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SCHEGGE E SCINTILLE

PENSIERI, SPUNTI, RIFLESSIONI

DALLA PAROLA DI DIO E DALLA VITA

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a cura di: don_franco_locci@libero.it

 

GIUGNO 2007

 

 

VENERDI’ 1 GIUGNO

Una scheggia di preghiera:

 

DONACI, SIGNORE, DI ESSERE SEGNO D’AMORE.

 

Tra i santi ricordati oggi: San Giustino; San Caprasio di Lerins.

Hanno detto: Una sola comunione ben fatta è capace di farci sentire santi e perfetti. (San Francesco di Sales)

Saggezza popolare: Solo uno sciocco misura la profondità dell'acqua con tutti e due i piedi. (proverbio Africano)

Un aneddoto: Diogene una volta udì per le vie di Atene un fanciullo che diceva parolacce. Lo guardò in faccia, lo riconobbe e non gli disse nulla. Andò quindi a rintracciare il padre di quel ragazzo maleducato. Trovatolo, gli diede uno schiaffo, dicendogli: E’ giusto che io percuota la bocca del padre per le parole del figlio, perché tu e non lui rendi meno bella la nostra città!

Parola di Dio: Sir. 44,1.9-13; Sal. 149; Mc. 11,11-26

 

1^ Lettura Sir 44, 1. 9-13

Dal libro del Siracide

Facciamo l'elogio degli uomini illustri, dei nostri antenati per generazione. Di altri non sussiste memoria; svanirono come se non fossero esistiti; furono come se non fossero mai stati, loro e i loro figli dopo di essi. Invece questi furono uomini virtuosi, i cui meriti non furono dimenticati. Nella loro discendenza dimora una preziosa eredità, i loro nipoti. La loro discendenza resta fedele alle promesse e i loro figli in grazia dei padri. Per sempre ne rimarrà la discendenza e la loro gloria non sarà offuscata. Parola di Dio

 

“FACCIAMO L’ELOGIO DEGLI UOMINI ILLUSTRI…”. (Sir. 44,1)

La prima lettura dal libro del Siracide ci dà occasione per una riflessione non sempre comune. Questo autore biblico dice che è cosa buona ricordare i personaggi che hanno lasciato un’orma di bene; questo allora ci fa dire: “Tutti nel mondo lasciamo un orma”. Non c’è nessuno che sia passato su questa terra e non abbia lasciato un segno, magari anche piccolo della sua presenza, delle sue scelte e l’insieme di questi segni positivi o negativi hanno fatto e fanno la vera storia del mondo. Mi aveva colpito alcuni anni fa, partecipando alla preghiera di esorcismo fatta su un uomo che aveva manifestazioni negative, l’insistenza dell’esorcista a fare preghiere di liberazione per gli avi di quell'uomo. Quando dopo la preghiera gli chiesi il perché di tanta insistenza lui mi disse con semplicità: “Noi siamo dono di Dio, ci costruiamo con le nostre scelte, ma siamo anche frutto del passato e portiamo in noi il bene e il male delle generazioni che ci hanno preceduto”. Dunque io sono importante non solo perché amato personalmente da Dio ma anche perché sto ponendo dei segni che avranno la loro influenza nel futuro. Pensate: se io e te oggi evitiamo una rabbia, viviamo la gioia del perdonare, compiamo gesti di carità fraterna, siano essi pur piccola cosa, noi collaboriamo a che il mondo di domani sia migliore.

 

 

 

SABATO 2 GIUGNO

Una scheggia di preghiera:

 

DA CHI ANDREMO, SIGNORE? TU SOLO HA PAROLE DI VITA ETERNA.

 

Tra i santi ricordati oggi: Santi Marcellino e Pietro; Sant’ Adalgiso.

Hanno detto: L'Eucaristia è il respiro della Chiesa, il suo ritmo vitale, il suo cuore pulsante. (Piero Coda)

Saggezza popolare: I bambini sono come la cera: ciò che ci imprimi, ci resta. (proverbio Abruzzese)

Un aneddoto: Un padre malvagio ebbe la sfortuna d’avere un figlio malvagio. Un giorno, venuti a diverbio acceso, il padre si sentì in dovere di ammonire il figlio ormai rotto ad ogni esperienza di male. Questi però in un eccesso d’ira prese il padre per i capelli e lo stava strascinando fuori di casa. Giunti all’ultimo gradino delle scale, il genitore con estrema decisione supplicò: “Fermati, figlio sciagurato! Fermati! Fin qui e non oltre anche io ho trascinato mio padre!” (Aristotele)

Parola di Dio: Sir. 51,12-20; Sal 18; Mc. 11,27-33

 

Vangelo Mc 11, 27-33

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli andarono di nuovo a Gerusalemme. E mentre egli si aggirava per il tempio, gli si avvicinarono i sommi sacerdoti, gli scribi e gli anziani e gli dissero: "Con quale autorità fai queste cose? O chi ti ha dato l'autorità di farlo?". Ma Gesù disse loro: "Vi farò anch'io una domanda e, se mi risponderete, vi dirò con quale potere lo faccio. Il battesimo di Giovanni veniva dal cielo o dagli uomini? Rispondetemi". Ed essi discutevano tra sé dicendo: "Se rispondiamo "dal cielo", dirà: Perché allora non gli avete creduto? Diciamo dunque "dagli uomini"?". Però temevano la folla, perché tutti consideravano Giovanni come un vero profeta. Allora diedero a Gesù questa risposta:"Non sappiamo". E Gesù disse loro: "Neanche io vi dico con quale autorità faccio queste cose". Parola del Signore

 

“I SOMMI SACERDOTI, GLI SCRIBI E GLI ANZIANI GLI DISSERO: CON QUALE AUTORITA’ FAI QUESTE COSE? O CHI TI HA DATO L’AUTORITA’ DI FARLO?”. 

(Mc. 11,27-28)

Anche nei nostri rapporti umani noi vogliamo sapere chi sia la persona con cui abbiamo a che fare, quale sia la sua autorità nel fare o dire determinate cose. Erano andati da Gesù per “smascherarlo”, per costringerlo a dire qualcosa di compromettente e Lui li costringe a manifestarsi. Noi spesso tempestiamo Gesù con i nostri interrogativi. Quanto ci dimostriamo piccoli, quando recriminiamo con il Signore, quando abbiamo sempre bisogno di sindacare; ad esempio: “Con quale autorità Gesù dice: ‘beati i poveri’ e ‘guai a voi ricchi’? Perché il perdono proprio all’adultera?” oppure “Perché sei così benevolo nei confronti di certe persone e perché tanta sofferenza per quell’altro uomo?”.

L’autorità che Gesù ha gli viene da Dio suo Padre e dall’amore vero per tutti gli uomini. Cioè Gesù conferma se stesso e la propria opera con quanto fa. Noi vorremmo delle prove, e Lui è disposto a darcele, ma prima occorre la nostra dichiarazione di fede. Noi chiediamo miracoli e segni, Lui vuoi far scaturire in noi il miracolo della nostra fede. Non puoi pretendere qualcosa se non te ne rendi disponibile; è come se Gesù ci dicesse: “Tu mi chiedi qualcosa, ma io per dartela ho bisogno di te. Tu credi davvero in me?”.

 

 

 

DOMENICA 3 GIUGNO: FESTA DELLA SANTISSIMA TRINITA’

Una scheggia di preghiera:

 

GLORIA AL PADRE, AL FIGLIO, E ALLO SPIRITO SANTO.

 

Tra i santi ricordati oggi: Carlo Lwanga e compagni, martiri dell’Uganda.

Hanno detto: La Santa Eucaristia è Gesù passato, presente e futuro.(Pier Giuliano Eymard)

Saggezza popolare: Chi dice: "Non sbaglio mai", sbaglia proprio in quel preciso momento. (proverbio Abissino)

Un aneddoto: Un giorno il demonio pensò di prendere moglie, per aver figlie da maritare, per cui attirare i generi e i nipoti all’inferno. Prese quindi moglie e fu l’Ingiustizia. Ebbe sette figliole. La prima fu la Superbia e la diede in sposa agli uomini di governo. La seconda fu l’Avarizia e la diede in sposa ai ricchi. La terza fu la Falsità e la sposò ai poveri. La quarta fu l’Invidia e la sposò agli artisti. La quinta fu l’Ipocrisia: la mise in convento con i religiosi. La sesta fu la Vanità: l’accompagnò alle donne. La settima fu la Lussuria. Questa non la maritò a nessuno, perché volle che fosse disponibile a tutti.

Ciascuno consideri bene sua moglie; tuttavia sappia d’es­sere parente anche delle altre sorelle. (Ignoto - Sec. XIV)

Parola di Dio: Pr. 8,22-31; Sal. 8; Rm. 5,1-5; Gv. 16,12-15

 

2^ Lettura Rm 5, 1-5

Dalla lettera di San Paolo ai Romani

Fratelli, giustificati dunque per la fede, noi siamo in pace con Dio per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo; per suo mezzo abbiamo anche ottenuto, mediante la fede, di accedere a questa grazia nella quale ci troviamo e ci vantiamo nella speranza della gloria di Dio. E non soltanto questo: noi ci vantiamo anche nelle tribolazioni, ben sapendo che la tribolazione produce pazienza, la pazienza una virtù provata e la virtù provata la speranza. La speranza poi non delude, perché l'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato. Parola di Dio

 

“L’AMORE DI DIO E’ STATO RIVERSATO NEI NOSTRI CUORI PER MEZZO DELLO SPIRITO SANTO CHE CI E’ STATO DATO”. (Rm. 5,5)

Qualcuno dice che il mistero della Trinità è qualcosa che complica ancor di più il nostro rapporto con Dio. Nulla di più assurdo: è Dio che nella sua bontà si rivela a noi così come Egli è. In tutte le religioni c’è un movimento da parte degli uomini verso Dio, ma per tutte è stato e sarebbe rimasto un arrampicarsi sugli specchi, se Dio non avesse fatto il movimento contrario: non salire, ma scendere. L’uomo ha conosciuto Dio, quando Dio è sceso fino a noi con l’incarnazione del Figlio Unigenito. In Gesù anche noi scopriamo di essere figli e in Lui abbiamo la rivelazione del centro della Buona Novella: Dio non è Padrone, giudice assoluto, despota, ma Padre, anzi Padre buono e misericordioso che vuole non la dannazione ma la salvezza dei suoi figli. Il suo stesso Spirito che ha creato tutte le cose e che rinnova ogni uomo ci è donato e riposa anche in noi per unirci alla Trinità. Noi facendo il segno della croce ricordiamo questo grande mistero di amore perché facciamo un unico segno: la croce (unità di Dio) e proclamiamo le tre Persone divine (trinità di Dio): Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. E al tempo stesso ricordiamo il mistero dell’incarnazione, passione e morte di Gesù perché ci segniamo di croce, simbolo dell’amore consumato fino alla fine. Fai qualche minuto di silenzio e ascolta nel tuo cuore la voce di Gesù che chiama: Abbà!

 

 

 

LUNEDI’ 4 GIUGNO

Una scheggia di preghiera:

 

TU, MIO DIO, SEI IL MIO PADRE MISERICORDIOSO.

 

Tra i santi ricordati oggi: San Francesco Caracciolo.

Hanno detto: L' Eucaristia contiene il significato, il dolore e la beatitudine della nostra esistenza. (Karl Ranher)

Saggezza popolare: Spesso il desiderio di ciò che non hai non ti permette di godere ciò che possiedi. (proverbio Cinese)

Un aneddoto: Sabato pomeriggio il rabbino insegnava nella sinagoga, mentre a casa sua gli morivano i due figli. La madre addolorata li distese sul letto e li coprì con un lenzuolo, delicatamente. Venuta la sera, rabbi Meir tornò a casa. La prima domanda fu: - Rachele, dov’è Gionata? Dov’è la mia piccola Miriam? Non li vedo giocare. Sua moglie rispose: - Prima voglio farti una domanda, marito mio. Tempo fa venne qui un tale e mi affidò un oggetto di grande valore, perché glielo custodissi. Ora me lo richiede. Devo restituirglielo o no?

Certamente e subito! - rispose rabbi Meir - Un deposito, soprattutto se di grande valore, deve essere restituito al proprietario il più presto possibile. Rachele allora continuò: - Quest’oggi, senza chiedere il tuo permesso, ho restituito il prezioso deposito. Prese quindi il marito per mano, lo condusse nella camera e tolse pian piano il lenzuolo, dicendo: - Non mi dicesti che i tesori affidati in custodia devono essere restituiti, quando vengono richiesti? Oggi Yavhé è passato a riprendere i suoi figli. Ora Gionata e Miriam sono al sicuro. E il rabbino, piangendo, ma pieno di fede, sospirò: “Il Signore ci ha dato; il Signore ci ha tolto: sia benedetto il nome del Signore, che ama i suoi figli più di noi.”.

Parola di Dio: Tb.1,1-2;2,1-9; Sal.111; Mc. 12,1-12

 

Vangelo Mc 12, 1-12

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù prese a parlare ai sommi sacerdoti, agli scribi e agli anziani in parabole: "Un uomo piantò una vigna, vi pose attorno una siepe, scavò un torchio, costruì una torre, poi la diede in affitto a dei vignaioli e se ne andò lontano. A suo tempo inviò un servo a ritirare da quei vignaioli i frutti della vigna. Ma essi, afferratolo, lo bastonarono e lo rimandarono a mani vuote. Inviò loro di nuovo un altro servo: anche quello lo picchiarono sulla testa e lo coprirono di insulti. Ne inviò ancora un altro, e questo lo uccisero; e di molti altri, che egli ancora mandò, alcuni li bastonarono, altri li uccisero. Aveva ancora uno, il figlio prediletto: lo inviò loro per ultimo, dicendo: Avranno rispetto per mio figlio! Ma quei vignaioli dissero tra di loro: Questi è l'erede; su, uccidiamolo e l'eredità sarà nostra. E afferratolo, lo uccisero e lo gettarono fuori della vigna. Che cosa farà dunque il padrone della vigna? Verrà e sterminerà quei vignaioli e darà la vigna ad altri. Non avete forse letto questa Scrittura: La pietra che i costruttori hanno scartata è diventata testata d'angolo; dal Signore è stato fatto questo ed è mirabile agli occhi nostri"? Allora cercarono di catturarlo, ma ebbero paura della folla; avevano capito infatti che aveva detto quella parabola contro di loro. E, lasciatolo, se ne andarono. Parola del Signore

 

“UN UOMO PIANTO’ UNA VIGNA, VI POSE ATTORNO UNA SIEPE, SCAVO’ UN TORCHIO, COSTRUI’ UNA TORRE, POI LA DIEDE IN AFFITTO A DEI VIGNAIOLI E SE NE ANDO’ ”. (Mc. 12,1)

Come è diverso dire “Credo in un Dio” dal dire “Credo nel Dio di Gesù”!

