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SCHEGGE E SCINTILLE

PENSIERI, SPUNTI, RIFLESSIONI
DALLA PAROLA DI DIO E DALLA VITA

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a cura di: don_franco_locci@libero.it

NOVEMBRE 2006

 

 

 

MARTEDI’ 1 NOVEMBRE FESTA DI TUTTI I SANTI

Una scheggia di preghiera:

 

UN CUOR SOLO ACCLAMIAMO: SANTO, SANTO, SANTO IL SIGNORE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: AMADEO DI PORTOGALLO, Beato, Francescano 

Nacque da una nobile famiglia portoghese, nel 1420.  A ventidue anni si ritirò nel monastero di Guadalupa, in Spagna, In seguito si recò a Granada, centro arabo, per convertire gli infedeli o morir Martire. Venne soltanto battuto con le verghe e rimandato nel monastero.  Allora pensò di sbarcare in Africa. Una tempesta lo respinse sulle coste del Portogallo. Cambiò Ordine ed entrò nei Francescani, per poter andare missionario in qualche parte selvaggia del mondo. Fu invece inviato ad Assisi.  Per obbedienza, fu a Perugia, a Brescia, a Milano. Per obbedienza si recò a Roma, dove il Papa Sisto IV, anch'egli francescano, gli affidò il convento di San Pietro in Montorio e lo nominò suo direttore spirituale. Morì a Milano, dove si era recato nel 1482 per visitare i conventi a lui sottoposti.

Parola di Dio: Ap 7,2-4.9-14; Sal 23; 1Gv 3,1-3; Mt 5,1-12

 

1^ Lettura Ap 7,2-4.9-14

Dal libro dell’Apocalisse

Io, Giovanni, vidi un angelo che saliva dall'oriente e aveva il sigillo del Dio vivente. E gridò a gran voce ai quattro angeli ai quali era stato concesso il potere di devastare la terra e il mare: "Non devastate né la terra, né il mare, né le piante, finché non abbiamo impresso il sigillo del nostro Dio sulla fronte dei suoi servi". Poi udii il numero di coloro che furono segnati con il sigillo: centoquarantaquattromila, segnati da ogni tribù dei figli d'Israele: Dopo ciò, apparve una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, razza, popolo e lingua. Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all'Agnello, avvolti in vesti candide, e portavano palme nelle mani. E gridavano a gran voce: "La salvezza appartiene al nostro Dio seduto sul trono e all'Agnello". Allora tutti gli angeli che stavano intorno al trono e i vegliardi e i quattro esseri viventi, si inchinarono profondamente con la faccia davanti al trono e adorarono Dio dicendo: "Amen! Lode, gloria, sapienza, azione di grazie, onore, potenza e forza al nostro Dio nei secoli dei secoli. Amen". Uno dei vegliardi allora si rivolse a me e disse: "Quelli che sono vestiti di bianco, chi sono e donde vengono?". Gli risposi: "Signore mio, tu lo sai". E lui: "Essi sono coloro che sono passati attraverso la grande tribolazione e hanno lavato le loro vesti rendendole candide col sangue dell'Agnello". Parola di Dio

 

“VIDI UNA MOLTITUDINE CHE NESSUNO POTEVA CONTARE DI OGNI NAZIONE, RAZZA, POPOLO E LINGUA”. (Ap. 7,9)

La giornata odierna ci invita ad alzare il nostro sguardo per scoprire che la santità è possibile perché è Dio a parteciparcela e allora è bello pensare ai santi del paradiso che l’hanno raggiunta, a quelli della terra che la stanno vivendo e a noi che siamo chiamati alla santità. A quest’ultimo proposito vi offro un brano di Leonard Boff.

“Udii un vecchio confratello ragionevole e buono, perfetto e santo, dire: "Se sentirai la chiamata dello Spirito, ascoltala e cerca di essere santo con tutta la tua anima, con tutto il tuo cuore e con tutte le tue forze.
Se, però, per umana debolezza non riuscirai ad essere santo, cerca allora di essere perfetto con tutta la tua anima, con tutto il tuo cuore e con tutte le tue forze.

Se, tuttavia, non riuscirai ad essere perfetto a causa della vanità della tua vita, cerca allora di essere buono con tutta la tua anima, con tutto il tuo cuore e con tutte le tue forze.

Se, ancora, non riuscirai ad essere buono a causa delle insidie del Maligno, cerca allora di essere ragionevole con tutta la tua anima, con tutto il tuo cuore e con tutte le tue forze.
Se, infine, non riuscirai ad essere santo, né perfetto, né buono, né ragionevole a causa del peso dei tuoi peccati, allora cerca di portare questo peso di fronte a Dio e affida la tua vita alla sua misericordia.
Se farai questo senza amarezza, con tutta umiltà e con giovialità di spirito a causa della tenerezza di Dio che ama gli ingrati e i cattivi, allora incomincerai a capire cosa sia ragionevole, imparerai ciò che è buono, lentamente aspirerai ad essere perfetto, e infine anelerai ad essere santo.

Se farai questo ogni giorno, con tutta la tua anima, con tutto il tuo cuore e con tutte le tue forze, allora io ti garantisco, fratello: sarai sulla strada di Francesco, non sarai lontano dal Regno di Dio!".

 

 

GIOVEDI’ 2 NOVEMBRE COMMEMORAZIONE DI TUTTI I FEDELI DEFUNTI

Una scheggia di preghiera:

 

L’ETERNA GIOIA DONA LORO O SIGNORE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: PIO CAMPIDELLI, Beato, Passionista

Nato il 29 aprile 1868 a Trebbio, nel Riminese, conobbe i Passionisti a 12 anni, durante una missione popolare. A 14 entrò nel noviziato di Casale (Rimini) e nel 1884 emise la professione religiosa. Mentre si preparava al sacerdozio, venne colpito dalla tubercolosi e morì il 2 novembre 1889 ad appena 21 anni e mezzo.

Parola di Dio: Gb 19,1.23-27; Sal 26; Rm 5,5-11; Gv 6,37-40

 

1^ Lettura Gb 19, 1.23-27

Dal libro di Giobbe

Rispondendo Giobbe disse:"Oh, se le mie parole si scrivessero, se si fissassero in un libro, fossero impresse con stilo di ferro sul piombo, per sempre s'incidessero sulla roccia! Io lo so che il mio Vendicatore è vivo e che, ultimo, si ergerà sulla polvere! Dopo che questa mia pelle sarà distrutta, senza la mia carne, vedrò Dio. Io lo vedrò, io stesso, e i miei occhi lo contempleranno non da straniero". Parola di Dio

 

“DOPO CHE QUESTA MIA PELLE SARA’ DISTRUTTA, SENZA LA MIA CARNE, VEDRO’ DIO”.(Gb 19,26)

Già in altre occasioni mi è capitato di proporre questo brano di sant’Agostino, ma siccome alcune persone me lo hanno richiesto ultimamente, mi sembra bello riproporlo proprio oggi quando la chiesa ci fa commemorare i nostri fratelli defunti

“Se mi ami non piangere!

Se tu conoscessi il mistero immenso del cielo dove ora vivo, se tu potessi vedere e sentire quello che io vedo e sento in questi orizzonti senza fine, e in questa luce che tutto investe e penetra, tu non piangeresti se mi ami.

Qui si è ormai assorbiti dall'incanto di Dio, dalle sue espressioni di infinità bontà e dai riflessi della sua sconfinata bellezza. Le cose di un tempo sono così piccole e fuggevoli al confronto.

Mi è rimasto l'affetto per te: una tenerezza che non ho mai conosciuto.

Sono felice di averti incontrato nel tempo, anche se tutto era allora così fugace e limitato. Ora l'amore che mi stringe profondamente a te, è gioia pura e senza tramonto.

Mentre io vivo nella serena ed esaltante attesa del tuo arrivo tra noi, tu pensami così!

Nelle tue battaglie, nei tuoi momenti di sconforto e di solitudine, pensa a questa meravigliosa casa, dove non esiste la morte, dove ci disseteremo insieme, nel trasporto più intenso alla fonte inesauribile dell'amore e della felicità. Non piangere più, se veramente mi ami!”.

 

 

VENERDI’ 3 NOVEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, FA’ CHE OGGI TI VEDA PRESENTE NELLA MIA STORIA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: GINEVRA, Santa, Monaca

Nata in Galles da famiglia nobile si sentì chiamata a donare tutta se stessa al Signore e si ritirò a Holywll (fontana sacra) dove compì alcuni miracoli. Entrò poi nel monastero di Gwytherin che resse dal 660 come badessa.

Parola di Dio: Fil 1,1-11; Sal 110;Lc 14,1-6

 

Vangelo Lc 14, 1-6

Dal vangelo secondo Luca

Un sabato Gesù era entrato in casa di uno dei capi dei farisei per pranzare e la gente stava ad osservarlo. Davanti a lui stava un idropico. Rivolgendosi ai dottori della legge e ai farisei, Gesù disse: "E' lecito o no curare di sabato?". Ma essi tacquero. Egli lo prese per mano, lo guarì e lo congedò. Poi disse: "Chi di voi, se un asino o un bue gli cade nel pozzo, non lo tirerà subito fuori in giorno di sabato?". E non potevano rispondere nulla a queste parole. Parola del Signore

 

“GESU’ ERA ENTRATO IN CASA DI UNO DEI CAPI DEI FARISEI PER PRANZARE, E LA GENTE STAVA AD OSSERVARLO”. (Lc. 14,1)

Davanti ad un avvenimento si può non vederlo, ci si può porre come giudici, come osservatori curiosi, come persone davvero interessate, magari anche disposte a cercare una soluzione e a dare una mano.

E davanti ad una persona? C’è chi si interessa agli altri solo perché servono. C’è chi usa degli altri, senza neppure sentirli o considerarli, solo per  poter far emergere se stessi e le proprie idee. C’è chi ascolta e dimentica e c’è chi veramente ha intenzione di ascoltare, di dialogare, di comprendere, di costruire insieme.

Con Gesù succede la stessa cosa, ieri e oggi.

C’è chi lo ignora, chi lo definisce con i soliti luoghi comuni, chi lo invita per curiosità, chi ha paura del futuro e quindi cerca di tenersi buoni tutti, chi farebbe una buona discussione con Lui, chi lo invita solo per aver occasione di smascherarlo, chi invece vorrebbe assistere ad un bello spettacolo di miracoli… Con Gesù tutti questi atteggiamenti non servono: Gesù non è da “osservare”, è da incontrare. Non basta sapere che cosa dice, bisogna vivere il suo insegnamento. Non serve dare facili giudizi, bisogna sporcarci le mani. Gesù non sa che farsene delle più alte teologie se non coinvolgono la vita, dei facili sentimentalismi se non portano all’amore; oggi Gesù si è invitato ospite in casa tua: non offrirgli i migliori manicaretti per poi solo osservare ciò che farà o non farà, ciò che dirà o non dirà, per giudicarlo se si comporta secondo gli schemi che tu hai di Dio, aprigli il cuore, incontralo, lasciati coinvolgere: solo così lo incontrerai davvero.

 

 

SABATO 4 NOVEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

TU SEI DAVVERO IL DIO DELLA VITA, OGNI GIORNO E PER SEMPRE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ANTONIO PROVOLO, Servo di Dio. 

Antonio Provolo nacque a Verona il 17 febbraio 1801, in una famiglia di modeste condizioni sociali; studiò prima presso i carmelitani scalzi. Poi entrò nel seminario vescovile di Verona, per divenire sacerdote e fu ordinato il 18 dicembre 1824. Nel 1830 aprì una scuola per sordomuti, nel contempo cominciò una scuola serale per gli artigiani poveri, che istruiva in tutto.  In stretta collaborazione con santa Maddalena di Canossa, diede vita alla Congregazione dei Figli della Carità, chiamati poi “Canossiani”. In seguito fondò una Congregazione religiosa maschile, che chiamò “Compagnia di Maria per l’educazione dei sordomuti”, fondata nel 1839; due anni dopo diede vita all’Istituto femminile che si chiamerà “Compagnia di Maria per l’educazione delle sordomute” di cui diventerà direttrice una delle sue prime collaboratrici, Fortunata Gresnar (1817-1886). Fu un precursore della moderna musicoterapia. Forse logorato dall’eccessivo lavoro, morì il mattino del 4 novembre 1842 a soli 41 anni.

Parola di Dio: Fil 1,18b-26; SaI 41; Lc 14,1.7-11

 

1^ Lettura Fil 1, 18-26

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippesi

Fratelli, purché in ogni maniera, per ipocrisia o per sincerità, Cristo venga annunziato, io me ne rallegro e continuerò a rallegrarmene. So infatti che tutto questo servirà alla mia salvezza, grazie alla vostra preghiera e all'aiuto dello Spirito di Gesù Cristo, secondo la mia ardente attesa e speranza che in nulla rimarrò confuso; anzi nella piena fiducia che, come sempre, anche ora Cristo sarà glorificato nel mio corpo, sia che io viva sia che io muoia. Per me infatti il vivere è Cristo e il morire un guadagno. Ma se il vivere nel corpo significa lavorare con frutto, non so davvero che cosa debba scegliere. Sono messo alle strette infatti tra queste due cose: da una parte il desiderio di essere sciolto dal corpo per essere con Cristo, il che sarebbe assai meglio; d'altra parte, è più necessario per voi che io rimanga nella carne. Per conto mio, sono convinto che resterò e continuerò a essere d'aiuto a voi tutti, per il progresso e la gioia della vostra fede, perché il vostro vanto nei miei riguardi cresca sempre più in Cristo, con la mia nuova venuta tra voi. Parola di Dio

 

"DA UNA PARTE DESIDERO DI ESSERE SCIOLTO DAL CORPO PER ESSERE CON CRISTO, IL CHE SAREBBE ASSAI MEGLIO; D'ALTRA PARTE E' PIU' NECESSARIO PER VOI CHE IO RIMANGA NELLA CARNE".(Fil. 1,23-24)

Paolo qui parla di sé in una situazione tutta particolare: è stato arrestato a causa della sua fede e rischia di essere condannato a morte; allora si chiede: è meglio morire martire per potersi riunire al Cristo vivente e glorioso o continuare a vivere per servirlo sulla terra nei fratelli?

