SCHEGGE E SCINTILLE
PENSIERI, SPUNTI, RIFLESSIONI
DALLA PAROLA DI DIO E DALLA VITA
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a cura di: don_franco_locci@libero.it
OTTOBRE 2006
DOMENICA 1 OTTOBRE: 26^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO B
Una scheggia di preghiera:
LA TUA GRAZIA, SIGNORE, E’ PER OGNI UOMO
Tra i santi di oggi ricordiamo: ALLUCIO DI PESCIA, Santo
Nacque a Campugliano nel XI secolo. Fin da giovane si lasciò guidare dal suo istinto caritativo nel confronto dei poveri. Riportò in efficienza l’ospizio di Campugliano e poi quello di Montalbano e poi ne fondò un terzo sulle rive dell’Arno. Fu anche un ricercato pacificatore tra nemici. Persona di profonda vita ascetica fu accompagnato da molteplici miracoli. Morì nel 1134.
Parola di Dio: Nm 11,25-29; Sal 18; Gc 5,1-6; Mc 9,38-43.45.47-48
Vangelo Mc 9,38-43.45.47-48
Dal vangelo secondo Marco
In quel tempo, Giovanni rispose a Gesù dicendo: "Maestro, abbiamo visto uno che scacciava i demòni nel tuo nome e glielo abbiamo vietato, perché non era dei nostri". Ma Gesù disse: "Non glielo proibite, perché non c'è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito dopo possa parlare male di me. Chi non è contro di noi è per noi. Chiunque vi darà da bere un bicchiere d'acqua nel mio nome perché siete di Cristo, vi dico in verità che non perderà la sua ricompensa. Chi scandalizza uno di questi piccoli che credono, è meglio per lui che gli si metta una macina da asino al collo e venga gettato nel mare. Se la tua mano ti scandalizza, tagliala: è meglio per te entrare nella vita monco, che con due mani andare nella Geenna, nel fuoco inestinguibile. Se il tuo piede ti scandalizza, taglialo: è meglio per te entrare nella vita zoppo, che esser gettato con due piedi nella Geenna. Se il tuo occhio ti scandalizza, cavalo: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, che essere gettato con due occhi nella Geenna, dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue. Parola del Signore
“MAESTRO, ABBIAMO VISTO UNO CHE SCACCIAVA I DEMONI NEL TUO NOME E GLIELO ABBIAMO IMPEDITO PERCHE’ NON ERA DEI NOSTRI”.
(Mc 9,38)
Incontrando un uomo che praticava gli esorcismi, e si permetteva di cacciare i demoni nel nome di Gesù senza appartenere al gruppo dei suoi discepoli, Giovanni aveva voluto proibire questa azione, pensando di custodire così l'autorità di Gesù e di riservare a sé e ai suoi compagni l'uso esclusivo del nome di Gesù. Nella sua risposta il Signore mostra a Giovanni che non bisogna fermarsi soltanto al gesto esteriore ma cogliere l'intenzione; se l'intenzione ci sfugge non siamo autorizzati a ritenerla cattiva. L'anonimo esorcista, usando il nome di Gesù mostrava di riconoscere, almeno implicitamente, la sua autorità e potenza davanti a Dio. Egli aveva dunque una fede iniziale nell'azione divina per mezzo di Gesù.
In tutti i tempi, molti cristiani hanno creduto di avere il monopolio di Gesù e, di conseguenza, hanno corso il rischio di essere intolleranti. Il primo dovere di coloro che hanno autorità è quello di non proibire di fare il bene. Il bene, sotto ogni forma, non è monopolio di chi ha il potere o dei cristiani rispetto agli altri.
Dietro la rimostranza di Giovanni si vede con chiarezza l’egoismo di gruppo, la paura della concorrenza, che spesso si maschera di fede, ma in realtà è una delle sue più radicali smentite. Molti, troppi puntigliosi “difensori di Dio” in realtà sostengono se stessi o gli interessi del loro gruppo.
Gesù Cristo è presente ovunque si fa qualcosa di buono, dentro o fuori della Chiesa visibile. Anche un bicchiere d’acqua dato a un povero cristiano, non resterà senza ricompensa. Questa presenza di Cristo, anche fuori della Chiesa ufficiale è per la comunità cristiana un costante richiamo: un richiamo al servizio e alla disponibilità verso tutti. Cristo ci chiama tutti a uscire con coraggio dalle nostre situazioni di comodo per incontrarlo in ogni uomo, cattivo o buono.
Chiediamo al Signore la luce per godere sempre e senza invidia di ogni bene, di ogni dono suo, in chiunque si manifesti; chiediamo ci dia il proposito efficace di non chiuderci al prossimo, di stare costantemente tesi verso i beni della salvezza eterna.
LUNEDI’ 2 OTTOBRE
Una scheggia di preghiera:
VOI TUTTI, ANGELI DEL SIGNORE, BENEDITE IL SIGNORE
Tra i santi di oggi ricordiamo TEOFILO, Santo, Monaco
Il nome di Teofilo significa “Amico di Dio”. Fu un monaco dell’VIII secolo vissuto nel periodo della lotta iconosclasta. Per aver difeso delle immagini sacre dalla distruzione subì la fustigazione e fu chiuso in un carcere. Alla fine venne esiliato, e in esilio morì.
Parola di Dio nella festa dei santi Angeli Custodi: Es 23,20-23; Sal 90; Mt 18,1-5.10
Vangelo Mt 18, 1-5.10
Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, i discepoli si avvicinarono a Gesù dicendo: "Chi dunque è il più grande nel regno dei cieli?". Allora Gesù chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse: "In verità vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. Perciò chiunque diventerà piccolo come questo bambino, sarà il più grande nel regno dei cieli. E chi accoglie anche uno solo di questi bambini in nome mio, accoglie me. Guardatevi dal disprezzare uno solo di questi piccoli, perché vi dico che i loro angeli nel cielo vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli". Parola del Signore
“GUARDATEVI DAL DISPREZZARE ANCHE UNO SOLO DI QUESTI PICCOLI PERCHE’ VI DICO CHE I LORO ANGELI NEL CIELO VEDONO SEMPRE LA FACCIA DEL PADRE MIO”. (Mt 18,10)
Pie favolette per tener buoni i bambini, gli angeli custodi? Non credo proprio, e anche se freno un po’ la fantasia su esseri alati dotati di chissà quali poteri continuo con gioia a credere all’angelo custode anche perché è lo stesso Gesù che ne ha parlato, gli sono riconoscente come sono riconoscente a Dio che me lo ha messo vicino. Non cerco neppure di immaginarmelo. So che vede me e vede Dio. So che in questo momento sta adorando e lodando Dio anche per me. So che lui, fedele, non verrà mai meno al suo compito di proteggermi, difendermi, illuminarmi, guidarmi. So che anche quando io tradisco, pecco, non perde la fiducia nell’amore di Dio e neanche in me. E’ veramente un amico che non tradisce mai, è un compagno di viaggio che vede già la meta e fa di tutto perché io vi giunga. E’ bello, al mattino, rivolgermi a lui che mi accompagnerà nella mia giornata.
“Santi angeli, nostri custodi, togliete il velo dagli occhi del nostro cuore per renderci capaci di recepire la vostra silenziosa presenza nella nostra vita. Siate per noi guide sicure e amabili, compagni lungo il quotidiano pellegrinaggio terreno. Accendete in noi un vivo desiderio di contemplare il volto di Colui che risplende nella sua beatitudine infinita.
La vostra protezione ci liberi dal male, il vostro consiglio ci suggerisca quanto giova alla vera vita, il vostro conforto ci sostenga perché, con il cuore colmo di dolcezza, nulla ci possa distogliere dal tendere incessantemente all'eterna dimora; e insegnateci ad essere anche noi gli uni per gli altri amabili compagni di viaggio. Amen.”
MARTEDI’ 3 OTTOBRE
Una scheggia di preghiera:
RESTA CON NOI, SIGNORE, PERCHE’ SI FA SERA
Tra i santi di oggi ricordiamo: MODERANO, Santo, Vescovo
Era francese vissuto nell’VII secolo, fu Vescovo di Rennes. Portava a Roma una reliquia di san Remigio che regalò al monastero di Berceto nei pressi del passo della Cisa. Tornato a Rennes dette le dimissioni da Vescovo per ritornare poi a Berceto ove rimase fino alla morte.
Parola di Dio: Gb 3,1-3.11-17.20-23; Sal 87; Lc 9,51-56
1^ Lettura Gb 3, 1-3.11-17.20-23
Dal libro di Giobbe.
Giobbe aprì la bocca e maledisse il suo giorno; prese a dire: Perisca il giorno in cui nacqui e la notte in cui si disse: "E' stato concepito un uomo!". E perché non sono morto fin dal seno di mia madre e non spirai appena uscito dal grembo? Perché due ginocchia mi hanno accolto, e perché due mammelle, per allattarmi? Sì, ora giacerei tranquillo, dormirei e avrei pace con i re e i governanti della terra, che si sono costruiti mausolei, o con i principi, che hanno oro e riempiono le case d'argento. Oppure, come aborto nascosto, più non sarei, o come i bimbi che non hanno visto la luce. Laggiù i malvagi cessano d'agitarsi, laggiù riposano gli sfiniti di forze. I prigionieri hanno pace insieme, non sentono più la voce dell'aguzzino. Laggiù è il piccolo e il grande, e lo schiavo è libero dal suo padrone. Perché dare la luce a un infelice e la vita a chi ha l'amarezza nel cuore, a quelli che aspettano la morte e non viene, che la cercano più di un tesoro, che godono alla vista di un tumulo, gioiscono se possono trovare una tomba... a un uomo, la cui via è nascosta e che Dio da ogni parte ha sbarrato? Parola di Dio
“PERCHÈ DARE LA LUCE A UN INFELICE E LA VITA A CHI HA L’AMAREZZA NEL CUORE?”. (Gb. 3,20)
E’ la domanda angosciosa che tutti, almeno qualche volta nella vita, ci siamo posti: perché muore quel bambino, perché certe persone segnate per tutta la vita dalla sofferenza? Perché malattie incurabili che si prolungano tra tanti dolori per anni, senza speranza? All’angoscioso problema del libro di Giobbe e nostro non è possibile trovare una soluzione. Ma è possibile offrire umilmente a Dio i propri interrogativi, chiedendogli che la croce di Cristo ci salvi dalla disperazione.
Ecco una poesia - preghiera di Tagore
Ti prego:
non togliermi i pericoli, ma aiutami ad affrontarli.
Non calmar le mie pene, ma aiutami a superarle.
Non darmi alleati nella lotta della vita... eccetto la forza che mi proviene da
te.
Non donarmi salvezza nella paura, ma pazienza per conquistare la mia libertà.
Concedimi di non essere un vigliacco usurpando la tua grazia nel successo;
ma non mi manchi la stretta della tua mano nel mio fallimento.
Quando mi fermo stanco sulla lunga strada e la sete mi opprime sotto il
solleone;
quando mi punge la nostalgia di sera e lo spettro della notte copre la mia vita,
bramo la tua voce, o Dio, sospiro la tua mano sulle spalle.
Fatico a camminare per il peso del cuore carico dei doni che non ti ho donati.
Mi rassicuri la tua mano nella notte, la voglio riempire di carezze,
tenerla stretta: i palpiti del tuo cuore segnino i ritmi del mio pellegrinaggio.
MERCOLEDI’ 4 OTTOBRE
Una scheggia di preghiera:
DOVE E’ ODIO, CHE IO PORTI AMORE
Tra i santi di oggi ricordiamo: CRISPO, Santo
Era il capo della sinagoga di Corinto. Fu convertito da san Paolo come ci viene narrato in Atti 18, 8 e, secondo le Costituzioni apostoliche fu vescovo dell'isola di Egina.
Parola di Dio nella festa di San Francesco: GaI 6,14-18; SaI 15; Mt 11,25-30
Vangelo Mt 11, 25-30
In quel tempo, Gesù disse: "Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così è piaciuto a te. Tutto mi è stato dato dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare. Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero". Parola del Signore
“HAI TENUTO NASCOSTE QUESTE COSE AI SAPIENTI E AGLI INTELLIGENTI E LE HAI RIVELATE AI PICCOLI”. (Mt. 11,25)
Francesco è uno dei santi più amati nella storia del cristianesimo: nella sua breve e intensa vita tutti ritroviamo la nostalgia dell'essere santi, perché il santo è l'uomo riuscito, il santo è l'uomo del più bel progetto di Dio. Ci colpisce Francesco e il suo folle amore per Dio, raggiunto dopo le delusioni dolorose della gloria e l'orrore sempre attuale della guerra. Francesco che desidera solo scomparire nel suo amato Dio e allora sa spogliarsi di tutto, amare la piccolezza, cercare e diventare armonia con gli altri e con la creazione. Francesco profeta che sostituisce il dialogo alla violenza delle Crociate, che commuove i pastori "inventando" il presepe, che riceve il sigillo delle stigmate, segno del dono totale di sé. Francesco che sgrida il lupo e canta insieme ai passeri la gloria di Dio. A leggere la sua vita, davvero tutto sembra straordinariamente semplice, davvero tutto diventa possibile, anche scoppiare di gioia e vedere la propria vita diventare leggera. Frate Francesco insegni agli italiani, di cui è patrono, che la civiltà e il benessere si fondano anzitutto sulla scoperta del grande progetto di amore di Dio per noi, ci insegni la povertà del cuore contro l'arroganza del potere, il rispetto del creato contro il delirio di onnipotenza, la via del cuore contro i pensieri tortuosi e truculenti. Tutto allora diventerà semplice: vivere e amare e anche soffrire.
