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SCHEGGE E SCINTILLE

PENSIERI, SPUNTI, RIFLESSIONI
DALLA PAROLA DI DIO E DALLA VITA

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a cura di: don_franco_locci@libero.it

 

 

APRILE 2007

 

DOMENICA 1 APRILE: DOMENICA DELLE PALME ANNO C

Una scheggia di preghiera:

Padre, se possibile…

 

Tra i santi ricordati oggi: Beata Angela da Foligno; Sant’Ugo, vescovo, Beato Enrico Alfieri

Hanno detto: Pochi accetterebbero di vivere con un cadavere nella sala da pranzo o da letto. Eppure tengono in se stessi un'anima morta. (Rodolphe Plus)

Saggezza popolare: Per quanto affilato sia, il coltello non potrà mai tagliare il suo manico. (proverbio Vietnamita)

Un aneddoto: Viveva un tempo un ricco che andava fiero, e con ragione, della sua cantina e del vino che vi conservava. E aveva un'anfora di vecchissima annata tenuta in serbo per un'occasione speciale, nota a lui solo.
Gli fece visita il governatore e lui rifletté e si disse: "Non aprirò l'anfora per un semplice governatore".
E gli fece visita il vescovo della Diocesi, ma lui si disse: " No, non aprirò l'anfora. Il vescovo non saprebbe stimarne il valore, né le sue narici ne apprezzerebbero l'aroma".

Venne il principe, e cenò da lui. Ma l'uomo pensò: "E' un vino troppo regale per un principotto qualsiasi".
E persino il giorno in cui si sposò suo nipote, l'uomo disse tra sé: "No, non a questi ospiti sarà offerto quel vino".
E passarono gli anni, e l'uomo, ormai vecchio, tornò alla terra.

E nel giorno della sepoltura il vino d'annata fu preso e portato in tavola insieme ad altri vini, e fu distribuito tra i contadini dei dintorni. E quanto fosse vecchio nessuno lo sapeva. Per quella gente, tutto ciò che veniva versato in un bicchiere era, semplicemente, vino. (K Gibran)

Parola di Dio: Is. 50,4-7; Sal. 21; Fil. 2,6-11; Lc. 22,14 – 23,56

 

Vangelo Lc 22, 14 - 23, 56

Dal vangelo secondo Luca.

Quando fu l'ora, Gesù prese posto a tavola e gli apostoli con lui, e disse: “Ho desiderato ardentemente di mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione, poiché vi dico: non la mangerò più, finché essa non si compia nel regno di Dio”. E preso un calice, rese grazie e disse: “Prendetelo e distribuitelo tra voi, poiché vi dico: da questo momento non berrò più del frutto della vite, finché non venga il regno di Dio”. Poi, preso un pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: “Questo è il mio corpo che è dato per voi; fate questo in memoria di me”. Allo stesso modo dopo aver cenato, prese il calice dicendo: “Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che viene versato per voi”. “Ma ecco, la mano di chi mi tradisce è con me, sulla tavola. Il Figlio dell'uomo se ne va, secondo quanto è stabilito; ma guai a quell'uomo dal quale è tradito!”. Allora essi cominciarono a domandarsi a vicenda chi di essi avrebbe fatto ciò. Sorse anche una discussione, chi di loro poteva esser considerato il più grande. Egli disse: “I re delle nazioni le governano, e coloro che hanno il potere su di esse si fanno chiamare benefattori. Per voi però non sia così; ma chi è il più grande tra voi diventi come il più piccolo e chi governa come colui che serve. Infatti chi è più grande, chi sta a tavola o chi serve? Non è forse colui che sta a tavola? Eppure io sto in mezzo a voi come colui che serve. Voi siete quelli che avete perseverato con me nelle mie prove; e io preparo per voi un regno, come il Padre l'ha preparato per me, perché possiate mangiare e bere alla mia mensa nel mio regno e siederete in trono a giudicare le dodici tribù di Israele. Simone, Simone, ecco satana vi ha cercato per vagliarvi come il grano; ma io ho pregato per te, che non venga meno la tua fede; e tu, una volta ravveduto, conferma i tuoi fratelli”. E Pietro gli disse: “Signore, con te sono pronto ad andare in prigione e alla morte”. Gli rispose: “Pietro, io ti dico: non canterà oggi il gallo prima che tu per tre volte avrai negato di conoscermi”. Poi disse: “Quando vi ho mandato senza borsa, né bisaccia, né sandali, vi è forse mancato qualcosa?”. Risposero: “Nulla”. Ed egli soggiunse: “Ma ora, chi ha una borsa la prenda, e così una bisaccia; chi non ha spada, venda il mantello e ne compri una. Perché vi dico: deve compiersi in me questa parola della Scrittura: E fu annoverato tra i malfattori. Infatti tutto quello che mi riguarda volge al suo termine”. Ed essi dissero: “Signore, ecco qui due spade”. Ma egli rispose “Basta!”. Uscito se ne andò, come al solito, al monte degli Ulivi; anche i discepoli lo seguirono. Giunto sul luogo, disse loro: “Pregate, per non entrare in tentazione”. Poi si allontanò da loro quasi un tiro di sasso e, inginocchiatosi, pregava: “Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà”. Gli apparve allora un angelo dal cielo a confortarlo. In preda all'angoscia, pregava più intensamente; e il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadevano a terra. Poi, rialzatosi dalla preghiera, andò dai discepoli e li trovò che dormivano per la tristezza. E disse loro: “Perché dormite? Alzatevi e pregate, per non entrare in tentazione”. Mentre egli ancora parlava, ecco una turba di gente; li precedeva colui che si chiamava Giuda, uno dei Dodici, e si accostò a Gesù per baciarlo. Gesù gli disse: “Giuda, con un bacio tradisci il Figlio dell'uomo?”. Allora quelli che erano con lui, vedendo ciò che stava per accadere, dissero: “Signore, dobbiamo colpire con la spada?”. E uno di loro colpì il servo del sommo sacerdote e gli staccò l'orecchio destro. Ma Gesù intervenne dicendo: “Lasciate, basta così!”. E toccandogli l'orecchio, lo guarì. Poi Gesù disse a coloro che gli erano venuti contro, sommi sacerdoti, capi delle guardie del tempio e anziani: “Siete usciti con spade e bastoni come contro un brigante? Ogni giorno ero con voi nel tempio e non avete steso le mani contro di me; ma questa è la vostra ora, è l'impero delle tenebre”. Dopo averlo preso, lo condussero via e lo fecero entrare nella casa del sommo sacerdote. Pietro lo seguiva da lontano. Siccome avevano acceso un fuoco in mezzo al cortile e si erano seduti attorno, anche Pietro si sedette in mezzo a loro. Vedutolo seduto presso la fiamma, una serva fissandolo disse: “Anche questi era con lui”. Ma egli negò dicendo: “Donna, non lo conosco!”. Poco dopo un altro lo vide e disse: “Anche tu sei di loro!”. Ma Pietro rispose: “No, non lo sono!”. Passata circa un'ora, un altro insisteva: “In verità, anche questo era con lui; è anche lui un Galileo”. Ma Pietro disse: “O uomo, non so quello che dici”. E in quell'istante, mentre ancora parlava, un gallo cantò. Allora il Signore, voltatosi, guardò Pietro, e Pietro si ricordò delle parole che il Signore gli aveva detto: “Prima che il gallo canti, oggi mi rinnegherai tre volte”. E, uscito, pianse amaramente. Frattanto gli uomini che avevano in custodia Gesù lo schernivano e lo percuotevano, lo bendavano e gli dicevano: “Indovina: chi ti ha colpito?”. E molti altri insulti dicevano contro di lui. Appena fu giorno, si riunì il consiglio degli anziani del popolo, con i sommi sacerdoti e gli scribi; lo condussero davanti al sinedrio e gli dissero: “Se tu sei il Cristo, diccelo”. Gesù rispose: “Anche se ve lo dico, non mi crederete; se vi interrogo, non mi risponderete. Ma da questo momento starà il Figlio dell'uomo seduto alla destra della potenza di Dio”. Allora tutti esclamarono: “Tu dunque sei il Figlio di Dio?”. Ed egli disse loro: “Lo dite voi stessi: io lo sono”. Risposero: “Che bisogno abbiamo ancora di testimonianza? L'abbiamo udito noi stessi dalla sua bocca”. Tutta l'assemblea si alzò, lo condussero da Pilato e cominciarono ad accusarlo: “Abbiamo trovato costui che sobillava il nostro popolo, impediva di dare tributi a Cesare e affermava di essere il Cristo re”. Pilato lo interrogò: “Sei tu il re dei Giudei?”. Ed egli rispose: “Tu lo dici”. Pilato disse ai sommi sacerdoti e alla folla: “Non trovo nessuna colpa in quest'uomo”. Ma essi insistevano: “Costui solleva il popolo, insegnando per tutta la Giudea, dopo aver cominciato dalla Galilea fino a qui”. Udito ciò, Pilato domandò se era Galileo e, saputo che apparteneva alla giurisdizione di Erode, lo mandò da Erode che in quei giorni si trovava anch'egli a Gerusalemme. Vedendo Gesù, Erode si rallegrò molto, perché da molto tempo desiderava vederlo per averne sentito parlare e sperava di vedere qualche miracolo fatto da lui. Lo interrogò con molte domande, ma Gesù non gli rispose nulla. C'erano là anche i sommi sacerdoti e gli scribi, e lo accusavano con insistenza. Allora Erode, con i suoi soldati, lo insultò e lo schernì, poi lo rivestì di una splendida veste e lo rimandò a Pilato. In quel giorno Erode e Pilato diventarono amici; prima infatti c'era stata inimicizia tra loro. Pilato, riuniti i sommi sacerdoti, le autorità e il popolo, disse: “Mi avete portato quest'uomo come sobillatore del popolo; ecco, l'ho esaminato davanti a voi, ma non ho trovato in lui nessuna colpa di quelle di cui lo accusate; e neanche Erode, infatti ce l'ha rimandato. Ecco, egli non ha fatto nulla che meriti la morte. Perciò, dopo averlo severamente castigato, lo rilascerò”. Ma essi si misero a gridare tutti insieme: “A morte costui! Dacci libero Barabba!”. Questi era stato messo in carcere per una sommossa scoppiata in città e per omicidio. Pilato parlò loro di nuovo, volendo rilasciare Gesù. Ma essi urlavano: “Crocifiggilo, crocifiggilo!”. Ed egli, per la terza volta, disse loro: “Ma che male ha fatto costui? Non ho trovato nulla in lui che meriti la morte. Lo castigherò severamente e poi lo rilascerò”. Essi però insistevano a gran voce, chiedendo che venisse crocifisso; e le loro grida crescevano. Pilato allora decise che la loro richiesta fosse eseguita. Rilasciò colui che era stato messo in carcere per sommossa e omicidio e che essi richiedevano, e abbandonò Gesù alla loro volontà. Mentre lo conducevano via, presero un certo Simone di Cirène che veniva dalla campagna e gli misero addosso la croce da portare dietro a Gesù. Lo seguiva una gran folla di popolo e di donne che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui. Ma Gesù, voltandosi verso le donne, disse: “Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli. Ecco, verranno giorni nei quali si dirà: Beate le sterili e i grembi che non hanno generato e le mammelle che non hanno allattato. Allora cominceranno a dire ai monti: Cadete su di noi! e ai colli: Copriteci! Perché se trattano così il legno verde, che avverrà del legno secco?”. Venivano condotti insieme con lui anche due malfattori per essere giustiziati. Quando giunsero al luogo detto Cranio, là crocifissero lui e i due malfattori, uno a destra e l'altro a sinistra. Gesù diceva: “Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno”. Dopo essersi poi divise le sue vesti, le tirarono a sorte. Il popolo stava a vedere, i capi invece lo schernivano dicendo: “Ha salvato gli altri, salvi se stesso, se è il Cristo di Dio, il suo eletto”. Anche i soldati lo schernivano, e gli si accostavano per porgergli dell'aceto, e dicevano: “Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso”. C'era anche una scritta, sopra il suo capo: Questi è il re dei Giudei. Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: “Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e anche noi!”. Ma l'altro lo rimproverava: “Neanche tu hai timore di Dio e sei dannato alla stessa pena? Noi giustamente, perché riceviamo il giusto per le nostre azioni, egli invece non ha fatto nulla di male”. E aggiunse: “Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno”. Gli rispose: “In verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso”. Era verso mezzogiorno, quando il sole si eclissò e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio. Il velo del tempio si squarciò nel mezzo. Gesù, gridando a gran voce, disse: “Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito”. Detto questo spirò. Visto ciò che era accaduto, il centurione glorificava Dio: “Veramente quest'uomo era giusto”. Anche tutte le folle che erano accorse a questo spettacolo, ripensando a quanto era accaduto, se ne tornavano percuotendosi il petto. Tutti i suoi conoscenti assistevano da lontano e così le donne che lo avevano seguito fin dalla Galilea, osservando questi avvenimenti. C'era un uomo di nome Giuseppe, membro del sinedrio, persona buona e giusta. Non aveva aderito alla decisione e all'operato degli altri. Egli era di Arimatèa, una città dei Giudei, e aspettava il regno di Dio. Si presentò a Pilato e chiese il corpo di Gesù. Lo calò dalla croce, lo avvolse in un lenzuolo e lo depose in una tomba scavata nella roccia, nella quale nessuno era stato ancora deposto. Era il giorno della parascève e gia splendevano le luci del sabato. Le donne che erano venute con Gesù dalla Galilea seguivano Giuseppe; esse osservarono la tomba e come era stato deposto il corpo di Gesù, poi tornarono indietro e prepararono aromi e oli profumati. Il giorno di sabato osservarono il riposo secondo il comandamento. Parola del Signore

 

“IN PREDA ALL’ANGOSCIA, PREGAVA PIU’ INTENSAMENTE; E IL SUO SUDORE DIVENTO’ COME GOCCE DI SANGUE CHE CADEVANO A TERRA”. (Lc.22,44)

La Settimana Santa di Gesù ci mette a confronto con il mistero del dolore, assunto ed offerto dal nostro Redentore. L'uomo ha paura del dolore, in particolare in questa nostra epoca. Vorrebbe eliminarlo, strapparlo dalla vita umana, e perfino dalla vita animale. Sembra come se il dolore fosse un male, un male abominevole, un buco nero nel grande universo umano, che divora tutto ciò che entra nel suo campo di azione. Sembra come se la grande battaglia della storia attuale fosse contro il dolore, invece di essere per l'uomo. Si deve riflettere su tutto ciò, perché a volte risulta che riusciamo, sì, a distruggere il dolore, ma in modo tale che distruggiamo anche qualcosa dell'uomo. I genitori, affinché i propri figli non soffrano, non negano loro nulla, lasciano fare loro tutti i capricci, ma... non stanno in questa maniera pregiudicandoli, a lungo andare?

Agli anziani, ai malati terminali, vengono ammortizzati i dolori con medicine che fanno loro perdere in gran parte la coscienza. Non li si fa così perdere libertà e nobiltà di spirito di fronte al dolore?

Non sono per la sofferenza in sé, è necessario alleviarla il più possibile, ma sono per l'assunzione umana della sofferenza. Non sono rari i casi di giovani ed adulti che, davanti all'insuccesso scolastico o professionale, davanti a una delusione amorosa, davanti a uno scandalo di corruzione, preferiscono farla finita con la vita, piuttosto che affrontare il volto doloroso della situazione. Perché?

Non si conosce, non si è scoperto il tesoro nascosto nel dolore. Per l'uomo, è un tesoro nascosto di umanizzazione, per il cristiano è un tesoro nascosto di assimilazione allo stile di Cristo, di valore redentore. Giovanni Paolo II ha avuto l'audacia di parlare del Vangelo della sofferenza, certamente della sofferenza di Cristo, ma, insieme con Lui, della sofferenza del cristiano. Siamo chiamati a vivere questo Vangelo nelle piccole pene della vita, siamo chiamati a predicarlo con sincerità e con amore.

 

 

LUNEDI’ 2 APRILE

Una scheggia di preghiera:

Grazie!

 

Tra i santi ricordati oggi: San Francesco da Paola; Santa Maria egiziaca; Santa Teodosia, vergine e martire

Hanno detto:

Ci sono due gridi nell'uomo: il grido dell'angelo e quello della bestia. Il grido dell'angelo è la preghiera, il grido della bestia è il peccato. (Santo Curato d’Ars)

Saggezza popolare: Non piangere se il sole tramonta... altrimenti le lacrime non ti faranno vedere le stelle. (Proverbio Venezuelano)

Un aneddoto: Un soldato italiano riuscito a sfuggire alla prigionia in Germania, si trovò fra le macerie di Berlino semidistrutta. Era in uno stato di estrema depressione: digiuno da quasi cinque giorni, al limite delle sue forze, aveva cercato di darsi prigioniero agli inglesi, agli americani, ed agli stessi russi, ma invano; si sentiva talmente perduto che sarebbe stato contento d’essere mitragliato. Non avendo fede alcuna, se gli fosse capitata in mano un’arma, non avrebbe esitato a farla finita con la sua disperazione. Era in questo stato, quando il suo sguardo si fissò casualmente su di un albero vicino, tutto ricoperto dalle gemme nuove della primavera inoltrata. Fu come una scoperta. Qualcosa resisteva ancora, la vita continuava. Si gettò in ginocchio, lui che non aveva più un brandello di fede, e ringraziò Dio. Non era ancor detta l’ultima parola. E riprese a camminare.

Parola di Dio: Is. 42,1-7; Sal. 26; Gv. 12,1-11

 

Vangelo Gv 12, 1-11

Dal vangelo secondo Giovanni.

