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SCHEGGE E SCINTILLE

PENSIERI, SPUNTI, RIFLESSIONI
DALLA PAROLA DI DIO E DALLA VITA

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a cura di: don_franco_locci@libero.it

 

MARZO  2007

 

GIOVEDI’ 1 MARZO

Una scheggia di preghiera:

SIGNORE, ECCO IL MIO NULLA: LO DONO A TE

 

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Albino; Sant’Amanzio; Santa Eudossia, martire.

Hanno detto: Nessuno è felice come Dio e nessuno fa felice come Dio. (Sant’Agostino)

Saggezza popolare: Troppi soldi creano problemi, come troppo cibo provoca l'indigestione. (proverbio Cinese)

Un aneddoto: A Sant’Antonio abate, che da più di mezzo secolo viveva nel deserto solo e privo di tutto, un giorno un visitatore chiese: Padre, come puoi tu, uomo di cultura, vivere qui, senza un libro? Rispose il santo: Io anche qui ogni giorno ho due libri meravigliosi, che non finisco mai di leggere, tanto sono belli: il creato e la Bibbia! Ad ogni loro pagina m’incanto di fronte alle meraviglie e alle sorprese d’un Amore supremo, carico di bellezza e di vita.

Parola di Dio: Est 4,1.3-5. 12-14; Sal 137; Mt. 7, 7-12

 

1^ Lettura Est 14, 1. 3-5. 12-14

Dal libro di Ester.

In quei giorni la regina Ester, presa da angoscia mortale per il pericolo che incombeva su di lei e il suo popolo, cercò rifugio presso il Signore. Ella si mise a supplicare Dio, dicendo: «Mio Signore, nostro re, tu sei l'unico! Vieni in aiuto a me che sono sola e non ho altro soccorso se non te, perché un grande pericolo mi sovrasta. Io ho sentito fin dalla mia nascita, in seno alla mia famiglia, che tu, Signore, hai scelto Israele da tutte le nazioni e i nostri padri da tutti i loro antenati come tua eterna eredità, e hai fatto loro secondo quanto avevi promesso. Ora abbiamo peccato contro di te e ci hai messi nelle mani dei nostri nemici, per aver noi dato gloria ai loro dei. Tu sei giusto, Signore! Ma ora non si sono accontentati dell'amarezza della nostra schiavitù, hanno anche posto le mani sulle mani dei loro idoli, giurando di abolire l'oracolo della tua bocca, di sterminare la tua eredità, di chiudere la bocca di quelli che ti lodano e spegnere la gloria del tuo tempio e il tuo altare, di aprire invece la bocca delle nazioni a lodare gli idoli vani e a proclamare per sempre la propria ammirazione per un re di carne. Non consegnare, Signore, il tuo scettro a dei che neppure esistono. Non abbiano a ridere della nostra caduta; ma volgi contro di loro questi loro progetti e colpisci con un castigo esemplare il primo dei nostri persecutori. Ricordati, Signore; manifèstati nel giorno della nostra afflizione e a me da'  coraggio, o re degli dei e signore di ogni autorità. Metti nella mia bocca una parola ben misurata di fronte al leone e volgi il suo cuore all'odio contro colui che ci combatte, allo sterminio di lui e di coloro che sono d'accordo con lui. Quanto a noi, salvaci con la tua mano e vieni in mio aiuto, perché sono sola e non ho altri che te, Signore! Che tutto conosci". Parola di Dio

 

“MIO SIGNORE, VIENI IN AIUTO A ME CHE SONO SOLA” (Est.14,14)

La prima lettura di oggi ci presenta un modello di preghiera in una situazione di dubbio e di paura. Ester vive un momento di angoscia estrema per tutto il suo popolo e cerca rifugio in Dio. Ester è sola, davanti a Dio che è l'unico, ma la sua angoscia non è per se stessa personalmente, ma per il suo popolo, per il quale essa accetta di mettere in gioco la sua vita, presentandosi al re senza essere stata convocata. E’ sola, debole, senza altre armi che la preghiera. E in questa situazione supplica Dio, ricordando la vocazione del suo popolo e la storia del passato, colma dei benefici di Dio, dei suoi doni. Si fonda cioè unicamente sulla bontà di Dio e non sui propri meriti, sulle proprie qualità, sulle sue forze.

Sovente noi nella preghiera ci fondiamo invece sulle nostre qualità, sui meriti che pensiamo di avere, sulle possibilità che ci si prospettano. E quando le possibilità ci mancano, siamo sconcertati e crediamo di non poter più pregare. Ora, la preghiera più vera è proprio quella che rivolgiamo a Dio in un momento di angoscia, perché è fondata soltanto sulla sua bontà. Quando uno è cosciente solo della sua povertà, della sua miseria, non è assolutamente lontano da Dio, incapace di pregare, anzi! Deve soltanto andare davanti al Signore e rimanere là, pensando a lui come può, e alla sua bontà.

La preghiera di Ester ci insegna anche che la preghiera più sicura di essere esaudita è quella che si fa accettando delle responsabilità. Ester avrebbe potuto dire: “Io non sono niente, la situazione mi sorpassa completamente, non posso fare niente, non posso dire niente...”. Invece ha accettato di affrontare un grave pericolo per la salvezza del suo popolo. Questa preghiera disinteressata e nello stesso tempo interessata, perché Ester è solidale con il suo popolo, piace a Dio.

 

 

VENERDI’ 2 MARZO

Una scheggia di preghiera:

PERDONACI, SIGNORE, E NOI VIVREMO

 

Tra i santi ricordati oggi: San Quinto; San Simplicio, Papa; Santa Caterina Dexel.

Hanno detto: Le persone ti pesano?  Non metterle sulle tue spalle. Portale nel cuore. (Helder Camara)

Saggezza popolare: Al tramonto il sole arrossisce, perché si vergogna di tutto ciò che ha dovuto vedere durante il giorno.(proverbio armeno)

Un aneddoto: Un giorno il diavolo si lamentò con s. Antonio abate. Gli chiese: Perché i tuoi monaci e questi maledetti cristiani mi combattono tanto? S. Antonio rispose: Ben a ragione, perché tu li tenti in tutti i modi! Ma il diavolo sinceramente rispose: Non sono io che li tormento! Quasi sempre sono le loro passioni, il loro malcelato egoismo e la loro reciproca invidia, che li spingono al male! Il mio potere da tempo è finito, perché chi regna nel mondo oggi non sono io, ma Cristo Signore. L’uomo è più cattivo di me, se cela e scusa la sua malizia riferendola ingiustamente a me!

Parola di Dio: Ez. 18,21-28; Sal. 129; Mt. 5,20-26

 

Vangelo Mt 5, 20-26

Dal vangelo secondo Matteo.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli. Avete inteso che fu detto agli antichi: Non uccidere; chi avrà ucciso sarà sottoposto a giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello, sarà sottoposto a giudizio. Chi poi dice al fratello: stupido, sarà sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: pazzo, sarà sottoposto al fuoco della Geenna. Se dunque presenti la tua offerta sull'altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all'altare e và prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna ad offrire il tuo dono. Mettiti presto d'accordo con il tuo avversario mentre sei per via con lui, perché l'avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia e tu venga gettato in prigione. In verità ti dico: non uscirai di là finché tu non abbia pagato fino all'ultimo spicciolo!". Parola del Signore

 

“SE DUNQUE PRESENTI LA TUA OFFERTA ALL'ALTARE E LI’ TI RICORDI CHE TUO FRATELLO HA QUALCHE COSA CONTRO DI TE, LASCIA LI'  IL TUO DONO DAVANTI ALL'ALTARE E VA' PRIMA A RICONCILIARTI CON IL TUO FRATELLO E POI TORNA AD OFFRIRE IL TUO DONO” (Mt 5, 23)

Gesù afferma che dobbiamo essere sempre noi a prendere l'iniziativa perché sia costante la buona armonia, perché si mantenga la comunione fraterna. E spinge cosi il comandamento dell'amore del prossimo fino alla sua radice più profonda. Egli non dice infatti: se ti ricordi di avere tu offeso il fratello, ma: se ti ricordi che il tuo fratello ha qualcosa contro di te. Per Lui, il fatto stesso di restarsene indifferenti di fronte alla disarmonia con i prossimi, anche quando di questa disarmonia responsabili non fossimo noi, ma gli altri, è già un motivo per non essere ben accetti a Dio, per essere da Lui respinti.

Come, allora, mettere in pratica queste parole? Risponde Chiara Lubich:

Dovremo cercare di non essere superficiali nei rapporti, ma frugare negli angoli più riposti del nostro cuore. Faremo in modo di eliminare anche la semplice indifferenza, o qualsiasi mancanza di benevolenza, ogni atteggiamento di superiorità, di trascuratezza verso chiunque.

Normalmente, si cercherà di riparare uno sgarbo, uno scatto di impazienza, con una domanda di scusa o un gesto di amicizia. E se a volte ciò non sembra possibile, ciò che conterà sarà il mutamento radicale del nostro atteggiamento interiore. Ad un atteggiamento di istintivo rigetto del prossi­mo deve subentrare un atteggiamento di accoglienza totale, piena, di accettazione completa dell'altro, di misericordia senza limiti, di perdono, di condivisione, di attenzione alle sue necessità.

Se cosi faremo potremo offrire a Dio ogni dono che vorremo ed Egli lo accetterà e ne terrà conto. Si approfondirà il nostro rapporto con Lui e arriveremo a quell'unione con Lui che è la nostra felicità presente e futura.

 

 

SABATO 3 MARZO

Una scheggia di preghiera:

SIGNORE, CON TE E' TUTTO POSSIBILE!

 

Tra i santi ricordati oggi: Santa Camilla, vergine; Santa Cunegonda; San Tiziano da Brescia.

Hanno detto: L'amore cresce in base ad una visione positiva di se stesso, del mondo, della vita. Chi ama, impara a non accontentarsi di sperare che il meglio si traduca in realtà, ma si impegna e lotta perché ciò avvenga. (Leo Buscaglia)

Saggezza popolare: Convinciti! La terra non è troppo stretta per coloro che la abitano. E' lo spirito degli uomini che è troppo stretto. (proverbio arabo)

Un aneddoto: Atanasio, celebre dottore della Chiesa, Patriarca di Alessandria, "martello dell'Arianesimo" era ricercato dalla polizia in tutte le località dell'Egitto. Un giorno mentre il santo risaliva il corso del Nilo sopra una barca, fu raggiunto da una barca della polizia. I gendarmi gli gridarono: "Hai veduto Atanasio?" Rispose: "Sì, l'ho veduto".

Chiesero: "E' lontano da qui?" "No, no, è vicinissimo. Ma remate forte e presto…" I soldati mai immaginando che chi parlava così fosse la persona ricercata, si allontanarono precipitosamente in senso inverso.

Parola di Dio: Dt. 26,16-19; Sal. 118; Mt. 5,43-48

 

Vangelo Mt 5, 43-48

Dal vangelo secondo Matteo.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico; ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori, perché siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti. Infatti se amate quelli che vi amano, quale merito ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste". Parola del Signore

 

“SIATE PERFETTI COME E’ PERFETTO IL PADRE VOSTRO CHE E’ NEI CIELI”. (Mt. 5,48)

È chiaro che il Signore ci chiede di vivere in modo più che umano, e ce lo chiede perché siamo suoi figli e questa figliolanza deve essere visibile nella nostra vita.

Ma non si diventa figli in un giorno: lo si diventa accettando la vita divina che il Padre ci offre continuamente, chiamandoci all'amore per tutti, anche per i nemici. E quando noi facciamo lo sforzo di amare i nostri nemici, di pregare per chi ci vuol male, dobbiamo sentire il legame intimo con il Padre, che ci riempie di gioia. Agendo così, diventiamo figli di Dio. Lo siamo già per il Battesimo, ma lo diventiamo sempre più. Gesù, che conosce bene la nostra debolezza, non ci chiede l’impossibile ma vuole indicarci che nel nostro comportamento noi abbiamo un modello da imitare e una forza da impetrare: come si è comportato Dio che perdona e in virtù della sua forza, anche tu devi perdonare; da solo non sei capace di amare i nemici, ma se guardi a Dio e gli chiedi la forza che viene dall’amore di suo Figlio, ti metterai sulla strada dell’amore verso tutti.

 

 

DOMENICA 4 MARZO: 2^ DOMENICA DI QUARESIMA ANNO C

Una scheggia di preghiera:

SIGNORE, ATTRAVERSO LA CROCE, VERSO LA LUCE

 

Tra i santi ricordati oggi: San Casimiro di Lituania; Sant’ Adriano di Nicomedia; San Lucio, Papa.

Hanno detto: Noi pensiamo di essere tristi perché non riceviamo amore. Non è così.
Noi siamo tristi perché non diamo amore. (Alan Cohen)

Saggezza popolare: Il cane fedele agita la coda al padrone, il cane sciocco l'agita ad ogni boccone. (proverbio beduino)

Un aneddoto: San Giovanni Bosco, in uno dei suoi sogni, vide Domenico Savio, ragazzo vivace, suo alunno morto qualche mese prima. Questi era a capo di una schiera di ragazzi e giovani; indossava una veste bianca ed era cinto di una fascia rossa. Pose nelle mani di don Bosco un mazzo di fiori, vi erano rose, viole, genziane, gigli, semprevive. "Che cosa indica codesto mazzo di fiori?" chiese don Bosco. "Simboleggiano le virtù che più piacciono al Signore.", rispose.

"E quali sono?"

"La rosa è il simbolo della carità, la viola dell'umiltà, il girasole dell'ubbidienza, la genziana della penitenza, le spighe della comunione frequente, il giglio della purezza; la sempreverde significa che queste virtù devono durare sempre e perciò simboleggia la perseveranza”.

Parola di Dio: Gen. 15,5-12.17-18; Sal. 26; Fil 3,17-4,1; Lc. 9,28-36

 

Vangelo Lc 9, 28-36

Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. E, mentre pregava, il suo volto cambiò d'aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. Ed ecco due uomini parlavano con lui: erano Mosè ed Elia, apparsi nella loro gloria, e parlavano della sua dipartita che avrebbe portato a compimento a Gerusalemme. Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; tuttavia restarono svegli e videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui. Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: “Maestro, è bello per noi stare qui. Facciamo tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia”. Egli non sapeva quel che diceva. Mentre parlava così, venne una nube e li avvolse; all'entrare in quella nube, ebbero paura. E dalla nube uscì una voce, che diceva: “Questi è il Figlio mio, l'eletto; ascoltatelo”. Appena la voce cessò, Gesù restò solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto. Parola del Signore

 

“IL SUO VOLTO CAMBIO’ DI ASPETTO E LA SUA VESTE DIVENNE CANDIDA E SFOLGORANTE”. (Lc. 9,29)

La trasfigurazione per gli apostoli è un momento di luce, di gioia, di entusiasmo, un momento nel quale vedono il loro amato Gesù risplendente e onorato. Verrà il momento in cui vedranno questo stesso Gesù in mezzo alle tenebre del Golgota, un fallito di fronte agli uomini e a Dio. Il Tabor e il Golgota, la trasfigurazione e la croce: ecco i due poli dell'esistenza cristiana. Non c'è vita cristiana senza il passaggio continuo dall'uno all'altro polo: i momenti di trasfigurazione, nei quali si gusta la felicità di essere discepoli di Gesù; e i momenti di croce, nei quali si sente la fatica di credere e di seguire il Signore. Noi, come Pietro, vorremmo solo i momenti di trasfigurazione eliminando l'altro polo. Ma ognuno di questi due momenti ha la sua funzione, e non può essere eliminato. I momenti di croce sono il momento della semina, quando torna il sereno raccogliamo i frutti; i primi ci fanno crescere, nei secondi ci accorgiamo di essere cresciuti. Ecco perché sono entrambi necessari: "Nell'andare, cammina piangendo e getta le sementi; nel tornare, canta festoso e porta a casa il raccolto",dice un salmo. Nei momenti di pesantezza quindi non devo farmi prendere dal panico. Se adesso mantengo la rotta, questo è un periodo di maturazione, nascosta ma reale. Presto me ne accorgerò, presto il volto del Signore brillerà di nuovo, e più di prima. Se sperimento la forza del male, dentro e intorno a me, è perché impari a fidarmi di Dio solo. Dopo la notte viene il mattino, e allora sarà più bello di prima.

 

 

LUNEDI’ 5 MARZO

Una scheggia di preghiera:

TU NON CI DELUDI MAI, SIGNORE

 

Tra i santi ricordati oggi: Santa Olivia, Vergine e martire; San Giovanni Giuseppe della Croce; San Conone, l’ortolano.

Hanno detto: Sperare non consiste nel rimandare a domani. Bisogna cominciare oggi. Sperare non consiste nell'attendere che qualcuno faccia al posto nostro. Significa incominciare a farlo noi ora. (Jean Guitton)

Saggezza popolare: Ci si può dare delle arie. Mai la dignità. (proverbio del Belgio)

Un aneddoto: La fama di Sebastiano è particolarmente legata alla protezione contro la peste, fama che condivise con S. Antonio e S. Rocco. Su questa venerazione contro la peste la leggenda dice che siccome Sebastiano come primo supplizio subì quello delle frecce: queste sarebbero l’indicazione dell’ira di Dio. Siccome il santo uscì indenne da questo supplizio sarebbe sorta la convinzione di una sua particolare protezione contro le “frecce” dei castighi divini (pestilenze) . Sebastiano fu eletto protettore anche di molte corporazioni come arceri e archibugieri, mercanti in ferro e tappezzieri.