GIOVEDI’ 5 OTTOBRE
Una scheggia di preghiera:
SPERO NEL SIGNORE E ASPETTO SULLA SUA PAROLA
Tra i santi di oggi ricordiamo: DAVID URIBE VELASCO, Santo Sacerdote
Nacque a Buena Vista de Cuellar in Messico il 29 dicembre 1899. Fu parroco in una regione attaccata dalla massoneria e dal protestantesimo. Fu catturato ed invitato a diventare Vescovo della chiesa scismatica governativa. Rifiutò. Fu imprigionato e poi ucciso con un colpo alla nuca. Il 12 Aprile 1927.
Parola di Dio: Gb 19,21-27; SaI 26; Lc 10,1-12
1^ Lettura Gb 19, 21-27
Dal libro di Giobbe
Giobbe disse: Pietà, pietà di me, almeno voi miei amici, perché la mano di Dio mi ha percosso! Perché vi accanite contro di me, come Dio, e non siete mai sazi della mia carne? Oh, se le mie parole si scrivessero, se si fissassero in un libro, fossero impresse con stilo di ferro sul piombo, per sempre s'incidessero sulla roccia! Io lo so che il mio Vendicatore è vivo e che, ultimo, si ergerà sulla polvere! Dopo che questa mia pelle sarà distrutta, senza la mia carne, vedrò Dio. Io lo vedrò, io stesso, e i miei occhi lo contempleranno non da straniero. Questa mia speranza è riposta nel mio seno. Parola di Dio
DOPO CHE QUESTA MIA PELLE SARA' DISTRUTTA, SENZA LA MIA CARNE, VEDRO' DIO. IO LO VEDRO', IO STESSO, E I MIEI OCCHI LO CONTEMPLERANNO NON DA STRANIERO. (Gb. 19,26)
Oggi Giobbe ci dà un esempio inatteso, ma realmente possibile e molto confortante. Egli, che da disperato ha maledetto il giorno della sua nascita, ha invocato la morte, ora proclama la sua speranza, la sua certezza: è una speranza fortissima, affermata mentre è immerso nella prova. Poco prima ha invocato la pietà degli amici: “Pietà, pietà di me, almeno voi miei amici! Perché vi accanite contro di me, come Dio?”, ed ora il suo sembra ed è un grido di vittoria.
Come è arrivato a questa speranza? E’ sempre rimasto in dialogo con Dio, un dialogo pieno di turbamento, di rivolta, di angoscia, ma che non si è mai interrotto. Da qui fiorisce questa profonda speranza. Sembra strano, ma è così: con Dio ci puoi anche litigare, puoi dire tutta la tua amarezza perché ti sembra contrario, perché apparentemente sembra lontano, ma se tutto questo lo fai parlando con Lui è perché ci credi e prima o poi la sua stessa grazia ti porterà a vedere con i suoi occhi, a scoprire una speranza ben più profonda di quanto credevi di trovare.
Accogliamo questo insegnamento: nella prova non allontaniamoci da Dio, ma dialoghiamo con Lui, rimaniamo come possiamo in contatto con Lui, che è il Dio della salvezza. Allora Egli si potrà rivelare e la nostra speranza ci farà proclamare con gioia: “Io lo so che egli vive, io lo vedrò, io stesso!”.
VENERDI’ 6 OTTOBRE
Una scheggia di preghiera:
PADRE, FIGLIO E SPIRITO, NOSTRA DIMORA
Tra i santi di oggi ricordiamo: ADALBERONE DI WURZBURG, Santo, Vescovo
Nacque verso il 1010 ed ebbe una buona educazione sia in campo umanistica che cristiana. Nel 1045 fu eletto vescovo di Wurzburg. Si consacrò alla disciplina e alla riforma dei monasteri. Nella lotta per le investiture fu destituito da Vescovo. Morì il 6 ottobre 1090.
Parola di Dio: Gb 38,1.12-21; 40,3-5; Sal 138; Lc 10,13-16
Vangelo Lc 10, 13-16
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù disse: "Guai a te, Corazin, guai a te, Betsàida! Perché se in Tiro e Sidone fossero stati compiuti i miracoli compiuti tra voi, gia da tempo si sarebbero convertiti vestendo il sacco e coprendosi di cenere. Perciò nel giudizio Tiro e Sidone saranno trattate meno duramente di voi. E tu, Cafarnao, sarai innalzata fino al cielo? Fino agli inferi sarai precipitata! Chi ascolta voi ascolta me, chi disprezza voi disprezza me. E chi disprezza me disprezza colui che mi ha mandato". Parola del Signore
“CHI ASCOLTA VOI, ASCOLTA ME, CHI DISPREZZA VOI, DISPREZZA ME! E CHI DISPREZZA ME, DISPREZZA COLUI CHE MI HA MANDATO”.
(Lc. 10,16)
La frase che meditiamo oggi, ci aiuta ad entrare nel cuore della Trinità e a scoprire che anche noi ne facciamo parte.
Proviamo a seguire il ragionamento e l’annuncio di Gesù:
Accogliere Gesù significa accogliere “Colui che lo ha mandato” cioè il Padre che lo ha consacrato fin dal momento del concepimento attraverso lo Spirito Santo. Così dice l’Angelo a Maria: “Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque Santo e chiamato Figlio di Dio”. Quindi Gesù, il Padre e lo Spirito Santo sono Uno, dove opera uno dei tre, opera Dio. La grande novità del Cristianesimo è proprio questa: Gesù non è solo un grande uomo, un pensatore famoso come tanti altri, un uomo dotato di poteri taumaturgici, un legislatore... Gesù è Dio!
E Gesù identifica a sé i discepoli.
Noi cristiani parliamo a nome di Gesù, siamo la presenza di Gesù sulla terra. Questo non è solo un onore, è una grandissima responsabilità!
Non ci rende onnipotenti, invulnerabili all’errore e al peccato. Nessuno di noi deve far passare le proprie povertà come parola di Dio, però abbiamo la garanzia dello Spirito sul fatto che Gesù si serve di noi per continuare la sua opera di salvezza, e proprio per questo dobbiamo conformarci sempre più a Cristo.
Chi non crede, chi è alla ricerca di Gesù, ha il diritto di esigere di vedere in noi la sua presenza.
Chissà se gli altri, sentendomi parlare, riescono a percepire la profondità della sapienza, della dolcezza di Gesù? Chissà se, vedendomi pregare, colgono un amore profondo per Dio? Chissà se, vedendomi nei miei rapporti quotidiani con il prossimo, riescono a vedere l’amore di Gesù che si china su tutti, che lava i piedi ai suoi discepoli, che perdona i suoi persecutori?
SABATO 7 OTTOBRE
Una scheggia di preghiera:
LA NOSTRA GIOIA E’ STARE CON TE, SIGNORE
Tra i santi di oggi ricordiamo: ARDUINO DI CEPRANO, Santo, Confessore
Non c'è molto da dire, sul conto di Sant'Arduino, onorato nella Chiesa di Santa Maria Maggiore, a Ceprano, se non ch'egli deve esser vissuto nell'XI secolo, al tempo della prima Crociata. La tradizione lo dice compagno di San Gerardo da Gallinaro, e aggiunge che anch'egli, come Gerardo, era di origine inglese, e sarebbe stato convertito da Sant'Agostino, primo Arcivescovo di Canterbury.
Parola di Dio: Gb 42,1-3.5-6.12-17; Sal 118; Lc 10,17-24
Vangelo Lc 10, 17-24
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, I settantadue tornarono pieni di gioia dicendo: "Signore, anche i demoni si sottomettono a noi nel tuo nome". Egli disse: "Io vedevo satana cadere dal cielo come la folgore. Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra i serpenti e gli scorpioni e sopra ogni potenza del nemico; nulla vi potrà danneggiare. Non rallegratevi però perché i demoni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto che i vostri nomi sono scritti nei cieli". In quello stesso istante Gesù esultò nello Spirito Santo e disse: "Io ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, che hai nascosto queste cose ai dotti e ai sapienti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, Padre, perché così a te è piaciuto. Ogni cosa mi è stata affidata dal Padre mio e nessuno sa chi è il Figlio se non il Padre, né chi è il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare". E volgendosi ai discepoli, in disparte, disse:"Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete. Vi dico che molti profeti e re hanno desiderato vedere ciò che voi vedete, ma non lo videro, e udire ciò che voi udite, ma non l'udirono". Parola del Signore
“RALLEGRATEVI PIUTTOSTO CHE I VOSTRI NOMI SONO SCRITTI NEI CIELI”. (Lc. 10,20)
Quando i 72 discepoli tornano dalla missione a cui Gesù li aveva mandati, sono contenti. Fanno un bilancio, vedono che sono riusciti perfino a cacciare dei demoni, si sentono importanti. Gesù non sminuisce questo entusiasmo anzi la loro gioia diventa la sua e lo fa “esultare nello spirito”, ma mette le cose nel loro giusto posto. Il successo della missione non si misura dal numero delle conversioni o dei miracoli, ma dalla gioia proveniente dal fatto di aver operato nel nome di Dio, sicuri che la fedeltà di Dio che vede tutto gioisce con noi tenendoci adesso e per sempre vicini a sé.
Noi calcoliamo le nostre riuscite o i nostri insuccessi dai risultati. Dio non conta i risultati così. Anche nella religione siamo portati a quantificare, quasi che la fede aumenti o diminuisca a seconda del numero dei battesimi, della partecipazione alle messe, o peggio ancora dalle offerte raggranellate. Gesù ci insegna ad essere servi ma anche servi inutili che dopo che hanno fatto tutto quello che devono fare lasciano al Signore che faccia Lui. Noi siamo seminatori chiamati a buttare il seme a tempo opportuno e inopportuno, in terreno buono, sassoso o spinoso, ma chi fa crescere e raccoglie è Dio stesso.
Qual è la nostra gioia?
Hai fatto e fai di tutto per aiutare il tuo fratello? Operi per l’annuncio del Vangelo nella parrocchia? Non guardare ai risultati ma pensa a quanto sei benedetto da Dio nel poter svolgere questi compiti e ricordati che davanti a Dio nulla va perso, neanche “un bicchier d’acqua dato per amore”.
DOMENICA 8 OTTOBRE: 27^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO B
Una scheggia di preghiera:
PRENDIMI PER MANO DIO MIO, GUIDAMI NEL MONDO A MODO TUO
Tra i santi di oggi ricordiamo: DEUSDEDIT, Santo, Abate
Era benedettino, divenne abate di Montecassino dall'833, fu incarcerato dal duca di Benevento, Sicardo, che lo lasciò morire di fame nell’840,
Parola di Dio: Gen 2,18-24; Sal 127; Eb 2,9-11; Mc 10,2-16
Vangelo Mc 10, 2-16
Dal vangelo secondo Marco
In quel tempo, avvicinatisi dei farisei, per metterlo alla prova, domandarono a Gesù: "E' lecito ad un marito ripudiare la propria moglie?". Ma egli rispose loro: "Che cosa vi ha ordinato Mosè?". Dissero: "Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di rimandarla". Gesù disse loro: "Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. Ma all'inizio della creazione Dio li creò maschio e femmina; per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e i due saranno una carne sola. Sicché non sono più due, ma una sola carne. L'uomo dunque non separi ciò che Dio ha congiunto". Rientrati a casa, i discepoli lo interrogarono di nuovo su questo argomento. Ed egli disse: "Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un'altra, commette adulterio contro di lei; se la donna ripudia il marito e ne sposa un altro, commette adulterio". Gli presentavano dei bambini perché li accarezzasse, ma i discepoli li sgridavano. Gesù, al vedere questo, s'indignò e disse loro: "Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite, perché a chi è come loro appartiene il regno di Dio. In verità vi dico: Chi non accoglie il regno di Dio come un bambino, non entrerà in esso". E prendendoli fra le braccia e ponendo le mani sopra di loro li benediceva. Parola del Signore
“CHI NON ACCOGLIE IL REGNO DI DIO COME UN BAMBINO NON ENTRERA’ IN ESSO”. (Mt. 10,15)
Ecco come una monaca di clausura legge questo invito di Gesù a diventare piccoli e ad accogliere da piccoli il Regno di Dio:
Cosa significa essere bambino? Avere un cuore aperto alla vita e pieno di fiducia in tutto.
Se noi leggiamo il vangelo con i nostri pensieri, cosa succede? Finiamo per giudicare quello che Gesù dice. Se uno è piccolo, si fida di quello che gli viene detto. Se uno è grande, ci pensa, ci ripensa e se non è più che sicuro non si sposta…
I bambini litigano tra loro, ma dopo poco fanno pace. I grandi, quando litigano, fanno difficoltà a chiedere scusa o a fare pace.
Avere il cuore tenero è tipico dei bambini. I grandi invece spesso hanno il cuore duro. E se amano è solo perché ne viene a loro qualcosa. Il bambino spontaneamente ama…
Tutto è bello e grandioso quando si è piccoli, e non esistono preoccupazioni. E’ quanto il Signore ci chiede per vivere senza ansia il nostro oggi e scoprire le meraviglie del suo amore nelle cose di sempre.
Ti propongo una cosa. Mettiti davanti allo specchio e guardati: hai gli occhi ridenti, vispi, lieti? Allora forse hai un cuore da bambino. Ma se i tuoi occhi sono seri, pensierosi, opachi… probabilmente il tuo cuore si è invecchiato e ha messo la corazza.
Non cacciare il bimbo che è dentro di te, prendilo fra le braccia e benedicilo, perché è lui che ti salverà!
