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SCHEGGE E SCINTILLE

PENSIERI, SPUNTI, RIFLESSIONI
DALLA PAROLA DI DIO E DALLA VITA

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a cura di: don_franco_locci@libero.it

 

MAGGIO 2006

 

 

 

LUNEDI’ 1 MAGGIO

Una scheggia di preghiera:

 

GESU’, GIUSEPPE, MARIA, SIATE LA SALVEZZA DELL’ANIMA MIA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ANDEOLO, Santo, Martire  

Era stato inviato da Policarpo di Smirne ad evangelizzare le Gallie ma fu arrestato da Settimio Severo, fu torturato e gettato in un forno ardente. Il 1° maggio 208.

Parola di Dio: At 6,8-15; Sal 118; Gv 6,22-29

Parola di Dio nella festa di San Giuseppe lavoratore: Gen 1,26-2,3; Sal 89; Mt 13,54-57

 

Vangelo Mt 13, 54-57

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù venuto nella sua patria insegnava nella loro sinagoga e la gente rimaneva stupita e diceva: "Da dove mai viene a costui questa sapienza e questi miracoli? Non è egli forse il figlio del carpentiere? Sua madre non si chiama Maria e i suoi fratelli Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle non sono tutte fra noi? Da dove gli vengono dunque tutte queste cose?". E si scandalizzavano per causa sua. Ma Gesù disse loro: "Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua". Parola del Signore

 

“SUA MADRE NON SI CHIAMA FORSE MARIA?”. (Mt. 13,55)

Molti di noi, specialmente quelli che cominciano ad avere un numero di anni abbastanza consistente, hanno dei ricordi legati al mese di maggio. Non soltanto il mese delle rose o della primavera inoltrata che giunge alla sua pienezza di colori e di luci, ma forse anche il ricordo di certi momenti di preghiera in cui con tanta dolcezza nel cuore ci si rivolgeva a Maria, mamma di Gesù e mamma nostra, per affidarci totalmente a lei. Pur lasciando un po’ da parte il romanticismo di certi ricordi (e chi ha detto che tutto ciò che è romantico sia sbagliato o solo svenevole?), ci ricordiamo che il mese che iniziamo è sempre stato dedicato dalla Chiesa alla preghiera a Maria e con Maria, la Madonna non tanto come figura femminile quasi a controbilanciare un Dio maschilista (niente di più lontano dal Dio di Gesù) quanto come Colei che avendo avuto un ruolo preferenziale nei confronti di Gesù ed avendo risposto con fede alla chiamata di Dio, può esserci di esempio e di aiuto nel cammino della fede. Penso sia estremamente bello e proficuo per la fede che ciascuno di noi trovi in questo mese un qualche suo modo particolare di onorare Maria, di meditare con Maria, di pregare con Maria.

Un primo suggerimento può venirci dalla festa odierna di San Giuseppe Lavoratore. Giuseppe è l’uomo di Maria, è il padre che Dio ha voluto per Gesù qui sulla terra, e la figura di un ultimo grande patriarca dell’antico di testamento, di un uomo che nella semplicità, nel lavoro, è vissuto di fede.

Maria e Giuseppe erano profondamente innamorati l’uno dell’altra. Come si fa a condividere un progetto di Dio come il loro se non ci si vuole bene e si crede l’uno nell’altro? Maria e Giuseppe vivono con gioia il mistero della maternità e della paternità (pensate: sono chiamati ad insegnare la fede al Figlio di Dio!). Il loro ruolo è quello di essere ombra del Padre per Gesù e, come gli antichi uomini e donne di fede della Bibbia, essi gioiosamente si abbandonano alla mano di Dio. Che bel clima doveva esserci in quella casa! E, che cosa posso fare perché un po’ di quel clima ci sia anche in casa mia?

 

 

MARTEDI’ 2 MAGGIO

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, DACCI SEMPRE QUESTO PANE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ROMANO BORIS E DAVID GLEB, Santi e martiri della Russia.

Erano figli di San Vladimiro, primo principe cristiano della Russia. Alla morte Vladimiro volle dividere il suo regno tra i suoi dodici figli, ma uno di essi, Sviatopolk che aveva eredita il granducato di Kiev, voleva tutto per sé e decise di far uccidere i fratelli. Boris e Gleb furono uccisi nel 1015, poi un altro fratello uccise il loro uccisore.

Parola di Dio: At 7,51-8,1a; Sal 30; Gv 6,30-35

 

Vangelo Gv 6, 30-35

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, la folla disse a Gesù: “Quale segno dunque tu fai perché vediamo e possiamo crederti? Quale opera compi? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: Diede loro da mangiare un pane dal cielo”. Rispose loro Gesù: “In verità, in verità vi dico: non Mosè vi ha dato il pane dal cielo, ma il Padre mio vi da  il pane dal cielo, quello vero; il pane di Dio è colui che discende dal cielo e da  la vita al mondo”. Allora gli dissero: “Signore, dacci sempre questo pane”. Gesù rispose: “Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete”. Parola del Signore

 

“IO SONO IL PANE DELLA VITA”. (Gv. 6,35)

Un termine che noi usiamo per indicare il nostro partecipare all’Eucaristia è il termine “comunione” e se esso deriva, almeno biblicamente dagli antichi “sacrifici di comunione”, dove il mangiare insieme la vittima che era stata sacrificata significava partecipare all’unione con la divinità e all’unione di quanti compivano il gesto, esso anche nella nostra lingua significa: “comune unione”. Chiediamoci: tra le nostre esperienze umane quali sono i gesti più significativi di comunione? Potremo rispondere che il massimo dovrebbe essere quando l’unione tra un uomo e una donna è contemporaneamente fisica, spirituale e totale e quando una mamma per nove mesi vive in simbiosi con il proprio bambino fino a portarlo a “maturazione” per la nascita. Penso allora a quanto sia stata bella, profonda, misteriosa, la comunione di Maria con Gesù nel periodo della gestazione. Maria era un tabernacolo vivente, un tutt’uno con suo Figlio: Lei stava dando la vita all’autore della vita e la comunione con Gesù si apriva alla comunione con tutti i fratelli di Gesù, quelli per cui Lui è venuto sulla terra. Che bello pensare che Maria fin dal momento della sua gravidanza ha portato anche tutti noi nel suo cuore, si è preparata fin da quel momento a dire il suo “sì” totale e definitivo ai piedi della croce quando Gesù le chiederà di diventare madre di tutti noi.

Ripenso allora alle mie comunioni eucaristiche, spesso distratte e superficiali o ridotte a un rito che si ripete. Eppure quando ricevo Gesù io sono come Maria: porto il Signore nel mio cuore, Lui il Dio della vita che vuol nascere in me e attraverso me e con Lui porto tutti i suoi e miei fratelli! Maria, fa’ che ricevere Gesù non sia mai per noi un rito e suscita in noi, ogni volta, la meraviglia e il ringraziamento per un Dio che per dirmi “Ti voglio bene” si fa “mangiare da me”.

 

 

MERCOLEDI’ 3 MAGGIO

Una scheggia di preghiera:

 

MARIA, RIFUGIO DEI PECCATORI, ACCOGLICI TRA LE TUE BRACCIA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: FILIPPO DI ZELL, Santo 

Vissuto nell’VIIIIX secolo era oriundo inglese. Fu ordinato sacerdote a Roma visse poi a Zell in Baviera dove costruì un oratorio. E’ considerato protettore dei bambini ed è invocato contro i ladri e i sacrileghi.

Parola di Dio nella festa degli apostoli Filippo e Giacomo: 1Cor 15,1-8; Sal 18; Gv 14,6-14

Parola di Dio del giorno: Atti 8,1-8; Sal 65; Gv. 6,35-40

 

Vangelo Gv 6, 35-40

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, disse Gesù alla folla: “Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete. Vi ho detto però che voi mi avete visto e non credete. Tutto ciò che il Padre mi da, verrà a me; colui che viene a me, non lo respingerò, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato. E questa è la volontà di colui che mi ha mandato, che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma lo risusciti nell'ultimo giorno. Questa infatti è la volontà del Padre mio, che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; io lo risusciterò nell'ultimo giorno”. Parola del Signore

 

“QUESTA E’ LA VOLONTA’ DI COLUI CHE MI HA MANDATO, CHE IO NON PERDA NULLA DI QUANTO EGLI MI HA DATO, MA LO RISUSCITI NELL’ULTIMO GIORNO”. (Gv. 6,39)

Se meditassimo a fondo questa affermazione di Gesù decadrebbe in maniera definitiva la maschera con la quale abbiamo camuffato Dio rendendolo un padrone terribile, sempre alla cerca del peccato per punirlo, ideatore di inferni sadici, contrario ad ogni felicità dell’uomo, propinatore di sofferenze per metterci alla prova. Gesù è venuto per fare la volontà di Dio, ora se Dio fosse come lo abbiamo mascherato noi, Gesù dovrebbe essere uno che va alla caccia dei peccatori per stanarli e punirli, invece Gesù va alla ricerca di essi per salvarli, dovrebbe metterci sulla schiena norme e leggi pesanti da piegarci e invece ci parla di amore che raccoglie tutte le leggi, dovrebbe metterci addosso una paura sconfinata di Dio e delle sue punizioni e invece lo chiama Padre, dovrebbe dipingere di nero la nostra natura e invece gioisce per i fiori del campo e non disdegna di partecipare ai banchetti e di cambiare acqua in vino di festa. Dunque, il Padre di Gesù, il nostro Dio, desidera che noi siamo felici, salvati, e per questo, come il padre della parabola, non ci rinfaccia neppure le nostre colpe ma ci ridona la dignità di figli, non chiede la nostra sofferenza ma soffre Lui per e con noi. E anche oggi mi viene spontaneo riferirmi a Maria. Noi che pur la chiamiamo Immacolata cioè senza peccato la invochiamo anche come “Rifugio dei peccatori”: Maria la “tutta pulita” non disdegna di sporcarsi le mani con coloro che “puliti non sono” e come Suo Figlio intercede per tutti i suoi figli lontani. Quando mi riscopro peccatore perché allora chiudersi in se stessi, disperare della misericordia di Dio? Non è forse meglio correre ad abbracciare nostra madre, che con amore ci prende in braccio e ci porta da Gesù per fare insieme la gioia del Padre?

