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SCHEGGE E SCINTILLE

PENSIERI, SPUNTI, RIFLESSIONI

DALLA PAROLA DI DIO E DALLA VITA

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a cura di: don_franco_locci@libero.it

 

 

MAGGIO 2007

 

 

MARTEDI’ 1 MAGGIO

Una scheggia di preghiera:

 

INSEGNAMI, O SIGNORE, IL LINGUAGGIO CONCRETO DELL'AMORE

 

Tra i santi ricordati oggi: San Giuseppe lavoratore; Santa Berta; Santa Fiorina; Santa Grata.

Hanno detto: Il sapiente mostri la propria sapienza non in parole ma in opere buone. (Clemente Romano)

Saggezza popolare: Il peccato seguito dal pentimento non allontana ma avvicina a Dio. (proverbio musulmano)

Un aneddoto: Un uccellino trovò per terra un grosso pezzo di cibo e fuggì nel cielo reggendolo nel becco. Uno stormo d’uccelli lo inseguì e l’attaccò strappandogli quella carne a brandelli. Alla fine l’uccellino dovette cedere anche l’ultimo pezzo. Rimase finalmente solo e allora si mise a volare liberamente pensando: “Ho perso il cibo ma ho riguadagnato il mio bel cielo”.

Parola di Dio: At. 11,19-26; Sal 86; Gv. 10,22-30

 

Vangelo Gv 10, 22-30

Dal vangelo secondo Giovanni.

Ricorreva in quei giorni a Gerusalemme la festa della Dedicazione. Era d'inverno. Gesù passeggiava nel tempio, sotto il portico di Salomone. Allora i Giudei gli si fecero attorno e gli dicevano: “Fino a quando terrai l'animo nostro sospeso? Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente”. Gesù rispose loro: “Ve l'ho detto e non credete; le opere che io compio nel nome del Padre mio, queste mi danno testimonianza; ma voi non credete, perché non siete mie pecore. Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno mai perdute e nessuno le rapirà dalla mia mano. Il Padre mio che me le ha date è più grande di tutti e nessuno può rapirle dalla mano del Padre mio. Io e il Padre siamo una cosa sola”. Parola del Signore

 

“LE OPERE CHE IO COMPIO NEL NOME DEL PADRE MIO, QUESTE MI DANNO TESTIMONIANZA”. (Gv. 10,25)

Davanti ai Giudei che insistono nel chiedere a Gesù se Lui sia il Messia, ancora una volta risponde: “Guardate quello che faccio: chi può guarire malati insanabili, ciechi nati, lebbrosi dal corpo ormai sfigurato? Chi può perdonare i peccati se non Dio stesso? Dunque sono le opere che io compio, opere che solo Dio può fare, a confermare chi io sia” Questa affermazione mi fa pensare anche a quanto abbiamo letto oggi nella prima lettura dove i primi testimoni ad Antiochia vengono chiamati dalla gente “cristiani” perché essi li sentono parlare e li vedono agire come Cristo. Noi spesso ci fregiamo e ci inorgogliamo del nome di Cristiani, ma dovrebbero essere sempre gli altri, credenti o non credenti, a chiamarci con questo nome. "Reverendo, io sono cristiano!" mi diceva indignato un signore al quale chiedevo perché mai avesse deciso di battezzare suo figlio quando lui non era cresimato, né sposato in chiesa e diceva apertamente che per lui i sacramenti erano tutte storie di preti. Certo, può darsi che quest'uomo nel suo cuore fosse più cristiano di me, certo che non lo dava a vedere. Chissà se a dei non credenti vedendoci agire in ufficio, allo stadio, in vacanza; vedendoci trattare il prossimo, verrebbe spontaneo di dire: "Guarda quello è veramente un cristiano perché il Cristo del Vangelo cercava la pace, la giustizia, era attento agli altri, sapeva perdonare...". Non fa forse riflettere che oggi spesso quando sui giornali o alla televisione si parla di “cristiani” si pensi subito a vecchi bacchettoni religiosi, intriganti nella politica e un po’ ‘retrò’ in fatto di pensiero?

 

 

 

MERCOLEDI’ 2 MAGGIO

Una scheggia di preghiera:

 

LA TUA BONTA' DI PADRE COLMI IL MIO CUORE DI GIOIA

 

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Atanasio; Santa Mafalda di Portogallo.

Hanno detto: La mitezza…distrugge il demonio. (Sant’ Ignazio di Antiochia)

Saggezza popolare: Se volete che un favore vi si faccia, chiedetelo sempre a chi ha molto da fare. (proverbio Napoletano)

Un aneddoto: Un giorno un guru portò i suoi discepoli a vedere un’alta e maestosa cascata. Grande fu la sorpresa del guru e dei suoi discepoli quando, ad un tratto, videro uscire dal lago sottostante un uomo dalla lunga chioma. Egli emergeva dalle acque sereno, quasi luminoso, cantando. Il guru gli chiese come era entrato. «Dall’alto della cascata», rispose l’uomo. Io mi lascio portare dalle acque del fiume nel suo precipitarsi a valle. Narrò allora la sua storia. Era arrivato a quarant’anni e si era accorto che non sapeva più abbandonarsi, né accettare la vita così come era, né il futuro come Dio voleva. Viveva nella tristezza e la trasmetteva alla sua famiglia. Un giorno, mentre meditava seduto sul bordo della cascata, vide una tartaruga lottare contro la corrente. Non ci riusciva e per questo si ritirò nel suo guscio e si abbandonò al fluire vorticoso dell’acqua. La rivide dopo qualche minuto che risaliva tranquillamente le sponde del lago. Allora, seguendo quell’esempio, si tuffò in acqua e si abbandonò. Si trovò nel lago sottostante senza una scalfittura. Da quel giorno lo ripeté con gioia senza più paura, perché aveva imparato ad affidarsi al buon dio. Era l’unico modo per affrontare con serenità la vita.

Parola di Dio: At. 12, 24-13,5; Sal. 66; Gv. 12,44-50

 

Vangelo Gv 12, 44-50

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, Gesù gridò a gran voce: “Chi crede in me, non crede in me, ma in colui che mi ha mandato; chi vede me, vede colui che mi ha mandato. Io come luce sono venuto nel mondo, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre. Se qualcuno ascolta le mie parole e non le osserva, io non lo condanno; perché non sono venuto per condannare il mondo, ma per salvare il mondo. Chi mi respinge e non accoglie le mie parole, ha chi lo condanna: la parola che ho annunziato lo condannerà nell'ultimo giorno. Perché io non ho parlato da me, ma il Padre che mi ha mandato, egli stesso mi ha ordinato che cosa devo dire e annunziare. E io so che il suo comandamento è vita eterna. Le cose dunque che io dico, le dico come il Padre le ha dette a me”. Parola del Signore

 

 

“NON SONO VENUTO PER CONDANNARE IL MONDO MA PER SALVARE IL MONDO”. (Gv.12,47)

Gesù ci mostra il Padre, ma noi spesso, per formazione, per abitudini religiose, abbiamo già in noi un volto di Dio e stentiamo ad accogliere quanto Egli voglia manifestarci. Gesù, in questo e in mille altri brani del vangelo (pensate soprattutto alla parabola del “padre misericordioso” quella che noi abitualmente chiamiamo del “figliol prodigo”) ci presenta il volto benevolo del Signore che unisce giustizia e misericordia, che è pieno di attenzioni verso tutti, ma specialmente verso i peccatori, che non è contrario all’uomo, che desidera salvare. Noi, anche sulla scorta di religioni, spesso più fedeli ai propri interessi terreni che alla presentazione del vero volto di Dio, abbiamo l’idea di un Dio qualche volta lontano, più idea che persona, più morale che liberatore, più giudice che padre

Se di Dio ho paura non riesco a cogliere la sua misericordia, cerco di ingraziarmelo, di “comprarmelo” con le buone azioni. Se penso a Dio come ad un Padre che mi cerca per dirmi il suo amore, per darmi la misericordia di suo Figlio, per riempirmi dei doni del suo Spirito, allora sono disponibile davanti alla sua Parola. Essa diventa un dono prezioso, un motivo di cambiamento, un impegno gioioso.

Il Dio della paura è quello che non ci lascia vivere, che ci rende meschini e calcolatori, ipocriti e titubanti. Il Dio dell’amore ci rende gioiosi e riconoscenti, amanti della vita e fiduciosi. Preferisco il Dio che mi distrugge, che è irraggiungibile, che se sbaglio mi manda all’inferno o il Dio di Gesù che per dirmi che mi vuol bene ha dato la sua vita per me?

 

 

 

GIOVEDI’ 3 MAGGIO

Una scheggia di preghiera:

 

PRENDIMI PER MANO, DIO MIO, GUIDAMI NEL MONDO A MODO TUO

 

Tra i santi ricordati oggi: Santi Filippo e Giacomo; Sant’Alessandro I, Papa.

Hanno detto: La tristezza è il più malvagio di tutti gli spiriti ed il più temibile per i servi di Dio e più di tutti gli spiriti rovina l’uomo e caccia lo Spirito Santo. (Il Pastore di Erma)

Saggezza popolare: Se proprio non sai fare, porta un sasso sulla diga. (proverbio Olandese)

Un aneddoto: Nel grande impero orientale c’era un’arpa meravigliosa, incantata. Furono invitati i migliori artisti del mondo a suonarla, ma non ne ottennero che stridenti stonature, eppure volevano farle sprigionare le loro migliori armonie. Venne anche il principe Peiwoh. Prese l’arpa con amore, se la strinse a sé delicatamente: ecco ne accarezza le corde e s’ode ovunque una melodia che incanta.

L’imperatore meravigliato gli chiese poi: Principe, qual è il segreto della tua arte stupenda?

Peiwoh rispose: Imperatore, non ho segreti, eccetto questo. Gli altri artisti cercavano, suonando, di esprimere se stessi; io invece, quando prendo l’arpa, mi dimentico. Lascio quindi l’arpa libera di esprimere il tema che le è più spontaneo. E avviene che, quando l’accarezzo, non so più distinguere l’arpa dal mio cuore.  

Parola di Dio nella festa dei santi Filippo e Giacomo: 1Cor. 15,1-8; Sal. 18; Gv. 14,6-14

 

Vangelo Gv 14, 6-14

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse a Tommaso: "Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se conoscete me, conoscerete anche il Padre: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto". Gli disse Filippo: "Signore, mostraci il Padre e ci basta". Gli rispose Gesù: "Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me ha visto il Padre. Come puoi dire: Mostraci il Padre? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me; ma il Padre che è con me compie le sue opere. Credetemi: io sono nel Padre e il Padre è in me; se non altro, credetelo per le opere stesse. In verità, in verità vi dico: anche chi crede in me, compirà le opere che io compio e ne farà di più grandi, perché io vado al Padre. Qualunque cosa chiederete nel nome mio, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò". Parola del Signore

 

“IO SONO LA VIA, LA VERITA’ E LA VITA”. (Gv. 14,6)

"Preparate la via del Signore" (Lc 3,4), gridava il Battista nel deserto di Giuda, riecheggiando il profeta Isaia. Ed ecco colui che si presenta come il Signore-Via, come Dio fattosi uomo perché noi accedessimo al Padre attraverso la sua umanità.

Ma che via ha intrapreso Gesù?

Figlio di Dio, che è Amore, è venuto su questa terra per amore, è vissuto per amore, irradiando amore, donando amore, portando la legge dell'amore, ed è morto per amore. Poi è risuscitato e salito al Cielo, compiendo il suo disegno d'amore. Si può dire che la via percorsa da Gesù ha un solo nome: amore. E che noi, per seguirlo, dobbiamo camminare per questa via: la via dell'amore.

Ma l'amore che Gesù ha vissuto e portato è un amore speciale, unico. Non è filantropia, né semplicemente solidarietà o benevolenza; neanche pura amicizia o affetto; e non è nemmeno solo non-violenza. E' qualcosa di eccezionale, di divino: è l'amore stesso che arde in Dio. A noi Gesù ha donato una fiamma di quell'infinito incendio, un raggio di quell'immenso sole: amore divino, acceso nel nostro cuore col battesimo e con la fede, alimentato dagli altri sacramenti, dono di Dio, che domanda però tutta la nostra parte, la nostra corrispondenza.

 

 

 

VENERDI’ 4 MAGGIO

Una scheggia di preghiera:

 

TU SEI CON ME, SIGNORE, FA’ CHE IO OGGI SIA CON TE.

 

Tra i santi ricordati oggi: San Floriano, San Gottardo; San Silvano.

Hanno detto: Il Signore abita nella pazienza, il diavolo invece nella collera. ( Il Pastore di Erma)

Saggezza popolare:

C'è una porta da cui può entrare la buona o la mala fortuna; ma di quella porta tenete voi le chiavi. (proverbio Orientale)

Un aneddoto: Molti anni or sono, viveva nell’Impero orientale un re che amava il suo popolo. Per conoscerlo meglio, aveva l’abitudine di mescolarsi ad esso nei più disparati travestimenti. Un giorno si recò come un mendicante in piazza, prese posto in un angolo e fece la conoscenza con lo spazzino. Ogni giorno tornava a sederglisi accanto, ne condivideva i pasti e parlava a lungo con lui, tanto che il poveraccio si affezionò allo sconosciuto. Finché un giorno l’imperatore gli rivelò la sua vera identità e gli chiese di scegliere un dono per suo ricordo. L’uomo lo guardò sbalordito, poi disse: Voi avete lasciato il vostro sontuoso palazzo per venire qui ogni giorno a condividere la mia dura vita e la mia miseria. Ad altri avreste potuto fare ricchi doni, ma a me avete dato tutto voi stesso. Vi chiedo perciò soltanto una cosa: di non privarmi mai della vostra amicizia.

Parola di Dio: At 13,26-33; Sal.2; Gv. 14,1-6

 

Vangelo Gv 14, 1-6

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: “Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molti posti. Se no, ve l'avrei detto. Io vado a prepararvi un posto; quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, ritornerò e vi prenderò con me, perché siate anche voi dove sono io. E del luogo dove io vado, voi conoscete la via”. Gli disse Tommaso: “Signore, non sappiamo dove vai e come possiamo conoscere la via?”. Gli disse Gesù: “Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me”. Parola del Signore

 

“IO VADO A PREPARARVI UN POSTO; QUANDO SARO’ ANDATO E VI AVRO’ PREPARATO UN POSTO, RITORNERO’ E VI PRENDERO’ CON ME, PERCHE’ SIATE ANCHE VOI DOVE SONO IO” . (Gv. 14, 2-3)

Il paradiso: chissà quante volte abbiamo fantasticato a proposito di questo posto che Gesù ci ha promesso. Qualcuno si immagina un paradiso come un luogo dove finalmente si possono portare a compimento tutti i desideri che non si sono realizzati sulla terra, qualcun altro lo vede come una contemplazione gioiosa e continua di Dio, qualcuno lo considera riposo e qualcuno dice che passare tutta un’eternità solo a contemplare deve essere di una noia terribile, qualcuno poi dice di sperare che ci sia un paradiso, ma dallo sperare al credere… qualcun altro dice di averne le prove perché nelle sedute spiritiche…

Io spero e credo che un paradiso ci sia: ce lo ha detto Gesù, il Figlio di Dio che non racconta bugie. Come sia in effetti non lo so e non mi preoccupo neppur troppo di saperlo, mi fido di Dio che se è già così grande nelle cose della natura, che pure è limitata, quanto sarà ancora più grande e meraviglioso nell’eternità.  Ma poi faccio ancora un ragionamento: Gesù ha detto che verrà a prenderci perché “dove sono io siate anche voi” e allora scopro che già oggi io posso essere là dove è Gesù, non solo per la comunione di preghiera con Lui che può iniziare già nel tempo, ma anche perché Gesù continua ad essere in mezzo a  noi uomini in mille modi: io, se voglio posso vederlo sia nel povero che nella Eucaristia, sia nella comunità cristiana riunita nel suo nome che nel profondo del mio cuore. E allora, se riusciamo ad essere in comunione con Gesù in questo mondo non è già un po’ anticipare il Paradiso?