Qualcuno dice: "Meglio la morte che il peccato", qualcuno accusa i  cristiani come persone che "parlano di paradiso ma hanno paura di andarci".  C’è gente che si dice disposta a morire anche oggi ma appena c'è qualche piccolo bubù è pronta a far la fortuna di cento medici…

Non mi stupiscono questi atteggiamenti e non mi sembrano neppure contrari alla fede.

Io amo la vita. Non posso non amarla. Se non la amassi farei un affronto e bestemmierei contro Colui che ne è l'autore e che me l'ha donata. Io cerco tutto ciò che la vita può donarmi in salute, gioia, bellezza. So anche che c'è una vita ancora più bella di questa perché è la vita in Dio, autore di ogni vita. Questa vita eterna non avrà più limiti umani, e io spero di arrivarci, e sono disposto a fare della strada per arrivarci, anzi, uso del tempo di questa vita per prepararmi ad entrare nell'altra.

Non dico come certi santi: "Brutta terra, bel paradiso", dico: "Bel paradiso che nella sua bontà Dio mi darà dopo aver ben vissuto tutte le gioie di questa vita che Dio mi ha dato e tutte le opportunità che in questa vita ho di rispondere al suo amore”.

E poi c'è anche un passaggio che mi fa paura non tanto per mancanza di fede ma perché fisicamente fa paura, ed è la morte e la sofferenza che normalmente si lega ad essa. Anche Gesù che pur aveva detto: "C'è un battesimo che devo ricevere e spero di ricevere in fretta", davanti al pensiero della croce e della sua morte su di essa, suda sangue e si sente debole nella sua volontà umana.

Concludendo, penso che noi cristiani dovremmo essere grati e gioiosi per la vita, quella che ci viene data e che ci auguriamo buona, piena, spesa bene, risposta d’amore ad un amore donato, e quella che ci viene promessa come totale comunione con la Vita stessa. Ci aiuti solo il Signore a non sprecare questi doni e a saper passare anche attraverso i momenti di buio per poter giungere alla luce adesso e poi.

 

 

DOMENICA 5 NOVEMBRE: 31^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO B

Una scheggia di preghiera:

 

SPIRITO D’AMORE, MOSTRAMI LA STRADA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: SIMONE BALLACCHI, Beato, Domenicano

Nato a S. Arcangelo di Romagna nel 1240, a 27 anni deposta la divisa militare entrò nel convento domenicano di s. Cataldo a Rimini come frate converso. Esercitò l'ufficio di portinaio, fu caritatevole e gentile con tutti. Si distinse per il suo amore alla penitenza e accettò pazientemente la cecità che lo colpì sui 50 anni. Morì accompagnato da miracoli e fama di santità nel 1319.

Parola di Dio: Dt 6,2-6; Sal 17; Eb 7,23-28; Mc 12,28-34

 

Vangelo Mc 12, 28-34

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, si accostò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: "Qual è il primo di tutti i comandamenti?". Gesù rispose: "Il primo è: Ascolta, Israele. Il Signore Dio nostro è l'unico Signore; amerai dunque il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza. E il secondo è questo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Non c'è altro comandamento più importante di questi". Allora lo scriba gli disse: "Hai detto bene, Maestro, e secondo verità che Egli è unico e non v'è altri all'infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta la mente e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici". Gesù, vedendo che aveva risposto saggiamente, gli disse: "Non sei lontano dal regno di Dio". E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo. Parola del Signore

 

“NON SEI LONTANO DAL REGNO DI DIO”. (Mc. 12,34)

Che bel complimento che vien fatto da Gesù a questo scriba!

Sarebbe bello se lo stesso Gesù potesse dire di ciascuno di noi non tanto per i “meriti” acquisiti, ma almeno per l’onestà della nostra ricerca. Intanto questo scriba ha fatto una cosa diversa da studiosi e farisei: non si è perso nella ricerca delle più di 613 leggi che dirigevano il “buon Israelita”, lui vuole arrivare al nocciolo della fede. Seconda cosa ottima fatta da Lui è quello di rivolgere le sue domande alla persona giusta, cioè a Gesù. Soltanto aderendo a Gesù, infatti e vivendo in lui l'uomo potrà amare Dio e amare il prossimo in modo da fare parte del regno di Dio e avere la vita. La legge dell'antico testamento ha il suo pieno compimento nella persona di Gesù.

Leggendo questa pagina del vangelo ci si può chiedere: quale è il rapporto tra il comandamento dell'amore di Dio e il comandamento dell'amore del prossimo? Possiamo delineare la risposta dicendo: l'amore a Dio si dimostra e si realizza nell'amore al prossimo. Infatti nell'amore a Dio l'uomo può soltanto rispondere all'iniziativa di Dio, accogliendola e acconsentendo. E Dio che ci ama per primo: “Non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati” (1Gv 4,1).

L'amore di Dio all'uomo può soltanto essere una accettazione libera dell'amore di Dio per noi. Nei confronti del prossimo, invece, l'uomo può avere l'iniziativa, può essere lui che va incontro al prossimo e gli offre il suo aiuto, il suo servizio, la sua carità. Nei confronti del prossimo il credente si trova, per così dire, come è Dio nei confronti nostri: può avere l'iniziativa della carità. In questo sta il rapporto tra i due comandamenti dell'amore di Dio e dell'amore del prossimo: l'amore di Dio si verifica, si attua, riceve la sua autenticità dall'amore agli uomini. In questo sta la specificità del cristiano: “Se uno dicesse: io amo Dio, e odiasse il suo fratello, è un mentitore. Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede. Questo è il comandamento che abbiamo da lui: chi ama Dio ami anche il suo fratello” (1Gv 4, 20-21).

 

 

LUNEDI’ 6 NOVEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

IL TUO AMORE, SIGNORE, SI SPANDE SU TUTTE LE CREATURE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: PIETRO VAZQUEZ, Beato, Martire domenicano

Nato nella Galizia, in Spagna, nel 1590, entrò nell'Ordine Domenicano e visse prima a Madrid e poi a Manila. Volle ugualmente trasferirsi in Giappone, nonostante il pericolo di vita, a causa della persecuzione scatenata contro i missionari cattolici stranieri. Il 18 aprile 1623 fu arrestato e imprigionato per aver nascosto il corpo di un suo confratello martire, il beato Ludovico Flòres. Rimase nel carcere di Omura per circa un anno, affrontando con spirito di fede e grande serenità le durissime condizioni della prigionia e i disagi, come appare dalle lettere che scrisse durante questo periodo. Il 25 agosto 1624 fu bruciato vivo.

Parola di Dio: FiI 2,1-4; Sal 130; Lc 14,12-14

 

1^ Lettura Fil 2, 1-4

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippesi

Fratelli, se c'è qualche consolazione in Cristo, se c'è conforto derivante dalla carità, se c'è qualche comunanza di spirito, se ci sono sentimenti di amore e di compassione, rendete piena la mia gioia con l'unione dei vostri spiriti, con la stessa carità, con i medesimi sentimenti. Non fate nulla per spirito di rivalità o per vanagloria, ma ciascuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso, senza cercare il proprio interesse, ma anche quello degli altri. Parola di Dio

 

“NON FATE NULLA PER SPIRITO DI RIVALITA' O PER VANAGLORIA”. (Fil. 2,3)

Le lotte, le rivalità, le invidie sono sempre brutte e dolorose, ma è ancora peggio quando sorgono rivalità tra credenti. Sembra impossibile in quanto è Gesù che ha salvato tutti, è Lui l’unità, “lavoriamo” per lo stesso Regno, eppure capita di vedere cristiani invidiosi l’uno dell’altro, parrocchie gelose vicendevolmente, gruppi ecclesiali che fanno la lotta tra di loro, cristiani che vogliono sopravanzare altri cristiani, preti e vescovi che   si combattono per il primo posto.

Come possiamo testimoniare l’amore di Cristo se siamo divisi tra noi? Non dovremmo essere contenti, invece che gelosi, che Dio operi in qualche nostro fratello?

Se io vedo uno che opera per il Signore, perché giudicarlo, volerlo riportare al mio modo di pensare, mettermi in concorrenza?

Già Mosè a coloro che gli dicevano che alcuni profetizzavano pur non essendo direttamente autorizzati da Lui, con cuore aperto rispondeva: “Magari fossero tutti profeti nel popolo di Israele!”, E Gesù agli apostoli che invocavano fuoco e fiamme su chi faceva miracoli ma “non era dei nostri”, rispondeva: “Chi non è contro di noi è per noi”:

 

 

MARTEDI’ 7 NOVEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

GRAZIE, GESU’, PER L’INVITO A PARTECIPARE AL TUO REGNO

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: AURELIO DI REDICIONE, Santo

Fu vescovo di Redicione in Armenia. Secondo la leggenda a Redicione conobbe san Dionigi, vescovo di Milano, colà esiliato nel 355 dall'imperatore Costanzo, e ne divenne amico. Quando Dionigi morì, Aurelio ne portò la salma a Milano, dove a sua volta morì.

Parola di Dio: Fil 2,5-11; Sal 21; Lc 14,15-24

 

Vangelo Lc 14, 15-24

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, uno dei commensali disse a Gesù: "Beato chi mangerà il pane nel regno di Dio!". Gesù rispose: "Un uomo diede una grande cena e fece molti inviti. All'ora della cena, mandò il suo servo a dire agli invitati: Venite, è pronto. Ma tutti, all'unanimità, cominciarono a scusarsi. Il primo disse: Ho comprato un campo e devo andare a vederlo; ti prego, considerami giustificato. Un altro disse: Ho comprato cinque paia di buoi e vado a provarli; ti prego, considerami giustificato. Un altro disse: Ho preso moglie e perciò non posso venire. Al suo ritorno il servo riferì tutto questo al padrone. Allora il padrone di casa, irritato, disse al servo: Esci subito per le piazze e per le vie della città e conduci qui poveri, storpi, ciechi e zoppi. Il servo disse: Signore, è stato fatto come hai ordinato, ma c'è ancora posto. Il padrone allora disse al servo: Esci per le strade e lungo le siepi, spingili a entrare, perché la mia casa si riempia. Perché vi dico: Nessuno di quegli uomini che erano stati invitati assaggerà la mia cena". Parola del Signore

 

“BEATO CHI MANGERA’ IL PANE NEL REGNO DI DIO”. (Lc. 14,15)

La presenza di Gesù doveva essere davvero bella e coinvolgente se sovente nel Vangelo troviamo esclamazioni di gioia e beatitudine come quella di oggi. Ad un commensale di Gesù quasi scappa di bocca questa esclamazione, questo desiderio: “Che bello poter essere commensali di Dio per sempre”. Ma Gesù, raccontando la parabola degli invitati alle nozze che con delle scuse declinano l’invito, ci mette in guardia contro i troppi facili entusiasmi che ci fanno ipotizzare un futuro roseo facendoci dimenticare la realtà di scelta del presente.

E’ in questa vita che ci viene fatto l’invito per l’eternità. Dio ha mandato Gesù a farci questo invito. Ma esso, spesso, non trova accoglienza e le scuse ci sono sempre: “Ho tanto da fare; devo curare i miei interessi; non ho tempo…”.

Da una parte desideriamo il paradiso e poi quando ci viene data l’opportunità per accogliere Colui che ce ne apre le porte, nicchiamo, abbiamo sempre troppe altre cose da fare, sembra quasi che pensiamo che per accogliere Gesù dobbiamo rinunciare a tutto il resto. Ma l’invito di Gesù non è perché noi disprezziamo le sue creature, e ancor meno l’amore e gli affetti umani. Egli ci chiede solo che queste realtà create non diventino un ostacolo nel nostro cammino verso di Lui. Queste realtà sono fatte per rivelarci il Creatore, che in esse e al di là di esse rimane l’unica vera fonte della nostra felicità.

La stessa cosa vale per l’Eucaristia: “Beati gli invitati alla mensa del Signore!” e noi spesso rinunciamo alla Messa perché “non ho tempo, non ho voglia, e poi c’è un prete talmente noioso…”, oppure non andiamo a fare la comunione perché “non mi sento, non ho voglia di confessarmi… perché poi bisogna impegnarsi!”. Gesù non ci forza, ma se i nostri no continuano, Egli,  rispettando le nostre scelte, ci lascia a noi stessi e si rivolge ad altri.

 

 

MERCOLEDI’ 8 NOVEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

CHE IO TI SEGUA PASSO A PASSO, O SIGNORE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: AGRIPPINO DI NAPOLI, Santo, Vescovo 

Agrippino probabilmente  fu il sesto vescovo della diocesi di Napoli, e viene definito: “Innamorato della patria, difensore della città, egli non cessa di pregare ogni giorno per noi, suoi servitori”. Di lui non ci sono molte notizie se non che visse alla fine del III secolo.