 

 

GIOVEDI’ 4 MAGGIO

Una scheggia di preghiera:

 

SEI TU, SIGNORE IL PANE; UN CIBO SEI PER NOI

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: GOTTARDO, Santo, Monaco

Nacque in Baviera a Reichersdorf verso il 960, fu benedettino a Niederaltaich e qui abate nel 996. Nel 1022 fu nominato vescovo di Hildesheim. Sostenitore della riforma di Cluny, fece costruire varie chiese e monasteri, tra cui il duomo di Hildesheim con una scuola e il convento del San Gottardo. Morì in Sassonia a Hildesheim nel 1038.

Parola di Dio: At 8,26-40; Sal 65; Gv 6,44-51

 

Vangelo Gv 6, 44-51

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, Gesù disse alla folla: “Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. Sta scritto nei profeti: E tutti saranno ammaestrati da Dio. Chiunque ha udito il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non che alcuno abbia visto il Padre, ma solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in verità vi dico: chi crede ha la vita eterna. Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo”.

 

“IL PANE CHE IO DARO’ E’ LA MIA CARNE PER LA VITA DEL MONDO”. (Gv. 6,51)

Dio, nel suo infinito amore, fece quello che noi uomini non sappiamo e non riusciamo a fare: ossia non ci ha donato qualcosa ma ha donato il suo amore divenendo una cosa sola con noi, facendosi carne della nostra carne, sangue del nostro sangue. Eppure quando Gesù annunciò l’Eucaristia, non fu capito. i Giudei si misero a discutere: “Come può costui darci la sua carne da mangiare?” e, alla risposta di Gesù sul mangiare il suo corpo per avere la vita eterna, molti di quelli che lo seguivano, se ne andarono e non tornarono più. E deve essere stata grande la delusione del Signore, nel costatare che i suoi non riuscivano a entrare nel tabernacolo dell’amore di Dio e farsi invadere totalmente da Lui.

Anche noi, spesso, non comprendiamo a fondo questo dono, ci arriviamo distratti, stanchi, slegati fra di noi. Eppure Lui è lì che ci attende, che ci chiama, che ci raduna da ogni parte, che ci fa suo popolo, sua famiglia.

E’ Lui che ci accoglie, che ci rianima, ci illumina con la sua parola. Ci fortifica. Ci rende il vero senso della nostra vita. E’ il Signore che ci prepara il banchetto del suo Corpo e del suo Sangue e chiede il nostro modesto, umile, quasi insignificante contributo, perché ci vuole partecipi, attivi, corresponsabili. In ogni Eucaristia il Signore ci chiede con insistenza se noi lo amiamo, dimenticando i nostri tradimenti, le nostre inadempienze, le nostre infedeltà.

In ogni Eucaristia il Signore ci coinvolge nella sua missione verso il suo gregge, anche se in maniera diversa gli uni dagli altri e ci ripete il suo invito: “Seguimi”. In ogni Eucaristia il Signore ci dona la forza, nonostante le difficoltà e le contraddizioni, di annunciare il suo nome, di proclamare  che Lui è il Cristo, il Signore, e di rimanere nella pace anche quando siamo oltraggiati per amore del suo nome, come avveniva per gli apostoli, per i primi cristiani, come avviene ancora oggi per gli autentici testimoni della fede.

 

 

VENERDI’ 5 MAGGIO

Una scheggia di preghiera:

 

PER IL MISTERO DELLA TUA PASSIONE, MORTE E RISURREZIONE, SALVACI O GESU’

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ATANASIO DI CORINTO, Santo Vescovo

Fu Vescovo metropolita di Corinto tra il 976 e il 1028. Difese i cristiani dalle eresie allora imperanti specialmente dai giacobiti. Abbiamo ancora qualche brano di un suo discorso dove spiega il perché della morte in croce di Gesù.

Parola di Dio: At 9,1-20; SaI 116; Gv 6,52-59

 

Vangelo Gv 6, 52-59

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, i Giudei si misero a discutere tra di loro: “Come può costui darci la sua carne da mangiare?”. Gesù disse: “In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo, non come quello che mangiarono i padri vostri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno”. Queste cose disse Gesù, insegnando nella sinagoga a Cafarnao. Parola del Signore

 

“SE NON MANGIATE LA CARNE DEL FIGLIO DELL’UOMO E NON BEVETE IL SUO SANGUE NON AVRETE IN VOI LA VITA”. (Gv. 6,53)

Quello che Gesù fa è un discorso scandaloso per gli Ebrei che lo ascoltano. Mangiare la carne di un altro è scandalo, è in quasi tutte le culture una della cose più abominevoli, ancor di più lo è il sangue. Anche noi ci facciamo la stessa domanda dei Giudei: “Come può costui darci la sua carne da mangiare?”.

Gesù, mette in relazione queste sue parole con la donazione totale che farà di se stesso sulla croce. L’Eucaristia è dunque il reale memoriale della Passione e Morte di Gesù. Chi fa l’Eucaristia, mangiando il suo Corpo, entra in comunione con questo mistero, ne partecipa, è chiamato a viverlo. Certe forme di facile spiritualismo hanno fatto sì che troppe volte abbiamo ridotto la Comunione a un momento intimistico: ci esaminiamo se non abbiamo fatto qualche peccato grave, diciamo una bella serie di preghiere, andiamo a ricevere l’Eucaristia, ci coccoliamo “il nostro Gesù”! Tutto questo, pur essendo valido, è riduttivo.  Se celebro e ricevo l’Eucaristia annuncio  e proclamo il Signore risorto, mi unisco e accetto la sua Passione e Mor­te, attendo con gioia e fermezza il suo ritorno che preparo con la mia vita resa conforme a Colui che ho ricevuto.

Già una volta avevo proposto questa antica preghiera che può forse urtare contro la sensibilità moderna ma che mi sembra valida per riportarci al senso concreto della Eucaristia.

“Il tuo Corpo santo, per noi crocifisso, noi lo mangiamo, il tuo Sangue versato per la nostra liberazione, noi lo beviamo. Che il tuo Corpo sia la nostra salvezza, e il tuo Sangue perdono delle nostre colpe!

Per il fiele che hai bevuto per noi, risparmiaci dal fiele del peccato! Per l’aceto che hai bevuto per noi, dona forza alla nostra debolezza! Per gli sputi che hai ricevuto per noi, fa’ che la rugiada della tua bontà ci ricopra! Per la canna che ti ha colpito, aprici il tuo Regno! Per le spine di cui sei stato coronato, donaci la corona della vita! Per il sudario che ti ha avvolto nella tomba, rivestici della tua invincibile poten­za! Per il sepolcro nuovo in cui sei stato deposto, rinnova i nostri corpi e le nostre anime! Per la risurrezione che ti ha richiamato in vita, fa’ che anche noi torniamo a vivere un giorno, per sempre!

 

 

SABATO 6 MAGGIO

Una scheggia di preghiera:

 

LA TUA PAROLA, SIGNORE, E’ PAROLA DI VITA ETERNA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: MARTIRI DI LAMBESA 

Sotto questo nome ricordiamo un gruppo di martiri che furono uccisi a Lambesa, nelle vicinanze della attuale Costantine dell’Algeria. Ne facevano parte due vescovi, Agapio e Secondino, Mariano che era lettore. Ad essi si aggiunsero Emiliano, soldato Tertulla e Antonia, vergini e un gruppo di altri cristiani. L’esecuzione avvenne il 6 maggio 258.

Parola di Dio: At 9,31-42; Sal 115; Gv 6,60-69

 

Vangelo Gv 6, 60-69

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, molti tra i discepoli di Gesù, dissero: “Questo linguaggio è duro; chi può intenderlo?”. Gesù, conoscendo dentro di sé che i suoi discepoli proprio di questo mormoravano, disse loro: “Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell'uomo salire là dov'era prima? E’ lo Spirito che da  la vita, la carne non giova a nulla; le parole che vi ho dette sono spirito e vita. Ma vi sono alcuni tra voi che non credono”. Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. E continuò: “Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre mio”. Da allora molti dei suoi discepoli si tirarono indietro e non andavano più con lui. Disse allora Gesù ai Dodici: “Forse anche voi volete andarvene?”. Gli rispose Simon Pietro: “Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna; noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio”. Parola del Signore

 

“SIGNORE, DA CHI ANDREMO? TU HAI PAROLE DI VITA ETERNA”. (Gv.6,68)

Vi propongo a commento un brano di Chiara Lubich:

Pietro aveva capito che le parole del suo Maestro erano diverse da quelle degli altri maestri. Le parole che vanno dalla terra alla terra, appartengono e hanno il destino della terra. Le parole di Gesù sono spirito e vita perché vengono dal Cielo: una luce che scende dall’Alto ed ha la potenza dell’Alto. Le sue parole possiedono uno spessore ed una profondità che le altre parole non hanno, siano esse di filosofi, di politici, di poeti. Sono "parole di vita eterna" perché contengono, esprimono, comunicano la pienezza di quella vita che non ha fine, perché è la vita stessa di Dio. Gesù è risorto e vive, e le sue parole, anche se pronunciate nel passato, non sono un semplice ricordo, ma parole che egli rivolge oggi a tutti noi e a ciascuna persona di ogni tempo e di ogni cultura: parole universali, eterne.