Parola di Dio: Dn. 9,4-10; Sal. 78; Lc. 6,36-38

 

Vangelo Lc 6, 36-38

Dal vangelo secondo Luca.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro. Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e vi sarà perdonato; date e vi sarà dato; una buona misura, pigiata, scossa e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con cui misurate, sarà misurato a voi in cambio". Parola del Signore

 

“DATE E VI SARA’ DATO”. (Lc. 6,38)

Dio ricambia sempre ogni dono che noi facciamo ai nostri prossimi in nome suo.

Ciascuno di noi può testimoniare che Dio non si lascia mai battere in generosità. Non solo succedeva al Cottolengo a Don Bosco e ad altri santi di aver dato via tutto e di trovare chi li aiutava improvvisamente, penso possano testimoniarvelo tanti preti, tante Conferenze di san Vincenzo, i ragazzi del Sermig e tanti umili cristiani. Se tu dai con amore, Dio ti dà il centuplo. E non solo in denaro o in cose: Dio mette in te la serenità per affrontare una determinata difficoltà, ti trovi magari a dire quelle parole giuste al momento giusto che tu non ti saresti neppure sognato di pensare, ritrovi magari una persona con cui pensavi i ponti fossero definitivamente rotti… Ma bisogna cominciare a dare e a dare disinteressatamente, con amore. Ma qualcuno potrebbe dire: “Ma io non ho nulla, sono povero, vecchio…”.  Non è vero: se vogliamo abbiamo dei veri tesori: il nostro tempo, il nostro cuore, il nostro sorriso, il nostro consiglio, la nostra cultura, la nostra pace… “Ma io non so a chi dare!”. Anche qui non mascheriamoci dietro a scuse inesistenti: basta guardarci attorno: pensa se non puoi dare niente gratuitamente ai tuoi familiari, a quel compagno avvilito perché non è riuscito a scuola, a quella famiglia che abita sul tuo piano a quell’anziano come te ma pessimista e triste.

Se impariamo, come ci ha insegnato Gesù, a non fidarci delle cose, ma a fidarci di Dio, Lui non ci mancherà mai. Ed è logico che Dio non si comporta così per arricchirci. Lo fa perché altri, molti altri, vedendo i piccoli miracoli che raccoglie il nostro dare, facciano altrettanto.  Lo fa perché più abbiamo, più possiamo dare, perché da veri amministratori dei beni di Dio facciamo circolare ogni cosa nella comunità che ci circonda.

 

 

MARTEDI’ 6 MARZO

Una scheggia di preghiera:

SIGNORE GESU’, TU SOLO HAI PAROLE DI VITA ETERNA

 

Tra i santi ricordati oggi: Santa Agnese di Boemia, Clarissa; Sant’Ezio, martire; San Marciano, Vescovo.

Hanno detto: Ricorda sempre che se Dio avesse voluto un oggi perfetto, non avrebbe inventato il domani. (Torregrossa Richard)

Saggezza popolare: Nessuno può credere al futuro se non crede al presente. (proverbio brasiliano)

Un aneddoto: Un giorno S. Giovanni Bosco dice ai suoi ragazzi: Oggi è il mio onomastico e voglio farvi un regalo. Ciascuno di voi scriva su un foglietto il regalo che desidera da me; metta nome e cognome e me lo consegni. Io farò il possibile per appagarlo. Indovinare la gioia di quei ragazzi, che conoscevano bene don Giovanni e sapevano che, oltre di parola, era anche di cuore. Pensano, scrivono e poi aspettano.

Don Bosco legge. Uno domanda un cappello, uno un vestito, uno un libro, un altro un giocattolo, ecc. Finalmente legge un biglietto sul quale è scritto: “Voglio che lei mi aiuti a diventare un vero amico di Gesù!”. Firmato: Savio Domenico.

S. Giovanni Bosco appagò il suo desiderio: aiutò veramente Domenico, che diventò santo.

Parola di Dio: Is. 1,10.16-20; Sal. 49; Mt. 23,1-12

 

Vangelo Mt 23, 1-12

Dal vangelo secondo Matteo.

In quel tempo, Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo: «Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Quanto vi dicono, fatelo e osservatelo, ma non fate secondo le loro opere, perché dicono e non fanno. Legano infatti pesanti fardelli e li impongono sulle spalle della gente, ma loro non vogliono muoverli neppure con un dito. Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dagli uomini: allargano i loro filattèri e allungano le frange; amano posti d'onore nei conviti, i primi seggi nelle sinagoghe e i saluti nelle piazze, come anche sentirsi chiamare "rabbì'' dalla gente. Ma voi non fatevi chiamare "rabbì'', perché uno solo è il vostro maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate nessuno "padre" sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello del cielo. E non fatevi chiamare "maestri", perché uno solo è il vostro Maestro, il Cristo. Il più grande tra voi sia vostro servo; chi invece si innalzerà sarà abbassato e chi si abbasserà sarà innalzato. Parola del Signore

 

“UNO SOLO E’ IL VOSTRO MAESTRO, IL CRISTO”. (Mt. 23,11)

Osservavo un bambino piccolo che cercava per le prime volte di alzarsi in piedi per muovere i primi passi: quanto era difficile per lui, eppure voleva fare come suo papà e sua mamma, ma o le gambe erano troppo aperte o il sedere con pannolino incorporato troppo pesante, o il gattonare più comodo che spesso si sedeva nuovamente. Ha cominciato a camminare quando, oltre che alzarsi, ha cominciato a fare i primi passi in una direzione. Questo ha cominciato a dargli il senso dell’equilibrio. Anche per noi grandi quanto è difficile nella vita trovare il vero equilibrio che ci permetta di alzarci e di camminare nella direzione giusta! Ci sono maestri religiosi e no, tuttologi del sapere e del vivere che hanno molti modi di insegnare (ma che poi non fanno nulla), ci sono altri che pur di apparire sarebbero pronti a far carte false: tutti hanno qualcosa da dire e qualche volta quello che dicono può essere anche giusto, ma perché noi cristiani dovremmo rivolgerci a questi pseudo maestri quando noi abbiamo per Maestro addirittura Gesù il Figlio di Dio? E’ proprio guardando a Lui che scopriamo anche la verità sui maestri terreni: gli unici veri sono quelli che si mettono a servire e che offrono il poco che sanno e che hanno con molta umiltà, come Gesù che, essendo la verità, si è offerto e si offre a noi senza imporsi, prendendoci per mano, indicandoci una direzione.

 

 

MERCOLEDI’ 7 MARZO

Una scheggia di preghiera:

GESU': SERVIRE I FRATELLI PER SERVIRE TE.

 

Tra i santi ricordati oggi: Sante Perpetua e Felicita, martiri; San Gaudioso, vescovo

Hanno detto: Il bambino è qualcuno che proseguirà ciò che voi avete intrapreso. Egli siederà nel posto in cui voi ora siete seduti e dedicherà le sue cure alle questioni che voi oggi ritenete importanti. Perché un bambino è il futuro dell'umanità. (Abramo Lincoln)

Saggezza popolare: Chi è stato pizzicato dalla biscia ha paura anche della lucertola.(proverbio bolognese)

Un aneddoto: Un ricco mercante di Alessandria d'Egitto compiva scrupolosamente i suoi doveri di buon cristiano, ma non riusciva a perdonare. Lo scandalo del suo implacabile odio contro un concorrente che lo aveva imbrogliato in un contratto era tale che lo stesso vescovo, Giovanni l'Elemosiniere, volle sanare la questione. Parlò al ricco mercante, ma questi era irremovibile: si sentiva troppo offeso, soprattutto perché il rivale, anziché pentirsi dell'affronto che gli aveva fatto, ne menava vanto. L'indomani il ricco mercante, invitato dal vescovo ad assistere alla sua messa, seguiva il rito con la consueta devozione. Ma all'ora del Pater Noster, arrivati alla frase “Rimetti a noi i nostri debiti”, il popolo, già avvertito dal vescovo, tacque di botto, e il mercante si trovò a recitare da solo le parole: “... come noi li rimettiamo ai nostri debitori”. Mentre, disorientato, così pregava, il vescovo si voltò e, secco secco: “Stai fresco... se Dio ti perdona alla maniera che fai tu !” disse forte e ben chiaro.

Il ricco mercante capì, e finalmente decise di perdonare, per aver la certezza di ottenere, a sua volta, il perdono divino.

Parola di Dio: Ger. 18,18-20; Sal. 30; Mt. 20, 17-28

 

Vangelo Mt 20, 17-28

Dal vangelo secondo Matteo.

In quel tempo, mentre saliva a Gerusalemme, Gesù prese in disparte i Dodici e lungo la via disse loro: «Ecco, noi stiamo salendo a Gerusalemme e il Figlio dell'uomo sarà consegnato ai sommi sacerdoti e agli scribi, che lo condanneranno a morte e lo consegneranno ai pagani perché sia schernito e flagellato e crocifisso; ma il terzo giorno risusciterà». Allora gli si avvicinò la madre dei figli di Zebedèo con i suoi figli, e si prostrò per chiedergli qualcosa. Egli le disse: «Che cosa vuoi?». Gli rispose: «Dì che questi miei figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno». Rispose Gesù: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io sto per bere?». Gli dicono: «Lo possiamo». Ed egli soggiunse: «Il mio calice lo berrete; però non sta a me concedere che vi sediate alla mia destra o alla mia sinistra, ma è per coloro per i quali è stato preparato dal Padre mio». Gli altri dieci, udito questo, si sdegnarono con i due fratelli; ma Gesù, chiamatili a sé, disse: «I capi delle nazioni, voi lo sapete, dominano su di esse e i grandi esercitano su di esse il potere. Non così dovrà essere tra voi; ma colui che vorrà diventare grande tra voi, si farà vostro servo, e colui che vorrà essere il primo tra voi, si farà vostro schiavo; appunto come il Figlio dell'uomo, che non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti». Parola del Signore

 

“IO SONO VENUTO PER SERVIRE” (Mt. 20,28)

Questo atteggiamento di Gesù ci fa riflettere e ci poniamo anche un domanda: “Io amo servire?” Se onestamente posso rispondere di non avere ambizioni grandiose di potere forse, però posso altrettanto dire che ho ancora tanta difficoltà a capire che cosa voglia dire ‘servire’. Ma Gesù, dandomi il suo esempio vuol condurmi proprio a questo soprattutto quando mi trovo nella condizione di dover comandare (pensate alla situazione di un padre nei confronti dei figli, di un lavoratore nei confronti dei suoi compagni…). Servire non si oppone a comandare, si oppone a dominare: si può per umiltà (vera o falsa?) rifiutarsi di comandare, ma Gesù ci chiede molto di più, ci chiede di essere umili nell’esercitare il comando, come dire; comandare per fare un servizio e non per interesse proprio, per volontà di potere, per orgoglio. Noi arriveremo a questo solo contemplando come si è comportato Gesù, per purificare costantemente i nostri atteggiamenti di superiorità, il conforto di essere serviti. E se non si parte dall’amore non vale neppur la pena di provarci.

 

 

GIOVEDI’ 8 MARZO

Una scheggia di preghiera:

SIGNORE, AIUTACI AD ABBATTERE I MURI E AD APRIRE LE PORTE.

 

Tra i santi ricordati oggi: San Giovanni di Dio; San Giuliano da Toledo; San Ponzio

Hanno detto: C'è un grande tesoro che si può trovare in un unico luogo al mondo. E' una cosa che si può chiamare compimento dell'esistenza. Il grande tesoro è: lasciar entrare Dio nel presente. E il luogo in cui si trova questo tesoro è dove sei tu ora. (Martin Buber)

Saggezza popolare: Il vento di ieri non fa avanzare oggi la barca, occorre afferrare i remi. (pr. bretone)

Un aneddoto: S. Francesco di Sales, famoso vescovo di Ginevra, incontrò un giorno un ragazzo. Portava un secchio pieno d’acqua, su cui galleggiava un piccolo pezzo di legno. Chiese: Ragazzo mio, a che serve quel pezzo di legno sull’acqua del secchio?

Rispose il ragazzo: Con quel pezzo di legno, l’acqua non si agita troppo, mentre cammino, e quindi non esce dal secchio.

Questo fatto suggerì al santo dottore un’utile considerazione sulla vita dell’uomo: Sulle onde dei tuoi dubbi e dolori, o uomo, metti la croce di Cristo.

Essa ti darà tranquillità e non perderai la pazienza nel tuo soffrire.

Parola di Dio: Ger. 17,5-10; Sal. 1; Lc. 16.19-31

 

Vangelo Lc 16, 19-31

Dal vangelo secondo Luca.

In quel tempo, Gesù disse ai farisei: "C'era un uomo ricco, che vestiva di porpora e di bisso e tutti i giorni banchettava lautamente. Un mendicante, di nome Lazzaro, giaceva alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi di quello che cadeva dalla mensa del ricco. Perfino i cani venivano a leccare le sue piaghe. Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli nel seno di Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. Stando nell'inferno tra i tormenti, levò gli occhi e vide di lontano Abramo e Lazzaro accanto a lui. Allora gridando disse: Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell'acqua la punta del dito e bagnarmi la lingua, perché questa fiamma mi tortura. Ma Abramo rispose: Figlio, ricordati che hai ricevuto i tuoi beni durante la vita e Lazzaro parimenti i suoi mali; ora invece lui è consolato e tu sei in mezzo ai tormenti. Per di più, tra noi e voi è stabilito un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi non possono, né di costì si può attraversare fino a noi. E quegli replicò: Allora, padre, ti prego di mandarlo a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli. Li ammonisca, perché non vengano anch'essi in questo luogo di tormento. Ma Abramo rispose: Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro. E lui: No, padre Abramo, ma se qualcuno dai morti andrà da loro, si ravvedranno. Abramo rispose: Se non ascoltano Mosè e i Profeti, neanche se uno risuscitasse dai morti saranno persuasi". Parola del Signore

 

“C’ERA UN UOMO RICCO….UN MENDICANTE DI NOME LAZZARO GIACEVA ALLA SUA PORTA”. (Lc. 16,19-20)

Da una parte la vita del ricco gaudente neanche “cattivo” ma incosciente e miope e, accanto a lui, l'esistenza miseranda del povero! Nessun rapporto fra i due. E questa mancanza di rapporto sarà più tardi sanzionata da Dio: non c'è stato rapporto nella vita terrena e nell'aldilà non è più possibile alcun rapporto. Si è stabilito fra l’uno e l'altro un grande abisso, e nessuno può oltrepassarlo. Capita di leggere sulle porte di ingresso di certe case signorili: “Vietato ai venditori ambulanti e agli accattoni”, cioè: essi non hanno diritto di esistere. E se lo stesso divieto si trovasse capovolto alle soglie dell’aldilà: “Vietato ai ricchi”? Più che mai attuale questa pagina di Vangelo. Tanti Lazzari giacciono alla nostra porta, tanti Lazzari attendono nei paesi del Terzo Mondo, qualcosa di diverso da un rapporto di sfruttamento e di forza. Oggi, come ieri, ciò che conta è varcare l’abisso che ci separa da loro, prima che diventi un baratro invalicabile.

 

 

VENERDI’ 9 MARZO

Una scheggia di preghiera:

I TUOI SOGNI, SIGNORE, SONO LA NOSTRA SPERANZA

 

Tra i santi ricordati oggi: Santa Francesca Romana; Santa Caterina da Bologna; San Gregorio di Nissa:

Hanno detto: Ci sono case ricche, che non consentono più di vedere il cielo, ci sono vite troppo frenetiche che non consentono più di stare a tavola insieme e di accorgersi del colore degli occhi e delle gioie e delle ferite dei cuori. (Carlo Maria Martini)

Saggezza popolare: Soltanto i vivi possono sbagliare. (proverbio bulgaro)

Un aneddoto: Un giorno, per le vie di Torino, quando c’erano i carretti trainati da cavalli, un cavallo si rifiuta di camminare, e il carrettiere si mette a snocciolare una litania di imprecazioni e di bestemmie. Domenico Savio gli si avvicina. Gentilmente si toglie il berretto e, col suo inimitabile sorriso: Signore, vuol farmi un favore?

— Con piacere, ragazzo mio! — risponde l’altro, vinto dal modo cortese di chiedere.

— Mi saprebbe indicare la strada per andare all’Oratorio di Don Bosco? — chiede quel furbacchione, che conosceva a memoria la strada.

— L’Oratorio? L’Oratorio di Don Bosco? Proprio no! Mi dispiace, ma non so proprio dove sia.

— Allora, vorrebbe farmi un altro piacere?

— Ma certo, ragazzino! Che cosa?

— Domenico si alza sulla punta dei piedi per giungere all’orecchio del robusto carrettiere e mormora con gentilezza: Vorrebbe farmi il piacere di non bestemmiare più?

Quell’omone diventa rosso. Poi stringe la mano del ragazzo:

— Hai ragione, ragazzo mio! E una brutta abitudine... Ma ti prometto che mi sforzerò di vincerla.

Parola di Dio: Gen. 37,3-4.12-13.17-28; Sal. 104; Mt. 21,33-43.45

 

Vangelo Mt 21, 33-43. 45

Dal vangelo secondo Matteo.