Parola di Dio: FiI 2,12-18; SaI 26; Lc 14,25-33

 

Vangelo Lc 14, 25-33

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, siccome molta gente andava con lui, egli si voltò e disse: "Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. Chi non porta la propria croce e non viene dietro di me, non può essere mio discepolo. Chi di voi, volendo costruire una torre, non si siede prima a calcolarne la spesa, se ha i mezzi per portarla a compimento? Per evitare che, se getta le fondamenta e non può finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro. Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l'altro è ancora lontano, gli manda un'ambasceria per la pace. Così chiunque di voi non rinunzia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo". Parola del Signore

 

“SE UNO VIENE A ME E NON ODIA IL PADRE E LA MADRE, LA MOGLIE, I FIGLI… CHI NON PORTA LA PROPRIA CROCE NON PUO’ ESSERE MIO DISCEPOLO”, (Lc. 14,26-27)

Tutto un modo moralistico pietistico di leggere queste ed altre righe simili del vangelo ci ha portato ad esaltare in modo sbagliato la croce e la sofferenza: in certi tipi di educazione e di predicazione sembra quasi che Gesù voglia dall’uomo sofferenza, dolore, scelte inumane, eroismi esaltanti e umiliazioni opprimenti.

Ma Gesù voleva questo?

Certo Gesù è molto esigente e quando ci invita ad amarlo più dei familiari chiede che le nostre scelte non siano banderuole ma che mettano in primo piano, anche nel concreto, che Lui è il centro, il senso della nostra vita. Poi chi ama Lui saprà amare anche nella maniera giusta il suo prossimo e come primo prossimo i suoi familiari. La croce poi, e qui Gesù intende soprattutto la prova a cui si va incontro per essere cristiani, non è un qualcosa di bello da andare a cercarsi (anche Gesù sudò sangue e chiese al Padre: “Se possibile allontana da me…”) ma una conseguenza di chi è coerente alle scelte cristiane. Faccio un esempio: se io voglio perdonare sempre come mi ha indicato Gesù dovrà fare dei tagli molto profondi nella mia carne che mi porta a vendicarmi o alla mia intelligenza che mi suggerisce mille strade diverse dal perdono vero e totale; se faccio una scelta di onestà completa sul mio posto di lavoro, come minimo passerò per stupido e poi probabilmente ci rimetterò molto sia come carriera che come denari; se cercherò di fare scelte comportamento sessuale fedele alle persone, rispettose di se stessi e del prossimo, certamente la troverò dura in me stesso e anche davanti ai sorrisi di scherno di tanti altri… La croce non è la meta del cristiano ma è certamente il passaggio consequenziale delle sue scelte, ma come per Gesù anche noi sappiamo che tutto non finisce lì. La vera Pasqua è il passaggio intero dalla vita alla morte ma anche dalla morte alla vita.

 

 

GIOVEDI’ 9 NOVEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

GESU’, CON I MIEI FRATELLI IO SONO NEL TUO CUORE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: LUIGI BELTRAME QUATROCCHI, Beato

Nacque a Catania il 12 gennaio 1880. Gli zii lo ebbero in affidamento da parte dei genitori. Studiò a Roma laureandosi in giurisprudenza occupando posti di prestigio e di impegno notevoli. Nel 1905 sposò Maria Corsini ed ebbero 4 figli (di cui tre si consacreranno). Come cristiano fu impegnato nelle tante forme di associazionismo cattolico: Nell’ASCI, nella GIAC, in Rinascita Cristiana, nell’Unitalsi. Morì il 9 Novembre 1951.

Parola di Dio nella festa della Dedicazione della Basilica Lateranense: 1Re 8,22-23.27-30; Sal 94; 1Pt 2,4-9; Gv 4,19-24

 

2^ Lettura 1Pt 2, 4-9

Dalla prima lettera di Pietro

Carissimi, stringetevi a Cristo, pietra viva, rigettata dagli uomini, ma scelta e preziosa davanti a Dio, anche voi venite impiegati come pietre vive per la costruzione di un edificio spirituale, per un sacerdozio santo, per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio, per mezzo di Gesù Cristo. Si legge infatti nella Scrittura: Ecco io pongo in Sion una pietra angolare, scelta, preziosa e chi crede in essa non resterà confuso. Onore dunque a voi che credete; ma per gli increduli la pietra che i costruttori hanno scartato è divenuta la pietra angolare, sasso d'inciampo e pietra di scandalo. Loro v'inciampano perché non credono alla parola; a questo sono stati destinati. Ma voi siete la stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa, il popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere meravigliose di lui che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua ammirabile luce. Parola di Dio

 

“STRINGETEVI AL SIGNORE, PIETRA VIVA, RIGETTATA DAGLI UOMINI MA SCELTA E PREZIOSA DAVANTI A DIO”. (1Pt.2,4)

Oggi è la festa di una Basilica. Si può fare festa a una costruzione? E’ come se tu facessi la festa alla nostra casa… si fa festa alle persone che la abitano, non alle pietre!

E allora perché oggi facciamo festa alla Basilica del Laterano che sta a Roma?

È semplice la risposta. La Chiesa è la comunità dei credenti. Fare festa a quella basilica significa fare festa alle pietre vive che fanno la costruzione, cioè ai cristiani. Anche di Gesù si dice che è pietra angolare, una pietra che gli uomini hanno scartato e che Dio ha scelto per quell’edificio spirituale in cui i suoi figli si incontrano. Una pietra preziosa che costruisce oppure per chi non ci vede (cioè per chi non ha fede)  una pietra che può fare inciampare. Chi non crede infatti non è esente dall’incontrare Gesù. Tutti gli uomini nella loro vita prima o poi hanno a che fare con lui, accanto o contro.  Noi speriamo e cerchiamo di essere pietre vive nella Chiesa accanto alla pietra di fondazione che è Gesù. Magari saremo dei sassetti piccoli, ma se ne togli uno ci resta il buco! Siamo tutti importanti nella comunità di Dio perché ci fossero anche cento figli per un Padre ognuno è unico, e se manca, il vuoto si sente!

Dunque oggi gli auguri non li facciamo ad una costruzione ma a ciascuno di noi piccole pietre che unita a Gesù fondano la Chiesa, un'unica famiglia di figli, peccatori finché si vuole, ma amati e tenuti insieme da Gesù.

 

 

VENERDI’ 10 NOVEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

DONAMI, SIGNORE DI USARE SAGGIAMENTE DEI TUOI DONI

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: FIORENZA, Santa, Martire 

Secondo una Passio alquanto leggendaria Fiorenza sarebbe stata martire a Montpellier, sotto Diocleziano. Può darsi sia stata una matrona cristiana che si dava da fare per seppellire i corpi dei martirizzati.

Parola di Dio: Fil 3,17-4,1; Sal 121; Lc 16,1-8

 

Vangelo Lc 16, 1-8

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "C'era un uomo ricco che aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: Che è questo che sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non puoi più essere amministratore. L'amministratore disse tra sé: Che farò ora che il mio padrone mi toglie l'amministrazione? Zappare, non ho forza, mendicare, mi vergogno. So io che cosa fare perché, quando sarò stato allontanato dall'amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua. Chiamò uno per uno i debitori del padrone e disse al primo: Tu quanto devi al mio padrone? Quello rispose: Cento barili d'olio. Gli disse: Prendi la tua ricevuta, siediti e scrivi subito cinquanta. Poi disse a un altro: Tu quanto devi? Rispose: Cento misure di grano. Gli disse: Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta. Il padrone lodò quell' amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce". Parola del Signore

 

“IL PADRONE LODO' QUELL’AMMINISTRATORE DISONESTO” (Lc. 16,8)

Il Signore Gesù, pur di rendere comprensibili i suoi messaggi di salvezza, ricorre anche al paradosso. Infatti, a prima vista, la parabola di oggi è sconcertante: Gesù loda la scaltrezza dell'amministratore disonesto che ha saputo togliersi dai guai con qualche disonesto intrallazzo...

Non è certo un invito alla disonestà quello di oggi: anzi il Signore ci chiede di essere molto rigidi nell'onestà nei nostri posti di lavoro e nella vita. Ma Gesù constata con amarezza che l'energia che mettiamo nelle cose della terra sono molte di più rispetto a quelle che mettiamo nelle cose dello spirito! Invita i figli della luce a imitare l'ardore e la passione che i figli di questo mondo mettono nei loro affari.

Pensate alle preoccupazioni che abbiamo e all'attenzione che mettiamo nel sapere come investire i nostri risparmi e quanta faciloneria abbiamo invece nell'affrontare i temi della vita interiore... pensate a quante scuse accampiamo a proposito di mancanza di tempo per pregare, riflettere, dedicarci al servizio degli altri e a quanto tempo sprechiamo in cose futili. Se ci rendessimo conto che servire il Signore è la vera gioia già in questa vita e che oltretutto stiamo anche investendo per l’eternità!

 

 

SABATO 11 NOVEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

FA’, O SIGNORE, CHE IL TUO AMORE MI SIA SUFFICIENTE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: CUNIBERTO DI COLONIA, Santo, Vescovo 

Era nato da nobile famiglia tra il 590 e il 600. Fu arcidiacono a Treviri e poi vescovo di Colonia Consigliere nel 629 di Dagoberto I, re di Austrasia, dal 634 governò il paese durante la minorità di Sigiberto III, figlio di Dagoberto. E’ uno dei più importanti pionieri della evangelizzazione della Germania. Morì nel 663.

Parola di Dio: FiI 4,10-19; SaI111; Lc 16,9-15

 

1^ Lettura Fil 4, 10-19

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippesi

Fratelli, ho provato grande gioia nel Signore, perché finalmente avete fatto rifiorire i vostri sentimenti nei miei riguardi: in realtà li avevate anche prima, ma vi mancava l'occasione. Non dico questo per bisogno, poiché ho imparato a bastare a me stesso in ogni occasione; ho imparato ad essere povero e ho imparato ad essere ricco; sono iniziato a tutto, in ogni maniera: alla sazietà e alla fame, all' abbondanza e all'indigenza. Tutto posso in colui che mi da la forza. Avete fatto bene tuttavia a prendere parte alla mia tribolazione. Ben sapete proprio voi, Filippesi, che all'inizio della predicazione del vangelo, quando partii dalla Macedonia, nessuna Chiesa aprì con me un conto di dare o di avere, se non voi soli; ed anche a Tessalonica mi avete inviato per due volte il necessario. Non è però il vostro dono che io ricerco, ma il frutto che ridonda a vostro vantaggio. Adesso ho il necessario e anche il superfluo; sono ricolmo dei vostri doni ricevuti da Epafrodìto, che sono un profumo di soave odore, un sacrificio accetto e gradito a Dio. Il mio Dio, a sua volta, colmerà ogni vostro bisogno secondo la sua ricchezza con magnificenza in Cristo Gesù. Parola di Dio

 

“HO IMPARATO AD ESSERE POVERO E HO IMPARATO AD ESSERE RICCO; SONO INIZIATO A TUTTO IN OGNI MANIERA: ALLA SAZIETA' E ALLA FAME, ALL’ABBONDANZA E ALL’INDIGENZA. TUTTO POSSO IN COLUI CHE MI DA' FORZA. (Fil. 4,12-13)

Paolo ha capito il significato profondo della povertà e della ricchezza.

Nessuno di noi ama la povertà in se stessa: essa è causa di tanti mali per l’uomo. Ma sappiamo anche che la ricerca esasperata della ricchezza porta a mali altrettanto grandi. E’ solo pensando che le cose sono di Dio che noi troviamo il giusto equilibrio. Se i beni di questa terra sono di Dio, prima di tutto li rispetto: non sono a mio uso e consumo indiscriminato. Se sono di Dio, e Dio li ha messi a disposizione di tutti, non posso capitalizzarli solo per me a scapito degli altri.

Eccomi dunque pronto, come Paolo ad essere ricco, ma a non fidare la mia vita sulla ricchezza; eccomi dunque capace a condividere con gli altri, perché riconosco in essi fratelli con i miei stessi diritti; eccomi dunque capace anche ad essere povero, semplice, a sapermi accontentare perché sempre ricco di Dio. Guardiamo a Gesù: “Il Figlio dell’uomo non ha neanche un sasso su cui riporre il capo” eppure è l’uomo più libero e più contento. Non disdegna di andare a mangiare in casa di ricchi al punto da venir considerato un “mangione e un beone”. Ha una tunica intessuta in un sol pezzo, una ricchezza per quel tempo, tant’é vero che i soldati se la tirano a sorte, ma sa vedere il vestito dei “gigli del campo”. Accetta che le donne di alto rango sovvenzionino con i loro denari l’attività del suo gruppo, ma nella cassa degli apostoli c’è sempre qualcosa da “dare ai poveri”.

Per essere cristiani non c’è bisogno di pauperismI esagerati, né di compromessi con questa o quella cultura vigente (leggi: capitalismo o marxismo), basta dare il giusto posto a Dio e ai doni che da Lui derivano.

