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Chi ha più “Passione”  del Dio crocifisso?

 

 

 

 

Carissimi,

        vi raggiungo in questo periodo di Quaresima-Pasqua, non solo per il tradizionale ma sentito augurio, ma anche per riscoprire, se ce ne fosse ancora bisogno, la “passione” di Gesù per noi.

        Dio non ci ama per finta, Gesù ci ama talmente che morì e risorse per noi, non perché eravamo bravi, ma mentre eravamo peccatori.

        Se a Natale con gli auguri vi ho offerto alcune storie per riflettere, lo scritto di questa Pasqua è un po’ più impegnativo sia per la riflessione che per la preghiera, ma spero faccia fremere il nostro cuore per rispondere anche noi con “passione” al Suo Amore,

 

                                                                                                                                        don Franco

 

 

 

LA VITA DEGLI UOMINI E’ PIENA DI PASSIONI

 

PASSIONE: questa parola deve farci riflettere. Proviamo ad esaminare il termine e i suoi derivati..

Noi diciamo che una cosa, un film, un romanzo sono appassionanti, se ci tengono legati, con il fiato sospeso. Appassionato è colui che si prende a cuore una cosa fino quasi a non veder più altro. Un amore appassionato è quello in cui la passione, il desiderio, la corporeità sono un tutt’uno per l’altro.

Il termine passione poi deriva dal verbo passare: la moda passa, il tempo passa, noi passiamo da un’età all’altra, noi passiamo da questo mondo ad un altro… Anche il termine paziente o impaziente  hanno la medesima radice e indicano il nostro accettare o non accettare una realtà difficile. I medici chiamano paziente il malato che deve sopportare il male e qualche volta anche le cure.

Ma tutto questo richiama anche quello che noi chiamiamo le passioni al plurale, le nostre passioni.

Ci sono PASSIONI ECCELLENTI come la passione per la giustizia, per la pace, per essere a servizio degli altri…

Ma ci sono anche delle PASSIONI TERRIBILI come quella del denaro, dell’alcool, del sesso, del gioco, del potere, la passione della gelosia, della vendetta, del sangue, della vanità…

Queste passioni le incontriamo ogni giorno nel mondo ma spesso anche in noi stessi.

I giornali e le televisioni ne sono pieni ed esse sfociano spesso nella violenza, nell’odio, nel razzismo, nel disprezzo della persona e della vita; esse sono semi di discordia, di guerra, esse portano alla morte. L’uomo che si lascia sopraffare da queste passioni violente perde poco per volta le qualità che lo rendono uomo. E’ dominato dalla passione. E’ posseduto da essa. Non è più lo stesso. Diventa alienato.

Ora, se ci pensiamo bene, a gradi diversi siamo tutti più o meno animati dalle passioni.

Ed è proprio perché noi siamo schiavi delle nostre passioni che c’è LA PASSIONE DI GESÙ.

Attraverso la passione di Gesù noi recuperiamo il senso pieno delle parole che abbiamo esaminato all’ inizio

 

 

 

LA PASSIONE DI DIO E’ L’AMORE

 

Amore è una parola talmente usata, e tante volte impropriamente e malamente usata, che ci si chiede se la si possa ancora usare per parlare di Dio.

Quando Egli ci parla attraverso i suoi profeti viene usato il termine “carità”. Ma noi abbiamo usato impropriamente anche questo termine riducendolo a sinonimo di elemosina, il dono di una moneta o di un biglietto di banca. L’amore di Dio è un’altra cosa.

 

DIO AMA COME UN PADRE

Egli ama meglio di qualunque padre noi conosciamo. Che cosa vuol dire? Principalmente questo: Egli ci ama prima ancora che noi siamo amabili. E’ sempre Lui il primo che inventa, che prende l’iniziativa in tutto quello che ci riguarda. Ci ama gratuitamente e il suo amore ci rende vivi. Per amore ci ha pensati fin dall’eternità, ci ha creati, chiamati per nome, per amore Egli ci salva.

 

DIO AMA COME UN PASTORE

Per noi forse l’immagine del pastore è un po’ sbiadita: oggi non vediamo quasi più pastori. Ma Dio ha usato questo paragone per della gente che aveva dei greggi e che in massima parte viveva di pastorizia.

Dio si presenta come il pastore che guida il suo gregge di pascolo in pascolo, portando le sue pecore a sorgenti di acqua fresca. Dio sa dove condurci. Egli veglia su di noi, il suo amore è previdente; Egli per noi è Provvidenza.

 

DIO CI AMA COME UN AMICO

Chi avrebbe osato dire che Dio è un amico per l’uomo? Egli è così diverso, trascendente, distante da noi; ma, guardiamo bene: Abramo è chiamato “l’amico di Dio”. Di Mosè la Bibbia ci dice che parlava con Dio “come un amico col suo amico”; e quando Gesù è venuto a vivere su questa terra Egli ha condiviso tutto cominciando dalla mensa come si fa tra amici. Ed è proprio in questa convivialità che ha detto: “Io non vi chiamo più servi, perché il servo non sa ciò che fa il suo padrone, ma vi chiamo amici perché ciò che io appreso dal Padre mio ve l’ho fatto conoscere”. Così è l’amicizia di Gesù per noi che ci fa parte dei suoi segreti. Così è l’amicizia di Dio per noi che ci introduce nella sua vita divina.

 

DIO AMA COME UN FIDANZATO

E’ nell’amore di un fidanzato per la sua fidanzata, di uno sposo per la sua sposa che l’amore giunge al massimo. Questo amore sorpassa tutti gli altri perché più di tutti gli altri è totale e gratuito. Dio stesso lo ha proclamato quando ha detto: “L’uomo lascerà suo padre e sua madre per unirsi alla sua sposa”. Questo amore rivela libertà perché conseguenza di una scelta. Anche Dio ci vuole amare così.

Noi non avremmo mai usato un paragone così se non fosse stato Dio stesso ad usarlo a più riprese, pensiamo ad esempio a quando dice al suo popolo: “Io ti fidanzerò a me per sempre, io ti fidanzerò con tenerezza e amore”.

Nel Vangelo Gesù ci dice che è Lui il fidanzato, lo sposo. San Paolo dice che “Gesù ha amato la Chiesa come uno sposo ama la sua sposa”. Per Dio ognuno di noi è unico e irripetibile e amato di amore particolare da Lui.

 

L’AMORE DI DIO E’ UN AMORE PERSONALE

Gli uomini sono talmente tanti che noi ci chiediamo stupefatti: “Come potrà Dio amare ciascuno personalmente, differentemente dagli altri come se egli fosse unico?”

Stupidi che siamo! Possiamo forse noi misurare la grandezza di Dio?

Sì, Dio conosce e ama ciascuno personalmente nell’intimo più profondo della sua personalità. Personalmente conosce e ama ciascuno. Personalmente vuol dire che Egli va al di là delle apparenze, del volto, delle parole, dei gesti. Egli arriva al nostro cuore e se noi siamo aperti a Lui inizia con ciascuno un dialogo di amore particolare.

 

L’AMORE DI DIO E’ UN AMORE CHE SALVA

Più di ogni altra cosa è questo che Dio ha cercato di farci capire. La sua passione è salvare. Egli ce lo ha fatto capire con tutta la storia della salvezza, lo ha detto e ridetto attraverso la voce dei profeti e lo ha realizzato in Cristo per ciascuno di noi. Gesù ha inventato delle indimenticabili parabole per descrivere questo amore che perdona, che riabilita, che ridà tutto ciò che si era perso; Egli si è chinato sulle sofferenze ed ha guarito, ha trattato i peccatori della sua epoca come amici, ha preso le parti dei poveri.

Prima di Lui c’era il peccato e la morte lontano da Dio; ormai ci sono ancora la sofferenza e la morte ma esse si trasformano in risurrezione e vita con Dio, per sempre.

 

QUESTA E’ LA PASSIONE DI DIO CHE SI MANIFESTA ATTRAVERSO LA PASSIONE DI GESU’

Tutto il male di tutte le nostre passioni cattive si è coalizzato contro Gesù e lo condanna e uccide.

Ma l’amore di Dio per noi, proprio in quel momento con Gesù crocifigge il male. Se noi ci uniamo a Lui questo amore ci libera e ci salva.