Le parole di Gesù! Devono essere state la sua più grande arte, se così si può dire. Il Verbo che parla in parole umane: che contenuto, che intensità, che accento, che voce!

Teresa di Lisieux in una lettera del 9 maggio 1897 scrive: "Qualche volta, quando leggo certi trattati spirituali... il mio povero piccolo spirito non tarda a stancarsi. Chiudo il libro dei sapienti che manda in pezzi la mia testa e dissecca il mio cuore, e prendo in mano la Sacra Scrittura. Allora tutto mi diventa luminoso, una sola parola dischiude all’anima mia orizzonti infiniti e la perfezione mi sembra facile" .

Sì, le parole divine saziano lo spirito fatto per l’infinito; illuminano interiormente non solo la mente, ma tutto l’essere, perché sono luce, amore e vita. Danno pace quella che Gesù chiama sua: "la mia pace" anche nei momenti di turbamento e di angoscia. Danno gioia piena pur in mezzo al dolore che a volte attanaglia l’anima. Danno forza soprattutto quando sopraggiungono lo sgomento o lo scoraggiamento. Rendono liberi perché aprono la strada della Verità.

 

 

DOMENICA 7 MAGGIO: 4^ DOMENICA DI PASQUA B

Una scheggia di preghiera:

 

TU SEI IL BUON PASTORE, NULLA MI MANCHERA’

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: BENEDETTO II Santo, Papa

Romano di origine venne eletto Papa il 26 giugno 684. Era umile e mansueto, compassionevole con tutti, generoso. Ottenne dall'imperatore Costantino IV che l'elezione papale fosse ratificata dall'esarca di Ravenna anziché dall'imperatore bizantino. Esercitò la tutela sui figli di Costantino IV, Giustiniano II ed Eraclio. Ricondusse i Visigoti di Spagna all'obbedienza alla Chiesa romana. Morì, dopo breve malattia l’8 maggio 685.

Parola di Dio: At 4,8-12; SaI 117; 1Gv 3,1-2; Gv10,11-18

 

Vangelo Gv 10, 11-18

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, Gesù disse: “Io sono il buon pastore. Il buon pastore offre la vita per le pecore. Il mercenario invece, che non è pastore e al quale le pecore non appartengono, vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge e il lupo le rapisce e le disperde; egli è un mercenario e non gli importa delle pecore. Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, come il Padre conosce me e io conosco il Padre; e offro la vita per le pecore. E ho altre pecore che non sono di quest'ovile; anche queste io devo condurre; ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge e un solo pastore. Per questo il Padre mi ama: perché io offro la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie, ma la offro da me stesso, poiché ho il potere di offrirla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo comando ho ricevuto dal Padre mio”. Parola del Signore

 

“HO ALTRE PECORE CHE NON SONO DI QUESTO OVILE; ANCHE QUESTE DEVO CONDURRE; ASCOLTERANNO LA MIA VOCE E DIVENTERANNO UN SOLO GREGGE E UN SOLO PASTORE”. (Gv. 10,16)

L’amore di Gesù è universale. Non si contenta di avere molti fratelli, molti discepoli, molti seguaci: il suo sguardo e il suo cuore si rivolgono a tutti. Senza eccezione alcuna, abbraccia tutti, senza escludere nessuno. Egli non è il pastore soltanto dei cristiani, è il pastore di tutti, anche di coloro che non lo conoscono e che non lo accettano come Salvatore. Egli, come dice san Pietro “è la pietra che scartata dai costruttori, è divenuta testata d’angolo. In nessun altro c’è salvezza; non vi è infatti altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale è stabilito che possiamo essere salvati”.

Tutti noi partecipiamo al servizio pastorale di Gesù, ciascuno secondo il dono ricevuto, e ciascuno di noi deve essere pronto a darsi agli altri senza riserve, prendendosi a cuore i bisogni dei nostri fratelli. Il nostro rapporto con gli altri dovrebbe modellarsi su quello di Gesù, divenendo sempre più attento, premuroso, cordiale, fraterno. Inoltre la nostra attenzione dovrebbe rivolgersi a tutti, vicini e lontani, desiderosi che ciascuno, in qualche modo, anche se misteriosamente, si incontri con il Signore, unico Salvatore e Buon pastore di tutti.

 

 

LUNEDI’ 8 MAGGIO

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, VALGO POCO, MA QUEL POCO TE LO OFFRO

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: VITTORE, Santo, Martire di Milano

Secondo gli “Atti dei martiri” era un soldato mauritano di stanza a Milano, e qui fu decapitato per la fede nel 304. Patrono dei prigionieri e degli esuli, è da lui prende nome il carcere giudiziario di Milano

Parola di Dio: At11,1-18; SaI 41e42; Gv 10,1-10

 

Vangelo Gv 10, 1-10

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, disse Gesù: “In verità, in verità vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore per la porta, ma vi sale da un'altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra per la porta, è il pastore delle pecore. Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore una per una e le conduce fuori. E quando ha condotto fuori tutte le sue pecore, cammina innanzi a loro, e le pecore lo seguono, perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei”. Questa similitudine disse loro Gesù; ma essi non capirono che cosa significava ciò che diceva loro. Allora Gesù disse loro di nuovo: “In verità, in verità vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvo; entrerà e uscirà e troverà pascolo. Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza”. Parola del Signore

 

“IO SONO LA PORTA DELL’OVILE: SE UNO ENTRA ATTRAVERSO DI ME SARA’ SALVO”. (Gv. 10,9)

A commento di questa frase di Gesù vi offro una storia (sì, proprio una favola!) significativa che ho trovato girando su Internet (anche lì, in mezzo a tanta porcheria, ci sono cose buone!)

C'era in un piccolo paese di montagna un chiesa molto famosa per i suoi meravigliosi quadri, dipinti da artisti di ogni secolo. Questa chiesa era così famosa che andava a visitarla anche gente proveniente da paesi lontani. Oltre a questi meravigliosi capolavori, in un angolo quasi dimenticato, vi era anche un crocifisso di legno; a differenza dei quadri, ben visibili a tutti i visitatori perché illuminati da potentissimi fari che evidenziavano contorni e colori delle immagini, il piccolo crocifisso, posto nel buio, passava quasi sempre inosservato. Così era molto triste e sconfortato, perché si rendeva conto che nessuno poteva vederlo e quindi non poteva fare quello che doveva fare.

Un giorno, uno spiraglio di luce riuscì ad illuminare una zona di quell'angolino. Il crocifisso, incuriosito da questo fascio di luce, cercò di vedere cosa c'era lì attorno e con grande sorpresa, notò proprio accanto a lui,due lumini. Con un po' di coraggio tentò di attirare la loro attenzione: "Salve, io sono il Crocifisso di legno ed avrei un gran bisogno del vostro aiuto".

Uno dei due lumini, con aria da superiore e un po' infastidito, rispose: "Il mio aiuto? E perché dovrei aiutarti? Non ho proprio voglia di fare niente! E poi non saprei proprio cosa poter fare per te".

Il crocifisso, turbato dalla risposta, ribatté al primo lumino: "Come non sai come potermi aiutare?! Non sai che tu hai la capacità di generare luce?!".

Riprese il primo lumino: "Luce? E come potrei produrla? A me nessuno ha mai detto per che cosa sono stato creato; mi hanno lasciato qui e qui sono rimasto, senza farmi tante domande".

Replicò il crocifisso: "Allora te lo dico io. Tu, con la tua cera e con il tuo stoppino, hai la possibilità di dar vita ad una luce piccola, ma sufficiente ad illuminarmi. Purtroppo però, questa luce non è eterna: la fiamma da cui proviene scioglie, con il suo calore, la cera e la consuma".

E il primo lumino, spaventato: "Cosa vuoi dire? Che perderò la mia forma rotonda e alta? Che mi vedrò morire a poco a poco?".

Rispose il crocifisso: "Sì. E voglio dirti che ad un certo punto non ci sarai più".

"Neanche a pensarci!" disse il lumino, "io non farò niente di quello che tu mi hai detto. Preferisco stare qui, in questo angolo buio, piuttosto che rovinarmi e perdere ciò che ho".

Il crocifisso, ascoltate le parole del lumino, perse la speranza.

Ad un tratto però, si sentì chiamare: "Scusa. Ehi crocifisso, mi senti? Posso parlarti un secondo?".

Il crocifisso volse lo sguardo; capì che quella vocina proveniva dal secondo lumino e rispose: "Sì che puoi parlarmi!".

Allora il secondo lumino domandò: "Ma è vero che io ho il dono di creare luce? E che così facendo potrei aiutarti?".

Rispose il crocifisso: "Sì, è proprio vero. Ma è anche vero che per aiutarmi dovrai sacrificare te stesso".

Il secondo lumino stette un po' in silenzio; poi, con sicurezza, sentenziò: "Ok, ti aiuterò. Lo faccio perché è ciò che voglio fare. Ora che sono a conoscenza del mio dono, voglio farlo fruttificare, anche se dovrò andare incontro alla mia fine. Tu non preoccuparti perché aiutando te, farò qualcosa anche per me stesso: mi potrò realizzare".

Il crocifisso, commosso, ringraziò di tutto cuore il lumino. Si sentiva molto felice perché adesso, illuminato dal suo piccolo amico, poteva fare ciò per cui era stato creato.

Da quel giorno, nella chiesetta, non sono più solo i quadri ad attirare l'attenzione dei fedeli visitatori: c'è un oggettino che esprime umiltà e semplicità; è illuminato da una luce tiepida e tenue che misteriosamente richiama chiunque lo noti, a fermarsi un attimo. Non è un quadro artisticamente meraviglioso, ma ha qualcosa di particolare: mostra l'immagine del Figlio di Dio, Gesù, colui che ha posto i doni del Padre al nostro servizio, dando loro così, un valore ancora più grande. E come se non bastasse, ha infine sacrificato se stesso, facendosi crocifiggere, per noi, perché quello era il destino che Qualcuno aveva disegnato.