 

 

 

SABATO 5 MAGGIO

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, CHE IO VEDA PER VEDERTI

 

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Angelo, monaco; Santa Irene da Lecce.

Hanno detto: Chiamo uomo non chi si comporta in modo simile agli animali, ma colui che si è spinto innanzi nell’umanità fin verso Dio medesimo. (Taziano)

Saggezza popolare: Anche se soffri sii paziente e spera, non nasce forse il giorno dalla notte? (proverbio Persiano)

Un aneddoto: Rutilio e Scauro erano amici. Scauro un giorno chiese all’amico una raccomandazione contro la legge. Rutilio gliela negò.

Scauro allora esclamò: Che vale un’amicizia, se questa non ti ottiene favori?

L’amico allora, molto triste, osservò: Che vale un’amicizia, se ti costringe ad ingiustizie?! Da quel giorno Rutilio e Scauro cessarono d’essere amici, ma forse non lo erano mai stati.

Parola di Dio: Att 13,44-52; Sal. 97; Gv. 14,7-14

 

Vangelo Gv 14, 7-14

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Se conoscete me, conoscerete anche il Padre: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto”. Gli disse Filippo: “Signore, mostraci il Padre e ci basta”. Gli rispose Gesù: “Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me ha visto il Padre. Come puoi dire: Mostraci il Padre? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me; ma il Padre che è con me compie le sue opere. Credetemi: io sono nel Padre e il Padre è in me; se non altro, credetelo per le opere stesse. In verità, in verità vi dico: anche chi crede in me, compirà le opere che io compio e ne farà di più grandi, perché io vado al Padre. Qualunque cosa chiederete nel nome mio, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò”. Parola del Signore

 

“CHI HA VISTO ME HA VISTO IL PADRE”. (Gv. 14,9)

Filippo entusiasmato dai discorsi di Gesù, chiedeva a Lui di far vedere il Padre e forse si aspettava una di quelle manifestazioni grandiose, tipo quelle dell’Antico Testamento. Ma Dio non si rivela più attraverso lampi e tuoni, fuoco e terremoto, Egli ha preso un volto d’uomo, in Gesù Cristo, e d’ora in avanti bisognerà saper scorgere il volto di Dio attraverso il suo volto.

“Beati allora quelli che lo hanno visto. Beata Maria che lo ha portato nel suo grembo, che lo ha visto crescere in casa sua, beati quegli apostoli che hanno seguito la sua passione di amore per noi e la gloria della sua risurrezione!…”.

Ma noi dove possiamo vedere il volto di Gesù e in esso quello del Padre?

“Io sono con voi fino alla fine dei tempi”. “Prendete e mangiate questo è il mio corpo. Fate questo in memoria di me”. “Io ho fame e voi mi date da mangiare”. “Dove due o tre sono riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro”. “Qualunque cosa avrete fatto al più piccolo dei miei fratelli l’avrete fatto a me”. “Chi ascolta voi ascolta me”… Il Cristo lo posso trovare in molti modi e il volto del Padre, se incontro Lui mi appare evidente, ma ho ancora occhi, cuore e mente aperti per saperlo vedere?

 

 

 

DOMENICA 6 MAGGIO  5^ DOMENICA DI PASQUA ANNO C

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, AIUTACI A NON CERCARE SCUSE CON TE

 

Tra i santi ricordati oggi: San Domenico Savio, Sant’Evodio di Antiochia.

Hanno detto: È impossibile conoscere Dio senza l’aiuto di Dio. (Sant’Ireneo)

Saggezza popolare: Innamorarsi per la prima volta significa inaugurare il proprio cuore. (proverbio Peruviano)

Un aneddoto: Mario, una mattina, vide davanti alla porta di casa sua un’auto nuova fiammante: carrozzeria perfetta, sedili anatomici, cruscotto meraviglioso e tutti gli accessori desiderabili. Che sorpresa! sopra l’auto c’era un cartello: ‘Per Mario!’

La ammirò in tutta la sua bellezza e ne dedusse che era proprio una meraviglia, poi si sedette al volante per fare un giro di prova, ma... ahimè, il motore non si accendeva, l’auto non partiva, c’era qualcosa che non andava... Allora scese, alzò

il cofano e rimase allibito: mancava il motore! Che farsene di un’automobile così bella senza il motore? Proprio nulla. Che scherzo è questo? E si avviò come al solito a piedi, lungo la strada che portava al paese pensando, ripensando e rammaricandosi profondamente.

Vedete, questa breve storiella vuole farci capire che come il motore è indispensabile all’automobile, così l’amore, al cuore di ogni uomo. Senza amore non si va avanti.

Parola di Dio: At. 14,21-27; Sal.144; Ap.21,1-5; Gv. 13,31-35

 

Vangelo Gv 13, 31-33. 34-35

Dal vangelo secondo Giovanni

Quando Giuda fu uscito dal cenacolo, Gesù disse: “Ora il Figlio dell'uomo è stato glorificato, e anche Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. Figlioli, ancora per poco sono con voi; voi mi cercherete, ma come ho già detto ai Giudei, lo dico ora anche a voi: dove vado io voi non potete venire. Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri”. Parola del Signore

 

“DA QUESTO TUTTI SAPRANNO CHE SIETE MIEI DISCEPOLI, SE AVRETE AMORE GLI UNI PER GLI ALTRI”. (Gv, 13,35)

Nelle scelte concrete della nostra vita quotidiana, noi siamo sempre frenati da un dubbio: ne vale la pena? Vale la pena spendersi per gli altri, essere generosi, rendersi disponibili senza riserve? Meritano gli altri che io faccia tanto? Ne vale la pena?

Questo dubbio ricorrente è certo giustificato: esso trova infatti conferma nelle tante piccole delusioni che sperimentiamo ogni giorno. E tuttavia, alla lunga un simile dubbio ci inganna: perché ci induce sempre da capo a rimandare ogni scelta impegnativa, in quanto appunto non ne vale la pena. Ci accade così di trascorrere inutilmente la vita, senza trovare la libertà di donarla e dunque di realizzarla prima che il tempo ce la consumi tutta. Non così invece accadde in quel tempo, Gesù non si chiese se ne valeva la pena, e neppure verificò se gli altri meritassero davvero la sua dedizione. Al contrario, egli si consegnò subito nelle mani del discepolo poco fidato: e fu così che manifestò la sua gloria. Ci salvi dunque il Signore da questi aridi calcoli, e ci doni la libertà vera di chi sa donare senza pretendere nulla in cambio.

 

 

 

LUNEDI’ 7 MAGGIO

Una scheggia di preghiera:

 

LIBERACI, SIGNORE, DAI FALSI IDOLI

 

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Epifanio di Costanza; San Flavio, martire; Santa Gisella, regina.

Hanno detto: La miglior ricchezza è la povertà dei desideri. (Clemente Alessandrino)

Saggezza popolare: Non comprare il collare prima della vacca. (proverbio Piemontese)

Un aneddoto: Sulla strada di un paese, un giorno, passavano tirati da due cavalli due piccoli carri. Su uno dei carri che avanzava lento e silenzioso, stava una botte piena di vino rosso. Sull’altro carro stava invece una botte vuota, che sobbalzava continuamente e faceva un gran fracasso. Così tutta la gente guardava incuriosita cos’era quel rumore, e la botte vuota pensava soddisfatta: “Tutti si interessano a me, perché sono importante e simpatica”. Ma l’altra botte pensava tra sé: “Chiacchiere, soltanto chiacchiere sai dare tu, ma dentro sei proprio vuota. Aspetta e vedremo quale di noi due il padrone della fattoria apprezzerà di più”. Infatti alla fattoria tutti gli abitanti si affollarono intorno alla botte piena, poi con ogni cura la scaricarono e la trasportarono in cantina. L’altra botte, quella vuota, rimase invece in un angolo del cortile.

Parola di Dio:At. 14,5-18; Sal 113b; Gv. 14,21-26

 

1^ Lettura At 14, 5-18

Dagli Atti degli Apostoli.

In quei giorni, a Iconio ci fu un tentativo dei pagani e dei Giudei con i loro capi per maltrattare e lapidare Paolo e Barnaba; essi se ne accorsero e fuggirono nelle città della Licaònia, Listra e Derbe e nei dintorni, e là continuavano a predicare il vangelo. C'era a Listra un uomo paralizzato alle gambe, storpio sin dalla nascita, che non aveva mai camminato. Egli ascoltava il discorso di Paolo e questi, fissandolo con lo sguardo e notando che aveva fede di esser risanato, disse a gran voce: “Alzati diritto in piedi!”. Egli fece un balzo e si mise a camminare. La gente allora, al vedere ciò che Paolo aveva fatto, esclamò in dialetto licaonio e disse: “Gli dei sono scesi tra di noi in figura umana!”. E chiamavano Barnaba Zeus e Paolo Hermes, perché era lui il più eloquente. Intanto il sacerdote di Zeus, il cui tempio era all'ingresso della città, recando alle porte tori e corone, voleva offrire un sacrificio insieme alla folla. Sentendo ciò, gli apostoli Barnaba e Paolo si strapparono le vesti e si precipitarono tra la folla, gridando: “Cittadini, perché fate questo? Anche noi siamo esseri umani, mortali come voi, e vi predichiamo di convertirvi da queste vanità al Dio vivente che ha fatto il cielo, la terra, il mare e tutte le cose che in essi si trovano. Egli, nelle generazioni passate, ha lasciato che ogni popolo seguisse la sua strada; ma non ha cessato di dar prova di sé beneficando, concedendovi dal cielo piogge e stagioni ricche di frutti, fornendovi il cibo e riempiendo di letizia i vostri cuori”. E così dicendo, riuscirono a fatica a far desistere la folla dall'offrire loro un sacrificio. Parola di Dio

 

“ANCHE NOI SIAMO ESSERI UMANI, MORTALI, COME VOI.” (At. 14,15)

Questo episodio di Paolo e Barnaba scambiati per dèi, dopo aver guarito uno storpio, fa venire in mente come spesso è facile confondere il divino con l'umano. La nostra sete di miracoli, di straordinario spesso ci confonde le idee. Il "santo", il "veggente" diventano più importanti di Dio stesso. "Sant'Antonio supera il Santissimo in fatto di candele" mi raccontava un amico parroco da anni in un paese della cintura Torinese. Ma qualche volta anche il "Reverendo tal dei tali" supera il buon Dio se: "vado a messa solo per sentire lui". L'umanità e i suoi rapporti sono importanti e nulla vieta che ci sia una "simpatia", un “assonanza” particolare con certe persone, ma ricordiamoci: Dio è talmente umile e misericordioso che si fa pane anche alla messa del più scalcinato, arruffone, peccatore prete di questo mondo.

 

 

 

MARTEDI’ 8 MAGGIO

Una scheggia di preghiera:

 

DONACI, SIGNORE DI ESSERE COSTRUTTORI DELLA TUA PACE

 

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Acacio di Bisanzio; San Vittore, martire.

Hanno detto: Non ha bisogno di nulla colui che possiede l’onnipotente Verbo che è Dio. (Clemente Alessandrino)

Saggezza popolare: Meglio una virtù nel fango che una cattiveria nell’oro.  (proverbio Polacco)

Un aneddoto: Un Mandarino, avendo saputo di un grande Saggio che tutti stimavano, lo convocò e gli chiese un consiglio per la prosperità della propria famiglia, da tramandare di generazione in generazione. Il Saggio domandò un foglio di carta e a grandi caratteri vi scrisse: “Muore il padre, muore il figlio, muore il nipote”. Il  Mandarino si irritò: “Uccello del malaugurio! Non ti avevo forse io chiesto qualcosa per la felicità della mia famiglia? Che razza di scherzo è questo?”.

Il  vecchio rispose: “In realtà, miglior augurio non ti potrei fare. Saresti contento se tuo figlio morisse prima dite? E tuo nipote prima di tuo figlio? Se la tua famiglia, di generazione in generazione, muore nell’ordine che ho detto, sarà il corso naturale della vita. Forse che c’è bene maggiore?”.

Parola di Dio: At. 14,19-28; Sal.144; Gv. 14,27-31a

 

Vangelo Lc 14, 27-31

Dal vangelo secondo Luca.

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. Avete udito che vi ho detto: Vado e tornerò a voi; se mi amaste, vi rallegrereste che io vado dal Padre, perché il Padre è più grande di me. Ve l'ho detto adesso, prima che avvenga, perché quando avverrà, voi crediate. Non parlerò più a lungo con voi, perché viene il principe del mondo; egli non ha nessun potere su di me, ma bisogna che il mondo sappia che io amo il Padre e faccio quello che il Padre mi ha comandato”. Parola del Signore

 

“VI LASCIO LA PACE, VI DO LA MIA PACE. NON COME LA DÀ IL MONDO, IO LA DO A VOI”. (Gv. 14,27)

Pace è un’altra di quelle parole usate e strausate che alla fine hanno perso il loro vero significato.

Pace diventa allora sinonimo di “non ammazziamoci”, di compromesso, di gene­rico “vogliamoci bene”. Questo saluto che Gesù sovente fa ai suoi apostoli è invece denso di significati molto profondi: è l’augurio di pienezza di vita, di salute ma è soprattutto mettere Dio al suo posto, al primo posto. Quando l’uomo avrà veramente pace? Quando si costruirà nel modo giusto: quando cioè fonderà i suoi valori non sull’effime­ro, sul passeggero, ma su chi lo ha pensato, creato, amato. Allora il cuo­re dell’uomo, le sue attese non diventeranno più orgoglio che divide, si appropria, uccide, ma gioia, perdono, riconciliazione profonda con il fratello non più visto come un rivale da superare ma come un amico con cui camminare e costruire il Regno che il Signore stesso ha chiamato a realizzare. Ci possiamo chiedere: "Anche nei condomini litigiosi? Anche nei colleghi di lavoro che intralciano la mia carriera? Anche in chi milita in un altro partito o in una squadra di calcio antagonista? Anche nelle persone di religione o di nazionalità diverse dalla mia?" Sì, ognuno mi è fratello e sorella. La pace inizia proprio qui, dal rapporto che so instaurare con ogni mio prossimo. "Il male nasce dal cuore dell’uomo", scriveva Igino Giordani, e "per rimuovere il pericolo della guerra occorre rimuovere lo spirito di aggressione e sfruttamento ed egoismo dal quale la guerra viene: occorre ricostruire una coscienza."

 

 

 

MERCOLEDI’ 9 MAGGIO

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, DONAMI AMORE PER TRASFORMARE IL DOLORE

 

Tra i santi ricordati oggi: Santa Luminosa di Pavia, San Pacomio il grande, monaco.

Hanno detto: Chi dice cattive parole non differisce da chi compie cattive azioni. (Clemente Alessandrino)

Saggezza popolare: Il gatto è un ottimo amico. Peccato che graffi. (proverbio Portoghese)

Un aneddoto: Quella sera Archia, re di Tebe, banchettava splendidamente con i dignitari della sua città. Giunge improvviso un ambasciatore: gli porta un messaggio urgente, ma egli non lo vuole accettare. Dice: A domani le noie e gli affari importanti!

