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SCHEGGE E SCINTILLE

PENSIERI, SPUNTI, RIFLESSIONI
DALLA PAROLA DI DIO E DALLA VITA

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a cura di: don_franco_locci@libero.it

 

 

GENNAIO 2007

 

LUNEDI’ 1 GENNAIO:  MARIA SANTISSIMA, MADRE DI DIO

Una scheggia di preghiera:

 

MOSTRACI IL TUO VOLTO, SIGNORE E SAREMO SALVI

 

Tra i santi ricordati oggi: San Fulgenzio, vescovo; Santa Franca; San Guglielmo da Volpiano.

Hanno detto: La preghiera non è accendere una candela e lasciarla bruciare davanti al Signore, sperando che il fuoco ed il fumo commuovano il Signore. La vera preghiera è che io diventi una candela che si consuma lentamente davanti a lui sul lavoro, tra gli amici, nel silenzio. (Ernesto Olivero)

Saggezza popolare: Il vicino che ti è prossimo è preferibile al fratello lontano. (Proverbio arabo)

Un aneddoto: Per la festa di oggi un pensiero di Hennerle: "La vita vera non è il no, non è il forse non è il sì.. ma.., MA E’ IL SI’. Gloria a Dio, pace agli uomini.

Con Gesù tra di noi è giunto il SI’: la sua vita, non è il no, non è il forse, non è il sì.. ma..,ma è solo il SI’".Un "sì" che parte da sua madre Maria.

Parola di Dio: Nm. 6,22-27; Sal 66; Gal. 4,4-7; Lc. 2,16-21

 

 

1^ Lettura (Nm. 6, 22-27)

Dal libro dei Numeri.

Il Signore si rivolse a Mosè dicendo: "Parla ad Aronne e ai suoi figli e riferisci loro: Voi benedirete così gli Israeliti; direte loro: Ti benedica il Signore e ti protegga. Il Signore faccia brillare il suo volto su di te e ti sia propizio. Il Signore rivolga su di te il suo volto e ti conceda pace. Così porranno il mio nome sugli Israeliti e io li benedirò".

 

“IL SIGNORE FACCIA BRILLARE IL SUO VOLTO SU DI TE E TI SIA PROPIZIO”.(Nm 6,22)

In questi giorni una delle parole certamente più usate e forse anche usurpate è la parola: “Auguri!” Quando questa parola è detta con sincerità sappiamo che esprime desiderio di bene per l’altro. La Parola di Dio fa qualcosa di più che un semplice augurio, ci dà una benedizione, e la benedizione è efficace, potente, creatrice, e si realizza impegnandoci. Dio sta davanti a noi con il suo volto benevolo per accompagnarci in ogni giorno felice o difficile di quest’anno. Un volto amico che ti guarda, ti sorride, ti apre i suoi segreti è una gran gioia! Il suo sguardo non è su di te per scrutare i tuoi peccati, non è neppure lo sguardo del padrone interessato solo al buon rendimento del tuo lavoro; e uno sguardo pieno di affetto, incoraggiante, rassicurante di un Padre che si china sul figlio e gli dà un bacio di pace. Dio sta “voltato” dalla nostra parte. E anche il volto di Maria, Madre di Dio, di cui oggi celebriamo la festa è un volto sorridente.

Il tempo e le vicende di questo nuovo anno, in gran parte, non dipendono da noi, ma dipende da noi l’affrontarle: puoi andare avanti a testa bassa, puoi andare avanti con tristezza, puoi avere un volto preoccupato o puoi avere il volto disteso di chi riceve tutto come un dono, di chi sa di non essere solo, di chi sorride alla vita, perché con Lui sa trasformare ogni giorno più o meno bello in amore ricevuto, vissuto, donato. Proviamo ad iniziare l’anno nuovo, a cominciare una giornata nuova “sentendo” su di noi la “benedizione” di Dio, invocando il Suo sguardo benefico e “benedicendo” a nostra volta l’azione del Signore!

Essere battezzati, dirsi credenti e poi vivere le giornate da indifferenti, smemorati o atei è una pericolosa contraddizione.  Ma è possibile spezzare questa rischiosa incoerenza: basta lasciare l’iniziativa a Dio, lasciare che sia Lui fin dall’inizio a guidare i nostri giorni e le nostre ore.

 

 

 

 

 

MARTEDI’ 2 GENNAIO

Una scheggia di preghiera:

GESU’, COMPAGNO DI VIAGGIO, MI AFFIDO A TE.

 

Tra i santi ricordati oggi: Santi Basilio e Gregorio Nazianzeno; Sant’ Adalardo di Corbie.

Hanno detto: Spesso anche sotto un povero mantello v’è la saggezza. (Cecilio Stazio)

Saggezza popolare: Il carattere è la metà del destino. (Proverbio cinese)

Un aneddoto: Una giovane coppia entrò nel più bel negozio di giocattoli della città. L’uomo e la donna guardarono a lungo i colorati giocattoli allineati sugli scaffali, appesi al soffitto, in lieto disordine sui banconi. C’erano bambole che piangevano e ridevano, giochi elettronici, cucine in miniatura. Non riuscivano a prendere una decisione. Si avvicinò a loro una graziosa commessa. “Vede”, spiegò la donna, “noi abbiamo una bambina molto piccola, ma siamo fuori casa tutto il giorno e spesso anche di sera”. “E una bambina che sorride poco”, continuò l’uomo. “Vorremmo comprarle qualcosa che la renda felice”, riprese la donna, “anche quando noi non ci siamo... Qualcosa che le dia gioia anche quando è sola”. “Mi dispiace”, sorrise gentilmente la commessa. “Ma noi non vendiamo genitori”.

Parola di Dio: 1Gv. 2,22-28; Sal. 97; Gv. 1,19-28

 

 

Vangelo Gv 1, 19-28
Dal vangelo secondo Giovanni.
Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e leviti a interrogarlo:
"Chi sei tu?". Egli confessò e non negò, e confessò: "Io non sono il Cristo". Allora gli chiesero: "Che cosa dunque? Sei Elia?". Rispose: "Non lo sono". "Sei tu il profeta?". Rispose: "No". Gli dissero dunque: "Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?". Rispose: "Io sono voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, come disse il profeta Isaia". Essi erano stati mandati da parte dei farisei. Lo interrogarono e gli dissero: "Perché dunque battezzi se tu non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?". Giovanni rispose loro: "Io battezzo con acqua, ma in mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, uno che viene dopo di me, al quale io non sono degno di sciogliere il legaccio del sandalo". Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando. Parola del Signore

 

“CHIESERO A GIOVANNI BATTISTA: CHI SEI TU?”. (Gv. 1,19)

Secondo giorno dell’anno nuovo ed anche se molti sono ancora in vacanza è già un giorno “feriale”. E i giorni “feriali”, se vogliamo dare loro un senso ci chiamano al concreto, al guardarci in faccia.

“Chi sei?”, chiedono i tutori dell’ ordine religioso a Giovanni Battista, ma questa domanda possiamo e dobbiamo rivolgerla anche noi a noi stessi. Che cosa diciamo di noi stessi, come persone, come cristiani? Non che cosa dicono gli altri, non che cosa dicono le maschere che noi mettiamo a noi stessi o le apparenze che forse altri colgono, ma proprio che cosa diciamo in verità noi di noi stessi? Molto probabilmente stentiamo a trovare una risposta perché il nostro correre frenetico non ci ha più abituati a guardare dentro di noi. Eppure se non sai chi sei, che cosa vuoi, per che cosa corri, rischi di lasciarti costruire dagli altri, e anche nella fede rischi di non incontrare Gesù, Colui che è venuto a cercarti.  Giovanni Battista ha le idee chiare: lui non è il Messia, non è neppure Elia, è solo "voce" che grida nel deserto. Che bello! Il Battista non si prende per Dio, non ha nessun delirio di onnipotenza! Anzi, proprio per la sua missione sa di essere una voce che grida nel deserto, ma, nonostante tutto, continua ad indicare in Gesù il messia.

Riprendendo il pensiero di ieri: non è importante sapere tutto quello che ci accadrà, non è neanche importante avere una risposta a tutti gli interrogativi, è importante entrare dentro a noi stessi, conoscere i nostri limiti, ma anche saper accogliere Colui che ci viene indicato. Con Lui tante cose cominceranno a prendere senso e, se staremo al nostro posto, dietro al Maestro, scopriremo che Dio ha grandi progetti su ciascuno di noi, progetti che solo con Lui riusciremo a realizzare.

 

 

 

 

 

MERCOLEDI’ 3 GENNAIO

Una scheggia di preghiera:

FA’ CHE MI COMPORTI DA FIGLIO TUO, O SIGNORE

 

Tra i santi ricordati oggi: Santa Genoveffa, vergine; San Fiorenzo, vescovo; Sant’Antero, papa.

Hanno detto: Pregare non è tanto ottenere, quanto piuttosto diventare. La preghiera è vera non quando è Dio che sta ad ascoltare ciò che gli domandiamo, ma quando l'orante persevera a pregare fino a quando si mette lui ad ascoltare, e ascolta quello che Dio vuole. (Soren Kierkegaard)

Saggezza popolare: Gli aquiloni hanno bisogno di vento contrario per alzarsi. (Proverbio peruviano)

Un aneddoto: Harnaeh, passando un giorno ai piedi del Monte Cassino, incontrò l'abate. Gli chiese: “Che cosa si fa, padre, lassù?”. L’abate rispose: “Lassù, signore, come da sempre, si prega e si lavora”. Harnach si fece pensoso e poi disse: “Anche da noi, padre, nei nostri paesi si lavora molto, si lavora troppo, ma non si prega. Per questo forse siamo tanto infelici”.  

Parola di Dio: 1Gv. 2,29-3,6; Sal 97; Gv. 1,29-34

 

 

1^ Lettura 1 Gv 2,29 - 3,6
Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo.
Carissimi, se sapete che Dio è giusto, sappiate anche che chiunque opera la giustizia, è nato da lui. Quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! La ragione per cui il mondo non ci conosce è perché non ha conosciuto lui. Carissimi, noi
fin d'ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è. Chiunque ha questa speranza in lui, purifica se stesso, come egli è puro. Chiunque commette il peccato, commette anche violazione della legge, perché il peccato è violazione della legge. Voi sapete che egli è apparso per togliere i peccati e che in lui non v'è peccato. Chiunque rimane in lui non pecca; chiunque pecca non lo ha visto né l'ha conosciuto. Parola di Dio

 

“FIN D’ORA SIAMO FIGLI DI DIO, MA CIO’ CHE SAREMO NON E’ ANCORA STATO RIVELATO”. (1Gv. 3,2)

Ogni giorno, dopo una rapida scorsa ai titoli dei giornali, c’è da vergognarsi di essere uomini: guerre, cattiverie, sopraffazioni, delitti, violenze… e poi diciamo di essere la specie superiore di questa terra!Potessimo, però, ogni mattina, leggere anche le notizie che il giornale non scrive: questa notte una mamma ha vegliato con amore e attenzione il suo piccolo malato. Le infermiere dell’ospedale, senza brontolare, hanno cambiato tre volte quella vecchietta e l’hanno rassicurata nelle sue paure. Quell’avvocato ha deciso di difendere gratuitamente quel padre di famiglia, disoccupato, sorpreso a rubare al supermercato. Quell’uomo che poteva vendicarsi del suo nemico invece lo ha perdonato. Oggi è partita quella missione di volontari per quel paese dell’Africa da vent’anni in guerra civile…

E’ vero, siamo parenti di omicidi, grassatori, violenti, ma siamo anche concittadini di santi, siamo fratelli di Gesù Cristo, siamo realmente figli di Dio. Perché allora perdere la speranza? Perché accodarci al coro dei brontoloni che vedono solo nero? Perché non cercar di far venir fuori oggi il volto e i cromosomi di nostro Padre?

 

 

 

 

 

GIOVEDI’ 4 GENNAIO

Una scheggia di preghiera:

SIGNORE, CHE IO TI SEGUA!

 

Tra i santi ricordati oggi: San Celso, vescovo; Santa Elisabetta di Seton.

Hanno detto: Dormivo e sognavo che la vita era gioia. Mi svegliai e vidi che la vita era servizio. Volli servire e vidi che servire era gioia. (Tagore)

Saggezza popolare: Nessuno sa che cosa c’è in un piatto coperto. (Proverbio arabo)

Un aneddoto: C’era una volta un musicista che suonava uno strumento bellissimo: la musica rapiva la gente a tal punto che si metteva a danzare. Per caso un sordo, che non sapeva nulla della musica, passò di là e vedendo tutta quella gente che ballava con entusiasmo, si mise, lui pure, a danzare.  La vista persuade molto più dell’udito. La parola è suono, l’esempio è tuono!

Parola di Dio:1Gv. 3,7-10; Sal. 97; Gv. 1,35-42

 

 

Vangelo Gv 1, 35-42

Dal vangelo secondo Giovanni.
In quel tempo, Giovanni stava con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: "Ecco l'agnello di Dio!". E i due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. Gesù allora si voltò e, vedendo che lo seguivano, disse:
"Che cercate?". Gli risposero: "Rabbì (che significa maestro), dove abiti?". Disse loro: "Venite e vedrete". Andarono dunque e videro dove abitava e quel giorno si fermarono presso di lui; erano circa le quattro del pomeriggio. Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone, e gli disse: "Abbiamo trovato il Messia (che significa il Cristo)" e lo condusse da Gesù. Gesù, fissando lo sguardo su di lui, disse: "Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; ti chiamerai Cefa (che vuol dire Pietro)". Parola del Signore
 

“CHI CERCATE?”,“MAESTRO, DOVE ABITI?”, “VENITE E VEDRETE” (Gv. 1,38-39)

Il mistero di un incontro, il mistero della nostra salvezza sembra essere racchiuso in queste tre piccole frasi.

Innanzitutto c’è Gesù che passa, non si ferma, non viene per discutere, per fare salotto, passa nella vita e, se sei troppo intento alle tue cose, rischi di non vederlo, di non accorgertene.

Solo quando avrai lasciato i tuoi ambienti familiari, quando avrai deciso di muovere i primi passi dietro a Lui, Egli sembra accorgersi di te e prenderti in considerazione: “Chi cercate?”

Infatti ci sono tante ricerche, alcune portano a trovare, altre sono già sbagliate in partenza. Pensiamo anche solo a quanto è successo nel Vangelo: questi discepoli cercano Gesù, si muovono dietro a Lui, lo troveranno con fatica ma poi rimarranno con Lui per sempre. Le folle cercheranno Gesù per farlo re perché avevano mangiato pane e pesce gratis, ma Gesù scapperà. La ricerca di Nicodemo lo porterà da Gesù di notte, e sarà una notte luminosa.

I Giudei cercano Gesù per toglierlo di mezzo. Erode cerca Gesù per la curiosità di vedere dei miracoli. Maria di Magdala cerca il corpo di Gesù risorto… E tu, per che cosa cerchi Gesù?

“Maestro dove abiti?” Se lo cerchi davvero ecco allora che gli chiedi: “Signore, dove ti posso trovare, incontrare?”

Spesso facciamo esperienza di una quasi assenza di Dio nel nostro mondo: “Dove sei, Signore, mentre migliaia di persone stanno morendo di fame? Dove eri mentre affondava quel traghetto, cadeva quell’aereo con il suo carico di figli tuoi?” Altre volte ci sembra di dover andare a cercare l’abitazione di Dio chissà dove: “Dio sarà in quel monastero? Sarà in quella esperienza religiosa?…

“Venite e vedrete” risponde Gesù a quegli apostoli e anche a noi. E’ come se ci dicesse: “Non perderti in chiacchiere, in supposizioni, in teorie, in fumose teologie spiega tutto, comincia a seguirmi, a starmi dietro, ad incontrarmi nella Parola, nella preghiera, nella natura, in te stesso, non chiederti dove andremo ma mettiti in cammino; non ti risolverò tutti i problemi, ma ti offro me stesso!”.