In quel tempo, Gesù disse ai principi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: «Ascoltate un'altra parabola: C'era un padrone che piantò una vigna e la circondò con una siepe, vi scavò un frantoio, vi costruì una torre, poi l'affidò a dei vignaioli e se ne andò. Quando fu il tempo dei frutti, mandò i suoi servi da quei vignaioli a ritirare il raccolto. Ma quei vignaioli presero i servi e uno lo bastonarono, l'altro lo uccisero, l'altro lo lapidarono. Di nuovo mandò altri servi più numerosi dei primi, ma quelli si comportarono nello stesso modo. Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: Avranno rispetto di mio figlio! Ma quei vignaioli, visto il figlio, dissero tra sé: Costui è l'erede; venite, uccidiamolo, e avremo noi l'eredità. E, presolo, lo cacciarono fuori della vigna e l'uccisero. Quando dunque verrà il padrone della vigna che farà a quei vignaioli?». Gli rispondono «Farà morire miseramente quei malvagi e darà la vigna ad altri vignaioli che gli consegneranno i frutti a suo tempo». E Gesù disse loro: «Non avete mai letto nelle Scritture: La pietra che i costruttori hanno scartata è diventata testata d'angolo; dal Signore è stato fatto questo ed è mirabile agli occhi nostri? Perciò io vi dico: vi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che lo farà fruttificare. Udite queste parabole, i sommi sacerdoti e i farisei capirono che parlava di loro e cercavano di catturarlo; ma avevano paura della folla che lo considerava un profeta. Parola del Signore

 

“C’ERA UN PADRONE CHE PIANTO’ UNA VIGNA, LA CIRCONDO’ CON UNA SIEPE, VI SCAVO’ UN FRANTOIO, VI COSTRUI’ UNA TORRE, POI  L’AFFIDO’ A DEI VIGNAIUOLI”. (Mt. 21, 33)

 “Arriva il sognatore”, dicevano i fratelli di Giuseppe nella prima lettura, “uccidiamolo”.

Ma si può ancora sognare? Se tutto il mondo fosse solo fredda ragione, se in mezzo ai palazzi e all’asfalto non si potesse sognare un prato, se tutti i problemi si risolvessero solo con i soldi, se il fine della vita fosse solo aver successo, provare tutti i piaceri, se ci avessero disinserito la fantasia, la fiducia, l’utopia, la speranza, il sogno… poveri noi!

E uccidere i sogni di Dio non è forse un peccato?

Dio ha curato la sua vigna per affidarla alla sua creatura. Dio sogna.

Dio persegue un progetto attraverso la storia. Non si tratta di un disegno preciso che Egli vuole eseguire nonostante l’opposizione degli uomini; è uno slancio che gli sgorga dal cuore, una proposta di gioia e di pace che Egli rivolge a favore della sua creatura. Dio sogna una alleanza tra sé e un  popolo al quale poter testimoniare tutta la sua bontà e la sua tenerezza e in cui i suoi doni potranno produrre frutti degni del donatore: questi uomini si ameranno come Lui li ha amati.

E  Dio non smette di sognare anche davanti ai reiterati ‘no’ dell’uomo, si spoglia di tutto davanti a loro, anche della sua vita purché gli uomini possano accogliere la sua salvezza. Non uccidiamo i sogni degli uomini, ma non uccidiamo soprattutto il sogno di Dio. Il suo sognare è la nostra vita e la nostra gioia.

 

 

SABATO 10 MARZO

Una scheggia di preghiera:

LA TUA MISERICORDIA, SIGNORE, SI ESTENDE SU TUTTE LE CREATURE

 

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Anastasia di Costantinopoli; San Caio; San Macario di Gerusalemme.

Hanno detto: Bisogna che l'anima abbia un costante desiderio di imitare Cristo in ogni sua azione, conformandosi ai suoi esempi, sui quali mediti per saperli imitare e per comportarsi in ogni sua azione come Egli si comporterebbe. (San Giovanni della Croce)

Saggezza popolare: Le maledizioni sono di crusca, chi le manda poi le busca. (proverbio calabrese)

Un aneddoto: S. Tommaso d’Aquino un giorno ricevette una lettera dalla sorella. Questa lo pregava così: “Dolcissimo e dotto fratello, indica alla tua povera sorella il metodo più facile per andare in Paradiso”. Il Santo scrisse in calce alla lettera questa sola frase: “Basta volerlo!” e gliela rimandò.

Parola di Dio: Mi. 7,14-15.18-20; Sal. 102; Lc. 15,1-3.11-32

 

Vangelo Lc 15, 1-3. 11-32

Dal vangelo secondo Luca.

In quel tempo, si avvicinarono a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano: «Costui riceve i peccatori e mangia con loro». Allora egli disse loro questa parabola: Disse ancora: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane disse al padre: Padre, dammi la parte del patrimonio che mi spetta. E il padre divise tra loro le sostanze. Dopo non molti giorni, il figlio più giovane, raccolte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò le sue sostanze vivendo da dissoluto. Quando ebbe speso tutto, in quel paese venne una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò e si mise a servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube che mangiavano i porci; ma nessuno gliene dava. Allora rientrò in se stesso e disse: Quanti salariati in casa di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi leverò e andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi garzoni. Partì e si incamminò verso suo padre. Quando era ancora lontano il padre lo vide e commosso gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. Ma il padre disse ai servi: Presto, portate qui il vestito più bello e rivestitelo, mettetegli l'anello al dito e i calzari ai piedi. Portate il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato. E cominciarono a far festa. Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò un servo e gli domandò che cosa fosse tutto ciò. Il servo gli rispose: E' tornato tuo fratello e il padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo. Egli si arrabbiò, e non voleva entrare. Il padre allora uscì a pregarlo. Ma lui rispose a suo padre: Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai trasgredito un tuo comando, e tu non mi hai dato mai un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che questo tuo figlio che ha divorato i tuoi averi con le prostitute è tornato, per lui hai ammazzato il vitello grasso. Parola del Signore

 

“IL FIGLIO MAGGIORE SI INDIGNO’ E NON VOLEVA ENTRARE” (Lc. 15,29)

Questa parabola Gesù l’ha indirizzata ai farisei e agli scribi, che lo criticavano per la sua bontà verso i peccatori. Dunque l'intenzione principale si trova alla fine della narrazione, nella reazione del figlio maggiore e nelle parole del Padre: qui è il nodo della parabola. Ed è rivolto anche a noi che magari ci crediamo più santi di altri... per invitarci ad uscire dalla strettezza del nostro cuore per prendere parte alla gioia del Padre celeste.

Molto spesso, e magari senza rendercene conto, noi siamo del parere del figlio maggiore, che fa il conto di quanto ha dato al padre e di quanto ne ha ricevuto e confronta con quanto invece il padre ha dato al figlio minore e trova che c’è una palese ingiustizia.

Ma questa è la parabola della misericordia! Il Signore Gesù vuol farci capire che per quelli che sono stati fedeli a Dio è riservata una gioia molto più grande, non la gioia di ricevere, ma quella di dare, di aprire il proprio cuore all'amore attivo di Dio, all'amore misericordioso di Dio, di essere con lui per accogliere tutti gli altri; in una parola, di mettersi dal punto di vista di Dio, del Padre, che è molto diverso dalla fredda giustizia. Quando un figlio fa male, suo padre non sceglie la via della giustizia, cerca tutti i mezzi per farlo ritornare a una vita bella e piena. Ecco, questo è il punto di vista di Dio e noi siamo chiamati a condividerlo per sentire noi pure la grande gioia del Padre che ha potuto salvare suo figlio.

Sovente noi applichiamo il nostro meschino punto di vista non solo ai grandi criminali, ma anche alle cose piccole, guardiamo quello che riceviamo noi e quello che ricevono gli altri, e se noi abbiamo dato tanto, dobbiamo ricevere tanto. Invece il Signore ci chiama a partecipare alla gioia del Padre: “Bisogna far festa, perché tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”.

 

 

DOMENICA 11 MARZO: 3^ DOMENICA DI QUARESIMA ANNO C

Una scheggia di preghiera:

AIUTACI, SIGNORE, A NON APPROFITTARE DELLA TUA PAZIENZA

 

Tra i santi ricordati oggi: San Costantino; Santa Rosina, Santa Fina.

Hanno detto: Ricordate che la Passione di Cristo termina sempre nella gioia della Risurrezione, così, quando sentite nel vostro cuore la sofferenza di Cristo, ricordate che deve venire la Resurrezione, deve sorgere la gioia della Pasqua. Non lasciatevi mai invadere in tal maniera dal dolore da dimenticare la gioia di Cristo risorto. (Madre Teresa di Calcutta)

Saggezza popolare: Se sei amico dell'orso tieni vicina una scure. (proverbio canadese)

Un aneddoto: S. Tommaso d'Aquino aborriva gli onori e le lodi. Quando Clemente IV gli offrì la carica di Arcivescovo di Napoli, non solo rifiutò, ma ottenne una grazia lungamente sollecitata: quella che non gli venisse mai più offerta nessuna altra dignità ecclesiastica. Quando gli fu conferito il titolo di "dottore", lo accettò solo per obbedienza. E quando, studente, ebbe da un condiscepolo, di cui avrebbe potuto certamente essere il maestro, l'appellativo di "bue muto" a causa del grande silenzio che lo distingueva, scambiato per ignoranza e mancanza di ingegno, se ne compiacque apertamente. Un giorno in cui leggeva a voce alta durante il desinare, venne ripreso per aver pronunciato erroneamente una parola. La lesse allora come gli si richiedeva, benché fosse sicuro che si trattasse di uno sbaglio. "Non ha alcuna importanza disse dopo ai compagni - pronunciare una sillaba lunga o breve. Quel che più importa è l'umiltà e l'obbedienza”.

Parola di Dio: Es. 3,1-8.13-15; Sal 102; 1Cor. 10,1-6.10-12; Lc. 13,1-9

 

Vangelo Lc 13, 1-9

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo si presentarono alcuni a riferire a Gesù circa quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva mescolato con quello dei loro sacrifici. Prendendo la parola, Gesù rispose: “Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subito tale sorte? No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quei diciotto, sopra i quali rovinò la torre di Sìloe e li uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo”. Disse anche questa parabola: “Un tale aveva un fico piantato nella vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su questo fico, ma non ne trovo. Taglialo. Perché deve sfruttare il terreno? Ma quegli rispose: Padrone, lascialo ancora quest'anno finché io gli zappi attorno e vi metta il concime e vedremo se porterà frutto per l'avvenire; se no, lo taglierai”. Parola del Signore

 

“VEDREMO SE PORTERA’ FRUTTO PER L’AVVENIRE; SE NO LO TAGLIERAI!” (Lc. 13,9)

La parabola del fico è molto interessante. La pianta di fico è una delle piante più comuni e generose della Palestina. Generalmente è piantata in mezzo alle viti il simbolo più eloquente di Israele e produce frutti per dieci mesi ininterrottamente. Il fico pure rappresenta il popolo eletto e in questa parabola è molto evidente. Ma non è solo il popolo di Dio, bensì tutti coloro che ascoltano la Parola. Dio ha piantato l'albero del fico e cerca frutti. Gesù è l'agricoltore. I tre anni possono essere il periodo della predicazione, dopo di quali si aspetterebbe abbondanza di frutti. Non trovando frutti, il padrone emette una sentenza severa: visto che Israele è un fico ozioso, non ha senso che continui a vivere. Forse Luca pensa al rigetto sistematico del Vangelo praticato dalle guide politico-religiose di quel tempo. La grande novità viene attraverso l'azione dell'agricoltore: concima la pianta, segno di una dedicazione speciale; i contadini del tempo sapevano che il fico non aveva bisogno di fertilizzante. Gesù oltrepassa le aspettative. Scommette nelle persone ben oltre ciò che possa sembrare assurdo. Questa è la solidarietà di Dio. Rimane una domanda sospesa: questa solidarietà troverà risonanza? L'agricoltore, non avrà forse lavorato inutilmente? La solidarietà di Dio può diventare sterile se non c'è l'impegno delle persone.

 

 

LUNEDI’ 12 MARZO

Una scheggia di preghiera:

INSEGNACI, SIGNORE, AD AMARTI NELLE PICCOLE COSE

 

Tra i santi ricordati oggi: San Massimiliano; Sant’ Innocenzo I, Papa; San Nicodemo, abate.

Hanno detto: La speranza non è un sogno, ma un modo per tradurre i sogni in realtà. (Card. Suenens)

Saggezza popolare: Uomo che giura, cavallo che suda e a donna piangente non gli creder niente.

Un aneddoto: Anche i monaci del deserto in tutta la loro austerità non mancavano di umorismo:

Abba Macario e Abba Bessarione parlano d'un fratello: - E' veramente santo. Non l'ho mai sentito parlare male di nessuno.  Ma l'altro commenta, sorridendo: - Non sarà forse perché parla sempre e solo di sé?

Parola di Dio: 2Re 5,1-15; Sal. 41 e 42; Lc. 4,24-30

 

1^ Lettura 2 Re 5, 1-15

Dal secondo libro dei Re.

In quei giorni, Nàaman, capo dell'esercito del re di Aram, era un personaggio autorevole presso il suo signore e stimato, perché per suo mezzo il Signore aveva concesso la vittoria agli Aramei. Ma questo uomo prode era lebbroso. Ora bande aramee in una razzia avevano rapito dal paese di Israele una giovinetta, che era finita al servizio della moglie di Nàaman. Essa disse alla padrona: «Se il mio signore si rivolgesse al profeta che è in Samaria, certo lo libererebbe dalla lebbra». Nàaman andò a riferire al suo signore: «La giovane che proviene dal paese di Israele ha detto così e così». Il re di Aram gli disse: «Vacci! Io invierò una lettera al re di Israele». Quegli partì, prendendo con sé dieci talenti d'argento, seimila sicli d'oro e dieci vestiti. Portò la lettera al re di Israele, nella quale si diceva: «Ebbene, insieme con questa lettera ho mandato da te Nàaman, mio ministro, perché tu lo curi dalla lebbra». Letta la lettera, il re di Israele si stracciò le vesti dicendo: «Sono forse Dio per dare la morte o la vita, perché costui mi mandi un lebbroso da guarire? Sì, ora potete constatare chiaramente che egli cerca pretesti contro di me». Quando Eliseo, uomo di Dio, seppe che il re si era stracciate le vesti, mandò a dire al re: «Perché ti sei stracciate le vesti? Quell'uomo venga da me e saprà che c'è un profeta in Israele». Nàaman arrivò con i suoi cavalli e con il suo carro e si fermò alla porta della casa di Eliseo. Eliseo gli mandò un messaggero per dirgli: «Và, bagnati sette volte nel Giordano: la tua carne tornerà sana e tu sarai guarito». Nàaman si sdegnò e se ne andò protestando: «Ecco, io pensavo: Certo, verrà fuori, si fermerà, invocherà il nome del Signore suo Dio, toccando con la mano la parte malata e sparirà la lebbra. Forse l'Abana e il Parpar, fiumi di Damasco, non sono migliori di tutte le acque di Israele? Non potrei bagnarmi in quelli per essere guarito?». Si voltò e se ne partì adirato. Gli si avvicinarono i suoi servi e gli dissero: «Se il profeta ti avesse ingiunto una cosa gravosa, non l'avresti forse eseguita? Tanto più ora che ti ha detto: bagnati e sarai guarito». Egli, allora, scese e si lavò nel Giordano sette volte, secondo la parola dell'uomo di Dio, e la sua carne ridivenne come la carne di un giovinetto; egli era guarito. Tornò con tutto il seguito dall'uomo di Dio; entrò e si presentò a lui dicendo: «Ebbene, ora so che non c'é Dio su tutta la terra se non in Israele». Parola di Dio

 

“SE IL PROFETA TI AVESSE INGIUNTO UNA COSA ONEROSA, NON L’AVRESTI FORSE ESEGUITA? TANTO PIU’ ORA CHE TI HA DETTO: BAGNATI E SARAI GUARITO”. (2Re 5,13)

Mi sono sempre chiesto: vale di più l’eroismo di un momento o ci vuole tanto eroismo per vivere bene, onestamente, con coraggio i ‘momenti della vita’?

Naaman, generale di corpo d’armata del re di Aran (quindi persona che, almeno sulla carta, avrebbe dovuto avere una certa esperienza di ‘eroismo’), è lebbroso. Gli dicono di intraprendere un lungo viaggio e poi di recarsi da Eliseo per essere guarito e si sente dire di andare a lavarsi sette volte nel Giordano. “Che stupidaggine è mai questa? Il bagno potevo farmelo anche a casa mia!”. Ma un servo lo tocca nel vivo: “Se il profeta ti avesse chiesto di andargli a conquistare una terra, di combattere contro un mostro, di intraprendere un lungo e pericoloso pellegrinaggio, tu, eroe, lo avresti fatto; ti ha chiesto una piccola cosa e non te la senti solo per i tuoi stupidi pregiudizi?”.

Se Dio per avere una dimostrazione del tuo amore ti avesse chiesto di finire in croce come suo Figlio che cosa gli risponderesti, ‘eroe della fede’?  Ma Dio ti chiede ‘solo’ di mettere amore nel tuo quotidiano, ti chiede ‘solo’ di avere pazienza con quel molesto compagno di lavoro, ti chiede ‘solo’ di perdonare ancora una volta quel tale di cui non ti fidi proprio, ti chiede ‘solo’ di dare ancora segni di speranza mentre tutti sono pessimisti…”.

Per me in quel ‘solo’ ci sta tutto l’eroismo e tutta la gioia di essere cristiani.

