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SCHEGGE E SCINTILLE

PENSIERI, SPUNTI, RIFLESSIONI
DALLA PAROLA DI DIO E DALLA VITA

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a cura di: don_franco_locci@libero.it

 

GIUGNO 2006

 

 

GIOVEDI’ 1 GIUGNO

Una scheggia di preghiera:

 

STAR CON TE ORA E SEMPRE  E’ LA MIA GIOIA, O SIGNORE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ANNIBALE MARIA DI FRANCIA, Beato, Fondatore

Il Beato Annibale Di Francia nasce a Messina il 5 luglio 1851. Sente di dover essere sacerdote di Gesù. Divenuto tale fonda gli Orfanotrofi Antoniani. Sente anche di dovere pregare e agire perché il Signore mandi operai nella sua messe, Nascono così i Padri Rogazionisti e le Figlie del Divino Zelo con le finalità specifiche dell'apostolato vocazionale, missionario e caritativo. Sacerdote zelante, poeta prolifico, giornalista battagliero, predicatore dalla parola facile e convincente, il Di Francia nella sua vita terrena ha saputo conciliare in un unico termine il binomio azione-contemplazione. Muore il 1° giugno 1927, a Messina

Parola di Dio: At 22,30; 23,6-11; Sal15; Gv 17,20-26

 

Vangelo Gv 17, 20-26

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, Gesù alzati gli occhi al cielo, così pregò: “Non prego solo per questi, ma anche per quelli che per la loro parola crederanno in me; perché tutti siano una sola cosa. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato. E la gloria che tu hai dato a me, io l'ho data a loro, perché siano come noi una cosa sola. Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell'unità e il mondo sappia che tu mi hai mandato e li hai amati come hai amato me. Padre, voglio che anche quelli che mi hai dato siano con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria, quella che mi hai dato; poiché tu mi hai amato prima della creazione del mondo. Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto, ma io ti ho conosciuto; questi sanno che tu mi hai mandato. E io ho fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere, perché l'amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro”. Parola del Signore

 

“PADRE, VOGLIO CHE ANCHE QUELLI CHE MI HAI DATO, SIANO CON ME DOVE SONO IO”. (Gv. 17,24)

Ogni volta che noi veniamo a conoscenza di una morte brutale, improvvisa, di qualcuno che abbiamo conosciuto, frequentato, amato, nasce in ciascuno come una muta protesta. La morte ci turba, ci disturba, ma non possiamo negarla e allora ecco che ci mettiamo a riflettere su di essa e partendo di lì arriviamo alle domande: “Che cos’ è la vita? A che cosa serve” E la risposta è diversa secondo le persone e la propria sensibilità. In un mondo tecnico come il nostro dove ci s’interessa soprattutto al funzionamento della vita, ai suoi meccanismi uno è portato a percepire la morte come ad una disfunzione, ad un blocco. La macchina ha smesso di funzionare. Si riesce anche a conoscere la causa di questo ma non si può più ripararla e in un mondo dove ogni persona viene definita a seconda dei suoi averi o dei suoi poteri, la morte diventa soprattutto sorgente di angoscia: essa è la prova che le cose non ci assicurano contro di essa. In questa visione la vita è dunque qualcosa di estremamente fragile al punto che si arriva addirittura all’assurdo che per paura della morte qualcuno cerca di darsi la morte.

Che cosa ci dice Gesù della morte e della vita? “Io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza” e nel brano che meditiamo oggi ci dice che Lui desidera che noi siamo là dove Lui è, perché allora l’amore del Padre si riverserà in modo totale in noi al punto da essere una cosa sola con Lui. Amare la vita non è allora stringerla, possederla ma dargli il suo vero senso e valore, è fare ogni giorno apprendistato del suo valore essenziale che è l’amore, ma non un amore generico. Scrive san Giovanni: “Noi siamo passati dalla morte alla vita perché noi amiamo i nostri fratelli” così come ha fatto Gesù. E allora la vita diventa una festa e anche la morte fa parte di questa festa perché come ha detto il filosofo Gabriel Marcel: “Morire è aprirsi in pienezza a ciò per cui uno ha vissuto qui sulla terra”.

 

 

VENERDI’ 2 GIUGNO

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, INSEGNACI AD AMARE, INSEGNACI AD AMARTI

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: MARCELLINO e PIETRO, Santi Martiri

“Marcellino, Pietro, ascoltate il ricordo del vostro trionfo. Quando ero bambino il carnefice ha raccontato a me, Damaso, che il persecutore aveva ordinato di tagliarvi la testa in mezzo ai cespugli, perché nessuno potesse ritrovare la vostra sepoltura”. Questa iscrizione, redatta in versi da papa Damaso, ornava la cripta della ba­silica dei due martiri, un sacerdote e un esorcista, decapitati a Roma sotto Diocleziano intorno all’anno 303.

Parola di Dio: At 25,13-21; Sal 102; Gv 21,15-19

 

Vangelo Gv 21, 15-19

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, quando si fu manifestato ai discepoli ed essi ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: “Simone di Giovanni, mi ami tu più di costoro?”. Gli rispose: “Certo, Signore, tu lo sai che ti amo”. Gli disse: “Pasci i miei agnelli”. Gli disse di nuovo: “Simone di Giovanni, mi vuoi bene?”. Gli rispose: “Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene”. Gli disse: “Pasci le mie pecorelle”. Gli disse per la terza volta: “Simone di Giovanni, mi vuoi bene?”. Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli dicesse: Mi vuoi bene?, e gli disse: “Signore, tu sai tutto; tu sai che ti voglio bene”. Gli rispose Gesù: “Pasci le mie pecorelle. In verità, in verità ti dico: quando eri più giovane ti cingevi la veste da solo, e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti cingerà la veste e ti porterà dove tu non vuoi”. Questo gli disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E detto questo aggiunse: “Seguimi”. Parola del Signore

 

“SIMONE DI GIOVANNI, MI AMI?”. (Gv. 21,17)

Come è diverso il nostro modo di pensare e di agire da quello del Signore! Noi cattolici abbiamo quasi mitizzato la figura del Papa, ne abbiamo fatto quasi un semidio (pensate ad esempio all’uso dei termini: “Sua eccellenza eminentissima, Sua santità, Il santo Padre…) lo abbiamo posto su un piedestallo lontano dagli uomini, lo consideriamo espressione di un potere altissimo (potere che magari condanniamo) e nonostante gli esempi specialmente degli ultimi papi che abbiamo conosciuto consideriamo ancora il papato come il massimo a cui possa giungere una persona umana. Senza nulla togliere alla figura di Pietro che anche nel vangelo ha il potere di confermare e di sciogliere, di pascere le pecorelle, per Gesù chi era il papa?

Pietro non è uno sicuro di se stesso, tutte le volte che fa parlare se stesso sbaglia; non è sicuro di non peccare, proprio la sera che ha protestato indignato la sua capacità di seguire Gesù, lo tradisce.

Pietro è importante perché è amato da Gesù, scelto da Gesù, mandato da Gesù. Pietro riesce a riconoscere chi sia Gesù quando smette di parlare da solo ma lascia parlare lo Spirito  Santo che è in Lui, Pietro entra in comunione con Gesù quando la smette di lamentarsi e si lascia lavare i piedi, Pietro è ricostituito pastore della Chiesa quando ripetutamente e con umiltà afferma il suo desiderio di amare Gesù, Pietro è papa quando serve i propri fratelli e anche quando l’autorità è vista come servizio per l’unità e per la crescita dei fratelli.

Abbiamo parlato del papa, ma non dovrebbe essere la stessa cosa per il Parroco, per l’Animatore dei gruppi, per il Missionario, per il Volontario dei servizi della carità?

 

 

SABATO 3 GIUGNO

Una scheggia di preghiera:

 

OGGI, SIGNORE, SCRIVI IN ME UNA PAGINA DEL TUO VANGELO

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: CLOTILDE, Santa, Regina   

Nata a Lione, figlia di Childerico I si sentì presto chiamata alla vita di preghiera e di penitenza. Ma il giovane re dei Franchi, Clodoveo la chiese in moglie. Essa accettò ed amò profondamente il marito. Gli donò cinque figli e lo aiutò a convertirsi al cristianesimo (Natale del 496) Rimasta vedova sopportò prove dolorose vedendo i propri figli e nipoti scannarsi per il potere. Si riturò a Tour dove, dopo aver fondato monasteri,  morì il 3 giugno 545.

Parola di Dio: At 28,16-20.30-31; Sal 10; Gv 21,20-25

 

Vangelo Gv 21, 20-25

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, Pietro, voltatosi, vide che li seguiva quel discepolo che Gesù amava, quello che nella cena si era chinato sul suo petto e gli aveva domandato: “Signore, chi è che ti tradisce?”. Pietro dunque, vedutolo, disse a Gesù: “Signore, e lui?”. Gesù gli rispose: “Se voglio che egli rimanga finché io venga, che importa a te? Tu seguimi”. Si diffuse perciò tra i fratelli la voce che quel discepolo non sarebbe morto. Gesù però non gli aveva detto che non sarebbe morto, ma: “Se voglio che rimanga finché io venga, che importa a te?”. Questo è il discepolo che rende testimonianza su questi fatti e li ha scritti; e noi sappiamo che la sua testimonianza è vera. Vi sono ancora molte altre cose compiute da Gesù, che, se fossero scritte una per una, penso che il mondo stesso non basterebbe a contenere i libri che si dovrebbero scrivere. Parola del Signore

 

“VI SONO ANCORA MOLTE ALTRE COSE COMPIUTE DA GESU’, CHE SE FOSSERO SCRITTE UNA PER UNA, PENSO CHE IL MONDO STESSO NON BASTEREBBE A CONTENERE I LIBRI CHE SI DOVREBBERO SCRIVERE” . (Gv. 21,25)

Solo qualche mese fa è saltata nuovamente fuori la notizia (datata) della scoperta di un nuovo “vangelo”, il Vangelo di Giuda secondo cui sarebbe sconvolto l’ordine dei quattro evangeli essendo Giuda l’apostolo prediletto, il predestinato al compito del tradimento, colui che ha permesso che Gesù realizzasse la volontà di Dio… Storie molto vecchie, ricerca gnostica di dare un significato e un senso a tutto quanto è mistero, voglia di stupire, lotta contro la chiesa cattolica e le sue affermazioni e, guarda caso in tempi di “codici da Vinci” e similari, buona pubblicità editoriale per un certo genere di romanzi e di fanfaluche di cui la gente è sempre ghiotta perché più facili da digerire che l’impegno cristiano. Ciò non toglie però che, come dice S. Giovanni nel Vangelo di oggi, ci siano tante cose che su Gesù non sono state scritte. Qualcuno desidererebbe conoscere con maggiori particolari la vita di Gesù. Quasi ci lamentiamo con gli Apostoli e gli Evangelisti di non averci lasciato che dei resoconti molto poveri di che cosa Gesù ha fatto e detto. Ma, il Vangelo, quello scritto, è più che sufficiente così. Ci dà l’annuncio del Figlio di Dio morto e risorto per la nostra salvezza. Piuttosto le pagine da scrivere non riguardano tanto la vita temporale di Gesù, ma la sua vita in noi. Siamo noi che con la nostra scelta di seguire Gesù dovremmo ogni giorno scrivere una nuova pagina di Vangelo. Siamo noi, che seguendo Gesù e diventando ogni giorno “l’altro Cristo” dovremmo continuare il suo annuncio, i suoi miracoli di perdono, la sua gioia nella nostra quotidianità.

 

 

DOMENICA 4 GIUGNO: PENTECOSTE B

Una scheggia di preghiera:

 

MANDA IL TUO SPIRITO, SIGNORE, E RINNOVA LA TERRA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: METROFANE, Santo, Vescovo

Era figlio di Domezio, il fratello dell’imperatore Probo. Fu eletto Vescovo di Bisanzio tra il 305 e il 315, data della sua morte.