 

 

 

IL DRAMMA DELLA PASSIONE DI GESU’ ERA STATO ANNUNCIATO DALLA BIBBIA

 

Dopo la sua Risurrezione Gesù, a più riprese, dice che la sua Passione, Morte e Risurrezione sono state annunciate dalla Bibbia: “ Bisognava che si adempisse tutto ciò che era stato scritto su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi”.

 

ECCO QUELLO CHE POTREMO DEFINIRE IL QUINTO VANGELO DELLA PASSIONE DI GESU’

Circa sei secoli prima di Cristo in quattro riprese, il libro di Isaia descrive un misterioso “Servo di Dio” nel quale gli apostoli e tutta la Chiesa hanno riconosciuto Gesù Cristo.

Ben in altro modo che essere descritto come un re potente e vittorioso al modo di Davide e della discendenza a lui promessa da Dio, il servo ci appare come un innocente perseguitato e messo a morte, ma Egli, attraverso questa morte diventa il Salvatore che il popolo attendeva. La gloria gli è promessa ma dopo l,a sua sofferenza e a causa di questa sofferenza accettata e offerta.

 

Isaia capitolo 53

  1. Chi avrebbe creduto alla nostra rivelazione? A chi sarebbe stato manifestato il braccio del Signore?

  2. E' cresciuto come un virgulto davanti a lui e come una radice in terra arida. Non ha apparenza né bellezza per attirare i nostri sguardi, non splendore per provare in lui diletto.

  3. Disprezzato e reietto dagli uomini, uomo dei dolori che ben conosce il patire, come uno davanti al quale ci si copre la faccia, era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima.

  4. Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori e noi lo giudicavamo castigato, percosso da Dio e umiliato.

  5. Egli è stato trafitto per i nostri delitti, schiacciato per le nostre iniquità. Il castigo che ci d  salvezza si è abbattuto su di lui; per le sue piaghe noi siamo stati guariti.

  6. Noi tutti eravamo sperduti come un gregge, ognuno di noi seguiva la sua strada; il Signore fece ricadere su di lui l'iniquità di noi tutti.

  7. Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la sua bocca; era come agnello condotto al macello, come pecora muta di fronte ai suoi tosatori, e non aprì la sua bocca.

  8. Con oppressione e ingiusta sentenza fu tolto di mezzo; chi si affligge per la sua sorte? Sì, fu eliminato dalla terra dei viventi, per l'iniquità del mio popolo fu percosso a morte.

  9. Gli si diede sepoltura con gli empi, con il ricco fu il suo tumulo, sebbene non avesse commesso violenza né vi fosse inganno nella sua bocca.

  10. Ma al Signore è piaciuto prostrarlo con dolori. Quando offrirà se stesso in espiazione, vedrà una discendenza, vivrà a lungo, si compirà per mezzo suo la volontà del Signore.

  11. Dopo il suo intimo tormento vedrà la luce e si sazierà della sua conoscenza; il giusto mio servo giustificherà molti, egli si addosserà la loro iniquità.

  12. Perciò io gli darò in premio le moltitudini, dei potenti egli farà bottino, perché ha consegnato se stesso alla morte ed è stato annoverato fra gli empi, mentre egli portava il peccato di molti e intercedeva per i peccatori.

 

 

NELLA PASSIONE DI GESU' LA SALVEZZA DELL'UMANITA'

 

Nella stagione primaverile probabilmente dell’anno Trenta, in occasione della Pasqua, Gesù discese con i suoi discepoli dalla Galilea a Gerusalemme. Nell’atmosfera della grande festa ebraica, annuale memoriale della prodigiosa liberazione dall’Egitto (Esodo 12,1-14), Gesù tenne con i suoi discepoli la sua ultima Cena. Durante quel pasto, ardentemente desiderato (Luca 22,15), egli anticipò misteriosamente la sua morte cruenta e offrì la propria vita in un atto d’amore.

Prendendo le mosse dall’antico rituale pasquale ebraico, che prevedeva, tra l’altro, la consumazione di pani azzimi e l’assunzione per quattro volte del vino nella coppa, egli, spezzando il pane e distribuendolo tra i discepoli, disse: “Questo è il mio corpo, che è dato per voi”; poi, offrendo loro il calice del vino, disse ancora: “Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue che viene versato per voi” (Luca 22,19-20). In questo modo egli di fatto creò un nuovo e misterioso memoriale, da rinnovare nel tempo fino al suo ritorno Al memoriale antico della liberazione di Israele dall’Egitto veniva così a sostituirsi il memoriale nuovo della redenzione dell’umanità nel sangue di Cristo (“Fate questo in memoria di me”: Luca 22,19; vedi 1Cor. 11,23-25). L’antica liberazione di Israele dall’oppressione egiziana assumeva l’aspetto di un evento simbolico e profetico. La liberazione mostrava ora il suo vero volto, quello del riscatto dell’umanità dall’oppressione oscura e amara del peccato: il sangue di Cristo sarà infatti versato per la remissione dei peccati (Matteo 26,28; vedi Marco 10,45). Ebbene, proprio nella remissione dei peccati o nella redenzione dal peccato si deve ricercare, in buona parte, il senso della passione di Cristo. Di questo, appunto, trattano i racconti evangelici, quando descrivono gli avvenimenti che seguirono l’ultima Cena di Gesù.

Prima, però, è bene ricordare due cose. Anzitutto, che Gesù stesso parlò ai suoi discepoli di quanto sarebbe avvenuto a Gerusalemme. Il vangelo di Luca, ma anche quelli di Matteo e di Marco, riferiscono che, presa la decisione di incamminarsi verso la città santa (Luca 9,51), Gesù per tre volte mise sull’avviso i suoi discepoli, preparandoli al suo destino di sofferenza e di gloria. Il terzo di questi annunci è il più eloquente: “Ecco, noi andiamo a Gerusalemme, e tutto ciò che fu scritto dai profeti riguardo al Figlio dell’uomo si compirà. Sarà consegnato ai pagani, schernito, oltraggiato, coperto di sputi, e, dopo averlo flagellato, lo uccideranno e il terzo giorno risorgerà” (Luca 18,31-33). Non va poi dimenticato che il destino di Gesù è presentato in questi annunci, ma anche altrove nel racconto evangelico, come l’attuazione della parola dei profeti, fissata nelle Scritture. Potremmo dire: così è avvenuto perché così era scritto. Ci si imbatte dunque in una sorta di misteriosa necessità, che rinvia all’intenzione divina.

Consideriamo, dunque, in questa prospettiva gli avvenimenti che seguirono l’ultima Cena di Gesù, in rapida carrellata. Da notare che, salvo rare eccezioni, ogni atto narrato dai vangeli nella passione si presenta come colpevole, ingiusto e crudele. Tutti coloro che intervengono nei confronti di Gesù si comportano da malvagi, o, per meglio dire, da peccatori. Si delinea una grande verità: consegnandosi mite e benevolo nelle mani di uomini che faranno di lui quello che vorranno, l’Agnello di Dio ha preso su di sé e ha tolto il peccato del mondo (vedi Giovanni 1,29).

Ed ecco allora la sequenza impressionante dei peccati degli uomini contro Gesù nel corso della sua passione. Anzitutto, il tradimento di Giuda: egli vende il suo maestro e lo tradisce con un bacio (Luca 22,1-6.47-48). Segue l’arresto di notte e il processo giudaico, costruito ad arte su accuse pretestuose e ispirato dall’odio e dalla gelosia (Luca 22,66-71; vedi Marco 14,53-59; 15,10). Il sinedrio, riunito di fretta in assemblea, pronuncia la sentenza di morte. Ma essa non può essere eseguita: la legislazione vigente a Gerusalemme non consentiva alle autorità ebraiche di mettere a morte nessuno (vedi Giovanni 18,31). Dovendo sottoporre il caso al giudizio del governatore romano, si impone la necessità di formulare un’accusa. Si dirà allora al governatore che costui si è proclamato re dei Giudei e ha quindi commesso un delitto di lesa maestà nei confronti dell’imperatore (Luca 23,1-2). È un’accusa palesemente infondata e contraddittoria. Pilato, il governatore romano della Giudea, ne riconosce l’inconsistenza, ma alla fine, per ragioni di convenienza, acconsente alla richiesta delle autorità giudaiche. Emerge così la sua colpevole viltà, motivata, ultimamente, dal suo attaccamento al potere (Luca 23,13-25; vedi Matteo 27,24-26).