LUNEDI’ 9 OTTOBRE
Una scheggia di preghiera:
GESU’ DONACI I TUOI OCCHI PER VEDERE CIO’ CHE VEDI TU
Tra i santi di oggi ricordiamo: ELEUTERIO DI PARIGI, Santo
Era diacono, e fu decapitato, secondo la leggenda, a Parigi con Dionigi e Rustico.
Parola di Dio: Gal 1,6-12; Sal 110; Lc 10,25-37
Vangelo Lc 10, 25-37
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, un dottore della legge si alzò per metterlo alla prova: "Maestro, che devo fare per ereditare la vita eterna?". Gesù gli disse: "Che cosa sta scritto nella Legge? Che cosa vi leggi?". Costui rispose: "Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente e il prossimo tuo come te stesso". E Gesù: "Hai risposto bene; fà questo e vivrai". Ma quegli, volendo giustificarsi, disse a Gesù: "E chi è il mio prossimo?". Gesù riprese: "Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e incappò nei briganti che lo spogliarono, lo percossero e poi se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e quando lo vide passò oltre dall'altra parte. Anche un levita, giunto in quel luogo, lo vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto lo vide e n'ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi, caricatolo sopra il suo giumento, lo portò a una locanda e si prese cura di lui. Il giorno seguente, estrasse due denari e li diede all' albergatore, dicendo: Abbi cura di lui e ciò che spenderai in più, te lo rifonderò al mio ritorno. Chi di questi tre ti sembra sia stato il prossimo di colui che è incappato nei briganti?". Quegli rispose: "Chi ha avuto compassione di lui". Gesù gli disse: "Và e anche tu fa lo stesso". Parola del Signore
“UN UOMO SCENDEVA DA GERUSALEMME A GERICO E INCAPPO’ NEI BRIGANTI”.(Lc. 10,30)
Ancora una volta lascio il commento-provocazione allo stile e alla personalità di don Curtaz.
La storia del buon samaritano l'abbiamo mandata a memoria dal tempo del catechismo. Eppure, a leggerla, si resta ancora inquieti: la strada che, attraverso il deserto di Giuda, scende fino a Gerico, i briganti, i passanti che tirano diritto. Un'usuale resoconto di cronaca relegato nelle pagine interne di un quotidiano di provincia: chissà dove andremo a finire con questa violenza; sì mi sarei volentieri fermato ma poi le conseguenze legali; quel tale sanguinava, ma temevo fosse un regolamento di conti tra bande rivali, appena arrivato a Gerico ho telefonato ai carabinieri.
Tutto scontato, ovvio, prevedibile. "Invece, un samaritano", dice Luca. Invece: non è ovvio che un samaritano soccorra un ebreo, né che rinunci al suo viaggio per cercare un caravanserraglio, né che si offra di pagare il soggiorno del povero malcapitato, né che non abbia chiamato i giornali per segnalare, modestamente, il gesto di solidarietà.
"Invece" è una scelta, un andare controcorrente, un seguire il cuore e non l'istinto, un mettersi in gioco, sporcarsi le mani e la tunica del sangue dello straniero, pensando, semplicemente, che avrei potuto esserci io al suo posto.
Fine della storia, fine della lezione.
Gesù conclude: chi ha amato? Chi si è messo in gioco, come ha amato?
Dice al dottore, e a noi: quanto sei disposto a metterti in gioco? A chi ti sai fare prossimo?
L'amore diventa concreta scelta che travalica l'emozione, che supera il pregiudizio, un occuparsi, un farsi carico, un mettersi da parte.
Ecco, amici, fine della predica. E non venite a dirmi che vi sentite in colpa perché non fate volontariato, né che la prossima volta allungherete un euro allo straniero al semaforo, né che vorreste tanto ma non potete.
Gesù non sta dicendo questo. Gesù vuole soltanto che ci crediamo capaci di ascoltare, che sappiamo guardare con tenerezza lo straniero, capendo le sue ragioni senza cedere ai suoi ricatti emotivi, che ci sbattiamo nel trovare soluzioni, che infine la smettiamo di usare come foglia di fico il comandamento, per amare con concretezza tutti, a partire da me stesso. Perché noi per primi, cercatori di Dio, siamo stati bastonati dalla vita e Gesù, buon Samaritano, versa sulle nostre ferite l'olio della consolazione e il vino della speranza e ci porta, caricati sull'asino che è la comunità, alla locanda della vita vera.
MARTEDI’ 10 OTTOBRE
Una scheggia di preghiera:
BENVENUTO, GESU’, NELLA MIA POVERA CASA
Tra i santi di oggi ricordiamo: GISLENO, Santo, Monaco
Nativo di Atene venne a Roma, fu Basiliano. Venne mandato in Belgio dove fondò nel VII secolo un monastero nell'Hainaut, in una località che venne poi chiamata Saint-Ghislain. Qui, nel 1120, fu istituita sotto il patronato del santo una confraternita di gentiluomini, membri delle famiglie principesche d'Europa. Morì verso il 685. Santo molto popolare in Belgio, è invocato contro l'epilessia.
Parola di Dio: Gal 1,13-24; Sal 138; Lc 10,38-42
Vangelo Lc 10, 38-42
Dal vangelo secondo Luca.
In quel tempo, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo accolse nella sua casa. Essa aveva una sorella, di nome Maria, la quale, sedutasi ai piedi di Gesù, ascoltava la sua parola; Marta invece era tutta presa dai molti servizi. Pertanto, fattasi avanti, disse: "Signore, non ti curi che mia sorella mi ha lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti". Ma Gesù le rispose: "Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose, ma una sola è la cosa di cui c'è bisogno. Maria si è scelta la parte migliore, che non le sarà tolta". Parola del Signore
“GESU’ ENTRO’ IN UN VILLAGGIO E UNA DONNA DI NOME MARTA LO ACCOLSE IN CASA SUA”. (Lc. 10,38)
Gesù è in viaggio verso Gerusalemme, la città santa, ma anche la città che uccide i profeti. E in questo viaggio Gesù incontra l’incomprensione, l’opposizione, le discussioni che anticipano quanto gli succederà a Gerusalemme. Gesù sente la fatica del contrasto, le molte attese riposte su di lui, le critiche feroci sul suo modo di fare. Alla fine della giornata ha bisogno di famiglia, di calma, di essere accolto, lui, almeno una volta.
Dio è così: ha bisogno della cordialità e del calore di un'amicizia sincera. Se la smettessimo di considerare Dio come una specie di potente da convincere! Di rivolgerci a Lui per lamentarci e chiedere! Se vedessimo il volto di Dio, il volto di un Padre che ha bisogno di essere ascoltato. E Betania con Marta, Maria e Lazzaro, gli amici di Gesù diventa allora il segno di quello che dovrebbe essere la Chiesa e di quello che vorrei fosse il mio cuore. Chiesa luogo in cui Gesù dimora, luogo in cui non soltanto si parla e si celebra la presenza di Dio, ma lo si accoglie, gli si prepara cena, con quei gesti semplici e intensi che sanno di affetto e verità. Marta e Maria sono diventate modello, stile di vita per il cristiano. Purtroppo quasi sempre (erroneamente!) sono state contrapposte. Sì, la solita retorica dell'attivismo di Marta contro l'atteggiamento di Maria che ascolta il Maestro. Azione contro preghiera, primato della preghiera sull'azione, se volete. Sterili polemiche, incapacità di leggere nel profondo questa ed altre pagine. No: Marta e Maria, le due sorelle, sono l'emblema del doppio polmone della vita cristiana: preghiera e azione. Una preghiera non può che diventare azione, e l'azione che prende linfa e senso della preghiera. Non possono esistere l'una senza l'altra, non c'è discepolato autentico senza entrambi. Il discepolo cerca nella preghiera, nella preghiera silenziosa e costante, quotidiana e autentica, l'incontro con Gesù. Certo, se per noi preghiera equivale a lista della spesa, a cose da chiedere, se si esaurisce in un battere cassa, abbiamo poche possibilità di gioire della preghiera. Ma se preghiera è invece imparare ad ascoltare il silenzioso mormorio di Dio in noi, è tutt'altra faccenda. Di quanta preghiera manca il nostro tempo! Di quanto silenzio! E l'azione, il riconoscere il volto di Cristo nel fratello sofferente. Una fede che non esce dalle chiese, che si ferma ai tre quarti d'ora di messa domenicale, che non cambia i rapporti in ufficio o col vicino di casa, che non insegna a leggere la vita e cambiarla alla luce del Vangelo, è e resta fede sterile.
MERCOLEDI’ 11 OTTOBRE
Una scheggia di preghiera:
SIGNORE, INSEGNACI A PREGARE
Tra i santi di oggi ricordiamo: FIRMINO DI UZES, Santo, Vescovo
Fu vescovo di Uzès dal 510 fino a dopo il 552 . Con san Cipriano di Tolone e Vincenzo, scrisse la vita di san Cesario di Arles, di cui era discepolo e amico.
Parola di Dio: Gal 2,1-2.7-14; Sal 116; Lc11,1-4
Vangelo Lc 11, 1-4
Dal vangelo secondo Luca
Un giorno Gesù si trovava in un luogo a pregare e quando ebbe finito uno dei discepoli gli disse: "Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli". Ed egli disse loro: "Quando pregate, dite: Padre, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno; dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano, e perdonaci i nostri peccati, perché anche noi perdoniamo ad ogni nostro debitore, e non ci indurre in tentazione". Parola del Signore
“PADRE, SIA SANTIFICATO IL TUO NOME”. (Lc. 11,2)
Ecco come pregava il Padre nostro, san Francesco d’Assisi
O
santissimo Padre nostro: creatore, redentore, consolatore e salvatore nostro.
Che sei nei cieli, negli angeli e nei santi, illuminandoli alla conoscenza,
perché tu, Signore, sei luce; infiammandoli all'amore, perché tu, Signore, sei
amore; ponendo la tua dimora in loro e riempiendoli di beatitudine, perché tu,
Signore, sei il sommo bene, eterno, dal quale proviene ogni bene e senza il
quale non esiste alcun bene.
Sia santificato il tuo nome; si faccia luminosa in noi la conoscenza di te, affinché possiamo conoscere l'ampiezza dei tuoi benefici, l'estensione delle tue promesse, la sublimità della tua maestà e la profondità dei tuoi giudizi.
Venga il
tuo regno perché tu regni in noi per mezzo della grazia e ci faccia giungere nel
tuo regno, ove la visione di te è senza veli, l'amore di te è perfetto, la
comunione di te è beata, il godimento di te senza fine.
Sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra affinché ti amiamo con
tutto il cuore sempre pensando a te; con tutta l'anima, sempre desiderando te;
con tutta la mente, orientando a te tutte le nostre intenzioni e in ogni cosa
cercando il tuo onore; e con tutte le nostre forze, spendendo tutte le energie e
sensibilità dell'anima e del corpo a servizio del tuo amore e non per altro; e
affinché possiamo amare i nostri prossimi come noi stessi, trascinando tutti con
ogni nostro potere al tuo amore, godendo dei beni altrui come dei nostri e nei
mali soffrendo insieme con loro e non recando nessuna offesa a nessuno.
Il nostro pane quotidiano dà a noi oggi, il tuo Figlio diletto, il Signore
nostro Gesù Cristo, dà a noi oggi: in memoria, comprensione e reverenza
dell'amore che egli ebbe per noi e di tutto quello che per noi disse, fece e
patì.
E rimetti a noi i nostri debiti per la tua ineffabile misericordia, per la potenza della passione del tuo Figlio diletto e per i meriti e l'intercessione della beatissima Vergine e di tutti i tuoi eletti.
Come noi
li rimettiamo ai nostri debitori e quello che non sappiamo pienamente perdonare,
Tu, Signore, fa' che pienamente perdoniamo, sì che, per amor tuo, amiamo
veramente i nemici e devotamente intercediamo presso di te, non rendendo a
nessuno male per male e impegnandoci in te ad essere di giovamento a tutti.
E non ci indurre in tentazione nascosta o manifesta, improvvisa o insistente.
Ma liberaci dal male passato, presente e futuro. Amen.
GIOVEDI’ 12 OTTOBRE
Una scheggia di preghiera:
DI TUTTO HO BISOGNO, SIGNORE, E TU LO SAI
Tra i santi di oggi ricordiamo: GAUDENZIO DI GNEZNO, Santo, Vescovo
Di origine ceca (il suo nome era in originario Radim) era fratello minore di Sant’Adalberto di Praga. Venne in Italia ed entrò nel monastero di Sant’Alessio sull’Aventino. Tornò poi in patria per fondare il monastero di Brewnow. Venne poi nominato dall’imperatore Ottone I vescovo di Gnezo. Morì dopo il 1011.
Parola di Dio: Gal 3,1-5; Cantico da Lc 1,69-75; Lc 11,5-13
Vangelo Lc 11, 5-13
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Se uno di voi ha un amico e va da lui a mezzanotte a dirgli: Amico, prestami tre pani, perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da mettergli davanti; e se quegli dall'interno gli risponde: Non m'importunare, la porta è gia chiusa e i miei bambini sono a letto con me, non posso alzarmi per darteli; vi dico che, se anche non si alzerà a darglieli per amicizia, si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono almeno per la sua insistenza. Ebbene io vi dico: Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chi chiede ottiene, chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto. Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pane, gli darà una pietra? O se gli chiede un pesce, gli darà al posto del pesce una serpe? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Se dunque voi, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro celeste darà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono!". Parola del Signore
“CHIEDETE E VI SARA’ DATO, CERCATE E TROVERETE, BUSSATE E VI SARA’ APERTO”. (Lc. 11,9)
Gesù ci invita, dopo averci insegnato il Padre nostro, a chiedere a Dio ciò di cui abbiamo bisogno.