Parola di Dio: At 2,1-11; Sal103; Gal 5,16-25; Gv 15,26-27; 16,12-15

 

1^ Lettura At 2, 1-11

Dagli Atti degli Apostoli

Mentre il giorno di Pentecoste stava per finire, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all'improvviso dal cielo un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo, e riempì tutta la casa dove si trovavano. Apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro; ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spirito dava loro il potere d'esprimersi. Si trovavano allora in Gerusalemme Giudei osservanti di ogni nazione che è sotto il cielo. Venuto quel fragore, la folla si radunò e rimase sbigottita perché ciascuno li sentiva parlare la propria lingua. Erano stupefatti e fuori di sé per lo stupore dicevano: “Costoro che parlano non sono forse tutti Galilei? E com'è che li sentiamo ciascuno parlare la nostra lingua nativa? Siamo Parti, Medi, Elamìti e abitanti della Mesopotamia, della Giudea, della Cappadòcia, del Ponto e dell'Asia, della Frigia e della Panfilia, dell'Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirène, stranieri di Roma, Ebrei e prosèliti, Cretesi e Arabi e li udiamo annunziare nelle nostre lingue le grandi opere di Dio”. Parola di Dio

 

“ED ESSI FURONO TUTTI PIENI DI SPIRITO SANTO”. (At. 2,4)

Il brano degli atti degli apostoli che racconta la Pentecoste richiama alla memoria la manifestazione di Dio sul Sinai, la consegna della Legge, l’alleanza tra Dio e il suo popolo. Nel giorno di Pentecoste Dio si manifesta come vento che si abbatte gagliardo e come fuoco che discende nel cuore degli apostoli; Egli crea un cuore nuovo con il suo Spirito. Egli sancisce l’alleanza definitiva già compiutasi con la morte e risurrezione del suo Figlio. Gli apostoli, animati dallo Spirito, non hanno più paura, spalancano le porte del luogo dove stavano chiusi, escono all’aperto, annunziano Gesù, il Salvatore, e poi vanno per le strade del mondo, fedeli alla missione ricevuta, parlando varie lingue perché tutti possano ascoltare il lieto annunzio.

Ecco come Pierfortunato Raimondo ha tradotto in preghiera questi concetti:

Vieni in me, Santo Spirito.

Prendi i miei occhi distratti e fammi scorgere il volto di chi mi sta accanto.

Prendi le mie orecchie sorde e fammi capire le parole non dette.

Prendi la mia lingua veloce e insegnale il silenzio del saggio.

Prendi la mia mente sognante e accompagnala sui sentieri della realtà.

Prendi le mie braccia chiuse e allargale attorno a chi ha bisogno di me.

Prendi le mie mani insicure e guidale sulla strada dell’ onestà.

Prendi la mia voce incerta e sostieni le sue parole di giustizia.

Prendi il mio cuore inquieto e riempilo di una pace che trabocchi.

 

 

LUNEDI’ 5 GIUGNO

Una scheggia di preghiera:

 

DONACI , SIGNORE, LA CARITA’ PAZIENTE, BENIGNA, CHE NON DISPERA MAI

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: SAN BONIFACIO, Vescovo e Martire

Si chiamava Vinfrido ed era nato il 673 in Inghilterra. Cambiò il suo nome in Bonifacio quando divenne benedettino. Fu l’apostolo e l’evangelizzatore della Germania. Dapprima con san Villibrordo, poi da solo, percorse la Germania, dove fondò alcuni monasteri, fra cui quello di Fulda. Divenuto Arcivescovo di Magonza, continuò a dedicarsi con lo stesso impegno all'annuncio del Vangelo. A 80 anni partì per la Frisia dove il giorno di Pentecoste fu ucciso.

Parola di Dio: 2Pt 1,1-7; Sal 90; Mc 12,1-12 (IX settimana del tempo ordinario)

 

1^ Lettura 2Pt 1, 1-7

Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo

Simon Pietro, servo e apostolo di Gesù Cristo, a coloro che hanno ricevuto in sorte con noi la stessa preziosa fede per la giustizia del nostro Dio e salvatore Gesù Cristo: grazia e pace sia concessa a voi in abbondanza nella conoscenza di Dio e di Gesù Signore nostro. La sua potenza divina ci ha fatto dono di ogni bene per quanto riguarda la vita e la pietà, mediante la conoscenza di colui che ci ha chiamati con la sua gloria e potenza. Con queste ci ha donato i beni grandissimi e preziosi che erano stati promessi, perché diventaste per loro mezzo partecipi della natura divina, essendo sfuggiti alla corruzione che è nel mondo a causa della concupiscenza. Per questo mettete ogni impegno per aggiungere alla vostra fede la virtù, alla virtù la conoscenza, alla conoscenza la temperanza, alla temperanza la pazienza, alla pazienza la pietà, alla pietà l'amore fraterno, all'amore fraterno la carità. Parola di Dio

 

"AGGIUNGETE ALLA PIETA' L'AMOR FRATERNO E ALL'AMOR FRATERNO LA CARITA' ".(2Pt. 1,7)

Immaginatevi un radioso giorno di primavera. Un uomo non vedente sta seduto sui gradini di un edificio con un cappello ai suoi piedi ed un cartello recante la scritta: “Sono cieco, aiutatemi, per favore”. Per caso passò di lì in pubblicitario, guardò e vide che in quel cappello c’erano solo pochi centesimi. Aggiunse anche lui qualche monetina, poi, senza chiedere il permesso dell’uomo, prese il cartello, lo girò dall’altra parte e vi scrisse un’altra frase.

Il pomeriggio dello stesso giorno il pubblicitario tornò dal non vedente e notò che questa volta insieme a tante monetine nel cappello del cieco vi erano anche banconote. Il non vedente riconobbe il passo dell’uomo e chiese se non fosse stato lui ad aver riscritto il suo cartello e che cosa avesse scritto. Il pubblicitario rispose: “Niente che non fosse vero, ho solo riscritto il tuo in maniera diversa”, sorrise e andò via. Il non vedente non seppe mai che sul cartello c’era scritto: “Oggi è primavera… ed io non la posso vedere”.

Per dirla con San Pietro in un modo diverso: non fermarti alla pietà, vai oltre mettici fantasia e amore, arriva al cuore delle persone e vedrai che tutto andrà meglio.

 

 

MARTEDI’ 6 GIUGNO

Una scheggia di preghiera:

 

SPIRITO DI DIO, MANTIENICI NELLA BUONA VOLONTA’ DEL PADRE PER NOI

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ALESSANDRO DI FIESOLE, Santo, Martire

Nacque in Fiesole. Fu arcidiacono della Cattedrale e poi Vescovo. Essendo andato nell’823 a Pavia dall’imperatore Lotario per ottenere la restituzione dei beni della chiesa che alcuni notabili avevano usurpato, questi lo attesero al passaggio del Reno e lo annegarono il 6 giugno di quell’anno.

Parola di Dio: 2Pt 3,12-15a.17-18; Sal89; Mc 12,13-17

 

Vangelo Mc 12, 13-17

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, i sommi sacerdoti, gli scribi e gli anziani mandarono alcuni farisei ed Erodiani per coglierlo in fallo nel discorso. E venuti, quelli gli dissero: "Maestro, sappiamo che sei veritiero e non ti curi di nessuno; infatti non guardi in faccia agli uomini, ma secondo verità insegni la via di Dio. E' lecito o no dare il tributo a Cesare? Lo dobbiamo dare o no?". Ma egli, conoscendo la loro ipocrisia, disse: "Perché mi tentate? Portatemi un denaro perché io lo veda". Ed essi glielo portarono. Allora disse loro: "Di chi è questa immagine e l'iscrizione?". Gli risposero: "Di Cesare". Gesù disse loro: "Rendete a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio". E rimasero ammirati di lui. Parola del Signore

 

"E' LECITO O NO DARE IL TRIBUTO A CESARE?" (Mc. 12,14)

Ci sono tanti modi per ricercare la verità e tutti possono essere buoni ma ad una condizione: essere onesti. Qui ci troviamo chiaramente davanti a gente in mala fede: sono andati da Gesù avendo già deciso di trovar motivi per toglierlo di mezzo e la domanda che gli fanno, posta in questo modo voleva costringerlo ad inimicarsi o il popolo o il potere romano.

Ma quello che mi impressiona di più è quel "E' lecito?" perché tante volte anche noi ce lo chiediamo: dove c’è una legge c'è quello che è lecito e quello che non lo è. Ma noi sappiamo anche che "trovata la legge, trovato l'inganno" per cui per i furbastri proprio grazie al legalismo, quello che è illecito per altri diventa lecito per loro. Gesù lo sa benissimo. Ed è proprio per questo che non ci darà delle ricette precise.

Il cristiano, guardando a Gesù, per le scelte morali non dovrà più chiedersi: "E' lecito?" ma: “E’ secondo l'amore di Dio e del prossimo?".

 

 

MERCOLEDI’ 7 GIUGNO

Una scheggia di preghiera:

 

COME SONO GRANDI LE TUE OPERE, SIGNORE, UNA MERAVIGLIA AI NOSTRI OCCHI.

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: GOTESCALCO, Santo, Re e Martire,

Era il re dei Vendi che cercò di evangelizzare con l’aiuto di sacerdoti tedeschi. Fu il fondatore dei vescovadi di Oldeburgo, Mecklenburgo e Rateburgo. Fu ucciso per una reazione dei pagani nel 1066.

Parola di Dio: 2Tm 1,1-3.6-12; Sal 122; Mc 12,18-27

 

1^ Lettura 2 Tm 1, 1-3. 6-12

Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo a Timoteo

Paolo, apostolo di Cristo Gesù per volontà di Dio, per annunziare la promessa della vita in Cristo Gesù, al diletto figlio Timòteo: grazia, misericordia e pace da parte di Dio Padre e di Cristo Gesù Signore nostro. Ringrazio Dio, che io servo con coscienza pura come i miei antenati, ricordandomi sempre di te nelle mie preghiere, notte e giorno; Per questo motivo ti ricordo di ravvivare il dono di Dio che è in te per l'imposizione delle mie mani. Dio infatti non ci ha dato uno Spirito di timidezza, ma di forza, di amore e di saggezza. Non vergognarti dunque della testimonianza da rendere al Signore nostro, né di me, che sono in carcere per lui; ma soffri anche tu insieme con me per il vangelo, aiutato dalla forza di Dio. Egli infatti ci ha salvati e ci ha chiamati con una vocazione santa, non gia in base alle nostre opere, ma secondo il suo proposito e la sua grazia; grazia che ci è stata data in Cristo Gesù fin dall'eternità, ma è stata rivelata solo ora con l'apparizione del salvatore nostro Cristo Gesù, che ha vinto la morte e ha fatto risplendere la vita e l'immortalità per mezzo del vangelo, del quale io sono stato costituito araldo, apostolo e maestro. E' questa la causa dei mali che soffro, ma non me ne vergogno: so infatti a chi ho creduto e sono convinto che egli è capace di conservare fino a quel giorno il deposito che mi è stato affidato. Parola di Dio

 

“TI RICORDO DI RAVVIVARE IL DONO DI DIO CHE E’ IN TE”. (2Tim.1,6)

Ce lo siamo detti tante volte ma non mi stancherò mai di ripeterlo per me e per il nostro mondo: uno dei guai più grossi della nostra vita cristiana è l’abitudine, l’appiattimento di tutti i valori, gli entusiasmi per cui tutto diventa solito, banale.

Invece non c’è nulla di banale. Dio mi ama davvero, Gesù il suo sangue l’ha versato per me, io sono davvero figlio di Dio, l’Eucaristia è il corpo di Gesù che io mangio, la Confessione cancella sul serio i miei peccati, io sono destinato alla risurrezione e alla vita eterna. Queste sono realtà per noi cristiani, non soltanto dogmi freddi e astratti. E poi ci sono ancora tutti i doni personali che Dio mi ha fatto e mi fa. Altro che vita banale, che cristianesimo piatto, che preghiera rituale e ripetitiva.

Se pensassi anche solo ad una di queste cose, ogni giorno ci sarebbe materiale per fare esplodere la mia giornata, per caricarmi di entusiasmo, per trovare la forza della testimonianza.

Se ti ricordi che vali il sangue di Cristo, anche un timido come poteva essere Timoteo o come posso essere io, non solo non si vergognerebbe della testimonianza da rendere al Signore, ma troverebbe la forza di uscire allo scoperto, insomma riusciremmo a far cantare i nostri giorni e le nostre ore.

Ravviviamoli questi doni che ci sono stati dati, non lasciamo che la polvere dei giorni li incrosti, li renda inutilizzati. Un fuoco non alimentato poco per volta si spegne, ma se tu soffi sulle braci che sono al di sotto delle ceneri, se gli metti sopra qualche stecco ben secco, esso si riprenderà e brucerà anche il legno più grosso. La fede è un dono che abbiamo; lo Spirito Santo che abbiamo ricevuto nel Battesimo, confermato nella Cresima e negli altri sacramenti è presente in noi. Forse è nascosto sotto la cenere dell’abitudine, della pigrizia, della paura. Bisogna ravvivarlo ed alimentarlo ogni giorno.

Suggerimenti per l’uso: la preghiera e la carità e poi mettici un po’ di meraviglia, di entusiasmo, di fiducia in Dio e il fuoco divamperà in te e attorno a te.

 

 

GIOVEDI’ 8 GIUGNO

Una scheggia di preghiera:

 

FAMMI CONOSCERE, SIGNORE, LE TUE VIE, INSEGNAMI I TUOI SENTIERI

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: MARIA TERESA CHIRAMEL MANKIDYAN, Beata

Nacque nel 1876 in India. Da ragazza sentiva forte il desiderio della vita eremitica. Non potendo realizzare il suo sogno si diede tutta alla carità dei fratelli. Cercava di vivere una vita di povertà e di ascetismo. Ricevette doni mistici come la profezia, le guarigioni. Andava in estasi, fu anche oggetto di attacchi diabolici. Il Vescovo le chiese di entrare tra le clarisse francescane, lo fece, ma non era la sua strada, fondò così la Congregazione della Sacra Famiglia. Morì l’ 8 giugno 1926.