Sei giorni prima della Pasqua, Gesù andò a Betania, dove si trovava Lazzaro, che egli aveva risuscitato dai morti. Equi gli fecero una cena: Marta serviva e Lazzaro era uno dei commensali. Maria allora, presa una libbra di olio profumato di vero nardo, assai prezioso, cosparse i piedi di Gesù e li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì del profumo dell'unguento. Allora Giuda Iscariota, uno dei suoi discepoli, che doveva poi tradirlo, disse: «Perché quest'olio profumato non si è venduto per trecento denari per poi darli ai poveri?». Questo egli disse non perché gl'importasse dei poveri, ma perché era ladro e, siccome teneva la cassa, prendeva quello che vi mettevano dentro. Gesù allora disse: «Lasciala fare, perché lo conservi per il giorno della mia sepoltura. I poveri infatti li avete sempre con voi, ma non sempre avete me». Intanto la gran folla di Giudei venne a sapere che Gesù si trovava là, e accorse non solo per Gesù, ma anche per vedere Lazzaro che egli aveva risuscitato dai morti. I sommi sacerdoti allora deliberarono di uccidere anche Lazzaro, perché molti Giudei se ne andavano a causa di lui e credevano in Gesù. Parola del Signore

 

“E TUTTA LA CASA SI RIEMPI’ DEL PROFUMO DELL’UNGUENTO” (Gv, 12,3)

Viviamo i giorni che precedono immediatamente la Passione del Signore. Il vangelo di Giovanni ci fa vivere con Cristo momenti di intimità e di tenerezza; sembra che Gesù voglia offrirci, come testamento, ulteriori testimonianze di amore, di amicizia, di calda accoglienza. La risposta al suo amore, per sè e per tutti noi, la porge Maria, la sorella di Lazzaro. Lei è ancora prostrata ai piedi di Gesù, in quell'atteggiamento tante volte si era beata delle parole del maestro. Ora non ascolta soltanto, ma sente di dover esprimere con un gesto concreto la sua immensa gratitudine: Gesù è suo Signore, il suo Re e perciò deve ungerlo con un unguento prezioso e profumato e finalmente il buon odore del grazie e della lode riempie quella casa. La prostrazione ai suoi piedi, è il gesto dell'umile sudditanza, è il gesto di una fede viva nella risurrezione, è l'onore tributato a Colui che ha richiamato tra i vivi il suo fratello Lazzaro, già nella tomba da quattro giorni. Maria esprime la gratitudine di tutti i credenti, il grazie di tutti salvati da Cristo, la lode di tutti i risorti, l'amore di tutti gli innamorati di Lui, la risposta migliore a tutti i segni con i quali egli ha manifestato a tutti noi la bontà di Dio. L'intervento di Giuda è invece la contro testimonianza più assurda e maldestra: l'espressione d'amore per lui diventa freddo e gelido calcolo tradotto in cifra, trecento denari. Chissà se egli si ricorderà fra non molti giorni del valore attribuito a quel vasetto di alabastro e se lo confronterà con i trenta denari per i quali ha venduto il suo maestro? Per chi è attaccato al denaro e lo ha fatto diventare il proprio idolo, davvero l'amore vale zero e la stessa persona del Cristo può essere svenduta per pochi soldi! È l'eterno contrasto che spesso sconvolge la vita del nostro povero mondo e dei suoi abitanti: o le ricchezze di Dio, incommensurabili, eterne, che riempiono l'umana esistenza o il vile denaro, che schiavizza e illude.

 

 

MARTEDI’ 3 APRILE

Una scheggia di preghiera:

Signore, nel fallimento allontana la disperazione

 

Tra i santi ricordati oggi: San Riccardo, vescovo; San Sisto, Papa; San Luigi Scrosoppi

Hanno detto: Non affliggerti per chi muore. Quale assurdo: credere in un paradiso eterno, e poi compatire chi ci va! (San Giovanni Crisostomo)

Saggezza popolare: Chi segue gli altri, non arriva mai primo. (Proverbio Veneto)

Un aneddoto: In una parrocchia di Saint Louis si può ammirare un affresco di grandi proporzioni: un operaio in tuta di fatica si arrampica per un’erta scoscesa, trascinando un grande peso. Lo illumina Cristo stesso. Una dicitura spiega: “Che la mia pena, aggiunta al vostro sacrificio, serva alla liberazione di tutti i nostri fratelli”.

Parola di Dio: Is. 49,1-6; Sal. 70;Gv. 13,21-33.36-38

 

Vangelo Gv 13, 21-33. 36-38

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, mentre Gesù era a mensa con i suoi discepoli, si commosse profondamente e dichiarò: «In verità, in verità vi dico: uno di voi mi tradirà». I discepoli si guardarono gli uni gli altri, non sapendo di chi parlasse. Ora uno dei discepoli, quello che Gesù amava, si trovava a tavola al fianco di Gesù. Simon Pietro gli fece un cenno e gli disse: «Dì, chi è colui a cui si riferisce?». Ed egli reclinandosi così sul petto di Gesù, gli disse: «Signore, chi è?». Rispose allora Gesù: «E' colui per il quale intingerò un boccone e glielo darò». E intinto il boccone, lo prese e lo diede a Giuda Iscariota, figlio di Simone. E allora, dopo quel boccone, satana entrò in lui. Gesù quindi gli disse: «Quello che devi fare fallo al più presto». Nessuno dei commensali capì perché gli aveva detto questo; alcuni infatti pensavano che, tenendo Giuda la cassa, Gesù gli avesse detto: «Compra quello che ci occorre per la festa», oppure che dovesse dare qualche cosa ai poveri. Preso il boccone, egli subito uscì. Ed era notte. Quando egli fu uscito, Gesù disse: «Ora il Figlio dell'uomo è stato glorificato, e anche Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. Figlioli, ancora per poco sono con voi; voi mi cercherete, ma come ho gia detto ai Giudei, lo dico ora anche a voi: dove vado io voi non potete venire. Simon Pietro gli dice: «Signore, dove vai?». Gli rispose Gesù: «Dove io vado per ora tu non puoi seguirmi; mi seguirai più tardi». Pietro disse: «Signore, perché non posso seguirti ora? Darò la mia vita per te!». Rispose Gesù: «Darai la tua vita per me? In verità, in verità ti dico: non canterà il gallo, prima che tu non m'abbia rinnegato tre volte». Parola del Signore

 

“GESÙ SI COMMOSSE PROFONDAMENTE E DICHIARO': IN VERITA', IN VERITA' VI DICO: UNO DI VOI MI TRADIRA'”. (Gv. 13,21)

La missione di Gesù presso gli Apostoli sembra finire con un fallimento: è una sconfitta terribile, per un maestro così buono, essere tradito da un suo discepolo, da uno dei Dodici, come dice con insistenza il Vangelo. Ma Gesù non rimane in questo turbamento profondo. Anch'egli è illuminato da Dio e, dopo che Giuda è uscito, la sua non è una parola di sconfitta, ma di vittoria: “Ora il Figlio dell'uomo è stato glorificato, e anche Dio è stato glorificato in lui”. È una visione divina. Gesù vede le cose in profondità, non si ferma alle apparenze, vede anche nelle realtà umane più spaventose l'azione di Dio che tutto trasforma: la più profonda umiliazione è occasione di una immensa gloria. Nel momento in cui egli accetta tutte le umiliazioni, si com­pie la redenzione del mondo, e si attua la profezia di Isaia, per la gloria del Padre. Egli è il chicco di grano che accetta di cadere nella terra e di morire e così porta molto frutto: la salvezza divina è portata fino ai confini della Terra. E’ per noi un richiamo e una grande consolazione. Il Signore Gesù con la sua passione ci dà il mezzo di riconoscere in tutte le tribolazioni l'azione divina, di accogliere ogni difficoltà come una occasione di glorificare Dio.

 

 

MERCOLEDI’ 4 APRILE

Una scheggia di preghiera:

Prepara il mio cuore, Gesù, a vivere la Pasqua con te

 

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Isidoro, vescovo e dottore della Chiesa; San Benedetto Moro, monaco

Hanno detto: Ciò che non è eterno non è niente, per noi che siamo eterni. (San Giovanni Gualberto)

Saggezza popolare: Quando fa buio anche l'aquila ha bisogno della sua casa. (Proverbio della Val d’Aosta)

Un aneddoto: Raccontava santa Teresa d’Avila in un suo scritto che il Redentore, accolto come un vincitore in Gerusalemme, dopo tanti clamori ed osanna non trovò alcuno che l’ospitasse nella Città Santa e ritornò a Betania per passarvi la notte. Battere le mani, acclamare in mezzo ad una folla osannante è facile, compromettersi personalmente è rischioso, è tipico solo degli amici veri.

Parola di Dio: Is. 50,4-9; Sal. 68; Mt. 26,14-25

 

Vangelo Mt 26, 14-25

Dal vangelo secondo Matteo.

In quel tempo, uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariota, andò dai sommi sacerdoti e disse: «Quanto mi volete dare perché io ve lo consegni?». E quelli gli fissarono trenta monete d'argento. Da quel momento cercava l'occasione propizia per consegnarlo. Il primo giorno degli Azzimi, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: «Dove vuoi che ti prepariamo, per mangiare la Pasqua?». Ed egli rispose: «Andate in città, da un tale, e ditegli: Il Maestro ti manda a dire: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli». I discepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù, e prepararono la Pasqua. Venuta la sera, si mise a mensa con i Dodici. Mentre mangiavano disse: «In verità io vi dico, uno di voi mi tradirà». Ed essi, addolorati profondamente, incominciarono ciascuno a domandargli: «Sono forse io, Signore?». Ed egli rispose: «Colui che ha intinto con me la mano nel piatto, quello mi tradirà. Il Figlio dell'uomo se ne va, come è scritto di lui, ma guai a colui dal quale il Figlio dell'uomo viene tradito; sarebbe meglio per quell'uomo se non fosse mai nato!». Giuda, il traditore, disse: «Rabbì, sono forse io?». Gli rispose: «Tu l'hai detto». Parola del Signore

 

“DOVE VUOI CHE TI PREPARIAMO PER MANGIARE LA PASQUA?” (Mt. 26,17)

In questo ultimo giorno prima del sacro Triduo pasquale, il vangelo di Matteo ci ricorda che tutti hanno qualcosa da preparare. Giuda ha preparato il tradimento ed ora aspetta solo il momento propizio per attuarlo, gli apostoli si danno da fare per preparare la festa della Pasqua Ebraica, Gesù stesso va deciso verso la sua missione di amore e di sangue. Tutti stanno preparando qualcosa… e io, che cosa sto preparando?

Il pranzo di Pasqua, il primo “assaggio” di vacanze?

Sono conscio del dono che mi viene fatto o tutto è una più o meno bella “abitudine”?

So ancora meravigliarmi di un Dio che mi ama alla follia fino al punto da accettare di andare in croce per me?

Sto preparando un tradimento, una fuga o una adorazione silenziosa e dolorosa ai piedi della croce?

Sto preparando la morte di Cristo o la sua Pasqua di morte e di risurrezione?

Mi accorgo che il “passaggio” non è solo il suo ma anche il mio con Lui?

Dovrà anche quest’anno Gesù ripetere per me le lamentazioni del venerdì Santo: “Popolo mi che cosa ti ho fatto?

Ti ho preparato il male o il bene?

E tu che cosa ha preparato per me?

 

 

GIOVEDI’ 5 APRILE: GIOVEDI’ SANTO

Una scheggia di preghiera:

Annunciamo la tua morte, Signore, proclamiamo la tua risurrezione, nell’attesa della tua venuta.

 

Tra i santi ricordati oggi: San Gerardo, monaco; Santa Irene, martire; San Vincenzo Ferrer.

Hanno detto: Non è la morte che verrà a cercarmi, è il buon Dio. (Santa Teresa di Lisieux)

Saggezza popolare: Cerca di stare in buona compagnia anche quando sei solo. (Proverbio Ungherese)

Un aneddoto: Il beato Notker, un monaco svizzero di san Gallo, che vendicò la sua balbuzie componendo magni­fici canti religiosi (tra cui la sequenza “Victimae Paschali laudes”), passava una sera lungo un torrente; arrivato nei pressi del mulino di Presle, gli capitò di vedere un ragazzetto che abbassava la chiusa, fermando così le ruote e le macine. Inaspettatamente ci fu completo silenzio. Allora il monaco, accordandosi con la mandola, cantò il fa­moso ritmo che comincia appunto con queste parole: “Come un mulino senz’acqua / così è l’uomo senza Spirito Santo”.

Parola di Dio: Es. 12,1-8.11-14;  Sal 115; 1Cor. 11,23-26; Gv. 13,1-15

 

2^ Lettura 1 Cor 11, 23-26

Dalla lettera ai Corinti

Fratelli, io ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: “Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me”. Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: “Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me”. Ogni volta infatti che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la morte del Signore finché egli venga. Parola di Dio

 

“NELLA NOTTE IN CUI VENIVA TRADITO...” (1 Cor 11, 23).

Una riflessione di Alessandro Pronzato:

Basta questa espressione per penetrare nello spessore — umano spirituale — del primo giorno del Triduo Santo. Non si tratta, banalmente, delle circostanze, della cornice. Non è tanto Giuda che tradisce Gesù, ma è Gesù che si “consegna”. Il mistero della Pasqua è tutto racchiuso qui: Gesù si consegna, “si tradisce”. Amare, per lui, vuoi dire, precisamente, consegnarsi. Nel duplice senso di manifestarsi e di donarsi. L’amore di Cristo non rimane segreto, impenetrabile Si rivela. Si dichiara. Si scopre. Gesù si tradisce nel suo amore verso gli uomini. Pensiamo ai discorsi di addio, pieni di struggente tenerezza, pur nella drammaticità dell’ora. Pensiamo alla lavanda dei piedi. “Sapete ciò che vi ho fatto?” Ossia, mi sono spiegato, mi sono “tradito” abbastanza? Ci sarà ancora una prova, decisiva, domani, su quel colle spelacchiato, macabro ritrovo finale di malfattori. E lui, più colpevole di tutti. Mai nessuno ha osato amare in maniera così temeraria, provocatoria. Sì. Adesso lo sappiamo. Anche Dio ha un punto debole che lo rende vulnerabile, lo tradisce: l’amore. Gli uomini possono mettergli le mani addosso, farne ciò che vogliono, perché lui non è riuscito a tener nascosto il proprio segreto. Il vero “delatore” è stato lui, non Giuda. Dio è la spia di se stesso. Cristo ha lasciato impronte dappertutto. Tracce e prove della sua colpevolezza. La croce rappresenterà la confessione decisiva dell’imputato. Cristo si rifiuterà di raccogliere la sfida dei beffeggiatori, non scenderà, non si sottrarrà alla presa dei chiodi. Rimarrà come un manifesto vivente, spiegato, leggibile in ogni riga segnata di rosso di quel corpo straziato. Quella è la sua dichiarazione suprema, pubblica, “scandalosa”, di amore.

L’altro senso di “tradire” sta nel donarsi. Sulla tavola del cenacolo, Cristo si fa pane e “si consegna” alla fame degli uomini. Si fa presenza continua, quotidiana. E si consegna, sotto il segno del pane, per riempire la solitudine dei suoi “che erano nel mondo”. L’Eucaristia è precisamente un “consegnarsi”, ossia un tradirsi, un mettersi nelle mani degli altri. Cristo non si appartiene. Non tutela, non protegge, non difende i propri privilegi divini. Si fa dono, si abbandona. Tutti potranno disporne. Non si può capire il significato dell’Eucaristia e chiudersi nell’egoismo. Purtroppo noi tendiamo ad amministrare giudiziosamente la nostra vita, pretendiamo spenderla per noi, impiegarla per i nostri interessi. Arriviamo a dare qualcosa. Ma abbiamo paura di “consegnarsi”.”Consegnarsi” è molto più che “concedersi”. La consegna implica lo smantellamento di tutte le difese, l’abolizione di qualsiasi riserva, la rinuncia a controllare. Lo vogliamo o no, partecipare all’Eucaristia significa “tradirsi”, uscire allo scoperto, denunciare che stiamo dalla parte dell’amore che si fa dono. Comprende il significato e le conseguenze dell’Eucaristia, non chi si limita a isolarsi in raccoglimento devoto, ignorando gli altri, e soprattutto le presenze scomode. Ma chi non esita a “consegnarsi” Gesù non ha aspettato che fosse Giuda a tradirlo. Quello di Giuda è stato un baratto, un cattivo affare. La vera consegna l’ha effettuata lui. Un’operazione in pura perdita. Un grande affare per noi.

 

 

VENERDI’ 6 APRILE: VENERDI’ SANTO

Una scheggia di preghiera:

Ti saluto o croce santa che portasti il Redentor, Gloria, lode, onor ti canta ogni lingua ed ogni cuor.

 

Tra i santi ricordati oggi: San Celestino I, Papa; San Marcellino, martire; Santa Virginia, martire.