La stessa notte in una congiura fu ucciso. Apersero allora il messaggio. C’era l’avviso della congiura!

Parola di Dio: At. 15,1-6; Sal. 121; Gv. 15,1-8

 

Vangelo Gv 15, 1-8

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: “Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiolo. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo toglie e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete gia mondi, per la parola che vi ho annunziato. Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può far frutto da se stesso se non rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e si secca, e poi lo raccolgono e lo gettano nel fuoco e lo bruciano. Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli”. Parola del Signore

 

“OGNI TRALCIO CHE IN ME NON PORTA FRUTTO, LO TOGLIE E OGNI TRALCIO CHE PORTA FRUTTO, LO POTA PERCHE’ PORTI PIU’ FRUTTO. (Gv. 15, 2)

Non è facile capire la potatura!  Magari arriviamo a comprendere che vengano eliminati i rami secchi, quelli che danno fastidio, ma è estremamente difficile comprendere come un ramo che apparentemente ci sembra ancora buono debba venire potato a volte duramente. Eppure la potatura è fatta proprio perché la pianta possa portare frutti migliori.

Rimanere nel Signore è essenziale per la nostra crescita di discepoli fino a giungere ad una maturità di fede che non ci è data una volta per sempre, ma che esige una continua liberazione da scorie e limitazioni di vario genere. Spesso rischiamo di confondere la fede con una generica religiosità, corriamo il pericolo di guardare e aspettare i doni di Dio e non Lui, il donatore. Le scorie da eliminare sono la magia, la superstizione, la ricerca di forti emozioni, la paura di Dio, il mettere il Signore accanto ai nostri idoli. La crescita nella adesione al Signore è faticosa, ma va compiuta se non vogliamo rimanere tralci inutili e ingombranti. In questa fatica però non siamo soli, c’è lo Spirito del Signore risorto che ci illumina, ci sostiene nel cammino. Se rimaniamo attaccati a Gesù, la vite vera, porteremo i frutti della santità e della testimonianza.

 

 

 

GIOVEDI’ 10 MAGGIO

Una scheggia di preghiera:

 

DONACI, SIGNORE LA GIOIA PROFONDA DI SAPERCI AMATI DA TE

 

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Alfio, martire; San Cataldo, vescovo; Santa Solange.

Hanno detto: Dio non fa nulla senza motivo e non permette che qualche cosa avvenga inutilmente. (Origene)

Saggezza popolare: Il vino è buono dove l'ostessa è bella. (proverbio Piemontese)

Un aneddoto: Salvatore Nicosia cita un epigrafe del II secolo dopo Cristo, che egli ha visto in Grecia: “La vita non era in mio possesso, o Straniero! La ebbi in prestito. La resi al Tempo creditore. Buon Viaggio, viandante”.

Parola di Dio: At. 15,7-21; Sal 95; Gv. 15,9-11

 

Vangelo Gv 15, 9-11

Dal vangelo secondo Giovanni.\

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: “Come il Padre ha amato me, così anch'io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena”. Parola del Signore

 

“QUESTO VI HO DETTO PERCHE’ LA MIA GIOIA SIA IN VOI E LA VOSTRA GIOIA SIA PIENA” (Gv. 15,11)

In certi momenti della nostra vita e della nostra storia questa frase di Gesù sembra essere assurda. E’ difficile essere nella gioia, avere gioia, quando vedi attorno a te tante sofferenze, quando subisci ingiustizie palesi, quando vedi il male e l’odio avere sempre il sopravvento, quando la finale bella è solo quella delle telenovela o dei romanzi romantici. Eppure la gioia che Gesù annuncia e porta è reale. La sua non è la gioia delle cose che oggi ci sono e domani non più, la sua non è la gioia delle risate perché spesso esse nascondono soltanto le realtà, la sua è una gioia profonda

Quando meditiamo il Vangelo spesso siamo spaventati dalle richieste del Signore: “Vai, vendi quello che hai, dallo ai poveri”, “Amate i vostri nemici e pregate per loro”, “Porgi l’altra guancia”. Ci sembra che il Signore ci chieda cose impossibili, dolorose. Gesù oggi invece ci dice: “Se vi chiedo cose difficili, ve le chiedo perché siate felici, perché abbiate gioia vera. Se riesci ad essere staccato dal denaro, sei libero da un mucchio di preoccupazioni ed hai più tempo per cercare i valori veri. Se preghi per il tuo nemico, presto lo vedrai come un fratello e supererai il rancore. Se sai perdonare hai più serenità di quando gusti il frutto amaro della vendetta.

 

 

 

VENERDI’ 11 MAGGIO

Una scheggia di preghiera:

 

SPIRITO DI DIO RENDIMI CONFORME A GESU'

 

Tra i santi ricordati oggi: Santa Bertilla; Sant’Ignazio da Laconi, Sant’Illuminato, monaco.

Hanno detto:

Il diavolo nel trascinarci alla rovina usa violenza; Dio invece nell’esercitarci alla salvezza ci conduce per mano. (Dionigi d’Alessandria)

Saggezza popolare:

Nella parola di Dio tutto è scritto negli spazi bianchi tra una parola e l'altra: il resto non conta. (proverbio Rabbinico)

Un aneddoto: Quando rabbi Chanina, avvolto nel rotolo della Torha, fu buttato dai romani sul rogo per aver insegnato la Legge, e gli accesero sotto le fascine di sterpi verdi perché‚ fosse più lungo il suo supplizio, i discepoli dissero: “Maestro, che cosa vedi?”. E rabbi Chanina rispose: “Vedo la pergamena bruciare, ma le lettere volano via”.

Parola di Dio: At. 15,22-31; Sal. 56; Gv. 15,12-17

 

1^ Lettura At 15, 22-31

Dagli Atti degli Apostoli.

In quei giorni, gli apostoli, gli anziani e tutta la Chiesa decisero di eleggere alcuni di loro e di inviarli ad Antiochia insieme a Paolo e Barnaba: Giuda chiamato Barsabba e Sila, uomini tenuti in grande considerazione tra i fratelli. E consegnarono loro la seguente lettera: “Gli apostoli e gli anziani ai fratelli di Antiochia, di Siria e di Cilicia che provengono dai pagani, salute! Abbiamo saputo che alcuni da parte nostra, ai quali non avevamo dato nessun incarico, sono venuti a turbarvi con i loro discorsi sconvolgendo i vostri animi. Abbiamo perciò deciso tutti d'accordo di eleggere alcune persone e inviarle a voi insieme ai nostri carissimi Barnaba e Paolo, uomini che hanno votato la loro vita al nome del nostro Signore Gesù Cristo. Abbiamo mandato dunque Giuda e Sila, che vi riferiranno anch'essi queste stesse cose a voce. Abbiamo deciso, lo Spirito Santo e noi, di non imporvi nessun altro obbligo al di fuori di queste cose necessarie: astenervi dalle carni offerte agli idoli, dal sangue, dagli animali soffocati e dalla impudicizia. Farete cosa buona perciò a guardarvi da queste cose. State bene”. Essi allora, congedatisi, discesero ad Antiochia e riunita la comunità consegnarono la lettera. Quando l'ebbero letta, si rallegrarono per l'incoraggiamento che infondeva. Parola di Dio

 

“ABBIAMO DECISO, LO SPIRITO SANTO E NOI…" (At. 15,28)

E’ una frase che ci fa riflettere sul vero senso della Chiesa. Oggi, spesso, quando si parla di Chiesa si pensa subito ad una forma di gerarchia piramidale che detiene un certo potere religioso e che lo usa a seconda dei suoi fini per condizionare la vita di altre persone. Nessuno nasconde che lungo la storia della Chiesa di ieri e di oggi ci sia stato e ci sia questo pericolo, ma la Chiesa, sia come comunità in cammino, sia come gerarchia ha il dono di essere assistita dallo Spirito Santo. Attenzione! Esso non garantisce automaticamente da tutte le condizioni del tempo in cui viviamo e dalle persone concrete che manifestano la Chiesa ma attraverso esse e nel tempo aiuta la Chiesa a manifestare l’ unica Verità che è Dio stesso. Nel caso degli atti degli apostoli guida il Concilio di Gerusalemme ad aprirsi alla missionarietà nei confronti dei pagani. Perché lo Spirito Santo apre sempre alle novità, spinge la Chiesa a strade nuove. La coscienza della Chiesa di avere lo Spirito Santo con sé, tutt’altro che portarla a difendere di avere il monopolio della verità, deve spingerci a continuare a ricercare con serenità e con forza il confronto con la verità di Gesù. Anche ciascuno di noi ha il dono dell’assistenza di questo Spirito Santo, non tanto per sentirci migliori degli altri quanto per poter ogni giorno con il suo aiuto cercare di essere più simili a Gesù.

 

 

 

SABATO 12 MAGGIO

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, DONACI PERSEVERANZA NELLA TESTIMONIANZA

 

Tra i santi ricordati oggi: Santi Nereo e Achilleo; San Pancrazio; San Leopoldo Mandic.

Hanno detto: Gli alberi che sono molestati dai venti si radicano e crescono di più. (S. Antonio abate)

Saggezza popolare: Le lacrime dell'uomo devono scorrere dentro.(proverbio del Ruanda)

Un aneddoto: Il re si recò alla caccia. Abbattuta molta selvaggina, ebbe sete. Col falco prediletto sul braccio, andò a cavallo in cerca d’una fonte. Finalmente trovò una sorgente d’acqua chiara e fresca. Riempì una coppa, fece per bere; ma il falco, agitandosi la rovesciò.Di nuovo il re riempì la coppa e l’accostò alle labbra assetate; ma anche questa volta il falco, svolazzando, la rovesciò. Il re, contrariato, con maggior attenzione fece per bere; ma il falco glielo proibì. Allora il re lo uccise: aveva tutte le buone ragioni. Finalmente poté accostare la limpida acqua alla bocca, quando giunse, ansante, uno del seguito che gli gridò: Re, guardati dal bere quest’acqua! Questa è una fonte avvelenata! (L. TOLSTOJ)

Parola di Dio: At. 16,1-10; Sal. 99; Gv. 15,18-21

 

Vangelo Gv 15, 18-21

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: “Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma io vi ho scelti dal mondo, per questo il mondo vi odia. Ricordatevi della parola che vi ho detto: Un servo non è più grande del suo padrone. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra. Ma tutto questo vi faranno a causa del mio nome, perché non conoscono colui che mi ha mandato”. Parola del Signore

 

“SE IL MONDO VI ODIA, SAPPIATE CHE PRIMA DI VOI HA ODIATO ME”. (Gv. 15,18)

Ogni tanto la tentazione arriva, magari involontariamente portata anche da qualche amico: “Che cosa pensi di fare, caro don Franco, dicendo qualche Messa, confessando le solite vecchiette, aiutando qualche povero, continuando a scrivere per persone che a volte neppure leggono o se leggono poi non cambiano? Quante volte hai notato che magari dopo anni di disponibilità nei confronti di una persona non solo non l’hai portata alla fede, ma ti sembra che essa si sia allontanata ancor più”. E quante volte anche a ciascuno di voi sarà venuto in mente: “Ma vale la pena, magari di sacrificarsi, di rinunciare a cose nostre a favore di altri che poi magari ci sfruttano soltanto senza capire?”

Credo che oggi la tentazione e l’odio che il mondo ha verso Cristo e i cristiani sia sempre meno manifesto in modo eclatante (anche se martiri cristiani ce ne sono ancora centinaia e a volte migliaia tutti gli anni) ma sia questa sottile tentazione all’ scoraggiamento, a smontarci dal di dentro. E’ l’indifferenza, l’abitudine, il “tanto tutti fanno così” che può mettere a dura prova la testimonianza cristiana: è un martirio che non arriva tutto di un colpo, ma uno stillicidio che se non stai attento presto ti smonta, ti toglie l’entusiasmo, ti appiattisce. Il cristiano, seguendo il suo Maestro, è uno che non demorde, che non cerca risultati umani, che continua nella sua testimonianza sicuro che l’importante è seminare e qualche volta bagnare il terreno con un po’ di sudore, un po’ di lacrime e qualche goccia di sangue. A far crescere, a tempo opportuno, ci penserà il Signore stesso.

 

 

 

DOMENICA 13 MAGGIO: VI DOMENICA DI PASQUA ANNO C

Una scheggia di preghiera:

 

FA CHE TI CERCHI IN ME, DIO DELL'AMORE

 

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Agnese di Poitiers; San Sergio, confessore.

Hanno detto: È proprio della religione non costringere ma persuadere. (Atanasio)

Saggezza popolare: Una gatta può andare in convento, ma resta sempre una gatta. (proverbio Rumeno)

Un aneddoto: Un vecchio ottantenne da due anni battezzato si ammalò gravemente. Un padre missionario andò a fargli visita. Domandò:

Quanti anni avete, vecchietto mio?

Due anni, padre!

Due anni? non mi sembra proprio!

Commentò il vecchietto: Sì, padre, ho solo due anni, perché solo da quando ho ricevuto il Battesimo ho incominciato la vera vita, quella che conta! Gli anni precedenti, passati senza Dio, sono stati tutti sprecati.

Parola di Dio: At. 15, 1-2.22-29; Sal.66; Ap. 21,10-14.22-23; Gv. 14,23-29

 

Vangelo Gv 14, 23-29

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama non osserva le mie parole; la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato. Queste cose vi ho detto quando ero ancora tra voi. Ma il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli v'insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto. Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la da  il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. Avete udito che vi ho detto: Vado e tornerò a voi; se mi amaste, vi rallegrereste che io vado dal Padre, perché il Padre è più grande di me. Ve l'ho detto adesso, prima che avvenga, perché quando avverrà, voi crediate. Parola del Signore

 

“SE UNO MI AMA OSSERVERA’ LA MIA PAROLA E IL PADRE MIO LO AMERA’ E NOI VERREMO A LUI”. (Gv. 14,23)

Ci lasciamo guidare da una suora di clausura che cerca di spiegare questo difficile e bellissimo vangelo ad un bambino.

Gesù fa lunghi discorsi con i suoi discepoli ma le parole che dice ruotano tutte intorno a una pensiero. Lui è figlio e ama tanto il Padre. È contento di fare quello che piace al Babbo. Ma cosa piace veramente al Padre? Cosa può piacere a un babbo? Che i suoi figli imparino a conoscere il suo cuore e che non abbiano paura di lui tanto da stargli lontano. Gesù ci insegna questo: "Il Padre ama me, e ama anche te. Pensa che tutte le parole che lui mi ha detto, sono per te. E chi ama me e osserva le mie parole, sarà talmente amato dal Padre che verremo tutti e tre (Padre, Figlio e Spirito Santo) ad abitare con te!" Ma come è possibile che Dio così immenso stia tutto dentro di te? Sembra impossibile... Prova a chiudere gli occhi, e poi immagina di camminare dentro di te come su un prato. Arrivi a un certo punto e c'è una porta grande. Tu bussi, e si apre. Oltre quella porta c'è il paradiso. Quella è la dimora di Dio dentro di te. Gli occhi, la bocca, le mani, il tuo corpo sono la porta dalla quale entri in questo mondo. Nel cuore c'è la porta dalla quale passa Dio per abitare nella tua anima. Se tu vivi sempre fuori di te, non puoi assaporare la presenza di Gesù. Per stare con lui devi entrare in te e aprire quella porticina invisibile che conduce alla casa di Babbo dove Gesù ti aspetta per stare un po' insieme a te.