Parola di Dio: 2Tm 2,8-15; Sal24; Mc 12,28b-34

 

1^ Lettura 2Tm 2, 8-15

Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo a Timoteo

Carissimo, ricordati che Gesù Cristo, della stirpe di Davide, è risuscitato dai morti, secondo il mio vangelo, a causa del quale io soffro fino a portare le catene come un malfattore; ma la parola di Dio non è incatenata! Perciò sopporto ogni cosa per gli eletti, perché anch'essi raggiungano la salvezza che è in Cristo Gesù, insieme alla gloria eterna. Certa è questa parola: Se moriamo con lui, vivremo anche con lui; se con lui perseveriamo, con lui anche regneremo; se lo rinneghiamo, anch'egli ci rinnegherà; se noi manchiamo di fede, egli però rimane fedele, perché non può rinnegare se stesso. Richiama alla memoria queste cose, scongiurandoli davanti a Dio di evitare le vane discussioni, che non giovano a nulla, se non alla perdizione di chi le ascolta. Sforzati di presentarti davanti a Dio come un uomo degno di approvazione, un lavoratore che non ha di che vergognarsi, uno scrupoloso dispensatore della parola della verità. Parola di Dio

 

“SCONGIURALI DAVANTI A DIO DI EVITARE LE VANE DISCUSSIONI CHE NON GIOVANO A NULLA”. (2Tim. 2,14)

Penso sia capitato un po’ a tutti coloro che hanno studiato filosofia o teologia specialmente nella nostra epoca così tecnica e pragmatista: si vuol dare una risposta, a tutto e le discussioni, distinzioni, le ricerche filosofiche, gli ultimi ritrovati della teologia o di certe spiritualità diventano motivo di riunioni, litigi e divisioni.

Nei primi anni in cui ero prete, ero convinto della bontà del mio operare se facevo tante riunioni, incontri, discussioni. Pur non considerando inutile il trovarsi, l’approfondire mi accorgo sempre più che il discutere non ha mai convertito nessuno, né me né gli altri.

Valgono di più due ginocchia piegate per la preghiera o due mani incallite dal lavoro della carità che una bocca chiacchierona che di solito parla solo per ascoltarsi e compiacersi.

Un giorno madre Teresa di Calcutta fu apostrofata in pubblico da un contestatore: "Che cosa è la sua carità? Cosa crede di fare in India? Meno di una goccia nell'oceano. Basta con la carità, ci vuole giustizia!". Al che Madre Teresa rispose: "E’ vero: quello che facciamo è nulla. Quando ho incominciato non ho pensato tanto. Mi ero trovata per strada davanti ad un uomo rannicchiato per terra, scheletrito dalla fame, col respiro impercettibile. Non potevo neppure rimuoverlo. Mi sono chiesta, allora, che cosa potevo almeno dirgli, qualche parola che quell'uomo non avesse mai sentito in vita sua, che lo consolasse prima di morire. Gli ho preso delicatamente il viso tra le mani e gli ho sussurrato all'orecchio: "Ti voglio bene!". Mi sorrise... e morì. Aveva ricevuto un dono inaspettato. Non dimenticherò mai quel sorriso risuscitato da quelle tre parole."

 

 

VENERDI’ 9 GIUGNO

Una scheggia di preghiera:

 

SOLO PER OGGI, SIGNORE, RENDIMI SANTO

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: COLOMBA O COLUMBA, Santo, Monaco

E’ il più noto dei santi irlandesi dopo san Patrizio. Nato nel 521 a Galtan nella contea di Donegal, di stirpe reale, fu ordinato sacerdote e fondò i monasteri di Derry, Durrow e altri; non rinunciò però all'attività politica e per aver partecipato alle lotte tra gli O'Neill del Nord e gli O'Neill del Sud venne esiliato. Si ritirò allora nell'isoletta di Iona, donatagli dal re di Dalriada, suo parente, dove fondò un nuovo monastero, importante centro culturale e religioso, dal quale partirono le missioni evangelizzatrici dei Pitti e degli Scoti. Morì a Iona nel 597.

Parola di Dio: 2Tm 3,10-16; Sal 118; Mc 12,35-37

 

1^ Lettura 2 Tm 3, 10-16

Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo a Timoteo.  

Carissimo, tu mi hai seguito da vicino nell'insegnamento, nella condotta, nei propositi, nella fede, nella magnanimità, nell'amore del prossimo, nella pazienza, nelle persecuzioni, nelle sofferenze, come quelle che incontrai ad Antiochia, a Icònio e a Listri. Tu sai bene quali persecuzioni ho sofferto. Eppure il Signore mi ha liberato da tutte. Del resto, tutti quelli che vogliono vivere piamente in Cristo Gesù saranno perseguitati. Ma i malvagi e gli impostori andranno sempre di male in peggio, ingannatori e ingannati nello stesso tempo. Tu però rimani saldo in quello che hai imparato e di cui sei convinto, sapendo da chi l'hai appreso e che fin dall'infanzia conosci le sacre Scritture: queste possono istruirti per la salvezza, che si ottiene per mezzo della fede in Cristo Gesù. Tutta la Scrittura infatti è ispirata da Dio e utile per insegnare, convincere, correggere e formare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona. Parola di Dio

 

“TU RIMANI SALDO IN QUELLO CHE HAI IMPARATO”. (2Tim. 3,14)

Una virtù importante, quella della fermezza, suggerita da san Paolo al suo vescovo Timoteo! Infatti non basta lasciarsi portare come foglie nel vento. Quante persone sono arrivate alla fede con entusiasmo, gioiosità, determinazione, ma poi si sono lasciate andare nella tradizione o nell’abitudine, oppure dopo poco tempo si sono lasciate portare via dalle “ultime novità” in fatto di religiosità!

Gesù è unico, è la Parola definitiva di Dio. Non si può andare da Lui e poi allontanarsi al primo sentore di novità. La fede in Cristo non è un optional. Lui è la nostra vita, è la verità, è la via che conduce al Padre. Per avere questa fermezza bisogna allora conoscerlo sempre più, approfondire la Scrittura, esercitare nel vivere quotidianamente i suoi insegnamenti.

Se è vero che solo cominciando e continuando ad amare che si impara ad amare, con Gesù è esattamente la stessa cosa: è solo incontrandolo quotidianamente che puoi immergerti nel suo mistero di misericordia e di salvezza. E se può sembrare difficile mantenere la fermezza per tutta la vita, prova a seguire l’esempio di questi due eremiti.

Vivevano nel deserto della Tebaide due eremiti.  La vita era dura, ma erano contenti lo stesso.

Che pensò allora il diavolo per distoglierli? S’insinuò così nel loro animo: “La vita nel deserto è monotona, gli esercizi spirituali, sempre gli stessi; i giorni, sempre uguali. Che noia!”

Ma essi fecero un proposito: ‘”Viene l’inverno. Lo passeremo qui. Possiamo durare per questa sola stagione, insieme con Dio”.

Passato l’inverno, essi proposero: “Ecco la primavera. Rimaniamo con Dio solo per quest’altra stagione!”

Venuta l’estate, essi rinnovarono l’impegno: “Staremo nel deserto solo finché arriva l’autunno…”.

Di stagione in stagione, passarono tutta la vita con Dio.

 

 

SABATO 10 GIUGNO

Una scheggia di preghiera:

 

OGGI E SEMPRE TU SEI IL MIO SIGNORE E IL MIO DIO

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ASTERIO DI PETRA, Santo, Vescovo

Era vescovo di Petra in Arabia. Gli Ariani lo mandarono al concilio di Sardica del 343 perché vi accusasse sant'Atanasio. Egli invece, nonostante le loro minacce, passò dalla parte dell'accusato. Ce lo fa sapere lo stesso sant'Atanasio.

Parola di Dio: 2Tm 4,1-8; Sal 70; Mc 12,38-44

 

1^ Lettura 2Tm 4, 1-8

Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo a Timoteo

Carissimo, ti scongiuro davanti a Dio e a Cristo Gesù che verrà a giudicare i vivi e i morti, per la sua manifestazione e il suo regno: annunzia la parola, insisti in ogni occasione opportuna e non opportuna, ammonisci, rimprovera, esorta con ogni magnanimità e dottrina. Verrà giorno, infatti, in cui non si sopporterà più la sana dottrina, ma, per il prurito di udire qualcosa, gli uomini si circonderanno di maestri secondo le proprie voglie, rifiutando di dare ascolto alla verità per volgersi alle favole. Tu però vigila attentamente, sappi sopportare le sofferenze, compi la tua opera di annunziatore del vangelo, adempi il tuo ministero. Quanto a me, il mio sangue sta per essere sparso in libagione ed è giunto il momento di sciogliere le vele. Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede. Ora mi resta solo la corona di giustizia che il Signore, giusto giudice, mi consegnerà in quel giorno; e non solo a me, ma anche a tutti coloro che attendono con amore la sua manifestazione. Parola di Dio

 

“HO COMBATTUTO LA BUONA BATTAGLIA, HO TERMINATO LA MIA CORSA, HO CONSERVATO LA FEDE”.  (2Tm. 4,7)

Se Dio mi chiedesse conto oggi della mia vita, potrei ripetere questa frase di Paolo?

In quanto a battaglie, lotte: quante ce ne sono state nella mia vita! Sovente mi sono sorpreso a mugugnare con il Signore: “lo sono nato pacifico; vorrei starmene tranquillo... perché invece devo lottare ogni giorno con gli altri, con me stesso, e qualche volta anche con Te?”. Ma mi chiedo se è sempre stata una “buona” battaglia. In quanto a corse penso che tutti noi in questa nostra società siamo sempre sudati ed affannati, ma per quale meta?

E la fede l’abbiamo conservata? Qualche volta l’abbiamo conservata nel senso che l’abbiamo riposta in soffitta e abbiamo lasciato che su di essa si depositassero buone spanne di polvere.

Se da questo esame di coscienza ne usciamo piuttosto malconci, c’é una cosa di cui possiamo essere sicuri che ci conforta: nelle lotte, nelle corse e nella fiducia ad oltranza in noi, c’è uno che non ci ha mai lasciato: Gesù, Colui che ha dato e continua a dare la sua vita per me.

Un giovanetto di nome Ferdinando un giorno, mentre era immerso in preghiera, vide improvvisamente un grazioso fanciullo e gli chiese: “Chi sei?” Quello rispose in modo misterioso: “Tu conosci il mio nome, perché l'ho scritto a lettere d'oro sulla culla di Betlem, a lettere di sangue sulla croce, a lettere d'amore nel tabernacolo”. Il giovanetto rispose: “Gesù, cosa vuoi ora da me?” “Dammi il tuo cuore, disse il divino fanciullo, ed io ti darò il mio. Così faccio con tutti coloro che mi amano, partecipando loro la mia vita.” Quel giovanetto accolse l'invito del Signore e si consacrò interamente a lui nella vita religiosa, divenendo poi un noto predicatore ed un grandissimo santo, il cui nome ora è conosciuto in tutto il mondo: S. Antonio di Padova

 

 

DOMENICA 11 GIUGNO: SANTISSIMA TRINITA’

Una scheggia di preghiera:

 

GLORIA AL PADRE, E AL FIGLIO, E ALLO SPIRITO SANTO

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: TOCHUMRACHT, Santa, Vergine

E’ un’irlandese vissuta prima del secolo VIII. Di lei si conosce poco se non la fama che l’aveva resa protettrice delle future madri.

Parola di Dio: Dt 4,32-34.39-40; Sal 32; Rm 8,14-17; Mt 28,16-20

 

1^ Lettura Dt 4, 32-34. 39-40

Dal libro del Deuteronomio.

Mosè parlò al popolo dicendo: “Interroga pure i tempi antichi, che furono prima di te: dal giorno in cui Dio creò l'uomo sulla terra e da un'estremità dei cieli all'altra, vi fu mai cosa grande come questa e si udì mai cosa simile a questa? Che cioè un popolo abbia udito la voce di Dio parlare dal fuoco, come l'hai udita tu, e che rimanesse vivo? O ha mai tentato un dio di andare a scegliersi una nazione in mezzo a un'altra con prove, segni, prodigi e battaglie, con mano potente e braccio teso e grandi terrori, come fece per voi il Signore vostro Dio in Egitto, sotto i vostri occhi? Sappi dunque oggi e conserva bene nel tuo cuore che il Signore è Dio lassù nei cieli e quaggiù sulla terra; e non ve n'è altro. Osserva dunque le sue leggi e i suoi comandi che oggi ti do, perché sia felice tu e i tuoi figli dopo di te e perché tu resti a lungo nel paese che il Signore tuo Dio ti da  per sempre”. Parola di Dio

 

“IL SIGNORE E’ DIO LASSU’ NEI CIELI E QUAGGIU’ SULLA TERRA”. (Dt. 4,39)

Parlare delle Trinità è un balbettare qualche parola davanti all’immenso. Dio è un mistero. Noi possiamo solo cercare di farcene un'immagine. Giovanni di Ruysbroek, quando pensava a Dio, pensava al mare.