Nella chiesetta risuona ancora oggi la storia di un lumino, che oramai vecchio e coperto di polvere, è rimasto abbandonato e solo nel suo buio angolino; e di un lumino che ormai non c'è più, ma che ha fatto la sua storia, lasciando traccia di sé nel cuore di un crocifisso che, grazie al suo amico lumino, narra, ancora oggi, l'umiltà e la bontà di chi ha scelto di vivere e morire per noi.

 

 

MARTEDI’ 9 MAGGIO

Una scheggia di preghiera:

 

AIUTAMI, SIGNORE A SCOPRIRE IL SUONO DEL TUO PASSO, PER APRIRE E ACCOGLIERTI

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: LUMINOSA DI PAVIA, Santa, Vergine

Era una pia e santa donna a cui S. Epifanio affidò la sorella minore, Onorata, per educarla. Siamo negli anni sulla fine del 400. E’ patrona dei venditori delle bancarelle di libri. Il suo nome significa: “Colei che splende di luce propria”.

Parola di Dio: At 11,19-26; Sal 86; Gv 10,22-30

 

Vangelo Gv 10, 22-30

Dal vangelo secondo Giovanni.

Ricorreva in quei giorni a Gerusalemme la festa della Dedicazione. Era d'inverno. Gesù passeggiava nel tempio, sotto il portico di Salomone. Allora i Giudei gli si fecero attorno e gli dicevano: “Fino a quando terrai l'animo nostro sospeso? Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente”. Gesù rispose loro: “Ve l'ho detto e non credete; le opere che io compio nel nome del Padre mio, queste mi danno testimonianza; ma voi non credete, perché non siete mie pecore. Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno mai perdute e nessuno le rapirà dalla mia mano. Il Padre mio che me le ha date è più grande di tutti e nessuno può rapirle dalla mano del Padre mio. Io e il Padre siamo una cosa sola”. Parola del Signore

 

“SE TU SEI IL CRISTO, DILLO A NOI APERTAMENTE”. (Gv. 10,24)

Quante persone, come quei giudei vorrebbero vedere chiaramente  Gesù; anche noi qualche volte dentro di noi pensiamo: “Se tu o Gesù ti manifestassi con potenza…”. Mi è venuta in mente una vecchia preghiera di riflessione di Rauol Follereau: ve la ripropongo con qualche piccolo adattamento nell’attualità degli esempi:

Se Cristo, domani, busserà alla vostra porta, Lo riconoscerete?

Sarà, come una volta, un uomo povero, certamente un uomo solo. Sarà senza dubbio un operaio, forse un disoccupato, e anche, se lo sciopero è giusto, uno scioperante. Salirà scale su scale, senza mai finire. Busserà a tutte le porte, anche alla tua porta.

Ma la vostra porta è così difficile da aprire.

”Non mi interessa” comincerete prima d'ascoltarlo. E sbatterete la porta in faccia al povero che è il Signore.
Sarà forse un profugo, uno dei quindici milioni di profughi, uno di quelli che per sfuggire la fame e per seguire un sogno salgono sulle carrette del mare e mettono a repentaglio la propria vita e sono sfruttati da altri,  uno di coloro che nessuno vuole, e che vagano in questo deserto che è diventato il Mondo; uno di coloro che devono morire ”perché dopo tutto non si sa da dove arrivino persone di quella risma...”

O meglio ancora, in certi paesi “perbene”, un uomo nero, un negro come dicono loro, stanco di mendicare un buco negli alloggi di una grande città come una volta a Betlemme la Vergine Nostra Signora...
Se Cristo, domani, busserà alla vostra porta, Lo riconoscerete?

 

 

MERCOLEDI’ 10 MAGGIO

Una scheggia di preghiera:

 

GESU’, MOSTRACI IL PADRE!

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: SOLANGE, Santa, Vergine    

La storia di Solange è molto simile ad una altra storia avvenuta più di dieci secoli dopo, quella di Maria Goretti. Solange era una bella ragazzina, era povera, faceva la pastora, voleva conservarsi anima e corpo per Dio. Ma un ricco signore del posto concepì per lei una violenta passione. Alle risposte negative della ragazza la fece rapire. Solange si difese come poteva affidandosi a Dio e il suo rapitore, reso furioso dalla sua resistenza la uccise. Era l’anno 880 nella regione del Berry, in Francia

Parola di Dio: At 12,24-13,5a; Sal 66; Gv 12,44-50

 

Vangelo Gv 12, 44-50

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, Gesù gridò a gran voce: “Chi crede in me, non crede in me, ma in colui che mi ha mandato; chi vede me, vede colui che mi ha mandato. Io come luce sono venuto nel mondo, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre. Se qualcuno ascolta le mie parole e non le osserva, io non lo condanno; perché non sono venuto per condannare il mondo, ma per salvare il mondo. Chi mi respinge e non accoglie le mie parole, ha chi lo condanna: la parola che ho annunziato lo condannerà nell'ultimo giorno. Perché io non ho parlato da me, ma il Padre che mi ha mandato, egli stesso mi ha ordinato che cosa devo dire e annunziare. E io so che il suo comandamento è vita eterna. Le cose dunque che io dico, le dico come il Padre le ha dette a me”. Parola del Signore

 

“CHI VEDE ME, VEDE IL PADRE CHE MI HA MANDATO (Gv. 12,45)

Oggi capita sempre più spesso di incontrare persone “ben pensanti” che con molta magnanimità dicono: “Dio è lo stesso Dio di tutte le religioni, che lo si chiami con un nome o con l’altro, che lo si onori in un modo o in altro…”. Molti altri poi si accontentano di un Dio “universale” che proprio perché così vago è privo di identità propria e quindi anche molto più comodo perché disincarnato.

Ma io nel mio cuore desidero conoscere chi sia Dio, che cosa pensi del mondo, se è un Padre o un padrone, se devo difendermi da Lui o se è possibile amarlo, se è un Dio che ha inventato il male o se è con me nella lotta contro di esso. Se è vero che a Dio si può giun­gere per mille strade diverse ed è altrettanto vero che nessuno può giudicare la fede di un altro, non per questo noi dobbiamo perdere la nostra identità, dimenticandoci di Gesù, il Figlio di Dio che è venuto nel mondo per rivelarci il volto del Padre. Gesù è Figlio di Dio, Gesù non può raccontarmi fandonie su Dio perché lo è lui stesso. Egli è la trasparenza del Padre. Le parole che ci ha detto, sono quelle del Padre. Noi possiamo arrivare al cuore del Pa­dre tramite il suo “Figlio prediletto”. Gesù Cristo, poi, non solo ci ha rivelato il volto del Padre, ma è anche la strada privilegiata per giungere al suo cuore.

E allora perché tanta ignoranza su Gesù anche presso di noi cristiani? Perché tanti credenti si accontentano di una figura di Gesù molto vicina a quella delle favole che è frutto di racconti sentiti da bambini? Perché, spesso, quando proponi un cammino di fede e di conoscenza di Cristo, spesso ti senti rispondere: “Non ho tempo, e poi di Gesù sappiamo già tutto!” Se davvero conoscessimo un po’ di più Gesù, come cambierebbe anche la nostra idea di Dio, quante maschere pseudoreligiose cadrebbero, quanto saremmo veramente più liberi e gioiosi!

 

 

GIOVEDI’ 11 MAGGIO

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, DONACI OCCHI, MANI E CUORE PER SERVIRE I FRATELLI

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ANASTASIO E 73 COMPAGNI, Santi Martiri

Anastasio sarebbe nato a Lerida, in Spagna, era un soldato di Diocleziano e perché cristiano sarebbe stato giustiziato con altri 73 compagni a Badalona. E’ il patrono di Lerida.

Parola di Dio: At 13,13-25; Sal 88; Gv 13,16-20

 

Vangelo Gv 13, 16-20

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, dopo che ebbe lavato i piedi ai discepoli, Gesù disse loro: “In verità, in verità vi dico: un servo non è più grande del suo padrone, né un apostolo è più grande di chi lo ha mandato. Sapendo queste cose, sarete beati se le metterete in pratica. Non parlo di tutti voi; io conosco quelli che ho scelto; ma si deve adempiere la Scrittura: Colui che mangia il pane con me, ha levato contro di me il suo calcagno. Ve lo dico fin d'ora, prima che accada, perché, quando sarà avvenuto, crediate che Io Sono. In verità, in verità vi dico: Chi accoglie colui che io manderò, accoglie me; chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato”. Parola del Signore

 

DOPO CHE GESU’ EBBE LAVATO I PIEDI AI SUOI DISCEPOLI DISSE LORO “UN SERVO NON E’ PIU’ GRANDE DEL SUO PADRONE”. (Gv. 13,16).

Prendo spunto per il commento odierno da uno scritto di Don Giovanni Salvioni.

Accanto al fonte della vita nuova, la Pasqua ci consegna anche un catino d'acqua sporca. Ne ha fatto uso il maestro e nessuno ancora lo ha tolto dalla tavola curandosi di svuotarlo. Anche noi potremmo immaginare quel recipiente sul nostro altare tra le tovaglie ben stirate, i fiori freschi e il cero pasquale: è la memoria dell'ultimo gesto all’apparenza stravagante di Gesù.

