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SCHEGGE E SCINTILLE

PENSIERI, SPUNTI, RIFLESSIONI
DALLA PAROLA DI DIO E DALLA VITA

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a cura di: don_franco_locci@libero.it

 

DICEMBRE 2006

 

 

VENERDI’ 1 DICEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

DA SEMPRE E PER SEMPRE E’ IL TUO AMORE PER NOI.

 

Tra i santi ricordati oggi: San Procolo; Sant’Evasio; Sant’Eligio.

Hanno detto: La parola è lo specchio dell’anima, quale è l’uomo, tale il suo parlare. (Seneca)

Saggezza popolare: Perde con ragione il suo chi desidera la roba altrui.

Un aneddoto: Un uomo anziano, ricoverato in un ospedale con le due braccia ingessate e una gamba in tensione, era pur sempre allegro e scherzoso. "Quanto tempo pensate di dover rimanere ancora così immobilizzato?" Gli fu chiesto. "Soltanto un giorno per volta", rispose con semplicità.

Parola di Dio: Ap. 20, 1-4-11-21,2; Sal. 83, Lc. 21,29-33

 

 

Vangelo Lc 21, 29-33

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola: "Guardate il fico e tutte le piante; quando gia germogliano, guardandoli capite da voi stessi che ormai l'estate è vicina. Così pure, quando voi vedrete accadere queste cose, sappiate che il regno di Dio è vicino. In verità vi dico: non passerà questa generazione finché tutto ciò sia avvenuto. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno". Parola del Signore

 

“IL CIELO E LA TERRA PASSERANNO, MA LE MIE PAROLE NON PASSERANNO”. (Lc. 21,33)

Grazie Signore per questa tua parola. Tu sai che io amo la vita. Davanti al mare e al cielo riesco a meravigliarmi, mi affeziono e provo gioia davanti alle persone care ma sono ancora più felice per questa tua frase. Le tue parole non passeranno. Non passerà la tua promessa di amicizia con gli uomini. Anche se stento a vederlo, il tuo regno di giustizia, di verità, di pace, di amore verrà davvero e pienamente, anzi in molti modi sta già venendo La croce si tramuterà in risurrezione. Chi mangerà il tuo pane vivrà in eterno. Chi ascolta e vive la tua Parola è beato. Tu sei con noi tutti i giorni, sei il buon Pastore che ci conduci alla vita. Tu sei sempre lo stesso, ieri, oggi e sempre. Grazie, Signore, di questa tua parola immutabile e che ciascuno, amando Te e la tua parola in essa trovi il senso della propria vita.

 

 

 

 

SABATO 2 DICEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

VIENI, SIGNORE GESU’, DA’ SENSO ALLA MIA VITA.

 

Tra i santi ricordati oggi: San Pietro Crisologo; San Ponziano.

Hanno detto: Non ogni errore si deve chiamare stoltezza. (Cicerone)

Saggezza popolare: Per chi lavora nessun giorno è lungo.

Un aneddoto: In un convento di clausura, ogni volta una suora, che ha vissuta l'intera vita sempre e solo con Dio, torna al Padre, le campane suonano a festa. Fu chiesto alla superiora il perché di queste campane a festa: "Noi, spose di Cristo, siamo come le vergini in continua attesa che arrivi lo sposo: e, quando arriva, è festa, grande festa. Ci vestiamo di bianco come per le nozze e riempiamo di gioia tutta la liturgia".

Parola di Dio: Ap. 22, 1-7; Sal. 94; Lc. 21,34-36

 

 

Vangelo Lc 21, 34-36

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "State bene attenti che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso improvviso; come un laccio esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. Vegliate e pregate in ogni momento, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che deve accadere, e di comparire davanti al Figlio dell'uomo". Parola del Signore

 

“STATE BEN ATTENTI CHE I VOSTRI CUORI NON SI APPESANTISCANO IN DISSIPAZIONI, UBRIACHEZZE E AFFANNI DELLA VITA”. (Lc. 21,34)

Domani comincia l’Avvento e con esso il nuovo anno liturgico. Ma sia il Vangelo di oggi che la liturgia della prima domenica di avvento hanno lo stesso richiamo alla vigilanza. Gesù sa benissimo come funziona la nostra vita. E’ nostra quotidiana esperienza che quando lasciamo che nella nostra vita abbiano il sopravvento le preoccupazioni materiali, il denaro, il mangiare, il bere, il divertirci, le paure per la salute, per il futuro, l’affanno del voler sempre di più, queste cose ci mangiano la vita e alla fine ci accorgiamo che non siamo più noi a vivere ma sono questi affanni che ci vivono e spesso ci uccidono. Gesù non ci vuole disincarnati dalla vita e dalla storia, non viene a dirci che tutto nel mondo è male, che non dobbiamo più pensare a casa, cibo, lavoro, vuole semplicemente farci trovare il vero senso della vita come un cammino che non finisce nelle cose, ma come un cammino verso una meta che non delude.

 

 

 

 

DOMENICA 3 DICEMBRE: 1^ DOMENICA DI AVVENTO, ANNO C

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE GESU’ FA’ CHE NEL DONO DEL TEMPO POSSA VIVERE IN COMUNIONE CON TE.

 

Tra i santi ricordati oggi: San Francesco Saverio; San Galgano; Sant’Abbone di Auxerre.

Hanno detto: La vita di ognuno è un'attesa. Il presente non basta a nessuno.  In un primo momento, pare che ci manchi qualcosa. Più tardi ci si accorge che ci manca Qualcuno. E lo attendiamo. (Don Primo Mazzolari)

Saggezza popolare: Il tempo suole guarire anche gli stolti.

Un aneddoto: Un giorno in una chiesa quasi deserta, un ragazzino di sette anni pregava tutto solo in un banco. A un certo punto si sposta e va vicino alla balaustra. Dopo un po' va sui gradini dell'altare, poi prende uno sgabello e sale sulla mensa... Una signora che stava in chiesa, lo richiama. "Vieni giù, che fai li? Scendi!". Il bambino, indicando Gesù nel Tabernacolo, con aria innocente risponde "Ma io gli voglio bene!". Quel bambino era il futuro San Pietro Chanel.

Parola di Dio: Ger. 33,14-16; Sal. 24; 1Tess. 3,12-42; Lc. 21,25-28.34-36

 

 

Vangelo Lc 21, 25-38.34-36

Dal vangelo secondo Luca

Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l'attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire su una nube con potenza e gloria grande. Quando cominceranno ad accadere queste cose, alzatevi e levate il capo, perché la vostra liberazione è vicina”. State bene attenti che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso improvviso; come un laccio esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. Vegliate e pregate in ogni momento, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che deve accadere, e di comparire davanti al Figlio dell'uomo”. Parola del Signore

 

“ALLORA VEDRANNO IL FIGLIO DELL’UOMO VENIRE SU UNA NUBE CON POTENZA E GLORIA GRANDE” (Lc. 21,27)

Tra le tante riflessioni che ci propone la liturgia odierna, partendo dal fatto che oggi iniziamo un nuovo anno liturgico possiamo chiederci che cosa significhi per noi il tempo. Per noi, cristiani, non c'è significato del tempo se non in Gesù Cristo. Egli è il centro della storia e dei cuori. La storia ha in lui il suo punto di partenza e il suo punto di arrivo. Il tempo e la storia culminano in lui, raggiungono in lui la loro pienezza assoluta e il loro senso supremo. Senza Gesù Cristo, il tempo e la storia avrebbero ben poco significato. Con Cristo, sono un disegno di Dio, una storia di salvezza, un'incudine sulla quale forgiare la nostra decisione nella libertà e responsabilità. Per noi, il tempo non è una semplice successione di secondi, minuti ed ore; una catena di giorni, mesi ed anni; una successione e una catena senza meta precisa, alla deriva, sotto la spinta di forze impersonali dominatrici che portano al caos. Per noi, il tempo, con i suoi secoli e millenni, è una storia, diretta e governata al timone da Dio; per noi, il tempo ha un principio di unità e di armonia, di coerenza e di coesione, non negli imperi o nelle ideologie, che passano come gli stessi uomini, ma in Gesù Cristo, che è di ieri, di oggi e di sempre. La nostra vita quotidiana, con i suoi luoghi comuni, la sua monotonia, le sue stesse volgarità, fa parte di un progetto divino, è una tessera entro il grande mosaico della storia della salvezza pianificata da Dio. E nel senso del tempo è incluso inseparabilmente il senso del mio tempo. Allora ogni momento, ogni istante del mio tempo hanno un senso: non è il tempo che vince me conducendomi alla morte ma è nel tempo che ogni gioia e ogni dolore mi conducono in comunione con Gesù verso il Dio della vita e dell’eternità.

 

 

 

 

LUNEDI’ 4 DICEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

VIENI, SIGNORE, A RICONCILIARE IL MONDO.

 

Tra i santi ricordati oggi: Santa Barbara; San Giovanni Damasceno.

Hanno detto: Per compiere grandi passi, non dobbiamo solo agire, ma anche sognare, non solo pianificare, ma anche credere. (Anatole France)

Saggezza popolare: Per due cose impara a non agitarti: per quelle che si possono cambiare e per quelle che non si possono cambiare. (proverbio Messicano)

Un aneddoto: Con una battuta si racconta che la FAO ha commissionato un sondaggio su scala mondiale. Il sondaggio è basato sulla seguente domanda: Dica onestamente qual'é la sua opinione sulla scarsità di alimenti nel resto del mondo. Questo è il risultato: Gli europei non hanno capito cosa sia la "scarsità". Gli africani non sapevano cosa fossero gli "alimenti". Gli americani hanno chiesto il significato di "resto del mondo"; I cinesi, straniti, hanno chiesto maggiori delucidazioni sul significato di "opinione". Nel parlamento italiano si sta ancora discutendo su cosa significhi "onestamente".

Parola di Dio: Is. 2,1-5; Sal 121; Mt. 8,5-11

 

 

Vangelo Mt 8, 5-11

Dal vangelo secondo Matteo.

In quel tempo, entrato Gesù in Cafarnao, gli venne incontro un centurione che lo scongiurava: "Signore, il mio servo giace in casa paralizzato e soffre terribilmente". Gesù gli rispose: "Io verrò e lo curerò". Ma il centurione riprese: "Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, dì soltanto una parola e il mio servo sarà guarito. Perché anch'io, che sono un subalterno, ho soldati sotto di me e dico a uno: Fa questo, ed egli lo fa". All'udire ciò, Gesù ne fu ammirato e disse a quelli che lo seguivano: "In verità vi dico, presso nessuno in Israele ho trovato una fede così grande. Ora vi dico che molti verranno dall'oriente e dall'occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli". Parola del Signore

 

“SIGNORE, IO NON SONO DEGNO CHE TU ENTRI SOTTO IL MIO TETTO, MA DI’ SOLO UNA PAROLA E IO SARO' SALVATO”. (Mt. 8,7)

L’umanità non era degna dell’incarnazione del Figlio di Dio. Gli uomini avevano già innumerevoli volte risposto di no alle proposte di Dio, eppure il Dio fedele che già aveva mandato tanti profeti, “spogliò se stesso” e mandò il suo Figlio unigenito.

lo sono forse degno di essere salvato, di ricevere Gesù nell’Eucaristia?

Eppure Dio mi ama al punto da non lasciarsi spaventare dai miei peccati e dalla mia debolezza e donandomi Gesù continua a pronunciare quella Parola che salva. L’Avvento che celebriamo ci ricorda che Gesù viene ancora: il suo unico desiderio è quello di incarnarsi in noi e quello di regalarci la vera pace tra gli uomini e Dio come ci ha ricordato Isaia nella prima lettura. Gesù è la pace di Dio con gli uomini e noi, pur essendo indegni vogliamo accoglierlo e divenirne testimoni. Il cristiano non perde questo ideale e questo impegno neppure quando vede continuamente scoppiare guerre e discordie. Non è semplicemente un utopista che non sa vedere la realtà, fida la sua ricerca attiva di pace su Dio che “ha progetti di pace”, su Colui che nascendo ha augurato: “Pace agli uomini di buona volontà”. E comincia questo progetto partendo da sé e dalle persone che lo circondano: comincia a vincere la violenza nell’imporre le proprie idee, cerca di temperare con la carità la ricerca dei propri giusti diritti, si impegna nella ricerca di ciò che unisce piuttosto di sottolineare ciò che divide, cerca di mettere amore dove c’è disinteresse e abitudine, cerca di sciogliere i visi accigliati con un sorriso.

 

 

 

 

MARTEDI’ 5 DICEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

APRI, SIGNORE IL NOSTRO CUORE ALLA MERAVIGLIA E ALLA LODE.

 

Tra i santi ricordati oggi: San Dalmazio; San Basso; Beato Filippo Rinaldi.

Hanno detto: Quando si è avuta una volta la fortuna di amare intensamente, si spende la vita a cercare di nuovo quell'ardore e quella luce. (Albert Camus)

Saggezza popolare: Oggi tu dici al creato "Parlami del tuo Creatore"; nel mondo di là Dio ti dirà "Parlami del mio creato".(Detto musulmano)

Un aneddoto: Piangendo Francesco disse un giorno a Gesù: "Amo il sole, amo le stelle, amo Chiara e le sorelle; amo il cuore degli uomini, amo tutte le cose belle. O Signore, mi devi perdonare, perché te solo io vorrei amare". Sorridendo il Signore gli rispose così: "Amo il sole, amo le stelle, amo Chiara e le sorelle; amo il cuore degli uomini, amo tutte le cose belle. O Francesco, non devi pianger più, perché io amo ciò che ami tu".

Parola di Dio: Is. 11,1-9; Sal. 71; Lc. 10,21-24

 

 

Vangelo Lc 10, 21-24

Dal vangelo secondo Luca.

