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SCHEGGE E SCINTILLE

PENSIERI, SPUNTI, RIFLESSIONI

DALLA PAROLA DI DIO E DALLA VITA

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a cura di: don_franco_locci@libero.it

 

 

 

LUGLIO 2006

 

SABATO 1 LUGLIO

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, TU CONOSCI OGNI MIA GIOIA E OGNI MIA PROVA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: JUSTINO ORONA MADRIGAL, Santo, sacerdote

Nacque in Messico il nel 1877. Fu parroco, fondatore della congregazione delle Clarisse del sacro Cuore. Durante la rivoluzione continuò con il suo vicario l’azione pastorale di nascosto finché, scoperto, fu fucilato il 1 luglio 1928.

Parola di Dio: Lam 2,2.10-14.18-19; Sal 73; Mt 8,5-17

 

Vangelo Mt 8, 5-17

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, entrato Gesù in Cafarnao, gli venne incontro un centurione che lo scongiurava: "Signore, il mio servo giace in casa paralizzato e soffre terribilmente". Gesù gli rispose: "Io verrò e lo curerò". Ma il centurione riprese: "Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, dì soltanto una parola e il mio servo sarà guarito. Perché anch'io, che sono un subalterno, ho soldati sotto di me e dico a uno: Fa questo, ed egli lo fa". All'udire ciò, Gesù ne fu ammirato e disse a quelli che lo seguivano: "In verità vi dico, presso nessuno in Israele ho trovato una fede così grande. Ora vi dico che molti verranno dall'oriente e dall'occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli, mentre i figli del regno saranno cacciati fuori nelle tenebre, ove sarà pianto e stridore di denti". E Gesù disse al centurione: "Và, e sia fatto secondo la tua fede". In quell'istante il servo guarì. Entrato Gesù nella casa di Pietro, vide la suocera di lui che giaceva a letto con la febbre. Le toccò la mano e la febbre scomparve; poi essa si alzò e si mise a servirlo. Venuta la sera, gli portarono molti indemoniati ed egli scacciò gli spiriti con la sua parola e guarì tutti i malati, perché si adempisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia: Egli ha preso le nostre infermità e si è addossato le nostre malattie. Parola del Signore

 

“EGLI HA PRESO SU DI SE LE NOSTRE INFERMITA’ E SI E’ ADDOSSATO LE NOSTRE MALATTIE”. (Mt. 8,17)

Quando, in tempi ormai lontani, andavo al catechismo, c’era una domanda che chiedeva quali fossero i principali misteri della fede e una risposta che diceva che i principali misteri erano l’Incarnazione e la Redenzione, e a me, ragazzo, venivano subito in mente due immagini da associare a queste parole difficili, la nascita di Gesù per l’Incarnazione e Gesù sulla croce per la Redenzione. Credo che la teologia grossomodo sia salva anche se incompleta infatti non si può ridurre l’Incarnazione al Natale e la Redenzione alla Pasqua.

Quando il Padre ha pensato di mandare il Figlio e Gesù ha accettato di venire sulla terra si è realizzato un progetto di amore che la pedagogia di Dio nei nostri confronti ha pensato da sempre: la graduale rivelazione che Dio ha fatto di se stesso si compie in maniera piena nel Figlio il quale per poter comunicare a noi la sua Parola e i suoi doni attraverso il suo Spirito, deve incarnarsi nella nostra umanità per potersene fare pienamente carico e quindi riaprirla alla speranza dell’amore del Padre. E questo “interrarsi di Gesù” avviene non solo nel Natale ma in tutta la sua vita facendosi carico delle gioie e delle povertà della nostra natura umana. Mi piace S. Matteo, nel vangelo di oggi: ha visto Gesù scrutare il cuore del centurione, gioire per la fede di quest’uomo, ha visto Gesù chinarsi sulla suocera di Pietro, prenderla per mano e guarirla, ha visto la compassione di Gesù davanti al male farsi forza  per vincere i demoni e per ridonare salute e speranza, e allora non può fare a meno di applicare a Gesù le parole di Isaia che ci ricordano che Gesù non è venuto per farsi un giro turistico sulla terra, non è venuto come Figlio del padrone a controllare i conti dei suoi servi, non è venuto neppure per fare qualche miracolo strappa-applausi, ma è venuti per accogliere noi e aprirci alla speranza. Proviamo allora pensare con riconoscenza: Io, da solo, non potevo arrivare a Dio, ma Gesù, il Figlio di Dio, vero amico, è sceso Lui a prendermi per mano, a condividere le mie prove e le mie gioie di oggi, a parlare la mia lingua fatta di parole e di gesti, a dirmi che Dio non è “arrabbiato” con me, ma è un Padre misericordioso che mi attende a braccia aperte per accogliermi e stringermi a sé.

 

 

DOMENICA 2 LUGLIO: 13^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO B

Una scheggia di preghiera:

 

DONACI OCCHI PER VEDERE NELLA VOLONTA’ DI DIO

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ADEODATO, Santo 

Era nato nei pressi di Cantù, in provincia di Como nel IV secolo. Fu sacerdote e svolse il suo ministero fino all’età di 85 anni. Le sue reliquie furono ritrovate nel 1007.

Parola di Dio: Sap 1,13-15; 2,23-24; Sal 29; 2Cor 8,7.9.13-15; Mc 5,21-43

 

Vangelo Mc 5, 21-43

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, essendo passato di nuovo Gesù all'altra riva, gli si radunò attorno molta folla, ed egli stava lungo il mare. Si recò da lui uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, vedutolo, gli si gettò ai piedi e lo pregava con insistenza: "La mia figlioletta è agli estremi; vieni a imporle le mani perché sia guarita e viva". Gesù andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno. Or una donna, che da dodici anni era affetta da emorragia e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza nessun vantaggio, anzi peggiorando, udito parlare di Gesù, venne tra la folla, alle sue spalle, e gli toccò il mantello. Diceva infatti: "Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello, sarò guarita". E subito le si fermò il flusso di sangue, e sentì nel suo corpo che era stata guarita da quel male. Ma subito Gesù, avvertita la potenza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: "Chi mi ha toccato il mantello?". I discepoli gli dissero: "Tu vedi la folla che ti si stringe attorno e dici: Chi mi ha toccato?". Egli intanto guardava intorno, per vedere colei che aveva fatto questo. E la donna impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. Gesù rispose: "Figlia, la tua fede ti ha salvata. Và in pace e sii guarita dal tuo male". Mentre ancora parlava, dalla casa del capo della sinagoga vennero a dirgli: "Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?". Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: "Non temere, continua solo ad aver fede!". E non permise a nessuno di seguirlo fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo. Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava. Entrato, disse loro: "Perché fate tanto strepito e piangete? La bambina non è morta, ma dorme". Ed essi lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della fanciulla e quelli che erano con lui, ed entrò dove era la bambina. Presa la mano della bambina, le disse: "Talità kum", che significa: "Fanciulla, io ti dico, alzati!". Subito la fanciulla si alzò e si mise a camminare; aveva dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. Gesù raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e ordinò di darle da mangiare. Parola del Signore

 

“EGLI INTANTO GUARDAVA INTORNO PER VEDERE…”. (Mc. 5,32)

Tra le tante cose che può suggerirci il vangelo di oggi, esso ci può insegnare a “vedere” nel modo giusto. Giairo vede in Gesù colui che può aiutarlo in un momento tragico della sua vita, la donna che soffre perdite di sangue passa dallo sguardo fiducioso al gesto di fede che la guarisce, Gesù cerca con il suo sguardo chi ha avuto fede in lui, gli apostoli vedono solo l’esteriorità e fanno chiacchiere inutili, i cantori della morte vedono solo l’ ineluttabile sofferenza e la concretezza del fatto che la bambina è morta, Gesù vede la bambina, la sua famiglia, la morte con gli occhi di Dio.

E’ proprio vero che dal punto di vista da cui la guardi, la vita assume dimensioni e valori diversi. Ho visto gente che aveva tutto il necessario per essere sereno, soffrire e andare in crisi davanti a minime difficoltà e bruciare addirittura la propria vita, ed ho visto malati e poveri pieni di serenità gustare il proprio vivere fino in fondo, ho visto gente cinica e gente talmente ottimista da sembrare stupida… tutto dipende da come guardi le cose e la vita. Vediamo come agisce Gesù. Lui ha occhi per vedere la realtà, sa che nella vita c’è il male che opera, vuole combatterlo, sente compassione per chi soffre. E’ un realista che però non si ferma alla constatazione dei fatti, va oltre. Cerca col suo sguardo colei che gli ha “rubato” un miracolo non per rimproverarla ma per confermarla nella fede, non ha lo sguardo del legalista che scopre di essere stato toccato da una donna considerata “impura”, ha lo sguardo di Colui che accoglie e si fida della fede di questa e di tante altre donne che con semplicità e donazione totale si daranno a Lui. Quando coloro che vedono solo la morte vengono a dare la terribile notizia a Giairo, ha occhi solo per confortare e rafforzare la fede sofferente di questo padre. Ha occhi per vedere aldilà della morte e per anticiparne la vittoria definitiva con la risurrezione di questa bambina ed ha anche gli occhi concreti di chi si preoccupa delle piccole cose quotidiane che possano aiutare questa ragazzina a superare il trauma passato…Non pensate che guardando a Gesù scopriamo di aver bisogno di una sua visita specialistica al nostro modo di vedere?

 

 

LUNEDI’ 3 LUGLIO

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE MIO E DIO MIO!

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: EUSEBIO DI LAODICEA, Santo, Vescovo

Durante le persecuzioni di Valeriano (257-260) accompagnò san Dionigi ad Alessandria, ove si prodigò nella cura dei prigionieri e nella sepoltura dei martiri. Nell’assedio di Bruchium (263-64) si prodigò a favore dei vecchi, delle donne e dei fanciulli Prese parte al sinodo di Antiochia del 264 nel quale combatté l'eresia di Paolo di Samosata. Fu in seguito eletto vescovo di Laodicea, dove morì nel 275 circa.

Parola di Dio nella festa di San Tommaso apostolo : Ef 2,19-22; Sal 116; Gv 20,24-29

 

Vangelo Gv 20, 24-29

Dal vangelo secondo Giovanni

Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Didimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dissero allora gli altri discepoli: "Abbiamo visto il Signore!". Ma egli disse loro: "Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il dito nel posto dei chiodi e non metto la mia mano nel suo costato, non crederò". Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c'era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, si fermò in mezzo a loro e disse: "Pace a voi!". Poi disse a Tommaso: "Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano, e mettila nel mio costato; e non essere più incredulo ma credente!". Rispose Tommaso: "Mio Signore e mio Dio!". Gesù gli disse: "Perché mi hai veduto, hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto crederanno!". Parola del Signore

 

“BEATI QUELLI CHE PUR NON AVENDO VISTO CREDERANNO”. (Gv. 20,29)

Questo brano di Vangelo lo abbiamo già meditato nella “domenica di Tommaso”, la seconda dopo Pasqua, ma una riflessione sul dono della fede può anche suscitarlo questo racconto:

Si racconta di uno scienziato tedesco che, cercando un posto tranquillo dove sistemarsi, aveva finito per scegliere un’abitazione che stava nelle immediate vicinanze di un monastero di clausura. Non aveva la fede, ma quell’ambiente presentava il vantaggio di essere ideale quanto a quiete per le sue ricerche.

“Qui almeno troverò il silenzio di cui ho bisogno per i miei studi e i miei esperimenti”, pensava.

Le sue previsioni si rivelarono esatte solo parzialmente. Di fatto, gran parte della giornata la sua casa era come avvolta dal silenzio, rotto soltanto dal suono di una campanella. Ma poi venivano le ore di ricreazione delle monache. Allora non c’era verso di difendersi da quell’allegria scoppiettante; l’esplosione delle risate trapassava muri e finestre.

Per lo studioso diventò quasi un’ossessione. Ragionava: “Queste donne sono povere, conducono una vita di penitenza, non conoscono il piacere. Come fanno ad essere così contente? Non ci sarà sotto, per caso, qualcosa di losco?”.

Decise di togliersi il pensiero parlandone direttamente con l’abbadessa. Questa gli fornì una spiegazione semplicissima: ”Siamo le spose di Cristo”.  “Ma il vostro sposo non è morto duemila anni fa?”, obiettò quello. “Mi scusi, signor professore, ma lei non deve essere stato informato che tre giorni dopo è risorto da morte. E noi siamo testimoni appunto, di ciò che è accaduto tre giorni dopo”.

 

 

MARTEDI’ 4 LUGLIO

Una scheggia di preghiera:

 

NELLA PROVA E NELLA TEMPESTA, RESTA CON NOI, SIGNORE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ANDREA DI CRETA, Santo 

Fu uno scrittore e poeta bizantino. Era nato a Damasco nel 660 circa. Visse in Palestina sotto la dominazione araba, quindi a Costantinopoli, dove fu diacono, e a Creta, come vescovo di Gortina. Oltre a discorsi e a omelie, a “Sermoni” sulla Vergine, scrisse “cànoni”, una tipica forma dell'innografia bizantina di cui è, secondo la tradizione, inventore e maggior rappresentante. Morì verso il 740.

Parola di Dio: Am 3,1-8;4,11-12; Sal 5; Mt 8,23-27

 

Vangelo Mt 8, 23-27

Dal vangelo secondo Matteo 

In quel tempo, essendo Gesù salito su una barca, i suoi discepoli lo seguirono. Ed ecco scatenarsi nel mare una tempesta così violenta che la barca era ricoperta dalle onde; ed egli dormiva. Allora, accostatisi a lui, lo svegliarono dicendo: "Salvaci, Signore, siamo perduti!". Ed egli disse loro: "Perché avete paura, uomini di poca fede?" Quindi levatosi, sgridò i venti e il mare e si fece una grande bonaccia. I presenti furono presi da stupore e dicevano: "Chi è mai costui al quale i venti e il mare obbediscono?". Parola del Signore

 

“PERCHE’ AVETE PAURA, UOMINI DI POCA FEDE?”. (Mt. 8,26)

L’insieme del racconto della tempesta sedata ci vuol ricordare che il diventare discepoli conduce alla piena comunione e alla piena condivisione di vita con Cristo e con i fratelli nella Chiesa: si monta sulla stesa barca. Per affrontare il viaggio della vita cristiana ci vuole tanto coraggio: solo la fede ci fa vincere la paura. La Chiesa attinge la sua fiducia nel Cristo che è sempre con i suoi nella stessa barca e condivide la loro sorte.