Sulla scena compare anche il re Erode, figura fatua e gaudente. Anch’egli è consapevole dell’innocenza di Gesù: potrebbe liberarlo, trovandosi Gesù sotto la sua giurisdizione. Se ne prende invece gioco e lo rimanda al governatore (Luca 23,8-12). L’epilogo diviene così inevitabile e si procede al macabro rituale della crocifissione. Gesù è consegnato ai soldati di Pilato, che, con astuzia feroce, ne fanno un re da burla, ponendogli sul capo una lacerante corona di spine (Marco 15,16-20). Caricano poi il legno della croce sulle sue spalle, già straziate da una devastante flagellazione (Marco 15,15). Giunti al Golgota, lo crocifiggono: tortura orribile e atroce, che conduce Gesù ad una morte tra tormenti (Marco 15,24.33-37). E, sino all’ultimo momento, insulti e offese (Marco 15,29-32).

Che Gesù non meritasse tutto questo è il minimo che si possa dire. Colui che era santo e giusto (vedi Atti degli Apostoli 3,14) fu trattato come un malfattore, inchiodato al legno tra due briganti. Ora, come ha potuto tutto ciò rientrare in un disegno divino? Come ha potuto Dio accettare una simile ingiustizia e una tale crudeltà nei confronti del suo Messia? Secondo quanto riferito dall’evangelista Luca, Gesù stesso aveva dichiarato ai discepoli durante la sua ultima Cena: “Deve compiersi in me questa parola della Scrittura: E fu annoverato tra i malfattori” (Luca 22,37). Una parola che getta luce sul destino enigmatico del Figlio di Dio e che conferma quanto già abbiamo cercato di precisare. Il passo qui ricordato è quello di Isaia 53,12, ultimo versetto del quarto carme del Servo di JHWH (52,13-53,12), figura profetica e misteriosa, mite e sofferente, che si fa carico delle colpe del suo popolo in atteggiamento di ammirevole condiscendenza. Ma il passo che Gesù richiama è più ampio e va letto per intero: quel che non viene citato e va considerato sottinteso costituisce, per il terzo evangelista, la vera chiave di lettura della passione del Messia. Si dice infatti (a parlare è il Signore Dio): “Perciò gli darò in possesso le moltitudini ed egli distribuirà il bottino insieme ai potenti, perché ha offerto se stesso alla morte e fu annoverato fra i malfattori. Egli invece si fece carico del peccato di molti e intercedette per i peccatori” (53,12). Profeticamente annunciato dalla figura del Servo di JHWH, il Cristo ha dunque preso su di sé, nella sua passione, il peccato della moltitudine per diventarne intercessore. La ragione di questa atroce e ingiusta sofferenza va ricercata quindi nella volontà divina di trionfare col suo amore mansueto sulla malvagità degli uomini, per poterli accogliere redenti nella sua casa (vedi Giovanni 14,1-4). La passione di Cristo ha così fatto di lui il vero e unico sommo sacerdote, misericordioso e capace di realizzare la salvezza (Ebrei 2,17): offrendo in sacrificio la propria vita, egli ha davvero rimesso i peccati, spalancando all’umanità le porte della santa dimora di Dio (vedi Ebrei 9,11-12). Rielaborato da un articolo di Pierantonio Tremolada

  

 

 

LA PASSIONE SECONDO LA SCIENZA E LA MEDICINA

 

Con ogni probabilità la croce di Gesù era alta soltanto un due metri ed aveva la forma come un T.

Nonostante l’idea che noi abbiamo e che è stata manifestata dalla maggioranza dei pittori non bisogna immaginarsi Gesù che parte dal Pretorio di Pilato portando la croce tutta intera. Tutti i documenti di epoca romana ci mostrano che il condannato portava dal luogo della condanna fino a quello del supplizio soltanto il braccio trasversale della croce infatti l’ordine della condanna era formulato con questi termini: “Metti il legno sullo schiavo”. Costui riceveva il legno dietro la nuca, sulle spalle. Le sue braccia e le sue mani venivano legate al legno ed egli doveva camminare così per le strade fino al luogo della esecuzione. Il peso di questa trave era di circa 50 chili.

Naturalmente se il condannato perdeva l’equilibrio non aveva la possibilità di proteggere la caduta con le mani, quindi andava faccia a terra schiacciato dal peso del legno. C’erano fuori della città dei luoghi abitualmente usati per l’esecuzioni. Lì erano già normalmente piantati i pali verticali delle croci.

Arrivati sul posto non restava che alzare il legno trasversale con il condannato legato (o inchiodato) e incastrarlo in una particolare fenditura creata precedentemente in punta la legno verticale.. Gesù oltre che essere legato al braccio orizzontale fu inchiodato per i polsi ad esso. I suoi piedi furono inchiodati su quello verticale. I pittori hanno rappresentato il crocifisso che appoggiava i piedi su una soletta di legno inchiodata al palo verticale. Storicamente non ci sono testimonianze di questo.

Per quanto fossero atroci le sofferenze (pugni, flagellazione, cadute, ferite dei chiodi che avevano trapassato i nervi della braccia e delle gambe, coronazione di spine…), non furono queste le cause dirette della morte di Gesù. Egli morì di una lenta asfissia. Questa stessa asfissia provocò in Lui una progressiva contrazione di tutti i muscoli come capita nel caso di un crampo ma soprattutto del tetano.

L’asfissia ha come causa e come conseguenza l’impossibilità di respirare sufficientemente e nel crocifisso è dovuta al fatto di essere appeso per le mani. In questa posizione il petto non riesce a sollevarsi e al inspirare se non poggiando sul chiodo dei piedi, tirandosi su e facendo leva sui chiodi delle mani per alleviare la tensione e il peso che grava sui polmoni, e questo ogni volta che il condannato vuol fare un minimo di provvista di ossigeno. Questo supplizio dura almeno tre ore. L’insufficienza di ossigeno eleva il tasso di anidride carbonica nel sangue e questo sangue avvelenato provoca la contrazione dei muscoli che bloccano poco per volta braccia, gambe e torso. La cassa toracica è sempre più bloccata riducendo ancora di più la capacità respiratoria fino alla morte.

 

 

 

LA PASSIONE DI GESU' SECONDO MARCO

 

Proviamo a seguire il filo del racconto di Marco (14,32 - 15,41). 

 

 

 

LA PASSIONE NELLA VITA DEI CRISTIANI

 

Il male, la sofferenza… che senso hanno?

 

 

La malattia, la morte, la separazione, la solitudine, l’ingiustizia, il degrado morale… quante sofferenze, quanti mali nella storia degli uomini e nostra!

Ma, tutto questo ha un senso?

Tutto questo serve a qualcosa?

Quelli che non credono in Dio rispondono: “No! Tutto questo è assurdo” oppure: “ E’ la fatalità, il destino… non c’è niente da fare!”

 

Il Cristo nella sua passione soffre i peggiori tormenti che l’uomo possa conoscere nel suo corpo e nella sua anima, ma ci dà un’altra risposta.

 

 

 

 

IL SEGNO DI CROCE

 

Tutti i cristiani si segnano con il segno della croce anche più volte al giorno. Ma che cosa significa?

 

LE PAROLE

Forse dai nostri genitori o al catechismo abbiamo imparato a dire: “Nel nome del Padre e del Figlio e Dello Spirito Santo”. E’ l’affermazione della nostra fede. Dio, il Dio di Gesù, il nostro Dio è Padre e Figlio e Spirito Santo e nello stesso tempo unico Dio. C’è in Dio una vita di famiglia in cui siamo per grazia inseriti anche noi. I Filosofi che ci hanno parlato di Dio ci hanno detto che non potevamo saper niente di Lui, che Egli per noi sarebbe stato per sempre uno sconosciuto. Ma Gesù ci ha fatto conoscere Dio, ci ha fatto entrare nel suo mistero di vita interiore dove Padre, Figlio e Spirito Santo stanno talmente bene in pienezza tra loro che non avrebbero bisogno d’altro. Eppure Dio ha creato i mondi perché ha voluto per amore comunicare la sua gioia agli angeli e agli uomini.

Dire che Dio è Padre e Figlio e Spirito Santo è affermare la bellezza e la bontà di Dio e il suo amore per noi. Ed è per questo che siamo stati battezzati nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.