Un Dio, più o meno ce l’hanno tutti sia che sia trascendente o legato alla concretezza, astratto o materialista. Il Dio di Gesù è invece un Padre che si prende cura dei suoi figli. Noi, sua vigna, siamo stati pensati, voluti, piantati da Dio stesso. Egli ci ha di­feso e ci difende: pensate al Buon Pastore che dà la vita per le sue pecore. Viene a cercarci, è felice quando noi in Lui troviamo la nostra felicità. Ci conosce non solo perché sa tutto ma perché ha sperimentato nella carne di Gesù le nostre gioie e le nostre sofferenze. Siamo suoi figli. Ma quello che stupisce e ci lascia perplessi è che Dio, dopo aver fatto tutto questo per noi, “se ne vada”. Eppure è proprio questa apparente assenza di Dio che garantisce la libertà e il lavoro degli uomini. Il Dio di Gesù non è un Dio paternalista o uno che vuole dettarci tutti i particolari del lavoro, uno che non ci lascia fiato, che non si fida della nostra iniziativa, un controllore che vuole a tutti i costi che facciamo come vuole Lui o peggio un Dio sempre pronto, fucile alla mano, a sparare contro le mancanze degli uomini. Egli ha fatto col suo popolo un patto, in cui dà e chiede e quindi rispetta l'uomo proprio lasciandolo libero di essere fedele a questa amicizia. Non è quindi un Dio che deresponsabilizza l'uomo, ma lo immerge più profondamente nella storia. L'assenza di Dio significa soltanto che Dio ci lascia campo libero, che ci prende sul serio. E' un segno d'amore. Dio si fida di me e di te. Gesù, ci affida il suo regno conoscendo le nostre debolezze. Lo Spirito, nonostante tutto, continua ad aver fiducia negli uomini ed è sempre pronto a rinnovarci dal di dentro, purché noi lo accogliamo. E’ vero che a noi, qualche volta farebbe più comodo un Dio che ci dica per filo e per segno che cosa fare, un Dio dalle norme chiare a cui poter opporre tutte le nostre eccezioni, un Dio solutore di problemi, ma se fosse così, saremmo schiavi. Dio invece ci vuole liberi: liberi per capire il suo amore e liberi nel rispondervi.

 

 

 

MARTEDI’ 5 GIUGNO

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, RICORDAMI CHE SONO RESPONSABILE DEI MIEI FRATELLI.

 

Tra i santi ricordati oggi: San Bonifacio, Vescovo e Martire.

Hanno detto: Dio si è fatto uomo, ed ecco Gesù sulla terra. Ma era nella logica dell'amore che poi trovasse il modo di rimanere nei secoli, ed essere presente ovunque: escogitata dalla sua fantasia divina, inventò l'Eucaristia. (Chiara Lubich)

Saggezza popolare: Se non hai la gioia, va a comprarla: si vende alla bottega del sacrificio. (proverbio Africano)

Un aneddoto: Un monaco del deserto incontra un altro monaco e gli chiede: Come mai così tanti lasciano la vita monastica?

E il secondo monaco risponde: Avviene nella vita monastica come... di un cane che insegue una lepre; le corre dietro e in questa corsa grida e abbaia; molti altri si uniscono e corrono tutti insieme, ma ad un certo momento tutti i levrieri che non vedono la lepre si stancano e l’uno dopo l’altro smettono di correre; solo quelli che vedono la lepre continuano ad inseguirla fino alla fine!

Parola di Dio: Tb. 2,10-23; Sal. 111; Mc. 12,13-17

 

Vangelo Mc 12, 13-17

Dal vangelo secondo Marco.

In quel tempo, i sommi sacerdoti, gli scribi e gli anziani mandarono alcuni farisei ed erodiani per coglierlo in fallo nel discorso. E venuti, quelli gli dissero: "Maestro, sappiamo che sei veritiero e non ti curi di nessuno; infatti non guardi in faccia agli uomini, ma secondo verità insegni la via di Dio. E' lecito o no dare il tributo a Cesare? Lo dobbiamo dare o no?". Ma egli, conoscendo la loro ipocrisia, disse: "Perché mi tentate? Portatemi un denaro perché io lo veda". Ed essi glielo portarono. Allora disse loro: "Di chi è questa immagine e l'iscrizione?". Gli risposero: "Di Cesare". Gesù disse loro: "Rendete a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio". E rimasero ammirati di lui. Parola del Signore

 

“RENDETE A CESARE CIO’ CHE E’ DI CESARE E A DIO CIO’ CHE E’ DI DIO”. (Mc. 12,17)

Nel Vangelo odierno Gesù, alla domanda insidiosa dei farisei, dà una risposta semplice e complessa insieme, che si può spiegare in molti modi. Oggi mi sembra utile sottolineare il senso di coerenza che egli insegna ai suoi avversari. Alla richiesta di mostrargli un denaro dimostrano che loro stessi usano questo denaro, che approfittano dell'organizzazione romana, che esercitano il loro commercio, che guadagnano, che sono quindi inseriti per il loro interesse nella struttura creata dal potere pagano. Perché dunque non pagare le imposte? Il loro vuol essere un rifiuto per motivi religiosi, o con pretesti religiosi, o semplicemente per desiderio di indipendenza. Ma Gesù mette in evidenza la loro incoerenza, dicendo loro: “Se accettate l'immagine di Cesare per la vostra vita, per coerenza dovete rendere a Cesare quel che è di Cesare”. E aggiunge subito: “E a Dio quel che è di Dio”, che è la cosa fondamentale, ma non esclude l'altra. In realtà nella vita ci sono situazioni non del tutto logiche, ma anche in esse i cristiani devono contribuire al bene dello stato in modo disinteressato, anche quando sono perseguitati, per partecipare alla bontà di Dio. San Pietro scrive nella sua prima lettera: “State sottomessi ad ogni istituzione umana per amore del Signore”, e aggiunge: “Comportatevi come uomini liberi,... come servitori di Dio”. La coerenza della Chiesa non consiste nell'accettare tutto, ma solo a ciò che contribuisce al bene. Ma chiediamo ci anche: “Che cosa dobbiamo rendere a Dio?”

Posso pagare i miei “debiti” con Dio? Mi ha dato la vita, mi chiama all’eternità, mi ha dato suo Figlio Gesù con i suoi sacramenti di salvezza... Come posso rendergli questi doni? Impossibile pensare di poter ripagare una generosità tale! Anche tutte le buone opere, le sofferenze offerte, le preghiere sono una piccola cosa! Quel “rendere” allora non vorrà dire ‘‘accettare?’’

Accettare la generosità di Dio, riconoscere la sua immensa bontà, vivere in rendimento di grazie, lasciare che l’opera di Dio operi in noi senza porvi ostacoli è il modo migliore di rendere a Dio i suoi doni.

 

 

 

MERCOLEDI’ 6 GIUGNO

Una scheggia di preghiera:

 

TU SEI LA MIA VITA, ALTRO IO NON HO.

 

Tra i santi ricordati oggi: San Norberto; Sant’Alessandro da Fiesole; Sant’Artemio.

Hanno detto: Gesù è l'amore infinito. Solo Lui ti può riempire la vita. Solo Lui ti può amare. Fratello mio, vai da Gesù. Egli ti riempirà l'anima di gioia, d'amore e di una pace immensa. (Madre Teresa di Calcutta)

Saggezza popolare: Chi non vuoi sentire piangere il suo bambino piangerà egli stesso. (proverbio Svahili)

Un aneddoto: Un vecchio rabbino domandò una volta ai suoi allievi da che cosa si potesse riconoscere il momento preciso in cui finiva la notte e incominciava il giorno. “Forse da quando si può distinguere con facilità un cane da una pecora?”.

“No”, disse il rabbino. “Quando si distingue un albero di datteri da un albero di fichi?”.

“No”, ripetè il rabbino. “Ma quand’è allora?”, domandarono gli allievi. Il rabbino rispose: “E quando guardando il volto di una persona qualunque, tu riconosci un fratello o una sorella. Fino a quel punto è ancora notte nel tuo cuore”.

Parola di Dio: Tb. 3,1-11.24-25; Sal. 24; Mc. 12,18-27

 

Vangelo Mc 12, 18-27

Dal vangelo secondo Marco.

In quel tempo, vennero a Gesù dei sadducei, i quali dicono che non c'è risurrezione, e lo interrogarono dicendo: "Maestro, Mosè ci ha lasciato scritto che se muore il fratello di uno e lascia la moglie senza figli, il fratello ne prenda la moglie per dare discendenti al fratello. C'erano sette fratelli: il primo prese moglie e morì senza lasciare discendenza; allora la prese il secondo, ma morì senza lasciare discendenza; e il terzo egualmente, e nessuno dei sette lasciò discendenza. Infine, dopo tutti, morì anche la donna. Nella risurrezione, quando risorgeranno, a chi di loro apparterrà la donna? Poiché in sette l'hanno avuta come moglie". Rispose loro Gesù: "Non siete voi forse in errore dal momento che non conoscete le Scritture, né la potenza di Dio? Quando risusciteranno dai morti, infatti, non prenderanno moglie né marito, ma saranno come angeli nei cieli. A riguardo poi dei morti che devono risorgere, non avete letto nel libro di Mosè, a proposito del roveto, come Dio gli parlò dicendo: Io sono il Dio di Abramo, il Dio di Isacco e di Giacobbe? Non è un Dio dei morti ma dei viventi! Voi siete in grande errore". Parola del Signore

 

“DIO NON E’ UN DIO DEI MORTI, MA DEI VIVENTI!”. (Mc. 12,27)

Gesù afferma che Dio è il vivente e dimostra ai Sadducei che non sanno leggere la Sacra Scrittura e potrebbe dire altrettanto di noi quando con incrostazioni plurisecolari abbiamo ridotto il Dio della vita al Dio dei morti. Qualche esempio? La troppa insistenza su Dio che vuole sacrifici da noi quasi che ci godesse a farci soffrire; la mancanza di speranza nel leggere la storia dell'uomo, il voler nascondere e nasconderci la morte affermando così la sua vittoria sulla vita, le parate di falsità delle nostre sepolture che evidenziano la nostra non fede nella risurrezione, le culture di morte degli aborti, delle droghe, delle guerre e delle violenze.

Dio è il Dio dei viventi, qui sulla terra e poi nell'eternità!

Dio ama la vita e la dà a piene mani! Ogni volta che attento alla vita (pensate alle strade, all'ecologia...) attento all'integrità di Dio; ogni volta che non rispetto il dono della salute e non la curo, ogni volta che intristisco è come uccidere il Dio della vita che è in me. Solo chi ama la sua vita qui e riconosce che essa è un dono di Dio, in Lui apprezza l'eternità. Quindi se a volte devo prendere le distanze da ciò che è materiale perché potrebbe portarmi lontano dai valori dello spirito, è proprio apprezzando la vita, sostenendola, valutandola in tutti i suoi aspetti che posso dare adesso una risposta al Dio della vita che, dopo questa vuol darmene una che non finisce mai.

 

 

 

GIOVEDI’ 7 GIUGNO

Una scheggia di preghiera:

 

LA MIA FAMIGLIA TI BENEDICE, O SIGNORE.

 

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Antonio Maria Giannelli, Sant’Alderico.

Hanno detto: La carità dei cristiani è un'espressione concreta della loro esistenza eucaristica. (Sant’Agostino)

Saggezza popolare: La più importante e la più trascurata delle conversazioni è l'intrattenersi con se stessi. (proverbio Svedese)

Un aneddoto: Un giorno Gesù, chiamati a sé Pietro e Giovanni, con loro s’incamminò su per un monte. Via facendo, dice ai due: Pigliate ciascuno una pietra e portatela con voi! Pietro, pensando d’essere più furbo, raccoglie un piccolo sasso; Giovanni, invece, spinto dalla sua generosità, prende con sé una grossa pietra. La salita è lunga. Giovanni fa fatica. Pietro lo deride: Povero Giovanni, perché ti sei caricato un sasso così grosso? Perché non hai fatto come me?

Gesù ci ha comandato di prendere una pietra, non un macigno! Gesù sente tutto, ma tace. Giunti sul monte, il Salvatore, volendo insegnare a Pietro ad essere più generoso, invita i due discepoli a sedersi. Vedendo che alla stanchezza dei due s’unisce anche la fame, comanda di presentargli le pietre, portate sul monte. Le benedice. Diventano pane fragrante. Il pane di Pietro è poco, un solo boccone; mentre quello di Giovanni è un pane grosso, grosso e di gusto squisito. Gesù sorride. Giovanni si meraviglia. Pietro è confuso.., e rimane affamato!”.

Parola di Dio: Tb. 6,10-11; 7,1.9-17; Sal. 127; Mc. 12,28-34

 

1^ Lettura Tb 6, 10-11: 7, 1. 9-17; 8, 4-10

Dal libro di Tobia

In quei giorni, (essendo in viaggio), Tobia figlio di Tobi chiese all'angelo: "Dove vuoi che ci fermiamo per alloggiare?". L'angelo rispose: "Abita qui un uomo chiamato Raguele, tuo parente, della tua tribù". Entrarono dunque da Raguele, che li accolse con gioia. Quando fu entrato in Ecbàtana, Tobia disse: "Fratello Azaria, conducimi diritto da nostro fratello Raguele". Egli lo condusse alla casa di Raguele, che trovarono seduto presso la porta del cortile. Lo salutarono per primi ed egli rispose: "Salute fratelli, siate i benvenuti!". Li fece entrare in casa. Si lavarono, fecero le abluzioni e, quando si furono messi a tavola, Tobia disse a Raffaele: "Fratello Azaria, domanda a Raguele che mi dia in moglie mia cugina Sara". Raguele udì queste parole e disse al giovane: "Mangia, bevi e stá  allegro per questa sera, poiché nessuno all'infuori di te, mio parente, ha il diritto di prendere mia figlia Sara, come del resto neppure io ho la facoltà di darla ad un altro uomo all'infuori di te, poiché tu sei il mio parente più stretto. Però, figlio, vogliono dirti con franchezza la verità. L'ho data a sette mariti, scelti tra i nostri fratelli, e tutti sono morti la notte stessa delle nozze. Ora mangia e bevi, figliolo; il Signore provvederà". Ma Tobia disse: "Non mangerò affatto né berrò, prima che tu abbia preso una decisione a mio riguardo". Rispose Raguele: "Lo farò! Essa ti viene data secondo il decreto del libro di Mosè e come dal cielo è stato stabilito che ti sia data. Prendi dunque tua cugina, d'ora in poi tu sei suo fratello e lei tua sorella. Ti viene concessa da oggi per sempre. Il Signore del cielo vi assista questa notte, figlio mio, e vi conceda la sua misericordia e la sua pace". Raguele chiamò la figlia Sara e quando essa venne la prese per mano e l'affidò a Tobia con queste parole: "Prendila; secondo la legge e il decreto scritto nel libro di Mosè ti viene concessa in moglie. Tienila e sana e salva conducila da tuo padre. Il Dio del cielo vi assista con la sua pace". Chiamò poi la madre di lei e le disse di portare un foglio e stese il documento di matrimonio, secondo il quale concedeva in moglie a Tobia la propria figlia, in base al decreto della legge di Mosè. Dopo di ciò cominciarono a mangiare e a bere. Poi Raguele chiamò la moglie Edna e le disse: "Sorella mia, prepara l'altra camera e conducila dentro". Essa andò a preparare il letto della camera, come le aveva ordinato, e vi condusse la figlia. Pianse per lei, poi si asciugò le lacrime e disse: "Coraggio, figlia, il Signore del cielo cambi in gioia il tuo dolore. Coraggio, figlia!". E uscì. Gli altri intanto erano usciti e avevano chiuso la porta della camera. Tobia si alzò dal letto e disse a Sara: "Sorella, alzati! Preghiamo e domandiamo al Signore che ci dia grazia e salvezza". Essa si alzò e si misero a pregare e a chiedere che venisse su di loro la salvezza, dicendo: "Benedetto sei tu, Dio dei nostri padri, e benedetto per tutte le generazioni è il tuo nome! Ti benedicano i cieli e tutte le creature per tutti i secoli! Tu hai creato Adamo e hai creato Eva sua moglie, perché gli fosse di aiuto e di sostegno. Da loro due nacque tutto il genere umano. Tu hai detto: non è cosa buona che l'uomo resti solo; facciamogli un aiuto simile a lui. Ora non per lussuria io prendo questa mia parente, ma con rettitudine d'intenzione. Dègnati di aver misericordia di me e di lei e di farci giungere insieme alla vecchiaia". Parola di Dio

 

TOBIA DISSE ALLA SUA SPOSA: “SARA, ALZATI: PREGHIAMO DIO... POI VIVREMO COME MARITO E MOGLIE”. (Tb. 8,4)

Leggendo la storia di Tobia e Sara rimaniamo colpiti da questi due sposi che mettono Dio al centro della loro vita matrimoniale e non si può fare a meno di fare un paragone con la maggioranza delle giovani coppie di oggi che per prima cosa pensano ad andare a letto insieme e poi magari anche al matrimonio in chiesa per “fare una bella festa”. Non è il caso di fare gli ipocriti moralisti ma quanto siamo lontani dalla vera dimensione religiosa del matrimonio! Dio non è geloso dell’amore di una coppia, neanche dell’amore carnale, se no non ci avrebbe creati così, ma noi spesso riduciamo l’amore ai sen­timenti e alla carnalità dimenticandoci che l’amore umano è fatto anche di tante altre cose e che non dovrebbe essere altro che uno specchio che riflette l’amore divino e che la coppia è chiamata a questo cammino per continuare l’opera creatrice di Dio che si manifesta nella gioia della vita della coppia e nella fatica che gli sposi fanno per essere fedeli alla volontà di Dio e generatori di amore. Motivi umani di divisione di una coppia ce ne possono essere tanti ma davanti a tante coppie “scoppiate” il motivo non sarà forse perché, c’era quasi tutto, ma mancava Dio?