È sorprendente però, leggere nel vangelo di oggi che Gesù dorme mentre si sta scatenando una violenta tempesta che scaglia onde minacciose sulla barca dei suoi discepoli. È ancora più sorprendente costatare nella storia e nella vita che lo stesso Signore appaia talvolta disinteressato e assente mentre vicende minacciose si abbattono sul mondo, sulla sua chiesa e sulle singole persone. Quel sonno e quel distacco ha scandalizzato e scandalizza molti, ha generato e genera spesso crisi di fede, ha indotto molti a parlare del silenzio di Dio, dell'assenza di Dio dal nostro mondo. Qualcuno è giunto a parlare della “morte di Dio” e, sulla stessa scia ha fortemente dubitato del suo amore per noi. Ma il sonno di Gesù non indica stanchezza, ma tranquillità, piena consapevolezza di sé e fiducia nelle proprie capacità. I discepoli si sentono perduti e non trovano altra via d’uscita che rivolgersi al Signore che è lì presente in mezzo a loro. I discepoli hanno la fede, diversamente non si sarebbero rivolti a Gesù, ma la loro è una fede ancora insufficiente.

La fede di chi ha paura è una fede molto vacillante. La fede vera scaccia la paura perché riempie di Dio tutto l’uomo. La fede infatti è accogliere Dio nella propria vita.

L’episodio della tempesta sedata ci aiuta ulteriormente a capire cosa significhi essere discepoli di Gesù. Al centro del racconto sta il rimprovero di Gesù: "Perché avete paura, uomini di poca fede?". C’è la poca fede di chi non ha il coraggio di lasciare tutto e tutti per seguire Gesù. Ma c’è anche la poca fede di chi non si sente sicuro quando Gesù dorme.

 

 

MERCOLEDI’ 5 LUGLIO

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, DONACI OCCHI PER VEDERE IL BENE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ATANASIO DI GERUSALEMME, Santo, Diacono e martire

Atanasio, fu un diacono della Chiesa della Resurrezione di Gerusalemme, fu ucciso nel 451 (o nel 452) dal monaco eutichiano Teodosio perché aveva difeso la dottrina del Concilio di Calcedonia.

Parola di Dio: Am 5,14-15.21-24; Sal 49; Mt 8,28-34

 

1^ Lettura Am 5, 14-15. 21-24

Dal libro del profeta Amos.  

Cercate il bene e non il male, se volete vivere, e così il Signore, Dio degli eserciti, sia con voi, come voi dite. Odiate il male e amate il bene e ristabilite nei tribunali il diritto; forse il Signore, Dio degli eserciti, avrà pietà del resto di Giuseppe. Perciò così dice il Signore, Dio degli eserciti, il Signore: In tutte le piazze vi sarà lamento, in tutte le strade si dirà: Ah! ah! Si chiamerà l'agricoltore a fare il lutto e a fare il lamento quelli che conoscono la nenia. In tutte le vigne vi sarà lamento, perché io passerò in mezzo a te, dice il Signore. Guai a coloro che attendono il giorno del Signore! Che sarà per voi il giorno del Signore? Sarà tenebre e non luce. Come quando uno fugge davanti al leone e s'imbatte in un orso; entra in casa, appoggia la mano sul muro e un serpente lo morde. Non sarà forse tenebra e non luce il giorno del Signore, e oscurità senza splendore alcuno? Contro il culto esteriore Io detesto, respingo le vostre feste e non gradisco le vostre riunioni; anche se voi mi offrite olocausti, io non gradisco i vostri doni e le vittime grasse come pacificazione io non le guardo. Lontano da me il frastuono dei tuoi canti: il suono delle tue arpe non posso sentirlo! Piuttosto scorra come acqua il diritto e la giustizia come un torrente perenne. Parola di Dio

 

“CERCATE IL BENE E NON IL MALE”. (Am 5,14)

Se vogliamo veramente la pace e il bene di certo non dovremo andarli a cercare dove c’é il male, la divisione, il possesso, l’egoismo. Sovente però, come dice anche S. Paolo, io conosco il bene ma mi trovo ad operare il male. Cercare il bene significa rifugiarsi nel bene, essere positivi al massimo nei confronti dei fratelli proprio perché naturalmente siamo più portati a vedere il male negli altri. Ma se davanti ad un fratello io parto già evidenziando tutto il presunto male che c’è in lui, se già lo giudico, come potrò essere positivo, costruttivo nei suoi confronti?

In ogni uomo c’è il bene e il male: se non agisco sul bene, sull’ottimismo, sulla speranza ho molta probabilità di far emergere il male. Il male lo si può combattere accanitamente (spesso con il rischio di scornarsi) o lo si combatte indirettamente facendolo sparire nel bene: Gesù con i peccatori ha fatto così: non ha evidenziato il loro male ma ha fatto sorgere il bene donando il perdono e alla fine cercando il bene negli altri anche il nostro cuore sarà gioioso.

 

 

GIOVEDI’ 6 LUGLIO

Una scheggia di preghiera:

 

NEANCHE IL MIO PECCATO PUO’ SEPARARMI DALLA TUA MISERICORDIA, SIGNORE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: PALLADIO, Santo Vescovo degli Scoti

San Palladio, era un diacono di Roma o di Auxerre inviato nel 431 da papa Celestino nelle isole inglesi per predicare ai pagani e contrastare l’eresia di Pelagio. Iniziò a predicare in Irlanda, ma fu bandito dal re del Leinster ed allora si stabilì nel territorio dell’attuale Scozia. Predicò con grande zelo e rese stabile e forte la chiesa in quel paese così lontano da Roma. Morì a Fordun, intorno all’anno 450.

Parola di Dio: Am 7,10-17; Sal 18; Mt 9,1-8

 

Vangelo Mt 9, 1-8

Dal vangelo secondo Matteo.

In quel tempo, salito su una barca, Gesù passò all'altra riva e giunse nella sua città. Ed ecco, gli portarono un paralitico steso su un letto. Gesù, vista la loro fede, disse al paralitico: "Coraggio, figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati". Allora alcuni scribi cominciarono a pensare: "Costui bestemmia". Ma Gesù, conoscendo i loro pensieri, disse: "Perché mai pensate cose malvagie nel vostro cuore? Che cosa dunque è più facile, dire: Ti sono rimessi i peccati, o dire: Alzati e cammina? Ora, perché sappiate che il Figlio dell'uomo ha il potere in terra di rimettere i peccati: alzati, disse allora il paralitico, prendi il tuo letto e và a casa tua". Ed egli si alzò e andò a casa sua. A quella vista, la folla fu presa da timore e rese gloria a Dio che aveva dato un tale potere agli uomini. Parola del Signore

 

“CORAGGIO, FIGLIOLO, TI SONO RIMESSI I PECCATI”. (Mt. 9,1)

Mi piacciono estremamente queste parole di Gesù che sento dette anche a me.

Prima di tutto questa parola “Coraggio”. Ho bisogno di qualcuno che mi dia fiducia specialmente quando comincio a perderla in me stesso, quando prometto e non mantengo, quando i miei limiti e i miei peccati sembrano insuperabili. Ed è bello anche quel “figliolo” perché mi fa apparire Dio non lontano da me, non giudice intoccabile dei miei peccati, ma Padre che, se mi mette davanti alle mie responsabilità, allo stesso tempo mi ama, mi dà la sua mano, mi mette a mio agio.

E poi la parola della misericordia: “Ti sono rimessi i tuoi peccati”. Spesso, quando dico queste parole al termine di una confessione, penso alla meraviglia di un Dio che ama, che cancella, che dimentica e alla grazia e responsabilità che hanno i sacerdoti nell’amministrare questo dono reale di Cristo.

Dio ci perdona davvero, siamo risanati dalla passione, morte e risurrezione di Cristo: è un miracolo! Noi a volte corriamo dietro a Madonne che piangono o peggio andiamo a cercare pseudo miracoli e guarigioni da maghi, indovini o anche da sette e gruppuscoli che definendosi cristiani corrono dietro a miracolismi e ci dimentichiamo del miracolo del perdono che è sempre a nostra disposizione. E noi preti ci impegniamo tanto per far correre dei bambini dietro ad un pallone, o spendiamo tanto tempo in riunioni che sono fiumi di chiacchiere senza costrutto e facciamo fatica a trovare tempo per confessare qualcuno che ce lo chiede. Certo è un sacramento difficile sia per chi lo riceve che per chi lo amministra, c’è chi non lo usa mai e chi lo banalizza usandolo troppo... ma non è forse il caso di ripensare a questo miracolo che mi riconcilia con Dio?

 

 

VENERDI’ 7 LUGLIO

Una scheggia di preghiera:

 

ECCO, VENGO SIGNORE PER DARE SENSO ALLA VITA CON TE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ARGIMIRO, Santo, Martire 

Era un nobile andaluso che fu al servizio del sultano. Scelse però la strada del monachesimo per ringraziare il Signore. Fu accusato perché cristiano e per aver sparlato di Maometto. Fu martirizzato a Cordoba il 28 giugno 856.

Parola di Dio: Am 8,4-6.9-12; Sal 118; Mt 9,9-13

 

Vangelo Mt 9, 9-13

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù passando, vide un uomo, seduto al banco delle imposte, chiamato Matteo, e gli disse: "Seguimi". Ed egli si alzò e lo seguì. Mentre Gesù sedeva a mensa in casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e si misero a tavola con lui e con i discepoli. Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: "Perché il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?". Gesù li udì e disse: "Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate dunque e imparate che cosa significhi: Misericordia io voglio e non sacrificio. Infatti non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori". Parola del Signore

 

"GESU’ PASSANDO VIDE UN UOMO SEDUTO AL BANCO DELLE IMPOSTE E GLI DISSE: “SEGUIMI”. ED EGLI SI ALZO’ E LO SEGUI’". (Mt. 9,9)

Matteo è un arrivato, è uno di quelli “che si è fatto da sé” e per riuscirci ha giocato tutto, l’onore e perfino la propria fede. E’ uno che si è arroccato nelle proprie posizioni, ha lasciato che gli crescesse un buon palmo di peli sullo stomaco per poter sopportare gli insulti, per non lasciarsi commuovere dai pianti, per poter controbattere con coraggio da una parte ai farisei e dall’altra ai romani. Matteo non si aspettava né meritava la salvezza. La vita per lui era ormai diventata potere e denaro. Ma la sua durezza, il suo castello di sicurezze si sbriciola in un attimo quando vede nello sguardo di Gesù, il rispetto e l’amore. Davanti a lui non c’è uno che grida, che insulta, che piange, che punta il dito, ma uno che gratuitamente e con amore chiama a un qualcosa, che gli fa provare una cosa che quasi aveva dimenticato esistesse, la gioia profonda del cuore; e allora lascia tutto e fa festa e si mette in cammino.

Quando, finalmente ci lasceremo raggiungere dal Signore? Quando la smetteremo di considerare la fede come una tassa da pagare? Quando la smetteremo di difenderci da Dio quasi che lui volesse attentare alla nostra libertà, alla nostra gioia? Se Dio viene a stanarmi non è per spararmi addosso ma farmi capire quanto sono belli e grandi i doni che ha preparato per me. Lui viene a offrirmi amore, gioia, libertà e io preferisco starmene con le mie paure, con le cose che non sono affatto sicure per il domani, con le mie tristezze?

 

 

SABATO 8 LUGLIO

Una scheggia di preghiera:

 

GESU’, FRATELLO, AMICO, SPOSO, TU SEI LA NOSTRA FESTA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: EDGARDO, Santo, Re    

Era figlio di Edmondo I e fu re degli Anglosassoni. Fu soprannominato “Il Pacifico” perché cercò la pace in tutti i modi possibili durante il suo regno (dal 959 al 975). Provvide anche alla riforma disciplinare ecclesiastica. Alla sua morte fu acclamato santo a voce di popolo.

Parola di Dio: Am 9,11-15; Sal 84; Mt 9,14-17

 

Vangelo Mt 9, 14-17

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, si accostarono a Gesù i discepoli di Giovanni e gli dissero: "Perché, mentre noi e i farisei digiuniamo, i tuoi discepoli non digiunano?". E Gesù disse loro: "Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto mentre lo sposo è con loro? Verranno però i giorni quando lo sposo sarà loro tolto e allora digiuneranno. Nessuno mette un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio, perché il rattoppo squarcia il vestito e si fa uno strappo peggiore. Né si mette vino nuovo in otri vecchi, altrimenti si rompono gli otri e il vino si versa e gli otri vanno perduti. Ma si versa vino nuovo in otri nuovi, e così l'uno e gli altri si conservano". Parola del Signore

 

“PERCHE’, MENTRE NOI E I FARISEI DIGIUNIAMO, I TUOI DISCEPOLI NON DIGIUNANO?”. (Mt. 9,14)

Direi proprio che la riflessione di oggi continua quella di ieri: Matteo è stato chiamato da Gesù a passare dalla tristezza del suo orgoglio, alla gioia della libertà di figlio di Dio. Tutto questo aveva fatto sì che Matteo offrisse una cena di festa, ed ecco i soliti garanti dell’ortodossia e della religione spesso esteriorista ed ipocrita a ricordare che Dio lo si onora con i digiuni. Ma Gesù, qui porta una bellissima motivazione per giustificare la gioia e la festa: non si può essere tristi in compagnia dello sposo, alle nozze. Se sei stato invitato a nozze non puoi andarci come se si trattasse di un funerale; non si va ad un banchetto di festa per fare digiuno. Anzi, Gesù dice che il credente avrà molte occasioni di digiuno quando lo sposo sarà tolto (e, credo, sono soprattutto i digiuni creati dai dubbi, dalle tentazioni, dall’apparente mancanza di corresponsione agli affetti, dalle incomprensioni, dalle paure…).