 

IL GESTO

Ecco però che mentre dico queste parole di gioia il gesto che compio sembra contraddirle.

La croce è un terribile strumenti di tortura inventato dalla cattiveria di uomini per far soffrire altri uomini.  Dunque io traccio sul mio corpo questo segno di morte. E’ quasi come dire che io sono votato alla sofferenza, che io accetto ogni sofferenza.

Attenzione però: anche Gesù non ha amato la croce per se stessa ma l’ha accettata come mezzo per manifestarci il suo amore, per crocifiggere su di essa le nostre passioni di male. Quindi il cristiano, segnandosi con la croce, non cerca le croci, non esalta la croce in se stessa ma riconosce che la croce di Gesù è quella che ci ha aperto alla conoscenza piena e vitale di Dio. Ormai ogni cristiano è segnato da questo doppio segno di sofferenza e di grazia, di morte e di vita, di passione e di risurrezione.

Questo segno ci accompagna nel cammino della vita dal battesimo fino alla morte e anche oltre se il risorto porta nel paradiso il suo corpo glorioso con i segni visibile della passione.

Lasciarsi abbracciare dal segno della croce significa mettere tutta la nostra vita nelle mani di Dio, consegnarci a Lui, fidarci di Lui nella prova, non lasciar morire la speranza, fare anche noi il “passaggio”, la Pasqua, dalla croce alla risurrezione.

 

 

 

DOMANDE SULLA PASSIONE

 

 

PERCHÉ GESÙ, PER ANNUNCIARE LA SUA MORTE, SCEGLIE LA PASQUA, LA PIU' LIETA DELLE FESTE EBRAICHE?

Ritroviamo qui una costante volontà di Gesù: quella di utilizzare le feste e le costumanze del suo paese per rinnovarne il significato. Gesù ha scelto poi la Pasqua perché questa è una festa di liberazione, con cui gli Ebrei celebrano l'evento gioioso sopra tutti: la loro uscita dall'Egitto. Gesù coglie l'occasione anche per manifestare la suprema libertà che è in lui. La sua morte sarà certo dolorosa ed egli non lo nasconde ma sarà anche positiva, "bella", perché non conduce a un vicolo cieco, ma al contrario spalanca per l'uomo la via della libertà. Questa sua morte è un "mettere al mondo qualcosa", e colui che la subisce seminerà qualcosa per l'umanità. Ecco ciò che Gesù vuole manifestare al mondo, scegliendo la Pasqua per consumare il suo sacrificio.

 

AL GETSEMANI VEDIAMO UN GESÙ INSOLITO: SOLO, INCERTO, ANGOSCIATO...

È un aspetto rilevato da Marco e Matteo, che sottolinea la passività degli apostoli. Gesù li trova tre volte addormentati: il fatto, decifrato, significa che essi lo abbandonano, o perlomeno non partecipano alla sua angoscia. Si può ben comprendere il dolore di Gesù. Arrivato al termine della missione un termine tragico vede venirgli meno gli uomini che ha scelto: uno di essi lo sta già tradendo, gli altri dormono. È ormai solo, abbandonato da tutti i suoi.

Luca sottolinea invece un altro aspetto: posti in secondo piano gli apostoli, ci mostra in primo piano Gesù, in preghiera. Cioè nell'atto di realizzare il proprio essere, e di scoprire la presenza piena di Dio in questo momento di crollo. E così egli indica pure ai cristiani l'atteggiamento da prendere nei momenti di angoscia.

Giovanni, il quarto evangelista, va più oltre nella direzione abbozzata da Luca. L'agonia al Monte degli Ulivi  il più umiliante momento della vita di Gesù, immerso totalmente nella condizione umana diventa anche il momento della sua gloria più grande. E corrisponde alla scena della Trasfigurazione nei Vangeli sinottici.

 

C’ERA BISOGNO DI FALSI TESTIMONI AL PROCESSO DI GESU’ CHE ERA ORMAI DECISO?

Se era già deciso che Gesù morisse perché si era presentato Messia e perché era un potenziale “bestemmiatore” facendosi Dio, vengono però cercate “false testimonianze su un fatto concreto perché la legge giudaica prevedeva che una condanna legale fosse valida solo se due testimoni deponevano concordemente sulla stessa cosa contro l’accusato. In questo caso i testi furono d’accordo su una falsificazione delle parole realmente pronunciate da Gesù. Egli infatti non ha mai parlato di distruggere lui il Tempio e di ricostruirlo in tre giorni. Ha detto in sostanza ben altro: “Se voi distruggerete il Tempio, ebbene, io lo ricostruirò”. E noi dobbiamo intendere secondo tutto il suo insegnamento: “Lo ricostruirò in altro modo”. Questo nuovo Tempio infatti non sarà fatto da mani di uomo. Gesù vuol sottolineare la presenza di Dio nel mondo, una presenza eterna, indistruttibile, incancellabile. Erano davvero necessari dei testimoni falsi per truccare questo messaggio così squisitamente spirituale.

 

COME MAI GESU’ NON SI DIFENDE MAI DURANTE IL PROCESSO?

Nei processi moderni, l’accusato viene considerato innocente fino alla prova della sua colpevolezza formulata da chi lo accusa. Al tempo di Gesù toccava invece all’accusato di difendersi e provare la propria innocenza. Gesù invece rifiuta di difendersi. Egli sa che non c’è più niente da fare. Le lunghe discussioni sono gia avvenute tra lui e l’autorità ebraica durante la vita pubblica. Con quale risultato? Che essi non hanno voluto capire. Ormai siamo in una via senza uscita: ciò che conta non sono le peripezie della battaglia, ma la padronanza sugli avvenimenti. E Gesù con il suo atteggiamento domina perfettamente la situazione. Gesù con il suo silenzio è quasi come dicesse ai giudici: “Non volete conoscere la verità? E allora andate avanti fino in fondo. Ma alla fine vi condannerete da soli perché io sono innocente”.

 

GLI EBREI SAPEVANO DI CHIEDERE LA MORTE DEL FIGLIO DI DIO?

Con ogni probabilità no! D’altra parte anche Gesù dirà : “Non sanno quello che fanno. La natura divina può essere stata avvertita da qualcuno intorno a lui, ma si manifesterà veramente solo dopo la sua morte e risurrezione.

 

NON TUTTI GLI EVANGELISTI RIFERISCONO L'EPISODIO DI SIMONE CIRENEO...

Ogni evangelista si ispira nel racconto alla propria sensibilità e secondo l'insegnamento che vuole dare ai destinatari dell'opera. Marco, per esempio, insiste sui limiti umani di Gesù. La sua resistenza al dolore fisico non è illimitata; egli viene meno, e perciò si fa portare il legno a Simone. Non solo: Gesù stesso dev'essere sostenuto fino al Calvario.

Luca, invece, vuole sottolineare in Simone l'immagine del discepolo ideale: «Chi vuole essere mio discepolo, prenda la sua croce e mi segua». Non si può assistere al cammino di Gesù verso la croce senza parteciparvi, portando la propria parte di fardello.

Nel Vangelo di Giovanni, invece, Simone di Cirene non c'è. Gesù porta egli stesso la croce, assumendo fino in fondo la condizione umana. Giovanni vuole in questo modo rispondere a certe opinioni che già si diffondevano al suo tempo, secondo le quali Gesù non avrebbe realmente sofferto, alla maniera umana.

Gli evangelisti, d'altra parte, ignorano tutti gli episodi che una tradizione posteriore ha aggiunto al racconto della Passione: e cioè le cadute successive di Gesù, l'incontro con Maria durante il cammino e il gesto di una donna (chiamata poi Veronica) che avrebbe asciugato il volto di Gesù con un panno, ricevendo ne miracolosamente l'impronta.

 

CHE COSA SI PUO' DIRE DELL'ASSENZA QUASI TOTALE (TRANNE GIOVANNI) DEGLI APOSTOLI DAL CALVARIO?

Noi non abbiamo un bel nulla da dire. L'importante, l'ha detto Gesù stesso. Dopo la resurrezione, egli si è mostrato a loro. Anzi, « è andato a cercarli ». E Maria, la Madre, si è unita ad essi; era in loro compagnia anche alla Pentecoste.

Questo significa che la loro umana paura è stata compresa e subito perdonata da Gesù.

