Archivio

 
     
     

SCHEGGE E SCINTILLE

PENSIERI, SPUNTI, RIFLESSIONI

DALLA PAROLA DI DIO E DALLA VITA

http://digilander.libero.it/don_franco_web

a cura di: don_franco_locci@libero.it

 

SETTEMBRE 2006

 

 

VENERDI’ 1 SETTEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, RENDICI DISPONIBILI ALLA TUA FESTA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: TERESA MARGHERITA REDI DEL SACRO CUORE DI GESU’, Santa, Vergine

Teresa Margherita Redi nacque ad Arezzo il 15 luglio 1747 da famiglia nobile. Il 1 settembre 1764 entrò nel monastero delle Carmelitane Scalze di Firenze, dove l'11 marzo dell'anno successivo vestì l'abito. Ispirata dalla parola di san Giovanni apostolo visse una particolare esperienza contemplativa ponendosi completamente al servizio delle consorelle. Morì a Firenze il 7 marzo 1770.

Parola di Dio: 1Cor 1,17-25; Sal 32; Mt 25,1-13

 

Vangelo Mt 25, 1-13

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: "Il regno dei cieli è simile a dieci vergini che, prese le loro lampade, uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge. Le stolte presero le lampade, ma non presero con sé olio; le sagge invece, insieme alle lampade, presero anche dell'olio in piccoli vasi. Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e dormirono. A mezzanotte si levò un grido: Ecco lo sposo, andategli incontro! Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. E le stolte dissero alle sagge: Dateci del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono. Ma le sagge risposero: No, che non abbia a mancare per noi e per voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene. Ora, mentre quelle andavano per comprare l'olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: Signore, signore, aprici! Ma egli rispose: In verità vi dico: non vi conosco. Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né  l'ora". Parola del Signore

 

“LE STOLTE PRESERO LE LAMPADE, MA NON PRESERO CON SE L’OLIO”.(Mt. 25,3)

Bisogna essere proprio “stolte”, ”distratte” per prepararsi ad una fiaccolata notturna preparando solo le lampade e dimenticando l’olio! Eppure succede a queste ragazze invitate a fare da damigelle d’onore allo sposo e succede tante volte ai cristiani. I cristiani sono invitati a una festa: è la festa di Gesù Redentore, vincitore della morte; sono invitati fin da adesso ad essere coloro che accompagnano Gesù e partecipano gioiosamente, ma per far questo non bisogna lasciarsi cogliere impreparati, distratti, “senz’olio” per le lampade.

Un cristiano è “senz’olio” quando per lui la messa,  i sacramenti sono dei doveri e non più momenti di gioiosa festa e di ricarica.

Un cristiano è “senz’olio”, quando passa vicino ai fratelli ma li considera solo come potenziali nemici e disturbatori della sua quiete e non riesce a scoprire in essi il volto di Cristo Signore.

Ancora siamo “senz’olio” tutte le volte che ci addormentiamo, che perdiamo l’entusiasmo, che ci accontentiamo della mediocrità... e allora a che serve avere la lampada se non possiamo accenderla per andare alla festa?

Quanti cristiani tengono la lampada della loro fede spenta o morente e passeggiano per la vita senza saperle dare un senso e un valore, senza personalità propria ma vivendo all’ombra di altri, di abitudini, di mode, senza una consistenza evangelica, storditi, ottusi, incapaci di cogliere l’urgenza dell’ora attuale. Altri vivono senza orizzonte né speranza di futuro immersi soltanto nel presente: denaro, potere, egoismo, sesso, materialismo con i loro molteplici tentacoli.

Abbiamo bisogno della sapienza della fede che ci dia mentalità nuova, che risvegli in noi la chiamata alla gioia del regno che viene, che ci aiuti ad essere attivi e previdenti. Questa sapienza è l’unica adatta a superare il vuoto, la noia e la volgarità di una vita superficiale che si accontenta di qualsiasi surrogato di Dio.

 

 

SABATO 2 SETTEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

I TUOI DONI, SIGNORE, MI RIEMPIONO DI GIOIA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: GIUSTO DI LIONE, Santo, Vescovo 

Originario del Vivarais, fu diacono a Vienne e poi divenne vescovo di Lione nel 350. Come tale partecipò al concilio di Valence (374) e a quello di Aquileia (381). Desideroso di vivere in solitudine, si dimise dall'episcopato e si ritirò in Egitto, dove morì nel 390 dopo aver condotto vita di penitenza e di preghiera. Il suo corpo fu trasportato a Lione insieme con quello di san Viatore, suo discepolo.

Parola di Dio: 1Cor 1,26-31; Sal 32; Mt 25,14-30

 

Vangelo Mt 25, 14-30

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:"Un uomo, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, a ciascuno secondo la sua capacità, e partì. Colui che aveva ricevuto cinque talenti, andò subito a impiegarli e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone. Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò, e volle regolare i conti con loro. Colui che aveva ricevuto cinque talenti, ne presentò altri cinque, dicendo: Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque. Bene, servo buono e fedele, gli disse il suo padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone. Presentatosi poi colui che aveva ricevuto due talenti, disse: Signore, mi hai consegnato due talenti; vedi, ne ho guadagnati altri due. Bene, servo buono e fedele, gli rispose il padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone. Venuto infine colui che aveva ricevuto un solo talento, disse: Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso; per paura andai a nascondere il tuo talento sotterra; ecco qui il tuo. Il padrone gli rispose: Servo malvagio e infingardo, sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l'interesse. Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a chiunque ha sarà dato e sarà nell'abbondanza; ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha. E il servo fannullone gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti". Parola del Signore.

 

“A UNO DIEDE CINQUE TALENTI, A UN ALTRO DUE, A UN ALTRO UNO, A CIASCUNO SECONDO LA SUA CAPACITÀ”. (Mt. 25,15)

A proposito di talenti, eccovi due riflessioni, la prima è di Hans May, la seconda di Antony de Mello.

“Tu vivi. Un giorno sei nato. Nessuno ti ha chiesto di vivere. Ma ora vivi.

Talvolta è bello. Talvolta sei triste. Molte cose ancora non le comprendi.

Vivi, ma perché?

Non è un caso che tu vivi.

Ti ha dato mani, occhi, intelletto. Altrimenti non potresti avere tutto ciò.

Con le tue mani tu devi collaborare a ordinare il mondo.

Con il tuo intelletto devi cercare di distinguere il bene dal male.

Con il tuo cuore devi amare gli uomini e aiutarli quando puoi.

Sono tanti i compiti che ti attendono.

Che attendono le tue mani e i tuoi occhi, il tuo intelletto e il tuo cuore.”   (Hans May)

 

“La vita è come una partita in cui ciascun giocatore sfrutta come meglio può le carte che gli sono toccate.
Chi insiste a giocare non con le carte che ha ricevuto ma con quelle a cui sostiene di aver diritto, è destinato a fallire nella vita.

Non ci viene chiesto se vogliamo giocare. Su questo non c'è scelta, tutti devono partecipare. Sta a noi decidere come”.  (Antony de Mello)

 

 

DOMENICA 3 SETTEMBRE: 22^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO B

Una scheggia di preghiera:

 

DONAMI, SIGNORE, DI RICONOSCERE LA TUA VOCE DA QUELLA DEGLI UOMINI

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ANDREA DOTTI, Beato, Servo di Maria

Nacque a Sansepolcro, intorno al 1250. Fu avviato alla carriera delle armi. Dopo il 1273 conobbe san Filippo Benizi, insigne propagatore dell’Ordine dei Servi di Maria, del quale ascoltò un’omelia sulla rinuncia ai beni terreni. Divenne Servo di Maria. Nel 1280 fu ordinato sacerdote.  Fu predicatore in Umbria, Toscana, Piemonte e Lombardia fra 1290 e 1295. Morì all’eremo Barucolo sulle colline di San Sepolcro il 31 agosto 1315.

Parola di Dio: Dt 4,1-2.6-8; Sal 14; Gc 1,17-18.21b.22.27; Mc 7,1-8.14-15.21-23

 

Vangelo Mc 7,1-8.14-15.21-23

Dal vangelo secondo Marco.

In quel tempo, si riunirono attorno a lui i farisei e alcuni degli scribi venuti da Gerusalemme. Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani immonde, cioè non lavate i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavate le mani fino al gomito, attenendosi alla tradizione degli antichi, e tornando dal mercato non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione, come lavature di bicchieri, stoviglie e oggetti di rame quei farisei e scribi lo interrogarono: "Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani immonde?". Ed egli rispose loro: "Bene ha profetato Isaia di voi, ipocriti, come sta scritto: Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. Invano essi mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini. Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini". Chiamata di nuovo la folla, diceva loro: "Ascoltatemi tutti e intendete bene: non c'è nulla fuori dell'uomo che, entrando in lui, possa contaminarlo; sono invece le cose che escono dall'uomo a contaminarlo". Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono le intenzioni cattive: fornicazioni, furti, omicidi, adultèri, cupidigie, malvagità, inganno, impudicizia, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dal di dentro e contaminano l'uomo. Parola del Signore

 

“TRASCURANDO IL COMANDAMENTO DI DIO, VOI OSSERVATE LE TRADIZIONI DEGLI UOMINI”. (Mc. 7,8)

Per commentare questo aspetto delle letture di questa domenica mi rifaccio, quasi alla lettera, alla “parola ad un laico” del mio amico Bruno.

Alziamo bene le antenne quando captiamo qualche espressione del tipo “Dio vuole così!”

Soprattutto se viene a sigillare o autenticare i pareri di qualche persona un po’ troppo fervorosa che vuole farci passare per volontà di Dio quello che in realtà è frutto della mentalità o delle intenzioni di chi parla...

L’errore sui “diritti d’autore” si verifica anche in ambito religioso.

Non tanto lì dove si studiano i testi sacri e qualche volta si forza un po’ troppo la mano con traduzioni ed interpretazioni, quanto piuttosto negli ambiti in cui si vuole far sì che la gente si comporti in un certo modo, facendo appello a ciò che “risalirebbe” direttamente alla volontà divina (rivelata? comunicata via fax? interpretata letteralmente per singolare privilegio di chi “guida”? ricevuta senza intermediari dal Mittente?).

D’accordo che il rischio del soggettivismo e del relativismo religioso richiede che si stabiliscano chiaramente alcuni punti fissi, validi per tutti i credenti.

Sta bene che la necessità di interpretazioni univoche il più possibile fedeli alle premesse originali esiga pronunciamenti indiscutibili, ma ben altra faccenda è la formulazione di precetti e sottoprecetti minuziosamente codificati per coprire

- interessi più o meno di parte,

- la difesa elegante di certe abitudini umane talmente radicate da diventare “parte” del messaggio religioso,

- le false sicurezze ottenute con un’esecuzione asettica di riti o operazioni che garantiscono di “essere a posto”,

- le debolezze intrinseche di certi meccanismi istituzionali che non riescono più a trovare fiducia nella gente,

- la paura della libertà spirituale (degli altri),

- lo spirito farisaico che guarda alla forma trascurando il contenuto e le sue motivazioni,

- l’irrigidimento di alcuni principi morali “indispensabili” perché altrimenti non c’è più l’ordine sociale auspicato,

- il terrore di perdere la propria amatissima fetta di potere sugli altri,

- il cristallizzarsi di comportamenti fissi in codici che devono a tutti i costi trovare una “paternità autorevole”,

- l’intento – davvero poco lodevole – di tenere a bada chi ha la tremenda abitudine di chiedere dei “perché”.

 

 

LUNEDI’ 4 SETTEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

TU SEI LA MIA VITA, ALTRO IO NON HO

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ROSALIA, Santa, Vergine

Era figlia di Siniboldo. Visse nel secolo XII Sembra che per amor di Cristo si ritirò dal mondo in una spelonca del monte Pellegrino che sovrasta Palermo. E’ patrona della città e viene invocata contro le pestilenze.

Parola di Dio: 1Cor 2,1-5;Sal 118; Lc 4,16-30

 

1^ Lettura 1 Cor 2, 1-5

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi

Io, o fratelli, quando venni tra voi, non mi presentai ad annunziarvi la testimonianza di Dio con sublimità di parola o di sapienza. Io ritenni infatti di non sapere altro in mezzo a voi se non Gesù Cristo, e questi crocifisso. Io venni in mezzo a voi in debolezza e con molto timore e trepidazione; e la mia parola e il mio messaggio non si basarono su discorsi persuasivi di sapienza, ma sulla manifestazione dello Spirito e della sua potenza, perché la vostra fede non fosse fondata sulla sapienza umana, ma sulla potenza di Dio. Parola di Dio

 

IO RITENNI INFATTI DI NON SAPERE ALTRO IN MEZZO A VOI, SE NON GESU' CRISTO E QUESTI CROCIFISSO. (1 Cor. 2,2)

Oggi nella Chiesa, nelle diocesi, nelle parrocchie, nascono un po' ovunque corsi di formazione biblica, catechistica, incontri di cultura religiosa, scuole di teologia per laici. E' certamente un bene: c’è ancora una terribile ignoranza religiosa: si confonde facilmente religiosità e superstizione: passano per precetti universali delle indicazioni particolari: si confondono i Vangeli con leggende su Gesù, certamente manca una formazione biblica per cui a volte non si riesce ad interpretare la Parola di Dio o si danno ad essa dei significati un po' troppo disinvolti. Ma la parola odierna di San Paolo ci ammonisce "ricordati che la fede non è il grado di cultura religiosa che tu possiedi", la fede è fiducia in un Dio Crocifisso per te. Quante volte, davanti a certi problemi che la gente pone, siamo tentati di dare la soluzione più ovvia e meno impegnativa. E’ duro provare l’impotenza come è duro lasciarci coinvolgere. E’ duro non aver altro da offrire se non la croce di Cristo condivisa. Eppure ad esempio: se vado da un malato e cerco di spiegargli il valore della sofferenza, non convincerò né lui né me; se lo amo e con lui mi metto sulla croce di Gesù, forse non capiremo molto lo stesso, soffriremo ugualmente ma ci sarà con noi la potenza, la misericordia e l’amore stesso di Cristo.