Gesù è la festa del mondo, Lui è lo sposo della nostra solitudine, il vincitore delle nostre paure, il liberatore dai nostri egoismi, la via per arrivare alla verità e alla vita, il Buon Pastore che ci cerca, ci chiama, ci conduce, la vite a cui rimanere legati per portare frutto, la roccia a cui ancorarci, la luce che viene ad illuminare ogni uomo, il fratello che dà la vita per noi. Dio è dono, è festa. Non sei tu a comperarti Lui e il Paradiso attraverso qualche digiuno ipocrita. Dio non è un commerciante cui pagare con digiuni, candele o formule di preghiera. Dio è l’amante che dona gratuitamente se stesso, cioè l’Amore che dona Amore, e l’unico modo per dimostrare di aver capito questo è accogliere l’amore con gioia e riconoscenza.

 

 

DOMENICA 9 LUGLIO: 14^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO B

Una scheggia di preghiera:

 

DONACI OCCHI PER VEDERTI E CUORE PER AMARTI, SIGNORE GESU’

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: PAOLINA DEL CUORE AGONIZZANTE DI GESU’, Santa, Monaca 

Si chiamava Amabile Lucia Visintainer e nacque in provincia di Trento nel 1865 da una famiglia molto religiosa e povera. Emigrarono tutti in Brasile nel 1875. Nel 1890, accogliendo in casa una malata terminale di cancro diede inizio alla Congregazione delle Piccole Suore della Immacolata Concezione. Nel 1895 prese i voti e il nome di Paolina del Cuore agonizzante di Gesù. Ci furono grandi prove per lei: fu deposta come superiora e allontanata dalla sua congregazione. Essa sopportò, amò e continuò a servire i poveri. Solo dopo un po’ di tempo fu reintegrata nel suo ruolo. Morì il 9 Luglio 1942.

Parola di Dio: Ez 2,2-5; Sal 122; 2Cor 12,7-10; Mc 6,1-6

 

Vangelo Mc 6, 1-6

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, andò nella sua patria e i discepoli lo seguirono. Venuto il sabato, incominciò a insegnare nella sinagoga. E molti ascoltandolo rimanevano stupiti e dicevano: "Donde gli vengono queste cose? E che sapienza è mai questa che gli è stata data? E questi prodigi compiuti dalle sue mani? Non è costui il carpentiere, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle non stanno qui da noi?". E si scandalizzavano di lui. Ma Gesù disse loro: "Un profeta non è disprezzato che nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua". E non vi poté operare nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi ammalati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità. Gesù andava attorno per i villaggi, insegnando. Parola del Signore

 

“E SI SCANDALIZZAVANO DI LUI”. (Mc. 6,3)

Come è facile costruirsi una immagine di Dio.

I contemporanei di Gesù si erano fatti un’immagine ben precisa di Dio e del suo Messia. Se Dio si fosse manifestato come se lo aspettavano, come lo volevano, bene, lo avrebbero accolto. Altrimenti… non è Lui!.

I concittadini di Gesù non lo  hanno riconosciuto perché… lo conoscevano troppo bene!

Conoscevano l’umanità di Gesù, conoscevano Maria, Giuseppe, avevano frequentato con Lui la sinagoga, le feste del paese, avevano lavorato con Lui, potevano perfino apprezzare la sua sapienza ma non accettare la sua pretesa di essere Messia. Il Messia per loro poteva venire solo con grandiosità, doveva essere l’eccezionale, il colossale, non poteva essere uno di loro con apparenze comuni, quotidiane.

Spesso anche noi siamo vittime dello stesso equivoco. Anche noi, spesso ci costruiamo un’immagine di Dio e di Gesù e Lui deve rientrare in essa. Se, per caso, Dio si presenta “diverso” da questa immagine, noi non lo accogliamo. Noi cerchiamo il Dio grande e potente, a volte lamentiamo pure la sua lontananza e non riusciamo a vederlo mentre ci passa accanto, vicinissimo. Andiamo magari a cercarlo lontano, in santuari in cima alla montagna o in filosofie astruse e non lo riconosciamo presente in noi. Siamo sempre in attesa di qualche miracolo o segno grandioso e allora ci è difficile riconoscerlo negli abiti del quotidiano. In fondo siamo contenti che Dio si sia incarnato, ma non riusciamo a riconoscerlo e accoglierlo col suo volto di uomo.

“Venne tra i suoi e i suoi non lo accolsero”, è successo ai nazaretani ma può succedere anche a noi. Proviamo, oggi, a lasciar cadere le nostre immagini di Dio e a provare a scoprire i “mille travestimenti di Gesù”.

 

 

LUNEDI’ 10 LUGLIO

Una scheggia di preghiera:

 

TU SEI IL DIO AMANTE DELLA VITA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: AMALBERGA, Santa

Nata in Ardenne tra il VII e l’VIII secolo, era stata allevata a Bilsen da santa Landrada e ricevette il velo da San Willibrordo. Le sue reliquie furono trasportate nel monastero di San Pietro a Gand.

Parola di Dio: Os 2,16.17b-18.21-22; Sal 144; Mt 9,18-26

 

Vangelo Mt 9, 18-26

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, mentre Gesù parlava, giunse uno dei capi che gli si prostrò innanzi e gli disse: "Mia figlia è morta proprio ora; ma vieni, imponi la tua mano sopra di lei ed essa vivrà". Alzatosi, Gesù lo seguiva con i suoi discepoli. Ed ecco una donna, che soffriva d'emorragia da dodici anni, gli si accostò alle spalle e toccò il lembo del suo mantello. Pensava infatti: "Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello, sarò guarita". Gesù, voltatosi, la vide e disse: "Coraggio, figliola, la tua fede ti ha guarita". E in quell'istante la donna guarì. Arrivato poi Gesù nella casa del capo e veduti i flautisti e la gente in agitazione, disse: "Ritiratevi, perché la fanciulla non è morta, ma dorme". Quelli si misero a deriderlo. Ma dopo che fu cacciata via la gente egli entrò, le prese la mano e la fanciulla si alzò. E se ne sparse la fama in tutta quella regione. Parola del Signore

 

“EGLI ENTRO’, LE PRESE LA MANO E LA FANCIULLA SI ALZO’ ”. (Mt. 9,25)

Ricorre diverse volte nei vangeli il gesto eloquente di Gesù che tende la sua mano e la impone per soccorrere, porgere aiuto e sanare. Tocca anche i lebbrosi! Quella mano che sarà poi crocifissa ha in sé la forza di Dio ed è protesa verso la nostra povera umanità. Quando un peso supera le nostre forze siamo soliti dire ad un nostro vicino: “Dammi una mano!”. Nel brano evangelico odierno la mano di Cristo è protesa verso una bimba dodicenne, figlia di uno dei capi della sinagoga, già dichiarata morta dal padre stesso, che implora comunque l'intervento del Signore. Ma Gesù insiste: “La fanciulla non è morta, ma dorme”.

Quella bambina era proprio morta! E il padre, la madre, i flautisti e i vicini di casa lo sapevano bene, è per questo che si mettono a deridere Gesù. Provate ad immaginarvi la scena: E’ morta una persona a voi cara e qualcuno viene a dirvi: “Ma guarda che dorme!” Eppure, sia Gesù, che la persona che vi dicesse quella frase, avrebbero perfet­tamente ragione. Per il credente nel Dio della vita, la morte non è la paro­la definitiva della vita, la cassa da morto non è l’ultima dimora.

La morte è il sonno apparente di questa parte di vita, è un passaggio alla vita definitiva. Gesù è morto realmente sulla croce, ma “la mano di dio era su di Lui” e facendolo risorgere non solo gli ha dato la vita che più non muore ma ha fatto sì che Lui, prendendoci per mano ci possa far passare dalla morte alla vita.

 

 

MARTEDI’ 11 LUGLIO

Una scheggia di preghiera:

 

UN SOLO PANE, UNA SOLA FEDE, UN SOLO SIGNORE, AMEN

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: BONAMICO DA VOLTERRA, Beato

Era un Terziario Francescano divenuto famoso per la sua vita umile e per i miracoli che accompagnavano il suo semplice operare. Morì a Volterra nel 1241

Parola di Dio nella festa di San Benedetto, patrono d’Europa: Pr 2,1-9; Sal 111;Gv 15,1-8

 

Vangelo Gv 15, 1-8

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiolo. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo toglie e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete gia mondi, per la parola che vi ho annunziato. Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può far frutto da se stesso se non rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e si secca, e poi lo raccolgono e lo gettano nel fuoco e lo bruciano. Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli". Parola del Signore

 

“COME IL TRALCIO NON PUO' FAR FRUTTO DA SE STESSO SE NON RIMANE NELLA VITE, COSI ANCHE VOI SE NON RIMANETE IN ME”.

(Gv. 15,4)

La festa odierna di S. Benedetto ci ricorda una persona che per contestare la società corrotta del suo tempo, si ritirò nella solitudine di Subiaco per cercare Dio e vivere sotto il suo sguardo. Noi non siamo chiamati a farci monaci ma, se vogliamo essere cristiani veri, dobbiamo mettere Gesù al centro della nostra vita. Dio lo si incontra ovunque, sia nella preghiera che nel lavoro. Rimanere in Lui significa trovare in Lui le radici delle nostre scelte quotidiane, significa lasciare che il suo Spirito ci guidi, significa non porre ostacoli affinché la sua linfa vitale passi in noi. Ecco perché è importante la preghiera nella nostra vita, proprio per creare la comunione con Lui. Pregare non è tempo perso o rubato al nostro agire: è permettere a Gesù di operare in noi e attraverso noi.  Gesù parla poi di frutti che il cristiano deve produrre. Ma non si tratta, genericamente, di produttività. Il problema principale non è quello di aumentare la quantità, cercare con i più moderni mezzi di “incrementare gli utili”. Questa vigna, poi, non assicura guadagni e vantaggi a coloro che ne fanno parte. I frutti sono principalmente per gli altri. E’ una vigna “per pubblica utilità”. Qualsiasi “passante” ha diritto di esigere i frutti. E i frutti coincidono sempre con l’amore. E nessuno è libero di produrre frutti adottando metodi e mezzi che più gli aggradino. E’ il Signore stesso che stabilisce rigorosamente le condizioni della fecondità. Due essenzialmente: rimanere in Lui e accettare la potatura.

 

 

MERCOLEDI’ 12 LUGLIO

Una scheggia di preghiera:

 

IL TUO SPIRITO, O SIGNORE, CI DONI LA VERA SAPIENZA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ANSBALDO, Santo Monaco

Fu un abate del monastero di Prum verso l’860 che accrebbe l’importanza del suo monastero (ebbe addirittura da Lotario il permesso di battere moneta propria). Nell’882 il monastero venne dato a fuoco dai Normanni. Ansbaldo lo ricostruì ancora più bello e forte di prima. Morì nell’886.

Parola di Dio: Os 10,1-3.7-8.12; Sal 104; Mt 10,1-7

 

1^ Lettura Os 10, 1-3. 7-8. 12

Dal libro del profeta Osea.  

Rigogliosa vite era Israele, che dava frutto abbondante; ma più abbondante era il suo frutto, più moltiplicava gli altari; più ricca era la terra, più belle faceva le sue stele. Il loro cuore è falso; orbene, sconteranno la pena! Egli stesso demolirà i loro altari, distruggerà le loro stele. Allora diranno: "Non abbiamo più re, perché non temiamo il Signore. Ma anche il re che potrebbe fare per noi?". Perirà il re di Samaria come un fuscello sull'acqua. Le alture dell'iniquità, peccato d'Israele, saranno distrutte, spine e rovi cresceranno sui loro altari; diranno ai monti: "Copriteci" e ai colli: "Cadete su di noi". Seminate per voi secondo giustizia e mieterete secondo bontà; dissodatevi un campo nuovo, perché è tempo di cercare il Signore, finché egli venga e diffonda su di voi la giustizia. Parola di Dio

 

“E’ TEMPO DI CERCARE IL SIGNORE, FINCHE' EGLI VENGA”. (Os. 10,12)

La predicazione della Chiesa, specialmente in certi tempi e con certi personaggi è stata accusata di terrorismo psicologico perché, per il fatto della precarietà del nostro tempo e con la paura dell’inferno, si arrivava a far tremare qualcuno e magari a fargli esternamente compiere qualche atto di fede o di preghiera, ma tutte le volte che la Bibbia sia nell’antico che nel nuovo testamento ci ricordano la brevità del nostro tempo non è per metterci paura, ma per invitarci a vivere bene il tempo che ci è dato.

Sovente in confessione sento dire: “Del Signore mi ricordo quando ne ho bisogno” o anche “Reverendo, ha un bel dire, non ho tempo per la preghiera, per la Messa, ho tanto da fare...”.

Noi, spesso, presi dalle nostre preoccupazioni utili e inutili, in pratica viviamo da atei e ci giustifichiamo anche dicendo “Ma io del male non ne faccio”, “Se tutti fossero come me, il mondo andrebbe meglio”.

Dio ti cerca per donarsi a te, vuol farsi trovare per mostrarti il suo vol­to, non viene a prenderti nulla, ma a donarti tutto, Lui è il senso della tua vita e tu non hai tempo per Lui, ti sembra già una grossa concessione quando gli dai un’ora del tuo tempo. Eppure è Lui il Signore del tempo e te lo concede!