 

 

DOMENICA 12 NOVEMBRE: 32^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, TUTTO E’ DONO. FA’ CHE IO SIA DONO

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: KAMEN VICEV, Beato

Nasce in Bulgaria il 23 maggio 1893 da genitori ortodossi. Nel 1910 entra negli Assunzionisti in Belgio, è sacerdote nel 1921 e diventa professore di filosofia. Il 4 luglio 1942 è arrestato dalla milizia comunista e denunciato come capo dello spionaggio cattolico. Fucilato il 12 novembre 1952.

Parola di Dio: 1Re 17,10-16; Sal 145; Eb 9,24-28; Mc 12,38-44

 

Vangelo Mc 12, 38-44

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù diceva alla folla mentre insegnava: "Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. Divorano le case delle vedove e ostentano di fare lunghe preghiere. Essi riceveranno una condanna più grave". E sedutosi di fronte al tesoro, osservava come la folla gettava monete nel tesoro. E tanti ricchi ne gettavano molte. Ma venuta una povera vedova vi gettò due spiccioli, cioè un quattrino. Allora, chiamati a sé i discepoli, disse loro: "In verità vi dico: questa vedova ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Poiché tutti hanno dato del loro superfluo, essa invece, nella sua povertà, vi ha messo tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere". Parola del Signore

 

“QUESTA VEDOVA, NELLA SUA POVERTA’, HA MESSO TUTTO QUELLO CHE AVEVA”. (Mc. 12,44)

Gesù, prendendo l’esempio dal gesto piccolo ma totalmente gratuito della vedova, assicura gli apostoli e noi sul fatto che Dio valuta i gesti caritatevoli che l’uomo compie in modo assai differente da come possono interpretarli loro e ci assicura che Dio guarda i doni dei suoi figli non con l’ottica della quantità ma con quella della gratuità.

Ecco degli spunti sulla gratuità che sintetizzo da uno scritto di don Sergio Messina.

E’ la gratuità che ci fa discepoli di Gesù: “Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date (Mt. 10, 8)

La gratuità ci permette di fare l’esperienza dell’ amore di Dio che gratis ci dà ogni cosa su questa terra.

La gratuità ci spinge a sperimentare e a far sperimentare all’umanità la possibilità di maggiori spazi di felicità e di uguaglianza sociale. E’ infatti dare attenzione e tempo a chi non è più padrone del suo tempo, è riempire di rispetto corpi non più desiderabili, è nutrire di tenerezza spiriti spesso preda dell’angoscia e della paura, è liberare la vita dall’attenzione alla retribuzione, dal calcolo dei minuti dati, dalla continua verifica delle “spese” sostenute.

Gratuità non idealizza il passato, è vivere il momento presente, è non lamentarsi dei cambiamenti, è non rivendicare diritti o meriti precedentemente acquisiti, è confrontarsi continuamente solo con i problemi dell’oggi. Essa ci spinge a decidere senza secondi fini quanto, come e per quale motivo donare.

Gratuità è non parlare mai male degli assenti e avere il coraggio di essere semplici, limpidi e sinceri con i presenti.

Gratuità è imparare a diventare in nessun modo indispensabili ed “eterni”, è offrire, essere contenti di aver offerto e poi magari sparire.

 

 

LUNEDI’ 13 NOVEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

AUMENTA LA NOSTRA FEDE!

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: AGOSTINA PIERANTONI, Santa, Monaca 

Livia (la futura Suor Agostina) nasce il 27 marzo 1864; riceve il battesimo nello stesso giorno. Il 23 marzo 1886 é accolta nella Casa Generalizia delle Suore della Carità di S.Giovanna Antida Thouret e viene mandata come infermiera, nell'ospedale "S. Spirito" di Roma nella corsia dei bambini, poi in quella dei tubercolotici. Nel 1894 contrae la tubercolosi, ma dopo breve riposo, chiede di restare nella stessa corsia di quegli ammalati. Il 13 novembre 1894 la sua vita viene stroncata dalla mano armata di un ammalato da lei assistito.

Parola di Dio: Tt 1,1-9; Sal 23; Lc 17,1-6

 

Vangelo Lc 17, 1-6

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "E' inevitabile che avvengano scandali, ma guai a colui per cui avvengono. E' meglio per lui che gli sia messa al collo una pietra da mulino e venga gettato nel mare, piuttosto che scandalizzare uno di questi piccoli. State attenti a voi stessi! Se un tuo fratello pecca, rimproveralo; ma se si pente, perdonagli. E se pecca sette volte al giorno contro di te e sette volte ti dice: Mi pento, tu gli perdonerai". Gli apostoli dissero al Signore: "Aumenta la nostra fede!". Il Signore rispose: "Se aveste fede quanto un granellino di senapa, potreste dire a questo gelso: Sii sradicato e trapiantato nel mare, ed esso vi ascolterebbe". Parola del Signore

 

“STATE ATTENTI A VOI STESSI”. (Lc. 17,3)

Gesù sta per dare ai discepoli uno degli insegnamenti più ardui di tutto il suo messaggio: quello di perdonare sempre ed è per questo che invita loro e noi a stare in guardia da noi stessi, infatti il migliore amico e il peggior nemico che abbiamo siamo noi stessi.

In noi sta il bene e il male; il dono pre­zioso e terribile della libertà ci mette nella situazione di poter indirizzare in un modo o in un altro tutta la nostra vita.

Se guardo il mio istinto, se seguo la mentalità del mondo, se penso unicamente ai miei benefici materiali, alle mie cose, al mio onore… il perdono e impensabile e impossibile. Se dentro di me scopro la mia figliolanza divina, la vera fratellanza, il perdono da me ricevuto da Dio, allora la strada del perdono comincia a diventare, seppur ardua, almeno praticabile.

Se abbiamo il coraggio di affidare la nostra libertà alle mani del Signore e della sua legge, siamo sicuri che Lui, il Dio della vita e dell’amore, farà emergere in noi solo il suo bene; se ci affidiamo al nostro orgoglio e ai no­stri interessi, da noi uscirà il male che ucciderà la nostra vita e avvelenerà quella degli altri.

 

 

MARTEDI’ 14 NOVEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

QUESTO GIORNO E’ LODE PER TE CHE CE LO DONI, O SIGNORE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: DESIDERIO O GERY, Santo, Vescovo

Era nato ad Albi, 580 circa . Di nobile famiglia, divenne nel 608 tesoriere di Clotario II e vescovo di Cahors nel 630. Costruì numerose chiese e monasteri e l'acquedotto della città. Morì nel 655.

Parola di Dio: Tt 2,1-8.11-14; Sal 36; Lc 17,7-10

 

1^ Lettura Tt 2,1-8.11-14

Dalla lettera di san Paolo apostolo a Tito

Carissimo, insegna ciò che è secondo la sana dottrina: i vecchi  siano sobri, dignitosi, assennati, saldi nella fede, nell'amore e  nella pazienza. Ugualmente le donne anziane si comportino in  maniera degna dei credenti; non siano maldicenti né schiave di molto  vino; sappiano piuttosto insegnare il bene, per formare le giovani  all'amore del marito e dei figli, ad essere prudenti, caste, dedite alla  famiglia, buone, sottomesse ai propri mariti, perché la parola di Dio  non debba diventare oggetto di biasimo. Esorta ancora i più giovani a essere assennati, offrendo te stesso  come esempio in tutto di buona condotta, con purezza di dottrina,  dignità, linguaggio sano e irreprensibile, perché il nostro avversario  resti confuso, non avendo nulla di male da dire sul conto nostro.  E' apparsa infatti la grazia di Dio, apportatrice di salvezza per tutti gli uomini, che ci insegna a rinnegare l'empietà e i desideri  mondani e a vivere con sobrietà, giustizia e pietà in questo mondo, nell'attesa della beata speranza e della manifestazione della gloria  del nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo; il quale ha dato se  stesso per noi, per riscattarci da ogni iniquità e formarsi un popolo  puro che gli appartenga, zelante nelle opere buone. Parola di Dio

 

“GLI ANZIANI SIANO SOBRI, DIGNITOSI, ASSENNATI, SALDI NELLA FEDE, NELL’ AMORE, NELLA PAZIENZA”. (Tt. 2,1)

Mi piace che San Paolo dando le sue istruzioni al vescovo Tito ancor prima di parlare dei giovani gli raccomandi gli anziani.

Io credo, e me ne rendo conto man mano che gli anni passano che ogni stagione della vita ha le sue bellezze. Anche se nulla può paragonarsi alla giocosità e vitalità della primavera è bello gustare il caldo e i frutti dell’estate o saper gioire dei colori dell’autunno e anche rimaner meravigliati davanti ad un paesaggio innevato pensando che sotto quella coltre la vita sembra riposare ma solo per provare la gioia della rinascita.

Un cristiano non po’ che lodare Dio per i suoi anni e con i suoi anni; se è vero che agli anziani può mancare la possanza della gioventù non dovrebbe mai mancare la saggezza degli anni.

Se ho vissuto in pieno il mio tempo lavorativo perché non posso vivere in pieno il tempo del riposo? Perché allora vi sono degli anziani tristi, ripiegati su se stessi, incapaci di vedere e gioire per le cose belle che la vita da ancora loro, rabbiosi per tutto quello che non è più alla loro portata, avari quasi a tenersi tutto per sé quando forse sarebbe l’ora di lasciar cadere le foglie colorate dell’autunno?

In un modo esteriorista, ipocritamente giovanilista quante cose buone possono ancora darci i nostri anziani, purché siano positivi, disposti a vivere con umiltà ma anche gioiosamente questa stagione della loro vita! Un anziano può aver occhi per veder più lontano, può aver tempo per scoprire le cose non effimere ma importanti della vita, può compiere gesti umili ma di vero amore, può essere segnale di ottimismo e di speranza, può dare testimonianza di pazienza, può ricordare a tutti che la sofferenza ed anche la morte non sono la parola definitiva della vita.

 

 

MERCOLEDI’ 15 NOVEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

GRAZIE!

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: EUGENIO DI TOLEDO, Santo, Vescovo

Fu prima monaco a Saragozza, poi arcidiacono del vescovo Braulio, in seguito  designato come vescovo di Toledo nel 646. Favorì lo sviluppo e la riforma del canto liturgico, Fu anche poeta e scrittore. Morì, sempre a Toledo nel 657.

Parola di Dio: Tt 3,1-7; SaI22; Lc 17,11-19

 

Vangelo Lc 17, 11-19

Dal vangelo secondo Luca

Durante il viaggio verso Gerusalemme, Gesù attraversò la Samaria e la Galilea. Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi i quali, fermatisi a distanza, alzarono la voce, dicendo: "Gesù maestro, abbi pietà di noi!". Appena li vide, Gesù disse: "Andate a presentarvi ai sacerdoti". E mentre essi andavano, furono sanati. Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce; e si gettò ai piedi di Gesù per ringraziarlo. Era un Samaritano. Ma Gesù osservò: "Non sono stati guariti tutti e dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato chi tornasse a render gloria a Dio, all'infuori di questo straniero?". E gli disse: "Alzati e và; la tua fede ti ha salvato!". Parola del Signore

 

“UNO DEI DIECI LEBBROSI, VEDENDOSI GUARITO, TORNO’ INDIETRO LODANDO DIO A GRAN VOCE E SI GETTO’ AI PIEDI DI GESU’ PER RINGRAZIARLO”. (Lc. 17,15)

I lebbrosi che si presentano a Gesù sono dieci.

Fin che sono malati, pur essendo uno di essi samaritano sono tutti uniti sia dall’esperienza della propria malattia che rende impotenti sia dal grido comune che rivolgono a Gesù perché li guarisca. Ma quando la guarigione avviene le differenze saltano nuovamente fuori. Nove lebbrosi hanno ricevuto la guarigione fisica e, come il Maestro stesso ha indicato loro, sono tutti presi dalle ‘liturgie’ ufficiali che li riammettono a pieno titolo nella società; uno straniero, un eretico si preoccupa di “tornare indietro”, “lodando Dio a gran voce”, “gettandosi ai piedi di Gesù per ringraziarlo”, ed è anche l’unico che ottiene il secondo miracolo, quello più importante: il dono della fede.

I nove sono guariti: hanno ottenuto ciò che chiedevano. Ma non sono salvati. Rimasti chiusi nella loro parziale e distorta visione di Dio, guariti dalla lebbra sulla pelle, non vedono neppure la lebbra che hanno nel cuore.

L’uomo ‘religioso’ spesso passa accanto a Dio, spesso “sfrutta” Dio, ma spesso, proprio per troppa osservanza si allontana da Dio.

Non è forse vero che tutti i giorni noi passiamo accanto a Dio vedendo ogni mattina la meraviglia dell’alba, vivendo nella sua creazione, essendo testimoni e partecipi del miracolo continuo dell’Eucaristia (un Dio che si fa pane per noi!), ascoltando la sua parola, ‘sfruttando’ il suo perdono… e tiriamo diritto pensando che Dio si accontenti delle nostre preghiere o sia legato ai nostri ritualismi ?

Il fatto è che, se non “torniamo indietro”, significa che ci stiamo allontanando; che se non ci sentiamo di “lodare Dio”, di cantarlo, vuol dire che pensiamo ai suoi miracoli quotidiani solo come a un qualcosa che ci è dovuto o, peggio ancora, ad un qualcosa di abituale; che se non ci “gettiamo ai suoi piedi per ringraziarlo”, abbiamo perso la fede vera che ci fa incontrare, al di là del miracolo, Colui che il miracolo ha operato.

Se fossimo convinti che niente ci è dovuto, ma tutto è “Grazia”, allora saremmo capaci di rendere grazie.