Per prima cosa potrebbe sembrare strano che Dio ci comandi di fargli delle richieste quando egli conosce, prima ancora che glielo domandiamo, quello che ci è necessario. Dobbiamo però riflettere che a Lui non importa tanto la manifestazione del nostro desiderio, cosa che egli conosce molto bene, ma piuttosto che questo desiderio si ravvivi in noi mediante la domanda perché possiamo ottenere ciò che egli è già disposto a concederci.
La preghiera di domanda può poi sembrare la forma più facile di preghiera o, per lo meno, quella che usiamo maggiormente. Spesso però le nostre domande al Signore sono così circostanziate che più che un atto di supplica sembrano essere una imposizione: “Dio, tu devi farmi questo e quello, e in quel modo!”. Spesso quel “Ascoltaci o Signore!” più che essere una supplica diventa un imperativo ad un Dio che sembra essere un po’ sordo. Domandare significa riconoscere di aver bisogno e riconoscere che c’è Qualcuno in cui si ha fiducia che può rispondere a questo bisogno. Ma non significa affatto lavarsi le mani dalle proprie responsabilità o pretendere un Dio a nostra misura. Non bisogna vergognarsi di chiedere ma avere anche la percezione chiara che noi chiediamo quello che in quel momento sembra il meglio per noi, tante volte senza sapere (“voi chiedete male perché non sapete quello che chiedete”).
Infatti è nostra esperienza il fatto che molte volte abbiamo pregato, ma non abbiamo ricevuto risposta e forse ci siamo sentiti anche più abbattuti di prima e con la fede scossa dal dubbio.
La nostra preghiera di domanda deve essere, se è fatta bene, una preghiera che ci fa entrare nella mentalità di Dio e in noi stessi per scoprire i nostri veri bisogni. Dio non può essere considerato un distributore automatico di grazie e non può esaudire le domande inutili o ingiuste. Anche con Gesù, Dio si è comportato così: non ha staccato suo Figlio dalla croce. Quella croce è conseguenza di una scelta responsabile di amore di Gesù e del peccato degli uomini.
Se Dio non mi esaudisce o non mi concede quella grazia, ci saranno ben dei motivi. Io non li conosco, ma se credo che Lui è un Padre che vuole il mio bene, anche se a denti stretti perché nella mia piccola presunzione di uomo vedrei le cose risolversi facilmente in altro modo, devo fidarmi di Lui. Se prego in questo modo, può anche darsi che non ottenga la grazia così come l’avevo chiesta, ma certamente ho ottenuto la cosa più importante: Dio.
VENERDI’ 13 OTTOBRE
Una scheggia di preghiera:
COMBATTI CON ME CONTRO IL MALE, O SIGNORE
Tra i santi di oggi ricordiamo: DONAZIANO O DONASIO, Santo, Vescovo
Fu il 7º vescovo di Reims . Di lui sappiamo che morì nel 389 circa. E’ anche patrono della città di Bruges, dove è stato traslato il suo corpo.
Parola di Dio: Gal 3,7-14; Sal 110; Lc 11,15-26
Vangelo Lc 11, 15-26
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, dopo che Gesù ebbe scacciato un demonio, alcuni dissero: "E' in nome di Beelzebùl, capo dei demòni, che egli scaccia i demòni". Altri poi, per metterlo alla prova, gli domandavano un segno dal cielo. Egli, conoscendo i loro pensieri, disse: "Ogni regno diviso in se stesso va in rovina e una casa cade sull'altra. Ora, se anche satana è diviso in se stesso, come potrà stare in piedi il suo regno? Voi dite che io scaccio i demòni in nome di Beelzebùl. Ma se io scaccio i demòni in nome di Beelzebùl, i vostri discepoli in nome di chi li scacciano? Perciò essi stessi saranno i vostri giudici. Se invece io scaccio i demòni con il dito di Dio, è dunque giunto a voi il regno di Dio. Quando un uomo forte, bene armato, fa la guardia al suo palazzo, tutti i suoi beni stanno al sicuro. Ma se arriva uno più forte di lui e lo vince, gli strappa via l'armatura nella quale confidava e ne distribuisce il bottino. Chi non è con me, è contro di me; e chi non raccoglie con me, disperde. Quando lo spirito immondo esce dall'uomo, si aggira per luoghi aridi in cerca di riposo e, non trovandone, dice: Ritornerò nella mia casa da cui sono uscito. Venuto, la trova spazzata e adorna. Allora va, prende con sé altri sette spiriti peggiori di lui ed essi entrano e vi alloggiano e la condizione finale di quell'uomo diventa peggiore della prima". Parola del Signore
“QUANDO LO SPIRITO IMMONDO ESCE DALL’UOMO, SI AGGIRA PER LUOGHI ARIDI IN CERCA DI RIPOSO E, NON TROVANDONE, DICE: RITORNERO' NELLA MIA CASA DA CUI SONO USCITO”. (Lc. 11,24)
Solo all’ inizio di questo mese abbiamo festeggiato gli angeli custodi che ci proteggono, ispirano, guidano. Ma sarebbe troppo bello sentire soltanto una voce, seguire un unico itinerario, senza il pericolo di perderci, smarrendo la strada. Ci sono quindi i diavoli tentatori, l'opposizione, tutta protesa a confondere le menti, a farci vedere lucciole per lanterne, a mescolare le carte per creare confusione e farci dimenticare la voce del bene. Il demonio è “l'uomo forte, ben armato” della parabola, che però nulla può di fronte alla forza del “dito di Dio”, della potenza divina, che ne scalza la presenza dal cuore umano. Ma il demonio ben conosce l'incostanza dell'animo umano, non si dà per vinto, raddoppia gli sforzi, chiede l'aiuto di “altre sette spiriti peggiori di lui”, finché non ha ragione della resistenza di chi si credeva di essere ormai al sicuro. “Ma non si arrende proprio mai il male che è in noi e attorno a noi? Credi di avercela fatta a cacciare via una tentazione, ti senti rincuorato di aver trovato il coraggio di farla finita con una brutta abitudine e poi, ecco di nuovo spuntare prepotente la tentazione… e ti sembra di essere ancora più fragile di prima. E se ci caschi ecco la delusione ed ecco anche lo scoraggiamento: cominci a dirti: ”Ma vale la pena di continuare a lottare? Non sarà poi una debolezza di carattere contro cui non c’è nulla da fare?”.
Frasi come questa che un prete ha certamente sentito dette da molti e che forse noi stessi abbiamo pensato, rischiano, se non ci rifacciamo subito a Gesù, di gettarci nello sconforto, e ci portano a pensare al male come a qualcosa di invincibile.
Eppure Gesù ci ha messo in guardia. E’ una esperienza che in un modo o in un altro abbiamo fatto tutti. Il male non si arrende, il diavolo pur sapendo di essere sconfitto ci prova ancora e sempre. Non bisogna spaventarsi; sapendo che le nostre forze sono deboli bisogna umilmente e con costanza chiedere aiuto a chi è più forte di noi.
La tentazione più forte non è tanto quella che ci spinge a singoli peccati, è quella di perdere la fiducia che Dio, nonostante noi, possa farci vincere la battaglia definitiva.
SABATO 14 OTTOBRE
Una scheggia di preghiera:
ECCOMI, SIGNORE, AVVENGA DI ME SECONDO LA TUA VOLONTA’
Tra i santi di oggi ricordiamo: DOMENICO LORICATO, Santo , monaco
Fatto ordinare sacerdote simoniacamente (cioè a pagamento) dai genitori, conosciuta l'irregolarità della sua ordinazione volle espiare questa colpa con una vita di severa penitenza. Si fece eremita e divenne poi monaco prima a Luceoli poi nel monastero di Fonte Avellana, diretto da san Pier Damiani. Indossò per lungo tempo una corazza di ferro sul petto nudo, donde l'appellativo di “Loricato”. Considerato da alcuni come l'inventore dello strumento di penitenza detto disciplina. Morì a Macerata nel 1060.
Parola di Dio: Gal 3,22-29; Sal 104; Lc 11,27-28
Vangelo Lc 11, 27-28
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, mentre Gesù stava parlando, una donna alzò la voce di mezzo alla folla e disse: "Beato il ventre che ti ha portato e il seno da cui hai preso il latte!". Ma egli disse: "Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!". Parola del Signore
“BEATO IL GREMBO CHE TI HA PORTATO E IL SENO DA CUI HAI PRESO IL LATTE”. (Lc. 11,27)
Una donna, con semplicità, ammirata dalla figura di Gesù, forse con un po' d'invidia dice: "Beata, fortunata tua madre ad avere un figlio così!”. Gesù le risponde: "La fortuna non è avere un 'figlio bravo’, è essere fedeli a Dio!".
Maria è beata perché ha fede, perché obbedisce a Dio.
Ecco come Tonino Bello pregava Maria, la donna “obbediente”:
“Santa Maria, donna obbediente, tu che hai avuto la grazia di "camminare al cospetto di Dio", fa' che anche noi, come te, possiamo essere capaci di "cercare il suo volto".
Aiutaci a capire che solo nella sua volontà possiamo trovare la pace. E anche quando Egli ci provoca a saltare nel buio per poterlo raggiungere, liberaci dalle vertigini del vuoto e donaci la certezza che chi obbedisce al Signore non si schianta al suolo, come in un pericoloso spettacolo senza rete, ma cade sempre nelle sue braccia.
Santa Maria, donna obbediente, tu sai bene che il volto di Dio, finché cammineremo quaggiù, possiamo solo trovarlo nelle numerose mediazioni dei volti umani, e che le sue parole ci giungono solo nei riverberi poveri dei nostri vocabolari terreni. Donaci, perciò, gli occhi della fede perché la nostra obbedienza si storicizzi nel quotidiano, dialogando con gli interlocutori effimeri che egli ha scelto come segno della sua sempiterna volontà.
Ma preservaci anche dagli appagamenti facili e dalle acquiescenze comode sui gradini intermedi che ci impediscono di risalire fino a te. Non è raro, infatti, che gli istinti idolatrici, non ancora spenti nel nostro cuore, ci facciano scambiare per obbedienza evangelica ciò che è solo cortigianeria, e per raffinata virtù ciò che è solo squallido tornaconto.
Santa Maria, donna obbediente, tu che per salvare la vita di tuo figlio hai eluso gli ordini dei tiranni e, fuggendo in Egitto, sei divenuta per noi l'icona della resistenza passiva e della disobbedienza civile, donaci la fierezza dell'obiezione, ogni volta che la coscienza ci suggerisce che "si deve obbedire a Dio piuttosto che agli uomini".
E perché in questo discernimento difficile non ci manchi la tua ispirazione, permettici che, almeno allora, possiamo invocarti così: "Santa Maria, donna disobbediente, prega per noi".
DOMENICA 15 OTTOBRE: 28^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO B
Una scheggia di preghiera:
DALL’ATTACCAMENTO ALLE COSE CHE DIVENTANO IDOLI, LIBERACI O SIGNORE!
Tra i santi di oggi ricordiamo: GAUDERICO, Santo
Era un semplice contadino francese vissuto il Lingua d’oca nel secolo X. Ebbe fama di santità accompagnata da tanti miracoli. Ancora oggi viene invocato contro i temporali.
Parola di Dio: Sap 7,7-11; Sal 89; Eb 4,12-13; Mc 10,17-30
Vangelo Mc 10, 17-30
Dal vangelo secondo Marco
In quel tempo, mentre Gesù usciva per mettersi in viaggio, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: "Maestro buono, che cosa devo fare per avere la vita eterna?". Gesù gli disse: "Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non dire falsa testimonianza, non frodare, onora il padre e la madre". Egli allora gli disse: "Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza". Allora Gesù, fissatolo, lo amò e gli disse: "Una cosa sola ti manca: và, vendi quello che hai e dallo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi". Ma egli, rattristatosi per quelle parole, se ne andò afflitto, poiché aveva molti beni. Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: "Quanto difficilmente coloro che hanno ricchezze entreranno nel regno di Dio!". I discepoli rimasero stupefatti a queste sue parole; ma Gesù riprese: "Figlioli, com'è difficile entrare nel regno di Dio! E' più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio". Essi, ancora più sbigottiti, dicevano tra loro: "E chi mai si può salvare?". Ma Gesù, guardandoli, disse: "Impossibile presso gli uomini, ma non presso Dio! Perché tutto è possibile presso Dio". Pietro allora gli disse: "Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito". Gesù gli rispose: "In verità vi dico: non c'è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi a causa mia e a causa del vangelo, che non riceva gia al presente cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e nel futuro la vita eterna. Parola del Signore
“VA, VENDI QUELLO CHE HAI, DALLO AI POVERI, POI VIENI E SEGUIMI”. (Mc. 10,21)
Nel Vangelo di Marco l’uomo ricco che corre incontro a Gesù non ha un nome, un volto preciso, un’età: egli diventa il simbolo di tutti coloro che amano la vita e desiderano la vita eterna. Egli pensava che bastasse essere virtuosi, osservanti della legge, per salvarsi. Conosce ed osserva tutti i comandamenti, ma non ha ancora capito che non ci salviamo da soli, ma è Dio che ci salva. Egli pensa che la vita eterna si trovi al termine di una esistenza virtuosa, Gesù lo richiama al dono e gli dice di amare Dio concretamente, rinunciando a tutti gli idoli. Ma davanti alla richiesta di vendere tutti i suoi beni per darne il ricavato ai poveri e poi seguire Gesù, egli se ne va afflitto, davanti alle parole esigenti del Maestro.
Con questo episodio Marco di invita a passare dalla logica di una religiosità che punta alla ricerca di una perfezione morale o ascetica, per entrare invece nella logica di scegliere di vivere secondo il Vangelo, al seguito di Gesù. E Gesù o lo si segue fino in fondo o non lo si segue affatto.