Quanto è sciocco da parte nostra preoccuparci esageratamente per cose che danno un minimo di soddisfazione e che poi passano ma che in compenso ti portano via le cose più belle, e avere a tua disposizione l’autore della vita che ci darebbe modo di viverla gustandola interamente e non approfittarne.

Un mio amico, ed è tutt’altro che un terrorista religioso, davanti a certe situazioni di vita dice: “Dovremmo andare ogni tanto a fare un giro al cimitero per capire davvero che cosa sia più importante nella vita”

 

 

GIOVEDI’ 13 LUGLIO

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, CHE NON SIA DI OSTACOLO AL TUO VOLERCI BENE!

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: CARLOS MANUEL CECILIO RODRIGUEZ SANTIAGO, Beato

Nacque in Porto Rico il 22 novembre 1918. Gravi fatti di famiglia turbarono la sua infanzia. La sua educazione avvenne con le Suore di Notre Dame e i padri Redentoristi. Ben presto la sua vita fu accompagnata dalla malattia. Era impiegato alla Stazione agricola ma si interessava soprattutto di liturgia e cultura cristiana. Su questi argomenti pubblicò dei mensili ciclostilati. Partecipò a molte organizzazioni cattoliche. Morì il 13 luglio 1963.

Parola di Dio: Os 11,1.3-4.8c-9; Sal 79; Mt 10,7-15

 

Vangelo Mt 10, 7-15

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Andate, predicate che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, sanate i lebbrosi, cacciate i demoni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date. Non procuratevi oro, né argento, né moneta di rame nelle vostre cinture, né bisaccia da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, perché l'operaio ha diritto al suo nutrimento. In qualunque città o villaggio entriate, fatevi indicare se vi sia qualche persona degna, e lì rimanete fino alla vostra partenza. Entrando nella casa, rivolgetele il saluto. Se quella casa ne sarà degna, la vostra pace scenda sopra di essa; ma se non ne sarà degna, la vostra pace ritorni a voi. Se qualcuno poi non vi accoglierà e non darà ascolto alle vostre parole, uscite da quella casa o da quella città e scuotete la polvere dai vostri piedi. In verità vi dico, nel giorno del giudizio il paese di Sòdoma e Gomorra avrà una sorte più sopportabile di quella città". Parola del Signore

 

“ANDATE, PREDICATE CHE IL REGNO DEI CIELI E’ VICINO”. (Mt. 10,7)

Se prendiamo sul serio il comando di Gesù di andare nel mondo per essere suoi missionari, come ci sentiamo piccoli e incapaci!

C'era una volta un uomo che viveva una vita normale. Pensava di non essere stato cattivo, ma neppure di essere stato un santo. Un giorno Gesù toccò il suo cuore e quest'uomo lo accettò come suo Signore e Salvatore. Sentì tanta gioia che promise al Signore di parlare di Lui a tutte le persone che avrebbe incontrato e che avrebbe portato almeno 100 persone a questa cosa grande che aveva trovato. Ma quest'uomo subito si accorse che portare persone a Cristo non era una cosa facile da fare. La maggior parte dei suoi amici pensava che fosse impazzito e si allontanava da lui.  A volte voleva ritirarsi dalla sua promessa ma continuò a raccontare a chi gli era possibile della buona novella del vangelo e come lo aveva cambiato riempiendolo di tanta pace e gioia. Poi un giorno quest'uomo morì e si trovò in una stanza, con tutte le cose che aveva fatto e detto durante la sua vita: tutte le cose cattive che aveva fatto, tutti i brutti pensieri che aveva avuto, ritornati a lui come un lampo in un momento di tempo. Poi vide una visione di sé, nel giorno in cui la salvezza l'aveva toccato, quando aveva promesso a Gesù che avrebbe portato a Lui almeno 100 persone. L'uomo cadde in ginocchio piangendo. Allora Gesù si avvicinò a lui e gli disse: "Alzati figliolo e dimmi: perché piangi?". L'uomo rispose: "Signore ho commesso tutte queste cose terribili nella mia vita, e ti ho detto perfino bugie!". Il Signore lo guardò chiedendogli: "Quando mi hai detto bugie?". "Ti avevo promesso di portare 100 persone a te Signore. E anche se ho provato non sono riuscito a portarne nemmeno una alla salvezza! Non ho mantenuto la mia promessa e ho detto bugie a Te". Allora Gesù gli sorrise, gli asciugò le lacrime sul viso, e gli disse: "Figliuolo, tu non hai rotto la tua promessa con me". "Ma Signore, non ho portato neanche una persona a te!!!". Gesù rispose: "Mio figliuolo, ti ricordi quel giorno quando ti sei seduto al ristorante e hai mangiato ringraziando il Padre per il cibo? C'era una donna seduta in quel ristorante, era malata di peccato. Anche se ho provato tante volte a toccare il suo cuore, lei mi aveva sempre ignorato. Pensava di ritornare a casa per togliere la vita a sé stessa e a quella dei suoi figliuoli. Ma questa signora ti ha visto pregare e le si è aperto il cuore. Una porta si aprì nel suo cuore e mi lasciò entrare. La signora andò a casa e invece di togliersi la vita accettò me chiedendomi di diventare il Signore della sua vita. Uno dei suoi bambini diventò un santo sacerdote  e guidò molte anime a me. Quindi mio figliuolo sii felice, tu hai mantenuto la tua promessa. Il tuo piccolo consistente atto di fede guidò non 100 ma 100.000 persone a me!".  L'uomo prese coraggio, ma ancora si sentiva colpevole: "Mio Dio, e tutte le altre cose brutte che ho fatto?". Gesù sorrise dicendo: "Ho pagato il prezzo io per te: vedi le mie mani e i miei piedi trafitti, il mio costato perforato, il mio capo grondante sangue per te, tutto il mio corpo flagellato? Tutti e due abbiamo mantenuto la promessa!".

Questa storia non solo ci fa capire la misericordia del Signore ma anche che non dobbiamo cercaci la “vocazione migliore”. Ascoltiamo e facciamo nostra questa bella preghiera di Adriana Zarri:

 

Fa' che non creda che ci siano vocazioni privilegiate, più perfette,

e che non presuma di abbracciarle per essere da più degli altri.

Quale che sia, la mia vocazione è la più grande;

e l'erba del mio giardino è la più verde perché è quella che Tu hai annaffiato per me.

Per seguire la tua voce dammi la generosità di Abramo,

la prontezza di Samuele, la naturalezza di Maria. 

E dammi la pazienza di attendere e l'umiltà di scegliere quella strada fra tutte,

e la capacità di viverle tutte in quella unica che è mia.

 

 

VENERDI’ 14 LUGLIO

Una scheggia di preghiera:

 

CREDO IN UN SOLO DIO

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ANGELINA DA MARSCIANO, Beata 

Era nata al castello di Montegiove, presso Orvieto nel 1377. Fu la  fondatrice del terzo ordine femminile di san Francesco. Era andata sposa contro la sua volontà al conte di Civitella, conservò la propria verginità; si dedicò alle opere di carità e fondò numerosi monasteri nell'Italia centrale. Morì a Foligno il 14 luglio 1435

Parola di Dio: Os 14,2-10; Sal 50; Mc 10,16-23

 

1^ Lettura Os 14, 2-10

Dal libro del profeta Osea.  

Così dice il Signore: "Torna, Israele, al Signore tuo Dio, poiché hai inciampato nella tua iniquità. Preparate le parole da dire e tornate al Signore; ditegli: "Togli ogni iniquità: accetta ciò che è bene e ti offriremo il frutto delle nostre labbra. Assur non ci salverà, non cavalcheremo più su cavalli, né chiameremo più dio nostro l'opera delle nostre mani, poiché presso di te l'orfano trova misericordia". Io li guarirò dalla loro infedeltà, li amerò di vero cuore, poiché la mia ira si è allontanata da loro. Sarò come rugiada per Israele; esso fiorirà come un giglio e metterà radici come un albero del Libano, si spanderanno i suoi germogli e avrà la bellezza dell'olivo e la fragranza del Libano. Ritorneranno a sedersi alla mia ombra, faranno rivivere il grano, coltiveranno le vigne, famose come il vino del Libano. Efraim, che ha ancora in comune con gl'idoli? Io l'esaudisco e veglio su di lui; io sono come un cipresso sempre verde, grazie a me si trova frutto. Chi è saggio comprenda queste cose, chi ha intelligenza le comprenda; poiché rette sono le vie del Signore, i giusti camminano in esse, mentre i malvagi vi inciampano". Parola di Dio

 

NON CHIAMEREMO PIU' “DIO NOSTRO” L’OPERA DELLE NOSTRE MANI. (Os. 14,4)

Quando capita di vedere qualche film che ci presenta uomini antichi o “primitivi” che adorano statue e idoli, ci sentiamo abbastanza superiori: noi con il nostro razionalismo non abbiamo più idoli di pietra o di legno!... Poi mi chiedo: quante ore dedico ogni giorno alla preghiera e quante alla televisione? Se abbiamo litigato con quel parente per quell’eredità era poi proprio solo questione di principio o il denaro ha avuto il sopravvento sulla parentela, sull’amicizia? Nel mio posto di lavoro rispetto e amo tutti allo stesso modo o qualche salamelecco in più non guasta con il “dottore” che può farmi avanzare? E allora riscopro gli idoli: quando per il lavoro sacrifico la famiglia, quando per essere alla moda sacrifico valori e persone.

Il parco idoli aumenta! “Torna aI tuo Dio” ci guida con tutta forza il profeta Osea e Dio nei suoi comandamenti ci ricorda una frase che dovrebbe essere sempre nel nostro cuore:. “lo sono il Signore, tuo Dio, non avrai altro Dio all’infuori di me!”.

 

 

SABATO 15 LUGLIO

Una scheggia di preghiera:

 

FA’ DI ME, O SIGNORE, UNO STRUMENTO DEL TUO AMORE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ATANASIO DI NAPOLI, Santo

Nato nell’832 era figlio del duca Sergio I e fratello del duca Gregorio III, fu vescovo di Napoli nell'849, si distinse per pietà e dottrina e fu stimato da papa Niccolò I. Avversato e fatto prigioniero dal nipote, il duca Sergio II, fu liberato per intervento dell'imperatore Ludovico II. Morì a San Quirico, presso Montecassino nell’872.

Parola di Dio: Is 6,1-8; Sal 92;Mt 10,24-33

 

1^ Lettura Is 6, 1-8

Dal libro del profeta Isaia.  

Nell'anno in cui morì il re Ozia, io vidi il Signore seduto su un trono alto ed elevato; i lembi del suo manto riempivano il tempio. Attorno a lui stavano dei serafini, ognuno aveva sei ali; con due si copriva la faccia, con due si copriva i piedi e con due volava. Proclamavano l'uno all'altro: "Santo, santo, santo è il Signore degli eserciti. Tutta la terra è piena della sua gloria". Vibravano gli stipiti delle porte alla voce di colui che gridava, mentre il tempio si riempiva di fumo. E dissi: "Ohimè! Io sono perduto, perché un uomo dalle labbra impure io sono e in mezzo a un popolo dalle labbra impure io abito; eppure i miei occhi hanno visto il re, il Signore degli eserciti". Allora uno dei serafini volò verso di me; teneva in mano un carbone ardente che aveva preso con le molle dall'altare. Egli mi toccò la bocca e mi disse: "Ecco, questo ha toccato le tue labbra, perciò è scomparsa la tua iniquità e il tuo peccato è espiato". Poi io udii la voce del Signore che diceva: "Chi manderò e chi andrà per noi?". E io risposi: "Eccomi, manda me!". Parola di Dio

 

“POI UDII LA VOCE DEL SIGNORE CHE DICEVA: CHI MANDERO’ E CHI ANDRA’ PER NOI? E IO RISPOSI: ECCOMI, MANDA ME!” (Is. 6,8)

Come ha chiamato il profeta, così, lungo la storia della salvezza, Dio continua a chiamare uomini e donne per affidare loro una missione particolare. Su ciascuno Egli posa uno sguardo d’amore: nessuno è insignificante ai suoi occhi e ci invita a prendere parte al progetto d’amore che ha sull’umanità e sul creato. Si rivolge a me, a te come si è rivolto a Isaia, a Maria, a Pietro, e ogni volta ci domanda: "Chi manderò?" Lui, che è Dio, ci dà fiducia e ci invita ad essere suoi collaboratori. Con il nostro "sì", che ripete il "sì" di Isaia, di Maria e di una moltitudine di cristiani che ci hanno preceduto, possiamo metterci a sua disposizione.

Dicendo di sì ad ogni suo desiderio, a quello che mi fa capire giorno per giorno, ogni mia azione, anche la più piccola, anche quella che può sembrare insignificante, acquista valore, diventa importante, contribuisce all’avvento del Regno di Dio, alla fratellanza universale.

Se Isaia si fosse fermato a considerare la propria indegnità o i propri limiti avrebbe continuato a ripetere: "Sono un uomo dalle labbra impure". A Maria sembrava impossibile diventare Madre di Dio, tanto era straordinario l’annuncio che le veniva rivolto. Per l’apostolo Pietro, quando si sentì chiamato da Gesù, fu spontaneo rispondere: "Allontanati da me che sono un peccatore".

Con la sua chiamata, Dio ci dà anche la capacità di attuare la missione che ci affida: "Nulla è impossibile a Dio". A Isaia sono purificate le labbra perché possa parlare a nome di Dio. Maria è colmata dalla presenza dello Spirito Santo e dalla potenza dell’Altissimo. Pietro è sostenuto, nella sua missione di essere "roccia", dalla preghiera stessa di Gesù. Ad ogni nostro "sì" seguiranno tutte le grazie per compiere qualsiasi compito ci è richiesto dalla volontà di Dio.