 

 

 

VENERDI’ 8 GIUGNO

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, DA CHI ANDREMO? TU SOLO HAI PAROLE DI VITA ETERNA.

 

Tra i santi ricordati oggi: Santa Amelia; Santa Calliope.

Hanno detto: Bisogna che viviamo L'Eucaristia. L'Eucaristia è amore, nient'altro che amore; dobbiamo dunque perfezionare in noi l'amore. Ogni giorno dobbiamo rinnovare questo fuoco per infiammare noi stessi. (S. Pier Giuliano Eymard)

Saggezza popolare: Cose fatte per forza non valgono una scorza. (proverbio Piemontese)

Un aneddoto: Si racconta che il famoso generale greco Temistocle, fuggiasco e sfinito, fu costretto ad approdare nella terra di un re, che un giorno aveva offeso e di cui temeva la giusta vendetta. Folle di spavento, portato alla reggia, riuscì a nascondersi in una sala. Ode un rumore... Si volge tremante, ma vede un bambino, che lo guarda e gli sorride. Era il piccolo figlio del re! Temistocle lo prende tra le sue braccia. Così lo sorprende il re. Non potendo disgiungere il figlio dal nemico, stringe entrambi in un unico abbraccio.

Parola di Dio: Tb. 11,5-17;Sal. 145; Mc. 12,35-37

 

Vangelo Mc 12, 35-37

Dal vangelo secondo Marco.

In quel tempo, Gesù continuava a parlare, insegnando nel tempio: "Come mai dicono gli scribi che il Messia è figlio di Davide? Davide stesso infatti ha detto, mosso dallo Spirito Santo: Disse il Signore al mio Signore: Siedi alla mia destra, finché io ponga i tuoi nemici come sgabello ai tuoi piedi. Davide stesso lo chiama Signore: come dunque può essere suo figlio?". E la numerosa folla lo ascoltava volentieri. Parola del Signore

 

“COME MAI GLI SCRIBI DICONO CHE IL MESSIA E’ FIGLIO DI DAVIDE?”. (Mc. 12,35)

Una domanda ritorna in continuazione nei Vangeli: “Chi è Gesù?” E anche per noi oggi non può esserci lettura seria del vangelo se non cerchiamo una risposta a questa domanda. Prima della risposta illuminata di Pietro “Tu sei il Cristo il figlio del Dio vivente”, sono riferite le diverse dicerie della gente, vaghe ed insicure. Alcuni cercano un'identificazione di Gesù ricorrendo alla sua parentela e alle sue apparenti origini umane e concludono che è “il figlio del falegname”. Gli scribi, come sempre e com'è loro stile, poggiano i loro ragionamenti sulle scritture, interpretandole però a modo loro, da incalliti e miopi conservatori. Per loro il messia è figlio di Davide, ma non vogliono comprendere che lo stesso Davide lo chiama “Signore” e si china riverente verso il suo lontano successore. Ancora una volta coloro che attendevano il Messia, alla sua venuta non vogliono riconoscerlo perché scorgono in lui uno che viene a turbare il loro mondo religioso gretto e pieno di formalismi esteriori. E oggi non è forse ancora così? Non sono finiti i tentativi di ridurre la persona di Cristo entri i limiti angusti di una visione umana; è una tentazione ricorrente, frutto di un esasperato razionalismo e soprattutto di mancanza di fede. L'invito di Gesù è di volgersi verso il futuro, di guardarlo con l'occhio della fede e di giudicarlo da quanto dice e fa nello svolgersi della sua missione.

 

 

 

SABATO 9 GIUGNO

Una scheggia di preghiera:

 

LIBERACI DA OGNI FALSITA’ E IPOCRISIA.

 

Tra i santi ricordati oggi: Sant’ Efrem.

Hanno detto: Quando avrai detto sì a Dio e lo avrai nel cuore,possederai l'ospite che non ti darà più riposo. (Paul Claudel)

Saggezza popolare: Senza volontà non c'è lavoro vantaggioso. (proverbio Polacco)

Un aneddoto: Un giorno nel verde parco davanti a casa mia si fermò un personaggio straordinario: era senz’altro un santo, ma sembrava Dio! Passò ore e ore a giocare con i fanciulli: a rincorrersi, a nascondersi e a far capriole. Finalmente mia mamma disse anche a me: Va’ pure anche tu da lui. Egli mi accolse con gioia e mi chiese: Cosa vuoi fare, amico mio?

Io risposi:- Giocare! A me piace tanto giocare. Allora egli:- Ebbene, su, gioca con Dio!

E dopo una capriola con lui, guardandomi, aggiunse:- Sai qual è la cosa più bella del mondo?

E’ saper giocare con Dio! Tutti prendono talmente sul serio Dio, che lo hanno reso la persona più noiosa e severa del mondo. Gioca con Dio, figlio, perché Dio ha una gran voglia di giocare con te! (Jaledine Rumi)

Parola di Dio: Tb 12,1.5-15.20; Salmo dal Cantico di Tb 13,2.6-8; Mc. 12,38-44

 

Vangelo Mc 12, 38-44

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù diceva alla folla mentre insegnava: "Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. Divorano le case delle vedove e ostentano di fare lunghe preghiere; essi riceveranno una condanna più grave". E sedutosi di fronte al tesoro, osservava come la folla gettava monete nel tesoro. E tanti ricchi ne gettavano molte. Ma venuta una povera vedova vi gettò due spiccioli, cioè un quattrino. Allora, chiamati a sé i discepoli, disse loro: "In verità vi dico: questa vedova ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Poiché tutti hanno dato del loro superfluo, essa invece, nella sua povertà, vi ha messo tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere". Parola del Signore

 

“GUARDATEVI DAGLI SCRIBI…”. (Mc. 12,38)

Gesù non ce l'ha con gli scribi come gruppo religioso e sociale (tra l'altro ha appena lodato uno scriba onesto) ma bolla invece la vanità, l'ipocrisia e la cupidigia nell'uso della propria scienza e della propria religiosità. Vanità religiosa è sentirsi sicuri della propria fede al punto di ritenere la propria religiosità come unica e pavoneggiarsi e sentirsi superiori agli altri a causa della propria cultura religiosa, è infilare citazioni bibliche e documenti ecclesiali non per una onesta ricerca di verità ma per comprovare ideologie o movimenti propri; è usare il proprio ruolo non per servizio ma per autoaffermazione. Ipocrisia è apparire per qualcosa di più o di diverso da quello che si è, è ostentazione di perbenismo quando invece non si è così, è mascherare a se stessi o ad altri la propria realtà di ingiustizia e di cattiveria. Ipocrisia è anche quella sottile falsità che consiste nel farsi vedere deboli e peccatori perché chi ti ascolta possa dire che non è vero. Cupidigia è adorare il proprio io mascherandolo da Dio. "Guardatevi dagli scribi…" significa allora: fate attenzione a questi tipi di persone perché non solo non vi danno niente di buono ma vi sono di intralcio, ma anche: guardatevi dall'essere o diventare voi "scribi" vanitosi, ipocriti, e pieni di cupidigia magari mascherati di falsa e affettata religiosità.

 

 

 

DOMENICA 10 GIUGNO: FESTA DEL CORPO E SANGUE DI GESU’

Una scheggia di preghiera:

 

SEI TU, SIGNORE IL PANE; UN CIBO SEI PER NOI.

 

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Asterio di Petra.

Hanno detto: Non avrebbe senso partecipare all'Eucaristia e non essere promotori di perdono, di riconciliazione, di unità, di pace donata e ricevuta, costruita e sostenuta, rendendo fruttuosa l'azione dello Spirito in noi. (M. L. Ariosto)

Saggezza popolare: Siate gentili con le persone che incontrate salendo, perché tornerete a incontrarle scendendo.(proverbio Pugliese)

Un aneddoto: C’erano una volta due chicchi di grano. Un giorno furono mietuti con tante altre spighe. Uno di essi finì in un sacco che fu messo da parte per la semina e, quando venne il momento adatto, fu gettato fra i solchi arati; al tepore della terra, morì come chicco, divenne seme, perse le sue vecchie caratteristiche, si aprì e diede luogo ad un piccolo germoglio che timidamente fece capolino, spuntò sotto l’azzurro del cielo e, pian piano, senza fare rumore, crebbe e divenne una spiga con tanti chicchi dorati. Fecondità di vita!

L’altro chicco fu portato al mulino, macinato, frantumato, annullato in una polvere fine e bianca, la farina, e, così ridotto si trovò un bel giorno in un convento di clausura dove le monache, impastandolo con acqua pura, lo trasformarono in una candida ostia. Anche quel chicco, insieme ad altri, perse le sue caratteristiche per assumerne altre: diventò una particola che, in una parrocchia, come tante ce ne sono, ad una S. Messa, diventò Corpo, Sangue, Anima e Divinità di Gesù Cristo, pane per il cammino degli uomini.

Parola di Dio: Gn. 14,18-20; Sal 109; 1Cor. 11,23-26; Lc. 9,11-17

 

2^ Lettura 1 Cor 11, 23-26

Dalla prima lettera di San Paolo ai Corinti

Fratelli, io ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: “Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me”. Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: “Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me”. Ogni volta infatti che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la morte del Signore finché egli venga. Parola di Dio

 

“FATE QUESTO IN MEMORIA DI ME”. (1Cor. 11,25)

Chi ama davvero, desidera rimanere accanto alle persone cui vuol bene. Gesù è Colui che ama davvero e quindi rimane sempre con noi anche attraverso un dono che è un segno concreto: il suo Pane. Attraverso questo segno Egli rimane per tutti coloro che vogliono incontrarlo, rivivere i suoi doni, la sua storia, la sua Passione e morte. L’Eucaristia è il segno concreto della presenza di Dio in mezzo al suo popolo, non un Dio lontano ma un Dio vicino; non un Dio giudice ma un Dio fratello; non un Dio solitario ma un Dio amico. L’Eucaristia è un invito ad un banchetto. Nel mondo in cui viviamo ci sono troppe divisioni, troppe intolleranze, troppe guerre, lutti inutili, troppe tristezze che si potrebbero evitare. Gesù vuole riportarci ai nostri valori fondamentali. Si serve di cose piccole ma necessarie: un po’ di pane e un po’ di vino per la fame, la sete, la fratellanza degli uomini. Partecipare al banchetto Eucaristico  significa essere presenti con Cristo ovunque l’uomo soffra. L’Eucaristia non è in primo luogo una specie di rapporto intimistico (io e il mio Dio), ma è lasciarsi portare con Lui, con la sua Passione là dove ogni uomo soffre, non è un ‘tenere Dio con noi’ ma è un darsi con Lui ai fratelli. Per le difficoltà del nostro cammino, Gesù si è fatto cibo adatto per noi. Arrivano per tutti i momenti della stanchezza, della delusione, dello sconforto, quando le cose vanno male, perché ci si spaventa del futuro o si incontra l’inimicizia e il tradimento. Ecco allora il Corpo di Cristo come nostro cibo: è il pane che ci dà la capacità di tirare avanti, è il pane che mette dentro di noi il seme della gioia e la luce della speranza. Quanto è triste vedere preti  e fedeli che celebrano solo dei riti, quanto è mortificante vedere delle Messe celebrate con gli occhi all’orologio o ‘recitate’  da persone assenti, Comunioni fatte per abitudine, ringraziamenti all’Eucaristia automatici fatti di preghiere preconfezionate  e dette “per pagare la tassa”. Mettiamocela tutta perché non sia cosi e questo dono meraviglioso non venga rovinato a causa della nostra incomprensione del dono.

 

 

 

LUNEDI’ 11 GIUGNO

Una scheggia di preghiera:

 

LA TUA BONTA’ CI COLMA DEI TUOI DONI.

 

Tra i santi ricordati oggi: San Barnaba; Sant’Amabile.

Hanno detto: L'Eucaristia è un nutrimento che ha un dolce sapore. Appiana le difficoltà,guarisce le nostre malattie, scaccia la tentazione, viene in aiuto ai nostri sforzi e conferma nella speranza. (Baudoin De Ford)

Saggezza popolare: E' sempre il sangue dei soldati che fa grande il capitano. (proverbio Francese)

Un aneddoto: Un discepolo disse al suo guru che sarebbe andato in un luogo lontano per meditare e che sperava di tornare illuminato. Così, ogni sei mesi, il discepolo spediva al guru una lettera per riferirgli dei progressi che stava compiendo. Una prima lettera diceva: "Ora capisco cosa significa rinunciare a se stessi per far posto a Dio". Il guru stracciò il foglio e lo gettò nel cestino della carta. Dopo sei mesi ricevette un'altra lettera che diceva: "Ora ho raggiunto la sensibilità nei confronti di tutti gli esseri viventi". Il guru la strappò. Una terza lettera diceva: "Ora capisco il segreto del vivere in comunità". Anche questa fu stracciata. La cosa andò avanti per quattro anni e poi non arrivarono più missive. Dopo un po' il guru cominciò a preoccuparsi. Finalmente ricevette una lettera dal giovane. C'era scritto: "Cosa importa?". E quando il guru l'ebbe letta, esclamò: "Ce l'ha fatta! Ce l'ha fatta! Finalmente ha capito! Ha capito!". (Antony De Mello)

Parola di Dio nella memoria di san Barnaba: At. 11,21-26; 13,1-3; Mt. 10,7-13

 

Vangelo Mt 10, 7-13

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Strada facendo, predicate che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, sanate i lebbrosi, cacciate i demoni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date. Non procuratevi oro, né argento, né moneta di rame nelle vostre cinture, né bisaccia da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, perché l'operaio ha diritto al suo nutrimento. In qualunque città o villaggio entriate, fatevi indicare se vi sia qualche persona degna, e lì rimanete fino alla vostra partenza. Entrando nella casa, rivolgetele il saluto. Se quella casa ne sarà degna, la vostra pace scenda sopra di essa; ma se non ne sarà degna, la vostra pace ritorni a voi". Parola del Signore

 

“GRATUITAMENTE AVETE RICEVUTO, GRATUITAMENTE DATE”.(Mt. 10,8)

Celebrando oggi la festa di San Barnaba noi vediamo nella sua vita realizzata questa pagina di Vangelo, infatti negli Atti degli Apostoli si rac­conta che egli, possedendo un campo, lo vendette per darne il ricavato agli Apostoli, mettendo in pratica alla lettera la richiesta di Gesù. La fiducia in Dio che lo spinge a questo gesto si accompagna in lui alla fiducia negli altri. Arrivato ad Antiochia, invece di angustiarsi e preoccuparsi per questi “pagani” appena convertiti al Vangelo, Barnaba ha una reazione aperta, piena di fiducia: “Quando giunse e vide la grazia del Signore, si rallegrò”. Non è un uomo che spegne gli slanci altrui con preoccupazioni di osservanze minuziose, è “virtuoso, pieno di Spirito Santo e di fede” e esorta tutti “a perseverare con cuore risoluto nel Signore”: importante è soprattutto aderire a Cristo. E così “una folla considerevole fu condotta al Signore”. Barnaba è poi umile: invece di riservare a sé il monopolio dell'apostolato in un campo così fecondo, va a Tarso a cercare Saulo: “Trovatolo, lo condusse ad Antiochia”. E quando Paolo diventerà più importante di lui nell'apostolato fra i pagani, egli, “vedendo la grazia del Signore, si rallegrò”. Fiducia e generosità fondate nella vera povertà del cuore: ecco che cosa vediamo splendere nella vita di san Barnaba. Domandiamo al Signore di aiutarci a camminare con gioia sulla stessa via, ad essere cioè persone di benevolenza, di disponibilità, di incoraggiamento per quelli che avviciniamo.