 

 

MARTEDI’ 5 SETTEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

GESU’ TU SEI LA PAROLA DI DIO INCARNATA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: GENTILE DA MATELICA, Beato

Era nato a Matelica, nella marca di Ancona, nel 1290 dai duchi Finiguerra. Lasciò ogni bene e si fece francescano. Predicatore zelante ed eloquente, svolse il suo apostolato in Egitto, Asia Minore, Persia e Armenia. La sua opera fu accompagnata da segni e da miracoli. Soffrì il martirio per opera dei Saraceni a Tabriz nel 1340. Le sue reliquie furono trasferite nella chiesa dei Frari a Venezia dal doge Marco Corsaro.

Parola di Dio: 1Cor 2,10b-16; Sal 144; Lc 4,31-37

 

1^ Lettura 1 Cor 2, 10-16

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi

Fratelli, lo Spirito scruta ogni cosa, anche le profondità di Dio. Chi conosce i segreti dell'uomo se non lo spirito dell'uomo che è in lui? Così anche i segreti di Dio nessuno li ha mai potuti conoscere se non lo Spirito di Dio. Ora, noi non abbiamo ricevuto lo spirito del mondo, ma lo Spirito di Dio per conoscere tutto ciò che Dio ci ha donato. Di queste cose noi parliamo, non con un linguaggio suggerito dalla sapienza umana, ma insegnato dallo Spirito, esprimendo cose spirituali in termini spirituali. L'uomo naturale però non comprende le cose dello Spirito di Dio; esse sono follia per lui, e non è capace di intenderle, perché se ne può giudicare solo per mezzo dello Spirito. L'uomo spirituale invece giudica ogni cosa, senza poter essere giudicato da nessuno. Chi infatti ha conosciuto il pensiero del Signore in modo da poterlo dirigere? Ora, noi abbiamo il pensiero di Cristo. Parola di Dio

 

“CHI HA CONOSCIUTO IL PENSIERO DEL SIGNORE IN MODO DA POTERLO DIRIGERE? ORA NOI ABBIAMO IL PENSIERO DI CRISTO”.

(1 Cor. 2,16)

La grande differenza tra la nostra fede e le altre forme di religione è che mentre queste ultime sono la proiezione e la concretizzazione dei desideri dell’uomo, la nostra fede è una fede rivelata.

L’uomo da solo, essendo creatura, non può comprendere, nella pienezza, il Creatore, ma se il Creatore si rivela, l’uomo può arrivare a Lui.

Il nostro Dio è un Dio che si è rivelato. Tutta la Bibbia è la rivelazione graduale di Dio: liberatore, guida, legislatore, creatore... Ma la pienezza della rivelazione è il Dio incarnato, Gesù. Se noi crediamo in Lui, attraverso il suo Spirito abbiamo la pienezza della rivelazione.

Perché cercare Dio altrove? Non sarà la nostra povera scienza a rivelarcelo, non saranno neanche le strane ricerche esoteriche a farci carpire i segreti di Dio, è solo la fede in Gesù, parola incarnata, a farci comprendere il mistero di Dio Amore e il senso della nostra vita.

 

 

MERCOLEDI’ 6 SETTEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

GESU’, RENDICI UNA COSA SOLA COME TU E IL PADRE SIETE UNO

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ANGELO DA FOLIGNO, Beato, Sacerdote agostiniano

Nato a Foligno nel 1226, È ritenuto il fondatore del convento degli agostiniani a Foligno. Morì a Foligno il 27 agosto 1312. Si distinse per pazienza, spirito di orazione, mortificazione e singolare pietà.

Parola di Dio: 1Cor 3,1-9; Sal 32; Lc 4,38-44

 

1^ Lettura 1 Cor 3, 1-9

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi

Fratelli, sinora io non ho potuto parlare a voi come a uomini spirituali, ma come ad esseri carnali, come a neonati in Cristo. Vi ho dato da bere latte, non un nutrimento solido, perché non ne eravate capaci. E neanche ora lo siete; perché siete ancora carnali: dal momento che c'è tra voi invidia e discordia, non siete forse carnali e non vi comportate in maniera tutta umana? Quando uno dice: "Io sono di Paolo", e un altro: "Io sono di Apollo", non vi dimostrate semplicemente uomini? Ma che cosa è mai Apollo? Cosa è Paolo? Ministri attraverso i quali siete venuti alla fede e ciascuno secondo che il Signore gli ha concesso. Io ho piantato, Apollo ha irrigato, ma è Dio che ha fatto crescere. Ora né chi pianta, né chi irriga è qualche cosa, ma Dio che fa crescere. Non c'è differenza tra chi pianta e chi irriga, ma ciascuno riceverà la sua mercede secondo il proprio lavoro. Siamo infatti collaboratori di Dio, e voi siete il campo di Dio, l'edificio di Dio. Parola di Dio

 

“QUANDO UNO DICE: IO SONO DI PAOLO, E UN ALTRO: IO SONO DI APOLLO, NON VI DIMOSTRATE SEMPLICEMENTE UOMINI?”. (1 Cor. 3,4)

Capita, in certe riunioni di cristiani, di sentire affermazioni simili: “lo sono del Rinnovamento dello Spirito”, “lo sono di Comunione e Liberazione”, “lo sono di quella Parrocchia”, “lo seguo il tal prete”... Può essere bellissimo se questo denota la varietà dei doni dello Spirito Santo che, attraverso strade diverse, portano ad un’unica fede. Ciascuno di noi, nel cammino della fede, è stato aiutato da tante persone e dobbiamo essere grati loro, ma il dono ci è stato fatto da Dio. Ed è anche vero che il rapporto umano con un determinato prete o con un gruppo, può creare in noi, un rapporto di simpatia e quindi un aiuto che in altre situazioni è difficile trovare, ma se questo, invece, è segno di individualismi, di contraddizione, di affidamento a persone che diventano più importanti di Cristo, allora siamo lontani dalla fede. Le persone, i gruppi sono importanti se ci aiutano ad incontrare l’unico Cristo Salvatore, se ci portano ad essere testimoni di Lui e non del gruppo, se ci aiutano a riconoscere la bontà di Dio che, manifestandosi in modi diversi, vuol portare tutto e tutti a sé. Se noi ci fermiamo alle persone rischiamo di dividere la Chiesa in tante chiesuole che poi si mettono in alternativa e qualche volta lottano addirittura tra loro. Se noi consideriamo che è il Padre che ci vuole salvi, che è Gesù che è morto in croce per noi, che è lo Spirito Santo ad operare in noi, allora davvero scopriamo quanto Dio ci ama e in Lui troviamo anche l’unità tra di noi.

 

 

GIOVEDI’ 7 SETTEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

LA TUA SALVEZZA, SIGNORE E’ PER L’UOMO INTERO

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: GIOVANNI DI LODI, Santo, Monaco

Nato a Lodi nel 1040 circa si fece  eremita a Santa Croce di Fonte Avellana (1064 circa), e qui sacerdote e priore generale (1082), fu amico di san Pier Damiani, del quale dettò la Vita. Spirito ascetico di stretta osservanza, dotato di grande carità e austerità, si distinse anche come erudito. Dal 1104 fu eletto Vescovo e resse la diocesi di Gubbio fino alla sua morte verso il 1105.

Parola di Dio: 1Cor 3,18-23; SaI 23; Lc 5,1-11

 

1^ Lettura 1 Cor 3, 18-23

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi

Fratelli, nessuno si illuda. Se qualcuno tra voi si crede un sapiente in questo mondo, si faccia stolto per diventare sapiente; perché la sapienza di questo mondo è stoltezza davanti a Dio. Sta scritto infatti: Egli prende i sapienti per mezzo della loro astuzia. E ancora: Il Signore sa che i disegni dei sapienti sono vani. Quindi nessuno ponga la sua gloria negli uomini, perché tutto è vostro: Paolo, Apollo, Cefa, il mondo, la vita, la morte, il presente, il futuro: tutto è vostro! Ma voi siete di Cristo e Cristo è di Dio. Parola di Dio

 

 “SE QUALCUNO DI VOI SI CREDE SAPIENTE IN QUESTO MONDO, SI FACCIA STOLTO PER DIVENTARE SAPIENTE”.(1 Cor. 3,18)

San Paolo oggi ci ricorda che se vogliamo essere cristiani dobbiamo dare le dimissioni dal club elitario dei sapienti di questo mondo e chiedere l’ammissione a quello degli stolti, dei piccoli, dei poveri. Perché Dio si fa gioco della sapienza arrogante, impiglia i grandi di questo mondo nelle loro stesse astuzie, li ingarbuglia nelle loro stesse parole e nelle sottigliezze dialettiche.

La sapienza mondana, per quanto progredisca, non ce la farà mai nemmeno a sfiorare la sapienza di Dio.

Basta guardare il nostro mondo e il nostro comportamento: la scienza è progredita, ed è un bene, ma se diventa fine a se stessa uccide l’uomo. La cultura è un bene ma se usata male diventa strumento di divisione degli uomini, di nuove forme di schiavitù  e di sopraffazione.

Il nostro mondo stima la sapienza fatta di conoscere, di possedere, di sapersela cavare sempre, apprezza coloro che sanno imporsi, che usano astuzia per farsi strada, che sanno indorare i discorsi con paroloni, che sanno indossare maschere adatte per ogni luogo in cui si trovano.

Davanti a Dio contano altre cose. Egli non si lascia ingannare né dalle parole né dalle apparenze. Davanti a Lui, Creatore di tutte le cose, non contano le tecnologie e tanto meno le banche o gli applausi degli uomini. Davanti a Lui contano persone umili come Maria, poveri come Francesco d’Assisi, gente disponibile a dare la vita come Giovanni Battista. Lui stesso per salvarci si è fatto piccolo; invece della sapienza ha scelto la stoltezza della croce... Quando ti ritrovi povero, quando ti accorgi che non servono maschere per nascondere le tue magagne, è il momento di buttarti in Dio, di lasciarti plasmare da Lui, di donare ancora il niente che hai, ed Egli “guardando alla povertà del suo servo, farà cose grandi in te”.

 

 

VENERDI’ 8 SETTEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

MADRE DI GESU’ E MADRE NOSTRA, GUARDA E PROTEGGI TUTTI I TUOI FIGLI

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: DIDIMO. Santo, Martire in Egitto

Didimo era un sacerdote particolarmente attento ai malati e ai poveri. Fu lui stesso a consegnarsi come cristiano. Sottoposto a varie torture fu alla fine decapitato.

Parola di Dio Nella festa della Natività della Beata Vergine Maria: Mi 5,I-4opp. Rm 8,28-30; Sal 86; Mt 1,1-16.18-23

 

Vangelo Mt 1, 1-16. 18-23

Dal Vangelo secondo Matteo

Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo. Abramo generò Isacco, Isacco generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuda e i suoi fratelli, Giuda generò Fares e Zara da Tamar, Fares generò Esròm, Esròm generò Aram, Aram generò Aminadàb, Aminadàb generò Naassòn, Naassòn generò Salmòn, Salmòn generò Booz da Racab, Booz generò Obed da Rut, Obed generò Iesse, Iesse generò il re Davide. Davide generò Salomone da quella che era stata la moglie di Urìa, Salomone generò Roboamo, Roboamo generò Abìa, Abìa generò Asàf, Asàf generò Giòsafat, Giòsafat generò Ioram, Ioram generò Ozia, Ozia generò Ioatam, Ioatam generò Acaz, Acaz generò Ezechia, Ezechia generò Manasse, Manasse generò Amos, Amos generò Giosia, Giosia generò Ieconia e i suoi fratelli, al tempo della deportazione in Babilonia. Dopo la deportazione in Babilonia, Ieconia generò Salatiel, Salatiel generò Zorobabèle, Zorobabèle generò Abiùd, Abiùd generò Elìacim, Elìacim generò Azor, Azor generò Sadoc, Sadoc generò Achim, Achim generò Eliùd, Eliùd generò Eleàzar, Eleàzar generò Mattan, Mattan generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù chiamato Cristo. Ecco come avvenne la nascita di Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, che era giusto e non voleva ripudiarla, decise di licenziarla in segreto. Mentre però stava pensando a queste cose, ecco che gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: "Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo. Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati". Tutto questo avvenne perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio che sarà chiamato Emmanuele, che significa "Dio con noi". Parola del Signore

 

“GENEALOGIA DI GESU’ CRISTO, FIGLIO DI DAVIDE, FIGLIO DI ABRAMO”. (Mt 1,1)

La natività della Vergine che la liturgia di oggi ci fa celebrare, è strettamente legata alla venuta del Messia, come promessa, preparazione e frutto della salvezza. Aurora che precede il sole di giustizia, Maria preannunzia a tutto il mondo la gioia del Salvatore. Dio ha preparato tutte le generazioni umane in vista della nascita di Maria, in vista della nascita di Gesù, e insieme ha agito con mezzi soprannaturali.