Anche nella Chiesa spesso ci si nasconde tra false distinzioni dicendo che ci sono precetti evangelici e consigli evangelici. Il vangelo è uno solo. Gesù è uno solo. Che a Lui si possa giungere per tante strade diverse e personali è vero, ma quando lo hai incontrato c’è un solo modo per essergli fedele: accettarlo nella sua totalità.
LUNEDI’ 16 OTTOBRE
Una scheggia di preghiera:
LA TUA MORTE E RISURREZIONE, GESU’, SONO IL FONDAMENTO DELLA NOSTRA FEDE
Tra i santi di oggi ricordiamo: ANASTASIO DI CLUNY, Santo
Nacque verso il 1020 a Venezia. Fu benedettino prima al monastero di Monte San Michele e poi nel 1067 a Cluny. Verso il 1073 fu mandato a predicare in Spagna. Ritornò ancora a Cluny dove morì il 16 ottobre 1085.
Parola di Dio: Gal 4,22-24.26-27.31; 5,1; Sal 112; Lc 11,29-32
Vangelo Lc 11, 29-32
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, mentre le folle si accalcavano, Gesù cominciò a dire: "Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato nessun segno fuorché il segno di Giona. Poiché come Giona fu un segno per quelli di Nìnive, così anche il Figlio dell'uomo lo sarà per questa generazione. La regina del sud sorgerà nel giudizio insieme con gli uomini di questa generazione e li condannerà; perché essa venne dalle estremità della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, ben più di Salomone c'è qui. Quelli di Nìnive sorgeranno nel giudizio insieme con questa generazione e la condanneranno; perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, ben più di Giona c'è qui". Parola del Signore
“QUESTA GENERAZIONE CERCA UN SEGNO, MA NON LE SARA’ DATO NESSUN SEGNO FUORCHE' IL SEGNO DI GIONA”. (Lc.11,29)
Non è cambiato molto, da allora. Anche la nostra generazione cerca segni, portenti, miracoli. E' come se fossimo annoiati del quotidiano, come se avessimo sempre bisogno di gesti eclatanti, di manifestazioni straordinarie, di miracoli strepitosi. Hanno enorme successo in TV quei programmi che, con tono di mistero e con buona dose di credula incredulità ci parlano di Madonne piangenti, di frati miracolosi, di straordinarie guarigioni. Eppure Gesù è consapevole che il miracolo è ambiguo, che possiamo credere al miracolo senza riconoscere chi lo compie e cercare Dio per ciò che opera, non per ciò che Egli è davvero. Nel vangelo i miracoli sono in funzione del Regno, "servono" solo se conducono a Dio, se spalancano il nostro cuore. Il miracolo può essere una scorciatoia, un'emozione che, una volta passata, ci lascia intatti nella nostra indifferenza. Attenti, dunque a non correre dietro ai presunti miracoli, ma a riconoscere l'unico grande segno che il Maestro ci ha lasciato: il segno di Giona. Giona, profeta pauroso, venne inghiottito da un pesce in mare aperto e poi ributtato sulla terra per compiere la sua missione secondo la colorita parabola che lo descrive. Così Gesù resterà per tre giorni nel ventre della morte prima di ritornare in vita. La resurrezione è il grande segno da riconoscere, la grande novità della fede. Gli altri miracoli ci sono, ma sono nel nostro quotidiano. Restiamo desti, col cuore spalancato ai tanti piccoli segni attraverso cui il Signore, certamente, oggi ci raggiungerà: magari una telefonata, un incontro, un raggio di sole che ci raggiunge in casa, L’Eucaristia che ci viene donata… Anche attraverso questi piccoli segni possiamo incontrare oggi Colui che è morto e risorto per noi.
MARTEDI’ 17 OTTOBRE
Una scheggia di preghiera:
MIA SALVEZZA, MIO LIBERATORE, MIO SIGNORE!
Tra i santi di oggi ricordiamo: GIUNIANO DI COMMODOLIACUS, Santo, Eremita
Era un discepolo di Sant’Amando e fu eremita nel V secolo. Operava miracoli e guarì anche il vescovo Ruricio di Limonges che alla sua morte fece erigere una chiesa sulla sua tomba.
Parola di Dio: Gal 5,1-6; Sal 118; Lc 11,37-41
1^ Lettura Gal 5,1 - 6
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Galati
Fratelli, Cristo ci ha liberati perché restassimo liberi; state dunque saldi e non lasciatevi imporre di nuovo il giogo della schiavitù. Ecco, io Paolo vi dico: se vi fate circoncidere, Cristo non vi gioverà nulla. E dichiaro ancora una volta a chiunque si fa circoncidere che egli è obbligato ad osservare tutta quanta la legge. Non avete più nulla a che fare con Cristo voi che cercate la giustificazione nella legge; siete decaduti dalla grazia. Noi infatti per virtù dello Spirito, attendiamo dalla fede la giustificazione che speriamo. Poiché in Cristo Gesù non è la circoncisione che conta o la non circoncisione, ma la fede che opera per mezzo della carità. Parola di Dio
“CRISTO CI HA LIBERATI PERCHE' RESTASSIMO LIBERI; STATE DUNQUE SALDI E NON LASCIATEVI IMPORRE DI NUOVO IL GIOGO DELLA SCHIAVITU’ ”. (Gal. 5,1)
“Ho capito che cosa vuoi dire liberazione quando dopo tre mesi di angosce il medico mi ha guardata negli occhi e mi ha detto: “Ci siamo sbagliati, lei non ha un cancro”, mi raccontava una signora.
Forse noi non comprendiamo più bene che cosa significhi: Gesù con la sua croce mi ha liberato. Ma significa proprio questo: ero perso, non c’era possibilità di arrivare a Dio; tramite Gesù sono diventato figlio di Dio, non sono più schiavo, sono guarito nel suo sangue.
Ma il giogo della schiavitù, dell’egoismo, delle ricchezze, è sempre lì pronto a ripiombarci sulle spalle: c’è sempre qualcuno o qualcosa pronto a farci diventare schiavi. San Paolo ci invita a stare attenti: se hai sperimentato la gioia di essere figlio perché vuoi di nuovo diventare schiavo?
Ecco come definisce la libertà don Primo Mazzolari:
Cristo,
mio redentore.
Sono libero quando accetto la libertà degli altri.
Sono libero quando riesco ad essere persona.
Sono libero quando non credo nell'impossibile.
Sono libero se la mia unica legge è l'amore.
Sono libero quando credo che Dio è più grande del mio peccato.
Sono libero quando solo l'amore riesce a incantarmi.
Sono libero se mi accorgo che ho bisogno degli altri.
Sono libero quando sono capace di ricevere la felicità che mi regalano gli
altri.
Sono libero se solo la verità può farmi cambiare strada.
Sono libero se posso rinunciare ai miei diritti.
Sono libero quando amo il bene del mio prossimo più della mia stessa libertà.
MERCOLEDI’ 18 OTTOBRE
Una scheggia di preghiera:
ANCHE OGGI CI VISITI CON LA TUA MISERICORDIA, SIGNORE
Tra i santi di oggi ricordiamo: ATENODORO, Santo
Era il fratello minore di Gregorio il Taumaturgo. Fu allievo di Origene a Cesarea di Palestina. Fu poi fatto vescovo di una città del Ponto nel 239. Qualcuno dice che morì martire.
Parola di Dio nella festa di san Luca: 2Tm 4,9-17;SaI 144; Lc 10,1-9
1^ Lettura 2 Tm 4, 10-17
Dalla seconda lettera a Timoteo
Carissimo, Dema mi ha abbandonato avendo preferito il secolo presente ed è partito per Tessalonica; Crescente è andato in Galazia, Tito in Dalmazia. Solo Luca è con me. Prendi Marco e portalo con te, perché mi sarà utile per il ministero. Ho inviato Tìchico a Efeso. Venendo, portami il mantello che ho lasciato a Troade in casa di Carpo e anche i libri, soprattutto le pergamene. Alessandro, il ramaio, mi ha procurato molti mali. Il Signore gli renderà secondo le sue opere; guardatene anche tu, perché è stato un accanito avversario della nostra predicazione. Nella mia prima difesa in tribunale nessuno mi ha assistito; tutti mi hanno abbandonato. Non se ne tenga conto contro di loro. Il Signore però mi è stato vicino e mi ha dato forza, perché per mio mezzo si compisse la proclamazione del messaggio e potessero sentirlo tutti i Gentili. Parola di Dio
“SOLO LUCA E’ CON ME”. (2Tim. 4,10)
San Luca ha preso molto sul serio la sua missione e, mentre tutti abbandonano Paolo, gli rimane fedele e carico di amore continua ad annunciare Gesù.
Luca mi è particolarmente caro per diversi motivi. Primo, perché è l'evangelista della Madonna. Solo da lui ci sono state tramandate l'annunciazione, la visitazione, le scene del Natale, della presentazione al tempio di Gesù. Poi perché si può anche dire che sia l'evangelista del cuore di Gesù, infatti ci rivela meglio la sua misericordia: è l'evangelista della parabola del figlio prodigo, della dramma perduta e ritrovata. E l'evangelista della carità: lui solo ci racconta la parabola del buon samaritano, e parla dell'amore di Gesù per i poveri con accenti più teneri degli altri: ci presenta il Signore che si commuove davanti al dolore della vedova di Nain; che accoglie la peccatrice in casa di Simone il fariseo con tanta delicatezza e le assicura il perdono di Dio; che accoglie Zaccheo con tanta bontà da cambiare il suo esoso cuore di pubblicano in un cuore pentito e generoso.
San Luca è dunque l'evangelista della fiducia, della pace, della gioia; in una parola possiamo dire che è l'evangelista dello Spirito Santo.
Il Vangelo di san Luca lo rivela pieno di zelo. Soltanto lui riporta l'invio in missione dei settantadue discepoli
Ci sono dunque molti tesori nell'opera di san Luca e noi possiamo attingervi con riconoscenza, non dimenticando l'aspetto che l'evangelista sottolinea maggiormente: darci tutti al Signore, essere suoi discepoli pronti a portare la croce ogni giorno con lui. Allora il nostro amore è autentico e porta veramente i frutti dello Spirito: la pace, la gioia, la benevolenza.
GIOVEDI’ 19 OTTOBRE
Una scheggia di preghiera:
ALLONTANA DA NOI, SIGNORE, OGNI IPOCRISIA
Tra i santi di oggi ricordiamo: AQUILINO, Santo, Vescovo
Era nato a Bayeux verso il 610. Era un soldato sposato. Separatosi in seguito ad un voto fu eletto vescovo di Evreux. Morì verso il 695.
Parola di Dio: Ef 1,1-10; Sal 97; Lc 11,47-54
Vangelo Lc 11, 47-54
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, il Signore disse: "Guai a voi, che costruite i sepolcri dei profeti, e i vostri padri li hanno uccisi. Così voi date testimonianza e approvazione alle opere dei vostri padri: essi li uccisero e voi costruite loro i sepolcri. Per questo la sapienza di Dio ha detto: Manderò a loro profeti e apostoli ed essi li uccideranno e perseguiteranno; perché sia chiesto conto a questa generazione del sangue di tutti i profeti, versato fin dall'inizio del mondo, dal sangue di Abele fino al sangue di Zaccaria, che fu ucciso tra l'altare e il santuario. Sì, vi dico, ne sarà chiesto conto a questa generazione. Guai a voi, dottori della legge, che avete tolto la chiave della scienza. Voi non siete entrati, e a quelli che volevano entrare l'avete impedito". Quando fu uscito di là, gli scribi e i farisei cominciarono a trattarlo ostilmente e a farlo parlare su molti argomenti, tendendogli insidie, per sorprenderlo in qualche parola uscita dalla sua stessa bocca. Parola del Signore
“GUAI A VOI CHE COSTRUITE I SEPOLCRI DEI PROFETI, E I VOSTRI PADRI LI HANNO UCCISI”. (Lc. 11,47)
Se vogliamo capire di più questa frase basta che pensiamo all’ipocrisia di certe nostre sepolture dove, emeriti mascalzoni (o almeno così venivano considerati in vita) diventano: “padri esemplari”, “lavoratori indefessi”, “persone unicamente dedite al bene della famiglia”. E nella Chiesa certe cause di beatificazione non dovrebbero far arrossire proprio quella gerarchia che ora magnifica ma che prima ha fatto sputar sangue proprio a quella persona? E’ comoda questa ipocrisia che, adesso che non danno più fastidio, che non disturbano più, sfrutta ancora a favore dei propri comodi, proprio le stesse persone osteggiate.
Ma senza andar troppo lontano, non soffriamo anche noi di questa ipocrisia quando invece di amare, sfruttiamo le persone che ci circondano solo per i nostri fini? Quando ci accontentiamo, anche noi di “costruire tombe” agli uomini del passato, alle usanze del passato, invece di prendere sul serio le numerose esigenze di incarnare il Vangelo nel quotidiano?
Per noi, la Chiesa è un “mausoleo”, un museo, un cimitero o essa è viva perché tale la rendiamo ed ha un progetto di futuro? Il nostro Dio è il Dio dei morti o dei viventi?
VENERDI’ 20 OTTOBRE
Una scheggia di preghiera:
LA TUA MISERICORDIA, SIGNORE, CI SOSTIENE
Tra i santi di oggi ricordiamo: DAVIDE OKELO, Beato,
Nacque nel 1902 nel nord dell’Uganda. Conobbe i missionari comboniani e a 14 anni fu battezzato chiedendo di essere subito iscritto nella lista dei catechisti. Fu mandato al villaggio di Pamol affiancato da più giovane Gildo Irwa. Operavano al posto dei missionari. Davide era tranquillo, assiduo ai suoi doveri di catechista, amato da tutti. Razziatori, musulmani e stregoni volevano eliminarli. Tra il 18 e il 20 ottobre 1918 vennero in cinque e non riuscendo a convincerli a lasciare la religione li uccisero a colpi di lancia.
