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SCHEGGE E SCINTILLE

PENSIERI, SPUNTI, RIFLESSIONI
DALLA PAROLA DI DIO E DALLA VITA

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a cura di: don_franco_locci@libero.it

 

AGOSTO 2006

 

MARTEDI’ 1 AGOSTO

Una scheggia di preghiera:

 

PERDONACI, SIGNORE, PER LA GLORIA DEL TUO NOME

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: PELLEGRINO, Santo 

Vissuto nel VII secolo, era figlio di un re Irlandese. Lasciando il suo potere si fece pellegrino (di qui il suo nome) in Terrasanta, nell’Oriente, in Italia. Qui si fermò, oltre l’Abetone e fece santa vita eremitica fino alla sua morte avvenuta nel 643.

Parola di Dio: Ger 14,17-22; Sal 78; Mt 13,36-43

 

1^ Lettura Ger 14, 17-22

Dal libro del profeta Geremia.

"I miei occhi grondano lacrime notte e giorno, senza cessare, perché da grande calamità è stata colpita la figlia del mio popolo, da una ferita mortale. Se esco in aperta campagna, ecco i trafitti di spada; se percorro la città, ecco gli orrori della fame. Anche il profeta e il sacerdote si aggirano per il paese e non sanno che cosa fare. Hai forse rigettato completamente Giuda, oppure ti sei disgustato di Sion? Perché ci hai colpito, e non c'è rimedio per noi? Aspettavamo la pace, ma non c'è alcun bene, l'ora della salvezza ed ecco il terrore! Riconosciamo, Signore, la nostra iniquità, l'iniquità dei nostri padri: abbiamo peccato contro di te. Ma per il tuo nome non abbandonarci, non render spregevole il trono della tua gloria. Ricordati! Non rompere la tua alleanza con noi. Forse fra i vani idoli delle nazioni c'è chi fa piovere? O forse i cieli mandano rovesci da sé? Non sei piuttosto tu, Signore nostro Dio? In te abbiamo fiducia, perché tu hai fatto tutte queste cose". Parola di Dio

 

“DA GRANDE CALAMITA’ E’ STATA COLPITA LA FIGLIA DEL MIO POPOLO”. (Ger 14,17)

I luoghi comuni sono terribili e spesso, anche inconsapevolmente, ci caschiamo dentro. Provate ad entrare in un “salotto-bene”, fermatevi sulla piazza del paese tra gli uomini che se la contano o partecipate alle chiacchiere delle massaie che fanno la coda ai banchi del mercato e sempre sentirete o parteciperete a discorsi che dicono che mai come in quest’epoca ci sono state tante difficoltà, che il mondo va al contrario, che non ci sono più le cose buone di una volta, che oggi tutto è più difficile…Pensate, neanche i profeti erano esenti da questo modo di pensare, e questo accadeva qualche migliaio di anni fa. Dunque ogni epoca sottolinea le proprie difficoltà, i propri peccati, i propri desideri… Ma quello che credo sia importante non è tanto stabilire se le cose andavano meglio o peggio cinquant’anni fa, è invece cercare di far fuoco con la legna disponibile.

Perché già i profeti rischiavano di essere profeti di sventura, pronti ad evidenziare il male e i peccati del popolo? Perché esprimevano la volontà di Dio che non è quella di condannare se non in ultima istanza, ma quella di offrire sempre una possibilità di conversione e di salvezza.

La nostra preoccupazione di credenti non deve essere quella di vedere se oggi ci sia più o meno fede di una volta, se oggi il male sia in aumento o sia in diminuzione, è quella di dare il nostro contributo affinché nella situazione di oggi (non in quella di ieri o dell’altro ieri) possa aumentare il bene e Dio possa trovare il suo posto. C’è ancora spazio per i profeti! Non tanto per puntare il dito e accusare, ma per offrire la possibilità di incontrare la misericordia di Dio.

 

 

MERCOLEDI’ 2 AGOSTO

Una scheggia di preghiera:

 

PARLA, SIGNORE, PERCHE’ IL TUO SERVO TI ASCOLTA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: PIETRO GIULIANO EYMARD, Santo fondatore.

Pietro Giuliano Eymard, santo, fondatore della Congregazione dei padri Sacramentini, nacque a La Mure d’Isère il 4 febbraio 1811. Sempre nello stesso luogo morì il 1 agosto 1868. Fu canonizzato il 9 dicembre 1962.

Parola di Dio: Ger 15,10.16-21; Sal 58; Mt 13,44-46

 

1^ Lettura Ger 15,10.16-21

Dal libro del profeta Geremia.  

Me infelice, madre mia, che mi hai partorito oggetto di litigio e di contrasto per tutto il paese! Non ho preso prestiti, non ho prestato a nessuno, eppure tutti mi maledicono. Quando le tue parole mi vennero incontro, le divorai con avidità; la tua parola fu la gioia e la letizia del mio cuore, perché io portavo il tuo nome, Signore, Dio degli eserciti. Non mi sono seduto per divertirmi nelle brigate di buontemponi, ma spinto dalla tua mano sedevo solitario, poiché mi avevi riempito di sdegno. Perché il mio dolore è senza fine e la mia piaga incurabile non vuol guarire? Tu sei diventato per me un torrente infido, dalle acque incostanti. Ha risposto allora il Signore: "Se tu ritornerai a me, io ti riprenderò e starai alla mia presenza; se saprai distinguere ciò che è prezioso da ciò che è vile, sarai come la mia bocca. Essi torneranno a te, mentre tu non dovrai tornare a loro, ed io, per questo popolo, ti renderò come un muro durissimo di bronzo; combatteranno contro di te ma non potranno prevalere, perché io sarò con te per salvarti e per liberarti. Oracolo del Signore. Ti libererò dalle mani dei malvagi e ti riscatterò dalle mani dei violenti ". Parola di Dio

 

“QUANDO LE TUE PAROLE MI VENNERO INCONTRO, LE DIVORAI CON AVIDITA'; LA TUA PAROLA FU LA GIOIA E LA LETIZIA DEL MIO CUORE”.

(Ger. 15,16)

Chi mi conosce personalmente lo sa: sono stato e sono ancora un “divoratore di libri”. Fin da ragazzo tutto ciò che era scritto, storia, romanzi, scienza mi attirava; volevo conoscere, giocare con chi aveva scritto quelle pagine, appropriarmi di alcuni pensieri... Non lo rimpiango, anche se mi accorgo che il rapporto diretto con le persone e con la vita è più importante e coinvolgente di quello delle pagine di un libro. Ma la Parola di Dio, il suo studio, il suo commento, se fatto con fede, raccoglie entrambi questi aspetti: è Dio che attraverso la storia ti parla, ma non solo per raccontarti dei fatti che stanno all’origine della tua fede ma per coinvolgere la tua vita nella Sua, per informare il tuo essere e il tuo agire. E’ una parola efficace; se l’hai letta nella maniera giusta non può lasciarti come prima; non puoi non provare gioia nel sapere che c’è un Dio che ti parla; non puoi non lasciarti ferire da questa “spada a due tagli che penetra al fondo del tuo cuore”. E oltretutto è una parola viva che “non ritorna a chi l’ha detta senza aver portato il frutto per cui è stata detta”...

Ma, la sentiamo davvero l’esigenza di conoscere, ascoltare, “divorare con avidità” questa parola? E poi, anche davanti alle difficoltà di questa lettura fatta di parole e di vita ci ricordiamo che c’è un'unica chiave di lettura che è la Parola, il Verbo, Gesù, il Figlio di Dio?

 

 

GIOVEDI’ 3 AGOSTO

Una scheggia di preghiera:

 

TU, SIGNORE, SEI LA VERA SAPIENZA E L’UNICO SENSO DELLA VITA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: NICODEMO, Santo 

Era un fariseo, maestro della legge contemporaneo di Gesù. Secondo Giovanni ebbe un incontro segreto con Gesù e ne divenne discepolo prendendone le difese nel sinedrio. Dopo la morte di Gesù, con Giuseppe d'Arimatea ne depose il corpo dalla croce e lo seppellì. La tradizione narra che egli ebbe a soffrire molto da parte degli ebrei e che le sue reliquie furono scoperte nell'anno 415.

Parola di Dio: Ger 18,1-6; Sal 145; Mt 13,47-53

 

Vangelo Mt 13, 47-53

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse alla folla: "Il regno dei cieli è simile anche a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva e poi, sedutisi, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. Avete capito tutte queste cose?". Gli risposero: "Sì". Ed egli disse loro: "Per questo ogni scriba divenuto discepolo del regno dei cieli è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche". Terminate queste parabole, Gesù partì di là. Parola del Signore

 

“OGNI SCRIBA DIVENUTO DISCEPOLO DEL REGNO DEI CIELI E’ SIMILE AD UN PADRONE DI CASA CHE ESTRAE DAL SUO TESORO COSE NUOVE E COSE ANTICHE”. (Mt 13,52)

Termina con il vangelo di oggi il discorso delle parabole che ci ha accompagnati in questi giorni. Gesù usava questo tipo di linguaggio perché esso era semplice ed evidente per i semplici che nelle parabole vedevano raffigurato il pensiero e la persona di Gesù e astruso per i cosiddetti sapienti che abituati a parole e idee non si trovavano con campi, contadini e pesci. Eppure, dice Gesù ognuno di noi può trovare la vera sapienza, basta tirarla fuori! Allora vi propongo anch’ io una specie di parabola con una conclusione (che, mi raccomando non deve essere definitiva: ognuno deve trovare la sua).

Il Maestro dei Maestri, il Grande Guru, traboccava di ricchezza interiore. E siccome la sua anima traboccava, suo scopo e suo desiderio era di riversare sugli altri l'abbondanza della sua saggezza, disperdendo le tenebre dell'ignoranza. Ma difficilmente qualcuno accetta di essere l'oggetto si cui si riversa uno straripamento. Anzitutto, perché tutti credono di essere già tanto colmi da averne d'avanzo; e poi, essere "straripati", ossia disturbati, non manca di suscitare un po' di sgomento.

Avvenne così che un giorno il Grande Guru si recò a visitare il luogo di ritiro dove parecchi monaci Sufi vivevano in grande concentrazione spirituale. L'arrivo del Maestro suscitò grande subbuglio.
"Misericordia", dicevano i monaci, "costui vorrà ancora farci imparare qualcosa? Abbiamo già il nostro da fare a non dimenticare quello che sappiamo. E poi, qui dentro siamo già in troppi. Ognuno vuol dire la sua e si finisce col non capirci niente. Facciamogli dunque comprendere, con qualche segno che non lo offenda, che il nostro convento è al completo, che non c'è posto per lui". Perciò il Capo dei Sufi gli fece portare una coppa ricolma di latte, volendo significargli: questo luogo è già sovraffollato di maestri spirituali, non c'è posto per te.

Quando la coppa gli venne presentata, il Grande Guru la osservò, poi sorrise, e, colto un petalo di rosa, lo depose a galleggiare sul latte. Il messaggio voleva significare che come il petalo di rosa galleggiava sul latte senza farlo straripare dalla ciotola, così anche in quel luogo la sapienza del Maestro poteva trovar posto senza sconvolgere le coscienze. Il messaggio fu compreso, e le porte del romitaggio vennero spalancate di fronte all'ospite sacro.

La saggezza è come l'orizzonte: più ci si avvicina ad esso, più retrocede (Inayat Khan).

 

 

VENERDI’ 4 AGOSTO

Una scheggia di preghiera:

 

AIUTAMI, SIGNORE, A CAPIRE LA TUA STORIA DI AMORE PER ME

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: DOMENICO MARTINEZ, Santo, Abate

Fu il decimo abate del monastero cistercense di Alcobaca in Portogallo, morto nel 1253, ebbe fama di grande santità e potere taumaturgico.

Parola di Dio: Ger 26, 1-9; Sal 68; Mt 13,54-58

 

1^ Lettura Ger 26, 1-9

Dal libro del profeta Geremia. All'inizio del regno di Ioiakìm figlio di Giosia, re di Giuda, fu rivolta a Geremia questa parola da parte del Signore. Disse il Signore: "Và nell'atrio del tempio del Signore e riferisci a tutte le città di Giuda che vengono per adorare nel tempio del Signore tutte le parole che ti ho comandato di annunziare loro; non tralasciare neppure una parola. Forse ti ascolteranno e ognuno abbandonerà la propria condotta perversa; in tal caso disdirò tutto il male che pensavo di fare loro a causa della malvagità delle loro azioni. Tu dirai dunque loro: Dice il Signore: Se non mi ascolterete, se non camminerete secondo la legge che ho posto davanti a voi e se non ascolterete le parole dei profeti miei servi che ho inviato a voi con costante premura, ma che voi non avete ascoltato, io ridurrò questo tempio come quello di Silo e farò di questa città un esempio di maledizione per tutti i popoli della terra". I sacerdoti, i profeti e tutto il popolo udirono Geremia che diceva queste parole nel tempio del Signore. Ora, quando Geremia finì di riferire quanto il Signore gli aveva comandato di dire a tutto il popolo, i sacerdoti e i profeti lo arrestarono dicendo: "Devi morire! Perché hai predetto nel nome del Signore: Questo tempio diventerà come Silo e questa città sarà devastata, disabitata?". Tutto il popolo si radunò contro Geremia nel tempio del Signore. Parola di Dio

 

“SE NON MI ASCOLTERETE IO RIDURRO’ QUESTO TEMPIO COME QUELLO DI SILO E FARO’ DI QUESTA CITTA’ UN ESEMPIO DI MALEDIZIONE PER TUTTI I POPOLI, DICE IL SIGNORE”. (Ger. 26,6)

Il messaggio dei profeti rischia di scandalizzarci, infatti ci presenta spesso un Dio che  minaccia con castighi il suo popolo che ha peccato. Catastrofi naturali, guerre, ingiustizie perpetrate da uomini su altri uomini sarebbero dunque punizioni di Dio? Questa immagine di un Dio vendicativo ci è insopportabile.