 

 

 

 

 

VENERDI’ 5 GENNAIO

Una scheggia di preghiera:

OGNI GIUDIZIO E’ NELLE TUE MANI, SIGNORE.

 

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Edoardo, Re; Santa Emiliana; San Simeone, Stilita.

Hanno detto: A ogni svolta di strada ci sono piccole guerre, come a ogni svolta del mondo ci sono le grandi guerre. A tutte le svolte della nostra vita possiamo fare la guerra o la pace. (Madeleine Del Brel)

Saggezza popolare: Chi guarda tutte le nuvole non parte mai.

Un aneddoto: Se vogliamo costruire una nave, non richiamiamo tanta gente che procuri la legna, che prepari gli attrezzi necessari, non distribuiamo soltanto compiti, non organizziamo soltanto lavoro.  Prima svegliamo invece negli uomini la nostalgia del mare lontano e sconfinato. Appena si sarà svegliata in loro questa sete, gli uomini si metteranno subito al lavoro per costruire la nave. (Antoine De Saint Exupery)

Parola di Dio: 1Gv. 3,11-21; Sal. 99; Gv. 1,43-51

 

 

1^ Lettura 1Gv 3, 11-21
Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo.
Carissimi, questo è il messaggio che avete udito fin da principio: che ci amiamo gli uni gli altri. Non come Caino, che era dal maligno e uccise il suo fratello. E per qual motivo l'uccise? Perché le opere sue erano malvagie, mentre quelle di suo fratello erano giuste. Non vi meravigliate, fratelli, se il mondo vi odia. Noi sappiamo che siamo passati dalla morte alla vita, perché amiamo i fratelli. Chi non ama rimane nella morte.
Chiunque odia il proprio fratello è omicida, e voi sapete che nessun omicida possiede in se stesso la vita eterna. Da questo abbiamo conosciuto l'amore: Egli ha dato la sua vita per noi; quindi anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli. Ma se uno ha ricchezze di questo mondo e vedendo il suo fratello in necessità gli chiude il proprio cuore, come dimora in lui l'amore di Dio? Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma coi fatti e nella verità. Da questo conosceremo che siamo nati dalla verità e davanti a lui rassicureremo il nostro cuore qualunque cosa esso ci rimproveri. Dio è più grande del nostro cuore e conosce ogni cosa. Carissimi, se il nostro cuore non ci rimprovera nulla, abbiamo fiducia in Dio. Parola di Dio
 

“CHIUNQUE ODIA IL PROPRIO FRATELLO E’ OMICIDA, E VOI SAPETE CHE NESSUN OMICIDA POSSIEDE IN SE STESSO LA VITA ETERNA”.  (1Gv. 3,14)

Quanto è brutto l’odio e quanto è facile arrivarci. Cominci a vedere che nell’altro ci sono cose che non funzionano, poi sperimenti che per te è un’ingiustizia quello che l’altro sta commettendo e poco per volta ti carichi e pensi che l’unica soluzione sia quella di fargliela vedere e pagare e in mille modi e, dentro di te o con azioni, ti dai da fare pensando che sarai soddisfatto solo quando sarai riuscito ed ogni costo ad ottenere le tue ragioni. E così poco per volta tu sei sparito ed è rimasto solo più l’odio ad agire in te caricandoti di negatività e facendo uscire le cose più nefande. Senza contare che l’odio corrode, ci rovina le giornate, mina la nostra salute, ci lascia l’amaro in bocca.

Come fare per avere degli antidoti che ci aiutino a sconfiggere questo male?

La prima cosa è quella di piantarla di volere essere noi i giudici del bene e del male. Noi vediamo il male e le sue conseguenze ma non possiamo entrare nel cuore delle persone per capirne tutte le cause. Abbandoniamoci piuttosto con fiducia a Dio che conosce i cuori e che vede molto più lontano di noi. Poi guardiamo a Gesù avrebbe avuto tutti i motivi di giustizia per evitare la morte e le sofferenze,  invece mori per noi mentre eravamo peccatori. Poi impariamo a volerci bene e non lasciamoci avvelenare nello spirito e nel fisico. Dalla malattia dell’odio si nasce solo con la cura amore.

 

 

 

 

 

SABATO 6 GENNAIO: EPIFANIA DEL SIGNORE

Una scheggia di preghiera:

I TUOI SEGNI, SIGNORE, SIANO LUCE AI NOSTRI PASSI

 

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Epifanio Vescovo, San Macario lo Scozzese.

Hanno detto: L'opera di un uomo buono è come una sorgente di acqua nascosta nel sottosuolo che, in segreto, rende l'erba più verde.  (T. Carlyle)

Saggezza popolare: Quando è finita la raccolta dei datteri ciascuno ha da ridire sulla palma. (Proverbio Arabo)

Un aneddoto: Il marchese Cesare d’Azeglio non imbottiva la testa dei figlioli di manie nobiliari. Un giorno, essendo caduto il discorso sulla nobiltà, Massimo, che poteva avere dodici anni, saltò fuori a domandare ingenuamente: — Noi, signor padre, siamo nobili?

Tutti si misero a ridere, e il bambino arrossì, accorgendosi di aver fatto una domanda sciocca. Ma il padre, sorridendo benevolmente, gli disse: — Sarai nobile, se sarai virtuoso.

Parola di Dio: Is. 60,1-6; Sal. 71; Ef. 3,2-3.5-6; Mt. 2,1-12

 

 

Vangelo Mt 2, 1-12

Dal Vangelo secondo Matteo

Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode. Alcuni Magi giunsero da oriente a Gerusalemme e domandavano: “Dov'è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella, e siamo venuti per adorarlo”. All'udire queste parole, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i sommi sacerdoti e gli scribi del popolo, s'informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Messia. Gli risposero: “A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero il più piccolo capoluogo di Giuda: da te uscirà infatti un capo che pascerà il mio popolo, Israele. Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire con esattezza da loro il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme esortandoli: “Andate e informatevi accuratamente del bambino e, quando l'avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch'io venga ad adorarlo”. Udite le parole del re, essi partirono. Ed ecco la stella, che avevano visto nel suo sorgere, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, essi provarono una grandissima gioia. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti poi in sogno di non tornare da Erode, per un'altra strada fecero ritorno al loro paese. Parola del Signore

 

“ABBIAMO VISTO SORGERE LA SUA STELLA E SIAMO VENUTI AD ADORARLO”. (Mt.2,2)

I Magi videro una stella nuova nel firmamento, e questa suscitò il loro interesse e la loro ricerca. Fu un segno che Dio inviò loro, e non lo lasciarono passare senza far nulla, ma decifrarono il suo significato e si misero in marcia. Attenzione, riflessione, azione! Dobbiamo stare attenti perché Dio va seminando, giorno per giorno, non pochi segni della sua presenza e del suo amore efficace, nella piccola realtà della nostra vita e nei diversi eventi della storia locale, nazionale o internazionale. Dobbiamo riflettere, perché si tratta di segni, non di evidenze, e perché i segni per loro stessa natura rimandano ad un'altra realtà al di là di essi stessi. Una volta interpretato correttamente il segno, dobbiamo passare dall'attenzione e dalla riflessione all'azione, affinché il segno di Dio fruttifichi nella terra dei fatti concreti. Dio continua a parlare oggi all'uomo con parole e con azioni, forse ciò che accade è che noi uomini non siamo preparati per decifrare il suo linguaggio.

 

 

 

 

 

DOMENICA 7 GENNAIO: BATTESIMO DEL SIGNORE

Una scheggia di preghiera:

SIA GLORIA AL PADRE, AL FIGLIO E ALLO SPIRITO SANTO

 

Tra i santi ricordati oggi: San Carlo da Sezze; San Luciano, Martire, San Raimondo da Penaford, sacerdote.

Hanno detto: Abbiamo il potere di essere in Paradiso con Dio già adesso, di essere felici con lui anche in questo momento, se amiamo come lui ama, se aiutiamo come lui aiuta, se doniamo come lui dona, se serviamo come lui serve. (Madre Teresa di Calcutta)

Saggezza popolare: I malanni e i viaggi ti fanno riconoscere gli amici. (Proverbio tedesco)

Un aneddoto: Un monaco soffriva molto per la sua suscettibilità. Per un nonnulla si adirava e imprecava. La causa, a parer suo, era la convivenza con i fratelli. Chiese dunque di poter vivere da solo, nel deserto, e gli fu concesso.  Passarono giorni di calma. Ma una sera, deposta l'anfora piena d'acqua per terra, forse per il terreno disuguale, forse per uno scherzo del diavolo, questa si piegò, si ruppe, e l'acqua si rovesciò. L'eremita andò su tutte le furie e la rabbia gli scoppiò nel cuore. Tornata la calma, con gli occhi fissi sull'anfora rotta, diceva a se stesso: "Ho lasciato al monastero i fratelli, ma ho portato me stesso con me; non loro, ma il mio carattere mi ruba la pace".

Parola di Dio: Is. 40,1-5.9-11; Sal. 103; Tito 2,11-14.3,4-7; Lc. 3,15-16.21-22

 

 

Vangelo Lc 3, 15-16. 21-22

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, poiché il popolo era in attesa e tutti si domandavano in cuor loro, riguardo a Giovanni, se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: “Io vi battezzo con acqua; ma viene uno che è più forte di me, al quale io non sono degno di sciogliere neppure il legaccio dei sandali: costui vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Egli ha in mano il ventilabro per ripulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel granaio; ma la pula, la brucerà con fuoco inestinguibile”. Con molte altre esortazioni annunziava al popolo la buona novella. Ma il tetrarca Erode, biasimato da lui a causa di Erodìade, moglie di suo fratello, e per tutte le scelleratezze che aveva commesso, aggiunse alle altre anche questa: fece rinchiudere Giovanni in prigione. Quando tutto il popolo fu battezzato e mentre Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì e scese su di lui lo Spirito Santo in apparenza corporea, come di colomba, e vi fu una voce dal cielo: “Tu sei il mio figlio prediletto, in te mi sono compiaciuto”. Parola del Signore

 

“TU SEI IL MIO FIGLIO PREDILETTO, IN TE MI SONO COMPIACIUTO”. (Lc. 3,22)

Nel vangelo il battesimo di Gesù è una epifania. Voci di angeli hanno testimoniato la venuta del Cristo, cantando la gloria di Dio e annunciando la pace agli uomini: la voce di Giovanni Battista lo ha additato al mondo come agnello di Dio, molti sanati e miracolati, hanno affermato l'origine divina del maestro d'Israele, oggi è la voce stessa di Dio Padre che interviene a rivelare al mondo che colui che umilmente si è immerso nelle acque del Giordano per chiedere il battesimo al suo precursore, è il Figlio suo prediletto. La divinità del Cristo viene proclamata solennemente e quel battesimo diventa un atto solenne, liturgico, sacramentale, in cui c'è palese l'intervento dello Spirito Santo.

Lo stesso deve essere il battesimo del cristiano: una epifania di ciò che Dio è e di ciò che Dio fa nell'uomo.

Il battezzato, potremmo dire, è un uomo in cui si manifesta il Dio trinitario, in virtù della relazione personale che mantiene con ciascuna delle persone divine. Come Figlio del Padre, vive una vera relazione filiale, soprattutto nella preghiera e nell'adorazione. Come redento dal Figlio e sommerso nella sua stessa vita, instaura con lui una relazione principalmente di sequela e di imitazione. Come tempio dello Spirito Santo, vive con la coscienza di una relazione sacra, santificante, vivificatrice del suo esistere quotidiano, modellatrice della sua vita familiare, professionale e sociale. Il battezzato è allo stesso tempo epifania dell'azione di Dio nell'uomo: un'azione purificatrice, che manifesta il perdono di Dio; un'azione trasformante, che mette in risalto il potere di Dio; un'azione unificatrice delle energie e delle capacità del cristiano, che sottolinea il mistero unitario di Dio; un'azione vivificante, che rivela, per mezzo dell'uomo, la straordinaria vita di Dio uno e trino.  Tutte cose profonde e bellissime, ma è sempre così per noi? Ci ricordiamo del nostro battesimo, dei suoi doni e dei suoi impegni nel cammino del quotidiano?

 

 

 

 

 

LUNEDI’ 8 GENNAIO

Una scheggia di preghiera:

VENGA PRESTO IL TUO REGNO, O SIGNORE

 

Tra i santi ricordati oggi: San Massimo di Pavia; San Severino, Sant’Adreghino.

Hanno detto: Ho imparato, mediante amare esperienze, una lezione suprema: a preservare la mia rabbia; e, come il calore che non si disperde a convertirla in energia, così la nostra rabbia dominata può trasformarsi in una forza capace di muovere il mondo. (Gandhi)

Saggezza popolare: Chi conosce il proprio male è un gran medico. (Proverbio Piemontese)

Un aneddoto: Raout Follereau e Albert Schweitzer si incontrarono un giorno a Lambarené. L’apostolo dei lebbrosi chiese al Nobel per la pace: “Dimmi! Quando ti incontrerai con Cristo, che cosa gli dirai?”’. Schweitzer sapientemente rispose: “Abbasserò la testa per la vergogna. Abbiamo fatto tanto poco!”.

Parola di Dio: Eb. 1,1-6; Sal. 96; Mc. 1,14-20

 

 

Vangelo Mc 1, 14-20

Dal vangelo secondo Marco.

Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù si recò nella Galilea predicando il vangelo di Dio e diceva:  “Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al vangelo”. Passando lungo il mare della Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. Gesù disse loro: “Seguitemi, vi farò diventare pescatori di uomini”. E subito, lasciate le reti, lo seguirono. Andando un poco oltre, vide sulla barca anche Giacomo di Zebedèo e Giovanni suo fratello mentre riassettavano le reti. Li chiamò. Ed essi, lasciato il loro padre Zebedèo sulla barca con i garzoni, lo seguirono. Parola del Signore

 

“IL TEMPO E’ COMPIUTO, IL REGNO DI DIO E’ VICINO; CONVERTITEVI E CREDETE AL VANGELO”. (Mc. 1,15)

“Il Regno è qui, è vicino” diceva Gesù ai suoi contemporanei. Ancora più vici­no è oggi secondo la sua parola. Ma noi stentiamo a vederlo perché i nostri occhi e i nostri interessi si fermano prevalentemente ai regni di questa terra, ai piccoli poteri quotidiani e il regno di Dio ci sembra un’utopia lontana.

Eppure non c’è bisogno di andar a cercare Dio lontano, di percorrere strade di filosofia, di saggezza… con Gesù Dio è il Dio-con-noi. Parla il nostro linguaggio, vive la nostra realtà quotidiana, conosce il nostro gioire e soffrire. Il suo regno è ben diverso da quelli terreni, non è potere ma servizio, non è condanna ma misericordia, non è contrapposizione ma fratellanza.

Ma come sperimentare tutto questo? “Convertitevi e credete al Vangelo”. Tutto ci viene offerto gratuitamente oggi, sta però a noi, rivolgerci verso Lui, lasciare le false sicurezze degli idoli o del pensare di salvarsi da solo e accogliere il Vangelo. Ma quanto sarà difficile questa conversione? Quale sarà il grosso prezzo da pagare? La conversione è al Vangelo, ad una buona notizia, dunque non a un qualcosa di tetro, di pesante. Se qualche rinuncia c’è da fare è solo per ottenere una gioia più profonda, per incontrare il mio fratello Gesù che è Dio. Davvero la nostra fede non è tristezza, ma gioia!