In quel tempo, Gesù esultò nello Spirito Santo e disse: "Io ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, che hai nascosto queste cose ai dotti e ai sapienti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, Padre, perché così a te è piaciuto. Ogni cosa mi è stata affidata dal Padre mio e nessuno sa chi è il Figlio se non il Padre, né chi è il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare". E volgendosi ai discepoli, in disparte, disse: "Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete. Vi dico che molti profeti e re hanno desiderato vedere ciò che voi vedete, ma non lo videro, e udire ciò che voi udite, ma non l'udirono". Parola del Signore

 

“TI RINGRAZIO O PADRE, CHE HAI TENUTO NASCOSTE QUESTE COSE AI SAPIENTI E AGLI INTELLIGENTI E LE HAI RIVELATE AI PICCOLI”. (Lc. 10,21)

A commento della parola odierna ho trovato questa preghiera che vi propongo affinché ognuno a sua volta possa lodare Dio per le sue meraviglie e per il suo amore ai piccoli: Signore Gesù, che hai rivelato la tua grandezza ai piccoli, dona anche a noi un cuore così grande da saper scoprire ogni grandezza soprattutto nel più piccolo dei nostri fratelli. Donaci di preferire gli umili agli importanti. I fragili, i bambini, i malati, gli anziani alle persone belle e forti, insegnaci a cercare l’amicizia di quelli che vogliono condividere la nostra amicizia con i Piccoli, i Malati, con gli Ultimi, con quelli che non hanno amici. Insegnami la compassione profonda per “i Grandi” di questo mondo, per i Potenti della politica, per i Belli dello spettacolo, per i Vincenti dello sport, per i Simpaticissimi della compagnia. Dammi la compassione per i Rampanti sul lavoro, per i Geni nello studio, per i Superdotati nel fisico, per i Ricchi di cose, se le loro mani così piene raramente riescono a raccogliere i tuoi e nostri doni! Insegnami a passare nelle vie chic della città, passerella dei Vincenti, sentendomi appassionatamente “di un altro mondo”!

Scampami, Signore, dal pericolo della sicurezza “adulta”.

Grazie, Signore Gesù, perché tu hai mosso le pedine del gioco in modo da guidare i miei passi alla simpatia verso i Piccoli e gli Ultimi. Tu hai aperto i miei occhi per scoprire nei Piccoli il frammento della tua grandezza; Tu hai aperto le mie orecchie perché nel gemito del Malato, nel rantolo del Tossico, nell’urlo del popolo Sterminato, nel silenzio dell’Anziano all’ospizio, nel singhiozzo del Bambino ignorato, perché lì ascoltassi l’eco della tua voce.

Tu hai affilato la mia mente per cercare le risposte decisive alle mie domande più insopprimibili, piuttosto nella sapienza di una Nonna che nell’enciclopedia della biblioteca. Piuttosto nel candore del Bimbo che nella professionalità dello psicologo, più nella parola di un Amico che nel chiasso televisivo, più nella vita del Santo che nel computer dello scienziato.

 

 

 

 

MERCOLEDI’ 6 DICEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

CUORE COMPASSIONEVOLE DI GESU’, ABBI MISERICORDIA DI NOI.

 

Tra i santi ricordati oggi: San Nicola, Vescovo; San Bonifacio, martire; Santa Asella di Roma.

Hanno detto: Non uscire da te stesso, rientra in te stesso: nell'intimo dell'uomo risiede la verità. (Sant’Agostino)

Saggezza popolare: Si può aiutare un bue ad alzarsi solo se lui stesso si sforza di farlo. (Proverbio del Congo)

Un aneddoto: Quand'ero giovane ero un rivoluzionario e tutte le mie preghiere erano: "Signore, dammi la forza di cambiare il mondo!". Verso la mezza età, modificai la mia preghiera: "Signore, dammi la grazia di cambiare tutti quelli che vengono in contatto con me. Anche solo la mia famiglia e i miei amici e sarò contento". Ora, avanti negli anni, costatando che la vita passa senza poter cambiare nulla, prego: "Signore, fa' che cambi me stesso!". Avessi sempre e soltanto pregato così! Se avessi sempre pregato così, avrei cambiato il mondo. (Bayazid)

Parola di Dio: Is. 25,6-10; Sal.22; Mt 15,29-37

 

 

Vangelo Mt 15, 29-37

Dal vangelo secondo Matteo.

In quel tempo, Gesù venne presso il mare di Galilea e, salito sul monte, si fermò là. Attorno a lui si radunò molta folla recando con sé zoppi, storpi, ciechi, sordi e molti altri malati; li deposero ai suoi piedi, ed egli li guarì. E la folla era piena di stupore nel vedere i muti che parlavano, gli storpi raddrizzati, gli zoppi che camminavano e i ciechi che vedevano. E glorificava il Dio di Israele. Allora Gesù chiamò a sé i discepoli e disse: «Sento compassione di questa folla: ormai da tre giorni mi vengono dietro e non hanno da mangiare. Non voglio rimandarli digiuni, perché non svengano lungo la strada». E i discepoli gli dissero: «Dove potremo noi trovare in un deserto tanti pani da sfamare una folla così grande?». Ma Gesù domandò: «Quanti pani avete?». Risposero: «Sette, e pochi pesciolini». Dopo aver ordinato alla folla di sedersi per terra, Gesù prese i sette pani e i pesci, rese grazie, li spezzò, li dava ai discepoli, e i discepoli li distribuivano alla folla. Tutti mangiarono e furono saziati. Dei pezzi avanzati portarono via sette sporte piene. Parola del Signore

 

"ATTORNO A LUI SI RADUNO’ MOLTA FOLLA RECANDO CON SE' ZOPPI, STORPI, CIECHI, SORDI E MOLTI ALTRI MALATI. LI DEPOSERO AI SUOI PIEDI ED EGLI LI GUARI’. (Mt. 15,30)

Mi piacciono molto queste due righe del Vangelo perché mi fanno capire chi sia Gesù e l’amore che ha per noi. Provate a pensare a quali siano le persone che circondano un Presidente del consiglio: onorevoli, pezzi grossi, portaborse, sottosegretari, illustri personaggi… provate a pensare ai personaggi che sovente circondano un vescovo: dignitari, cerimonieri, monsignori in cotta rossa, i benemerenti del paese, i ‘big’ della parrocchia…: Che bello! La compagnia di Gesù è invece fatta di persone comuni, anzi di persone povere e bisognose, i saggi, i religiosi, i potenti quando sono vicino a Gesù sfigurano, sono chiamati ipocriti, vengono ironicamente trattati dal maestro. Egli invece “sente compassione” della folla, degli ammalati dei poveri. Gesù è il vero “medico” che si cura dei malati nel corpo e nello spirito. Ma Gesù, lo sappiano, per poterci aiutare e aiutare i bisognosi della terra ha bisogno di noi perché non si impone mai. Troppo spesso e per troppo tempo lasciamo gemere nell'attesa i poveri del mondo. Dobbiamo ancora accrescere e dilatare la catena della solidarietà e godere nel costatare come anche oggi i miracoli della carità cristiana, diventino motivo di fede nell'unico vero Dio. Dio per sfamare il mondo si fa questuante: ha bisogno dei tuoi piccoli sette pani e dei tuoi pochi pesciolini e allora potrà calmare la tua fame e la fame di quella strana compagnia di poveri e derelitti che ancora oggi lo segue bisognosa.

 

 

 

 

GIOVEDI’ 7 DICEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

LA MIA VITA CANTI LA TUA LODE, O SIGNORE.

 

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Ambrogio, vescovo e dottore della Chiesa; San Claudio, martire.

Hanno detto: La passione fa sovente un pazzo dell'uomo più abile, e rende spesso abili i più sciocchi.(La Rochefoucauld)

Saggezza popolare: La capra con la scabbia infetta le altre. (Proverbio del Leshoto)

Un aneddoto: Papa Luciani, Giovanni Paolo I, in una ipotetica lettera scritta a Santa Teresa diceva: “Non ho mai avuto occasione di gettarmi in un torrente per salvare un pericolante; spessissimo sono stato richiesto di prestare qualche cosa, di scrivere lettere, di dare modeste e facili indicazioni. Non ho mai incontrato un cane idrofobo per via, invece tante noiose mosche e zanzare; mai avuto persecutori che mi bastonassero, ma tante persone che mi disturbavano col parlare forte in strada, col volume della televisione troppo alzato o magari col fare rumore nel mangiare la minestra. Aiutare come si può, non prendersela, essere comprensivi, mantenersi calmi e sorridenti il più possibile in queste occasioni, è amare il prossimo senza retorica, ma in modo pratico”.

Parola di Dio: Is. 26,1-6; Sal 117; Mt.7,21.24-27

 

 

Vangelo Mt 7, 21.24-27

Dal vangelo secondo Matteo.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, è simile a un uomo saggio che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa non cadde, perché era fondata sopra la roccia. Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, è simile a un uomo stolto che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde, e la sua rovina fu grande". Parola del Signore

 

“NON CHIUNQUE MI DICE “SIGNORE, SIGNORE, ENTRERA' NEL REGNO DEI CIELI, MA COLUI CHE FA LA VOLONTA' DEL PADRE MIO CHE E' NEI CIELI”. (Mt. 7,21)

Qualcuno legge questa frase del Vangelo quasi come un invito a non più pregare ma a ridurre la fede ad un fare continuo. Gesù qui ci invita solo alla sincerità, ad evitare l’ipocrisia delle parole vuote.

Un’altra tentazione ricorrente è quella di pensare che Dio possa comprarsi a base di parole e di formule. Gesù in tanti brani di Vangelo ci invita alla preghiera, ci dice anche di pregare incessantemente, di fidarci di Dio abbandonandoci a Lui, ma ci mette in guardia: la preghiera è un atto di fiducia, non una compravendita, è accettare la sua volontà, non avere la presunzione di ridurre Lui alla nostra volontà. Pregare è entrare con umiltà nel cuore di Dio, scoprire giorno per giorno il suo progetto di amore su noi, chiedere a Lui la capacità e la volontà di adeguarvisi e ripartire con forza. Se vuoi sapere se la tua preghiera è vera, se è efficace, se ha toccato il cuore di Dio, guardati: se dopo aver pregato sei cambiato, almeno nelle intenzioni, se sei ripartito con coraggio, se hai realizzato un atto concreto di carità, di perdono, di solidarietà, vuol dire che hai pregato davvero. Se non è così, forse, bisogna cambiar modo di pregare.

 

 

 

 

VENERDI’ 8 DICEMBRE: IMMACOLATA CONCEZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA

Una scheggia di preghiera:

 

AVE O MARIA!

 

Tra i santi ricordati oggi: San Macario, eremita; Beata Chiara da Foligno.

Hanno detto: Nessuno può essere pacifista senza essere pronto a combattere per la pace e morire per la pace. (M.H. Vorse)

Saggezza popolare: Chi balla indossando un vestito prestato si diverte poco. (Proverbio della Nigeria)

Un aneddoto: Spinto da un milione di ali di fuoco accese dall'uomo, il razzo si fa un tunnel nel cielo, e tutti acclamano. Spinta da un solo pensiero di Dio, la piantina si fa strada con urgenza nello spessore nero, e quando ha bucato il cielo pesante del suolo e si lancia su verso gli spazi esterni, neanche uno le batte le mani. (Mercie Hans)

Parola di Dio: Gen 3,9-15.20; Sal 97; Ef. 1,3-6.11-12; Lc. 1,26-38

 

 

Vangelo Lc 1, 26-38

Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazareth, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: "Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te". A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto. L'angelo le disse: "Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine". Allora Maria disse all'angelo: "Come è possibile? Non conosco uomo". Le rispose l'angelo: "Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio. Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: nulla è impossibile a Dio". Allora Maria disse: "Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto". E l'angelo partì da lei. Parola del Signore

 

“LA VERGINE SI CHIAMAVA MARIA.”. (Lc. 1,27)

Un giorno dei bambini del catechismo vennero ad intervistarmi. Li avevo abituati io ad un catechismo attivo, quindi era giusto che pagassi il pegno. Mi chiesero: “Che posto ha avuto per te la Madonna nella tua vita?” A nessuno si possono raccontare bugie, tanto meno ai bambini quindi raccontai con semplicità un pezzetto della mia vita: “Quando ero piccolo la figura di Maria mi riempiva di gioia, vedevo in lei la mamma, buona, bella, con cui poter avere confidenza, in cui potersi rifugiare nei momenti di buio e di paura, a cui chiedere una mano quando avevi combinato qualche marachella ed avevi paura della punizione di papà. Ancora di più sentii Maria come mamma quando, appena decenne, entrai in seminario ed ero quindi lontano dalla mia cara mamma terrena. Maria riempiva i miei giorni della sua presenza, della sua grazia, leniva i momenti di malinconia e sempre di più ammiravo in Lei i grandi doni di Dio. Poi venne l’età della adolescenza e della giovinezza e allora Maria divenne per me la figura della donna vera, la pienezza della grazia femminile, colei che riusciva a realizzare una vocazione per me tanto difficile, la figura di una purezza da me tanto lontana, ma anche un invito concreto a continuare la lotta per avvicinarsi sempre di più. C’è stato anche il momento in cui per paura di troppi sdolcinamenti e romanticismi ho detto: “Basta avere Gesù!”. Ora, man mano che gli anni passano mi piace sempre più vedere Maria come modello di cristiana: contano sì i doni che Dio le ha fatto ma ben più importante è che Lei ci sia stata concretamente nella vita di Gesù e che Lei mi indichi la strada per arrivare a Lui. Maria è come me, anche Lei ha avuto bisogno di chiedere per arrivare a dire il suo “sì”, ma quando lo ha detto si è lasciata invadere la vita da Dio ed è diventata ‘la felice’ perché ha vissuto nella sua volontà, la madre vera, perché ha accolto col figlio tutti i suoi fratelli, la vera femminilità dolce e ferma pienamente realizzata, colei che ci fa avere nostalgia della purezza e della bellezza, ma che proprio per questo ci prende per mano e ci aiuta a camminare per realizzarle nella nostra vita”.

 

 

 

 

SABATO 9 DICEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE TU CHIAMI E IO VOGLIO RISPONDERTI.

 

Tra i santi ricordati oggi: Santa Valeria; San Siro.

Hanno detto: Prega per comprendere. (Sant’Agostino)

Saggezza popolare: L’uomo non può prendere due sentieri alla volta. (Proverbio del Mali)

Un aneddoto: Nel romanzo "E' scomparso il Papa", si racconta che il papa, stanco di vedere che nel mondo non c'era più fede, né buoni sentimenti, né vita cristiana, abbandonò Roma e il Vaticano e andò in giro per il mondo sconfortato. A Parigi diventò tassista e incontrò gente di ogni tipo. Un giorno, durante una sosta, osservò una bambina tutta sola che giocava a palla, e si intenerì. Le domandò:" Non ti dispiace di giocare tutta sola, mia povera bambina?". "Ma io non solo sola - rispose la piccola - il Signore gioca con me!". Allora capì che nel cuore della gente Dio riposa, che il bene e Dio stesso continuano ad essere seminati nei cuori, che la fede è presente in tanti, che tutto può ricominciare. Una bambina aveva fatto da maestra al Papa!

Parola di Dio: Is. 30, 19-21.23-26; Sal 146; Mt. 9,35-10,1.6-8

 

 

Vangelo Mt 9, 35-10,1.6-8

Dal vangelo secondo Matteo.

