. Pierino, svelto, fa un bottino di tutte quelle cotte, le porta a S. Ignazio: “Venga, Padre, e verifichi i Segni di Croce dei suoi cari Gesuiti”. Ahimè! Le macchie d’inchiostro dicono chiaro che anche i Gesuiti, talvolta, fanno il Segno di Croce ‘come Dio vuole’, o, meglio, come Dio non vorrebbe!
Parola di Dio: Es. 33,7-11; 34,5-9.28; Sal. 102;Mt. 132,36-43
Vangelo Mt 13, 36-43
Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù lasciò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si accostarono per dirgli: "Spiegaci la parabola della zizzania nel campo". Ed egli rispose: "Colui che semina il buon seme è il Figlio dell'uomo. Il campo è il mondo. Il seme buono sono i figli del regno; la zizzania sono i figli del maligno, e il nemico che l'ha seminata è il diavolo. La mietitura rappresenta la fine del mondo, e i mietitori sono gli angeli. Come dunque si raccoglie la zizzania e si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. Il Figlio dell'uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti gli operatori di iniquità e li getteranno nella fornace ardente dove sarà pianto e stridore di denti. Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, intenda! ". Parola del Signore
“SPIEGACI LA PARABOLA DELLA ZIZZANIA NEL CAMPO”.(Mt. 13,36)
Il centro della parabola non sta nella scoperta della zizzania e neppure nel giudizio finale della separazione del grano dalla zizzania, ma più propriamente nell’ordine di non stappare la zizzania. La meraviglia e lo scandalo dei servi sta proprio in questo atteggiamento paziente e lungimirante di Dio. La Chiesa di tutti i tempi è sempre stata agitata dagli scandali e dai peccati dei cristiani. Per ogni situazione problematica vale il detto di Paolo: "Non vogliate giudicare nulla prima del tempo, finché venga il Signore. Egli metterà in luce i segreti delle tenebre e manifesterà le intenzioni dei cuori; allora ciascuno avrà la sua lode da Dio" (1Cor 4,5).Al tempo di Gesù c’erano i farisei che pretendevano di essere santi e perciò si separavano dalla moltitudine dei peccatori. C’era il movimento di Qumran con la sua idea di rigida santità che esigeva il rifiuto di tutti gli impuri. C’era Giovanni il Battista che annunciava il messia che avrebbe separato il grano dalla pula (Mt 3,12). Viene Gesù e si mescola con i peccatori, li accoglie e mangia con loro (cfr Lc 15,2). Addirittura ha un traditore nel gruppo dei dodici che si è scelto. Possiamo dunque dire che zeloti, farisei e tanti altri pretendevano che il regno di Dio intervenisse in modo netto, chiaro e definitivo. In questo contesto si capisce la forza polemica della parabola di Gesù: la politica del regno di Dio è divina, fatta di tolleranza e di misericordia. E anche oggi Dio agisce così mentre spesso noi uomini anche religiosi vorremmo una giustizia sommaria immediata.