Quel catino è la freschezza di un uomo che quando è a tavola non ce lo si può trattenere seduto a lungo. Gesù si è alzato per lavare i piedi come un servo. Il catino con l'acqua sporca ci invita chiaramente a metterci scomodi prendendoci cura degli altri senza indugiare alla "tavola delle lunghe discussioni", senza intrattenerci in quei festeggiamenti dello "stiamo bene tra noi" che odorano di tradimento.  Solo chi è scattante e sa alzarsi da tavola impara a lasciare il posto ad altri, ai più giovani perché è convinto che di pane ce n'è per tutti. Quel catino è la scioltezza e l'equilibrio di mani allenate ad accarezzare. Ad uno ad uno tutti i piedi dei discepoli hanno provato il ristoro di quel tratto di cui solo l'artista che li ha plasmati è capace. Il catino con l'acqua sporca ci racconta di poche parole e di tanti piccoli gesti precisi e geniali... insomma un bene fatto bene senza le lentezze e gli appesantimenti delle abitudini.

Quel catino è il coraggio di smascherare la propria bellezza. Sotto la crosta polverosa della sporcizia Gesù ha ridato vigore e candore ai piedi dei suoi messaggeri. Il Cristo ha confermato ad uno ad uno i suoi lavandone i piedi. Il catino con l'acqua sporca ci risveglia alla straordinaria potenza del perdono che non fa conto dell'inadeguatezza ma riporta il cuore allo splendore originario. Solo chi guarda in faccia all'acqua sporca smette di giudicare e ritrova quel coraggio che non confonde. Solo chi vede il maestro piegato sui propri piedi non ha più dubbi.

La paura di sbagliare non è l'ultima parola, perché ciò che dà bellezza è il perdono e l'accoglienza.

 
 

VENERDI’ 12 MAGGIO

Una scheggia di preghiera:

 

STAR CON TE, O GESU’ E’ IL MIO DESIDERIO

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: DESIDERATO, Santo, Vescovo      

Era nato a Soisson ed era fratello del martire Doedato. Fu in un primo tempo alla corte di Clotario e di Childeberto, ma nel 544 venne eletto Vescovo di Bourges, succedendo a S. Arcadio. Fu presente al quinto concilio di Orleans e al secondo di Alvernia. Combatté contro le eresie di Nestorio e di Eutiche. Morì nel 550

Parola di Dio: At 13,26-33; Sal 2; Gv 14,1-6

 

Vangelo Gv 14, 1-6

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: “Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molti posti. Se no, ve l'avrei detto. Io vado a prepararvi un posto; quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, ritornerò e vi prenderò con me, perché siate anche voi dove sono io. E del luogo dove io vado, voi conoscete la via”. Gli disse Tommaso: “Signore, non sappiamo dove vai e come possiamo conoscere la via?”. Gli disse Gesù: “Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me”. Parola del Signore

 

“NELLA CASA DEL PADRE MIO VI SONO MOLTI POSTI…IO VADO A PREPARARVI UN POSTO”.(Gv.14,2)

Per meditare sulle parole di Gesù vi presento due raccontini di Bruno Ferrero, dal suo libretto: Il segreto dei pesci rossi.

Una vecchietta serena, sul letto d'ospedale, parlava con il parroco che era venuto a visitarla. "Il Signore mi ha donato una vita bellissima. Sono pronta a partire". "Lo so" mormorò il parroco.

"C'è una cosa che desidero. Quando mi seppelliranno voglio avere un cucchiaino in mano".

"Un cucchiaino?". Il buon parroco si mostrò autenticamente sorpreso. "Perché vuoi essere sepolta con un cucchiaino in mano?".

"Mi è sempre piaciuto partecipare ai pranzi e alla cene delle feste in parrocchia. Quando arrivavo al mio posto guardavo subito se c'era il cucchiaino vicino al piatto. Sa che cosa voleva dire? Che alla fine sarebbero arrivati il dolce o il gelato".

"E allora?".

"Significava che il meglio arrivava alla fine! E proprio questo che voglio dire al mio funerale. Quando passeranno vicino alla mia bara si chiederanno: Perché quel cucchiaino? Voglio che lei risponda che io ho il cucchiaino perché sta arrivando il meglio".

Un medico era assillato da un paziente che aveva una gran paura di morire.

"Come sarà quel momento, dottore? Che mi succederà?".

Il dottore apri la porta della stanza per andarsene e il cagnolino del malato entrò di gran carriera. Abbaiando e scodinzolando di gioia, saltò sul letto e sommerse mani e volto del padrone di leccatine affettuose. Il dottore disse:

"Sarà proprio così. Qualcuno aprirà la porta e ...".

 

 

SABATO 13 MAGGIO

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, ECCOTI LA MIA MISERIA PERCHE’ TU VI POSSA OPERARE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ANDREA UBERTO FOURNET, Santo

Era nato a Sian Pierre de Maillè e fu parroco di quella città, rifiutò il giuramento alla costituzione civile del clero ed emigrò in Spagna. Tornato in patria fondò con santa Giovanna Elisabetta Bichier des Ages la congregazione delle figlie della Croce. Morì a Le Puye nel 1834.

Parola di Dio: At 13,44-52; Sal 97; Gv 14,7-14

 

Vangelo Gv 14, 7-14

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Se conoscete me, conoscerete anche il Padre: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto”. Gli disse Filippo: “Signore, mostraci il Padre e ci basta”. Gli rispose Gesù: “Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me ha visto il Padre. Come puoi dire: Mostraci il Padre? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me; ma il Padre che è con me compie le sue opere. Credetemi: io sono nel Padre e il Padre è in me; se non altro, credetelo per le opere stesse. In verità, in verità vi dico: anche chi crede in me, compirà le opere che io compio e ne farà di più grandi, perché io vado al Padre. Qualunque cosa chiederete nel nome mio, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò”. Parola del Signore

 

“CHI CREDE IN ME COMPIRA’ LE OPERE CHE IO COMPIO E NE FARA’ DI PIU’ GRANDI”. (Gv. 14,12)

È questa una di quelle affermazioni di Gesù che appaiono più sbalorditive: come mai i suoi discepoli potranno fare opere come le sue o addirittura superiori alle sue? Non sono miracoli su miracoli quelli che Egli ha compiuto durante la sua vita? Non ha Gesù persino risuscitato i morti?

Ma forse si può capire quello che Egli ha detto approfondendo ciò che qui intende per opere “più grandi”.

Gesù non intende parlare qui di qualsiasi azione, ma di quelle che compie Lui, in continuità cioè con tutto ciò che Egli ha fatto, per riaprire agli uomini la comunione col Padre, per comunicare loro la salvezza.

E non significa che i discepoli saranno superiori al Maestro, perché, attraverso il loro operare, è Gesù stesso che, anche dopo il suo ritorno al Padre, continua ad agire nel mondo

Quanto alle “Opere più grandi”, che Gesù farà mediante chi crede in Lui, consistono essenzialmente nel dare agli uomini la vita divina, la forza dello Spirito e, quindi, l'adozione a figli di Dio. E questa Gesù la otterrà in pienezza soltanto nella sua morte e risurrezione. Dipende da noi allora che Gesù  ripassi oggi sulla terra a compiere l'opera sua: Egli agisce mediante noi, se lo lasciamo fare.

Anche per la sua prima venuta sulla terra Dio ha chiesto il consenso di Maria, una di noi. Maria ha creduto: ha aderito totalmente ai piani del Padre. Abbiamo anche noi una grande responsabilità: dobbiamo credere in Gesù perché Egli possa vivere in noi e operare tramite noi. Dobbiamo accogliere e mettere in pratica le sue Parole, che si sintetizzano nel comandamento dell'amore ed Egli allora potrà operare in noi e attraverso noi.

 

 

DOMENICA 14 MAGGIO: 5^ DOMENICA DI PASQUA B

Una scheggia di preghiera:

 

GESU’, TIENIMI UNITO A TE, VICINO AL TUO CUORE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: MARIA MAZZARELLO, Santa  

Nacque a Monrese il 9 maggio 1837 da famiglia contadina. Era una ragazza sana, tenace, forte di temperamento. A 17 anni fondò l’Unione delle Figlie di Maria Immacolata. Nell’ottobre 1864 incontrò Don Bosco che nel 1872 fondò, partendo da quella Unione di ragazze, le suore Figlie di Maria Ausiliatrice. La Mazzarello sarà eletta superiora. Fu sempre umile e modesta. Ebbe lo stesso spirito di don Bosco. Mandò le sue suore anche in missione e ci andò lei stessa. Morì il 14 Maggio 1881.

Parola di Dio: At 9,26-31; Sal 21; 1Gv 3,18-24; Gv 15,1-8

 

Vangelo Gv 15, 1-8

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiolo. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo toglie e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete gia mondi, per la parola che vi ho annunziato. Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può far frutto da se stesso se non rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e si secca, e poi lo raccolgono e lo gettano nel fuoco e lo bruciano. Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli”. Parola del Signore

 

“RIMANETE IN ME E IO IN VOI”. (Gv. 15,4)

Noi siamo i tralci e siamo invitati a rimanere in comunione con Cristo nel quale siamo inseriti col battesimo e per il quale abbiamo vita. Notiamo che Gesù dice: “rimanere” e non “entrare” in Lui: questo esprime il carattere di dono che ci è fatto di questo legame intimo e vitale col Signore davanti al quali i nostri atteggiamenti non possono che essere due, accettazione o rifiuto. La nostra unione a Cristo è poi possibile nonostante le nostre diversità, come è diverso ciascun tralcio che forma un’unica pianta con la vite.

Rimanere nel Signore è necessario per la nostra crescita di discepoli fino a giungere ad una maturità della fede che non ci è data una volta per sempre, ma che esige una continua limatura e liberazione da scorie e limitazioni di vario genere pensate ad esempio al magismo, alle superstizioni, alla ricerca di forti emozioni, alla paura di Dio, al mettere Dio sullo stesso piano dei nostri tanti idoli.

La crescita nell’adesione di fede è faticosa, ma va compiuta se non vogliamo rimanere tralci inutili e ingombranti. In questa fatica però non siamo soli, c’è lo Spirito del Signore risorto che ci illumina, ci sostiene nel cammino. Se rimaniamo attaccati a Gesù, la vera vite, porteremo le sue opere di santità e di consolazione.