Vi ripropongo oggi un esempio ed una riflessione già fatte alcuni anni fa, credo però sia importante tornare su certe cose.

Un giovane andando in moto in modo spericolato ha un incidente grave. Finisce in ospedale, deve affrontare una lunga degenza, lo attorniano medici e infermieri… e una infermiera che ha cura di lui, si innamora. Si vogliono bene e un bel giorno, guarito dalle ferite, i due si sposano.

E’ probabile che questo ragazzo dica alla sua donna: “In fondo ho avuto fortuna ad essermi fracassato, altrimenti non ti avrei conosciuta”.

Noi troviamo questa frase accettabile, ma troveremo odioso che, invece un cappellano, lo riceva dicendogli: “Sei fortunato”.

Perché? Nel primo caso è l’interessato stesso, che dal suo intimo e a fatti compiuti, trova un senso al suo incidente: questa spiegazione non gli viene imposta dall’esterno. Del resto l’incidente resta per lui un male. Ciò che egli considera una fortuna è l’effetto buono scaturito da questa disgrazia.

Proviamo adesso a trasformare il racconto per ricollegarlo ai testi profetici che parlano di “punizioni di Dio”. Supponiamo che questo ragazzo conducesse, prima dell’incidente, una vita dissoluta ed egoista. La sofferenza, i lunghi mesi di solitudine, lo conducono a riflettere sul vuoto della sua vita. Così esce dall’ospedale un ragazzo cambiato, deciso a cambiar vita, a mettersi a servizio degli altri. Avendo anche ritrovato la fede è probabile che un giorno dica a Dio: “Hai fatto bene a permettere quell’incidente, perché così ho trovato un senso alla mia vita”. Di nuovo troviamo accettabile questa preghiera , ma ci sembrerebbe odioso se il cappellano avesse detto: “Lo vedi, Dio ti ha punito!”.

I profeti sono come il ragazzo, non come il cappellano. Ezechiele viene deportato con il popolo, Geremia è perseguitato e porta su di sé anticipatamente le sofferenze del popolo. Essi riflettono su avvenimenti che per loro rimangono un male. Ma dall’intimo di questi fatti essi tentano di dare un senso a quegli avvenimenti, di vedere l’effetto buono che essi possono produrre: conducono il popolo a riconoscere che sta vivendo male, che deve cambiare vita. Questi avvenimenti sono per essi, anche se si esprimono  in forma un po’ brutale, meno punizioni di Dio che occasioni per scoprire l’amore di Dio che li invita ad una vita diversa.

 

 

SABATO 5 AGOSTO

Una scheggia di preghiera:

 

CON TE, GESU’, OGNI PAURA E’ VINTA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: AFRA, Santa Martire 

Il poco che conosciamo della sua storia è unito a quelle dei Santi Giovita e Faustino. Denunciata come cristiana, patì la tortura e il martirio tra il 117 e il 138.

Parola di Dio: Ger 26,11-16.24; Sal 68; Mt 14,1-12

 

Vangelo Mt 14, 1-12

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, il tetrarca Erode ebbe notizia della fama di Gesù. Egli disse ai suoi cortigiani: "Costui è Giovanni il Battista risuscitato dai morti; per ciò la potenza dei miracoli opera in lui". Erode aveva arrestato Giovanni e lo aveva fatto incatenare e gettare in prigione per causa di Erodìade, moglie di Filippo suo fratello. Giovanni infatti gli diceva: "Non ti è lecito tenerla!". Benché Erode volesse farlo morire, temeva il popolo perché lo considerava un profeta. Venuto il compleanno di Erode, la figlia di Erodìade danzò in pubblico e piacque tanto a Erode che egli le promise con giuramento di darle tutto quello che avesse domandato. Ed essa, istigata dalla madre, disse: "Dammi qui, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista". Il re ne fu contristato, ma a causa del giuramento e dei commensali ordinò che le fosse data e mandò a decapitare Giovanni nel carcere. La sua testa venne portata su un vassoio e fu data alla fanciulla, ed ella la portò a sua madre. I suoi discepoli andarono a prendere il cadavere, lo seppellirono e andarono a informarne Gesù. Parola del Signore

 

“ERODE TEMEVA IL POPOLO PERCHE’ CONSIDERAVA GIOVANNI COME UN PROFETA.” (Mt 14,5)

Erode ha tanto potere che può impunemente far uccidere un uomo ma è un re che ha paura: ha paura delle parole di Giovanni, teme il popolo perché non la pensa come lui, ha paura che i suoi commensali possano rinfacciargli le sue promesse, ha paura di Erodiade. E la paura è davvero una cattiva consigliera. Ecco un racconto di Bruno Ferrero che ci ricorda che se vogliamo vincere la paura bisogna iniziare dal cuore. In una notte gelida d’inverno, un lama buddista trovò sulla soglia della porta un topolino intirizzito e quasi morto di freddo. Il lama raccolse il topolino, lo ristorò e gli chiese di restare a fargli compagnia. Da quel momento la vita del topolino fu piacevole. Ma nonostante questo, la bestiola non aveva l’aria felice. Il lama si preoccupò: “Che hai, piccolo amico?”, gli chiese. “Tu sei molto buono con me. E tutto nella tua casa è molto buono con me. Ma c’è il gatto...”. Il lama sorrise. Non aveva pensato al gatto di casa, un animale troppo saggio e troppo ben pasciuto per degnarsi di dare la caccia ai topi. Il lama esclamò: “Ma quel bel micione non ti vuole certo male, amico mio! Non farebbe mai male a un topolino! Non hai niente da temere, te lo assicuro”. “Ti credo, ma è più forte di me” piagnucolò il topolino. “Ho tanta paura del gatto. Il tuo potere è grande. Trasformami in gatto! Cosi non avrei più paura di quella bestia orribile”. Il lama scosse la testa. Non gli sembrava una buona idea... Ma il topolino lo supplicava e allora disse: “Sia fatto come desideri, piccolo amico!”. E di colpo il topolino fu trasformato in un grosso gatto. Quando morì la notte e nacque il giorno, un bel gattone uscì dalla camera del lama. Ma appena vide il gatto di casa, il gatto-topolino corse a rifugiarsi nella camera del lama e si infilò sotto il letto.”Che ti succede, piccolo amico?” chiese il lama, sorpreso. “Avrai mica ancora paura del gatto?”. Il topolino-gatto si vergognò moltissimo. E implorò: “Ti prego trasformami in un cane, un grosso cane dalle zanne taglienti, che abbaia forte”. “Dal momento che lo desideri ti accontento e così sia!”. Quando il giorno morì e si accesero le lampade a olio, un grosso cane nero uscì dalla camera del lama. Il cane andò fin sulla soglia della casa e incontrò il gatto di casa che usciva dalla cucina. Il gattone quasi svenne per la paura alla vista del cane. Ma il cane ebbe ancora più paura. Guaì penosamente e corse a rifugiarsi nella camera del lama. Il saggio guardò il povero cane tremante e disse: “Che ti succede? Hai incontrato un altro cane?”. Il cane-topolino si vergognò da morire. E chiese: “Trasformami in una tigre, ti prego, in una grossa terribile tigre!”. Il lama lo accontentò e, il giorno dopo, una enorme tigre dagli occhi feroci uscì dalla camera del lama. La tigre passeggiò per tutta la casa spaventando tutti, poi uscì nel giardino e là incontrò il gatto che usciva dalla cucina. Appena vide la tigre, il gatto fece un balzo terrorizzato, si arrampicò su un albero e poi chiuse gli occhi, dicendo: “Sono un gatto morto!". Ma la tigre, vedendo il gatto, miagolò lamentosamente e fuggì ancora più veloce del gatto e corse a rifugiarsi in un angolo della stanza del lama. “Che bestia spaventosa hai incontrato?”, gli chiese il lama. “Io... io ho paura... del... gatto!”, balbettò la tigre, che tremava ancora. Il lama scoppiò in una gran risata. “Adesso capisci, piccolo amico” spiegò. “L’apparenza non è niente! Di fuori hai l’aspetto terribile di una tigre, ma hai paura del gatto perché il tuo cuore è rimasto quello di un topolino”.

 

 

DOMENICA 6 AGOSTO TRASFIGURAZIONE DEL SIGNORE

Una scheggia di preghiera:

 

SUL TUO VOLTO SFIGURATO E TRASFIGURATO, GESU’, SPLENDE LA GLORIA DEL PADRE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: MARIA FRANCESCA RUBATTO, Beata.  Fondatrice.

Anna Maria Rubatto nacque a Carmagnola (To) il 14 febbraio 1844, penultima di otto figli di Giovanni Tommaso Rubatto e Caterina Pavesio, persone note per la loro fede e pietà. Rimase presto orfana dei genitori e quindi si trasferì a Torino presso la sorella maggiore Maddalena. S. Giovanni Bosco l’ebbe fra le sue collaboratrici negli Oratori. Diede vita, a Loano ad una famiglia religiosa le “Suore Terziarie Cappuccine di Loano”, poi chiamate “Suore Cappuccine di Madre Rubatto” con il fine dell’assistenza degli ammalati specie a domicilio e l’educazione cristiana della gioventù. Dal 1892 Madre Francesca varcò ben quattro volte l’Oceano, con lunghe soste per erigere le case della sua Congregazione, in Uruguay e in Argentina; lei stessa accompagnò un gruppo di suore alla Missione di Alto Alegre, Maranhao in Brasile, dove nel 1901 morirono martiri sette sue suore uccise dagli ‘indios’. Lei invece morì di cancro a Montevideo il 6 agosto 1904.

Parola di Dio: Dn 7,9-10.13-14; Sal 96; 2Pt 1,16-19; Mc 9,2-10

 

Vangelo Mc 9,2-10

In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li portò sopra un monte alto, in un luogo appartato loro soli. Si trasfigurò davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. E apparve loro Elia con Mosè e discorrevano con Gesù. Prendendo allora la parola, Pietro disse a Gesù: “Maestro, è bello per noi stare qui; facciamo tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia!”. Non sapeva infatti che cosa dire, poiché erano stati presi dallo spavento. Poi si formò una nube che li avvolse nell’ombra e uscì una voce dalla nube: “Questi è il Figlio mio prediletto; ascoltatelo!”. E subito guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo con loro. Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare a nessuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risuscitato dai morti. Ed essi tennero per sé la cosa, domandandosi però che cosa volesse dire risuscitare dai morti. Parola del Signore

 

“QUESTI E’ IL FIGLIO MIO PREDILETTO: ASCOLTATELO!”. (Mc. 9,7)

Prima di salire sul monte Gesù aveva dato il primo annuncio della sua passione, morte e risurrezione, indicando che la sua strada passava, per amore, attraverso la croce. Gli apostoli avevano capito poco e Pietro aveva cercato di dissuadere il maestro. Se noi pensiamo a questo, ci risulta più facile capire il comando di Dio che ci dice di ascoltare suo Figlio. Dio Padre ci invita a fare come Gesù: rinnegare se stessi, prendere la propria croce e seguirlo. Se uno non si mette su questa strada non potrà essere trasfigurato né comprendere che la morte porta alla risurrezione, l’umiliazione alla gloria.

La trasfigurazione diventa allora come un verifica per il discepolo: la via della croce portano Gesù e i suoi seguaci, alla vita, alla risurrezione.

Anche noi a volta abbiamo qualche esperienza intensa e profonda di Dio, del suo amore, ma queste sono esperienze brevi e fugaci, non possiamo prolungarle a nostro piacimento come chiedeva Pietro. E’ una tentazione che va superata per non cedere ad una visione intimistica, consolatoria, disimpegnata della vita cristiana. Come Gesù, dopo questi momenti particolari di grazia, dobbiamo scendere a valle, dove troviamo gli infermi, i deboli, i dubbiosi che chiedono il nostro amore e il nostro aiuto. Ritirarsi per stare davanti a Dio e poi ritornare tra gli uomini, nel servizio. Salire e poi ridiscendere, come Gesù, che passava le notti in preghiera, ma anche le giornate insegnando nei villaggi e facendo del bene.

 

 

LUNEDI’ 7 AGOSTO

Una scheggia di preghiera:

 

RENDIMI COSCIENTE, SIGNORE, DELLA TUA GENEROSITA’

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:AGATANGELO DI VENDOME, Beato, Martire

Nacque in provincia di Tours il 31 luglio 1598. Si fece cappuccino e andò missionario prima in Siria poi al Cairo e quindi in Etiopia. Qui con un compagno fu imprigionato come spia, condannato a morte e lapidato.