Dio, fin dall’eternità ha predestinato la Vergine santa, ad essere conforme all'immagine del Figlio di Dio e figlio suo. Ma, come sempre Dio non ha violentato la natura umana: ha voluto il consenso di questa donna meravigliosa e il consenso del suo sposo Giuseppe, perché nella storia concreta il Figlio di Dio potesse incarnarsi e alla storia concreta di noi uomini potesse portare la sua salvezza.

In quello che consideriamo il giorno del compleanno di Maria ci rivolgiamo con fiducia a Lei:

Santa Maria , Figlia del Dio della Vita, creatura nata nella gioia,  scrigno della grazia plasmata dallo Spirito, salve.

Madre del Dio vivente, canta ancora per noi la lode all’Onnipotente e guida la gratitudine per ogni vita che nasce e matura accanto a noi.

Donna prescelta all’esistenza per aprire la vita al Figlio dell’uomo, il vincitore della morte nella sua risurrezione, accompagnaci nel cammino e nelle soste dell’esistenza.

Vergine solitaria, presenza amorosa e servizievole nella nostra storia, accogli la preghiera dei tuoi servi.

 

 

SABATO 9 SETTEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

GRAZIE, SIGNORE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: MARIA EUTIMIA UFFING, Beata

Si chiamava Emma ed era nata l’ 8 aprile 1914 a Halverde (Germania). Fin da bambina ebbe problemi di salute e soffriva di una forma di rachitismo. Nel 1934 chiese di poter entrare tra le Suore della Misericordia. Nel 1936 prestò servizio all’Ospedale di San Vincenzo di Dinslaken. Si dedicò particolarmente con dedizione e gentilezza all’assistenza dei prigionieri di guerra . Dopo questo con altrettanta modestia accettò anche di lasciare i malati per dirigere la lavanderia. Era semplice, attenta a far bene le piccole cose, sempre pronta a ritagliarsi degli spazi per la preghiera, specialmente davanti all’Eucaristia.

Parola di Dio: 1Cor 4,6-15; SaI 144; Lc 6,1-5

 

1^ Lettura 1 Cor 4, 6-15

Dalle lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi

Fratelli, imparate dall'esempio mio e di Apollo a stare a ciò che è scritto e non vi gonfiate d'orgoglio a favore di uno contro un altro. Chi dunque ti ha dato questo privilegio? Che cosa mai possiedi che tu non abbia ricevuto? E se l'hai ricevuto, perché te ne vanti come non l'avessi ricevuto? Già siete sazi, già siete diventati ricchi; senza di noi già siete diventati re. Magari foste diventati re! Così anche noi potremmo regnare con voi. Ritengo infatti che Dio abbia messo noi, gli apostoli, all'ultimo posto, come condannati a morte, poiché siamo diventati spettacolo al mondo, agli angeli e agli uomini. Noi stolti a causa di Cristo, voi sapienti in Cristo; noi deboli, voi forti; voi onorati, noi disprezzati. Fino a questo momento soffriamo la fame, la sete, la nudità, veniamo schiaffeggiati, andiamo vagando di luogo in luogo, ci affatichiamo lavorando con le nostre mani. Insultati, benediciamo; perseguitati, sopportiamo; calunniati, confortiamo; siamo diventati come la spazzatura del mondo, il rifiuto di tutti, fino ad oggi. Non per farvi vergognare vi scrivo queste cose, ma per ammonirvi, come figli miei carissimi. Potreste infatti avere anche diecimila pedagoghi in Cristo, ma non certo molti padri, perché sono io che vi ho generato in Cristo Gesù, mediante il vangelo. Parola di Dio

 

“CHE COSA MAI POSSIEDI CHE TU NON ABBIA RICEVUTO?”.(1 Cor. 4,6-15)

Come è facile travisare il senso delle cose! Uno pensa di essere ricco se ha un buon conto in banca, un altro pensa di essere arrivato se ha conquistato un posto di potere; uno dice di “essersi fatto da sé”, l’altro si considera più per quello che ha che per quello che è. Noi ci inorgogliamo delle nostre cose, abbiamo spesso alla base del nostro agire l’idea del possesso delle cose, dei sentimenti, delle persone.

E pensare che nulla è nostro in maniera definitiva. La vita non è mia nel senso che non sono io a determinarla, la salute posso curarla ma non dipende da me, i denari possono servirmi ma non comprano né la felicità né la morte, il potere può piacermi, ma che scrivano qualche parola onorifica sulla mia lapide, a che mi giova? Eppure ogni giorno la vita mi viene data, la possibilità di amare donata, la fede e la possibilità di eternità proposta. Se penso a tutto quello che ho, vita, sentimenti, doni, scopro che è solo la magnanimità gratuita di Dio che riempie la nostra vita della sua presenza, della sua grazia, del suo perdono e anche di tanta abbondanza superflua. Se imparassi che niente è mio possesso, ma tutto mi è donato, come sarebbe più facile donare!

E poi, davanti a tanta bontà sarei davvero un ingrato se non diventassi l’uomo del grazie.

 

 

DOMENICA 10 SETTEMBRE: 23^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO B

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE GESU’, GUARISCI IL MIO CUORE MALATO

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: AUBERTO DI AVRANCHES, Santo, Vescovo

Fu vescovo di Avranches notissimo per il suo spirito di carità. Verso il 706-709 fece costruire sul monte Tomba, detto poi Mont-Saint-Michel, una chiesa in onore di san Michele che gli era apparso in sogno. La chiesa passò nel IX secolo ai benedettini che ne fecero una delle loro più famose abbazie.

Parola di Dio: Is 35,4-7a; Sal 145; Gc 2,1-5; Mc 7,31-37

 

Vangelo Mc 7, 31-37

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù, di ritorno dalla regione di Tiro, passò per Sidone, dirigendosi verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli. E gli condussero un sordomuto, pregandolo di imporgli la mano. E portandolo in disparte lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e disse: "Effatà" cioè: "Apriti!". E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente. E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo raccomandava, più essi ne parlavano e, pieni di stupore, dicevano: "Ha fatto bene ogni cosa; fa udire i sordi e fa parlare i muti!". Parola del Signore

 

GESU DISSE: EFFETA’, CIOE’: APRITI!”. (Mc.7,34)

Gesù guarisce un sordomuto donandogli la facoltà di ascoltare e di parlare e rivelando se stesso, attraverso questi prodigi, come colui che è la Parola stessa di Dio, il suo Verbo, la persona del Figlio di Dio. Egli è in grado di guarire le nostre malattie di sordità e di mutismo, da cui siamo affetti, cioè dalla nostra incomunicabilità, incomunicabilità tra gli uomini: infatti sovente ci ascoltiamo senza comprenderci, cioè siamo come sordi, ci parliamo senza farci capire, cioè siamo muti; incomunicabilità nei riguardi di Dio, che non riusciamo più ad ascoltare e al quale non riusciamo più a parlare nella preghiera. Solo Gesù, parola di Dio, può guarire questa nostra patologia di incomunicabilità reciproca.

Quando Gesù dice: “Effatà”, apriti Gesù più che rivolgersi ad una lingua muta e ad un orecchio sordo si rivolge al cuore dell’uomo. La guarigione fisica passa per il cuore dell’uomo, primo organo malato, chiuso alla grazia di Dio e quindi non più fonte di ossigeno. Ogni malattia dell’uomo va ricercata principalmente nel cuore. E questo il Signore lo compie pronunciando la parola: Effatà, apriti. Nel cuore doveva scendere la grazia di Dio, lì dove è la sede della nostra conversione e delle decisioni più importanti. Ogni pensiero e decisione infatti nasce dal cuore da cui viene filtrato e diramato a tutto l’essere.

 

 

LUNEDI’ 11 SETTEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

INSEGNAMI, SIGNORE, IL VALORE DELLE PICCOLE COSE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ELIA DI REGGIO, Santo, Monaco

Si fece monaco nell'880 circa; peregrinò in Sicilia e Calabria e visse a lungo nelle grotte per questo viene chiamato lo speleota  Di lui abbiamo una ‘Vita’ scritta dal discepolo Ciriaco. Morì a Melicuccà, vicino a Reggio Calabria nel 960.

Parola di Dio : 1Cor 5,1-8; Sal 5; Lc 6,6-11

 

1^ Lettura 1 Cor 5, 1-8

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi

Fratelli, si sente da per tutto parlare di immoralità tra voi, e di una immoralità tale che non si riscontra neanche tra i pagani, al punto che uno convive con la moglie di suo padre. E voi vi gonfiate di orgoglio, piuttosto che esserne afflitti, in modo che si tolga di mezzo a voi chi ha compiuto una tale azione! Orbene, io, assente col corpo ma presente con lo spirito, ho gia giudicato come se fossi presente colui che ha compiuto tale azione: nel nome del Signore nostro Gesù, essendo radunati insieme voi e il mio spirito, con il potere del Signore nostro Gesù, questo individuo sia dato in balìa di satana per la rovina della sua carne, affinché il suo spirito possa ottenere la salvezza nel giorno del Signore. Non è una bella cosa il vostro vanto. Non sapete che un po' di lievito fa fermentare tutta la pasta? Togliete via il lievito vecchio, per essere pasta nuova, poiché siete azzimi. E infatti Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato! Celebriamo dunque la festa non con il lievito vecchio, né con lievito di malizia e di perversità, ma con azzimi di sincerità e di verità. Parola di Dio

 

“UN PO’ DI LIEVITO FA FERMENTARE TUTTA LA PASTA”. (1Cor. 5,6)

“Datemi un punto d’appoggio e solleverò il mondo”, diceva Archimede, grande matematico e fisico di Siracusa. Uno sforzo minimo, può realizzare grandi cose. E’ sufficiente premere un piccolo pulsante per inondare di luce una sala buia; il tocco di una leva può sollevare tonnellate di peso; un semplice cambio di marcia e il bolide s’avventa sulla pista a velocità vertiginosa...

Spesso, nella vita, basta tanto poco per cambiare una situazione, illuminare un’esistenza immersa nel grigiore del quotidiano. Un fiore, una parola, un sorriso possono ridar fiducia, coraggio a chi forse ha perso la gioia di vivere.

“Ti amo!”, una piccola parola ma capace di trasformare una vita, creare un legame che nulla e nessuno potrà distruggere.

In una poesia- preghiera, Averardo Dini scrivi così:

Basta un fiocco di neve per far nascere un fiume.
Basta una goccia d'acqua per forare una pietra.
Basta una stella per illuminare il cielo.
Basta un fiore per rallegrare il deserto.
Basta un sorriso per dar vita all'amicizia.
Basta un "sì" per consegnarsi alla persona amata.
Basta una lacrima per cancellare una montagna di peccati.
Basta uno spicciolo per far grande il tesoro.
Tu sei un Dio straordinario, Signore,
perché giudichi grande e meraviglioso
ciò che è piccolo e ordinario;
perché niente misuri con il metro e con la stadèra,
ma solo e sempre
in base al silenzioso e nascosto battito del cuore.
Aiutami, Signore, ogni giorno
a donarti sempre il meglio di me,
anche se è poco,
dal momento che non mi chiedi di fare cose straordinarie
ma soltanto che faccia le cose ordinarie
con un cuore straordinario.

 

 

MARTEDI’ 12 SETTEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, BENEDICI E PROTEGGI Il CAMMINO DELLA TUA CHIESA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: REVERENZIO, Santo sacerdote di Bayeux

Era stato convertito da Sant’Essuperio nel secolo IV. Divenne poi sacerdote e, anche al dono di tanti miracoli convertì molti pagani.

Parola di Dio: 1Cor 6,1-11; Sal 149; Lc 6,12-19

 

Vangelo Lc 6, 12-19

Dal vangelo secondo Luca

In quei giorni Gesù se ne andò sulla montagna a pregare e passò la notte in orazione. Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede il nome di apostoli: Simone, che chiamò anche Pietro, Andrea suo fratello, Giacomo, Giovanni, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso, Giacomo d'Alfeo, Simone soprannominato Zelota, Giuda di Giacomo e Giuda Iscariota, che fu il traditore. Disceso con loro, si fermò in un luogo pianeggiante. C'era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidone, che erano venuti per ascoltarlo ed esser guariti dalle loro malattie; anche quelli che erano tormentati da spiriti immondi, venivano guariti. Tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza che sanava tutti. Parola del Signore

 

“GESU’ SE NE ANDO’ SULLA MONTAGNA A PREGARE E PASSO’ LA NOTTE IN ORAZIONE”. (Lc. 6,12)

Leggendo il vangelo noi scopriamo che spesso Gesù si ritirava in preghiera in luoghi solitari. Riusciamo solo vagamente ad immaginare l'intimità di comunione che Egli riusciva a stabilire con il Padre celeste. Ma la sua preghiera si fa più intensa e prolungata prima delle sue scelte più importanti. Ha pregato nel deserto per quaranta giorni prima di iniziare la sua vita pubblica. Pregherà intensamente nell’ orto degli ulivi prima della sua passione. Oggi sale sul monte per trovare nell'incontro con il Padre la chiarezza necessaria per scegliere i dodici apostoli. Il numero dodici richiama quello dei patriarchi dell'Antico Testamento. Si delinea così la nascita del nuovo popolo di Dio.