In quel tempo,Gesù percorreva tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, predicando il vangelo del regno e curando ogni malattia e infermità. Vedendo le folle ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite, come pecore senza pastore. Allora disse ai suoi discepoli: «La messe è molta, ma gli operai sono pochi! Pregate dunque il padrone della messe che mandi operai nella sua messe!». Chiamati a sé i dodici discepoli, diede loro il potere di scacciare gli spiriti immondi e di guarire ogni sorta di malattie e d'infermità. Rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa d'Israele. E strada facendo, predicate che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, sanate i lebbrosi, cacciate i demoni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date. Parola del Signore

 

“GUARITE GLI INFERMI, RISUSCITATE I MORTI, SANATE I LEBBROSI, CACCIATE I DEMONI”. (Mt. 10,8)

Quando trovo questa pagina di Vangelo dove Gesù chiama e manda i suoi discepoli e dove ci invita a pregare perché ci siano operai nella sua messe, forse perché troppo condizionato da una certa predicazione fatta per “acchiappare vocazioni sacerdotali e religiose”, mi viene da pensare alla distinzione esistente tra vocazione e vocazioni. Le vocazioni sono le singole chiamate ad esempio al servizio, al volontariato, alla consacrazione religiosa, al ministero sacerdotale… Vocazione invece è la chiamata che Gesù rivolge a tutti: tutti siamo chiamati ad accogliere e vivere il mistero della Salvezza del Cristo! Tutti siamo chiamati a rispondere con la nostra vita alle esigenze del Vangelo, tutti poi siamo chiamati dalla misericordia del Signore a partecipare alla salvezza e alla eternità. Già Isaia oggi diceva: “Il Signore curerà la piaga del suo popolo” e il vangelo ci presentava Gesù compassionevole davanti “alle folle stanche e sfinite”. Gesù è venuto e si è letteralmente fatto in quattro per noi, ma ha bisogno di noi per salvarci e per salvare. Dio non può salvarmi se io non faccio nulla per farlo e Dio si è fatto talmente povero che ha bisogno di me perché la salvezza arrivi ai miei fratelli. Non perdiamoci a piangere sulle poche vocazioni religiose di oggi ma cerchiamo di capire la nostra vocazione! Dio ha bisogno di me e di te per poter parlare ancora al mondo di amore vero, ha bisogno di noi perché altri possano conoscere che Lui è Padre misericordioso e non padrone terribile, ha bisogno del tuo e del mio servizio per far capire che il suo vero potere è quello di amare e servire tutti, vuole che noi sorridiamo ai fratelli per far capire il suo sorriso benevolo, vuole che noi solidarizziamo con tutti ma specialmente con i malati e con i poveri per far capire che Lui non abbandona nessuno. Sono sicuro che se ciascuno di noi realizzasse almeno un po’ la propria vocazione, allora in questo clima d’amore e di donazione nascerebbero e crescerebbero anche le vocazioni.

 

 

 

 

DOMENICA 10 DICEMBRE: 2^ DOMENICA DI AVVENTO ANNO C

Una scheggia di preghiera:

 

AIUTACI, SIGNORE A PREPARARE LA TUA STRADA.

 

Tra i santi ricordati oggi: Santa Eulalia, martire; San Milziade, Papa.

Hanno detto: Le cose sono meravigliose se tu le ami. (Jean Anouilh)

Saggezza popolare: Ogni corso d’acqua ha la sua sorgente. (Proverbio del Sud Africa)

Un aneddoto: Un uomo cercava una buona chiesa da frequentare ed entrò per caso in una chiesa in cui i fedeli e il prete stavano leggendo il loro libro di preghiere. E dicevano: "Non abbiamo fatto queste cose che avremmo dovuto fare, e abbiamo fatto queste altre cose che non avremmo dovuto fare". L'uomo si lasciò cadere in un banco e sospirò sollevato dicendosi:"Grazie a Dio, ho finalmente trovato la mia gente". Tutti abbiamo bisogno del perdono di Dio e degli altri, nessuno escluso. Chi pensa o dice il contrario è solo bugiardo!

Parola di Dio: Bar. 5,1-9; Sal. 125; Fil 1,4-6.8-11; Lc. 3,1-6

 

 

Vangelo Lc 3, 1-6

Dal Vangelo secondo Luca

Nell'anno decimoquinto dell'impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea, Erode tetrarca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetrarca dell'Iturèa e della Traconìtide, e Lisània tetrarca dell'Abilène, sotto i sommi sacerdoti Anna e Caifa, la parola di Dio scese su Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto. Ed egli percorse tutta la regione del Giordano, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati, com'è scritto nel libro degli oracoli del profeta Isaia: Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri! Ogni burrone sia riempito, ogni monte e ogni colle sia abbassato; i passi tortuosi siano diritti; i luoghi impervi spianati. Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio! Parola del Signore

 

“NELL’ANNO DECIMOQUINTO DELL’IMPERO DI TIBERIO CESARE, MENTRE PONZIO PILATO ERA GOVERNATORE DELLA GIUDEA, ERODE TETRARCA DELLA GALILEA…” (Lc. 3,1)

Il vangelo riporta esattamente date, nomi, nazioni e regioni: c’è un imperatore, un governatore, dei principi, dei sommi sacerdoti che esercitano il loro potere nei palazzi e nel tempio. Questa cornice di poteri e di incarichi, spesso confusa con la vera storia dell’umanità, contrasta con l’avvenimento umile e piccolo, ma decisivo, che accade nel deserto: la Parola di Dio indirizzata a Giovanni figlio di Zaccaria.

Questo contrasto tra la grande storia: quella dei forti e dei potenti, e la piccola storia: quella dei semplici che ascoltano la Parola di Dio, è una costante dell’agire del Signore. Dio fa grandi cose ma  a partire dai piccoli, dal quotidiano, dai gesti semplici ed umili. Questo stile che evita le grandezze e la solennità normalmente lo chiamiamo “familiare”, perché la famiglia dovrebbe funzionare proprio così. La famiglia, come Dio, fa la storia con la semplicità e l’umiltà, a partire dall’ascolto e dalla disponibilità del cuore. Quando nella famiglia ci si atteggia a “potenti”, si ritagliano le sfere di influenza, si contratta su chi deve comandare e chi deve obbedire, lo stile “familiare” non funziona più, si ragiona come Erode, Pilato o Tiberio Cesare e non come Dio. “…A volte ho l’impressione che tra me e mio marito, o peggio tra me e mia figlia sedicenne ci sia un profondo burrone. Siamo vicini, ci vediamo e ci parliamo senza dover gridare, eppure siamo lontani. Non so proprio da che parte cominciare per costruire il ponte…” diceva una mamma. La conversione che Giovanni Battista predicava, parlando di burroni da spianare, era proprio questa. Colli di superbia da abbassare e burroni di incomunicabilità da riempire con i ponti della tenerezza, dell’ascolto, dell’offerta generosa di un aiuto che non chiede subito il contraccambio. Quali sono i burroni ed i monti che la nostra famiglia deve riempire e spianare, per venirci veramente incontro e così poter andare tutti insieme verso Dio?

 

 

 

 

LUNEDI’ 11 DICEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

TU, GESU’, SEI IL DIO CHE VIENE A SALVARCI.

 

Tra i santi ricordati oggi: San Damaso, papa; San Daniele stilita.

Hanno detto: Non si può separare la pace dalla libertà, perché nessuno può essere in pace finché non è libero. (Malcom X)

Saggezza popolare: La bocca è il cancello del diavolo. (Proverbio del Giappone)

Un aneddoto: Un uomo molto anziano scavava dei buchi nel suo orto. Lavorava con grande entusiasmo. "Che cosa fai?", gli chiese un vicino. "Pianto dei meli", rispose l'anziano. "Speri di mangiare un giorno il frutto di questi alberi?" "No, non penso di vivere tanto. Ma altri li mangeranno. Io ho mangiato tanti frutti di alberi piantati da altri. E' questo è il mio modo di mostrare la mia gratitudine prima di morire".

Parola di Dio: Is. 35, 1-10; Sal. 84; Lc. 5,17-26

 

 

Vangelo Lc 5, 17-26

Dal vangelo secondo Luca.

Un giorno Gesù sedeva insegnando. Sedevano là anche farisei e dottori della legge, venuti da ogni villaggio della Galilea, della Giudea e da Gerusalemme. E la potenza del Signore gli faceva operare guarigioni. Ed ecco alcuni uomini, portando sopra un letto un paralitico, cercavano di farlo passare e metterlo davanti a lui. Non trovando da qual parte introdurlo a causa della folla, salirono sul tetto e lo calarono attraverso le tegole con il lettuccio davanti a Gesù, nel mezzo della stanza. Veduta la loro fede, disse: «Uomo, i tuoi peccati ti sono rimessi ». Gli scribi e i farisei cominciarono a discutere dicendo: «Chi è costui che pronuncia bestemmie? Chi può rimettere i peccati, se non Dio soltanto?». Ma Gesù, conosciuti i loro ragionamenti, rispose: «Che cosa andate ragionando nei vostri cuori? Che cosa è più facile, dire: Ti sono rimessi i tuoi peccati, o dire: Alzati e cammina? Ora, perché sappiate che il Figlio dell'uomo ha il potere sulla terra di rimettere i peccati: io ti dico esclamò rivolto al paralitico alzati, prendi il tuo lettuccio e và a casa tua». Subito egli si alzò davanti a loro, prese il lettuccio su cui era disteso e si avviò verso casa glorificando Dio. Tutti rimasero stupiti e levavano lode a Dio; pieni di timore dicevano: «Oggi abbiamo visto cose prodigiose». Parola del Signore

 

“UOMO, I TUOI PECCATI TI SONO RIMESSI” (Lc. 5,21)

Quel paralitico e i suoi amici si aspettavano la guarigione fisica e invece, prima di tutto Gesù perdona gratuitamente i suoi peccati. E’ vero che i teologi ci diranno che qui Gesù vuol far capire di essere il messia-Dio in quanto solo Dio può perdonare i peccati. E’ vero che i biblisti ci aiuteranno a capire che nella mentalità ebraica il male fisico è conseguenza del peccato e che quindi il perdono di esso è anticipo della guarigione. A me però sembra estremamente bello questo perdono che mostra il volto di un Dio pieno di tenerezza che perdona senza condizione, restituendo dignità alla persona paralizzata dal peccato.

Il peccato è una di quelle parole che specialmente nel mondo moderno si vogliono cancellare; forse perché per secoli si è vissuti, anche in ambito cattolico con l’ossessione del peccato, della sua condanna, di inferni paurosi e terribili. Ma il peccato non lo si cancella eliminandolo dal vocabolario, lo si cancella riconoscendolo e affidandolo alla misericordia di Dio. Nella Bibbia, e particolarmente nei Vangeli, peccato significa: “Sbagliare il colpo, fallire il bersaglio, non realizzare quello che è il progetto di bene che Dio ha su di noi”. E’ avere a disposizione la gioia e fermarsi ad un piccolo piacere. Il peccato è male soprattutto perché ci fa del male e Dio è scontento perché ci vede irrealizzati e allora manda Gesù che ci ridona gratuitamente il perdono e la dignità affidandoci ancora il progetto di Dio. Possiamo ancora essere irriconoscenti davanti a tanto amore? Possiamo continuare a sbagliare bersaglio quando il perdono ci ha nuovamente messi nel progetto di bene per noi di Dio?

 

 

 

 

MARTEDI’ 12 DICEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

TU SEI UN DIO MISERICORDIOSO, LENTO ALL’IRA, PIENO DI GRAZIA E DI PERDONO.

 

Tra i santi ricordati oggi: Memoria della Beata Vergine Maria di Guadalupe; Santa Giovanna Francesca di Chantal.

Hanno detto: L'esperienza ammonisce che bisogna, qualche volta, chiudere un occhio, ma che non bisogna mai chiuderli tutti e due. (Arturo Graf)

Saggezza popolare: L’inizio della saggezza è chiamare le cose con i loro nomi propri. (Proverbio Cinese)

Un aneddoto: Due amici camminavano nel deserto. Uno dei due diede uno schiaffo all'altro. Quest'ultimo scrisse nella sabbia:"Oggi il mio amico mi ha schiaffeggiato". Più avanti, in un'oasi, andarono a fare un bagno. Quando uno rischiò di annegare, l'altro lo salvò. Con un coltellino il primo scrisse sulla roccia:" Oggi il mio amico mi ha salvato la vita". L'amico gli chiese:"Perché quando ti ho picchiato l'hai scritto nella sabbia e oggi che ti ho salvato l'hai scritto nella roccia?". “E' chiaro, gli rispose, quello volevo che lo cancellasse il vento; questo deve restare inciso per sempre nella roccia del mio cuore".

Parola di Dio: Is. 40, 1-11; Sal. 95; Mt. 18,12-14

 

 

Vangelo Mt 18, 12-14

Dal vangelo secondo Matteo.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Che ve ne pare? Se un uomo ha cento pecore e ne smarrisce una, non lascerà forse le novantanove sui monti, per andare in cerca di quella perduta? Se gli riesce di trovarla, in verità vi dico, si rallegrerà per quella più che per le novantanove che non si erano smarrite. Così il Padre vostro celeste non vuole che si perda neanche uno solo di questi piccoli. Parola del Signore

 

“IL PADRE VOSTRO CELESTE NON VUOLE CHE SI PERDA NEANCHE UNO DI QUESTI PICCOLI. (Lc. 18,14)

Continuiamo la riflessione di ieri. L’uomo davanti al peccato o cerca di eliminarlo dicendo che non esiste, o lo camuffa facendolo diventare un semplice sbaglio, un errore, o lo fa diventare una ossessione, una imposizione causata da un Dio terribile che prima ci fa vedere le cose belle e poi per gusto suo ce le impedisce ed ecco allora che il volto di Dio diventa il volto severo di un Dio che ci scruta per coglierci in fallo, come se quasi godesse della nostra rovina, come se fosse un vigile nascosto pronto a fischiare il nostro errore e pronto soprattutto a farci una multa salata. Gesù rimette le cose al loro posto e ci offre il vero volto di Dio. Dio non è in concorrenza con la mia felicità. Desidera salvarmi, desidera che io mi realizzi nel modo migliore, non mi cerca per bastonarmi a causa dei miei errori, delle mie fughe ma è davvero il Buon pastore che si mette a cercare la pecora perduta e che quando la ritrova non solo non la bastona ma, aggiungendo fatica a fatica, se la mette sulle spalle (un po’ come la croce di Gesù) e la porta con sé. Lo scopo della venuta di Gesù sulla terra non è un giro turistico, non è venire a vedere come stanno le cose per poter poi organizzare un bel giudizio universale con tanto di lampi e tuoni e inferni bruciacchianti in cui sbattere i peccatore, Gesù viene sulla terra per farci vedere il volto del Dio misericordioso, viene per cercarci, accetta di mettere la croce sulle sue spalle e di farsi mettere in croce per dirci che Dio ci ama. Se avessi capito questo l’orrore per il peccato non sarebbe dettato dalla paura ma sarebbe il dispiacere profondo di chi davanti a tanto amore risponde solo con tanto egoismo, di chi potendo realizzare un bellissimo progetto svilisce il progetto e Dio che glielo propone nascondendosi in mezzo a rovi pungenti.