Hanno detto: L'altro è un fratello per mezzo del quale Dio ci parla. Per mezzo del quale Dio ci aiuta e ci consola, Dio ci ama e ci salva. L'altro - ogni altro - è un fratello da amare. Egli è in cammino con noi verso la casa del Padre. L'altro è Gesù. (Mchel Quoist)

Saggezza popolare: Se qualche volta la barca si inclina, non per questo la rotta è errata. (Proverbio Turco)

Un aneddoto: Raccontava Nikos Kazantzakis di Padre Manassì, il monaco d’un convento ortodosso, che ricevette la visita di un asceta, rimanendo con lui tutto il giorno. Quello apriva un attimo gli occhi, e poi li richiudeva. “Apri gli occhi, padre”, gli diceva Manassì: “aprili per vedere le opere meravigliose di Dio”. “Sì, per un momento ma io poi chiudo gli occhi”, rispose l’asceta, “per vedere Colui che le ha fatte”

Parola di Dio: Is. 52,13-53,12; Sal. 30; Eb. 4,14-16; 5,7-9; Gv. 18,1-19,42

 

Vangelo Gv 18, 1 -19, 42

Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù uscì con i suoi discepoli e andò di là dal torrente Cèdron, dove c'era un giardino nel quale entrò con i suoi discepoli. Anche Giuda, il traditore, conosceva quel posto, perché Gesù vi si ritirava spesso con i suoi discepoli. Giuda dunque, preso un distaccamento di soldati e delle guardie fornite dai sommi sacerdoti e dai farisei, si recò là con lanterne, torce e armi. Gesù allora, conoscendo tutto quello che gli doveva accadere, si fece innanzi e disse loro: “Chi cercate?”. Gli risposero: “Gesù, il Nazareno”. Disse loro Gesù: “Sono io!”. Vi era là con loro anche Giuda, il traditore. Appena disse “Sono io”, indietreggiarono e caddero a terra. Domandò loro di nuovo: “Chi cercate?”. Risposero: “Gesù, il Nazareno”. Gesù replicò: “Vi ho detto che sono io. Se dunque cercate me, lasciate che questi se ne vadano”. Perché s'adempisse la parola che egli aveva detto: “Non ho perduto nessuno di quelli che mi hai dato”. Allora Simon Pietro, che aveva una spada, la trasse fuori e colpì il servo del sommo sacerdote e gli tagliò l'orecchio destro. Quel servo si chiamava Malco. Gesù allora disse a Pietro: “Rimetti la tua spada nel fodero; non devo forse bere il calice che il Padre mi ha dato?”. Allora il distaccamento con il comandante e le guardie dei Giudei afferrarono Gesù, lo legarono e lo condussero prima da Anna: egli era infatti suocero di Caifa, che era sommo sacerdote in quell'anno. Caifa poi era quello che aveva consigliato ai Giudei: “E' meglio che un uomo solo muoia per il popolo”. Intanto Simon Pietro seguiva Gesù insieme con un altro discepolo. Questo discepolo era conosciuto dal sommo sacerdote e perciò entrò con Gesù nel cortile del sommo sacerdote; Pietro invece si fermò fuori, vicino alla porta. Allora quell'altro discepolo, noto al sommo sacerdote, tornò fuori, parlò alla portinaia e fece entrare anche Pietro. E la giovane portinaia disse a Pietro: “Forse anche tu sei dei discepoli di quest'uomo?”. Egli rispose: “Non lo sono”. Intanto i servi e le guardie avevano acceso un fuoco, perché faceva freddo, e si scaldavano; anche Pietro stava con loro e si scaldava. Allora il sommo sacerdote interrogò Gesù riguardo ai suoi discepoli e alla sua dottrina. Gesù gli rispose: “Io ho parlato al mondo apertamente; ho sempre insegnato nella sinagoga e nel tempio, dove tutti i Giudei si riuniscono, e non ho mai detto nulla di nascosto. Perché interroghi me? Interroga quelli che hanno udito ciò che ho detto loro; ecco, essi sanno che cosa ho detto”. Aveva appena detto questo, che una delle guardie presenti diede uno schiaffo a Gesù, dicendo: “Così rispondi al sommo sacerdote?”. Gli rispose Gesù: “Se ho parlato male, dimostrami dov'è il male; ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?”. Allora Anna lo mandò legato a Caifa, sommo sacerdote. Intanto Simon Pietro stava là a scaldarsi. Gli dissero: “Non sei anche tu dei suoi discepoli?”. Egli lo negò e disse: “Non lo sono”. Ma uno dei servi del sommo sacerdote, parente di quello a cui Pietro aveva tagliato l'orecchio, disse: “Non ti ho forse visto con lui nel giardino?”. Pietro negò di nuovo, e subito un gallo cantò. Allora condussero Gesù dalla casa di Caifa nel pretorio. Era l'alba ed essi non vollero entrare nel pretorio per non contaminarsi e poter mangiare la Pasqua. Uscì dunque Pilato verso di loro e domandò: “Che accusa portate contro quest'uomo?”. Gli risposero: “Se non fosse un malfattore, non te l'avremmo consegnato”. Allora Pilato disse loro: “Prendetelo voi e giudicatelo secondo la vostra legge!”. Gli risposero i Giudei: “A noi non è consentito mettere a morte nessuno”. Così si adempivano le parole che Gesù aveva detto indicando di quale morte doveva morire. Pilato allora rientrò nel pretorio, fece chiamare Gesù e gli disse: “Tu sei il re dei Giudei?”. Gesù rispose: “Dici questo da te oppure altri te l'hanno detto sul mio conto?”. Pilato rispose: “Sono io forse Giudeo? La tua gente e i sommi sacerdoti ti hanno consegnato a me; che cosa hai fatto?”. Rispose Gesù: “Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù”. Allora Pilato gli disse: “Dunque tu sei re?”. Rispose Gesù: “Tu lo dici; io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per rendere testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce”. Gli dice Pilato: “Che cos'è la verità?”. E detto questo uscì di nuovo verso i Giudei e disse loro: “Io non trovo in lui nessuna colpa. Vi è tra voi l'usanza che io vi liberi uno per la Pasqua: volete dunque che io vi liberi il re dei Giudei?”. Allora essi gridarono di nuovo: “Non costui, ma Barabba!”. Barabba era un brigante. Allora Pilato fece prendere Gesù e lo fece flagellare. E i soldati, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero addosso un mantello di porpora; quindi gli venivano davanti e gli dicevano: “Salve, re dei Giudei!”. E gli davano schiaffi. Pilato intanto uscì di nuovo e disse loro: “Ecco, io ve lo conduco fuori, perché sappiate che non trovo in lui nessuna colpa”. Allora Gesù uscì, portando la corona di spine e il mantello di porpora. E Pilato disse loro: “Ecco l'uomo!”. Al vederlo i sommi sacerdoti e le guardie gridarono: “Crocifiggilo, crocifiggilo!”. Disse loro Pilato: “Prendetelo voi e crocifiggetelo; io non trovo in lui nessuna colpa”. Gli risposero i Giudei: “Noi abbiamo una legge e secondo questa legge deve morire, perché si è fatto Figlio di Dio”. All'udire queste parole, Pilato ebbe ancor più paura ed entrato di nuovo nel pretorio disse a Gesù: “Di dove sei?”. Ma Gesù non gli diede risposta. Gli disse allora Pilato: “Non mi parli? Non sai che ho il potere di metterti in libertà e il potere di metterti in croce?”. Rispose Gesù: “Tu non avresti nessun potere su di me, se non ti fosse stato dato dall'alto. Per questo chi mi ha consegnato nelle tue mani ha una colpa più grande”. Da quel momento Pilato cercava di liberarlo; ma i Giudei gridarono: “Se liberi costui, non sei amico di Cesare! Chiunque infatti si fa re si mette contro Cesare”. Udite queste parole, Pilato fece condurre fuori Gesù e sedette nel tribunale, nel luogo chiamato Litòstroto, in ebraico Gabbatà. Era la Preparazione della Pasqua, verso mezzogiorno. Pilato disse ai Giudei: “Ecco il vostro re!”. Ma quelli gridarono: “Via, via, crocifiggilo!”. Disse loro Pilato: “Metterò in croce il vostro re?”. Risposero i sommi sacerdoti: “Non abbiamo altro re all'infuori di Cesare”. Allora lo consegnò loro perché fosse crocifisso. Essi allora presero Gesù ed egli, portando la croce, si avviò verso il luogo del Cranio, detto in ebraico Gòlgota, dove lo crocifissero e con lui altri due, uno da una parte e uno dall'altra, e Gesù nel mezzo. Pilato compose anche l'iscrizione e la fece porre sulla croce; vi era scritto: “Gesù il Nazareno, il re dei Giudei”. Molti Giudei lessero questa iscrizione, perché il luogo dove fu crocifisso Gesù era vicino alla città; era scritta in ebraico, in latino e in greco. I sommi sacerdoti dei Giudei dissero allora a Pilato: “Non scrivere: il re dei Giudei, ma che egli ha detto: Io sono il re dei Giudei”. Rispose Pilato: “Ciò che ho scritto, ho scritto”. I soldati poi, quando ebbero crocifisso Gesù, presero le sue vesti e ne fecero quattro parti, una per ciascun soldato, e la tunica. Ora quella tunica era senza cuciture, tessuta tutta d'un pezzo da cima a fondo. Perciò dissero tra loro: Non stracciamola, ma tiriamo a sorte a chi tocca. Così si adempiva la Scrittura: Si sono divise tra loro le mie vesti e sulla mia tunica hanno gettato la sorte. E i soldati fecero proprio così. Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Clèofa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: “Donna, ecco il tuo figlio!”. Poi disse al discepolo: “Ecco la tua madre!”. E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa. Dopo questo, Gesù, sapendo che ogni cosa era stata ormai compiuta, disse per adempiere la Scrittura: “Ho sete”. Vi era lì un vaso pieno d'aceto; posero perciò una spugna imbevuta di aceto in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. E dopo aver ricevuto l'aceto, Gesù disse: “Tutto è compiuto!”. E, chinato il capo, spirò. Era il giorno della Preparazione e i Giudei, perché i corpi non rimanessero in croce durante il sabato (era infatti un giorno solenne quel sabato), chiesero a Pilato che fossero loro spezzate le gambe e fossero portati via. Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe al primo e poi all'altro che era stato crocifisso insieme con lui. Venuti però da Gesù e vedendo che era gia morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati gli colpì il fianco con la lancia e subito ne uscì sangue e acqua. Chi ha visto ne da  testimonianza e la sua testimonianza è vera e egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate. Questo infatti avvenne perché si adempisse la Scrittura: Non gli sarà spezzato alcun osso. E un altro passo della Scrittura dice ancora: Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto. Dopo questi fatti, Giuseppe d'Arimatèa, che era discepolo di Gesù, ma di nascosto per timore dei Giudei, chiese a Pilato di prendere il corpo di Gesù. Pilato lo concesse. Allora egli andò e prese il corpo di Gesù. Vi andò anche Nicodèmo, quello che in precedenza era andato da lui di notte, e portò una mistura di mirra e di aloe di circa cento libbre. Essi presero allora il corpo di Gesù, e lo avvolsero in bende insieme con oli aromatici, com'è usanza seppellire per i Giudei. Ora, nel luogo dove era stato crocifisso, vi era un giardino e nel giardino un sepolcro nuovo, nel quale nessuno era stato ancora deposto. Là dunque deposero Gesù, a motivo della preparazione dei Giudei, poiché quel sepolcro era vicino. Parola del Signore

 

“E, CHINATO IL CAPO, SPIRO’ “.(Gv. 19,30)

Una riflessione davanti alla croce di Henry Nouwen

Durante la liturgia a Trosly, Pére Thomas e Pére Gibert staccarono dalla parete l'enorme croce che sta appesa dietro l'altare e la tennero sollevata, così che tutta la comunità poté andare a baciare il corpo morto di Cristo. Vennero tutti, più di quattrocento persone - uomini e donne disabili con i loro assistenti e amici. Tutti apparivano consapevoli di quello stavano facendo: esprimere il loro amore e la loro gratitudine per colui che aveva dato la propria vita per loro. Mentre stavano tutti radunati attorno alla croce e baciavano i piedi e la testa di Gesù, chiusi gli occhi e vidi il suo sacro corpo disteso e crocifisso sul nostro pianeta terra. Vidi l'immensa sofferenza dell'umanità lungo i secoli: persone che si uccidono a vicenda, persone che muoiono di fame o di malattia; persone cacciate dalle proprie case; persone che dormono nelle strade delle grandi città; persone che si attaccano le une alle altre nella disperazione; persone flagellate, torturate, bruciate e mutilate; persone isolate in appartamenti chiusi, in prigioni sotterranee, nei campi di lavori forzati; persone che implorano una parola dolce, una lettera amichevole, un abbraccio consolante, persone... che gridano tutte con voce angosciata: “Dio mio. Dio mio, perché mi hai abbandonato?”. Immaginando il corpo di Gesù nudo e lacerato. disteso sul nostro globo, mi sentivo pieno di orrore. Ma non appena aprii gli occhi, vidi Jacques. che porta sul volto i segni della sua sofferenza, mentre baciava il corpo con passione e le lacrime gli scendevano dagli occhi. Vidi Ivan, trasportato a spalle da Michael. Vidi Edith che avanzava nella sua sedia a rotelle. Man mano che venivano - diritti o claudicanti, vedenti o ciechi, udenti o sordi - vedevo l'interminabile processione dell'umanità che si radunava attorno al sacro corpo di Gesù coprendolo di lacrime e di baci, per poi allontanarsene lentamente, confortata e consolata da un così grande amore... Con gli occhi della mia mente vidi l'immensa folla di isolati, di individui angosciati che si allontanavano insieme dalla croce, uniti dall'amore che essi avevano visto con i loro stessi occhi e toccato con le loro stesse labbra. La croce dell'orrore divenne la croce della speranza, il corpo torturato divenne il corpo che da nuova vita; le ferite aperte diventarono fonte di perdono, di guarigione e di riconciliazione.

 

 

SABATO 7 APRILE: SABATO SANTO

Una scheggia di preghiera:

Con te, Gesù, la speranza non muore mai

 

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Ermanno, monaco; San Giovanni Battista de la Salle

Hanno detto: Dicono che capendo noi stessi, capiremo meglio gli altri. Ma io vi dico, amando gli altri impareremo qualcosa di più su noi stessi. (K. Gibran)

Saggezza popolare: Se tutti i pazzi portassero la berretta bianca, si parrebbe un branco di oche. (Proverbio Toscano)

Un aneddoto: Uno dei più grandi tenori del mondo, Placido Domingo, soffrì tremendamente per il terremoto che colpì il Messico nel 1985. Con le sue mani andò a scavare tra le macerie per ritrovare congiunti dispersi, tra cui i suoi stessi genitori. Dopo il tragico evento, dichiarò che quel terremoto gli aveva fatto capire che la nostra vita è legata ad un filo: quando meno te l’aspetti, puoi andartene per sempre. Non serve avere ricchezze, fama, salute, potere e giovinezza: la morte è cieca, non guarda in faccia a nessuno. “Non è possibile che tutto sia finito così” mi dicevo... “Poi riflettendo sul mistero del dolore e sulla condizione di questa esistenza che dovrebbe essere solo una preparazione alla vita vera, ho trovato la forza di pregare. La mia fede in Cristo risorto, mi aiuta a combattere la disperazione”.

 

Oggi è l’unico giorno dell’anno in cui la Chiesa non celebra l’Eucaristia, riservando la preghiera al:

silenzio, al raccoglimento, alla meditazione sul mistero della morte (e resurrezione) di Gesù.

 

Un pensiero del patriarca Bartolomeo I in questo giorno di silenzio liturgico

Un Giuseppe ti ha protetto quando eri bambino. Un altro Giuseppe ti schioda dolcemente dalla croce. Nelle sue mani tu sei più abbandonato di un bimbo nelle mani della madre. Egli depone nel grembo della roccia la reliquia del tuo corpo immacolato. La pietra è rotolata, tutto è silenzio. E’ lo shabbáth misterioso. Tutto tace, la creazione trattiene il respiro. Nel vuoto totale d'amore, discende il Cristo. Ma da vincitore. Egli arde del fuoco dello Spirito. Al suo contatto, i legami dell'umanità si consumano.  O Vita, come puoi morire? Muoio per distruggere la potenza della morte e risuscitare i morti dall'inferno.

Tutto tace. Ma la grande lotta ha fine. Colui che separa è vinto. Sotto la terra, nel profondo delle nostre anime, una scintilla di fuoco si è accesa. Veglia di pasqua. Tutto tace, ma nella speranza. L’ultimo Adamo tende la mano al primo Adamo. La Madre di Dio asciuga le lacrime di Eva. Attorno alla roccia mortale, fiorisce il giardino .

 

 

DOMENICA 8 APRILE: PASQUA DI RISURREZIONE DEL SIGNORE

Una scheggia di preghiera:

Alleluia! Cristo è veramente risorto, Alleluia!

 

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Alberto, vescovo di Vercelli; Sant’Amanzio di Como; Santa Giulia Biliart

Hanno detto: Chi dà al povero dà a Dio e dalla mano di Dio avrà la ricompensa. (Don Orione)

Saggezza popolare:

I figli che hai generato da giovane, i viaggi che hai fatto partendo di buon mattino, daranno gioia quando scenderà la notte. (Proverbio Tigrino)

Un aneddoto: Amos Oz, riferisce di quel contadino assai ignorante che, per la prima volta in vita sua, andò a visitare un giardino zoologico. Arrivato al recinto dove si trovava la giraffa, il contadino rimase per un bel po’ a guardare l’animale. Infine, visibilmente stizzito, gli volse le spalle e s’allontanò borbottando: “Un animale così è impossibile: non esiste!”. Anche la realtà del soprannaturale per taluni sembra impossibile, anche la vita della Chiesa, la divinità di Cristo, l’esistenza stessa di Dio. Eppure agli occhi della fede ne abbiamo i segni più evidenti.

Parola di Dio: At. 10,34.37-43; Sal 117; Col. 3,1-4 opp.1Cor. 5,6-8; Gv. 20,1-9

 

2^ Lettura Col 3, 1-4

Dalla lettera di San Paolo Apostolo ai Colossesi

Fratelli, se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove si trova Cristo assiso alla destra di Dio; pensate alle cose di lassù, non a quelle della terra. Voi infatti siete morti e la vostra vita è ormai nascosta con Cristo in Dio! Quando si manifesterà Cristo, la vostra vita, allora anche voi sarete manifestati con lui nella gloria. Parola di Dio

 

"SE SIETE RISORTI CON CRISTO, CERCATE LE COSE DI LASSÙ, DOVE SI TROVA CRISTO ASSISO ALLA DESTRA DI DIO" (Col. 3,1).

Ecco come un gruppo di suore di clausura ha rivisitato la liturgia del sabato santo e della Pasqua.