Da un punto di vista umano, poi, c'è da aggiungere che le donne presenti sul Calvario non avevano da temere come gli uomini; non erano "compromesse" nell'attività pubblica di Gesù: anzi, erano considerate giuridicamente "incapaci" di attività pubblica. Tutt'altra cosa sarebbe stata per gli apostoli; in mezzo alla folla che assisteva al passaggio di Gesù sarebbero stati sicuramente riconosciuti come suoi principalissimi seguaci; e forse Giovanni era un po' meno esposto per la sua giovane età. (O anche per le conoscenze che aveva nell'alto mondo sacerdotale, di cui si ha un'indicazione nella sua facilità di andare e venire nel palazzo del Sommo Sacerdote).

Resta un fatto positivo, tuttavia: la presenza delle donne lungo il cammino e sul Calvario viene sottolineata e valorizzata da Gesù stesso. Questa consistente presenza femminile, pone fine alla segregazione della donna, inaugura la sua "presenza" in forma attiva, a pieno titolo, nell'umanità riscattata. Le donne, nell'ultimo atto della vita umana di Gesù, sono anche "interlocutrici valide" di lui; egli parla alla Madre affidandole Giovanni, e parla alle soccorritrici. Una promozione, di cui purtroppo non si è voluto tenere il giusto conto, anche nel mondo cristiano, nei tempi immediatamente successivi.

 

IL CENTURIONE SI È CONVERTITO, È DIVENTATO CRISTIANO?

Storicamente, non ne sappiamo nulla. Secondo Luca, egli ha detto: « Veramente quest'uomo è un giusto». Cioè, ha reso omaggio non solo all'innocenza di Gesù circa il reato specifico che gli attribuivano, ma anche alla sua superiore qualità d'uomo. Insomma, un'alta testimonianza di rispetto e di ammirazione, peraltro non interpretabile come adesione alla sua fede.

Secondo Matteo e Marco, invece, il centurione ha chiamato Gesù« Figlio di Dio». E qui c'è eviden­temente qualcosa di più, molto di più.

Attenzione, poi. Il Vangelo di Matteo era destinato principalmente agli Ebrei. E forse sottolineava le parole del centurione per far comprendere che persino  un estraneo, un non Ebreo di nascita, riconosceva la filiazione divina di Gesù. Quello di Marco, destinato ai Romani, nel riferire quella frase intendeva forse far comprendere che Gesù si era rivelato Figlio di Dio, subito lì sul Calvario, anche ai non Ebrei, rappresentati dall'ufficiale; intendeva forse far comprendere ai Romani che essi non erano i "sopravvenuti" nel mondo di Gesù, ma i presenti della prima ora.

 

QUANDO GESÙ MORÌ CI FURONO CATACLISMI?

Matteo, e solo Matteo (27,51-53) racconta che il venerdì santo ci furono dei segni particolari. Enuncia cinque segni:

Ora ad esempio le eclissi di sole sono possibili ma gli astronomi dicono che non è possibile che questo avvenga in tempo di luna piena e Gesù morì nel plenilunio di Pasqua. Altri dicono: “Dio può tutto” ed è vero, ma Mattea afferma che l’oscuramento avvenne in tutta la terra e non ci è giunta alcuna notizia da altri che questo sia capitato. In quanto ai santi che uscirono dalle tombe al venerdì santo, sempre secondo Matteo non si fecero vedere fino a “dopo la risurrezione”, e che cosa avrebbero fatto nel frattempo?

La soluzione del problema non va cercata in questo modo. Matteo scrive a degli ebrei che conoscono bene la bibbia. Ecco quali sono le sue fonti.

750 anni prima di Gesù in una situazione di disuguaglianze sociali e di perversione religiosa venne il profeta Amos che annunciò un intervento di Dio per sanare questa situazione. Quel “giorno” sarà annunziato da un segno: “In quel giorno farò tramontare il sole a mezzodì e oscurerò la terra in pieno giorno”

Pochi anni dopo anche il profeta Isaia annuncia il “giorno di Jahveh”  e ne indica il segno con il fatto che “Dio si alzerà a scuotere la terra”

Nel 300 avanti Cristo una altro profeta Zaccaria dice che la liberazione di Dio avverrà con il segno delle pietre spezzate, specialmente quelle del monte degli ulivi a Gerusalemme. Mentre Ezechiele tre secoli prima aveva già detto “Ecco io apro i vostri sepolcri, vi risuscito dalle vostre tombe e vi riconduco al paese di Gerusalemme” (Ez. 37,12).

L’ultimo segno ce lo da Daniele che dice: “Molti di quelli che dormono nella polvere della terra si risveglieranno” (Dn 12,2).

Quando Matteo scrisse il suo Vangelo comprese che con la morte e risurrezione di Gesù Dio aveva già giudicato il mondo e aveva inaugurato un tempo nuovo. Quando scrive della morte di Gesù, per far capire questo ai suoi lettori ebrei indica i segni che essi conoscevano come propri del “giorno del Signore”

Matteo dunque nel descrivere i cinque fenomeni che accompagnavano la passione di Cristo non intese non pretese di per sé di scrivere fatti realmente accaduti, semplicemente affermò una verità teologica mediante immagini attinte dalla Bibbia.

 

 

 

MEDITIAMO LE SETTE PAROLE DI GESU’ IN CROCE

 

Sette sono le parole dette da Gesù con estremo sforzo dalla croce e che gli evangelisti hanno raccolto. Tanti sono i modi di leggerle, partendo da Gesù o da noi. Qui c’è una traccia ma qualunque sia la nostra meditazione l’importante è che queste parole facciano risuonare nel cuore la sua passione per noi.

 

 

“Padre, perdonali perché non sanno quello che fanno” (Lc 23, 34)

 

E’ difficile perdonare. Il dolore, l’orgoglio, la propria dignità, quando è violata, grida chiedendo “giustizia”, cercando “la riparazione”, esigendo “vendetta” … ma, perdono?

 

Mi sorprendi, Dio buono, in quella croce … perché sei capace di continuare a vedere umanità in quelli che ti hanno giustiziato. Perché sei capace di continuare a credere che c’è speranza per chi inchioda nella croce un suo simile. Perché, questa parola di perdono, detta da un tronco di legno, è soprattutto  una dichiarazione eterna: l’uomo, ogni uomo e ogni donna, ogni essere umano, perfino quello che è capace delle azioni più abiette, continua ad avere un germe d’umanità che permette ci sia una speranza per lui. E avere il coraggio di vederlo è bello.

 

Ho perdonato qualche volta?

Sono stato perdonato?

Fino a che punto credo che la gente possa sbagliarsi e continuare ad essere degna di fiducia?

Dio continua a perdonarmi anche oggi, per cose che nella mia vita distruggono, rompono, feriscono gli altri, il mio mondo … per il mio peccato.

 

 

“Oggi sarai con me nel paradiso” (Lc 23, 43)

 

Una promessa che molte genti devono sentire oggi. In croci ingiuste, in croci pesanti; in realtà attraversate dal dolore, nella solitudine, tormentati dal  dubbio, nell’incomprensione o nel pianto… che suono avranno queste parole, dette dalla fiducia di chi non ha nessun motivo di mentire? “Oggi sarai con me in paradiso”.

 

Oggi, perché i cambiamenti, la nuova creazione, l’umanità riconciliata, non deve aspettare più. OGGI, adesso, già… forse se non arriva quel giorno è a causa di tanta gente che non decide, non sceglie, aspetta seduta…

Con te… Con te? Devo conoscerti meglio, giacché quel “con me” mi sembra una promessa e sveglia l’eco di una pienezza che non riesco a comprendere pienamente.

Nel paradiso… che non è un mitico eden, ma quel luogo nel quale non ci saranno più pianti, nel quale le lance saranno falci, il bambino e il leone giocheranno insieme, ci sarà la pace…

 

Chi è quel Gesù che mi invita a “stare con lui?

Come essere oggi con Gesù nel mondo?

Oggi? Quale è il mio OGGI in chiave cristiana?

 

 

“Ecco il tuo Figlio: ecco la tua madre.” (Gv 19, 26)

 

E’ il dono di Qualcuno per essere al tuo fianco nelle ore difficili. Qualcuno che ti abbracci adesso che piangi ai miei piedi. Qualcuno che ti dia sostegno in questi momenti tragici. Qualcuno che condivida la tua perdita…

 

E che ci sarà anche nelle ore migliori, che arriveranno. Qualcuno che abbia cura di te e di chi tu  abbia cura.