Cristiano non è tanto colui che chiede delle grazie. E’ colui che rende grazie.

Il ringraziamento che Dio si aspetta da noi è il nostro apprezzamento, il nostro aprirci alla sorpresa, alla gioia, alla lode, alla celebrazione dei suoi prodigi.

Il bambino dice grazie con i suoi occhi, con il suo saltare di gioia, con la sua impazienza di aprire il regalo. Noi stupidamente gli diciamo: “Dì: grazie!” e non ci accorgiamo che il suo stupore davanti al dono, l’esplosione della sua gioia, sono il modo più espressivo di dire: grazie! 

Se non vogliamo essere ingrati, se vogliamo davvero dire grazie al Signore, celebriamo il dono della vita!

 

 

GIOVEDI’ 16 NOVEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

CRESCA IN MEZZO A NOI IL TUO REGNO, O SIGNORE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: GERTRUDE LA GRANDE, Santa, Monaca 

Nacque nel 1256. Entrata giovanissima (1261) nel monastero di Helfta, presso Eisleben, si dedicò agli studi classici e a quello dei padri della Chiesa e delle Sacre Scritture. Dotata di doni mistici (visioni, rivelazioni, ecc.), fu considerata la più grande mistica del XIII secolo. I suoi scritti ebbero grande influsso su asceti e mistici posteriori. Morì nel 1302.

Parola di Dio: Fm 7-20; Sal 145; Lc 17,20-25

 

Vangelo Lc 17, 20-25

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, interrogato dai farisei: "Quando verrà il regno di Dio?", Gesù rispose: "Il regno di Dio non viene in modo da attirare l'attenzione, e nessuno dirà: Eccolo qui, o: eccolo là. Perché il regno di Dio è in mezzo a voi!". Disse ancora ai discepoli: "Verrà un tempo in cui desidererete vedere anche uno solo dei giorni del Figlio dell'uomo, ma non lo vedrete. Vi diranno: Eccolo là, o: eccolo qua; non andateci, non seguiteli. Perché come il lampo, guizzando, brilla da un capo all'altro del cielo, così sarà il Figlio dell'uomo nel suo giorno. Ma prima è necessario che egli soffra molto e venga ripudiato da questa generazione". Parola del Signore

 

“QUANDO VERRA' IL REGNO DI DIO?”. (Lc. 17,20)

Se potessimo mettere in fila tutte le interpretazioni, le ipotesi circa l’identificazione della realizzazione terrena del Regno di Dio, penso non basterebbero molti scaffali di un’enorme biblioteca. Dai desideri del mondo ebraico che identificavano il Regno di Dio con il Regno di Israele, fino ai più recenti ricercatori di date e di eventi che manifesteranno questo Regno. Anche la Chiesa con le sue comunità e i suoi gruppi, spesso molto variegati, corrono il rischio di credere che il Regno di Dio sia simile ai regni della terra.

I regni della terra calcolano il numero dei sudditi per vedere quante tasse possono spremere o per vedere se c’è forza sufficiente per fare una guerra; calcolano le capacità in base a prodotti lordi e bilance dei pagamenti; valutano in base a prestigio e potere.

Guai a noi se valutiamo il regno di Dio che viene, in base ai successi, al numero dei cristiani, delle vocazioni sacerdotali, della propaganda TV o peggio ancora, di chi ha firmato per l’8 per mille .

Gesù non ha avuto successo, anzi quando volevano farlo re perché aveva moltiplicato i pani è fuggito; la sua vera regalità è sulla croce, in mezzo a due ladri e solo con Giovanni, sua madre e qualche donna a piangerlo.

Mi sembra allora che, più che andar a caccia di fantasie, dovremmo riconoscere che il Regno c’è ed è già in mezzo a noi. Esso è diverso dai regni della terra: è di Dio e non degli uomini. E’ iniziato con il seme della morte e risurrezione di Cristo. Sta operando nel cuore di molti uomini che vi hanno dedicato e dedicano la vita.

Sarà certamente portato a compimento perché è nella volontà di Dio. E, cosa più importante, io ne faccio parte; sono chiamato a viverlo e a farlo vivere. Più che conquistare qualcosa per me, per gli altri, per Dio, ho il compito di essere buon terreno perché Dio stesso lo faccia crescere come vuole in me ed anche attraverso di me.

 

 

VENERDI’ 17 NOVEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, E’ IL TUO AMORE CHE MI FA VIVERE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ELPIDIO, Santo, Martire

Fu martire nel 362 durante la persecuzione di  Giuliano l'Apostata con Marcello Eustochio e altri.

Parola di Dio: 2Gv 1,3-9; Sal 118; Lc 17,26.37

 

1^ Lettura 2 Gv 1, 3.4-9

Dalla seconda lettera di san Giovanni apostolo

Io, il presbitero, alla Signora eletta ai suoi figli che amo nella verità: grazia, misericordia e pace siano con noi da parte di Dio Padre e  da parte di Gesù Cristo, Figlio del Padre, nella verità e nell'amore. Mi sono molto rallegrato di aver trovato alcuni tuoi figli che  camminano nella verità, secondo il comandamento che abbiamo  ricevuto dal Padre. E ora prego te, Signora, non per darti un comandamento nuovo, ma quello che abbiamo avuto fin dal principio, che ci amiamo gli uni gli altri. E in questo sta l'amore: nel  camminare secondo i suoi comandamenti. Questo è il comandamento che avete appreso fin dal principio; camminate in esso. Poiché molti sono i seduttori che sono apparsi nel mondo, i quali  non riconoscono Gesù venuto nella carne. Ecco il seduttore e  l'anticristo! Fate attenzione a voi stessi, perché non abbiate a  perdere quello che avete conseguito, ma possiate ricevere una  ricompensa piena. Chi va oltre e non si attiene alla dottrina del  Cristo, non possiede Dio. Chi si attiene alla dottrina, possiede il  Padre e il Figlio. Parola di Dio

 

“E IN QUESTO STA L’AMORE: NEL CAMMINARE SECONDO I SUOI COMANDAMENTI”. (2Gv. 1,6)

Tutti noi sappiamo che amare non è uno dei tanti comandamenti ma il modo, il senso del mettere in pratica i comandamenti, però spesso dimentichiamo che prima ancora di essere noi ad amare Dio è Lui che ama noi.

Allora rispondere all’Amore di Dio non sarà in primo luogo lasciarci amare da Lui?

Dio ti ama e il suo amore è gratuito. Non ti ama per quello che vali, ti ama perché Dio non può fare a meno di amarti: è l’Amore! Egli ci considera come figli. E’ vero: noi siamo scappati tante volte, abbiamo preferito i paesi stranieri alla sua casa, ma ora queste cose sono passate, non pensiamoci più, sono coperte dalla sua misericordia, è giunto il tempo di amare.

Ma come posso amare chi non conosco, rispondere al suo amore che non vedo?

Dio, l’inconoscibile, essendo Amore si è fatto conoscere attraverso Gesù. Tu accettando Lui gli permetti di farti dono della sua conoscenza; tu offrendogli la lavagna pulita della tua anima, gli dai la possibilità di disegnare su di essa i tratti del suo volto.

Amando si può trovare Dio e insieme il senso profondo di tutta la storia e della nostra storia.

Dici di non aver fede? Ama e la fede verrà.

Dici di essere triste? Ama e la gioia verrà.

Dici di essere solo? Ama e la tua solitudine si romperà.

Dici di essere nell’inferno? Ama e conoscerai il paradiso, perché il paradiso è l’amore.

 

 

SABATO 18 NOVEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

SONO DAVANTI A TE, SIGNORE, COME UN BAMBINO CHE HA BISOGNO DI TUTTO

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: DASIO O DACIO, Santo, Martire  

Soldato romano, fu decapitato perché si rifiutò di sacrificare agli idoli durante la persecuzione di Diocleziano a Durostoro in Mesia nel 303. Le sue reliquie sono ad Ancona.

Parola di Dio: 3Gv 5-8; Sal 111; Lc 18,1-8

 

Vangelo Lc 18, 1-8

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi: "C'era in una città un giudice, che non temeva Dio e non aveva riguardo per nessuno. In quella città c'era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: Fammi giustizia contro il mio avversario. Per un certo tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: Anche se non temo Dio e non ho rispetto di nessuno, poiché questa vedova è così molesta le farò giustizia, perché non venga continuamente a importunarmi". E il Signore soggiunse: "Avete udito ciò che dice il giudice disonesto. E Dio non farà giustizia ai suoi eletti che gridano giorno e notte verso di lui, e li farà a lungo aspettare? Vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell'uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?". Parola del Signore

 

“GESÙ DISSE AI SUOI DISCEPOLI UNA PARABOLA SULLA NECESSITA' DI PREGARE SEMPRE”. (Lc. 18,1)

Quante idee diverse e confuse sulla preghiera. Da chi la definisce inutile a chi la fa consistere in un chilometrico rincorrersi di parole.

Gesù intanto ci dice chiaramente che essa non è un hobby o un riempitivo per chi ha tempo: è necessaria come il pane quotidiano. Di essa non puoi fare a meno, se no rischi di morire di fame e di inedia.

Pregare sempre senza stancarsi mai potrebbe apparire, per noi così affaccendati in mille cose, una esortazione impraticabile. Sperimentiamo come facilmente ci si stanca anche solo per qualche minuto in più da dedicare alle nostre liturgie settimanali.

Ma Gesù non vorrà dirci che più di preghiere è necessario lo spirito della preghiere?

Provate a chiedere a due innamorati se hanno formule fisse per comunicare!

Si comunica con gesti, pensieri, parole, atteggiamenti, cortesie...

Se non sei un formalista, ma sei innamorato di Dio, davvero la tua vita diventa preghiera continua. Sentirai il bisogno di dirgli grazie, di chiedere aiuto o perdono, di lodare, di agire, di dimostrare che vuoi bene; non cercherai più la formula, ma l’amato.

Come può un figlio, sempre bisognoso di aiuto, dimenticarsi del proprio padre o smettere di chiedergli quanto gli necessita?

La preghiera ci consente di essere costantemente orientati verso Dio e mirare verso i beni del cielo.

Ci serve per ricordare la nostra meta ultima e dotarci dei mezzi per raggiungerla.

Ci serve per prendere coscienza onestamente della nostra debolezza e sperimentare la infinita bontà e potenza divina.

Ci serve per creare una giusta gerarchia di valori per poi prediligere i veri beni e operare un sano e doveroso distacco da quelli della terra.

Diventiamo così, pur restando abitanti di questo mondo, cittadini del cielo. Sperimentiamo la paternità di Dio, la sua presenza operante tra noi, la fratellanza tra gli uomini e il dono della misericordia e della pace. Così ogni giorno alimentiamo la nostra fede e l'adorniamo di opere di bene. Così infine il Signore ci renderà giustizia dinanzi alle ingiustizie della vita!

 

 

DOMENICA 19 NOVEMBRE: 33^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Una scheggia di preghiera:

 

PORTA A COMPIMENTO, O SIGNORE, LA TUA CREAZIONE E IL TUO AMORE PER NOI

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: FELICE DI VALOIS, Santo, Monaco 

Nacque a Parigi nel 1127 circa. Ritiratosi a vita solitaria, a Cerfroid  fu raggiunto da san Giovanni di Matha. Nel 1198 i due eremiti ottennero da Innocenzo III l'autorizzazione a fondare un ordine religioso, che prese il nome di Trinitari, per il riscatto dei cristiani prigionieri dei Mori. Morì nel suo monastero di Cerfroid presso Meaux nel 1212. 

Parola di Dio: Dn 12,1-3; Sal 15; Eb 10,11-14.18; Mc 13,24-32

 

Vangelo Mc 13, 24-32

Dal vangelo secondo Marco

Disse Gesù ai suoi discepoli: "In quei giorni, dopo quella tribolazione, il sole si oscurerà e la luna non darà più il suo splendore e gli astri si metteranno a cadere dal cielo e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. Ed egli manderà gli angeli e riunirà i suoi eletti dai quattro venti, dall'estremità della terra fino all' estremità del cielo. Dal fico imparate questa parabola: quando gia il suo ramo si fa tenero e mette le foglie, voi sapete che l'estate è vicina; così anche voi, quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, alle porte. In verità vi dico: non passerà questa generazione prima che tutte queste cose siano avvenute. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno. Quanto poi a quel giorno o a quell'ora, nessuno li conosce, neanche gli angeli nel cielo, e neppure il Figlio, ma solo il Padre". Parola del Signore

 

“IL SOLE SI OSCURERA' GLI ASTRI SI METTERANNO A CADERE DAL CIELO E LE POTENZE CHE SONO NEI CIELI SARANNO SCONVOLTE”.

(Mc 13,24-25)

Certamente qualcuno, sentendo parlare di astri che cadono, di sole oscurato e di cose simili, avrà drizzato le orecchie.

Beh, tranquillizziamoci! Per prima cosa la Bibbia non vuol parlarci né di astrologia né vuole spigarci per filo e per segno come avverrà la fine del mondo, né, tanto meno, ce ne indica tempi e luoghi; quindi, i soliti cercatori di straordinario o gli annunciatori di catastrofi se ne stiano pure tranquilli.

Dio può volere la distruzione della sua creazione? Non penso che chi con amore ha creato e continua giorno per giorno a mantenere la sua creazione voglia poi distruggerla (a questo, purtroppo, ci pensa già l’uomo) ma, al massimo, vuole purificarla, migliorarla.