 

 

 

 

 

MARTEDI’ 9 GENNAIO

Una scheggia di preghiera:

TU, GESU’, SEI LA PAROLA DEFINITIVA DI DIO.

 

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Adriano, Abate; Santi Giuliano e Balista, Martiri; San Marcellino.

Hanno detto: E' sulla rampa del perdono che vengono collaudati il motore e la carrozzeria della nostra esistenza cristiana. E' su questa scarpata che siamo chiamati a vincere la pendenza del nostro egoismo e a misurare la nostra fedeltà al mistero della croce. (Mons. Tonino Bello)

Saggezza popolare: I malanni arrivano a libbre e si allontanano ad once. (Proverbio toscano)

Un aneddoto: Si legge in una lettera del beato Pier Giorgio Frassati: “La vita di un figlio di Dio incomincia da una data precisa, dal giorno in cui siamo rinati al fonte battesimale; è veramente sconcertante che pochi parlino e pensino al loro Battesimo”. Un giorno, vedendolo uscire dalla chiesa al termine di una gita sugli sci, gli amici lo provocarono con una domanda: “Piergiorgio, sei diventato un bigotto?” Egli rispose con nitida semplicità: “No, sono rimasto un cristiano!”.

Parola di Dio: Eb, 2,5-12; Sal. 8; Mc.1,21-28.

 

 

Vangelo Mc 1, 21-28

Dal vangelo secondo Marco.

In quel tempo, nella città di Cafarnao Gesù, entrato proprio di sabato nella sinagoga, si mise ad insegnare. Ed erano stupiti del suo insegnamento, perché insegnava loro come uno che ha autorità e non come gli scribi. Allora un uomo che era nella sinagoga, posseduto da uno spirito immondo, si mise a gridare: “Che c'entri con noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci! Io so chi tu sei: il santo di Dio”. E Gesù lo sgridò: “Taci! Esci da quell'uomo”. E lo spirito immondo, straziandolo e gridando forte, uscì da lui. Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: “Che è mai questo? Una dottrina nuova insegnata con autorità. Comanda persino agli spiriti immondi e gli obbediscono!”. La sua fama si diffuse subito dovunque nei dintorni della Galilea. Parola del Signore

 

GESÙ INSEGNAVA LORO COME UNO CHE HA AUTORITA' E NON COME GLI SCRIBI. (Mc. 1,22)

Oggi, come ieri c’è molta gente che si arroga l'autorità di insegnare; quanti presunti maestri incontriamo ogni giorno che hanno la pretesa di insegnarci a vivere, a comprare, a vendere, ad amare, a farci furbi…

I giornali spacciano per verità notizie e cose che a volte sono solo pettegolezzi, chiacchiere, eppure noi andiamo a cercare l'articolo con la firma famosa e… beviamo. Mai come oggi la scienza progredendo scopre i suoi limiti e noi corriamo dietro all'ultima ipotesi scientifica; basta che uno psicologo si sia fatto un buon nome e nei suoi libri può contrabbandare per verità cose che nascondono la semplice idea di "fai quello che ti pare, intanto chi conta sei tu e nessun altro"...

E noi confusi cerchiamo la verità lasciandoci condizionare, oppure, come sempre più spesso accade, non cerchiamo neppure più la verità ma svendiamo la nostra testa e la nostra vita all'ultima moda ricorrente.

Gesù non è come gli scribi che fanno "teoria sulla parola", non è come i farisei che sfruttano la Parola per imporla come peso, ma sulle spalle degli altri, non è come il sacerdote della parabola del buon Samaritano che perché "non può contaminarsi" tira diritto davanti all'uomo ferito lungo la strada. Gesù ha autorità perché è la Parola definitiva: è "l'Amen di Dio". Lui non si ferma all'esteriore, al formalismo: Lui cerca l'uomo dal di dentro; la sua Parola non è mai prepotenza, sopruso,ma forza, sicurezza, compagnia, invito netto al  cambiamento. La sua Parola è solidarietà,concretizzazione dell' amore di Dio che lotta contro il male a fianco dell'uomo, nel cuore dell'uomo.

Chiediamo allo Spirito Santo di saper discernere tra le tante "autorità" di oggi, la Parola che con autorità, forza e amicizia può ridarci il nostro vero volto di uomini.

 

 

 

 

 

MERCOLEDI’ 10 GENNAIO

Una scheggia di preghiera:

GESU’, TU SAI, TU VEDI: TU PROVVEDI.

 

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Agatone, Papa; Sant’Aldo, Monaco; San Guglielmo di Burges, Vescovo

Hanno detto: Si ringraziano gli amici che ci regalano una scatola di sigari o un paio di pantofole per il compleanno. Posso io non ringraziare Qualcuno che per il mio primo genetliaco mi ha regalato la vita? (Chesterton)

Saggezza popolare: Occhi malati sono sempre meglio della cecità. (Proverbio Africano)

Un aneddoto: Un saggio diceva:"Non dite che siamo pochi, o che l'impegno è troppo grande per noi. Forse, due o tre ciuffi di nubi sono pochi in un angolo di cielo d'estate? In un momento si stendono ovunque… arrivano i lampi, scoppiano i tuoni e piove su tutto. Non dite che siamo pochi. Bastano anche pochi per cambiare tante cose".

Parola di Dio: Eb. 2,14-18; Sal.104; Mc 1,29-39

 

 

1^ Lettura Eb 2, 14-18

Dalla lettera agli Ebrei

Fratelli, poiché i figli hanno in comune il sangue e la carne, anche Gesù è divenuto partecipe, per ridurre all'impotenza mediante la morte colui che della morte ha il potere, cioè il diavolo, e liberare così quelli che per timore della morte erano soggetti a schiavitù per tutta la vita. Egli infatti non si prende cura degli angeli, ma della stirpe di Abramo si prende cura. Perciò doveva rendersi in tutto simile ai fratelli, per diventare un sommo sacerdote misericordioso e fedele nelle cose che riguardano Dio, allo scopo di espiare i peccati del popolo. Infatti proprio per essere stato messo alla prova ed avere sofferto personalmente, è in grado di venire in aiuto a quelli che subiscono la prova. Parola di Dio

 

“SI E’ RESO IN TUTTO SIMILE AI FRATELLI PER DIVENTARE UN SOMMO SACERDOTE MISERICORDIOSO E FEDELE”. (Eb. 2,17)

La lettera agli Ebrei che stiamo leggendo in questo periodo ha lo scopo di ricordarci che Gesù è l’unico Sommo sacerdote, Colui che una volta per tutte ha offerto se stesso per noi regalandoci la Redenzione. A me, prete, è sempre servita per fare qualche meditazione sul sacerdozio, ma siccome tutti siamo sacerdoti in virtù del nostro battesimo può servire a tutti recuperare questo dono e questo incarico. Gesù è un Sommo sacerdote perché è misericordioso e fedele. Cioè fedele a Dio e all’uomo. Tante volte quando parlo della sofferenza a dei malati quasi provo un senso di vergogna: è facile parlare di sofferenza quando si sta bene. E' facile per un dio dire: "soffri che poi godrai"; sei un dio, stai bene, hai l'immortalità! Il nostro Dio non è così, ha provato tutto il male eccetto il peccato. Ha camminato, sofferto la fame e la sete, la tentazione, il  tradimento degli amici, l’incomprensione, il dolore fisico, l'umiliazione, la solitudine, l'ingiuria.... Credi ancora che non possa capirti? Pensi ancora di essere solo a soffrire? Credi che le sue parole siano solo vuote parole di un vago incoraggiamento?

Se vogliamo che il nostro sacerdozio comune si manifesti ecco allora la strada: fedeltà a Dio, ai valori che ci propone per la nostra vita e attenzione misericordiosa all’uomo che non fa cadere dall’alto la carità ma che fa si che, proprio perché noi abbiamo misericordia, sentiamo misericordia per l’altro.

 

 

 

 

 

GIOVEDI’ 11 GENNAIO

Una scheggia di preghiera:

SIGNORE, E’ PROPRIO ADESSO CHE TU MI AMI.

 

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Igino, Papa; Santa Liberata, martire, Sante Speciosa e Onorata di Pavia.

Hanno detto: Più si sale e più si conosce se stessi. Più si conosce se stessi, più bisogna salire. L’uomo è come la montagna: la conquista dell’uno e dell’altra non finisce mai. (R. Messner)

Saggezza popolare: Al malato tutto risulta fastidioso: il sole gli appare nebbioso e la nebbia troppo luminosa. (Proverbio Russo)

Un aneddoto: Un cristiano egoista, mentre dormiva, vide Gesù stanco sotto il peso della croce. Gli venne spontaneo dirgli: “Permetti, Signore, che io ti aiuti a portare la croce.”. Gesù, con volto sofferente e severo, gli rispose: “Come puoi tu aiutarmi a portare questa pesante croce, se non sai sopportare neppure il più piccolo sacrificio per i tuoi fratelli?”. E Gesù proseguì solo il cammino verso il Calvario.

Parola di Dio: Eb. 3,7-14; Sal. 94; Mc. 1,40-45

 

 

1^ Lettura Eb 3, 7-14

Dalla lettera agli Ebrei

Fratelli, come dice lo Spirito Santo: "Oggi, se udite la sua voce, non indurite i vostri cuori come nel giorno della ribellione, il giorno della tentazione nel deserto, dove mi tentarono i vostri padri mettendomi alla prova, pur avendo visto per quarant'anni le mie opere. Perciò mi disgustai di quella generazione e dissi: Sempre hanno il cuore sviato. Non hanno conosciuto le mie vie. Così ho giurato nella mia ira: Non entreranno nel mio riposo. Guardate perciò, fratelli, che non si trovi in nessuno di voi un cuore perverso e senza fede che si allontani dal Dio vivente. Esortatevi piuttosto a vicenda ogni giorno, finché dura quest'oggi, perché nessuno di voi si indurisca sedotto dal peccato. Siamo diventati infatti partecipi di Cristo, a condizione di mantenere salda sino alla fine la fiducia che abbiamo avuta da principio". Parola di Dio

 

ESORTATEVI A VICENDA OGNI GIORNO FINCHE' DURA QUEST'OGGI. (Eb. 3,13)

Più volte nella Scrittura, in modi diversi, troviamo l’invito a fare attenzione perché la nostra vita è breve, perché questo mondo passa, perché rischiamo di essere stolti se rimandiamo la nostra conversione al domani.

Ma al di là del senso di paura che può ingenerare in noi il pensiero della nostra morte e dell’aldilà mi piace l’insistenza sul fatto che è “oggi”, la mia possibilità: ieri non è più se non nel ricordo e nella storia, domani non è ancora e non sai se ci sarà. Solo adesso è.

E' qui ora che vivi, è qui che ti giochi l'eternità, è qui che Dio ti ama e ti chiama. Gesù mi ama oggi, in questo momento ed è in questo momento che mi offre di vivere da salvato. E’ in questo momento la gioia di poter vivere con il mio Dio. E’ adesso che posso e devo amare il mio prossimo concreto anche se ho solo davanti a me la tastiera del computer.

Oltretutto: quanti affanni in meno! Un sabato non troppo lontano vedevo un parroco che aveva fissato due matrimoni e gli erano capitate due sepolture e poi c’era la messa prefestiva, l’oratorio, gli animatori che iniziavano il loro ritiro. Gli chiesi: “Come fai?”. Mi rispose: “Il Signore e l’esperienza mi hanno insegnato a cercare di fare al meglio quello che sto facendo. Perciò una cosa per volta…”

 

 

 

 

 

VENERDI’ 12 GENNAIO

Una scheggia di preghiera:

SIGNORE, AMAMI COME SONO.

 

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Antonio Maria Ricci;Sant’Arcadio,Martire; San Benedetto Biscop.

Hanno detto: Tutti vorrebbero guarire dai mali del corpo, ma non ne sono capaci.

Tutti potrebbero guarire dai mali dell’anima ma non vi mettono la volontà. (Annibal Caro)

Saggezza popolare: La paura del male genera il male della paura. (Proverbio piemontese)

Un aneddoto: Domandarono ad Aristotele  Che cosa si guadagna a mentire? Di non essere creduti quando si dice la verità.

Parola di Dio: Eb. 4,1-5.11; Sal. 77; Mc. 2,1-12

 

 

Vangelo Mc 2, 1-12

Dal vangelo secondo Marco.

Dopo alcuni giorni, Gesù entrò di nuovo a Cafarnao. Si seppe che era in casa e si radunarono tante persone, da non esserci più posto neanche davanti alla porta, ed egli annunziava loro la parola. Si recarono da lui con un paralitico portato da quattro persone. Non potendo però portarglielo innanzi, a causa della folla, scoperchiarono il tetto nel punto dov'egli si trovava e, fatta un'apertura, calarono il lettuccio su cui giaceva il paralitico. Gesù, vista la loro fede, disse al paralitico: "Figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati". Seduti là erano alcuni scribi che pensavano in cuor loro: "Perché costui parla così? Bestemmia! Chi può rimettere i peccati se non Dio solo?". Ma Gesù, avendo subito conosciuto nel suo spirito che così pensavano tra sé, disse loro: "Perché pensate così nei vostri cuori? Che cosa è più facile: dire al paralitico: Ti sono rimessi i peccati, o dire: Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina? Ora, perché sappiate che il Figlio dell'uomo ha il potere sulla terra di rimettere i peccati, ti ordino disse al paralitico alzati, prendi il tuo lettuccio e và a casa tua". Quegli si alzò, prese il suo lettuccio e se ne andò in presenza di tutti e tutti si meravigliarono e lodavano Dio dicendo: "Non abbiamo mai visto nulla di simile!". Parola del Signore

 

“SI RECARONO DA LUI CON UN PARALITICO PORTATO DA QUATTRO PERSONE.” (Mc. 2,3)

Si può andare da Gesù perché si ha bisogno e gettarsi in ginocchio ai suoi piedi, come il lebbroso di ieri, oppure ci si può trovare costretti “in ginocchio” da tante vicende della vita. L’uomo è in ginocchio quando ha un male incurabile, quando è distrutto dal vizio, dalla droga, dalla più estenuante miseria. E’ in ginocchio quando avverte di non aver più la stima degli altri, e neppure quella di se stesso, quando non si sente più amato, quando sa di essere emarginato, inutile, abbandonato alla solitudine. L’uomo è in ginocchio quando perde la persona che ama, quando si sente privato della sua libertà, travolto da un ingranaggio che lo travolge per vie perverse. L’uomo è in ginocchio quando si sente dominato dal peccato, incapace di resistergli, preso nel vortice della sua passione. Il paralitico è così. Da solo è bloccato. Non può neppure andare da Gesù. Per fortuna ha quattro amici che mettono gambe e inventiva per lui e, quando è davanti a Gesù si sente dire: “Ti sono rimessi i tuoi peccati”. Gesù gli dice questo perché va oltre le apparenze: davanti a Lui non c’è solo un ammalato ma un uomo che ha bisogno di salvezza, e Lui è venuto nel mondo proprio per portarci questo dono. Gesù “rifà” quest’uomo "di fuori" e "di dentro". Prima dipendeva dagli altri ora può prendere il suo lettuccio. Prima dipendeva dal proprio peccato ora può alzarsi in piedi e camminare come un uomo libero. Gesù viene a mettere accordo tra esteriore ed interiore. Troppe volte una falsa mistica ci invita a pensare soltanto all'interiore dell'uomo, al suo spirito come se l'esteriore, la corporeità fossero solo cose cattive. Altre volte il nostro mondo ci invita a pensare soltanto alla materia: godi di quello che hai!, e ci porta a minimizzare l'interiore: a quello ci penserai quando sarai vecchio! L'uomo "in piedi" è colui che riesce, mettendosi nelle mani di Dio,a sapere che Dio lo ama e che lui è fatto a immagine e somiglianza di Dio nell'insieme della sua corporeità e spiritualità. Allora io amerò Dio con tutto il cuore quando saprò amarlo con tutto me stesso, e soprattutto quando saprò lasciarmi amare da Lui nell'intero mio essere.