 

 

LUNEDI’ 15 MAGGIO

Una scheggia di preghiera:

 

TU SEI L’UNICO DIO, O SIGNORE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ACHILLIO IL TAUMATURGO o ACHILLE, Santo, Arcivescovo

Nacque in Cappadocia. Ebbe una profonda educazione cristiana. Alla morte dei suoi genitori distribuì tutto ai poveri ed andò pellegrino in Terrasanta e poi a Roma da dove partì per viaggi missionari.

Arrivato a Larissa, in Tessaglia, lo fecero arcivescovo della città. Nel 325 partecipò al Concilio di Nicea. Aveva il dono dei miracoli e di cacciare il demonio. Morì verso la metà del IV secolo. Le sue reliquie furono portate in Bulgaria nella città di Presbo che mutò in seguito il nome in Achilli.

Parola di Dio: At 14,5-18; Sal113B; Gv 14,21-26

 

1^ Lettura At 14, 5-18

Dagli Atti degli Apostoli.

In quei giorni, a Iconio ci fu un tentativo dei pagani e dei Giudei con i loro capi per maltrattare e lapidare Paolo e Barnaba; essi se ne accorsero e fuggirono nelle città della Licaònia, Listra e Derbe e nei dintorni, e là continuavano a predicare il vangelo. C'era a Listra un uomo paralizzato alle gambe, storpio sin dalla nascita, che non aveva mai camminato. Egli ascoltava il discorso di Paolo e questi, fissandolo con lo sguardo e notando che aveva fede di esser risanato, disse a gran voce: “Alzati diritto in piedi!”. Egli fece un balzo e si mise a camminare. La gente allora, al vedere ciò che Paolo aveva fatto, esclamò in dialetto licaonio e disse: “Gli dei sono scesi tra di noi in figura umana!”. E chiamavano Barnaba Zeus e Paolo Hermes, perché era lui il più eloquente. Intanto il sacerdote di Zeus, il cui tempio era all'ingresso della città, recando alle porte tori e corone, voleva offrire un sacrificio insieme alla folla. Sentendo ciò, gli apostoli Barnaba e Paolo si strapparono le vesti e si precipitarono tra la folla, gridando: “Cittadini, perché fate questo? Anche noi siamo esseri umani, mortali come voi, e vi predichiamo di convertirvi da queste vanità al Dio vivente che ha fatto il cielo, la terra, il mare e tutte le cose che in essi si trovano. Egli, nelle generazioni passate, ha lasciato che ogni popolo seguisse la sua strada; ma non ha cessato di dar prova di sé beneficando, concedendovi dal cielo piogge e stagioni ricche di frutti, fornendovi il cibo e riempiendo di letizia i vostri cuori”. E così dicendo, riuscirono a fatica a far desistere la folla dall'offrire loro un sacrificio. Parola di Dio

 

ANCHE NOI SIAMO ESSERI UMANI, MORTALI, COME VOI. (At. 14,15)

Questo episodio di Paolo e Barnaba scambiati per dèi, dopo aver guarito uno storpio, fa venire in mente come spesso è facile confondere il divino con l'umano. La nostra sete di miracoli, di straordinario spesso ci confonde le idee. Il "santo", il "veggente" diventano più importanti di Dio stesso, certe devozioni diventano talmente importanti quasi da farci dimenticare che sono indirizzate a Dio e non formule magiche per conquistare una grazia o per appropriarsi della divinità, certi gruppi diventano fine a se stesso per cui alla fine è più importante il gruppo o il personaggio carismatico che lo rappresenta che non Gesù stesso.

"Sant'Antonio supera il Santissimo in fatto di candele" mi raccontava sorridendo un amico parroco da anni in un paese della cintura Torinese. Ma qualche volta anche il "Reverendo tal dei tali" supera il buon Dio se: "vado a messa solo quando la dice lui". L'umanità e i suoi rapporti sono importanti e nulla vieta che ci sia una "simpatia" particolare con certe persone, ma ricordiamoci: Dio è talmente umile e misericordioso che si fa pane anche alla messa del più scalcinato, arruffone, peccatore prete di questo mondo.

 

 

MARTEDI’ 16 MAGGIO

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, FA’ DI ME UNO STRUMENTO DELLA TUA PACE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ANDREA BOBOLA, Santo, Martire 

Nato nel 1591 scelse di entrare tra i Gesuiti. Fu ordinato sacerdote nel 1622. Fu apostolo della Lituania, si dedicò alla predicazione, alla assistenza dei malati e degli appestati. Si creò molti nemici. Arrestato da una banda di cosacchi fu torturato e poi ucciso il 16 maggio 1657.

Parola di Dio: At 14,19-28; SaI 144; Gv 14,27-31a

 

Vangelo Gv 14, 27-31

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. Avete udito che vi ho detto: Vado e tornerò a voi; se mi amaste, vi rallegrereste che io vado dal Padre, perché il Padre è più grande di me. Ve l'ho detto adesso, prima che avvenga, perché quando avverrà, voi crediate. Non parlerò più a lungo con voi, perché viene il principe del mondo; egli non ha nessun potere su di me, ma bisogna che il mondo sappia che io amo il Padre e faccio quello che il Padre mi ha comandato”. Parola del Signore

 

“VI LASCIO LA PACE, VI DO’ LA MIA PACE. NON COME LA DA’ IL MONDO IO LA DO’ A VOI”.(Gv. 14,27)

Ogni popolo, ogni persona avverte un profondo anelito alla pace, alla concordia, all’unità. Eppure, nonostante gli sforzi e la buona volontà, dopo millenni di storia ci ritroviamo incapaci di pace stabile e duratura.

Gesù è venuto a portarci la pace, una pace - ci dice - che non è come quella che "dà il mondo" , perché non è soltanto assenza di guerra, di liti, di divisioni, di traumi. La "sua" pace è anche questo, ma è molto di più: è pienezza di vita e di gioia, è salvezza integrale della persona, è libertà, è fraternità nell’amore fra tutti i popoli. Lui stesso è la nostra pace.

E cosa ha fatto Gesù per donarci la "sua" pace? Ha pagato di persona. Proprio mentre ci prometteva pace, veniva tradito da uno dei suoi amici, consegnato nelle mani dei nemici, condannato ad una morte crudele e ignominiosa. Anche a noi la costruzione della pace richiede un amore forte, capace di amare perfino chi non contraccambia, capace di perdonare, di superare la categoria del nemico, di amare la patria altrui come la propria. Essa domanda di trasformarci da persone pusillanimi, concentrate magari sui propri interessi e sulle proprie cose, in piccoli eroi quotidiani che, giorno dopo giorno, servendo i fratelli e le sorelle, sono pronti a donare persino la vita in loro favore. Essa ancora esige da noi cuore e occhi nuovi per amare e vedere in tutti altrettanti candidati alla fratellanza universale.

Ci possiamo chiedere: "Anche nei condomini litigiosi? Anche nei colleghi di lavoro che intralciano la mia carriera? Anche in chi milita in un altro partito o in una squadra di calcio antagonista? Anche nelle persone di religione o di nazionalità diverse dalla mia?"

Sì, ognuno mi è fratello e sorella. La pace inizia proprio qui, dal rapporto che so instaurare con ogni mio prossimo.

 

 

MERCOLEDI’ 17 MAGGIO

Una scheggia di preghiera:

 

NELLE TUE MANI, SIGNORE, AFFIDO ME STESSO

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ANTONIA MESINA, Beata,

Nacque ad Orgosolo il 21 giugno 1919. Seconda di nove fratelli apparteneva ad una famiglia semplice. Nel 1929 si iscrisse all'Azione Cattolica. Amava l’Eucarestia, il Cuore di Gesù, viveva la spiritualità del quotidiano. Rimanendo colpita dal martirio di S. Maria Goretti, manifestò più volte con le amiche che anche lei, in quelle circostanze avrebbe fatto la stessa cosa.  Il 17 maggio 1935, mentre si trovava in campagna a raccogliere legna con l'amica Anna Castangia, fu uccisa a colpi di pietra da un giovane al quale Antonia si era opposta con tutte le sue forze per difendere la sua purezza.

Parola di Dio: At 15,1-6; Sal 121; Gv 15,1-8

 

Vangelo Gv 15, 1-8

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: “Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiolo. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo toglie e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete gia mondi, per la parola che vi ho annunziato. Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può far frutto da se stesso se non rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e si secca, e poi lo raccolgono e lo gettano nel fuoco e lo bruciano. Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli”. Parola del Signore

 

“SENZA DI ME NON POTETE FAR NULLA”. (Gv. 15,5)

Si può aver paura se siamo attaccati al Signore?

In un paesino di montagna c'è un'usanza molto bella. Ogni primavera si svolge una gara tra tutti gli abitanti. Ciascuno cerca di trovare il primo fiore della primavera. Chi trova il primo fiore sarà il vincitore e avrà fortuna per tutto l'anno. A questa gara partecipano tutti, giovani e vecchi.

Un anno, quando la neve iniziava a sciogliersi e larghi squarci di terra umida rimanevano liberi, tutti gli abitanti di quel paesino partirono alla ricerca del primo fiore. Per ore e ore iniziarono a cercare alle pendici del monte, ma non trovarono alcun fiore. Stavano già ritornando verso casa quando il grido di un bambino attirò l'attenzione di tutti. "È qui! L'ho trovato". Tutti accorsero per vedere. Quel bambino aveva trovato il primo fiore, sbocciato in mezzo alle rocce, qualche metro sotto il ciglio di un terribile dirupo. Il bambino indicava col braccio teso giù in basso, ma non poteva raggiungerlo perché aveva paura di precipitare nel terribile burrone. Il bambino però desiderava quel fiore anche perché voleva vincere la gara. Cinque uomini forti portarono una corda. Intendevano legare il bambino e calarlo fino al fiore. Il bambino però aveva paura. Aveva paura che la corda si rompesse e di cadere nel burrone. "No, no - diceva piangendo – ho paura!". Gli fecero vedere una corda più forte e quindici uomini che l'avrebbero tenuto. Tutti lo incoraggiavano. Ad un tratto il bambino cessò di piangere. Tutti fecero silenzio per sentire che cosa avrebbe fatto il bambino. "Va bene – disse il bambino – andrò giù se mio padre terrà la corda!".