Giovanni vive in Olanda, un paese piatto, piatto. Uomini pacifici coltivano i campi. Giovanni, però, vuole vivere solo per Dio e perciò abbandona la compagnia degli uomini e cerca la solitudine.

Per essere soli bisogna abitare vicino al mare, perché nessuno vuole vivere accanto alle dighe. Lì soffia sempre un forte vento e a volte onde alte scavalcano le barriere delle dighe. Proprio lì Giovanni si è ritirato per abitare in una semplicissima capanna. La gente si meraviglia. A volte qualcuno viene a visitarlo e gli chiede: "Giovanni, ma che cosa fai da queste parti?". "Io cerco Dio e qui gli sono molto vicino, qui mi riesce facile pensare a lui" risponde.  "Noi pensiamo a Dio quando siamo in chiesa, lì abbiamo delle immagini di lui".

"Anch'io ho un'immagine di lui" dice Giovanni.  "Dov'è? Faccela vedere!".

Giovanni li conduce sulla diga. Il mare è calmo e si stende senza confine. "Guardate, questa è la mia immagine di Dio: così è il Padre, infinitamente grande come questo mare!". La gente rimane per molto tempo in silenzio. "Certo, lo vediamo - dice uno - ma noi abbiamo anche immagini di Gesù; un artista le ha dipinte da poco sulla parete della nostra chiesa". "Se vi fermate fino a stasera, vi farò vedere la mia immagine di Gesù".

Dopo queste parole Giovanni si ritira nella sua capanna. I bambini giocano sulla spiaggia, gli adulti chiacchierano tra di loro. Però i loro sguardi si rivolgono continuamente verso il mare, verso il grande oceano. La sera tutti vogliono entrare nella capanna di Giovanni. "Dov'è l'immagine di Gesù?". Giovanni li porta di nuovo con sé allo stesso posto. Il mare è cambiato, è diventato irrequieto. È l'ora dell'alta marea e le onde salgono sempre di più. Una dopo l'altra, battono contro la diga, si accavallano, si infrangono e ritornano formando una bianca schiuma. Le dighe non sono chiuse completamente e l'acqua può entrare dappertutto e inondare la terra. Presto all'intorno tutto è coperto d'acqua.

Giovanni dice: "Adesso il mare non è più lontano. L'immenso oceano ha mandato le sue onde e l'acqua è entrata dappertutto. Anche Dio è così. Il Padre manda il Figlio. Questi bussa dappertutto e va alla ricerca di tutti". Questa è un'immagine che la gente capisce. Sì, è proprio così; Gesù ha trovato la strada per venire incontro a ciascuno. Un grande silenzio si diffonde tra la folla.

Solo uno vuole porre un'ultima domanda: "Giovanni, possiedi anche un'immagine dello Spirito Santo?".
Giovanni sorride, perché proprio in quel momento l'acqua ha cominciato a muoversi di nuovo. I flutti che inondano la spiaggia cominciano a ritirarsi pian piano. "Guardate che cosa succede adesso! Il mare torna indietro. E guardate, esso porta con sé foglie, legna, erba. Tutto viene afferrato dal mare e portato via, riportato nell'immenso mare. E questa è l'opera dello Spirito Santo. Ci afferra, ci porta con sé, ci riporta al Padre". 
Tutto ritorna a Dio. Anche le persone che sono morte sono con lui.

 

 

LUNEDI’ 12 GIUGNO

Una scheggia di preghiera:

 

FONTE DELLA NOSTRA GIOIA E’ IL TUO AMORE PER NOI, SIGNORE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ONOFRIO, Santo, eremita  

Visse nel IV secolo in quel grande territorio egiziano dove fiorivano gli anacoreti, la Tebaide. Visse in solitudine, preghiera e penitenza per circa 60 anni e nessuno si sarebbe accorto di lui se San Pafnunzio, altro eremita, non l’avesse trovato proprio in punto di morte e ne avesse narrato la vita. La fama di Onofrio si sparse prima a Costantinopoli e, dopo le crociate, in occidente.

Parola di Dio: 1Re 17,1-6; Sal 120; Mt 5,1-12

 

Vangelo Mt 5, 1-12

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sulla montagna e, messosi a sedere, gli si avvicinarono i suoi discepoli. Prendendo allora la parola, li ammaestrava dicendo: "Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Beati gli afflitti, perché saranno consolati. Beati i miti, perché erediteranno la terra. Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. Beati i perseguitati per causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti hanno perseguitato i profeti prima di voi ". Parola del Signore

 

“BEATI…” (Mt. 5,3-12)

Ecco uno dei tanti tentativi di attualizzare le beatitudini di Gesù

Beato il cuore che fa spazio a tutti dentro di sé e trova sempre al suo interno un angolino libero per l'ultimo che arriva.

Beato il cuore che non riesce a chiamare estraneo anche il più diverso, ma vive l'accoglienza come legge fondamentale, perché questo è il Vangelo.

Beato il cuore che vive un continuo "Eccomi" agli altri, a Dio e a stesso: crescerà fino alla pienezza.
Beato il cuore che si fa solidale nella verità con tutti e ciascuno, in ogni situazione, nella buona e nella cattiva salute: sarà artefice della civiltà dell'amore.

Beato il cuore che non è gonfio di sé, non si vanta, non manca di rispetto: sarà beato perché perdendo se stesso si ritrova.

Beato il cuore che si compiace della verità, della giustizia e della purezza: sarà specchio di Dio e città sul monte.

Beato il cuore che si lascia compromettere dalla sofferenza degli altri ed offre solidarietà, asilo, speranza: realizzerà l'unità dei fratelli.

Beato il cuore che non conosce il colore della pelle o la diversità delle lingue, ma solo il linguaggio degli occhi, del sorriso, del volto e della luce di Dio: sarà rigeneratore di speranza.

Beato il cuore che vive l'attenzione agli altri, la generosità, l'autenticità della vita e una presenza operosa:

sarà costruttore del Regno di Dio.

Beato il cuore mite e umile, perché sarà una nuova incarnazione del Cuore di Cristo.

 

 

MARTEDI’ 13 GIUGNO

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, TU SEI LA MIA LUCE; SENZA DI TE CAMMINO NELLE TENEBRE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:AVENTINO, Santo, Eremita

Conduceva vita solitaria sui Pirenei in una zona della valle di Larboust, che poi prenderà il nome da lui. Ogni tanto lasciava il suo eremo, per predicare il vangelo ai montanari ancora pagani.  Agli inizi del secolo IX però fu assalito e ucciso dai saraceni. E’ invocato dalle donne prossime a partorire, perché la leggenda racconta che la sua nascita fu accompagnata da grosse difficoltà nel parto.

Parola di Dio: 1Re 17,7-16; Sal 4; Mt 5,13-16

 

Vangelo Mt 5, 13-16

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Voi siete il sale della terra; ma se il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si potrà render salato? A null'altro serve che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini. Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città collocata sopra un monte, né si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli". Parola del Signore

 

“RISPLENDA LA VOSTRA LUCE DAVANTI AGLI UOMINI”. (Mt. 5,16)

Essere e portare la luce di Cristo è ben diverso che mettersi in mostra e far vedere le nostre piccole luci personali. Gesù, oggi, è come se ci dicesse: “Se tu stai al sole, questo ti illumina e ti riscalda. Coloro che passano ti vedono perché sei illuminato. Se tu hai paura della luce del sole e te ne stai nell’ombra e nel buio non sei né illuminato né riscaldato e gli altri non ti vedono perché sei al buio. Se tu invece stando al buio vuoi farti vedere ed hai solo il piccolo fiammifero delle tue povere opere, accendendolo e mettendotelo sotto il viso, rischi di apparire agli altri come un fantasma e poi la tua luce è momentanea e presto sparisce”. E allora noi comprendiamo quale deve essere la nostra testimonianza cristiana. Se noi vogliamo portare noi stessi e le nostre piccole opere, rischiamo di dare a Dio il volto del fantasma che appare e scompare, che fa paura, che non diventa luce che guida; se noi lasciamo che Dio ci illumini invece portiamo Lui. Quando parliamo giustamente tra noi di missionarietà, di testimonianza da dare, non pensiamo subito a cose da dire o da fare, pensiamo a “fare la cura del sole” cioè lasciarci illuminare da Cristo, avere la sua pace e serenità profonda, il suo entusiasmo, la gioia di vivere, la pazienza misericordiosa… gli altri non si fermeranno a me e alle mie piccole cose, ma intravedranno la luce di Cristo e il suo amore per tutti.

 

 

MERCOLEDI’ 14 GIUGNO

Una scheggia di preghiera:

 

FAMMI CONOSCERE, SIGNORE, LE TUE VIE, INSEGNAMI I TUOI SENTIERI

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ANASTASIO FELICE E DIGNA, Santi, Martiri 

Furono martirizzati a Cordova lo stesso giorno, il 14 giugno 853, durante la persecuzione di Mohamed I. Anastasio era un monaco come pure Felice che proveniva dalla Getulia e monaca era anche Digna proveniente da Tabanis. Affermarono tutti e tre la propria fede e furono decapitati.

Parola di Dio: 1Re 18,20-39; Sal 15; Mt 5,17-19

 

Vangelo Mt 5, 17-19

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto per abolire, ma per dare compimento. In verità vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà dalla legge neppure un iota o un segno, senza che tutto sia compiuto. Chi dunque trasgredirà uno solo di questi precetti, anche minimi, e insegnerà agli uomini a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà agli uomini, sarà considerato grande nel regno dei cieli".  Parola del Signore

 

“NON SONO VENUTO AD ABOLIRE LA LEGGE O I PROFETI, MA A DARVI COMPIMENTO”.(Mt. 5, 17)

“La legge di Dio non passerà!”; “Ama e fa ciò che vuoi”. E’ sempre difficile coniugare nella vita morale ciò che è la legge di Dio, generale e oggettiva per tutti gli uomini, con quella che è la libertà portata da Cristo. Questo non ci stupisca: Gesù ha trovato difficoltà in chi lo ascoltava a questo riguardo; nella chiesa primitiva è stato motivo di discussioni accanite e anche di divisioni. Forse però la chiave per avvicinarci a comprendere e vivere questo argomento sta proprio nelle parole di Gesù che meditiamo oggi. Dio ha parlato. Ha dato una legge universale con un linguaggio storico. Questa legge, nella sua essenza, è immutabile. Gesù non è venuto né ad abolirla né a cambiarla, ma a svelarcene il senso e il modo di viverla. In parole povere: io posso osservare tutti e dieci i comandamenti, e faccio bene, ma se alla base non c’è l’amore di Dio e del prossimo non serve a niente. Se invece io amo Dio che mi dà la sua legge e il prossimo come mio reale fratello, osserverò la legge con amore, perché è un dono prezioso ma saprò anche andare oltre alla legge quando l’amore lo richiede. Per un cristiano, ad esempio, il comandamento “Non uccidere”, allora, non è solo più negativo ma diventa: ama la vita, tua, degli altri, delle cose, e sempre nell’amore fa’ che questo comandamento diventi come per Gesù:“Non c’è amore più grande che dare la propria vita per il fratello”.

 

 

GIOVEDI’ 15 GIUGNO

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, CAMBIA IL MIO CUORE DI PIETRA IN UN CUORE DI CARNE CAPACE DI AMARE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: BERNARDO DI AOSTA O DI MENTONE, Santo

Era nato all’inizio del secolo XI  divenne sacerdote, ottimo predicatore, fu arcidiacono d'Aosta e restauratore dell'ospizio del Gran San Bernardo e probabilmente di quello del Piccolo San Bernardo. Morì a Novara di ritorno da un viaggio a Pavia dove si era recato per incontrarsi con Enrico IV.  Morì nel 1081. Pio XI nel 1923 lo proclamò patrono degli alpinisti, degli abitanti e dei viaggiatori delle Alpi.

Parola di Dio: 1Re 18,41-46; Sal 64; Mt 5,20-26

 

Vangelo Mt 5, 20-26

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Io vi dico: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli. Avete inteso che fu detto agli antichi: Non uccidere; chi avrà ucciso sarà sottoposto a giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello, sarà sottoposto a giudizio. Chi poi dice al fratello: stupido, sarà sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: pazzo, sarà sottoposto al fuoco della Geenna. Se dunque presenti la tua offerta sull'altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all'altare e và prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna ad offrire il tuo dono. Mettiti presto d'accordo con il tuo avversario mentre sei per via con lui, perché l'avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia e tu venga gettato in prigione. In verità ti dico: non uscirai di là finché tu non abbia pagato fino all'ultimo spicciolo!". Parola del Signore

 

“SE DUNQUE PRESENTI LA TUA OFFERTA ALL'ALTARE E LI TI RICORDI CHE TUO FRATELLO HA QUALCHE COSA CONTRO DI TE, LASCIA LI IL TUO DONO DAVANTI ALL'ALTARE E VA' PRIMA A RICONCILIARTI CON IL TUO FRATELLO E POI TORNA AD OFFRIRE IL TUO DONO”.