Parola di Dio: Ger 28,1-17; Sal 118; Mt 14,13-21

 

Vangelo Mt 14, 13-21

Dal vangelo secondo Matteo

Udito ciò, Gesù partì di là su una barca e si ritirò in disparte in un luogo deserto. Ma la folla, saputolo, lo seguì a piedi dalle città. Egli, sceso dalla barca, vide una grande folla e sentì compassione per loro e guarì i loro malati. Sul far della sera, gli si accostarono i discepoli e gli dissero: "Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congeda la folla perché vada nei villaggi a comprarsi da mangiare". Ma Gesù rispose: "Non occorre che vadano; date loro voi stessi da mangiare". Gli risposero: "Non abbiamo che cinque pani e due pesci!". Ed egli disse: "Portatemeli qua". E dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull'erba, prese i cinque pani e i due pesci e, alzati gli occhi al cielo, pronunziò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli e i discepoli li distribuirono alla folla. Tutti mangiarono e furono saziati; e portarono via dodici ceste piene di pezzi avanzati. Quelli che avevano mangiato erano circa cinquemila uomini, senza contare le donne e i bambini. Parola del Signore

 

“NON ABBIAMO CHE CINQUE PANI E DUE PESCI”. (Mt. 14,17)

Gli Apostoli vorrebbero dare da mangiare alla folla ma sono preoccupati dell’esiguità delle loro risorse: si può sfamare 5.000 persone con 5 pani? Quante volte questa domanda si ripete per esempio da parte di certi missionari che davanti a problemi di denutrizione, di malattia si trovano ad avere mezzi irrisori!

Eppure il Vangelo parla di un mezzo per coinvolgere il Signore: è quello di cominciare a dare a Lui quel poco che si ha. Quello che viene condiviso con gli altri non impoverisce ma diventa ricchezza per tutti. Chi dona a Gesù quei cinque poveri pani, magari rinunciando alla propria meritata merenda è l’immagine di ogni cristiano pronto a condividere con gli altri non solo i beni spirituali, ma anche quelli materiali.

Non lasciamoci imprigionare da una mentalità individualistica e utilitaristica, ma apriamoci ad una dimensione di solidarietà, fortificati dal pane eucaristico che, donato a noi gratuitamente, ci sostiene nel cammino quotidiano.

 

 

MARTEDI’ 8 AGOSTO

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, SALVAMI, STO AFFOGANDO!

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: FAMIANO, Santo, monaco

Era un monaco tedesco, nato a Colonia verso il 1090. Il suo nome, probabilmente era Gerardo, poi cambiato in Famiano. Cisterciense, compì vari viaggi per l'Europa e in Palestina e fu abate di Oseira in Spagna. Morì a Viterbo nel 1150.

Parola di Dio: Ger 30,1-2.12-15.18-22; Sal 101; Mt 14,22-36

 

Vangelo Mt 14, 22-36

Dal vangelo secondo Matteo.

In quei giorni, dopo che ebbe saziato la folla, Gesù ordinò ai discepoli di salire sulla barca e di precederlo sull'altra sponda, mentre egli avrebbe congedato la folla. Congedata la folla, salì sul monte, solo, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava ancora solo lassù. La barca intanto distava già qualche miglio da terra ed era agitata dalle onde, a causa del vento contrario. Verso la fine della notte egli venne verso di loro camminando sul mare. I discepoli, a vederlo camminare sul mare, furono turbati e dissero: "E' un fantasma" e si misero a gridare dalla paura. Ma subito Gesù parlò loro: “Coraggio, sono io, non abbiate paura”. Pietro gli disse: “Signore, se sei tu, comanda che io venga da te sulle acque”. Ed egli disse: “Vieni!”. Pietro, scendendo dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. Ma per la violenza del vento, s'impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: “Signore, salvami!”. E subito Gesù stese la mano, lo afferrò e gli disse: “Uomo di poca fede, perché hai dubitato?”. Appena saliti sulla barca, il vento cessò. Quelli che erano sulla barca gli si prostrarono davanti, esclamando: “Tu sei veramente il Figlio di Dio!”. Compiuta la traversata, approdarono a Genèsaret. E la gente del luogo, riconosciuto Gesù, diffuse la notizia in tutta la regione; gli portarono tutti i malati, e lo pregavano di poter toccare almeno l'orlo del suo mantello. E quanti lo toccavano guarivano. Parola del Signore

 

“PER LA VIOLENZA DEL VENTO PIETRO SI IMPAURI’ E COMINCIO’ AD AFFONDARE”. (Mt.14,30)

Come sempre mi piace l’umanità di Pietro che somiglia molto alla mia. Pietro è il discepolo, vuole fare come il maestro e poi, camminare sulle acque! Ma davanti ai venti e alla tempesta anche nel sicuro Pietro nasce la paura e la paura lo fa ‘affondare’.

La paura, compagna del cammino di ogni uomo! Non c’ è epoca che possa dirsi esente da questa scomoda presenza, non c’è essere umano che possa dirsi esentato da essa. Anche la nostra epoca piena di supponenze, di ricerca scientifica, di presunzioni di progresso a vario livello non è riuscita a scrollarsi di dosso questo fastidioso ospite. Sintetizzo quanto scriveva un mio caro amico: “L’uomo manda i suoi oggetti spaziali in giro per il sistema solare, ma spesso vive le più grandi paure sulla soglia di casa nel silenzio di notti passate insonni per qualche dolore che lo tormenta, Scandaglia sempre più lontano nelle immensità del cosmo e a volte non riesce a darsi pace per i problemi che convivono sotto il suo stesso tetto. Però oserei dire che dal modo in cui cerchiamo di affrontare e di vivere le nostre paure si può vedere la qualità profonda della nostra fede cristiana, il nostro autentico legame che ci fa aderire a Dio. Pure tenendo conto che la fede conosce gli stessi alti e bassi della vita, mi pare che la risposta che diamo alla paura (e massimamente alla paura esistenziale), può essere un significativo indicatore del nostro credo personale. E’ particolarmente nelle tempeste della vita che valutiamo lo spessore della nostra fiducia in Dio Salvatore. Del resto la sua parola conferma che Lui non si sottrae mai al compito di darci una mano!”.

 

 

MERCOLEDI’ 9 AGOSTO

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, OGNI MIA PENA E’ DAVANTI A TE: AIUTAMI!

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: GIOVANNI DI SALERNO, Beato, Monaco

Nato a Salerno nel  1190  fu seguace di san Domenico, fondatore dei  conventi di Santa Maria Novella a Firenze, e di Ripoli. Morì a Firenze nel 1242 . 

Parola di Dio: Ger 31,1-7; Cantico da Ger 31,10-13; Mt 15,21-28

 

Vangelo Mt 15, 21-28

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, partito di là, Gesù si diresse verso le parti di Tiro e Sidone. Ed ecco una donna Cananèa, che veniva da quelle regioni, si mise a gridare: "Pietà di me, Signore, figlio di Davide. Mia figlia è crudelmente tormentata da un demonio". Ma egli non le rivolse neppure una parola. Allora i discepoli gli si accostarono implorando: "Esaudiscila, vedi come ci grida dietro". Ma egli rispose: "Non sono stato inviato che alle pecore perdute della casa di Israele". Ma quella venne e si prostrò dinanzi a lui dicendo: "Signore, aiutami!". Ed egli rispose: "Non è bene prendere il pane dei figli per gettarlo ai cagnolini". "E' vero, Signore, disse la donna, ma anche i cagnolini si cibano delle briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni". Allora Gesù le replicò: "Donna, davvero grande è la tua fede! Ti sia fatto come desideri". E da quell'istante sua figlia fu guarita. Parola del Signore

 

“MA GESU’ NON LE RIVOLSE NEPPURE UNA PAROLA”. (Mt 15,23)

Un Gesù maleducato, quello che oggi ci presenta Matteo? Un Gesù razzista che pensa che i non ebrei siano "cani"? Proviamo a leggere con attenzione: Gesù sta per darci una magistrale lezione di come far crescere le persone. La Cananea si avvicina a Gesù sbraitando, invocando una guarigione: non gli importa nulla di chi sia veramente Gesù, non è sua discepola, solo vuole il miracolo del guru di turno.  Il Maestro non le rivolge neppure la parola. La donna insiste e alla fine, esausta, si mette ai piedi del Signore e chiede solo più aiuto... non impone più al Signore i termini dell'intervento. La frase del Signore però è uno schiaffo in pieno volto: "Bel cane che sei, non ti interessi di me, non segui la mia Parola, solo vuoi un miracolo. Io, prima, devo occuparmi dei miei discepoli". Non è forse, troppe volte, la nostra situazione? Ci avviciniamo a Dio, che regolarmente ignoriamo, quando qualcosa non funziona, quando abbiamo dei bisogni. Lasciamo la nostra fede in uno stato di penosa sopravvivenza poi, quando la vita ci chiede un qualche conto, ecco i ceri che si accendono e le devozioni che si moltiplicano. Quando non i ricatti: "Dio se esisti fa' che succeda questo..." E Dio tace, non ci rivolge neppure la parola. Se però insistiamo, attenti, potremmo sentirci dire la stessa frase: "Bella faccia che hai, te ne freghi di me e ora invochi un miracolo!" Come avremmo reagito noi al posto della Cananea? Ce ne saremmo andati imprecando?. La donna Cananea no, riflette, mette da parte il suo amor proprio e confessa: "Hai ragione Signore, hai ragione; sono proprio un cane, vengo da te solo ora che ne ho bisogno.  Però, ti prego, fai qualcosa" E Gesù accoglie con gioia questo atto di fede che gli permette di fare il miracolo. Anche uno schiaffo, qualche volta, può far del bene.

 

 

GIOVEDI’ 10 AGOSTO

Una scheggia di preghiera:

 

GRAZIE, SIGNORE: TUTTO CIO’ CHE HO E’ DONO

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: UGO DI MONTAIGU, Santo, Vescovo

Era nipote di Sant’Ugo di Semur che fu abate di Cluny. Fu educato in questo monastero. Nel 1100 divenne abate di Saint Germain d’Auxerre. Divenne poi vescovo della stessa città. Morì il 10 agosto 1136.

Parola di Dio nella festa di san Lorenzo: 2 Cor9,6-10; Sal 111; Gv 12,24-26

 

1^ Lettura 2 cor 9, 6-10

Dalla seconda lettera di San Paolo ai Corinti

Fratelli, chi semina scarsamente, scarsamente raccoglierà e chi semina con larghezza, con larghezza raccoglierà. Ciascuno dia secondo quanto ha deciso nel suo cuore, non con tristezza né per forza, perché Dio ama chi dona con gioia. Del resto, Dio ha potere di far abbondare in voi ogni grazia perché, avendo sempre il necessario in tutto, possiate compiere generosamente tutte le opere di bene, come sta scritto: ha largheggiato, ha dato ai poveri; la sua giustizia dura in eterno. Colui che somministra il seme al seminatore e il pane per il nutrimento, somministrerà e moltiplicherà anche la vostra semente e farà crescere i frutti della vostra giustizia. Parola di Dio

 

"DIO AMA CHI DONA CON GIOIA". (2Cor. 9,7)

La liturgia di oggi, facendo memoria del martirio del diacono Lorenzo, ci invita alla gioia cristiana.

Lorenzo, arrestato insieme al suo Papa Sisto II, fu costretto dal giudice a consegnare tutti i beni della comunità. Egli allora riunì tutti i poveri e ammalati che assisteva e conducendoli al giudice: "Ecco diceva con fierezza i tesori della Chiesa". Fu torturato in vari modi prima di essere posto sulla graticola dove, "nella gioia e nella preghiera, rese infine l'anima a Dio".

Gioia anche nella prova, dunque, gioia nella donazione totale di se stresso!

Si può donare per tanti motivi. Per obbligo: “Ho ricevuto un favore da quella persona, con un dono mi sdebito”. Per convenienze sociali: “Questo mese tra onomastici e compleanni ho svuotato il portafoglio!”. Per apparire: “Il mio regalo deve far sfigurare quello degli altri!”. Per ricevere: “Se gli faccio questo dono si sentirà obbligato a farne uno a me”.

Il cristiano non può essere uno che dona per obbligo, per convenienza o per ricevere ma uno che avendo ricevuto tutto gratuitamente ha imparato a donare gratuitamente, con gioia perché sa che c’è più gioia nel dare che nel ricevere, perché se Dio ci ha amati così mentre noi eravamo peccatori, come pos­siamo noi non amare con altrettanta gioia e gratuità?

 

 

VENERDI’ 11 AGOSTO

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, COMBATTI CON NOI IL MALE, E LO VINCEREMO

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: GAUGERICO, Santo, Vescovo

Era nato ad Eposium (presso Sedan). Fu Vescovo a Cambrai dove ancora oggi è patrono. E’ sepolto nella Basilica di San Medardo da lui eretta. Morì nel 624.