 

 

 

LUNEDI’ 14 MAGGIO

Una scheggia di preghiera:

 

GESU', SEI TU IL NOSTRO PREMIO

 

Tra i santi ricordati oggi: San Mattia; San Michele Garicoits; San Pasquale I, Papa; Santa Maria Mazzarello.

Hanno detto: Un’opera buona annunciata a squilli di tromba non serve a nulla. (Basilio di Cesarea)

Saggezza popolare: Quando parla il denaro, la verità sta zitta. (proverbio Russo)

Un aneddoto: Il protagonista de “Il Diario di un curato di campagna” (1936) di Georges Bernanos, osservava: “Il Signore non ha scritto che noi fossimo il miele della terra, ma il sale. Ora il sale su di una pelle a vivo è una cosa che brucia, ma le impedisce di marcire. La verità prima libera, poi consola. La parola di Dio è un ferro rovente:chi lo impugna non può non scottarsi le mani”.

Parola di Dio nella festa di San Mattia: At. 1,15-17.20-26; Sal. 112; Gv. 15,9-17

 

1^ Lettura At 1, 15-17. 20-26

In quei giorni, Pietro si alzò in mezzo ai fratelli (il numero delle persone radunate era circa centoventi) e disse: "Fratelli, era necessario che si adempisse ciò che nella Scrittura fu predetto dallo Spirito Santo per bocca di Davide riguardo a Giuda, che fece da guida a quelli che arrestarono Gesù. Egli era stato del nostro numero e aveva avuto in sorte lo stesso nostro ministero. Infatti sta scritto nel libro dei Salmi: La sua dimora diventi deserta, e nessuno vi abiti, il suo incarico lo prenda un altro. Bisogna dunque che tra coloro che ci furono compagni per tutto il tempo in cui il Signore Gesù ha vissuto in mezzo a noi, incominciando dal battesimo di Giovanni fino al giorno in cui è stato di tra noi assunto in cielo, uno divenga, insieme a noi, testimone della sua risurrezione". Ne furono proposti due, Giuseppe detto Barsabba, che era soprannominato Giusto, e Mattia. Allora essi pregarono dicendo: "Tu, Signore, che conosci il cuore di tutti, mostraci quale di questi due hai designato a prendere il posto in questo ministero e apostolato che Giuda ha abbandonato per andarsene al posto da lui scelto". Gettarono quindi le sorti su di loro e la sorte cadde su Mattia, che fu associato agli undici apostoli. Parola di Dio

 

“LA SORTE CADDE SU MATTIA CHE FU ASSOCIATO AGLI UNDICI APOSTOLI”. (At. 1,26)

Mattia sembra quasi un apostolo di serie b. Viene eletto tramite estrazione a sorte per sostituire Giuda e ristabilire il numero dei 12. Non è neppure scelto personalmente da Gesù, ma dalla Chiesa. Anche a noi cristiani qualche volta sembra di essere dei cristiani di serie B in una chiesa dove contano ancora troppo i preti, dove spesso si parla di laici, ma dove spesso essi sono utilizzati solo per i servizi che la gerarchia non ha riservato a se stessa. Qualche volta questo può far comodo e allora i laici delegano volentieri i preti, ma altre volte ci si sente allo stretto in una chiesa dove la vocazione sembra ancora e sempre essere solo quella dei religiosi. Mattia non è di serie B, è stato compagno per tutto il tempo che il Signore ha vissuto sulla terra, è testimone della sua risurrezione.

Ecco, anche se non sempre riconosciuti nelle parrocchie o nelle istituzioni religiose, chi davvero, ha passato e passa la sua vita con il Signore, chi si mette a disposizione degli altri con umiltà, chi cerca di dare la sua testimonianza sia negli impegni di Chiesa ricevuti che nella quotidianità della vita, questi e quello che davanti a Dio è davvero apostolo.

 

 

 

MARTEDI’ 15 MAGGIO

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, NOI CREDIAMO IN TE, AIUTACI NELLA NOSTRA INCREDULITA'

 

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Isidoro, l’Agricoltore; San Liberatore; Santa Sofia di Roma.

Hanno detto: L’invidia corrode il cuore più che la ruggine il ferro. (Basilio di Cesarea)

Saggezza popolare: Il figlio di un inetto non ha niente da ereditare. (proverbio Samburu)

Un aneddoto: Una volta un rabbino, in sogno, salì in cielo. Quando fu in Paradiso, gli venne permesso di accedere al Tempio, dove trascorrevano la vita eterna i grandi amanti della Bibbia. Egli si accorse che stavano tutti seduti semplicemente intorno ad un tavolo e immersi nello studio delle Sacre Scritture. Deluso, il rabbino espresse tutto il suo stupore: E’ tutto qui il Paradiso?

Ma una voce si fece udire all’improvviso: Ti sbagli: gli amanti della Bibbia, più che essere in Paradiso, hanno il Paradiso nel cuore!

Parola di Dio: At. 16,22-34; Sal. 137; Gv. 16,5-11

 

1^ Lettura At 16, 22-34

Dagli Atti degli Apostoli.

In quei giorni, la folla degli abitanti di Filippi insorse contro Paolo e Sila, mentre i magistrati, fatti strappare loro i vestiti, ordinarono di bastonarli e dopo averli caricati di colpi, li gettarono in prigione e ordinarono al carceriere di far buona guardia. Egli, ricevuto quest'ordine, li gettò nella cella più interna della prigione e strinse i loro piedi nei ceppi. Verso mezzanotte Paolo e Sila, in preghiera, cantavano inni a Dio, mentre i carcerati stavano ad ascoltarli. D'improvviso venne un terremoto così forte che furono scosse le fondamenta della prigione; subito tutte le porte si aprirono e si sciolsero le catene di tutti.  Il carceriere si svegliò e vedendo aperte le porte della prigione, tirò fuori la spada per uccidersi, pensando che i prigionieri fossero fuggiti. Ma Paolo gli gridò forte: “Non farti del male, siamo tutti qui”. Quegli allora chiese un lume, si precipitò dentro e tremando si gettò ai piedi di Paolo e Sila; poi li condusse fuori e disse: “Signore, cosa devo fare per esser salvato?”. Risposero: “Credi nel Signore Gesù e sarai salvato tu e la tua famiglia”. E annunziarono la parola del Signore a lui e a tutti quelli della sua casa. Egli li prese allora in disparte a quella medesima ora della notte, ne lavò le piaghe e subito si fece battezzare con tutti i suoi; poi li fece salire in casa, apparecchiò la tavola e fu pieno di gioia insieme a tutti i suoi per avere creduto in Dio. Parola di Dio

 

SIGNORE, CHE COSA DEVO FARE PER ESSERE SALVATO? (At. 16,30)

Questa domanda che il carceriere di Paolo e di Sila fa dopo che ha sentito il terremoto e ritrovato i prigionieri che non sono fuggiti è una domanda che tutti noi tante volte ci siamo posti. Ed è una domanda a cui in tanti modi si cerca di rispondere: "Prega", "Ricevi i sacramenti", "Fai i primi nove venerdì del mese", "Dedicati agli altri", "Dimentica te stesso". Tutte risposte parziali ed anche un po’ superficiali e generiche. Paolo invece dice una cosa sola che comprende poi anche tutto il resto: "Credi nel Signore Gesù e sarai salvato tu e la tua famiglia" Ma ci crediamo veramente a Gesù?

Qualcuno dirà: "E dagli, continua a far sempre la stessa domanda!" E' vero! forse sono le mie incertezze ma io so di non avere la fede definitiva in tasca e so anche che Gesù ha detto: "ma quando il Figlio dell'uomo tornerà, troverà ancora la fede sulla terra?" e allora continuo ad interrogarmi nella fiducia e nella preghiera che Dio aumenti la mia e la nostra fede.

 

 

 

MERCOLEDI’ 16 MAGGIO

Una scheggia di preghiera:

 

GUIDAMI SULLE STRADE DELLA TESTIMONIANZA, SIGNORE

 

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Andrea Bobola, martire; Sant’Ubaldo, vescovo.

Hanno detto: È meglio porgere un orecchio intelligente che muovere una lingua ignorante. (Gregorio di Nazianzo)

Saggezza popolare: La notte è un buon pastore: riporta a casa gli uomini e le bestie. (proverbio Scozzese)

Un aneddoto: Nella Bibbia possediamo la mano, il cuore di Dio!

Il principe si trovava lontano dal padre ed era posseduto dalla nostalgia, ma non poteva incontrarsi con lui a causa della grande distanza. Un giorno gli arrivò una lettera del padre e il cuore gli si riempì di gioia e di nostalgia: Ah! Se potessi tornare a vedere mio padre egli esclamò ah! Se potessi abbracciarlo o almeno baciargli la mano!

Si struggeva in questi pensieri, quando un’idea gli sfiorò la mente: Non ho forse in mano la lettera di mio padre? E questa lettera non è stata forse scritta dalla sua mano?

Accarezzò la lettera, se la strinse al cuore e disse: Sento mio padre vicino. Lo scritto del re è la mano, è il cuore, è la volontà del re!

Parola di Dio: At. 17,15.22-18,1; Sal.148; Gv. 16,12-15

 

1^ Lettura At 17, 15-22 - 18, 1

Dagli Atti degli Apostoli.

In quel tempo, quelli che scortavano Paolo lo accompagnarono fino ad Atene e se ne ripartirono con l'ordine per Sila e Timòteo di raggiungerlo al più presto. Mentre Paolo li attendeva ad Atene, fremeva nel suo spirito al vedere la città piena di idoli. Discuteva frattanto nella sinagoga con i Giudei e i pagani credenti in Dio e ogni giorno sulla piazza principale con quelli che incontrava. Anche certi filosofi epicurei e stoici discutevano con lui e alcuni dicevano: “Che cosa vorrà mai insegnare questo ciarlatano?”. E altri: “Sembra essere un annunziatore di divinità straniere”; poiché annunziava Gesù e la risurrezione. Presolo con sé, lo condussero sull'Areòpago e dissero: “Possiamo dunque sapere qual è questa nuova dottrina predicata da te? Cose strane per vero ci metti negli orecchi; desideriamo dunque conoscere di che cosa si tratta”. Tutti gli Ateniesi infatti e gli stranieri colà residenti non avevano passatempo più gradito che parlare e sentir parlare. Allora Paolo, alzatosi in mezzo all'Areòpago, disse: “Cittadini ateniesi, vedo che in tutto siete molto timorati degli dei. Passando infatti e osservando i monumenti del vostro culto, ho trovato anche un'ara con l'iscrizione: Al Dio ignoto. Quello che voi adorate senza conoscere, io ve lo annunzio. Il Dio che ha fatto il mondo e tutto ciò che contiene, che è signore del cielo e della terra, non dimora in templi costruiti dalle mani dell'uomo né dalle mani dell'uomo si lascia servire come se avesse bisogno di qualche cosa, essendo lui che da  a tutti la vita e il respiro e ogni cosa. Egli creò da uno solo tutte le nazioni degli uomini, perché abitassero su tutta la faccia della terra. Per essi ha stabilito l'ordine dei tempi e i confini del loro spazio, perché cercassero Dio, se mai arrivino a trovarlo andando come a tentoni, benché non sia lontano da ciascuno di noi. In lui infatti viviamo, ci muoviamo ed esistiamo, come anche alcuni dei vostri poeti hanno detto: Poiché di lui stirpe noi siamo. Essendo noi dunque stirpe di Dio, non dobbiamo pensare che la divinità sia simile all'oro, all'argento e alla pietra, che porti l'impronta dell'arte e dell'immaginazione umana. Dopo esser passato sopra ai tempi dell'ignoranza, ora Dio ordina a tutti gli uomini di tutti i luoghi di ravvedersi, poiché egli ha stabilito un giorno nel quale dovrà giudicare la terra con giustizia per mezzo di un uomo che egli ha designato, dandone a tutti prova sicura col risuscitarlo dai morti”. Quando sentirono parlare di risurrezione di morti, alcuni lo deridevano, altri dissero: “Ti sentiremo su questo un'altra volta”. Così Paolo uscì da quella riunione. Ma alcuni aderirono a lui e divennero credenti, fra questi anche Dionigi membro dell'Areòpago, una donna di nome Dàmaris e altri con loro. Dopo questi fatti Paolo lasciò Atene e si recò a Corinto. Parola di Dio

 

“QUELLO CHE VOI ADORATE SENZA CONOSCERE, IO VE LO ANNUNCIO”. (At. 17,23)

Spesso, preti e laici si lambiccano il cervello in vista di quella che chiamiamo: “nuova evangelizzazione”. E’ giusto che la Chiesa sia preoccupata di portare Gesù in modo adatto a che esso sia compreso dalla nostra generazione. Gli Atti degli Apostoli, raccontandoci le vicende di Paolo, ci suggeriscono il modo di predicare il Vangelo usato dall’Apostolo. Paolo parte dalla realtà dei suoi uditori: è passato per Atene, ha visto altari dedicati a tutti gli dèi, ce n’era perfino uno dedicato “al Dio ignoto”. E’ l’occasione per annunciare Gesù. La nostra predicazione e testimonianza cristiana dovrebbe partire proprio dalla realtà di tutti i giorni. Non è il caso di fermare le persone per strada ma quante occasioni per parlare di Dio e testimoniarlo!

Il nostro mondo secolarizzato ha un profondo bisogno di spiritualità; spesso dietro la scorza di indifferenza e di autosufficienza si nascondono povertà e desiderio di buono e di bello. Una parola di incoraggiamento, un richiamo discreto al Vangelo, una testimonianza di solidarietà possono far sbocciare la fede. Non sono né le mega organizzazioni o le adunate oceaniche di cristiani a manifestare la fede; a volte basta un sorriso, un grazie detto al momento giusto, una umile testimonianza a lasciare un segno. E poi, ricordiamocelo sempre, a noi spetta il seminare, è Dio che fa crescere quando e come vuole.

 

 

 

GIOVEDI’ 17 MAGGIO

Una scheggia di preghiera:

 

LE TUE PROMESSE NON INGANNANO, SIGNORE

 

Tra i santi ricordati oggi: San Pasquale Baylon; Santa Restituta Matrono.

Hanno detto: Niente è piccolo di ciò che si offre a Dio anche se fosse minimo. (Gregorio di Nazianzo)

Saggezza popolare: Chi non ha provato la miseria non sa compatire. (proverbio Siciliano)

Un aneddoto: Roma decretò: “Gli ebrei non devono più occuparsi della Legge; non la devono più insegnare ai loro bambini!”  Ma rabbi Akiba e tutto il popolo continuò nello studio e nella pratica della Legge. Fu loro chiesto: Ma, non avete paura dell’imperatore?

Per tutti rispose rabbi Akiba con questa “Aggadah”.  “Una volpe camminava lungo la riva di un fiume. Vide che in esso i pesci erano sconvolti e impauriti. Chiese:  Di che avete paura?

Delle reti dei pescatori!  risposero. E la volpe: Ascoltatemi, io ho un rimedio alla vostra paura. Salite qui sulla sponda con me. Qui le reti non vi faranno alcun male. Stolta! risposero. Se abbiamo paura qui nell’acqua, nostro elemento vitale; quale non sarà il nostro terrore fuori e per di più accanto a te!”.