 

 

 

MARTEDI’ 12 GIUGNO

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, ILLUMINAMI, PERCHE’ POSSA RISPLENDERE DI TE”.

 

Tra i santi ricordati oggi: Santa Paola Frassineti; Sant’Onofrio.

Hanno detto: L'Eucaristia ci dona l'energia divina e ci propone il modello della vita di comunione nella Chiesa. (Piero Coda)

Saggezza popolare: Discussioni senza bersaglio, frecce al vento. (proverbio Finnico)

Un aneddoto: Quando la giovane rondine arrivò all’appuntamento autunnale, le sorelle erano già tutte partite. Che fare? Come attraversare da sola, per la prima volta, l’immenso mare? Il sole diventava sempre più pallido e dalla spiaggia deserta nessuna nave era in vista. Si sentì mancare il coraggio, voleva lasciarsi morire. Proprio allora le sembrò vedere, lontano, un’altra rondine. Sguazzava meravigliosa sull’azzurro mare, invogliava a seguirla. Finalmente era giunto il momento propizio: spiccò gioiosa il volo al seguito dell’insperata amica. Nel lungo viaggio, ogni volta che si sentiva stanca, guardava la fedele guida, si rincuorava e la seguiva in tutte le sue evoluzioni con volo agile e forte. Quando la lunga traversata finì e si raggiunse il sospirato approdo, la giovane rondine volle conoscere l’amica; ma non riuscì a raggiungerla. Da lontano s’intravedeva solo un’immagine dolce. Sembrava sua madre.

Parola di Dio: 2Cor. 1,18-22; Sal. 118; Mt. 5,13-16

 

Vangelo Mt 5, 13-16

Dal vangelo secondo Matteo.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: " Voi siete il sale della terra; ma se il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si potrà render salato? A null'altro serve che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini. Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città collocata sopra un monte, né si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli". Parola del Signore

 

“VOI SIETE LA LUCE DEL MONDO”. (Mt. 5,14)

Una riflessione di don Paolo Curtaz:

E' impossibile far luce se non si è accesi. Quindi la testimonianza del Vangelo nasce dall'essere accesi, dall'essere avvinti dalla presenza del Signore. E'un richiamo forte all'interiorità, alla preghiera-silenzio, alla riflessione pacata. La candela non si accorge neppure di essere accesa, eppure illumina! Quindi – dice il Rabbì – siamo chiamati ad essere sale e a mettere la luce della testimonianza in alto, nella nostra vita. Mi chiedo se la triste profezia di Gesù non si sia realizzata in questi nostri tempi confusi: forse il sale ha davvero perso il suo sapore. Dice ancora qualcosa di significativo il vangelo che ogni domenica ci vede radunati? Ci percuote come un pugno, scuote le nostre coscienze, dà forma alla nostra settimana? Spero di cuore sia così! Ma il dramma del nostro tempo, in occidente, è proprio quello di un cristianesimo senza Cristo, di una religione senza fede, di un culto senza celebrazione. Siamo diventati luce sotto lo sgabello, timorosi di essere trasparenza di Dio, attenti a proporci con un cristianesimo "politicamente corretto" con tutti i distinguo e le precisazioni. Ci vergogniamo, troppo spesso, di essere se non cristiani appartenenti ad una Chiesa che troppe volte presta il fianco a facili critiche ed ironie. Luce e sale; siamo chiamati a rendere testimonianza credibile al Vangelo attraverso le buone opere. E qui iniziano le difficoltà! Il cristiano non è chiamato a fare il "bravo ragazzo", né tantomeno ad ostentare le sue opere o a salvare il mondo! Il mondo è già salvo, mettiamocelo bene in testa, è che non lo sa. Ciò che io posso fare è il vivere da salvato, essere pubblicità del Regno, rendere presente la salvezza con il mio stile di vita.

 

 

 

MERCOLEDI’ 13 GIUGNO

Una scheggia di preghiera:

 

SPIRITO DI DIO, LIBERACI DA OGNI SCHIAVITU’.

 

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Antonio da Padova; Sant’Aventino.

Hanno detto: Con l'Eucaristia Cristo si fa presente a chi soffre, condividendone il dolore; si offre per noi e con noi, come era sulla croce: trasforma la sofferenza in offerta amorosa e gioiosa. (Aurelio Sorrentino)

Saggezza popolare: Al riccio pare morbida la pelle dei suoi figli. (proverbio Coreano)

Un aneddoto: Un principe aveva una stupenda pietra preziosa. Un giorno, per caso, il gioiello fu profondamente rigato. Allora il principe convocò i più abili specialisti per rimettere a nuovo la pietra preziosa. Ma, nonostante tutti gli sforzi, nessuno riuscì ad eliminare la scalfittura. Intanto arrivò in paese un gioielliere di una genialità unica nel tagliare le pietre. Con arte e con pazienza, egli intagliò nel diamante una magnifica rosa e fu talmente abile, da fare della scalfittura il gambo stesso della rosa... per cui, dopo, la pietra preziosa risultò infinitamente più bella di prima.

Parola di Dio: 2Cor. 3,4-11; Sal. 98; Mt. 5,17-19

 

1^ Lettura 2 Cor 3, 4-11

Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi

Fratelli, questa è la fiducia che abbiamo per mezzo di Cristo, davanti a Dio. Non però che da noi stessi siamo capaci di pensare qualcosa come proveniente da noi, ma la nostra capacità viene da Dio, che ci ha resi ministri adatti di una Nuova Alleanza, non della lettera ma dello Spirito; perché la lettera uccide, lo Spirito da'  vita. Se il ministero della morte, inciso in lettere su pietre, fu circonfuso di gloria, al punto che i figli d'Israele non potevano fissare il volto di Mosè a causa dello splendore pure effimero del suo volto, quanto più sarà glorioso il ministero dello Spirito? Se gia il ministero della condanna fu glorioso, molto di più abbonda di gloria il ministero della giustizia. Anzi sotto questo aspetto, quello che era glorioso non lo è più a confronto della sovraeminente gloria della Nuova Alleanza. Se dunque ciò che era effimero fu glorioso, molto più lo sarà ciò che è duraturo. Parola di Dio

 

“LA LETTERA UCCIDE, LO SPIRITO DA VITA”. (2Cor. 3,6)

L'uomo è molto spesso, alla ricerca di sicurezze ed anche di una normativa precisa, specifica in tutti i suoi dettagli; essa lo rende sicuro, perché una norma, qualsiasi norma, la si può osservare e anche si può trovare il modo di aggirarla e trasgredirla pur sentendosi la coscienza a posto. Ricordo quando la morale cristiana nei suoi volumi cercava di stabilire la cifra fino a cui poter rubare a un ricco senza far peccato mortale! Lo Spirito invece non lo puoi contenere, investe l'uomo intero, ti tocca nell'intimo, fa cadere ogni barriera. Lo Spirito non priva della vita, ma dà senso alla vita. Dio non è il castigamatti sempre pronto a punire, ma il Padre sempre pronto ad amare. Certo, la legge, la morale sono delle strade, ci possono indicare il cammino, ma è sempre l’uomo che deve camminare e non conta tanto la strada, quanto arrivare alla meta.

 

 

 

GIOVEDI’ 14 GIUGNO

Una scheggia di preghiera:

 

O DIO, SEI IL PADRE PROPRIO DI TUTTI.

 

Tra i santi ricordati oggi: Santi Martiri Anastasio, Felice e Digna.

Hanno detto: Finché c'è un uomo sulla faccia della terra, ci sei tu, figlio dell'uomo;finché c'è un sacerdote chino sopra un po' di pane, ci sei tu, nell'Eucaristia;finché una pena trapassa come un chiodo, le mani, i piedi, il costato di un uomo, ci sei tu crocifisso.(Primo Mazzolari)

Saggezza popolare: Se l'autorità non ha orecchie per ascoltare, non ha testa per governare. (proverbio Danese)

Un aneddoto: La saggezza curda racconta che dissero all'asino: "Su, ti conduciamo in paradiso!".  E lui si informò: "Ma ci sono cardi lassù?".

Parola di Dio: 2Cor. 3,15-4,1.3-6; Sal. 84; Mt. 5,20-26

 

Vangelo Mt 5, 20-26

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Io vi dico: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli. Avete inteso che fu detto agli antichi: Non uccidere; chi avrà ucciso sarà sottoposto a giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello, sarà sottoposto a giudizio. Chi poi dice al fratello: stupido, sarà sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: pazzo, sarà sottoposto al fuoco della Geenna. Se dunque presenti la tua offerta sull'altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all'altare e và prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna ad offrire il tuo dono. Mettiti presto d'accordo con il tuo avversario mentre sei per via con lui, perché l'avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia e tu venga gettato in prigione. In verità ti dico: non uscirai di là finché tu non abbia pagato fino all'ultimo spicciolo!". Parola del Signore

 

“SE DUNQUE PRESENTI LA TUA OFFERTA SULL’ALTARE E LI’ TI RICORDI CHE IL TUO FRATELLO HA QUALCHE COSA CONTRO DI TE, LASCIA LI’ IL TUO DONO DAVANTI ALL’ALTARE, E VA’ PRIMA A RICONCILIARTI CON IL TUO FRATELLO E POI TORNA AD OFFRIRE IL TUO DONO”. (Mt. 5,23-24)

“Siccome i cristiani che vanno in chiesa non si comportano bene, io non vado più in chiesa”. E’ una risposta che sovente mi sento dare e qualcuno trova pure una giustificazione dicendo che anche Gesù la pensava così. Gesù è preoccupato che i nostri gesti di preghiera siano sinceri e non ipocriti. Gesù ci invita a pregare, è lui che ci ha lasciato l’Eucaristia e che ci ha detto: “Fate questo in memoria di me”. Ma proprio perché questa memoria sia vera occorre non risolvere la preghiera solo con un rito o delle vane parole, ma se celebro la mia comunione con il Signore come posso non essere in comunione con i fratelli? Se prego Dio, mio Padre, prego anche il Padre del fratello con cui ho litigato. I sacramenti e particolarmente la Messa sono allora davvero il punto di partenza e di arrivo della nostra vita. Di lì parte la motivazione di comunione con i fratelli e lì arriva il cammino faticoso del nostro vivere con loro.

 

 

 

VENERDI’ 15 GIUGNO: SACRO CUORE DI GESU’

Una scheggia di preghiera:

 

SACRO CUORE DI GESU’, IO CONFIDO IN TE.

 

Tra i santi ricordati oggi: Santa Germana Cousin.

Hanno detto: Dio si nasconde nei banali doveri quotidiani, un po' come si cela in ogni particella d'ostia. (Karl Rahner)

Saggezza popolare: I nostri difetti ci irritano di più quando li vediamo negli altri. (proverbio Olandese)

Un aneddoto: Due persone camminano insieme per una strada. Una di loro è convinta che quella strada conduca alla città celeste; l’altra invece che non conduca in nessun posto; ma dato che non c’è altra strada, esse camminano insieme. Nessuna di loro ha mai percorso quella via: per questo nessuna delle due sa cosa troverà al di là di ogni angolo. Durante il viaggio hanno momenti facili e gioiosi, ma anche momenti duri e pericolosi. Per tutto il tempo una di loro pensa al viaggio come un pellegrinaggio alla città celeste. Interpreta i momenti piacevoli, come un incoraggiamento; e gli ostacoli come prove con le quali il re di quella città ne esamina la fedeltà amorosa. L’altra, da parte sua, ha ben altri pensieri: non crede a nulla di tutto questo, considera il viaggio solo come una marcia inevitabile e senza scopo. Non potendo fare altrimenti, gode del bene e sopporta il male. Per lei non esiste nessuna città celeste da raggiungere, nessuna finalità superiore che dia senso al loro viaggio: c’è solo la strada e il buono o il cattivo tempo su di essa... Solo quando giungeranno al traguardo, gireranno l’ultimo angolo, si vedrà quale delle due avrà avuto ragione e quale torto! Quale delle due persone preferisci essere?

Parola di Dio: Ez. 34,11-16; Sal. 22; Rm. 5,5-11; Lc. 15,3-7

 

1^ Lettura Ez 34, 11-16
Dal libro del profeta Ezechiele.
Così dice il Signore Dio: Ecco, io stesso cercherò le mie pecore e ne avrò cura. Come un pastore passa in rassegna il suo gregge quando si trova in mezzo alle sue pecore che erano state disperse, così io passerò in rassegna le mie pecore e le radunerò da tutti i luoghi dove erano disperse nei giorni nuvolosi e di caligine. Le ritirerò dai popoli e le radunerò da tutte le regioni. Le ricondurrò nella loro terra e le farò pascolare sui monti d'Israele, nelle valli e in tutte le praterie della regione. Le condurrò in ottime pasture e il loro ovile sarà sui monti alti d'Israele; là riposeranno in un buon ovile e avranno rigogliosi pascoli sui monti d'Israele. Io stesso condurrò le mie pecore al pascolo e io le farò riposare. Oracolo del Signore Dio. Andrò in cerca della pecora perduta e ricondurrò all'ovile quella smarrita; fascerò quella ferita e curerò quella malata, avrò cura della grassa e della forte; le pascerò con giustizia. Parola di Dio

 

“IO STESSO  CONDURRO’ LE MIE PECORE AL PASCOLO, E IO LE FARO’ RIPOSARE”. (Ez. 34,15)

Gesù nella sua vita terrena, prova commozione davanti alle sofferenze, piange per la morte di un amico, prende le parti dei più deboli, non è a caccia di onori e di primi posti, anzi prende in torta coloro che sono così, non è venuto ad esigere da noi tasse e gabelle ma ci ha fatti ricchi di se stesso, non è venuto a prendere i nostri figli per farli soldati per il suo regno, ma è venuto a ridare la libertà di figli a chi era schiavo.