La preghiera sta all'origine di ogni scelta e azione apostolica di Gesù e della Chiesa. Il giorno della Chiesa spunta dalla notte di Gesù passata in comunione col Padre. Ciò non vuole assolutamente dire che le scelte che il Padre e il Figlio fanno, chiamando i dodici e gli altri dopo di loro lungo i secoli, saranno le migliori secondo la nostra logica umana. La struttura portante della Chiesa è zoppicante fin dall'inizio, sempre aperta al tradimento e al rifiuto del Signore. Pietro e Giuda ne sono le figure emblematiche. E tutto questo non è uno spiacevole imprevisto, ma è una realtà che fa parte del progetto di salvezza. Anzi, è proprio per questa defettibilità degli uomini che è ancora e sempre necessaria la preghiera. Siamo consapevoli della grandezza ma anche dei tanti limiti umani della Chiesa di cui facciamo parte e proprio per questo preghiamo con maggior intensità perché il Padre, Gesù e il suo spirito accompagnino il difficile cammino dei cristiani sulla terra.

 

 

MERCOLEDI’ 13 SETTEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

TUO, O SIGNORE, E’ OGNI ISTANTE DELLA MIA VITA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: EULOGIO DI ALESSANDRIA, Santo, Patriarca

Nato in Siria verso il 540 si era fatto monaco. Venne eletto Patriarca di Alessandria nel 581, di lui si ricorda in particolare la sua lotta contro  i monofisiti in una serie di opere oggi quasi interamente perdute. Fu in corrispondenza con san Gregorio Magno. Morì nel 608.

Parola di Dio: 1Cor 7,25-31; Sal 44; Lc 6,20-26

 

1^ Lettura 1 Cor 7, 25-31

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi

Fratelli, quanto alle vergini, non ho alcun comando dal Signore, ma do un consiglio, come uno che ha ottenuto misericordia dal Signore e merita fiducia. Penso dunque che sia bene per l'uomo, a causa della presente necessità, di rimanere così. Ti trovi legato a una donna? Non cercare di scioglierti. Sei sciolto da donna? Non andare a cercarla. Però se ti sposi non fai peccato; e se la giovane prende marito, non fa peccato. Tuttavia costoro avranno tribolazioni nella carne, e io vorrei risparmiarvele. Questo vi dico, fratelli: il tempo ormai si è fatto breve; d'ora innanzi, quelli che hanno moglie, vivano come se non l'avessero; coloro che piangono, come se non piangessero e quelli che godono come se non godessero; quelli che comprano, come se non possedessero; quelli che usano del mondo, come se non ne usassero appieno: perché passa la scena di questo mondo! Parola di Dio

 

“QUESTO VI DICO, FRATELLI: IL TEMPO ORMAI SI È FATTO BREVE”. (1Cor. 7,29)

Il tempo: quella piccola e precaria cosa in cui ricevere i doni di Dio e potergli rispondere.

Così scriveva Madeleine Delbrel

“Ogni mattina è una giornata intera  che riceviamo dalle mani di Dio.

Dio ci dà una giornata intera da lui stesso preparata per noi.

Non vi è nulla di troppo e nulla di "non abbastanza", nulla di indifferente e nulla di inutile.

È un capolavoro di giornata che viene a chiederci di essere vissuto.

Noi la guardiamo come una pagina di agenda, segnata d'una cifra e d'un mese.

La trattiamo alla leggera come un foglio di carta.

Se potessimo frugare il mondo e vedere questo giorno elaborarsi e nascere dal fondo dei secoli, comprenderemmo il valore di un solo giorno umano”.

Il tempo però è così poco… Ecco allora la preghiera del laico senza tempo che trova tempo per pregare

“Signore, non ho tempo! La mia vita scorre affannosa tra attività, servizi e scadenze, ed io non ho tempo per stare con Te.

Non ho tempo per riposare nel Tuo cuore deponendovi le mie ansie e i miei timori, le mie attese e le mie realizzazioni, le mie conquiste e i miei fallimenti.

Ti offro, Signore, questa povertà e il desiderio di darti più spazio nella mia vita.

Accogli, mio Dio, questo lamento, come la mia preghiera di supplica.

E con la Tua bontà trasforma in preghiera ogni azione, ogni lavoro, ogni goccia di sudore, ogni impegno mondano che compio cercando di stare unito a Te.

Signore, non ho tempo, ma ho trovato il tempo di pronunciare queste parole.

Con esse ti consacro il mio giorno e do inizio alla grande liturgia di lode che, oggi, celebrerò in un ufficio o in una fabbrica, in una scuola o in un ospedale, dietro un bancone, o dietro i fornelli, nel chiasso di un cantiere o nel silenzio di un laboratorio scientifico, impegnato a costruire il Tuo Regno in mezzo agli uomini.

Signore, non ho tempo, perché tutto il mio tempo è Tuo. Amen.”.

 

 

GIOVEDI’ 14 SETTEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

GESU’ INSEGNACI AD AMARE  COME TU CI HAI AMATO, FINO ALLA CROCE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: NOTBURGA, Santa, Vedova

Era discendente della casa reale scozzese nata nel 796. Alla morte del marito si ritirò in Germania nel Klettgau dove costruì un ospizio e una scuola. Morì nell’840.

Parola di Dio nella festa della Esaltazione della Croce: Nm21,4-9; Sal 77; FiI2,6-11; Gv 3,13-17

 

Vangelo Gv 3, 13-17

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo Gesù disse a Nicodemo: "Nessuno è mai salito al cielo, fuorché il Figlio dell'uomo che è disceso dal cielo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna". Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui. Parola del Signore

 

“COME MOSE’ INNALZO’ IL SERPENTE NEL DESERTO, COSI’ BISOGNA CHE IL FIGLIO DI DIO SIA INNALZATO”. (Gv. 3,14)

Si può esaltare un simbolo di tortura inventato da uomini sadici per far soffrire e morire un altro uomo in modo lento e terribile? Si può ridurre una religione in nome del crocifisso ad una religione dove la sofferenza è al centro e sembra diventare l’unico mezzo per tenere buono un Dio che di essa sembra cibarsi?

La croce non è da esaltare in se stessa, la sofferenza non è mai gradita a Dio. Non rischiamo di far diventare la nostra religione simile a un qualcosa  che rischia di fermarsi al venerdì santo perché tutti abbiamo una sofferenza da condividere e ci piace l'idea che anche Dio la pensi come noi. La croce non è il segno della sofferenza di Dio, ma del suo amore. La croce è la manifestazione della serietà del suo bene per ciascuno di noi.

Fino a questo punto ha voluto amarci, perché altro è usare dolci e consolanti parole, altro inchiodarle a tre chiodi sospese fra cielo e terra. Esaltare la croce significa esaltare l'amore, esaltare la croce significa spalancare il cuore all'adorazione allo stupore. Così Gesù attira tutti a se. E al discepolo è chiesto di portare la sua croce, cioè non di sopportare le inevitabili sofferenze che la vita ci dona e che neppure al cristiano sono evitate, ma di portare l'amore nella vita, fino ad esserne crocifissi. La croce non è sinonimo di dolore ma di dono, dono adulto, virile, non melenso né affettato.

 

 

VENERDI’ 15 SETTEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

DONNA DI FEDE, MARIA, AIUTACI A TRASFORMARE TUTTO IN AMORE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: APRO DI TOUL, Santo, Vescovo 

Viene anche chiamato Aper o epvre o Evre. Era nato a Troyes, Fu vescovo di Toul e morì nel 507. Nell’VIII secolo gli fu dedicata una celebre abbazia benedettina.

Parola di Dio nella memoria della Beata Vergine Addolorata : Eb 5,7-9; Sal 70; Gv 19,25-27 opp. Lc 2,33-35

 

Vangelo Lc 2, 33-35

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e parlò a Maria, sua madre: "Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione perché siano svelati i pensieri di molti cuori. E anche a te una spada trafiggerà l'anima". Parola del Signore

 

“ANCHE A TE UNA SPADA TRAFIGGERA’ L’ANIMA”. (Lc. 2,35)

Leggendo questa pagina di Vangelo ed altri versetti che parlano di Maria, mi ha sempre confortato molto il fatto di scoprire che anche Giuseppe, anche la Madonna, hanno dovuto fare un cammino di fede come il nostro per comprendere gradualmente chi sia Gesù. Pensate: nell’annunciazione a Maria l’angelo le dice di fidarsi e che Colui che nascerà da Lei sarà “santo e Figlio di Dio”. La stessa cosa viene detta e Giuseppe. E loro si fidano. Rimangono stupiti alla nascita per il canto degli angeli, per la visita dei pastori: Gesù è allora davvero il Figlio di Dio, il messia atteso, Colui che libererà Israele? Adesso Simeone dice loro che Gesù sarà il segno discriminante per la salvezza o la dannazione degli uomini, per di più dice a Maria che la salvezza non avverrà attraverso un trionfo terreno di suo figlio ma attraverso un atto di amore che passerà attraverso la sofferenza del Figlio e di riflesso anche della madre. E Maria e Giuseppe “meditano queste cose nel loro cuore” e continuano a dare fiducia a Dio ripetendo il loro sì anche se, come noi, a volte non capiscono, anche se l’agire di Dio non sembra conforme ai parametri della religione. Dio è misterioso, ma Dio ama e anche la prova e la sofferenza nelle sue mani sono un atto di amore e nelle nostre possono diventarlo. Comprendiamo fino in fondo il dolore di una madre che vede morire il suo figlio, ancor di più il dolore di Maria che vede morire il Figlio di Dio sulla croce, ma siamo grati ad entrambi per il loro amore di donazione che ci salva.

 

 

SABATO 16 SETTEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE GESU’ VENGO A RICEVERTI NON PERCHE’ SONO BUONO MA PERCHE’ HO BISOGNO DI TE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: EUFEMIA, Vergine e Martire

E’ la figura di una giovane e bella ragazza martirizzata crudelmente nella persecuzione di Diocleziano nel 303 in Bitinia. E’ patrona delle città di Calatafimi, Parenzo e Verona.

Parola di Dio: 1Cor 10,14-22a; Sal 115; Lc 6,43-49

 

1^ Lettura 1 Cor 10, 14-22

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi

Miei cari, fuggite l'idolatria. Parlo come a persone intelligenti; giudicate voi stessi quello che dico: il calice della benedizione che noi benediciamo, non è forse comunione con il sangue di Cristo? E il pane che noi spezziamo, non è forse comunione con il corpo di Cristo? Poiché c'è un solo pane, noi, pur essendo molti, siamo un corpo solo: tutti infatti partecipiamo dell'unico pane. Guardate Israele secondo la carne: quelli che mangiano le vittime sacrificali non sono forse in comunione con l'altare? Che cosa dunque intendo dire? Che la carne immolata agli idoli è qualche cosa? O che un idolo è qualche cosa? No, ma dico che i sacrifici dei pagani sono fatti a demòni e non a Dio. Ora, io non voglio che voi entriate in comunione con i demòni; non potete bere il calice del Signore e il calice dei demòni; non potete partecipare alla mensa del Signore e alla mensa dei demòni. O vogliamo provocare la gelosia del Signore? Siamo forse più forti di lui? Parola di Dio

 

“NON POTETE BERE IL CALICE DEL SIGNORE E IL CALICE DEI DEMONI”. (1 Cor. 10,21)

Quando il catechismo ci insegnava a non ricevere la Comunione se siamo in peccato mortale voleva dirci proprio quanto ci suggerisce oggi San Paolo: come posso essere contemporaneamente in comunione con Gesù e con il demonio? Come posso dire di fidarmi di Gesù se poi vado dai maghi o metto la mia speranza in un oroscopo? Come posso dire di amare Dio che non vedo se non amo il prossimo che vedo? Come posso dire di essere una cosa sola con Gesù se poi nella mia vita sono gli interessi e i soldi a comandare?  “Ma allora, obietterà qualcuno, non posso mai fare la comunione in quanto in me c’è sempre almeno un po’ di peccato, di egoismo, di idolatria”.

Non dimentichiamo che l’Eucaristia, come tutti gli altri sacramenti, è “pane per il cammino” e non medaglia-premio per i buoni. Se scopro di non essere diviso definitivamente da Gesù, vado a riceverlo perché mi sostenga nella mia povertà, perché sia forza nella mia debolezza.

Noi nei confronti dell’Eucaristia, diventiamo dei “mangiapane a tradimento” non tanto quando la riceviamo indegnamente (e chi può dirsi degno di riceverla?) ma quando, dopo aver ricevuto il Corpo di Cristo, non ci impegniamo a realizzare il Corpo di Cristo, cioè l’unità e la comunione con tutti. Si dice comunemente: “andare a fare la comunione” ma si dovrebbe anche dire “andare e fare comunione”.

 

 

DOMENICA 17 SETTEMBRE: 24^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO B

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE GESU’, TU SEI IL MAESTRO E IO IL DISCEPOLO

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ARIANNA O ARIADNE, Santa, Martire

Sembra che fosse una schiava cristiana in Primnesso di Frigia. Accusata come fedele di Cristo nella persecuzione di Adriano o di Diocleziano fu martirizzata.