 

Non siamo soli, nemmeno nelle ore più buie. Amici, madri, figli, coppie, colleghi.

E come credenti abbiamo più persone ai piedi della stessa croce, innumerevoli uomini e donne di Chiesa che sono stati e sono compagni di strada, di sforzi, di lotta, di errori, di ricerca e di amore.

 

Ti senti solo nel tuo percorrere il cammino di Gesù?

Che posto ha Maria nella tua vita?

Chi senti che sono “i tuoi”?

Chi può contare su di te?

 

 

“Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” (Mt 27, 46)

 

Chi è che non ha momenti di notte buia? Di depressione, d’insicurezza, di assoluta incertezza… quei momenti in cui ti sembra che tutte le tue scelte sono state sbagliate, che ogni decisione ti ha portato ad un sentiero sbagliato. Quei momenti in cui ti morde la solitudine, il fallimento, la miseria propria e altrui. Chi è che non ha momenti di scetticismo, di senza senso, di amarezza? Chi è che non si chiede, anche per un fugace istante ma pungente, dove è Dio ora?

 

Il dubbio non è inumano, ne l’arrabbiarsi, ne la paura… La scommessa sta nel non cedere,  nel non credere che tutto è stato una bugia. La sfida è non abbandonare, non arrendersi, non capitolare in quei momenti. Dopo tutto, il salmo 22, che inizia con il pianto del giusto: “Dio mio, perché mi hai abbandonato?”, finisce cantando la presenza del Signore nei tempi futuri: “Si parlerà del Signore alla generazione che viene;annunzieranno la sua giustizia; al popolo che nascerà diranno: Ecco l'opera del Signore!".

 

Qualche volta senti che agisci per impulsi, e a momenti di euforia seguono altri di dubbio? Ti senti solo in questo percorrere il cammino di Gesù?

Accetti il fatto che ci possano essere momenti in cui “non senti” Dio, e tuttavia, hai il coraggio di proseguire con progetti, impegni e sforzi in nome suo?

 

 

 “Ho sete…” (Gv 19, 28)

 

Grida l’uomo con la gola secca. “Voglio giustizia”, grida la giovane utilizzata nelle case di prostituzione del mondo. “Pane”, chiede il bambino con la pancia gonfia d’aria e di fame. “Pace”, esclama il testimone di atrocità senza fine. “Amore”, chiede il ragazzo solitario. “Casa”, sogna il mendicante che dorme su una panchina. “Lavoro”, sospira una giovane che si sente fallire. “Libertà”, scrive il preso nei suoi poemi. “Salute”, recita il malato dal suo letto… Voci di dispiacere, di pianto, voci che riflettono i dolori del mondo. Ci sono grida di dolore, e anche sussurri, tutti carichi di dispiacere.

 

La tua voce nella croce raccoglie tutte queste grida dell’umanità spezzata.

 

E’ meglio essere sordo? O avere il coraggio di ascoltare?

Che grida ascolti tu?

Vicine?

Lontane?

Cosa fare?

 

 

“Tutto è compiuto.” (Gv19, 30)

 

Che fortuna andare a dormire ogni giorno e poter guardare indietro e dire: “e’ andato tutto bene”. Che gioia quando sentiamo che abbiamo fatto ciò che dovevamo fare” Si, domani comincerà di nuovo lo sforzo quotidiano… ma almeno per ora è fatto. Almeno per ora posso distendermi in silenzio, e sento che ho potuto…

 

Hai compiuto già qualche sogno?

Hai raggiunto qualche meta? Hai percorso e coperto tappe, sapendo che la strada prosegue ma che le tue impronte restano dietro?

Con chi senti che vuoi “compiere”?

Liberamente, per convinzione, per amore, perché così è la vita… altre persone? Dio?

 

 

 “Nelle tue mani consegno il mio spirito” (Lc 23, 46)

 

Non soltanto il giorno della morte, ma anche ogni giorno. In questo mondo che cerca certezze ovunque, In questo mondo che mi invita ad avere sempre le spalle coperte…

Voglio rischiare, scommettere per te e il tuo progetto e il tuo Regno.

 

Voglio sapere che ho fiducia, attraversare tempeste o spazi sereni, sentendo che sono protetto nelle tue mani. Che le tue mani hanno cura, accarezzano, sanano, sostengono, ferme e tenere allo stesso tempo.

 

Cosa è compiuta nella tua vita?

Che impronte hai lasciato nei cuori dei tuoi?

Cosa stai costruendo?

Ti porta qualche volta la tua fede a correre dei rischi?

 

 

 

 

VIA CRUCIS

(Il testo della presente via crucis e tratto da quella scritta e usata per anni nella parrocchia di S. Ermenegildo di Torino)

 

 

 

I      STAZIONE : “GESU’ VIENE CONDANNATO A MORTE”

 

Dal Vangelo secondo Luca

“In quel tempo Pilato voleva liberare Gesù. Perciò lo disse ai presenti. Ma essi gridavano: “in croce! in croce!...” Le loro grida diventavano sempre più forti. Alla fine Pilato decise di fare come volevano.

Avevano chiesto la liberazione di Barabba, quello che era stato messo in prigione per sommossa e omicidio, e Pilato lo liberò, invece consegnò Gesù alla folla perché ne facessero quello che volevano. (Lc. 23,20-21.23-25)

 

Pochi giorni prima la folla gridava “Osanna”, ora grida “a morte”. E Gesù, il giusto, tace davanti alle ingiuste accuse e condanne degli uomini. Egli ama e viene accusato perché dà fastidio, è un ingombro ai loro progetti. Oggi succede ancora così: Gesù ci va bene fino a quando risponde alle nostre richieste, ma quando non è più secondo i nostri progetti, quando diventa esigente, lo escludiamo. Anche i poveri ci vanno bene quando gratificano, quando attraverso loro ci sentiamo buoni, ma quando ci toccano nel nostro comodo è meglio farli fuori.

Tu taci, o Gesù, e accetti l’ingiusta condanna per noi, il tuo silenzio di­venta la più grande parola d’amore.

 

PREGHIAMO

 

Dio Onnipotente e Misericordioso, che hai accettato che  il tuo Figlio Gesù sia messo a morte per la salvezza dell’umanità, perdona i peccati contro la tua bontà e contro ad ogni fratello, e guidaci nella tua volontà ad amare senza limiti. Per Cristo nostro Signore. Amen

 

 

 

II      STAZIONE : “GESU’ VIENE CARICATO DELLA CROCE”

 

Dal Vangelo secondo Matteo:

 “Pilato fece portare dell’acqua, si lavò le mani davanti alla folla e disse:

“Io non sono responsabile della morte di quest’uomo”

Tutta la gente rispose: “Il suo sangue ricadrà su noi e sui nostri figli”.

Allora Pilato fece flagellare Gesù e poi lo consegnò ai soldati per farlo crocifiggere”. (Mt. 27,24-26)

 

Chi ha il potere se ne lava le mani e sulle spalle di Gesù cala il peso di una croce. Egli è venuto per questo: per essere l’uomo della croce, l’uomo dei dolori.

Gesù è solidale con tutti coloro che in mille modi diversi portano la croce.

La croce non piace a nessuno. Le nostre spalle si scorticano, il nostro cuore a volte si ribella. Pur soffrendo Gesù, accetta la croce e la porta perché le nostre croci siano confortate dalla sua.

 

PREGHIAMO

 

Guarda con bontà, o Padre, i tuoi figli radunati accanto al Cristo sofferente e mostra alla tua Chiesa la via della fedeltà, della giustizia, della verità.

Per Cristo nostro Signore. Amen.

 

 

 

III     STAZIONE : GESU’ CADE LA PRIMA VOLTA

 

Dal Vangelo secondo Matteo

“I soldati portarono Gesù del palazzo del governatore e chiamarono il resto della truppa. Gli misero addosso una veste rossa, prepararono una corona di spine e gliela misero sul capo... Con un bastone gli davano colpi sulla testa, gli sputavano addosso e si mettevano in ginocchio per schernirlo ... poi lo portarono fuori per  crocifiggerlo”. (Mt. 27,27-31)

 

Il peso è grande, le forze vengono meno: Gesù cade.