 

 

 

 

MERCOLEDI’ 13 DICEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

GESU’, OGNI MIO AFFANNO LO METTO NEL TUO CUORE.

 

Tra i santi ricordati oggi: Santa Lucia; Sant’ Antioco.

Hanno detto: I mediocri condannano tutto ciò che non è alla loro portata. (La Rochefoucauld)

Saggezza popolare: Una mezza verità è una bugia intera. (Proverbio dell’Arabia Saudita)

Un aneddoto: Un giorno George Bernard Shaw, trovandosi con un gruppo di persone che si lamentava di tutto quello che accadeva attribuendolo ad un destino cattivo disse: “Molte persone attribuiscono al destino le colpe di ciò che succede loro. Io non credo nel destino. Le persone di successo sono quelle che si alzano al mattino e si mettono alla ricerca del proprio destino e,  se non lo trovano,  se lo creano.”.

Parola di Dio: Is. 40,25-31; Sal. 102; Mt. 11,28-30

 

 

1^ Lettura Is 40, 25-31

Dal libro del profeta Isaia

«A chi potreste paragonarmi quasi che io gli sia pari?» dice il Santo. Levate in alto i vostri occhi e guardate: chi ha creato quegli astri? Egli fa uscire in numero preciso il loro esercito e li chiama tutti per nome; per la sua onnipotenza e il vigore della sua forza non ne manca alcuno. Perché dici, Giacobbe, e tu, Israele, ripeti: «La mia sorte è nascosta al Signore e il mio diritto è trascurato dal mio Dio?». Non lo sai forse? Non lo hai udito? Dio eterno è il Signore, creatore di tutta la terra. Egli non si affatica né si stanca, la sua intelligenza è inscrutabile. Egli dà forza allo stanco e moltiplica il vigore allo spossato. Anche i giovani faticano e si stancano, gli adulti inciampano e cadono; ma quanti sperano nel Signore riacquistano forza, mettono ali come aquile, corrono senza affannarsi, camminano senza stancarsi. Parola di Dio

 

“LEVATE IN ALTO I VOSTRI OCCHI”. (Is. 40,25)

Oggi, sia Isaia che Gesù con l’invito ad andare da Lui quando siamo stanchi e oppressi ci indicano la strada per vincere la tristezza, la delusione, l’abitudine. Quante volte la nostra giornata inizia sotto il peso delle preoccupazioni. Sali su un tram, al mattino e ti trovi pigiato tra persone, ciascuna chiusa in se stessa, con gli occhi assonnati e inespressivi che guardano o in terra o lo scorrere di vie piene di uomini impazienti inscatolati nelle loro macchine, e ti prende quasi la paura che il cielo non ci sia più sopra quelle vie sporche, che il sole un bel giorno, stufo del suo solito giro, abbia deciso di non splendere più, che l’uomo, macchina per lavorare, non abbia prospettive.

“Levate gli occhi in alto”. Piantala di vedere solo scarpe che camminano, smettila di piangerti addosso, riscopri ciò che hai dentro; il cielo c’è ancora anche dietro alle nuvole grigie, il tuo desiderio di infinito che hai dentro non è sparito, c’è sempre ed è desiderio di vita, di amore, di eternità. Non soffochiamolo questo desiderio, ma piuttosto cerchiamo di prenderne coscienza, nei momenti di silenzio e di riflessione perché così si comincia ad adorare Dio che ci ha creati.

La nostra vita è un libro sempre aperto per il Signore: egli sa delle nostre vicende personali, legge ogni istante la storia del mondo ed è costante la sua cura paterna per tutti e per ognuno di noi. Cristo viene a redimere la nostra storia e ci sollecita ad andare con fiducia da lui per liberarci dalle nostre stanchezze e dalle nostre oppressioni. Egli sa che non siamo capaci a portare da soli certi pesi, né siamo capaci di liberarci dalle nostre stanchezze e dalle nostre infelicità. Abbiamo bisogno di un ristoro sicuro, di una consolazione vera e di una gioia autentica e duratura. Il giogo che egli ci affida, la fatica del nostro ritorno a lui e l'impegno necessario per seguire i suoi precetti è “dolce” e “leggero”, perché quel peso e quella fatica se la uniamo alla grande fatica che Egli ha sostenuto per noi portando, con la croce, i pesi più grandi, i nostri peccati, concorre ancora ad essere motivo di salvezza e di redenzione.

 

 

 

 

GIOVEDI’ 14 DICEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, IL TUO AMORE MI CIRCONDA.

 

Tra i santi ricordati oggi: San Giovanni della Croce; San Pompeo vescovo; Sant’Agnello abate.

Hanno detto: Essere maschi o femmine è naturale. Essere uomini o donne è molto più difficile. (Alessia Carboni)

Saggezza popolare: Amicizia di gatti, pericolo di sorci. (Proverbio Finlandese)

Un aneddoto: Due amici attraversavano un bosco. All'improvviso videro venire loro incontro un orso affamato. Cominciarono a correre. Uno inciampò e cadde, l'altro riuscì ad arrampicarsi su un albero. Quello che era caduto, vedendosi perso, se ne stette immobile senza neanche respirare. L'orso lo raggiunse, lo leccò per un bel po’ e poi, credendolo morto se ne andò. Allora l'altro scese dall'albero e chiese al suo amico: - Quando l'orso ti si è avvicinato, mi è sembrato che ti parlasse. Che cosa ti ha detto?  - Mi ha detto solo questo: di non fidarmi mai degli amici come te.

Parola di Dio: Is. 41,13-20; Sal. 144; Mt.11,11-15

 

 

1^ Lettura Is 41, 13-20

Dal libro del profeta Isaia.

Io sono il Signore tuo Dio che ti tengo per la destra e ti dico: «Non temere, io ti vengo in aiuto». Non temere, vermiciattolo di Giacobbe, larva di Israele; io vengo in tuo aiuto oracolo del Signore tuo redentore è il Santo di Israele. Ecco, ti rendo come una trebbia acuminata, nuova, munita di molte punte; tu trebbierai i monti e li stritolerai, ridurrai i colli in pula. Li vaglierai e il vento li porterà via, il turbine li disperderà. Tu, invece, gioirai nel Signore, ti vanterai del Santo di Israele. I miseri e i poveri cercano acqua ma non ce n'è, la loro lingua è riarsa per la sete; io, il Signore, li ascolterò; io, Dio di Israele, non li abbandonerò. Farò scaturire fiumi su brulle colline, fontane in mezzo alle valli; cambierò il deserto in un lago d'acqua, la terra arida in sorgenti. Pianterò cedri nel deserto, acacie, mirti e ulivi; porrò nella steppa cipressi, olmi insieme con abeti; perché vedano e sappiano, considerino e comprendano a un tempo che questo ha fatto la mano del Signore, lo ha creato il Santo di Israele. Parola di Dio

 

“NON TEMERE, VERMICIATTOLO DI GIACOBBE, IO VENGO IN TUO AIUTO”. (Is. 41,14)

Se penso alla storia della salvezza con tutti i suoi peccati, alla storia della chiesa con tutte le sue mancanze e se esamino la mia storia fatta di tante miserie, non posso che stupirmi davanti alla pazienza e misericordia di Dio che si interessa a noi. Siamo davvero un “vermiciattolo”, siamo piccoli uomini peccatori spersi nell’universo, eppure “vermiciattolo” amato personalmente nientemeno che dal Dio creatore e Signore di tutte le cose.

Dio, l’Eterno, come può aver attenzioni nei miei riguardi, come può abbassarsi fino alla mia miseria?

Se vogliamo trovare una risposta, non dobbiamo ragionare con il calcolo umano, dobbiamo cominciare a pensare come Dio. lo, nei suoi riguardi non ho alcun diritto, i miei “meriti” non hanno diritto ad alcuna ricompensa e così anche i miei peccati non mi escludono dal suo amore. Tutto ciò che ho è amore suo. Solo quando comprenderò la gratuità del suo amore, imparerò la riconoscenza e con essa se ne andrà il timore.

 

 

 

 

VENERDI’ 15 DICEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

FA’ CHE ASCOLTIAMO OGGI LA TUA VOCE O DIO, PER AVERE LA TUA GIOIA.

 

Tra i santi ricordati oggi: Santa Cristiana; Sant’Adalbertone.

Hanno detto: Prendere riempie le mani, dare riempie il cuore. (Margarete Seeman)

Saggezza popolare: Quando non c’è più avena nel trogolo i cavalli si combattono tra di loro. (Proverbio Francese)

Un aneddoto: C'era una volta uno scienziato che aveva scoperto l'arte di riprodurre se stesso in modo così perfetto che era impossibile distinguere la copia dall'originale. Un giorno venne a sapere che l'Angelo della Morte lo stava cercando e allora preparò una dozzina di copie di se stesso. L'Angelo ebbe delle difficoltà nell'individuare quale dei tredici esemplari che aveva davanti fosse lo scienziato, perciò lo lasciò stare e ritornò in cielo. Ma non passò molto tempo che l'Angelo, esperto conoscitore com'era della natura umana, escogitò uno stratagemma. Disse:" Signore, lei deve essere un genio poiché è riuscito a creare delle copie di se stesso tanto perfette. Tuttavia, ho scoperto nella sua opera un difetto, una piccolissima imperfezione". Lo scienziato saltò su immediatamente e gridò: "Impossibile, dov'è il difetto?". "Proprio qui", rispose l'Angelo, mentre sceglieva lo scienziato fra le imitazioni e lo portava via.

Parola di Dio: Is. 48,17-19; Sal. 1; Mt. 11,16-19

 

 

1^ Lettura Is 48, 17-19

Dal libro del profeta Isaia.

Così dice il Signore tuo redentore, il Santo di Israele: "Io sono il Signore tuo Dio che ti insegno per il tuo bene, che ti guido per la strada su cui devi andare. Se avessi prestato attenzione ai miei comandi, il tuo benessere sarebbe come un fiume, la tua giustizia come le onde del mare. La tua discendenza sarebbe come la sabbia e i nati dalle tue viscere come i granelli d'arena; non sarebbe mai radiato né cancellato il tuo nome davanti a me". Parola di Dio

 

“IO SONO IL SIGNORE CHE TI INSEGNO PER IL TUO BENE, SE AVESSI PRESTATO ASCOLTO AI MIEI COMANDI, IL TUO BENESSERE SAREBBE COME UN FIUME”. (Is. 48,17-18)

Ancora una volta, con questa frase dell’Antico Testamento siamo invitati a riflettere su quale sia il nostro Dio. Un Dio che ci chiede cose impossibili, tristi, difficili, piene di rinunce o un Dio che vuole la nostra realizzazione e felicità? Il male nella storia è entrato per colpa di Dio o dell’uomo? Dio vuole la pace, ci insegna a fondarla su di Lui, a dare la vita per il fratello; l'uomo preferisce fidarsi dei suoi trattati basati su politiche, inganni e compromessi: togli due missili tu che due li tolgo anch'io... intanto ne compriamo duecento nuovi che "serviranno a continuare a garantire la pace!" L'uomo vuole aiutare il fratello che muore di fame ma intanto inneggia al consumismo. L'uomo cerca la giustizia ma pur avendo vinto la schiavitù mai come oggi è stato schiavo delle cose e delle macchine. E Gesù è venuto a sottrarre qualcosa all’uomo? E’ venuto per intristire la nostra vita? Se una testimonianza i cristiani sono chiamati a dare a questo nostro tempo è proprio quello della gioia. Gesù vero uomo, uomo perfetto, ha pienamente gioito dell'amicizia, della festa, delle bellezze della sua terra, ha sorriso guardando ai bambini che litigano per un gioco, ha saputo prendere spunto dall'emozione provata davanti a un tramonto o ai biondi campi di grano per parlare del Regno. Siamo chiamati a riappropriarci di una piena umanità, i cristiani sono chiamati a diventare testimoni di piena umanità. Non facciamo i capricciosi allora, mai contenti della vita, di noi, degli altri, di Dio, sappiamo cogliere da dentro il grande dono che Dio ci ha fatto chiamandoci prima alla vita e poi alla salvezza.

 

 

 

 

SABATO 16 DICEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

VIENI SANTO SPIRITO: SCALDA CIO’ CHE E’ GELIDO.

 

Tra i santi ricordati oggi: Santa Adelaide, regina; Sant’Adone da Vienne; Santa Albina martire

Hanno detto: Nessun uomo vive a lungo quando muoiono i suoi sogni. (Gene Wolfe)

Saggezza popolare: Ben farebbe ridere quel gatto che si facesse far nidi di sorci nelle orecchie. (Proverbio tedesco)

Un aneddoto:  Due monaci coltivavano rose. Il primo si perdeva nella contemplazione della bellezza e del profumo delle sue rose. Il secondo tagliava le rose più belle e le donava ai passanti. “Ma che fai?” - lo rimproverava il primo – “Come puoi privarti così della gioia e del profumo delle tue rose?” “Le rose lasciano molto profumo sulle mani di chi le regala!” rispose pacatamente il secondo.

Parola di Dio: Sir. 48, 1-4.9-11; Sal. 79; Mt. 17,10-13

 

 

Vangelo Mt 17, 10-13

Dal vangelo secondo Matteo.

Nel discendere dal monte, i discepoli domandarono a Gesù: «Perché dunque gli scribi dicono che prima deve venire Elia?». Ed egli rispose: «Sì, verrà Elia e ristabilirà ogni cosa. Ma io vi dico: Elia è gia venuto e non l'hanno riconosciuto; anzi, l'hanno trattato come hanno voluto. Così anche il Figlio dell'uomo dovrà soffrire per opera loro». Allora i discepoli compresero che egli parlava di Giovanni il Battista. Parola del Signore

 

“ELIA E' GIA' VENUTO E NON L’HANNO RICONOSCIUTO” (Mt 17,12)

Gesù, nel Vangelo di oggi, identifica la figura del profeta Elia con Giovanni il Battista perché entrambi hanno una missione che adempiono con coraggio e forza.