Signore mio Dio, è tua questa stupenda notte che ha visto la tua risurrezione. Notte unica. Notte irrepetibile. Notte di mistero. Notte di luce. Notte di vittoria. Notte di salvezza. Notte di redenzione. Notte al di sopra della creazione. Notte del Padre. Notte della tua potenza infinita. Notte del tuo amore per noi. Notte sovrana dello spirito. Per questa tua notte di splendore, ti supplico di fare clemenza a me e a tutto l’universo, con la tua resurrezione. Sia vita per tutti, Dio della vita. Sia vita per i morti. Sia clemenza per i peccatori. Sia medicina per i malati. Sia luce per i ciechi. Sia voce per i sordi. Sia parola per i muti. Sia forza per i deboli. Sia certezza per i dubbiosi. Sia ricchezza per i poveri. Sia grazia per i giusti. Sia fulgore per i peccatori. O notte del Cristo risorto, dominatrice di tutto l’universo, che ti sei incontrata con il dolore e la speranza incrollabile della Madre, emergi dalla sua verginità come aurora di Giustizia, luce incorrotta del suo Parto inviolabile. Notte santa che inizia la Chiesa. Notte contro la quale si infrange il nemico. Tu sei splendore di salvezza e di gloria per chi ti invoca. Lode e adorazione alla tua umanità. Stelle del cielo, celebrate la gloria di questa notte. Onde del mare, sollevate un fragore, concerto di potenza al Cristo risorto. Vento che aleggi su tutto il creato, avvolgi ogni cosa col profumo del Cristo. Sangue e piaghe rosseggianti che i raggi del sole rendono rubini divini, siate a me veste di grazia, di vittoria, di amore.

 

 

LUNEDI’ 9 APRILE

Una scheggia di preghiera:

Gesù, fammi intimo del tuo mistero di morte e risurrezione.

 

Tra i santi ricordati oggi: San Demetrio, martire; Santa Maria di Cleofa; San Procuro, diacono

Hanno detto: Colui che ama profondamente non vive più per sé, ma per l'amato. E quanto più si allontana da sé per darsi all'altro, tanto più grande è la sua gioia. (Erasmo da Rotterdam)

Saggezza popolare: Nessuno è nato sotto una cattiva stella, ci sono piuttosto persone che guardano male il cielo.  (Proverbio del Tibet)

Un aneddoto: “Una sera, raccontava Teresa di Calcutta, trovai un uomo in fin di vita sulla strada. Lo raccolsi e lo portai a casa. Dopo le prime cure, ritornando in sé, mi disse: “Sono sempre vissuto come una bestia: perché vuoi farmi morire da uomo?”. Gli risposi: “Il tuo volto è il volto di Gesù”.

Parola di Dio: At. 2,14.22-32; Sal. 15; Mt. 28,8-15

 

Vangelo Mt 28, 8-15

Dal vangelo secondo Matteo.

In quel tempo, abbandonato in fretta il sepolcro, con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l'annunzio ai suoi discepoli. Ed ecco Gesù venne loro incontro dicendo: “Salute a voi”. Ed esse, avvicinatesi, gli presero i piedi e lo adorarono. Allora Gesù disse loro: “Non temete; andate ad annunziare ai miei fratelli che vadano in Galilea e là mi vedranno”. Mentre esse erano per via, alcuni della guardia giunsero in città e annunziarono ai sommi sacerdoti quanto era accaduto. Questi si riunirono allora con gli anziani e deliberarono di dare una buona somma di denaro ai soldati dicendo: “Dichiarate: i suoi discepoli sono venuti di notte e l'hanno rubato, mentre noi dormivamo. E se mai la cosa verrà all'orecchio del governatore noi lo persuaderemo e vi libereremo da ogni noia”. Quelli, preso il denaro, fecero secondo le istruzioni ricevute. Così questa diceria si è divulgata fra i Giudei fino ad oggi. Parola del Signore

 

“ABBANDONATO IN FRETTA IL SEPOLCRO, CON TIMORE E GIOIA GRANDE, LE DONNE CORSERO A DARE L’ANNUNZIO AI SUOI DISCEPOLI. ED ECCO GESU’ VENNE LORO INCONTRO.” (Mt 28,8-9)

Non so se ci avete mai pensato, ma il Vangelo, la Buona notizia di Dio che non solo non si è dimenticato degli uomini ma si fa uomo per salvarli, viene fatta per prima ad una donna, Maria.

La notizia della risurrezione di Gesù che viene ridonato, della conferma e accettazione dell’operato del Messia da parte di Dio, della sconfitta della morte, di nuovo viene donata per prima a delle donne. Nel primo annuncio viene chiesto a Maria un atto di fede e di adesione all’opera di Dio, a queste donne viene chiesto di essere le prime apostole testimoni della risurrezione da annunciare anche agli apostoli.

E’ la pedagogia amorevole di Dio.

Gli uomini hanno ristretto il ruolo della donna, i religiosi, specialmente quelli celibi, l’hanno vista da una parte come oggetto di desiderio e dall’altra come fonte di male; il mondo, maschilista, che è andato avanti sia materialmente che nella sua interiorità grazie alla donna, l’ha relegata in un ruolo subalterno ed ha sorriso dei suoi presunti limiti… Gesù invece si rivolge alle donne riscoprendo e soprattutto invitandoci a riscoprire i valori profondi racchiusi nel cuore femminile. La sua non è una lotta di appoggio al femminismo e alle sue rivendicazioni. Per Gesù la vera emancipazione femminile non è riuscire a recuperare una parte di potere nei confronti dell’uomo. Per Gesù il potere è servizio, sia per l’uomo che per la donna. Gesù vuole farci capire che ciascuno di noi con i suoi doni specifici ha un ruolo importante nel Regno di Dio.

Il Risorto, quando apparirà agli apostoli e ai discepoli dovrà faticare non poco con quelle ‘teste dure’ per far loro capire che in Lui si sono ‘compiute le scritture’, dovrà più volte ‘farsi toccare’, spezzare il pane, far vedere che mangia con loro, per portarli a credere.

Le donne istintivamente, invece si buttano ai piedi di Gesù e lo abbracciano. Non che per loro sia più facile, infatti il Vangelo parla di timore anche per loro, ma certamente il loro rapporto con Gesù era più immediato ed anche più profondo.

La Chiesa di oggi ha fatto qualche piccolo passo nello scoprire i valori della donna che, tra l’altro, è la componente più grossa di essa, ma c’è ancora tanta strada da fare per svecchiarsi da certe idee preconcette, da certe paure di perdere posti e ruoli, da certi luoghi comuni e da legislazioni senza cuore e maschiliste. Ma non penso che dobbiamo aspettarci chi sa quali cose da una Gerarchia che è sempre l’ultima ad arrivare alla tomba vuota di Gesù, credo invece che sia nostro compito, di uomini e di donne credenti di collaborare insieme, di dare spazio vicendevolmente affinché ciascuno, con le proprie specificità e con i doni che Dio ha affidato, collabori perché la Buona notizia sia davvero portata a tutti.

 

 

MARTEDI’ 10 APRILE

Una scheggia di preghiera:

Trasforma, Gesù, ogni lacrima del mondo in amore per te.

 

Tra i santi ricordati oggi: San Beda il giovane; Sant’Ezechiele, profeta; Santa Maddalena di Canossa

Hanno detto: Se solo conservaste in cuore lo stupore per i quotidiani miracoli della vita, il dolore non vi parrebbe meno meraviglioso della gioia. (K. Gibran)

Saggezza popolare: Se vuoi buone risposte, fa buone domande. (proverbio Indiano)

Un aneddoto: Nel secolo scorso, un turista proveniente dagli Stati Uniti, fece una visita al celebre rabbino polacco Hofetz Chaim, e rimase stupito nel vedere che abitava in una semplice stanza, piena di libri, con una panca e una tavola solamente. “Rabbi”, chiese il turista: “dove sono i tuoi mobili?”. “E i tuoi dove sono?” replicò Hofetz. “I miei? Ma io sono in visita. Sono solo di passaggio”, disse l’americano. “Anch’ io”, convenne il rabbino...

Parola di Dio: At. 2,36-41; Sal 32; Gv. 20, 11-18

 

Vangelo Gv 20, 11-18

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, Maria stava all'esterno vicino al sepolcro e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro e vide due angeli in bianche vesti, seduti l'uno dalla parte del capo e l'altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù. Ed essi le dissero: "Donna, perché piangi?". Rispose loro: "Hanno portato via il mio Signore e non so dove lo hanno posto". Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù che stava lì in piedi; ma non sapeva che era Gesù. Le disse Gesù: "Donna, perché piangi? Chi cerchi?". Essa, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: "Signore, se l'hai portato via tu, dimmi dove lo hai posto e io andrò a prenderlo". Gesù le disse: "Maria!". Essa allora, voltatasi verso di lui, gli disse in ebraico: "Rabbunì!", che significa: Maestro! Gesù le disse: "Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma và dai miei fratelli e dì loro: Io salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro". Maria di Màgdala andò subito ad annunziare ai discepoli: "Ho visto il Signore" e anche ciò che le aveva detto. Parola del Signore

 

“MARIA STAVA ALL’ESTERNO VICINO AL SEPOLCRO E PIANGEVA”. (Gv. 20,11)

Maria è immersa nel dolore e piange accanto al sepolcro vuoto. Piange per il motivo che dovrebbe riempirla di gioia, ma ella non lo sa, non può ancora saperlo. Bisogna che il dolore scavi il cuore, perché possa essere riempito dalla gioia soprannaturale. Anche per noi è così. Ci lamentiamo nella tristezza e invece avremmo una profonda ragione di rallegrarci, per la gioia che il Signore ci prepara. Quel dolore è necessario per scavare il nostro cuore e prepararlo a una gioia più pura. Gesù è lì e Maria non lo riconosce, non si accorge che è Lui, perché è sempre sprofondata nella sua illusione umana. Non tutto è sbagliato in essa, perché c'è un affetto profondo, ma Maria deve convertirsi: sta cercando un morto e non sa che deve cercare un vivo. Soltanto Gesù può operare questa conversione: è necessario che Egli chiami per nome la sua pecorella: “Maria!”. E tutto cambia. Anche con noi Gesù agisce così. Noi non possiamo far altro che piangere, che cercarlo nella notte. Ma al momento opportuno Gesù tocca il nostro cuore, ci commuove nell'intimo e allora lo riconosciamo: “Rabbuni! Maestro mio!”

“Va' dai miei fratelli e di' loro...” Prima della risurrezione Gesù non si era mai rivolto ai suoi discepoli chiamandoli “fratelli”; lo fa ora, dopo la passione che l'ha avvicinato a noi in modo unico. Dopo la risurrezione egli sembrerebbe più lontano da noi, poiché è nella gloria, invece ci fa capire che è più vicino: è il fratello che ci conduce al Padre, Padre suo e nostro, Dio suo e nostro.

 

 

MERCOLEDI’ 11 APRILE

Una scheggia di preghiera:

Resta con noi perché si fa sera e il giorno già volge al declino.

 

Tra i santi ricordati oggi: Santa Gemma Galgani; San Stanislao, vescovo; Beato Angelo da Chivasso

Hanno detto: Il matrimonio è l'unione di due cuori, fra i quali si sente battere il cuore di Dio. (Dino Semplici)

Saggezza popolare: Le scarpe del diavolo non scricchiolano. (proverbio Inglese)

Un aneddoto: Pierre Lefèvre racconta d’un malato che afferrò la mano del medico. “Ho tanta paura di morire, dottore. Mi dica, che cosa mi aspetterà dopo la morte? Come sarà l’al di là?”. “Non lo so”, rispose il medico. In silenzio il dottore aprì la porta della camera: e subito il cane dell’ infermo si infilò nella stanza manifestando con grandi salti e in mille modi la sua gioia nel rivedere il padrone. Allora il medico si rivolse di nuovo al malato, dicendo: “Ha visto come si è comportato il suo cane? Poiché sapeva che dietro quella porta c’era il suo padrone, è saltato per la gioia appena questa si è aperta. Vede, anch’ io non so che cosa avverrà precisamente dopo la mia morte, ma mi basta sapere che il mio Signore e Maestro sta dall’altra parte della porta. Perciò, quando un giorno questa si aprirà, andrò da lui con immensa gioia”.

Parola di Dio: At. 3,1-10; Sal. 104; Lc. 24,13-35

 

Vangelo Lc 24, 13-35

Dal vangelo secondo Luca.

Nello stesso primo giorno della settimana, due discepoli di Gesù erano in cammino per un villaggio distante circa sette miglia da Gerusalemme, di nome Emmaus, e conversavano di tutto quello che era accaduto. Mentre discorrevano e discutevano insieme, Gesù in persona si accostò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano incapaci di riconoscerlo. Ed egli disse loro: "Che sono questi discorsi che state facendo fra voi durante il cammino?". Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli disse: "Tu solo sei così forestiero in Gerusalemme da non sapere ciò che vi è accaduto in questi giorni?". Domandò: "Che cosa?". Gli risposero: "Tutto ciò che riguarda Gesù Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i sommi sacerdoti e i nostri capi lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e poi l'hanno crocifisso. Noi speravamo che fosse lui a liberare Israele; con tutto ciò sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; recatesi al mattino al sepolcro e non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati al sepolcro e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l'hanno visto". Ed egli disse loro: "Sciocchi e tardi di cuore nel credere alla parola dei profeti! Non bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?". E cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui. Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: "Resta con noi perché si fa sera e il giorno gia volge al declino". Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a tavola con loro, prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma lui sparì dalla loro vista. Ed essi si dissero l'un l'altro: "Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?". E partirono senz'indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: "Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone". Essi poi riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come l'avevano riconosciuto nello spezzare il pane. Parola del Signore

 

“DUE DISCEPOLI DI GESU’ ERANO IN CAMMINO PER UN VILLAGGIO DI NOME EMMAUS”. (Lc. 24,13)

Il racconto dei discepoli di Emmaus oltre ad essere una parabola del nostro camminare con Gesù e del suo camminare con noi, può anche essere letto come il vivere l’Eucaristia. Arriviamo spesso alla Messa domenicale con le nostre preoccupazioni, le nostre difficoltà, magari con l'anima pesante e chiusa, proprio come i due discepoli di Emmaus.

E ci accoglie la liturgia della parola: Gesù ci spiega le Scritture. Senza la sua parola noi rimaniamo come ciechi, non capiamo niente. Ma se, incominciando da Mosè e dai Profeti, ci spiega in tutte le Scritture quello che si riferisce a lui, i nostri cuori ardono e i nostri occhi sono illuminati.

Poi viene la seconda parte della Messa, la liturgia eucaristica, il sacrificio: Gesù prende il pane, lo benedice, lo spezza e ce lo distribuisce. “Ed ecco si aprirono i loro occhi e lo riconobbero”.

Luca ci narra un fatto che è avvenuto, non solo, ma che si riferisce a tutti i cristiani e li invita a riconoscere il Cristo “spezzando il Pane”, cioè nell'Eucaristia, che è veramente la presenza di Cristo risorto in mezzo a noi.

La Messa è certamente il memoriale del suo sacrificio, ma è nello stesso tempo la sua presenza viva, per comunicarci la sua vita nuova. E’ Cristo risorto che si dà a noi. E’ risorto perché ha sofferto e ha rinnovato l'uomo con il suo sacrificio: per questo può farci vivere con lui in novità di vita. Tutto il mistero pasquale si rinnova nella Messa.

Domandiamo al Signore la grazia di una fede viva nella sua presenza nella Messa: lui è nella sua parola, lui è nella Eucaristia, con il suo corpo risorto che conserva gloriosi i segni della passione.

 

 

GIOVEDI’ 12 APRILE

Una scheggia di preghiera:

I miei occhi e il mio cuore ti incontrino, Gesù, vivo nei fratelli.

 

Tra i santi ricordati oggi: San Damiano di Pavia; San Giulio I, Papa; San Zeno, vescovo

Hanno detto: In tutti i matrimoni che hanno più di una settimana ci sono motivi di divorzio. Il segreto sta nel trovare, e nel continuare a trovare, motivi di matrimonio. (Robert Anderson)

Saggezza popolare: La parola che tieni dentro di te è tua schiava; quella che ti sfugge è tua padrona. (proverbio Iraniano)

Un aneddoto: Teofilo irrideva i martiri mentre si recavano al supplizio. Per beffeggiare la giovane Dorotea, condotta alla decapitazione, mentre la vide passare davanti a lui, le disse: “Sposa di Cristo, mandami delle rose, mi raccomando!”.

Dorotea promise davvero, e al momento della decapitazione piovvero tante rose. Teofilo, che aveva voluto solo fare dello spirito, rimase impietrito davanti al prodigio; credette, e si proclamò cristiano. E divenne il santo martire Teofilo.

Parola di Dio: At. 3,11-26; Sal.8; Lc. 24,35-48

 

Vangelo Lc 24, 35-48

Dal vangelo secondo Luca.

In quel tempo, i discepoli di Emmaus riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come l'avevano riconosciuto nello spezzare il pane. Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona apparve in mezzo a loro e disse:"Pace a voi!". Stupiti e spaventati credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse: "Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa come vedete che io ho". Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. Ma poiché per la grande gioia ancora non credevano ed erano stupefatti, disse: "Avete qui qualche cosa da mangiare?". Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro. Poi disse: "Sono queste le parole che vi dicevo quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella Legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi". Allora aprì loro la mente all'intelligenza delle Scritture e disse: "Così sta scritto: il Cristo dovrà patire e risuscitare dai morti il terzo giorno e nel suo nome saranno predicati a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni". Parola del Signore

 

“GUARDATE LE MIE MANI E I MIEI PIEDI: SONO PROPRIO IO”.(Lc. 24,39)

Il Risorto è il Crocifisso tornato in vita. La risurrezione non cancella il passato, lo glorifica. E il Cristo glorioso continua ad essere in mezzo a noi nei segni del Crocifisso. Non c’è bisogno di andare in paradiso per incontrarlo. Basta aprire gli occhi per leggere i segni della sua passione e della sua glorificazione, oggi in mezzo a noi.

I segni della sua croce li vediamo nei corpi martoriati dalle vio­lenze, dalle guerre, dalle malattie, i suoi dolori li incontriamo negli abbandonati, nei traditi. I segni della gloria sono presenti nella speranza e nell’amore. Cristo è ancora con noi. La sua Incarnazione non è finita, la sua sofferenza non è finita e la sua risurrezione opera ancora il passaggio dalla morte alla vita, dall’egoismo all’amore, dal dolore alla speranza.