Parola di Dio: At. 18,1-8;Sal. 97; Gv. 16,16-20

 

Vangelo Gv 16, 16-20

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: “Ancora un poco e non mi vedrete; un po’ ancora e mi vedrete”. Dissero allora alcuni dei suoi discepoli tra loro: “Che cos'è questo che ci dice: Ancora un poco e non mi vedrete, e un po’ ancora e mi vedrete, e questo: Perché vado al Padre?”. Dicevano perciò: “Che cos'è mai questo "un poco" di cui parla? Non comprendiamo quello che vuol dire”. Gesù capì che volevano interrogarlo e disse loro: “Andate indagando tra voi perché ho detto: Ancora un poco e non mi vedrete e un po’ ancora e mi vedrete? In verità, in verità vi dico: voi piangerete e vi rattristerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete afflitti, ma la vostra afflizione si cambierà in gioia. Parola del Signore

 

“VOI SARETE AFFLITTI, MA LA VOSTRA AFFLIZIONE SI CAMBIERA’ IN GIOIA”. (Gv. 16,20)

Bisogna far molta attenzione ad interpretare questa frase. Non corriamo il rischio di leggerla semplicemente come: chi soffre in questa vita avrà il premio per la vita futura. Noi siamo fatti per la gioia e, in un modo o nell’altro, tutto il nostro pellegrinare sulla terra sta nel ricercarla. Non sempre, però la incontriamo, ed anche quando ci sembra di sperimentarla, magari in un affetto, in un momento sereno, ci accorgiamo subito della sua precarietà e di quanto sia facile vederla deturpare dal tempo, dal dolore, dalle prove. Altre volte facciamo l’esperienza opposta, quella di passare da un grande dolore, da una tristezza profonda, a qualcosa di estremamente gioioso, coinvolgente, appagante. Se poi pensiamo a quanto Gesù ci ha insegnato, ci rendiamo conto di essere persone chiamate alla gioia e alla serenità ma che spesso si accorgono che nella vita c’è un prevalere immediato della fatica e della sofferenza, persone chiamate a partecipare alla festa della Pasqua di Gesù e nostra ma che contemporaneamente devono accettare il cammino della croce. A questo punto l’insegnamento diventa ancora più importante: il dolore, la sofferenza, le prove attraverso cui siamo chiamati a passare non vanno vissute come un’iniquità contro di noi o come noncuranza di Dio nei nostri confronti o come fini a se stesse, ma come momento di morte per la rinascita. L’importante è sapere che tutto in Dio  ha un senso, e che la prova  è una soglia da superare per entrare nella gioia piena e definitiva. Soprattutto è importante sapere che Cristo è sempre con noi: la sua e le nostre croci profumano già fin d’ora di risurrezione.

 

 

 

VENERDI’ 18 MAGGIO

Una scheggia di preghiera:

 

RALLEGRATEVI O FRATELLI, IL SIGNORE E' VICINO, ALLELUIA

 

Tra i santi ricordati oggi: San Giovanni I; San Felice di Cantalice.

Hanno detto: C’è un solo tribunale al quale non possiamo sfuggire, quello che sta dentro e che portiamo in noi stessi; solo a quello dobbiamo guardare e procedere per la via diritta. (Gregorio di Nazianzo)

Saggezza popolare: Più grossa è la testa, più forte l'emicrania.(proverbio Serbo)

Un aneddoto: Gli abitanti del pianeta avevano un grave problema da risolvere: quale fosse stata l’origine del loro mondo. Si accordarono di attribuirla al 'Caso'. Questi, sorrise in cuor suo. Era sempre e da tutti stato giudicato pazzo e inconcludente, ed adesso veniva esaltato come dio, creatore del cielo e della terra. Dopo i solenni riconoscimenti, il 'Caso' decise di governare veramente il mondo. Accadde il finimondo! Si vide allora per ‘Caso’ i pesci volare, la neve cadere d’estate, il sole apparire di notte. Gli abitanti del pianeta allora contestarono la sua presenza e la sua opera. E il ‘Caso' s’arrabbiò: Strano! pensò costoro mi chiamano, quando devono tappare un buco del loro cervello; non appena però mi metto in azione non mi apprezzano più. Sono veramente pazzi! E si offese. Così fece ritorno a Dio, per raccontargli l’accaduto. Dio non si stupì. Gli spiacque soltanto che gli uomini avessero cercato di mettere al suo posto un personaggio così balordo. (D. Semplici)

Parola di Dio: At. 18,9-18; Sal. 46; Gv. 16,20-23

 

Vangelo Gv 16, 20-23

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “In verità, in verità vi dico: voi piangerete e vi rattristerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete afflitti, ma la vostra afflizione si cambierà in gioia. La donna, quando partorisce, è afflitta, perché è giunta la sua ora; ma quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più dell'afflizione per la gioia che è venuto al mondo un uomo. Così anche voi, ora, siete nella tristezza; ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno vi potrà togliere la vostra gioia”. Parola del Signore

 

“VI VEDRO’ DI NUOVO E IL VOSTRO CUORE SI RALLEGRERA’". (Gv. 16,22)

Riprendiamo e approfondiamo la riflessione di ieri. Nel discorso dell'Ultima Cena, Gesù prepara i suoi alla sua dipartita. Anche però al suo essere tra noi in modo diverso. Non ignora la sofferenza, ma la illumina con un senso totalmente diverso da quello che le dà il mondo. Chi non crede ha orrore della sofferenza e cerca (senza riuscirvi) di cancellarla interiormente dalla propria vita. Gesù, invece, ne rivela il senso con l'immagine della "donna che, stando per partorire, è nelle doglie, perché è venuta la sua ora; ma quando ha dato alla luce il bambino non si ricorda più dell'afflizione perché è venuto al mondo un uomo". Ecco, uno degli aspetti più rivoluzionari di Gesù sta in queste parole. Parlando dell'inevitabile dolore, avrebbe potuto dire: “Quando un uomo soffre, se sostiene senza lamenti la tribolazione, ne esce più forte”. Gesù invece dice: “Chi vive il suo dolore con me, come l’ho vissuto io, genera vita nuova. E siccome ogni nascita è la gioia nessuno potrà togliervi la gioia di stare con me per sempre." La gioia che Dio ci può dare non conosce tramonto, non teme intrighi, non corre alcun rischio: è al sicuro. Perché non legata a beni che da un momento all'altro possono sparire, essere rubati o liquidati, corrotti o appassiti, bensì prodotta dalla presenza divina, che nessuno e nessuna cosa potrà mai toglierci: Egli è sempre e dovunque.

 

 

 

SABATO 19 MAGGIO

Una scheggia di preghiera:

 

GESU', IL TUO NOME SIA GLORIFICATO OGGI E SEMPRE

 

Tra i santi ricordati oggi: San Celestino V, Papa; San Ivo.

Hanno detto: Il cumulo dei tuoi peccati non vince la moltitudine delle misericordie di Dio; le tue ferite non vincono l’abilità del sommo medico. (Cirillo di Gerusalemme)

Saggezza popolare: La felicità è sempre soggetta all'invidia: la sola miseria non è invidiata da nessuno. (proverbio Socratico)

Un aneddoto: Ogni giorno il discepolo poneva la stessa domanda: “Come posso trovare Dio?” E ogni giorno riceveva la stessa misteriosa risposta: “Devi desiderarlo”. “Ma io lo desidero con tutto il mio cuore, no? Allora perché non lo trovo?”.

Un giorno il maestro si stava bagnando nel fiume con il discepolo. Spinse la testa del giovane sott’acqua e ve la tenne mentre il poveretto si dibatteva disperatamente per liberarsi. Il giorno dopo fu il maestro a iniziare la conversazione: “Perché ti dibattevi in quel modo quando ti tenevo la testa sott’acqua?”.

“Perché cercavo disperatamente aria”. “Quando ti sarà data la grazia di cercare disperatamente Dio come cercavi l’aria, lo avrai trovato”. (B. Ferrero)

Parola di Dio: At. 18,23-28; Sal. 46; Gv. 16,23-28

 

Vangelo Gv 16, 23-28

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “In verità, in verità vi dico: se chiederete qualche cosa al Padre nel mio nome, egli ve la darà. Finora non avete chiesto nulla nel mio nome. Chiedete e otterrete, perché la vostra gioia sia piena. Queste cose vi ho dette in similitudini; ma verrà l'ora in cui non vi parlerò più in similitudini, ma apertamente vi parlerò del Padre. In quel giorno chiederete nel mio nome e io non vi dico che pregherò il Padre per voi: il Padre stesso vi ama, poiché voi mi avete amato, e avete creduto che io sono venuto da Dio. Sono uscito dal Padre e sono venuto nel mondo; ora lascio di nuovo il mondo, e vado al Padre”. Parola del Signore

 

“SE CHIEDERETE QUALCOSA AL PADRE NEL MIO NOME, EGLI VE LA DARA’”. (Gv. 16,23)

Questo passo del Vangelo è una conferma dell'amore del Signore per noi. Egli non vuole che i nostri desideri siano soffocati, ma che li presentiamo liberamente al Padre, nel suo nome, vuole che il nostro cuore si dilati nella libertà dei figli di Dio, sicuri dell'amore del Padre. L'insegnamento di Cristo ci indica in “nome” di chi dobbiamo rivolgere le nostre richieste al Padre nostro che è nei cieli. Egli è il nostro mediatore presso Dio, “abbiamo un avvocato presso il Padre: Gesù Cristo giusto. Egli è vittima di espiazione per i nostri peccati; non soltanto per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo”. Il nome di Cristo sarà usato anche come strumento d'inganno: “Molti verranno nel mio nome, dicendo: Io sono il Cristo, e trarranno molti in inganno”. Quello stesso nome però darà valore anche alle nostre azioni apparentemente insignificanti: “Chiunque vi darà da bere un bicchiere d'acqua nel mio nome perché siete di Cristo, vi dico in verità che non perderà la sua ricompensa”. I suoi sacramenti saranno amministrati nel nome di Gesù: “Pentitevi e ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome di Gesù Cristo, per la remissione dei vostri peccati; dopo riceverete il dono dello Spirito Santo”. L'annuncio del Vangelo e i prodigi che l'accompagnano avverranno sempre nello stesso nome: “Pietro gli disse: Non possiedo né argento né oro, ma quello che ho te lo do: nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, cammina!”. La vera Chiesa di oggi prosegue ancora la sua azione missionaria nel mondo proprio mettendo al centro del suo agire e del suo annunciare quel nome di Gesù. Purtroppo quello stesso nome è ancora bestemmiato oggi in molti modi, non solo quando viene usato come imprecazione ma soprattutto quando lo si usa per far dire a Gesù cose che Lui non ha mai detto. Dobbiamo ritornare a quel nome, dobbiamo ricordarci che il nome di cristiani si adatta solo a coloro che cercano in tutto di vivere come Cristo. Le nostre preghiere e le nostre azioni ne traggono efficacia e motivo di santificazione.

 

 

 

DOMENICA 20 MAGGIO: ASCENSIONE DEL SIGNORE ANNO C

Una scheggia di preghiera:

 

DONACI, GESU', DI GUARDARE IN ALTO MA DI SCOPRIRTI IN BASSO

 

Tra i santi ricordati oggi: San Bernardino da Siena; San Teodoro di Pavia.

Hanno detto: Quando hai il morale a terra, ricorda che sei stato plasmato creatura di Cristo. (Gregorio di Nazianzo)

Saggezza popolare: La diffidenza e l'amore non mangiano nello stesso piatto. (proverbio Spagnolo)

Un aneddoto: Ad Eliopoli il faraone d’Egitto aveva innalzato mille obelischi di durissimo granito, come sfida al cielo. Ma ecco un vecchio canuto presentarsi al faraone. Gli dice: Lascia tutto e vattene! Il faraone sorride e risponde: Chi sei tu, vecchio, per comandarmi questo? Credi forse d’essere più potente di me? E il vecchio: io certo sono più potente di te. Io sono il “Tempo"! A quel nome il faraone impallidisce, scende dal trono... e il suo impero tramonta. Lo stesso si ripete a Babilonia, tra le massicce torri a gradini. Lo stesso si ripete a Ninive, tra le superbe mura di cotto... Ad Atene, tra i bianchi marmi della meravigliosa Acropoli. A Cartagine, tra le colossali statue del dio Moloch. Ovunque il vecchio bianco si presentava, ovunque i potenti chinavano il capo, ovunque i loro impeti si sfasciavano. Ma un giorno a Roma, sul colle Vaticano, un vecchio uomo fragile e mite non dette ascolto alle sue minacce. Non volle ubbidire al “Tempo” e restò solenne di fronte a lui. Io sono il “Tempo”! urlò furioso il distruttore di imperi. E il bianco Padre del Vaticano rispose sereno: Ed io sono, per dono di Dio, l’ “Eternità”! Attraverso i secoli devo rappresentare l’eterna fedeltà d’amore di Dio verso gli uomini! (G. K. Chesterton)

Parola di Dio: At. 1,1-11; Sal.46; Eb.9,24-28;10,19-23; Lc. 24,46-53

 

1^ Lettura At 1, 1-11

Dagli Atti degli Apostoli

Nel mio primo libro ho gia trattato, o Teòfilo, di tutto quello che Gesù fece e insegnò dal principio fino al giorno in cui, dopo aver dato istruzioni agli apostoli che si era scelti nello Spirito Santo, egli fu assunto in cielo. Egli si mostrò ad essi vivo, dopo la sua passione, con molte prove, apparendo loro per quaranta giorni e parlando del regno di Dio. Mentre si trovava a tavola con essi, ordinò loro di non allontanarsi da Gerusalemme, ma di attendere che si adempisse la promessa del Padre “quella, disse, che voi avete udito da me: Giovanni ha battezzato con acqua, voi invece sarete battezzati in Spirito Santo, fra non molti giorni”. Così venutisi a trovare insieme gli domandarono: “Signore, è questo il tempo in cui ricostituirai il regno di Israele?”. Ma egli rispose: “Non spetta a voi conoscere i tempi e i momenti che il Padre ha riservato alla sua scelta, ma avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino agli estremi confini della terra”. Detto questo, fu elevato in alto sotto i loro occhi e una nube lo sottrasse al loro sguardo. E poiché essi stavano fissando il cielo mentre egli se n'andava, ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero: “Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che è stato di tra voi assunto fino al cielo, tornerà un giorno allo stesso modo in cui l'avete visto andare in cielo”. Parola di Dio

 

“FU ELEVATO IN ALTO SOTTO I LORO OCCHI E UNA NUBE LO SOTTRASSE AI LORO SGUARDI”. (At. 1,9)

Andarsene da questo mondo rimanendovi. Ogni uomo sente nel suo intimo, in vista della morte, il desiderio intenso di restare nel mondo, di lasciarvi qualcosa di se stesso, di andar via rimanendo. Lasciare dei figli che lo prolunghino e lo ricordino, lasciare una casa costruita da lui, un albero da lui piantato, lasciare un'opera non importa se grande o piccola  di carattere scientifico, letterario, artistico... Gesù Cristo, nella sua condizione di uomo e Dio, è l'unico che può soddisfare pienamente questa ansia del cuore umano. Egli se ne va, come ogni essere storico, ma resta, anche, e non solo nel ricordo, non solo in un'opera, ma realmente. Egli vive glorioso nel cielo, e vive misterioso sulla terra. Vive per mezzo della grazia nell'intimo di ogni cristiano; vive nel sacrificio eucaristico, e nei tabernacoli del mondo prolunga la sua presenza reale e redentrice. Vive ed è rimasto con noi nella sua Parola, codesta Parola che risuona sulle labbra dei predicatori e nell'intimo delle coscienze. È rimasto e si fa presente nel papa, nei vescovi, nei sacerdoti che lo rappresentano davanti agli uomini, che lo prolungano con le loro labbra e con le loro mani. È rimasto, Gesù, con noi, costruendo con il suo Spirito, dentro di noi, l'uomo interiore, l'uomo nuovo, immagine vivente sua nella storia. La presenza e la permanenza di Gesù Cristo nel mondo è molto reale, ma anche molto misteriosa, occulta, visibile soltanto per coloro che hanno lo sguardo brillante come uno smeraldo ed illuminato dalla fede.