 

 

DOMENICA 16 LUGLIO: 15^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO B

Una scheggia di preghiera:

 

OPERA IN ME E ATTRAVERSO DI ME LA TUA SALVEZZA, SIGNORE

 

Ricordiamo: LA BEATA VERGINE MARIA DEL MONTE CARMELO

Alcuni eremiti cristiani dei XII secolo presero dimora su questa montagna della Galilea dove già Elia aveva proclamato la sua fede nell’unico Dio. Questi monaci divenuti poi i Carmelitani, presero Maria come modello, colei che non si stancava di meditare il mistero di suo Figlio.

Parola di Dio: Am 7,12-15; Sal 84; Ef 1,3-14; Mc 6,7-13

 

Vangelo Mc 6, 7-13

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù chiamò i Dodici, ed incominciò a mandarli a due a due e diede loro potere sugli spiriti immondi. E ordinò loro che, oltre al bastone, non prendessero nulla per il viaggio: né pane, né bisaccia, né denaro nella borsa; ma, calzati solo i sandali, non indossassero due tuniche. E diceva loro: "Entrati in una casa, rimanetevi fino a che ve ne andiate da quel luogo. Se in qualche luogo non vi riceveranno e non vi ascolteranno, andandovene, scuotete la polvere di sotto ai vostri piedi, a testimonianza per loro". E partiti, predicavano che la gente si convertisse, scacciavano molti demoni, ungevano di olio molti infermi e li guarivano. Parola del Signore

 

“GESU’ CHIAMO’ I DODICI E COMINCIO’ A MANDARLI…”. (Mc. 6,7)

Quali sono le condizioni per realizzare la missione a cui sono mandati gli apostoli e noi? Mi sembra di poterle riassumere così: la prima condizione è un gesto comunitario, andare due a due. L’evangelizzazione non è mai un fatto strettamente personale, individualistico ma il frutto di una comunione vissuta con il Signore e fra noi. La Parola che dobbiamo annunciare non è nostra, ma della Chiesa che l’ha ricevuta da Gesù a cui nulla si può aggiungere o togliere. Una seconda condizione è la povertà. Il bagaglio dei missionari che è ridotto all’osso è segno di grande libertà nei confronti delle cose e delle persone. Il missionario non può e non deve fare affidamento sui mezzi umani ma abbandonarsi alla potenza del Vangelo e dello Spirito, usando mezzi poveri e umili perché meglio rifulga la grandezza di Dio, l’unico che salva. Spesso i nostri progetti umani, i nostri calcoli, i mezzi mondani sono ostacolo alla diffusione della parola del Signore. Essere poveri non vuol dire non avere niente ma essere docili allo Spirito che guida la Chiesa e l’umanità dove e come vuole.

Un'altra condizione per una buona missione è ancora quella della serenità anche nei momenti più difficili, anche quando non siamo compresi anzi siamo rifiutati, scacciati. E’ proprio il momento di fare come ha fatto Gesù che. scacciato dalla sinagoga di Nazareth non si è messo a piangersi addosso, ma ha portato se stesso, il suo messaggio a tutti gli altri villaggi dei dintorni

 

 

LUNEDI’ 17 LUGLIO

Una scheggia di preghiera:

 

TU CHE CONOSCI LE INTENZIONI DEI CUORI, ABBI MISERICORDIA DI NOI

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: DONATA, Santa, Martire

Fu martire a Cartagine (180 circa), fa parte del gruppo dei martiri detti Scillitani.

Parola di Dio: Is 1,10-17; Sal 49; Mt 10,34-11,1

 

1^ Lettura Is 1, 10-17

Dal libro del profeta Isaia.  

Udite la parola del Signore, voi capi di Sodoma; "Che m'importa dei vostri sacrifici senza numero?" dice il Signore. "Sono sazio degli olocausti di montoni e del grasso di giovenchi; il sangue di tori e di agnelli e di capri io non lo gradisco. Quando venite a presentarvi a me, chi richiede da voi che veniate a calpestare i miei atri? Smettete di presentare offerte inutili, l'incenso è un abominio per me; noviluni, sabati, assemblee sacre, non posso sopportare delitto e solennità. I vostri noviluni e le vostre feste io detesto, sono per me un peso; sono stanco di sopportarli. Quando stendete le mani, io allontano gli occhi da voi. Anche se moltiplicate le preghiere, io non ascolto. Le vostre mani grondano sangue. Lavatevi, purificatevi, togliete il male delle vostre azioni dalla mia vista. Cessate di fare il male, imparate a fare il bene, ricercate la giustizia, soccorrete l'oppresso, rendete giustizia all'orfano, difendete la causa della vedova". Parola di Dio

 

“QUANDO STENDETE LE MANI, IO ALLONTANO GLI OCCHI DA VOI… LE VOSTRE MANI GRONDANO SANGUE”. (Is. 1,15)

Il Signore oggi, particolarmente attraverso il brano di Isaia e anche il salmo ci permette di fare un po’ di esame di coscienza. E' il Signore che mette in evidenza una delle piaghe dell'uomo, quella dell'ipocrisia. Nel nostro mondo ci sono tante forme di ipocrisia ma quella religiosa è la più grande perché ha quasi la pretesa di poter ingannare Dio. C'è quella tipica dei farisei stigmatizzati da Gesù nel Vangelo: "Dicono e non fanno... pongono gravi pesi sulle spalle degli altri e non li spostano neppure con un dito"; c’è quella di certi preti che, per gli altri, credono più all'osservanza di tutte le norme del diritto canonico che alla misericordia del Vangelo. Ci sono certi cristiani che puntano volentieri il dito accusatore e gridano allo scandalo ma poi si permettono ogni libertà trovando facili giustificazioni al loro agire. C'è chi parla di misericordia e poi non la applica né a se stesso né agli altri. C’è chi pensa di comprarsi Dio con un po’ di preghiere o con qualche offerta… E’ poi molto facile riempirsi la bocca di Bibbia, di teologia; fa fine, impegnato, culturale. E’ anche molto facile dire agli altri come devono comportarsi, sdottorarsi su ogni cosa. Ma quello che affermiamo, che indichiamo agli altri, è fondamento della nostra vita?

Mi diceva un giovane:“Sono stufo di sentire i miei genitori, voi preti dirmi che cosa devo fare. Lo so anch’io che cosa dovrei fare e come dovrei comportarmi. Vorrei trovare qualcuno che mi incoraggi, e soprattutto che mi dimostri con la sua vita che è possibile vivere ciò che mi si insegna”.

 

 

MARTEDI’ 18 LUGLIO

Una scheggia di preghiera:

 

GRAZIE, SIGNORE!

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: EMILIANO DI DUROSTORUM, Santo, Martire 

Durante la persecuzione di Giuliano, Emiliano per affermare maggiormente la propria fede si diede da fare per distruggere altari e simulacri pagani. Venne arrestato, torturato e poi arso vivo a Durostorum nella Mesia.

Parola di Dio: Is 7,1-9; Sal 47; Mt 11,20-24

 

Vangelo Mt 11, 20-24

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù si mise a rimproverare le città nelle quali aveva compiuto il maggior numero di miracoli, perché non si erano convertite: "Guai a te, Corazin! Guai a te, Betsàida. Perché, se a Tiro e a Sidone fossero stati compiuti i miracoli che sono stati fatti in mezzo a voi, gia da tempo avrebbero fatto penitenza, ravvolte nel cilicio e nella cenere. Ebbene io ve lo dico: Tiro e Sidone nel giorno del giudizio avranno una sorte meno dura della vostra. E tu, Cafarnao, sarai forse innalzata fino al cielo? Fino agli inferi precipiterai! Perché, se in Sòdoma fossero avvenuti i miracoli compiuti in te, oggi ancora essa esisterebbe! Ebbene io vi dico: Nel giorno del giudizio avrà una sorte meno dura della tua!". Parola del Signore

 

"GESU' SI MISE A RIMPROVERARE LE CITTA' NELLE QUALI AVEVA COMPIUTO IL MAGGIOR NUMERO DI MIRACOLI". (Mt. 11,20)

Queste maledizioni che Gesù lancia, sono la contropartita delle “beatitudini” che Gesù ha pronunciato in altre circostanze. Le città che si affacciavano sul lago di Tiberiade erano state quelle che avevano avuto maggiori occasioni di ascoltare la parola di Gesù, di vedere i suoi miracoli. Avrebbero dunque dovuto rispondere maggiormente a questi doni di grazia: questa sarebbe stata la loro “beatitudine”. Esse, invece, hanno rifiutato Gesù. La benedizione si trasforma in maledizione: “Maledetti coloro che non ascoltano la Parola di Dio...” “Maledetto tu che non sai cogliere i doni di Dio, i segni che Lui ti fa per parlarti”.

Se oggi Gesù dovesse mettersi a fare dei rimproveri per l’incredulità, penso ci saremmo noi occidentali in cima all’elenco delle persone beneficate che non si sono convertite, Infatti noi deriviamo da una cultura a sfondo cristiano, abbiamo avuto opportunità materiali e concrete di incontrare Gesù, di leggere la Bibbia, di seguire il catechismo, di ricevere i sacramenti... In che misura rispondiamo?

Se guardiamo nella globalità siamo una società “cristiana” ma atea praticante; siamo coloro che hanno ricevuto l’insegnamento dell’amore e che con le leggi dell’economia soffochiamo i popoli della fame.

A un dono maggiore corrisponde maggiore responsabilità. Se noi con verità guardiamo alla no­stra vita dobbiamo veramente dire con Maria che “Dio ci ha visitato ed ha fatto cose grandi per noi”. Quanti doni! Da quelli umani della vita, della salute... a quelli spirituali: quanta Parola di Dio, quanti sacramenti... quanta pazienza con noi, quanto perdono! E la nostra risposta c’è?  Ancora un pensiero di Chesterton: Si ringraziano gli amici che ci regalano una scatola di sigari o un paio di pantofole per il compleanno. Posso io non ringraziare Qualcuno che per il mio primo genetliaco mi ha regalato la vita?

 

 

MERCOLEDI’ 19 LUGLIO

Una scheggia di preghiera:

 

RENDICI UMILI E SEMPLICI, O SIGNORE, PERCHE’ POSSIAMO INCONTRARTI

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: AMBROGIO AUTPERTO, Santo, Monaco 

Era nato in Gallia, probabilmente in Provenza sul principio dell’ VIII secolo, ebbe una curata educazione e fu ufficiale alla corte di Pipino il Breve. Sentì però di essere chiamato alla vita monacale, fu ordinato sacerdote nel 761 ed entrò nel monastero benedettino di San Vincenzo al Volturno nel ducato di Benevento di cui divenne anche abate  per un breve tempo. Uomo di grande cultura scrisse un commento alla Apocalisse, opere di ascetica, biografie, lettere, omelie. Morì il 30 gennaio del 784.

Parola di Dio: Is 10,5-7.13-16; Sal 93; Mt 11,25-27

 

Vangelo Mt 11, 25-27

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo Gesù disse: "Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così è piaciuto a te. Tutto mi è stato dato dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare". Parola del Signore

 

“TI BENEDICO O PADRE PERCHE’ HAI TENUTO NASCOSTE QUESTE COSE AI SAPIENTI E INTELLIGENTI E LE HAI RIVELATE AI PICCOLI.”

(Mt. 11,25)

In questa preghiera di lode così spontanea di Gesù c’è una grande attenzione per i semplici e per i piccoli.

Il mondo è dei forti, dei potenti, dei prepotenti. I semplici sono perdenti in partenza. I semplici (qualche volta inteso come i ‘sempliciotti’) servono solo in un caso, quando possono fare da base, da piedistallo ai potenti (pensate a come tutte le forme di potere, comprese quelle religiose, hanno manipolato i poveri, le folle, per ottenere poi, proprio sulla loro pelle, ciò che volevano).

Quando Gesù parla dei piccoli e dei semplici non parla di ‘sempliciotti’ o di persone da manipolare, ma vuol farci capire che nel Mistero (di Dio, della vita, della sofferenza…) si entra solo attraverso la semplicità.

Essere semplici vuol dire essere veri, liberi, non fare calcoli, sapersi accontentare. Aperto ad ogni situazione, l’uomo semplice non ha privilegi da custodire per suo conto. Il semplice non è orgoglioso, sa perdere con dignità, riconosce volentieri gli errori commessi, sa chiedere e ringrazia tutti coloro che con i loro consigli lo aiutano. Non ha ricette preconfezionate, non vuole apparire, non si avvilisce davanti a cose che potrebbero smontarlo. Il Padre ama questi uomini i quali, senza usare la bacchetta magica, vincono quanti si dicono sapienti ed intelligenti perché conoscono le cose nascoste di Dio.

Attenzione invece  alla falsa umiltà. Ecco come ne parla san Francesco di Sales:

Spesso diciamo che non siamo nulla, anzi che siamo la miseria in persona, la spazzatura del mondo; ma resteremmo molto male se ci prendessero alla lettera e se ci considerassero in pubblico secondo quanto diciamo. E' proprio il contrario: fingiamo di fuggire e di nasconderci solo perché ci inseguano e ci cerchino; dimostriamo di voler essere gli ultimi, seduti proprio all'ultimo angolino della tavola, ma soltanto per passare con grande onore a capotavola. L'umiltà vera non finge di essere umile, a fatica dice parole di umiltà. Non abbassiamo gli occhi senza umiliare il cuore; non giochiamo a fare gli ultimi se non intendiamo esserlo per davvero...

 

 

GIOVEDI’ 20 LUGLIO

Una scheggia di preghiera:

 

SOLO IN TE IL MIO CUORE TROVA PACE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: EPAFRA, Santo

Probabilmente era originario dello stesso paese di Paolo, Tarso. Visse nel I secolo.  Dopo aver predicato il Vangelo ai Colossesi, condivise la prigionia a Roma con san Paolo, che, secondo la tradizione, lo consacrò vescovo di Colossi. Ritornato in Asia, evangelizzò le città di Laodicea e di Gerapoli. Le sue reliquie sono conservate a Roma nella basilica di Santa Maria Maggiore.