 

 

 

 

 

SABATO 13 GENNAIO

Una scheggia di preghiera:

TU SEI LA MIA VITA, ALTRO IO NON HO.

 

Tra i santi ricordati oggi: Sant’ Ilario, Vescovo e Dottore della Chiesa; Sant’Agricio, Vescovo.

Hanno detto: I malati hanno una missione particolare da compiere e una testimonianza da fornire: quella di rammentare a chi è in salute che esistono beni essenziali e duraturi da tenere presenti. (Rito dell’Unzione degli infermi)

Saggezza popolare: Il sano non può sapere i pensieri del malato. (Proverbio boemo)

Un aneddoto: La talpa, il gatto e l’allodola discutevano tra di loro per scoprire la strada attraverso cui conoscere meglio la vita.

“Io vado alla radice della realtà”, affermò la talpa.

“Io attendo, guardo e mi muovo quando scopro ciò che mi interessa!”, disse il gatto.

“Io guardo il sole e mi accosto; poi guardo la terra e mi ci poso”, spiegò l’allodola. Udirono un canto gioioso. Era l’usignolo. “Che fai?”, gli chiesero.

“Io? Sono semplicemente contento d’esser vivo”, rispose.

Parola di Dio: Eb. 4,12-16; Sal. 18; Mc. 2,13-17

 

 

1^ Lettura Eb 4, 12-16

Dalla lettera agli Ebrei

Fratelli, la parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell'anima e dello spirito, delle giunture e delle midolla e scruta i sentimenti e i pensieri del cuore. Non v'è creatura che possa nascondersi davanti a lui, ma tutto è nudo e scoperto agli occhi suoi e a lui noi dobbiamo rendere conto. Poiché dunque abbiamo un grande sommo sacerdote, che ha attraversato i cieli, Gesù, Figlio di Dio, manteniamo ferma la professione della nostra fede. Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non sappia compatire le nostre infermità, essendo stato lui stesso provato in ogni cosa, a somiglianza di noi, escluso il peccato. Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia, per ricevere misericordia e trovare grazia ed essere aiutati al momento opportuno. Parola di Dio

 

“MANTENIAMO FERMA LA PROFESSIONE DELLA NOSTRA FEDE”. (Eb. 4,14)

Ogni domenica, dopo aver ascoltato la parola di Dio facciamo la nostra professione di fede nel “credo” e riaffermiamo la nostra fede nella Trinità e in quanto ci ha dato e in quanto intendiamo vivere dei suoi doni, ma la professione di fede siamo chiamati soprattutto a manifestarla in concreto. Proviamo a seguire questo “credo” e a chiederci se davvero oggi lo vivremo in concreto così:

“Credo che la vita è un dono inestimabile, di cui io non sono padrone, ma soltanto amministratore; credo che la vita è gioia sempre e dappertutto, anche quando sul mio cammino trovo cattiveria, incomprensione, sofferenza, freddezza, solitudine e duro inverno; credo che in ogni uomo c’è mio fratello, al di là del colore della sua pelle, dei suoi difetti, dei suoi errori e di quello che la gente dice e pensa di lui; credo che nel cuore di ogni uomo c’è sempre un germe di bontà, che io devo scoprire, accettare, apprezzare e valorizzare; credo che nella vita vale essere, non avere; credo che la bontà non muore con il corpo, ma resta e tra­sforma gli uomini e il mondo; credo che questa mia vita iniziata nel tempo, si completerà e si perfezionerà nella casa del Padre.

 

 

 

 

 

DOMENICA 14 GENNAIO: II DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO, ANNO C

Una scheggia di preghiera:

SIGNORE, RINNOVACI E SARA’ GIOIA VERA.

 

Tra i santi ricordati oggi: San Felice; Santa Macrina l’Anziana; San Saba.

Hanno detto: Non è possibile costringere un malato a sentirsi tranquillo e sereno: è soltanto possibile aiutarlo a trovare un equilibrio. (A. Thellung)

Saggezza popolare: Un buon medico non ha bisogno di tromba. (Proverbio bavarese)

Un aneddoto: C’era una volta un maiale che si lamentava con la mucca di non essere molto popolare. “La gente non fa che parlare della tua natura gentile le diceva e dei tuoi occhi mansueti. E’ vero continuava, tu dai il latte e il burro, ma io do di più. Io do la pancetta, il prosciutto le setole. Persino i miei piedi sono buoni in salamoia! Però non sono simpatico a nessuno. Come mai?” La mucca ci pensò un minuto e rispose: “Beh forse perché io do mentre sono ancora in vita!”. Non è da saggi aspettare che la morte ci faccia buoni per forza. E’ prima che dobbiamo esserlo.

Parola di Dio: Is.62,1-5; Sal. 95; 1Cor. 12,4-11; Gv.2,1-12

 

 

Vangelo Gv 2, 1-12

Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, ci fu uno sposalizio a Cana di Galilea e c'era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. Nel frattempo, venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: “Non hanno più vino”. E Gesù rispose: “Che ho da fare con te, o donna? Non è ancora giunta la mia ora”. La madre dice ai servi: “Fate quello che vi dirà”. Vi erano là sei giare di pietra per la purificazione dei Giudei, contenenti ciascuna due o tre barili. E Gesù disse loro:“Riempite d'acqua le giare”; e le riempirono fino all'orlo. Disse loro di nuovo: “Ora attingete e portatene al maestro di tavola”. Ed essi gliene portarono. E come ebbe assaggiato l'acqua diventata vino, il maestro di tavola, che non sapeva di dove venisse (ma lo sapevano i servi che avevano attinto l'acqua), chiamò lo sposo e gli disse: “Tutti servono da principio il vino buono e, quando sono un po' brilli, quello meno buono; tu invece hai conservato fino ad ora il vino buono”. Così Gesù diede inizio ai suoi miracoli in Cana di Galilea, manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui. Dopo questo fatto, discese a Cafarnao insieme con sua madre, i fratelli e i suoi discepoli e si fermarono colà solo pochi giorni. Parola del Signore

 

“NON HANNO PIU’ VINO”. (Gv. 2,3)

Mi faccio prestare le parole per il commento odierno da un laico, Bruno, con quale ci scambiamo le riflessioni sulla Parola di Dio: Che cosa capita quando manca il vino buono nella nostra vita? Nella metafora delle nozze capita che le gole si seccano, la festa langue e si perde uno degli ingredienti della gioia.

Se manca la “presenza trasformante e rinnovante” di Gesù nella nostra vita

  • ci fermiamo alle nostre capacità e qualche volta neppure impieghiamo appieno a quelle,

  • gli orizzonti a cui guardiamo si restringono a poco più in là del nostro naso,

  • ci costruiamo mezzi e mezzucci per illuderci di non essere mortali,

  • siamo raramente in grado di compiere atti di amore “autentico”,

  • ci costruiamo pian piano una grigia prigione che ci pare però “bellissima” in quanto tutto il mondo possibile,

  • tagliamo i ponti con la possibilità della gioia vera, quella che nessuno e niente può toglierci,

  • diciamo di no all’unica forza capace di agire nel nome di Dio,

  • siamo già vecchi il giorno dopo il rito del nostro battesimo,

  • diffondiamo piattezza (pur nella vita frenetica) e rassegnazione ai falsi idoli della nostra epoca.

Ci occorre, dunque, quel “vino buono”, l’abbondanza di quell’ottimo vino, in grado di dare un colpo decisivo alla nostra vita.

E Gesù non vede l’ora di trasformare l’acqua stagnante dei nostri serbatoi blindati in vino pregiato...

 

 

 

 

 

LUNEDI’ 15 GENNAIO

Una scheggia di preghiera:

GESU’, DONACI UN CUORE COME IL TUO, CAPACE DI AMARE.

 

Tra i santi ricordati oggi: San Cosma il Melode; San Faustino, Martire; San Mauro; San Romedio.

Hanno detto: La preghiera è per la nostra anima ciò che la pioggia è per la terra. Concimate una terra quanto volete; se manca la pioggia, tutto quello che farete non servirà a nulla. (Santo Curato d’Ars)

Saggezza popolare: Non si interrompe la semina per timore dei passeri.

Un aneddoto: I maestri musulmani insegnavano che si può parlare solo dopo che le parole sono passate per tre porte. Davanti alla prima porta bisogna domandarsi : “Ciò che voglio dire è anche vero?”. Se è così si può procedere verso la seconda porta: Qui c’è da domandarsi: “Le mie parole sono anche necessarie?”.  Se è così si va alla terza porta: Là viene l’ultima domanda: “Le mie parole sono anche amichevoli?”.

Parola di Dio: Eb. 5,1-10; Sal. 109; Mc. 2,18-22

 

 

Vangelo Mc 2, 18-22

Dal vangelo secondo Marco.

In quel tempo, i discepoli di Giovanni e i farisei stavano facendo un digiuno. Si recarono allora da Gesù e gli dissero: "Perché i discepoli di Giovanni e i discepoli dei farisei digiunano, mentre i tuoi discepoli non digiunano?". Gesù disse loro: "Possono forse digiunare gli invitati a nozze quando lo sposo è con loro? Finché hanno lo sposo con loro, non possono digiunare. Ma verranno i giorni in cui sarà loro tolto lo sposo e allora digiuneranno. Nessuno cuce una toppa di panno grezzo su un vestito vecchio; altrimenti il rattoppo nuovo squarcia il vecchio e si forma uno strappo peggiore. E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti il vino spaccherà gli otri e si perdono vino e otri, ma vino nuovo in otri nuovi". Parola del Signore

 

“E NESSUNO VERSA VINO NUOVO IN OTRI VECCHI, ALTRIMENTI IL VINO SPACCHERA' GLI OTRI E SI PERDONO VINO E OTRI, MA VINO NUOVO IN OTRI NUOVI”.

(Mc. 2,22)

Continuiamo in altro modo la riflessione di ieri: Gesù chiede persone disponibili, non soffocate da tante cose da fare o da non fare. I farisei non erano disponibili perché troppo pieni di se stessi e delle proprie credenze e Gesù ha scelto i suoi discepoli fra persone forse meno colte, ma certo più aperte alla grazia nuova.

“Vino nuovo in otri nuovi”. Queste parole ci inquietano: abbiamo gli otri nuovi necessari per il vino nuovo? Gesù lo versa continuamente questo vino nuovo, in ogni Eucaristia: è il suo sangue, il vino della nuova alleanza, ed è un vino forte, generoso, che fa scoppiare i nostri cuori ristretti, generosi a metà, amanti a metà, ripiegati su se stessi, superficiali. Dove troveremo gli “otri nuovi”? Gesù stesso ci viene incontro. Per ricevere il “vino nuovo” c'è un solo recipiente veramente capace, ed è il suo cuore. Per questo Egli lo offre, e la nostra preoccupazione più grande sarà allora quella di accogliere questo cuore nuovo, che è il suo cuore. Essere uniti al cuore di Gesù, avere i suoi stessi sentimenti è il solo modo per ricevere il vino nuovo dell'alleanza nuova.

Chiediamo al Signore che ci faccia sempre essere aperti a ricevere il suo grande dono, perché la nostra vita non sia una sconfitta dove il vino spacchi gli otri, ma una vita nuova, che veramente glorifica Dio.

 

 

 

 

 

MARTEDI’ 16 GENNAIO

Una scheggia di preghiera:

DONACI UNA FEDE UMILE E SINCERA.

 

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Accursio, Martire; San Giacomo di Tarantasia; San Marcello, Papa

Hanno detto: Il volontario non deve porsi davanti al malato come operatore, ma deve stare di fianco a lui come un fratello. (G. Crema, volontaria Anapaca)

Saggezza popolare: Al medico e all’avvocato non s’ha nulla da tener celato.

Un aneddoto: Un giorno Dio volle dare un ricevimento a tutte le virtù, nel suo grande palazzo. Ne intervennero molte, piccole e grandi: C’era l’ Umiltà, c’era l’Onestà, c’era la Gioia, c’era la Speranza. Tutte si intrattenevano familiarmente come parenti strette. Solo due si guardavano come non si fossero mai conosciute. Allora Dio, da educato padrone di casa, ne prese una per mano e la condusse all’altra: “La  Beneficenza”, disse presentando la prima. Poi presentando la seconda soggiunse: “La Gratitudine”. Le due virtù rimasero confuse. Era la prima volta che si incontravano.

Parola di Dio: Eb. 6,10-20; Sal. 110; Mc. 2,23-28

 

 

Vangelo Mc 2, 23-28

Dal vangelo secondo Marco

Avvenne che, in giorno di sabato Gesù passava per i campi di grano, e i discepoli, camminando, cominciarono a strappare le spighe. I farisei gli dissero: "Vedi, perché essi fanno di sabato quel che non è permesso?". Ma egli rispose loro: "Non avete mai letto che cosa fece Davide quando si trovò nel bisogno ed ebbe fame, lui e i suoi compagni? Come entrò nella casa di Dio, sotto il sommo sacerdote Abiatàr, e mangiò i pani dell'offerta, che soltanto ai sacerdoti è lecito mangiare, e ne diede anche ai suoi compagni?". E diceva loro: "Il sabato è stato fatto per l'uomo e non l'uomo per il sabato! Perciò il Figlio dell'uomo è signore anche del sabato". Parola del Signore

 

“IL SABATO E’ STATO FATTO PER L’UOMO E NON L’UOMO PER IL SABATO”. (Mc. 2,38)

Man mano che la fede perde i legami con le proprie radici e si ferma all’esteriorità degli uomini tanto più aumentano le norme e si aggrovigliano le leggi. È quanto accadeva ai tempi di Gesù e la conseguenza più drammatica era il formalismo esteriore portato all'esasperazione. I farisei erano i portabandiera di tale deviazione, per cui avevano sempre gli occhi puntati sul Cristo e su i suoi discepoli, per coglierli in fallo e poi accusarli e ordire le loro trame contro di essi. Anche il cogliere qualche spiga matura nei campi da parte dei discepoli, costituiva per loro un appiglio ed una critica. Gesù, che è venuto a riportare la libertà ai figli di Dio, fa di tutto per divincolare dalle pastoie della legge i suoi discepoli, per guidarli verso l'autenticità delle fede e della pratica religiosa.  Ricordando che il Sabato è fatto per l’uomo Gesù dice una cosa che doveva scandalizzare i benpensanti religiosi di allora: il Maestro relativizza il valore del saba­to! Nell'Antico Testamento si trattava di un valore assoluto, e Mosè per ordine di Dio comandò di mettere a morte i violatori; Gesù ora mette il valore della persona umana, i suoi diritti, al di sopra di questa norma che gli Israeliti considerano intangibile.

Il Vangelo è contro ogni rigidezza cieca, contro ogni fanatismo; richiede il sacrificio di se stessi, ma sempre nella luce della misericordia di Dio. Una religione che perda di vista Dio è atea, ma anche una religione che perda di vista l’uomo è atea, perché Dio è per la sua creatura.