(Mt. 5,23-24)

Quando nella lettera di Pasqua vi dicevo che sempre più spesso “non mi sento a posto”, mi riferivo anche a brani di vangelo come quello odierno. Finché si tratta di amare in prossimo in senso generico, mi sta abbastanza bene, quando il prossimo prende un nome concreto comincia a diventare più difficile, ma qui Gesù afferma che dobbiamo essere sempre noi a prendere l'iniziativa perché sia costante la buona armonia, perché si mantenga la comunione fraterna. E spinge cosi il comandamento dell'amore del prossimo fino alla sua radice più profonda. Egli non dice infatti: se ti ricordi di avere tu offeso il fratello, ma: se ti ricordi che il tuo fratello ha qualcosa contro di te. Per Lui, il fatto stesso di restarsene indifferenti di fronte alla disarmonia con i il nostro prossimo concreto, anche quando di questa disarmonia responsabili non fossimo noi, ma gli altri, è già un motivo per non essere ben accetti a Dio. Gesù vuole metterci in guardia quindi non soltanto contro le più gravi esplosioni dell'odio, ma anche verso ogni espressione o atteggiamento che in qualche modo denoti man­canza d'attenzione, d'amore verso i fratelli.

Come, allora, mettere in pratica queste parole?

Dovremo cercare di non essere superficiali nei rapporti, ma frugare negli angoli più riposti del nostro cuore. Faremo in modo di eliminare anche la semplice indifferenza, o qualsiasi mancanza di benevolenza, ogni atteggiamento di superiorità, di trascuratezza verso chiunque.

Normalmente, si cercherà di riparare uno sgarbo, uno scatto di impazienza, con una domanda di scusa o un gesto di amicizia. E se a volte ciò non sembra possibile, ciò che conterà sarà il mutamento radicale del nostro atteggiamento interiore. Ad un atteggiamento di istintivo rigetto del prossimo deve subentrare un atteggiamento di accoglienza totale, piena, di accettazione completa dell'altro, di misericordia senza limiti, di perdono, di condivisione, di attenzione alle sue necessità.

Se cosi faremo potremo offrire a Dio ogni dono che vorremo ed Egli lo accetterà e ne terrà conto. Si approfondirà il nostro rapporto con Lui e arriveremo a quell'unione con Lui che è la nostra felicità presente e futura.

 

 

VENERDI’ 16 GIUGNO

Una scheggia di preghiera:

 

PARLA, SIGNORE, PERCHE’ IL TUO SERVO TI ASCOLTA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: BENNONE DI MEISSEN, Santo, Vescovo  

Nato verso il 1010, fu vescovo di Meissen dal 1066, membro della famiglia dei conti von Woldenberg (Hildesheim). Partecipò alla lotta delle investiture come sostenitore della riforma gregoriana. Morì il 16 giugno 1107.

Fu canonizzato nel 1523. E’ Patrono di Meissen e della Baviera.

Parola di Dio: 1Re 19,9a.11-16; Sal 26; Mt 5,27-32

 

1^ Lettura 1 Re 19, 9. 11-16

Dal primo libro dei Re  

In quei giorni, giunto Elia al monte di Dio, l'Oreb, entrò in una caverna. Ed ecco gli fu rivolta la parola del Signore: "Esci e fermati sul monte alla presenza del Signore". Ecco, il Signore passò. Ci fu un vento impetuoso e gagliardo da spaccare i monti e spezzare le rocce davanti al Signore, ma il Signore non era nel vento. Dopo il vento ci fu un terremoto, ma il Signore non era nel terremoto. Dopo il terremoto ci fu un fuoco, ma il Signore non era nel fuoco. Dopo il fuoco ci fu il mormorio di un vento leggero. Come l'udì, Elia si coprì il volto con il mantello, uscì e si fermò all'ingresso della caverna. Ed ecco, sentì una voce che gli diceva: "Che fai qui, Elia?". Egli rispose: "Sono pieno di zelo per il Signore, Dio degli eserciti, poiché gli Israeliti hanno abbandonato la tua alleanza, hanno demolito i tuoi altari, hanno ucciso di spada i tuoi profeti. Sono rimasto solo ed essi tentano di togliermi la vita". Il Signore gli disse: "Su, ritorna sui tuoi passi verso il deserto di Damasco; giunto là, ungerai Hazaèl come re di Aram. Poi ungerai Ieu, figlio di Nimsi, come re di Israele e ungerai Eliseo figlio di Safàt, di Abel-Mecola, come profeta al tuo posto". Parola di Dio

 

“QUANDO ELIA UDI' IL MORMORIO DI UN VENTO LEGGERO, SI COPRI' IL VOLTO CON IL MANTELLO ED USCI' ”. (1 Re 19,12-13)

Ci sono persone che per dar sostegno alla propria fede hanno bisogno di stordirsi con il rumore: molta gente, molti rumori, molte parole. Queste possono certamente, a volte, essere cose molto utili.

A me, tuttavia, accade il contrario. Quando ho bisogno di sentire crescere e fortificarsi la mia fede, ripenso all’episodio biblico del profeta Elia, mentre era dentro alla sua grotta di eremita. Sentì fuori il rombo dei tuoni e lo schianto dei fulmini nella tempesta; corse a vedere, ma non era Dio. Sentì fuori il sibilo della bufera di vento; corse a vedere, ma non era Dio. Sentì fuori scorrere il lievissimo sussurro della brezza tra le foglie: provò a guardare. Era Dio.

Le cose fondamentali della vita avvengono in silenzio. La vita nasce nel silenzio. L'uomo muore nel silenzio, Dio s'incontra nel silenzio.

Il silenzio è indispensabile per la vita dell'uomo; esso ti stimola a pensare, ti serve per non sbagliare, ti dispone ad ascoltare, ti aiuta a pregare.

 

 

SABATO 17 GIUGNO

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, TU SAI, TU VEDI, TU PROVVEDI

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: AVITO, Santo Eremita

Dopo essere stato soldato di Clodoveo ed aver lottato contro Alarico si ritirò a vita eremitica in una foresta. Venne chiamato il solitario del Perigord. Molti erano i prodigi che scaturivano attorno alla sua persona. Morì nel 570.

Parola di Dio: 1Re 19,19-21; Sal15; Mt 5,33-37

 

Vangelo Mt 5, 33-37

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Avete anche inteso che fu detto agli antichi: Non spergiurare, ma adempi con il Signore i tuoi giuramenti; ma io vi dico: non giurate affatto: né per il cielo, perché è il trono di Dio; né per la terra, perché è lo sgabello per i suoi piedi; né per Gerusalemme, perché è la città del gran re. Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. Sia invece il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno". Parola del Signore

 

“IL VOSTRO PARLARE SIA SI, SI; NO, NO; IL PIU' VIENE DAL MALIGNO”. (Mt. 5,37)

L’indicazione di oggi di Gesù è quella di essere onesti e sinceri.

Prima di tutto onesti con se stessi. E’ molto facile ingannarci da soli, trovare scuse, giustificazioni, metterci maschere per mostrarci migliori di quanto siamo. Se penso a quando eravamo piccoli e "raccontavamo le bugie", esse servivano a farci credere più coraggiosi delle nostre paure, più buoni delle nostre malefatte, e qualche volta cominciavamo a crederci anche noi. E’ ancora così nella nostra vita di adulti tutte le volte che abbiamo paura di guardarci in faccia con i nostri pregi, ma anche con i nostri limiti, è ancora così quando nascondiamo agli altri la verità. Spesso, infatti, preferiamo avvolgere il nostro parlare in ampie e complicate circonlocuzioni; preferiamo un discorso fatto di se e di ma, di condizionali e di distinzioni sottili, di punti di vista e di raffinata diplomazia. Preferiamo insomma una posizione che ci lasci sempre la possibilità di una ritirata strategica. Sicché nessuno può mai giurare di aver capito qual è, in fondo, il nostro vero pensiero.

Certo ci fa comodo, perché nell'un caso e nell'altro, comunque vadano le cose, non essendoci pronunciati mai chiaramente e definitivamente, possiamo aver sempre ragione.

E’ vero che non sempre è opportuno dire tutto, che la sincerità non deve sconfinare con la stupidità, ma è anche altrettanto vero che per un credente la parola non ci è stata data per mascherare, ma per rivelare.

 

 

DOMENICA 18 GIUGNO SANTISSIMO CORPO E SANGUE DEL SIGNORE

Una scheggia di preghiera:

 

TU, GESU’ SEI IL PANE VIVO DISCESO DAL CIELO

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: OSANNA ANDREASI. Beata

Nacque a Mantova il 17 gennaio 1449. A tredici anni rifiutò le nozze e vestì l’abito delle terziarie domenicane. Ma nella sua vita dovette anche reggere il ducato di Mantova. Sapeva ben coniugare vita contemplativa e attiva. Morì il 18 giugno 1505.

Parola di Dio: Es 24,3-8; Sal115; Eb 9,11-15; Mc 14,12-16.22-26

 

Vangelo Mc 14, 12-16. 22-26

Dal vangelo secondo Marco.

Il primo giorno degli Azzimi, quando si immolava la Pasqua, i discepoli dissero a Gesù: “Dove vuoi che andiamo a preparare perché tu possa mangiare la Pasqua?”. Allora mandò due dei suoi discepoli dicendo loro: “Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d'acqua; seguitelo e là dove entrerà dite al padrone di casa: Il Maestro dice: Dov'è la mia stanza, perché io vi possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli? Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala con i tappeti, gia pronta; là preparate per noi”. I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono per la Pasqua. Mentre mangiavano prese il pane e, pronunziata la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: “Prendete, questo è il mio corpo”. Poi prese il calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse: “Questo è il mio sangue, il sangue dell'alleanza versato per molti. In verità vi dico che io non berrò più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo nel regno di Dio”. E dopo aver cantato l'inno, uscirono verso il monte degli Ulivi. Parola del Signore

 

MENTRE MANGIAVANO PRESE IL PANE E, PRONUNZIATA LA PAROLA DI BENEDIZIONE, LO SPEZZO' E LO DIEDE LORO, DICENDO "PRENDETE QUESTO E' IL MIO CORPO". (Mc 14,22)

Quel piccolo grande uomo che fu il vescovo Tonino Bello un giorno raccontava questo alle sue catechiste: “Ieri sera stavo amministrando l'Eucaristia, durante la messa solenne, quando si è presentato un papà con la figlioletta in braccio. “Il Corpo di Cristo.” “Amen.” E gli ho dato la comunione. La bambina allora, che osservava con occhi colmi di stupore, si è rivolta a suo padre e gli ha chiesto: “È buona?”.

Sono rimasto letteralmente bruciato da quell'interrogativo. A tal punto, che mi sono dovuto fermare. Poi, con la pisside in mano, mi sono fatto largo fra la gente, ho raggiunto quel signore che si era già allontanato, e ho sentito il bisogno di dare un bacio alla sua bambina.

Quella domanda mi è parsa splendida. In effetti, ciò che rende credibili sulle nostre labbra di annunciatori la trasmissione del messaggio di Gesù è soltanto l'esperienza che noi per primi facciamo della sua verità. Una verità che non passa, se chi la trasmette non ne pregusta un assaggio e non se ne nutre in abbondanza.
La domanda di quella bambina, perciò, ci stringe d'assedio, perché chiama in causa non tanto il nostro sapere religioso, quanto lo spessore del nostro vissuto concreto.

“È buona?”.

Perché, se la mensa di cui tu parli ti riempie di forze, desidero sedermi anch'io alla tua tavola. Spezzane un po' anche per me di quel pane che tu gusti avidamente. Fammi bere alla stessa brocca, se è vero che quell'acqua toglie la sete e ti placa l'arsura dell'anima.

“È buona?”.

Perché se l'hai già provato tu che la legge del Signore è perfetta e rinfranca l'anima, come dicono i salmi, o che gli ordini del Signore fanno gioire il cuore, e le sue parole sono più dolci del miele e di un favo stillante... fa' assaporare pure a me queste delizie del palato e non escludermi da condivisioni di così squisita bontà.

Certo è che, se quella bambina avesse potuto capirmi e io mi fossi sentito meno indegno di accreditarmi certi meriti, avrei risposto per conto del suo papà, rimasto muto, e avrei voluto dirle: “Sì che è buona l'Eucaristia. Così come è buona la sua Parola. Così come è buona la sua amicizia. Così come è buona la sua croce. Te lo dico io che non posso più resistere senza quell'ostia. Che non so più fare a meno della sua Parola di vita eterna. Che sperimento la sua amicizia, sia nel gaudio di quando Lui mi è accanto, come nella nostalgia quando mi manca. Te lo dico io che ho una croce leggera sul petto, e una pesante sulle spalle. Quest'ultima, però, da quando ho capito che è una scheggia di quella portata da Lui, da simbolo delle mie sconfitte, si è tramutata in fontana di speranza. Per me e per gli altri. Parola di uomo!”.