 

 

MARTEDI’ 13 MARZO

Una scheggia di preghiera:

NEL TUO PERDONO, SIGNORE, DONACI LA FORZA DI PERDONARE

 

Tra i santi ricordati oggi: San Rodrigo; Santa Modesta.

Hanno detto: Il Cristianesimo non è solo una ricchezza presente, è un tesoro di promesse, sorgente di speranza. (Papa Paolo VI)

Saggezza popolare: La fede, è cieca, come l’amore. Perché, come l'amore, vede soltanto con gli occhi del cuore. (proverbio casigliano)

Un aneddoto: Passavano i mesi e san Tommaso d'Aquino non si decideva a porre fine alla sua meravigliosa opera, "Summa theologica": il capolavoro della teologia medievale. Perché?

Un giorno ebbe una visione mistica, nella quale il Signore gli concesse di gustare qualcosa delle verità cristiane e di estasiarsi un attimo delle realtà celesti. Quando allora i suoi compagni lo sollecitavano: "Padre, coraggio dia termine alla sua opera!" Egli rispondeva: " Quel che ho scritto, fratelli, è paglia! Soltanto paglia di fronte alle realtà divine!"

Parola di Dio: Dn. 3,25.34-43; Sal. 24; Mt. 18,21-35

 

Vangelo Mt 18, 21-35

Dal vangelo secondo Matteo.

In quel tempo, Pietro si avvicinò e gli disse: «Signore, quante volte dovrò perdonare al mio fratello, se pecca contro di me? Fino a sette volte?». E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette. A proposito, il regno dei cieli è simile a un re che volle fare i conti con i suoi servi. Incominciati i conti, gli fu presentato uno che gli era debitore di diecimila talenti. Non avendo però costui il denaro da restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, con i figli e con quanto possedeva, e saldasse così il debito. Allora quel servo, gettatosi a terra, lo supplicava: Signore, abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa. Impietositosi del servo, il padrone lo lasciò andare e gli condonò il debito. Appena uscito, quel servo trovò un altro servo come lui che gli doveva cento denari e, afferratolo, lo soffocava e diceva: Paga quel che devi! Il suo compagno, gettatosi a terra, lo supplicava dicendo: Abbi pazienza con me e ti rifonderò il debito. Ma egli non volle esaudirlo, andò e lo fece gettare in carcere, fino a che non avesse pagato il debito. Visto quel che accadeva gli altri servi furono addolorati e andarono a riferire al loro padrone tutto l'accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell'uomo e gli disse: Servo malvagio, io ti ho condonato tutto il debito perché mi hai pregato. Non dovevi forse anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te? E, sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non gli avesse restituito tutto il dovuto. Così anche il mio Padre celeste farà a ciascuno di voi, se non perdonerete di cuore al vostro fratello». Parola del Signore

 

“NON TI DICO FINO A SETTE, MA FINO A SETTANTA VOLTE SETTE”.(Mt. 18,22)

Perdonare. Perdonare sempre. Il perdono non è dimenticanza che spesso significa non voler guardare in faccia la realtà. Il perdono non è debolezza, e cioè non tener conto di un torto per paura del più forte che l'ha commesso. Il perdono non consiste nell'affermare senza importanza ciò che è grave, o bene ciò che è male. Il perdono non è indifferenza. Il perdono è un atto di volontà e di lucidità, quindi di libertà, che consiste nell'accogliere il fratello così com’è, nonostante il male che ci ha fatto, come Dio accoglie noi peccatori, nonostante i nostri difetti. Il perdono consiste nel non rispondere all'offesa con l'offesa, ma nel fare quanto Paolo dice: “Non lasciarti vincere dal male, ma vinci col bene il male”.

Il perdono consiste nell'aprire a chi ti fa del torto la possibilità d'un nuovo rapporto con te, la possibilità quindi per lui e per te di ricominciare la vita, d'aver un avvenire in cui il male non abbia l'ultima parola.

 

 

MERCOLEDI’ 14 MARZO

Una scheggia di preghiera:

SIGNORE, TU SAI, TU VEDI, TU AIUTA E TU PROVVEDI

 

Tra i santi ricordati oggi: S. Innocenzo, Vescovo; Santa Matilde di Sassonnia, regina.

Hanno detto: E' necessario sentire la mano di Dio sulla nostra spalla, per poter essere la sua mano sulla spalla degli altri. (P. Zeissing)

Saggezza popolare: Per ogni sguardo rivolto all'indietro, dobbiamo guardare due volte in avanti. (pr. arabo)

Un aneddoto: Dicembre. Don Bosco, come ogni sera, è curvo al suo tavolo di lavoro davanti ad un mucchio di lettere che attendono risposta e che l’impegneranno fin oltre mezzanotte. Ma ecco un discreto bussare alla porta.

- Avanti. Chi è?

- Sono io — dice un ragazzino pallido facendosi avanti.

- Oh, Domenico, hai bisogno di qualcosa?

- Presto, venga con me, c'è un’opera di bene da fare.

- Adesso, di notte? Dove vuoi portarmi?

- Faccia presto, don Bosco, faccia presto.

Don Bosco esita. Ma guardando Domenico Savio, quel ragazzo che non ha ancora compiuto 14 anni, vede che il suo volto, di solito sereno è molto serio. Anche le parole sono decise come un comando. Don Bosco si alza, prende il cappello e lo segue. Domenico scende precipitosamente le scale, esce dal cortile, infila deciso una via, poi volta in una seconda, in una terza. Non parla né si ferma. In quel dedalo di vie e viuzze buie scantona sicuro come se fosse guidato da un radar. Lungo la strada, le porte si succedono alle porte. Domenico si ferma davanti a una di esse. Non ha letto il numero, nemmeno si è guardato intorno per orientarsi. Sale deciso la scala. Don Bosco lo segue: primo piano, secondo, terzo. Domenico si ferma, suona il campanello. Prima che qualcuno venga ad aprire si volta a don Bosco e dice: “E’ qui che deve entrare. Senza aggiungere altro scende e torna a casa. La porta si apre. Si affaccia una donna scarmigliata. Vede il prete e alza le braccia al cielo: E’ il Signore che lo manda. Presto, presto, altrimenti non fa più in tempo. Mio marito ha avuto la disgrazia di abbandonare la fede tanti anni fa. Adesso sta morendo e domanda per pietà di potersi confessare. Don Bosco si reca al letto dell’ammalato, e trova un pover'uomo spaventato e sull’orlo della disperazione. Lo confessa, gli dà l’assoluzione riconciliandolo con Dio. Pochi minuti e quell’uomo muore. Passa qualche giorno. Don Bosco è ancora molto impressionato di ciò che è accaduto. Come ha potuto Domenico Savio sapere di quel malato? Lo avvicina in un momento in cui nessuno li ascolta: Domenico, quella sera che sei venuto nel mio ufficio a chiamarmi, chi ti aveva parlato di quel malato? Come hai fatto a saperlo?

Allora succede una cosa che don Bosco non si aspettava. Domenico lo guarda con aria mesta e si mette a piangere. Don Bosco non osa fargli altre domande, ma capisce che nel suo Oratorio c’è un ragazzo che parla con Dio.

Parola di Dio: Dt. 4,1.5-9; Sal. 147; Mt. 5,17-19

 

1^ Lettura Dt 4, 1. 5-9

Dal libro del Deuteronomio.

Mosè parlò al popolo e disse: «Ascolta, Israele, ascolta le leggi e le norme che io vi insegno, perché le mettiate in pratica, perché viviate ed entriate in possesso del paese che il Signore, Dio dei vostri padri, sta per darvi. Vedete, io vi ho insegnato leggi e norme come il Signore mio Dio mi ha ordinato, perché le mettiate in pratica nel paese in cui state per entrare per prenderne possesso. Le osserverete dunque e le metterete in pratica perché quella sarà la vostra saggezza e la vostra intelligenza agli occhi dei popoli, i quali, udendo parlare di tutte queste leggi, diranno: Questa grande nazione è il solo popolo saggio e intelligente. Infatti qual grande nazione ha la divinità così vicina a sé, come il Signore nostro Dio è vicino a noi ogni volta che lo invochiamo? E qual grande nazione ha leggi e norme giuste come è tutta questa legislazione che io oggi vi espongo? Ma guardati e guardati bene dal dimenticare le cose che i tuoi occhi hanno viste: non ti sfuggano dal cuore, per tutto il tempo della tua vita. Le insegnerai anche ai tuoi figli e ai figli dei tuoi figli. Parola di Dio

 

“ASCOLTA, ISRAELE, LE LEGGI E LE NORME CHE IO VI INSEGNO, PERCHE’ VIVIATE”. (Dt. 4,1)

Questa frase, come altre dell’Antico Testamento, presa in se stessa potrebbe far pensare ad un Dio calcolatore, legalista: “Vuoi un premio, allora sii obbediente, altrimenti...”

Scorrendo la Bibbia, invece troviamo un Dio che cerca, che ama con passione gli uomini, che fa di tutto per far loro capire il modo per essere pienamente realizzati e felici. E’ un rapporto d’amore e di comunione che Dio vuole stabilire con l’uomo. Dio vuole la mia obbedienza, è vero, ma la vuole perché nella Sua sapienza infinita sa quello che è meglio in assoluto per me. Gesù fa eco alla voce del Padre, dicendo: “Come il Padre mi ha amato, così anch’io ho amato voi; dimorate nel mio amore. Se osservate i miei comandamenti, dimorerete nel mio amore; come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e dimoro nel suo amore” (Gv. 15,9-10).

La mia obbedienza non è dunque frutto della paura, ma dell’amore.

 

 

GIOVEDI’ 15 MARZO

Una scheggia di preghiera:

OGNI ORA, OGNI MINUTO, AIUTAMI A SCEGLIERTI O SIGNORE

 

Tra i santi ricordati oggi: Santa Luisa di Marillac; San Zaccaria; San Longino, martire

Hanno detto: Perché la fede abbia valore, deve saper sopravvivere alle prove più dure. La vostra fede è un sepolcro imbiancato, se non è capace di resistere alle calunnie del mondo intero.(Gandhi)

Saggezza popolare: Un cattivo libro è tanto più cattivo in quanto non può confessare il suo peccato. (proverbio americano)

Un aneddoto: SI LEGGE NELLA VITA DI SAN LEOPOLDO MANDIC

Il 14 luglio 1934 il confessore di Padova si trovava in tram per raggiungere un convento di suore per le confessioni. C’era molta calca, e lui, alto meno di 135 centimetri, dovette umilmente sgomitare per raggiungere la porta d’uscita. Urtò un giovane noto come bullo del quartiere, che senza complimenti gli mollò un ceffone. Il santo, sorridendo, gli disse: “Mi faccia bello anche dall’altra parte, perché farei brutta figura andando in giro rosso solo da una parte”. Il ragazzo rimase talmente confuso che s’inginocchiò in mezzo alla gente e gli domandò perdono. Il cappuccino gli batté amichevolmente la mano sulla spalla e disse: “Niente, niente! Amici come prima”.

Parola di Dio: Ger. 7,23-28; Sal 94; Lc. 11,14-23

 

Vangelo Lc 11, 14-23

Dal vangelo secondo Luca.

In quel tempo, Gesù stava scacciando un demonio che era muto. Uscito il demonio, il muto cominciò a parlare e le folle rimasero meravigliate. Ma alcuni dissero: «E' in nome di Beelzebùl, capo dei demòni, che egli scaccia i demòni». Altri poi, per metterlo alla prova, gli domandavano un segno dal cielo. Egli, conoscendo i loro pensieri, disse: «Ogni regno diviso in se stesso va in rovina e una casa cade sull'altra. Ora, se anche satana è diviso in se stesso, come potrà stare in piedi il suo regno? Voi dite che io scaccio i demòni in nome di Beelzebùl. Ma se io scaccio i demòni in nome di Beelzebùl, i vostri discepoli in nome di chi li scacciano? Perciò essi stessi saranno i vostri giudici. Se invece io scaccio i demòni con il dito di Dio, è dunque giunto a voi il regno di Dio. Quando un uomo forte, bene armato, fa la guardia al suo palazzo, tutti i suoi beni stanno al sicuro. Ma se arriva uno più forte di lui e lo vince, gli strappa via l'armatura nella quale confidava e ne distribuisce il bottino. Chi non è con me, è contro di me; e chi non raccoglie con me, disperde. Parola del Signore

 

“CHI NON E’ CON ME E’ CONTRO DI ME. CHI NON RACCOGLIE CON ME, DISPERDE”.(Lc. 11,23)

Questa frase del Vangelo a prima vista sembra non piacerci: Gesù sembra un integralista e, lo sappiamo anche dai fatti recenti, tutti gli integralismi e specialmente quelli religiosi,  sono fautori di grandi danni, come le lotte di religione o le ‘guerre sante’.

Quando Gesù diceva: “O siete con me o siete contro di me”, non intendeva certamente queste esasperazioni,ma chiede a noi di essere radicali in un altro senso, quello delle scelte. Noi siamo maestri di compromessi, di mezzi impegni, del "salviamo capra e cavoli". Ci diciamo cristiani e viviamo secondo la mentalità del mondo. Gesù non ci sta a questi compromessi. Lui non è per le mezze misure. Lui ha detto di sì al Padre e a noi e per quel “sì” andrà fino in fondo, fino alla donazione totale della croce.

Rifiutare la luce, significa combatterla, non accettare Cristo totalmente significa agire per il nemico di Cristo. Noi sovente diciamo:

"Voglio bene al Signore ma devo badare ai miei interessi!".

"Andrei a messa, la domenica, ma i miei mille impegni.., e poi il Signore lo si può amare in mille altri modi !".

"Amare, voler bene, perdonare.., sì ma non nella giungla del mondo del lavoro: lì devi tirar fuori le unghie, far vedere che sei forte, se no ti mangiano vivo!".

"Signore fino a quando devo perdonare, fino a sette volte? (mi sembra già tanto)".

Gesù è intransigente: per Lui non c'è spazio al compromesso: non si può tenere il piede in tante staffe diverse. Bisogna seguirlo e totalmente, bisogna avere il coraggio di comprometterci con Lui sapendo che la sua via conduce al paradiso ma che prima passa da un posto che noi vorremmo aggirare volentieri ma che è inevitabile: la croce.

 

 

VENERDI’ 16 MARZO

Una scheggia di preghiera:

CON TE SIGNORE, CI SI SENTE AMATI E S'IMPARA AD AMARE

 

Tra i santi ricordati oggi: Sant’ Agapito; San Giovanni di Brebeuf.

Hanno detto:

Mai nulla di splendido è stato realizzato se non da chi ha osato credere che dentro di sé ci fosse qualcosa di più grande delle circostanze. (Bruce Barton)

Saggezza popolare: I cattivi pensieri sono come le formiche in casa: vengono da chissà dove, si chiamano l'una l'altra e formano una fila senza fine. Perché? Hai lasciato aperto il barattolo del tuo cuore. (proverbio afgano)

Un aneddoto: Il piccolo Tommaso a soli 5 anni era già nel monastero di Montecassino per essere educato ed istruito. Già nutriva una grande  devozione per la Madonna e per Gesù Eucaristia.  A 9 anni,durante una notte di tempesta (lampi e tuoni da fare spavento), il monaco che ne aveva cura lo cercò invano. Infine lo trovò aggrappato al tabernacolo: "Tommaso, che hai fatto? Perché sei qui?"

"Padre Maestro, perdonami! Ma avevo tanta paura del temporale e voi mi avete detto tante volte che Gesù è la più grande difesa nostra, che Lui con un sol cenno della mano fa calmare le tempeste…"

Il monaco sorrise. Ma Tommaso divenuto sacerdote e domenicano, trasse sempre dal tabernacolo ispirazione per i suoi ineguagliabili inni alla Eucaristia.

Parola di Dio: Os. 14,2-10; Sal. 80; Mc. 12,28-43

 

Vangelo Mc 12, 28-34

Dal vangelo secondo Marco.

In quel tempo, si accostò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?». Gesù rispose: «Il primo è: Ascolta, Israele. Il Signore Dio nostro è l'unico Signore; amerai dunque il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza. E il secondo è questo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Non c'è altro comandamento più importante di questi». Allora lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità che Egli è unico e non v'è altri all'infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta la mente e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici». Gesù, vedendo che aveva risposto saggiamente, gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo. Parola del Signore

 

“AMERAI DUNQUE IL SIGNORE DIO TUO CON TUTTO IL TUO CUORE, CON TUTTA LA TUA MENTE E CON TUTTA LA TUA FORZA E AMERAI IL PROSSIMO TUO COME TE STESSO”.(Mc. 12,30-31)

Il  bisogno fondamentale dell'uomo è l'amore. Tutti, in tutti i nostri gesti, palesemente o nascostamente manifestiamo questo bisogno di dare e ricevere amore.

Gesù, il Figlio di Dio incarnato, ci dice concretamente che Dio ci ama e quanto grande sia questo amore che si fa per noi solidarietà e donazione totale.

Senza questo amore che viene da Dio il nostro amore sarebbe incomprensibile e impossibile. Afferma San Giovanni: "Amiamoci, miei cari, amiamoci l'un l'altro perché l'amore viene da Dio e ognuno che ama è generato da Dio e ha conosciuto Dio" (1Gv. 4,7).

Se dunque mi sento amato da Dio so anche che posso ricambiare questo amore e che lo posso e lo devo concretizzare nell'amore del prossimo, infatti: "Come posso dire di amare Dio che non vedo se non amo il prossimo che vedo?" (1Gv. 4,20).