Parola di Dio: Ef 1,11-14; Sal 32; Lc 12,1-7
Vangelo Lc 12, 1-7
Dal vangelo secondo Luca.
In quel tempo, radunatesi migliaia di persone che si calpestavano a vicenda, Gesù cominciò a dire anzitutto ai discepoli: "Guardatevi dal lievito dei farisei, che è l'ipocrisia. Non c'è nulla di nascosto che non sarà svelato, né di segreto che non sarà conosciuto. Pertanto ciò che avrete detto nelle tenebre, sarà udito in piena luce; e ciò che avrete detto all'orecchio nelle stanze più interne, sarà annunziato sui tetti. A voi miei amici, dico: Non temete coloro che uccidono il corpo e dopo non possono far più nulla. Vi mostrerò invece chi dovete temere: temete Colui che, dopo aver ucciso, ha il potere di gettare nella Geenna. Sì, ve lo dico, temete Costui. Cinque passeri non si vendono forse per due soldi? Eppure nemmeno uno di essi è dimenticato davanti a Dio. Anche i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non temete, voi valete più di molti passeri". Parola del Signore
“TEMETE COLUI CHE DOPO AVER UCCISO HA IL POTERE DI GETTARE NELLA GEENNA”. (Lc.12,5)
Il vangelo parla dell’inferno non per terrorizzare l’uomo, ma per renderlo cosciente del male che fa a se stesso quando segue come guida la paura della morte, che è sempre una cattiva consigliera: essa, mentre suggerisce di cercare ogni briciola di vita, fa cadere nell’egoismo che distrugge totalmente la vita. La paura dell’inferno non deve portare ad avere paura di Dio, ma del male che ci allontana da Dio. Qui concretamente il vangelo dice di temere il giudizio di Dio più di quello degli uomini. Il timore deriva dalla coscienza della nostra piccolezza e, soprattutto, dalla consapevolezza del nostro peccato.
E, a proposito di inferno, paradiso, timore di Dio e perdono, ecco prima un racconto e poi una preghiera composta nel secolo IX in Iraq.
Il potente re Milinda disse al vecchio sacerdote: "Tu dici che l'uomo che ha compiuto tutto il male possibile per cent'anni e prima di morire chiede perdono a Dio, otterrà di rinascere in cielo. Se invece uno compie un solo delitto e non si pente, finirà all'inferno. E' giusto questo? Cento delitti sono più leggeri di uno?".
Il vecchio sacerdote rispose al re: "Se prendo un sassolino grosso così, e lo depongo sulla superficie del lago, andrà a fondo o galleggerà?".
"Andrà a fondo", rispose il re. "E se prendo cento grosse pietre, le metto in una barca e spingo la barca in mezzo al lago, andranno a fondo o galleggeranno?".
"Galleggeranno".
"Allora cento pietre e una barca sono più leggere di un sassolino?".
Il re non sapeva che cosa rispondere. E il vecchio spiegò: "Così, o re, avviene agli uomini. Un uomo anche se ha molto peccato ma si appoggia a Dio, non cadrà nell'inferno. Invece l'uomo che fa il male anche una volta sola, e non ricorre alla misericordia di Dio, andrà perduto".
Per Te
solo
O mio Dio!
Se ti ho adorato per paura dell'inferno,
bruciami nel suo fuoco.
Se ti ho adorato per speranza del paradiso,
privami di esso.
Ma se ti ho adorato per Te solo,
non privarmi della contemplazione del Tuo volto.
SABATO 21 OTTOBRE
Una scheggia di preghiera:
VIENI, SPIRITO DI DIO, TRASFORMA IL CUORE DEI TUOI FEDELI
Tra i santi di oggi ricordiamo: PIERO CAPUCCI, Beato, Domenicano
Nato nel 1390 si offrì a Dio fin dalla giovinezza, entrando a quindici anni nel convento di Città di Castello, sua città natale. Fu un religioso osservante e predicatore genuino, nutrito alla meditazione dei misteri e formato nella penitenza, annunciatore convinto ed efficace della Parola di Dio. Nella sua meditazione e nella sua predicazione insisteva particolarmente sui "novissimi". Morì nel convento di san Domenico di Cortona il 21 ottobre 1445.
Parola di Dio: Ef 1,15-23; Sal 8; Lc 12,8-12
Vangelo Lc 12, 8-12
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anche il Figlio dell'uomo lo riconoscerà davanti agli angeli di Dio; ma chi mi rinnegherà davanti agli uomini sarà rinnegato davanti agli angeli di Dio. Chiunque parlerà contro il Figlio dell'uomo gli sarà perdonato, ma chi bestemmierà lo Spirito Santo non gli sarà perdonato. Quando vi condurranno davanti alle sinagoghe, ai magistrati e alle autorità, non preoccupatevi come discolparvi o che cosa dire; perché lo Spirito Santo vi insegnerà in quel momento ciò che bisogna dire". Parola del Signore
“CHI BESTEMMIERA’ LO SPIRITO SANTO NON GLI SARA’ PERDONATO”. (Lc. 12,10)
Quando Gesù parla di bestemmia non intende solo il turpiloquio o l’insulto che a parole si rivolge a Dio. Questo è spesso indice solo di cretineria, di maleducazione, di incapacità di controllo; Gesù qui indica una bestemmia ben più grave, di una “bestemmia contro lo Spirito Santo”. Quale sarà? Si bestemmia contro lo Spirito Santo quando il nostro atteggiamento di vita esclude a Dio e al suo Spirito ogni possibilità di agire in noi e attorno a noi, quando in pratica ci si organizza esclusivamente da soli senza lasciare spazio a Dio, quando si esclude la speranza per noi e per il prossimo.
E’ allora che anche quel “non gli sarà perdonato” diventa reale, non perché Dio non possa perdonarci, ma perché io gli ho chiuso la porta e non permetto che il suo perdono mi raggiunga e faccia di me un uomo nuovo.
Ecco come in un altro modo, il patriarca Atenagora vede il mondo con o senza lo Spirito Santo:
Senza lo Spirito Santo Dio è lontano, Cristo rimane nel passato, il Vangelo è lettera morta, la Chiesa è una semplice organizzazione, l'autorità è una dominazione, la missione una propaganda, il culto una evocazione, e l'agire dell'essere umano una morale da schiavi.
Ma nello Spirito Santo: il cosmo è sollevato e geme nella gestazione del Regno, Cristo risorto è presente, il Vangelo è potenza di vita, la Chiesa significa comunione trinitaria, l'autorità è un servizio liberatore, la missione è una Pentecoste, la liturgia è memoriale e anticipazione, l'agire umano è divinizzato.
DOMENICA 22 OTTOBRE: 29^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO B
Una scheggia di preghiera:
AIUTACI, SIGNORE A PORTARE LA CROCE CON TE, COME STRUMENTO DI SALVEZZA
Tra i santi di oggi ricordiamo: ABERCIO DI GEROPOLI, Santo
A lungo si credette fosse una figura leggendaria fino al 1882 quando fu rinvenuta una importante iscrizione tombale che ci conferma che Abercio visse prima del 260, fu un cristiano seguace del buon Pastore, fu a Roma, in Siria ed in Egitto. Qualcuno pensa fosse vescovo di Geropoli.
Parola di Dio: Is 53,2.3.10-11; Sal 32; Eb 4,14-16; Mc 10,35-45
Vangelo Mc 10, 35-45
Dal vangelo secondo Marco
In quel tempo, si avvicinarono a Gesù Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedèo, dicendogli: "Maestro, noi vogliamo che tu ci faccia quello che ti chiederemo". Egli disse loro: "Cosa volete che io faccia per voi?". Gli risposero: "Concedici di sedere nella tua gloria uno alla tua destra e uno alla tua sinistra". Gesù disse loro: "Voi non sapete ciò che domandate. Potete bere il calice che io bevo, o ricevere il battesimo con cui io sono battezzato?" Gli risposero: "Lo possiamo". E Gesù disse: "Il calice che io bevo anche voi lo berrete, e il battesimo che io ricevo anche voi lo riceverete. Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato". All'udire questo, gli altri dieci si sdegnarono con Giacomo e Giovanni. Allora Gesù, chiamatili a sé, disse loro: "Voi sapete che coloro che sono ritenuti capi delle nazioni le dominano, e i loro grandi esercitano su di esse il potere. Fra voi però non è così; ma chi vuol essere grande tra voi si farà vostro servitore, e chi vuol essere il primo tra voi sarà il servo di tutti. Il Figlio dell'uomo infatti non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti". Parola del Signore
“CHI VUOL ESSERE TRA VOI PIU’ GRANDE SI FARA’ VOSTRO SERVITORE”. (Mc. 10,43)
Gesù nel vangelo sembra contrapporre due concezioni della società e delle relazioni tra gli uomini. Una di esse, è incentrata sul potere, un potere che mette in risalto la differenza tra i potenti e coloro che potere non hanno, tra chi domina e chi è dominato, tra gli oppressori e gli oppressi. Questa concezione può essere mantenuta soltanto con la forza delle armi, e porta in sé il virus mortale che la distruggerà. A questa concezione Gesù Cristo oppone la sua, quella che è venuto a portare al mondo con la sua presenza, quella che vuol lasciare come eredità ai suoi discepoli.
La concezione di Gesù mette in rilievo l'uguaglianza tra tutti e si incentra sul servizio. Un servizio generoso, fino al punto di essere battezzati con Cristo nel sangue del martirio e di bere insieme con lui il calice della passione. Nessuno è obbligato a servire, perché nessuno è obbligato ad amare, ma se si sceglie questa strada la forza delle armi viene sostituita, dalla forza dell'amore vero. Il cristiano che ha capito Gesù diventa dunque gioioso servitore dei fratelli e di Dio
Anche se spiritualmente il servizio può essere una sorgente di gioia, la sofferenza, con le sue diverse facce, non è assente dal servizio stesso. Per servire si deve affrontare la sofferenza. Si deve soffrire la fatica, il duro sforzo del dare se stessi stando in prima fila. Si deve soffrire molte volte l'umiliazione, e perfino il disprezzo e l'ingratitudine di quelli che servi. Si deve soffrire, in altre occasioni, il dramma dell'enorme distanza tra ciò che si fa al servizio dell'uomo, e le ingenti necessità di molti milioni di uomini nel mondo. Si deve soffrire forse l'incomprensione degli altri, i commenti irrisori e a volte mordaci, le interpretazioni sbagliate che alcune persone possono dare al tuo servizio. Non è facile servire soffrendo. Si può fare grazie alla forza della meditazione orante della Parola di Dio che vivifica lo spirito; grazie all'energia che ci viene dal pane eucaristico; grazie a una fede gigantesca, che fa scoprire nell'uomo, chiunque esso sia, lo stesso Cristo vivo e presente tra di noi nell'oggi della nostra vita.
Fratello o sorella che soffri per servire, non avere paura! Nel servizio sofferto al prossimo troverai con tutta sicurezza Dio e troverai te stesso.
LUNEDI’ 23 OTTOBRE
Una scheggia di preghiera:
SIGNORE, RENDICI LIBERI PER ESSERE CAPACI DI AMARE PIENAMENTE
Tra i santi di oggi ricordiamo: GIOVANNI BONO, Santo, Monaco
Nato a Mantova nel 1168, nobile e ricco, dopo una gioventù scapestrata, in adempimento a un voto fatto durante una grave malattia, abbandonò il mondo e dopo un pellegrinaggio in Terrasanta, si ritirò in penitenza e preghiera in un eremo presso Cesena, a Budriolo. Presto raggiunto da un piccolo nucleo di discepoli adottò la regola e l'abito di sant'Agostino (1225). Ritornato a Mantova nel 1249, chiuse i suoi giorni nell'eremo di Sant'Agnese in Porto.
Parola di Dio: Ef 2,1-10; Sal 99; Lc 12,13-21
Vangelo Lc 12, 13-21
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, uno della folla gli disse:"Maestro, dì a mio fratello che divida con me l'eredità". Ma egli rispose: "O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?". E disse loro: "Guardatevi e tenetevi lontano da ogni cupidigia, perché anche se uno è nell'abbondanza la sua vita non dipende dai suoi beni". Disse poi una parabola: "La campagna di un uomo ricco aveva dato un buon raccolto. Egli ragionava tra sé: Che farò, poiché non ho dove riporre i miei raccolti? E disse: Farò così: demolirò i miei magazzini e ne costruirò di più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; riposati, mangia, bevi e datti alla gioia. Ma Dio gli disse: Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato di chi sarà? Così è di chi accumula tesori per sé, e non arricchisce davanti a Dio". Parola del Signore
“GUARDATEVI E TENETEVI LONTANO DA OGNI CUPIDIGIA, PERCHE' ANCHE SE UNO E' NELL'ABBONDANZA, LA SUA VITA NON DIPENDE DAI SUOI BENI”. (Lc. 12, 15)
La cupidigia è il desiderio smodato di possedere, di possedere sempre di più.
Dicendo queste parole Gesù ha sott'occhio anzitutto i ricchi. Ma egli non li condanna perché sono ricchi. Li avverte piuttosto che la ricchezza può far loro perdere il senso della realtà.
I ricchi, infatti, sono sempre esposti alla tentazione di appoggiare la propria fiducia sui tesori accumulati, fino a far loro pensare che, accrescendo i beni materiali, possono star tranquilli per la loro esistenza.