E’ il legno della croce che pesa, ma pesa ancor di più l’abbandono, l’amore incompreso, il tradimento...

Ma Gesù si rialza e va avanti verso la volontà di Dio anche se c’è buio, sudore, sangue, dolore.

Penso che la forza per rialzarsi sia venuta a Gesù dalla sua fiducia in Dio ma anche dal pensare a quanti cado­no sotto le croci del dolore, della malattia, della solitudine, dell’incomprensione, del buio.

Alzati Gesù e vai avanti per noi!

 

PREGHIAMO

 

Padre onnipotente e misericordioso, guarda all’umanità provata dalla sua debolezza e offrile il tuo sostegno di guida e liberazione, perché forte della tua santità, sappia seguire il tuo Figlio Gesù nella strada della redenzione.

Egli è Dio e vive e regna nei secoli dei secoli. Amen.

 

 

 

IV      STAZIONE : GESU’ INCONTRA LA SUA MADRE

 

Dal Vangelo secondo Giovanni

 “Presso la croce di Gesù stava sua madre, la sorella di sua madre, Maria moglie di Cleofa e Maria di Magdala. Vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, Gesù disse alla madre: “Donna, ecco tuo figlio” e al discepolo “Ecco tua Madre”. Da quel momento il discepolo l’accolse in casa sua”. (Gv. 19,25-27)

 

Due misteri si incontrano. Il dolore di una madre e il dolore di un figlio. Ma anche due persone che vedono con gli occhi della volontà di Dio.

Il loro sguardo si incontra carico del dolore umano ma anche solidale e confortante a vicenda. E il dolore di Maria diventa corredentore con quello di Gesù.

Quante mamme piangono per e con i propri figli.

Maria, fa che queste lacrime diventino redenzione, salvezza, forza1 solidarietà, speranza per chi è nel dolore.

 

PREGHIAMO

 

Dio, pieno di ogni misericordia, tu hai donato al tuo Figlio una madre fedele e coraggiosa.

Fa che guardando alla Vergine Maria, a Gesù vicina nell’ora della sua passione e morte, sappiamo guidare i nostri passi sulle strade della fedeltà quotidiana al tuo Vangelo.

Egli è Dio e vive e regna nei secoli dei secoli. Amen.

 

 

 

V     STAZIONE : GESU’ VIENE AIUTATO DAL CIRENEO

 

Dal Vangelo secondo Luca

“Lungo la strada, fermarono un certo Simone, nativo di Cirene, che tornava dai campi.

Gli caricarono sulle spalle la croce e lo costrinsero a portarla dietro a Gesù”. (Lc. 23,26)

 

Il Cireneo non era uno interessato a quanto avveniva. Non è un teologo, neppure è una persona devota. E’ un semplice passante requisito dai soldati per impedire ad un condannato di morire prima dell’esecuzione. Ma aldilà di chi era, di che cosa avrà pensato è uno che ha “recato sollievo” a Gesù.

Quante occasioni quotidiane per “recar sollievo” a chi porta la croce. Signore, cancella dal mio vocabolario l’espressione “io non c’entro”. Quando si tratta della croce di un fratello, io c’entro sempre dal momento che c’entri “Tu”.

 

PREGHIAMO

 

O Dio, Padre di tutti gli uomini, fa che in Cristo ci riconosciamo come una sola famiglia e promuoviamo con ogni mezzo la solidarietà, lo sviluppo e la condivisione in tutti gli aspetti della vita. Per Cristo nostro Signore. Amen.

 

 

 

VI      STAZIONE : GESU’ E’ SOCCORSO DALLA VERONICA

 

Dal Vangelo secondo Matteo

“In quel tempo Gesù disse: “Tutti quelli che dichiareranno  pubblicamente di essere miei discepoli, anch’io dichiarerò che sono miei, davanti al Padre mio che è in cielo”. (Mt. 10,32)

 

Anche se nel Vangelo non è raccontato questo fatto, la tradizione ci presenta questo gesto di affetto e compassione: asciugare il volto di Gesù. E’ il gesto della carità cristiana che a volte e impotente nel risolvere i problemi dell’altro ma può essere condividere, compatire, farsi prossimo.

Ci sarà facile allora vedere il volto di Cristo nei sofferenti, nei poveri, negli emarginati; sentiremo in noi le sue sofferenze ma il suo volto pur doloroso brillerà sempre ai nostri occhi.

 

PREGHIAMO

 

Padre, fonte di ogni bene, fa che il nostro cuore sia sempre pieno della sincera gratitudine   per tutti i beni che riceviamo e, consapevoli dei tuoi doni, ci rendiamo disponibili al servizio dei fratelli. Per Cristo nostro Signore. Amen.

 

 

 

VII     STAZIONE GESU’ CADE LA SECONDA VOLTA

 

Dal Vangelo secondo Giovanni

“E’ giunta l’ora. Il Figlio dell’uomo sta per essere innalzato.

Chi ama la propria vita la perderà. Chi è pronto a perdere la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. (Gv. 12,23-25)

 

Questo dover baciare ancora la terra, ricorda le parole di Gesù: “Se il chicco di frumento non cade nella terra e muore non rinascerà”. Gesù è venuto per questo, questa è la sua vera incarnazione per noi: tutt’uno con la terra che ama ma anche lo ucci­de, per fecondarla con il suo sangue perché noi abbiamo la vita.

 

PREGHIAMO

 

Padre Santo, fedele al tuo amore fino al punto da accettare la morte del tuo Unigenito per noi, mostraci il tuo volto di misericordia senza limiti e fa che dalla caduta del nostro egoismo risaliamo ad una vita di servizio umile e fedele. Per Cristo nostro Signore. Amen.

 

 

 

VIII      STAZIONE : GESU’ INCONTRA ALCUNE DONNE PIANGENTI

 

Dal Vangelo secondo Luca

“Molti erano coloro che seguivano Gesù: una gran folla di popolo e un gruppo di donne che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui.

Gesù si voltò verso di loro e disse: “Donne, non piangete per me. Piangete piuttosto per voi e per i vostri figli... perché se si tratta così il legno verde, che cosa ne sarà di quello secco?” (Lc. 23,27-28.31)

 

Si può piangere per commozione, per dolore, per le ingiustizie. Possono esserci lacrime vere e ipocrisia. Gesù aiuta a trasformare le nostre lacrime in conversione vera. Non basta piangere per le ingiustizie del mondo se poi non faccio niente per cambiare io e per far cambiare con me anche un po’ il mondo.

 

PREGHIAMO

 

Padre paziente, benedici i tuoi figli peccatori, che il tuo Cristo ha amato mentre essi erano lontani da te e riempi la tua Chiesa con i doni del tuo Spirito Santo.

Per Cristo nostro Signore. Amen.

 

 

 

IX      STAZIONE : GESU’ CADE PER LA TERZA VOLTA

 

Dal Vangelo secondo Matteo

“E Gesù disse loro: “Vegliate e pregate per non cadere in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole”.

Poi tornò a pregare, per la seconda volta dicendo: “Padre mio, se è possibile passi da me questo calice, ma sia fatta la tua volontà, non la mia”. (Mt. 26,41-42)

 

Cadere non vuoi dire niente se poi ci si rialza. E Gesù si rialza, va fino in fondo. Ci sono tante cadute nella nostra vita, alcune accidentali, altre volute. Ci aiuti Gesù a non perdere la speranza di rialzarci, di andare avanti verso la volontà del Padre che a volte ci è nascosta, dolorosa, ma che è anche sempre una volontà di amore e salvezza per ciascuno di noi.

 

PREGHIAMO

 

Signore, concedici di sperare sempre nel tuo perdono e di credere nella tua forza redentrice, cosi che anche le nostre cadute possano venire trasformate in strumento di salvezza.

Per Cristo nostro Signore. Amen.

 

 

 

X     STAZIONE : GESU’ VIENE SPOGLIATO DELLE SUE VESTI

 

Dal Vangelo secondo Giovanni

I soldati presero i vestiti di Gesù e ne fecero quattro parti, una per ciascuno. Poi presero la sua tunica, che era tessuto d’un solo pezzo da cima a fondo e dissero; “Non dividiamola! Tiriamo a sorte per vedere a chi tocca!” (Gv. 19,23-24)

 

Gesù è nudo come il più povero di que­sta terra. Lui l’Onnipotente, rinuncia a difendersi, lui il pacifico rinuncia a morire in pace, lui il vivente rinuncia alla vita, rinuncia al vestito, lui, che veste i gigli del campo e ogni erba del prato. E’ spogliato di tutto perché è il Povero, l’uomo senza diritti. Il figlio di Dio veramente “spogliò se stesso per regalarci tutto se stesso”.