Parola di Dio: Is 50,5-9a; Sal 114; Gc 2,14-18; Mc 8,27-35

 

Vangelo Mc 8, 27-35

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo; e per via interrogava i suoi discepoli dicendo: "Chi dice la gente che io sia?". Ed essi gli risposero: "Giovanni il Battista, altri poi Elia e altri uno dei profeti". Ma egli replicò: "E voi chi dite che io sia?". Pietro gli rispose: "Tu sei il Cristo". E impose loro severamente di non parlare di lui a nessuno. E cominciò a insegnar loro che il Figlio dell'uomo doveva molto soffrire, ed essere riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, poi venire ucciso e, dopo tre giorni, risuscitare. Gesù faceva questo discorso apertamente. Allora Pietro lo prese in disparte, e si mise a rimproverarlo. Ma egli, voltatosi e guardando i discepoli, rimproverò Pietro e gli disse: "Lungi da me, satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini". Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: "Se qualcuno vuol venire dietro di me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del vangelo, la salverà". Parola del Signore

 

“ALLORA PIETRO PRESE IN DISPARTE GESÙ E SI MISE A RIMPROVERARLO”. (Mc. 8,32)

Pietro ha preso sul serio il suo ruolo di capo degli Apostoli, prima lasciando che lo Spirito Santo lo aiuti a riconoscere in Gesù il Messia e ora fidandosi talmente di se stesso da permettersi di rimproverare Gesù: “Insomma, Signore, proprio ora che le cose stanno mettendosi secondo i nostri (= miei) piani, tu cominci a parlare di morte, di sofferenza, di croce?”. E’ un vizio quello di Pietro che si è ripetuto spesso nei secoli e che si ripete nella nostra vita: far dire a Dio cose che Lui non ha detto, voler ridurre Dio alle nostre esigenze. Quante volte apertamente o velatamente dentro di noi rimproveriamo Dio! "Questo non dovevi permetterlo! Avresti dovuto premiare quell'altro! Ti ho pregato con tanta fede e non mi hai ascoltato!" E qualche volta arriviamo al punto da voler quasi essere noi al posto di Dio per fare le cose meglio di Lui.

E' patetico vedere l'atteggiamento di Pietro che con mille buone intenzioni sgrida Gesù ma dimostra unicamente di non aver ancora capito che il discepolo non può stare davanti al maestro, ma deve andargli dietro.

Penso che l'atteggiamento di Pietro si prolunghi ancora oggi e determini la radicale opposizione tra la mentalità di Cristo e quella di molti che pure si richiamano a Lui e per principio si definiscono suoi.

Non basta che i fini siano belli, che le intenzioni siano buone, lodevoli. Bisogna che i mezzi impiegati siano quelli adottati da Cristo.

Non basta che le battaglie siano giuste bisogna combatterle con i mezzi "poveri" scelti da Gesù: debolezza, umiliazione, sofferenza, sconfitta,opposizione da parte dei notabili di questo mondo. Non basta essere dalla parte di Dio, proclamare la sua gloria, rivendicare i suoi diritti. Occorre passare attraverso la stessa strada per la quale Lui è passato: la passione.

 

 

LUNEDI’ 18 SETTEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

TUO IL REGNO, TUA LA POTENZA, TUA LA GLORIA NEI SECOLI

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: FERREOLO DI LIMONGES, Santo, Vescovo

Nato a Limoges  verso il 520, fu fatto vescovo della sua città. Nel 579 sedò la rivolta di Limoges contro il re Chilperico I; prese parte al sinodo di Macon  e a quello di Clermont .  Morì nel 591.

Parola di Dio: 1Cor 11,17-26; Sal 39; Lc 7,1-10

 

1^ Lettura 1 Cor 11, 17-26

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi

Fratelli, non posso lodarvi per il fatto che le vostre riunioni non si svolgono per il meglio, ma per il peggio. Innanzi tutto sento dire che, quando vi radunate in assemblea, vi sono divisioni tra voi, e in parte lo credo. E' necessario infatti che avvengano divisioni tra voi, perché si manifestino quelli che sono i veri credenti in mezzo a voi. Quando dunque vi radunate insieme, il vostro non è più un mangiare la cena del Signore. Ciascuno infatti, quando partecipa alla cena, prende prima il proprio pasto e così uno ha fame, l'altro è ubriaco. Non avete forse le vostre case per mangiare e per bere? O volete gettare il disprezzo sulla chiesa di Dio e far vergognare chi non ha niente? Che devo dirvi? Lodarvi? In questo non vi lodo! Io, infatti, ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: "Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me". Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: "Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me". Ogni volta infatti che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la morte del Signore finché egli venga. Parola di Dio

 

“OGNI VOLTA CHE MANGIATE QUESTO PANE E BEVETE DI QUESTO CALICE, VOI ANNUNZIATE LA MORTE DEL SIGNORE FINCHE’ EGLI VENGA”.

(1Cor. 11,26)

Troppe volte noi pensiamo che la Messa sia una pia preghiera e che la Comunione sia un fatto intimistico e dimentichiamo che l’Eucaristia è per i cristiani, prima di tutto, l’annuncio concreto della morte e risurrezione di Cristo nel cammino di attesa del suo glorioso ritorno. La Messa non è quindi solo un insieme di preghiere o un chiedere al Signore, o un pio esercizio per diventare più bravi o per “pagare la tassa al Signore”. Non contano tanto le parole che diciamo noi ma il mistero della salvezza e della comunione in Cristo che ci riempie di gioia e di desiderio di fraternità.

Quando allunghiamo la mano e riceviamo la Comunione Eucaristica, noi facciamo la cosa più grande che un uomo possa fare: entriamo in comune unione con il nostro Dio e questo è il fine ultimo della nostra vita. Ma il tutto è reso possibile grazie alla morte e risurrezione per noi del Figlio di Dio. Ricevere Gesù non è solo un atto mistico ma un annuncio: Gesù ci ha regalato la sua vita attraverso la Passione e siccome la Comunione non è una cosa di pochi istanti ma è vita, facendo la Comunione noi siamo uniti a quel Corpo glorioso e sofferente, annunciamo il Salvatore e ci impegniamo ad uniformare la nostra vita alla sua passione, morte e risurrezione finché Egli porti a compimento la nostra Comunione definitiva nell’eternità. Fare la Comunione è l’atto di fede, di abbandono, di testimonianza più definitivo della nostra vita, per di più siglato nel Corpo e Sangue di chi ha dato la vita per noi.

 

 

MARTEDI’ 19 SETTEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

SII VICINO, O SIGNORE, A TUTTI COLORO CHE VIVONO LA SOFFERENZA, IL DUBBIO E LA PAURA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ABBONE DI METZ, Santo, Vescovo

Era nato in Aquitania tra il 565 e il 575. Fu un guerriero e combattè contro i barbari. Ebbe due figlie. Dopo una ferita e una guarigione miracolosa scelse gli ordini sacri. Diventò Vescovo di Metz nel 625 e resse questa diocesi fino al 643 circa.

Parola di Dio: 1Cor 12,12-14.27-31a; Sal 99; Lc 7,11-17

 

1^ Lettura 1 Cor 12, 12-14. 27-31

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi

Fratelli, come il corpo, pur essendo uno, ha molte membra e tutte le membra, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche Cristo. E in realtà noi tutti siamo stati battezzati in un solo Spirito per formare un solo corpo, Giudei o Greci, schiavi o liberi; e tutti ci siamo abbeverati a un solo Spirito. Ora il corpo non risulta di un membro solo, ma di molte membra. Se il piede dicesse: "Poiché io non sono mano, non appartengo al corpo", non per questo non farebbe più parte del corpo. E se l'orecchio dicesse: "Poiché io non sono occhio, non appartengo al corpo", non per questo non farebbe più parte del corpo. Se il corpo fosse tutto occhio, dove sarebbe l'udito? Se fosse tutto udito, dove l'odorato? Ora, invece, Dio ha disposto le membra in modo distinto nel corpo, come egli ha voluto. Se poi tutto fosse un membro solo, dove sarebbe il corpo? Invece molte sono le membra, ma uno solo è il corpo. Non può l'occhio dire alla mano: "Non ho bisogno di te"; né la testa ai piedi: "Non ho bisogno di voi". Anzi quelle membra del corpo che sembrano più deboli sono più necessarie; e quelle parti del corpo che riteniamo meno onorevoli le circondiamo di maggior rispetto, e quelle indecorose sono trattate con maggior decenza, mentre quelle decenti non ne hanno bisogno. Ma Dio ha composto il corpo, conferendo maggior onore a ciò che ne mancava, perché non vi fosse disunione nel corpo, ma anzi le varie membra avessero cura le une delle altre. Quindi se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme; e se un membro è onorato, tutte le membra gioiscono con lui. Ora voi siete corpo di Cristo e sue membra, ciascuno per la sua parte. Alcuni perciò Dio li ha posti nella Chiesa in primo luogo come apostoli, in secondo luogo come profeti, in terzo luogo come maestri; poi vengono i miracoli, poi i doni di far guarigioni, i doni di assistenza, di governare, delle lingue. Sono forse tutti apostoli? Tutti profeti? Tutti maestri? Tutti operatori di miracoli? Tutti possiedono doni di far guarigioni? Tutti parlano lingue? Tutti le interpretano? Aspirate ai carismi più grandi! Parola di Dio

 

"VOI SIETE IL CORPO DI CRISTO E SUE MEMBRA, CIASCUNO SECONDO LA PROPRIA PARTE". (1 Cor. 12,27)

Provate a pensare ad un coro. Se tutte le voci avessero lo stesso timbro, che povero coro! Provate a pensare ad un quadro: che monotonia se fosse tutto di un unico colore. Una comunità ha bisogno di tutti con le proprie differenziazioni per essere una vera comunità che raggiunge tutti e a tutti ha qualcosa da dare .La comunità ha bisogno di mistici e di uomini d'azione, di un teologo e di uno che sappia fare tutti i mestieri. Ha bisogno degli scoppi di voce dei rumorosi e della moderazione dei saggi. Ha bisogno del profeta che con i suoi rimproveri rammenti la via giusta ed ha bisogno di chi con pazienza e amore accoglie che coloro che tornano dopo aver sbagliato. Non c'è nessuno che non possa essere necessario e che non trovi in essa il suo pieno sviluppo. Il meraviglioso risultato di una vita comunitaria sta nel fatto che ciascuno abbia un posto e lo riempia, ma è necessario che, se uno dovesse andar via, quel posto, per il concorso di tutti, non rimanga totalmente vuoto.

Per Gesù ciascuno di noi è unico, amato personalmente. Lui ci accoglie e accetta con le nostre differenze, a ciascuno il Padre e lo Spirito hanno dato dei doni. Quanto sarebbe bello se tra noi cristiani si riuscissero a vedere le differenze non come un qualcosa che ci dividono, ma come doni che messi a disposizione ci rendono più ricchi e più disponibili.

 

 

MERCOLEDI’ 20 SETTEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, NULLA E’ IMPOSSIBILE A TE, NULLA E’ IMPOSSIBILE CON TE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ANDREA KIM TAEGON, Santo, Martire coreano

Andrea nato nel 1821 in Corea da una nobile famiglia cristiana, crebbe in un ambiente decisamente ispirato ai principi cristiani, il padre fu anche lui martire per la fede. Fu ordinato in segreto da mons. Ferréol. Nel 1846 il vescovo Ferréol lo incaricò di far pervenire delle lettere in Europa, tramite il vescovo di Pechino, ma durante il suo incontro con le barche cinesi, fu casualmente scoperto ed arrestato. Subì svariati interrogatori, rifiutando i tentativi di farlo apostatare, nonostante le atroci torture; alla fine venne decapitato il 16 settembre del 1846 a Seul; primo sacerdote martire della nascente Chiesa coreana.

Parola di Dio: 1Cor 12,31-13,13; Sal 32; Lc 7,31-35

 

1^ Lettura 1 Cor 12,31 - 13,13

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi

Fratelli, aspirate ai carismi più grandi! E io vi mostrerò una via migliore di tutte. Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sono come un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna. E se avessi il dono della profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza, e possedessi la pienezza della fede così da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sono nulla. E se anche distribuissi tutte le mie sostanze e dessi il mio corpo per esser bruciato, ma non avessi la carità, niente mi giova. La carità è paziente, è benigna la carità; non è invidiosa la carità, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell'ingiustizia, ma si compiace della verità. Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. La carità non avrà mai fine. Le profezie scompariranno; il dono delle lingue cesserà e la scienza svanirà. La nostra conoscenza è imperfetta e imperfetta la nostra profezia. Ma quando verrà ciò che è perfetto, quello che è imperfetto scomparirà. Quand'ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino. Ma, divenuto uomo, ciò che era da bambino l'ho abbandonato. Ora vediamo come in uno specchio, in maniera confusa; ma allora vedremo a faccia a faccia. Ora conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch'io sono conosciuto. Queste dunque le tre cose che rimangono: la fede, la speranza e la carità; ma di tutte più grande è la carità! Parola di Dio

 

“SE ANCHE PARLASSI LE LINGUE DEGLI UOMINI E DEGLI ANGELI, MA NON AVESSI LA CARITA', SONO COME UN BRONZO CHE RISUONA O UN CEMBALO CHE TINTINNA”. (1 Cor. 13,1)

Per seminare la speranza le parole non bastano. Sono necessarie scelte coraggiose e gesti concreti.

Molte persone con la testimonianza della loro vita hanno restituito la speranza a chi l’aveva perduta.

Anche tu puoi essere tra queste. Adoperarsi perché ogni nostro fratello sia sazio, abbia vestito e casa, abbia attenzioni, assistenza e cura in ogni situazione; perché ogni uomo abbia riconosciuta e rispettata la propria dignità, sia libero e possa sviluppare le sue capacità, abbia possibilità di lavorare e di esprimersi, di riposare e di comunicare...: è impegno che, quando nasce da un amore vero e sincero, diventa segno del regno di Dio che va compiendosi, segno che rivela e manifesta il volto di Dio attraverso i nostri rapporti fraterni e il volto vero del nostro prossimo. E soprattutto non dire mai: “non posso”. Ecco la testimonianza di un monaco:

“Non posso”. È una parola che pronunciamo con troppa leggerezza. È una parola micidiale.