Chi è ricco finisce allora col non dare più peso ai veri beni di questa terra e alla vita eterna, ma si fida di ciò che può venirgli meno da un momento all'altro.
Ma Gesù parla anche di chi pur non essendo ricco, tende ad assicurare la propria esistenza mediante il possesso e l'accaparramento. Gesù lo ammonisce perché, così facendo, si mette in un atteggiamento opposto a quello insegnato da lui nel Vangelo. Gesù vuole che il vivere degli uomini sia pur esso amore. L'uomo trova veramente se stesso nell'amore, nell'amare, nel donare. Non, dunque, nell'accaparrare, ma proprio nell'opposto: nell'elargire, nel dare.
La logica del Vangelo è appunto questa: chi vuoi salvare la propria vita la deve perdere per Dio, per il Vangelo. Chi dà, riceve. Dice Gesù: “Date e vi sarà dato”. Anzi: chi dà tutto, per seguire Gesù, riceve cento volte tanto.
Ecco come, provocatoriamente, l’Abbè Pierre, concretizza per noi l’insegnamento di Gesù:
Voi sarete la generazione più disgraziata che sia mai esistita se stupidamente entrate nella vita con il desiderio mostruoso che noi abbiamo avuto prima di voi: “Io, io, io, la mia carriera, la mia ricchezza. Che mi importa degli altri?”. Sarete infelici, se metterete il vostro benessere a vostro esclusivo servizio, indifferenti degli altri.
Sarete invece la più felice generazione che sia mai esistita nel mondo, se capirete che soltanto l'amore è capace di mettere il benessere al servizio di tutti. Ma per far questo, abbiate cura di non vivere neppure un giorno nella prosperità, nella comodità, nel benessere, nei piaceri, senza che il dolore degli altri sia venuto fino a voi.
MARTEDI’ 24 OTTOBRE
Una scheggia di preghiera:
SIGNORE, SONO TUO FIGLIO E TU ABITI IN ME
Tra i santi di oggi ricordiamo: ARETA, Santo martire
Nel 520 il principe giudeo Du Nuwas riconquistò l’Abissinia cristiana. Non riuscendo a prendere la città di Nagram ne chiese la capitolazione promettendo la vita salva a tutti i cristiani. Cosa che non avvenne e Areta, principe della città e 340 compagni furono decapitati. Altri dati sembrano accertare almeno 4000 martiri.
Parola di Dio: Ef 2,12-22; Sal 84; Lc 12,35-38
1^ Lettura Ef 2, 12-22
Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesini
Fratelli, ricordatevi che in quel tempo eravate senza Cristo, esclusi dalla cittadinanza d'Israele, estranei ai patti della promessa, senza speranza e senza Dio in questo mondo. Ora invece, in Cristo Gesù, voi che un tempo eravate i lontani siete diventati i vicini grazie al sangue di Cristo. Egli infatti è la nostra pace, colui che ha fatto dei due un popolo solo, abbattendo il muro di separazione che era frammezzo, cioè l'inimicizia, annullando, per mezzo della sua carne, la legge fatta di prescrizioni e di decreti, per creare in se stesso, dei due, un solo uomo nuovo, facendo la pace, e per riconciliare tutti e due con Dio in un solo corpo, per mezzo della croce, distruggendo in se stesso l'inimicizia. Egli è venuto perciò ad annunziare pace a voi che eravate lontani e pace a coloro che erano vicini. Per mezzo di lui possiamo presentarci, gli uni e gli altri, al Padre in un solo Spirito. Così dunque voi non siete più stranieri né ospiti, ma siete concittadini dei santi e familiari di Dio, edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti, e avendo come pietra angolare lo stesso Cristo Gesù. In lui ogni costruzione cresce ben ordinata per essere tempio santo nel Signore; in lui anche voi insieme con gli altri venite edificati per diventare dimora di Dio per mezzo dello Spirito. Parola di Dio
“VOI SIETE CONCITTADINI DEI SANTI E FAMIGLIARI DI DIO”. (Ef. 2,19)
Il Vangelo rende all’uomo la sua vera dignità. Noi, fatti ad immagine e somiglianza di Dio, in Cristo possiamo chiamare Dio con il nome di Padre, salvati dalla sua misericordia, possiamo partecipare alla sua gloria e quindi siamo partecipi della “comunione dei santi”.
E’ bello poter pensare che sono tempio di Dio, è bello poter guardare negli occhi ogni fratello e poter riscoprire in lui, sotto la maschera umana, i tratti dell’amore di Dio ed è anche confortante pensare ai santi del Paradiso non tanto come persone lontane irraggiungibili, ma come fratelli che ci stanno aspettando per potersi sedere a tavola con noi, al banchetto del Regno.
L'Angelo della Morte bussò un giorno alla casa di un uomo.
"Accomodati pure" disse l'uomo."Ti aspettavo".
"Non sono venuto per fare due chiacchiere"disse l'Angelo, "ma per prenderti la vita".
"E che altro potresti prendermi?"
"Non so. Ma tutti, quando giungo io, vorrebbero che io prendessi qualsiasi cosa, ma non la vita. Sapessi quali offerte mi fanno!".
"Non io. Non ho nulla da darti. Le gioie che mi sono state donate le ho godute. Mi sono divertito, ma senza fare del divertimento lo scopo della mia vita. Gli affanni, li ho affidati al vento. I problemi, i dubbi, le inquietudini li ho affidati alla provvidenza. Ho utilizzato i beni terreni solo per quanto mi erano necessari, rinunciando al superfluo. Il sorriso, l'ho regalato a quanti me lo chiedevano. Il mio cuore a quanti ho amato e mi hanno amato. La mia anima l'ho affidata a Dio. Prenditi dunque la mia vita, perché non ho altro da offrirti".
L'Angelo della Morte sollevò l'uomo fra le sue braccia e lo trovò leggero come una piuma. All'uomo la stretta dell'Angelo parve tenerissima. E il Signore spalancò le porte del Paradiso perché stava per entrarvi un santo...
MERCOLEDI’ 25 OTTOBRE
Una scheggia di preghiera:
I TUOI DONI, SIGNORE, MI PARLANO DEL TUO AMORE
Tra i santi di oggi ricordiamo: CRISPINO E CRISPINIANO, Santi, Martiri
Secondo una tradizione leggendaria erano romani andati a predicare a Soissons, dove facevano i calzolai. Sarebbero stati martirizzati da Rictio Varo, ministro di Diocleziano, nel 287. In realtà, probabilmente erano cristiani romani martirizzati lì e le cui reliquie vennero poi portate a Soisson . I calzolai, anche in Italia, li onorarono e li assunsero come loro patroni.
Parola di Dio: Ef 3,2-12; Cantico da Is 12,2-6; Lc 12,39-48
Vangelo Lc 12, 39-48
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Sappiate bene questo: se il padrone di casa sapesse a che ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. Anche voi tenetevi pronti, perché il Figlio dell'uomo verrà nell'ora che non pensate". Allora Pietro disse: "Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?". Il Signore rispose: "Qual è dunque l'amministratore fedele e saggio, che il Signore porrà a capo della sua servitù, per distribuire a tempo debito la razione di cibo? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà al suo lavoro. In verità vi dico, lo metterà a capo di tutti i suoi averi. Ma se quel servo dicesse in cuor suo: Il padrone tarda a venire, e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi, il padrone di quel servo arriverà nel giorno in cui meno se l'aspetta e in un'ora che non sa, e lo punirà con rigore assegnandogli il posto fra gli infedeli. Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche. A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più". Parola del Signore
“A CHIUNQUE FU DATO MOLTO, MOLTO SARA’ CHIESTO; A CHI FU AFFIDATO MOLTO, SARA’ CHIESTO MOLTO DI PIU’ ”. (Lc. 12,48)
Noi siamo stupidi e assurdi quando diciamo: “Mi sono fatto tutto da solo!”. Ma è forse tua la vita? Te la sei data tu? Sei tu che hai fatto il sole, la terra, l’acqua e l’aria? Tu, con tutta la tua scienza, la tua medicina puoi essere sicuro di un istante di vita? E se poi hai un ruolo nella tua famiglia, nella società, nella Chiesa, se hai ricevuto un incarico per il bene degli altri questo non implica forse che è un incarico affidato, che dunque sei responsabile nei confronti di chi ti ha dato questo incarico e impegnato nei confronti di coloro verso i quali devi esercitare questo servizio? Non puoi tirarti indietro come Caino che dice: “Sono forse responsabile di mio fratello?”. Non puoi lavartene le mani come Pilato dicendo: “Vedetevela voi”. Tu hai dei precisi doveri nei confronti di Dio e nei confronti dei fratelli ed hai anche delle grazie sufficienti per svolgere i compiti che Dio ti ha affidato. E quando ti sembra di non farcela rivolgiti a Lui che ti ha mandato.
Noi non siamo ‘padroni’ del mondo, di noi stessi; il padrone è Dio, noi siamo servi. Si è detto che il mondo andrebbe meglio se avesse meno architetti e più muratori, meno discussioni e più darsi da fare. Probabilmente sia il mondo che la chiesa hanno bisogno di meno ‘padroni’ e più ‘servi’ che sappiano far fruttificare per sé e per gli altri i doni ricevuti. Se Dio ti ha affidato una famiglia, un figlio, un lavoro di responsabilità… se Dio ti ha affidato la fede, i sacramenti, la comunità cui partecipi è perché ha avuto fiducia in te e da te si aspetta quella risposta, e Lui sa che tu puoi darla.
Se ti tiri indietro il mondo sarà più povero e Dio dovrà cercare un’altra strada per riuscire a realizzare il bene che aveva progettato per te e con te.
GIOVEDI’ 26 OTTOBRE
Una scheggia di preghiera:
GRAZIE, SIGNORE, DELLA TUA GENEROSITA’ CHE SUPERA OGNI NOSTRO DESIDERIO
Tra i santi di oggi ricordiamo: ANTONIO BALDINUCCI, Beato, Gesuita,
Antonio, entrò nella Compagnia di Gesù, dove i confratelli lo denominarono "piccolo Angiolo". Piccolo, perché la sua statura era al disotto della media. Angiolo, per la sua grande virtù. Avrebbe voluto diventare missionario nella Cina o nel Giappone. Non resisté neppure alle fatiche dell'insegnamento, a Terni e a Roma, dove nel 1692 si ammalò gravemente. Una volta guarito, Antonio Baldinucci si dette alla predicazione popolare, girando i paesi dell'Italia centrale; morì, durante una predica, a Forlì, vicino a Vèroli, nel 1617, a soli cinquantadue anni, consumato dalla fatica.
Parola di Dio: Ef 3,14-21; Sal 32; Lc 12,49-53
1^ Lettura Ef 3, 14-21
Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesini
Fratelli, io piego le ginocchia davanti al Padre, dal quale ogni paternità nei cieli e sulla terra prende nome, perché vi conceda, secondo la ricchezza della sua gloria, di essere potentemente rafforzati dal suo Spirito nell'uomo interiore. Che il Cristo abiti per la fede nei vostri cuori e così, radicati e fondati nella carità, siate in grado di comprendere con tutti i santi quale sia l'ampiezza, la lunghezza, l'altezza e la profondità, e conoscere l'amore di Cristo che sorpassa ogni conoscenza, perché siate ricolmi di tutta la pienezza di Dio. A colui che in tutto ha potere di fare molto più di quanto possiamo domandare o pensare, secondo la potenza che gia opera in noi, a lui la gloria nella Chiesa e in Cristo Gesù per tutte le generazioni, nei secoli dei secoli! Amen. Parola di Dio
“GESÙ HA IL POTERE DI FARE MOLTO DI PIU' DI QUANTO POSSIAMO DOMANDARE O PENSARE”. (Ef. 3,20)
Paolo ci ricorda che Gesù ha il potere di fare molto di più di quanto noi possiamo pensare o domandare. Proviamo ad esaminare quali sono abitualmente le richieste delle nostre preghiere: chiediamo salute, guarigioni, soluzioni di problemi piccoli e grandi per noi, per i parenti, gli amici, chiediamo pace per il mondo, chiediamo fede, speranza... Certamente sono richieste lecite ed importanti ma Gesù vuole darci di più. Gesù vuole darci se stesso. Dio vuole donarsi a noi nella sua pienezza, con la sua forza, il suo perdono, le sue grazie che sorpassano ogni tipo di nostra richiesta. La preghiera è il luogo privilegiato di questa donazione e l’Eucaristia è il segno concreto di questa comunione. Noi dovremmo imparare solo ad accogliere, adorare, ringraziare. Il resto lo fa Lui e lo fa bene, meglio di noi.
VENERDI’ 27 OTTOBRE
Una scheggia di preghiera:
OGGI, GESU’, LA TUA SALVEZZA SI COMPIE PER ME
Tra i santi di oggi ricordiamo: ELESBAAN, Santo, Re
Era re d'Etiopia . Dopo aver condotto una vittoriosa spedizione contro gli Himyariti (Omeriti) d'Arabia, abdicò e si ritirò a vita di penitenza. Morì verso il 555.