Dio non vuole certamente la distruzione dell’uomo, se no non avrebbe dato Suo Figlio per noi, anzi, proprio nel Figlio desidera che noi diventiamo creature nuove. Allora, il parlarci della Bibbia attraverso immagini velate, non avrà altri scopi piuttosto di quello di spaventarci e di ridurci a fare congetture sul quando e sul come “del grande macello”?

Se il Vangelo è “la buona notizia”, mi rifiuto di credere che in esso ci siano annunci catastrofici.

Allora, anche “la fine del mondo” è una buona notizia? Se finisse l’ordine del mondo dove l’egoismo fa nascere le guerre, le liti, le amarezze, allora sarebbe una buona notizia! Dio ci dice che Lui le cose non le fa a metà, che Lui non si rassegna davanti al male, che non accetta una creazione meravigliosa e terribile insieme, che non si accontenta di un uomo che al massimo scimmiotta suo Figlio Gesù, Egli vuole portare a compimento, vuol far giungere noi come individui e il creato nel suo insieme alla pienezza della bellezza, della perfezione. Ci fa poi proprio male ricordarci che in questo mondo siamo di passaggio? Credo di no, visto che noi spesso pensiamo con il nostro comportamento di essere eterni ma in questo mondo, visto che accumuliamo fino a… dover lasciare in eredità, visto che lottiamo a dismisura per un pezzetto di potere che perdiamo in parte già durante questa vita e che la morte ci porterà via definitivamente. Questa non è la nostra patria definitiva. La vita terrena ha senso proprio nel momento in cui ha la speranza di non finire qui.

 

 

LUNEDI’ 20 NOVEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, CHE IO VEDA!

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: OTTAVIO, AVVENTORE E SOLUTORE, Santi, Martiri

Con molta probabilità furono cittadini torinesi, vissuti nella seconda metà del terzo secolo, martirizzati nella persecuzione di Massimiano intorno al 300 e in seguito ritenuti erroneamente soldati della Legione Tebea. I loro nomi e il ricordo della città di Torino compaiono nel titolo di un discorso di san Massimo fin dalle più antiche collezioni. Le loro reliquie sono conser­vate nella chiesa dei Santi Martiri in Torino.

Parola di Dio: Ap 1,1-4;2,1-5a; Sal 1; Lc 18,35-43

 

Vangelo Lc 18, 35-43

Dal vangelo secondo Luca

Mentre Gesù si avvicinava a Gerico, un cieco era seduto a mendicare lungo la strada. Sentendo passare la gente, domandò che cosa accadesse. Gli risposero: "Passa Gesù il Nazareno!". Allora incominciò a gridare: "Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me!". Quelli che camminavano avanti lo sgridavano, perché tacesse; ma lui continuava ancora più forte: "Figlio di Davide, abbi pietà di me!". Gesù allora si fermò e ordinò che glielo conducessero. Quando gli fu vicino, gli domandò: "Che vuoi che io faccia per te?". Egli rispose: "Signore, che io riabbia la vista". E Gesù gli disse: "Abbi di nuovo la vista! La tua fede ti ha salvato". Subito ci vide di nuovo e cominciò a seguirlo lodando Dio. E tutto il popolo, alla vista di ciò, diede lode a Dio. Parola del Signore

 

“MENTRE GESÙ SI AVVICINAVA A GERICO, UN CIECO ERA SEDUTO A MENDICARE LUNGO LA STRADA”. (Lc. 18,35)

Ci hanno insegnato che la nostra fede dipende dal vedere: conoscere Dio e riconoscerlo; dal sentire: la sua parola, la sua storia d’amore per noi, dall’accettare i suoi doni; dal seguire ciò che Lui ci ha insegnato.

Nel racconto del cieco di Gerico, noi vediamo un uomo che ha dei limiti: non ha il dono della vista ma in compenso ci sente bene, sa gridare forte, sa chiedere, sa alzarsi e andare da Gesù e, dopo la guarigione, è disposto a seguirlo.

Deve essere ben triste non vedere la luce, i colori, gli ostacoli, i volti amati... ma è ancora più triste vivere senza vedere la verità, l’amore, la giustizia, il prossimo, Dio.

Spesso siamo anche noi ciechi; abbiamo persino paura che troppa luce possa farci male agli occhi, preferiamo quasi rimanere rintanati nel nostro buio per continuare a vivere in un mondo irreale. Il cieco di Gerico, grida forte, non ascolta coloro che cercano di zittirlo, reclama il dono della vista e ... l’ottiene.

Anche noi possiamo avere dei limiti: forse possiamo non vedere troppo bene nella vita la presenza di Dio, possiamo forse non conoscere approfonditamente la sua parola...

Ma Gesù passa nella nostra vita come è passato sulla strada di Gerico e passa proprio per me: vuole stimolare la mia fede, vuole riempire i miei vuoti, vuole donarmi la sua misericordia e quindi la sua gioia. Posso essere cieco, zoppo, peccatore ma non posso permettermi di lasciarlo passare inutilmente se no rischio di rimanere seduto sul mio mantello ad elemosinare per tutta la vita. Se davvero sono disposto ad alzarmi e ad incontrarlo, mi dirà con semplicità e disponibilità come ha detto al cieco: “Che vuoi che io faccia per te?”.

 

 

MARTEDI’ 21 NOVEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, NON STANCARTI CON ME: RIPROVA ANCORA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ADALBERTO DI CASAURIA, Beato, Monaco 

Visse nel secolo XI nel monastero di Casauria sotto la guida dell’abate Guido. Lasciato il monastero fece vita da anacoreta. A lui furono attribuiti anche numerosi miracoli.

Parola di Dio: Ap. 3,1-8.14-22; Sal 14; Lc 19,1-10

 

1^ Lettura Ap 3, 1-6. 14-22

Dal libro dell'Apocalisse di san Giovanni apostolo

Io, Giovanni, udii il Signore che mi diceva: "All'angelo della Chiesa di Sardi scrivi: Così parla Colui che possiede i sette spiriti di Dio e le sette stelle: Conosco le tue opere; ti si crede vivo e invece sei morto. Svegliati e rinvigorisci ciò che rimane e sta per morire, perché non ho trovato le tue opere perfette davanti al mio Dio. Ricorda dunque come hai accolto la parola, osservala e ravvediti, perché se non sarai vigilante, verrò come un ladro senza che tu sappia in quale ora io verrò da te. Tuttavia a Sardi vi sono alcuni che non hanno macchiato le loro vesti; essi mi scorteranno in vesti bianche, perché ne sono degni. Il vincitore sarà dunque vestito di bianche vesti, non cancellerò il suo nome dal libro della vita, ma lo riconoscerò davanti al Padre mio e davanti ai suoi angeli. Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese. All'angelo della Chiesa di Laodicèa scrivi: Così parla l'Amen, il Testimone fedele e verace, il Principio della creazione di Dio: Conosco le tue opere: tu non sei né freddo né caldo. Magari tu fossi freddo o caldo! Ma poiché sei tiepido, non sei cioè né freddo né caldo, sto per vomitarti dalla mia bocca. Tu dici: "Sono ricco, mi sono arricchito; non ho bisogno di nulla", ma non sai di essere un infelice, un miserabile, un povero, cieco e nudo. Ti consiglio di comperare da me oro purificato dal fuoco per diventare ricco, vesti bianche per coprirti e nascondere la vergognosa tua nudità e collirio per ungerti gli occhi e ricuperare la vista. Io tutti quelli che amo li rimprovero e li castigo. Mostrati dunque zelante e ravvediti. Ecco, sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me. Il vincitore lo farò sedere presso di me, sul mio trono, come io ho vinto e mi sono assiso presso il Padre mio sul suo trono. Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese". Parola di Dio

 

“ECCO IO STO ALLA PORTA E BUSSO” (Ap. 3,20)

Mi riempie il cuore pensare a Gesù che si fa viandante per arrivare fino a me, che rinuncia a tutta la sua potenza per essermi fratello, che viene a portarmi la buona notizia della salvezza, il senso della vita e dell’eternità e che poi aspetta davanti alla porta di casa mia bussando e magari ribussando, passando più volte, attendendo pazientemente che io gli apra e lo faccia entrare.

Qualcuno più smaliziato può dire: “Romanticismo applicato alla religione!” Non è vero: questa e la più grande teologia: un Dio che ama talmente la sua creatura da farsi povero per farci ricchi ma sempre proponendosi, mai imponendosi.

Certo che io sono sciocco a non aprirgli! Non viene a portarmi via niente, ma a donarmi tutto e soprattutto se stesso. Ma non gli apro perché non voglio aprirgli o magari perché non lo sento bussare perché a casa mia c’è sempre qualcuno che parla, che urla e quando potrebbe esserci un po’ di silenzio c’è il televisore a tutto volume?

Non sarà forse anche perché qualche volta lui bussa ma io non sono in casa? Sono sempre fuori indaffarato in mille cose, sono fuori perché mi fa paura stare solo con me stesso, sono fuori perché è meglio confondersi con la gente piuttosto che guardare in faccia il mio prossimo, sono fuori perché le chimere mi attirano e la famiglia mi è pesante? In ogni caso Lui non si perde d’animo: è lì, bussa e ribussa, passa e ripassa: mi vuole troppo bene!

 

 

MERCOLEDI’ 22 NOVEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

TUTTO MI HAI DATO E TUTTO MI DAI, DIO D’AMORE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ANFILOCHIO, Santo

Fu vescovo di Iconio. Era nato in Cappadocia tra il 340 e il 345. Fu discepolo di san Basilio, cui indirizzò alcune lettere e dedicò un trattato. Esercitò grande influsso sui contemporanei.

Parola di Dio: Ap 4,1-11; Sal 150; Lc 19,11-28

 

Vangelo Lc 19, 11-28

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse una parabola perché era vicino a Gerusalemme e i discepoli credevano che il regno di Dio dovesse manifestarsi da un momento all'altro. Disse dunque: "Un uomo di nobile stirpe partì per un paese lontano per ricevere un titolo regale e poi ritornare. Chiamati dieci servi, consegnò loro dieci mine, dicendo: Impiegatele fino al mio ritorno. Ma i suoi cittadini lo odiavano e gli mandarono dietro un'ambasceria a dire: Non vogliamo che costui venga a regnare su di noi. Quando fu di ritorno, dopo aver ottenuto il titolo di re, fece chiamare i servi ai quali aveva consegnato il denaro, per vedere quanto ciascuno avesse guadagnato. Si presentò il primo e disse: Signore, la tua mina ha fruttato altre dieci mine. Gli disse: Bene, bravo servitore; poiché ti sei mostrato fedele nel poco, ricevi il potere sopra dieci città. Poi si presentò il secondo e disse: La tua mina, signore, ha fruttato altre cinque mine. Anche a questo disse: Anche tu sarai a capo di cinque città. Venne poi anche l'altro e disse: Signore, ecco la tua mina, che ho tenuta riposta in un fazzoletto; avevo paura di te che sei un uomo severo e prendi quello che non hai messo in deposito, mieti quello che non hai seminato. Gli rispose: Dalle tue stesse parole ti giudico, servo malvagio! Sapevi che sono un uomo severo, che prendo quello che non ho messo in deposito e mieto quello che non ho seminato: perché allora non hai consegnato il mio denaro a una banca? Al mio ritorno l'avrei riscosso con gli interessi. Disse poi ai presenti: Toglietegli la mina e datela a colui che ne ha dieci Gli risposero: Signore, ha gia dieci mine! Vi dico: A chiunque ha sarà dato; ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha. E quei miei nemici che non volevano che diventassi loro re, conduceteli qui e uccideteli davanti a me". Dette queste cose, Gesù proseguì avanti agli altri salendo verso Gerusalemme. Parola del Signore

 

“CHIAMATI DIECI SERVI CONSEGNO’ LORO DIECI MINE, DICENDO: IMPEGNATELE FINO AL MIO RITORNO”. (Lc. 19,13)

Non so se ci avete mai pensato, ma Dio si fida veramente di noi se ci affida il compito di essere suoi collaboratori e se affida il suo messaggio alla testimonianza delle nostre povere parole e della nostra vita. Eppure è così, noi “come in vasi di creta” portiamo i doni stessi di Dio.

Però davanti a questi doni ci possono essere atteggiamenti molto diversi: qualcuno, dimenticando che essi ci sono stati affidati, se ne è fatto padrone: “Sono io l’unico arbitro della mia vita… le cose sono mie, i figli sono miei…”; qualcun altro invece investe questi doni: “Se Dio mi ha reso capace di amare è perché ami in concreto; se Dio regala la vita a piene mani, anch’io posso dare vita, sollievo, gioia…”; qualcun altro preferisce vivere in pace: “Perché darsi tanto da fare? Perché rischiare? E’ meglio starsene tranquilli, lasciare fare agli altri” o magari accampa scuse: “Non sono capace! Non ne ho voglia… intanto con me o senza di me Dio fa quello che vuole…”; e poi c’è qualcuno che si comporta come il terzo servo considerando Dio come un padrone severo e intransigente.

Quali sono gli errori di questo ultimo servo? Il primo errore è stato quello di aver fatto paragoni con gli altri: “Quelli sono degli avventati. Rischiare con i soldi del padrone. E poi perché? Per fare ancor più ricco un padrone che ha già tutto?”. E il secondo errore, ancora più grave che oltretutto ammette anche bellamente, è quello di aver paura del padrone, cioè non lo ama.