Parola di Dio: Na 2,1.3; 3,1-3.6-7; Cantico da  Dt 32,35.36.39.41; Mt 16,24-28

 

1^ Lettura Na 1,15; 2,2; 3,1-3.6-7

Dal libro del profeta Naum

Ecco sui monti i passi d'un messaggero, un araldo di pace! Celebra le tue feste, Giuda, sciogli i tuoi voti, poiché non ti attraverserà più il malvagio: egli è del tutto annientato. Contro di te avanza un distruttore: montare la guardia alla fortezza, sorvegliare le vie, cingerti i fianchi, raccogliere tutte le forze. Guai alla città sanguinaria, piena di menzogne, colma di rapine, che non cessa di depredare! Sibilo di frusta, fracasso di ruote, scalpitio di cavalli, cigolio di carri, cavalieri incalzanti, lampeggiare di spade, scintillare di lance, feriti in quantità, cumuli di morti, cadaveri senza fine, s'inciampa nei cadaveri. Ti getterò addosso immondezze, ti svergognerò, ti esporrò al ludibrio. Allora chiunque ti vedrà, fuggirà da te e dirà: "Ninive è distrutta!". Chi la compiangerà? Dove cercherò chi la consoli? Parola di Dio

 

“GUAI ALLA CITTA' SANGUINARIA, PIENA DI MENZOGNE, COLMA DI RAPINE, CHE NON CESSA DI DEPREDARE”. (Na. 3,1)

Capita ormai molto raramente di incontrare qualcuno che a nome di Dio ci spari qualche “Guai”, eppure la Bibbia è molto chiara a questo riguardo e direi anche molto attuale. Le nostre città non sono forse oggi “sanguinarie”? Se leggiamo le cronache della storia passata ci stupiamo come fosse facile uccidere, violentare, rubare. Perché, oggi non è più così? Basta aprire la cronaca di un qualsiasi giornale in un qualsiasi giorno della settimana. Basta guardare quanta violenza, disvalori, immoralità ci viene gratuitamente distribuita ogni giorno dalla televisione.

E’ vero che Dio è “paziente, lento all’ira, pieno di grazia e misericordia”, ma Dio è anche giusto, non connivente con il male. Il “Guai” allora sta sul nostro capo, anzi è già in mezzo a noi nelle paure quotidiane, nella vendetta della natura violentata, nei dolori causati dall’egoismo... e pensare che quel “Guai” secondo Gesù potrebbe facilmente tramutarsi in “Beati” se mettessimo Dio al primo posto.

 

 

SABATO 12 AGOSTO

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, LIBERACI DAL MALE, DA OGNI MALE, DAL MALIGNO

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: EUSEBIO DI MILANO, Santo, Vescovo  

Fu vescovo di Milano tra il 449 e il 462. Radunò un concilio provinciale a Milano nel 451. Essendo stata distrutta Milano da Attila (452), collaborò alla ricostruzione  della città e della cattedrale.

Parola di Dio: Ab.1,12-2,4; Sal 9; Mt 17,14-20

 

Vangelo Mt 17, 14-20

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, si avvicinò a Gesù un uomo che, gettatosi in ginocchio, gli disse: "Signore, abbi pietà di mio figlio. Egli è epilettico e soffre molto; cade spesso nel fuoco e spesso anche nell'acqua; l'ho gia portato dai tuoi discepoli, ma non hanno potuto guarirlo". E Gesù rispose: "O generazione incredula e perversa! Fino a quando starò con voi? Fino a quando dovrò sopportarvi? Portatemelo qui". E Gesù gli parlò minacciosamente, e il demonio uscì da lui e da quel momento il ragazzo fu guarito. Allora i discepoli, accostatisi a Gesù in disparte, gli chiesero: "Perché noi non abbiamo potuto scacciarlo?". Ed egli rispose: "Per la vostra poca fede. In verità vi dico: se avrete fede pari a un granellino di senapa, potrete dire a questo monte: spostati da qui a là, ed esso si sposterà, e niente vi sarà impossibile". Parola del Signore

 

“I DISCEPOLI CHIESERO A GESU’: PERCHE’ NOI NON SIAMO RIUSCITI A SCACCIARE QUEL DEMONIO?”. (Mt 17,19)

Ogni giorno in noi e attorno a  noi è lotta contro il male. Esso a volte ci sembra invincibile.

Una sera un uomo anziano confidò al suo giovane nipote la storia di una battaglia che si combatteva all'interno del suo cuore: 

“Figlio mio, ciò che si combatte dentro di me è una battaglia fra due lupi:  il primo malvagio è pieno di invidia, collera, angoscia, rimorsi, avidità, arroganza, sensi di colpa, orgoglio, sentimenti d'inferiorità, menzogna, superiorità e egocentrismo. Il secondo buono è pieno di pace, amore, disponibilità, serenità bontà gentilezza benevolenza, simpatia generosità compassione verità e fede”.

Il bambino un po' disorientato pensò per un minuto e chiese: “Chi è colui che vince?”.

Il vecchio rispose semplicemente: ”E' colui che nutro”.

Ma quando ce l’abbiamo messa tutta per vincere il male ed esso è ancora vincitore?  Siamo proprio sicuri di aver fatto tutto compresa la cosa più importante quella di rivolgerci al Signore che il male lo ha crocifisso con se stesso?

 

 

DOMENICA 13 AGOSTO: 19^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Una scheggia di preghiera:

 

TU SEI IL PANE DISCESO DAL CIELO. IN TE OGNI NOSTRA GIOIA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: GIOVANNI BERCHMANS, Santo, Novizio 

Nato a Diest nel 1599, ancora giovane entrò nella Compagnia di Gesù. Pronunziò i voti e fu mandato a Roma nel 1618. Persona di grande ingegno mostrò subito altrettanta santità di vita anche solo nei tre anni di vita in questa città, moriva infatti nel 1621.

Parola di Dio: 1Re 19,4-8; Sal 33; Ef 4,30-5,2;Gv 6,41-51

 

Vangelo Gv 6, 41-51

In quel tempo, i Giudei mormoravano di lui perché aveva detto: "Io sono il pane disceso dal cielo". E dicevano: "Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui conosciamo il padre e la madre. Come può dunque dire: Sono disceso dal cielo?". Gesù rispose: "Non mormorate tra di voi. Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. Sta scritto nei profeti: E tutti saranno ammaestrati da Dio. Chiunque ha udito il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non che alcuno abbia visto il Padre, ma solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in verità vi dico: chi crede ha la vita eterna. Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo". Parola del Signore

 

“IO SONO IL PANE DELLA VITA”. (Gv 6,48)

Una preghiera riflessione di Pier Fortunato Raimondo:

Buono come il pane.

Nato per farsi mangiare, senza paura di perdersi per ritrovarsi, di offrirsi per rivestirsi di senso, di morire per rinascere.

Morbido come il pane.

Il male rimbalza, l’odio si attutisce, la rabbia si scioglie come il ghiaccio che incontra il calore.

Agli uomini hai mostrato il volto morbido del Padre: un giogo leggero per il tuo popolo, la tenerezza per i bambini, la fiducia ai peccatori.

Essenziale come il pane.

Desiderato da chi rischia e suda per incontrarlo, indifferente per chi ha il cuore occupato dal sé o indurito dal troppo, così prezioso per chi non ha più nient’altro che pane.

Fragile come il pane.

Ora vicino, ora lontano; ora palpabile, ora nascosto; ora sfiorato, ora irraggiungibile.

Nutriente come il pane.

Senza pane non ci sarebbe vita. Senza pane non crescerebbe l’uomo. Senza pane non muoverebbe un passo la storia.

Un dono come il pane.

Per questo ci fermiamo davanti a te per dirti: “Grazie”, per dirti: “Vieni”, per dirti: “Amen”, così sia pane per ciascuno di noi.

 

 

LUNEDI’ 14 AGOSTO

Una scheggia di preghiera:

 

O PADRE, CON GESU’ SONO TUO FIGLIO!

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ASTERIO DI AMASEA, Santo, Vescovo,

Fu vescovo di Amasea nell’Asia minore. Di lui abbiamo 21 discorsi e due omelie in cui pastoralmente si rivolge ai suoi fedeli sui temi della penitenza e del digiuno. Fu considerato santo. Morì nel 410.

Parola di Dio: Ez 1,2-5.24-28; Sal 148; Mt 17,22-27

 

Vangelo Mt 17, 22-27

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, mentre si trovavano insieme in Galilea, Gesù disse ai suoi discepoli: "Il Figlio dell'uomo sta per esser consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno, ma il terzo giorno risorgerà". Ed essi furono molto rattristati. Venuti a Cafarnao, si avvicinarono a Pietro gli esattori della tassa per il tempio e gli dissero: "Il vostro maestro non paga la tassa per il tempio?". Rispose: "Sì". Mentre entrava in casa, Gesù lo prevenne dicendo: "Che cosa ti pare, Simone? I re di questa terra da chi riscuotono le tasse e i tributi? Dai propri figli o dagli altri?". Rispose: "Dagli estranei". E Gesù: "Quindi i figli sono esenti. Ma perché non si scandalizzino, và al mare, getta l'amo e il primo pesce che viene prendilo, aprigli la bocca e vi troverai una moneta d'argento. Prendila e consegnala a loro per me e per te ". Parola del Signore

 

“IL VOSTRO MAESTRO NON PAGA LA TASSA PER IL TEMPIO?”. (Mt. 17,24)

Una delle parole più odiose è la parola ‘tasse’. In teoria non dovrebbe essere così in quanto la tassa dovrebbe essere quanto ciascuno mette del suo utile per il bene comune; ma, visto come sono esosi coloro che le chiedono e come spesso non vengono usate per il bene comune, ma “per il bene di qualcuno”, ecco che parlare si tasse non è piacevole.

Quando poi si parla di “tasse religiose” è ancora peggio perché unire affari e religione è obbrobrioso. Eppure i religiosi vanno ad informarsi se Gesù paghi le tasse del tempio. Gesù, pur pagando non solo per sé ma anche per Pietro, “per non scandalizzarli”, prende le distanze da questo modo di intendere fede e religione. Esse non devono mai essere una tassa pagata a Dio.

Dio non solo non chiede tasse fatte di preghiere, di buone azioni, o di offerte per sostenere la religione, ma viene Lui stesso a pagare per le nostre manchevolezze.

Gesù non è venuto per pagare nessuna tassa. Il Padre non ha imposto la tassa della morte del Figlio per poter salvare gli altri figli. Gesù non paga tasse ma dona se stesso, interamente nell’amore e sempre nell’amore il Padre riceve questo pegno d’amore anche per tutti noi che diventati a pieno titolo suoi figli in Gesù non dobbiamo più pagare nessuna tassa perché anche noi esenti come figli.

Quanto è brutta e materialistica la religione delle tasse: hai commesso un peccato? Devi pagare quella determinata penitenza per essere assolto; per andare in paradiso occorrono questi e questi altri sacrifici, per celebrare la messa e ricordare i tuoi defunti occorre quella determinata tariffa, quella preghiera ha tanti giorni di indulgenza, quell’altra di meno e allora tutto diventa un do ut des, Dio diventa ragioniere, i soldi comprano anche il paradiso e Dio ha tutte le ragioni di chiamarci idolatri! Dio non è in vendita: Dio si dona a noi nell’amore. Dio non lo si compra, lo si ama e allora può essere bello cercare di riparare il male commesso cercando di operare e seminare del bene.

 

 

MARTEDI’ 15 AGOSTO: ASSUNZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA

Una scheggia di preghiera:

 

AVE MARIA, GLORIA DI DIO E DELL’UOMO

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: SALVATOR LARA PUENTE, Santo

Era nato in Messico il 13 Agosto 1905, era impiegato in una ditta mineraria, militante nella Azione Cattolica giovanile Messicana. Fu arrestato e fucilato col suo parroco il 15 agosto 1926.

Parola di Dio: Ap 11,19; 12,1-6.10; Sal 44; 1Cor 15,20-26; Lc 1,39-56

 

Vangelo Lc 1, 39-56

Dal Vangelo secondo Luca

In quei giorni, Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo. Elisabetta fu piena di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: "Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che debbo che la madre del mio Signore venga a me? Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell'adempimento delle parole del Signore". Allora Maria disse: "L'anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l'umiltà della sua serva. D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente e Santo è il suo nome: di generazione in generazione la sua misericordia si stende su quelli che lo temono. Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato a mani vuote i ricchi. Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva promesso ai nostri padri, ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre". Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua. Parola del Signore

 

“BENEDETTO IL FRUTTO DEL TUO GREMBO”. (Lc. 1,42)

Ferragosto: festa del corpo: corpi esposti sulle spiagge, corpi satollati con ogni tipo di cibo nell’abboffata odierna, corpi a cui si tende dare ogni soddisfazione. Eppure la festa dell’Assunta è proprio la festa del corpo, un corpo che è degno del cielo. Ecco come quel gran vescovo che fu Tonino Bello parla del corpo di Maria.

“Dice il Concilio che Maria vergine "accolse nel cuore e nel corpo il Verbo di Dio".

Nel cuore e nel corpo. Fece largo, cioè, nei suoi pensieri ai pensieri di Dio, ma non si sentì per questo ridotta al silenzio. Offrì volentieri il terreno vergine del suo spirito alla germinazione del Verbo; ma non si considerò espropriata di nulla. Gli cedette con gioia il suolo più inviolabile della sua vita interiore; ma senza dover ridurre gli spazi della sua libertà. Diede stabile alloggio al Signore nelle stanze più segrete della sua anima, ma non ne sentì la presenza come violazione di domicilio.

Santa Maria, donna accogliente aiutaci ad accogliere la Parola nell'intimo del cuore. A capire, cioè, come hai saputo fare tu, le irruzioni di Dio nella nostra vita. Egli non bussa alla porta per intimarci lo sfratto, ma per riempire di luce la nostra solitudine. Non entra in casa per metterci le manette, ma per restituirci il gusto della vera libertà. Lo sappiamo: è la paura del nuovo a renderci spesso inospitali nei confronti del Signore che viene. I cambiamenti ci danno fastidio. E siccome lui scombina sempre i nostri pensieri, mette in discussione i nostri programmi e manda in crisi le nostre certezze, ogni volta che sentiamo i suoi passi, evitiamo di incontrarlo, nascondendoci dietro la siepe, come Adamo tra gli alberi dell'Eden. Facci comprendere che Dio, se guasta i progetti, non ci rovina le festa; se disturba i nostri sonni, non ci toglie la pace. E una volta che l'avremo accolto nel cuore, anche il nostro corpo brillerà della sua luce.”