 

 

 

 

 

MERCOLEDI’ 17 GENNAIO

Una scheggia di preghiera:

GESU’, AIUTACI AD USCIRE DALLA GRETTEZZA.

 

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Antonio, Abate; San Sulpizio, Vescovo; Santa Roselina di Villeneuve

Hanno detto:

Per poter consolare gli altri con una buona possibilità di successo, bisogna prima aver sofferto ed essere stati consolati a nostra volta. (E. Ristagno)

Saggezza popolare: La voglia di guarire ci aiuta a rifiorire. (Proverbio delle Marche)

Un aneddoto: Alcuni giornalisti americano domandarono a Freud, il padre della psicanalisi, quale fosse l’ideale della sanità mentale. Si aspettavano chissà quale discorso sull’appagamento sessuale, ma Freud sorprese tutti con due parole: “Amare e lavorare”

Parola di Dio: Eb. 7,1-3.15-17; Sal. 109; Mc. 3,1-6

 

 

Vangelo Mc 3, 1-6

Dal vangelo secondo Marco.

In quel tempo, Gesù entrò di nuovo nella sinagoga. C'era un uomo che aveva una mano inaridita, e lo osservavano per vedere se lo guariva in giorno di sabato per poi accusarlo. Egli disse all'uomo che aveva la mano inaridita: "Mettiti nel mezzo!". Poi domandò loro: "E' lecito in giorno di sabato fare il bene o il male, salvare una vita o toglierla?". Ma essi tacevano. E guardandoli tutt'intorno con indignazione, rattristato per la durezza dei loro cuori, disse a quell'uomo: "Stendi la mano!". La stese e la sua mano fu risanata. E i farisei uscirono subito con gli erodiani e tennero consiglio contro di lui per farlo morire. Parola del Signore

 

“NELLA SINAGOGA C’ERA UN UOMO CHE AVEVA LA MANO INARIDITA”. (Mc. 3,1)

Tutti i miracoli di Gesù oltre che essere la concreta manifestazione della sua divinità e l’attenzione compassionevole nel confronti delle povertà umane hanno anche una valenza simbolica. Quando leggo dal Vangelo la guarigione dell’uomo dalla mano rattrappita, mi vengono in mente mani rattrappite nello sforzo di tenere, di possedere e cuori rattrappiti perché si sono chiusi all’amore.

La scena della guarigione, poi, avviene nella sinagoga, la chiesa di allora. E’ facile dunque pensare che anche nelle nostre chiese, tra noi cristiani ci siano uomini avari e incapaci di amare. Quest’uomo, per guarire, ha avuto la fortuna di incontrare Gesù che mettendolo “in mezzo” cioè al centro, al di sopra di ogni formalità legale e religiosa, gli ha dato la possibilità di usare nuovamente la sua mano, per allargarla, per prendere ma anche per dare.

Se il tuo essere Chiesa, nonostante la tua grettezza, è sincero può succederti la stessa cosa. Se incontri Gesù che ha dato tutto, vita compresa, non puoi chiuderti agli altri. Forse le dita delle tue mani scricchioleranno prima di aprirsi le prime volte. Forse il tuo cuore ci metterà un po’ di tempo prima di sbloccarsi definitivamente, ma se Gesù è il modello, l’amico, Colui che perdona, poco per volta, guardando a Lui giungerà la tua guarigione.

 

 

 

 

 

GIOVEDI’ 18 GENNAIO

Una scheggia di preghiera:

SIA BENEDETTO IL TUO NOME, SIGNORE, ORA E SEMPRE.

 

Tra i santi ricordati oggi: Sante Faustina e Liberata, Monache; Santa Margherita d’Ungheria.

Hanno detto: Non amare e non odiare la vita: il tempo che vivi vivilo bene, lascia decidere al cielo quanto essa debba essere breve o lungo. (J. Milton)

Saggezza popolare: La morte non risponde sempre a chi la chiama. (Proverbio Bergamasco)

Un aneddoto: Un giorno un saggio dell’antica Grecia fu interrogato da uno dei suoi discepoli: “Perché chiedi a quelli che vogliono diventare tuoi discepoli di guardare in questo stagno e di dirti che cosa vedono?”

“E’ molto semplice” rispose il saggio – “Per sentire la loro risposta: se mi dicono che vedono i pesci nuotare nello stagno li accetto; se mi dicono di vedere la loro faccia, non li accetto; perché questo è segno che sono innamorati di se stessi”.

Parola di Dio: Eb. 7,25-8,6; Sal. 39; Mc. 3,7-12

 

 

Vangelo Mc 3, 7-12

Dal vangelo secondo Marco.

In quel tempo, Gesù si ritirò presso il mare con i suoi discepoli e lo seguì molta folla dalla Galilea. Dalla Giudea e da Gerusalemme e dall'Idumea e dalla Transgiordania e dalle parti di Tiro e Sidone una gran folla, sentendo ciò che faceva, si recò da lui. Allora egli pregò i suoi discepoli che gli mettessero a disposizione una barca, a causa della folla, perché non lo schiacciassero. Infatti ne aveva guariti molti, così che quanti avevano qualche male gli si gettavano addosso per toccarlo. Gli spiriti immondi, quando lo vedevano, gli si gettavano ai piedi gridando: "Tu sei il Figlio di Dio!". Ma egli li sgridava severamente perché non lo manifestassero. Parola del Signore

 

“LO SEGUI’ MOLTA FOLLA”. (Mc. 3,7)

Gesù e la folla: uno strano rapporto il suo! La gente è incantata da Gesù, dai suoi gesti, dalla differenza di Lui dai religiosi di allora, ma Gesù non si ferma all’ammirazione della gente. Gesù vede la folla composta dai poveri, dagli assetati di giustizia, dai bisognosi di tutto e prima di tutto di amore e sente compassione, e si lascia mangiare dalla gente. Altre volte ne deve prendere la distanza per non diventare un fenomeno da baraccone. Le folle poi sono terribilmente mutevoli. Ora si lasciano prendere dall’entusiasmo e cantano: “Osanna” mentre pochi giorni dopo, sobillate da personaggi di potere, urlano: “A morte! Sia crocifisso!”. Gesù guarda alla folla, ma nella folla sa distinguere gli individui, Gesù ama tutti ma ama ciascuno in modo particolare.

Io faccio parte della folla, sono uno dei circa sei miliardi uomini che oggi sono sulla terra, piccolo puntino quasi insignificante per la vita del mondo. Sono contento di essere parte del popolo, di riconoscere negli altri dei fratelli che camminano con me, ma non voglio, non posso essere solo folla guidata dagli interessi di qualcuno, questo non per sentirmi speciale, diverso dagli altri, ma perché non voglio vendere la mia testa a nessuno. E Gesù in questo mi aiuta. Lui si è incarnato, ha fatto parte della nostra umanità, anche Lui era un piccolo puntino in mezzo a miliardi di altri puntini, ma aveva una sua identità precisa, una sua missione particolare. Lui, facendosi uomo mi ha detto che sono importante per Dio, unico davanti a Lui, per Lui la folla non è una massa amorfa ma un insieme di persone tutte amate individualmente e allora guai a chi approfitta delle folle per i propri interessi ma anche guai a rinunciare alle proprie capacità personali nello scegliere e nel decidere.

 

 

 

 

 

VENERDI’ 19 GENNAIO

Una scheggia di preghiera:

FA’ CHE RICONOSCA LA TUA VOCE E TI RISPONDA.

 

Tra i santi ricordati oggi: San Mario, Martire; San Gavino; Santa Abbondanza.

Hanno detto: Non è il sapere che sazia l’anima, ma il sentire e gustare le cose nel profondo dello spirito. (Sant’Ignazio di Loyola)

Saggezza popolare: Chi vuol vivere sano, vesta caldo e mangi piano. (Proverbio istriano)

Un aneddoto: Il marito: “Sai cara, lavorerò sodo e un giorno saremo ricchi”. La moglie: “Siamo già ricchi, caro, perché tu hai me e io ho te. Un giorno forse avremo anche i soldi. (Antony de Mello)

Parola di Dio: Eb. 8,6-13; Sal. 84; Mc. 3, 13-19

 

 

Vangelo Mc 3, 13-19

Dal vangelo secondo Marco.

In quel tempo, Gesù Salì sul monte, chiamò a sé quelli che egli volle ed essi andarono da lui. Ne costituì Dodici che stessero con lui e anche per mandarli a predicare e perché avessero il potere di scacciare i demòni. Costituì dunque i Dodici: Simone, al quale impose il nome di Pietro; poi Giacomo di Zebedèo e Giovanni fratello di Giacomo, ai quali diede il nome di Boanèrghes, cioè figli del tuono; e Andrea, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso, Giacomo di Alfeo, Taddeo, Simone il Cananèo e Giuda Iscariota, quello che poi lo tradì. Parola del Signore

 

“CHIAMO’ A SE QUELLI CHE EGLI VOLLE”. (Mc. 3,13)

Gesù sceglie e chiama. Partecipa ad altre persone la sua forza e la sua autorità. Questi uomini sono presi dalla gente comune, con pregi e difetti, e sarebbe ingenuo e sbagliato idealizzare il gruppo che ne è uscito: non è una comunità di puri né un gruppo di educande. Il seguito del vangelo ce ne darà puntuale conferma. Ma perché Gesù ha scelto proprio questi e per di più dopo una notte di preghiera, di “consultazione” con il Padre e con lo Spirito Santo? La risposta, almeno all’apparenza sembra non esserci. Chissà perché Tommaso o Matteo e non quell’indemoniato guarito che avrebbe voluto seguire Gesù? Chissà perché persone che sentivano di essere chiamate al sacerdozio e sembravano averne le doti non ci sono riuscite impedite da mille cose e chissà come mai altri che avrebbero potuto essere buoni padri di famiglia o buoni imprenditori si sono trovati ad essere preti?

Siamo davanti al mistero della vocazione, di ogni vocazione. Se oggi io sono sposa, prete, vedova, se oggi io sono in questo luogo in questo posto, un motivo ci sarà sicuramente, se Dio è un Padre buono che vuole davvero il mio bene. 

E’ vero che certe situazioni dipendono dalla nostra libera volontà, è vero che potremmo anche aver sbagliato strada ma, ricordiamoci, in qualunque strada ci troviamo Dio non ci abbandona e in qualunque posto noi operiamo e viviamo Dio ha sempre qualcosa da darci ed anche qualcosa da chiederci e sa servirsi anche delle nostre debolezze e dei nostri errori se noi glieli sappiamo donare con serenità e semplicità.

E poi, la scelta di Gesù si è proprio rivelata sbagliata? Quei poveri dodici, peccatori, che poco avevano capito di Lui non sono forse stati il seme, bagnato dal loro stesso sangue per cui anche noi oggi siamo Chiesa?

 

 

 

 

 

SABATO 20 GENNAIO

Una scheggia di preghiera:

NELLA PROVA, NON ABBANDONARMI, O SIGNORE.

 

Tra i santi ricordati oggi: San Fabiano, Papa; San Sebastiano, Martire; Sant’Eutimio, Monaco

Hanno detto: Chi non stima la vita, non la merita. (Leonardo da Vinci)

Saggezza popolare: L’acqua bevuta di mattina è come medicina. (Proverbio Calabrese)

Un aneddoto: Gli animali si riunirono in assemblea e iniziarono a lamentarsi degli esseri umani che non facevano altro che portar via loro qualcosa.

“Si prendono il mio latte” disse la mucca. “Si prendono le mie uova” disse la gallina. Usano la mia carne per farne pancetta”, disse il maiale. “mi danno la caccia per il mio olio” disse la balena. Infine parlò la lumaca: “Io ho qualcosa che a loro piacerebbe avere, più di ogni altra cosa. Qualcosa che mi porterebbero sicuramente via se lo potessero: HO TEMPO”. (Antony de Mello)

Parola di Dio: Eb. 9,2-3.11-14; Sal. 46; Mc. 3,20-21

 

 

Vangelo Mc 3, 20-21

Dal vangelo secondo Marco. In quel tempo, Gesù entrò in una casa e si radunò di nuovo attorno a lui molta folla, al punto che non potevano neppure prendere cibo. Allora i suoi, sentito questo, uscirono per andare a prenderlo; poiché dicevano: "E' fuori di sé". Parola del Signore

 

"I SUOI USCIRONO PER ANDARE A PRENDERLO PERCHE' DICEVANO: E' FUORI DI SE'". (Mc. 3,21)

Quando una persona non rientra nei nostri schemi è facile salvarsela dicendo: “E’ matto”, e quando un familiare non si comporta secondo usi e tradizioni è facile definirlo “pecora nera” e cercare in tutti i modi di escluderlo, allontanarlo o nasconderlo. Gesù sperimenta questo nella sua vita; i suoi familiari, gli danno del pazzo, vogliono riportarlo a più miti consigli, "per il suo bene", vogliono distoglierlo dalla sua missione troppo pericolosa e dal fatto di mettere in difficoltà tutto il clan.

Quante volte è successa la stessa cosa nella vita dei santi! Quante vocazioni ostacolate perché "C’è qualcosa di meglio per te nella vita!". Quanto bene interrotto perché "non bisogna esagerare". Quante persone fatte passare per "matte" solo perché l'amore di Dio le spingeva a compiere cose che altri non avrebbero mai fatto. Intendiamoci bene: Gesù non vuole insegnarci la pazzia come metodo; seguire Gesù non significa esaltarsi religiosamente al punto da perdere il senso della realtà, ma significa anche prendere sul serio la proposta di Cristo. Gesù si lascia “mangiare” dalle folle, come continuerà a farsi mangiare nell’Eucaristia. Il credente che vuol seguirlo sa di andare contro la mentalità del mondo e sa che troverà la persecuzione magari proprio da chi gli è più vicino, ma ha talmente nel cuore Gesù che anche in quel momento, soffrendo, è interiormente sereno.

 

 

 

 

 

DOMENICA 21 GENNAIO III DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO, ANNO C

Una scheggia di preghiera:

”PARLA,SIGNORE, PERCHE’ IL TUO SERVO TI VUOLE ASCOLTARE.

 

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Agnese, Martire; San Fruttuoso, Vescovo.