Spazziamo via ogni equivoco e illusione. Non sono i nostri meriti, le nostre virtù, i nostri sacrifici che ci hanno guadagnato l’amore di Cristo. Tutto è precedente. Lui ci ha amati “prima”, quando eravamo ancora peccatori. Noi eravamo ancora attestati nel terreno dell’inimicizia o dell’indifferenza. E Lui aveva già giocato la sua vita per noi. Gesù non è di quelli che si riem­piono la bocca di “ti amo” che poi in parole povere significano “Ti amo finché mi servi, mi soddisfi; ti amo finché andiamo d’accordo; ti amo finché fai ciò che io dico”; invece Lui ci dimostra il suo amore con i fatti: non ci ama perché siamo simpatici, perché siamo buoni, perché poi diventiamo obbedienti, ci ama così come siamo, con le nostre debolezze, ci ama e ce lo dimostra in modo incontrovertibile, offrendo la sua vita. Se scopriamo che il “cuore” di Gesù è così, allora sarà facile e bello lasciarci condurre da Lui, perché sicuri di essere nelle mani buone di Colui che è buon pastore solo perché ama davvero le sue pecore e desidera il meglio per noi.

 

 

 

SABATO 16 GIUGNO

Una scheggia di preghiera:

 

NULLA DI ME TI E’ NASCOSTO, O SIGNORE

 

Tra i santi ricordati oggi: Sant’ Aureliano, vescovo.

Hanno detto: L'Eucaristia è una presenza che invita, è una chiamata rivolta di preferenza a chi più soffre e fatica. Gesù pazientemente chiama ed invita. Venite, l'ingresso è libero a tutti. (Paolo VI)

Saggezza popolare: Là dove c'è dialogo e concordia, là c'è Dio. (proverbio del Burundi)

Un aneddoto: Da una siepe in cattivo stato passavano molte galline, facendo danni non lievi all’orto del vicino. Questi avvisò l’interessato, pregandolo di riparare la siepe; ma non ottenne altro che vaghe promesse. Un altro avrebbe, forse, citato in tribunale un vicino tanto poco riguardoso degli altrui diritti e interessi, ma l’ortolano era un uomo pacifico e di buone maniere con tutti. Trovò un mezzo, che si rivelò ottimo sotto tutti i punti di vista.

Cominciò a mandare al vicino alcune uova, facendogli dire di guardare bene dove le sue galline deponevano le uova, così per tre volte di seguito poi sospese l’invio delle uova... Dopo otto giorni, la siepe era del tutto riparata. L’ingegnoso scherzo gli era costato solo qualche uovo.

Parola di Dio: 2Cor. 5,14-21; Sal. 102; Mt.5,33-37

 

Vangelo Mt 5, 33-37

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Avete anche inteso che fu detto agli antichi: Non spergiurare, ma adempi con il Signore i tuoi giuramenti; ma io vi dico: non giurate affatto: né per il cielo, perché è il trono di Dio; né per la terra, perché è lo sgabello per i suoi piedi; né per Gerusalemme, perché è la città del gran re. Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. Sia invece il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno". Parola del Signore

 

“NON GIURATE AFFATTO: NE’ PER IL CIELO… NE’ PER LA TERRA… NE’ PER LA TUA TESTA”… (Mt. 5,33—36)

Chissà perché Gesù ci dice di non giurare?

Perché conosce profondamente la realtà dell’uomo. Noi non abbiamo alcun potere né su Dio, né sulle cose, né su noi stessi. Dio è mistero ben più grande di noi e tutto ciò che conosciamo di Lui è dono gratuito; le cose, anche quelle che noi diciamo “nostre”, oggi ci sono, domani non più. E di noi stessi possiamo fidarci? possiamo fare promesse sicure? Pensate a Pietro che con baldanza e sicurezza dice a Gesù che darà la sua vita per difenderlo e che poi, per paura, lo rinnega davanti ad una serva!

E’ un controsenso giurare per qualcosa che non è nostro e il promettere quando non siamo sicuri di poter mantenere. Quindi Gesù ci insegna che l’umiltà (= rispetto della verità) e la sincerità (= non fidarsi delle apparenze) camminano sempre insieme. E se questo vale per noi, vale anche nel “giudicare” il prossimo: chi siamo noi per entrare talmente nell’intimità di un’altra persona da permetterci di dare giudizi insindacabili?

 

 

 

DOMENICA 17 GIUGNO: XI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE MIO E DIO MIO.

 

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Avito; Santa Valeriana.

Hanno detto: Gesù ha amato tanto il mondo che diede ad esso il suo corpo. Oggi ama così tanto il mondo, che gli dà voi e me per essere il suo amore. (Madre Teresa di Calcutta)

Saggezza popolare: Il pollice non può rallegrarsi, quando l'indice soffre. (proverbio del Kurdistan)

Un aneddoto: Da anni il monaco Onorio aveva lasciato i piaceri della vita e viveva in estrema penitenza nel deserto. La sua fama di santità volava per tutto l’Egitto e nella città d’Alessandria, anche e forse più di quella della corrotta, giovane principessa. Questa, mal sopportando che il rivale fosse più di lei sulle bocche di tutti, lanciò una sfida, soprattutto a se stessa: Andrò nel deserto a sedurre questo monaco santo. Sgargiante nei suoi gioielli, seduttrice nelle vesti orientali, raggiunse la grotta. L’eremita zelante alzò la voce contro di lei: Bisogna far penitenza, per non perire. Bisogna cambiare il cuore per essere felici. Le gioie di questa terra sono effimere, come i fiori del prato. Lascia i tuoi peccati, lascia l’amore che passa, per la gioia del Signore, che non passa. Con questi e simili discorsi Onorio cercava la conversione della giovane, splendida principessa. Questa lo guardava negli occhi, muoveva le flessuose membra oltre i veli seducenti; ma le parole del monaco le ferirono il cuore e alla fine si convertì. Propose: Lascio Alessandria, gli amanti e l’amore; e scelgo il deserto e il vero Signore!

Onorio invece, mentre predicava, fu sconvolto da quella conturbante bellezza e disse: Lascio la grotta e la noia; voglio provare le gioie del mondo!

Il  monaco Onorio scese a godere nella vivace Alessandria e morì dissoluto.

La bella peccatrice invece rimase nel deserto: morì tra gli stenti, ma accanto a Gesù, suo unico amore.

Parola di Dio: 2Sam. 12,7-10.13; Sal. 31; Gal. 2,16-19-21; Lc. 7,36-8,3

 

Vangelo Lc 7, 36 - 8, 3

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, uno dei farisei invitò a mangiare da lui. Egli entrò nella casa del fariseo e si mise a tavola. Ed ecco una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, venne con un vasetto di olio profumato; e fermatasi dietro si rannicchiò piangendo ai piedi di lui e cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di olio profumato. A quella vista il fariseo che l'aveva invitato pensò tra sé. “Se costui fosse un profeta, saprebbe chi e che specie di donna è colei che lo tocca: è una peccatrice”. Gesù allora gli disse: “Simone, ho una cosa da dirti”. Ed egli: “Maestro, dì pure”. “Un creditore aveva due debitori: l'uno gli doveva cinquecento denari, l'altro cinquanta. Non avendo essi da restituire, condonò il debito a tutti e due. Chi dunque di loro lo amerà di più?”. Simone rispose: “Suppongo quello a cui ha condonato di più”. Gli disse Gesù: “Hai giudicato bene”. E volgendosi verso la donna, disse a Simone: “Vedi questa donna? Sono entrato nella tua casa e tu non m'hai dato l'acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. Tu non mi hai dato un bacio, lei invece da quando sono entrato non ha cessato di baciarmi i piedi. Tu non mi hai cosparso il capo di olio profumato, ma lei mi ha cosparso di profumo i piedi. Per questo ti dico: le sono perdonati i suoi molti peccati, poiché ha molto amato. Invece quello a cui si perdona poco, ama poco”. Poi disse a lei: “Ti sono perdonati i tuoi peccati”. Allora i commensali cominciarono a dire tra sé: “Chi è quest'uomo che perdona anche i peccati?”. Ma egli disse alla donna: “La tua fede ti ha salvata; và in pace!”. In seguito egli se ne andava per le città e i villaggi, predicando e annunziando la buona novella del regno di Dio. C'erano con lui i Dodici e alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità: Maria di Màgdala, dalla quale erano usciti sette demoni, Giovanna, moglie di Cusa, amministratore di Erode, Susanna e molte altre, che li assistevano con i loro beni. Parola del Signore

 

“LE SONO PERDONATI I SUOI MOLTI PECCATI PERCHE’ HA MOLTO AMATO”. (Lc. 7,47)

Amore, perdono, coerenza, misericordia, condivisione, uguaglianza, mi sembrano alcuni dei temi che emergono dal Vangelo di oggi. Ma ciò che più mi impressiona è l'atteggiamento di Gesù nei confronti di Simone e, di riflesso, della prostituta. Premia la fede di lei e le dà la pace. Ciò causa lo stupore dei commensali e direi anche il nostro. Non c'è bisogno di ritornare ai tempi di Gesù, ai costumi della società in cui viveva per lasciarci colpire da tanta e tale "novità".

Gesù ha voluto far capire a Simone, sorridendo e raccontando una storiella, che chi aveva bisogno di perdono era proprio lui, il padrone di casa, l'anfitrione della cena che, nelle sue supposizioni, si era dimenticato di compiere ciò che da pio fariseo, costumava fare con gli invitati. Forse ha invitato Gesù per tendergli un tranello; e Gesù lo smaschera dicendogli che lui, proprio lui, Simone, non sa amare. Proprio perché sa solo giudicare, perché non sa vedere altro nella sua vita ed in quella degli altri, che riti, abluzioni fredde, senza cuore. L’insegnamento diventa chiaro anche per noi:finché ci fermiamo a giudicare il nostro prossimo noi non amiamo; finché pensiamo di essere autosufficienti nel nostro formalismo religioso, riduciamo la religione a gesti e non amiamo né Dio né il prossimo; solo quando riconosciamo la nostra povertà e l’amore di Dio che non solo non ci abbandona ma ci perdona allora la nostra fede diventa amore che può davvero incontrare l’amore di Dio. 

 

 

 

LUNEDI’ 18 GIUGNO

Una scheggia di preghiera:

 

CAMMINA CON ME, DIO DELLA VITA!

 

Tra i santi ricordati oggi: Santa Marina; Sant’ Amando da Bordeaux.

Hanno detto: La frequente confessione e comunione, la messa quotidiana, sono le colonne che devono reggere un edificio educativo da cui si vuole tener lontano la minaccia e la sferza. (S. Giovanni Bosco)

Saggezza popolare: Il bastone colpisce le ossa, ma mai i difetti. (proverbio del Madagascar)

Un aneddoto: Un ragazzo di nome Arnoldo, appassionato di storia e di geografia, una volta chiese a suo padre: - Papà, la vita non sarebbe più bella, più comoda, se non avessimo bisogno di credere in Dio e in tutto ciò che lui c’insegna?

Il padre rispose con un’altra domanda: Tu vorresti rimanere per sempre al buio?

Sarebbe orribile! — rispose Arnoldo. Vedi, senza la fede — continuò il padre — il nostro spirito si muoverebbe a tentoni, come un cieco. Non sapremmo perché viviamo, cosa succederà dopo la morte, né se c è un Dio che ci ama. Saremmo al buio...

Parola di Dio: 2Cor.6,1-10; Sal. 97; Mt. 5,38-42

 

Vangelo Mt 5, 38-42

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Avete inteso che fu detto: Occhio per occhio e dente per dente; ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi se uno ti percuote la guancia destra, tu porgigli anche l'altra; e a chi ti vuol chiamare in giudizio per toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà a fare un miglio, tu fanne con lui due. Da  a chi ti domanda e a chi desidera da te un prestito non volgere le spalle". Parola del Signore

 

“E SE UNO TI COSTRINGE A FARE UN MIGLIO, TU FANNE DUE CON LUI”. (Mt 5,41)

Vi propongo la riflessione-poesia di un sacerdote valdostano.

A te che mi cammini accanto, con cui ho incrociato lo sguardo, a te che forse non ho saputo ascoltare, che avrei voluto amare di più; a te di cui non conosco le fattezze del volto, il suono della voce, le sofferenze e le gioie nascoste, vorrei proporre un cammino verso la pienezza dell’umano, verso l’immensità di Dio. Anch’io, come te, in tante ore e giorni, davanti a scelte, problemi, sofferenze, mi sento smarrito. Non solo la vita, gli altri, Dio, mi appaiono un mistero: spesso anch’io sono un mistero a me stesso. Quello che allora conta è non arrenderci, non fermarci. Amiamo i giorni che abbiamo in dono, sono passi spesso in salita, lenti, sotto il peso del fardello di mille paure, inquietudini, sofferenze, su ghiacciai pericolosi. Tante volte la fatica si fa sentire. Ritroviamo nel frastuono dei giorni momenti di silenzio e di preghiera. Svincolati dalle catene dell’egoismo, usciamo dalla mischia, riscopriamo la libertà. Ognuno di noi è come un filo carico di tensione che corre negli spazi tra terra e cielo. Se taglierai questo filo non ci sarà più luce e sarà notte nei tuoi giorni. Forse vicino a te, in una casa non lontana, un cuore vive nel buio. Solo la corrente della vita che trova la sua sorgente nella centrale che è Dio può portarti la luce del sorriso, del calore e dell’amicizia, la gioia e il coraggio di affrontare la meravigliosa avventura della vita.

 

 

 

MARTEDI’ 19 GIUGNO

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE CONCEDIMI: PIEDI IN TERRA, E OCCHI E CUORE IN ALTO.

 

Tra i santi ricordati oggi: San Romualdo; Santa Giuliana Falconieri.

Hanno detto: L'Eucaristia esprime la natura stessa dell'esistenza cristiana sulla terra: è il cibo dei pellegrini, il sacramento dell'esodo che continua, il sacramento pasquale, cioè del passaggio.(Raniero Cantalamessa)

Saggezza popolare: Se tu dichiari di ignorare l'ingratitudine, significa che non hai fatto molto bene intorno a te. (proverbio del Mali)

Un aneddoto: Una giovane scimmia, saltando di ramo in ramo, vide un nido pieno di uccellini novelli. Tutta contenta, s’avvicinò per prenderli; ma quelli fug­girono tutti, eccetto il più piccolo. La scimmietta lo prese e se lo portò via con sé. Le piaceva tanto, perciò continuava a baciarlo, ed accarezzarlo, stringendoselo forte, forte, al petto, come se fosse sua madre e ancora di più. Mamma scimmia guardava la sua figliola senza dir niente. E la scimmietta, piena di gioia, gridava per la foresta: Com’è carino! Gli voglio tanto, ma tanto bene: un bene da morire!