Parola di Dio: Is 26,7-9.12.16-19; Sal 101; Mt 11,28-30

 

Vangelo Mt 11, 28-30

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse: "Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero". Parola del Signore

 

"VENITE A ME VOI TUTTI CHE SIETE AFFATICATI E OPPRESSI E IO VI RISTORERO' ". (Mt. 11,28)

Quanti inviti aperti o subdoli sentiamo ogni giorno: “Venite dal mago X, vi svelerà il futuro”, “Venite a comprare i nostri sistemi, vincerete al totocalcio”, “Venite nella nostra chiesa, vi assicuriamo il passaporto per il cielo”...

C’è poi chi ci offre a buon prezzo la soluzione per ogni nostro problema:”Mangia così, vestiti in quel modo. Compra questo e sarai felice”. Quanti inviti più o meno sinceri e veritieri sentiamo ogni giorno!

Anche Gesù ci invita “Venite a me voi che siete affaticati e oppressi”. Non vuole prenderci niente di nostro, anzi ci invita a portargli le nostre fatiche, ansie, paure... Non si spaventa neanche dei nostri peccati, se li carica sulle sue spalle. E quante sono le persone ‘‘affaticate e oppresse” sia al tempo di Gesù che ai nostri giorni! Angariati dai potenti, guardati con sufficienza da coloro che si sentono sapienti; malati, poveri che faticano a vivere, trascurati, persone sole...

Che cosa offre Gesù a queste persone e a tutti coloro che si rivolgono a Lui? Non la facile soluzione ai problemi materiali. Gesù dà se stesso, la sua vita, la pace di Dio e il suo perdono, la fratellanza in Lui, le promesse di eternità. Quel “vi ristorerò” significa sapere che in mezzo alle povertà degli uomini, uno sa di non essere abbandonato, sa di avere Dio che, vedendo tutto, consola il cuore. Se noi ci rendiamo conto di essere poveri e bisognosi, di non essere autosufficienti, se sentiamo il bisogno di essere salvati e perdonati: ecco il cuore di Gesù che ci accoglie. Vuole donarci se stesso, la sua pace, le sue promesse. E se per seguirlo c’è un giogo da assumerci, questo è dolce e soave perché prima l’ha già portato Lui.

 

 

VENERDI’ 21 LUGLIO

Una scheggia di preghiera:

 

LA NOSTRA VERA LIBERTA’ SEI TU, O SIGNORE GESU’

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ARBOGASTO, Santo, Vescovo

Arbogasto scelse in un primo tempo la strada dell’eremitaggio, ma venne scelto come vescovo di Strasburgo nel 550 circa. Attualmente è patrono della diocesi.

Parola di Dio: Is 38,1-6.21-22; 39,7-8; Cantico da ls 38; Mt 12,1-8

 

Vangelo Mt 12, 1-8

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù passò tra le messi in giorno di sabato, e i suoi discepoli ebbero fame e cominciarono a cogliere spighe e le mangiavano. Ciò vedendo, i farisei gli dissero: "Ecco, i tuoi discepoli stanno facendo quello che non è lecito fare in giorno di sabato". Ed egli rispose: "Non avete letto quello che fece Davide quando ebbe fame insieme ai suoi compagni? Come entrò nella casa di Dio e mangiarono i pani dell'offerta, che non era lecito mangiare né a lui né ai suoi compagni, ma solo ai sacerdoti? O non avete letto nella Legge che nei giorni di sabato i sacerdoti nel tempio infrangono il sabato e tuttavia sono senza colpa? Ora io vi dico che qui c'è qualcosa più grande del tempio. Se aveste compreso che cosa significa: Misericordia io voglio e non sacrificio, non avreste condannato individui senza colpa. Perché il Figlio dell'uomo è signore del sabato". Parola del Signore

 

“IL FIGLIO DELL’ UOMO E’ SIGNORE DEL SABATO”. (Mt 12,8)

Ci possono sembrare molto lontane da noi le discussione tra i farisei e Gesù sull’osservanza del sabato ebraico, invece Gesù, attraverso queste discussioni vuole portarci a riconoscere che il nostro rapporto con Dio non è il culto con tutte le sue prescrizioni ma la misericordia che si manifesta nelle opere d’amore verso i bisognosi. Gesù è il figlio dell’uomo, signore del sabato, cioè è lui l’inviato di Dio autorizzato a dirci cosa Dio vuole o non vuole, che cosa è più importante o meno importante. Per Dio la realtà più importante è l’uomo. L’uomo è più importante del tempio e più importante del sabato.

I farisei di allora e quelli di tutti i tempi partivano da un principio che sembra assolutamente giusto, ma che è completamente sbagliato: Dio è superiore all’uomo, quindi prima viene l’onore di Dio, poi il bene dell’uomo. A questo ragionamento soggiace la convinzione che l’onore di Dio, che è amore, possa trovarsi in conflitto col bene dell’uomo. La gloria di Dio, invece, è sempre il bene dell’uomo. La signoria di Dio, padrone del sabato, si manifesta nell’amore e quindi la vera osservanza del sabato deve essere una celebrazione dell’amore di Dio per l’uomo e dell’uomo verso il suo simile.

La religione non consiste nell’osservanza arida e ossessiva della legge, ma nell’accogliere la misericordia di Dio e nel donarla agli altri. I farisei non hanno misericordia verso i discepoli di Gesù che hanno fame. La misericordia che si preoccupa della fame del prossimo è più importante del sacrificio, cioè dell'osservanza puramente letterale della legge del sabato.

Il comandamento dell’amore è il criterio sul quale vanno valutati tutti gli altri: o sono manifestazioni d’amore o decadono.

 

 

SABATO 22 LUGLIO

Una scheggia di preghiera:

 

GESU’, MAESTRO BUONO!

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: GIUSEPPE DI SCITOPOLI, Santo

Era un Ebreo, nativo di Tiberiade che si era convertito al Cristianesimo. Difese la fede contro gli Ariani e accolse Sant’Eusebio di Vercelli quando fu esiliato da Costanzo. Morì dopo il 356.

Parola di Dio nella festa di santa Maria Maddalena: Ct 3,1-4 opp. 2Cor 5,14-17; Sal 62; Gv 20,1.11-18

 

Vangelo Gv 20, 1. 11-18

Dal vangelo secondo Giovanni

Nel giorno dopo il sabato, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di buon mattino, quand'era ancora buio, e vide che la pietra era stata ribaltata dal sepolcro. Maria invece stava all'esterno vicino al sepolcro e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro e vide due angeli in bianche vesti, seduti l'uno dalla parte del capo e l'altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù. Ed essi le dissero: "Donna, perché piangi?". Rispose loro: "Hanno portato via il mio Signore e non so dove lo hanno posto". Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù che stava lì in piedi; ma non sapeva che era Gesù. Le disse Gesù: "Donna, perché piangi? Chi cerchi?". Essa, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: "Signore, se l'hai portato via tu, dimmi dove lo hai posto e io andrò a prenderlo". Gesù le disse: "Maria!". Essa allora, voltatasi verso di lui, gli disse in ebraico: "Rabbunì!", che significa: Maestro! Gesù le disse: "Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma và dai miei fratelli e dì loro: Io salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro". Maria di Magdala andò subito ad annunziare ai discepoli: "Ho visto il Signore» e anche ciò che le aveva detto". Parola del Signore

 

“MARIA GLI DISSE IN EBRAICO: RABBUNI’! CHE SIGNIFICA: MAESTRO!”. (Gv. 20,16)

Su Maria Maddalena, iconografia, letteratura e quant'altro si sono sbizzarriti nel delineare il personaggio, spesso confondendolo con altre Marie dei vangeli, senza contare i personaggi moderni che, rifacendosi a testi gnostici su cui nessun critico darebbe una lira in quanto a valutazione storica, hanno voluto prendere questa figura per farla diventa o “L’ultima tentazione di Cristo” o la morbosa amante di Gesù del Codice da Vinci. Oggi, la liturgia ce la presenta nella scena del “giorno dopo il sabato”, tratteggiata nel vangelo di Giovanni. È un momento pieno di pathos e di drammaticità, in cui pianto, dolore, ricerca, delusione, gioia si mescolano a formare un quadro quanto mai realistico. L’incontro di Gesù con la Maddalena e l’annuncio fatto dalla donna ai fratelli, contengono un grande messaggio per il discepolo di ogni tempo: il Signore è vivo e ognuno deve cercarlo in un cammino di fede, sicuro che, se farà la sua parte, il Signore non tarderà a venirgli incontro e a farsi conoscere. Un monaco del XIII secolo descrive questo incontro tra Cristo e Maria, mettendo sulla bocca di Gesù queste parole: "Donna, perché piangi? Chi cerchi? Colui che tu cerchi, già lo possiedi e non lo sai? Tu hai la vera ed eterna gioia e ancora tu piangi? Questa gioia è nel più intimo del tuo essere e tu ancora la cerchi al di fuori? Tu sei là, fuori, a piangere presso la tomba: Il tuo cuore è la mia tomba. E lì io non sto morto, ma riposo vivo per sempre. La tua anima è il mio giardino. Avevi ragione di pensare che io fossi il giardiniere. Io sono il nuovo Adamo. Lavoro nel mio paradiso e sorveglio tutto ciò che qui accade. Le tue lacrime, il tuo amore, il tuo desiderio, tutte queste cose sono opera mia. Tu mi possiedi nel più intimo di te stessa senza saperlo ed è per questo che tu mi cerchi fuori. E’ dunque anche fuori che io ti apparirò, e così ti farò ritornare in te stessa, per farti trovare nell’intimo del tuo essere colui che tu cerchi altrove".

 

 

DOMENICA 23 LUGLIO: 16^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO B

Una scheggia di preghiera:

 

GESU’, IL NOSTRO CUORE NON HA PACE FINCHE’ NON RIPOSA IN TE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: VODINO, Santo, Arcivescovo di Londra

E’ il quindicesimo arcivescovo di Londra. Fu messo a morte nel 436 perché aveva proibito al re di Bretagna, già sposato, di prendere in moglie un’altra donna.

Parola di Dio: Ger 23,1-6; Sal 22; Ef 2,13-18; Mc 6,30-34

 

Vangelo Mc 6, 30-34

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e insegnato. Ed egli disse loro: "Venite in disparte, in un luogo solitario, e riposatevi un po'". Era infatti molta la folla che andava e veniva e non avevano più neanche il tempo di mangiare. Allora partirono sulla barca verso un luogo solitario, in disparte. Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città cominciarono ad accorrere là a piedi e li precedettero. Sbarcando, vide molta folla e si commosse per loro, perché erano come pecore senza pastore, e si mise a insegnare loro molte cose. Parola del Signore

 

“VENITE IN DISPARTE IN UN LUOGO SOLITARIO E RIPOSATEVI UN PO’ “. (Mc. 6,31)

La riflessione di oggi, la prendo, una fra le tante, da un commento che un caro amico laico propone tutte le settimane ad altri amici, laici e preti sulla liturgia domenicale. Ecco quanto scriveva a proposito di dell’invito di Gesù a riposare in Lui.

Il termine evoca l’idea di “posare di nuovo” o meglio di “posare con continuità”, come ci suggerisce l’etimologia. Quasi a ricordare che il “riposare” con Cristo è “posare con costanza” sulla roccia che è l’origine della nostra attività.  Il riposo che ci indica Gesù potrebbe allora essere:

 

 

LUNEDI’ 24 LUGLIO

Una scheggia di preghiera:

 

DONAMI, GESU’, DI VEDERTI NEI FRATELLI

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: DONATO DA URBINO, Beato, Francescano

Donato, nato ad Urbino nel XV secolo, era figlio di avvocato .Il padre lo trasferì a Padova a completare gli studi presso quella famosa Università, dove poi conseguì il titolo di Dottore in Medicina. Decise però di entrare tra i Francescani dell’Osservanza, dove grazie ai suoi meriti morali e spirituali e alla sua cultura, fu nominato per ben cinque volte Ministro della Provincia Marchigiana. Si spense nel 1504 nel convento francescano di S. Bernardino di Urbino

Parola di Dio: Mi 6,1-4.6-8; Sal 49; Mt 12,38-42

 

1^ Lettura Mi 6, 1-4. 6-8

Dal libro del profeta Michea.  

Ascoltate ciò che dice il Signore: "Su, fa lite con i monti e i colli ascoltino la tua voce! Ascoltate, o monti, il processo del Signore e porgete l'orecchio, o perenni fondamenta della terra, perché il Signore è in lite con il suo popolo, intenta causa con Israele. Popolo mio, che cosa ti ho fatto? In che cosa ti ho stancato? Rispondimi. Forse perché ti ho fatto uscire dall'Egitto, ti ho ridi schiavitù e ho mandato davanti a te Mosè, Aronne e Maria? Popolo mio, ricorda le trame di Balàk re di Moab, e quello che gli rispose Bàlaam, figlio di Beor. Ricordati di quello che è avvenuto da Sittìm a Gàlgala, per riconoscere i benefici del Signore". Con che cosa mi presenterò al Signore, mi prostrerò al Dio altissimo? Mi presenterò a lui con olocausti, con vitelli di un anno? Gradirà il Signore le migliaia di montoni e torrenti di olio a miriadi? Gli offrirò forse il mio primogenito per la mia colpa, il frutto delle mie viscere per il mio peccato? Uomo, ti è stato insegnato ciò che è buono e ciò che richiede il Signore da te: praticare la giustizia, amare la pietà, camminare umilmente con il tuo Dio. Parola di Dio

 

“UOMO, TI È STATO INSEGNATO CIO' CHE È BUONO E CIO' CHE RICHIEDE IL SIGNORE DA TE: PRATICARE LA GIUSTIZIA, AMARE LA PIETA', CAMMINARE UMILMENTE CON IL TUO DIO”. (Mi. 6,8)

 “Che cosa vuole Dio da me?” In tante occasioni ci facciamo questa domanda e spesso stentiamo a capire e magari ci affanniamo ad esprimere la nostra devozione moltiplicando le pratiche religiose, imponendoci qualche sacrificio, ascoltando o facendo celebrare qualche messa.