Se sai di essere nelle mani del Padre, sei sicuro, non guardi più in basso verso il precipizio ma alle sue mani forti che ti sostengono.

 

 

GIOVEDI’ 18 MAGGIO

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, CON TE NON C’E’ TRISTEZZA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: FELICE DA CANTALICE, Santo 

Il suo nome era Felice Porri ed era nato a Cantalice, vicino a Rieti nel 1515. Contadino fino a trent'anni poi frate converso a Roma, svolse intensa opera di carità con sereno ottimismo. Fu soprannominato «frate Deogratias» dalla sua abituale formula di saluto. Fu amico di san Filippo Neri e san Carlo Borromeo. Morì a Roma nel 1587.

Parola di Dio: At 15,7-21; Sal 95; Gv 15,9-11

 

Vangelo Gv 15, 9-11

Dal vangelo secondo Giovanni.\

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: “Come il Padre ha amato me, così anch'io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena”. Parola del Signore

 

“QUESTO VI HO DETTO PERCHE’ LA MIA GIOIA SIA IN VOI E LA VOSTRA GIOIA SIA PIENA”. (Gv. 15,11)

Se analizziamo i momenti di gioia della nostra vita scopriamo che essi hanno tutti un qualcosa in comune. La gioia nasce dalla consapevolezza di essere amati e di poter amare. Se so di essere amato, stimato, provo gioia e forza e sono contento se vedo questa gioia allargarsi attorno a me.

Se divento cosciente dell’amore che Dio ha per me, della sua stima, del suo perdono, della fiducia che ripone in me, non posso non aver gioia: Dio, il Creatore, il Sapiente, l’Unico, mi ama di un amore totale e personale, e me lo ha dimostrato e dimostra attraverso suo Figlio Gesù. Posso ancora essere pessimista, triste, posso ancora sentirmi solo? E se io sono amato così, posso temermelo per me solo o non devo sprizzare gioia da tutti i pori? Il mondo ha bisogno della mia gioia... Nel mondo c’è il grande contagio del possedere, della tristezza, io ho l’antidoto della gioia e ce l’ho in abbondanza; perché non regalarlo? Se farò così scoprirò un’altra meraviglia: donare gioia non ci impoverisce di essa, anzi, ce la moltiplica.

Pensate che uno scrittore tutt’altro che ridanciano, Alber Camus ha scritto così:

Quando si è visto una volta sola lo splendore della felicità sul viso di una persona che si ama, si sa che per un uomo non ci può essere altra vocazione che suscitare questa luce sui visi che lo circondano.

 

 

VENERDI’ 19 MAGGIO

Una scheggia di preghiera:

 

COM’E’ BELLO SIGNOR STARE INSIEME ED AMARCI COME AMI TU: QUI C’E’ DIO

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: AGOSTINO NOVELLO, Beato 

Nacque a Taormina nella prima metà del sec. XIII. L’appellativo “Novello” gli fu dato solo per distinguerlo dagli altri Agostino. Studiò diritto a Bologna e fu nominato prefetto della curia del re di Napoli. Partecipò alla battaglia di Benevento nel 1266 e fu ferito. Guarito provvidenzialmente entrò nell’Ordine degli Agostiniani e si recò alla ricerca di pace nei romitori presso Siena. Nel 1298 venne eletto generale dell’Ordine. Due anni dopo rinunziò al mandato desiderando ritirarsi a vita solitaria, cosa che fece nei pressi di Siena. Di lui si ricorda l’umiltà, il distacco dai beni terreni, la disciplina, il fervore religioso. Morì nel romitorio di san Leonardo al Lago (Siena) il 19 maggio 1309.

Parola di Dio: At 15,22-31; Sal 56; Gv 15,12-17

 

Vangelo Gv 15, 12-17

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: “Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l'ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri”.  Parola del Signore

 

“VOI SIETE MIEI AMICI”. (Gv. 15,14)

Che bello poter essere amici nientemeno che con Gesù, il Figlio di Dio! L’amicizia terrena è una delle poche cose che rallegrano la vita ed è così raro trovarla e donarla. Eccovi una bella preghiera di San Claudio La Colombiere

Gesù, sei Tu, il solo e vero Amico;

Tu non solo partecipi a ogni mia sofferenza, ma la prendi addirittura su di Te e conosci il segreto per mutarmela in gioia.

Tu mi ascolti con bontà e quando ti racconto le mie amarezze non manchi di addolcirle.

Ti trovo dappertutto, non ti allontani mai e se sono costretto a cambiare residenza. Ti trovo dovunque io vada.

Non soffri la noia nell'ascoltarmi; non ti stanchi mai di farmi del bene.

Se ti amo, sono sicuro di essere riamato; non hai bisogno dei miei beni, né ti impoverisci a darmi i tuoi.
Anche se sono un povero uomo, nessuno (nobile, intelligente o santo che sia) potrà rubarmi la tua amicizia.
La stessa morte, che divide tutti gli amici, mi riunirà a Te.

Tutte le avversità dell'età o del caso, non riusciranno mai ad allontanarmi da Te;

Anzi al rovescio, non godrò mai tanto pienamente della tua presenza e Tu non mi sarai mai tanto vicino, quanto il momento, nel quale tutto sembrerà cospirare contro di me. Morendo, si resuscita alla vita.

 

 

SABATO 20 MAGGIO

Una scheggia di preghiera:

 

DONACI, SIGNORE DI SPARGERE CON FIDUCIA IL TUO SEME

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ARCANGELO TADINI, Beato, Parroco

Nacque in una famiglia nobile e benestante, il 12 ottobre 1846 a Verolanuova (Brescia). Entrò nel seminario di Brescia nel 1864. Fu viceparroco e maestro elementare in Val Trompia e successivamente cappellano nella periferia di Brescia fino al 1885; si distinse per la pietà, per la predicazione e per l’educazione dei fanciulli. Nel 1887 divenne parroco a Botticino Sera (Brescia), carica che tenne fino alla morte. Fondò nel 1893 la Società di Mutuo Soccorso e nel 1898 una filanda per evitare l’emigrazione delle ragazze del paese per trovare lavoro; inoltre un pensionato per lavoratrici. Per assicurare l’assistenza alle giovani, fondò nel 1900 una Congregazione religiosa dal nome ‘Suore Operaie della S. Casa di Nazareth’. Dovette superare molte difficoltà e incomprensioni, anche da parte di sacerdoti che non ritenevano opportuno che delle religiose facessero anche le operaie. Fu sempre cagionevole di salute, ma visse una vita intensa di opere, morì il 20 maggio 1912 in Botticino Sera.

Parola di Dio: At 16,1-10; Sal 99; Gv 15,18-21

 

Vangelo Gv 15, 18-21

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: “Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma io vi ho scelti dal mondo, per questo il mondo vi odia. Ricordatevi della parola che vi ho detto: Un servo non è più grande del suo padrone. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra. Ma tutto questo vi faranno a causa del mio nome, perché non conoscono colui che mi ha mandato”. Parola del Signore

 

“SE IL MONDO VI ODIA, SAPPIATE CHE PRIMA DI ODIARE VOI HA ODIATO ME”. (Gv. 15,18)

I primi cristiani hanno incontrato quasi tutti il martirio per la fede. Anche oggi è impressionante scoprire quanti sono ancora martiri veri e propri per la testimonianza cristiana nel mondo. Ma quello che più spesso incontriamo nel nostro mondo è una indifferenza alla fede, tante volte ancora più scoraggiante che una aperta ostilità. E l’indifferenza, l’abitudine, il “tanto tutti fanno così”, può mettere a dura prova la testimonianza cristiana: è un martirio che non arriva tutto di un colpo, ma uno stillicidio che se non stai attento presto ti smonta, ti toglie l’entusiasmo, ti appiattisce. Il cristiano, seguendo il suo Maestro, è uno che non demorde, che non cerca risultati umani, che continua nella sua testimonianza sicuro che l’importante è seminare e qualche volta bagnare il terreno con un po’ di sudore, un po’ di lacrime e qualche goccia di sangue. A far crescere, a tempo opportuno, ci penserà il Signore stesso.

Diceva T. Carlyle: L'opera di un uomo buono è come una sorgente di acqua nascosta nel sottosuolo che, in segreto, rende l'erba più verde. E raccontava Hans Marcie: Spinto da un milione di ali di fuoco accese dall'uomo, il razzo si fa un tunnel nel cielo, e tutti acclamano. Spinta da un solo pensiero di Dio, la piantina si fa strada con urgenza nello spessore nero, e quando ha bucato il cielo pesante del suolo e si lancia su verso gli spazi esterni, neanche uno le batte le mani.

Continuiamo a seminare anche se è solo un granellino di senapa, perché Gesù sa che nulla va perso e che tutto crescerà, anche se magari servirà solo per il nido di un uccellino.

 

 

DOMENICA 21 MAGGIO: 6^ DOMENICA DI PASQUA B

Una scheggia di preghiera:

 

CREDO IN UN SOLO DIO

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: BENVENUTO DA RECANATI, Beato,

Benvenuto, nato a Recanati (Mc) chiese ed ottenne di entrare nei francescani L'ubbidienza lo destinò all'umile ufficio di cuoco.  Frequenti erano le sue estasi . La sua morte avvenne a Recanati il 6 maggio 1269.