Se parto da questi presupposti cadono allora tutte le discussioni sulle dimensioni verticali e orizzontali del cristianesimo, quel chiedersi continuo: "Bisogna prima amare Dio e poi il prossimo o prima il prossimo e poi Dio?". La grande "novità" di Cristo è proprio questa: aver riportato l'uomo all'unità di se stesso nell'amare.

 

 

SABATO 17 MARZO

Una scheggia di preghiera:

O DIO, ABBI PIETA' DI ME PECCATORE

 

Tra i santi ricordati oggi: San Patrizio, vescovo; Santa Geltrude di Nivelles; San Giuseppe di Arimatea.

Hanno detto: Le cose umane bisogna capirle per amarle, le cose divine bisogna amarle per capirle. (Pascal)

Saggezza popolare: L'oro e l'argento sono tutto tranne che inutili, ma dopo la morte come potrai continuare a stringerli fra le mani? (proverbio cinese)

Un aneddoto: Al re Giovanni Il del Portogallo annunciarono che un suo fedele servitore era gravemente infermo, e non si riusciva a fargli prendere le medicine. Il sovrano andò a visitarlo, confortò l’ammalato, poi prese lui stesso la medicina amara che l’altro aveva sempre respinta, e ne bevve alcuni sorsi. Quindi gli disse: “Io, il re, sano nel corpo e nella mente, per amore tuo ho preso questa amara bevanda: e tu, servo ammalato, non prenderai questo poco che resta per amor mio e per la tua salvezza?”. Quel servo tese la mano: “Datemi la medicina esclamò. Ora la berrei anche se fosse veleno”. Gesù ha fatto così con noi.

Parola di Dio: Os. R,1-6; Sal 50; Lc. 18.9-14

 

Vangelo Lc 18, 9-14

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse questa parabola per alcuni che presumevano di esser giusti e disprezzavano gli altri: «Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l'altro pubblicano. Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: O Dio, ti ringrazio che non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adulteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte la settimana e pago le decime di quanto possiedo. Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: O Dio, abbi pietà di me peccatore. Io vi dico: questi tornò a casa sua giustificato, a differenza dell'altro, perché chi si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato». Parola del Signore

 

“DUE UOMINI SALIRONO AL TEMPIO A PREGARE: UNO ERA FARISEO E L’ALTRO PUBBLICANO”. (Lc. 18,10)

Una parabola, quella del fariseo e del pubblicano, che a leggerla bene, ci sconvolge. Il fariseo non è cattivo, anzi è un “pio” talmente osservante che fa persino più di quello che la legge gli impone, il pubblicano, invece, è tutt’altro che un “modello di vita”, è un ladro e usuraio, sanguisuga dei poveri, probabilmente avaro e truffatore. Ma ciò che li differenzia è il loro atteggiamento nella preghiera: il fariseo rappresenta il modello di una pietà mercenaria: secondo lui è Dio che deve ripagare i meriti del suo servo fedele e la sua fedeltà gli permette perfino di giudicare gli altri; il pubblicano, invece, sa benissimo di essere peccatore e sa che solo Dio può perdonarlo e aiutarlo a cambiare. Traducendo in termini nostri: siamo farisei ogni volta che davanti a Dio ci appelliamo alla nostra buona condotta per reclamare una ricompensa, per crederci migliori degli altri e disprezzare i nuovi “pubblicani” della nostra società: emarginati e mendicanti, alcolisti e drogati, divorziati e abortisti, truffatori e tangentisti, ragazze madri, prostitute, emigranti... Poveri noi se pregassimo: “Ti ringrazio, o Signore, che non sono come questa gente”. Ci escluderemmo dalla misericordia di Dio che invece otteniamo solo confessandoci peccatori e dicendo con verità e sincerità: “Signore, non sono degno...”.

 

 

DOMENICA 18 MARZO: 4^ DOMENICA DI QUARESIMA ANNO C

Una scheggia di preghiera:

NEL PERDONO, E' FESTA PER NOI E PER TE, SIGNORE

 

Tra i santi ricordati oggi: San Cirillo di Gerusalemme, vescovo e dottore; San Narciso; Sant’Edoardo martire

Hanno detto:

Io non credo a chi parla agli altri della propria fede a scopo di conversione. Bisogna vivere la fede; solo allora potrà accadere che si propaghi da sé. (Gandhi)

Saggezza popolare: Quando verrà il Messia guariranno tutti i malati e tutti gli infermi, salvo gli imbecilli che non lo vorranno. (proverbio ebraico)

Un aneddoto: EdelMaty Quinn, una stenodattilo­grafa irlandese, animatrice della “Legio Mariae”, si accorse a 20 anni di essere tisica e dovette entrare in sanatorio. Decise però che quel poco di vita che le restava doveva essere speso per un ideale di apostolato. Si imbarcò per il Kenia e a Nairobi divenne l’anima dell’evangelizzazione tra gli indigeni, formando dal nulla un’organizzazione di soccorso fra le più efficienti. Visse nomade per molti anni in Uganda, nel Tanga­nica e in Sud Africa. I medici l’avevano data per spacciata nel 1927. Morì invece di crisi cardiaca nel 1944: ma aveva fondato centinaia di Missioni e istituiti centri mariani in quasi 5000 villaggi!

Parola di Dio: Gs. 9-12; Sal. 33; 2Cor. 5,17-21; Lc. 15,1-3.11-32

 

Vangelo Lc 15, 1-3. 11-32

Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano: “Costui riceve i peccatori e mangia con loro”. Allora egli disse loro questa parabola: Disse ancora: “Un uomo aveva due figli. Il più giovane disse al padre: Padre, dammi la parte del patrimonio che mi spetta. E il padre divise tra loro le sostanze. Dopo non molti giorni, il figlio più giovane, raccolte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò le sue sostanze vivendo da dissoluto. Quando ebbe speso tutto, in quel paese venne una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò e si mise a servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube che mangiavano i porci; ma nessuno gliene dava. Allora rientrò in se stesso e disse: Quanti salariati in casa di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi leverò e andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi garzoni. Partì e si incamminò verso suo padre. Quando era ancora lontano il padre lo vide e commosso gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. Ma il padre disse ai servi: Presto, portate qui il vestito più bello e rivestitelo, mettetegli l'anello al dito e i calzari ai piedi. Portate il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato. E cominciarono a far festa. Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò un servo e gli domandò che cosa fosse tutto ciò. Il servo gli rispose: E' tornato tuo fratello e il padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo. Egli si arrabbiò, e non voleva entrare. Il padre allora uscì a pregarlo. Ma lui rispose a suo padre: Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai trasgredito un tuo comando, e tu non mi hai dato mai un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che questo tuo figlio che ha divorato i tuoi averi con le prostitute è tornato, per lui hai ammazzato il vitello grasso. Gli rispose il padre: Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. Parola del Signore

 

“BISOGNAVA FAR FESTA E RALLEGRARSI PERCHE’ QUESTO TUO FRATELLO ERA MORTO ED E’ TORNATO IN VITA” (Lc. 15,32)

E ritrovata la pecora smarrita, la moneta persa o il figlio che era morto... si fa festa! Anzi: "Ci sarà più gioia in cielo per un peccatore convertito, che per 99 giusti che non hanno bisogno di conversione". Quando si vede ritornare il figlio... il padre non capisce più niente dalla gioia: "Presto, portate qui il vestito più bello, mettetegli l'anello al dito, i calzari ai piedi; portate il vitello più grasso ... e facciamo festa!". Questa della gioia di Dio nel perdonare è il nocciolo più originale del messaggio biblico-cristiano. Altri annunciano di Dio la potenza, altri la giustizia, altri l'ordine...: noi cristiani annunciamo che la potenza di Dio è l'amore e la misericordia, che egli sa vincere il male col bene, che Dio è amore e perdono onnipotenti. Noi a Dio non possiamo regalare nulla che già non abbia: è il padrone di tutto! Tranne una cosa: dargli la gioia di poterci perdonare. Scrive sant'Ambrogio: "Non leggo nella Bibbia che Dio si sia riposato quando creò il cielo e la terra; o quando creò il mare e le piante; leggo che si è riposato quando creò l'uomo, perché finalmente aveva trovato uno cui potesse perdonare"

 

 

LUNEDI’ 19 MARZO: SAN GIUSEPPE

Una scheggia di preghiera:

GESU', GIUSEPPE E MARIA, SIATE LA SALVEZZA DELL'ANIMA MIA

 

Tra i santi ricordati oggi: San Giuseppe; San Quinto.

Hanno detto: La cosa più alta che l'essere umano può donare su questa terra non è l'amore ardente e appassionato che può trasformarsi in odio, ma l'amore trasfigurato dall'amicizia, che diviene così benessere costante. (Zenta Maurina)

Saggezza popolare: Non c'è nessuno che Dio non riesca a raggiungere; come non c'è nessuno che non sia stato bagnato dalla pioggia. (proverbio etiopico)

Un aneddoto: Nel romanzo di Jovine, intitolato Le Terre del Sacramento, si afferma  che Gesù Cristo, morendo per noi, “ha firmato una cambiale con cui assicurava la felicità per tutti i poveri, i malati ed i sofferenti”. Obietta lo scettico: “Buona, la cambiale?”. “Sì, certo”, è la risposta: “ma si può riscuotere solo nell’al di là”. Le beatitudini predicate da Gesù nel discorso della montagna pur avendo una applicazione immediata, hanno il loro pieno compimento nell’eternità.

Parola di Dio: 2Sam. 7,4-5.12-14.16; Sal. 88; Rm. 4,13.16-18.22; Lc. 2,41-51 (opp. Mt. 1,16.18-21.24)

 

Vangelo Mt 1, 16.18-21.24

Dal Vangelo secondo Matteo

Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù chiamato Cristo. La somma di tutte le generazioni, da Abramo a Davide, è così di quattordici; da Davide fino alla deportazione in Babilonia è ancora di quattordici; dalla deportazione in Babilonia a Cristo è, infine, di quattordici. Ecco come avvenne la nascita di Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, che era giusto e non voleva ripudiarla, decise di licenziarla in segreto. Mentre però stava pensando a queste cose, ecco che gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: "Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo. Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati". Tutto questo avvenne perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio che sarà chiamato Emmanuele, che significa Dio con noi. Destatosi dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l'angelo. Parola del Signore

 

“GIUSEPPE, LO SPOSO DI MARIA, ERA UN UOMO GIUSTO”. (Mt. 1,19)

La figura di Giuseppe mi ha sempre affascinato forse perché molte sue caratteristiche stentano a realizzarsi in me. Intanto di Giuseppe si parla poco nel Vangelo e poi altra caratteristica da cui mi sento lontano ma che invidio: Giuseppe nei Vangeli non dice neanche una parola di suo ma è uno che nel silenzio agisce ed è allora molto bello vedere la figura di Giuseppe, uomo giusto, innamorato di Maria, che è disposto a cambiare tutti i suoi giusti progetti pur di continuare a dimostrarle il suo amore, che è disposto ad accogliere anche senza capire tutto, che è fedele a Dio, che permette allo Spirito Santo che è amore di compiere la sua strada.

Giuseppe è tutt’altro che un credulone. Quando sa che Maria è incinta, non dubita di Lei, ma fedele alla legge, cerca una soluzione umana rispettosa di Maria e di Dio e giunge, con il suo ragionamento, a “licenziarla in segreto”. Davanti alle indicazioni dell’angelo è ben contento di cambiare i suoi progetti e di accogliere Maria come sua sposa e il Bimbo come dono e opera dello Spirito Santo.

Giuseppe, da allora, dovrà ancora prendere grandi decisioni, ma vivrà nell’ombra di Gesù e di Maria e sarà per loro come la figura, l’ombra del Padre.

Lo Spirito ha bisogno di me e di te per continuare l’incarnazione di Gesù. Ma noi siamo, come Giuseppe, disponibili a cambiare i nostri progetti per far sì che “io diminuisca e Lui cresca”?

 

 

MARTEDI’ 20 MARZO

Una scheggia di preghiera:

TU CHE FAI NUOVE TUTTE LE COSE, FA CHE OGGI DIVENTIAMO NUOVI CON TE

 

Tra i santi ricordati oggi: Santa Claudia; Santa Alessandra; San Serapione di Thmuis.

Hanno detto: Amare ed essere amato è sentire il sole da entrambe le parti. (Viscott D.)

Saggezza popolare: Quando una pecora bela, tutto il gregge ha sete. (proverbio finlandese)

Un aneddoto: LA VOCAZIONE DI SAN LEOPOLDO MANDIC

“Quando ero bambino di otto anni, un giorno commisi una mancanza che non mi sembrava grave, e tale la giudico ancora oggi. Mia sorella mi rimproverò, e poi mi condusse dal parroco perché mi correg­gesse e mi castigasse. Io confessai al parroco la mia colpa ed egli, dopo avermi aspramente rimproverato, mi mise in ginocchio in mezzo alla chiesa. Io rimasi profondamente addolorato e dicevo tra me stesso: “Ma perché si deve trattare tanto aspramente un bambino per una mancanza così leggera? Quando sarò grande, voglio farmi frate, diventare confessore e usare tanta misericordia e bontà con le anime dei peccatori”.

Parola di Dio: Ez. 47.1-9.12; Sal. 45; Gv. 5,1-3.5-16

 

1^ Lettura Ez 47, 1-9. 12

Dal libro del profeta Ezechiele

In quei giorni, l'angelo mi condusse all'ingresso del tempio e vidi che sotto la soglia del tempio usciva acqua verso oriente, poiché la facciata del tempio era verso oriente. Quell'acqua scendeva sotto il lato destro del tempio, dalla parte meridionale dell'altare. Mi condusse fuori dalla porta settentrionale e mi fece girare all'esterno fino alla porta esterna che guarda a oriente, e vidi che l'acqua scaturiva dal lato destro. Quel l'uomo avanzò verso oriente e con una cordicella in mano misurò mille cubiti, poi mi fece attraversare quel l'acqua: mi giungeva alla caviglia. Misurò altri mille cubiti, poi mi fece attraversare quell'acqua: mi giungeva al ginocchio. Misurò altri mille cubiti, poi mi fece attraversare l'acqua: mi giungeva ai fianchi. Ne misurò altri mille: era un fiume che non potevo attraversare, perché le acque erano cresciute, erano acque navigabili, un fiume da non potersi passare a guado. Allora egli mi disse: «Hai visto, figlio dell'uomo?». Poi mi fece ritornare sulla sponda del fiume; voltandomi, vidi che sulla sponda del fiume vi era un grandissima quantità di alberi da una parte e dall'altra. Mi disse: «Queste acque escono di nuovo nella regione orientale, scendono nell'Araba ed entrano nel mare: sboccate in mare, ne risanano le acque. Ogni essere vivente che si muove dovunque arriva il fiume, vivrà: il pesce vi sarà abbondantissimo, perché quelle acque dove giungono, risanano e là dove giungerà il torrente tutto rivivrà. Lungo il fiume, su una riva e sull'altra, crescerà ogni sorta di alberi da frutto, le cui fronde non appassiranno: i loro frutti non cesseranno e ogni mese matureranno, perché le loro acque sgorgano dal santuario. I loro frutti serviranno come cibo e le foglie come medicina». Parola di Dio

 

“VIDI CHE SOTTO LA SOGLIA DEL TEMPIO USCIVA ACQUA VERSO ORIENTE”. (Ez. 47,1)

Ezechiele ci parla di una visione in cui egli vede il nuovo tempio e vede scaturire, dal lato destro del tempio, un'acqua meravigliosa, che porta ovunque la salute, la vita, la fecondità. I Padri della Chiesa hanno riconosciuto, in questo tempio, il vero Tempio, Gesù: è dalla ferita sul lato destro del suo costato che uscirono acqua e sangue.

Quest’acqua scorre verso il Mar Morto. Anche nel Mar Morto c'è acqua, ma è un'acqua appunto morta, che non ha in sé vita, perché è troppo carica di sale. Invece l'acqua che scende dal tempio è acqua buona, pura, purissima e risana l'acqua del Mar Morto: “Il pesce vi sarà abbondantissimo dice l'Angelo della visione perché quelle acque dove giungono risanano, e là dove giungerà il torrente tutto rivivrà”.

È la trasformazione che la grazia di Dio compie in noi e nelle nostre comunità. Dobbiamo confessare che anche in noi e nelle nostre comunità esiste un “Mar Morto”, cioè c'è uno spazio di amarezza, di opposizione, di egoismo, che rende difficili i rapporti, sterile l'apostolato e che solo la grazia di Dio può trasformare. Noi sappiamo che l'acqua che viene dal Signore all'inizio è una piccolissima sorgente - è così poca cosa l'acqua del Battesimo! - e tuttavia diventa un torrente sempre più profondo, capace di trasformare tutto nella vita se abbiamo fiducia, se abbiamo l'anima un po’ aperta.

Ci avviciniamo a Pasqua e il Battesimo è partecipazione al mistero pasquale: l'acqua battesimale è il senso dell'azione di Cristo morto e risorto che ci dà una vita nuova, ci purifica da ogni peccato e ci dona la fecondità della vita cristiana. Dobbiamo essere in gioia, sapendo che per tutta la vita possiamo attingere alle acque della salvezza, che se abbiamo sete, possiamo in esse dissetarci, anzi che queste acque salutari diventano in noi che crediamo sorgente zampillante per la vita eterna.