 

 

 

LUNEDI’ 21 MAGGIO

Una scheggia di preghiera:

 

SPIRITO DI DIO, SCENDI SU DI ME

 

Tra i santi ricordati oggi: San Costantino; San Vittorio, martire.

Hanno detto:

Facendo tutto nella luce, diventiamo luce noi stessi, risplendendo anche agli altri, come è proprio della luce. (Gregorio di Nissa)

Saggezza popolare:

Ciascuno di noi porta un pazzo sotto il mantello, solo che qualcuno lo dissimula meglio degli altri. (proverbio Sudanese)

Un aneddoto: Un pagano andò dal severo rabbi Shammai e gli disse: Sono pronto a convertirmi alla religione degli Ebrei, se mi riassumerai tutta la Legge nel breve tempo, in cui sarò capace di stare diritto su un solo piede. Shammai vide nella richiesta un insulto alla ricchezza della Parola divina, che comprende 365 precetti negativi, come i giorni dell’anno, e 248 precetti positivi, come pensavano allora  le ossa del corpo umano; e decisamente respinse il presuntuoso allievo. Questi però non si perse d’animo e andò a bussare alla porta del mite rabbi Hillel. Il maestro lo stette ad ascoltare, lo fece drizzare su un piede solo e disse:  Non fare ad altri ciò che non vorresti fosse fatto a te! In questo comando è riassunto tutta la Legge dell’Alleanza. Il resto è solo spiegazione. E concluse: Ora puoi mettere giù il piede e camminare con Dio!

Parola di Dio:At. 19,1-8; Sal. 67; Gv. 16,19-33

 

1^ Lettura At 19, 1-8

Dagli Atti degli Apostoli.

Mentre Apollo era a Corinto, Paolo, attraversate le regioni dell'altopiano, giunse a Efeso. Qui trovò alcuni discepoli e disse loro: “Avete ricevuto lo Spirito Santo quando siete venuti alla fede?”. Gli risposero: “Non abbiamo nemmeno sentito dire che ci sia uno Spirito Santo”. Ed egli disse: “Quale battesimo avete ricevuto?”. “Il battesimo di Giovanni”, risposero. Disse allora Paolo: “Giovanni ha amministrato un battesimo di penitenza, dicendo al popolo di credere in colui che sarebbe venuto dopo di lui, cioè in Gesù”. Dopo aver udito questo, si fecero battezzare nel nome del Signore Gesù e, non appena Paolo ebbe imposto loro le mani, scese su di loro lo Spirito Santo e parlavano in lingue e profetavano. Erano in tutto circa dodici uomini. Entrato poi nella sinagoga, vi poté parlare liberamente per tre mesi, discutendo e cercando di persuadere gli ascoltatori circa il regno di Dio. Parola di Dio

 

“NON ABBIAMO NEANCHE SENTITO DIRE CHE CI SIA UNO SPIRITO SANTO”. (At.19,3)

Paolo, nei suoi viaggi, trova ad Efeso alcuni discepoli, ma quando li interroga essi dimostrano di essersi fermati nella loro fede al battesimo di penitenza di Giovanni. Non stupiamoci! Se oggi davanti a certe persone che dicono di “essere cristiani” si chiedesse chi sia lo Spirito santo, ne sentiremo delle belle. Solo perché nati in un paese cristiano, solo perché le nostre famiglie di origine erano “religiose”, solo perché andiamo alla processione del santo o della santa, o perché ogni tanto facciamo una scappata religioso-turistica in qualche santuario, pensiamo di essere cristiani, ma se un  sacerdote, quando vai a chiedere “il battezzo” per tuo nipote ti inviata a partecipare ad un momento di catechesi, di preparazione al sacramento: “sono solo storie dei preti moderni”, se qualcuno ti dice che prima di criticare per partito preso la Chiesa, sarebbe meglio leggere i documenti che sono stati scritti e capire il perché, pensi che chi ti parla sia uno “dell’altra parte”. Ma anche qui non puntiamo solo il dito: vi invito oggi a chiederci: “Io, oggi so rispondere a chi sia lo Spirito Santo? E, soprattutto: che compito ha nella mia vita lo Spirito Santo?” Proviamo a rispondere e, se per caso ci troviamo in difficoltà non sarà il caso di andare a riprendere in mano catechismo e preghiera?

 

 

 

MARTEDI’ 22 MAGGIO

Una scheggia di preghiera:

 

PADRE, FACCI UNO CON TE

 

Tra i santi ricordati oggi: Santa Rita da Cascia;Santa Caterina da Genova; Santa Giulia, vergine e martire.

Hanno detto: Dio è veloce nel costruire, lento nel demolire; entrambi questi comportamenti convengono a Dio: infatti il primo è caratteristico della potenza, il secondo della bontà. (Severiano di Gabala)

Saggezza popolare: Quando due elefanti litigano, l'erba è calpestata. (proverbio Svahili)

Un aneddoto: “Un uomo aveva due figli, quello più giovane però non ci stava volentieri a casa, e un giorno se ne andò via lontano, portandosi con sé tutti i soldi. Ma a un certo punto questi soldi finirono e allora il ragazzo decise di tornare a casa perché non aveva neanche da mangiare. Quando stava per arrivare, suo padre lo vide e tutto contento prese un bel bastone e gli corse incontro. Per strada incontrò l’altro figlio, quello buono, che gli chiese, dove stava andando così di corsa e con quell’arnese: E' tornato quel disgraziato di tuo fratello: dopo quel che ha fatto si merita un bel po’ di botte!

- Vuoi che t’aiuti anch’io, papà?

- Certo!, risponde il padre. E così, in due, lo riempirono di bastonate. Alla fine il padre chiamò un servo e gli disse d’uccidere il vitello più grasso e di fare una grande festa, perché s’era finalmente cavato la voglia di punire quel figlio che gliel’aveva combinata proprio grossa!”. Che ne dite se Gesù la parabola l’avesse raccontata così?

Parola di Dio: At. 20,17-27; Sal. 67; Gv. 17,1-11

 

Vangelo Gv 17, 1-11

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, Gesù, alzati gli occhi al cielo, disse: “Padre, è giunta l'ora, glorifica il Figlio tuo, perché il Figlio glorifichi te. Poiché tu gli hai dato potere sopra ogni essere umano, perché egli dia la vita eterna a tutti coloro che gli hai dato. Questa è la vita eterna: che conoscano te, l'unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo. Io ti ho glorificato sopra la terra, compiendo l'opera che mi hai dato da fare. E ora, Padre, glorificami davanti a te, con quella gloria che avevo presso di te prima che il mondo fosse. Ho fatto conoscere il tuo nome agli uomini che mi hai dato dal mondo. Erano tuoi e li hai dati a me ed essi hanno osservato la tua parola. Ora essi sanno che tutte le cose che mi hai dato vengono da te, perché le parole che hai dato a me io le ho date a loro; essi le hanno accolte e sanno veramente che sono uscito da te e hanno creduto che tu mi hai mandato. Io prego per loro; non prego per il mondo, ma per coloro che mi hai dato, perché sono tuoi. Tutte le cose mie sono tue e tutte le cose tue sono mie, e io sono glorificato in loro. Io non sono più nel mondo; essi invece sono nel mondo, e io vengo a te”. Padre Santo, custodisci nel tuo nome coloro che mi hai dato, perché siano una cosa sola, come noi. Parola del Signore

 

“PADRE SANTO, CUSTODISCI NEL TUO NOME COLORO CHE MI HAI DATO, PERCHE' SIANO UNA COSA SOLA, COME NOI”. (Gv. 17, 11)

Per Gesù è estremamente importante che i suoi amici siano uniti. Il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo sono talmente uniti da essere Uno, i credenti uniti al Padre nel Figlio e nell’amore dello Spirito devono essere uno con Lui. Noi, dopo duemila anni di cristianesimo invece siamo ancora divisi. Ci sono chiese cristiane che storicamente si sono divise tra loro, ci sono dei cristiani che addirittura arrivano a farsi la guerra tra di loro attaccandosi a motivi di religione, la storia del cristianesimo è costellata di santi ma anche di incomprensioni, di roghi nel nome della fede, di confusioni tra fede e manifestazioni religiose. E anche oggi, che pur abbiamo capito tutti quanto sia deleterio il fatto di questa disunione, non troviamo ancora la strada giusta per smetterla di guardare alle differenze che ci dividono e per vedere invece l’amore di Dio che potrebbe unirci. Certamente l’unità per cui ha pregato Gesù non è l’uniformità. Ognuno di noi ha una sua storia, un suo carattere, dei doni particolari ed è giusto e bello che ognuno porti il frutto personale dei suoi doni ai fratelli, in questo caso le differenze non sono qualcosa contro l’unità ma sono un bene prezioso messo a disposizione di tutti, l’unità è avere nelle differenze lo stesso fine: Dio e il suo amore, è correre verso un'unica meta, è saper riconoscere i doni degli altri, è offrire se stessi non imponendosi, è guardarsi negli occhi e sapersi riscoprire tutti figli dello stesso Padre, è pregare anche noi intensamente con Gesù perché l’unità tra cristiani  sia la testimonianza concreta davanti al mondo che noi crediamo all’amore di Dio che ci è stato dato.

 

 

 

MERCOLEDI’ 23 MAGGIO

Una scheggia di preghiera:

 

DONACI, SIGNORE, DI AMARE COME AMI TU

 

Tra i santi ricordati oggi: San Desiderio; San Mercuriale.

Hanno detto: È una medicina efficace, quando soffriamo, ricordarci di Dio e delle speranze ultraterrene…non angustiamoci nei nostri pensieri e non lasciamoci coprire dal dolore come da una nube. (Gregorio di Nazianzo)

Saggezza popolare: Anche un uomo di bassa statura può proiettare una lunga ombra. (proverbio Svizzero)

Un aneddoto: Ecco la storia di un ebreo, che un amico voleva convertire al cristianesimo. L’ebreo si era quasi fatto persuadere, però, prima d’impegnarsi per sempre, disse all’amico: Voglio andare a Roma per conoscere da vicino come deve essere la vita cristiana. Guarderò come vivono il Vangelo il Papa e i Cardinali. L’amico cristiano rimase spaventato ed esclamò in cuor suo: Ho perso tutte le speranze! Costui non si converte più se vede la vita dell’alto clero romano. E cercava di dissuaderlo, ma l’ebreo andò a Roma e osservò attentamente ciò che gli interessava. Ritornato, mentre l’amico cristiano s’attendeva chissà quali impressioni di delusione, ebbe questa inattesa risposta: Mio caro amico, mi faccio cristiano! Se la fede in Gesù e nel Vangelo non è stata distrutta dalle miserie che ho veduto a Roma tra il clero, ed anzi si è sempre più dilatata e rinforzata, deve essere proprio divina! Così l’ebreo si convertì definitivamente a Gesù.

Parola di Dio: At. 20,28-38; Sal. 67; Gv. 17,11b-19

 

1^ Lettura At 20, 28-38

Dagli Atti degli Apostoli.

In quel tempo, Paolo diceva agli anziani della Chiesa di Efeso: “Vegliate su voi stessi e su tutto il gregge, in mezzo al quale lo Spirito Santo vi ha posti come vescovi a pascere la Chiesa di Dio, che egli si è acquistata con il suo sangue. Io so che dopo la mia partenza entreranno fra voi lupi rapaci, che non risparmieranno il gregge; perfino di mezzo a voi sorgeranno alcuni a insegnare dottrine perverse per attirare discepoli dietro di sé. Per questo vigilate, ricordando che per tre anni, notte e giorno, io non ho cessato di esortare fra le lacrime ciascuno di voi. Ed ora vi affido al Signore e alla parola della sua grazia che ha il potere di edificare e di concedere l'eredità con tutti i santificati. Non ho desiderato né argento, né oro, né la veste di nessuno. Voi sapete che alle necessità mie e di quelli che erano con me hanno provveduto queste mie mani. In tutte le maniere vi ho dimostrato che lavorando così si devono soccorrere i deboli, ricordandoci delle parole del Signore Gesù, che disse: Vi è più gioia nel dare che nel ricevere!”. Detto questo, si inginocchiò con tutti loro e pregò. Tutti scoppiarono in un gran pianto e gettandosi al collo di Paolo lo baciavano, addolorati soprattutto perché aveva detto che non avrebbero più rivisto il suo volto. E lo accompagnarono fino alla nave. Parola di Dio

 

“VEGLIATE SU VOI STESSI E SU TUTTO IL GREGGE, IN MEZZO AL QUALE LO SPIRITO SANTO VI HA POSTI COME VESCOVI”.(At. 20,29)

Paolo sta per partire definitivamente da una comunità che gli è particolarmente cara: per essa ha sofferto, lavorato, pianto, e dice ai vescovi di vegliare su se stessi e sul gregge. Penso di attualizzare questa parola per me sacerdote, per  voi catechisti, animatori di carità, padri e madri di famiglia; sono due le cose a cui stare attenti, due le cose da amare in qualunque ministero: il gregge affidato e se stessi. Il gregge siano essi i parrocchiani, i ragazzi del catechismo, i figli, gli amici: ho delle grosse responsabilità verso gli altri; li amo? mi sono stati affidati; devo saper dare tutto per loro, devo fare come fa Gesù che si fa pane per le necessità degli altri. Ma ho anche una grossa responsabilità verso me stesso: non posso esigere amore, perdono, gioia, comprensione dagli altri se non so farlo io; come non posso amare gli altri se non amo profondamente e nel vero senso me stesso; devo vigilare per volermi bene nel senso giusto e allora avrò anche la possibilità di amare nel senso giusto il mio prossimo.

 

 

 

GIOVEDI’ 24 MAGGIO

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, MI FIDO DI TE

 

Tra i santi ricordati oggi: Festa di Maria Ausiliatrice. San Patrizio; San Vincenzo di Lerins.

Hanno detto: Hai un’anima sola: salvata, tutto è salvato;  perduta, tutto è perduto per sempre. (San Giovanni Bosco)

Saggezza popolare: L'illusione degli uomini di trovar la gioia in questa esistenza vuota, somiglia a quella dei bambini che credono di poppare latte mentre si succhiano il pollice. (proverbio della Tailandia)

Un aneddoto: Un fratello chiese al padre Foemen: Se vengo a conoscenza d’un peccato di un fratello, cosa devo fare? L’anziano abate gli rispose: Nasconderlo! Nell’ora in cui copriremo gli sbagli dei fratelli, Dio coprirà i nostri; nell’ora in cui li sveleremo, anche Dio svelerà i nostri!

Parola di Dio: At. 22,30; 23,6-11; Sal.15; Gv. 17, 20-26

 

1^ Lettura At 22, 30: 23, 6-11

Dagli Atti degli Apostoli.