Spesso la fede è stata considerata come il placebo dell’anima, come un qualcosa che addormenta gli uomini, come un qualcosa fatto apposta per vinti e vecchiette. Tutt’altro, la fede è fuoco, è qualcosa che ti scalda ma che ti brucia dentro, è qualcosa che illumina ma che ti costringe a camminare. E’ naturale che ciascuno di noi abbia paura di bruciarsi! Per cui ci teniamo alla larga dal fuoco. Anche la Parola di Dio che può scuoterci dalle nostre abitudini, la prendiamo alla larga, ci cauterizziamo contro le sue bruciature. Come mai profeti come Elia avevano coraggio? Come mai i primi cristiani riuscivano ad accettare di diventare martiri per il Vangelo e noi siamo timorosi, paurosi, incapaci anche di piccoli gesti di fede solo perché ci procurano qualche sofferenza? Perché le mollezze della vita, le abitudini, il quieto vivere hanno messo una crosta di pietra sul cuore. Anche questo Avvento sta passando. Chissà se a Natale, in mezzo ai panettoni e ai regali, ci sarà anche qualche piccola bruciatura dovuta alla Parola di Dio che riesca ad infiammare un po’ il cuore?

 

 

 

 

DOMENICA 17 DICEMBRE: 3^ DOMENICA DI AVVENTO ANNO C

Una scheggia di preghiera:

 

VENGA PRESTO IL TUO REGNO DI GIOIA, O SIGNORE.

 

Tra i santi ricordati oggi: San Lazzaro; San Floriano.

Hanno detto: Non vi è nulla di più prezioso del tempo, poiché è il prezzo dell'eternità. (Louis Bourdaloue)

Saggezza popolare: Cattivo quel gatto che lascia fuggire il topo per correre dietro a un insetto. (Proverbio olandese)

Un aneddoto: Il re Gerone di Siracusa chiamò un giorno a sé il filosofo Simonide e gli domandò:sento dire tante cose intorno alla divinità e spesso diverse le une dalle altre. Dimmi tu che sei saggio: Chi è Dio? Il filosofo rispose: O re, dammi un giorno, per pensare. Il giorno dopo Simonide ritornò dal re e supplicò: ho bisogno di altri due giorni di studio! Finiti questi, ritornò a chiedere altri, altri giorni ancora. E così via. Domandandogli il re, stanco dell'attesa, perché agisse così, rispose:- O re, quanto più ci penso, tanto più Dio diventa grande ai miei occhi e tanto meno io riesco a comprenderlo con la mia mente!

Parola di Dio: Sof. 3,14-18; Salmo da Isaia 12; Fil 4,4-7; Lc. 3,10-18

 

 

Vangelo Lc 3, 10-18

Dal Vangelo secondo Luca

Le folle lo interrogavano: “Che cosa dobbiamo fare?”. Rispondeva: “Chi ha due tuniche, ne dia una a chi non ne ha; e chi ha da mangiare, faccia altrettanto”. Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare, e gli chiesero: “Maestro, che dobbiamo fare?”. Ed egli disse loro: “Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato”. Lo interrogavano anche alcuni soldati: “E noi che dobbiamo fare?”. Rispose: “Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno, contentatevi delle vostre paghe”. Poiché il popolo era in attesa e tutti si domandavano in cuor loro, riguardo a Giovanni, se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: “Io vi battezzo con acqua; ma viene uno che è più forte di me, al quale io non sono degno di sciogliere neppure il legaccio dei sandali: costui vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Egli ha in mano il ventilabro per ripulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel granaio; ma la pula, la brucerà con fuoco inestinguibile”. Con molte altre esortazioni annunziava al popolo la buona novella. Parola del Signore

 

“LE FOLLE INTERROGAVANO GIOVANNI DICENDO: CHE COSA DOBBIAMO FARE?” (Lc. 3,10)

Questa terza domenica di Avvento ha liturgicamente un tono festoso, ma il vangelo sembra andare in tutt’altra direzione. Infatti le folle che andavano a farsi battezzare dal Battista non erano folle gioiose e danzanti. I Romani occupavano il paese, l’ingiustizia sociale tormentava il popolo, l’inquietudine per il domani era profondamente diffusa. Una domanda si ripeteva da cuore e cuore: “che cosa dobbiamo fare?”.

La risposta del Battista sembra limitata e quasi banale: un invito generico a condividere con gli altri, a non fare soprusi, ad essere onesti; non ci si poteva aspettare di più? La risposta è in realtà concreta e chiara: la via verso Dio e verso il bene passa attraverso la concretezza e piccolezza del quotidiano.

La grandezza dell’annuncio evangelico è che proprio in mezzo a questo quotidiano il popolo incontrerà il suo Dio, troverà colui che “battezza in Spirito Santo e fuoco”, ed allora i colori del quotidiano diverranno straordinari e la via della salvezza apparirà in tutta la sua luce. Il valore di una fede che si incarna nel quotidiano, nella semplicità delle cose e dei gesti più comuni è il vero fondamento della spiritualità familiare. In questi giorni, in cui sta giungendo il freddo dell’inverno, un tecnico del riscaldamento mi spiegava la logica con cui dovrebbe funzionare un buon impianto di termosifone casalingo. Per ottenere i migliori risultati non serve scaldare tantissimo la casa in alcune ore a lasciare al freddo le altre. Anche se non ci fosse nessuno in casa un tepore continuo consuma di meno, fa meno male e fa sentire più il caldo. Sono proprio convinto che questo consiglio calzi a puntino anche per la vita spirituale. Le migliori famiglie che conosco non sono quelle dello straordinario, quelle dei grandi pellegrinaggi, delle penitenze “che fanno scena”, dei doni reciproci con cifre a molti zeri, delle giornate “tutte per noi” seguite da settimane “ognuno per conto suo”.

Le famiglie migliori sono quelle del tepore quotidiano e fedele, del saluto affettuoso ogni mattina, dell’attenzione costante ai bisogni dell’altro, della preghiera breve ma quotidiana, della messa in parrocchia tutte le domeniche, dell’atto di carità come stile normale di vita.

Qui sta il segreto della gioia!

 

 

 

 

LUNEDI’ 18 DICEMBRE

Una scheggia di preghiera

 

DONAMI DI INCONTRARTI NEL SILENZIO E NELL’UMILTA'.

 

Tra i santi ricordati oggi: San Quinto martire; San Gaziano vescovo.

Hanno detto: Non consentire alla lingua di oltrepassare il pensiero. (Anton Checov)

Saggezza popolare: Il pigro è il fratello gemello del mendicante. (Proverbio Russo)

Un aneddoto: Una volta il semaforo che sta a Milano in Piazza Duomo fece una stranezza. Tutte le sue luci si tinsero di blu, e la gente non sapeva più come regolarsi. "Attraversiamo o non attraversiamo? Stiamo o non stiamo?" In attesa di capirci qualcosa gli automobilisti strombettavano, i motociclisti facevano ruggire lo scappamento e i pedoni più grassi gridavano:" Lei non sa chi sono io!" Finalmente arrivò un vigile che spense il semaforo e districò il traffico. Prima di spegnersi il semaforo blu fece in tempo a pensare:"Poveretti! Io avevo dato il segnale di "via libera" per il cielo. Se mi avessero capito, ora tutti saprebbero volare. Ma forse è loro mancato il coraggio.

Parola di Dio: Ger. 23,5-8; Sal. 71; Mt. 1,18-24

 

 

Vangelo Mt 1, 18-24

Dal vangelo secondo Matteo.

Ecco come avvenne la nascita di Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo.  Giuseppe suo sposo, che era giusto e non voleva ripudiarla, decise di licenziarla in segreto. Mentre però stava pensando a queste cose, ecco che gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo. Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati». Tutto questo avvenne perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio che sarà chiamato Emmanuele, che significa Dio con noi. Destatosi dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l'angelo del Signore e prese con sé la sua sposa. Parola del Signore

 

“MARIA ESSENDO PROMESSA SPOSA DI GIUSEPPE…”. (Mt. 1,18)

Ecco il commento di don Curtaz a questo giorno della novena di Natale:

La nascita di Gesù secondo il punto di vista di Giuseppe. Di Giuseppe sappiamo ben poco, la sua figura resta come nascosta dietro quella molto più imponente di Maria, sua amata sposa. Eppure ciò che Matteo ci dice in pochi versetti è sorprendente. Maria e Giuseppe sono fidanzati, promessi sposi: potevano benissimo avere bambini e l'unico che sapeva che questo bambino non era suo era proprio Giuseppe il quale, seguendo la legge, avrebbe dovuto denunciare Maria la cui sorte sarebbe stata la lapidazione. Ma Giuseppe – osiamo immaginarci il suo dubbio, il suo tormento? – trova una soluzione: scioglierà la promessa, salvando Maria. Giuseppe è mite e giusto, non si arrende all'evidenza, mette a tacere tutti i terribili pensieri di tradimento e vendetta che gli abitano il cuore. Durante la notte un angelo gli dona la spiegazione di ciò che sta accadendo: Dio gli ha soffiato la ragazza! Giuseppe, costernato si alza e che fa? Da retta al sogno e prende con se Maria. Grazie, amico Giuseppe, padre amato di Gesù, perché hai creduto al Dio dell'impossibile, perché hai accettato di farti buttare per aria la vita da Dio, perché ci hai creduto, sul serio, che il Dio della promessa potesse servirsi della tua amata Maria per entrare nella storia. Rendici capaci di sognare, di lasciare che Dio ci cambi la vita se serve a salvare l'umanità, e continua tu a vegliare sulla Chiesa.

 

 

 

 

MARTEDI’ 19 DICEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

PARLA, SIGNORE, PERCHE' IL TUO SERVO VUOLE ASCOLTARTI.

 

Tra i santi ricordati oggi: San Dario martire; Santa Fausta martire.

Hanno detto: Per far trionfare il male basta non muovere un dito. (K. Annan)

Saggezza popolare: Un cavallo in affitto non è mai stanco. (Proverbio inglese)

Un aneddoto: San Antonino, Arcivescovo di Firenze, un giorno si trovò il demonio accanto al confessionale. Subito gli chiese: "Che fai qui, brutta bestia?". Il demonio rispose: "Vengo a restituire". "Che cosa?" replicò il Santo. "Vengo a restituire la vergogna ai fedeli che stanno per confessarsi. L'ho loro tolta quando li ho istigati al male, affinché non temendo più il peccato, si decidessero a commetterlo. Adesso la restituisco affinché, arrossendo per quanto hanno fatto, si decidano a non manifestare le loro colpe".

Parola di Dio: Gdc.13,2-7.24-25; Sal. 70; Lc. 1,5-25

 

 

Vangelo Lc 1, 5-25

Dal vangelo secondo Luca.

Al tempo di Erode, re della Giudea, c'era un sacerdote chiamato Zaccaria, della classe di Abìa, e aveva in moglie una discendente di Aronne chiamata Elisabetta. Erano giusti davanti a Dio, osservavano irreprensibili tutte le leggi e le prescrizioni del Signore. Ma non avevano figli, perché Elisabetta era sterile e tutti e due erano avanti negli anni. Mentre Zaccaria officiava davanti al Signore nel turno della sua classe, secondo l'usanza del servizio sacerdotale, gli toccò in sorte di entrare nel tempio per fare l'offerta dell'incenso. Tutta l'assemblea del popolo pregava fuori nell'ora dell'incenso. Allora gli apparve un angelo del Signore, ritto alla destra dell'altare dell'incenso. Quando lo vide, Zaccaria si turbò e fu preso da timore. Ma l'angelo gli disse: «Non temere, Zaccaria, la tua preghiera è stata esaudita e tua moglie Elisabetta ti darà un figlio, che chiamerai Giovanni. Avrai gioia ed esultanza e molti si rallegreranno della sua nascita, poiché egli sarà grande davanti al Signore; non berrà vino né bevande inebrianti, sarà pieno di Spirito Santo fin dal seno di sua madre e ricondurrà molti figli d'Israele al Signore loro Dio. Gli camminerà innanzi con lo spirito e la forza di Elia, per ricondurre i cuori dei padri verso i figli e i ribelli alla saggezza dei giusti e preparare al Signore un popolo ben disposto». Zaccaria disse all'angelo: «Come posso conoscere questo? Io sono vecchio e mia moglie è avanzata negli anni». L'angelo gli rispose: «Io sono Gabriele che sto al cospetto di Dio e sono stato mandato a portarti questo lieto annunzio. Ed ecco, sarai muto e non potrai parlare fino al giorno in cui queste cose avverranno, perché non hai creduto alle mie parole, le quali si adempiranno a loro tempo». Intanto il popolo stava in attesa di Zaccaria, e si meravigliava per il suo indugiare nel tempio. Quando poi uscì e non poteva parlare loro, capirono che nel tempio aveva avuto una visione. Faceva loro dei cenni e restava muto. Compiuti i giorni del suo servizio, tornò a casa. Dopo quei giorni Elisabetta, sua moglie, concepì e si tenne nascosta per cinque mesi e diceva: «Ecco che cosa ha fatto per me il Signore, nei giorni in cui si è degnato di togliere la mia vergogna tra gli uomini». Parola del Signore

 

“ECCO SARAI MUTO E NON POTRAI PARLARE FINO AL GIORNO IN CUI QUESTE COSE AVVERRANNO”. (Lc. 1,20)

Nel cammino della Novena di Natale il vangelo di oggi ci fa cambiare campo presentandoci la figura di Zaccaria, l’anziano sacerdote padre Giovanni Battista: Dio prepara la nascita di suo Figlio attraverso la nascita del Precursore. Ma, mentre Maria chiede all’Angelo: “Come avverrà questo?”, Zaccaria gli dice: “Come potrò conoscere questo?”. Mentre Maria si fida e chiede spiegazione, Zaccaria chiede un segno, una prova. Ammiriamo intensamente la fede di Maria, ma sentiamo che la nostra risposta sarebbe stata più simile a quella di Zaccaria, sentiamo come nostre, le sue incertezze e i suoi dubbi.

Per noi non viene un angelo ad annunciarci il compiersi, nella vita, dei disegni di Dio; lo dobbiamo scoprire negli avvenimenti. Avremo, però, tante spiegazioni da chiedere e vorremmo toccare con mano che quello di Dio è un disegno d’amore mentre, invece, spesso ci pare difficile. Corriamo così il rischio di non capire nulla della vita, di diventare sordi e muti come Zaccaria.

Noi spesso diciamo: “Oh, se Dio mi parlasse!” e non ci accorgiamo che ci sta parlando in mille modi. Siamo noi a non ascoltarlo perché subissati da mille parole che risuonano nelle nostre orecchie o perché siamo troppo intenti a parlare noi. E se il messaggio di oggi fosse proprio quello di cercare e creare un po’ di silenzio per permettere alla Parola, al Verbo che è come il sussurro debole di un venticello, di farci sentire la sua voce?

 

 

 

 

MERCOLEDI’ 20 DICEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

PADRE, GESU’ E’ LA TUA MISERICORDIA E IL TUO PERDONO

 

Tra i santi ricordati oggi: San Liberato, martire; San Zefirino, Papa.