 

 

LUNEDI’ 19 GIUGNO

Una scheggia di preghiera:

 

COM’E’ BELLO, SIGNOR, STARE INSIEME ED AMARCI COME AMI TU, QUI C’E’ DIO, ALLELUIA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ANDREA GREGO , Beato

Nacque a Peschiera del Garda verso il 1400 da una nobile famiglia di origine greca. Si fece domenicano a Brescia poi andò nel convento di Santa Maria in Firenze dove fu ordinato sacerdote. Andò poi in Valtellina dove si prodigò con ardore nell'attività missionaria e nella lotta contro le eresie. Fu poi anche apostolo nei Grigioni. Anziano, si ritirò nel monastero di Morbegno dove morì nel 1485.

Parola di Dio: 1Re21,1-16; SaI 5; Mt 5,38-42

 

Vangelo Mt 5, 38-42

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Avete inteso che fu detto: Occhio per occhio e dente per dente; ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi se uno ti percuote la guancia destra, tu porgigli anche l'altra; e a chi ti vuol chiamare in giudizio per toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà a fare un miglio, tu fanne con lui due. Da  a chi ti domanda e a chi desidera da te un prestito non volgere le spalle". Parola del Signore

 

“AVETE INTESO CHE FU DETTO: OCCHIO PER OCCHIO E DENTE PER DENTE”. (Mt. 5,38)

I raccontini a volte sono più efficaci delle parole. Ve ne offro due da Bruno Ferrero:

Un vecchio saggio indiano dava questo consiglio agli irruenti giovani della sua tribù: “Quando sei veramente adirato con qualcuno che ti ha mortalmente offeso e decidi di ucciderlo per lavare l'onta, prima di partire siediti, carica ben bene di tabacco una pipa e fumala.

Finita la prima pipa, ti accorgerai che la morte, tutto sommato, è una punizione troppo grave per la colpa commessa. Ti verrà in mente, allora, di andare a infliggergli una solenne bastonatura.

Prima di impugnare un grosso randello, siediti, carica una seconda pipa e fumala fino in fondo. Alla fine penserai che degli insulti forti potrebbero benissimo sostituire le bastonate.

Bene! Quando stai per andare a insultare chi ti ha offeso, siediti, carica la terza pipa, fumala, e quando avrai finito, avrai solo voglia di riconciliarti con quella persona.

 

I monaci di un convento trovavano molta difficoltà ad andare d'accordo. Spesso scoppiavano dispute, anche per motivi futili. Invitarono allora un maestro di spirito che affermava di conoscere una tecnica garantita per portare l'armonia e l'amore in ogni gruppo. A loro il maestro rivelò il suo segreto: “Ogni volta che sei con qualcuno o ce l'hai con qualcuno, devi dire a te stesso: io sto morendo e anche questa persona sta morendo. Se pensi veramente a queste parole, ogni amarezza scomparirà”.

 

 

MARTEDI’ 20 GIUGNO

Una scheggia di preghiera:

 

GESU’, FA’ CHE GUARDANDO LA TUA CROCE IMPARI IL PERDONO

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: FIORENTINA (o Fiorenza) Santa,

Era figlia di Severiano di Cartagena, probabilmente sorella dei santi Leandro, Isidoro e Fulgenzio, vescovi. Divenne badessa presso Siviglia dove ancora oggi sono venerate le sue spoglie.

Parola di Dio: 1Re 21,17-29; Sal 50; Mt 5,43-48

 

Vangelo Mt 5, 43-48

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico; ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori, perché siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti. Infatti se amate quelli che vi amano, quale merito ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste ". Parola del Signore

 

“IO VI DICO: AMATE I VOSTRI NEMICI E PREGATE PER I VOSTRI PERSECUTORI”. (Mt. 5,44)

E’ un programma realizzabile questo insegnamento di Gesù?

Visto alla luce del mondo questa norma di Gesù può sembrare un programma per angeli o per sciocchi. Si può amare un nemico? Uno che ti sta distruggendo la vita, che ti denigra davanti agli altri, che sta uccidendo un tuo caro?

Se noi pensiamo che amare sia avere sentimenti di benevolenza, sia sentire il cuore battere di affetto, la risposta è no! E’ normale che se uno ti sta facendo del male, tu senta in tutto te stesso non solo il bisogno di difenderti ma anche la repulsione e l’avversione verso di lui.

Amare il nemico allora può forse essere riuscire a trattenere l’ira e la voglia di vendicarsi? Chi riesce a far questo ha già fatto un grosso passo. Gesù ci indica però un’altra strada, rispettosa della nostra umanità, ma nello stesso tempo trascendente le semplici pulsioni dei sentimenti. Si tratta di vedere il prossimo e anche il nemico con gli occhi di Dio. Tu hai davanti un uomo, un figlio di Dio, peccatore come te, amato da Lui. Tu non sei il suo giudice, il giudizio spetta a Dio. Tu devi difenderti e difendere dal male ma non puoi non vedere in lui un fratello. Tu sei responsabile anche della sua salvezza. L’amore del nemico è allora una lunga strada da parte del credente per somigliare a Dio e a Cristo che sulla croce prega per i suoi persecutori e che regala sua Madre Maria, come Madre di chi lo sta mettendo in croce.

 

 

MERCOLEDI’ 21 GIUGNO

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, TU MI SCRUTI E MI CONOSCI

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: EUSEBIO DI SAMOSATA, Santo, Vescovo

Fu un grande avversario degli ariani, che erano appoggiati dall'imperatore Valente. Esiliato in Tracia (373), alla morte dell'imperatore poté tornare in Siria (378); fu ucciso con una tegola tiratagli in testa da una donna ariana a Doliche, in Siria nel 379. Fu amico di Melezio, vescovo di Antiochia, e di Basilio di Cesarea.

Parola di Dio: 2Re 2,1.6-14; Sal 30; Mt 6,1-6.16-18

 

Vangelo Mt 6, 1-6. 16-18

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Guardatevi dal praticare le vostre buone opere davanti agli uomini per essere da loro ammirati, altrimenti non avrete ricompensa presso il Padre vostro che è nei cieli. Quando dunque fai l'elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade per essere lodati dagli uomini. In verità vi dico: hanno gia ricevuto la loro ricompensa. Quando invece tu fai l'elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti segreta; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. Quando pregate, non siate simili agli ipocriti che amano pregare stando ritti nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, per essere visti dagli uomini. In verità vi dico: hanno gia ricevuto la loro ricompensa. Tu invece, quando preghi, entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. E quando digiunate, non assumete aria malinconica come gli ipocriti, che si sfigurano la faccia per far vedere agli uomini che digiunano. In verità vi dico: hanno gia ricevuto la loro ricompensa. Tu invece, quando digiuni, profumati la testa e lavati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo tuo Padre che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà". Parola del Signore

 

“GUARDATEVI DAL PRATICARE LA VOSTRA GIUSTIZIA DAVANTI AGLI UOMINI PER ESSERE DA LORO AMMIRATI, ALTRIMENTI NON AVRETE RICOMPENSA PRESSO IL PADRE VOSTRO CHE È NEI CIELI”. (Mt. 6,1)

Ai tempi di Gesù “praticare la giustizia” significava, in modo particolare, adempiere alcune pratiche religiose e cioè: la preghiera, l'elemosina e il digiuno.

Ebbene, Gesù afferma che queste manifestazioni di culto, o di carità, bisogna farle per Dio e non per avere la lode degli uomini.

Vi è infatti fra Dio e il credente un rapporto intimo d'amore. Iddio Padre ama profondamente il cristiano e la vita di questo deve svolgersi alla sua presenza. Se dunque noi, cristiani, ci comportiamo religiosamente per far “bella figura”, per apparire migliori di quello che siamo, falsifichiamo l'intenzione che deve avere il nostro agire, rompiamo il rapporto col Padre.

Con queste parole Gesù mette in luce l'importanza dell'intenzione che deve animare ogni nostro atto.

L'intenzione giusta è quella di piacere a Dio, non agli uomini. Ogni atto ha valore se è fatto davanti a Dio, per Dio, sotto lo sguardo d'amore del Padre che, come dice Gesù, subito dopo, nel Vangelo, vede “nel segreto”. Ogni atto deve essere un frutto di quel dialogo intimo sempre vivo fra il cristiano ed il suo Dio.

 

 

GIOVEDI’ 22 GIUGNO

Una scheggia di preghiera:

 

P A D R E !

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: EBERARDO DI SALISBUSGO, Santo, Monaco.

Era nato nel 1085 da nobile famiglia. Scelse di farsi monaco, ma fu nominato arcivescovo di Salisburgo. Sostenne il Papa Alessandro III contro il Barbarossa e l’antipapa Vittore IV. Fu un riformatore. Morì nel 1164.

Parola di Dio: Sir 48,1-14;SaI 96;Mt 6,7-15

 

Vangelo Mt 6, 7-15

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Pregando, non sprecate parole come i pagani, i quali credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno ancor prima che gliele chiediate. Voi dunque pregate così: Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome; venga il tuo regno; sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male. Se voi infatti perdonerete agli uomini le loro colpe, il Padre vostro celeste perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli uomini, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe". Parola del Signore

 

“VOI DUNQUE PREGATE COSI’: PADRE NOSTRO…”. (Mt. 6,9)

Lungo i secoli molti (anche santi come Francesco) hanno cercato di parafrasare, interpretare, questa meravigliosa preghiera. Non so se ci sono riusciti o se è meglio lasciarla sgorgare nella semplicità dell’insegnamento e della testimonianza di Gesù. Per la riflessione su parole che purtroppo sono diventate abituali e distratte, può essere utile.

PADRE che consideri tutte le persone uguali.

NOSTRO, di ognuno, di tutti quei milioni di persone che abitano la terra, senza differenza di età, colore o luogo di nascita.

CHE SEI NEI CIELI e sulla terra e in ciascuna persona, negli umili e in coloro che soffrono.
SIA SANTIFICATO IL TUO NOME nei cuori pacifici di uomini e donne, bambini e anziani, qui e altrove.
VENGA IL TUO REGNO, il tuo Regno di pace, di amore, di giustizia, di Verità, di libertà.
SIA FATTA LA TUA VOLONTA' sempre e tra tutte le nazioni e tutti i popoli.

COME IN CIELO COSI’ IN TERRA: che i tuoi piani di pace non siano distrutti dai violenti e dai tiranni.
DACCI IL NOSTRO PANE QUOTIDIANO: che sia impastato di pace e di amore, e allontana da noi il pane della discordia e dell’odio che genera gelosia e divisione.

RIMETTI A NOI I NOSTRI DEBITI, non come perdoniamo noi, ma come perdoni tu, senza risentimento, senza rancore nascosto.

NON CI INDURRE IN TENTAZIONE di guardare gli altri con sospetto, di dimenticare i nostri fratelli e le nostre sorelle nel bisogno, di accumulare per noi stessi ciò che potrebbe essere necessario per gli altri, di vivere bene a spese altrui.

LIBERACI DAL MALE che ci minaccia, dall’egoismo dei potenti, dalla morte causata dalla guerra e dalle armi; perché siamo in tanti, Padre, a desiderare di vivere in pace e di costruire la pace per tutti.

 

 

VENERDI’ 23 GIUGNO

Una scheggia di preghiera:

 

IL CUORE DI DIO MI AMA: SONO NELLA PACE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ETELDREDA, Santa, Regina 

Era figlia di Anna, re dell'Anglia Orientale, sposò in prime nozze Tomberto principe di Giruva e in seconde nozze il re Egfrido di Northumbria. Contro il parere del secondo marito entrò nel convento di Coldinghalm e ricevette il velo dal san Vilfrido. Nel 672 fece costruire sulle sue terre il monastero di Ely di cui san Vilfrido la nominò badessa. Morì nel 679.

Parola di Dio nella solennità del Sacro Cuore di Gesù: Os 11,1.3-4.8c-9; Cantico da Is 12; Ef 3,8-12.14-19; Gv 19.31-37

 

Vangelo Gv 19, 31-37

Dal vangelo secondo Giovanni.