In quei giorni, il tribuno, volendo conoscere la realtà dei fatti, cioè il motivo per cui veniva accusato dai Giudei, gli fece togliere le catene e ordinò che si riunissero i sommi sacerdoti e tutto il sinedrio; vi fece condurre Paolo e lo presentò davanti a loro. Paolo sapeva che nel sinedrio una parte era di sadducei e una parte di farisei; disse a gran voce: “Fratelli, io sono un fariseo, figlio di farisei; io sono chiamato in giudizio a motivo della speranza nella risurrezione dei morti”. Appena egli ebbe detto ciò, scoppiò una disputa tra i farisei e i sadducei e l'assemblea si divise. I sadducei infatti affermano che non c'è risurrezione, né angeli, né spiriti; i farisei invece professano tutte queste cose. Ne nacque allora un grande clamore e alcuni scribi del partito dei farisei, alzatisi in piedi, protestavano dicendo: “Non troviamo nulla di male in quest'uomo. E se uno spirito o un angelo gli avesse parlato davvero?”. La disputa si accese a tal punto che il tribuno, temendo che Paolo venisse linciato da costoro, ordinò che scendesse la truppa a portarlo via di mezzo a loro e ricondurlo nella fortezza. La notte seguente gli venne accanto il Signore e gli disse: “Coraggio! Come hai testimoniato per me a Gerusalemme, così è necessario che tu mi renda testimonianza anche a Roma”. Parola di Dio

 

“IL SIGNORE DISSE A PAOLO: COME MI HAI TESTIMONIATO A GERUSALEMME E' NECESSARIO CHE MI RENDA TESTIMONIANZA ANCHE A ROMA”. (At. 23,11)

Agli Apostoli Gesù parlava, ma abbiamo più di una testimonianza che ci dice che non capivano bene. A San Paolo Gesù parla, gli dice che dovrà rendergli testimonianza a Roma. Paolo pensa forse che a Roma, capitale del mondo allora conosciuto, lui dovrà predicare come a Corinto, a Tessalonica, ad Atene. A Roma, il Signore chiederà a Paolo un'altra testimonianza: la testa. E allora ripenso a quante volte noi preti e i laici impegnati, facciamo piani pastorali triennali, quinquennali, incontri di programmazione... E se il Signore volesse altro? E quante volte nella nostra vita noi abbiamo programmato: "quando sarò grande..." "quando sarò sposato..."quando sarò in pensione..." E se il Signore volesse altro? E allora programmiamo pure, ma non fidiamoci troppo e unicamente delle nostre programmazioni: al Signore bisogna dare testimonianza: il come e il quando, se saremo umili, ce lo farà capire lui.

 

 

 

VENERDI’ 25 MAGGIO

Una scheggia di preghiera:

 

DONAMI, SIGNORE, DI GUSTARE LE ORE DI QUESTO GIORNO

 

Tra i santi ricordati oggi: San Beda venerabile; San Gregorio VII; Santa Maria Maddalena de Pazzi.

Hanno detto: Sovente una caduta alza dalla terra al cielo. (Gregorio di Nazianzo)

Saggezza popolare: Non è davanti all'uomo ma davanti al suo denaro che molti si levano il cappello.(proverbio Tedesco)

Un aneddoto: Aveva sciupato la vita in preoccupazioni, che ora sul letto di morte non contavano niente. Ebbe però il coraggio di chiamare un sacerdote. Questi, per l’infinita misericordia di Dio, gli perdonò tutti i peccati della vita e lo riconciliò con Dio. Ma il moribondo, triste, guardava le sue mani e sospirava: Come sono vuote di opere buone le mie mani, come sono vuote! Allora il sacerdote staccò dalla parete il crocifisso, lo pose tra le mani di quel povero uomo pentito e gli disse: Ora le tue mani non sono più vuote! I meriti di Gesù, che ti ama, sono diventati tuoi. Ora possiedi il più grande tesoro, il lasciapassare per il Regno del Padre. A queste parole il povero uomo si strinse felice il Crocifisso al cuore e morì sereno.

Parola di Dio: At. 25,13-21; Sal. 102; Gv. 21,15-19

 

Vangelo Gv 21, 15-19

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, quando si fu manifestato ai discepoli ed essi ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: “Simone di Giovanni, mi ami tu più di costoro?”. Gli rispose: “Certo, Signore, tu lo sai che ti amo”. Gli disse: “Pasci i miei agnelli”. Gli disse di nuovo: “Simone di Giovanni, mi vuoi bene?”. Gli rispose: “Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene”. Gli disse: “Pasci le mie pecorelle”. Gli disse per la terza volta: “Simone di Giovanni, mi vuoi bene?”. Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli dicesse: Mi vuoi bene?, e gli disse: “Signore, tu sai tutto; tu sai che ti voglio bene”. Gli rispose Gesù: “Pasci le mie pecorelle. In verità, in verità ti dico: quando eri più giovane ti cingevi la veste da solo, e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti cingerà la veste e ti porterà dove tu non vuoi”. Questo gli disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E detto questo aggiunse: “Seguimi”. Parola del Signore

 

“QUANDO ERI PIÙ GIOVANE TI CINGEVI LA VESTE DA SOLO, E ANDAVI DOVE VOLEVI; MA QUANDO SARAI VECCHIO TENDERAI LE TUE MANI, E UN ALTRO TI CINGERA' LA VESTE E TI PORTERA' DOVE TU NON VUOI”. (Gv. 21,18)

Gesù dice questa frase a Pietro per indicargli che avrebbe reso testimonianza con il martirio, ma questa frase è verità umana anche per noi. Nel pieno delle nostre forze noi facciamo progetti, organizziamo la nostra vita, pensiamo di essere padroni di noi, del nostro avvenire, basta poi un pensionamento, una malattia, qualche grosso problema che mina il nostro spirito o il nostro corpo per ritrovarci larve d’uomo, impotenti, completamente in mano agli altri. Quante volte ci è capitato di vedere uomini e donne importanti, magari illustri medici, avvocati di grido, sacerdoti e vescovi, gente che ha avuto potere e onore, languire impotenti per mesi in stanze di ospedale, con il corpo devastato in attesa che l’infermiere, magari distratto o troppo preso da altro, venga a pulirli o a dare un po’ di conforto. Dovremmo pensarci adesso a queste cose e non solo per piangere sulla crudeltà della vita ma per vivere in altro modo, per scoprire quali siano veramente i valori della vita per cui vale la pena di correre, di impegnarci.

 

 

 

SABATO 26 MAGGIO

Una scheggia di preghiera:

 

IL TUO SPIRITO MI FACCIA PARLARE IL LINGUAGGIO DELL'AMORE

 

Tra i santi ricordati oggi: San Filippo Neri; San Quadrato.

Hanno detto: Tutto appartiene a Dio. Nulla, assolutamente nulla in questo mondo è nostro. E allora perché avere paura? (Gandhi)

Saggezza popolare: L'indifferenza è la gemella della crudeltà. (proverbio Turco)

Un aneddoto: La saggezza Tibetana racconta cosi: Un giorno, camminando in montagna, ho visto di lontano una bestia. Avvicinandomi mi sono accorto che era un uomo. Giungendo di fronte a lui ho visto che era mio fratello.

Parola di Dio: At. 28,16-20.30-31; Sal. 10; Gv. 21,20-25

 

1^ Lettura At 28, 16-20. 30-31

Dagli Atti degli Apostoli.

Quando arrivammo a Roma, fu concesso a Paolo di abitare per suo conto con un soldato di guardia. Dopo tre giorni, egli convocò a sé i più in vista tra i Giudei e venuti che furono, disse loro: “Fratelli, senza aver fatto nulla contro il mio popolo e contro le usanze dei padri, sono stato arrestato a Gerusalemme e consegnato in mano dei Romani. Questi, dopo avermi interrogato, volevano rilasciarmi, non avendo trovato in me alcuna colpa degna di morte. Ma continuando i Giudei ad opporsi, sono stato costretto ad appellarmi a Cesare, senza intendere con questo muovere accuse contro il mio popolo. Ecco perché vi ho chiamati, per vedervi e parlarvi, poiché è a causa della speranza d'Israele che io sono legato da questa catena”. Paolo trascorse due anni interi nella casa che aveva preso a pigione e accoglieva tutti quelli che venivano a lui, annunziando il regno di Dio e insegnando le cose riguardanti il Signore Gesù Cristo, con tutta franchezza e senza impedimento. Parola di Dio

 

“E PAOLO INSEGNAVA LE COSE RIGUARDANTI IL SIGNORE GESU’ CRISTO CON TUTTA FRANCHEZZA” (At. 28,31)

Paolo è prigioniero a Roma, presto gli sarà spiccata la testa per la fede che ha manifestato, ma egli continua a parlare di Dio e di Gesù. Oggi, vigilia di Pentecoste vediamo chiaramente il frutto dello Spirito, che dà a Paolo il desiderio ardente di parlare del regno di Dio e del Signore Gesù. Domani nella lettura degli Atti degli Apostoli vedremo che questo è il risultato della venuta dello Spirito Santo: tutti parlano e annunciano le meraviglie del regno di Dio, sono accesi da un fuoco interiore che li fa parlare. Domandiamo oggi che lo Spirito dia anche a noi il desiderio vivo di parlare delle cose di Dio, la volontà di annunciare a tutti la verità di Dio, il rapporto vitale che lo Spirito ci dona con il Padre celeste e con il Signore Gesù. È questo il frutto desiderato dallo Spirito: voler parlare di Dio. Qualche volta noi siamo muti; parliamo di tante cose e in noi c'è come un freno che ci impedisce di par lare di colui che dobbiamo amare con tutto il cuore Eppure quando si ama con tutto il cuore si vorrebbe sempre parlare della persona amata. Chiediamo questa volontà e la capacità di parlar con amore e con convinzione, per comunicare l'amor di Dio: è una grazia grande. Oggi, sabato, domandiamola per intercessione della Madonna, piena di grazia, che nel Magnificat ha effuso la pienezza del suo cuore cantando le grandi opere di Dio e la sua riconoscenza a lui che si era chinato su di lei per farne la madre del suo Figlio.

 

 

 

DOMENICA 27 MAGGIO: DOMENICA DI PENTECOSTE ANNO C

Una scheggia di preghiera:

 

O LUCE BEATISSIMA INVADI NELL'INTIMO IL CUORE DEI TUOI FEDELI

 

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Agostino di Canterbury;  San Giulio martire.

Hanno detto: Le mormorazioni  raffreddano i cuori. (San Giovanni Bosco)

Saggezza popolare: La rana avvezza nel pantano, s'ella è al monte, torna al piano. (proverbio Toscano)

Un aneddoto: Nel racconto della morte di Ugo da san Vittore, scritta da un suo discepolo si legge: “La vigilia della sua dipartita, venni a vederlo di primo mattino; mi disse. “Siamo soli?”. Alla mia risposta affermativa, soggiunse: “Hai già celebrato la Messa?”. “Certo”, risposi. “Avvicinati dunque e soffiami in viso a forma di croce, perché io riceva lo Spirito Santo”. Poi, attanagliato dall’agonia, mormorò con voce appena intelligibile. “L’ho ottenuto. Egli accoglierà l’anima mia”.

Parola di Dio: At. 2,1-11; Sal. 103; Rm. 8,8-17; Gv. 14, 15-16. 23-26

 

2^ Lettura Rm 8, 8-17

Dalla lettera ai Romani

Fratelli, quelli che vivono secondo la carne non possono piacere a Dio. Voi però non siete sotto il dominio della carne, ma dello Spirito, dal momento che lo Spirito di Dio abita in voi. Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, non gli appartiene. E se Cristo è in voi, il vostro corpo è morto a causa del peccato, ma lo spirito è vita a causa della giustificazione. E se lo Spirito di colui che ha risuscitato Gesù dai morti abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi. Così dunque fratelli, noi siamo debitori, ma non verso la carne per vivere secondo la carne; poiché se vivete secondo la carne, voi morirete; se invece con l'aiuto dello Spirito voi fate morire le opere del corpo, vivrete. Tutti quelli infatti che sono guidati dallo Spirito di Dio, costoro sono figli di Dio. E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto uno spirito da figli adottivi per mezzo del quale gridiamo: “Abbà, Padre!”. Lo Spirito stesso attesta al nostro spirito che siamo figli di Dio. E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se veramente partecipiamo alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria. Parola di Dio

 

“E LO SPIRITO DI COLUI CHE HA RISUSCITATO GESU’ DAI MORTI ABITA IN VOI”. (Rm. 8,11)

Il termine ‘cristiano’ è molto ricco, per questo nessuna definizione può comprenderlo completamente. Cristiano è colui che crede in Gesù Cristo. Cristiano è chi riproduce nella sua vita il modello che Cristo ci offre. Cristiano è ogni uomo battezzato. Cristiano è ognuno che ama Dio e il suo prossimo, ecc. Oggi voglio sottolineare: Cristiano è ogni uomo guidato dallo Spirito. Essendo lo Spirito di Cristo, egli sempre ci porterà a Cristo, ci farà vivere secondo Cristo, ci farà amare come Cristo ama, ci farà vivere a fondo il nostro battesimo, che è eminentemente incentrato nella persona e nella vita di Cristo. Se ti lasci guidare dallo Spirito, egli ti farà comprendere e vivere il Vangelo di Gesù Cristo: il vangelo della verità e della giustizia, il vangelo della sofferenza e della croce, il vangelo di Dio e dell’uomo, il vangelo della vita e della morte, il vangelo della Chiesa e del mondo, il vangelo di oggi e di sempre. Se ti lasci guidare dallo Spirito, egli ti spingerà ad essere coerente tra il tuo essere e il tuo operare, tra il tuo pensare e il tuo vivere, tra la tua vocazione cristiana e la tua presenza nel mondo del lavoro, degli affari, della politica, della docenza, delle finanze. Se ti lasci guidare dallo Spirito, egli ti porterà a guardare al di là di te stesso, a vedere tante necessità degli uomini che ti stanno aspettando, a vivere con i piedi ben piantati per terra, ma con il cuore posto in cielo.

 

 

 

LUNEDI’ 28 MAGGIO

Una scheggia di preghiera:

 

SOLO LA TUA MISERICORDIA CI SALVA, SIGNORE

 

Tra i santi ricordati oggi: San Germano; San Senatore.

Hanno detto:

Non sono le profonde dissertazioni che fanno santo e giusto l'uomo, ma è la vita virtuosa che lo rende caro a Dio. (Tommaso da Kempis)

Saggezza popolare: Pensateci prima se non volete sospirare dopo. (proverbio Piemontese)

Un aneddoto: Racconta Montalambert nella sua “Storia dei Monaci d’occidente” che una donna aveva portato all’Abbazia di Agaune, sul lago di Ginevra, il suo unico figlio; costui era divenuto un religioso molto buono, istruito e gentile, fra l’altro, abilissimo anche nel canto dell’Officio liturgico. Un giorno cadde malato e in breve morì. La madre, disperata, andava ogni mattino a gemere e piangere sulla sua tomba: non sapeva rassegnarsi, finché, una notte sognò di san Maurizio a cui era dedicata l’abbazia, e mentre il santo voleva consolarla, lei continuava a rispondere: “No, no! Fino a quando avrò vita piangerò sempre questo mio figlio, il mio unico figlio”. Replicò l’apparizione: “Non bisogna, non devi piangerlo come se non ci fosse più: egli è con noi e gode della vita eterna. Guarda, domani stesso tu potrai udirlo al Mattutino nel monastero. Va’ e ascolta bene la sua voce nel coro dei monaci, e non solo domani, ma tutti i giorni finché vivrai”. Quella madre si svegliò e attese con impazienza il primo suono del mattutino per correre all’abba­zia: appena il cantore ebbe intonato il responsorio e i monaci ebbero risposto insieme, ella distinse e riconobbe tosto la voce del suo figliolo. Da allora in poi il suo dolore scomparve, e tutte le mattine si recò ad ascoltare i frati che pregavano, contenta di unirsi a quella armonia cui partecipava l’essere da lei tanto amato.