Hanno detto: La vita è come un vino prezioso: deve essere assaporata sorso a sorso con le opportune interruzioni, infatti anche il miglior vino perde l’aroma e non è più apprezzato se lo si tracanna come acqua. (L.A. Feuerbach)

Saggezza popolare: Durante la malattie il medico è un padre. Durante la convalescenza è un amico. Quando si è guariti un guardiano. (Proverbio Brahaminico)

Un aneddoto: A un discepolo che pregava incessantemente, il maestro disse: “Quando  cesserai di appoggiarti a Dio e ti reggerai sulle tue gambe?” Il discepolo era sbalordito: “Ma proprio tu ci hai insegnato a guardare a Dio come padre!” “E quando imparerai che un padre non è qualcuno a cui appoggiarsi, ma qualcuno che ti libera dalla tendenza ad appoggiarti?”(Antony de Mello)

Parola di Dio: Ne. 8,2-6.8-10; Sal. 18; 1Cor. 12,12-31; Lc. 1,1-4. 4,14-21

 

 

Vangelo Lc 1, 1-4; 4, 14-21

dal vangelo secondo Luca

Poiché molti hanno posto mano a stendere un racconto degli avvenimenti successi tra di noi, come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni fin da principio e divennero ministri della parola, così ho deciso anch'io di fare ricerche accurate su ogni circostanza fin dagli inizi e di scriverne per te un resoconto ordinato, illustre Teofilo, perché ti possa rendere conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto. Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito Santo e la sua fama si diffuse in tutta la regione. Insegnava nelle loro sinagoghe e tutti ne facevano grandi lodi. Si recò a Nazareth, dove era stato allevato; ed entrò, secondo il suo solito, di sabato nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; apertolo trovò il passo dove era scritto: Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l'unzione, e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi, e predicare un anno di grazia del Signore. Poi arrotolò il volume, lo consegnò all'inserviente e sedette. Gli occhi di tutti nella sinagoga stavano fissi sopra di lui. Allora cominciò a dire: “Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi”. Parola del Signore

 

“OGGI SI È ADEMPIUTA QUESTA SCRITTURA CHE VOI AVETE UDITA CON I VOSTRI ORECCHI”. Lc. 4,21)

Luca ci racconta la prima predica di Gesù. Gesù è entrato nella sinagoga di Nazareth, il suo paese che a detta molti non brilla di fede. Ma Lui comincia sempre di lì, da lontano, dagli ultimi; ha letto la Parola di Dio ed ora con l’autorità che gli viene da Dio la commenta. Può essere veramente interessante vedere com’è questa predica di Gesù, perché ci dà la chiave di interpreta­zione di come, anche noi, possiamo leggere e capire la Parola. Prima di tutto bisogna leggere con attenzione la sua Parola. Prima di andare a cercare libri, commentari, spiritualità varie, vai alla fonte, leggi una o più volte la Parola, falla risuonare in te. Non aver fretta, cerca di capire il significato delle parole, del brano. Cerca di discernere quelle che sono le parole dello scrittore da ciò che Dio vuole dirti. Sì, perché Dio sta parlando a te, adesso. Quella che hai letto non è una parola lontana, è per te, detta adesso da Dio.

Gesù, dopo aver deposto il libro che ha letto, dice: “Oggi, adesso, si è adempiuta la Parola”.

La parola si incarna. Ha da dirti qualcosa. Vuole trasformarti. Dopo aver letto un brano chiediti sempre: “Che cosa vuoi dirmi, Signore, nella situazione che vivo?”.

La Bibbia è una lunga lettera di amore che Dio ha scritto agli uomini lungo la loro storia ma è anche una lettera con la data di oggi che Dio proprio adesso ha scritto per me. Accoglierla, lasciarla operare in noi, significa scrivere la nostra lettera di risposta, e significa non vanificare ciò che la Parola ha fatto e vuole fare in noi.

 

 

 

 

 

LUNEDI’ 22 GENNAIO

Una scheggia di preghiera:

GESU, ACCOGLICI TRA LE BRACCIA DELLA TUA MISERICORDIA

 

Tra i santi ricordati oggi: San Vincenzo, Martire; San Domenico di Sora; San Gaudenzio di Novara

Hanno detto: Non si può vivere nella paura di morire, perché morte e vita sono due realtà intense, autentiche portatrici di nascita e di valori. (Don S. Messina)

Saggezza popolare: Non quanto si mangia nutrisce, ma quanto si digerisce. (Proverbio istriano)

Un aneddoto: Un uomo cadde in un pozzo da cui non riusciva ad uscire.

Una persona SOGGETTIVA che passava di lì disse: “Mi dispiace per te”.

Una persona OBIETTIVA che passava di lì disse: “Era logico che prima o poi qualcuno ci sarebbe finito dentro”.

Un FARISEO disse: “Solo i cattivi cadono nei pozzi”.

Un MATEMATICO calcolò come aveva fatto a cadere nel pozzo.

Un GIORNALISTA volle la storia in esclusiva.

Un FONDAMENTALISTA disse: “Meriti di essere caduto nel pozzo”.

Un ISPETTORE DELLE TASSE gli chiese se pagava le tasse per il pozzo.

Un OTTIMISTA. “Ti è ancora andata bene, potresti star peggio.

GESU’, vedendo l’uomo, lo prese per mano e lo tirò fuori dal pozzo.

Parola di Dio: Eb.9,15.24-28; Sal. 97; Mc. 3,22-30

 

 

Vangelo Mc 3, 22-30

Dal vangelo secondo Marco.

In quel tempo, gli scribi, che erano discesi da Gerusalemme, dicevano: "Costui è posseduto da Beelzebùl e scaccia i demòni per mezzo del principe dei demòni". Ma egli, chiamatili, diceva loro in parabole: "Come può satana scacciare satana? Se un regno è diviso in se stesso, quel regno non può reggersi; se una casa è divisa in se stessa, quella casa non può reggersi. Alla stessa maniera, se satana si ribella contro se stesso ed è diviso, non può resistere, ma sta per finire. Nessuno può entrare nella casa di un uomo forte e rapire le sue cose se prima non avrà legato l'uomo forte; allora ne saccheggerà la casa. In verità vi dico: tutti i peccati saranno perdonati ai figli degli uomini e anche tutte le bestemmie che diranno; ma chi avrà bestemmiato contro lo Spirito santo, non avrà perdono in eterno: sarà reo di colpa eterna". Poiché dicevano: "E' posseduto da uno spirito immondo". Parola del Signore

 

“SE UN REGNO È DIVISO IN SE STESSO QUEL REGNO NON PUO' REGGERSI; SE UNA CASA È DIVISA IN SE STESSA, QUELLA CASA NON PUO' REGGERSI”

(Mc. 3,24)

Gesù dice questa frase riferendosi al dominio del diavolo, ma essa può applicarsi benissimo alla situazione di Chiesa che stiamo vivendo. La Chiesa di Gesù purtroppo è divisa in se stessa. Se non lavoriamo per l'unità, lavoriamo contro la Chiesa. Non è necessario spendere molte parole: è evidente che la divisione dei cristiani nuoce all'evangelizzazione. Nelle terre di missione, quando i pagani vedono che ci sono diverse Chiese cristiane che non si intendono fra loro, dicono: “Perché accettare questa religione, che non ha unità?”.

E dobbiamo insistere, nel problema dell'ecumenismo, più su ciò che ci unisce e meno su ciò che ci divide. Il Concilio Vaticano II ha riconosciuto che ci sono tanti tesori di grazie in tutte le Chiese Cristiane. Dunque anche i fratelli separati sono guidati dallo Spirito Santo nella misura in cui sono docili alla grazia di Dio. Lo dobbiamo riconoscere con gioia: anche così lavoriamo ad abbattere le divisioni. Se invece vediamo solo ciò che divide, le divisioni non avranno rimedio.

 

 

 

 

 

MARTEDI’ 23 GENNAIO

Una scheggia di preghiera:

SIGNORE, LA TUA VOLONTA’ E’ IL MIO BENE.

 

Tra i santi ricordati oggi: Santa Emerenziana, martire; San Giovanni l’Elemosiniere.

Hanno detto: Dio è così buono che, nonostante gli oltraggi che gli facciamo, ci porta in Paradiso quasi nostro malgrado. È come una madre che porta in braccio il suo bambino al passaggio di un precipizio. E interamente occupata a evitare il pericolo, mentre il suo bambino non smette di graffiarla e di maltrattarla. (Santo Curato d’Ars)

Saggezza popolare: Chi prende la medicina senza male, consuma solo il capitale. (Proverbio veneziano)

Un aneddoto: Vidi sulla riva del mare un uomo pio che era stato ferito da una pantera e non riusciva a guarire. Per lungo tempo soffrì, ma ringraziava sempre Dio grande e glorioso: Gli chiesero un giorno. “Di che lo ringrazi?” Rispose: “Lo ringrazio perché sono afflitto da un male non da un peccato”.

Parola di Dio: Eb. 10,1-10; Sal. 39; Mc. 3,31-35

 

 

1^ Lettura Eb 10, 1-10

Dalla lettera agli Ebrei

Fratelli, poiché la legge possiede solo un'ombra dei beni futuri e non la realtà stessa delle cose, non ha il potere di condurre alla perfezione, per mezzo di quei sacrifici che si offrono continuamente di anno in anno, coloro che si accostano a Dio. Altrimenti non si sarebbe forse cessato di offrirli, dal momento che i fedeli, purificati una volta per tutte, non avrebbero ormai più alcuna coscienza dei peccati? Invece per mezzo di quei sacrifici si rinnova di anno in anno il ricordo dei peccati, poiché è impossibile eliminare i peccati con il sangue di tori e di capri. Per questo, entrando nel mondo, Cristo dice: Tu non hai voluto né sacrificio né offerta, un corpo invece mi hai preparato. Non hai gradito né olocausti né sacrifici per il peccato. Allora ho detto: Ecco, io vengo poiché di me sta scritto nel rotolo del libro per fare, o Dio, la tua volontà. Dopo aver detto prima non hai voluto e non hai gradito né sacrifici né offerte, né olocausti né sacrifici per il peccato, cose tutte che vengono offerte secondo la legge, soggiunge: Ecco, io vengo a fare la tua volontà. Con ciò stesso egli abolisce il primo sacrificio per stabilirne uno nuovo. Ed è appunto per quella volontà che noi siamo stati santificati, per mezzo dell'offerta del corpo di Gesù Cristo, fatta una volta per sempre. Parola di Dio

 

“ECCO IO VENGO PER FARE, O DIO, LA TUA VOLONTA'.”(Eb. 10,7)

Quando recito il primo mistero gaudioso o il primo doloroso mi faccio una domanda impertinente: “Sarà Maria che ha insegnato a Gesù a fare la volontà di Dio o sarà Gesù che lo ha insegnato a sua madre? Infatti tutti e due dicono quasi le stesse parole. Maria dice: "Avvenga di me, secondo la tua parola" (Lc. 1,38).

Gesù ragazzo dice: "Non sapete che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?" (Lc. 2,49) e nell'orto degli ulivi: "Non la mia ma la tua volontà sia fatta" (Lc. 22,42). Certamente in quella benedetta famiglia, far la volontà di Dio era pane quotidiano se anche Giuseppe, per fare la volontà di Dio è disposto  a dar retta ai sogni. Ma la stessa cosa è per ogni uomo che ha incontrato davvero Gesù, ad esempio San Paolo ricorda di "essere  chiamato  ad  essere  apostolo per volontà di Dio " (Ef.1,1). E poi dice ancora: “E la volontà di Dio è la vostra santificazione (1Tess. 4,3) perché "chi fa la volontà di Dio rimane in Eterno" (1Gv. 2,17). Quindi sappiamo di essere chiamati dalla volontà di Dio e mandati per compierla.

Maria ha detto "sì", Gesù è stato pronto, S. Paolo ha speso la sua vita. Al Signore che oggi chiama ho il coraggio di rispondere: "Ecco io vengo! Non star a cercare altri: manda me"?

 

 

 

 

 

MERCOLEDI’ 24 GENNAIO

Una scheggia di preghiera:

MARIA, ANCH’IO FACCIO PARTE DELLA TUA FAMIGLIA.

 

Tra i santi ricordati oggi: San Francesco di Sales; San Feliciano da Foligno.

Hanno detto: Non temere di percorrere una lunga strada, se sei diretto verso coloro che hanno qualcosa da insegnarti. (Socrate)

Saggezza popolare: Non gettare una pietra nel pozzo dopo averci bevuto. (Proverbio arabo)

Un aneddoto: PERCHE’ IL DIAVOLO NON CANTA

Il diavolo disse ad un uomo sempre allegro: “Non capisco cosa ci trovi a cantare!” L’uomo allegro rispose: “Non capisci perché ti manca una nota: il sì!”.

Parola di Dio: Eb. 10,11-18; Sal 109; Mc. 4,1-20

 

 

Vangelo Mc 4, 1-20

Dal vangelo secondo Marco.

In quel tempo, Gesù si mise di nuovo a insegnare lungo il mare. E si riunì attorno a lui una folla enorme, tanto che egli salì su una barca e là restò seduto, stando in mare, mentre la folla era a terra lungo la riva. Insegnava loro molte cose in parabole e diceva loro nel suo insegnamento: "Ascoltate. Ecco, uscì il seminatore a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada e vennero gli uccelli e la divorarono. Un'altra cadde fra i sassi, dove non c'era molta terra, e subito spuntò perché non c'era un terreno profondo; ma quando si levò il sole, restò bruciata e, non avendo radice, si seccò. Un'altra cadde tra le spine; le spine crebbero, la soffocarono e non diede frutto. E un'altra cadde sulla terra buona, diede frutto che venne su e crebbe, e rese ora il trenta, ora il sessanta e ora il cento per uno". E diceva: "Chi ha orecchi per intendere intenda!". Quando poi fu solo, i suoi insieme ai Dodici lo interrogavano sulle parabole. Ed egli disse loro: "A voi è stato confidato il mistero del regno di Dio; a quelli di fuori invece tutto viene esposto in parabole, perché: guardino, ma non vedano, ascoltino, ma non intendano, perché non si convertano e venga loro perdonato". Continuò dicendo loro: "Se non comprendete questa parabola, come potrete capire tutte le altre parabole? Il seminatore semina la parola. Quelli lungo la strada sono coloro nei quali viene seminata la parola; ma quando l'ascoltano, subito viene satana, e porta via la parola seminata in loro. Similmente quelli che ricevono il seme sulle pietre sono coloro che, quando ascoltano la parola, subito l'accolgono con gioia, ma non hanno radice in se stessi, sono incostanti e quindi, al sopraggiungere di qualche tribolazione o persecuzione a causa della parola, subito si abbattono. Altri sono quelli che ricevono il seme tra le spine: sono coloro che hanno ascoltato la parola, ma sopraggiungono le preoccupazioni del mondo e l'inganno della ricchezza e tutte le altre bramosie, soffocano la parola e questa rimane senza frutto. Quelli poi che ricevono il seme su un terreno buono, sono coloro che ascoltano la parola, l'accolgono e portano frutto nella misura chi del trenta, chi del sessanta, chi del cento per uno". Parola del Signore

 

“ECCO, USCI’ IL SEMINATORE A SEMINARE”. (Mc. 4,3)

Dio non si è stancato di seminare. Neanche i “no” degli uomini, il loro cattivo e improduttivo terreno lo hanno fatto desistere, non si è fermato neanche davanti a chi ha messo in croce suo Figlio. Poi, questo seminatore della parabola di Gesù non sceglie il terreno. Non decide qual è il terreno buono e quale quello sfavorevole, quello adatto e quello meno adatto, quello da cui ci si può aspettare qualcosa e quello per cui non vale la pena darsi da fare. Il terreno si rivela per quello che è dopo la seminagione, non prima. Il nostro compito di testimoni non sta nel classificare i vari tipi di terreno, nel tracciare la mappa delle possibilità. Noi dobbiamo seminare, dobbiamo “sprecare” la semente, dobbiamo aver fiducia, come il contadino, nella bontà del seme, nel sole, nel tempo...

Quante volte prende lo scoraggiamento: penso a quei genitori che hanno seminato valori nei figli e li vedono crescere malamente, a quegli educatori che hanno cercato di fare tutto il possibile per trasmettere amore e cultura e non vedono risultati, a quei preti che per anni hanno faticato, predicato, servito e vedono le loro chiese sempre più vuote e vedono “cristiani” sempre più individualisti e superficiali. Se guardo ai miei ormai tanti anni da prete, che cosa ho fatto? Tanta fatica, tanta predicazione, catechesi, scritti, e poi... dove sono le migliaia di ragazzi passati al catechismo, le centinaia di coppie che si sono sposate, le famiglie e il nugolo di poveri aiutati? Fallimento, verrebbe da dire!