Parola di Dio: Ef 4,1-6; SaI 23; Lc 12,54-59
Vangelo Lc 12, 54-59
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù diceva alle folle: "Quando vedete una nuvola salire da ponente, subito dite: Viene la pioggia, e così accade. E quando soffia lo scirocco, dite: Ci sarà caldo, e così accade. Ipocriti! Sapete giudicare l'aspetto della terra e del cielo, come mai questo tempo non sapete giudicarlo? E perché non giudicate da voi stessi ciò che è giusto? Quando vai con il tuo avversario davanti al magistrato, lungo la strada procura di accordarti con lui, perché non ti trascini davanti al giudice e il giudice ti consegni all'esecutore e questi ti getti in prigione. Ti assicuro, non ne uscirai finché non avrai pagato fino all'ultimo spicciolo". Parola del Signore
“SAPETE GIUDICARE L’ASPETTO DEL CIELO E DELLA TERRA, COME MAI QUESTO TEMPO NON SAPETE GIUDICARLO?”. (Lc. 12,56)
Gesù ci invita a giudicare il nostro tempo non perché sia più bello o più brutto, più giusto o ingiusto dei tempi passati, Gesù ci invita a porre un giudizio che dia senso al tempo.
Ci crediamo davvero che non siamo in cammino verso la morte ma verso la vita? Diciamo che le cose non fanno la felicità dell’uomo, ma è proprio vero che la pensiamo così se siamo ancora così tanto attaccati alle cose da bruciare il nostro tempo per un po’ di ricchezza o un po’ di divertimento in più? Siamo convinti che Dio è vivo in mezzo a noi se poi viviamo come se Lui non esistesse o non si interessasse del nostro quotidiano?
Ciò che Dio si aspetta da noi è che svegliandoci dal nostro “sonno” accogliamo con gioia e voglia di vivere la salvezza che ci viene offerta. Egli si aspetta che ognuno di noi sia attaccato a Gesù che ci ha salvato e che ciascuno mostri in tutta la sua condotta di avere trovato in Lui la risposta ai bisogni del suo cuore. Dio cerca tali testimoni per poterli mostrare a coloro che sono scoraggiati e stanchi della vita, per dire loro: “Il mio Figliolo può fare per voi ciò che ha fatto per loro.”
SABATO 28 OTTOBRE
Una scheggia di preghiera:
COMPI IN ME LA TUA OPERA, SIGNORE
Tra i santi di oggi ricordiamo: ABRAMO DI EFESO, Santo, Vescovo
Sappiamo che visse nel VI secolo e fondò due monasteri: uno presso Costantinopoli detto più tardi: “Monastero degli Abramiti”, e l’altro sul monte Oliveto in Gerusalemme, chiamato il monastero dei “Bizantini”. Fu poi vescovo di Efeso.
Parola di Dio nella festa dei santi Simone e Giuda Apostoli : Ef 2,19-22; Sal 18; Lc 6,12-16
Vangelo Lc 6, 12-16
Dal vangelo secondo Luca
Avvenne che in quei giorni Gesù se ne andò sulla montagna a pregare e passò la notte in orazione. Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede il nome di apostoli: Simone, che chiamò anche Pietro, Andrea suo fratello, Giacomo, Giovanni, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso, Giacomo d'Alfeo, Simone soprannominato Zelota, Giuda di Giacomo e Giuda Iscariota, che fu il traditore. Parola del Signore
“CHIAMO’ A SE I SUOI DISCEPOLI E NE SCELSE DODICI”. (Lc. 6,13)
La chiamata e la conferma degli apostoli è per me cristiano e prete una pagina di vangelo che mi rasserena perché come dice Gesù in un altro brano: “Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi”. Pensate: eravamo ancora bambini piccoli e il Signore già ci univa Lui attraverso il Battesimo. Quando poi commemoriamo gli apostoli, una delle cose che maggiormente stupisce è l’eterogeneità dei caratteri, la diversità degli ambienti e delle formazioni culturali da cui derivano (ad esempio oggi ricordiamo Simone detto zelota appartenente cioè a quel gruppo che per fedeltà all’ideale teocratico degli ebrei predicavano anche la rivolta armata contro i romani, una specie di moderno integralista e Giuda Taddeo, uno che non riesce a capacitarsi perché Gesù si sia rivelato solo ai discepoli e non al mondo). Gesù non vuole apostoli fatti con lo stampino. L’unità della Chiesa nascente è attorno a Cristo nella differenza delle risposte personali.
E se guardiamo alla storia dei santi non ce n’è uno uguale all’altro. Tutti hanno avuto dei doni diversi e tutti hanno manifestato la santità in modo diverso. Non spaventarti, dunque, se ti ritrovi un carattere difficile, se hai dei grossi dubbi, se non capisci tutto...: fidati, Dio ha bisogno di te, così come sei!
DOMENICA 29 OTTOBRE: 30^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO B
Una scheggia di preghiera:
SIGNORE, FA’ CHE IO VEDA
Tra i santi di oggi ricordiamo: BENVENUTA BOIANI, Beata, Vergine
Benvenuta Boiani visse a Cividale, dove era nata nel 1255, ed entrò ancor giovane nel terz’ordine secolare domenicano. Dovette superare tentazioni e prove di ogni genere Restò in famiglia, vivendo appartata e umile fino alla morte, avvenuta il 30 ottobre 1292.
Parola di Dio: Ger 31,7-9; Sal 125; Eb 5,1-6; Mc 10,46-52
Vangelo Mc 10, 46-52
Dal vangelo secondo Marco.
In quel tempo, mentre Gesù partiva da Gerico insieme ai discepoli e a molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. Costui, al sentire che c'era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: "Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!". Molti lo sgridavano per farlo tacere, ma egli gridava più forte: "Figlio di Davide, abbi pietà di me!". Allora Gesù si fermò e disse: "Chiamatelo!". E chiamarono il cieco dicendogli: "Coraggio! Alzati, ti chiama!". Egli, gettato via il mantello, balzò in piedi e venne da Gesù. Allora Gesù gli disse: "Che vuoi che io ti faccia?". E il cieco a lui: "Rabbunì, che io riabbia la vista!". E Gesù gli disse: "Và, la tua fede ti ha salvato". E subito riacquistò la vista e prese a seguirlo per la strada. Parola del Signore
“RABBUNI’, CHE IO RIABBIA LA VISTA”. (Mc. 10,51)
Sono tantissimi i suggerimenti che ci vengono dal brano evangelico odierno, dalla tenerezza di Gesù che ascolta il grido del povero cieco, mentre altri sono tutti intenti a chiacchiere religiose, alla preghiera di Bartimeo che diventa urlo, alla fede necessaria affinché la Grazia possa compiere il miracolo e, credo che se pensiamo all’attualizzazione del Vangelo scopriamo di essere anche noi ciechi bisognosi di ritrovare lo sguardo giusto sulle persone, sulla fede, sul senso della nostra vita. Mi pare allora bella la preghiera che vi propongo e che è stata scritta da Pierfortunato Raimondo:
“Signore, fa’ che io veda. Fa’ che io veda i bisogni di quelli che mi stanno accanto, specialmente i più vicini, che scorgo ma non osservo più.
Fa’ che io veda l’esigenza del fratello troppo orgoglioso per dirla a parole, troppo confuso per farmela comprendere, troppo deluso per credere di poter essere aiutato.
Fa’ che io veda la trave nel mio occhio, prima di togliere la pagliuzza da quello degli altri.
Fa’ che io veda le cose che posso cambiare dentro di me, per diventare promotore di progresso nel mio mondo.
Fa’ che io veda i tuoi doni gratuiti dentro e fuori di me, per gioire delle cose normali, così preziose e trascurate.
Fa’ che io veda il blu oltre le nuvole, quando il temporale spaventa il mio orizzonte.
Fa’ che io veda la strada della tua volontà, quando il male ha ricoperto di rovi fastidiosi e di erbe infestanti il suo tracciato.
Fa’ che io veda ciò che i miei occhi incrociano tutti i giorni, perché a volte sono così distratto da perdermi le meraviglie che mi hai messo vicino.
LUNEDI’ 30 OTTOBRE
Una scheggia di preghiera:
CHE IO MI LASCI AMARE DA TE, O SIGNORE
Tra i santi di oggi ricordiamo: ALFONSO RODRIGUEZ, Santo
Nacque a Segovia il nel 1533. Faceva il commerciante. Si sposò nel 1560 e rimase vedovo nel 1567, gli morirono anche i figli. Entrò come fratello tra i Gesuiti e fu inviato al Collegio di Monte Sion a Palma de Majorca. Vi fece il portinaio per tutta la vita. Era devoto della Madonna, dotato di visioni e premonizioni, cercato per i suoi preziosi consigli, considerato già santo in vita. Morì nel 1617.
Parola di Dio: Ef 4,32-5,8; Sal 1; Lc 13,10-17
Vangelo Lc 13, 10-17
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù stava insegnando in una sinagoga il giorno di sabato. C'era là una donna che aveva da diciotto anni uno spirito che la teneva inferma; era curva e non poteva drizzarsi in nessun modo. Gesù la vide, la chiamò a sé e le disse: "Donna, sei libera dalla tua infermità", e le impose le mani. Subito quella si raddrizzò e glorificava Dio. Ma il capo della sinagoga, sdegnato perché Gesù aveva operato quella guarigione di sabato, rivolgendosi alla folla disse: "Ci sono sei giorni in cui si deve lavorare; in quelli dunque venite a farvi curare e non in giorno di sabato". Il Signore replicò: "Ipocriti, non scioglie forse, di sabato, ciascuno di voi il bue o l'asino dalla mangiatoia, per condurlo ad abbeverarsi? E questa figlia di Abramo, che satana ha tenuto legata diciotto anni, non doveva essere sciolta da questo legame in giorno di sabato?". Quando egli diceva queste cose, tutti i suoi avversari si vergognavano, mentre la folla intera esultava per tutte le meraviglie da lui compiute. Parola del Signore
“CI SONO SEI GIORNI IN CUI SI DEVE LAVORARE. IN QUELLI DUNQUE VENITE A FARVI CURARE E NON IN GIORNO DI SABATO”. (Lc. 13,14)
Questo capo della sinagoga è preoccupato dell’osservanza del sabato, della legge, del far bella figura e perciò brontola e non riesce a vedere né la gioia dei malati guariti né tantomeno la presenza di Gesù.
Sono passati tanti anni da quando Gesù ci ha insegnato che l’amore supera l’osservanza della legge, eppure la Chiesa e noi cristiani facciamo ancora tanta difficoltà a comprenderlo. E’ più facile mascherarsi dietro l’osservanza della legge (“io non rubo, non ammazzo, non bestemmio, quando posso vado a Messa…”) che non avventurarci con qualche fatica e rischio per le strade della carità sincera.
Credo che in gran parte questo dipenda dall’idea che noi abbiamo di Dio. Se Dio, per noi, è un ragioniere che conta le Messe, che guarda di più all’osservanza di norme che non alla felicità dei suoi figli, che ci gode a sentire tante preghiere o che “mangia candele” è molto probabile che il nostro rapporto con Lui, sia quello di tenercelo buono osservando delle norme. Se Dio è un Padre buono che ama i suoi figli più delle cose, allora tutto cambia perché scopro che solo l’amore vero è in grado di mettermi in rapporto con Lui.
MARTEDI’ 31 OTTOBRE
Una scheggia di preghiera:
AIUTAMI A SCOPRIRTI IMMENSO NELLE PICCOLE COSE
Tra i santi di oggi ricordiamo: FOILLANO, Santo, Missionario
Irlandese di nascita fu missionario in Inghilterra nel VII secolo. Fu poi abate prima a Burgcastle, poi si spostò in Francia dove fu abate a Peronne. Fu ucciso dai banditi nel 665.
Parola di Dio: Ef 5,21-33; Sal 127; Lc 13,18-21
Vangelo Lc 13, 18-21
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, diceva Gesù:"A che cosa è simile il regno di Dio, e a che cosa lo rassomiglierò? E' simile a un granellino di senapa, che un uomo ha preso e gettato nell'orto; poi è cresciuto e diventato un arbusto, e gli uccelli del cielo si sono posati tra i suoi rami". E ancora:"A che cosa rassomiglierò il regno di Dio? E' simile al lievito che una donna ha preso e nascosto in tre staia di farina, finché sia tutta fermentata". Parola del Signore
“IL REGNO DEI CIELI E’ SIMILE AD UN GRANELLINO DI SENAPA…” (Lc. 13,18)
L’ uomo nel suo assurdo egoistico guarda alle cose grandi come se fossero quelle più importanti e non si accorge che le cose grandi sono nate sempre da cose piccole. Ancora una volta nelle nostre riflessioni sulla Parola siamo chiamati a fare un confronto tra la mentalità del mondo e quella di Dio. Per il mondo conta tutto quello che è grande, che appare, che riluce, che è forte, che schiavizza gli altri. Per Dio (Colui che è Onnipotente) conta invece tutto quello che è piccolo, che è inerme, che è debole. L’uomo nella sua mania di grandezza vorrebbe diventare Dio, ebbene Dio si fa uomo per amore dell’uomo. L’uomo vorrebbe fondare un regno in cui potere e denaro diano autorità, dove tutti rispettino l’autorità fondata sulla forza. Gesù parla di un regno che viene sì con potenza, ma senza armi, senza imposizioni, di un regno che si fonda sulla morte e sulla donazione totale del suo fondatore. Il suo Regno di Dio non è nato dalla forza ma dalla povertà. Non si fonda sulle inquisizioni, sulla salvaguardia a tutti i costi dell’ortodossia ma sulla non violenza. E’ un regno che ne ha passate di tutti i colori per le persecuzioni ma soprattutto a causa delle infedeltà dei suoi aderenti ma che dopo duemila anni è ancora vitale, grazie proprio ai piccoli, ai poveri, ai semplici che si appoggiano solo su Dio e sulla sua misericordia.
Anche nella tua vita, se vuoi cogliere i segni di questo regno cercali nei giorni feriali, in fondo alle cose famigliari, nella debolezza... lì troverai ancora quell’albero cresciuto “dove gli uccellini del cielo possono fare il nido”, e anche un ramo su cui appoggiarti per poter cantare.