È una parola che spesso liquida i problemi senza lasciarceli neppure affrontare.

È una parola che molto spesso uccide la nostra carità.

Ho ricevuto una lettera da un lebbrosario: è di una nostra sorella che vive tra i lebbrosi. Scriveva:
"Oggi ho avuto tanta forza da una scena che Dio mi ha messo sotto gli occhi: ho visto un povero lebbroso che non camminava più, un lebbroso che si trascinava senza gambe. L'ho visto aiutare un bambino poliomielitico a camminare. Il piccolo era aggrappato alle sue spalle e lui si trascinava carponi intorno alla capanna per farlo camminare. La scena mi ha fatto piangere".

Ha commosso anche me e ho chiesto perdono a Dio per tutte le volte che davanti ad una carità ho detto: non posso.

Ci siamo tanto abituati a quelle due parole che le portiamo in noi costantemente. È un cliché preparato al nostro egoismo.

Quando è che in realtà "non possiamo"?

Se non possiamo fare noi, possiamo almeno trovare chi farà per noi, se non possiamo fare oggi, possiamo fare domani. Se non possiamo fare tutto, possiamo almeno fare qualcosa.

È tremendo dire: non posso! È una ghigliottina della carità cristiana. Bisogna bandire quelle parole.
Quando non posso veramente, posso almeno calarmi nel bisogno del fratello e versare una lacrima con lui.

 

 

GIOVEDI’ 21 SETTEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

TU CI AMI. CI PERDONI, CI SALVI E CI CHIAMI, O SIGNORE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: GEROLFO, Santo, Martire

Una leggenda racconta che Gerolfo era un ragazzo vissuto nell’VIII secolo che era andato a ricevere la Cresima e al ritorno a casa fu martirizzato dal suo stesso padrino.

Parola di Dio nella festa di San Matteo Apostolo: Ef 4,1-7.11-13; Sal 18; Mt 9,9-13

 

Vangelo Mt 9, 9-13

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù passando vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco elle imposte, e gli disse: "Seguimi". Ed egli si alzò e lo seguì. Mentre Gesù sedeva a mensa in casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e si misero a tavola con lui e con i discepoli. Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: "Perché il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?". Gesù li udì e disse: "Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate dunque e imparate che cosa significhi: Misericordia io voglio e non sacrificio. Infatti non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori". Parola del Signore

 

“NON SONO VENUTO A CHIAMARE I GIUSTI, MA I PECCATORI”. (Mt. 9,13)

Nel Vangelo di oggi  Matteo stesso racconta la propria chiamata da parte di Gesù. San Gerolamo osservava che soltanto lui, nel suo Vangelo, indica se stesso con il proprio nome: Matteo; gli altri evangelisti, raccontando lo stesso episodio, lo chiamano Levi, il suo secondo nome, probabilmente meno conosciuto, quasi per velare il suo nome di pubblicano. Matteo invece insiste in senso contrario: si riconosce come un pubblicano chiamato da Gesù, uno di quei pubblicani poco onesti e disprezzati come collaboratori dei Romani occupanti.

Matteo non solo non ha paura di essere di scandalo ma  presenta se stesso come un peccatore amato, perdonato e chiamato, e così ci fa capire in che cosa consiste la vocazione di Apostolo. E’ prima di tutto grazia, dono libero che si fonda sul perdono.

Domandiamo al Signore di avere questo profondo sentimento della nostra pochezza e della sua grande misericordia; siamo peccatori perdonati. Anche se non avessimo coscienza di aver commesso peccati gravi, dobbiamo dire come sant'Agostino che Dio ci ha perdonato in anticipo i peccati che per sua grazia non abbiamo commesso. Tutti dunque possiamo ringraziare il Signore per la sua infinita misericordia e riconoscere la nostra povertà di peccatori perdonati, esultando di gioia per la bontà divina.

 

 

VENERDI’ 22 SETTEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

TU SEI LA RISURREZIONE E LA VITA, CHI CREDE IN TE NON MORIRA’ IN ETERNO

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: EMMERANO Santo

Era nato nel Poitou nel VII secolo. Pare sia stato vescovo di Poitiers, che poi lasciò per andare missionario in Baviera, fu vescovo di Ratisbona. Accusato falsamente di aver sedotto Otta, figlia del duca Uta fu fatto uccidere da Lautero, fratello della fanciulla.

Parola di Dio: 1Cor 15,12-20; Sal 16; Lc 8,1-3

 

1^ Lettura 1 Cor 15, 12-20

Dalla prima lettura di san Paolo apostolo ai Corinzi

Fratelli, se si predica che Cristo è risuscitato dai morti, come possono dire alcuni tra voi che non esiste risurrezione dei morti? Se non esiste risurrezione dai morti, neanche Cristo è risuscitato! Ma se Cristo non è risuscitato, allora è vana la nostra predicazione ed è vana anche la vostra fede. Noi, poi, risultiamo falsi testimoni di Dio, perché contro Dio abbiamo testimoniato che egli ha risuscitato Cristo, mentre non lo ha risuscitato, se è vero che i morti non risorgono. Se infatti i morti non risorgono, neanche Cristo è risorto; ma se Cristo non è risorto, è vana la vostra fede e voi siete ancora nei vostri peccati. E anche quelli che sono morti in Cristo sono perduti. Se poi noi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto in questa vita, siamo da compiangere più di tutti gli uomini. Ora, invece, Cristo è risuscitato dai morti, primizia di coloro che sono morti. Parola di Dio

 

“SE NON ESISTE RISURREZIONE DAI MORTI, NEANCHE CRISTO È RISUSCITATO”.(1Cor. 15,13)

La morte si tocca, si soffre, si vede; la risurrezione si spera e sembra più difficile crederle. Eppure anche di es­sa abbiamo innumerevoli prove: la pianta fa il seme, il seme muore nella terra e rinasce una nuova pianta; Cristo è stato sepolto ma la sua tomba è vuota; il Vangelo ci dice che Dio non è il Dio dei morti ma dei vivi; tante persone nella fede in Cristo hanno affrontato la morte con coraggio e con speranza. La risurrezione dei morti, dei nostri cari non la vediamo con i nostri occhi ma la possiamo vedere nella fede. Se non ci fosse risurrezione che senso avrebbe la nostra vita? Che senso avrebbe il messaggio Cristo se tutto finisse in un incidente o in una crisi cardiaca?

La speranza fa vivere. Se invece sparisce, il dubbio, le paure e talvolta la depressione si istallano. Davvero, allora, saremo sciocchi e poveri se avessimo speranze solo in questa vita. La speranza cristiana è la vera speranza perché essa trova in Dio la sua sorgente e il suo scopo e vede in Cristo morto e risorto la sua realizzazione. Mediante la sua morte e risurrezione Egli infatti ha vinto tutti i nostri nemici, il peccato e la morte. Egli pone nei nostri cuori la speranza della gloria, cioè la sicurezza di ottenere una pienezza d’amore nella presenza di Dio.

La speranza cristiana è associata alla pazienza e alla gioia perché essa ci conduce a rimettere a Dio il nostro avvenire. Essa ci dà uno sguardo lucido sullo stato di questo mondo; ci rende liberi di provare della compassione per le angosce altrui e di parlare e testimoniare Gesù. Ci permette di affrontare la morte con la certezza di essere poi per sempre con il nostro Signore.

 

 

SABATO 23 SETTEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

SULLA TUA PAROLA, SIGNORE, GETTERO’ LA RETE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ADAMANNO DI IONA, Santo, Abate  

Nacque in Irlanda nel 624. Entrò nel monastero di Iona fondato da San Colomba (che era anche suo parente). Nel 679 fu eletto abate. Morì il 23 settembre 704.

Parola di Dio: 1Cor 15,35-37.42-49; Sal 55; Lc 8,4-15

 

Vangelo Lc 8, 4-15

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, poiché una gran folla si radunava e accorreva a lui gente da ogni città, disse con una parabola: "Il seminatore uscì a seminare la sua semente. Mentre seminava, parte cadde lungo la strada e fu calpestata, e gli uccelli del cielo la divorarono. Un'altra parte cadde sulla pietra e appena germogliata inaridì per mancanza di umidità. Un'altra cadde in mezzo alle spine e le spine, cresciute insieme con essa, la soffocarono. Un'altra cadde sulla terra buona, germogliò e fruttò cento volte tanto". Detto questo, esclamò: "Chi ha orecchi per intendere, intenda!". I suoi discepoli lo interrogarono sul significato della parabola. Ed egli disse: "A voi è dato conoscere i misteri del regno di Dio, ma agli altri solo in parabole, perché vedendo non vedano e udendo non intendano. Il significato della parabola è questo: Il seme è la parola di Dio. I semi caduti lungo la strada sono coloro che l'hanno ascoltata, ma poi viene il diavolo e porta via la parola dai loro cuori, perché non credano e così siano salvati. Quelli sulla pietra sono coloro che, quando ascoltano, accolgono con gioia la parola, ma non hanno radice; credono per un certo tempo, ma nell'ora della tentazione vengono meno. Il seme caduto in mezzo alle spine sono coloro che, dopo aver ascoltato, strada facendo si lasciano sopraffare dalle preoccupazioni, dalla ricchezza e dai piaceri della vita e non giungono a maturazione. Il seme caduto sulla terra buona sono coloro che, dopo aver ascoltato la parola con cuore buono e perfetto, la custodiscono e producono frutto con la loro perseveranza". Parola del Signore

 

“IL SEMINATORE USCI' A SEMINARE LA SUA SEMENTE”. (Lc. 8,5)

Questo seminatore,oltre che essere Gesù, per grazia di Dio, è ciascuno di noi.

lo, sono uomo a cui Dio affida la Parola. lo, allora, devo essere uomo di speranza, perché si può solo seminare nella speranza. Se divento l’uomo del mugugno, del lamento, delle recriminazioni, della delusione, della stanchezza, della sfiducia, dello sconforto, vuol dire che non ho ancora capito quale sia il mio mestiere, che non è quello di raccogliere, ma di seminare. E seminare con abbondanza, senza calcoli meschini, senza esclusione. Devo sentirmi attirato anche dai sassi, devo districarmi in mezzo alle spine, devo frequentare la strada e non solo le confortevoli cappelle dei conventi. E’ necessario mi renda conto che non ho il diritto di selezionare i terreni e decidere io, in partenza, qual è quello buono. Là dove Dio mi mette, con ogni persona che incontro devo essere me stesso, cioè un innamorato di Dio che semina, come dice San Paolo, a tempo e fuori tempo.

E, soprattutto, e direi anche grazie al cielo, non dobbiamo essere noi a preoccuparci del risultato. Se il seme è buono, se lo hai gettato con fiducia, se lo hai bagnato con il sudore della tua fatica prima o poi porterà il suo frutto. Magari non con i tempi che tu vorresti, magari non proprio nella maniera che avresti desiderato, ma certamente porterà il frutto.

 

 

DOMENICA 24 SETTEMBRE: 25^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO B

Una scheggia di preghiera:

 

SOLO TU, SIGNORE, PUOI FARCI DEGNI DI TE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: CLEOFE, Santo, discepolo di Gesù

Cleofa, o Cleofe, o Alfeo, marito di Maria di Cleofa e forse fratello di San Giuseppe, era padre di Giacomo il Minore, di Giuseppe e di Simone. Fu tra i primi discepoli a rivedere il Signore dopo la risurrezione, come San Luca ci riferisce. Cleofa ed un suo condiscepolo erano sulla strada di Emmaus e Gesù si avvicinò spiegando loro le Scritture. Essi lo riconobbero solo quando, sedutisi a mensa con lui, Gesù prese del pane, lo benedisse e lo spezzò. Non si hanno altre informazioni sicure su di lui. Secondo la tradizione Cleofa venne trucidato in Emmaus per mano di Giudei, nella casa di compatrioti che lo detestavano perché andava predicando la Risurrezione di Cristo.