Questo servo è un po’ la figura di molti cristiani che “obbediscono a Dio, perché ritengono di non poterne fare a meno” e che riducono la fede al minimo indispensabile: “Devo andare a Messa, non devo commettere peccati gravi così Dio non ha niente da imputarmi, ma non chiedetemi di fare qualcosa in più: mica sono un invasato religioso!”. Ma, allora, dove va a finire la gioia cristiana, il Regno che sta venendo, la libertà individuale, il Dio che ha giocato tutto per noi, Colui che ci chiama ad essere collaboratori della sua gioia?

 

 

GIOVEDI’ 23 NOVEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, CONVERTICI!

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: FELICITA, Santa, Martire

Secondo leggenda  della fine del IV secolo o inizio del V, sarebbe stata martirizzata a Roma nel II secolo insieme con i suoi sette figli sotto il regno di Marco Aurelio. Sul suo sepolcro, nel cimitero di San Massimo, sulla Via Salaria, Bonifacio I fece costruire una basilica in cui egli stesso si fece seppellire.

Parola di Dio: Ap 5,1-10; Sal 149; Lc 19,41-44

 

Vangelo Lc 19, 41-44

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo Gesù, quando fu vicino a Gerusalemme, alla vista della città, pianse su di essa, dicendo: "Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, la via della pace. Ma ormai è stata nascosta ai tuoi occhi. Giorni verranno per te in cui i tuoi nemici ti cingeranno di trincee, ti circonderanno e ti stringeranno da ogni parte; abbatteranno te e i tuoi figli dentro di te e non lasceranno in te pietra su pietra, perché non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata". Parola del Signore

 

“GESÙ, ALLA VISTA DI GERUSALEMME, PIANSE SU DI ESSA”. (Lc. 19,41)

Gesù, nel Vangelo piange diverse volte, ma il pianto su Gerusalemme non ci dice solo la sua sensibilità ma soprattutto l’amore di un Dio incompreso che ha amato il suo popolo ma non è stato capito.

Anche umanamente una delle più grandi sofferenze è quella di amare, di donare se stessi e di non essere capiti e riamati. Dio ha amato il suo popolo, quella città, Gerusalemme è la storia del suo amore e adesso Gesù vede questa città ostile, indifferente, pronta ad espellere ancora una volta la proposta di Dio.

Il rimprovero che Gesù fa alla sua tanto amata città di Gerusalemme è rivolto anche a noi, perché forse anche noi, uomini di oggi, sebbene più volte abbiamo beneficiato della vicinanza e protezione di Dio, tuttavia siamo ancora lontani da Lui, i nostri pensieri dimenticano facilmente i suoi insegnamenti, le nostre azioni ignorano i suoi precetti, i nostri cuori non si vogliono convertire.

L’esperienza ci fa ammettere che, purtroppo, spesso viviamo come degli atei, dei senza Dio come se non avessimo mai incontrato i segni della sua presenza. Siamo troppo presuntuosi per aprirci alla gratitudine, siamo troppo distratti per incontrarlo, siamo troppo super­bi per convertirci. E, allora, Gesù ci richiama con le lacrime agli occhi “Ricordati che sei più responsabile di altri, perché più di altri hai ricevuto!”.

 

 

VENERDI’ 24 NOVEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

LA TUA PAROLA, SIGNORE, E’ PAROLA DI VITA ETERNA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ALIPIO, Santo, Stilita   

Nacque ad Adrianopoli verso il 515. A 30 anni era economo della chiesa di quella città ma il suo desiderio era quello di vivere la sua fede in solitudine. Per due anni si rinchiuse in una cella poi salì su una colonna e vi rimase per 53 anni in piedi e per 14 anni disteso su un fianco perché l'artrite non gli permetteva più la posizione eretta. Ai piedi di quella colonna giungevano in molti anche per i miracoli che vi avvenivano. Morì a 99 anni.

Parola di Dio: Ap 10,8-11; Sal 118; Lc 19,45-48

 

1^ Lettura Ap 10, 8-11

Dal libro dell'Apocalisse di san Giovanni apostolo

Io, Giovanni, udii una voce che avevo udito dal cielo: "Và, prendi il libro aperto dalla mano dell' angelo che sta ritto sul mare e sulla terra". Allora mi avvicinai all'angelo e lo pregai di darmi il piccolo libro. Ed egli mi disse: "Prendilo e divoralo; ti riempirà di amarezza le viscere, ma in bocca ti sarà dolce come il miele". Presi quel piccolo libro dalla mano dell'angelo e lo divorai; in bocca lo sentii dolce come il miele, ma come l'ebbi inghiottito ne sentii nelle viscere tutta l'amarezza. Allora mi fu detto: "Devi profetizzare ancora su molti popoli, nazioni e re". Parola di Dio

 

“PRENDI QUESTO LIBRO E DIVORALO: TI RIEMPIRA' DI AMAREZZA LE VISCERE, MA IN BOCCA TI SARA' DOLCE COME IL MIELE”. (Ap. 10,9)

Attraverso questa immagine, il libro dell’Apocalisse ci suggerisce il valore della Parola di Dio.

Essa è un dono prezioso per la nostra crescita. Interiorizzare la parola, permetterle di portare frutto in noi non è però così facile; è “amaro” perché essa a prima vista va contro tutto quello che è il modo di pensare del mondo. E’ una parola che ci parla di valori eterni, quindi di difficile comprensione, è una parola che ci invita a tagli per ottenere dei beni maggiori e a nessuno piace rinunciare. Se però la “digerisci” essa ti porta la dolcezza di scoprire un Dio che ti è Padre, fratello, amico, ti dà occhi per riscoprire il tuo prossimo, valorizza tutto il tuo vivere, sofferenza compresa, ti apre a possibilità che vanno al di là del tempo e della morte.

Noi, ogni giorno abbiamo la possibilità di “mangiare” di questo libro, l’Eucaristia stessa è fatta di pane e di parola. Bisogna “farci la bocca”, non tanto per abituarci, ma per comprenderla così com’è: Parola di Dio che, scesa dal cielo, non ritorna al Padre se non dopo aver portato il frutto per cui Lui l’ha mandata.

 

 

SABATO 25 NOVEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

TU, SIGNORE, NON SEI IL DIO DELLA MORTE MA DELLA VITA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: GIACOMO DE BENEFACTIS, Beato Vescovo

Era nato a Mantova e fu eletto vescovo di quella città nel 1320. Fu consigliere del maestro generale dei domenicani che fu poi Papa Benedetto XI. Morì a Mantova nel 1338.

Parola di Dio: Ap 11,4-12; Sal 143; Lc 20,27-40

 

Vangelo Lc 20, 27-40

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, si avvicinarono a Gesù alcuni sadducei, i quali negano che vi sia la risurrezione, e gli posero questa domanda: "Maestro, Mosè ci ha prescritto: Se a qualcuno muore un fratello che ha moglie, ma senza figli, suo fratello si prenda la vedova e dia una discendenza al proprio fratello. C'erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. Allora la prese il secondo e poi il terzo e così tutti e sette; e morirono tutti senza lasciare figli. Da ultimo anche la donna morì. Questa donna dunque, nella risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l'hanno avuta in moglie". Gesù rispose: "I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni dell'altro mondo e della risurrezione dai morti, non prendono moglie né marito; e nemmeno possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, essendo figli della risurrezione, sono figli di Dio. Che poi i morti risorgono, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando chiama il Signore: Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe. Dio non è Dio dei morti, ma dei vivi; perché tutti vivono per lui". Dissero allora alcuni scribi: "Maestro, hai parlato bene". E non osavano più fargli alcuna domanda. Parola del Signore

 

“QUESTA DONNA, DUNQUE, NELLA RISURREZIONE, DI CHI SARA' MOGLIE?”. (Lc. 20,33)

Una domanda che spesso ci facciamo o sentiamo da altri è questa: “Come dobbiamo immaginarci l’aldilà?”.

Il fatto è che dobbiamo credere nell’aldilà, non immaginarcelo o cercare di descriverlo. Il “come sarà” non è affare nostro. Il mistero, quando non è circondato di rispetto e discrezione, rischia di venire profanato, banalizzato dalla curiosità. Ogni mia immagine dell’altra vita è sempre un prolungamento della mia esperienza, un tentativo di concretizzare i miei desideri. Tutti i paradisi raffigurati dagli uomini sono artificiali.

lo non ho bisogno di sapere com’è il Paradiso e che cosa ci farò. Mi fido più della fantasia di Dio che delle costruzioni della mia immaginazione. La fede nella risurrezione è basata sul Dio “amante della vita”, sul Dio che “non è il Dio dei morti, ma dei vivi”.

Il Signore è fedele. Ora ,se Lui è fedele a se stesso e alle sue promes­se, perché devo preoccuparmi io, nel tempo, di colui che è Eternità e che in essa vuol donarsi a me per sempre?

 

 

DOMENICA 26 NOVEMBRE: FESTA DI CRISTO RE  anno B

Una scheggia di preghiera:

 

VENGA PRESTO IL TUO REGNO, O GESU’

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: GAETANA STERNI, Beata  

Nacque a Cassola (Vicenza) il 26 giugno 1827, ma si trasferì a Bassano del Grappa dove dure vicende familiari la misero alla prova fin dalla sua infanzia. Un giovane vedovo con tre figli la chiede in sposa ed essa con appena sedici anni accetta. Mentre è incinta le muore il marito. Si affida al Signore. Le muore anche il bambino appena nato. Nascono difficoltà con gli suoceri. A 19 anni deve tornare da sua madre. Scopre di essere chiamata totalmente dal Signore. Entra nelle Canossiane. Ma le muore la madre e lei deve tornare a casa per curarsi dei fratelli. A 26 anni, sistemati i fratelli, entra nell’Ospizio di mendicità per dedicarsi ai malati. Vi rimarrà fino alla morte, per 36 anni, facendo nascere la Congregazione delle Figlie della Divina Volontà. Muore il 26 novembre 1889.

Parola di Dio: Dn 7,13-14; Sal 92; Ap 1,5-8; Gv 18,33-37

 

Vangelo Gv 18, 33-37

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, disse Pilato a Gesù: "Tu sei il re dei Giudei?". Gesù rispose: "Dici questo da te oppure altri te l'hanno detto sul mio conto?". Pilato rispose: "Sono io forse Giudeo? La tua gente e i sommi sacerdoti ti hanno consegnato a me; che cosa hai fatto?". Rispose Gesù: "Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù". Allora Pilato gli disse: "Dunque tu sei re?". Rispose Gesù: "Tu lo dici; io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per rendere testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce". Parola del Signore

 

“IL MIO REGNO NON E’ DI QUESTO MONDO…”. (Gv. 18,36)

“Sarà mica un momento di nostalgia monarchica della Chiesa questo parlare di regno e di regalità di Gesù?” mi suggeriva sorridendo il solito amico un po’ anarchico.

No, è Gesù che parla di “regno”. Gesù usa tre volte l’espressione "il mio regno" nel v. 36 per farci comprendere la natura del suo regno: esso non ha origine da questo mondo, ma da Dio. La sua regalità non ha nulla da condividere con quella del mondo, anche se si estende ad esso. Non è politica perché Egli non si serve della potenza e non fa uso della forza di un esercito per difenderla. Non è di origine terrena perché egli non è di questo mondo, ma è venuto in esso per salvarlo e riportarlo al Padre. La sua regalità ha la sua origine dall’alto, è divina e universale. Non è opera umana ma è dono di Dio che si manifesta nell’amore fatto servizio alla verità e alla vita.

Sì, Gesù è re, ma egli presenta la sua regalità collegata alla verità. Egli è il testimone di un Dio-Amore; il rivelatore della verità che conduce al Padre; la manifestazione della presenza di Dio che salva attraverso la sua parola e la sua opera. La verità di cui parla è la manifestazione di se stesso agli uomini e la salvezza che dona a loro per mezzo della conoscenza che essi hanno di lui. Egli è re di "chiunque è dalla verità", ossia di ogni uomo che ascolta la sua parola, la interiorizza e la vive.

Pilato non ha compreso nulla né della regalità, né della verità, né tanto meno di avere davanti a sé colui che è la Verità.

La regalità di Gesù, così fortemente legata alla croce, è esattamente il contrario del trionfalismo e dell’oppressione dei re di questo mondo.

Il Cristo regna dalla croce morendo per salvare l’umanità. La sua regalità è tutta misericordia, solidarietà con i peccatori e perdono.

 

 

LUNEDI’ 27 NOVEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

ALLARGA IL NOSTRO CUORE A MISURA DEL TUO, O SIGNORE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: APOLLINARE DA MONTECASSINO, Santo, Abate 

E’ il  14° abate di Montecassino (818-828) che portò a grande splendore e potenza promuovendo con zelo la disciplina monastica. Morì il 27 novembre 828.

Parola di Dio: Ap 14,1-3.4b-5; SaI 23; Lc 21,1-4

 

Vangelo Lc 21, 1-4

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, mentre era nel tempio, Gesù, alzati gli occhi, vide alcuni ricchi che gettavano le loro offerte nel tesoro. Vide anche una vedova povera che vi gettava due spiccioli e disse: "In verità vi dico: questa vedova, povera, ha messo più di tutti. Tutti costoro, infatti, hanno deposto come offerta del loro superfluo, questa invece nella sua miseria ha dato tutto quanto aveva per vivere". Parola del Signore

 

“VIDE ALCUNI RICCHI CHE GETTAVANO LE LORO OFFERTE NEL TESORO”. (Lc. 21,1)

In un mondo in cui si può comprare tutto con il denaro, spesso si può essere tentati di voler comprare con questo anche Dio e l’eternità.