E lo baciava e ribaciava e se lo stringeva forte, forte... tanto che lo soffocò! Ora l’uccellino è ancora tra le sue mani, ma senza vita. Questa favola è detta per quelli che ‘coccolano’ troppo i propri figli. (Leonardo da Vinci)

Parola di Dio: 2Cor. 8,1-9; Sal. 145; Mt. 5,43-48

 

Vangelo Mt 5, 43-48

Dal vangelo secondo Matteo 

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico; ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori, perché siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti. Infatti se amate quelli che vi amano, quale merito ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste". Parola del Signore

 

SIATE PERFETTI COME E’ PERFETTO IL PADRE VOSTRO CHE E NEI CIELI (Mt. 5, 48)

Può sembrare una esagerazione questa indicazione di Gesù, ed è vero che per quanti sforzi da parte nostra e doni da parte di Dio, perfetti come Lui non riusciremo mai ad essere, ma Gesù ci mette questa meta per rispondere ad uno dei desideri più profondi dei nostri cuori  Noi tutti nasciamo con un’ ansia di perfezione, e ognuno di noi ha sognato, almeno una volta nella sua vita, di giungere fino al punto di potersi presentare all'umanità come il modello, come l'uomo perfetto. Certamente l'esperienza con i freddi rovesci delle delusioni, e la vita col soffio impetuoso delle passioni minacciano di spegnere questa fiamma interiore. Ma guai se ci diamo per vinti e ci poniamo a sedere piangendo sulle rovine dell'ideale infranto. A qualunque livello ti trovi, l'imperativo categorico della tua natura è salire! Perché la vetta è oltre la terra, e il traguardo è oltre la vita. Le tue sole forze saranno insufficienti, ma perciò al tuo fianco cammina Gesù, la Guida della montagna che ripete a tutti: “Chiunque è affaticato e stanco venga a me”. Certo, dalla valle giungeranno i richiami della pigrizia, della mollezza, della indolenza. Ma se uno consente a discendere, tradirà se finirà di cadere in balia delle passioni e alla fine perderà il senso della propria vita. Ma l'aria pura è in alto, il candor delle nevi è in alto, la gioia è in alto, in alto è il Signore che sa apprezzare anche gli insuccessi di chi però non ha mai smesso di ritentare.

 

 

 

MERCOLEDI’ 20 GIUGNO: Beata Maria Vergine Consolatrice (La Consolata)

Una scheggia di preghiera:

 

MARIA, CONSOLATRICE DEGLI AFFLITTI, PREGA PER NOI.

 

Tra i santi ricordati oggi: San Teodulo; San Silverio.

Hanno detto: L'ostia è come una lente d'ingrandimento. Se vuoi conoscere il male che c'è nell'uomo e la grandiosità dell'amore di Dio, osservale dal punto di vista di Gesù eucaristico. (George D. Smith)

Saggezza popolare: Quando un uomo fa un passo verso Dio, egli si alza dal suo trono e fa cento passi verso l'uomo. (proverbio Arabo)

Un aneddoto: Ci fu un frate, molto devoto della Madonna addolorata. Ogni giorno cercava di consolarla dei suoi molti dolori e le ripeteva continuamente: Rallegrati, Madre di Dio, perché l’amore del Signore è sempre con te. Vorrei tanto consolarti, come vero tuo figlio!

Un giorno il frate si ammalò, poiché, prima o dopo, tutti ci ammaliamo e moriamo. Durante l’agonia gemeva pieno di angoscia e di paura. Allora la Madonna gli apparve e così gli parlò: Figlio mio, via l’angoscia e la paura! Tu molte volte mi hai consolato; ora sono io che vengo a dirti: “Rallegrati!”. E, poiché voglio per te un’allegrezza senza fine, dammi la mano e vieni con me in Paradiso! (Anonimo Senese, sec. XIII)

Parola di Dio nella festa della Consolata: Is. 48,8-15; Sal. 22; At. 1,12-14; 2,1-4; Mt 11,28-30

 

Vangelo Mt 11, 28-30

Dal vangelo secondo Matteo

Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero".

 

“VENITE A ME VOI TUTTI CHE SIETE AFFATICATI E OPPRESSI E IO VI RISTORERO’ ”. (Mt. 11,28)

Nella tristezza, nella malattia, nel lutto, nella persecuzione, noi cerchiamo amici che ci confortino con la presenza e con la parola, anche se queste cose sono spesso dei palliativi. Già nell’Antico Testamento il popolo di Dio, piccolo e senza aiuto in mezzo a nazioni ostili, ascolta dai profeti parole di speranza; prendendo coscienza, nella rovina e nell’esilio, del peccato che l’ha allontanato dal suo Signore, accoglie l’invito a tornare e trova l’assicurazione di una benevolenza immutata: Dio consola il suo popolo con la bontà di un pastore, l’affetto di un padre, l’ardore di un fidanzato e di uno sposo, la tenerezza di una madre. Gesù, Messia aspettato, è la consolazione d’Israele: annuncia la buona notizia, che è gioia per i poveri e gli afflitti, liberazione degli oppressi, salvezza dal peccato e dalla morte. Ciò che egli ha inaugurato, lo Spirito consolatore lo continua nella Chiesa sino agli ultimi tempi. E i fratelli nella fede, partecipando al mistero della pasqua di Cristo, diventano gli uni per gli altri consolatori: tutta la Chiesa, solidale con l’umanità nelle sue gioie e sofferenze, ha il compito di annunciare, con le parole e con i fatti, I’amore che salva. Così vediamo la funzione di Maria, consolata da Dio nella risurrezione del figlio e ora nostra Consolatrice. Così dice di Lei il Concilio nella Lumen gentium: “La madre di Gesù, come in cielo, glorificata ormai nel corpo e nell’anima, è l’immagine e la primizia della Chiesa che dovrà avere il suo compimento nell’età futura, così sulla terra brilla come un segno di sicura speranza e di consolazione per il popolo di Dio in marcia, fino a quando non verrà il giorno del Signore”.

 

 

 

GIOVEDI’ 21 GIUGNO

Una scheggia di preghiera:

 

NELLA TUA TENEREZZA DI PADRE, ABBRACCIAMI O SIGNORE.

 

Tra i santi ricordati oggi: San Luigi Gonzaga; Sant’Eusebio di Samosata.

Hanno detto: Tutto quello che noi faremo ai poveri per amor suo, Gesù lo considera fatto a se stesso. Non vogliate negare questo amore a Lui, che per amore infinito dell'umanità ha voluto essere nel sacramento dell'Eucaristia. (Pier Giorgio Frassati)

Saggezza popolare: L'arcobaleno sarebbe ancora più bello se non fosse uno spettacolo gratuito. (proverbio delle Antille)

Un aneddoto: Un giorno alcuni eremiti fecero visita a padre Antonio; c’era con loro anche padre Giuseppe. Ora l’anziano per metterli alla prova propose loro una parola della Scrittura e cominciò dai più giovani a chiederne il significato. Ciascuno si espresse secondo la propria capacità e cultura. Ma a ciascuno l’anziano diceva: Non hai ancora trovato il vero significato!

Da ultimo chiese al padre Giuseppe:- E tu che interpretazione dai di questa espressione?

Rispose:- Non lo so ancora. Ho bisogno di studio e meditazione ulteriori. Il padre Antonio allora concluse: Solo il padre Giuseppe conosce la vera strada per ben comprendere la Scrittura! Questa è la strada della prudenza, dello studio amoroso e della docilità allo Spirito Santo.

Parola di Dio: 2Cor. 11,1-11; Sal. 110; Mt. 6,7-15

 

Vangelo Mt 6, 7-15

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Pregando, non sprecate parole come i pagani, i quali credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno ancor prima che gliele chiediate. Voi dunque pregate così: Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome; venga il tuo regno; sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male. Se voi infatti perdonerete agli uomini le loro colpe, il Padre vostro celeste perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli uomini, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe". Parola del Signore

 

“VOI DUNQUE PREGATE COSI’: PADRE NOSTRO”. (Mt. 6.9)

Gesù ci invita a rivolgerci a Dio chiamandolo Padre. Purtroppo alcuni hanno una visione di “padre” soltanto secondo le limitate esperienze terrene della paternità e spesso questa si è mostrata a noi solo come autorità e non come tenerezza. Vi offro attraverso un brano di don Mazzi il suo invito alla riscoperta umana del valore della tenerezza paterna. “I nostri giovani, soprattutto gli adolescenti, hanno poca dimestichezza con la tenerezza di un uomo, di un padre. Conoscono le troppe carezze della madre, le troppe affettività morbose di amici e amiche, ma la carezza adulta, matura, profonda, essenziale, di un padre, formidabile mezzo di comunicazione, di sicurezza, la ignorano. I nostri giovani conoscono la macchina di papà, conoscono il telefonino di papà, conoscono il televisore di papà, conoscono i capricci di papà, conoscono le tifoserie di papà, ma ho l’impressione che non conoscano la tenerezza, che poi crea quel profondo e determinante rapporto tra il padre e l’adolescente. Troppe volte abbiamo pensato che la tenerezza facesse parte della debolezza dell’uomo. La tenerezza vera è il simbolo della fortezza dell’uomo. Per essere veramente teneri bisogna avere un grande carattere, una grande personalità e una grande interiorità. Quando parlo di tenerezza intendo queste cose. L’ abbraccio del padre o certi saluti intensi sono messaggi indelebili. La tenerezza deve essere espressa in gesti che non hanno la quantità e l’ampollosità del gesto accademico, ma la genuinità, il sapore del vero amore. L’amore non bara e non mente. Con l’amore non si può scherzare. Dio ha queste tenerezze nei nostri confronti.”

 

 

 

VENERDI’ 22 GIUGNO

Una scheggia di preghiera:

 

IL TUO AMORE, SIGNORE E’ COMPLETAMENTE GRATUITO.

 

Tra i santi ricordati oggi: San Paolino da Nola; Santi Giovanni Fisher e Tommaso More.

Hanno detto: Gesù è nel tabernacolo perché vuol essere il tuo amico, il tuo confidente, il tuo aiuto. (Alessandro Viscardi)

Saggezza popolare: Se uno è ignorante e devoto, evita i suoi paraggi. (proverbio Ebraico)

Un aneddoto: Il padre Teodoro di Ferme chiese al santo abate del suo cenobio: Dammi il consiglio che tu stimi più importante per la vita religiosa. Ebbe questa sola risposta: Va’, Teodoro, abbi misericordia con tutti: sarai sicuramente gradito a Dio!

Parola di Dio: 2Cor. 11,18.21-30; Sal. 33; Mt. 6,19-23

 

Vangelo Mt 6, 19-23

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Non accumulatevi tesori sulla terra, dove tignola e ruggine consumano e dove ladri scassinano e rubano; accumulatevi invece tesori nel cielo, dove né tignola né ruggine consumano, e dove ladri non scassinano e non rubano. Perché là dov'è il tuo tesoro, sarà anche il tuo cuore. La lucerna del corpo è l'occhio; se dunque il tuo occhio è chiaro, tutto il tuo corpo sarà nella luce; ma se il tuo occhio è malato, tutto il tuo corpo sarà tenebroso. Se dunque la luce che è in te è tenebra, quanto grande sarà la tenebra!". Parola del Signore

 

“NON ACCUMULATEVI TESORI SULLA TERRA, DOVE TIGNOLA E RUGGINE CONSUMANO”.(Mt. 6,19)

Nella vita tutto ha un prezzo. Sembra, specialmente in questa nostra società consumistica, che il denaro sia l’unica strada per tutto. Con il denaro si comprano i corpi e le coscienze, i voti o il potere, l’onore e la fama, le cose ed anche l’amore; sembra che persino la pace la si possa ottenere solo a suon di soldi. Tutto, valori compresi, sembrano avere il cartellino del prezzo in questo grande supermercato del consumismo. E noi ci caschiamo. Pensiamo di essere felici se abbiamo determinate cose. Pensiamo alla felicità di chi può permettersi tutto, ed eccoci schiavi! Schiavi che poi, tristemente si accorgono di aver comprato tutto e poi muoiono perché una cellula è impazzita, che hanno un mucchio di cose che il più delle volte sono un ingombro, che sognano ancora una libertà e un amore più puro che con i soldi non si può comprare. Chiediamoci: qual è il nostro tesoro? Per che cosa corriamo nella nostra vita? I nostri soldi, le nostre cose che fine faranno il giorno della nostra morte?

L’unico vero “denaro” che non è attaccato dal tempo, dalle “tignole e dalla ruggine” è l’amore.

 

 

 

SABATO 23 GIUGNO

Una scheggia di preghiera:

 

SONO RICCO DI TE, MIO DIO.

 

Tra i santi ricordati oggi: San Giuseppe Cafasso; San Lanfranco.

Hanno detto: Nella messa abbiamo Cristo sotto le apparenze del pane, mentre nei bassifondi vediamo il Cristo e lo tocchiamo nei corpi affranti e nei bambini abbandonati. (Madre Teresa di Calcutta)

Saggezza popolare: Il lavoro ti insegnerà a lavorare. (proverbio Estone)

Un aneddoto: Un tale corse un giorno da Socrate: Ascolta, maestro, ti devo raccontare come un tuo amico... Il filosofo lo interruppe: Fèrmati! Hai già fatto passare quanto mi vuoi dire attraverso tre setacci? - Tre setacci? Quali? - Sicuro, - disse Socrate -, tre setacci! Il primo è quello della verità. Hai già controllato se tutto quello che mi vuoi raccontare è vero? - No! - rispose il discepolo - ; veramente ho solo sentito dire... - Allora l’avrai certamente passato attraverso il secondo setaccio: quello cioè della bontà. Quanto tu mi vuoi raccontare è buono, non reca male a nessuno? L’altro rimase titubante:- No, veramente no! Continuò il filosofo: Allora proviamo con l’ultimo setaccio. E’ proprio uti­le e necessario che tu mi racconti quello che ti ha fatto impressione del mio amico? Veramente, proprio necessario non è! Concluse allora il saggio Socrate: Mio caro amico, se ciò che mi vuoi raccontare non è né vero, né buono, e neppure necessario, seppelliamolo nell’oblio e occupiamoci d’altro!

Parola di Dio: 2Cor. 12,1-10; Sal. 33; Mt. 6,24-34

 

Vangelo Mt 6, 24-34

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: "Nessuno può servire a due padroni: o odierà l'uno e amerà l'altro, o preferirà l'uno e disprezzerà l'altro: non potete servire a Dio e a mammona. Perciò vi dico: per la vostra vita non affannatevi di quello che mangerete o berrete, e neanche per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita forse non vale più del cibo e il corpo più del vestito? Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né ammassano nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non contate voi forse più di loro? E chi di voi, per quanto si dia da fare, può aggiungere un'ora sola alla sua vita? E perché vi affannate per il vestito? Osservate come crescono i gigli del campo: non lavorano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora se Dio veste così l'erba del campo, che oggi c'è e domani verrà gettata nel forno, non farà assai più per voi, gente di poca fede? Non affannatevi dunque dicendo: Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo? Di tutte queste cose si preoccupano i pagani; il Padre vostro celeste infatti sa che ne avete bisogno. Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta. Non affannatevi dunque per il domani, perché il domani avrà gia le sue inquietudini. A ciascun giorno basta la sua pena". Parola del Signore

 

“NON AFFANNATEVI DI QUELLO CHE MANGERETE O BERRETE, E NEANCHE PER IL VOSTRO CORPO… A CIASCUN GIORNO BASTA LA SUA PENA”. (Mt. 6,24.34)

Gesù ci insegna la strada per vivere sereni, senza  stress. E’ la strada della fiducia totale in Dio. Attenzione, questo non significa che non dobbiamo avere le giuste preoccupazioni. A volte non è possibile evitare le preoccupazioni per l’avvenire, per la famiglia, per i figli. Tutto questo fa parte del piano di Dio che ci ha detto di usare bene le nostre mani e i nostri doni, ma quello che un credente vero deve superare è l’affanno. L’inquietudine è un’offesa a Dio. L’ansietà e le preoccupazioni disonorano il nostro Dio. Se i nostri bambini  dubitassero continuamente del nostro amore, della nostra volontà di far loro del bene e di dar loro  ciò di cui hanno bisogno, non ne saremmo forse rattristati? L’inquietudine fa anche del male a noi stessi: ci toglie la pace, produce l’impazienza e le lagnanze. Molte persone sono sempre ansiose riguardo alle difficoltà che potrebbero sopravvenire e che spesso non vengono mai; vorrebbero che Dio appianasse il cammino in anticipo di chilometri, mentre Egli ha promesso di farlo passo a passo. La sola cosa che ci appartiene, è il momento attuale, e il solo modo di vivere bene, è di vivere l’ora presente. Gesù non ha forse detto: “Non affannatevi... Ad ogni giorno basta la sua pena”? Quante preoccupazioni di meno, se apprendessimo questa lezione! Cristo ci ha promesso la sua presenza fino alla fine dell’età presente: questo non ci basta forse? Mettiamo la nostra debole mano nella sua. Ci condurrà sicuramente fino alla fine del viaggio.