Parola di Dio: Sap 2,12.17-20; Sal 53; Gc 3,16-4,3; Mc 9,30-37

 

Vangelo Mc 9, 30-37

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù e i discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Istruiva infatti i suoi discepoli e diceva loro: "Il Figlio dell'uomo sta per esser consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma una volta ucciso, dopo tre giorni, risusciterà". Essi però non comprendevano queste parole e avevano timore di chiedergli spiegazioni. Giunsero intanto a Cafarnao. E quando fu in casa, chiese loro: "Di che cosa stavate discutendo lungo la via?". Ed essi tacevano. Per la via infatti avevano discusso tra loro chi fosse il più grande. Allora, sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: "Se uno vuol essere il primo, sia l'ultimo di tutti e il servo di tutti". E, preso un bambino, lo pose in mezzo e abbracciandolo disse loro: "Chi accoglie uno di questi bambini nel mio nome, accoglie me; chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato". Parola del Signore

 

“PER VIA AVEVANO DISCUSSO CHI FOSSE IL PIU’ GRANDE TRA LORO”. (Mc. 9,34)

Gesù annuncia la sua passione e morte. Gli apostoli invece che non comprendono discutono animatamente chiedendosi chi sia il più grande fra loro. Potremmo compatirli se noi fossimo esenti da queste debolezze, ma quante volte i nostri ragionamenti vertono su questa scala di pseudo-valori! L’uomo cerca la grandezza, ma dove pensa di trovarla non c‘è che la deformazione di sé. La vera grandezza non sta nell’essere primi, ma nell’essere a immagine e somiglianza di Dio, figli suoi. Allora è più grande chi ama di più, perché solo l’amore ci rende simili a Lui. Più ameremo, più saremo capaci di cose grandi. Più lavoreremo per il regno dei cieli, più la nostra pochezza sarà trasfigurata nelle realtà soprannaturali. Più viviamo il nostro amore consumandoci per il prossimo, più parteciperemo della identità divina. Non è discutendo sulla grandezza dell’uomo, che si diventa veramente grandi. La discussione impoverisce, impiccolisce, demolisce, crea confusione e sradica la radice della vera dignità. Ognuno di noi scopre che è grande non quando ragiona con i parametri del nostro mondo, ma quando incarna la Parola di Dio. La voglia di emergere sugli altri, la brama della supremazia che ci porta a dominare gli altri, non ci fa riconoscere negli altri dei fratelli da servire, ma degli avversari che ci tolgono il posto e ci fanno ombra. Dove c’è spirito di gelosia e contesa soffoca il cuore di bambino che è in noi. Se davvero voglio diventare grande devo fare come Gesù che da Dio annientò se stesso e si fece uomo per fare di noi i veri Figli di Dio.

 

 

LUNEDI’ 25 SETTEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

DONACI OCCHI PER VEDERE LE NECESSITA’ E LE SOFFERENZE DEI FRATELLI

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: GIOVANNI DI PENNA, Beato, Francescano

Nato a Penna San Giovanni in provincia di  Macerata verso il 1193, fu compagno di San Francesco dal 1213 e da lui venne mandato in Linguadoca (dopo il 1217) per la propagazione dell'ordine. Al suo ritorno ricoprì varie cariche nella congregazione e lavorò per la sistemazione politica della sua città, contribuendo alla stipulazione del patto tra i conti Aldobrandini e i suoi concittadini. Eretta Penna a libera repubblica (1248), Giovanni ne stese la carta costituzionale. Morì nel 1270

Parola di Dio: Pr 3,27-35; Sal 14; Lc 8,16-18

 

1^ Lettura Prv 3, 27-35

Dal libro dei Proverbi

Figlio mio: Non negare un beneficio a chi ne ha bisogno, se è in tuo potere il farlo. Non dire al tuo prossimo: "Và, ripassa, te lo darò domani", se tu hai ciò che ti chiede. Non tramare il male contro il tuo prossimo mentre egli dimora fiducioso presso di te. Non litigare senza motivo con nessuno, se non ti ha fatto nulla di male. Non invidiare l'uomo violento e non imitare affatto la sua condotta, perché il Signore ha in abominio il malvagio, mentre la sua amicizia è per i giusti. La maledizione del Signore è sulla casa del malvagio, mentre egli benedice la dimora dei giusti. Dei beffardi egli si fa beffe e agli umili concede la grazia. I saggi possiederanno onore ma gli stolti riceveranno ignominia. Parola di Dio

 

"NON NEGARE UN BENEFICIO A CHI NE HA BISOGNO, SE È IN TUO POTERE DI FARLO. NON DIRE AL TUO PROSSIMO: "VA' RIPASSA, TE LO DARO' DOMANI, SE TU HAI CIO' CHE TI CHIEDE". (Pr. 3,27-28)

Un commento di don Tonino Bello:

Nella preghiera eucaristica troviamo questa frase:"Signore, donaci occhi per vedere le necessità e le sofferenze dei fratelli...". Essa ci suggerisce tre cose.

Anzitutto che, a fare problema, più che le "nuove povertà", sono gli "occhi nuovi" che ci mancano. Molte povertà sono "provocate" proprio da questa carestia di occhi nuovi che sappiano vedere. Gli occhi che abbiamo sono troppo antichi. Fuori uso. Sofferenti di cataratte. Appesantiti dalle Diottrie. Resi strabici dall'egoismo. Fatti miopi dal tornaconto. Si sono ormai abituati a scorrere indifferenti sui problemi della gente. Sono avvezzi a catturare più che a donare. Sono troppo lusingati da ciò che "rende" in termini di produttività. Sono così vittime di quel male oscuro dell'accaparramento, che seleziona ogni cosa sulla base dell'interesse personale. A stringere, ci accorgiamo che la colpa di tante nuove povertà sono questi occhi vecchi che ci portiamo addosso. Di qui, la necessità di implorare "occhi nuovi". Se il Signore ci favorirà questo trapianto, il malinconico elenco delle povertà si decurterà all'improvviso, e ci accorgeremo che, a rimanere in lista d'attesa, saranno quasi solo le povertà di sempre.

Ed ecco la seconda cosa che ci viene suggerita dalla preghiera della Messa. Oltre alle miserie nuove "provocate" dagli occhi antichi, ce ne sono delle altre che dagli occhi sono "tollerate". Miserie, cioè, che è arduo sconfiggere alla radice, ma che sono egualmente imputabili al nostro egoismo, se non ci si adopera perché vengano almeno tamponate lungo il loro percorso degenerativo. Sono nuove anch'esse, nel senso che oggi i mezzi di comunicazione ce le sbattono in prima pagina con una immediatezza crudele che prima non si sospettava neppure. Basterà pensare alle vittime dei cataclismi della storia e della geografia. Ai popoli che abitano in zone colpite sistematicamente dalla siccità. Agli scampati da quelle bibliche maledizioni della terra che ogni tanto si rivolta contro l'uomo. Alle turbe dei bambini denutriti. Ai cortei di gente mutilata per mancanza di medicine e di assistenza. Anche per queste povertà ci vogliono occhi nuovi. Che non spingano, cioè, la mano a voltar pagina o a cambiare canale, quando lo spettacolo inquietante di certe situazioni viene a rovinare il sonno o a disturbare la digestione.

E infine ci sono le nuove povertà che dai nostri occhi, pur lucidi di pianto, per pigrizia o per paura vengono "rimosse". Si tratta di quelle nuove povertà che sono frutto di combinazioni incrociate tra le leggi perverse del mercato, gli impianti idolatrici di certe rivoluzioni tecnologiche, e l'olocausto dei valori ambientali, sull'altare sacrilego della produzione. Ecco allora la folla dei nuovi poveri, dagli accenti casalinghi e planetari. Sono, da una parte, i terzomondiali estromessi dalla loro terra. I popoli della fame uccisi dai detentori dell'opulenza. Le tribù decimate dai calcoli economici delle superpotenze. Le genti angariate dal debito estero. Ma sono anche i fratelli destinati a rimanere per sempre privi dell'essenziale: la salute, la casa, il lavoro, la partecipazione. Sono i pensionati con redditi bassissimi. Sono i lavoratori che, pur ammazzandosi di fatica, sono condannati a vivere sott'acqua e a non emergere mai a livelli di dignità. Di fronte a questa gente non basta più commuoversi. Non basta medicare le ustioni a chi ha gli abiti in fiamme. I soli sentimenti assistenziali potrebbero perfino ritardare la soluzione del problema. Occorre chiedere "occhi nuovi".

"Donaci occhi per vedere le necessità e le sofferenze dei fratelli. Occhi nuovi, Signore. Non cataloghi esaustivi di miserie, per così dire, alla moda. Perché, fino a quando aggiorneremo i prontuari allestiti dalle nostre superficiali esuberanze elemosiniere e non aggiorneremo gli occhi, si troveranno sempre pretestuosi motivi per dare assoluzioni sommarie alla nostra imperdonabile inerzia.  Donaci occhi nuovi, Signore".

 

 

MARTEDI’ 26 SETTEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

MARIA, RENDICI VERI DISCEPOLI DI TUO FIGLIO

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: GIOVANNI DI MEDA, Santo

Era nato a Meda vicino a Milano, alla fine dell’XI secolo  e apparteneva alla famiglia Oldrati Secondo una tradizione leggendaria, fu il  fondatore a Milano del primo ordine degli umiliati. Avrebbe inoltre fondato vari monasteri in Lombardia (Santa Maria in Rondineto presso Como, ecc.). Morì nel 1159.

Parola di Dio: Pr 21,1-6.10-13;SaI 118; Lc 8,19-21

 

Vangelo Lc 8, 19-21

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, andarono a trovare Gesù la madre e i fratelli, ma non potevano avvicinarlo a causa della folla. Gli fu annunziato: "Tua madre e i tuoi fratelli sono qui fuori e desiderano vederti". Ma egli rispose: "Mia madre e miei fratelli sono coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica". Parola del Signore

 

“ANDARONO A TROVARE GESÙ LA MADRE E I FRATELLI, MA NON POTEVANO AVVICINARLO A CAUSA DELLA FOLLA”.(Lc. 8,19)

Gesù, Colui che si farà Pane per noi, nella sua vita terrena “si fa mangiare dalla folla”. Molti, per motivi diversi, vanno da Gesù e Lui li accoglie tutti. Ma c’è talmente tanta gente che neanche Maria, sua Madre, riesce ad avvicinarlo. Mi piace questa Madre del Figlio di Dio che si mette in coda con tutti quelli che vanno da Gesù, non fa valere le sue prerogative. Maria segue Gesù da lontano, non interferisce, chiede permesso per poter parlare con suo Figlio. E Gesù loda sua Madre, non per il merito di averlo generato, ma per il fatto che ascolta con umiltà e mette in pratica la sua parola. E proprio approfittando di  questo fatto che Gesù vuol farci capire che valorizza al massimo la parentela, ma non solo quella del sangue (che sotto un certo aspetto non abbiamo scelto noi) ma che con Lui assume dei connotati nuovi. Maria è parente di Gesù perché lo ha generato alla vita terrena, perché con Lei c’è un legame profondo di figlio e madre, ma Maria è ancora più Madre di Gesù proprio perché Lei, nella sua semplicità ma nella sua fede profonda, ha accolto non solo un Figlio, ma il Figlio di Dio, perché è la prima discepola nel mettersi ad ascoltare e vivere la Parola di suo Figlio. E noi possiamo diventare: “madre e fratelli di Gesù” se anche noi ci mettiamo in ascolto di Lui per poi realizzare con Lui il suo Regno. Però ci sono tanti modi di ascoltare: posso ascoltare, sentire dei suoni, ma non comprenderli (ad esempio quando uno parla una lingua da me non conosciuta o quando non conosco i termini che usa), si può far finta di ascoltare e pensare ad altro (metodo molto usato specialmente da chi vuol perseguire i propri interessi); si può non capire il senso delle parole altrui perché molto diverse dal nostro modo di intendere; si può capire, magari anche dare ragione, ma poi o dimenticare o passare oltre.

Anche in questo Maria può insegnarci molto. Anche lei non capiva tutto, ma ascoltava, registrava, “teneva nel cuore”, “meditava”. Lei era sicura di suo Figlio: anche davanti ad un apparente diniego dice sicura ai servi di Cana: “Fate quello che Egli vi dirà”; è una che non perde le occasioni, è una che c’è nei momenti più importanti; non è una che si appropria di Gesù, ma sa mettersi in fila come gli altri. Sia proprio Lei ad insegnarci ad ascoltare e a gioire della nuova parentela che ci unisce al Figlio di Dio.

 

 

MERCOLEDI’ 27 SETTEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

LA TUA FORZA, GESU’ CI AIUTI A COMBATTERE IL MALE IN NOI E ATTORNO A NOI

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: FLAVIANO I DI ANTIOCHIA; Santo, Patriarca

Era nato ad Antiochia verso il 310. Dedicatosi sin dalla giovinezza alla vita religiosa fu, insieme con l'amico Diodoro di Tarso, accanito avversario degli ariani. Alla morte di Melezio, il concilio di Costantinopoli lo designò come successore della sede di Antiochia. Delegato presso l'imperatore nel 386, riuscì a risparmiare agli abitanti di Antiochia il castigo del quale erano stati minacciati in seguito a una ribellione. Dotto e santo vescovo guidò con amore i suoi concittadini. Morì nel 404.

Parola di Dio: Pr 30,5-9; Sal 118; Lc 9,1-6

 

Vangelo Lc 9, 1-6

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù chiamò a sé i Dodici e diede loro potere e autorità su tutti i demoni e di curare le malattie. E li mandò ad annunziare il regno di Dio e a guarire gli infermi. Disse loro: "Non prendete nulla per il viaggio, né bastone, né bisaccia, né pane, né denaro, né due tuniche per ciascuno. In qualunque casa entriate, là rimanete e di là poi riprendete il cammino. Quanto a coloro che non vi accolgono, nell'uscire dalla loro città, scuotete la polvere dai vostri piedi, a testimonianza contro di essi". Allora essi partirono e giravano di villaggio in villaggio, annunziando dovunque la buona novella e operando guarigioni. Parola del Signore

 

“ESSI PARTIRONO ANNUNZIANDO DOVUNQUE LA BUONA NOVELLA OPERANDO GUARIGIONI”. (Lc. 9,6)

Gesù non dà agli apostoli il potere di assoggettare gli uomini, ma di servirli, liberandoli dai loro mali fisici, morali e spirituali.

Il male è il primo nemico dell’uomo: il cristiano deve combatterlo e vincerlo.