 

 

MERCOLEDI’ 21 MARZO

Una scheggia di preghiera:

FAMMI SENTIRE, SIGNORE, LA TUA TENEREZZA DI PADRE

 

Tra i santi ricordati oggi: San Nicola di Flue; San Goffredo.

Hanno detto:

Son veri quegli amici che si vogliono bene in ogni tempo, quando fa bello e quando fa brutto, quando c'è da guadagnare e quando c'è da perdere. (Don Mazzolari)

Saggezza popolare: Il diavolo parla sempre di Vangelo. (proverbio francese)

Un aneddoto: San Nicola de La Flùe, il laico svizzero che viveva in uno speco dal quale usciva solo alla domenica per recarsi alla Messa, confidò d’aver avuto una visione durante una celebrazione eucaristica: gli era sembrato che dal suolo sorgesse una pianta che, crescendo a vista d’occhio, si ricopriva ben presto di fiori: e mentre la Messa continuava, cominciarono quei fiori a staccarsi dai rami come per effetto del vento e cadevano sui fedeli che partecipavano al Sacrificio dell’Altare. Il santo notò che alcuni di quei petali, al contatto con le diverse persone, seccavano subito, altri invece si mantenevano freschi acquistando splendore: tale è il frutto della Messa nelle Grazie che ne derivano, diceva San Nicolao, poiché molto dipende dalle diverse disposizioni con cui vi assistete”.

Parola di Dio: Is. 49, 8-15; Sal. 144; Gv. 5,17-30

 

1^ Lettura Is 49, 8-15

Dal libro del profeta Isaia.

Così dice il Signore: «Al tempo della misericordia ti ho ascoltato, nel giorno della salvezza ti ho aiutato. Ti ho formato e posto come alleanza per il popolo, per far risorgere il paese, per farti rioccupare l'eredità devastata per dire ai prigionieri: Uscite, e a quanti sono nelle tenebre: Venite fuori. Essi pascoleranno lungo tutte le strade, e su ogni altura troveranno pascoli. Non soffriranno né fame né sete e non li colpirà né l'arsura né il sole, perché colui che ha pietà di loro li guiderà, li condurrà alle sorgenti di acqua. Io trasformerò i monti in strade e le mie vie saranno elevate. Ecco, questi vengono da lontano, ed ecco, quelli vengono da mezzogiorno e da occidente e quelli dalla regione di Assuan». Giubilate, o cieli; rallegrati, o terra, gridate di gioia, o monti, perché il Signore consola il suo popolo e ha pietà dei suoi miseri. Sion ha detto: «Il Signore mi ha abbandonato, il Signore mi ha dimenticato». Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere? Anche se queste donne si dimenticassero, io invece non ti dimenticherò mai. Parola di Dio

 

“PUÒ UNA DONNA DIMENTICARE IL SUO BAMBINO? ANCHE SE CI FOSSE UNA TALE DONNA, IO NON TI DIMENTICHERO' MAI”. (Is. 49,15)

Quella meteora di bontà e semplicità che fu Giovanni Paolo I, in uno dei suoi 33 giorni di papato, disse una frase che scandalizzò qualcuno ma che invece è profondamente vera:

“Noi sappiamo che Dio non stacca mai gli occhi da noi, anche se attorno a noi c’è oscurità. Dio è un Padre, anzi, Dio è una Madre che vuole per i suoi, per tutti i suoi, solo il bene. E quando i figli sono malati, hanno ancora più diritto degli altri all’amore della loro madre”.

Signore, tu sei per noi come una madre: il tuo amore e la tua tenerezza non sono soffocanti e ci permettono di crescere. Tu perdoni anche gli errori più grandi: non per debolezza, ma per rendere possibile un nuovo cammino. Tu sai agire con discrezione per permettere ai tuoi figli di trovare, ognuno, la sua strada e di crescere nella libertà. E’ il mio  cuore ti dimentica, ma anche se fuggo davanti al tuo sguardo, io ti appartengo, Signore. Quando mi credo abbandonato e solo a causa dei miei fallimenti, tu mi dai un fratello: Gesù il tuo Figlio. E' Lui, il Dio con noi, che mi accompagna nei giorni luminosi e nelle notti oscure, nei miei successi e nelle mie debolezze, nelle mie infedeltà e nelle mie fughe. E' Lui che ogni giorno ed ogni istante, mi porge il pane del tuo amore inesauribile e mi insegna ad amarti .

 

 

GIOVEDI’ 22 MARZO

Una scheggia di preghiera:

IL SIGNORE E' LA LUCE CHE VINCE LA NOTTE. GLORIA, GLORIA, CANTIAMO AL SIGNORE

 

Tra i santi ricordati oggi: Sant’ Ottaviano, martire; Santa Renilde.

Hanno detto: La felicità è come una farfalla: se l'insegui non riesci mai a prenderla, ma se ti siedi tranquillo, può anche posarsi su di te. (Hawthorne)

Saggezza popolare: Una madre comprende la lingua del figlio muto. (proverbio georgiano)

Un aneddoto: Sulla scorta di Marco Varrone, Sant’Agostino scriveva che già ai suoi tempi si potevano enumerare 288 opi­nioni diverse di filosofi che avevano tentato di definire qual è la somma gioia dell’uomo (cf. De Civitate Dei 19,1). Noi cristiani sappiamo invece dalla rivelazione che la nostra gioia non è una cosa, ma una Persona, essa consiste nel possesso del massimo bene che è Dio, vale a dire l’unione completa, totale e perfetta con Lui.

Parola di Dio: Es. 32,7-14; Sal. 105; Gv. 5,31-47

 

Vangelo Gv 5, 31-47

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, Gesù disse ai Giudei: «Se fossi io a render testimonianza a me stesso, la mia testimonianza non sarebbe vera; ma c'è un altro che mi rende testimonianza, e so che la testimonianza che egli mi rende è verace. Voi avete inviato messaggeri da Giovanni ed egli ha reso testimonianza alla verità. Io non ricevo testimonianza da un uomo; ma vi dico queste cose perché possiate salvarvi. Egli era una lampada che arde e risplende, e voi avete voluto solo per un momento rallegrarvi alla sua luce. Io però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato. E anche il Padre, che mi ha mandato, ha reso testimonianza di me. Ma voi non avete mai udito la sua voce, né avete visto il suo volto, e non avete la sua parola che dimora in voi, perché non credete a colui che egli ha mandato. Voi scrutate le Scritture credendo di avere in esse la vita eterna; ebbene, sono proprio esse che mi rendono testimonianza. Ma voi non volete venire a me per avere la vita. Io non ricevo gloria dagli uomini. Ma io vi conosco e so che non avete in voi l'amore di Dio. Io sono venuto nel nome del Padre mio e voi non mi ricevete; se un altro venisse nel proprio nome, lo ricevereste. E come potete credere, voi che prendete gloria gli uni dagli altri, e non cercate la gloria che viene da Dio solo? Non crediate che sia io ad accusarvi davanti al Padre; c'è gia chi vi accusa, Mosè, nel quale avete riposto la vostra speranza. Se credeste infatti a Mosè, credereste anche a me; perché di me egli ha scritto. Ma se non credete ai suoi scritti, come potrete credere alle mie parole?». Parola del Signore

 

“EGLI ERA UNA LAMPADA CHE ARDE E RISPLENDE E VOI AVETE VOLUTO SOLO PER UN MOMENTO RALLEGRARVI ALLA SUA LUCE”. (Gv. 5,35)

Gesù parla di Giovanni il Battista e rimprovera i suoi uditori perché non hanno saputo accogliere il dono della sua presenza.

Può essere il rimprovero che anche noi ci facciamo quando pensiamo a tante persone che hanno popolato il nostro passato. Man mano che gli anni della mia vita passano mi ritrovo spesso a pensare alle tante persone "lampade" che il buon Dio ha messo sul mio cammino. Non facciamo i poeti: è vero che abbiamo incontrato tanto male e molta malvagità, ma quante persone a volte piccole e umili che ci hanno insegnato a sorridere, a sopportare, a riflettere, che ci sono state esempio di perdono, di preghiera, di sofferenza vissuta con amore! Noi ci rimproveriamo di non aver vissuto più intensamente le nostre amicizie e i nostri affetti, ci rammarichiamo per parole non dette, per gesti non compiuti. Molte persone sono state una “luce” nella nostra vita e noi ce ne siamo rallegrati “solo per poco”.

Gesù è una luce maggiore di quella di Giovanni. Vedete, dice il Signore, di non perdere anche questa. La fretta, la superficialità ci hanno impedito di cogliere a fondo le luci che si sono accese nella nostra vita. Che non ci accada di perdere anche “la luce vera, quella che illumina ogni uomo”. E’ la luce di cui dovremmo avere sempre una brama insaziata.

 

 

VENERDI’ 23 MARZO

Una scheggia di preghiera:

DA OGNI MALE, LIBERACI, O SIGNORE

 

Tra i santi ricordati oggi: San Turibio di Mogrovejo; Santa Lea, vedova; Sant’Ottone.

Hanno detto: La suprema felicità, nella vita, è la convinzione di essere amati per quello che siamo, o meglio ancora, nonostante quello che siamo. (Victor Hugo)

Saggezza popolare: Agli occhi di un innamorato, le cicatrici  del vaiolo sono fossette. (proverbio giapponese)

Un aneddoto: Una parrocchiana di Roma, nota in tutto il circondario per la sua curiosità, andò a confessarsi da Filippo Neri. Quando ebbe terminato, manifestò al sacerdote una sua perplessità: "Io capisco come si possa peccare con le mani, con gli occhi, con la bocca. Ma come si fa a peccare con il naso?"

Dall'altra parte della grata gli venne pronta la risposta: "Ficcandolo negli affari degli altri".

Parola di Dio: Sap. 2,1.12-22; Sal. 33; Gv. 7, 1-2.10.25-30

 

Vangelo Gv 7, 1-2. 10. 25-30

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, Gesù se ne andava per la Galilea; infatti non voleva più andare per la Giudea, perché i Giudei cercavano di ucciderlo. Si avvicinava intanto la festa dei Giudei, detta delle Capanne. Andati i suoi fratelli alla festa, vi andò anche lui; non apertamente però, di nascosto. Intanto alcuni di Gerusalemme dicevano: «Non è costui quello che cercano di uccidere? Ecco, egli parla liberamente, e non gli dicono niente. Che forse i capi abbiano riconosciuto davvero che egli è il Cristo? Ma costui sappiamo di dov'è; il Cristo invece, quando verrà, nessuno saprà di dove sia». Gesù allora, mentre insegnava nel tempio, esclamò: «Certo, voi mi conoscete e sapete di dove sono. Eppure io non sono venuto da me e chi mi ha mandato è veritiero, e voi non lo conoscete. Io però lo conosco, perché vengo da lui ed egli mi ha mandato». Allora cercarono di arrestarlo, ma nessuno riuscì a mettergli le mani addosso, perché non era ancora giunta la sua ora. Parola del Signore

 

“I GIUDEI CERCAVANO DI UCCIDERLO”(Gv. 7,1)

Come si spiega tanta avversione nei confronti di Gesù che passò “beneficando e sanando i malati”? I detentori del potere religioso vedono in Lui un grande eretico: “Lui, uomo, si proclama Dio”; hanno paura di qualcuno che soppianti il loro potere, hanno paura di una rivolta di popolo contro le loro prepotenze e la paura si organizza per estirpare il giusto. Ieri, come oggi, il bene vero dà fastidio. Ad esempio, quante notizie di bene troviamo su un giornale? Non rendono a coloro che sguazzano sul malcontento! E non è forse vero che ogni volta che noi cerchiamo di operare il bene c’è sempre qualcuno o qualcosa che cerca di impedircelo, di farci tacere? Il bene suscita le forze del male: esse si sentono colpite, si organizzano, usano le armi della ricchezza e del potere, cercano di far tacere il bene. Ma anche qui non dobbiamo spaventarci: Dio, il Bene è più forte del ma­le e anche se Cristo finirà sulla croce, è proprio quella croce che salva il mondo.

 

SABATO 24 MARZO

Una scheggia di preghiera:

APRI IL NOSTRO CUORE AL DESIDERIO DI TE, SIGNORE

 

Tra i santi ricordati oggi: Santa Caterina di Svezia; San Severo.

Hanno detto:

La felicità non si ottiene puntando affannosamente alla sua ricerca, ma viene incontro, come una sorpresa, a chi è intento a far felici gli altri. (Fulton Sheen)

Saggezza popolare: La franchezza non consiste nel dire tutto ciò che si pensa, ma nel pensare a tutto ciò che si dice. (proverbio francese)

Un aneddoto: Durante un viaggio, il Maestro Generale dei Domenicani, beato Giordano di Sassonia (1196-1237), si smarrì con alcuni frati in un bosco. Ai confratelli che si erano turbati per quell’incidente, il beato osservò, imperturbabile, che bisognava mante­nersi calmi: “In fondo, in fondo, ogni strada per noi conduce al Paradiso. No?”.

Parola di Dio: Ger. 11,18-20; Sal. 7; Gv. 7,40-53

 

Vangelo Gv 7, 40-53

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, all'udire queste parole, alcuni fra la gente dicevano:"Questi è davvero il profeta!". Altri dicevano: "Questi è il Cristo!". Altri invece dicevano: "Il Cristo viene forse dalla Galilea? Non dice forse la Scrittura che il Cristo verrà dalla stirpe di Davide e da Betlemme, il villaggio di Davide?". E nacque dissenso tra la gente riguardo a lui. Alcuni di loro volevano arrestarlo, ma nessuno gli mise le mani addosso. Le guardie tornarono quindi dai sommi sacerdoti e dai farisei e questi dissero loro: "Perché non lo avete condotto?". Risposero le guardie: «"Mai un uomo ha parlato come parla quest'uomo!". Ma i farisei replicarono loro: "Forse vi siete lasciati ingannare anche voi? Forse gli ha creduto qualcuno fra i capi, o fra i farisei? Ma questa gente, che non conosce la Legge, è maledetta!". Disse allora Nicodèmo, uno di loro, che era venuto precedentemente da Gesù: "La nostra Legge giudica forse un uomo prima di averlo ascoltato e di sapere ciò che fa?". Gli risposero: «Sei forse anche tu della Galilea? Studia e vedrai che non sorge profeta dalla Galilea». E tornarono ciascuno a casa sua. Parola del Signore

 

E NACQUE DISSENSO TRA LA GENTE RIGUARDO A LUI”. (Gv. 7, 43)

Leggendo la concitata pagina di Vangelo che la liturgia ci offre oggi, mi viene in mente quanto fosse giusta la profezia che il vecchio Simeone aveva fatto a Maria riguardo a Gesù: “Egli sarà segno di contraddizione”. Infatti c’è chi appoggia Gesù incondizionatamente, chi ne fa un rivoluzionario, chi lo vede come un millantatore, chi desidera solo segni e miracoli, chi ne resta interdetto, chi si oppone totalmente a Lui.

E’ questo il modo di agire del male, anche oggi. Ognuno ha il suo punto di vista e ascolta soltanto quanto vi corrisponde: il resto è ignorato. Vediamo questa cosa ogni giorno nei giornali: lo stesso fatto è presentato in modo diverso, interpretato in differenti maniere, perché ognuno vi cerca soltanto conferme alle proprie idee precostituite. Non si vogliono vedere le cose come sono, ma secondo il proprio desiderio, i propri scopi. E questo succede anche nella Chiesa, purtroppo.

Anche noi spesso ci comportiamo così: abbiamo la nostra idea, rifiutiamo di vedere le cose che vanno in senso contrario, ascoltiamo soltanto quello che favorisce il nostro progetto, non curandoci della verità. E in questo modo rifiutiamo Cristo, perché ogni azione contraria alla verità è un rifiuto di Cristo, nelle cose piccole come nelle cose grandi.

Per essere con Cristo bisogna ascoltare soltanto con il desiderio della verità, bisogna vedere le cose come sono e non come vorremmo che fossero. Bisogna cioè essere aperti e prima di tutto avere il cuore aperto, aperto ai desideri di Dio, alla verità di Dio, alla luce di Dio: allora accogliamo veramente Gesù, nei dettagli della vita come nelle cose importanti.

 

 

DOMENICA 25 MARZO: 5^ DOMENICA DI QUARESIMA ANNO C

Una scheggia di preghiera:

SIGNORE, ANCHE I TUOI SILENZI PARLINO AL MIO CUORE

 

Tra i santi ricordati oggi: Festa della Annunciazione; Sant’Isacco.

Hanno detto: Il cristiano è un uomo a cui Dio ha affidato tutti gli uomini. (San Giovanni Crisostomo)

Saggezza popolare: Prima bisogna pensare a vivere e poi a fare della filosofia. (proverbio greco latino)

Un aneddoto: Nel Corano sono raccolte molte leg­gende popolari e scritti giudaici apocrifi, dove si ricamano vari particolari della vita di alcuni personaggi biblici come Saul, Davide e Salomone. Di quest’uomo si dice che “il più felice dei sovrani muore stando seduto sul trono, appoggiato al suo scettro”. Rimane là nel silenzio della corte per vario tempo, finché i suoi servi arabi si accorgono che il re è morto, quando un animaletto, forse un tarlo o una termite, rosicchiando lo scettro, fa cadere a terra il cadavere. Il dettaglio è pur sempre simbolico per indicare il finire della vita d’ognuno ed i limiti d’ogni esistenza per felice o sana che sia. Un tarlo rode inesorabilmente lo scettro su cui ci appoggiamo.