Hanno detto: La lusinga è una moneta falsa che ha corso solo grazie alla nostra vanità. (La Rochefoucauld)

Saggezza popolare: Troppi cuochi rovinano il sugo. (Proverbio svedese)

Un aneddoto: Una nobile signorina, orfana dei genitori, abitava in un castello e teneva molto alla sua nobiltà. Una volta venne da lei la figlia d’un povero muratore tutta affannata: Mio padre sta per morire. La prego di venire subito da lui, perché ha da dirle una cosa molto importante! Ma la nobile signorina non volle andare. Non era passata un’ora che la figlia del muratore tornò ancora trafelata: Signorina, la prego, venga in fretta. Sua madre durante l’ultima guerra ha fatto murare molto oro e argento: un tesoro. Mio padre glielo avrebbe dovuto dire solo quando lei fosse diventata maggiorenne, ma, poiché egli sta per morire, glielo vuole dire subito. Questa volta la nobile signorina corse più che poté, ma quando arrivò alla casa del muratore, questi era appena spirato. In seguito essa fece rompere i muri del castello in molti punti. Troppo tardi. Inutile tutte le ricerche. Non ci fu modo di ritrovare il tesoro!

Parola di Dio: Is. 7,10-14; Sal. 23; Lc. 1,26-38

 

 

1^ Lettura Is 7, 10-14

Dal libro del profeta Isaia.

In quei giorni, il Signore parlò ancora ad Acaz: «Chiedi un segno dal Signore tuo Dio, dal profondo degli inferi oppure lassù in alto». Ma Acaz rispose: «Non lo chiederò, non voglio tentare il Signore». Allora Isaia disse: «Ascoltate, casa di Davide! Non vi basta di stancare la pazienza degli uomini, perché ora vogliate stancare anche quella del mio Dio? Pertanto il Signore stesso vi darà un segno. Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele. Parola di Dio

 

“ECCO, LA VERGINE CONCEPIRA' E PARTORIRA' UN FIGLIO CHE CHIAMERA' EMMANUELE”.(Is. 7,14)

E’ Dio che prende l’iniziativa. Proprio quando tutto sembra perso, Dio invece che venire a punire l’uomo, dà tutto: manda suo Figlio. E suo Figlio per dirci che Dio ci vuole bene ci regala la sua vita. Perché allora abbiamo paura di Dio?

Quando mi annunciano la tua venuta, o Dio Onnipotente, io mi comporto il più delle volte, come Adamo ed Eva che si nascondono all’arrivo del Signore perché hanno vergogna della propria nudità. Non ho proprio capito niente, Signore! Quando vieni, tu che sei “potente e terribile”, non vieni per umiliare, ma per salvare, per consolare, per rialzare e per far ritornare a te tutti coloro che avevano creduto di trovare felicità e vita lontano da te. Anche quando il mio cuore ti dimentica, anche se fuggo davanti al tuo sguardo, io ti appartengo, Signore. Quando mi credo abbandonato e solo a causa dei miei fallimenti, tu mi dai un fratello: Gesù il tuo Figlio. E’ Lui, il Dio con noi, che mi accompagna nei giorni luminosi e nelle notti oscure, nei miei successi e nelle mie debolezze, nelle mie infedeltà e nelle mie fughe. E’ Lui che ogni giorno ed ogni istante, mi porge il pane del tuo amore inesauribile e mi insegna ad amarti e a temerti.

 

 

 

 

GIOVEDI’ 21 DICEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

SANTA MARIA DEL CAMMINO, VIENI A VISITARCI.

 

Tra i santi ricordati oggi: San Pietro Canisio; San Temistocle, martire.

Hanno detto: L’oliva e l’uva danno il loro succo solo dopo essere passate nel frantoio. (Beata Anna di San Bartolomeo)

Saggezza popolare: Un fiume è grande quando non riesci ad attraversarlo. (Proverbio della Nuova Zelanda)

Un aneddoto: A un re regalarono due piccoli falchi. Un mese dopo l'incaricato di ammaestrare i falchi si presentò al re dicendogli che uno dei due falchi era perfetto ma l'altro invece non volava, rimaneva sempre fermo su un ramo. Il re fece chiamare persone famose del suo regno ma nessuno riusciva a far volare il falco. Decise allora di indire un bando offrendo un premio a chi fosse riuscito a fare volare quell'uccello. Il giorno seguente il re vide il falco che volava tra gli alberi del giardino. Chiese di incontrare l'autore del "miracolo". “Come hai fatto a far volare questo falco? Sei forse un mago?” Il contadino, impaurito rispose:" E' stato facilissimo. Mi sono limitato a tagliare il ramo e il falco cominciò a volare. Si rese conto che aveva le ali". Finché ci sono rami ai quali ti afferri sarà difficile volare.

Parola di Dio: Ct.2,8-14, opp. Sof. 3,14-18; Sal. 32; Lc. 1,39-45

 

 

Vangelo Lc 1, 39-45

Dal vangelo secondo Luca.

In quei giorni Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo. Elisabetta fu piena di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che debbo che la madre del mio Signore venga a me? Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell'adempimento delle parole del Signore». Parola del Signore

 

“MARIA SI MISE IN VIAGGIO” (Lc. 1,39)

Di solito noi vediamo nel mistero della visitazione soprattutto un'azione da imitare, come se Maria avesse fatto soltanto questa visita, e l'avesse fatta per darci un esempio, dimenticando che è proprio della natura della Vergine il fare delle visite: visitare gli uomini è addirittura diventato per lei una funzione. Maria viene a visitarci spesso, come se fossimo suoi amici, suoi parenti prossimi. La visitazione è per sempre la festa di questo atteggiamento di totale dono di sé che è proprio di Maria da quando sa di essere la madre di Gesù. Sta ormai per cominciare questa serie innumerevole di  “visitazioni” che non finirà più finché ci sarà un uomo sulla terra. La sua glorificazione e la misteriosa estensione della maternità a tutti coloro che nasceranno dal suo figlio, daranno a  Maria un numero infinito di parenti da visitare, semplicemente per portar loro aiuto, con questa presenza umile e discreta che la caratterizza. Maria viene a visitarci portando Gesù nascosto in lei, per aiutarci nelle nostre necessità più urgenti, più quotidiane, più banali: necessità di lavoro, di doveri, di stato, di relazioni. Maria viene a visitarci: forse non ci abbiamo mai pensato. Ci visita spesso, tutti i giorni. È questo il senso più profondo, più vero, di questo mistero: il fatto delle visite innumerevoli, semplicissime, personalissime, tutte per noi, che Maria moltiplica nella nostra vita a ogni momento, a ogni difficoltà. (R. voillaume, Sul cammino degli uomini. Lettere alle fraternità, Brescia 1967).

 

 

 

 

VENERDI’ 22 DICEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

MARIA, CHIEDI PER ME UN CUORE ARDENTE NELLA LODE.

 

Tra i santi ricordati oggi: San Flaviano; Santa Francesca Cabrini.

Hanno detto: Il “caso” è la Provvidenza degli imbecilli. (Leon Bloy)

Saggezza popolare: Non gettare una pietra nel pozzo dopo averci bevuto. (Proverbio Arabo)

Un aneddoto: Raccogliendo un fiocco di neve, vedendo la sua perfezione, la sua bellezza, la differenza con tutti gli altri, ho avuto come un’intuizione che c’era qualcuno dietro il più piccolo fiocco di neve! C’era tanta bellezza, grandezza e tanta diversità nello stesso tempo per una cosa di così breve durata che bisognava bene che ci fosse un’intelligenza, un Pensiero, un Amore anche dietro quel piccolo fiocco di neve che si era fuso appena lo avevo preso in mano. (J. Loew)

Parola di Dio: 1Sam 1,24-28; Salmo da 1Sam.2; Lc. 1,46-55

 

 

Vangelo Lc 1, 46-55

Dal vangelo secondo Luca.

In quel tempo, Maria disse: "L'anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l'umiltà della sua serva. D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente e Santo è il suo nome: di generazione in generazione la sua misericordia si stende su quelli che lo temono. Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato a mani vuote i ricchi. Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva promesso ai nostri padri, ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre". Parola del Signore

 

“GRANDI COSE HA FATTO IN ME L’ONNIPOTENTE E SANTO E’ IL SUO NOME”. (Lc. 1,49)

Ecco una che ha capito il progetto di Dio. Gli apostoli pur frequentando personalmente Gesù per circa tre anni, alla fine avranno capito poco di Lui se ancora discuteranno sul ruolo e sul potere all’interno della comunità. Israele ha capito poco di Dio se dopo diverse centinaia di anni discute ancora sul come dell’osservanza della Legge. La Chiesa ha capito poco di Gesù se dopo duemila anni è ancora impastoiata nella mentalità del mondo. E invece questa piccola ragazza avvolta nel mistero di un Dio che la chiama a diventargli madre ha capito perfettamente il modo di comportarsi di Dio e il modo giusto di rispondergli. Ha capito che Dio non scherza, è fedele alle sue promesse, che Dio non ragiona con i canoni del potere, che è misericordioso, che fa cose grandi, che si serve di piccole cose, che è favorevole soprattutto agli ultimi e ai poveri e che Dio lo si riconosce e lo si serve non inscatolandolo nei nostri schemi ma affidandosi gioiosamente alle sue promesse. Sì, perché il Dio di Maria è un Dio da cantare, è un Dio che porta gioia ma nello stesso tempo ti avvolge nel mistero, è un Dio che non ti toglie dalle situazioni precarie del mondo ma che ti dà la possibilità di viverle in maniera piena.

Come è arrivata Maria in così poco tempo a comprendere e vivere cose così grandi e misteriose? Prima di tutto, proprio dalle sue parole noi conosciamo che questa ragazza è una assidua frequentatrice della Bibbia. Il suo lodare Dio non è altro che un ripetere quasi con le stesse parole la lode di un’altra donna della Bibbia, Anna la madre di Samuele. Seconda cosa è una che non si ferma solo al ragionare, al discutere ma trasforma tutto in preghiera, in dialogo profondo, rispettoso e gioioso con Dio, terzo è una donna pratica che quando sente che sua cugina anziana aspetta un bambino non ci pensa due volte a mettersi in viaggio per andare ad aiutarla, è una per cui la religione non è una serie di norme o di formule ma una che incontra Dio nel più intimo di se stessa. La nostra fede è su questa linea?

 

 

 

 

SABATO 23 DICEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

TU CHE FAI NUOVE TUTTE LE COSE, FA’ CHE OGGI DIVENTIAMO NUOVI CON TE.

 

Tra i santi ricordati oggi: San Servolo; San Giovanni da Kety; Sant’ Ivo da Chartres.

Hanno detto: Nessuno può andare in perdizione se ha esercitato la carità. (H. Pirrat)

Saggezza popolare: Una sola mano non può applaudire. (Proverbio Arabo)

Un aneddoto: Mi ha sempre impressionato un detto di un Padre della Chiesa del IV secolo, che parlando ai sacerdoti li interrogava: "Voi vi chiedete come mai i giovani crescendo si allontanino dalla Chiesa? Ma è naturale: è come nella caccia alla volpe, dove i cani che non l'hanno vista, prima o poi si stancano, rinunciano, e tornano a casa; mentre quei pochi che hanno visto la volpe proseguiranno la caccia fino in fondo". Ecco, il problema è far vedere la volpe ai giovani, far loro conoscere Gesù Cristo. Poi il resto, compreso l'agire etico, viene da sé. (E. Bianchi)

Parola di Dio: Ml.3,1-4.23-24; Sal. 24; Lc. 1,57-66

 

 

Vangelo Lc 1, 57-66

Dal vangelo secondo Luca.

In quei giorni, per Elisabetta intanto si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva esaltato in lei la sua misericordia, e si rallegravano con lei. All'ottavo giorno vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo col nome di suo padre, Zaccaria. Ma sua madre intervenne: «No, si chiamerà Giovanni». Le dissero: «Non c'è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome». Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. Egli chiese una tavoletta, e scrisse: «Giovanni è il suo nome». Tutti furono meravigliati. In quel medesimo istante gli si aprì la bocca e gli si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio. Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. Coloro che le udivano, le serbavano in cuor loro: «Che sarà mai questo bambino?» si dicevano. Davvero la mano del Signore stava con lui. Parola del Signore

 

“VOLEVANO CHIAMARLO COL NOME DEL PADRE, ZACCARIA. MA SUA MADRE INTERVENNE: NO, SI CHIAMERA’ GIOVANNI”. (Lc. 1,59-60)

Già all’atto della creazione, Dio, attraverso Adamo, attribuisce ad ogni essere un proprio nome, una propria individualità. Quando poi designa alcuni per una particolare missione, li chiama personalmente e spesso ne cambia addirittura il nome, volendo significare così il loro nuovo e specifico incarico.

Noi abbiamo il nome che ci è stato dato dai genitori alla nostra nascita, ma abbiamo dal Battesimo il nuovo nome di Cristiani. Ci siamo rivestiti di Cristo, il nostro uomo vecchio è morto con Lui nell’acqua del Battesimo per rinascere a vita nuova.

Se la  nascita di un bambino ci dice speranza, la nascita di Giovanni Battista ci dice ancora di più. Dio non si è stancato della nostra umanità. Dio è fedele. Da due anziani nasce un figlio ed è come se il vecchio tronco, sfatto dell’umanità generasse un pollone nuovo, che apre la strada a quell’altra nascita che ricordiamo nel Natale e che speriamo di rivivere.

La nascita di Giovanni prelude la nascita di Gesù e la nascita di Gesù prelude alla nostra rinascita. Dio sta preparando il mondo nuovo!

Siamo ormai a due giorni dal Natale, forse sentiamo già il clima di questa festa, un clima bello ma anche ambiguo, in quanto legato anche a tante materialità. Forse tutto, o quasi, è pronto per la festa ma, c’è ancora lo spazio per assaporare la gioia profonda, misteriosa, meravigliata dell’amore di Dio che si rinnova?

“Che sarà mai di questo Natale?” Nascerà qualcosa di nuovo in me, nel mondo? Come crescerà la gioia di essere salvato? Come si espanderà questa gioia nel mondo? Che cosa ci preparerà ancora Dio di meraviglioso?

 

 

 

 

DOMENICA 24 DICEMBRE: 4^ DOMENICA DI AVVENTO ANNO C

Una scheggia di preghiera:

 

VIENI, GESU’, VIENI; VIENI IN MEZZO A NOI.

 

Tra i santi ricordati oggi: San Delfino, vescovo; Santa Erminia, monaca; Santa Adele, monaca.