Il comando di non portare nulla con sé richiede agli apostoli povertà di mezzi, prontezza e disponibilità. Gesù non ricorda loro l’oggetto dell’annuncio perché dovrebbe essere ovvio: il regno di Dio udito e visto in Gesù, ossia Gesù stesso. Ciò che non è ovvio, e su cui Gesù insiste, è il "come" deve vivere e presentarsi colui che l’annuncia. Egli non deve contraddire con la vita ciò che annuncia con la bocca.

Mi sono chiesto che cosa significhi, per un cristiano di oggi essere missionario, anche perché stando al Vangelo è impossibile essere cristiani senza essere missionari. Ho abbozzato alcune risposte.

Potrebbe essere per tutti il partire, l’andare a predicare casa per casa, un po’ come intendono i Testimoni di Geova? Potrebbe essere l’organizzare, nel nome della fede, delle iniziative uma­nitarie che coinvolgano un po’ tutti i cristiani?

Che cosa ha fatto Gesù? Non ha fondato scuole di predicatori, non ha creato fondazioni umanitarie per abolire la fame del mondo: ha convinto alcuni cuori, che riconoscendo con gioia in Lui il Salvatore, hanno cominciato a dirlo con parole e con fatti ad altri. Se io incontro un prete mestierante, un cristiano che non ha niente da dire se non riti e abitudini, una istituzione umanitaria ormai spenta, di certo non scopro la novità di Cristo. Ma se incontro un prete peccatore ma innamorato di Gesù, un cristiano magari neanche troppo pio ma disponibile a condividere una sofferenza e una gioia, un’organizzazione che cerca di aiutare l’uomo senza perdersi in troppi burocratismi, il Vangelo lo vedo vissuto.

 

 

GIOVEDI’ 28 SETTEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

SOLO IN TE, O DIO, E’ OGNI MIO VANTO

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: BONFIGLIO, Santo, Vescovo  

Nato verso il 1040 a Osimo, nelle Marche, da nobile famiglia, Bonfiglio entrò nell'abbazia di Santa Maria di Storaco di cui, più tardi, divenne abate. Fu vescovo di Foligno e succedette ad Azzo verso il 1070. Bonfiglio, già vescovo, partecipò alla crociata in Terra Santa, dove rimase dal 1096 al 1104, conducendo vita penitente in solitudine perfetta; rientrato in Italia, si recò a Roma, poi tornato alla sua diocesi di Foligno, la trovò occupata dal giovane vescovo Andrea, nominato dal papa alla richiesta del popolo che da molto tempo non aveva più notizie dal loro vescovo precedente. Bonfiglio ne riconobbe umilmente l'elezione e si ritirò nell'abbazia di Storaco. Qui, alcuni suoi monaci gli resero la vita impossibile e Bonfiglio costretto a fuggire nell'eremo di Nostra Signora della Fara, in diocesi di Cingoli, morì, logorato dall'austerità e dalla penitenza, il 27 Settembre 1115.

Parola di Dio: Qo 1,2-11; Sal 89; Lc 9,7-9

 

1^ Lettura Qo 1, 2-11

Dal libro del Qoelet

Vanità delle vanità, dice Qoèlet, vanità delle vanità, tutto è vanità. Quale utilità ricava l'uomo da tutto l'affanno per cui fatica sotto il sole? Una generazione va, una generazione viene ma la terra resta sempre la stessa. Il sole sorge e il sole tramonta, si affretta verso il luogo da dove risorgerà. Il vento soffia a mezzogiorno, poi gira a tramontana; gira e rigira e sopra i suoi giri il vento ritorna. Tutti i fiumi vanno al mare, eppure il mare non è mai pieno: raggiunta la loro mèta, i fiumi riprendono la loro marcia. Tutte le cose sono in travaglio e nessuno potrebbe spiegarne il motivo. Non si sazia l'occhio di guardare né mai l'orecchio è sazio di udire. Ciò che è stato sarà e ciò che si è fatto si rifarà; non c'è niente di nuovo sotto il sole. C'è forse qualcosa di cui si possa dire: "Guarda, questa è una novità"? Proprio questa è gia stata nei secoli che ci hanno preceduto. Non resta più ricordo degli antichi, ma neppure di coloro che saranno si conserverà memoria presso coloro che verranno in seguito. Parola di Dio

 

"VANITA’ DELLE VANITA’, DICE QOELET, VANITA’ DELLE VANITA’, TUTTO E’ VANITA’". (Qo. 1,2)

Ci può stare un pessimista nella Bibbia? Pensando al messaggio di amore e di speranza in essa contenuto si direbbe di no, eppure noi troviamo autori come questo Qoelet che sembra dirci che nella vita non c’è nulla che valga la pena di essere vissuto.

Se noi, però leggiamo tra le righe e con l’aiuto del senso di tutta la Bibbia, scopriamo che Qoelet voleva soprattutto metterci in guardia contro un errore ricorrente nei secoli e che sembra essere comune a tanti contemporanei: quello di pensare che l’uomo con la sua intelligenza e con la sua scienza riesca a dare una risposta a tutti gli interrogativi pratici e ideologici del suo esistere.

Crediamo di aver scoperto la comunicazione totale (vedi: stampa, telecomunicazioni, Internet…) e ci troviamo in un mondo di chiacchiere e di rumori; pensiamo di esserci liberati dalla ‘schiavitù’ di Dio e ci troviamo prigionieri di migliaia di idoli costruiti con le nostre stesse mani; abbiamo trovato medicine per vincere certi mali e ne sono apparsi altri; abbiamo soldi per comprare tutto, eccetto la felicità; progettiamo cibi transgenici e diciamo di farlo per sfamare ogni uomo della terra, e non siamo capaci di spezzare la nostra abbondante fetta di torta che è tolta proprio a coloro che oggi muoiono di fame;  costruiamo scudi stellari che ci difendano dalla pazzia di altri armati fino ai denti, come noi; abbiamo ‘vinto l’atomo, e viviamo nella paura atomica; andiamo a spasso nell’universo e basta un monsone per uccidere centinaia di uomini-topi sotterrati dalle macerie di una discarica che il consumismo ha riempito. Abbiamo trovato filosofie altisonanti e non ci hanno soddisfatto; abbiamo ‘introspettato’ e molti sono finiti sul lettino dello psicanalista per ‘rimuovere’, ‘andare a fondo’ e spesso ritrovarsi con più problemi di prima; siamo andati verso il ‘magico oriente’,  abbiamo detto di riscoprire religioni intime, naturali e non facciamo che rifriggere malamente cose vecchie di secoli… Ma allora, scienza e progresso servono?

Io non sono ‘pessimista’ come Qoelet: ammiro l’uomo, il suo ingegno, apprezzo le invenzioni, approfitto del buono e del comodo che esse mi danno, credo nella ricerca sincera dell’intelletto… ma so di essere un moscerino, so che la mia salvezza, il mio senso, non dipendono dalle cose, dalle invenzioni, dalle ultime ricerche filosofiche o psicologiche o dalle ultime trovate religiose…

Solo il mio Creatore sa tutto, è tutto. E se Gesù me lo presenta come Padre, credo in Lui.

 

 

VENERDI’ 29 SETTEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

SANTI ANGELI DI DIO CONDUCETEMI A VEDERE IL SUO VOLTO

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: CIRIACO, Santo, Anacoreta in Palestina  

Era nato nel 449 a Corinto, cercò la perfezione cristiana tra i monaci della Palestina. Visse per quasi novant’anni vita monastica in veri eremi pur intervenendo nelle discussioni teologiche dell’epoca.

Parola di Dio nella festa dei Santi Arcangeli Michele, Raffaele e Gabriele: Dn 7,9-10.13-14  opp. Ap 12,7-12; Sal 137; Gv 1,47-51

 

Vangelo Gv 1, 47-51

Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: "Ecco davvero un Israelita in cui non c'è falsità". Natanaèle gli domandò: "Come mi conosci?". Gli rispose Gesù: "Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto il fico". Gli replicò Natanaèle: "Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d'Israele!". Gli rispose Gesù: "Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto il fico, credi? Vedrai cose maggiori di queste!". Poi gli disse: "In verità, in verità vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sul Figlio dell'uomo". Parola del Signore

 

“VEDRETE IL CIELO APERTO E GLI ANGELI DI DIO SALIRE E SCENDERE SUL FIGLIO DELL’UOMO”. (Gv. 1,51)

Gli angeli nella visione biblica e cristiana sono tutt’altro che fantasie teologiche medievali, sono presenze al servizio di Dio e per questo al servizio degli uomini.

Non sono coloro che debbono risolvere tutti i problemi degli uomini ma coloro che ci richiamano a valori trascendenti, coloro che ci indicano una strada, coloro che ci insegnano a combattere contro tutto quello che si oppone al progetto di salvezza di Dio nei nostri confronti.

Non mi sento un povero stupido se credo agli angeli, ci ha creduto Gesù.

Mi pare invece molto bello avere in essi, che già vedono il volto di Dio, degli amici preziosi che mi aiutano a trovare la strada per arrivare fino a Lui.

I tre Arcangeli che festeggiamo oggi sono il segno della presenza di Dio nella storia del suo popolo. Michele: “chi come Dio?” è colui che combatte il nemico e protegge il popolo di Dio. Allora lo invoco nella lotta quotidiana contro le tentazioni e il male.

Gabriele: “la forza di Dio” è il mes­saggero dei progetti di Dio. Chiedo il suo aiuto perché la Parola di Dio sia segno di gioia e salvezza per me e perché la mia vita possa essere buon annuncio dell’amore di Dio.

Raffaele: “Dio lo ha curato” è colui che accompagna nel cammino della vita, e allora lo invoco perché i miei passi quotidiani siano indirizzati verso Colui che mi viene incontro per salvarmi.

 

 

SABATO 30 SETTEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

GESU’: AMORE CROCIFISSO PER NOI!

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ANDREA DI ANTIOCHIA, Beato

Nacque ad Antiochia da famiglia normanna nel 1268. Entrò tra i Canonici di Sant’Agostino che erano addetti al Santo Sepolcro. Fu poi inviato a visitare le case agostiniane in Italia, in Polonia e in Francia, Fu proprio durante uno di questi spostamenti che morì ad Annecy nel 1360.

Parola di Dio: Qo 11,9-12,8; Sal 89; Lc 9,43b-45

 

Vangelo Lc 9, 44-45

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, mentre tutti erano pieni di meraviglia per tutte le cose che faceva, Gesù disse ai suoi discepoli: "Mettetevi bene in mente queste parole: Il Figlio dell'uomo sta per esser consegnato in mano degli uomini". Ma essi non comprendevano questa frase; per loro restava così misteriosa che non ne comprendevano il senso e avevano paura a rivolgergli domande su tale argomento. Parola del Signore

 

“MA ESSI NON COMPRENDEVANO” (Lc. 9,45)

Gesù annuncia chiaramente, per la seconda volta, la sua morte, ma i discepoli non capiscono e non vogliono capire ciò che egli dice. Hanno appena assistito al miracolo della guarigione dell’epilettico-indemoniato e preferiscono rimanere in questa atmosfera trionfalistica di successo che entrare in previsioni disastrose per il Maestro e, di conseguenza, disastrose e funeree anche per loro.

La sua azione vittoriosa sul demonio ha suscitato ammirazione, la sua passione suscita incomprensione.

Credere a Gesù può anche essere esaltante, ed è bello. Ma credere a Gesù che annuncia non di conquistare il mondo, ma di andare a finire su una croce come l’ultimo dei briganti, non è facile.

Credere a Gesù che ci parla di gioia, di paradiso, è entusiasmante, ma credere quando ti scontri con il dolore, quando cerchi di conciliare la morte di un bambino o di un innocente con la bontà del Padre, non è così semplice.

Il comportamento degli apostoli, che preferiscono non sapere e non vedere, piuttosto che rendersi conto e affrontare le situazioni scomode, è una tattica troppo frequente anche nella nostra vita e all’interno della Chiesa.

Si preferiscono le cose sbalorditive e le situazioni trionfalistiche invece dell’annuncio dell’umiliazione di Cristo fatto obbediente fino alla morte di croce.

Essere cristiani, discepoli di Cristo, non significa aver capito tutto. Dopo il battesimo, dopo il catechismo, dopo anni che magari sei prete ed hai predicato ad altri Gesù, non hai la garanzia di sapere tutto, ogni giorno anche tu, come tutti gli altri, sei alla ricerca davanti al mistero di Gesù, puoi incorrere in errori, devi ancora e sempre interrogarti.

Anche il ministero della Chiesa, pur con la sua infallibilità sui dogmi della fede, non è esente dalla ricerca, dagli errori temporali, dalla gioia di un incontro sempre nuovo con il suo Salvatore.

E, notiamolo, Gesù non si spaventa delle incomprensioni e degli errori degli apostoli, non li caccia via perché non ci arrivano, continua a camminare con loro, si fida ugualmente di loro, affida se stesso e la sua Parola a loro.

Mettersi a seguire Cristo non è trovare automaticamente Lui e le risposte ad ogni quesito e aspetto della vita, è invece la bellissima e gioiosa avventura del tentare e ritentare, dell’aprirsi a Lui ogni giorno.

Che un filosofo o un teologo, blaterando, cerchino di spiegare ad un malato il perché della sofferenza, non cambia di una virgola la sofferenza del malato; se qualcuno con amore, servizio, disponibilità si fa parte della sofferenza del malato, anche questo non cambia la sofferenza del malato, ma lo aiuta, non lo fa sentire solo, gli dà conforto.

Gesù ha fatto proprio così.

     
     
 

Archivio