Non disperiamo: pensiamo alla vitalità del seme! Un seme può rimanere infruttuoso a lungo ma nel momento in cui troverà un po’ di terreno buono germoglierà. E poi... non sempre il seminatore e il mietitore sono la stessa persona: tu continua a seminare.., prima o poi Dio farà crescere e raccoglierà.

 

 

 

 

 

GIOVEDI’ 25 GENNAIO: CONVERSIONE DI SAN PAOLO

Una scheggia di preghiera:

SIGNORE, CHE IO TI VEDA.

 

Tra i santi ricordati oggi: Santa Elvira, Vergine e Martire; San Poppone, Monaco

Hanno detto: Con la nostra educazione a non pensare alla morte, come stupirci se ci troviamo impreparati quando non possiamo scansarla? (A. Thellung)

Saggezza popolare: Dove è il ricco la c’è il povero. Ma dove c’è giustizia, là sono tutti fratelli. (Proverbio arabo)

Un aneddoto: Diogene stava lavando delle lenticchie per farsi la minestra. Il filosofo Aristippo, che se la passava bene perché si era messo a corteggiare il re, gli disse sprezzante: “Se tu imparassi ad adulare il re, non dovresti contentarti di un piatto di lenticchie”. “E se tu avessi imparato a vivere di lenticchie”, ribattè Diogene con altrettanto sprezzo, “non avresti bisogno di adulare il re”. (Svetonio)

Parola di Dio: At. 22,3-16 opp. At 9,1-22; Sal. 116; Mc. 16,15-18

 

 

Oppure At 9, 1-22

In quei giorni, Saulo, sempre fremente minaccia e strage contro i discepoli del Signore, si presentò al sommo sacerdote e gli chiese lettere per le sinagoghe di Damasco al fine di essere autorizzato a condurre in catene a Gerusalemme uomini e donne, seguaci della dottrina di Cristo, che avesse trovati. E avvenne che, mentre era in viaggio e stava per avvicinarsi a Damasco, all'improvviso lo avvolse una luce dal cielo e cadendo a terra udì una voce che gli diceva: "Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?". Rispose: "Chi sei, o Signore?". E la voce: "Io sono Gesù, che tu perseguiti! Orsù, alzati ed entra nella città e ti sarà detto ciò che devi fare". Gli uomini che facevano il cammino con lui si erano fermati ammutoliti, sentendo la voce ma non vedendo nessuno. Saulo si alzò da terra ma, aperti gli occhi, non vedeva nulla. Così, guidandolo per mano, lo condussero a Damasco, dove rimase tre giorni senza vedere e senza prendere né cibo né bevanda. Ora c'era a Damasco un discepolo di nome Anania e il Signore in una visione gli disse: "Anania!". Rispose: "Eccomi, Signore!". E il Signore a lui: "Su, và sulla strada chiamata Diritta, e cerca nella casa di Giuda un tale che ha nome Saulo, di Tarso; ecco sta pregando, e ha visto in visione un uomo, di nome Anania, venire e imporgli le mani perché ricuperi la vista". Rispose Anania: "Signore, riguardo a quest'uomo ho udito da molti tutto il male che ha fatto ai tuoi fedeli in Gerusalemme. Inoltre ha l'autorizzazione dai sommi sacerdoti di arrestare tutti quelli che invocano il tuo nome". Ma il Signore disse: "Và, perché egli è per me uno strumento eletto per portare il mio nome dinanzi ai popoli, ai re e ai figli di Israele; e io gli mostrerò quanto dovrà soffrire per il mio nome". Allora Anania andò, entrò nella casa, gli impose le mani e disse: "Saulo, fratello mio, mi ha mandato a te il Signore Gesù, che ti è apparso sulla via per la quale venivi, perché tu riacquisti la vista e sia colmo di Spirito Santo". E improvvisamente gli caddero dagli occhi come delle squame e ricuperò la vista; fu subito battezzato, poi prese cibo e le forze gli ritornarono. Rimase alcuni giorni insieme ai discepoli che erano a Damasco, e subito nelle sinagoghe proclamava Gesù Figlio di Dio. E tutti quelli che lo ascoltavano si meravigliavano e dicevano: "Ma costui non è quel tale che a Gerusalemme infieriva contro quelli che invocano questo nome ed era venuto qua precisamente per condurli in catene dai sommi sacerdoti?". Saulo frattanto si rinfrancava sempre più e confondeva i Giudei residenti a Damasco, dimostrando che Gesù è il Cristo. Parola di Dio

 

“PAOLO SI ALZO' DA TERRA MA, APERTI GLI OCCHI, NON VEDEVA NULLA”. (At. 9,8)

Anche per san Paolo come in ogni storia di incontri nel vangelo tutto si gioca sui termine “vedere” e non vedere”

Paolo credeva di vederci bene. Era andato alle scuole dei migliori rabbini dei suoi tempi, era coerente con quanto credeva, era zelante al punto di difendere il suo credo religioso cercando di far fuori coloro che si op­ponevano ad esso... Era sicuro di vederci. Ma quando incontra Gesù la sua grande luce lo fa diventare cieco e, come succede dopo aver guardato a lungo il sole si rialza ma non ci vede più: è crollata la sua scienza, la sua religiosità, la sua sicurezza... Eppure proprio nel momento in cui scopre di essere cieco comincia a vedere qualcosa di nuovo.

Spesso ci lamentiamo con Dio di una fede messa alla prova: “Ero così tranquillo, così sereno, così zelante! pregavo così bene, avevo i miei ritiri, i miei tempi... Ma che cosa vuoi da me, Signore?”. Eppure, se ci pensi bene, è proprio in quel momento di buio che cominci ad apprezzare la luce, che puoi cominciare a vedere qualcosa, senza contare che anche a noi Gesù potrebbe dire: “E tu che dici di vedere, perché mi perseguiti?” “Tu sei stato battezzato fin da bambino, hai avuto la possibilità di conoscermi al catechismo e attraverso l’insegnamento e l’esempio di tante persone buone, hai avuto l’opportunità di incontrarmi nei miei segni, i Sacramenti, ma sei sicuro di conoscermi bene? Qualche volta sono anche quel Gesù che perseguiti perché non mi ami abbastanza, perché fai distinzione tra chi ha la pelle di un colore o di un altro, tra chi parla tua lingua o quella di un altro paese, sono quel Gesù perseguitato perché mi lasci morire di fame mentre tu stai spendendo soldi per cercare di dimagrire perché hai mangiato troppo, sono quel Gesù che stenta a tirare avanti con la cassa integrazione mentre tu pensi solo a come non perdere i tuoi soldi.

Ricordati – ci dice ancora Gesù – che se ti faccio presenti queste cose, non è perché non ti voglio bene o voglio solo farti soffrire, te lo dico perché la conversione, come quella di Paolo, può essere una cosa che costa, ma è anche una grande liberazione, è una gioia.”

 

 

 

 

 

VENERDI’ 26 GENNAIO

Una scheggia di preghiera:

SONO COME UN BIMBO TRA LE TUE BRACCIA, O PADRE.

 

Tra i santi ricordati oggi: Santi Tito e Timoteo; Santa Paola Romana.

Hanno detto: I migliori credenti sono quelli che la vita futura non distoglie dalla vita terrena né la vita terrena da quella futura. (Al Muhsibi)

Saggezza popolare: Se apri l’occhio del tuo cuore potrai veder cose altrimenti invisibili. (Proverbio musulmano)

Un aneddoto: C’era una volta un ragazzo che voleva un dado; quando ebbe un dado, non desiderava che una palla; avuta la palla voleva una trottola; non bramava che un aquilone, e, avuti il dado, la palla ,la trottola e l’aquilone, si sentiva ancora infelice. Cercare di rendere felice una persona scontenta è come cercare di riempire un setaccio con l’acqua: per quanta acqua ci si versi, essa correrà sempre troppo rapidamente perché la si possa raccogliere.(Fulton Sheen)

Parola di Dio nella festa dei Santi Tito e Timoteo: 2Tim 1,1-8 opp. Tt. 1,1-5; Sal.88; Lc. 22,24-30

 

 

Vangelo Lc 22, 24-30

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, sorse una discussione, chi di loro poteva esser considerato il più grande. Egli disse: "I re delle nazioni le governano, e coloro che hanno il potere su di esse si fanno chiamare benefattori. Per voi però non sia così; ma chi è il più grande tra voi diventi come il più piccolo e chi governa come colui che serve. Infatti chi è più grande, chi sta a tavola o chi serve? Non è forse colui che sta a tavola? Eppure io sto in mezzo a voi come colui che serve. Voi siete quelli che avete perseverato con me nelle mie prove; e io preparo per voi un regno, come il Padre l'ha preparato per me, perché possiate mangiare e bere alla mia mensa nel mio regno e siederete in trono a giudicare le dodici tribù di Israele". Parola del Signore

 

“CHI E' IL PIU' GRANDE TRA VOI DIVENTI COME IL PIU' PICCOLO E CHI GOVERNA COME COLUI CHE SERVE”. (Lc. 22,26)

Il ricordo liturgico di due grandi collaboratori di Paolo, Tito e Timoteo, ci può aiutare a meditare ancora una volta sul valore del servizio nel farsi piccoli. E’ uno dei paradossi di Gesù. Lo si capisce soltanto se si pensa che l’atteggiamento tipico del cristiano è l’amore, quell’amore che lo fa mettere all’ultimo posto, che lo fa piccolo davanti all’altro, così come fa un papà quando gioca con il figlioletto o aiuta nei compiti di scuola il ragazzo più grande.

Vincenzo de’ Paoli chiamava i poveri i suoi "padroni" e li amava e li serviva come tali, perché in loro vedeva Gesù. Camillo de Lellis si chinava sui malati, lavando le loro piaghe, accomodando loro il letto, "con quell’affetto – come scrive lui stesso – che una madre amorosa è solita avere per il suo unico figlio infermo".

E come non ricordare, più vicina a noi, Teresa di Calcutta, che si è chinata su migliaia di moribondi, facendosi "nulla" davanti a ciascuno di loro, i più poveri dei poveri?

"Farsi piccoli" di fronte all’altro vuol dire cercare di entrare il più profondamente possibile nel suo animo, fino a condividerne le sofferenze o gli interessi, anche quando a noi sembrano di poco conto, insignificanti, ma che costituiscono invece il tutto della sua vita.

"Farsi piccoli" davanti ad ognuno, non perché noi, in qualche maniera, siamo in alto e l’altro in basso, ma perché il nostro io, se non è tenuto a bada, è come un pallone, sempre pronto a salire, a mettersi in posizione di superiorità nei confronti del nostro prossimo.

 

 

 

 

 

SABATO 27 GENNAIO

Una scheggia di preghiera:

SIGNORE IO CREDO, AUMENTA LA MIA FEDE.

 

Tra i santi ricordati oggi: Santa Angela Merici; Santa Devota; San Lupo, Vescovo

Hanno detto: Quando sei triste, compi un atto d'amore e la tristezza passerà.  Se ti senti morire, ama, e la vita pulserà in te. La pienezza dell'uomo è morire d'amore. (Carlo Carretto)

Saggezza popolare: L’uomo è come una palma sulla spiaggia del mare. Si agita con il vento della vita. (Proverbio arabo)

Un aneddoto: Così Renato Guardini ricorda il grande Athur Rubinstein: “Quando lo lasciai volle regalarmi una scatola dei suoi sigari preferiti. “La conserverò per tutta la vita”, gli dissi. “No” rispose. “devi fumarli, amico mio, questi sigari sono squisiti come la vita. La vita non si conserva, si gode, si respira fino in fondo. Non c’è gioia se non si ama e se non si gode la vita”.

Parola di Dio: Eb. 11, 1-2.8-19; Cantico da Lc. 1,68-75; Mc. 4,35-40

 

 

1^ Lettura Eb 11, 1-2.8-19

Dalla lettera agli Ebrei

Fratelli, la fede è fondamento delle cose che si sperano e prova di quelle che non si vedono. Per mezzo di questa fede gli antichi ricevettero buona testimonianza. Per fede Abramo, chiamato da Dio, obbedì partendo per un luogo che doveva ricevere in eredità, e partì senza sapere dove andava. Per fede soggiornò nella terra promessa come in una regione straniera, abitando sotto le tende, come anche Isacco e Giacobbe, coeredi della medesima promessa. Egli aspettava infatti la città dalle salde fondamenta, il cui architetto e costruttore è Dio stesso. Per fede anche Sara, sebbene fuori dell'età, ricevette la possibilità di diventare madre perché ritenne fedele colui che glielo aveva promesso. Per questo da un uomo solo, e inoltre gia segnato dalla morte, nacque una discendenza numerosa come le stelle del cielo e come la sabbia innumerevole che si trova lungo la spiaggia del mare. Nella fede morirono tutti costoro, pur non avendo conseguito i beni promessi, ma avendoli solo veduti e salutati di lontano, dichiarando di essere stranieri e pellegrini sopra la terra. Chi dice così, infatti, dimostra di essere alla ricerca di una patria. Se avessero pensato a quella da cui erano usciti, avrebbero avuto possibilità di ritornarvi; ora invece essi aspirano a una migliore, cioè a quella celeste. Per questo Dio non disdegna di chiamarsi loro Dio: ha preparato infatti per loro una città. Per fede Abramo, messo alla prova, offrì Isacco e proprio lui, che aveva ricevuto le promesse, offrì il suo unico figlio, del quale era stato detto: In Isacco avrai una discendenza che porterà il tuo nome. Egli pensava infatti che Dio è capace di far risorgere anche dai morti: per questo lo riebbe e fu come un simbolo. Parola di Dio

 

“LA FEDE E’ IL FONDAMENTO DELLE COSE CHE SI SPERANO”. (Eb. 11,1)

La fede di cui così a lungo ci parla oggi la lettera agli Ebrei è l’adesione personale e assenso libero a Dio che si rivela. Essa è dono di Dio però, nello stesso tempo, è un atto umano, non contrario alla libertà e all'intelligenza dell'uomo. In tutta la Bibbia, sia antico che nuovo testamento, la fede è la sorgente e il centro di tutta la vita religiosa. Aver fede ha tanti significati ma soprattutto aver fiducia, abbandonarsi tra le braccia di Dio.

Noi fondamentalmente siamo materialisti, cioè crediamo alle cose che vediamo. Fede è accogliere la Parola di Dio con le sue promesse.

Le vicende della vita ci rendono spesso diffidenti e tristi. Il rapporto con gli altri è vissuto allora in termini di utilità, di calcolo interessato e di freddezza (se mi serve...; se ne ottengo qualcosa; se lo merita...; ho già i miei guai a cui pensare...). Lo stile di Dio che ci ama senza calcoli e in modo gratuito e perciò ci apre alla fiducia e alla gioia, ci deve anche rendere capaci di donare questa fiducia e questa gioia della speranza agli altri. Il futuro non è possibile con le sole nostre forze: non ne abbiamo fiato sufficiente, ed è questo il nostro peccato originale.

Ma lo Spirito, che ha risuscitato Gesù, fa sì che vita, libertà, giustizia, fraternità siano ricostituite. Non siamo chiamati a lamentarci o di­sperare, ma a ricostruire ogni giorno questo mondo sull’amore, il cui vero nome è “Spirito Santo”.

 

 

 

 

 

DOMENICA 28 GENNAIO: IV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO, ANNO C

Una scheggia di preghiera:

SOLO TU, SIGNORE, SEI LA GIOIA VERA.

 

Tra i santi ricordati oggi: San Tommaso d’Aquino, Dottore della Chiesa; San Pietro Nolasco.