Hanno detto: Se chiuderai la porta ad ogni errore anche la verità resterà fuori. (Tagore)

Saggezza popolare: I nonni sono cavalli selvaggi, domati dai figli, perché possano poi cavalcarli i nipoti. (Proverbio Brasiliano)

Un aneddoto: Plutarco racconta: Alessandro Magno incontra, per strada, Diogene intento ad osservare con grande interesse un mucchio di ossa umane. "Che cosa state cercando?" "Una cosa che non riesco a trovare"."E che cos'è?. "La differenza fra le ossa di vostro padre e quelle dei suoi schiavi". Noi potremmo aggiungere: la differenza fra le ossa di un ricco e quelle di un povero; fra le ossa di un indù e quelle dei cristiani. Chi ha visto "la grande luce" non nota alcuna differenza anche quando le ossa sono ricoperte di carne.

Parola di Dio: Mi. 5,1-4; Sal 79; Eb. 10,5-10; Lc. 1,39-48

 

 

1^ Lettura Mic 5, 1-4

Così dice il Signore: E tu, Betlemme di Efrata così piccola per essere fra i capoluoghi di Giuda, da te mi uscirà colui che deve essere il dominatore in Israele; le sue origini sono dall'antichità, dai giorni più remoti. Perciò Dio li metterà in potere altrui fino a quando colei che deve partorire partorirà; e il resto dei tuoi fratelli ritornerà ai figli di Israele. Egli starà là e pascerà con la forza del Signore, con la maestà del nome del Signore suo Dio. Abiteranno sicuri perché egli allora sarà grande fino agli estremi confini della terra e tale sarà la pace. Parola di Dio

 

“BETLEMME DI EFRATA, DA TE USCIRA' COLUI CHE DEVE DOMINARE ISRAELE”.(Mi. 5,1)

Betlemme. Una borgata, un pugno di case e sulle montagne tante grotte usate dai pastori. Qui ha voluto nascere il Figlio di Dio. Perché in un posto così piccolo e sperduto, senza importanza? Perché di Betlemme era Davide, il re di Israele, il re che era rimasto simbolo del Messia, il liberatore di Israele, il pastore che avrebbe ricondotto tutti ai pascoli del Padre. Gesù non nascerà però nel palazzo reale, ma in una grotta di pastori. Chi era Maria? Una delle migliaia di bambine che meravigliosamente ma nascostamente venivano alla vita ogni giorno e che poi crescono nel nascondimento della vita di un villaggio. Betlemme non era la città turrita, regale, commerciale. Maria non era la figlia del re. Eppure Dio sceglie un paesino come Betlemme per nascere, una giovinetta come Maria per farla diventare Madre di Dio. Il Dio che per amore si fa bambino “ha guardato alla piccolez­za della sua serva”, non è andato a nascere nei palazzi della Roma caput mundi ma in una grotta di pastore di Betlemme. Oggi a Natale Gesù nasce. Dove? Non più a Betlemme, perché questo è avvenuto una volta sola. Oggi nasce nel cuore di chiunque lo voglia accogliere nella sua vita. Il nostro cuore infatti è come una grotta. Non è il massimo dell’accoglienza, perché per il Signore ci vorrebbe ben altro. Ma a lui piacciono le cose semplici, e quindi si accontenta di ogni briciola di amore. Tu hai preparato il cuore per ricevere Gesù?

 

 

 

 

LUNEDI’ 25 DICEMBRE: NATALE DEL SIGNORE

Una scheggia di preghiera:

 

TU SEI UOMO COME ME, MIO DIO E SIGNORE!

 

Tra i santi ricordati oggi: Santa Anastasia, vergine; Santa Eugenia, martire; San Pietro Nolasco.

Hanno detto: Accontentati di camminare a piccoli passi finché non avrai gambe per correre e ali per volare. (San Pio da Pietralcina)

Saggezza popolare: Chi vuole il miele deve sopportare la puntura delle api. (Proverbio Africano)

Un aneddoto: Avvenne una volta che un uomo accese una lanterna e andò per la sua strada. Ma la luce si spense. Egli riaccese la lanterna ed essa si spense di nuovo. E la cosa continuò così. Ogni volta che accendeva la lanterna, essa si spegneva. Alla fine quell'uomo disse tra sé e sé: Quanto tempo devo andare avanti ad affaticarmi ad accendere questa lanterna? Aspetterò che sorga il sole e poi camminerò alla sua luce!"

Parola di Dio: Messa del giorno: Is. 52,7-10; Sal. 97; Eb. 1,1-6; Gv. 1,1-18

 

 

Vangelo Gv 1, 1-18

Dal Vangelo secondo Giovanni

In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l'hanno accolta. Venne un uomo mandato da Dio e il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per rendere testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Egli non era la luce, ma doveva render testimonianza alla luce. Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Egli era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di lui, eppure il mondo non lo riconobbe. Venne fra la sua gente, ma i suoi non l'hanno accolto. A quanti però l'hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali non da sangue, né da volere di carne, né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati. E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità. Giovanni gli rende testimonianza e grida: “Ecco l'uomo di cui io dissi: Colui che viene dopo di me mi è passato avanti, perché era prima di me”. Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto e grazia su grazia. Perché la legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo. Dio nessuno l'ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato. Parola del Signore

 

“A QUANTI LO HANNO ACCOLTO HA DATO IL POTERE DI DIVENTARE FIGLI DI DIO” (Gv. 1,12)

La società in cui viviamo, ci ha obbligato ad essere prevenuti nei confronti di chi bussa alla porta. Può essere una persona amica, ma può essere anche un criminale, uno sconosciuto con cattive intenzioni, una persona pericolosa... Di fronte a ciò, mettiamo in azione sbarre, chiavistelli, uno spioncino alla porta, ecc. ... Tutte le misure sembrano poche per proteggere l'integrità della nostra vita e la nostra privacy. Se questa notte un Bambino bussa alla tua porta, sarai capace di riconoscere che è il tuo Salvatore? E se il Salvatore bussa alla tua porta, sei ben disposto e desideroso di spalancargliela? La grande tragedia degli uomini sta nel fatto che il Salvatore bussa alla loro porta, e non gli viene aperto. Forse perché, essendo un bambino, si pensa che non possa salvarci. O forse perché la salvezza che ci offre è diversa da quella che sogniamo, anche se quest'ultima può essere sbagliata o estremamente limitata. Se Dio ti regala la salvezza, non può essere quella che tu vuoi, ma quella che egli ti dà. Se te la regala, accettala come è. Se te la regala, ringrazialo per questo. Se te la regala, poni l'attenzione nell'amore con cui codesto Bambino te la dà, pensa che ti ama veramente. Se te la regala, tu a tua volta regalala ad altri, perché si tratta di un dono strano: più lo dai, più lo accresci. Se il Salvatore, questa santa notte, bussa alla tua porta... che aspetti? Spalancala. Ti assicuro che nella vita non ti pentirai di averlo fatto.

 

 

 

 

MARTEDI’ 26 DICEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE GESU’, ACCOGLI IL MIO SPIRITO.

 

Tra i santi ricordati oggi: Santo Stefano, martire; San Zosimo, papa; S. Evaristo di Costantinopoli.

Hanno detto: Chi cammina sulle impronte di un altro non lascia traccia. (Beresdord)

Saggezza popolare: Prima di tagliare con la forbice devi pensare cento volte. (Proverbio Arabo)

Un aneddoto: Una rana aveva trascorso tutta la vita in un pozzo. Un giorno ebbe la sorpresa di trovarvi un'altra rana. "Da dove vieni?", le domandò. "Dal mare. E' là che vivo", rispose l'altra. "Com'è il mare? E' grande come il mio pozzo?" La rana che veniva dal mare si mise a ridere. "Non c'è confronto", disse. La rana del pozzo finse interesse per ciò che la sua ospite raccontava del mare, ma dentro di sé pensava: "Di tutti i bugiardi che ho conosciuto nella mia vita, questa è senz'altro la peggiore. e la più spudorata!".

Parola di Dio: At. 6,8-10;7,54-60; Sal 30; Mt. 10,17-22

 

 

Vangelo Mt 10, 17-22

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai loro tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; e sarete condotti davanti ai governatori e ai re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani. E quando vi consegneranno nelle loro mani, non preoccupatevi di come o di che cosa dovrete dire, perché vi sarà suggerito in quel momento ciò che dovrete dire: non siete infatti voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi. Il fratello darà a morte il fratello e il padre il figlio, e i figli insorgeranno contro i genitori e li faranno morire. E sarete odiati da tutti a causa del mio nome; ma chi persevererà sino alla fine sarà salvato". Parola del Signore

 

“IL FRATELLO DARA' A MORTE IL FRATELLO”. (Mt. 10,21)

Gesù aveva messo in guardia i suoi discepoli. La persecuzione sarebbe scattata contro i suoi seguaci come era scattata contro di Lui. E, come per Lui, la persecuzione era mascherata da motivi religiosi e di bene comune (“è bene che uno muoia, piuttosto che tutto il popolo debba soffrire”), così gli stessi fratelli di fede di Stefano digrignano i denti, si turano le orecchie per non sentire “le bestemmie” e lo portano alla lapidazione.

Ripenso alla storia di ieri e di oggi: quanti martiri per la fede, alcuni voluti dal potere, altri dalle intransigenze religiose, e quanti, ancora oggi, magari senza spargimento fisico di sangue, ma attraverso attacchi quotidiani rendono testimonianza a Gesù.

Non credo al martire impavido (ce ne sarà forse stato qualcuno), il martirio fa male; non credo al martirio delle frasi solenni (in certi momenti non so se uno ha tanta capacità di dire frasi che non siano di dolore), ma credo alla testimonianza. E credo che un po’ di martirio lo troviamo anche noi se vogliamo essere fedeli al Vangelo, anzi direi, per prendere sul serio Gesù che un po’ di persecuzione per la fede sia il segno che ci indica di essere sulla strada giusta.

Stefano, primo di una lunga serie di 40 milioni di fratelli che in questi due millenni hanno preferito morire piuttosto che rinunciare a te, ci aiuti e ci sostenga a vivere nel segno della verità questo Natale, Dio che si è fatto volto sorridente.

 

 

 

 

MERCOLEDI’ 27 DICEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

I TUOI AMICI, SIGNORE, CONTEMPLERANNO IL TUO VOLTO.

 

Tra i santi ricordati oggi: San Giovanni Apostolo ed Evangelista; Santa Fabiola di Roma.

Hanno detto: I difetti degli altri sono come i fanali delle automobili: quegli degli altri ci sembrano sempre più abbaglianti dei nostri. (Hodson)

Saggezza popolare: Imparare un mestiere, se non ti fa arricchire, ti allunga la vita. (Proverbio Arabo)

Un aneddoto: Un uomo camminava nel deserto e, ad un certo punto, udì una voce che diceva: “Prendi dei sassolini e mettili in tasca: domani ti daranno gioia e dolore.”. Così fece e, il giorno dopo, vide che i sassi si erano trasformati in oro. E sentì felice, ma al tempo stesso triste: felice per aver raccolto i sassi e triste per non averne presi di più.

Parola di Dio: 1Gv. 1,1-4; Sal 96; Gv. 20,2-8

 

 

1^ Lettura 1 Gv 1, 1-4

Dalla prima lettera di Giovanni

Carissimi, ciò che era fin da principio, ciò che noi abbiamo udito, ciò che noi abbiamo veduto con i nostri occhi, ciò che noi abbiamo contemplato e ciò che le nostre mani hanno toccato, ossia il Verbo della vita "poiché la vita si è fatta visibile, noi l'abbiamo veduta e di ciò rendiamo testimonianza e vi annunziamo la vita eterna, che era presso il Padre e si è resa visibile a noi", quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunziamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi. La nostra comunione è col Padre e col Figlio suo Gesù Cristo. Queste cose vi scriviamo, perché la nostra gioia sia perfetta. Parola di Dio

 

“CIO' CHE NOI ABBIAMO UDITO, CIO' CHE NOI ABBIAMO VEDUTO, CIO' CHE ABBIAMO CONTEMPLATO... NOI LO ANNUNZIAMO ANCHE A VOI”. (1Gv, 1,1-4)

Gesù è il Verbo della vita. In Lui questa vita si è manifestata e fatta sensibile per essere trasmessa a noi.

S. Giovanni ci ricorda che la testimonianza di fede che lui ci dà è qualcosa di molto concreto. La nostra fede non è un’utopia, una filosofia di vita, è la concretezza dell’esperienza di Gesù Figlio di Dio incarnato, morto, risorto per noi. Giovanni ha camminato con Gesù, si è innamorato di Gesù, lo ha capito poco per volta soprattutto con la comunione del cuore e non può fare a meno di dirlo ad altri perché anche altri provino la stessa gioia che ha provato Lui.

Anche la nostra testimonianza deve essere così.

Noi abbiamo udito: la parola del Vangelo è una parola viva, non una storia lontana. Gesù parla a me, oggi.

Noi abbiamo toccato: l’esperienza del contatto con Gesù, con la sua misericordia, con i suoi doni, se vogliamo, possiamo farla ogni giorno.

Noi abbiamo contemplato la meraviglia di un Dio che ci ama fino a morire in croce per noi.

E allora, la nostra testimonianza non è frutto di fantasie religiose ma si fonda sull’incontro con Gesù. Certo è che se non l’hai incontrato come persona viva, chi testimonierai?

 

 

 

 

GIOVEDI’ 28 DICEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

ASCOLTA, O DIO LA VOCE DEGLI INNOCENTI.

 

Tra i santi ricordati oggi: Santi martiri innocenti; Sant’Antonio di Lerins.