Ma per incontrare il Crocifisso-Risorto bisogna aprire gli occhi della fede.

 

 

VENERDI’ 13 APRILE

Una scheggia di preghiera:

Solo nel tuo nome, o Gesù, vi è salvezza vera.

 

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Ermenegildo, re e martire; San Giustino, filosofo; San Martino I, Papa e martire

Hanno detto: Ho sempre pensato - e forse è un azzardo - che il mistero dell'Incarnazione sia più grande di quello della Resurrezione. Perché un Dio che si fa bambino,... e poi ragazzo,... e poi uomo, quando muore non può che risorgere. (Edith Stein)

Saggezza popolare: Per amore della rosa, si sopportano le spine. (Proverbio Turco)

Un aneddoto: Un giorno si abbatté su colui che fu poi il beato Rizzerio una terribile prova. Smarrito e turbato si presentò a San Francesco per capire, dal modo come sarebbe stato accolto dal serafico padre, se fosse stato ancora amato da Dio. San Francesco, che era allora infermo nel palazzo del Vescovo di Assisi, illuminato da Dio su ciò che stava accadendo, spedì incontro a Rizzerio Fra Leone e Fra Masseo con il compito di accoglierlo a braccia aperte e di comunicargli che lui tra i frati gli era il più gradito. La calorosa accoglienza e le tenere parole calmarono il cuore in tempesta di Rizzerio. Quando fu vicino a San Francesco, il poverello d'Assisi, benché gravemente ammalato, lo abbracciò teneramente e gli ribadì: "Figliolo carissimo, frate Rizzerio, fra tutti i frati che sono nel mondo io amo te singolarmente". Baciatolo, gli impresse un segno di croce sulla fronte e aggiunse: "Figliolo carissimo, questa tentazione è stata permessa da Dio per un tuo grande merito e guadagno".

Parola di Dio: At. 4,1-12; Sal. 117; Gv. 21,1-14

 

1^ Lettura At 4, 1-12

Dagli Atti degli Apostoli.

In quei giorni, Pietro e Giovanni stavano parlando al popolo, dopo la guarigione dello storpio,  quando sopraggiunsero i sacerdoti, il capitano del tempio e i sadducei, irritati per il fatto che essi insegnavano al popolo e annunziavano in Gesù la risurrezione dai morti. Li arrestarono e li portarono in prigione fino al giorno dopo, dato che era ormai sera. Molti però di quelli che avevano ascoltato il discorso credettero e il numero degli uomini raggiunse circa i cinquemila. Il giorno dopo si radunarono in Gerusalemme i capi, gli anziani e gli scribi, il sommo sacerdote Anna, Caifa, Giovanni, Alessandro e quanti appartenevano a famiglie di sommi sacerdoti. Fattili comparire davanti a loro, li interrogavano: "Con quale potere o in nome di chi avete fatto questo?". Allora Pietro, pieno di Spirito Santo, disse loro: "Capi del popolo e anziani, visto che oggi veniamo interrogati sul beneficio recato ad un uomo infermo e in qual modo egli abbia ottenuto la salute, la cosa sia nota a tutti voi e a tutto il popolo d'Israele: nel nome di Gesù Cristo il Nazareno, che voi avete crocifisso e che Dio ha risuscitato dai morti, costui vi sta innanzi sano e salvo. Questo Gesù è la pietra che, scartata da voi, costruttori, è diventata testata d'angolo. In nessun altro c'è salvezza; non vi è infatti altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale è stabilito che possiamo essere salvati". Parola di Dio

 

"NON VI E’ ALTRO NOME DATO AGLI UOMINI SOTTO IL CIELO NEL QUALE E’ STABILITO CHE POSSIAMO ESSERE SALVATI” . (At. 4,12)

Molta gente oggi si sente autosuffi­ciente: “Con il denaro e con il potere puoi tutto”. Ma quando poi accade una malattia, una disgrazia, si scopre di aver bisogno di qualcuno che ci salvi. E allora la ricerca si fa affannosa: “Va’ dal mago Tal dei Tali, è potente; rivolgiti a quel santone indiano, fa miracoli.. .“ Ma se un medico può aiutarci davanti ad una malattia, un amico generoso venirci in aiuto in un momento di ristrettezza, sappiamo che sono solo salvezze momentanee, noi abbiamo bisogno di qualcosa di più che dia senso a tutto l’uomo, al nostro essere, al nostro vivere, perfino alla nostra morte. Solo Dio stesso rivelatosi in Gesù, l’uomo-Dio, può essere questa risposta. E’ Gesù che rivela Dio, la sua umanità, il senso della vita, la sua morte e risurrezione il significato del dolore e dell’amore, il mistero della morte e dell’eternità.

E’ assurdo seguire i sentieri delle salvezze parziali, quando abbiamo a portata di mano la strada della luce. Lasciamo da parte i sentieri delle presunte salvezze parziali dell'uomo per prendere l'autostrada che ci porta direttamente alla luce di Dio che, allora, illuminerà anche il nostro cammino.

 

 

SABATO 14 APRILE

Una scheggia di preghiera:

La pace del cuore che ci doni, o risorto, dilaghi nel mondo.

 

Tra i santi ricordati oggi: Sant’ Abbondio di Roma; Santa Donnina; San Lamberto, vescovo

Hanno detto: Lo sguardo di Dio è come una rugiada che fortifica, è come un raggio luminoso che feconda e dilata: lavoriamo dunque senza chiasso e senza tregua, lavoriamo allo sguardo di Dio, di Dio solo! (Don Luigi Orione)

Saggezza popolare: Vendicarsi di un’offesa è mettersi allo stesso livello del proprio nemico, perdonarla è mettersi al di sopra di lui. (proverbio Inglese)

Un aneddoto: Girolamo Emiliani, che tutti chiamavano “Padre”, anche se non fu mai sacerdote, un giorno era in cammino verso Milano, dove aveva istituito il famoso “orfanotrofio dei Martinit”, con un gruppo di orfanelli. Sfinito dal viaggio e dalle fatiche, si sentì male. Riuscì a rifugiarsi in un cascinale diroccato, dove si distese su un po’ di paglia, tra lo sconforto e il pianto dei suoi piccoli accompagnatori. Chiesto aiuto, sopraggiunse finalmente un ricco cavaliere. Vedendo il santo, ormai conosciuto da tutti, in stato pietoso, gli offrì ospitalità nella sua casa. Disse:

Padre Girolamo, si degni essere ospitato nella mia casa. Purtroppo però posso accogliere solamente lei; non ho posto per i suoi ragazzi.

Con un filo di voce, ma con dolce decisione, Girolamo rispose:

Dio vi ricompensi della vostra carità, ma non posso accettare la vostra premurosa ospitalità, non posso abbandonare questi miei amati figli. Io voglio vivere e morire con loro! Infatti morì con loro e per loro a Somasca, vicino a Bergamo, l’8 febbraio 1936, colpito dalla peste, contratta nel curarli.

Parola di Dio: At. 4,13-21; Sal. 117; Mc. 16,9-15

 

Vangelo Mc 16, 9-15

Dal vangelo secondo Marco.

Risuscitato al mattino nel primo giorno dopo il sabato, apparve prima a Maria di Màgdala, dalla quale aveva cacciato sette demòni. Questa andò ad annunziarlo ai suoi seguaci che erano in lutto e in pianto. Ma essi, udito che era vivo ed era stato visto da lei, non vollero credere. Dopo ciò, apparve a due di loro sotto altro aspetto, mentre erano in cammino verso la campagna. Anch'essi ritornarono ad annunziarlo agli altri; ma neanche a loro vollero credere. Alla fine apparve agli undici, mentre stavano a mensa, e li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risuscitato.

Gesù disse loro: "Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura". Parola del Signore

 

“RISUSCITATO AL MATTINO DEL PRIMO GIORNO DOPO IL SABATO, GESU’ APPARVE… (Mc. 16,9)

La settimana di Pasqua si conclude con un brano di vangelo che è la sintesi delle varie apparizioni del risorto, proviamo, sintetizzando anche noi a chiederci quali siano i doni del Vivente ai suoi.

1) Regala loro la pace, la sua pace. Ne avevano bisogno, perché erano intimiditi dalla paura. Ne avevano bisogno, per acquietare la loro mente e il loro cuore nel presente e di fronte al futuro. Dà la pace a tutti i presenti, non soltanto a pochi privilegiati. Una pace che da adesso in poi nessuno toglierà loro, nemmeno le tribolazioni o la morte.

2) Dà loro la sua stessa missione: Come il Padre ha mandato me, così io invio voi. Per tre anni hanno colto la missione di Gesù e il modo di realizzarla. Adesso Gesù li lancia a continuare la sua opera in Giudea, in Samaria e fino ai confini del mondo.

3) Perché realizzino con coraggio e libertà interiore la loro missione, dà loro lo Spirito Santo. Inseparabile dalla missione di Gesù Cristo, continuerà ad essere inseparabile dalla missione degli apostoli. Egli renderà fecondo il loro lavoro apostolico, e in un secolo avranno conquistato le piazze più grandi del mondo allora conosciuto.

4) Dà loro il suo potere di perdonare i peccati. Dato che soltanto Dio può perdonare i peccati, li perdoneranno unicamente in nome di Gesù Cristo e in virtù del potere di Dio. Questo perdono è qualcosa di cui ogni uomo sente necessità, perché, se è sincero, si riconoscerà colpevole.

5) Dà loro il suo amore condiscendente, come accade con Tommaso, al punto di rafforzare la sua fede: "Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano, e mettila nel mio costato; e non essere più incredulo, ma credente". Questa comprensione che il Vivente ha della nostre miserie è meravigliosa.

6) Dà loro il potere di edificare la Chiesa mediante la predicazione e la preghiera, mediante la realizzazione di numerosi segni e prodigi, soprattutto di guarigioni in nome di Gesù. E tutto questo non è soltanto una storia di ieri, ma è la nostra storia di oggi.        

 

DOMENICA 15 APRILE: DOMENICA IN ALBIS ANNO C

Una scheggia di preghiera:

Abbiamo contemplato, o Dio, le meraviglie del tuo amore.

 

Tra i santi ricordati oggi: Santa Potenziana, vergine; San Paterno, vescovo

Hanno detto: E' più facile spezzare un atomo che un pregiudizio. (Albert Einstein)

Saggezza popolare: Tutti hanno qualcosa per la quale essere modesti. (proverbio Irlandese)

Un aneddoto: Quando nei tempi antichi Cicerone finiva di parlare, la gente applaudiva commentando: “Come ha parlato bene!”, ma quando parlava Demostene, la gente si alzava in piede e gridava: “Mettiamoci in marcia”. Chissà che cosa diciamo o facciamo noi dopo una “bella” omelia!

Parola di Dio: At. 5,12-16; Sal. 117; Ap. 1,9-13.17-19; Gv. 20,19-31

 

Vangelo Gv 20, 19-31

Dal vangelo secondo Giovanni

La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: “Pace a voi!”. Detto questo, mostrò loro le mani e il costato. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: “Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi”. Dopo aver detto questo, alitò su di loro e disse: “Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi”. Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dissero allora gli altri discepoli: “Abbiamo visto il Signore!”. Ma egli disse loro: “Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il dito nel posto dei chiodi e non metto la mia mano nel suo costato, non crederò”. Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c'era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, si fermò in mezzo a loro e disse: “Pace a voi!”. Poi disse a Tommaso: “Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano, e mettila nel mio costato; e non essere più incredulo ma credente!”. Rispose Tommaso: “Mio Signore e mio Dio!”. Gesù gli disse: “Perché mi hai veduto, hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto crederanno!”. Molti altri segni fece Gesù in presenza dei suoi discepoli, ma non sono stati scritti in questo libro. Questi sono stati scritti, perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome. Parola del Signore

 

“METTI QUA IL TUO DITO E GUARDA LE MIE MANI, STENDI LA TUA MANO E METTILA NEL MIO COSTATO”. (Gv. 20,27)

Il Vivente sorprende tutti. Se c'è qualcosa che i discepoli non speravano, è che Gesù Cristo, resuscitando, tornasse alla vita ed apparisse loro senza perdere la sua identità di Crocifisso. I vangeli mettono in risalto questa impressionante sorpresa, che giunse fino alla temerarietà di chiedere delle prove, come fece Tommaso. Sorprende le donne che si recarono al sepolcro e lo trovarono vuoto, sorprende i discepoli in cammino verso Emmaus, sorprende i discepoli riuniti in una casa. Quante sorprese tutte insieme, in quel primo giorno dopo il sabato! Perché li sorprende, se credevano nella resurrezione dei morti?

Perché li sorprende, se avevano visto Lazzaro, il fratello di Marta e di Maria, resuscitato da Gesù?

Perché li sorprende, se Gesù glielo aveva predetto in varie occasioni durante il suo ministero pubblico? Li sorprende, perché ciò che contemplano i loro occhi è qualcosa di inaudito. Essi, da buoni giudei, educati dagli scribi e dai farisei, credevano nella resurrezione dei morti, però... non nel tempo, ma alla fine dei tempi. Li sorprende, perché la resurrezione storica di Gesù è caso unico, ed è assolutamente differente da quella di Lazzaro, da quella della figlia di Giairo o da quella del figlio della vedova di Nain. Gesù è vivo, ma la sua vita non è più totalmente uguale alla nostra, è una vita differente, nuova, superiore. Li sorprende, perché una cosa è ascoltare, comprendere, e un'altra cosa, diversa, è sperimentare: i discepoli non ascoltano che Gesù risusciterà il terzo giorno, ma lo vedono e lo odono risorto, lo sperimentano come il vincitore della morte, che vive per sempre.

 

 

LUNEDI’ 16 APRILE

Una scheggia di preghiera:

Vieni Santo Spirito e fammi rinascere in Cristo

 

Tra i santi ricordati oggi: San Giuseppe Benedetto Labre; Santa Bernardetta Soubirous

Hanno detto: Mai nessuna notte è tanto lunga da non permettere al sole di sorgere. (Paulo Coelho)

Saggezza popolare: Buon marinaio è quello capace di tirarsi fuori dai guai. Vero marinaio è quello che nei guai non ci si mette. (proverbio Italiano)

Un aneddoto: Si racconta di un confessore che, stanco di dare l’assoluzione a un penitente ormai abitudinario, giudicò opportuno rimandare di una settimana l’assoluzione in modo che potesse provare almeno per sette giorni la sincerità dei suoi buoni propositi. Il penitente, piangendo, chiese di essere perdonato subito. Ma il confessore si mostrava intransigente. Fu allora che il Crocifisso, appeso all’ interno del confessionale, staccò una mano dalla croce, e parve al sacerdote che Gesù dicesse: “Sono morto io per lui, non sei morto tu in croce”.

Parola di Dio: At. 4,23-31;Sal. 2; Gv. 3,1-8

 

Vangelo Gv 3, 1-8

Dal vangelo secondo Giovanni.

C'era tra i farisei un uomo chiamato Nicodemo, un capo dei Giudei. Egli andò da Gesù, di notte, e gli disse: "Rabbì, sappiamo che sei un maestro venuto da Dio; nessuno infatti può fare i segni che tu fai, se Dio non è con lui". Gli rispose Gesù:"In verità, in verità ti dico, se uno non rinasce dall'alto, non può vedere il regno di Dio". Gli disse Nicodemo:"Come può un uomo nascere quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?". Gli rispose Gesù:"In verità, in verità vi dico, se uno non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio. Quel che è nato dalla carne è carne e quel che è nato dallo Spirito è Spirito. Non ti meravigliare se t'ho detto: dovete rinascere dall'alto. Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove viene e dove va: così è di chiunque è nato dallo Spirito". Parola del Signore

 

“IN VERITA’ VI DICO: DOVETE RINASCERE DALL’ALTO”. (Gv. 3,7)

Gesù invita Nicodemo che è andato a parlare con Lui di notte, a rinascere e giustamente Nicodemo rimane stupito. Gesù voleva dire cose molto semplici: l’uomo non si costituisce con nove mesi di gravidanza e poi una nascita; e neppure dopo anni di studio, al conseguimento di una laurea, o perché ha compiuto gli anni della maggiore età.

Noi pensiamo che si nasca uomini. E invece uomini si diventa. Pagando il prezzo di lunghe fatiche, dopo e all’interno di momenti di sofferenza. Dopo trafile di studi, e non soltanto sui libri. Sottoponendosi ad estenuanti sacrifici. Affrontando la tribolazione di esami (non solo scolastici) che non finiscono mai. Col rischio permanente di dover ricominciare da capo ogni volta che una prova va male.

Ma quello che diceva Gesù a Nicodemo, la rinascita che Lui chiede, va ancora  oltre.

L’uomo da solo è già tanto se diventa uomo. Per riscoprirci uomini nuovi, figli di Dio, chiamati a costruire una umanità nuova, bisogna lasciare spazio allo Spirito di Dio.

E’ lo Spirito di Gesù che ci rende capaci di eternità. E’ lo Spirito di Gesù che fa sì che il nostro agire cooperi alla creazione del nuovo mondo. E’ lo Spirito di Gesù che rende accessibile la misericordia del Padre. E’ lo Spirito di Amore che intercorre tra Gesù e il Padre che ci rende capaci di amore, ed è sempre lo stesso Spirito che ci aiuta a trasformare sofferenza e morte in speranza e amore.

Se dunque tutti i giorni noi, con la nostra volontà, con l’esperienza, con fatica, dobbiamo diventare uomini, lasciamo che lo Spirito di Gesù agisca in noi e ci faccia diventare “uomini nuovi” a misura dello stesso Cristo.

 

 

MARTEDI’ 17 APRILE

Una scheggia di preghiera:

Signore, aiutaci ad essere un cuor solo ed un’anima sola.