Parola di Dio: Sir. 17,19-27; Sal. 31; Mc. 10,17-27

 

Vangelo Mc 10, 17-27

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, mentre Gesù usciva per mettersi in viaggio, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: "Maestro buono, che cosa devo fare per avere la vita eterna?". Gesù gli disse: "Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non dire falsa testimonianza, non frodare, onora il padre e la madre". Egli allora gli disse: "Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza". Allora Gesù, fissatolo, lo amò e gli disse: "Una cosa sola ti manca: và, vendi quello che hai e dallo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi". Ma egli, rattristatosi per quelle parole, se ne andò afflitto, poiché aveva molti beni. Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: "Quanto difficilmente coloro che hanno ricchezze entreranno nel regno di Dio!". I discepoli rimasero stupefatti a queste sue parole; ma Gesù riprese: "Figlioli, com'è difficile entrare nel regno di Dio! E' più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio". Essi, ancora più sbigottiti, dicevano tra loro: "E chi mai si può salvare?". Ma Gesù, guardandoli, disse: "Impossibile presso gli uomini, ma non presso Dio! Perché tutto è possibile presso Dio". Parola del Signore

 

“E GLI APOSTOLI ANCORA PIÙ SBIGOTTITI DICEVANO FRA LORO: E CHI SI POTRA' SALVARE?”. (Mc. 10,26)

Gli Apostoli stentano a capire Gesù. Sono andati dietro a Gesù nella speranza: “Tutto diventerà chiaro, faremo parte del suo regno...” Ma questo maestro è esigente, dice di essere il pane della vita, dice che i ricchi difficilmente entreranno nel regno. “Adesso esagera... Come è possibile ascoltare cose simili?”

I cristiani invece tante volte accettano tutto: il Pane dell’Eucaristia, la croce, le beatitudini che riguardano poveri e diseredati... Purtroppo accettiamo tutto perché intanto, in fondo in fondo, siamo convinti che tutto resti come prima. Cristo non è una pasticca dolcificante, un “placebo” che si può far prendere a uno che dice di essere malato. Seguire Cristo è subire scandalo da Lui, è far fatica ad accettare la croce, è ricevere l’Eucaristia non come abitudine ma con fatica perché essere in comunione con Lui non è facile, perché le sue vie non sono le nostre vie.

 

 

 

MARTEDI’ 29 MAGGIO

Una scheggia di preghiera:

 

TU, O DIO, SEI MISTERO, MA D'AMORE

 

Tra i santi ricordati oggi: San Massimino, vescovo; Santa Teodosia, martire.

Hanno detto: La fede non è solo un sentimento, ma è una ferrea volontà di verità. (Raissa Maritain)

Saggezza popolare: Non tutti quelli che seguono la bara piangono il morto. (proverbio Tedesco)

Un aneddoto: “Un vecchio patriarca stava contemplando il cielo davanti alla sua tenda. Quando la notte scese su ogni cosa, egli vide una stella scintillante e disse:  Questo è il mio Signore! Ma quando la osservò tramontare, esclamò:  Non amerò quel che tramonta... Poi vide levarsi la luna argentea che fasciava di luce bianca tutta la terra; e mormorò allora a se stesso: Questo è il mio Signore! Però anche la luna scomparve presto nel cielo, e l’arabo pensò; In verità se tale Signore scompare, io non saprò come dirigere il mio cammino e mi perderò... In quella, scorse il sole levarsi glorioso: Questo si è il mio Signore gridò: la sua luce avvolge tutto l’universo. Infine, quando il sole venne al tramonto, il patriarca si levò in piedi e disse: O mio popolo, io l’ho finita con queste cose. Volgo la mia faccia verso Colui che ha fatto il cielo e la terra, e non servirò altri che Lui, perché la sua luce non tramonta mai.”

Parola di Dio: Sir.35,1-12; Sal. 49; Mc. 10,28-31

 

1^ Lettura Sir 35, 1-15

Dal libro del Siracide

Chi osserva la legge moltiplica le offerte; chi adempie i comandamenti offre un sacrificio di comunione. Chi serba riconoscenza offre fior di farina, chi pratica l'elemosina fa sacrifici di lode. Cosa gradita al Signore è astenersi dalla malvagità, sacrificio espiatorio è astenersi dall'ingiustizia. Non presentarti a mani vuote davanti al Signore, tutto questo è richiesto dai comandamenti. L'offerta del giusto arricchisce l'altare, il suo profumo sale davanti all'Altissimo. Il sacrificio dell'uomo giusto è gradito, il suo memoriale non sarà dimenticato. Glorifica il Signore con animo generoso, non essere avaro nelle primizie che offri. In ogni offerta mostra lieto il tuo volto, consacra con gioia la decima. Dà all'Altissimo in base al dono da lui ricevuto, d  di buon animo secondo la tua possibilità, perché il Signore è uno che ripaga, e sette volte ti restituirà. Non cercare di corromperlo con doni, non accetterà, non confidare su una vittima ingiusta, perché il Signore è giudice e non v'è presso di lui preferenza di persone. Parola di Dio

 

“NON CERCARE DI CORROMPERE DIO CON DEI DONI: NON ACCETTERA'”.(Sir. 35,11)

Spesso Dio sembra deluderci: gli abbiamo chiesto qualcosa che ci sembra importante e Lui non ce lo ha dato, gli diamo dei suggerimenti e Lui non li accoglie. Pensiamo di poterlo “comprare” con qualche opera buona o con qualche preghiera nostra o fatta dire da qualcuno e Lui sembra non ascoltarci. Abbiamo la pretesa di insegnargli il... mestiere di Dio. E dimentichiamo che, semmai, è Lui che ha il diritto di insegnarci il mestiere di uomo. Solo se riusciamo ad accettare un Dio “diverso”, che ci dà torto, smaschera impietosamente le nostre tentazioni idolatriche, fa esplodere continuamente le nostre classificazioni e sistemazioni, non è mai d’accordo con noi, avremo la probabilità di avvicinarci al vero volto di Dio e potremmo parlare di Lui con un linguaggio sempre inadeguato, d’accordo, ma che almeno rispetta il mistero, né lascia  indovinare le profondità e invita all’esplorazione.

 

 

 

MERCOLEDI’ 30 MAGGIO

Una scheggia di preghiera:

 

DONAMI DI SERVIRTI CON I DONI STESSI CHE TU MI HAI DATO

 

Tra i santi ricordati oggi: San Gavino, martire; Santa Giovanna d’Arco.

Hanno detto: Dipende da ogni uomo se riempie i granai della propria vita di frumento o solo di paglia. (Blsha Johann Andreas)

Saggezza popolare: Se vuoi fuggire dai peccatori più vicini a te, incomincia a fuggire da te stesso. (proverbio Musulmano)

Un aneddoto: Licurgo, il famoso ed austero legislatore, per dare agli Spartani una chiara lezione di come si devono educare i figli, prese due cuccioli della stessa razza canina e li allevò in maniera differente. Nutrì il primo con delicatezza, non facendogli mai nulla mancare; allenò l’altro duramente, insegnandogli come procurarsi il cibo con la caccia. Quando furono cresciuti, li portò un giorno sulla pubblica piazza. Radunato tutto il popolo, fece mettere davanti ai due cani due piatti squisiti, ma nello stesso tempo liberò una lepre. Il cane, delicatamente allevato, s’accucciò presso i piatti; mentre l’altro si lanciò all’inseguimento della lepre; la rincorse, finché non l’acciuffò e la portò al padrone. Gli spettatori applaudirono. Licurgo allora sentenziò: Questi due cani sono della stessa razza, ma guardate quanto li ha resi differenti la diversa educazione!

Parola di Dio: Sir. 36,1.4-5.10-17; Sal 78; Mc. 10, 32-45

 

Vangelo Mc 10, 32-45

Dal vangelo secondo Marco.

In quel tempo, Gesù, prendendo in disparte i Dodici, cominciò a dir loro quello che gli sarebbe accaduto: "Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell'uomo sarà consegnato ai sommi sacerdoti e agli scribi: lo condanneranno a morte, lo consegneranno ai pagani, lo scherniranno, gli sputeranno addosso, lo flagelleranno e lo uccideranno; ma dopo tre giorni risusciterà". E gli si avvicinarono Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedèo, dicendogli: "Maestro, noi vogliamo che tu ci faccia quello che ti chiederemo". Egli disse loro: "Cosa volete che io faccia per voi?". Gli risposero: "Concedici di sedere nella tua gloria uno alla tua destra e uno alla tua sinistra". Gesù disse loro:"Voi non sapete ciò che domandate. Potete bere il calice che io bevo, o ricevere il battesimo con cui io sono battezzato?". Gli risposero: "Lo possiamo". E Gesù disse: "Il calice che io bevo anche voi lo berrete, e il battesimo che io ricevo anche voi lo riceverete. Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato". All'udire questo, gli altri dieci si sdegnarono con Giacomo e Giovanni. Allora Gesù, chiamatili a sé, disse loro: "Voi sapete che coloro che sono ritenuti capi delle nazioni le dominano, e i loro grandi esercitano su di esse il potere. Fra voi però non è così; ma chi vuol essere grande tra voi si farà vostro servitore, e chi vuol essere il primo tra voi sarà il servo di tutti. Il Figlio dell'uomo infatti non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti". Parola del Signore

 

“VOI SAPETE CHE COLORO CHE PASSANO PER CAPI DELLE NAZIONI ESERCITANO SU DI ESSE IL DOMINIO... TRA VOI, PERO', NON È COSÌ”. (Mc. 10,42-43)

Gesù formula un progetto di comunità. E per illustrare il proprio concetto di autorità, compie una rapida incursione nel campo politico. Lì, i discepoli hanno sotto gli occhi alcuni modelli di comando e di comportamento. Ci sono “capi” e cosiddetti “grandi”, notabili, ministri, funzionari di ogni genere, che esercitano il dominio “asservendo” gli altri con il potere, la forza, l’apparenza. Di fronte a questo spettacolo di gente che dà la scalata al potere, al successo, i discepoli devono rendersi conto che hanno l’obbligo di fare proprio l’opposto. La Chiesa, i cristiani non devono scimmiottare i poteri di questa terra, l’unico potere che hanno è il potere di Cristo, cioè il servizio a Dio e agli uomini, il dare la vita come ha fatto Lui. Quanto siamo lontani da questo, quando nella Chiesa è più importante l’appartenenza a quel gruppo che la fede in Gesù, quando i titoli “eminenza, eccel­lenza, monsignore, parroco” non sono nient’altro che la brutta copia di “direttore, amministratore, onorevole…”, quando conta di più “avere dei beni” (oh, naturalmente, per il bene della Chiesa!) invece di avere l’ansia e il desiderio che Gesù sia conosciuto e amato, quando in una parrocchia c’è posto esclusivamente per notabili, benpensanti, pseudo intellettuali, mentre i poveri servono solo per “sentirsi buoni”. Gesù ha potere in quanto servo, ha gloria sulla croce, ha autorità regale in quanto disponibile al dono totale della vita. E se voglio essere degno del nome di cristiano per me deve essere la stessa cosa.

 

 

 

GIOVEDI’ 31 MAGGIO : FESTA DELLA VISITAZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA

Una scheggia di preghiera:

 

SANTA MARIA DEL CAMMINO, MOSTRAMI LA STRADA

 

Tra i santi ricordati oggi: Santa Petronilla di Roma; San Vitale di Assisi.

Hanno detto:

La vita consta essenzialmente di fede e pazienza.  Chi possiede queste due virtù arriverà a una meta meravigliosa. (Tavel Von Rudolf)

Saggezza popolare: Coloro che si aiutano a vicenda portano a casa un elefante. (proverbio Africano)

Un aneddoto: Nel convento di Napoli, un frate era molto tentato di uscire dall’Ordine. In sonno gli parve di essere con gli altri frati in chiesa e pregava: Non mi lasciare, padre santo! E il Signore a lui: Io non ti abbandono, figliuolo, ma sei tu che abbandoni me

Parola di Dio nella festa della Visitazione: Sof. 3, 14-18; opp: Rm 12,9-16; Cantico da Ct. 2,8.10-14; Lc. 1, 39-56

 

Vangelo Lc 1, 39-56

Dal vangelo secondo Luca

In quei giorni, Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo. Elisabetta fu piena di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: "Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che debbo che la madre del mio Signore venga a me? Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell'adempimento delle parole del Signore". Allora Maria disse: "L'anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l'umiltà della sua serva. D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente e Santo è il suo nome: di generazione in generazione la sua misericordia si stende su quelli che lo temono. Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato a mani vuote i ricchi. Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva promesso ai nostri padri, ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre". Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua. Parola del Signore

 

“MARIA SI MISE IN VIAGGIO VERSO LA MONTAGNA E RAGGIUNSE IN FRETTA UNA CITTA’ DI GIUDA”.(Lc. 1,39)

Dopo l’annunciazione dell’angelo, Maria si mette in cammino verso la montagna, con sollecitudine. Per Gesù è il primo viaggio missionario compiuto per mezzo della madre, che anticipa l’azione evangelizzatrice della comunità cristiana. Prende qui l’avvio il grande andare, che riempie tutto il vangelo di Luca e gli Atti degli apostoli. La parola di Dio va dal cielo alla terra, da Nazareth a Gerusalemme, da Gerusalemme in Giudea e fino ai confini della terra; va senza esitazioni, sempre in fretta. Il cristianesimo è movimento, è viaggio. Maria non si è tenuto Gesù tutto per sé. La gioia quando è profonda, va comunicata. Maria sta accogliendo Gesù, l’Amore e non può fare a meno di accoglierlo nel servizio amoroso ad Elisabetta, questa anziana parente che, toccata dalla grazia di Dio, sta per avere un figlio. Noi, invece, spesso abbiamo così ben circondato la fede di abitudini e riti religiosi fino a  bloccarla, paralizzarla nei suoi movimenti. La nostra preghiera spesso è ridotta a parole oppure ad un chiedere che la volontà di Dio corrisponda alla nostra, le nostre Eucaristie sono apatiche, senza uno scatto, prive di un sorriso, incapaci di scuoterci, la missionarietà della Chiesa la deleghiamo volentieri a chi ‘è del mestiere’ Maria si mise in viaggio. Non è andata all’agenzia turistica per scegliere una meta esotica, non ha trovato un comodo aereo con posto esclusivo in classe vip, si è fatta 147 chilometri a piedi, o al massimo su un asino, probabilmente al seguito di qualche carovana di commercianti, e si è fatta questa strada per ‘andare a servizio’, per portare gioia, per permettere un primo incontro tra Giovanni e Gesù, ma qui c’è fede, tra noi, spesso, c’è solo più tradizione sedimentata da una religione che invece di metterci in movimento ci addormenta, con buona pace di tutti i poteri di questa terra. Eppure noi cristiani dovremmo essere gli uomini della speranza. Anche noi portiamo, come Maria il Cristo nel nostro cuore. E Lui vuole essere portato ovunque per poter donare la sua gioia. Non possiamo allora farci prendere dallo scoraggiamento davanti alle negatività del nostro mondo, dobbiamo fidarci non delle nostre grandezze, ma dell’opera che Lui vuole compiere con le nostre povertà. Concludiamo questo mese di maggio con l’invocazione che spesso facciamo in un canto a Maria: “Vieni o Madre in mezzo a noi, vieni Maria quaggiù: cammineremo insieme a Te verso la libertà”

     
     
 

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