Hanno detto: Per saper quanta felicità una persona può ricevere nella vita, basta sapere quanta è capace di darne. (Arthut Schopenhauer)

Saggezza popolare: Chi ti ama amalo e fai che il tuo amore per lui sia sincero, e chi ti odia non odiarlo, lascialo vivere nell’inferno e nel fuoco. (Proverbio Arabo)

Un aneddoto: Una volta mio padre, sfogliando uno dei miei quaderni ricolmi di notizie, mi domandò: “Come hai fatto ad imparare tutte queste cose Isaac?”. “Le ho imparate da te, papà”. “Da me? Ma io non so niente di tutto questo”. “Non ne avevi bisogno, papà; attribuivi tanto valore al sapere e mi hai insegnato ad apprezzarlo. Tutto il resto è venuto senza difficoltà”. (Isaac Asimov)

Parola di Dio: Ger. 1,4-5.17-19; Sal 70; 1Cor. 12,31-13,13; Lc. 4,21-30

 

 

Vangelo Lc 4, 21-30

Dal vangelo secondo Luca.

In quel tempo, Gesù prese a salire nella sinagoga: “Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi”. Tutti gli rendevano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: “Non è il figlio di Giuseppe?”. Ma egli rispose: “Di certo voi mi citerete il proverbio: Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafarnao, fallo anche qui, nella tua patria!”. Poi aggiunse: “Nessun profeta è bene accetto in patria. Vi dico anche: c'erano molte vedove in Israele al tempo di Elia, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elia, se non a una vedova in Sarepta di Sidone. C'erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo, ma nessuno di loro fu risanato se non Naaman, il Siro”. All'udire queste cose, tutti nella sinagoga furono pieni di sdegno; si levarono, lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte sul quale la loro città era situata, per gettarlo giù dal precipizio. Ma egli, passando in mezzo a loro, se ne andò. Parola del Signore

 

“NESSUN PROFETA E’ BENE ACCETTO IN PATRIA”. (Lc. 4,24)

Gesù provoca i nazareni, ferendo il loro orgoglio con il non fare a Nazareth i miracoli realizzati a Cafarnao, e li provoca ponendo fine ai privilegi giudei e dando altresì preferenza ai pagani sui giudei. Anche essere e vivere oggi come cristiano dovrebbe essere provocatorio, ma si tratta di una provocazione salutare. Si deve provocare insicurezza in un mondo che ha voluto codificare tutto, fede compresa, perché si realizzi una vera conversione, un cambiamento di mentalità. Si deve provocare con la "debolezza" di ogni uomo, affinché acquisti rilevanza e senso in ogni vita umana la forza e il potere di Dio. Si deve provocare mettendo in evidenza che le cose che maggiormente gli uomini desiderano per essere felici sono cianfrusaglie di felicità che gli uomini comprano al supermercato della società o della cultura, mentre l'autentica felicità che si trova in Dio e solo Dio può donarcela. Si deve provocare l'uomo nelle sue miserie e meschinità, affinché prenda coscienza della sua grandezza come immagine di Dio, come figlio di Dio. Se il cristiano non provoca né scuote l'uomo nel suo intimo, è segno che ha perso la forza mordente, ha perso la sua ragione di essere nella storia.

 

 

 

 

 

LUNEDI’ 29 GENNAIO

Una scheggia di preghiera:

GRAZIE, SIGNORE, PER IL POSTO DOVE MI HAI MESSO

 

Tra i santi ricordati oggi: San Costanzo, Vescovo; San Valerio, Vescovo.

Hanno detto: Non appena comprendiamo che il segreto della felicità non sta nel possedere, ma nel donare, diventiamo capaci di donare felicità e di rendere così felici noi stessi. (Andrè Gide)

Saggezza popolare: Il catrame del mio paese è meglio del miele del paese degli altri. (Proverbio arabo)

Un aneddoto: Un bimbo ebreo domanda all’anziano che cosa deve fare il giusto. L’anziano  gli risponde: “Il sole ha bisogno di fare qualcosa? Si leva,  tramonta, dà luce e calore e fa esultare l’anima. Si deve diventare così semplici e senza parole, come il grano che cresce o la pioggia che cade. Si deve semplicemente essere. (E. Hillesum)

Parola di Dio: Eb. 11,32-40; Sal. 30; Mc. 5,1-20

 

 

Vangelo Mc 5, 1-20

Dal vangelo secondo Marco.

In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli giunsero all'altra riva del mare, nella regione dei Gerasèni. Come scese dalla barca, gli venne incontro dai sepolcri un uomo posseduto da uno spirito immondo. Egli aveva la sua dimora nei sepolcri e nessuno più riusciva a tenerlo legato neanche con catene, perché più volte era stato legato con ceppi e catene, ma aveva sempre spezzato le catene e infranto i ceppi, e nessuno più riusciva a domarlo. Continuamente, notte e giorno, tra i sepolcri e sui monti, gridava e si percuoteva con pietre. Visto Gesù da lontano, accorse, gli si gettò ai piedi, e urlando a gran voce disse: "Che hai tu in comune con me, Gesù, Figlio del Dio altissimo? Ti scongiuro, in nome di Dio, non tormentarmi!". Gli diceva infatti: "Esci, spirito immondo, da quest'uomo!". E gli domandò: "Come ti chiami?". "Mi chiamo Legione, gli rispose, perché siamo in molti". E prese a scongiurarlo con insistenza perché non lo cacciasse fuori da quella regione. Ora c'era là, sul monte, un numeroso branco di porci al pascolo. E gli spiriti lo scongiurarono: "Mandaci da quei porci, perché entriamo in essi". Glielo permise. E gli spiriti immondi uscirono ed entrarono nei porci e il branco si precipitò dal burrone nel mare; erano circa duemila e affogarono uno dopo l'altro nel mare. I mandriani allora fuggirono, portarono la notizia in città e nella campagna e la gente si mosse a vedere che cosa fosse accaduto. Giunti che furono da Gesù, videro l'indemoniato seduto, vestito e sano di mente, lui che era stato posseduto dalla Legione, ed ebbero paura. Quelli che avevano visto tutto, spiegarono loro che cosa era accaduto all'indemoniato e il fatto dei porci. Ed essi si misero a pregarlo di andarsene dal loro territorio. Mentre risaliva nella barca, colui che era stato indemoniato lo pregava di permettergli di stare con lui. Non glielo permise, ma gli disse: "Và nella tua casa, dai tuoi, annunzia loro ciò che il Signore ti ha fatto e la misericordia che ti ha usato". Egli se ne andò e si mise a proclamare per la Decàpoli ciò che Gesù gli aveva fatto, e tutti ne erano meravigliati. Parola del Signore

 

“GESU’ NON PERMISE (ALL’INDEMONIATO GUARITO) DI SEGUIRLO, MA DISSE: VA’ NELLA TUA CASA, DAI TUOI, ANNUNZIA LORO CIO’ CHE IL SIGNORE TI HA FATTO E LA MISERICORDIA CHE TI HA USATO. (Mc. 5,19)

Può sembrare strano che Gesù rifiuti una “vocazione”. L’indemoniato guarito vuole seguire Gesù, vuol diventare apostolo, ma Gesù ha progetti diversi per lui e lo manda alla propria famiglia e alla propria gente perché lui, guarito nel corpo e nello spirito, sia testimonianza vivente della misericordia di Dio.

Dio ha in mente un progetto specifico per ciascuno di noi nella costruzione del suo regno. Non è necessario che tutte le vocazioni portino al sacerdozio, che tutti vadano in missione lontano. Nella Chiesa possono servire i preti, i profeti, i catechisti, gli animatori, coloro che dedicano tutta la vita alla preghiera, i buoni padri e madri di famiglia, i testimoni.., e non c’è neppure graduatoria sui migliori.

Dio ha bisogno di te. Ti ha dato dei doni per te e per i fratelli. Cerca di conoscerli, di esserne riconoscente, di non nasconderli, ma di usarli per il bene tuo e degli altri e sentiti unito ai fratelli che con altri doni operano per il Regno. E’ la famiglia di Dio che guidata dallo Spirito continua a dire al mondo la sua volontà salvifica.

 

 

 

 

 

MARTEDI’ 30 GENNAIO

Una scheggia di preghiera:

GESU’, DONACI DI GIUNGERE TUTTI ALLA TUA META.

 

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Adelmo; Santa Giacinta; Santa Martina, Martire.

Hanno detto: Esiste solo una via alla felicità, e consiste nel cessare di preoccuparsi per cose che non è in nostro potere cambiare. (Epitteto)

Saggezza popolare: Il medico è come il tetto che protegge dalla pioggia ma non dal fulmine. (Proverbio Cinese)

Un aneddoto: Domandarono ad un monaco buddista, avanzato nella meditazione, come fosse possibile, nonostante tante occupazioni, essere sempre raccolto. Egli disse: “Quando io sto in piedi, io sto in piedi; quando cammino, io cammino; quando mangio, io mangio; quando parlo, io parlo…”. “Questo lo facciamo anche noi”, rispose l’uomo che lo interrogava. E quello riprese: “No, quando voi siete seduti, voi già state in piedi; quando state in piedi, voi correte già, quando voi correte, voi già siete alla meta”.

Parola di Dio: Eb. 12,1-4;Sal.21; Mc. 5,21-43

 

 

1^ Lettura Eb 12, 1-4

Dalla lettera agli Ebrei

Fratelli, circondati da un gran numero di testimoni, deposto tutto ciò che è di peso e il peccato che ci intralcia, corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, autore e perfezionatore della fede. Egli in cambio della gioia che gli era posta innanzi, si sottopose alla croce, disprezzando l'ignominia, e si è assiso alla destra del trono di Dio.

Pensate attentamente a colui che ha sopportato contro di sé una così grande ostilità dei peccatori, perché non vi stanchiate perdendovi d'animo. Non avete ancora resistito fino al sangue nella vostra lotta contro il peccato. Parola di Dio

 

“CORRIAMO CON PERSEVERANZA NELLA CORSA CHE CI STA DAVANTI, TENENDO FISSO LO SGUARDO SU GESÙ”. (Eb. 12,1-2)

Come è bello questo invito della lettera agli Ebrei. La vita è una corsa. Non come la intende il mondo, una corsa per conquistare chissà quale posizione di potere, di gloria di successo, ma una corsa con una meta: noi non camminiamo verso la morte, ma verso la vita e gli occhi fissi su Gesù morto e risorto per noi ce ne danno la certezza. La corsa dei cristiani poi non è una corsa di antagonisti che per vincere devono sconfiggere gli altri, anzi tra noi non c’è antagonismo; vogliamo arrivare tutti, vogliamo arrivare insieme.

La cattiva corsa di uno è uno smacco, un insuccesso per gli altri. Il ritiro di uno è una sconfitta per tutti.

Corriamo infatti per la stessa “Casa”, con lo stesso stemma cristiano di fronte al mondo. Corriamo dunque, insieme, dandoci una mano, e quando qualcuno tarda aspettiamolo, aiutiamolo: la nostra gioia non sarà alzare una coppa sulla sconfitta di altri ma aver corso insieme con lo sguardo fisso a Gesù che già fin da adesso è gioia e premio al nostro cammino.

 

 

 

 

 

MERCOLEDI’ 31 GENNAIO

Una scheggia di preghiera:

TU SEI NOSTRO PADRE E CI VUOI LIBERI.

 

Tra i santi ricordati oggi: San Giovanni Bosco; San Giulio e Giuliano; San Gimignano, Vescovo

Hanno detto: E' vera saggezza di vita saper scoprire il meraviglioso nelle cose di ogni giorno. (Pearl Buck)

Saggezza popolare: La morte non domanda: “con permesso”. (Proverbio Trentino)

Un aneddoto: DUE SBERLE DIVERSE

Sulla spiaggia, una mamma sculaccia, senza tanti scrupoli e riguardi il proprio bambino. Ad un tratto un uomo impulsivo si alza di scatto, va verso la madre e le lascia cadere un manrovescio. “Non si picchiano i bambini!”, grida. Ebbene, immediatamente, il bambino comincia a dargli calci urlando: “Lascia stare la mia mamma, vai via!”

Parola di Dio: Eb.12,4-7.11-15; Sal.102; Mc. 6,1-6

 

 

1^ Lettura Eb 12, 4-7. 11-15

Dalla lettera agli Ebrei

Fratelli, voi non avete ancora resistito fino al sangue nella vostra lotta contro il peccato e avete gia dimenticato l'esortazione a voi rivolta come a figli: Figlio mio, non disprezzare la correzione del Signore e non ti perdere d'animo quando sei ripreso da lui; perché il Signore corregge colui che egli ama e sferza chiunque riconosce come figlio. E' per la vostra correzione che voi soffrite! Dio vi tratta come figli; e qual'è il figlio che non è corretto dal padre? Certo, ogni correzione, sul momento, non sembra causa di gioia, ma di tristezza; dopo però arreca un frutto di pace e di giustizia a quelli che per suo mezzo sono stati addestrati. Perciò rinfrancate le mani cadenti e le ginocchia infiacchite e raddrizzate le vie storte per i vostri passi, perché il piede zoppicante non abbia a storpiarsi, ma piuttosto a guarire. Cercate la pace con tutti e la santificazione, senza la quale nessuno vedrà mai il Signore, vigilando che nessuno venga meno alla grazia di Dio. Non spunti né cresca alcuna radice velenosa in mezzo a voi e così molti ne siano infettati. Parola di Dio

 

“DIO VI TRATTA COME FIGLI; E QUALE FIGLIO NON È CORRETTO DAL PADRE?”. (Eb.12,7)
Oggi una certa pedagogia contrabbandata dice che è sbagliato correggere i figli, che è finita l’era dei padri-padroni, che ciascuno deve costruirsi da solo, che libertà è fare quello che si vuole e spesso i genitori per diventare amici dei figli hanno perso il loro ruolo, per tenerseli buoni sono diventati la loro cassa continua, per farli crescere liberamente li hanno fatti diventare dei rammolliti che hanno solo più diritti e nessun dovere. Con questo nessuno auspica il ritorno dell’autoritarismo senza motivazioni, dei diritti riservati solo ai genitori, ma non credete che sia sbagliato dire: “A mio figlio non deve mancare niente...” . E così la distanza tra il desiderio e la sua realizzazione è diventata, via via, sempre più breve fino ad azzerarsi. Sono scomparse l’attesa e la conquista che erano stati efficaci ormoni di crescita psicologica. Il desiderio ha perduto la sua spinta creativa. Tutto è lì, pronto. L’uomo trova ogni cosa meno lo sforzo il che vuoi dire: l’uomo trova tutto, meno l’uomo. Quando la persona umana non ha più da faticare, da combattere, da raggiungere, da costruire, da battersi per qualcosa, è come se fosse morta. Il benessere non è una meta, è una trappola.

Le cose, la ricchezza, non portano di per sé la felicità. Il cuore dell’uomo ha bisogno di essere “riempito” e non soltanto occupato. Le cose occupano, non riempiono. Dio ci indica la strada, ci dice quello che è buono per noi, ci sorregge nel cammino ma non prende mai il nostro posto, non risolve i problemi a colpi di facili miracoli. Lui davvero vuol farci crescere nella vera libertà che però sia rispetto della libertà degli altri. Lui ci mette vicino delle persone e ci invita a riconoscerle non come mezzi per i nostri interessi ma come fratelli. Lui ci offre un intero creato non perché lo possediamo sfruttandolo ma ne godiamo amandolo… E se imparassimo proprio dalla pedagogia di Dio ad educarci e ad educare?

 

 

 

 

 

 

 

 

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