Era il giorno della Parasceve e i Giudei, perché i corpi non rimanessero in croce durante il sabato (era infatti un giorno solenne quel sabato), chiesero a Pilato che fossero loro spezzate le gambe e fossero portati via. Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe al primo e poi all'altro che era stato crocifisso insieme con lui. Venuti però da Gesù e vedendo che era gia morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati gli colpì il fianco con la lancia e subito ne uscì sangue e acqua. Chi ha visto ne da  testimonianza e la sua testimonianza è vera e egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate. Questo infatti avvenne perché si adempisse la Scrittura: Non gli sarà spezzato alcun osso. E un altro passo della Scrittura dice ancora: Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto. Parola del Signore

 

“UNO DEI SOLDATI GLI COLPI’ IL COSTATO CON LA LANCIA E SUBITO NE USCI’ SANGUE ED ACQUA”. (Gv. 19,34)

Può sembrare perfino un po’ irriverente commentare la festa del cuore di Gesù con un racconto, ma ancora una volta preferisco lasciare spazio alla semplicità delle intuizioni piuttosto che alla teologia troppo formale e fredda.

C'era una volta un giovane in mezzo a una piazza gremita di persone: diceva di avere il cuore più bello del mondo, o quantomeno della vallata. Tutti quanti gliel'ammiravano: era davvero perfetto, senza alcun minimo difetto. Erano tutti concordi nell'ammettere che quello era proprio il cuore più bello che avessero mai visto in vita loro, e più lo dicevano, più il giovane s'insuperbiva e si vantava di quel suo cuore meraviglioso. All'improvviso spuntò fuori dal nulla un vecchio, che emergendo dalla folla disse: "Beh, a dire il vero il tuo cuore è molto meno bello del mio."

Quando lo mostrò, aveva puntati addosso gli occhi di tutti: della folla, e del ragazzo. Certo, quel cuore batteva forte, ma era ricoperto di cicatrici. C'erano zone dove dalle quali erano stati asportati dei pezzi e rimpiazzati con altri, ma non combaciavano bene e così il cuore risultava tutto bitorzoluto. Per giunta, era pieno di grossi buchi dove mancavano interi pezzi. Così tutti quanti osservavano il vecchio, colmi di perplessità, domandandosi come potesse affermare che il suo cuore fosse bello.

Il giovane guardò com'era ridotto quel vecchio e scoppiò a ridere: "Starai scherzando!", disse. "Confronta il tuo cuore col mio: il mio è perfetto, mentre il tuo è un rattoppo di ferite e lacrime."

"Vero", ammise il vecchio. "Il tuo ha un aspetto assolutamente perfetto, ma non farei mai a cambio col mio. Vedi, ciascuna ferita rappresenta una persona alla quale ho donato il mio amore: ho staccato un pezzo del mio cuore e gliel'ho dato, e spesso ne ho ricevuto in cambio un pezzo del loro cuore, a colmare il vuoto lasciato nel mio cuore. Ma, certo, ciò che dai non è mai esattamente uguale a ciò che ricevi e così ho qualche bitorzolo, a cui sono affezionato, però: ciascuno mi ricorda l'amore che ho condiviso.  Altre volte invece ho dato via pezzi del mio cuore a persone che non mi hanno corrisposto: questo ti spiega le voragini. Amare è rischioso, certo, ma per quanto dolorose siano queste voragini che rimangono aperte nel mio cuore, mi ricordano sempre l'amore che provo anche per queste persone.. e chissà? Forse un giorno ritorneranno, e magari colmeranno lo spazio che ho riservato per loro. Comprendi, adesso, che cosa sia la vera bellezza?"

Il giovane era rimasto senza parole, e lacrime copiose gli rigavano il volto. Prese un pezzo del proprio cuore, andò incontro al vecchio, e gliel'offrì con le mani che tremavano. Il vecchio lo accettò, lo mise nel suo cuore, poi prese un pezzo del suo vecchio cuore rattoppato e con esso colmò la ferita rimasta aperta nel cuore del giovane. Ci entrava, ma non combaciava perfettamente, faceva un piccolo bitorzolo. Il giovane guardò il suo cuore, che non era più "il cuore più bello del mondo", eppure lo trovava più meraviglioso che mai: perché l'amore del vecchio ora scorreva dentro di lui.

 

 

SABATO 24 GIUGNO

Una scheggia di preghiera:

 

BENEDETTO IL SIGNORE, DIO DI ISRAELE PERCHE’ HA VISITATO E REDENTO IL SUO POPOLO

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: BARBARA DI BAVIERA, Beata

Era la figlia del duca di Baviera, Alberto Pio. Proponendosi però mete più alte che una vita di tranquilla ricchezza, entrò nelle Francescane del monastero di Monaco, dove condusse vita umile di preghiera. Lì morì nel 1474

Parola di Dio nella solennità della natività di San Giovanni Battista: Is 49,1-6; Sal138; At 13,22-26; Lc 1,57-66.80

 

Vangelo Lc 1, 57-66. 80

Dal Vangelo secondo Luca

Per Elisabetta intanto si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva esaltato in lei la sua misericordia, e si rallegravano con lei. All'ottavo giorno vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo col nome di suo padre, Zaccaria. Ma sua madre intervenne: "No, si chiamerà Giovanni". Le dissero: "Non c'è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome". Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. Egli chiese una tavoletta, e scrisse: "Giovanni è il suo nome". Tutti furono meravigliati. In quel medesimo istante gli si aprì la bocca e gli si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio. Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. Coloro che le udivano, le serbavano in cuor loro: "Che sarà mai questo bambino?" si dicevano. Davvero la mano del Signore stava con lui. Il fanciullo cresceva e si fortificava nello spirito. Visse in regioni deserte fino al giorno della sua manifestazione a Israele. Parola del Signore

 

“IN QUEI GIORNI, PER ELISABETTA, SI COMPI’ IL TEMPO DEL PARTO E DIEDE ALLA LUCE UN FIGLIO”. (Lc. 1,57)

Ogni qual volta nasce un bambino il mondo si trasforma. Tutti si dedicano a questo piccolo essere e la gioia che irradia da lui vince quel distacco che gli uomini inalberano per tenersi lontani a vicenda. Si crea una sorta di fratellanza di tutti verso tutti. Ci dice speranza la nascita di un bambino. Ma la nascita di Giovanni Battista ci dice ancora di più. Dio non si è stancato della nostra umanità. Dio è fedele. Da due anziani nasce un figlio ed è come se il vecchio tronco, sfatto dell’umanità generasse un pollone nuovo, che apre la strada a quell’altra nascita che ricordiamo nel Natale e che speriamo di rivivere.

La nascita di Giovanni prelude la nascita di Gesù e la nascita di Gesù prelude alla nostra rinascita. Dio sta preparando il mondo nuovo!

 

 

DOMENICA 25 GIUGNO: 12^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO B

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, MI FIDO E TI AFFIDO LA MIA VITA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: JOSE MARIA ESCRIVA’ DE BALANGUER, Santo, Sacerdote, Fondatore

Nacque a Barbastro, in Spagna, il 9 gennaio 1902 in una famiglia molto religiosa. Nel suo cuore di giovane sentì di dover amare Cristo in modo pieno ed entrò in seminario. Fu Sacerdote a Saragozza il 28 marzo 1925. Sentì di dover fondare un nuovo cammino per santificare il lavoro ordinario in mezzo al mondo: nacque l’Opus Dei. Aprì una Accademia Universitaria, pubblicò un libro per il cammino dell’Opera. Durante la rivoluzione spagnola si prodigò eroicamente, dopo la rivoluzione fu chiamato a predicare ovunque. Incontrò anche parecchie opposizioni. Alcuni valori saranno recepiti dal Concilio Ecumenico Vaticano II. Morì il 25 giugno 1975.

Parola di Dio: Gb 38,1.8-11; Sal 106; 2Cor 5,14-17; Mc 4.35-41

 

Vangelo Mc 4, 35-41

Dal vangelo secondo Marco

In quel giorno, verso sera, disse Gesù ai suoi discepoli: "Passiamo all'altra riva". E lasciata la folla, lo presero con sé, così com'era, nella barca. C'erano anche altre barche con lui. Nel frattempo si sollevò una gran tempesta di vento e gettava le onde nella barca, tanto che ormai era piena. Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: "Maestro, non t'importa che moriamo?". Destatosi, sgridò il vento e disse al mare: "Taci, calmati!". Il vento cessò e vi fu grande bonaccia. Poi disse loro: "Perché siete così paurosi? Non avete ancora fede?". E furono presi da grande timore e si dicevano l'un l'altro: "Chi è dunque costui, al quale anche il vento e il mare obbediscono?". Parola del Signore

 

“ALLORA LO SVEGLIARONO E GLI DISSERO: MAESTRO, NON TI IMPORTA CHE MORIAMO?”. (Mc. 4,18)

Sintetizzo una bella riflessione di don Sergio Messina.

I discepoli che, quasi disperati vanno a svegliare Gesù che dorme in mezzo alla tempesta sono il prototipo di tanti cristiani che, nel corso dei secoli, di fronte alle tempeste improvvise della vita hanno quasi manifestato la loro delusione di aver riposto fiducia in un Dio che sembra non mantenere le promesse. Questo perché molti cristiani si fidano di Dio ma non si affidano a Dio. Si fidano perché hanno fiducia in Lui, conoscono la sua bontà e la sua premura verso i suoi figli ed hanno messo nelle sue mani la propria la propria vita, i propri affetti, il proprio futuro. Ma non si affidano. Perché affidarsi vuol dire lasciar fare a Lui. Lasciarlo libero di agire secondo il suo amore e il suo Spirito riaffidandogli ogni giorno il compito di vegliare su di noi come piace a Lui, come crede Lui, come ama Lui. Fidarsi significa credere, controllando però a rispettosa distanza se ne vale la pena; affidarsi è invece lasciar gestire all’altro tutto di sé. I primi hanno ancora paura perché non si sa mai. I secondi hanno vinto la paura, si affidano a colui che sembra dormire, ma che in realtà governa la sua barca con lungimiranza e benevolenza. Lui non permetterà mai che a questa sua barca venga portata via l’anima.

 

 

LUNEDI’ 26 GIUGNO

Una scheggia di preghiera:

 

LA VERITA’, LA GIUSTIZIA, L’AMORE SONO SOLO TUOI, O SIGNORE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ANTELMO DI CHIGNIN, Santo, Certosino

Nacque nella vicinanze di Chambery da una nobile famiglia, Entrò alla Grande Chartreuse, in seguito divenne il primo generale dei certosini e cercò di riunire l’Ordine diviso. Nel 1163 fu fatto vescovo di Belley. Morì il 26 giugno 1178.

Parola di Dio: 2Re 17,5-8.13-15a.18; Sal59; Mt 7,1-5

 

Vangelo Mt 7, 1-5

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Non giudicate, per non essere giudicati; perché col giudizio con cui giudicate sarete giudicati, e con la misura con la quale misurate sarete misurati. Perché osservi la pagliuzza nell'occhio del tuo fratello, mentre non ti accorgi della trave che hai nel tuo occhio? O come potrai dire al tuo fratello: permetti che tolga la pagliuzza dal tuo occhio, mentre nell'occhio tuo c'è la trave? Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e poi ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall'occhio del tuo fratello". Parola del Signore

 

“NON GIUDICATE”. (Mt. 7,1)

Il comando di Gesù sul non giudicare si fonda su diversi motivi. Prima di tutto noi non siamo Dio che conosce tutto, quindi il nostro giudicare spesso risulta inficiato dal nostro non vedere, non sapere. Seconda cosa, noi rischiamo di giudicare avendo negli occhi dei grossi travi che sono il nostro supporre la verità, saper la giustizia, credere di sapere quale sia il nostro vero bene e quello degli altri… Ad esempio se io vengo aggredito e derubato il mio desiderio di giustizia qualche volta può sconfinare in voglia di vendetta o nel leggere questo avvenimento solo in senso negativo. Paolo Coelho noto scrittore racconta di come una aggressione può essere interpretata in modo completamente diverso.

Matthew Henry è un noto specialista di studi biblici. Una volta, mentre tornava dall'università dove insegna, fu aggredito. Quella sera, egli scrisse questa preghiera:

Voglio ringraziare in primo luogo, perché non sono mai stato aggredito prima.

In secondo luogo, perché mi hanno portato via il portafoglio e mi hanno lasciato la vita.

In terzo luogo, perché, anche se mi hanno portato via tutto, non era molto.

Infine, voglio ringraziare perché io sono colui che è stato derubato, e non colui che ha derubato.

 

 

MARTEDI’ 27 GIUGNO

Una scheggia di preghiera:

 

GRAZIE DI TUTTI I TUOI DONI MERAVIGLIOSI, O SIGNORE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: EMMA  Santa                                                                     

Era una parente di Sant’Enrico. Bella e ricca, rimasta precocemente vedova, lasciò tutto per consacrarsi al Signore in preghiera e umiltà. Fondò a Gurk, in Carinzia, due monasteri benedettini. Morì nel 1045.