Parola di Dio: Is. 45,16-21; Sal. 125; Foil. 3,8-14; Gv. 8,1-11

 

Vangelo Gv 8, 1-11

Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù si avviò allora verso il monte degli Ulivi. Ma all'alba si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui ed egli, sedutosi, li ammaestrava. Allora gli scribi e i farisei gli conducono una donna sorpresa in adulterio e, postala nel mezzo, gli dicono: “Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?”. Questo dicevano per metterlo alla prova e per avere di che accusarlo. Ma Gesù, chinatosi, si mise a scrivere col dito per terra. E siccome insistevano nell'interrogarlo, alzò il capo e disse loro: “Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei”. E chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Ma quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani fino agli ultimi. Rimase solo Gesù con la donna là in mezzo. Alzatosi allora Gesù le disse: “Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?”. Ed essa rispose: “Nessuno, Signore”. E Gesù le disse: “Neanch'io ti condanno; và e d'ora in poi non peccare più”. Parola del Signore

 

“GLI CONDUCONO UNA DONNA SORPRESA IN ADULTERIO”. (Gv. 8,3)

Sembrava interminabile in quel tempo il silenzio attorno a Gesù. Alcuni scribi e farisei gli avevano condotto una donna “sorpresa in flagrante adulterio”; l'avevano posta nel mezzo, e avevano emesso la loro inappellabile sentenza; ora chiedevano a Gesù un parere: “Tu che ne dici?” Ma Gesù, chinatosi, si mise a scrivere col dito per terra. In silenzio: un silenzio che appunto sembrava interminabile.

Un simile silenzio a noi non è certo sconosciuto. Penso a quei lunghi silenzi che a volte dividono le nostre famiglie; oppure a quei silenzi che rendono difficile la collaborazione con i colleghi di lavoro. A volte ci sono fratelli e sorelle che non si parlano per anni, magari a causa di incomprensioni nate attorno all'eredità familiare; oppure ci sono operai che lavorano insieme senza rivolgersi la parola, perché forse non sanno dimenticare un litigio del passato. In questi casi, il silenzio appare davvero interminabile, e minaccioso.

“E siccome insistevano nell'interrogarlo, alzò il capo e disse loro: Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei”. Ma poi continuò a scrivere per terra, ancora in silenzio. Fu in quel momento che il silenzio divenne insopportabile, per tutti, “cominciando dai più anziani fino agli ultimi”. E tutti se ne andarono, abbandonando il loro rancore omicida.

“Rimase solo Gesù con la donna là in mezzo”. E finalmente il silenzio venne rotto dalle parole del Maestro.
Era infatti assurdo quel silenzio interminabile: assurdo perché non si può rimanere prigionieri dei pregiudizi. Certo, quella donna aveva sbagliato; e tuttavia non poteva essere abbandonata al suo destino. Essa avrebbe potuto intraprendere una via nuova, e così rimediare al male commesso; avrebbe potuto incominciare una vita diversa, libera dalla schiavitù del peccato... E Gesù le dà questa possibilità.

 

 

LUNEDI’ 26 MARZO

Una scheggia di preghiera:

CON TE, SIGNORE, NON TEMO ALCUN MALE

 

Tra i santi ricordati oggi: Sant’ Emanuele, martire; San Ponzio; San Giovino.

Hanno detto: Se ti accusassero di essere cristiano, troverebbero delle prove contro di te? (Dietrch Bonhoeffer)

Saggezza popolare: Se una pianta soffre, agisci sul terreno circostante. (proverbio giapponese)

Un aneddoto: Una antica leggenda araba racconta che per ogni azione cattiva compiuta dagli uomini, Allah gettò nell’Eden originario un granello di sabbia. Così si formò il Sahara, Otto milioni di chilometri quadrati, dominati da massicci alti fino a tremila metri, e caratterizzato oltre che da sassi anche dalle grandi dune di sabbia. Oggi si parla di deserto che avanza… certo che di cattive azioni ce ne sono ancora tante!

Parola di Dio: Dn. 13,1-9. 15-17.19-30.33-62; Sal. 22. Gv. 8,12-20

 

1^ Lettura Dn 13, 1-9. 15-17. 19-30. 33-62

Dal libro del profeta Daniele.

In quei giorni, abitava in Babilonia un uomo chiamato Ioakìm, il quale  aveva sposato una donna chiamata Susanna, figlia di  Chelkìa, di rara bellezza e timorata di Dio. I suoi genitori, che erano giusti, avevano educato la figlia secondo la legge di Mosè. Ioakìm era molto ricco e possedeva un giardino vicino a casa ed  essendo stimato più di ogni altro i Giudei andavano da lui. In quell'anno erano stati eletti giudici del popolo due anziani: erano di  quelli di cui il Signore ha detto: «L'iniquità è uscita da Babilonia per  opera di anziani e di giudici, che solo in apparenza sono guide del  popolo». Questi frequentavano la casa di Ioakìm e tutti quelli che  avevano qualche lite da risolvere si recavano da loro. Quando il  popolo, verso il mezzogiorno, se ne andava, Susanna era solita  recarsi a passeggiare nel giardino del marito. I due anziani che ogni  giorno la vedevano andare a passeggiare, furono presi da un'ardente passione per lei: persero il lume della ragione, distolsero gli occhi  per non vedere il Cielo e non ricordare i giusti giudizi. Mentre aspettavano l'occasione favorevole, Susanna entrò, come  al solito, con due sole ancelle, nel giardino per fare il bagno, poiché  faceva caldo. Non c'era nessun altro al di fuori dei due anziani  nascosti a spiarla. Susanna disse alle ancelle: «Portatemi l'unguento  e i profumi, poi chiudete la porta, perché voglio fare il bagno». Appena partite le ancelle, i due anziani uscirono dal nascondiglio,  corsero da lei e le dissero: «Ecco, le porte del giardino sono chiuse,  nessuno ci vede e noi bruciamo di passione per te; acconsenti e datti a  noi. In caso contrario ti accuseremo; diremo che un giovane era con  te e perciò hai fatto uscire le ancelle». Susanna, piangendo,  esclamò: «Sono alle strette da ogni parte. Se cedo, è la morte per me;  se rifiuto, non potrò scampare dalle vostre mani. Meglio però per  me cadere innocente nelle vostre mani che peccare davanti al Signore!». Susanna gridò a gran voce. Anche i due anziani gridarono  contro di lei e uno di loro corse alle porte del giardino e le aprì. I servi di casa, all'udire tale rumore in giardino, si precipitarono  dalla porta laterale per vedere che cosa stava accadendo. Quando  gli anziani ebbero fatto il loro racconto, i servi si sentirono molto  confusi, perché mai era stata detta una simile cosa di Susanna. Il giorno dopo, tutto il popolo si adunò nella casa di Ioakìm, suo  marito e andarono là anche i due anziani pieni di perverse intenzioni  per condannare a morte Susanna. Rivolti al popolo dissero: «Si  faccia venire Susanna figlia di Chelkìa, moglie di Ioakìm». Mandarono a chiamarla ed essa venne con i genitori, i figli e tutti i suoi  parenti. Tutti i suoi familiari e amici  piangevano. I due anziani si alzarono in mezzo al popolo e posero le mani  sulla sua testa. Essa piangendo alzò gli occhi al cielo, con il cuore  pieno di fiducia nel Signore. Gli anziani dissero: «Mentre noi  stavamo passeggiando soli nel giardino, è venuta con due ancelle, ha  chiuse le porte del giardino e poi ha licenziato le ancelle. Quindi è  entrato da lei un giovane che era nascosto, e si è unito a lei. Noi che  eravamo in un angolo del giardino, vedendo una tale nefandezza, ci  siamo precipitati su di loro e li abbiamo sorpresi insieme. Non abbiamo potuto prendere il giovane perché, più forte di noi, ha  aperto la porta ed è fuggito. Abbiamo preso lei e le abbiamo  domandato chi era quel giovane, ma lei non ce l'ha voluto dire. Di  questo noi siamo testimoni». La moltitudine prestò loro fede poiché  erano anziani e giudici del popolo e la condannò a morte. Allora Susanna ad alta voce esclamò: «Dio eterno, che conosci i segreti, che  conosci le cose prima che accadano, tu lo sai che hanno deposto il  falso contro di me! Io muoio innocente di quanto essi iniquamente  hanno tramato contro di me». E il Signore ascoltò la sua voce. Mentre Susanna era condotta a morte, il Signore suscitò il santo  spirito di un giovanetto, chiamato Daniele, il quale si mise a  gridare: «Io sono innocente del sangue di lei!». Tutti si voltarono verso di lui dicendo: «Che vuoi dire con le tue  parole?». Allora Daniele, stando in mezzo a loro, disse: «Siete così  stolti, Israeliti? Avete condannato a morte una figlia d'Israele senza  indagare la verità! Tornate al tribunale, perché costoro hanno  deposto il falso contro di lei». Il popolo tornò subito indietro e gli anziani dissero a Daniele: «Vieni, siedi in mezzo a noi e facci da maestro, poiché Dio ti ha dato  il dono dell'anzianità». Daniele esclamò: «Separateli bene l'uno  dall'altro e io li giudicherò». Separati che furono, Daniele disse al  primo: «O invecchiato nel male! Ecco, i tuoi peccati commessi in  passato vengono alla luce, quando davi sentenze ingiuste opprimendo gli innocenti e assolvendo i malvagi, mentre il Signore ha detto:  Non ucciderai il giusto e l'innocente. Ora dunque, se tu hai visto  costei, dì: sotto quale albero tu li hai visti stare insieme?». Rispose: «Sotto un lentisco». Disse Daniele: «In verità, la tua menzogna  ricadrà sulla tua testa. Gia l'angelo di Dio ha ricevuto da Dio la  sentenza e ti spaccherà in due». Allontanato questo, fece venire  l'altro e gli disse: «Razza di Canaan e non di Giuda, la bellezza ti ha  sedotto, la passione ti ha pervertito il cuore! Così facevate con le  donne d'Israele ed esse per paura si univano a voi. Ma una figlia di Giuda non ha potuto sopportare la vostra iniquità. Dimmi dunque,  sotto quale albero li hai trovati insieme?». Rispose: «Sotto un  leccio». Disse Daniele: «In verità anche la tua menzogna ti ricadrà sulla testa. Ecco l'angelo di Dio ti aspetta con la spada in mano per  spaccarti in due e così farti morire». Allora tutta l'assemblea diede in grida di gioia e benedisse Dio  che salva coloro che sperano in lui. Poi insorgendo contro i due  anziani, ai quali Daniele aveva fatto confessare con la loro bocca di  aver deposto il falso, fece loro subire la medesima pena alla quale  volevano assoggettare il prossimo e applicando la legge di Mosè li  fece morire. In quel giorno fu salvato il sangue innocente. Parola di Dio

 

“IN QUEL GIORNO FU SALVATO SANGUE INNOCENTE”. (Dn. 13,62)

La storia della “casta Susanna” che leggiamo oggi nella prima lettura, vuol essere un esempio edificante di come Dio non abbandoni i giusti ingiustamente calunniati. Ma umanamente non succede sempre così. L’esempio più importante è proprio Gesù: chi era più giusto di Lui? Quanto erano false le accuse portate contro di Lui! Eppure Gesù viene condannato e neanche Dio Padre interviene con un miracolo per liberarlo. Allora, questo brano dell’Antico Testamento che cosa vuoi dirci?

Dio non è il solutore automatico delle ingiustizie che gli uomini perpetrano sulla terra. Dio non fa sì che tutti i giusti della terra possano avere l’immediatezza della giustizia. Spesso il male, l’ingiustizia hanno il sopravvento e Dio non interviene perché accetta e rispetta la libertà dell’uomo, ma Dio non fa mancare la sua provvidenza e la sua fede al giusto che a Lui si affida. Gesù muore ingiustamente sulla Croce, ma Dio non lo abbandona nella morte. Il giusto che soffre sa che la sua sofferenza non andrà perduta, sa che Dio fa risorgere i morti, sa che la giustizia di Dio alla fine avrà il suo sopravvento. Cercare di essere giusti, cercare con tutte le forze la giustizia umana, ma poi affidarsi a quella divina che ha tempi e modi diversi, è proprio dell’uomo che si affida interamente al Signore, anche quando questo non sembra intervenire.

 

 

MARTEDI’ 27 MARZO

Una scheggia di preghiera:

GESU', AMORE CROCIFISSO, SALVAMI!

 

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Augusto; San Gelasio.

Hanno detto: Nelle costruzioni un sasso sostiene l'altro: se così non fosse, la casa crollerebbe. Così dobbiamo sopportarci a vicenda, nelle famiglie e nelle società. (San Gregorio Magno)

Saggezza popolare: La tirannia vivrà finché vivranno i vili. (proverbio greco)

Un aneddoto: San Filippo Neri considerava l'umiltà la prima virtù di un santo. C'era ai suoi tempi una religiosa di cui tutti parlavano poiché si diceva avesse estasi e rivelazioni. Un giorno il Papa manda proprio Filippo in quel convento per rendersi conto della santità di questa suora. Il tempo si mette al brutto. La pioggia vien giù come Dio la manda… Filippo arriva al convento infangato fino alle ginocchia. Chiede subito della suora, ed eccola che arriva… seria seria, compunta, tutta annegata in Dio. Il santo siede tende le gambe e dice alla suora: "Toglietemi le scarpe!". Al che la suora s'impenna, alza il mento, resta immota. Padre Filippo non chiede nulla. Ne sa già abbastanza. Si riprende il cappello, e torna dal Papa a riferire che, secondo lui, una persona così altezzosa non poteva essere una santa.

Parola di Dio: Nm. 21,4-9; Sal. 101; Gv. 8,21-30

 

Vangelo Gv 8, 21-30

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, Gesù disse ai farisei: «Io vado e voi mi cercherete, ma morirete nel vostro peccato. Dove vado io, voi non potete venire». Dicevano allora i Giudei: «Forse si ucciderà, dal momento che dice: Dove vado io, voi non potete venire?». E diceva loro: «Voi siete di quaggiù, io sono di lassù; voi siete di questo mondo, io non sono di questo mondo. Vi ho detto che morirete nei vostri peccati; se infatti non credete che io sono, morirete nei vostri peccati». Gli dissero allora: «Tu chi sei?». Gesù disse loro: «Proprio ciò che vi dico. Avrei molte cose da dire e da giudicare sul vostro conto; ma colui che mi ha mandato è veritiero, ed io dico al mondo le cose che ho udito da lui». Non capirono che egli parlava loro del Padre. Disse allora Gesù: «Quando avrete innalzato il Figlio dell'uomo, allora saprete che Io Sono e non faccio nulla da me stesso, ma come mi ha insegnato il Padre, così io parlo. Colui che mi ha mandato è con me e non mi ha lasciato solo, perché io faccio sempre le cose che gli sono gradite». A queste sue parole, molti credettero in lui. Parola del Signore

 

“QUANDO AVRETE INNALZATO IL FIGLIO DELL’UOMO, ALLORA SAPRETE CHE ‘IO SONO’ “. (Gv. 8,28)

Qualche giorno fa parlavamo di Gesù “segno di contraddizione” e la croce non è forse anch’esso un grande segno di contraddizione? E’ dalla croce di Gesù che noi siamo salvati, la croce è il segno della cattiveria degli uomini che per uccidere un altro uomo hanno inventato questa crudeltà, essa è bestemmiata ed adorata… la croce viene baciata per amore e viene insultata. Un fatto che in questi giorni mi ha fatto pensare molto è stato quello successo ad un mio amico carissimo. Vista la difficoltà a trovare posteggio aveva lasciato la macchina in un viuzza buia. Andandola a prendere notò appoggiata alla ruota davanti un qualcosa che rifletteva la luce. Toccando con il piede vide che la cosa con un po’ di fatica si spostava, si chinò a raccoglierla e con sorpresa notò che era il Cristo in ferro di un crocifisso cui era stato limato il capo e le braccia e poi appoggiato alla ruota di modo che alla partenza vi si infilasse come un chiodo… cioè usare un segno del bene, il Cristo del crocifisso per fare del male a qualcun altro! La croce non la vogliamo più nei tribunali, quasi che la giustizia degli uomini sia migliore della misericordia di Dio, nelle scuole con la scusa del rispetto delle differenze di religione, ma sotto sotto perché ci dà fastidio vedere un Dio perdente per amore mentre noi vogliamo educare i nostri figli a diventare sempre dei vincenti per egoismo, negli ospedali perché: “C’è già troppa sofferenza!” e vedere un Dio che soffre dà fastidio a chi vorrebbe escludere ogni sofferenza per vivere da gaudente. Io spero che ogni giorno di vita e sul letto di morte ci sia un crocifisso e spero anche in quel giorno di avere la sensibilità del ladrone che morendo si fida di colui che muore con Lui per amore per risorgere con Lui nella misericordia.