 

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Innocenzo di Tortona; San Roberto; San Vandone

Hanno detto: Per credere dieci volte di più in Dio, basta credere dieci volte in meno in noi stessi. Dio parla a tutti, ma la maggior parte di noi non gli lascia dire una parola”. (Andrè Frossard)

Saggezza popolare: Dove il fratello aiuta il fratello, là la casa non si lamenta. (proverbio Jugoslavo)

Un aneddoto: Durante il ribollire del ‘68, a Parigi, gli universitari avevano scritto sui muri della Sorbona. “Se Dio esiste, affari suoi”. Un grande giornalista italiano protestò: “Eh no! Affari anche nostri” (Panorama 7/1/1993). Voi che ne dite?

Parola di Dio: At. 4,32-37; Sal. 92; Gv. 3,7-15

 

1^ Lettura At 4, 32-37

Dagli Atti degli Apostoli.

La moltitudine di coloro che erano venuti alla fede aveva un cuore solo e un'anima sola e nessuno diceva sua proprietà quello che gli apparteneva, ma ogni cosa era fra loro comune. Con grande forza gli apostoli rendevano testimonianza della risurrezione del Signore Gesù e tutti essi godevano di grande simpatia. Nessuno infatti tra loro era bisognoso, perché quanti possedevano campi o case li vendevano, portavano l'importo di ciò che era stato venduto e lo deponevano ai piedi degli apostoli; e poi veniva distribuito a ciascuno secondo il bisogno. Così Giuseppe, soprannominato dagli apostoli Barnaba, che significa “figlio dell'esortazione”, un levita originario di Cipro, che era padrone di un campo, lo vendette e ne consegnò l'importo deponendolo ai piedi degli apostoli. Parola di Dio

 

“LA MOLTITUDINE DI COLORO CHE ERANO VENUTI ALLA FEDE AVEVA UN CUOR SOLO E UN’ANIMA SOLA” (At. 4,32)

E’ vero, non bisogna esagerare. Qui S. Luca idealizza la comunità primitiva. C’erano egoismi e guai anche allora. Ma sta di fatto che almeno ci tentavano: e non solo a parole! Infatti gli Atti degli Apostoli ci dicono che i primi cristiani mettevano in comune i loro beni di modo che non ci fossero bisognosi tra loro.

Utopia? Certo non una soluzione facile e neppure sempre possibile a livello pratico. Ma quanta strada potremmo e dovremmo fare! Oggi il cristianesimo, almeno qui da noi, è sempre più un affare personale: “Io e il mio Dio”. Ma è giusto che in una religione dove la regola fondamentale è l’amore fraterno, io mi tenga ben stretti i doni di intelligenza, le capacità di servizio, i miei quattro soldi quando altri ne hanno bisogno? Come mai ci sono cristiani ricchi e cristiani poveri? (e, una volta tanto, proviamo con equità a metterci dalla parte dei cristiani ricchi).

 

 

MERCOLEDI’ 18 APRILE

 

Una scheggia di preghiera: Tu, o Dio, vuoi la nostra salvezza.

 

Tra i santi ricordati oggi: San Calogero, martire; San Galdino, vescovo

Hanno detto: Quando il tuo battello ancorato da molto tempo nel porto ti lascerà l'impressione ingannatrice di essere una casa, quando il tuo battello comincerà a mettere radici nell'immobilità del molo, prendi il largo.

E' necessario salvare a qualunque prezzo l'anima viaggiatrice del tuo battello e la tua anima di pellegrino. (Helder Camara)

Saggezza popolare: Uccelli, navi e fanciulli si guidano stando dietro. (proverbio Latino)

Un aneddoto: Una sera San Girolamo Emiliani vede un orfanello piangere sconsolato. Un compagno più grande gli aveva rubato una mela e l’aveva mangiata. Sbollita la rabbia, prima di fare giustizia, Girolamo suggerì al bambino in pianto il perdono. Questi accettò e strinse la mano al compagno prepotente.

Durante la notte sognò. Ecco, un Angelo meraviglioso discendeva dal cielo e si fermava proprio accanto al suo letto. Aveva in mano una bellissima mela e, sorridendo, gliela porgeva. Quando si svegliò, al mattino, aprendo a fatica gli occhi ancor pieni di sonno, notò sul suo comodino una mela meravigliosa, che così bella non aveva mai visto!

Parola di Dio: At. 5,17-26; Sal. 33; Gv. 3,16,21

 

Vangelo Gv 3, 16-21

Dal vangelo secondo Giovanni.

Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è gia stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell'unigenito Figlio di Dio. E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere. Ma chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio. Parola del Signore

 

“DIO NON HA MANDATO IL FIGLIO NEL MONDO PER GIUDICARE IL MONDO, MA PERCHE' IL MONDO SI SALVI PER MEZZO DI LUI”. (Gv. 3,17)

La risurrezione di Gesù getta una luce vivissima su tutte le parole del Vangelo. Se Gesù non fosse risorto, tutto per noi resterebbe oscuro, perché il peccato degli uomini avrebbe avuto il sopravvento, Gesù avrebbe fatto tutto il possibile per salvarci, ma alla fine la malizia umana avrebbe prevalso e la terra sarebbe rimasta nell'ombra di morte. Ma Dio rivela la sua intenzione di amore risuscitando il suo Figlio e rivelando così che egli non vuole il giudizio, ma la salvezza, la vita.

La risurrezione, manifestazione della misericordia di Dio verso di noi, ci dà una speranza nuova, una speranza imperitura, come la vita di Cristo risorto. Cristo risorto non muore più, la morte non ha più potere su di lui; è per farci rivivere che Dio ha risuscitato suo Figlio, il peccato è vinto, superato: al di là del peccato degli uomini c'è una vita nuova che Dio ci offre.

É dunque una grande riconoscenza che deve sgorgare dal nostro cuore, davanti al mistero della risurrezione, mistero di vita, superamento del giudizio. Chi crede al Cristo risorto sfugge al giudizio, proprio perché accoglie la vita nuova che Dio dona al di là del peccato e al di là della morte causata dal peccato.

Mediante la risurrezione di Cristo diventa possibile la conversione, perché non il peccato, ma l'amore di Dio nel cuore di Cristo ha la vittoria. Grazie alla risurrezione la remissione dei peccati può essere annunciata al mondo intero, come dice Gesù alla fine del Vangelo di Luca; grazie alla risurrezione Pietro, nel giorno di Pentecoste, chiama i Giudei a pentirsi e ad accogliere la vita nuova offerta e donata nel Cristo.

 

 

GIOVEDI’ 19 APRILE

Una scheggia di preghiera:

Gesù risorto sei il mio tutto.

 

Tra i santi ricordati oggi: Santa Emma di Sassonia; Sant’Espedito, martire

Hanno detto: La gratitudine è la timida ricchezza di chi non possiede nulla. (K. Gibran)

Saggezza popolare: Il troppo e il troppo poco rompon la festa e il gioco. (proverbio Italiano)

Un aneddoto: Il padre Leonardo Roth, come tanti altri religiosi, avversò Hitler ed il nazismo per il neopaganesimo che li animava. Dovette fuggire in Svizzera nel 1935. Ritornato in patria nel 1943 per riprendere il suo apostolato tra i giovani, fu arrestato dalla Gestapo e mandato al campo di sterminio di Dachau. Sopravvisse alle privazioni ed alle incredibili torture, finché giunsero in quel campo di morte gli americani che liberarono tutti i prigionieri. Ma il domenicano tedesco non si mosse da Dachau dove cinquemila suoi compagni di sventura lottavano colpiti dall’epidemia di tifo. Volle restare ad assisterli. Passò l’epidemia, ed i prigionieri sopravvissuti poterono andarsene. Ma Padre Roth rimase ancora là perché Dachau si popolava di oltre cinquemila prigionieri delle SS sottoposti a processo. Anche gli aguzzini avevano bisogno delle cure morali e materiali del sacerdote cattolico. E il frate riuscì a salvare centinaia di persone ed a costruire una chiesa capace di contenere 1.500 persone. E continuò a lavorare a Dachau come cappellano di quei disgraziati. Perché tutto questo? Per vendicarsi. Perché il cristianesimo ha di queste vendette.

Parola di Dio: At.5,27-33; Sal.33; Gv. 3,31-36

 

Vangelo Gv 3, 31-36

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, Gesù disse a Nicodemo:

“Colui che viene dall'alto è al di sopra di tutti; ma chi viene dalla terra, appartiene alla terra e parla della terra. Chi viene dal cielo è al di sopra di tutti. Egli attesta ciò che ha visto e udito, eppure nessuno accetta la sua testimonianza; chi però ne accetta la testimonianza, certifica che Dio è veritiero. Infatti colui che Dio ha mandato proferisce le parole di Dio e da  lo Spirito senza misura. Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa. Chi crede nel Figlio ha la vita eterna; chi non obbedisce al Figlio non vedrà la vita, ma l'ira di Dio incombe su di lui”.  Parola del Signore

 

“IL PADRE AMA IL FIGLIO E GLI HA DATO IN MANO OGNI COSA”. (Gv. 3,35)

Un momento fondamentale della Messa è la conclusione della grande preghiera Eucaristica quando il sacerdote, alzando pane e vino consacrati li offre al Padre dicendo “Per Cristo, con Cristo, in Cristo.., ogni onore e gloria nei secoli dei secoli”, e tutti rispondiamo: “Amen”, ci credo, è proprio cosi.

E’ Gesù Dio il centro della nostra vita, senza di Lui non possiamo nulla, è il suo sacrificio offerto che ci libera, è la sua preghiera che permette a noi di pregare. Quanto siamo ancora pagani quando pensiamo che siano le mie buone azioni a salvarmi o quando andiamo in cerca di intercessori potenti per le nostre richieste a Dio. Spesso noi cristiani ci comportiamo da sciocchi. Cerchiamo la verità su di noi, sul mondo, sulle cose e spaziamo in mezzo a filosofie, religioni, superstizioni, fantasie di uomini mentre Gesù di cui portiamo il nome ci ha detto di essere Lui la Via, la Verità, e la Vita.

Non che la scienza, la ricerca umana non abbiano anch’esse una parte di verità, ma non è assurdo avere una fonte di acqua purissima e trascurarla per andare ad abbeverarsi a delle pozzanghere?

Cerchi Dio?

E’ Gesù che ti mostra il suo volto. Cerchi la verità sull’uomo?

E’ Gesù l’uomo - Dio che può risponderti. Cerchi il senso del tuo vivere?

E’ Gesù che nell’amore per Dio,  per il prossimo ti dà una chiara risposta. Cerchi un comportamento di vita?

Guarda a come si è comportato Gesù, ed imitalo, farai piacere a Dio e realizzerai la tua gioia.

 

 

VENERDI’ 20 APRILE

Una scheggia di preghiera:

Signore mi fido dei tuoi giudizi perché sono amore

 

Tra i santi ricordati oggi: Santa Agnese da Montepulciano; Santa Sara, martire; San Teotimo

Hanno detto: Chi ci guarda con gli occhi di Dio riuscirà a vedere la nostra realtà più pura ed essenziale. (K. Gibran)

Saggezza popolare: Che il gallo canti o no, l'alba spunta ugualmente. (proverbio Libanese)

Un aneddoto: Un giorno Benedetto vi si recò a trovare sua sorella. Trascorsero tutto il giorno nelle lodi di Dio e in santa conversazione. Sull’imbrunire presero insieme il cibo. Si trattennero ancora a tavola e, col protrarsi dei santi colloqui, si era giunti a un’ora piuttosto avanzata. La pia sorella perciò lo supplicò, dicendo: “Ti prego, non mi lasciare per questa notte, ma parliamo fino al mattino delle gioie della vita celeste”. Egli le rispose: “Che cosa dici mai, sorella? Non posso assolutamente pernottare fuori del monastero”.

Scolastica, udito il diniego del fratello, poggiò le mani con le dita intrecciate sulla tavola e piegò la testa sulle mani per pregare il Signore onnipotente. Quando levò il capo dalla mensa, scoppiò un tale uragano con lampi e tuoni e rovesci di pioggia, che né il venerabile Benedetto, né i monaci che l’accompagnavano, poterono metter piede fuori dalla soglia dell’abitazione, dove stavano seduti. Allora l’uomo di Dio molto rammaricato cominciò a lamentarsi e a dire: “Dio onnipotente ti perdoni, sorella, che cosa hai fatto?”. Ma ella gli rispose: “Ecco, ho pregato te, e tu non hai voluto ascoltarmi; ho pregato il mio Dio e mi ha esaudita. Ora esci pure, se puoi; lasciami e torna al monastero”. Ed egli che non voleva restare lì spontaneamente, fu costretto a rimanervi per forza. Così trascorsero tutta la notte vegliando e si saziarono di sacri colloqui raccontandosi l’un l’altro le esperienze della vita spirituale.

Parola di Dio: At 5,34-42; Sal. 26; Gv. 6,1-15

 

1^ Lettura At 5, 34-42

Dagli Atti degli Apostoli.

In quei giorni, si alzò nel sinedrio un fariseo, di nome Gamaliele, dottore della legge, stimato presso tutto il popolo. Dato ordine di far uscire per un momento gli accusati, disse: “Uomini di Israele, badate bene a ciò che state per fare contro questi uomini. Qualche tempo fa venne Tèuda, dicendo di essere qualcuno, e a lui si aggregarono circa quattrocento uomini. Ma fu ucciso, e quanti s'erano lasciati persuadere da lui si dispersero e finirono nel nulla. Dopo di lui sorse Giuda il Galileo, al tempo del censimento, e indusse molta gente a seguirlo, ma anch'egli perì e quanti s'erano lasciati persuadere da lui furono dispersi. Per quanto riguarda il caso presente, ecco ciò che vi dico: Non occupatevi di questi uomini e lasciateli andare. Se infatti questa teoria o questa attività è di origine umana, verrà distrutta; ma se essa viene da Dio, non riuscirete a sconfiggerli; non vi accada di trovarvi a combattere contro Dio!”. Seguirono il suo parere e, richiamati gli apostoli, li fecero fustigare e ordinarono loro di non continuare a parlare nel nome di Gesù; quindi li rimisero in libertà. Ma essi se ne andarono dal sinedrio lieti di essere stati oltraggiati per amore del nome di Gesù. E ogni giorno, nel tempio e a casa, non cessavano di insegnare e di portare il lieto annunzio che Gesù è il Cristo. Parola di Dio

 

“DISSE GAMALIELE: SE QUESTA DOTTRINA E’ DI ORIGINE UMANA VERRA’ DISTRUTTA; MA SE VIENE DA DIO, NON RIUSCIRETE A SCONFIGGERLI; NON VI ACCADA DI TROVARVI A COMBATTERE CONTRO DIO.” (At. 5, 38-39)

i Giudei hanno cercato in tutti i modi di eliminare Gesù e i suoi e si trovano sempre più invischiati in questa nuova ‘eresia’: hanno crocifisso Gesù, e questi dicono che è vivo. Hanno cercato di far star zitti gli apostoli e questi, pur essendo dei poveracci continuano nella loro predicazione. Li hanno bastonati, imprigionati e i ceppi delle catene sono saltati dai loro piedi, le porte delle prigioni si sono misteriosamente aperte. Se gli Apostoli non sono dei bravi predicatori, poi, parlano per loro i miracoli che li accompagnano.  Che cosa fare?

E come sempre c’è l’ala intransigente, i mastini della verità, coloro che si sentono autorizzati da Dio a difendere la supposta ortodossia. Essi sono per le maniere forti: “Estirpiamo l’eresia uccidendo gli eretici”.  Interviene invece un saggio maestro di Israele richiamando il principio che se una dottrina viene da Dio è meglio non opporsi ad essa. Questo principio dovrebbe essere accolto sempre anche nella Chiesa gerarchica e tra noi cristiani. Spesso pensiamo che bisogna togliere la mela marcia affinché non faccia marcire le altre, ma questo principio ha guidato la caccia alle streghe, gran parte dell’Inquisizione e ancora molte persecuzioni odierne con il risultato di non togliere il male ma di macchiarsi di male.

Il bene e il male col tempo vengono alla luce da soli.

Il male da solo si uccide, il bene col tempo e la sofferenza trionfa perché ha in sé la forza di Dio.

Dio è più forte di ogni male, ma vince il male con la misericordia. Che le nostre intransigenze religiose non ci mettano contro Dio stesso!

 

 

SABATO 21 APRILE

Una scheggia di preghiera:

Nella notte non ci abbandonare, Gesù.

 

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Anselmo d’Aosta; Sant’Anastasio il vecchio

Hanno detto: Fare del bene sempre, del bene a tutti, del male a nessuno. (Don Orione)

Saggezza popolare: Per capire gli anziani bisogna ritornare bambini. (Proverbio Turco)

Un aneddoto: Alla beata Gertrud Herheneim, che nel giorno di Pasqua piangeva ancora la dolorosa Passione del Signore, apparve Gesù il quale le disse: “Perché piangi nel giorno della mia risurrezione e del mio trionfo? Oggi sono uscito veramente dal sepolcro, non solo io, ma anche tu: sei risuscitata per vivere eternamente con me nella gloria”.

Parola di Dio: At 6,1-7; Sal. 32; Gv. 6,16-21

 

Vangelo Gv 6, 16-21

Dal vangelo secondo Giovanni.

Venuta intanto la sera, i suoi discepoli scesero al mare e, saliti in una barca, si avviarono verso l'altra riva in direzione di Cafarnao. Era ormai buio, e Gesù non era ancora venuto da loro. Il mare era agitato, perché soffiava un forte vento. Dopo aver remato circa tre o quattro miglia, videro Gesù che camminava sul mare e si avvicinava alla barca, ed ebbero paura. Ma egli disse loro: “Sono io, non temete”. Allora vollero prenderlo sulla barca e rapidamente la barca toccò la riva alla quale erano diretti. Parola del Signore

 

MA EGLI DISSE LORO: “SONO IO, NON TEMETE” (Gv. 6,20)

Gli apostoli sono soli. E’ notte. C’è vento forte sul mare.