Parola di Dio: 2Re 19,9b-11.14-21.31-35a.36; Sal47; Mt 7,6.12-14

 

Vangelo Mt 7, 6. 12-14

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le calpestino con le loro zampe e poi si voltino per sbranarvi. Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge ed i Profeti. Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che entrano per essa; quanto stretta invece è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e quanto pochi sono quelli che la trovano!" Parola del Signore

 

“NON DATE LE COSE SANTE AI CANI E NON GETTATE LE VOSTRE PERLE DAVANTI AI PORCI”.  (Mt. 7,6)

Gesù sa il valore delle cose: sa che l’amore che Dio ha per noi è prezioso, Lui lo ha pagato con il suo sangue; sa che i sacramenti che ci ha dato hanno in sé una grazia di valore incommensurabile e allora ci dice: “Attenti a non svendere a basso prezzo questi doni preziosi “. Quando si fanno battezzare i bambini perché “tutti fanno così”, quando ci si confessa senza conoscere il proprio peccato o senza pentirsi; quando si riceve l’Eucaristia come abitudine e senza impegno, noi svendiamo, svalutiamo questi doni preziosi.

Quando i sacramenti non ci portano a cercare di concretizzarli nel quotidiano, noi diventiamo dei ritualisti, consideriamo Dio come uno che fa facili miracoli, non lasciamo che la grazia penetri in noi. Vedete allora che i sacramenti non sono per i buoni (nessuno potrebbe accostarsi) ma sono per coloro che vogliono lasciare che la grazia di Dio operi. La responsabilità davanti ad essi non è tanto prima di riceverli ma dopo averli ricevuti, affinché portino in noi le cose preziose che in essi ci vengono regalate.

 

 

MERCOLEDI’ 28 GIUGNO

Una scheggia di preghiera:

 

SPIRITO DI DIO AIUTACI A DISCERNERE E SEGUIRE IL BENE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: BENVENUTO DA GUBBIO, Beato

Nobile cavaliere eugubino, Benvenuto, ricevuto nell'Ordine da San Francesco nel 1222 in qualità di fratello laico, fu destinato al servizio dei lebbrosi negli ospedali, giungendo in questo umile e laborioso ministero alle vette della santità. Si distinse, inoltre, per la contemplazione, per l'amore alla Eucaristia e per la pazienza nelle lunghe e gravi malattie. Morì a Corneto nella Puglia (Capitanata) verso il 1232.

Parola di Dio: 2Re 22,8-13; 23,1-3; Sal 118; Mt 7,15-20

 

Vangelo Mt 7, 15-20

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Guardatevi dai falsi profeti che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro sono lupi rapaci. Dai loro frutti li riconoscerete. Si raccoglie forse uva dalle spine, o fichi dai rovi? Così ogni albero buono produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi; un albero buono non può produrre frutti cattivi, né un albero cattivo produrre frutti buoni. Ogni albero che non produce frutti buoni viene tagliato e gettato nel fuoco. Dai loro frutti dunque li potrete riconoscere ". Parola del Signore

 

“GUARDATEVI DAI FALSI PROFETI CHE VENGONO A VOI IN VESTI DI PECORE, MA DENTRO SONO LUPI RAPACI: DAI LORO FRUTTI LI RICONOSCERETE”. (Mt. 7,15)

Non dobbiamo stupirci, spaventarci, scandalizzarci. Gesù ce lo ha detto: anche in mezzo alle comunità dei fedeli ci sono “falsi profeti”. Non ci spaventi dunque lo scoprire che anche in mezzo alle gerarchie della Chiesa si possono trovare “lupi rapaci”,  che certi sedicenti cristiani impegnati che soavemente parlano di Vangelo, che dicono di voler costruire insieme la comunità, sono poi impegnati unicamente a ricercare il proprio prestigio, il proprio potere e a distruggere tutto quello che magari altri con fatica hanno cercato di mettere insieme.

Ma se non dobbiamo stupirci di questo fatto, dobbiamo però essere molto attenti a questi personaggi per non cadere nelle loro grinfie e dare così adito al male che essi generano di crescere ancora maggiormente. Gesù dice: “li riconoscerete dai loro frutti” e tutta la sapienza del Vangelo ci insegna a riconoscere i frutti buoni da quelli cattivi. Alcuni esempi:

Qualunque frutto anche apparentemente buono se é coperto di ipocrisia diventa velenoso.

Attenti dunque a quei personaggi che si vogliono mostrare migliori degli altri, che dicono di avere la verità e la impongono, che giudicano e condannano ma trovano poi tutte le scappatoie per se stessi.

Attenti a quelli che dicono: “Partite!”, ma si prendono ben guardia di muovere un passo.

Attenti anche a quelle false umiltà pelose per cui ci viene detto: “Io non conto nulla” perché noi possiamo dir loro: “Non è vero!”.

Attenti a coloro che si fanno sempre passare per vittime di tutti i mali degli altri.

Attenti a coloro che giudicano senza remissione, ma attenti anche a quelli che invitano gli altri ad aver misericordia solo per nascondere le proprie magagne.

Attenti a quelli che lisciano troppo il potere solo perché lo vogliono per se stessi. Attenti a coloro che dicono di essere sempre poveri: vogliono solo carpire soldi.

Attenti a lasciarci ingannare da due parole dolci che sono solo l’antipasto del veleno che ci viene propinato.

Ci siamo detti di stare attenti davanti ai frutti velenosi dei falsi profeti, ma attenti! Lo stesso discorso vale anche per noi!

 

 

GIOVEDI’ 29 GIUGNO

Una scheggia di preghiera:

 

FA’ CHE MI LASCI AMARE DA TE, SIGNORE  

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: SIRO, Santo, Vescovo di Genova

Era nato a Struppa, nella campagna di Genova verso il sec. IV. Divenuto diacono e poi sacerdote del vescovo Felice di Genova, fu mandato a Sanremo dove esercitò il suo ministero compiendo anche miracoli. Rientrato a Genova, alla morte di Felice fu acclamato vescovo. Non si conosce l’anno della morte ma vengono raccontati molti segni straordinari compiuti in vita.

Parola di Dio nella solennità dei santi Pietro e Paolo:

Messa Vespertina: At 3, 1-10; Sal 18; Gal 1, 11-20; Gv 21, 15-19

Messa del giorno: At 12,1-11; Sal 33; 2Tm 4,6-8.17-18; Mt 16,13-19

 

Vangelo Gv 21, 15-19

Dal Vangelo secondo Giovanni

Dopo (che Gesù si fu manifestato ai suoi discepoli ed ebbe mangiato con loro), disse a Simon Pietro: "Simone di Giovanni, mi vuoi bene tu più di costoro?". Gli rispose: "Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene". Gli disse: "Pasci i miei agnelli". Gli disse di nuovo: "Simone di Giovanni, mi vuoi bene?". Gli rispose: "Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene". Gli disse: "Pasci le mie pecorelle". Gli disse per la terza volta: "Simone di Giovanni, mi vuoi bene?". Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli dicesse: Mi vuoi bene?, e gli disse: "Signore, tu sai tutto; tu sai che ti voglio bene". Gli rispose Gesù: "Pasci le mie pecorelle. In verità, in verità ti dico: quando eri più giovane ti cingevi la veste da solo, e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti cingerà la veste e ti porterà dove tu non vuoi". Questo gli disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E detto questo aggiunse: "Seguimi". Parola del Signore

 

GESÙ DISSE A SIMON PIETRO: “MI AMI TU?”.(Gv. 21,15)

Per tre volte Pietro aveva rinnegato Gesù. Ora, dopo la risurrezione, per tre volte Gesù gli chiede se lo ama. Questo basta a Gesù per rinnovare la chiamata di Pietro e per affidargli il compito di pastore della Chiesa nascente. Il peccato, il tradimento sono vinti dalla misericordia e dall’amore.

Noi, spesso, confondiamo la santità col non aver mai commesso peccati. I Vangeli invece ci presentano gli apostoli, gli amici di Gesù come persone defettibili, incapaci di comprendere fino in fondo, con caratteri e caratteracci. Pensate anche solo all’esempio che ci viene dato dalla Chiesa che ci fa festeggiare insieme Pietro e Paolo: uno ha rinnegato Gesù, l’altro ha perseguitato i cristiani! La scuola di Gesù non è per i puri, i primi della classe, coloro che non sbagliano mai, è per coloro che cercano di lasciarsi amare e di imparare a loro volta ad amare.

Prova a pensare: Gesù mi vuol bene non perché sono buono. Mi vuol bene così come sono. Mi ama, ha fiducia in me nonostante le mie imperfezioni, i miei peccati, crede che nonostante tutto io sia capace di accogliere il suo amore e di ricambiarlo. Il peccato allora non diventa più motivo di distacco dalla santità, paura della perdizione, ma motivo per imparare con umiltà e fatica ad amare di più.

 

 

VENERDI’ 30 GIUGNO

Una scheggia di preghiera:

 

DONACI DI VIVERE NELLA TUA VOLONTA’, O SIGNORE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: BASIL VELYCHKOVSKYJ, BEATO

Basil Velychkovskyj nacque il 1° giugno 1903 a Stanislaviv (attuale Ivano-Frankivsk). A 15 anni partecipò alla guerra di indipendenza ucraina (1918-1919). Nel 1920 entrò nel seminario di Lviv. Con l'ordinazione sacerdotale (9 ottobre 1925) si dedicò per oltre vent'anni alle missioni tra la gente semplice dei villaggi e delle città anche fuori dell'Ucraina Occidentale. L'11 aprile 1945 venne arrestato insieme alla gerarchia greco-cattolica. Il processo si svolse a Kiev e durò quasi due anni, alla fine fu condannato alla fucilazione. La pena gli fu poi commutata in dieci anni di prigione. Alla fine dell'autunno 1945 iniziò per il Beato il lungo periodo di lavori forzati in diversi lager. Liberato nel 1955, ritornò a Lviv, dove svolse clandestinamente l'attività pastorale. Nel 1959 la Santa Sede lo nominò "Vescovo della Chiesa del silenzio". Il perdurare della persecuzione permise la consacrazione solo nel 1963, a Mosca, in una camera d'albergo. Il 2 gennaio 1969 fu arrestato nuovamente e condannato a tre anni di reclusione. Dopo alcuni mesi di prigione, scoprendo che soffriva gravemente di cuore, fu rilasciato. Morì il 30 giugno 1973.

Parola di Dio: 2Re 25,1-12; Sal 136; Mt 8,1-4

 

Vangelo Mt 8, 1-4

Dal vangelo secondo Matteo

Quando Gesù fu sceso dal monte, molta folla lo seguiva. Ed ecco venire un lebbroso e prostrarsi a lui dicendo: "Signore, se vuoi, tu puoi sanarmi". E Gesù stese la mano e lo toccò dicendo: "Lo voglio, sii sanato". E subito la sua lebbra scomparve. Poi Gesù gli disse: "Guardati dal dirlo a qualcuno, ma và a mostrarti al sacerdote e presenta l'offerta prescritta da Mosè, e ciò serva come testimonianza per loro". Parola del Signore

 

"SIGNORE, SE VUOI, PUOI SANARMI!". (Mt. 8,2)

 Questo lebbroso che va da Gesù è consapevole di due cose: la gravità, la bruttezza, l'inguaribilità da un punto di vista umano della sua terribile malattia e la possibilità che ha Gesù, se lo vuole, di guarirlo. Potremmo dire che è un materialista ma pieno di fede ed è anche uno che non ha paura di chiedere. Tutto questo fa sì che lui il miracolo lo ottiene.

"Tu, o Signore, puoi tutto. Se vuoi puoi far cessare le guerre, se vuoi puoi sanare gli ammalati. Se vuoi puoi cambiare il mio cuore (missione e miracolo ancora più arduo) da un cuore di pietra ad un cuore di carne capace di amare.

Signore, se tu vuoi puoi guarirci, ma aspetti che anche noi lo vogliamo, e questo non sempre ci risulta facile. Noi, così capaci di vedere le nostre malattie fisiche, le cose che desideriamo, noi, sempre pronti con una lunga lista di richieste anche dettagliate e circostanziate, non siamo invece altrettanto capaci di vedere con chiarezza e nelle radici le nostre malattie interiori.

Signore, aiutaci a vedere la lebbra che corrode il nostro cuore. La lebbra dell'insensibilità, dell'abitudine, dei luoghi comuni che impediscono un vero rapporto, la lebbra dell'egoismo, del denaro e dell'avere che comandano e mandano in putrefazione il nostro essere, la lebbra dell'uso affannoso del tempo per cose che possono non lasciarci tempo per Dio, per noi, per gli altri…

Aiutaci,  Signore, a fare una buona diagnosi di noi stessi, a conoscere le cause del nostro male, a riconoscere sintomi e radici, e dopo questo aiutaci a chiedere e a chiedere al medico giusto. Tu non aspetti altro. Certo non usi la bacchetta magica, non sei una macchina a gettoni per facili miracoli. Ma io credo, o Signore, che il primo miracolo sarà già avvenuto quando avrò scoperto le radici del mio male, il secondo quando verrò da Te a chiederti la guarigione e allora Tu, potente Signore misericordioso, in qualche modo, ma nel modo più giusto per me, mi potrai guarire".

     
     
 

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