 

 

MERCOLEDI’ 16 AGOSTO

Una scheggia di preghiera:

 

SENZA DI TE NON POSSIAMO NULLA, SIGNORE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ARSACIO, Santo

Era nato in Persia, fu un fervente cristiano presso la corte imperiale ma poi si ritirò a vita eremitica presso Nicomedia. Morì nel 358

Parola di Dio: Ez 9,1-7; 10,18-22; Sal 112; Mt 18,15-20

 

1^ Lettura Ez 9, 1-7; 10, 18-22

Dal libro del profeta Ezechiele

Una voce potente gridò ai miei orecchi: "Avvicinatevi, voi che dovete punire la città, ognuno con lo strumento di sterminio in mano". Ecco sei uomini giungere dalla direzione della porta superiore che guarda a settentrione, ciascuno con lo strumento di sterminio in mano. In mezzo a loro c'era un altro uomo, vestito di lino, con una borsa da scriba al fianco. Appena giunti, si fermarono accanto all'altare di bronzo. La gloria del Dio di Israele, dal cherubino sul quale si posava si alzò verso la soglia del tempio e chiamò l'uomo vestito di lino che aveva al fianco la borsa da scriba. Il Signore gli disse: "Passa in mezzo alla città, in mezzo a Gerusalemme e segna un tau sulla fronte degli uomini che sospirano e piangono per tutti gli abomini che vi si compiono". Agli altri disse, in modo che io sentissi: "Seguitelo attraverso la città e colpite! Il vostro occhio non perdoni, non abbiate misericordia. Vecchi, giovani, ragazze, bambini e donne, ammazzate fino allo sterminio: solo non toccate chi abbia il tau in fronte; cominciate dal mio santuario!". Incominciarono dagli anziani che erano davanti al tempio. Disse loro: "Profanate pure il santuario, riempite di cadaveri i cortili. Uscite!". Quelli uscirono e fecero strage nella città. La gloria del Signore uscì dalla soglia del tempio e si fermò sui cherubini. I cherubini spiegarono le ali e si sollevarono da terra sotto i miei occhi; anche le ruote si alzarono con loro e si fermarono all'ingresso della porta orientale del tempio, mentre la gloria del Dio d'Israele era in alto su di loro. Erano i medesimi esseri che io avevo visti sotto il Dio d'Israele lungo il canale Chebàr e riconobbi che erano cherubini. Ciascuno aveva quattro aspetti e ciascuno quattro ali e qualcosa simile a mani d'uomo sotto le ali. Il loro sembiante era il medesimo che avevo visto lungo il canale Chebàr. Ciascuno di loro procedeva di fronte a sé. Parola di Dio

 

LA GLORIA DEL SIGNORE USCI' DALLA SOGLIA DEL TEMPIO E SI FERMO' SUI CHERUBINI. (Ez. 9,3)

La frase che ho presa per la piccola meditazione di oggi prima di tutto va capita. Dio l’immenso per amore del suo popolo e per l’alleanza che ha stretto con lui abita nel suo tempio. Lì il popolo lo può trovare, pregare, consultare attraverso i sacerdoti, i sacrifici. Ma qui l’immagine di Ezechiele diventa ardita: il popolosa commesso tali e tante iniquità che Dio decide di lasciare il tempio per seguire gli esiliati, quel gruppo che diventerà il “resto di Israele”

Anche noi abbiamo templi grandiosi costruiti per manifestare la presenza, la grandezza, la forza del nostro Dio che abita con noi. E il nostro Dio, specialmente nel segno del Pane di Gesù è contento di abitare in mezzo a noi, sia nelle grandi cattedrali che nelle piccole chiese. Ma, attenzione, se Dio sta bene con il suo popolo non sta più bene là dove c’è tutto meno che Lui. In quelle chiese costruite per la gloria più dell’uomo (vedi vescovi, architetti, sussiegosi parroci precostituiti) c’è ancora posto per Dio? Nelle grandiose cattedrali costruite dalla fede dei nostri padri dove si dice messa solo più al mattino, quasi di nascosto, tra uno sparuto gregge di vecchi per poi poter far pagare il biglietto di ingresso ai turisti nei loro viaggi di arte, Dio e la sua gloria non sono già stati allontanati? E in quelle comunità super organizzate dove c’è posto per tutti i consigli immaginabili formati dal solito esercito di Francischiello (per intenderci: sempre le stesse persone che ruotano e si spartisco i “presunti” poteri parrocchiali) dove c’è posto per corsi di ogni genere dall’inglese alla pittura c’è ancora posto per Dio o la sua gloria è già andata ad abitare a casa di quel resto che continua a pazientare (forse sbagliando anche in questo) e che continua a mantenere il suo granello di fede?

 

 

GIOVEDI’ 17 AGOSTO

Una scheggia di preghiera:

 

RIMETTI A NOI I NOSTRI DEBITI PERCHE’ ALLO STESSO MODO ANCHE NOI LI POSSIAMO RIMETTERE AI NOSTRI DEBITORI

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ELIA DI ENNA, Santo

Di origine greca era nato ad Enna verso l’825. Perché cristiano  fu fatto prigioniero dai Saraceni e deportato in Africa. Riuscì a fuggire, dandosi a lunghi pellegrinaggi in Oriente. Ritornato in Sicilia, lasciò Taormina prima che cadesse in mano agli Arabi e riparò in Calabria: fondò un convento a Saline, quindi si recò in pellegrinaggio a Roma. Ritiratosi a vita eremitica, fu chiamato a Costantinopoli dall'imperatore Leone VI; morì nel viaggio di ritorno a Tessalonica nel 903.

Parola di Dio: Ez 12,1-12; Sal 77; Mt 18,21-19,1

 

Vangelo Mt 18, 21 - 19, 1

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: "Signore, quante volte dovrò perdonare al mio fratello, se pecca contro di me? Fino a sette volte?". E Gesù gli rispose: "Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette. A proposito, il regno dei cieli è simile a un re che volle fare i conti con i suoi servi. Incominciati i conti, gli fu presentato uno che gli era debitore di diecimila talenti. Non avendo però costui il denaro da restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, con i figli e con quanto possedeva, e saldasse così il debito. Allora quel servo, gettatosi a terra, lo supplicava: Signore, abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa. Impietositosi del servo, il padrone lo lasciò andare e gli condonò il debito. Appena uscito, quel servo trovò un altro servo come lui che gli doveva cento denari e, afferratolo, lo soffocava e diceva: Paga quel che devi! Il suo compagno, gettatosi a terra, lo supplicava dicendo: Abbi pazienza con me e ti rifonderò il debito. Ma egli non volle esaudirlo, andò e lo fece gettare in carcere, fino a che non avesse pagato il debito. Visto quel che accadeva, gli altri servi furono addolorati e andarono a riferire al loro padrone tutto l'accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell'uomo e gli disse: Servo malvagio, io ti ho condonato tutto il debito perché mi hai pregato. Non dovevi forse anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te? E, sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non gli avesse restituito tutto il dovuto. Così anche il mio Padre celeste farà a ciascuno di voi, se non perdonerete di cuore al vostro fratello". Terminati questi discorsi, Gesù partì dalla Galilea e andò nel territorio della Giudea, al di là del Giordano. Parola del Signore

 

“SIGNORE, FINO A QUANTE VOLTE DOVRO’ PERDONARE A MIO FRATELLO?”. (Mt. 18,21)

Pietro, forte della mentalità rabbinica, chiede a Gesù se la misericordia verso il fratello deve essere grande: perdonare fino a sette volte per lui significa fare una cosa sacra come aveva fatto Dio creando il mondo in sette giorni, ma Gesù giocando sulla sua stessa mentalità gli dice che bisogna perdonare settanta volte sette, cioè all‘infinito.

Per il Signore non è dunque questione di matematica, Dio non è un ragioniere con la tabellina, o meglio con il computer in mano, ed Egli chiede all’uomo la stessa generosità. Prova a pensare come ha perdonato Gesù: sulla croce, mentre soffre tormenti prega per i suoi persecutori: “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno”; davanti ad un ladro pentito gli dice: “Oggi sarai con me in paradiso”.

Una strada difficile o impossibile quella del perdono?

Credo che tutti abbiamo provato in mille modi la strada del perdono e, al di là del carattere che ognuno si trova, abbiamo forse sperimentato che spesso non basta la volontà di perdonare per riuscirvi. Allora può arrivare lo scoraggiamento: “Non ce la farò mai!”

E se invece capissimo che il perdono è una strada fatta di tante piccole tappe?

Cominciamo a pensare che, qualche volta, può esserci qualcuno che ha qualcosa da perdonare a noi. Proviamo poi a guardare all’altro non come a colui che ci ha offeso ma ad un fratello che fa fatica come noi, che sbaglia come noi. Pensiamo poi al fatto che solo Dio può giudicare, perché solo Lui conosce a fondo il cuore dell’uomo. Prendiamo pure le distanze dal male e dal peccato e difendiamoci da esso, ma cerchiamo sempre di distinguere tra peccato e peccatore. Il peccato è da condannare, il peccatore è un figlio di Dio da riportare al Padre.

 

 

VENERDI’ 18 AGOSTO

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, BENEDICI E TIENI UNITE LE NOSTRE FAMIGLIE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: BEATRICE DE MENEZES DA SILVA, Beata

Era nata a Coimbra (Spagna) nel 1430. Di nobile famiglia, fu dama d'onore di Isabella, andata sposa, del re di Castiglia. Si ritirò poi in un monastero di domenicane a Toledo dove visse in austera penitenza pur senza pronunciare i voti. Nel 1484 fondò l'ordine delle Concezioniste, approvato nel 1489. Morì a Toledo nel 1490.

Parola di Dio: Ez 16,1-15.60.63; Cantico da ls 12,2-6; Mt 19,3-12

 

Vangelo Mt 19, 3-12

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, si avvicinarono a Gesù alcuni farisei per metterlo alla prova e gli chiesero: "E' lecito ad un uomo ripudiare la propria moglie per qualsiasi motivo?". Ed egli rispose: "Non avete letto che il Creatore da principio li creò maschio e femmina e disse: Per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una carne sola? Così che non sono più due, ma una carne sola. Quello dunque che Dio ha congiunto, l'uomo non lo separi". Gli obiettarono: "Perché allora Mosè ha ordinato di darle l'atto di ripudio e mandarla via?". Rispose loro Gesù: "Per la durezza del vostro cuore Mosè vi ha permesso di ripudiare le vostre mogli, ma da principio non fu così. Perciò io vi dico: Chiunque ripudia la propria moglie, se non in caso di concubinato, e ne sposa un'altra commette adulterio". Gli dissero i discepoli: "Se questa è la condizione dell'uomo rispetto alla donna, non conviene sposarsi". Egli rispose loro: "Non tutti possono capirlo, ma solo coloro ai quali è stato concesso. Vi sono infatti eunuchi che sono nati così dal ventre della madre; ve ne sono alcuni che sono stati resi eunuchi dagli uomini, e vi sono altri che si sono fatti eunuchi per il regno dei cieli. Chi può capire, capisca". Parola del Signore

 

“L’UOMO SI UNIRA' A SUA MOGLIE E I DUE SARANNO UNA CARNE SOLA”.(Mt. 19,5)

La famiglia è un qualcosa di sacro: i due sono “una sola carne” non solo per il congiungimento carnale, ma per volontà di Dio. Io non posso volermi amputare di una parte della mia carne solo perché non mi piace, non posso dire: non mi piace la faccia che mi ritrovo, mi è venuta in uggia: tagliamola! Commetterei un attentato contro la mia integrità.

Il marito e la moglie non sono solo insieme perché si piacciono, finché vanno d’accordo sono una cosa sola: io non sono più mio, sono tuo, tu non sei più tua, sei parte di me. Questo è il principio a cui fare riferimento sempre, anche quando ci sono grandi difficoltà. Poi ci saranno mille situazioni diverse per cui nessuno al di fuori di Dio e degli interessati potranno giudicare, ma il principio dell’unità sta nella volontà di Dio e nella sacralità dell’unione. Se si comincia a pensare solo a se stessi, alle difficoltà, quell’unità voluta all’inizio del matrimonio può incrinarsi e allora il cuore si inaridisce.

Oggi con troppa facilità si parla di divorzio e poi ci si lamenta che i giovani non hanno valori, tardano a sposarsi, vedono la coppia esistente solo in funzione del proprio soddisfacimento. Le famiglie di domani hanno la loro radice nelle famiglie di oggi.

 

 

SABATO 19 AGOSTO

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, SENZA DI TE NON POSSIAMO NULLA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: PIETRO ZUNIGA Beato, Martire in Giappone

Nato da nobile famiglia a Siviglia nel 1585, scelse di consacrarsi al Signore tra i monaci agostiniani. Nel 1610 fu mandato nelle Filippine. Di qui partì per il Giappone. La sua fu una missione difficile. Arrestato fu bruciato vivo il 19 agosto 1622.