 

PREGHIAMO

 

Padre clementissimo, fortifica la nostra debolezza e pota i rami secchi della nostra vita spirituale, così che il nostro cammino verso la libertà sia più spedito e pronto ai tuoi comandi. Per Cristo nostro Signore. Amen.

 

 

 

XI      STAZIONE : GESU’ VIENE INCHIODATO ALLA CROCE

 

Dal Vangelo secondo Luca

“Giunto al posto detto “Luogo del Cranio”, prima crocifissero Gesù e poi due malfattori: uno a destra e l’altro a sinistra... La gente stava a guardare. I capi del popolo, invece, si facevano beffe di Gesù... Anche i soldati lo schernivano. Uno dei malfattori disse: “Gesù, ricordati di me quando sarai nel tuo regno” E Gesù gli rispose: “In verità oggi sarai con me in paradiso” (Lc. 23,33.. .43)

 

Gli hanno inchiodato le mani e i piedi perché non potesse più dar noia a nessuno. I nemici di Gesù credono di averlo fermato per sempre, di averlo definitivamente ridotto all’impotenza. Quanta illusione!

La verità non potrà mai essere crocifissa, la giustizia non potrà mai essere fermata, la libertà non potrà mai essere imprigionata e soprattutto l’amore mentre viene crocifisso, trionfa.

 

PREGHIAMO

 

Redentore nostro, che hai steso le braccia sulla croce per stringere a te tutto il genere umano nel tuo amore indistruttibile, raccogli tutti noi attorno all’albero della vita, perché guardando al legno che ci ha salvato sappiamo proseguire nel mondo la tua opera di salvezza.

Tu sei Dio e vivi e regni nei secoli dei secoli. Amen.

 

 

 

XII       STAZIONE : GESU’ MUORE SULLA CROCE

 

Dal Vangelo secondo Matteo.

Da mezzogiorno alle tre del pomeriggio si fece buio su tutta la terra. Verso le tre Gesù diede un forte grido: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato!” Alcuni dei presenti dissero: “Lui chiama Elia” e uno corse a prendere una spugna inzuppata d’aceto e postala su di una canna gli diede da bere... Ma Gesù, dopo aver dato di nuovo un forte grido, spiro (Mt. 27,45-50)

 

Le tue mani inchiodate sono aperte, o Gesù, nel gesto dell’accoglienza e formano il primo anello della fraternità umana, nata nel Cenacolo e diventata adulta al Calvario.

Di lassù, o Signore, vedi e abbracci ogni dolore umano. Ogni lacrima è tua. Tua ogni miseria come ogni malattia. Tu hai fame e sete, sei malato, senza casa e lavoro, oppresso e angariato, licenziato e sfrattato, morente. Là dove tutto è finito comincia la vita.

 

PREGHIAMO

 

Per la passione e morte del tuo Figlio, donaci, o Padre, di irradiare nel mondo la feconda testimonianza della tua santità e di annunciare con i fatti della vita quotidiana il tuo amore per ogni creatura, nel rispetto del tuo universo. Egli è Dio e vive e regna nei secoli dei secoli. Amen.

 

 

 

XIII      STAZIONE : GESU’ E’ DEPOSTO DALLA CROCE

 

Dal Vangelo secondo Giovanni

“I Giudei dato che era il giorno della Preparazione chiesero a Pilato che venissero spezzate le gambe ai crocifissi e che fossero portati via i cadaveri. Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe al primo, poi all’altro che era stato crocifisso con Gesù. Giunti a Gesù, vedendolo già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati gli trafisse il fianco con la lancia e subito ne uscì sangue ed acqua.” (Gv. 19,31-37)

 

Quante volte questa triste liturgia di morte si è riproposta anche nella nostra vita: un corpo amato, freddo, rimosso dal letto di morte, bagnato da qualche lacrima, rivestito dalla pietà... e poi più nulla...

Signore, donaci la speranza che la vita è più forte della morte, tra le lacrime e la paura donaci di ricordarci che siamo chiamati non al tempo che passa ma all’eternità.

 

PREGHIAMO

 

O Padre, che hai accolto il tuo Figlio Gesù nell’abbraccio silenzioso della sua morte in croce, concedi a tutti noi di essere sempre pronti ad unirci a Lui per partecipare alla gloria della sua vita eterna. Egli è Dio e vive e regna nell’unità dello Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli Amen.

 

 

 

XIV      STAZIONE : GESU’ VIENE DEPOSTO IN UN SEPOLCRO

 

Dal Vangelo secondo Matteo

“Giunta la sera Giuseppe di Ari­matea andò da Pilato e gli chiese il corpo di Gesù. E Pilato ordinò di lasciarglielo prendere.

Allora Giuseppe prese il corpo, lo avvolse in un lenzuolo pulito e lo mise nella sua tomba che da poco si era fatto scavare per se nella roccia. Poi fece rotolare una grossa pietra davanti alla porta del sepolcro.” (Mt. 27,57-60)

 

Il Signore della vita è morto. “Speravamo fosse Lui il Messia, ma ormai sono tre giorni che è nella tomba” diranno sconsolati i discepoli di Emmaus, mentre se ne vanno delusi da Gerusalemme. C’è per tutti il momento del buio, della delusione, della tomba. E quella pietra sembra aver sigillato non solo un corpo amato ma una speranza.

Signore, perdona la nostra poca fede: abbiamo tutti i segni dell’imminente risurrezione ma la delusione ci fa celebrare le tristi liturgie della morte. Eppure basterebbe credere in Dio che è Padre buono per scrivere sulla tua tomba e sulle nostre tombe non il “caro defunto” ma “il vivente”.

 

PREGHIAMO

 

Signore, insegnaci a tacere per ascoltarti, a vivere la tua presenza per amarti, a pregare per essere uniti a Te, ad amarti per amare i fratelli, perché la tua vita sia infusa nella nostra esistenza e faccia germogliare  il seme della resurrezione.

Tu sei Dio e vivi e regni nei secoli dei secoli. Amen.

 

 

 

XV     STAZIONE : GESU’ RISORTO E’ IL VIVENTE

 

Dal Vangelo secondo Luca

Il primo giorno dopo il sabato, le donne di buon mattino, si recarono alla tomba, portando con sé gli aromi che avevano preparato.

Trovarono la pietra rotolata via dal sepolcro, ma entrate, non trovarono il corpo del Signore Gesù. Mentre erano ancora incerte, ecco due uomini apparire vicino a loro in vesti sfolgoranti. Essendosi le donne impaurite e avendo chinato il volto a terra essi dissero loro: “Perchè cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risuscitato”. (Lc. 24,1-6)

 

Abbiamo seguito il tuo cammino di dolore, o Gesù, ma non possiamo terminare senza celebrare la tua e la nostra Pasqua.

Tu, Agnello di Dio, sei stato immolato per noi.

Il tuo sangue ha lavato le nostre colpe.

La vita ha vinto la morte.

Ci hai fatto passare dal dominio del peccato alla grazia di Dio.

Non possiamo più essere “morti” o vivere da morti nel nostro egoismo. Gesù risorto, sei la nostra meta, la mano tesa definitivamente dal Padre, colui che ci chiama a compiere opere di vita per i nostri fratelli.

 

 

 

PREGHIERA FINALE

 

Signore, il tuo amore per noi conta ancora.

Ti ringraziamo di averci fatto percorrere il cammino della tua croce verso la tua risurrezione.

Perdona il male che ti abbiamo fatto, perdonaci se ancora la tua passione continua nel mondo per colpa nostra e degli uomini.

Fa che celebrare la tua “Via Crucis” e la “via crucis” di tanti sofferenti che incontriamo ogni giorno ci renda sensibili a quello che ci hai insegnato: “Non c’è amore più grande che dare la propria vita per coloro che si amano”.

Ti chiediamo di intercedere per noi presso il Padre nel quale vivi con lo Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli. AMEN.

     
     
 

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