Ma il Signore non è un Dio che vuoI rubarci un po’ di tempo o che goda davanti a qualche preghiera, Lui ci chiede di amarlo nel concreto: “praticare la giustizia”. Sono cose semplici da capire ma ardue da vivere. Il Signore non vuole qualcosa da noi, vuole noi! Ma se vuole noi è solo per il nostro bene. Solo così noi realizziamo in pieno la nostra vita: diamo a Dio il giusto culto e ai fratelli il regno di Dio. A questo proposito ecco un brano, un po’ lungo ma molto significativo di san Giovanni Crisostomo:

Vuoi onorare il corpo di Cristo? Non permettere che sia oggetto di disprezzo nelle sue membra, cioè nei poveri, privi di panni per coprirsi. Non onorarlo qui in chiesa con stoffe di seta, mentre fuori lo trascuri quando soffre per il freddo e la nudità. Colui che ha detto: "Questo è il mio corpo", confermando il fatto con la parola, ha detto anche: "Mi avete visto affamato e non mi avete dato da mangiare" e "ogni volta che non avete fatto queste cose a uno dei più piccoli fra questi, non l'avete fatto neppure a me".  Il corpo di Cristo che sta sull'altare non ha bisogno di mantelli, ma di anime pure; mentre quello che sta fuori ha bisogno di molta cura. Impariamo dunque a pensare e a onorare Cristo come egli vuole. Infatti l'onore più gradito, che possiamo rendere a colui che vogliamo venerare, è quello che lui stesso vuole, non quello escogitato da noi.

Che vantaggio può avere Cristo se la mensa del sacrificio è piena di vasi d'oro, mentre poi muore di fame nella persona del povero? Prima sazia l'affamato, e solo in seguito orna l'altare con quello che rimane. Gli offrirai un calice d'oro e non gli darai in bicchiere d'acqua? che bisogno c'è di adornare con veli d'oro il suo altare, se poi non gli offri il vestito necessario? che guadagno ne ricava egli? Dimmi: se vedessi uno privo del cibo necessario e, senza curartene, adornassi d'oro solo la sua mensa, credi che ti ringrazierebbe, o piuttosto non s'infurierebbe contro di te? e se vedessi uno coperto di stracci e intirizzito dal freddo, e, trascurando di vestirlo, gli innalzassi colonne dorate, dicendo che lo fai in suo onore, non si riterrebbe forse di essere beffeggiato e insultato in modo atroce? Pensa la stessa cosa di Cristo, quando va errante e pellegrino, bisognoso di un tetto. Tu rifiuti di accoglierlo nel pellegrino e adorni invece il pavimento, le pareti, le colonne e i muri dell'edificio sacro. Attacchi catene d'argento alle lampade, ma non vai a visitarlo quando lui è incatenato in carcere. Dico questo non per vietarvi di procurare tali addobbi e arredi sacri, ma per esortarvi a offrire, insieme a questi, anche il necessario aiuto ai poveri, o, meglio, perché questo sia fatto prima di quello. Nessuno è mai stato condannato per non aver cooperato ad abbellire il tempio, ma chi trascura il povero è destinato alla geenna, al fuoco inestinguibile e al supplizio con i demoni. Perciò, mentre adorni l'ambiente per il culto, non chiudere il tuo cuore al fratello che soffre. Questo è il tempio vivo più prezioso di quello.

 

 

MARTEDI’ 25 LUGLIO

Una scheggia di preghiera:

 

DELLA TUA GRAZIA E’ PIENO IL MIO CUORE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ANTONIO LUCCI, Beato, Vescovo

Angelo Nicola Lucci nacque il 2 agosto 1682 in Agnone. Nel 1698 compì ad Isernia la professione tra i Minori Conventuali assumendo il nome di Antonio. dedicò tutta la sua vita allo studio, all’insegnamento, alla predicazione. Il 7 febbraio 1729 divenne vescovo di Bovino in Puglia. Nel suo governo pastorale ebbe a cuore soprattutto la riorganizzazione religiosa, culturale e sociale della diocesi. Ma soprattutto fu un esempio di grande carità e di amore per i poveri per i quali dava via tutto quanto aveva. Morì la mattina del 25 luglio 1752.

Parola di Dio nella festa di san Giacomo apostolo: 2Cor 4,7-15; Sal 125; Mt 20,20-28

 

1^ Lettura 2 Cor 4, 7-15

Dalla seconda lettera di san Paolo ai Corinti

Fratelli, noi abbiamo questo tesoro in vasi di creta, perché appaia che questa potenza straordinaria viene da Dio e non da noi. Siamo infatti tribolati da ogni parte, ma non schiacciati; siamo sconvolti, ma non disperati; perseguitati, ma non abbandonati; colpiti, ma non uccisi, portando sempre e dovunque nel nostro corpo la morte di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo. Sempre infatti, noi che siamo vivi, veniamo esposti alla morte a causa di Gesù, perché anche la vita di Gesù sia manifesta nella nostra carne mortale. Di modo che in noi opera la morte, ma in voi la vita. Animati tuttavia da quello stesso spirito di fede di cui sta scritto: Ho creduto, perciò ho parlato, anche noi crediamo e perciò parliamo, convinti che colui che ha risuscitato il Signore Gesù, risusciterà anche noi con Gesù e ci porrà accanto a lui insieme con voi. Tutto infatti è per voi, perché la grazia, ancora più abbondante ad opera di un maggior numero, moltiplichi l'inno di lode alla gloria di Dio. Parola di Dio

 

“FRATELLI NOI ABBIAMO UN TESORO IN VASI DI CRETA PERCHE’ APPAIA CHE QUESTA POTENZA STRAORDINARIA VIENE DA DIO E NON DA NOI”. (2 Cor. 4,7)

Quante volte anche noi avvertiamo di essere deboli come vasi di argilla e scopriamo la nostra povertà, i limiti, l’insufficienza davanti ai compiti che ci sono affidati, l’incapacità di rispondere pienamente alle esigenze della nostra vocazione, l’impotenza di fronte a situazioni che sono più grandi di noi. Percepiamo inoltre inclinazioni e attrattive che ci orientano più facilmente al male che al bene, alle quali facciamo fatica a resistere per la debolezza della nostra volontà. Anche noi come Paolo ci sentiamo vasi di creta.

Ci è facile riscontrare le stesse debolezze e fragilità anche nelle persone che ci stanno accanto, in famiglia, così come nella comunità o nel gruppo di cui facciamo parte.

Se guardassimo soltanto al vaso d’argilla che siamo noi, ci sarebbe proprio da scoraggiarsi. Ciò che invece vale, e su cui dobbiamo volgere tutta l’attenzione, è il tesoro che portiamo dentro! Paolo sapeva che il suo vaso d’argilla era abitato dalla luce di Cristo: era Cristo stesso a vivere in lui e questo gli dava l’audacia di tutto osare per la diffusione del suo Regno.

Anche noi possiamo sperimentare il tesoro infinito che, in quanto cristiani, portiamo dentro di noi: è la Trinità Santissima. Mi guardo dentro e scopro come un sole divino dentro di me.

Mi guardo attorno e anche negli altri, al di là del loro vaso di creta, che subito mi appare davanti con evidenza, imparo a scorgere il tesoro che portano dentro. Non mi fermo all’apparenza esteriore. La luce della Trinità che abita in noi, ci ha ricordato Giovanni Paolo Il, "va colta anche sul volto dei fratelli che ci stanno accanto".

 

 

MERCOLEDI’ 26 LUGLIO

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, FA’ CHE NON SIA DI OSTACOLO AI TUOI PROGETTI DI AMORE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: TOMMASELLO DA PERUGIA, Beato

Nato a Perugia ed entrato giovanissimo tra i domenicani prese il nome (con diminuitivo) da San Tommaso di Aquino. Uomo semplice fece vita mortificata. Attorno a lui fiorirono diversi miracoli. Sembra sia morto a soli 28 anni.

Parola di Dio: Ger 1,1.4-10; Sal 70; Mt 13,1-9

 

1^ Lettura Ger 1, 1. 4-10

Dal libro del profeta Geremia.  

Parole di Geremia figlio di Chelkia, uno dei sacerdoti che dimoravano in Anatòt, nel territorio di Beniamino. Mi fu rivolta la parola del Signore: "Prima di formarti nel grembo materno, ti conoscevo, prima che tu uscissi alla luce, ti avevo consacrato; ti ho stabilito profeta delle nazioni". Rispose: "Ahimè, Signore Dio, ecco io non so parlare, perché sono giovane". Ma il Signore mi disse: "Non dire: Sono giovane, ma và da coloro a cui ti manderò e annunzia ciò che io ti ordinerò. Non temerli, perché io sono con te per proteggerti". Oracolo del Signore. Il Signore stese la mano, mi toccò la bocca e il Signore mi disse: "Ecco, ti metto le mie parole sulla bocca. Ecco, oggi ti costituisco sopra i popoli e sopra i regni per sradicare e demolire, per distruggere e abbattere, per edificare e piantare". Parola di Dio

 

“RISPOSE GEREMIA: AHIME', SIGNORE DIO, ECCO IO NON SO PARLARE, PERCHE' SONO GIOVANE”. (Ger. 1,6)

Ci è facile oggi con il suggerimento di Geremia proseguire la riflessione di ieri. E’ istintivo per Geremia, davanti all’incarico che Dio gli affida, riconoscere la propria inadeguatezza e quindi protestare la propria impreparazione. Siamo, come ci diceva S. Paolo, dei vasi di creta, fragili, incaricati di portare cose preziose.

Come faccio, io peccatore, a testimoniare la fede? Come posso amministrare, io povero prete bisognoso di misericordia, un sacramento come quello della confessione? Non faccio più danno che bene? Come faccio io, che non ho ancora capito la volontà di Dio ad annunciare e a spiegare agli altri una Parola che mi supera?

Tutto vero, tutto reale, ma se Dio ti ha dato un incarico, fidati di Lui. Ricordati sempre che il Regno è suo, non tuo. Non spaventarti perché è Gesù che è morto sulla croce per donare la salvezza. Cerca solo di fidarti e renderti disponibile, non mettere il bastone in mezzo alle ruote allo Spirito Santo ma lascia che Lui ti porti dove vuole. Dio non ha bisogno del tuo orgoglio, delle tue presunte qualità, ha bisogno della tua povertà.

 

 

GIOVEDI’ 27 LUGLIO

Una scheggia di preghiera:

 

DISSETACI, SIGNORE, SORGENTE D’ACQUA VIVA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: GIORGIO DI CORDOBA, Santo , Diacono

Era monaco di San Saba, in Palestina dove rimase per 27 anni. Fu poi mandato in Africa e in Spagna dove fu arrestato e decapitato dai Musulmani nell'’825.

Parola di Dio: Ger 2,1-3.7-8.12-13; Sal 35; Mt 13,10-17

 

Vangelo Mt 13, 10-17

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, si avvicinarono a Gesù i discepoli e gli dissero: "Perché parli loro in parabole?". Egli rispose: "Perché a voi è dato di conoscere i misteri del regno dei cieli, ma a loro non è dato. Così a chi ha sarà dato e sarà nell'abbondanza; e a chi non ha sarà tolto anche quello che ha. Per questo parlo loro in parabole: perché pur vedendo non vedono, e pur udendo non odono e non comprendono. E così si adempie per loro la profezia di Isaia che dice: Voi udrete, ma non comprenderete, guarderete, ma non vedrete. Perché il cuore di questo popolo si è indurito, sono diventati duri di orecchi, e hanno chiuso gli occhi, per non vedere con gli occhi, non sentire con gli orecchi e non intendere con il cuore e convertirsi, e io li risani. Ma beati i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché sentono. In verità vi dico: molti profeti e giusti hanno desiderato vedere ciò che voi vedete, e non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, e non l'udirono!". Parola del Signore

 

“A CHI HA SARA’ DATO E SARA’ NELL’ABBONDANZA; E A CHI NON HA SARA’ TOLTO ANCHE QUELLO CHE HA”. (Mt, 13,12)

Queste parole di Gesù mostrano chiaramente che l’economia di Dio non è come la nostra. I suoi calcoli sono sempre diversi dai nostri, come quando, ad esempio, dà lo stesso compenso all’operaio dell’ultima ora come a quello della prima. Per comprendere questo suo modo di agire può essere utile ricordare un’altra Parola simile, che riporta il Vangelo di Luca: "Date e vi sarà dato; una buona misura, pigiata, scossa e traboccante vi sarà versata nel grembo" (Lc 6,38). Nelle due frasi, secondo la logica di Gesù, avere (a chi ha sarà dato) equivale a dare (a chi dà sarà dato).

Potremmo allora leggere così la parola di oggi: a chi ha amore, a chi vive nell’amore, Dio dà la capacità di amare ancora di più, dà la pienezza dell’amore fino a farlo diventare come lui che è Amore. Sì, è l’amore che ci fa essere. Noi esistiamo perché amiamo. Se non amassimo, e tutte quelle volte che non amiamo, non siamo, non esistiamo ("sarà tolto anche quello che ha"). Allora non ci resta che amare, senza risparmio. Solo così Dio si donerà a noi e con lui verrà la pienezza dei suoi doni.

Diamo concretamente a chi ci sta attorno, sicuri che dando a lui diamo a Dio; diamo sempre; diamo un sorriso, una comprensione, un perdono, un ascolto; diamo la nostra intelligenza, la nostra disponibilità; diamo il nostro tempo, i nostri talenti, le nostre idee, la nostra attività; diamo le esperienze, le capacità, i beni per farne parte ad altri, in modo che nulla si accumuli e tutto circoli. Il nostro dare apre le mani di Dio che, nella sua provvidenza, ci riempie sovrabbondantemente per poter dare ancora, e tanto, e ricevere ancora, e poter così venire incontro alle smisurate necessità di molti.