Parola di Dio: Ez 18,1-10.13b.30-32; Sal 50; Mt 19,13-15

 

Vangelo Mt 19, 13-15

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, furono portati dei bambini perché imponesse loro le mani e pregasse; ma i discepoli li sgridavano. Gesù però disse loro: "Lasciate che i bambini vengano a me, perché di questi è il regno dei cieli". E dopo avere imposto loro le mani, se ne partì. Parola del Signore

 

FURONO PORTATI A GESÙ DEI BAMBINI PERCHE' IMPONESSE LORO LE MANI”. (Mt. 19,13)

E’ facile intenerirsi davanti ai bambini ma, mi chiedo se questa nostra società ama i bambini. Gli spot pubblicitari amano i bambini? Li sfruttano per vendere. Un certo tipo di famiglia progetta i bambini a tempo e su misura compatibilmente a tutte le altre esigenze e se per caso ne viene qualcuno fuori programma, in nome della libertà c’è tutto lo spazio per farli fuori. Ci sono banche del seme di premi Nobel per fare bambini super intelligenti. I figli sono belli ma non devono rompere più di tanto, per cui i figli spesso sono cresciuti dagli altri e non dai genitori, senza contare chi sfrutta i bambini, chi abusa dei bambini, intanto i bambini non contano, non hanno potere politico, non votano, non comprano in prima persona. Non basta portare i bambini a Gesù perché li benedica: che cosa diamo veramente loro? E anche da un punto di vista religioso: basta che diamo loro un Battesimo o una Prima Comunione fatta di riti e di festa senza poi dare un’educazione cristiana?

Ma facciamo ancora un posso in avanti: perché il bambino è la persona ideale ad accogliere il Regno di Dio? Perché ha bisogno di tutto, perché è capace di accogliere amore, perché si abbandona e si fida, perché è spontaneo e sa gioire e giocare, perché Dio può riversare su di lui tutti i suoi doni.

Noi consideriamo adulto il ragionatore, il calcolatore, il serioso, il riuscito, lo scaltro, l’arrivato.., e uno che sia tutto questo ha ancora bisogno di Dio o al massimo Dio fa parte dei suoi calcoli?

Basterebbe guardarci nella nostra realtà: siamo piccole formichine sulla crosta di un pianetino, siamo alla ricerca di felicità, abbiamo estremo bisogno di amore e di comprensione, perché impedirci di “gioire e giocare” con un Dio che ci è Padre?

 

 

DOMENICA 20 AGOSTO: 20^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO B

Una scheggia di preghiera:

 

CON IL TUO PANE DONAMI LA FORZA DI CAMMINARE VERSO TE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: BURCARDO, Beato, Parroco

Nacque in Svizzera. Diventato sacerdote fu parroco di Beinwil. Da tutti era ricercato per i suoi modi semplici e per la santità che manifestava con tutta la sua vita e la sua attenzione ai parrocchiani. Morì tra il 1185 e il 1228.

Parola di Dio: Pr 9,1-6; Sal 33; Ef 5,15-20; Gv 6,51-58

 

Vangelo Gv 6, 51-58

Dal vangelo secondo Giovanni. In quel tempo, Gesù disse alla folla: "Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo". Allora i Giudei si misero a discutere tra di loro: "Come può costui darci la sua carne da mangiare?". Gesù disse: "In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo, non come quello che mangiarono i padri vostri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno". Parola del Signore

 

“SE UNO MANGIA DI QUESTO PANE VIVRA’ IN ETERNO”. (Gv.6,51)

C’è, chi fa indigestione di Eucaristia. Capita di incontrare persone che arrivano addirittura a dire: "Non posso fare a meno della Comunione! Quando non la faccio è come se mi mancasse qualcosa!". Ma spesso sono proprio queste le persone che mangiano ma non assimilano perché la loro vita è sempre uguale. E c’è anche chi invece sta morendo di fame e si trova davanti ad una tavola imbandita ma non ha il coraggio di alzarsi da terra per sedersi alla gioia di quel banchetto. E c’è pure chi, comodamente seduto a tavola, cerca, nel nome della serietà del banchetto, di allontanare chi umilmente si propone di avvicinarsi per partecipare alla festa. Eppure, anche solo scorrendo il Vangelo di oggi, sentiamo da Gesù che cosa sia quel Pane che Lui stesso ci dà: "Io sono il pane del cielo". Non vado a ricevere un pezzo di pane qualunque, vado a ricevere il Figlio di Dio. Quello stesso Gesù di cui bastava toccare con fede la frangia del mantello per essere guariti, il Figlio di Dio "per cui tutte le cose sono state create", Colui che è morto e risorto per noi. Pensate a certi assurdi: noi magari facciamo pellegrinaggi per andare a vedere il prezioso lenzuolo in cui, con ogni probabilità, Gesù è stato avvolto dopo la morte, e trascuriamo di incontrare e di ricevere Gesù stesso vivo nel suo pane."Il pane che io vi darò è la mia carne". La carne concreta di Gesù, quella carne che lo Spirito Santo ha intessuto nel grembo di Maria, quella carne che ha gioito, quelle mani che hanno benedetto, quel viso che si è chinato sulle sofferenze dell’uomo, quel sorriso che è stato rivolto ai piccoli, quella carne che ha sofferto la flagellazione e gli sputi, che è stata crudelmente inchiodata ad una croce, che risorta per sempre porta i segni della passione. "Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui". Io, ricevendo l’Eucaristia, divento tabernacolo e ostensorio. Dio mi sceglie, come Maria affinché anch’io rivestito di Cristo possa generarlo. Altro che gesto rituale, quello dell’Eucaristia! Cristo da senso a tutta la mia vita, la muta, la cambia. Non può più esserci noia. Se Dio dimora in me ed io in Lui, mia patria è l’universo intero, il mio cuore poco per volta si allarga alla misura del Suo per abbracciare tutti, strade difficili, impossibili alla sola umanità, come quella del perdono, diventano invece possibili e percorribili. "Chi mangia la mia carne vivrà per me". Se davvero hai incontrato Dio, il resto diventa secondario. Non ci perdi nulla, non sei chiamato a rinunciare a nulla, però tutto si trasforma, tutto assume più o meno senso, più o meno valore a seconda della tua comunione con Lui. "Chi mangia questo pane vivrà in eterno". Io mangio il corpo di Colui che è passato attraverso la morte ma che ora è vivo per sempre, entro dunque nella sua dimensione. Incontrerò anch’io la morte materiale ma le potrò opporre Colui che l’ha vinta una volta per tutte. Quante leggende e mitologie sono sorte intorno alla ricerca dell’immortalità da parte dell’uomo. Ebbene, ricevendo Cristo, vincitore della morte, io entro già fin d’ora nell’eternità.

 

 

LUNEDI’ 21 AGOSTO

Una scheggia di preghiera:

 

LIBERACI O SIGNORE DALL’ATTACCAMENTO ALLE COSE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ALESSANDRO DI HALES, Santo, Francescano

Nato nel Shorpshire verso il 1186, venne mandato a studiare a Parigi. A Parigi a sua volta fu maestro di Teologia, andò poi ad Angers. Si trasferì poi in Inghilterra dove fu canonico e arcidiacono. Nel 1236 entrò nell’ordine francescano. Partecipò al Concilio di Lione e in quello stesso anno, il 1245, morì.

Parola di Dio: Ez 24, 15-24; Cantico da  Dt 32,18-21; Mt 19,16-22

 

Vangelo Mt 19, 16-22

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, ecco un tale si avvicinò a Gesù e gli disse: "Maestro, che cosa devo fare di buono per ottenere la vita eterna?". Egli rispose: "Perché mi interroghi su ciò che è buono? Uno solo è buono. Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti". Ed egli chiese: "Quali?". Gesù rispose: "Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, onora il padre e la madre, ama il prossimo tuo come te stesso". Il giovane gli disse: "Ho sempre osservato tutte queste cose; che mi manca ancora?". Gli disse Gesù: "Se vuoi essere perfetto, và, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi". Udito questo, il giovane se ne andò triste; poiché aveva molte ricchezze. Parola del Signore

 

“MAESTRO, CHE COSA DEVO FARE DI BUONO PER OTTENERE LA VITA ETERNA?”. (Mt. 19,16)

Anche noi siamo concreti: vorremmo un bell’elenco di cose per dirci cristiani, per avere il passaporto alla vita eterna. Ma la vita è imprevedibile. Non c’è un manuale che copra tutte le situazioni, e allora? E’ vero che i comandamenti ci danno delle indicazioni, ma non sempre sono validi per tutto.

Gesù risponde a quest’uomo buono indicando due movimenti: la spoliazione, la liberazione da ciò che ti lega troppo alle cose della terra; e l’acquisizione di Lui. E le due cose sono legate: non puoi metterti alla sequela di Gesù se sei affardellato di troppe cose. La povertà in se stessa non è una bella cosa. Diventa però valida quando serve per incontrare Colui che può riempirci di se stesso. Provate a pensare se non è vero questo anche per la Chiesa: ogni volta che ci fidiamo di noi stessi, delle nostre risorse, ogni volta che la Chiesa fa affidamento sulle cose e sul potere, si allontana “triste” da Gesù. Ogni volta che ci si fida della povertà, che si diventa semplici, si scopre la bellezza dell’amore di Dio che ci chiama a camminare gioiosamente insieme.

 

 

MARTEDI’ 22 AGOSTO

Una scheggia di preghiera:

 

GESU’, TU SEI LA MIA VITA, ALTRO IO NON HO

 

Memoria della BEATA MARIA REGINA

La corona di Maria non ha nulla a che vedere con quelle che simboleggiano la potenza e la gloria di questo mondo. La compongono tutti gli eletti che sono stati docili alla sua influenza materna, fedeli alla parola di Gesù che ha donato loro Maria come madre, nel momento in cui stava per dare la sua vita sulla croce.

Parola di Dio: Ez 28,1-10; Cantico da Dt 32,26-30.35-36; Mt 19,23-30

 

Vangelo Mt 19, 23-30

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "In verità vi dico: difficilmente un ricco entrerà nel regno dei cieli. Ve lo ripeto: è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno dei cieli". A queste parole i discepoli rimasero costernati e chiesero: "Chi si potrà dunque salvare?". E Gesù, fissando su di loro lo sguardo, disse: "Questo è impossibile agli uomini, ma a Dio tutto è possibile". Allora Pietro prendendo la parola disse: "Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa dunque ne otterremo?". E Gesù disse loro: "In verità vi dico: voi che mi avete seguito, nella nuova creazione, quando il Figlio dell'uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù di Israele. Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna. Molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi i primi". Parola del Signore

 

“E’ PIU' FACILE CHE UN CAMMELLO PASSI PER LA CRUNA DI UN AGO, CHE UN RICCO ENTRI NEL REGNO DEI CIELI”. (Mt. 19,24)

Un giovane ebreo andò da un Rabbino, suo maestro di vita, a esporgli una sua perplessità: "Quando vado nella casa dei ricchi non mi sento a mio agio, ho l'impressione di non essere accolto e non riesco a comunicare. Quando, invece, entro nella casa dei poveri, non ho alcun problema, mi comporto e parlo così come faccio con gli amici di vecchia data. Che differenza c'è tra ricchi e poveri?". Il rabbino lo invitò ad andare alla finestra e a descrivere ciò che vedeva. "Ci sono una donna e un bambino, su di un carro, che si dirigono contenti verso la zona del mercato". Al che il rabbino soggiunse: "Ora va' davanti allo specchio e dimmi cosa vedi". Il giovane rispose che scorgeva solo la sua immagine. Il saggio maestro di vita così concluse: "Figlio mio, la finestra e lo specchio sono fatti entrambi di una lastra di vetro. Ma, mentre la finestra ti permette di vedere la vita che c'è attorno, lo specchio ti permette di vedere solo te stesso. Basta un foglio d'argento per non farti contemplare la realtà e renderti triste nel mostrarti solo la tua immagine".

 

 

MERCOLEDI’ 23 AGOSTO

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, OGNI TUA CREATURA E’ COLMA DEL TUO AMORE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ASTERIO DI EGEA, Santo, Martire

Ad Egea, in Cilicia, nel 285 Asterio fu martirizzato per la sua fede insieme a Claudio e Neone e a Donnina e Teonilla.

Parola di Dio: Ez 34,1-11; Sal 22; Mt 20,1-16a

 

Vangelo Mt 20, 1-16

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: " Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all'alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Accordatosi con loro per un denaro al giorno, li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano sulla piazza disoccupati e disse loro: Andate anche voi nella mia vigna; quello che è giusto ve lo darò. Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno e verso le tre e fece altrettanto. Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano là e disse loro: Perché ve ne state qui tutto il giorno oziosi? Gli risposero: Perché nessuno ci ha presi a giornata. Ed egli disse loro: Andate anche voi nella mia vigna. Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: Chiama gli operai e da  loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi. Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono i primi, pensavano che avrebbero ricevuto di più. Ma anch'essi ricevettero un denaro per ciascuno. Nel ritirarlo però, mormoravano contro il padrone dicendo: Questi ultimi hanno lavorato un'ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo. Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse convenuto con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene; ma io voglio dare anche a quest'ultimo quanto a te. Non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono? Così gli ultimi saranno primi, e i primi ultimi". Parola del Signore

 

"SEI INVIDIOSO PERCHE' IO SONO BUONO?”. ( Mt.20,15)

Questa che abbiamo letto oggi non è questa una parabola 'sindacale' e neanche una parabola antimeritocratica. Vuol dirci qualcosa di più. Noi viviamo in un mondo che ragiona con la logica dei soldi, dei costi, dei prezzi, ma se noi applichiamo questo al nostro rapporto con Dio rischiamo, di credere di essere noi gli autori della nostra salvezza attraverso l’osservanza di determinate norme. In questo caso Dio diventerebbe soltanto una specie di datore di lavoro o di controllore che alla fine pesa, paga, e tutto è a posto.