 

 

MERCOLEDI’ 28 MARZO

Una scheggia di preghiera:

LA TUA PAROLA, SIGNORE, NON E' UN GIOGO, MA UNA CAREZZA

 

Tra i santi ricordati oggi: San Gontrano; San Venturino

Hanno detto: Ciò che siamo è il dono che Dio ci ha fatto. Ciò che diventiamo è il dono che noi facciamo a Dio. (Andrè Maurois)

Saggezza popolare: Un gatto è un leone in una giungla di cespugli. (proverbio indiano)

Un aneddoto: Si racconta di sant’Enrico II, imperatore di Germania (973-1024), che essendo uscito con uno scudiero per andare a visitare dei poveri durante un rigido inverno, trovò molta difficoltà nel ritorno a Ratisbona, tra la neve. Lo scudiero, esaurito per la fatica, gli chiese di poter fermarsi a riposare: siccome c’era pericolo che si congelasse se si fosse fermato, Enrico gli comandò di seguirlo “mettendo i piedi sulle sue orme”, facendo così molto meno fatica. Se seguiamo noi pure le orme di Cristo, possiamo perseverare nel bene e giungere immancabilmente al Padre che ci attende.

Parola di Dio: Dn. 3,14-20.46-50.91-92.95; Cantico da Dn. 3; Gv. 8,31-42

 

Vangelo Gv 8, 31-42

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, Gesù disse a quei Giudei che avevano creduto in lui: «Se rimanete fedeli alla mia parola, sarete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi». Gli risposero: «Noi siamo discendenza di Abramo e non siamo mai stati schiavi di nessuno. Come puoi tu dire: Diventerete liberi?». Gesù rispose: «In verità, in verità vi dico: chiunque commette il peccato è schiavo del peccato. Ora lo schiavo non resta per sempre nella casa, ma il figlio vi resta sempre; se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero. So che siete discendenza di Abramo. Ma intanto cercate di uccidermi perché la mia parola non trova posto in voi. Io dico quello che ho visto presso il Padre; anche voi dunque fate quello che avete ascoltato dal padre vostro!». Gli risposero: «Il nostro padre è Abramo». Rispose Gesù: «Se siete figli di Abramo, fate le opere di Abramo! Ora invece cercate di uccidere me, che vi ho detto la verità udita da Dio; questo, Abramo non l'ha fatto. Voi fate le opere del padre vostro». Gli risposero: «Noi non siamo nati da prostituzione, noi abbiamo un solo Padre, Dio!». Disse loro Gesù: «Se Dio fosse vostro Padre, certo mi amereste, perché da Dio sono uscito e vengo; non sono venuto da me stesso, ma lui mi ha mandato. Parola del Signore

 

"SE RIMANETE FEDELI ALLA MIA PAROLA CONOSCERETE LA VERITA’ E LA VERITA’ VI FARA’ LIBERI". (Gv. 8,31-32)

Un'affermazione forte, quella di Gesù, una provocazione per i nostri tempi in cui l'uomo vuole a tutti i costi essere libero di scegliere. Il nostro tempo si fa onore di essere diverso dal passato: abbiamo tutti accesso alla cultura, all'informazione (almeno quella che ci propinano) e pensiamo di essere in grado da soli di avere in giudizio esatto al punto da conoscere verità e di scegliere in piena libertà. Purtroppo questa libertà troppe volte sconfina nel relativismo, nel capriccioso gesto dell'adulto adolescente che vuole provare tutto, dire tutto, senza limiti, senza regole. E i risultati sono sotto gli occhi di tutti: si rischia di passare da una schiavitù ad un'altra, dall'opprimente giogo di un certo tipo di morale cattolica al devastante impero delle proprie passioni. Gesù, con coraggio, ci svela che solo la sua Parola ci porta alla libertà, che solo seguendo Lui riusciremo ad essere liberi. Liberi dalle passioni che ci impediscono di giudicare, liberi dai giudizi degli altri, dalle nostre paure, dal peccato. Liberi per amare, liberi per donare la nostra vita, non per giocarla in un istinto egoistico che ci distoglie dal vero senso della vita.

 

 

GIOVEDI’ 29 MARZO

Una scheggia di preghiera:

IO CREDO, RISORGERO'!

 

Tra i santi ricordati oggi: San Secondo d’Asti; Santi Firmino e Aulo.

Hanno detto: L'opera del maestro non deve consistere nel riempire un sacco, ma nell'accendere una fiamma. (Plutarco)

Saggezza popolare: I cattivi pensieri non si scacciano a pedate, ma solo con i pensieri buoni. (proverbio Indù)

Un aneddoto: In una trasmissione televisiva, Padre Mariano raccontava d’un grand’uomo che mori improvvisamente, i suoi parenti dissero: “Ti eleveremo un monumento di marmo, per ricordarti”. Le arti e la scienza dissero: “Accenderemo una lampada votiva con la fiamma per celebrarti”. Le sue buone opere dissero: “Noi staremo sempre con te”.

Parola di Dio: Gen. 17,3-9; Sal. 104; Gv. 8,51-59

 

Vangelo Gv 8, 51-59

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, disse Gesù ai Giudei: « In verità, in verità vi dico: se uno osserva la mia parola, non vedrà mai la morte». Gli dissero i Giudei: «Ora sappiamo che hai un demonio. Abramo è morto, come anche i profeti, e tu dici: "Chi osserva la mia parola non conoscerà mai la morte". Sei tu più grande del nostro padre Abramo, che è morto? Anche i profeti sono morti; chi pretendi di essere?». Rispose Gesù: «Se io glorificassi me stesso, la mia gloria non sarebbe nulla; chi mi glorifica è il Padre mio, del quale voi dite: "E' nostro Dio!", e non lo conoscete. Io invece lo conosco. E se dicessi che non lo conosco, sarei come voi, un mentitore; ma lo conosco e osservo la sua parola. Abramo, vostro padre, esultò nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e se ne rallegrò». Gli dissero allora i Giudei: «Non hai ancora cinquant'anni e hai visto Abramo?». Rispose loro Gesù: «In verità, in verità vi dico: prima che Abramo fosse, Io Sono». Allora raccolsero pietre per scagliarle contro di lui; ma Gesù si nascose e uscì dal tempio. Parola del Signore

 

“IN VERITA' VI DICO: SE UNO OSSERVA LA MIA PAROLA, NON VEDRA' MAI LA MORTE”. (Gv. 8,51)

Sotto un certo aspetto capisco la difficoltà dei Giudei nel capire ed accettare Gesù. La frase che meditiamo oggi può lasciare anche noi perplessi. Vediamo che sia coloro che osservano la parola di Gesù che quelli che non la osservano soggiacciono alla morte. Che cosa vuole dirci, allora, Gesù? Gesù afferma ai suoi uditori e a noi che credere in Lui significa non vedere mai la morte, morte del cuore, morte dello spirito, vivere cioè una vita totale, una vita vera, una vita piena di ogni tenerezza e gioia e, nello stesso tempo, Gesù afferma una sussistenza, una prosecuzione della vita, afferma con chiarezza, qui e in altri passi, della sopravvivenza dell'anima, della persona. La vita cioè come una prosecuzione, anzi una vita vera, più intensa, più chiara, che sperimenteremo solo dopo questo cammino che stiamo compiendo, come se questo nostro cammino fosse la crescita del feto e la morte un parto per una nuova dimensione di vita.

C’è una morte che è peggiore di quella fisica ed è morire al nostro vero fine, è non realizzarsi secondo il progetto di Dio, è fondare tutta la nostra vita su cose che sono destinate a finire. Gesù, con la sua parola, ci invita invece a fondare il nostro vivere quotidiano su qualcosa che dura sempre, o meglio, su qualcuno che “è” sempre e che ci fa essere sempre. Osservare la parola di Gesù non è osservare delle leggi, è vivere in Lui, per Lui, con Lui, è essere già fin d’ora nell’eternità.

Certo, la morte ci colpirà ancora ma se sono con Lui anche questa è già vinta e con Paolo anche noi potremo dire: “Dov‘è, o morte, il tuo pungiglione?”e “se Cristo è risorto, perché alcuni di voi dicono che non si dà risurrezione dei morti?”.

 

 

VENERDI’ 30 MARZO

Una scheggia di preghiera:

DONACI, SIGNORE, DI TESTIMONIARE CON VERITA' IL TUO AMORE

 

Tra i santi ricordati oggi: San Giovanni Climaco; Sant’ Amedeo

Hanno detto: Segno infallibile di essere in grazia di Dio è la gioia del cuore. (San Gregorio Magno)

Saggezza popolare: E' meglio tenere il diavolo fuori di casa che metterlo alla porta. (proverbio inglese)

Un aneddoto: “C’era una famiglia molto numerosa e molto unita. I suoi componenti avevano ricevuto tutti un’eccellente educazione morale, ma erano arrivati a pensare che molto di ciò che avevano appreso era costituito da pregiudizi anacronistici o da alienazioni che limitavano la loro libertà. Perciò genitori e figli seguivano la filosofia di chi cerca soprattutto la propria realizzazione.

Al padre piaceva scommettere sui cavalli perché lo soddisfaceva molto, malgrado perdesse al di sopra dei suoi mezzi. Alla madre piaceva andare alle riunioni sociali e frequentare uomini giovani perché così si sentiva più donna e realizzata. Anche i figli avevano i loro “passatempi” nei quali si sentivano liberi; uno fumava marihuana con gli amici, un altro era andato a vivere con un’artista del cinema, un altro ancora si dedicava ai viaggi e viveva bene con denaro in prestito. Tutti si sentivano realizzati e liberi dai pregiudizi.

Il tempo passò e giunse il momento in cui il padre rovinò la famiglia con le sue scommesse. La moglie lo abbandonò per un uomo molto più giovane di lei, che più tardi la lasciò per un’adolescente. Un figlio diventò schiavo della droga; l’altro diventò succube dell’artista cinematografica che dirigeva la sua vita e si serviva di lui per divertirsi occasionalmente; il terzo figlio si trova senza amici perché non poteva pagare i suoi debiti. E la famiglia che era stata tanto unita si sfasciò.”

Parola di Dio: Ger. 20, 10-13; Sal 17; Gv. 10-31-42

 

Vangelo Gv 10, 31-42

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, I Giudei portarono di nuovo delle pietre per lapidare Gesù. Egli disse loro: «Vi ho fatto vedere molte opere buone da parte del Padre mio; per quale di esse mi volete lapidare?». Gli risposero i Giudei: «Non ti lapidiamo per un'opera buona, ma per la bestemmia e perché tu, che sei uomo, ti fai Dio». Rispose loro Gesù: «Non è forse scritto nella vostra Legge: Io ho detto: voi siete dei? Ora, se essa ha chiamato dei coloro ai quali fu rivolta la parola di Dio (e la Scrittura non può essere annullata), a colui che il Padre ha consacrato e mandato nel mondo, voi dite: Tu bestemmi, perché ho detto: Sono Figlio di Dio? Se non compio le opere del Padre mio, non credetemi; ma se le compio, anche se non volete credere a me, credete almeno alle opere, perché sappiate e conosciate che il Padre è in me e io nel Padre». Cercavano allora di prenderlo di nuovo, ma egli sfuggì dalle loro mani. Ritornò quindi al di là del Giordano, nel luogo dove prima Giovanni battezzava, e qui si fermò. Molti andarono da lui e dicevano: «Giovanni non ha fatto nessun segno, ma tutto quello che Giovanni ha detto di costui era vero». E in quel luogo molti credettero in lui. Parola del Signore

 

“VI HO FATTO VEDERE MOLTE OPERE BUONE DA PARTE DEL PADRE MIO; PER QUALE DI ESSE MI VOLETE LAPIDARE”,(Gv. 10,32)

Non è mai capitato anche a voi quella terribile delusione di aver cercato di far bene, di essersi sacrificati per il bene altrui, di aver cercato di amare magari pagando di persona e poi di scoprire non solo di non essere capiti, ma venire addirittura vilipesi da coloro che sono stati da noi amati ed aiutati? Ecco dunque le parole cariche di meravigliata ironia quelle che Gesù dice a quei Giudei che andavano a cercare pietre per lapidarlo. Gesù “aveva fatto bene ogni cosa” dice il Vangelo. Non era venuto a riscuotere tasse, neppure da parte di Dio, aveva portato solo doni, miracoli, guarigioni, liberazioni; aveva detto parole che non portavano nessuno a morire ad odiare ma parole di vita, di speranza di gioia, eppure c’è gente che vuole ucciderlo e che ci riuscirà a farlo. Perché? Perché spesso gli uomini, specialmente i potenti, preferiscono che l’uomo sia schiavo piuttosto che libero, che abbia paura piuttosto di essere sereno, che continui battersi il petto tenendo gli occhi bassi  piuttosto che lotti contro il male e il peccato ma ad occhi aperti e allora tutti coloro che parlano di libertà, che, magari anche sbagliando, lottano per la liberazione dell’uomo dalle sue schiavitù, tutti coloro che insomma “cantano fuori del coro”, non la pensano con il potere costituito, hanno la presunzione di avere idee proprie, sono potenziali nemici da far star zitti o a colpi di pietre o  in mille altri modi purché stiano zitti, non diano fastidio, purché l’ignoranza e la paura continuino a regnare di modo che qualcuno, sia intellettuale o ricco, o religioso, o potente della terra, possa continuare a considerarsi migliore degli altri e padrone del suo prossimo.

Ma il potere, qualunque esso sia, ha una debolezza: proprio mentre uccide mette il seme per un qualcos’altro che moltiplica ciò che si è ucciso. La testimonianza di Giovanni non è finita con il colpo di spada che gli ha reciso la testa. I capi religiosi e politici di Israele penseranno di essersi liberati di Gesù, mettendolo in croce, ma quella croce diventerà proprio il segno del cristianesimo, gli imperatori romani pensavano che uccidendo un po’ di cristiani avrebbero messo a tacere questa “fastidiosa setta di poveracci” ma il sangue dei martiri ha generato nuovi cristiani e anche oggi quanti “difensori di ordini o di religioni precostituite” pensano di far tacere la verità mettendole delle maschere o reprimendola. Si può ferire, far soffrire  uccidere coloro che annunciano la verità, ma la verità non si può nasconderla o farla tacere, prima o poi griderà ancora più forte e “guai a chi si troverà ad aver combattuto contro Dio” (cfr. At. 5,39).

 

 

SABATO 31 MARZO

Una scheggia di preghiera:

GESU', DONO DI DIO, GRAZIE

 

Tra i santi ricordati oggi: Santa Balbina; San Beniamino; San Lucerio

Hanno detto: Non c'è niente di più ingiusto che fare parti uguali tra disuguali. (Don Lorenzo Milani)

Saggezza popolare: Il rimedio dell'uomo è l'uomo. (proverbio africano)

Un aneddoto: Un giorno don Bosco era in visita dal Cardinal De Angelis; al momento di congedarsi, il cardinale si inginocchiò ai suoi piedi, e gli chiese la benedizione. Don Bosco stupito cercò di dire: "Tocca lei benedire me, che sono solo un povero prete!". Al che il Cardinale accennò con il capo ad una borsa che era sul tavolo: "Se mi benedice, gliela regalo per la sua chiesa, altrimenti no." Don Bosco rimase un attimo perplesso, poi si arrese: "Lei, senz'altro, non ha bisogno della mia benedizione, ma io ho molto bisogno della sua borsa, quindi sarà meglio che la benedica".

Parola di Dio: Ez. 37,21-28; Cantico da Ger. 31; Gv. 11,45-56.

 

Vangelo Gv 11, 45-56

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista della risurrezione di Lazzaro credettero in lui. Ma alcuni andarono dai farisei e riferirono loro quel che Gesù aveva fatto. Allora i sommi sacerdoti e i farisei riunirono il sinedrio e dicevano: «Che facciamo? Quest'uomo compie molti segni. Se lo lasciamo fare così, tutti crederanno in lui e verranno i Romani e distruggeranno il nostro luogo santo e la nostra nazione». Ma uno di loro, di nome Caifa, che era sommo sacerdote in quell'anno, disse loro: «Voi non capite nulla e non considerate come sia meglio che muoia un solo uomo per il popolo e non perisca la nazione intera». Questo però non lo disse da se stesso, ma essendo sommo sacerdote profetizzò che Gesù doveva morire per la nazione e non per la nazione soltanto, ma anche per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi. Da quel giorno dunque decisero di ucciderlo. Gesù pertanto non si faceva più vedere in pubblico tra i Giudei; egli si ritirò di là nella regione vicina al deserto, in una città chiamata Efraim, dove si trattenne con i suoi discepoli. Era vicina la Pasqua dei Giudei e molti dalla regione andarono a Gerusalemme prima della Pasqua per purificarsi. Essi cercavano Gesù e stando nel tempio dicevano tra di loro: «Che ve ne pare? Non verrà egli alla festa?». Parola del Signore

 

“E’ MEGLIO CHE MUOIA UN SOLO UOMO PER IL POPOLO E NON PERISCA LA NAZIONE INTERA. (Gv. 11,49)

Con queste parole apparentemente di stratega della diplomazia il Sommo sacerdote Caifa condanna Gesù a morte. Ma Caifa non si accorge che proprio perché è Sommo Sacerdote pronuncia invece una profezia: sì, perché le profezie possono esserci anche mentre si condanna a morte un uomo. Gesù muore perché il popolo, noi, abbiamo la vita. E’ l’amore di Dio che ha il sopravvento sulla cattiveria. Mentre i rappresentanti del potere preparano la morte di un uomo, quell’uomo attraverso il dono della vita offre a tutti, anche a loro, la possibilità di vivere. Di qui una indicazione per rivivere la passione di Gesù in questi giorni: il senso del meravigliato ringraziamento.

Gesù si è addossato il nostro peccato,

Gesù ha sofferto e patito le conseguenze del mio male perché non dovessi patirle io,

Gesù trasforma le croci in amore,

Gesù mi ama fino a donarmi tutto se stesso anche il suo corpo, la sua vita.

     
     
 

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