“Reverendo, le faccio questa offerta per qualche messa per i miei defunti”

“Le comunico le date delle messe perché vi possa partecipare”

“lo non ho tempo, preghi lei, la pago per questo”.

Si può comprare con una manciata di soldi o con qualche presunta buona azione, il Dio Creatore dell’universo, Colui che gratuitamente ha versato il suo sangue per noi?

Gesù vede i ricchi che fanno la loro offerta al tempio ma osserva con amore quell’ombra nera che quasi con vergogna mette i suoi spiccioli nelle anfore delle offerte del tempio in mezzo a tuniche e mantelli sgargianti che ostentano ricchezza e danno apparenza di giustizia e di generosità nello sbattere davanti a tutti un’offerta generosa.

Quando hai conti con molti zero in banca, quando sei proprietario di alloggi che affitti a canone ufficiale ma solo dopo compenso nascosto perché “il denaro deve rendermi”, puoi permetterti il lusso di far la bella figura, di essere generoso. Quando hai l’armadio pieno di vestiti puoi anche permetterti di dare quelli usati ai poveri e dopo puoi anche cercare di ingannarti sul tuo essere buono.

Quella vedova non aveva niente: dà, con un gesto “pazzo”, i suoi due ultimi spiccioli, diremo noi, ad un Tempio già ricco. Ma lei non fa questi ragionamenti e pensa di offrire tutto a Dio. E Dio, davanti a tanta generosità non solo gioisce ma non può neppure più tirarsi indietro.

 

 

MARTEDI’ 28 NOVEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

GLORIA E LODE A TE, RE DELL’UNIVERSO

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: GIACOMO DELLA MARCA, Santo

Era nato a Monteprandone (Ascoli Piceno) nel 1394. Era di origini molto umili e umile rimase anche facendo la scelta dei francescani. Guidato da Bernardino da Siena divenne un buon predicatore. Predicò in Boemia, Polonia, Ungheria. Svolse anche compiti e missioni diplomatiche per conto dei Papa. La sua predicazione era decisa nel condannare i mali, pronta ad accogliere la conversione dei pentiti. Morì a Napoli nel 1476.

Parola di Dio: Ap 14,14-19; Sal 95; Lc 21,5-11

 

Vangelo Lc 21, 5-11

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, mentre alcuni parlavano del tempio e delle belle pietre e dei doni votivi che lo adornavano, Gesù disse: "Verranno giorni in cui, di tutto quello che ammirate, non resterà pietra su pietra che non venga distrutta". Gli domandarono: "Maestro, quando accadrà questo e quale sarà il segno che ciò sta per compiersi?". Rispose: "Guardate di non lasciarvi ingannare. Molti verranno sotto il mio nome dicendo: "Sono io" e "Il tempo è prossimo"; non seguiteli. Quando sentirete parlare di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate. Devono infatti accadere prima queste cose, ma non sarà subito la fine". Poi disse loro: "Si solleverà popolo contro popolo e regno contro regno, e vi saranno di luogo in luogo terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandi dal cielo". Parola del Signore

 

“ALCUNI PARLAVANO DEL TEMPIO E DEI DONI VOTIVI CHE LO ADORNAVANO”. (Lc. 21,5)

Spesso l'uomo crede di aver realizzato qualcosa di indistruttibile, di perenne e ciò soprattutto quando si tratta di realtà umane a cui si annette uno speciale valore e significato. Lo pensavano anche gli ebrei del loro maestoso tempio di Gerusalemme, segno per loro della divina presenza, della speciale predilezione di cui godevano e del loro prestigio e grandezza. Non avevano compreso che quella splendida realtà era legata ad un patto di alleanza e di fedeltà.

Tutto crolla quando la fede viene meno e l'ipocrisia impera. Prima della distruzione del tempio si è infranto colpevolmente quel patto, quel legame e quel vincolo. A quel punto il tempio non ha più motivo di esistere, sarebbe un segno bugiardo. Viene quindi condannato alla distruzione perché assuma un altro significato, quello di una distruzione del male, dell'egoismo, della presunzione.

Sono questi in primo luogo gli eventi terrificanti di cui parla il Vangelo. La vera catastrofe è sempre originata dal peccato e dall'infedeltà a Dio.

Gesù, pur essendo un frequentatore fedele del Tempio ci mette in guardia dall’esteriorità anche in questo caso: Dio non è grande perché gli abbiamo fatto una chiesa grande, l’uomo non è religioso perché ha costruito dei templi. Il tempio è un segno e come tale destinato a passare, la fede è il luogo dell’incontro con Dio destinato all’eternità.

Amiamo la nostra chiesa di mattoni, ripensiamo alla fede che l’ha costruita, facciamo sì che ci siano ancora artisti disposti a sognare cattedrali, ma incontriamo Dio nella fede che va al di là delle mura delle chiese, che si incarna nel quotidiano, che nasce sia nello splendore della cattedrale come nel buio del tugurio.

 

 

MERCOLEDI’ 29 NOVEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

TU CHE DONI IL CORAGGIO DEL MARTIRIO, RENDICI FORTI NELLA FEDE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: FRANCESCO ANTONIO FASANI Santo, Francescano

Nacque a Lucera, in Puglia il 6 agosto 1681. Fu francescano minore conventuale. Si dedicò alla predicazione nelle campagne di Assisi. Fu poi superiore e maestro dei novizi nel suo convento. Morì a Lucera il 29 novembre 1742.

Parola di Dio: Ap 15,1-4; Sal 97; Lc 21,12-19

 

Vangelo Lc 21, 12-19

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:"Metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e a governatori, a causa del mio nome. Questo vi darà occasione di render testimonianza. Mettetevi bene in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò lingua e sapienza, a cui tutti i vostri avversari non potranno resistere, né controbattere. Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e metteranno a morte alcuni di voi; sarete odiati da tutti per causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo perirà. Con la vostra perseveranza salverete le vostre anime". Parola del Signore

 

“METTERANNO LE MANI SU VOI E VI PERSEGUITERANNO...”. (Lc. 21,12)

Gesù, nel vangelo che leggiamo oggi, prospetta agli apostoli e a noi la persecuzione per la testimonianza del vangelo. Non è una strada facile quella della fede. Non è facile vedere Dio non capito, non amato, dimenticato. Non è neanche facile capire Dio, i suoi progetti, specialmente quando Dio sembra assente nelle vicende tristi e violente della nostra vita.

Per molti c’è il pericolo di intendere la fede come una specie di assicurazione contro ogni forma di male: “Io credo, io prego, quindi non mi deve capitare niente di male”, a patto poi di mandare in crisi tutto quando le cose non vanno secondo i nostri progetti: “Che vale aver fede se poi Dio non mi ascolta?”.

Gesù non è venuto a dirci che la fede basta a risolvere il problema del male, delle persecuzioni, non è come quei maghi di oggi e di sempre che ti confezionano un talismano personalizzato col quale “puoi vincere ogni difficoltà”. La fede è ciò che, se è vera, ti aiuta a vivere ogni situazione buona o cattiva della vita, è ciò che, non estraniandoti dalla realtà della vita, ti dà però la possibilità di vederla e di viverla nella dimensione di Dio.

 

 

GIOVEDI’ 30 NOVEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

RISUONI IN TUTTO IL MONDO IL LIETO ANNUNCIO DELLA SALVEZZA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: GREGORIO DECAPOLITA, Santo, Monaco

Era nato a Irenopoli verso il 780. Fattosi religioso, passò in parecchi conventi (fu a Efeso, Corinto, Roma, Tessalonica, Costantinopoli, ecc.). Strenuo difensore del culto delle immagini, ebbe come discepolo Giuseppe Innografo. Morì a Costantinopoli nel 842.

Parola di Dio nella festa di San Andrea apostolo: Rm 10,9-18; Sal 18; Mt 4,18-22

 

1^ Lettura Rm 10, 9-18

Dalla prima lettera ai Romani

Fratello, se confesserai con la tua bocca che Gesù è il Signore, e crederai con il tuo cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvo. Con il cuore infatti si crede per ottenere la giustizia e con la bocca si fa la professione di fede per avere la salvezza. Dice infatti la Scrittura: Chiunque crede in lui non sarà deluso. Poiché non c'è distinzione fra Giudeo e Greco, dato che lui stesso è il Signore di tutti, ricco verso tutti quelli che l'invocano. Infatti: Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato. Ora, come potranno invocarlo senza aver prima creduto in lui? E come potranno credere, senza averne sentito parlare? E come potranno sentirne parlare senza uno che lo annunzi? E come lo annunzieranno, senza essere prima inviati? Come sta scritto: Quanto sono belli i piedi di coloro che recano un lieto annunzio di bene! Ma non tutti hanno obbedito al vangelo. Lo dice Isaia: Signore, chi ha creduto alla nostra predicazione? La fede dipende dunque dalla predicazione e la predicazione a sua volta si attua per la parola di Cristo. Ora io dico: Non hanno forse udito? Tutt'altro: per tutta la terra è corsa la loro voce, e fino ai confini del mondo le loro parole". Parola di Dio

 

“E COME POTRANNO CREDERE SENZA AVERNE SENTITO PARLARE?”. (Rm. 10,14)

E facile oggi, con criterio di causa, affermare che viviamo in un epoca scristianizzata o per lo meno in un epoca in cui per la superficialità ci si crede ancora tutti cristiani ma in realtà siamo molto lontani dal Vangelo di Gesù. E, un’altra cosa che ci colpisce, è che proprio nell’epoca delle grandi comunicazioni di massa (pensiamo anche solo al ruolo della televisione) ci sia un’ignoranza sempre più profonda in campo religioso.

Oggi possiamo dire che qui in Italia non c’è nessuno che almeno qualche volta nella vita non abbia sentito parlare di Gesù, ma se azzardate la minima intervista su chi è Gesù avrete le risposte più disparate e sconcertanti che spesso manifestano la sua non conoscenza, addirittura tra gli stessi battezzati.

Allora c’è bisogno di sentir parlare di Gesù. Non come discorso di intrattenimento, come discussione da salotto, come giustificazione di scelte o come motivo di lotta tra religioni. C’è bisogno di sentir parlare di Gesù come Figlio di Dio venuto nel mondo per essere il volto umano di Dio Padre, di Gesù Salvatore e Redentore, di Gesù e del suo messaggio di amore e di pace che può cambiare il cuore dell’uomo e il volto del mondo. Ma c’è anche bisogno che chi ne parla lo faccia con la bocca e con la vita fatta di scelte evangeliche. Andrea, che festeggiamo oggi, è uno che incontra, accoglie una chiamata, lascia la vita vecchia, si fa tramite per chiamare Pietro, segue Gesù. Nella sua vocazione è racchiusa la vocazione di ogni cristiano, di ciascuno di noi.

Gesù è venuto incontro a ciascuno, ci ha chiamati ancora piccoli al battesimo attraverso la fede dei nostri genitori, ha rinnovato il suo incontro e la sua chiamata in molti altri modi (catechismo, persone buone, vangelo, sacramenti...). Anche a noi dice “Seguimi, fai esperienza di me e con me”. Bisogna “lasciare le reti” cioè tutto ciò che ci invischia nelle reti dell’egoismo e dell’autosufficienza per trovare la sua libertà, bisogna “sentire” il gusto, la gioia della sua avventura e allora, come Andrea, avremo l’entusiasmo di andare a dire ai nostri fratelli: “Ho incontrato Gesù, vuoi venire anche tu a seguirlo con gioia?”.

 
 

 

Carissimi lettori di “Schegge”

               La bontà del Signore ci porta, con l’inizio del prossimo mese alla conclusione di un anno di vita della chiesa e con l’Avvento all’ inizio di un nuovo anno liturgico: la pazienza di Dio ci offre ancora del tempo, della Parola, dei sacramenti perché possiamo seriamente convertirci al Vangelo. Anche questo piccolo mezzo, se il Signore vorrà, ci farà ancora sentire legati nella preghiera, nella riflessione, nel comune cammino verso il Regno di Gesù. Per quattro anni oltre alla riflessione sulla parola del Signore del giorno vi ho anche offerto sintetizzate le vite di tanti santi conosciuti o sconosciuti, proprio per ricordarci che tanti nostri fratelli “ce l’hanno fatta” e che la santità di Dio si manifesta in mille modi diversi. Dal prossimo anno liturgico, pur continuando ad indicare alcuni dei santi festeggiati nella giornata spero di fare cosa gradita aggiungendo una frase di riflessione, un proverbio e un aneddoto. So che molti di voi gradiscono questi “esempi”. Sono a volte storie, fatti successi, testimonianze, piccole parabole per pensare. Naturalmente ci saranno dei problemi tecnici ad esempio il non poter stampare avanti e dietro, il dover restare nel limite delle sedici pagine per non superare il peso di spedizione (significherebbe moltiplicare per due il gia esoso costo del francobollo) ma spero in ogni caso di poter continuare ad offrirvi un piccolo mezzo per voler sempre più bene al Dio di ogni grazia.

              So che lo fate e lo sento: ricordatevi di me davanti al Signore come io cerco di scrivere queste paginette nella preghiera, ricordandomi di voi davanti a Lui,

                                                                                                                                                      don Franco

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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