Ragionando in questo modo finiamo di essere noi a dettare a Dio ciò che deve fare “se vuol essere giusto”. E questo sarebbe il peccato più grave.

Dio non è riducibile ai nostri schemi e pensieri. Dio agisce secondo il criterio della gratuità; egli non è tanto colui che ”paga” secondo la logica della retribuzione e del guadagno, ma colui che dona al di sopra e al di fuori di ogni contratto. Questa gratuità non nega la giustizia, ma imprevedibilmente la supera.

Dio non ha come fine quello di fare i conti (il giudizio finale ce lo stiamo già costruendo noi) ma ha come fine quello di salvarci. Ci cerca, ci circuisce per tutta la vita, ci colma dei suoi beni anche quando non ce ne accorgiamo, ci offre continuamente possibilità di ravvedimento. E questo lo fa per ogni uomo: siamo tutti sue creature, preziose ai suoi occhi, valiamo il sangue di Gesù. Come è allora assurdo che io, salvato dalla sua misericordia, possa essere geloso se vedo un mio fratello amato dal Padre.

 

 

GIOVEDI’ 24 AGOSTO

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, TU MI SCRUTI E MI CONOSCI, LE MIE PAROLE NON SONO ANCORA SULLE MIE LABBRA E TU LE CONOSCI TUTTE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: GENESIO, Santo, martire

E’ un martire romano la cui esistenza è dubbia. Si dice che fu arrestato e condannato come cristiano dal prefetto di Roma. E’ protettore degli artisti di teatro perché sembra facesse il mimo.

Parola di Dio nella festa di san Bartolomeo apostolo: Ap 21,9-14; Sal 144; Gv 1,45-51

 

Vangelo Gv 1, 45-51

Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Filippo incontrò Natanaèle e gli disse: "Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè nella Legge e i Profeti, Gesù, figlio di Giuseppe di Nazareth". Natanaèle esclamò: "Da Nazareth può mai venire qualcosa di buono?". Filippo gli rispose: "Vieni e vedi". Gesù intanto, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: "Ecco davvero un Israelita in cui non c'è falsità". Natanaèle gli domandò: "Come mi conosci?". Gli rispose Gesù: "Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto il fico". Gli replicò Natanaèle: "Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d'Israele!". Gli rispose Gesù: "Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto il fico, credi? Vedrai cose maggiori di queste!". Poi gli disse: "In verità, in verità vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sul Figlio dell'uomo". Parola del Signore

 

"GESU’, VISTO NATANAELE, DISSE DI LUI: ECCO DAVVERO UN ISRAELITA IN CUI NON C’E’ FALSITA’ ". (Gv. 1,47)

Tu, Gesù che scruti i cuori hai potuto dire di Natanaele Bartolomeo: “ecco uno in cui non c’è falsità”!

Che bel complimento! Sarei felice se potessi dirlo anche di me.

Grazie, Signore, per gli uomini e le donne trasparenti che ci concedi di incontrare nel nostro cammino! Il cuore respira nell’incontrarli

Grazie per coloro che prima di parlare con il fratello si lasciano da lui fissare negli occhi per spalancargli il loro cuore come un libro aperto!

Grazie per coloro che ti vengono incontro credendo in partenza alla tua sincerità, prima ancora che tu gliela abbia provata.

Infondi in noi la pace sovrana del cuore di chi non conosce più la paura che altri svestano il suo cuore, abituato a camminare trasparente davanti ai tuoi occhi innamorati e inesorabili!

Grazie per coloro che non raccontano bugie neppure a se stessi, avvezzi alla gioia di fissarsi serenamente gli occhi allo specchio della propria coscienza!

Grazie per coloro che, pur prevedendo il caro prezzo da pagare per la verità che sentono in cuore, preferiscono essere colpiti dal disprezzo dal di fuori piuttosto che sentirsi ferire dal di dentro della propria coscienza imbavagliata.

Grazie, Signore, per le persone incomparabili, davanti alle quali non c’è denaro, non c’è favore, non c’è ricatto che possano intorbidire la fonte zampillante della loro verità.

Grazie per coloro ai quali, dicendogli la verità, per quanto scomodo o trafiggente possa essere, sai che fai sempre un regalo a dire loro la verità, intera e subito, perché l’amara verità è più gradita di ogni dolce menzogna.

Grazie per quelli che non hai mai paura, timidezza, imbarazzo, perplessità nell’incontrarli, perché sai che essi non hanno mai paura della verità, anche se dovessero esserne accusati!

Grazie, Signore, per coloro che vivono con l’anima nuda davanti a tutti perché vivono con l’anima nuda davanti a te!

 

 

VENERDI’ 25 AGOSTO

Una scheggia di preghiera:

 

MANDA, SIGNORE, IL TUO SPIRITO E RIVIVREMO

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: EBBA DI EBCHESTER, Santa

Era figlia di Etelredo, re della Northumbria, sorella di Sant’Osvaldo. Con l’aiuto dei fratelli fondò i monasteri di Ebchester e di Coldingham. Morì nel 638.

Parola di Dio: Ez 37,1-14; Sal 106; Mt 22,34-40

 

1^ Lettura Ez 37, 1-14

Dal libro del profeta Ezechiele

In quei giorni, la mano del Signore fu sopra di me e il Signore mi portò fuori in spirito e mi depose nella pianura che era piena di ossa; mi fece passare tutt'intorno accanto ad esse. Vidi che erano in grandissima quantità sulla distesa della valle e tutte inaridite. Mi disse: "Figlio dell'uomo, potranno queste ossa rivivere?". Io risposi: "Signore Dio, tu lo sai". Egli mi replicò: "Profetizza su queste ossa e annunzia loro: Ossa inaridite, udite la parola del Signore. Dice il Signore Dio a queste ossa: Ecco, io faccio entrare in voi lo spirito e rivivrete. Metterò su di voi i nervi e farò crescere su di voi la carne, su di voi stenderò la pelle e infonderò in voi lo spirito e rivivrete: Saprete che io sono il Signore". Io profetizzai come mi era stato ordinato; mentre io profetizzavo, sentii un rumore e vidi un movimento fra le ossa, che si accostavano l'uno all'altro, ciascuno al suo corrispondente. Guardai ed ecco sopra di esse i nervi, la carne cresceva e la pelle le ricopriva, ma non c'era spirito in loro. Egli aggiunse: "Profetizza allo spirito, profetizza figlio dell'uomo e annunzia allo spirito: Dice il Signore Dio: Spirito, vieni dai quattro venti e soffia su questi morti, perché rivivano". Io profetizzai come mi aveva comandato e lo spirito entrò in essi e ritornarono in vita e si alzarono in piedi; erano un esercito grande, sterminato. Mi disse: "Figlio dell'uomo, queste ossa sono tutta la gente d'Israele. Ecco, essi vanno dicendo: Le nostre ossa sono inaridite, la nostra speranza è svanita, noi siamo perduti. Perciò profetizza e annunzia loro: Dice il Signore Dio: Ecco, io apro i vostri sepolcri, vi risuscito dalle vostre tombe, o popolo mio, e vi riconduco nel paese d'Israele. Riconoscerete che io sono il Signore, quando aprirò le vostre tombe e vi risusciterò dai vostri sepolcri, o popolo mio. Farò entrare in voi il mio spirito e rivivrete; vi farò riposare nel vostro paese; saprete che io sono il Signore. L'ho detto e lo farò". Parola di Dio

 

“OSSA INARIDITE: ECCO IO FACCIO ENTRARE IN VOI LO SPIRITO E RIVIVRETE”. (Ez. 37,5)

Ci sono giorni della nostra vita in cui ci appare chiara la consapevolezza di essere inariditi dentro, nella preghiera, nella volontà, nell’entusiasmo. Anche i nostri rapporti familiari sono privi di ogni entusiasmo, ci sembrano banali, non c’è più nulla che ci doni un goccio di entusiasmo, un senso per vivere. Ed è anche forte la consapevolezza che carattere, abitudini, incostanza non ci permettono di sperare troppo in noi stessi. Siamo arteriosclerotizzati, incancreniti, anchilosati.

Dio però promette a noi il suo Spirito per farci rivivere, per perdonarci, per rimettere olio nelle giunture rattrappite, per “far vedere il cieco e far saltare io storpio come una gazzella”. E’ come se il Signore dicesse a un novantenne:

“Guarda che con un iniezione di Spirito, puoi rimetterti a correre i 100 metri piani”. Impossibile agli uomini? Ma non impossibile a Dio!

Manda, Signore, il tuo Spirito e rivivremo!

 

 

SABATO 26 AGOSTO

Una scheggia di preghiera:

 

AI TUOI PIEDI, MAESTRO, IMPARO LA VITA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ALESSANDRO DI BERGAMO, Santo , Martire.

Sembra che appartenesse all’esercito Romano. Diventato cristiano durante la persecuzione del 303, fuggi a Como e poi a Bergamo dove fu arrestato e non piegandosi a sacrificare agli idoli, ucciso.

Parola di Dio: Ez 43,1-7a; Sal 84;Mt 23,1-12

 

Vangelo Mt 23, 1-12

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo: "Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Quanto vi dicono, fatelo e osservatelo, ma non fate secondo le loro opere, perché dicono e non fanno. Legano infatti pesanti fardelli e li impongono sulle spalle della gente, ma loro non vogliono muoverli neppure con un dito. Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dagli uomini: allargano i loro filattèri e allungano le frange; amano posti d'onore nei conviti, i primi seggi nelle sinagoghe e i saluti nelle piazze, come anche sentirsi chiamare "rabbì'' dalla gente. Ma voi non fatevi chiamare "rabbì'', perché uno solo è il vostro maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate nessuno "padre" sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello del cielo. E non fatevi chiamare "maestro", perché uno solo è il vostro Maestro, il Cristo. Il più grande tra voi sia vostro servo; chi invece si innalzerà sarà abbassato e chi si abbasserà sarà innalzato". Parola del Signore

 

“MA VOI NON FATEVI CHIAMARE RABBI’, PERCHE’ UNO SOLO E’ IL VOSTRO MAESTRO E VOI SIETE TUTTI FRATELLI”. (Mt. 23,8)

Molte persone amano essere chiamate “maestro”. Forse perché è gratificante sapere di essere annoverati tra coloro che “conoscono”, che hanno studiato, che hanno titoli per essere ascoltati; o forse perché molti pensano che il proprio credo sia il migliore sulla piazza. Io sono d’accordo con Gesù, credo che nessuno possa essere chiamato maestro perché ogni uomo incarna sempre una visione di uomo, delle cose, di Dio che è limitata e condizionata essendo sempre frutto della propria visione delle cose, dei propri limiti mentali, culturali, religiosi. Dunque il Maestro è unico, è solo Colui che è la Verità e la Vita e colui che si fa Via per noi dandoci l’esempio concreto. E allora tra gli uomini, proprio guardando a Lui, non dobbiamo cercare maestri, ma testimoni. Fin da piccoli incontriamo chi ci insegna che cosa dobbiamo fare, ma quanti di questi praticano ciò che insegnano? Dicono di amarci ma spesso in realtà vogliono essere amati. Anche nell’ambito religioso è facile trovare “maestri” che fanno a gara nel ripetere ai bambini l’importanza di seguire i Comandamenti, ma che di fronte agli adulti si dimostrano rassegnati alle ingiustizie e alle furberie perché “così va il mondo”. Non abbiamo bisogno di venditori di fumo, di “teorici del partito”, di persone che con belle parole ti avvolgono di ragnatele per anestetizzarti o portarti dove vogliono i loro interessi. Abbiamo bisogno che quando qualcuno ci dice: “Ama”, mi faccia vedere in concreto come si ama il fratello. Gesù questo lo ha fatto.

 

 

DOMENICA 27 AGOSTO: 21^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO B

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE NOI CREDIAMO, MA AUMENTA LA NOSTRA FEDE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: GEBARDO DI COSTANZA, Santo, Vescovo

Era figlio del conte Ulrico di Bregenz. Spese tutti i suoi averi per fondare il monastero benedettino di Petershausen. Fu eletto Vescovo di Costanza dal 979 al 995 anno della sua morte.