Sembra la descrizione esatta di certi periodi della nostra vita. Gli amici se ne sono andati. La malattia è venuta a trovarti. I tuoi progetti migliori sembrano essere vani. E per di più è notte. Non vedi nulla. Ti assalgono mille paure, mille dubbi e anche: “Gesù non era ancora venuto da loro”. Magari lo hai anche chiamato, ma sembra non sentirti, addirittura non esserci.

Ma può Dio abbandonare la sua creatura?

Eppure,vedere Gesù che cammina sull’acqua dei mare in tempesta mette paura agli apostoli: sono davanti ad un fatto che supera le loro capacità. Tutto quello che non rientra nelle nostre conoscenze ci lascia perplessi, timorosi, increduli. Anche la fede è un salto nel buio, un fidarci di Qualcuno superiore a noi del quale non si può conoscere e comprendere tutto. Ma se noi superiamo la perplessità, la paura, colui che ci viene incontro in modo tanto misterioso è colui che vuoi salire sulla nostra barca per calmare le acque tumultuose e portarci “rapidamente” a riva.

E’ notte?

Stai convivendo con paure, sofferenze, dubbi?

Grida, arrabattati, ma continua a remare, spellati le mani, lotta magari anche in modo sbagliato, non arrenderti. E proprio quando tutto sembra perso, quando sei nell’impossibile, arriva Lui a dirti “Sono io”, “Sono Dio”, “non temete”.

 

 

DOMENICA 22 APRILE: 3^ DOMENICA DI PASQUA ANNO C

Una scheggia di preghiera:

Terra tutta da’ lode a Dio, canta il tuo Signor.

 

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Apelle; San Sotero, Papa; San Tegulo, martire

Hanno detto: Tu non sei un giudice che condanna, ma un Salvatore. Tu non perdi, ma trovi. Non uccidi, ma doni la vita. Non mandi in esilio, ma riconduci a casa. Non tradisci, ma liberi. Non anneghi, ma salvi. Non maledici, ma benedici. Non ti vendichi, ma perdoni. (Gregorio di Narek).

Saggezza popolare: Tenere rinchiuso un gatto lo farà diventare un leone. (Proverbio Ungherese)

Un aneddoto: Tagore ha narrato d’un uomo che cercava da tempo la pietra filosofale, cioè quella pietra al cui contatto tutto si trasformava in oro. Costui si era abituato a raccogliere pietre da ogni parte ed a toccare con esse una catena di ferro che portava al collo e poi gettarle. Un giorno un bambino gli si avvicinò e chiese: “Dove hai trovato quella catena d’oro che ti arriva alla cintola?”. Il cercatore trasalì: se la catena era diventata d’oro, egli aveva usato davvero una pietra filosofale e senza accorgersene l’aveva gettata via. Si buttò allora a cercare tra i mucchi di pietre, ma invano. E impazzì. Spesso anche noi viviamo in mezzo a meraviglie che potrebbero renderci la vita gioiosa, ma siamo talmente miopi e abituati a tutto questo che non ce ne accorgiamo e impazziamo alla ricerca di qualcosa che potremmo avere a portata di mano.

Parola di Dio: At.5,27-32.40-41; Sal. 29; Ap. 5,11-14; Gv.21,1-19

 

Vangelo Gv 21, 1-19

Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Didimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: “Io vado a pescare”. Gli dissero: “Veniamo anche noi con te”. Allora uscirono e salirono sulla barca; ma in quella notte non presero nulla. Quando gia era l'alba Gesù si presentò sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: “Figlioli, non avete nulla da mangiare?”. Gli risposero: “No”. Allora disse loro: “Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete”. La gettarono e non potevano più tirarla su per la gran quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: “E` il Signore!”. Simon Pietro appena udì che era il Signore, si cinse ai fianchi il camiciotto, poiché era spogliato, e si gettò in mare. Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: infatti non erano lontani da terra se non un centinaio di metri. Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Disse loro Gesù: “Portate un po' del pesce che avete preso or ora”. Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatrè grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si spezzò. Gesù disse loro: “Venite a mangiare”. Enessuno dei discepoli osava domandargli: “Chi sei?”, poiché sapevano bene che era il Signore. Allora Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede a loro, e così pure il pesce. Questa era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risuscitato dai morti. Quand'ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: “Simone di Giovanni, mi vuoi bene tu più di costoro?”. Gli rispose: “Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene”. Gli disse: “Pasci i miei agnelli”. Gli disse di nuovo: “Simone di Giovanni, mi vuoi bene?”. Gli rispose: “Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene”. Gli disse: “Pasci le mie pecorelle”. Gli disse per la terza volta: “Simone di Giovanni, mi vuoi bene?”. Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli dicesse: Mi vuoi bene?, e gli disse: “Signore, tu sai tutto; tu sai che ti voglio bene”. Gli rispose Gesù: “Pasci le mie pecorelle. In verità, in verità ti dico: quando eri più giovane ti cingevi la veste da solo, e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti cingerà la veste e ti porterà dove tu non vuoi”. Questo gli disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E detto questo aggiunse: “Seguimi”. Parola del Signore

 

“PASCI LE MIE PECORELLE”. (Gv. 21,16)

La missione nel villaggio globale. Ai nostri giorni, il mondo è diventato un villaggio globale. Per i mezzi dell'informazione, delle finanze, delle idee non esistono frontiere. Un evento può essere visto simultaneamente in qualsiasi angolo della terra dove esista un televisore, e, grazie ad internet, puoi intavolare un chat su qualsiasi tema con uomini e donne a migliaia di chilometri di distanza dalla tua abitazione. I cristiani, mediante tutti questi strumenti, entrano in contatto con persone che hanno un'altra visione della vita, che vivono secondo altri modelli di esistenza, che praticano un'altra religione ed accettano altre credenze. Questo fenomeno può suscitare un certo stato di crisi nei cristiani, può perfino farli cadere in un certo relativismo religioso, ma può essere allo stesso modo una stupenda occasione per mettere in pratica, in grandissima scala e con i mezzi più avanzati, la missione universale della Chiesa. Quando mai la Chiesa ha avuto più mezzi per predicare Cristo dai tetti, con le sue numerosissime antenne? Ci troviamo forse davanti alla sfida storica più importante nell'opera missionaria universale della Chiesa. Questa grande missione universale non la portano a compimento pochi missionari in terre non evangelizzate; la può compiere qualsiasi cristiano, tu stesso la puoi portare avanti, da casa tua o dal tuo ufficio. Si vede chiaramente che la missione universale della Chiesa richiede che ogni cristiano sia un uomo convinto della sua fede, e sia preparato per dare ragione di essa a chi glielo chieda: per strada, all'ufficio, o su internet.

 

 

LUNEDI’ 23 APRILE

Una scheggia di preghiera:

Solo tu, Gesù, sei il pane per la nostra fame.

 

Tra i santi ricordati oggi: San Giorgio; Sant’Achilleo; San Gerardo di Toulle

Hanno detto: Vinci pure mille volte mille uomini in battaglia: solo chi vince se stesso è il guerriero più grande. (Buddha)

Saggezza popolare: La zappa fa ingrassare il figlio. (proverbio Macua)

Un aneddoto: Alle porte di una Chiesa, un gran tabellone:

“Se dobbiamo credere alle statistiche, ci sono in Italia 52.000.000 di abitanti. Lasciamo da parte 21.500.000, miscredenti o non praticanti, restano 30.500.000. Lasciamo da parte 6.000.000 di vecchi, impotenti o arteriosclerotici, restano 24.500.000. Non contiamo 10.000.000 di comunisti, restano 14.500.000. Togliamo 3.500.000 neonati, restano 11 milioni. Togliamo 1.200.000 protestanti, restano 9 milioni e 800 mila. Togliamo 900.000 ebrei, restano 8.900.000. Togliamo 6.900.000 ladri, libertini, taglia­borse, bigami, truffatori e criminali, restano 2 milioni. Togliamo 1.000.000 di anticlericali, restano 1.000.000. Togliamo 400.000 massoni, restano 600 mila. Togliamo 50.000 anarchici, restano 550.000. Togliamo 470.000 perditempo, restano 80.000. Togliamo 79.998 pazzi o alienati, restano “due”. Si, due: io e tu che leggi. Restiamo solo noi due per pregare. È per questo che dobbiamo pregare moltissimo; e soprattutto tu, perché io sono stufo di pregare da solo. Il tuo parroco”.

Parola di Dio: At. 6,8-15; Sal. 118; Gv.6,22-29

 

Vangelo Gv 6, 22-29

Dal vangelo secondo Giovanni.

Il giorno dopo, la folla, rimasta dall'altra parte del mare, notò che c'era una barca sola e che Gesù non era salito con i suoi discepoli sulla barca, ma soltanto i suoi discepoli erano partiti. Altre barche erano giunte nel frattempo da Tiberiade, presso il luogo dove avevano mangiato il pane dopo che il Signore aveva reso grazie. Quando dunque la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafarnao alla ricerca di Gesù. Trovatolo di là dal mare, gli dissero: “Rabbì, quando sei venuto qua?”. Gesù rispose: “In verità, in verità vi dico, voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Procuratevi non il cibo che perisce, ma quello che dura per la vita eterna, e che il Figlio dell'uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo”. Gli dissero allora: “Che cosa dobbiamo fare per compiere le opere di Dio?”. Gesù rispose: “Questa è l'opera di Dio: credere in colui che egli ha mandato”. Parola del Signore

 

“PROCURATEVI NON IL CIBO CHE PERISCE MA QUELLO CHE DURA PER LA VITA ETERNA E CHE IL FIGLIO DELL’UOMO VI DARA’ “. (Gv. 6,27)

Ancora una volta nel brano di Vangelo di oggi troviamo che si scontrano due mentalità molto diverse: la mentalità umana, la nostra e Gesù che cerca in tutti i modi di farcela superare. Gesù sa che la gente stenta a vedere più in là dell’immediato. In quel momento cercava in Gesù colui che ha dato loro da mangiare gratis e magari sognavano che facendolo re questo si sarebbe ripetuto ogni giorno. Gesù dice a loro e a noi: “Il pane toglie la fame, ma il giorno dopo si ha di nuovo fame; un desiderio accontentato fa nascere subito un altro desiderio, Cerca allora il compimento, il cibo che non perisce, quello che dura per la vita eterna”. Proviamo a pensare quante delle nostre energie, del nostro tempo sono dedicati a risolvere problemi materiali e quanto dedichiamo a curare il nostro spirito, ed avremo la misura della nostra fede, non quella detta a parole, ma quella reale.

Ma c’è ancora un altro contrasto di mentalità: i contemporanei di Gesù pensavano di poter risolvere la loro fame di spiritualità, il loro rapporto con Dio attraverso le opere buone: “ Se io osservo le norme che Dio mi ha dato, Dio è dalla mia parte è io sono dalla sua”. Gesù invece dice che la vera opera della fede non è fare o non fare qualcosa è aver fede in Lui. Dio non lo si compra con opere di religione, Dio lo si accoglie con tutto noi stessi: Fare è questo  è accogliere il cibo che dura per sempre.

 

 

MARTEDI’ 24 APRILE

 

Una scheggia di preghiera: Sei Tu il pane della vita che ha in sé ogni dolcezza.

 

Tra i santi ricordati oggi: San Fedele da Sigmaringen; San Benedetto Menni

Hanno detto: Prega per comprendere. (Sant’Agostino)

Saggezza popolare: La volontà senza la ragione è cieca, contro la ragione è pazza.

Un aneddoto: Un ricco si era recato da un maestro ebraico di Kosnitz. “Che cosa sei solito mangiare?” gli aveva chiesto il maestro. E l’uomo ricco aveva risposto d’aver abitudini assai parche: “Pane con sale e un sorso d’acqua mi bastano”. “Ma che cosa ti viene in mente?”, lo sgridò il maestro di Kosnitz: “Arrosto devi mangiare e devi bere idromele come tutti i ricchi”. E non lo lasciò ripartire finché non gli ebbe promesso che avrebbe seguito il suo consiglio da allora in poi. Più tardi, i giovani domandarono al maestro la ragione di quello strano consiglio. Rispose: “Soltanto se mangia carne, saprà che il povero ha bisogno di pane. Fino a che mangia pane, crederà che il povero può mangiare i sassi”.

Parola di Dio: At.7,51 – 8,1; Sal. 30; Gv. 6,30-35

 

Vangelo Gv 6, 30-35

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, la folla disse a Gesù: “Quale segno dunque tu fai perché vediamo e possiamo crederti? Quale opera compi? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: Diede loro da mangiare un pane dal cielo”. Rispose loro Gesù: “In verità, in verità vi dico: non Mosè vi ha dato il pane dal cielo, ma il Padre mio vi da  il pane dal cielo, quello vero; il pane di Dio è colui che discende dal cielo e da  la vita al mondo”. Allora gli dissero: “Signore, dacci sempre questo pane”. Gesù rispose: “Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete”. Parola del Signore

 

“QUALE SEGNO TU FAI PERCHE’ VEDIAMO E POSSIAMO CREDERTI?”. (Gv. 6,30)

I Giudei chiedono a Gesù un segno per credere. Ora, Gesù dava tanti segni, ma loro non li vedevano: non vedevano l'azione di Dio attraverso le azioni di Gesù, la luce di Dio nelle sue parole, e chiedono un segno. Il Signore Gesù dava il vero pane dal cielo, ma essi non lo potevano riconoscere, perché in realtà volevano segni di loro gusto, soddisfazioni materiali, e le chiamavano pane dal cielo. Anche per noi si verifica la stessa cosa. Siamo sempre tentati di disprezzare, di non vedere le grazie che Dio ci fa, ci fissiamo solo sugli aspetti negativi del presente, che ci contrariano, ci ostacolano e non riconosciamo i doni di cui Dio adesso ci circonda. Gesù il Signore è in mezzo a noi con la sua parola, con i suoi sacramenti, si presenta a noi in ogni momento come il pane della vita... e noi continuiamo ad avere fame e sete, cioè ad essere insoddisfatti. Chiediamo la grazia di avere gli occhi aperti sulla bontà di Dio verso di noi, su ciò che il Signore Gesù ci dà: ci dà se stesso in molti modi, sempre. Se lo riconosciamo, saremo pieni di gioia, non avremo più fame, non avremo più sete. Non ci mancherà la sofferenza, ma nel fondo dell'anima avremo una profonda pace, una gioia che non cessa mai, perché “Chi viene a me non avrà più fame, chi crede in me non avrà più sete”.

 

 

MERCOLEDI’ 25 APRILE

Una scheggia di preghiera:

Tu sei con noi, Signore, ogni giorno di vita

 

Tra i santi ricordati oggi: San Marco, Evangelista; Santa Franca di Piacenza; Sant’ Erminio, monaco

Hanno detto: Noi costruiamo la pace quando impariamo a praticare le vie del perdono. (Giovanni Paolo II)

Saggezza popolare: I vizi s'imparano anche senza maestri

Un aneddoto: Al principio del secolo, il Re delle Isole Samoa fu consigliato di farsi fotografare per poter distribuire il proprio ritratto ai rappresentanti diplomatici della sua capitale. E il sovrano ben volentieri si mise in posa con gli abiti più belli secondo l’uso locale. Nella destra però impugnava il Rosario; il fotografo, con certa delicatezza e un po’ d’imbarazzo, gli fece notare che i suoi antenati forse avrebbero gradito che egli avesse in mano una lancia o una spada, o anche solo uno scettro. Ribatté il re delle Isole Samoa: “I miei antenati erano dei pagani. Io sono cristiano: e questo simbolo mi sembra più adatto per essere riconosciuto nel mondo cristiano”.

Parola di Dio nella festa di san Marco: 1Pt.5,5-14; Sal. 88; Mc. 16, 15-20

 

1^ Lettura 1 Pt 5, 5-14

Dalla prima lettera di Pietro

Carissimi, rivestitevi tutti di umiltà gli uni verso gli altri, perché Dio resiste ai superbi, ma da  grazia agli umili. Umiliatevi dunque sotto la potente mano di Dio, perché vi esalti al tempo opportuno, gettando in lui ogni vostra preoccupazione, perché egli ha cura di voi. Siate temperanti, vigilate. Il vostro nemico, il diavolo, come leone ruggente va in giro, cercando chi divorare. Resistetegli saldi nella fede, sapendo che i vostri fratelli sparsi per il mondo subiscono le stesse sofferenze di voi. E il Dio di ogni grazia, il quale vi ha chiamati alla sua gloria eterna in Cristo, egli stesso vi ristabilirà, dopo una breve sofferenza vi confermerà e vi renderà forti e saldi. A lui la potenza nei secoli. Amen! Vi ho scritto, come io ritengo, brevemente per mezzo di Silvano, fratello fedele, per esortarvi e attestarvi che questa è la vera grazia di Dio. In essa state saldi! Vi saluta la comunità che è stata eletta come voi e dimora in Babilonia; e anche Marco, mio figlio. Salutatevi l'un l'altro con bacio di carità. Pace a voi tutti che siete in Cristo! Parola di Dio

 

“CRISTO VI RISTABILIRA’, DOPO UNA BREVE SOFFERENZA VI RISTABILIRA’, VI RENDERA’ FORTI” (1Pt. 5,10)

Oggi, festa dell’evangelista Marco ci facciamo confortare da questa fiduciosa e rasserenante parola di Pietro. Quando nella vita ci capita una sofferenza, una persecuzione, è inutile fare i falsi e dire: "Ma che bello: una prova del Signore!". Il male fa male! e neanche possiamo prenderci in giro dicendo soltanto:"Soffri, intanto poi riceverai il premio". Ma di una cosa possiamo essere certi: anche la sofferenza, la persecuzione hanno un significato in Dio. Ad esempio la prima comunità quando, dopo la morte di Stefano, si scatenò una violenta persecuzione contro la Chiesa si è dispersa, ma “quelli che erano dispersi andavano per il paese e diffondevano la parola di Dio”. Non parlavano delle loro disgrazie; parlavano della risurrezione di Gesù. Filippo in Samaria predica Cristo e dimostra la realtà della sua risurrezione guarendo nel suo nome gli ammalati e liberando gli indemoniati. La persecuzione è dunque l'occasione per una fecondità più grande.