 

 

 

DOMENICA 24 GIUGNO: NATIVITA’ DI SAN GIOVANNI BATTISTA

Una scheggia di preghiera:

 

LA TUA PAROLA, SIGNORE E’ SALVEZZA E VITA.

Tra i santi ricordati oggi: San Giovanni Battista

Hanno detto: L'Eucaristia ci fa maturare per la risurrezione. (Card. Anastasio Ballestrero)

Saggezza popolare: La notte è la madre dei pensieri, la mattina dei mestieri. (proverbio Italiano)

Un aneddoto: Una donna si lamentava con un’amica di avere una vicina di casa piuttosto disordinata. “Dovresti vedere come sono sporchi i suoi bambini, per non parlare della casa! C’è quasi da vergognarsi a vivere nella stessa zona. Dai un’occhiata a quei panni stesi ad asciugare. Guarda che strisce nere ci sono sulle lenzuola e gli asciugamani!”. L’amica si avvicinò alla finestra ed esclamò: “Credo che il suo bucato sia pulito, cara, le strisce sono sui tuoi vetri”.

Parola di Dio: Is. 49,1-6; Sal. 138; Atti 13,22-26; Lc. 1,57-66.80

 

1^ Lettura Is 49, 1-6

Dal libro del profeta Isaia

Ascoltatemi, o isole, udite attentamente, nazioni lontane; il Signore dal seno materno mi ha chiamato, fino dal grembo di mia madre ha pronunziato il mio nome. Ha reso la mia bocca come spada affilata, mi ha nascosto all'ombra della sua mano, mi ha reso freccia appuntita, mi ha riposto nella sua faretra. Mi ha detto: "Mio servo tu sei, Israele, sul quale manifesterò la mia gloria". Io ho risposto: "Invano ho faticato, per nulla e invano ho consumato le mie forze. Ma, certo, il mio diritto è presso il Signore, la mia ricompensa presso il mio Dio". Ora disse il Signore che mi ha plasmato suo servo dal seno materno per ricondurre a lui Giacobbe e a lui riunire Israele, poiché ero stato stimato dal Signore e Dio era stato la mia forza mi disse: "E’ troppo poco che tu sia mio servo per restaurare le tribù di Giacobbe e ricondurre i superstiti di Israele. Ma io ti renderò luce delle nazioni perché porti la mia salvezza fino all'estremità della terra". Parola di Dio

 

“IO TI RENDERO’ LUCE DELLE NAZIONI, PERCHE’ PORTI LA MIA SALVEZZA FINO ALLE ESTREMITA’ DELLA TERRA”. (Is.49,6)

Giovanni è l'unico santo, insieme a Maria, di cui ricordiamo la nascita e non solo la morte. E' un gesto di rispetto verso colui che Gesù stesso definirà il più grande fra i nati di donna. Giovanni è l'ultimo dei profeti, ancora tutto legato alla mentalità dell’Antico Testamento. Giovanni crudo asceta del deserto, Giovanni tagliente predicatore, Giovanni disposto a morire per mantenere fede alla sua missione di verità. Giovanni che prepara e dispone il popolo all'accoglienza del Messia ma che, teneramente, resta anche lui spiazzato dall'originalità di questo Messia. D'altronde: come biasimare Giovanni?! Il più grande dei profeti ma anche il più sfortunato: invita a conversione, grida e minaccia, indica un Messia vendicativo con l'ascia pronta a tagliare l'albero che non produce frutto e poi arriva Gesù che invece di abbattere accarezza e pota l'albero per fargli portare più frutto! Impressiona il fatto che addirittura Giovanni sia spiazzato dall'inaudita tenerezza di Dio: anche lui deve arrendersi alla contrologica del Dio d'Israele. E noi, oggi, non abbiamo forse ancora bisogno di profeti che ci stimolino nel cammino della fede? Non abbiamo forse bisogno anche noi di convertire la nostra mentalità “religiosa” in mentalità di fede? Non abbiamo bisogno di passare dal Dio-idolo dell’intelletto al Dio-carne Gesù, tenerezza del Padre? Ci aiuti Giovanni a fare questi passaggi e sia ancora Lui ad aiutarci ad accettare di passare attraverso alla prova per giungere alla visione.

 

 

 

LUNEDI’ 25 GIUGNO

Una scheggia di preghiera:

 

QUANTO HO DA IMPARARE DALLA TUA MISERICORDIA, O SIGNORE.

 

Tra i santi ricordati oggi: San Massimo di Torino; San Guglielmo da Vercelli.

Hanno detto: L'Eucaristia è essenzialmente azione di grazie, è grazia, è offerta gratuita che Gesù fa di sé al Padre. Ma Gesù invita tutti noi a vivere nello spirito del dono, nella logica della gratitudine. (Giuseppe Pasini)

Saggezza popolare: Un dito solo non riesce a prendere una pulce. (proverbio del Madagascar)

Un aneddoto: Un moscerino, nato dalla feccia di vino d’un barile vuoto, si mise a volare in quello spazio, esclamando: Che ambiente grande per me!

Ma ecco un piccolo foro con un soffio di luce. Il moscerino coraggioso lo attraversò e si trovò a volare nello spazio molto più grande della cantina. Esclamò meravigliato:- Che mondo infinito è mai questo in paragone alla botte, in cui sono nato!

E spaziò a lungo in quella cantina umida e oscura. Ma ecco una piccola finestra sul muro. Vi penetra un raggio di sole. Il moscerino lo segue, esce dalla cantina e si trova a volare a cielo aperto. Rimane incantato di tanta bellezza e sospira: - Un mondo con un cielo così grande, così immenso, non l’avrei mai immaginato. Ho sbagliato a pensare che tutto il mio mondo fosse grande come una botte, come una buia cantina. E contento volò verso l’azzurro.

Parola di Dio: Gn 12,1-9; Sal.32; Mt. 7,1-5

 

Vangelo Mt 7, 1-5

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Non giudicate, per non essere giudicati; perché col giudizio con cui giudicate sarete giudicati, e con la misura con la quale misurate sarete misurati. Perché osservi la pagliuzza nell'occhio del tuo fratello, mentre non ti accorgi della trave che hai nel tuo occhio? O come potrai dire al tuo fratello: permetti che tolga la pagliuzza dal tuo occhio, mentre nell'occhio tuo c'è la trave? Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e poi ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall'occhio del tuo fratello". Parola del Signore

 

“COL GIUDIZIO CON CUI GIUDICATE SARETE GIUDICATI”. (Mt. 7,2)

Nella vita non si può fare a meno di giudicare: abbiamo occhi per vedere, dobbiamo compiere delle scelte che sempre implicano giudizi, ma c’è modo e modo. Il metro è sempre uguale quando giudico me stesso e quando giudico i politici, i commercianti, i vicini di casa, mio marito o mia moglie, il mio capo ufficio, il mio parroco? Noi quando giudichiamo gli altri è perché vorremmo ci fosse “più giustizia”, spesso quando giudichiamo noi stessi invece cerchiamo tutte le scusanti immaginabili e possibili se pur non sospendiamo il giudizio su noi stessi sicuri che quanto facciamo noi è sempre il meglio.  Eppure se penso a quanto livore, a volte, a quanta rabbia suscitano certi giudizi che do su quelli che sono i veri o presunti nemici, sarei contento di essere giudicato con lo stesso metro? Eppure Dio dovrà accettare di giudicarci con lo stesso metro usato da noi.

 

 

 

MARTEDI’ 26 GIUGNO

Una scheggia di preghiera:

 

I PURI DI CUORE ABITERANNO NELLA TUA CASA, O SIGNORE.

 

Tra i santi ricordati oggi: San Rodolfo; Sant’Antelmo.

Hanno detto: Che significa essere assimilati a Cristo?Significa che assumiamo i pensieri, i sentimenti, il modo di essere e di vivere di Cristo. Gesù è pane vivo, nell'Eucaristia ci comunica questa sua vita.(Raniero Cantalamessa)

Saggezza popolare: Tutto arriva a chi non ha fretta e si dà da fare mentre aspetta. (proverbio Italiano)

Un aneddoto: Artabano, re dei Parti, regalò a rabbi Jehuda una perla di grande valore. Il rabbino in cambio mandò al re una ‘Mezuzah’, una di quelle piccole pergamene con frasi della Legge, che si appendono agli architravi delle porte delle case. Su di essa era scritto: « Il Signore ti proteggerà quando entri e quando esci di casa » (Sal. 121, 8). Il re non ne fu contento, pensando che la ‘Mezuzah’ fosse una cosa da nulla. Allora il rabbino spiegò: O re, la tua perla è preziosa, ma la mia piccola perga­mena ancor di più, perché contiene le promesse di Dio. Infatti mentre normalmente i re sono nella reggia e le guardie fuori, con essa avviene il contrario: il Re dei re custodisce la tua casa. Tu m’hai regalato una cosa da custodire; io invece un gioiello potente che ti custodisce!

Parola di Dio: Gn.13,2.5-18; Sal. 14; Mt. 7,6.12-14

 

1^ Lettura Gn 13, 2. 5-18

Dal libro della Genesi

Abram era molto ricco in bestiame, argento e oro. Ma anche Lot, che  andava con Abram, aveva greggi e armenti e tende. Il territorio non consentiva  che abitassero insieme, perché avevano beni troppo grandi e non potevano abitare  insieme. Per questo sorse una lite tra i mandriani di Abram e i mandriani di Lot,  mentre i Cananei e i Perizziti abitavano allora nel paese. Abram disse a Lot: "Non  vi sia discordia tra me e te, tra i miei mandriani e i tuoi, perché noi siamo fratelli.  Non sta forse davanti a te tutto il paese? Sepàrati da me. Se tu vai a sinistra, io  antra, io  andrò a destra; se tu vai a destra, io andrò a sinistra". Allora Lot alzò gli occhi e vide che tutta la valle del Giordano era un luogo  irrigato da ogni parte  prima che il Signore distruggesse Sòdoma e Gomorra ;  era come il giardino del Signore, come il paese d'Egitto, fino ai pressi di Zoar.  Lot scelse per sé tutta la valle del Giordano e trasportò le tende verso oriente.  Così si separarono l'uno dall'altro: Abram si stabilì nel paese di Canaan e Lot si  stabilì nelle città della valle e piantò le tende vicino a Sòdoma. Ora gli uomini di  Sòdoma erano perversi e peccavano molto contro il Signore. Allora il Signore disse ad Abram, dopo che Lot si era separato da lui: "Alza gli  occhi e dal luogo dove tu stai spingi lo sguardo verso il settentrione e il  mezzogiorno, verso l'oriente e l'occidente. Tutto il paese che tu vedi, io lo darò a  te e alla tua discendenza per sempre. Renderò la tua discendenza come la polvere  della terra: se uno può contare la polvere della terra, potrà contare anche i tuoi  discendenti. Alzati, percorri il paese in lungo e in largo, perché io lo darò a te".  Poi Abram si spostò con le sue tende e andò a stabilirsi alle Querce di Mamre,  che sono ad Ebron, e vi costruì un altare al Signore. Parola di Dio

 

“ABRAMO DISSE A LOT: NON VI SIA DISCORDIA TRA ME E TE” (Gen. 13,8)

Quale grande libertà di spirito dona il distacco a cui la fede guida il credente!

Di solito i ricchi sono preoccupati di come conservare e aumentare la loro ricchezza; Abramo invece è più preoccupato del rapporto con il prossimo che di se stesso. Vuol evitare che la discordia si frapponga fra lui e Lot e con grande libertà di spirito attua in anticipo la regola d'oro che Gesù darà: “Fa' agli altri quello che vorresti fosse fatto a te”. Dice al nipote di scegliere la parte di territorio che desidera, purché le discordie non dividano le due famiglie. Lot sceglie la fertile valle del Giordano e ad Abramo resta la parte montuosa, arida. Anche qui possiamo vedere un'applicazione che anticipa l’insegnamento che Gesù dà nel Vangelo di oggi: “Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione...; quanto stretta invece è la porta e angusta la via che conduce alla vita!”. Lui è la via, via angusta verso la morte, ma per la vita; lui è la porta stretta del distacco, dell'abnegazione, che si apre sulla felicità. E la storia darà ragione ad Abramo: la via larga portava a Sodoma e Gomorra, simboli della perdizione; la terra di Canaan sarà la terra promessa. Chi sceglie Dio e i suoi valore è certo di non rimanere deluso. Meditiamo su questa pagina. C'è veramente più gioia nel dare che nel ricevere.

 

 

 

MERCOLEDI’ 27 GIUGNO

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, TU MI SCRUTI E MI CONOSCI.

 

Tra i santi ricordati oggi: San Cirillo di Alessandria;San Maggiorino di Acqui; Santa Emma.

Hanno detto: Grande è la dignità dei fedeli per la salvezza dei quali il Verbo si fa carne,in modo mistico, ogni giorno nella messa. (S. Agostino)

Saggezza popolare: Un regalo spedito per posta da un luogo lontano può essere leggero nel peso, ma è certamente pesante nelle intenzioni. (proverbio Cinese)

Un aneddoto: Il rabbino Jehuda un giorno annunciò ai suoi amici alla porta della città: Amici, finalmente ho trovato e ho acquistato una medicina dalle qualità stupende: infatti ringiovanisce, prolunga la vita, e la rende felice per sempre! Perché non ve la procurate anche voi?

Alla proposta, fatta in modo straordinariamente serio da una persona molto stimata, tutti dissero: Tutti vogliamo comprare questa medicina, anche a caro prezzo!

Allora il rabbino invitò gli amici nella sua casa, aprì l’armadietto, davanti al quale sempre brillava una lampada accesa e mostrò la Divina Scrittura. Ne prese quindi un rotolo, lo svolse e lesse: Il Signore è il mio pastore, non manco di nulla... Non temo alcun male... Felicità e grazia mi saranno compagne: abiterò nella sua casa per sempre (Sal. 22).

Parola di Dio: Gn. 15,1-12.17-18; Sal.104; Mt.7,15-20

 

Vangelo Mt 7, 15-20

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Guardatevi dai falsi profeti che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro sono lupi rapaci. Dai loro frutti li riconoscerete. Si raccoglie forse uva dalle spine, o fichi dai rovi? Così ogni albero buono produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi; un albero buono non può produrre frutti cattivi, né un albero cattivo produrre frutti buoni. Ogni albero che non produce frutti buoni viene tagliato e gettato nel fuoco. Dai loro frutti dunque li potrete riconoscere". Parola del Signore

 

“DAI LORO FRUTTI LI RICONOSCERETE”. (Mt.7,16)

Molte volte, specialmente in questo mese, Gesù ci ha parlato invitandoci alla purezza del cuore che supera ogni forma di ipocrisia e quello che nel vangelo di oggi è il criterio per riconosce la bontà o meno di un profeta vale anche per noi. In questo senso vi offro poche righe di Giulio Vuillermoz: non mimetizzarti: non vali per quanto sei alto, per i chili che pesi, per una bellezza imposta dal consumismo che, sornione, ti sorride. Tu vali più del cerone dietro al quale nascondi le tue rughe che ritmano lo scorrere degli anni, vali più delle operazioni lifting per illuderti che il tempo non passa, della tintura dei tuoi capelli che cominciano ad argentarsi.  Non vali perché annuisci al leader del gruppo, perché ridi alle battute spesso pesanti e volgari del gruppo degli amici. Non vali perché furbescamente ti sei intruppato dietro il potente di turno adeguandoti ad ogni cambiamento di soffiar di venti. Non vali perché entri nel gioco del denaro o della carriera che oggi ti esalta e domani ti emargina e ti abbandona.