Hanno detto: E’ un grave errore credersi più di ciò che si è e stimarsi meno di quel che si vale. (Cicerone)

Saggezza popolare: Meglio l’ira del leone che l’amicizia delle iene. (Proverbio Abissino)

Un aneddoto: Il re Erode aveva sentito dai Re Magi che a Betlemme era nato un re. Divorato dalla gelosia, immaginò un piano feroce: uccidere tutti i bambini della città. Giuseppe e Maria presero il Bambino Gesù e si incamminarono in fretta verso l’Egitto. La sera del primo giorno di fuga, stanchi e affamati, cercarono rifugio in una grotta. Faceva freddo, la terra era bianca di brina. La famigliola si sistemò in un angolo. Stavano stretti stretti per scaldarsi. Un piccolo ragno si dondolava attaccato ad un filo d’entrata della grotta. Quando vide il Bambino Gesù, volle fare qualcosa per lui. Decise di tessere la sua tela di fronte all’entrata della caverna per fare una delicata tendina. Improvvisamente, lungo il sentiero, un drappello di soldati venne a cercare il bambino per ucciderlo. Quando stavano per entrare, il comandante notò la ragnatela. “Lasciate stare” disse “non vedete che c‘è una grossa ragnatela intatta? Se qualcuno fosse entrato nella grotta, l’avrebbe certamente rotta!”. I soldati passarono oltre. Così il piccolo ragno salvò la vita a Gesù, facendo l’unica cosa che sapeva fare: tessere la sua ragnatela.(Racconto apocrifo)

Parola di Dio: 1Gv. 1,5-2,2; Sal 123; Mt.2,13-18

 

 

Vangelo Mt 2, 13-18

Dal Vangelo secondo Matteo

I Magi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: "Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto, e resta là finché non ti avvertirò, perché Erode sta cercando il bambino per ucciderlo". Giuseppe, destatosi, prese con sé il bambino e sua madre nella notte e fuggì in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode, perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: Dall'Egitto ho chiamato il mio figlio. Erode, accortosi che i Magi si erano presi gioco di lui, s'infuriò e mandò ad uccidere tutti i bambini di Betlemme e del suo territorio dai due anni in giù, corrispondenti al tempo su cui era stato informato dai Magi. Allora si adempì quel che era stato detto per mezzo del profeta Geremia: Un grido è stato udito in Rama, un pianto e un lamento grande; Rachele piange i suoi figli e non vuole essere consolata, perché non sono più". Parola del Signore

 

“ERODE SI INFURIO’ E MANDO’ AD UCCIDERE I BAMBINI DI BETLEMME”. (Mt. 2,16)

Il fatto è una tragedia tra le tante, purtroppo: la prepotenza del tiranno che non risparmia neanche i bambini. Del resto Erode aveva già ucciso tutti i figli e tutte le sue mogli per paura gli portassero via il trono.

Ma qui la morte degli innocenti è collegata con Gesù, che invece viene miracolosamente scampato dalla strage; ed è letta dall'evangelista Matteo sullo sfondo delle molte tragedie di Israele, più volte perseguitato, profugo e oppresso, e sempre in qualche forma liberato e fatto risorgere da Dio.

Tocchiamo qui il mistero del male, della sofferenza provocata dalla violenza e il dolore innocente che è l'ingiustizia più grande.

Dio salva Gesù, che ora deve prendere la via dell’esilio, ma che ritornerà. Egli sarà la vendetta di Dio. E siccome Dio è amore, e Gesù è venuto per dircelo, ce lo dirà donando la sua vita per noi. Quando sarà sulla croce non sarà più ‘salvato’ da Dio che accettando il suo sacrificio "salverà tutti noi".

Il Natale è festa di un Bambino che nasce, è festa di ogni bambino che nonostante tutto Dio non si stanca di donare al mondo. Ci richiama la loro dignità, l'innocenza da rispettare, perché alla fine Dio è loro padre e tutore, come lo è di Gesù, "primogenito di molti fratelli" (Rm 8,29). In tempi in cui si scoprono con sorprese nuove forme di strage degli innocenti, il Natale mobiliti i credenti a difesa di ciò che di più prezioso l'umanità possiede, il suo domani posto in radice nei bambini che nascono oggi.

 

 

 

 

VENERDI’ 29 DICEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

DONACI O SIGNORE DI MANIFESTARE CON GIOIA LA NOSTRA FEDE IN TE.

 

Tra i santi ricordati oggi: San Tommaso Becket; San Davide, re; San Vitale, abate.

Hanno detto: Non abbiamo bisogno di giorni migliori ma di persone che migliorino i giorni. (A. Colonna)

Saggezza popolare: L’ignorante è nemico di se stesso. (Proverbio Arabo)

Un aneddoto: In una fredda giornata d’inverno, un gruppo di porcospini si rifugia in una grotta e, per proteggersi dal freddo, si stringono vicini. Ben presto però sentono le spine reciproche e il dolore li costringe ad allontanarsi l’uno dall’altro. Quando poi il bisogno di riscaldarsi li porta ad avvicinarsi si pungono di nuovo. Ripetono più volte questi tentativi, sballottati avanti e indietro tra due mali, finché non trovano quella “moderata distanza reciproca” che rappresenta la migliore posizione, quella giusta distanza che consente loro di scaldarsi e nello stesso tempo di non farsi male reciprocamente. (Schopenauer)

Parola di Dio: 1Gv. 2,3-11; Sal. 95; Lc. 2,22-35

 

 

1^ Lettura 1 Gv 2, 3-11

Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo.

Carissimi da questo sappiamo d'averlo conosciuto Gesù: se osserviamo i suoi comandamenti. Chi dice: “Lo conosco” e non osserva i suoi comandamenti, è bugiardo e la verità non è in lui; ma chi osserva la sua parola, in lui l'amore di Dio è veramente perfetto. Da questo conosciamo di essere in lui. Chi dice di dimorare in Cristo, deve comportarsi come lui si è comportato. Carissimi, non vi scrivo un nuovo comandamento, ma un comandamento antico, che avete ricevuto fin da principio. Il comandamento antico è la parola che avete udito. E tuttavia è un comandamento nuovo quello di cui vi scrivo, il che è vero in lui e in voi, perché le tenebre stanno diradandosi e la vera luce gia risplende. Chi dice di essere nella luce e odia suo fratello, è ancora nelle tenebre. Chi ama suo fratello, dimora nella luce e non v'è in lui occasione di inciampo. Ma chi odia suo fratello è nelle tenebre, cammina nelle tenebre e non sa dove va, perché le tenebre hanno accecato i suoi occhi. Parola di Dio

 

CHI DICE DI ESSERE NELLA LUCE ED ODIA SUO FRATELLO, È ANCORA NELLE TENEBRE. (1Gv. 2,9)

Troppe volte abbiamo trovato i "sicuri della fede"; sono le classiche persone che hanno una risposta a tutte le domande, che sanno risolvere i dubbi degli altri, che hanno le ricette per "la vera preghiera", che appartengono al gruppo migliore davanti al quale gli altri spariscono. Sono l'aristocrazia della fede perché "hanno studiato" (o a volte nascondono la propria ignoranza dietro qualche parolona). E allora, da cattivo come sono, mi viene voglia di chiedere a queste persone di farmi vedere la loro fede attraverso qualche atto umile di servizio come lo stare con amore vicino ad un malato incontinente e brontolone o come seguire un malato mentale tutt’altro che trattabile e col quale non sai mai se hai fatto bene o male. Spesso la fede è saper aspettare fidandosi però dello Spirito Santo. La fede è concreta ci dice San Giovanni e la figura del vecchio Simeone nel vangelo ce lo conferma. Egli aveva fede, ma ha aspettato tutta una vita prima di poter mettere i suoi occhi negli occhi di quel bambino che prende in braccio per offrirlo a Dio. “Mosso dallo Spirito, si recò al tempio”. Simeone era un uomo docile allo Spirito Santo e per questo poté avere la gioia di incontrare il Messia del Signore, di prenderlo fra le braccia e benedire Dio. “Mosso”: è chiaro che questa parola esprime un atteggiamento abituale di Simeone: era un uomo “giusto e timorato di Dio”, camminava nella luce, osservava non solo i comandamenti, ma anche i suggerimenti di Dio. Essere docile allo Spirito Santo significa proprio non solo obbedire nelle cose prescritte a tutti, ma anche essere in ascolto attento della voce dello Spirito Santo, per fare quello che piace a Dio in ogni circostanza. Dobbiamo camminare nella luce, osservare i suoi comandamenti, per conoscere Gesù, dice san Giovanni.

 

 

 

 

SABATO 30 DICEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

AIUTACI, SIGNORE A CAMMINARE NEL MONDO CON GLI OCCHI RIVOLTI A TE.

 

Tra i santi ricordati oggi: San Giocondo, vescovo di Aosta; San Ruggero, vescovo

Hanno detto: I giorni sono forse uguali per un orologio, ma non per un uomo. (Marcel Proust)

Saggezza popolare: Ci lamentiamo sempre che i giorni sono corti, ma ci comportiamo come se non avessero mai fine. (Proverbio Serbo)

Un aneddoto: Un giornalista parlava con Madre Teresa di Calcutta: "Ma insomma... questa Chiesa va così male, non crede anche lei? Cosa possiamo fare per migliorarla?". E Madre Teresa: "Ah, guardi, semplicissimo: cominciamo da me e da lei!".

Parola di Dio: 1Gv. 2,12-17; Sal 95; Lc. 2,36-40

 

 

1^ Lettura 1 Gv 2, 12-17

Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo.

Scrivo a voi, figlioli, perché vi sono stati rimessi i peccati in virtù del suo nome. Scrivo a voi, padri, perché avete conosciuto colui che è fin dal principio. Scrivo a voi, giovani, perché avete vinto il maligno. Ho scritto a voi, figlioli, perché avete conosciuto il Padre. Ho scritto a voi, padri, perché avete conosciuto colui che è fin dal principio. Ho scritto a voi, giovani, perché siete forti, e la parola di Dio dimora in voi e avete vinto il maligno. Non amate né il mondo, né le cose del mondo! Se uno ama il mondo, l'amore del Padre non è in lui; perché tutto quello che è nel mondo, la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita, non viene dal Padre, ma dal mondo. E il mondo passa con la sua concupiscenza; ma chi fa la volontà di Dio rimane in eterno! Parola di Dio

 

“NON AMATE IL MONDO, NE' LE COSE DEL MONDO”. (1Gv. 2,15)

Quando nella Bibbia si parla di “mondo” non si deve intendere tutte le cose create. Il creato è opera di Dio, e il libro della Genesi ci ricorda che dopo ogni atto di creazione “Dio vide che era una cosa buona”. Anzi, proprio il creato, se sappiamo leggerlo e non solo sfruttarlo, ci parla del Creatore. Il termine “mondo”, così come lo usa Giovanni, è tutto ciò che ci allontana da Dio. E’ la mentalità del pensare solo a se stessi, alle proprie esigenze, è sfruttare natura e persone ai propri fini, è in fondo il peccato di Adamo che voleva per sé la conoscenza del bene e del male per diventare come Dio. E questa mentalità oggi è sempre più ricorrente in tutti i campi, dalla politica all’economia e rischia, a volte, di entrare anche nelle chiese e nel nostro comportamento. Amare Dio significa trovare in Lui la nostra piena libertà di figli.

Il cristiano ha poi un compito, una missione in confronto del mondo sia quello del creato sia quello che si oppone a Dio. Il mondo è il luogo dove il cristiano si trova impegnato a vivere al servizio dell'uomo, per testimoniare Cristo e portare ai fratelli il suo messaggio di salvezza, ma senza confondersi con il mondo, senza accettare i suoi compromessi e i suoi modelli di comportamento, senza volerlo possedere, amandolo come creatura di Dio ma non fermandosi ai suoi valori che allontanano da Dio. Io sono di terra ma il mio cuore è a misura di Dio perché questa terra di cui sono parte è figlia sua.

 

 

 

 

DOMENICA 31 DICEMBRE: SANTA FAMIGLIA

Una scheggia di preghiera:

 

BENEDICI, SIGNORE, LA TUA FAMIGLIA.

 

Tra i santi ricordati oggi: San Silvestro, papa; Santa Melania; San Giovanni Francesco Regis.

Hanno detto: La fede è una luce che brilla nella nebbia, ma senza dissolverla. (Helvetius)

Saggezza popolare: Per il galletto sulla torre ogni vento è buono. (Proverbio Francese)

Un aneddoto: "Non so se sopravvivrò fino a domani, se oggi o domani vivranno o moriranno prima di me tutti coloro che io amo e coloro che mi amano; non so se sarò sano o malato, se sarò sazio o affamato, se sarò stimato o disprezzato dalla gente. So soltanto una cosa: che tutto ciò che mi accadrà e che accadrà a tutti coloro che io amo, sarà secondo la volontà di Colui che vive in tutto ciò che ci circonda e nella mia anima. E tutto ciò che accade secondo la Sua volontà è bene." (L.Tolstoj)

Parola di Dio: 1Sam. 1,20-22.24-28; Sal. 83; 1Gv. 3,1-2.21-24; Lc. 2,41-52

 

 

Vangelo Lc 2, 41-52

Dal vangelo secondo Luca.

I genitori di Gesù si recavano tutti gli anni a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono di nuovo secondo l'usanza; ma trascorsi i giorni della festa, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendolo nella carovana, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai dottori, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l'udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. Al vederlo restarono stupiti e sua madre gli disse: “Figlio, perché ci hai fatto così? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo”. Ed egli rispose: “Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?”. Ma essi non compresero le sue parole. Partì dunque con loro e tornò a Nazareth e stava loro sottomesso. Sua madre serbava tutte queste cose nel suo cuore. E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini. Parola del Signore

 

“I GENITORI DI GESU’ SI RECAVANO TUTTI GLI ANNI A GERUSALEMME”. (Lc. 2,41)

Questa strana famiglia di Nazareth che sembra così lontana da noi ha invece parecchie cose da dire alle nostre famiglie. Nel brano di Luca troviamo la Sacra famiglia in pellegrinaggio verso Gerusalemme. Questo episodio ricorda alla famiglia che essa è in pellegrinaggio, che va da qualche parte insieme. Nella logica cristiana la coppia non si guarda negli occhi ma guarda in un’unica direzione. L’alleanza matrimoniale è un patto amorevole di cammino comune verso la felicità. I coniugi non diventano il senso, il fine del coniuge (chi ne sarebbe capace!) ma insieme cercano il fine, il senso. E lo fanno consapevoli che è un cammino, un divenire, un cambiare. Il matrimonio cristiano non è l’accasarsi, al contrario, è l’inizio del cammino, è l’antisistemazione per eccellenza, il nomadismo interiore verso la Gerusalemme celeste. Questo Gesù che resta a Gerusalemme e che si deve occupare delle cose del Padre suo ci ricorda la dimensione spirituale della famiglia, lo spazio dato al “dentro” e al “vero” di ciascuno, al fatto che la coppia si aiuta nella sua spiritualità, che stabilisce un primato, una direzione in cui andare. La fuga di Gesù svela anche il ruolo del genitore che accompagna alla vita il figlio per poi lasciarlo andare, per spingerlo all’autonomia oggi così difficile da accettare. In fondo ci vien detto che la famiglia è da costruire con un fine giorno per giorno, mattone dopo mattone, cercando di realizzare il progetto che Dio ha su di essa. La famiglia si costruisce con la collaborazione di tutti i suoi membri, e compiendo ciascuno le sue proprie funzioni di padre, madre e figli. Se le funzioni o i ruoli si traspongono o si alterano, non si costruisce la famiglia. Per esempio, se i genitori sono quelli che obbediscono ai capricci del figlio o dei figli, o se i figli soffrono non poche volte i capricci dei genitori (divorzio, un'amante...), che famiglia sarà?. L'edificio della famiglia non si finisce mai di costruire, è un compito di tutta la vita. È un compito che esige il sacrificio degli uni e degli altri (sposi, genitori, figli, nonni, parenti, amici) per rendersi scambievolmente tutti felici.

 
     
     
 

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