E’ normale che durante una prova noi piangiamo e a volte addirittura ci lamentiamo con Dio, ma sapessimo anche solo fidarci di Dio, comprenderemo che le sofferenze non sono mai inutili per noi e per gli altri.

E nella vita della Chiesa non è forse vero che un po’ di “persecuzione” forse la purificherebbe da certe pastoie inutili e rafforzerebbe fede e testimonianza? Sembra una crudeltà veder potare gli alberi, ma il tronco si rafforza e a primavera sboccia la vita più piena.

 

 

GIOVEDI’ 26 APRILE

Una scheggia di preghiera:

Riconosco nel tuo pane il cibo del mio sostentamento.

 

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Anacleto, Papa; San Pascasio, monaco

Hanno detto: Se la fede ci fa essere credenti, e la speranza ci fa essere credibili, è solo la carità che ci fa essere creduti. (Don Tonino Bello)

Saggezza popolare: Se il destino di un uomo è annegare; annegherà anche in un bicchiere d'acqua. (proverbio Yddish)

Un aneddoto: Nel grande impero orientale c’era un’arpa meravigliosa, incantata. Furono invitati i migliori artisti del mondo a suonarla, ma non ne ottennero che stridenti stonature, eppure volevano farle sprigionare le loro migliori armonie. Venne anche il principe Peiwoh. Prese l’arpa con amore, se la strinse a sé delicatamente: ecco ne accarezza le corde e s’ode ovunque una melodia che incanta. L’imperatore meravigliato gli chiese poi: Principe, qual è il segreto della tua arte stupenda?

Peiwoh rispose: Imperatore, non ho segreti, eccetto questo. Gli altri artisti cercavano, suonando, di esprimere se stessi; io invece, quando prendo l’arpa, mi dimentico. Lascio quindi l’arpa libera di esprimere il tema che le è più spontaneo. E avviene che, quando l’accarezzo, non so più distinguere l’arpa dal mio cuore.  

Parola di Dio: At. 8,26-40; Sal. 65; Gv. 6,44-51

 

Vangelo Gv 6, 44-51

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, Gesù disse alla folla: “Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. Sta scritto nei profeti: E tutti saranno ammaestrati da Dio. Chiunque ha udito il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non che alcuno abbia visto il Padre, ma solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in verità vi dico: chi crede ha la vita eterna. Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo”.

 

“IO SONO IL PANE VIVO DISCESO DAL CIELO”. (Gv. 6,51)

Ogni volta che celebro la messa penso al grande dono che Dio mi fa, insieme con i fedeli, di fare memoria viva di Cristo, ma memoria talmente viva che quel po’ di pane e di vino non per merito nostro, ma per dono di Dio sono il Corpo e il Sangue di Cristo.

E ringrazio anche il buon Dio che mi aiuta a capire che la Messa non è un atto di devozione, ma unione reale al suo mistero di passione, morte e risurrezione, nel suo corpo e sangue. C’è poi ancora una cosa che mi colpisce e per cui ringrazio: per “incarnarsi” nell’Eucaristia, Gesù ha scelto pane e vino. Il pane: alimento base oggi sempre più disprezzato nei paesi ricchi (che, guarda a caso, stanno perdendo la fede) e sempre più desiderato da chi ha fame. E poi il vino: questo non è un alimento necessario ma è l’elemento che, usato bene, crea la gioia, la familiarità, la serenità, che libera dall’austerità e dal formalismo, che dà spazio alla fantasia.

Nella Comunione ti ringrazio anche per questo mentre mi lascio andare a ricevere l’abbraccio della misericordia del Signore.

Io vivo, riprendo il fiato, ricomincio a camminare, grazie alla memoria di quell’abbraccio, che mi rinnova e si rinnova quotidianamente. Io sto in piedi per merito di quell’abbraccio.

 

 

VENERDI’ 27 APRILE

Una scheggia di preghiera:

Che gioia! Sei tu che vuoi stare con noi, Signore

 

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Antimo, vescovo, San Liberale; Santa Zita

Hanno detto: Lascia per un momento le tue abituali preoccupazioni, uomo insignificante: entra per un istante dentro te stesso, allontanandoti dal tumulto del tuoi pensieri confusi e dalle preoccupazioni inquietanti che ti opprimono. Riposa in Dio per un momento, riposa solo un istante in lui. (Sant’Anselmo)

Saggezza popolare: L'uccello avveduto guarda le sue ali, l'uomo avveduto misura le sue parole. (Proverbio Vietnamita)

Un aneddoto: Lourdes 1926. Un giovane infermo, ormai quasi agonizzante, trovò la forza di lanciare un grido, quando, essendo passato il Vescovo a benedire con l'Ostensorio dell'Eucaristia, non aveva avvertito nessun miglioramento: "Gesù, figlio di Maria, lo dirò a tua madre che non mi hai guarito!"

Piangeva. Allora il Vescovo, intenerito per quella confidenza di bambino, tornò indietro e lo benedisse nuovamente con il Santissimo. Ed ecco il prodigio avvenne, perché il moribondo si alzò in piedi, come folgorato da una forza superiore, poté camminare, mentre sulle rive del Gave si levavano esclamazioni di entusiasmo. Il giovane continuava a gridare: "Gesù, Figlio di Maria, mi hai guarito. Lo dirò a tua madre.

Parola di Dio: At. 9,1-20; Sal 116; Gv. 6, 52-59

 

Vangelo Gv 6, 52-59

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, i Giudei si misero a discutere tra di loro: “Come può costui darci la sua carne da mangiare?”. Gesù disse: “In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo, non come quello che mangiarono i padri vostri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno”. Queste cose disse Gesù, insegnando nella sinagoga a Cafarnao. Parola del Signore

 

“COME PUO' COSTUI DARCI LA SUA CARNE DA MANGIARE?”.(Gv. 6,52)

Anche noi ci facciamo la stessa domanda dei Giudei. La risposta, pur contenendo un mistero stragrande è poi molto semplice: colui che ci ha amato fino a dare la sua vita per noi, dà se stesso, il suo Corpo, la sua vita. Scopriamo allora che il termine “Comunione” si allarga a dismisura. Non è “l’andare a prender l’ostia” o ‘l’andare a prender Messa”. E’ essere consci del dono, è entrare in sintonia con il Signore che ci parla, è diventare talmente “parenti” con Gesù da essere una cosa sola con Lui, è comunicare e partecipare alla sua vita, alla sua misericordia, alla sua solidarietà con tutti gli uomini. Gesù, sempre nel Vangelo di oggi, ci dice: “Colui che mangia di me, vivrà per me”. Allora, essere in comunione con Gesù è anche estremamente impegnativo. Noi diventiamo Lui. Noi rappresentiamo Lui. Certo, con tutte le nostre povertà e miserie, ma con tutta la sua Grazia. Qualche volta, un po’ stupidamente, noi ci chiediamo quali siano le preghiere che dobbiamo dire dopo aver fatto la comunione. Se fossimo coscienti di ciò che ci fa la Comunione Eucaristica, in fondo non ci fideremo tanto delle parole da dire, ma dovrebbe esserci nel cuore l’ammirazione, la lode, il ringraziamento, la gioia.

 

 

SABATO 28 APRILE

Una scheggia di preghiera:

Tu solo hai parole di vita eterna.

 

Tra i santi ricordati oggi: San Pietro Chanel; San Luigi Maria Grignon de Montfort

Hanno detto: Per essere di Dio non occorrono grandi cose: basta avere un cuore ed amare. (Beato Tommaso Maria Fusco)

Saggezza popolare: Anche solo un capello ha la sua ombra. (proverbio Latino)

Un aneddoto: Ognuno è legato a Dio da una corda. Quando commetti una colpa, la corda si spezza. Ma appena ti penti, Dio fa subito un nodo e la corda si accorcia: ti avvicini un poco di più a lui. Così di colpa in colpa, di pentimento in pentimento, di nodo in nodo, ci avviciniamo sempre di più, e si arriva al cuore di Dio! Tutto è grazia... anche i peccati!

Parola di Dio: At. 9, 31-42; Sal 115; Gv. 6,60-69

 

Vangelo Gv 6, 60-69

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, molti tra i discepoli di Gesù, dissero: “Questo linguaggio è duro; chi può intenderlo?”. Gesù, conoscendo dentro di sé che i suoi discepoli proprio di questo mormoravano, disse loro: “Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell'uomo salire là dov'era prima? E’ lo Spirito che da  la vita, la carne non giova a nulla; le parole che vi ho dette sono spirito e vita. Ma vi sono alcuni tra voi che non credono”. Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. E continuò: “Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre mio”. Da allora molti dei suoi discepoli si tirarono indietro e non andavano più con lui. Disse allora Gesù ai Dodici: “Forse anche voi volete andarvene?”. Gli rispose Simon Pietro: “Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna; noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio”. Parola del Signore

 

“MOLTI DEI SUOI DISCEPOLI SI TIRARONO INDIETRO E NON ANDAVANO PIU' CON LUI”. (Gv. 6,66)

Gesù, pur essendo affascinante come persona e come messaggio, non è persona facile da accogliere, è esigente, dichiara apertamente di essere Figlio di Dio. Alcuni dei discepoli, pur avendo visto i miracoli che comprovano il suo agire, non se la sentono di seguirlo fino in fondo e lo lasciano. Gesù sarà stato certamente dispiaciuto, ma i vangeli non riportano nessuna parola di Gesù contro queste persone. Gesù è una proposta non una imposizione. Seguirlo significa seguire la via della vita, ma tutto dipende da noi. Lui non ci promette facili illusioni, anzi, con chiarezza ci dice della croce. Anche nella giornata di oggi possiamo seguirlo o tirarci indietro. Se lo abbandoni, Lui non ti maledirà, nel suo amore per te sarà solo dispiaciuto che tu abbia perso la strada della vita e sta sicuro che ancora verrà a cercarti. Ma se tu ti fidi di Lui, potrai con Lui affrontare la vita, la giornata e anche se le cose non andranno come tu avresti desiderato, sai che stai camminando con Dio, con la forza non tua ma sua.

 

 

DOMENICA 29 APRILE: 4^ DOMENICA DI PASQUA ANNO C.

Una scheggia di preghiera:

Sei il mio pastore, nulla mi mancherà.

 

Tra i santi ricordati oggi: Santa Caterina da Siena, dottore della Chiesa; San Titico; Sant’Ugo di Cluny, abate

Hanno detto: La cosa più importante che un uomo può fare per i suoi figli, è amare la loro madre. (Hensburg)

Saggezza popolare: Abbiamo creduto che il pascià fosse un pascià. Invece è soltanto un uomo. (proverbio Libanese)

Un aneddoto: L’avaro del paese cadde nelle acque del lago.
"Aiuto! Aiuto! Non so nuotare", gridava a squarciagola annaspando nell’acqua.
I paesani accorsero a salvarlo.
Uno gli urlò: "Dammi il braccio, che ti tiro fuori!".
Un altro gridò: "Dammi la mano, che ti salvo!".
Un altro gridò: "Dammi il dito, che ti afferro!".
Ma l’avaro non dava proprio un bel nulla: né braccio, né mano, ne dito. E veniva sempre più inghiottito dalle acque.
Allora un altro gli disse: "Prendi la mia mano, che ti porto in salvo".
Immediatamente l’avaro afferrò la mano dell’uomo. E così fu salvato.

Parola di Dio: At. 13,14.43-52; Sal 99; Ap. 7, 9-1c4. 17; Gv. 10, 27-30

 

Vangelo Gv 10, 27-30

In quel tempo, Gesù disse: “Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno mai perdute e nessuno le rapirà dalla mia mano. Il Padre mio che me le ha date è più grande di tutti e nessuno può rapirle dalla mano del Padre mio. Io e il Padre siamo una cosa sola”. Parola del Signore

 

“LE MIE PECORE ASCOLTANO LA MIA VOCE E IO LE CONOSCO ED ESSE MI SEGUONO”. (Gv. 10,27)

Il carattere comunitario e sociale della fede, non sminuisce affatto il carattere personale della relazione del Buon Pastore con ciascuna delle sue pecore. Perché il conoscere, nella lingua ebraica, implica altresì l'amare, il desiderare il bene della persona, il sentire affetto per lei. Cioè, si può giungere a conoscere una persona soltanto nell'ambito della relazione intima e personale. Quando l'uomo è conosciuto in questo modo da Gesù Cristo, in virtù del carattere reciproco di ogni relazione personale, entra anche nel mondo dell'intimità di Gesù Cristo, lo ascolta con attenzione e lo segue con fedeltà, gioia e gratitudine. Nel vangelo di san Giovanni, d'altra parte, il conoscere si identifica quasi con il credere. Gesù Cristo ha fiducia, si fida delle sue pecore, perché le ama e si sente da esse amato. E, soprattutto, le pecore confidano in Gesù Cristo, e lo confessano come loro Salvatore e Signore.

Non abbiate paura del Buon Pastore! Il mistero di Cristo oltrepassa la mente umana. Per questo motivo, il Nuovo Testamento ricorre a tante figure e simboli per esprimere qualcosa della sua infinita ricchezza. Si parla a noi di Cristo maestro e profeta, Dio e Signore, luce e vita, alfa e omega, Salvatore ed Emanuele, e così molti altri. Uno dei più dolci nomi di Cristo è quello di Buon Pastore. È un nome che piace molto ai bambini, e che non dispiace affatto agli adulti, perché l'allegoria del Buon Pastore nel vangelo di san Giovanni è l'equivalente della parabola del figliol prodigo nel vangelo di san Luca. Chi c'è che possa aver paura di Cristo, Buon Pastore, se l'unica cosa che cerca e alla quale si consacra è il nostro maggior bene? È vero che alcune verità della nostra fede possono sembrarci difficili, ma non aver paura delle difficoltà, il Buon Pastore ti aiuterà a comprenderle un poco di più, ad accettarle con amore e gioia, come un regalo magnifico, e soprattutto a viverle con passione e dedizione. Può essere che alcuni insegnamenti morali del cristianesimo siano costosi, duri, contro corrente, ma lo stesso Buon Pastore, che ti alimenta con queste verità, ti darà la forza per assimilarle e per metterle in pratica nella tua vita quotidiana. Può essere che qualche volta tu ti smarrisca o ti indebolisca, nel cammino della vita, ma non avere paura di tornare a Cristo, che egli ti porrà sulle sue spalle e sarà felice di averti recuperato. Non avere paura! Il Buon Pastore è disposto a tutto, a tutto, per amor tuo, per il tuo bene.

 

 

LUNEDI’ 30 APRILE

Una scheggia di preghiera:

Se anche vado per valle tenebrosa, non temo alcun male, perché Tu sei con me.

 

Tra i santi ricordati oggi: San Pio V, Papa; san Giuseppe Benedetto Cottolengo; San Ventura di Spello

Hanno detto: Il vero amore comincia quando siamo pronti a dare tutto senza chiedere nulla. (Antoine de Saint Exupery)

Saggezza popolare: Si impara a conoscere i propri difetti attraverso la lingua degli altri. (proverbio Malese)

Un aneddoto: Ad una donna, che si credeva dannata per i suoi numerosi e gravi peccati, San Filippo Neri, dopo averla confessata, disse: Il Paradiso è vostro!

Quella, incredula, rispose: E' impossibile, padre. Voi mi prendete in giro, perché sapete che sono una grande peccatrice.

- Ascoltatemi, allora; riprese il santo; ditemi se non ho ragione. Durante la sua vita, chi è stato maggiormente amato da Gesù?

- I peccatori!

- Per chi è morto Gesù?

- Per i peccatori!

- E ora, cosa siete voi?

- Una grande peccatrice!

- E allora, conclude il santo, se Gesù ha amato moltissimo i peccatori, fino a morire per loro, e voi siete pentita, il Paradiso è certamente vostro, perché Dio vi ama moltissimo; perché in cielo si fa grande festa, quando un peccatore si converte!

Parola di Dio: At.11,1-18; Sal. 41e42; Gv. 10,1-10

 

Vangelo Gv 10, 1-10

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, disse Gesù: “In verità, in verità vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore per la porta, ma vi sale da un'altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra per la porta, è il pastore delle pecore. Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore una per una e le conduce fuori. E quando ha condotto fuori tutte le sue pecore, cammina innanzi a loro, e le pecore lo seguono, perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei”. Questa similitudine disse loro Gesù; ma essi non capirono che cosa significava ciò che diceva loro. Allora Gesù disse loro di nuovo: “In verità, in verità vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvo; entrerà e uscirà e troverà pascolo. Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza”. Parola del Signore

 

“LE PECORE ASCOLTANO LA SUA VOCE: EGLI CHIAMA LE SUE PECORE UNA PER UNA E LE CONDUCE FUORI.” (Gv. 10,3)

In quest’ultima riflessione del mese ci guida Chiara Lubich:

Prova ad ascoltare la voce di Gesù che parla nel tuo cuore. Vedrai che essa ti porterà fuori dal tuo egoismo, dal tuo non-amore, dal voler primeggiare, dalla tua superbia, dal desiderio di violenza...: da tutto ciò che ti rende schiavo.

Se porrai la tua vita in Gesù ed egli sarà la tua guida, sarai senz'altro spinto fuori dalla tentazione d'un cristianesimo facile e di comodo, dalla mediocrità d'una vita senza senso.

Seguendo lui, che parla in te, che chiama proprio te (perché chiama uno per uno) non conoscerai sentieri battuti, ma ti avvierai in un'avventura divina mai sognata; tutto sarà nuovo e bello anche se costerà alla tua natura; constaterai quant'é varia la fantasia divina e comprenderai come, seguendo un simile pastore, la vita è piena, abbonda di frutti, irradia da per tutto il bene.

E finalmente, capirai che potente e meravigliosa rivoluzione sia il Vangelo vissuto.

     
     
 

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