Non mimetizzarti. Non essere l’uomo qualunque: ritrova te stesso, ritrova la tua dignità. Riscopri di essere figlio, di essere persona, di essere ricchezza di amore.

 

 

 

GIOVEDI’ 28 GIUGNO

Una scheggia di preghiera:

 

SEI LA MIA ROCCIA, IL MIO SCUDO, LA MIA DIFESA.

 

Tra i santi ricordati oggi: Sant’ Ireneo;Santa Ada.

Hanno detto: L'Eucaristia ci offre un pascolo divino così fortificante, che il mondo, la carne e il demonio non possono più nulla contro di noi. Appena essi sentono la forza che scaturisce da questo alimento celeste, si danno a precipitosa fuga, e si nascondono confusi, privi d'ogni ardimento. (Sant’Alberto Magno)

Saggezza popolare: Se il gatto e il topo trovano un accordo, il droghiere è rovinato. (proverbio Iraniano)

Un aneddoto: La signora Jones abitava vicino a gente, che pareva non molto cordiale; anzi un giorno venne a sapere che la sua vicina di casa aveva manifestato alle amiche sospetti poco benevoli sul suo conto. Avrebbe voluto precipitarsi ed esigere almeno una spiegazione. Invece, qualche giorno dopo, incontrando un’intima amica di quella, che aveva parlato male, le disse: Abito uscio ad uscio con la tua amica. Devo proprio dire che è un’ottima vicina di casa. Sono contenta d’abitare accanto a lei. Dopo qualche giorno, la donna che aveva sparlato, si portò dalla signora Jones e, piuttosto confusa, le disse: Vorrei essere davvero una tua buona vicina. Forse finora non sono stata gentile come tu credi. Da allora non si accennò mai più al pettegolezzo e le due donne divennero veramente amiche.

Parola di Dio: Gn. 16,1-12.15-16;Sal.105; Mt. 7,21-29

 

Vangelo Mt 7, 21-29

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. Molti mi diranno in quel giorno: Signore, Signore, non abbiamo noi profetato nel tuo nome e cacciato demoni nel tuo nome e compiuto molti miracoli nel tuo nome? Io però dichiarerò loro: Non vi ho mai conosciuti; allontanatevi da me, voi operatori di iniquità. Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, è simile a un uomo saggio che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa non cadde, perché era fondata sopra la roccia. Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, è simile a un uomo stolto che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde, e la sua rovina fu grande". Quando Gesù ebbe finito questi discorsi, le folle restarono stupite del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità e non come i loro scribi. Parola del Signore

 

“NON CHIUNQUE MI DICE: SIGNORE, SIGNORE. ENTRERA’ NEL REGNO DEI CIELI”. (Mt. 7,21)

La falsità e l'ipocrisia non si attuano solo nei nostri quotidiani rapporti umani, ma spesso si praticano anche nei confronti di Dio. Mentre però tra noi riusciamo anche a farla franca ricorrendo abilmente alle nostre maschere d'occasione, nei confronti di Colui che scruta i cuori e conosce i nostri pensieri prima ancora che li concepiamo nel cuore, non possiamo assolutamente nascondere nulla. Non bastano le parole e le invocazioni per essere riconosciuti dal Maestro. Anzi: non basta neppure essere discepoli o profeti o guaritori o compiere gesti eclatanti. Gesù è tagliente, oggi, la sua parola spacca in due il nostro cuore, offusca le nostre pseudo-certezze. Il discepolo è colui che ascolta la parola e la vive, la mette in pratica. L'accogliere la parola e renderla concreta – dice Gesù – significa costruire la casa della nostra vita sulla roccia, nessuno può dirsi credente fino a quando la tempesta non investe la sua vita. Questa verità, se non ben tenuta presente e vissuta, ci potrebbe riservare amare sorprese quando ci troveremo dinanzi al tribunale di Dio: scoprire Improvvisamente di aver avuto una religiosità superficiale, falsa, ipocrita, lontana mille miglia dalla volontà di Dio. La parabola che segue dell'uomo saggio che costruisce sulla roccia e dello stolto che costruisce sulla sabbia ci fa comprendere ulteriormente che per resistere a tutte le seduzioni del male, per essere in piena conformità alla volontà divina bisogna fondare tutta la vita in Cristo, la roccia che può rendere solida la nostra casa e incrollabile la nostra fede. La pioggia i fiumi e i venti significano, infatti, tutte le possibili tentazioni e i relativi cedimenti talvolta catastrofici, in cui possiamo incorrere se non saldamente aggrappati a Colui che è la nostra forza.

 

 

 

VENERDI’ 29 GIUGNO: SANTI PIETRO E PAOLO

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, TU SAI TUTTO; LO SAI CHE TI AMO.

 

Tra i santi ricordati oggi: Santi Pietro e Paolo

Hanno detto: Non vi è progresso nella vita spirituale senza una frequente comunione. (Basilio di Cesarea)

Saggezza popolare: Non c'è nuvola così nera, che non sia orlata d'argento. (proverbio Inglese)

Un aneddoto: L’abate Eulogio di Ennaton raccontava:

C’era un fratello che abitava alle Celle e che, dopo aver trascorso vent’anni consacrandosi giorno e notte alla lettura dei libri sacri, un bel giorno si alzò e vendette tutti i libri che possedeva. Quindi prese il suo mantello e partì. L’abate Isacco lo incontrò e gli disse: Dove vai, figliolo?

Il fratello rispose: Padre, sono vent’anni che non ascolto altro che parole della Scrittura, ora finalmente voglio mettere in pratica quello che ho ascoltato!

E l’anziano, dopo aver pregato per lui, lo benedisse e lo lasciò andare.

Parola di Dio: At. 12,1-11; Sal. 33; 2Tim. 4,6-8.17-18; Mt. 16,13-19

 

2^ Lettura 2 Tm 4,6-8.17.18

Dalla seconda lettera a Timoteo

Carissimo, quanto a me, il mio sangue sta per essere sparso in libagione ed è giunto il momento di sciogliere le vele. Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede. Ora mi resta solo la corona di giustizia che il Signore, giusto giudice, mi consegnerà in quel giorno; e non solo a me, ma anche a tutti coloro che attendono con amore la sua manifestazione. Il Signore però mi è stato vicino e mi ha dato forza, perché per mio mezzo si compisse la proclamazione del messaggio e potessero sentirlo tutti i Gentili: e così fui liberato dalla bocca del leone. Il Signore mi libererà da ogni male e mi salverà per il suo regno eterno; a lui la gloria nei secoli dei secoli. Amen. Parola di Dio

 

“HO COMBATTUTO LA BUONA BATTAGLIA, HO TERMINATO LA MIA CORSA, HO CONSERVATO LA FEDE”. (2Tim. 4, 7)

Spesse volte sentiamo i santi come persone lontane dalla nostra quotidianità, dai nostri problemi: personaggi ‘diversi’ che poco hanno a che vedere con le nostre mille piccole difficoltà. Eppure Pietro e Paolo ci colpiscono per la loro accessibilità, per la loro personalità giuntaci intatta attraverso la storia. Pietro, anzitutto; Pietro il pescatore di Cafarnao, uomo rude e semplice, di grande passione e istinto, Pietro che segue il Maestro con irruenza, poco abituato alle sottili disquisizioni teologiche, Pietro che ama profondamente Gesù, che ne scruta i passi, … Pietro che viene scelto, proprio lui, non Giovanni il mistico, per essere il capo del gruppo, per garantire nella fede i fratelli. Pietro che dovrà sbattere pesantemente il naso contro il proprio limite, piangere amaramente la propria fragilità per poter essere davvero il punto di riferimento dei cristiani. E Paolo, così diverso da Pietro, Paolo lo studioso, l’intellettuale, il polemico, il credente intransigente e fanatico che si trova per terra davanti alla luce del Nazareno, ci ricorda l’ardore della fede, l’ansia dell’annuncio, il dono del carisma, il fuoco dello Spirito. Senza di lui il cristianesimo sarebbe rimasto chiuso nell’angusto spazio dell’esperienza di Israele, grazie a Paolo le mura sono state abbattute, grazie a lui e alla sua forza il Vangelo ha travalicato la storia. Paolo il passionale, il focoso, che ama e dona la sua vita alle sue comunità. Difficilmente si sarebbe riusciti a mettere insieme due figure più diverse, eppure la Chiesa è così, fatta di gioiosa diversità, di dilagante ricchezza. Pietro il pescatore, Paolo l’intellettuale, le due colonne su cui poggia la nostra fede. Pietro e Paolo, le colonne della fede, ci insegnino a vivere nella tenerezza dell’appartenere alla Chiesa.

 

 

SABATO 30 GIUGNO

Una scheggia di preghiera:

 

IO NON SONO DEGNO DI CIO’ CHE FAI PER ME

 

Tra i santi ricordati oggi: Santi primi martiri della chiesa romana; Santa Adelia.

Hanno detto:

Io voglio che usiate due ali spirituali: la devozione a Maria e la devozione all'Eucaristia. Con queste due ali non tarderete a sollevarvi verso il cielo. (S. G. Bosco)

Saggezza popolare: Non accendere un falso fuoco dinanzi a un vero Dio. (proverbio Cinese)

Un aneddoto: Un’allodola, lasciando i piccoli nel nido tra il grano maturo, raccomandò: State attenti, figli miei! Al ritorno riferitemi ogni novità che sentite all’intorno. E partì in cerca di cibo. Quando tornò, i piccoli, tremando, le dissero: - Mamma, il contadino ha detto al figlio d’andare a chiamare gli amici, vicini di casa, perché è ora di mietere. Rispose l’allodola:- Niente paura, figli miei! Io sono pratica di mondo. Chi aspetta gli amici, non miete più. Infatti il giorno dopo gli amici non si fecero vedere. Il contadino allora disse al figlio: Certo è ora di mietere. Poiché gli amici non si sono fatti vedere, va’ ad invitare i parenti. Quando l’allodola tornò con il cibo nel becco, i piccoli spaventati ancor più, supplicarono:- Mamma, portaci via. Domani incominciamo certamente a mietere: il contadino ha invitato i suoi parenti!

Rispose l’allodola, imbeccando i suoi piccoli:- Niente paura, piccini miei! Io sono pratica di mondo. Chi aspetta i parenti, non miete di certo domani!

Infatti anche il giorno dopo non si vide nessuno. Ma allora il contadino disse al figlio:- Figlio è inutile aspettare aiuto dagli altri! Domani incominciamo noi due a mietere il grano!

Saputo questo, la saggia allodola, invitando i suoi piccoli a saltar fuori dal nido, esclamò:- Questa volta si miete davvero! Dobbiamo fuggire! E li portò al sicuro.

Parola di Dio: Gn. 18,1-15; Cant. da Lc.1,46-55; Mt. 8,5-17

 

Vangelo Mt 8, 5-17

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, entrato Gesù in Cafarnao, gli venne incontro un centurione che lo scongiurava: "Signore, il mio servo giace in casa paralizzato e soffre terribilmente". Gesù gli rispose: "Io verrò e lo curerò". Ma il centurione riprese: "Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, dì soltanto una parola e il mio servo sarà guarito. Perché anch'io, che sono un subalterno, ho soldati sotto di me e dico a uno: Fa questo, ed egli lo fa". All'udire ciò, Gesù ne fu ammirato e disse a quelli che lo seguivano: "In verità vi dico, presso nessuno in Israele ho trovato una fede così grande. Ora vi dico che molti verranno dall'oriente e dall'occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli, mentre i figli del regno saranno cacciati fuori nelle tenebre, ove sarà pianto e stridore di denti". E Gesù disse al centurione: "Và, e sia fatto secondo la tua fede". In quell'istante il servo guarì. Entrato Gesù nella casa di Pietro, vide la suocera di lui che giaceva a letto con la febbre. Le toccò la mano e la febbre scomparve; poi essa si alzò e si mise a servirlo. Venuta la sera, gli portarono molti indemoniati ed egli scacciò gli spiriti con la sua parola e guarì tutti i malati, perché si adempisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia: Egli ha preso le nostre infermità e si è addossato le nostre malattie. Parola del Signore

 

“ENTRATO GESU’ IN CAFARNAO, GLI VENNNE INCONTRO UN CENTURIONE CHE LO SCONGIURAVA” . (Mt. 8,5)

Tra i tanti che per mille motivi cercano Gesù oggi è un centurione, un pagano, ad andare da Lui. Viene ad implorare la guarigione non per se, non per un suo familiare, ma per un suo servo, che giace paralizzato e soffre terribilmente. “Io verrò e lo curerò”, dice il Signore. Venire per curare anime e corpi è la sua missione e non si sottrae al suo compito. Egli si compiace della fede di quel pagano che non si ritiene degno di accogliere il Signore sotto il suo tetto, convinto che una sua parola è già sufficiente per ottenere quanto desidera. Gesù vede con gioia che il suo annuncio sta già valicando e valicherà i confini del popolo d'Israele per spaziare ovunque troverà accoglienza nella semplicità e nella purezza del cuore. “Va’, poi dice al centurione, sia fatto secondo la tua fede”. Davvero il Signore Gesù è venuto a colmare ogni distanza; Egli non è legato al tempo e allo spazio perché “Egli comanda e tutto è fatto”, ha in se tutta la potenza di Dio. L'unica condizione siamo noi a porla e riguarda appunto la nostra fede. E poi questo centurione romano ci insegna a pregare. Egli non spreca parole. Espone semplicemente e con fiducia la situazione. Descrive il male.  Non chiede per se stesso ma per un altro, per un suo servo verso il quale di per sé non ha nessun dovere. Ha una profonda umiltà. E’ un pagano ed è perfettamente cosciente di essere un reietto per la religione giudaica. Ne soffre ma non vuol mettere Gesù in una situazione di imbarazzo di fronte agli altri e per delicatezza dice a Gesù di non andare nella sua casa. La vera preghiera non è fatta di molte parole, ma di concretezza, di delicatezza e di forza, di umiltà e di fiducia: “So di non poter pretendere niente, so che tu puoi tutto, so che nonostante tutto tu mi vuoi bene, mi fido che qualunque cosa farai è un bene per me, mi consegno nelle tue mani”. E’ così anche quando vado a ricevere l'EucarIstia. Di una cosa sola sono sempre consapevole: io non sono degno. Ci vado non perché dall'esame di coscienza risulto "buono", o perché "mi sono confessato tre minuti prima”, ci vado solo perché Gesù me lo ha detto: "Prendete e mangiate… Prendete e bevetene tutti", e perché ho bisogno di Lui. So di non potergli offrire molto e gli do l'unica cosa che è veramente mia: il mio peccato. Non gli faccio neppure delle grandi promesse perché non sono così sicuro di me stesso nel mantenerle. Non posso far altro, se non, con stupore e meraviglia, dire: "Grazie!" davanti alla sua misericordia che gratuitamente viene a trovarmi.

     
     
 

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