 

 

VENERDI’ 28 LUGLIO

Una scheggia di preghiera:

 

APRI SIGNORE OCCHI, MENTE E CUORE PER ACCOGLIERTI NELLA TUA PAROLA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ALBERTO PANDONI, Beato

Era bresciano di origine, ordinato sacerdote venne scelto dal Papa Innocenzo come vescovo di Piacenza nel 1244. Amante della cultura organizzò nella città una specie di Università. Avversò Federico II con le sue mire accentratrici. Nel 1257 fu trasferito a Ferrara dove morì nel 1274.

Parola di Dio: Ger 3,14-17; Canto da Ger 31 ,10-13; Mt 13,18-23

 

Vangelo Mt 13, 18-23

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Voi dunque intendete la parabola del seminatore: tutte le volte che uno ascolta la parola del regno e non la comprende, viene il maligno e ruba ciò che è stato seminato nel suo cuore: questo è il seme seminato lungo la strada. Quello che è stato seminato nel terreno sassoso è l'uomo che ascolta la parola e subito l'accoglie con gioia, ma non ha radice in sé ed è incostante, sicché appena giunge una tribolazione o persecuzione a causa della parola, egli ne resta scandalizzato. Quello seminato tra le spine è colui che ascolta la parola, ma la preoccupazione del mondo e l'inganno della ricchezza soffocano la parola ed essa non dà  frutto. Quello seminato nella terra buona è colui che ascolta la parola e la comprende; questi dà  frutto e produce ora il cento, ora il sessanta, ora il trenta". Parola del Signore

 

“TUTTE LE VOLTE CHE UNO ASCOLTA LA PAROLA DEL REGNO E NON LA COMPRENDE VIENE IL MALIGNO E RUBA CIO’ CHE E’ STATO SEMINATO NEL SUO CUORE”. (Mt. 13,18)

Meditando oggi la parabola del seminatore viene facile chiederci se noi davvero amiamo la parola e se davvero riusciamo a scrutare ciò che essa ci vuole trasmettere. Attraverso questo non facile racconto penso che comprendiamo che accogliere la parola non è solo conoscerla, studiarla, esaminarla ma anche e soprattutto incontrarla viva in mezzo a noi.

II comandante delle truppe d'occupazione disse al sindaco del paese di montagna: “Siamo sicuri che state nascondendo un traditore nel vostro paese. Se lei non ce lo consegna, tormenteremo lei e la sua gente con ogni possibile mezzo”. Il paese nascondeva davvero un uomo che sembrava buono e innocente ed era amato da tutti. Ma cosa poteva fare il sindaco ora che era minacciato il benessere dell'intero paese? Giornate di discussione al consiglio comunale non portarono ad alcuna conclusione. Così, alla fine, il sindaco affrontò la questione con il prete del paese. Il prete e il sindaco passarono tutta una notte ad esaminare le Scritture e alla fine trovarono una soluzione: “È meglio che un uomo muoia e la nazione sia salva”.

Cosi il sindaco consegnò l'innocente alle forze d'occupazione, pregandolo di perdonarlo. L'uomo disse che non c'era niente da perdonare. Non voleva che il paese corresse rischi per causa sua. Egli fu torturato crudelmente, finché le sue grida non risuonarono per tutto il paese e infine fu giustiziato.
Vent'anni dopo un profeta passò per quel paese, andò diritto dal sindaco e gli disse: “Cosa avete fatto? Quell'uomo era stato mandato da Dio come salvatore di questo paese. E voi l'avete consegnato perché fosse torturato e ucciso”.  “Cosa potevo fare?”, si scusò il sindaco. “II prete ed io abbiamo guardato le Scritture e abbiamo agito di conseguenza”.  “Questo è stato il vostro errore”, disse il profeta. “Avete guardato le Scritture. Ma avreste anche dovuto guardare nei suoi occhi”.

 

 

SABATO 29 LUGLIO

Una scheggia di preghiera:

 

TU, GESU’, SEI LA LUCE DEL MONDO, CHI TI SEGUE AVRA’ LA VITA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: FLORA, LUCILLA E COMPAGNI, Santi, Martiri

Era una giovane che si era consacrata al Signore e fu martire a Roma, insieme con Lucilla e altri, sotto Gallieno nel III secolo.

Parola di Dio nella festa di Santa Marta: Pr 31,10-13.19-20.30-31; Sal 14; Lc 10,38-42 Oppure Gv 11,19-27

 

Vangelo Gv 11, 19-27

Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, molti Giudei erano venuti da Marta e Maria per consolarle per il loro fratello. Marta dunque, come seppe che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. Marta disse a Gesù: "Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! Ma anche ora so che qualunque cosa chiederai a Dio, egli te la concederà". Gesù le disse: "Tuo fratello risusciterà". Gli rispose Marta: "So che risusciterà nell'ultimo giorno". Gesù le disse: "Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morrà in eterno. Credi tu questo?". Gli rispose: "Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio che deve venire nel mondo". Parola del Signore

 

“IO SONO LA RISURREZIONE E LA VITA”. (Gv. 11,25)

Marta ha finalmente davanti a sé Gesù, il suo maestro. Egli sentite le notizie della malattia di Lazzaro non si era precipitato di corsa. E’ arrivato adesso che ormai Lazzaro è morto, ma nelle parole di questa donna semplice concreta non c’ è solo un muto rimprovero, ma anche la certezza che ora che Gesù è qui succederà qualcosa di bello e meraviglioso. In lei ci sono dunque dolore e speranza. E a questo Gesù risponde con delle parole che devono essere la base della nostra fede: “Io sono la risurrezione e la vita”. Anche Marta crede alla risurrezione finale: “So che risusciterà nell'ultimo giorno”. Ma Gesù, le fa capire che non deve attendere il futuro per sperare nella risur­rezione dei morti. Già adesso, nel presente, Egli è per tutti i credenti quella Vita divina, ineffabile, eterna che non morirà mai. Certamente, Gesù con queste parole non nega che ci sia la morte fisica. Ma essa non implicherà la perdita della Vita vera. La morte resterà per noi, co­me per tutti, un'esperienza unica, fortissima e forse temuta. Ma non significherà più il non senso di un'esistenza, non sarà più l'assurdo, il fallimento della vita, la nostra fine. Perché questo diventi realtà per noi occorre però credere. Gesù, infatti, nell'episodio della risurrezione di Lazzaro, parlando a Marta ha precisato: “Chi crede in me, anche se muore vivrà”. “Credere”, qui è un fatto molto serio, molto im­portante: non implica solo accettare le verità annun­ciate da Gesù, ma aderirvi con tutto l'essere. Per avere questa vita, dobbiamo dunque dire il nostro si a Cristo. E ciò significa adesione alle sue parole, ai suoi comandi: viverli. Ricordiamolo: Gesù lo ha confermato: “Se uno osserva la mia parola, non vedrà la morte in eterno”.

 

 

DOMENICA 30 LUGLIO: 17^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO B

Una scheggia di preghiera:

 

APRI LA TUA MANO O SIGNORE, E SAZIA OGNI VIVENTE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: CAPREOLO, Santo Vescovo 

Fu Vescovo di Cartagine dal 430. Combatté il pelagianesimo e il nestorianesimo. Fu un Vescovo deciso e fermo. Morì nel 437 o il 22 o il 30 luglio.

Parola di Dio: 2 Re4,42-44; Sal 144; Ef 4,1-6; Gv 6,1-15

 

Vangelo Gv 6, 1-15

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù andò all'altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberiade, e una grande folla lo seguiva, vedendo i segni che faceva sugli infermi. Gesù salì sulla montagna e là si pose a sedere con i suoi discepoli. Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei. Alzati quindi gli occhi, Gesù vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: "Dove possiamo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?". Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva bene quello che stava per fare. Gli rispose Filippo: "Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo". Gli disse allora uno dei discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: "C'è qui un ragazzo che ha cinque pani d'orzo e due pesci; ma che cos'è questo per tanta gente?". Rispose Gesù: "Fateli sedere". C'era molta erba in quel luogo. Si sedettero dunque ed erano circa cinquemila uomini. Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li distribuì a quelli che si erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, finché ne vollero. E quando furono saziati, disse ai discepoli: "Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto". Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d'orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato. Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, cominciò a dire: "Questi è davvero il profeta che deve venire nel mondo!". Ma Gesù, sapendo che stavano per venire a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sulla montagna, tutto solo. Parola del Signore

 

“GESU’ PRESE I PANI E, DOPO AVER RESO GRAZIE, LI DISTRIBUI’ “. (Gv 6,11)

incoraggia e piace anche a noi questo Gesù che si prende cura della gente e procura del cibo alla folla nel momento della necessità. La folla ne è subito conquistata e pensa che sia la persona ideale da scegliere come re.

Cito allora ancora e volentieri le riflessioni del mio amico “laico”:

Mi sembra di sentirlo, il tentatore, che furtivamente oggi bisbiglia a Gesù:

“Caro Maestro, non è che ti sei per caso sbagliato sulla collina dei pani e dei pesci? 

Intendo dire: non è che, potendo tornare indietro, cambieresti idea ed accetteresti di farti eleggere re?

Cosa diresti di dare tanto buon pane in abbondanza a questa folla, ogni volta che te lo chiede? 

E magari insieme al pane, anche una ricca scelta di companatico vario... sai, cattureresti meglio le simpatie di chi è a dieta o non gradisce più i farinacei... Questo ti eviterebbe un sacco di grane e ti darebbe enormi, inaspettate possibilità di farti finalmente ascoltare dalla gente! 

E poi quante difficoltà in meno nel farti accettare da chi è più prevenuto!  L’audience aumenterebbe in un baleno...

Pensaci: un re che elargisce il vitto gratis e senza far lavorare! 

Figuriamoci se le masse non ti verrebbero dietro!  Tutti potrebbero guardare a te, senza più pensare a come sbarcare il lunario o a come risolvere i problemi quotidiani e tu potresti con più facilità mostrarti loro...

E poi, sotto sotto, guardando alle chiese oggi così impietosamente vuote, e ascoltando le difficoltà a parlare di te al mondo, non ti viene voglia di fare qualche bel prodigio per attirare di nuovo un po’ di attenzione su di te?

Ci vorrebbe così poco per fare di te il centro degli sguardi di tutti...

Ci vorrebbe ancor meno per catturare l’animo e la mente di questi miliardi di poveretti...”.

Tuttavia sono quasi certo che risentirei la medesima risposta di Gesù:

“Non di solo pane vive l’uomo, ma di ogni Parola che esce dalla bocca di Dio”!

 

 

LUNEDI’ 31 LUGLIO

Una scheggia di preghiera:

 

VENGA IL TUO REGNO, SIGNORE GESU’

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: GIUSTINO DE JACOBIS, Santo, Vescovo, Missionario  

Nacque a San Fele, in Lucania il 9 ottobre 1800. Entrò nella Congregazione dei Vincenziani missionari, fu ordinato sacerdote e nel 1824 partì missionario per l’Abissinia. Nel 1849 fu consacrato vescovo dal Cardinal Massaia. Nel suo operare in missione egli si faceva tutto a tutti, “abissino con gli abissini”, Fu più volte perseguitato e messo in prigione. Morì il 31 luglio 1860.

Parola di Dio: Ger 13,1-11; Cantico da Dt 32,18-21; Mt 13,31-35

 

Vangelo Mt 13, 31-35

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù espose alla folla un' altra parabola: "Il regno dei cieli si può paragonare a un granellino di senapa, che un uomo prende e semina nel suo campo. Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande degli altri legumi e diventa un albero, tanto che vengono gli uccelli del cielo e si annidano fra i suoi rami". Un'altra parabola disse loro: "Il regno dei cieli si può paragonare al lievito, che una donna ha preso e impastato con tre misure di farina perché tutta si fermenti". Tutte queste cose Gesù disse alla folla in parabole e non parlava ad essa se non in parabole, perché si adempisse ciò che era stato detto dal profeta: Aprirò la mia bocca in parabole, proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del mondo. Parola del Signore

 

“IL REGNO DEI CIELI SI PUO' PARAGONARE AD UN GRANELLINO DI SENAPA: ESSO È IL PIU' PICCOLO DI TUTTI I SEMI MA, UNA VOLTA CRESCIUTO, DIVENTA ALBERO E GLI UCCELLI  DEL CIELO VI SI ANNIDANO”. (Mt. 13,31-32)

Un uomo, che pure si è proclamato Dio, e vissuto e morto in un paesino sperduto ai confini del grande impero di  Roma. Che cos’è in confronto al mondo!  Un gruppetto di semianalfabeti ha predicato la sua risurrezione e a causa della persecuzione si sono sparsi un po’ dappertutto e poco per volta si è propagata una fede.

Ma ancora oggi, i credenti in Cristo sono una minoranza sia rispetto al mondo, sia rispetto a coloro che si fregiano solamente del nome cristiano: eppure, il granellino è diventato già pianta e in questi secoli molti hanno trovato rifugio e riposo tra i suoi rami.

Dio si serve delle cose piccole. Se so di essere piccolo è già il primo passo. Se uso le piccole cose di ogni giorno per il Regno, so di seguire la strada di Gesù. Se mi fido sempre meno di me stesso e sempre più di Dio, lascio carta bianca al suo operare.

Ecco come Madre Teresa di Calcutta rifacendosi chiaramente a santa Teresina parlava di se stessa e della sua opera: “Io non penso di avere qualità speciali, non pretendo niente per il lavoro che svolgo. E' opera Sua. Io sono come una piccola matita nelle Sue mani, nient'altro. E' Lui che pensa. E' Lui che scrive. La matita non ha nulla a che fare con tutto questo. La matita deve poter solo essere usata”.

 

 

 

 

 

 

 

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