Parola di Dio: Gs 24,1-2a.15-17.18b; Sal 33; Ef 5,21-32; Gv 6,60-69

 

Vangelo Gv 6, 60-69

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, molti dei suoi discepoli, dopo aver ascoltato, dissero: "Questo linguaggio è duro; chi può intenderlo?". Gesù, conoscendo dentro di sé che i suoi discepoli proprio di questo mormoravano, disse loro: "Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell'uomo salire là dov'era prima? E' lo Spirito che da  la vita, la carne non giova a nulla; le parole che vi ho dette sono spirito e vita. Ma vi sono alcuni tra voi che non credono". Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. E continuò: "Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre mio". Da allora molti dei suoi discepoli si tirarono indietro e non andavano più con lui. Disse allora Gesù ai Dodici: "Forse anche voi volete andarvene?". Gli rispose Simon Pietro: "Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna; noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio". Parola del Signore

 

“SIGNORE, DA CHI ANDREMO? TU HAI PAROLE DI VITA ETERNA”. (Gv. 6,67)

Pietro, come noi, sovente non capisce il messaggio di Gesù, ma si fida di Gesù. Speriamo di saper ripetere anche noi l’espressione di Pietro anche quando il linguaggio di Gesù è duro o può sembrare tale. A volte il linguaggio del Vangelo è duro perché esigenti sono le richieste di Gesù, altre volte il suo linguaggio è duro perché non sappiamo decifrare negli avvenimenti di vario genere il progetto di amore del Signore per noi, per la Chiesa, per l’umanità. E’ proprio allora che dobbiamo capire che credere, non vuol dire comprendere, ma giocare la propria vita per il Signore. Lui solo ha parole di vita eterna. L’esperienza ci dice che di Lui possiamo fidarci. Anche il dolore e la morte sono un linguaggio duro che fa paura, ma anche qui il Signore è la vita e la risurrezione. “Ma vi sono alcuni che non credono”. Gesù fa una triste constatazione riguardo a coloro che sono stati scelti da Lui e sono rimasto con Lui fin dal principio: si può stare con Lui e non essere suoi discepoli. In questa domenica abbiamo allora la possibilità di rivedere la nostra fede. Gesù ci richiama alla scelta seria e radicale di Lui. Chiediamo al Signore di accogliere il nostro desiderio di essere suoi discepoli, nonostante le nostre debolezze e in nostri tentennamenti; chiediamogli un aumento di fede e una maggiore docilità all’opera dello Spirito Santo

 

 

LUNEDI’ 28 AGOSTO

Una scheggia di preghiera:

 

DONACI, SIGNORE, LA SINCERITA’ DEL CUORE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ALESSANDRO DI COSTANTINOPOLI. Santo, Vescovo

Fu il secondo vescovo di Bisanzio o di Costantinopoli. Ancora prete aveva partecipato al Concilio di Nicea. Godette di grande prestigio morale e spirituale. Morì verso il 336-337.

Parola di Dio: 2Ts 1,1-5.11b-12; Sal 95; Mt 23,13-22

 

Vangelo Mt 23, 13-22

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù parlò dicendo: "Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che chiudete il regno dei cieli davanti agli uomini; perché così voi non vi entrate, e non lasciate entrare nemmeno quelli che vogliono entrarci. Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che percorrete il mare e la terra per fare un solo proselito e, ottenutolo, lo rendete figlio della Geenna il doppio di voi. Guai a voi, guide cieche, che dite: Se si giura per il tempio non vale, ma se si giura per l'oro del tempio si è obbligati. Stolti e ciechi: che cosa è più grande, l'oro o il tempio che rende sacro l'oro? E dite ancora: Se si giura per l'altare non vale, ma se si giura per l'offerta che vi sta sopra, si resta obbligati. Ciechi! Che cosa è più grande, l'offerta o l'altare che rende sacra l'offerta? Ebbene, chi giura per l'altare, giura per l'altare e per quanto vi sta sopra; e chi giura per il tempio, giura per il tempio e per Colui che l'abita. E chi giura per il cielo, giura per il trono di Dio e per Colui che vi è assiso". Parola del Signore

 

“GUAI A VOI, SCRIBI E FARISEI IPOCRITI”. (Mt. 23,15)

Gesù  rivolge i suoi “guai!” agli scribi e ai farisei. Essi non sono “i cattivi”, sono le persone “per bene” di Israele, i fedeli, i puri, coloro che hanno avuto il pregio di mantenere e interpretare la tradizione religiosa di Israele. Se volete un paragone con oggi, è come se Gesù si rivolgesse a Vescovi, preti, teologi. Il “guai!” non deriva però dal ruolo di questi personaggi ma dall’uso sbagliato che essi hanno fatto della religione. La religione in modo retto serve ad esprimere il rapporto di Dio con il suo popolo e del popolo con Dio. Non deve essere invece usata per mascherare privilegi, per coprire con facciata di perbenismo il vuoto o addirittura per giustificare i propri interessi ed accrescere il proprio potere: non si può e non si deve ridurre Dio a quello che serve a noi! Una delle cose che, lungo i secoli, ha maggiormente impedito alla Chiesa di essere in pieno una buona testimone del Vangelo di Gesù è stata la paura, dovuta alle tante prove e tentazioni subite, di perdere il suo ruolo, la sua ortodossia completa e allora abbiamo visto spesso la Chiesa chiusa in se stessa a cercare di difendersi da nemici reali e fantastici: la caccia agli eretici e alle strega ne è stato un segno, l’aver chiuso sempre più le porte della sua misericordia a favore della osservanza formale purtroppo ha fatto e fa sì che tanti che pur cercano il volto di Cristo stentino a trovarlo nascosto tante volte sotto l’aspetto della diplomazia e della burocrazia. Allora quel “Guai!” che Gesù rivolge ai farisei non è solo per gli stretti osservanti di quell’epoca che nel loro desiderio di purezza religiosa rischiavano di rendere inaccessibile il vero senso dell’ebraismo, ma anche per noi uomini di Chiesa quando richiudiamo la fede nelle nostre formule e la rendiamo inaccessibile ai piccoli, quando rattristiamo un messaggio di gioia e di liberazione, quando pretendiamo assensi e applausi alle nostre organizzazioni e ci dimentichiamo di far vedere il vero volto di Cristo, quando nascondiamo la Parola dietro ai nostri paroloni, quando abbiamo fatto della fede solo una religione a nostro uso e consumo, quando, con la scusa dell’ortodossia tarpiamo le ali a chi non la pensa come noi e ci da fastidio. Chiediamoci se davvero nel nostro vivere, parlare, fare scelte etiche o morali rispettiamo Dio per quello che è, se confrontiamo la nostra vita con quella di Cristo, se non strappiamo certe pagine di Vangelo difficili, se non ci mascheriamo dietro ad atteggiamenti o riti per apparire diversi e migliori di quello che siamo.

 

 

MARTEDI’ 29 AGOSTO

Una scheggia di preghiera:

 

TUTTA LA MIA VITA E’ NELLE TUE MANI, SIGNORE

 

MEMORIA DEL MARTIRIO DI S. GIOVANNI BATTISTA

Tutta la vita di Giovanni il Battista è una testimonianza resa al Cristo. La verità tuttavia scatena l’odio di coloro che la rifiutano e si vedono smascherati da essa: il profeta che dice la verità di fronte ad un re adultero non può attendersi che il martirio. Il sangue di Giovanni che fu decapitato per ordine di Erode nella fortezza di Macheronte, conferisce un valore ancora più grande alla sua testimonianza.

Parola di Dio: Ger 1,17-19; Sal 70; Mc 6,17-29

 

 

1^ Lettura Ger 1, 17-19

Dal libro del profeta Geremia

In quei giorni, la parola del Signore mi fu rivolta per dirmi: "Tu, cingiti i fianchi, alzati e dì loro tutto ciò che ti ordinerò; non spaventarti alla loro vista, altrimenti ti farò temere davanti a loro. Ed ecco oggi io faccio di te come una fortezza, come un muro di bronzo contro tutto il paese, contro i re di Giuda e i suoi capi, contro i suoi sacerdoti e il popolo del paese. Ti muoveranno guerra ma non ti vinceranno, perché io sono con te per salvarti". Parola di Dio

 

“TI MUOVERANNO GUERRA MA NON TI VINCERANNO, PERCHE' IO SONO CON TE PER SALVARTI”. (Ger. 1,19)

Pensando oggi a questa affermazione nella festa del martirio di Giovanni Battista, ci sembra che non sia una promessa realizzata: Giovanni ci ha lasciato la testa. Ma se ci pensiamo bene, Giovanni è un perdente o un vittorioso? Giovanni ha vinto la grande battaglia con se stesso. Ha fatto morire se stesso per testimoniare Dio. Ha anteposto la verità al compromesso. Ha lasciato parlare in sé lo Spirito piuttosto che la propria, anche giusta, volontà umana. Ha lasciato crescere Colui che ha annunziato, ha anticipato Gesù non solo con le parole ma anche con il martirio. Nella nostra vita ci sono tante apparenti sconfitte che sono vittorie e tante vittorie che significano la sconfitta della verità e anche dell’uomo. Dio non ci propone di essere colui che ci fa andare bene le cose umanamente, ci dice che se noi ci fidiamo ciecamente di Lui, anche una sofferenza, una sconfitta umana, addirittura la nostra morte, possono diventare le più grandi vittorie.

 

 

MERCOLEDI’ 30 AGOSTO

Una scheggia di preghiera:

 

NELLA TUA BONTA’, SIGNORE, CI HAI RESI PARTECIPI DELLA TUA CREAZIONE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: FELICE E ADAUTTO, Santi, Martiri 

Fu martire romano probabilmente sotto Diocleziano (303).Al cristiano anonimo, unitosi volontariamente a Felice nel martirio, secondo una tarda leggenda, fu dato il nome di Adautto (“aggiunto”). Qualcun altro invece pensa che fosse il fratello di Felice.

Parola di Dio: 2Ts 3,6-10.16-18; Sal 127; Mt 23,27-32

 

1^ Lettura 2 Ts 3, 6-10. 16-18

Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo i Tessalonicesi

Vi ordiniamo, fratelli, nel nome del Signore nostro Gesù  Cristo, di tenervi lontani da ogni fratello che si comporta in maniera  indisciplinata e non secondo la tradizione che ha ricevuto da noi. Sapete infatti come dovete imitarci: poiché noi non abbiamo vissuto  oziosamente fra voi, né abbiamo mangiato gratuitamente il pane di  alcuno, ma abbiamo lavorato con fatica e sforzo notte e giorno per  non essere di peso ad alcuno di voi. Non che non ne avessimo diritto,  ma per darvi noi stessi come esempio da imitare. E infatti quando  eravamo presso di voi, vi demmo questa regola: chi non vuol lavorare  neppure mangi. Il Signore della pace vi dia egli stesso la pace sempre e in ogni  modo. Il Signore sia con tutti voi. Questo saluto è di mia mano, di Paolo; ciò serve come segno di  autenticazione per ogni lettera; io scrivo così. La grazia del Signore  nostro Gesù Cristo sia con tutti voi. Parola di Dio

 

“CHI NON VUOL LAVORARE, NEPPURE  MANGI”. (2Tess. 3,10)

L’attesa del regno definitivo di Dio, ci ricorda oggi S. Paolo, non ci esonera dal vivere pienamente la nostra vita. Cristo, quando ritornerà (e nessuno conosce la data; e chi dà a vedere di saperla, la conosce sbagliata), dovrà trovare ognuno di noi al proprio posto di lavoro, con le mani, non la lingua in azione. Il modo migliore per guadagnarsi l’eternità consiste nel guadagnarsi con onestà e fatica il pane che si mangia nella vita quaggiù. Io non vado in chiesa perché ho paura della fine del mondo, sono scoraggiato, deluso, frustrato, nauseato, ma perché intendo iniziare a creare un mondo nuovo con Colui che è già venuto e verrà a portare a compimento tutto.

 

 

GIOVEDI’ 31 AGOSTO

Una scheggia di preghiera:

 

DA SEMPRE E PER SEMPRE E’ IL TUO AMORE PER NOI

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: DIADOCO Santo, Vescovo

Visse nel V secolo, fu vescovo di Foticea, nell'Epiro. Fu forse strappato alla sua sede episcopale e portato a Cartagine dai Vandali. Prese parte alla polemica antimonofisita. La sua opera principale, Capita centum de perfectione spirituali, è un trattato sulla perfezione cristiana.

Parola di Dio: 1Cor 1,1-9; Sal 144; Mt 24,42-51

 

1^ Lettura 1 Cor 1, 1-9

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi

Paolo, chiamato ad essere apostolo di Gesù Cristo per volontà di Dio, e il fratello Sòstene, alla Chiesa di Dio che è in Corinto, a coloro che sono stati santificati in Cristo Gesù, chiamati ad essere santi insieme a tutti quelli che in ogni luogo invocano il nome del Signore nostro Gesù Cristo, Signore nostro e loro: grazia a voi e pace da Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo. Ringrazio continuamente il mio Dio per voi, a motivo della grazia di Dio che vi è stata data in Cristo Gesù, perché in lui siete stati arricchiti di tutti i doni, quelli della parola e quelli della scienza. La testimonianza di Cristo si è infatti stabilita tra voi così saldamente, che nessun dono di grazia più vi manca, mentre aspettate la manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo. Egli vi confermerà sino alla fine, irreprensibili nel giorno del Signore nostro Gesù Cristo: fedele è Dio, dal quale siete stati chiamati alla comunione del Figlio suo Gesù Cristo, Signore nostro! Parola di Dio

 

“FEDELE È DIO”. (1 Cor.1, 9)

San Paolo ci ricorda la fedeltà di Dio. L'uomo dice di sì e poi spesso fa "no", Dio invece è fedele sempre.

E' stato fedele nell'Antico Testamento all'Alleanza, è stato fedele mandandoci suo Figlio; Gesù è fedele al compito affidatogli dal Padre, è fedele all'uomo e lo salva. Gesù è fedele anche alle sue promesse e quindi è con noi tutti i giorni, ma è fedele anche alle promesse future, quindi verrà alla fine del mondo per portare a compimento il suo regno, per giudicare gli uomini.

Non posso dunque permettermi di dubitare della sua misericordia che perdona, della sua Grazia che aiuta, della sua presenza nel fratello, del suo Spirito che ci è dato. Anche davanti alle nostre infedeltà Dio continua a volerci bene perché egli "è" il fedele.

     
     
 

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