Parola di Dio: At 10,25-27.34-35.44-48; Sal 97; IGv 4,7-10; Gv 15,9-17

 

1^ Lettura At 10, 25-27. 34-35. 44-48

Dagli Atti degli Apostoli.

Avvenne che, mentre Pietro stava per entrare (nella casa di Cornelio), questi andandogli incontro si gettò ai suoi piedi per adorarlo. Ma Pietro lo rialzò, dicendo: “Alzati: anche io sono un uomo!!. Poi, continuando a conversare con lui, entrò e trovate riunite molte persone disse loro: Pietro prese la parola e disse: “In verità sto rendendomi conto che Dio non fa preferenze di persone, ma chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque popolo appartenga, è a lui accetto. Pietro stava ancora dicendo queste cose, quando lo Spirito Santo scese sopra tutti coloro che ascoltavano il discorso. E i fedeli circoncisi, che erano venuti con Pietro, si meravigliavano che anche sopra i pagani si effondesse il dono dello Spirito Santo; li sentivano infatti parlare lingue e glorificare Dio”. Allora Pietro disse: “Forse che si può proibire che siano battezzati con l'acqua questi che hanno ricevuto lo Spirito Santo al pari di noi?”. E ordinò che fossero battezzati nel nome di Gesù Cristo. Dopo tutto questo lo pregarono di fermarsi alcuni giorni. Parola di Dio

 

“CORNELIO ANDANDO INCONTRO A PIETRO SI GETTÒ AI SUOI PIEDI PER ADORARLO. MA PIETRO LO RIALZÒ DICENDO: ALZATI, ANCH’IO SONO UN UOMO!”.(At. 10,25-26)

Anche se la frase che meditiamo oggi non è il tema di fondo della liturgia di questa domenica, tema che tra l’altro abbiamo già più volte meditato in questa settimana, mi piace fermarmi a questa frase di Pietro

Pietro ne ha fatta tanta strada nella fede: dopo le sue sicurezze, le sue ricerche di potere, ha sperimentato la sua povertà e defettibilità e l’amore di Gesù che lo ha perdonato, e questa volta, davanti a qualcuno che si inginocchia davanti a lui, subito lo rialza ricordandogli di essere solo un pover‘uomo.

Questa frase esprime il rifiuto di un atteggiamento “clericale” di privilegio, non esige protezioni speciali dovute al suo ruolo di primo papa, non pretende neppure di essere chiamato “santità”, “eminenza reverendissima” o “signor parroco”, esige di essere considerato “uomo”, uomo strumento di Dio, uomo peccabile. E’ come se Pietro dicesse: “Non confondiamo le parti. Non scambiatemi per quello che non sono. Non dirottate su di me neppure una scheggia di quella gloria che va riconosciuta esclusivamente a Lui. Anch’io sono un uomo e quindi non posso sostituirmi a Dio. Né, tantomeno, ho diritto di dominare la tua coscienza, calpestare la tua libertà.”

C’è motivo di esame di coscienza in particolare per tutta la chiesa gerarchica, ma anche per ciascuno di noi: Pietro dopo la lavanda dei piedi e il perdono ricevuto ha capito che cosa significhi servire nel nome di Gesù.

 

 

LUNEDI’ 22 MAGGIO

Una scheggia di preghiera:

 

SPIRITO DI DIO GUIDAMI DA GESU’

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: AGRIPPA, Santo, Martire 

Era prefetto della Siria e fu convertito al cristianesimo da Laurentino con il quale subì il martirio insieme ad un gran numero di credenti in Mesopotamia  durante la persecuzione di Massimiano.

Parola di Dio: At 16,11-15; Sal 149; Gv 15,26-16,4

 

Vangelo Gv 15, 26 - 16,4

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: “Quando verrà il Consolatore che io vi manderò dal Padre, lo Spirito di verità che procede dal Padre, egli mi renderà testimonianza; e anche voi mi renderete testimonianza, perché siete stati con me fin dal principio. Vi ho detto queste cose perché non abbiate a scandalizzarvi. Vi scacceranno dalle sinagoghe; anzi, verrà l'ora in cui chiunque vi ucciderà crederà di rendere culto a Dio. E faranno ciò, perché non hanno conosciuto né il Padre né me. Ma io vi ho detto queste cose perché, quando giungerà la loro ora, ricordiate che ve ne ho parlato”. Parola del Signore

 

“LO SPIRITO DI VERITA’ CHE IO VI MANDERO’, EGLI MI RENDERA’ TESTIMONIANZA”. (Gv. 15,26)

Uno dei rischi che corrono i cristiani, dal momento in cui Gesù ci ha chiamati ad essere suoi collaboratori nell’annuncio e nella testimonianza del Vangelo è quello di pensare di essere noi l’unico mezzo attraverso il quale l’evangelizzazione può giungere ad altri, ma come ci dice Gesù nel Vangelo di oggi l'efficacia della predicazione dipende dall'azione dello Spirito Santo nel cuore di chi ascolta, molto più che dalle qualità del predicatore.

Scott Hahn, il famoso biblista e predicatore americano, passato dal protestantesimo alla Chiesa cattolica, da anni si dedica a predicare appassionatamente, con lunghi discorsi e con abbondanza di argomenti la Parola di Dio.

Un giorno ha incontrato un signore che non conosceva, che gli ha detto: "Io tre anni fa ascoltai una sua conferenza sulla Lettera agli Ebrei e da allora mi sono convertito, sono un'altra persona..."
Allora Scott Hahn gli ha chiesto incuriosito: "Ah, e quale idea l'ha colpita così tanto da convertirla?"
"È stato quando lei ha detto 'Ora passiamo al seguente capitolo'. Io allora ho capito che dovevo cambiare vita, che dovevo lasciare le cose che stavo facendo ed aprirmi alla grazia di Dio e mi sono andato a confessare...".

 

 

MARTEDI’ 23 MAGGIO

Una scheggia di preghiera:

 

GESU’, SEI LA MIA VITA, SEI LA MIA SPERANZA, SEI LA MIA GIOIA, ALLELUIA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: EUFEBIO o EUFEBO, Santo, Vescovo

Fu l’ottavo Vescovo di Napoli, visse alla fine del III secolo. Data la sua bontà e attenzione agli umili gli furono attribuiti parecchi miracoli. Le sue spoglie riposano nella chiesa dei santi Fortunato e Massimo, Napoli.

Parola di Dio: At 16,22-34; Sal 137; Gv 16,5-11

 

1^ Lettura At 16, 22-34

Dagli Atti degli Apostoli.

In quei giorni, la folla degli abitanti di Filippi insorse contro Paolo e Sila, mentre i magistrati, fatti strappare loro i vestiti, ordinarono di bastonarli e dopo averli caricati di colpi, li gettarono in prigione e ordinarono al carceriere di far buona guardia. Egli, ricevuto quest'ordine, li gettò nella cella più interna della prigione e strinse i loro piedi nei ceppi. Verso mezzanotte Paolo e Sila, in preghiera, cantavano inni a Dio, mentre i carcerati stavano ad ascoltarli. D'improvviso venne un terremoto così forte che furono scosse le fondamenta della prigione; subito tutte le porte si aprirono e si sciolsero le catene di tutti.  Il carceriere si svegliò e vedendo aperte le porte della prigione, tirò fuori la spada per uccidersi, pensando che i prigionieri fossero fuggiti. Ma Paolo gli gridò forte: “Non farti del male, siamo tutti qui”. Quegli allora chiese un lume, si precipitò dentro e tremando si gettò ai piedi di Paolo e Sila; poi li condusse fuori e disse: “Signori, cosa devo fare per esser salvato?”. Risposero: “Credi nel Signore Gesù e sarai salvato tu e la tua famiglia”. E annunziarono la parola del Signore a lui e a tutti quelli della sua casa. Egli li prese allora in disparte a quella medesima ora della notte, ne lavò le piaghe e subito si fece battezzare con tutti i suoi; poi li fece salire in casa, apparecchiò la tavola e fu pieno di gioia insieme a tutti i suoi per avere creduto in Dio. Parola di Dio

 

“SIGNORI, COSA DEVO FARE PER ESSERE SALVATO?”.(At. 16,30)

Il carceriere di Paolo e Sila, stupito davanti alla liberazione miracolosa dei due, chiede loro che cosa debba fare per essere salvato. Anche noi vorremmo delle risposte chiare a questa domanda. Se ci dicessero che per essere salvati bisogna fare un pellegrinaggio, saremmo disposti a partire; se ci dicessero che bisogna fare determinate cose, magari contrattando, saremmo disposti a farle. Ma la conversione, prima di essere una serie di cose da fare è incontrare una persona viva, Gesù, e credere in Lui. La fede deve concretizzarsi in opere, ma prima deve essere fiducia in Colui che ci salva.

Chi è Gesù per me?

Forse nella nostra vita ce lo siamo già chiesto tante volte, ma è una domanda da ripetersi tante volte: quando si è amati e si ama, bisogna non correre il rischio di lasciare che l’abitudine accumuli polvere sul nostro rapporto; con Gesù è la stessa cosa. Se dai per scontato il tuo rapporto con Lui, corri il rischio di confonderlo con qualcosa di vago, se invece lo scopri nuovo ogni giorno, dai a Lui la possibilità di versare ogni giorno su di te i suoi doni e allora ti sarà più facile tradurre in azione ciò che Lui ti suggerisce per il tuo bene.

 

 

MERCOLEDI’ 24 MAGGIO

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, DOV’E’ TRISTEZZA CHE IO PORTI LA TUA GIOIA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: VINCENZO DI LERINS, Santo, Monaco 

Dopo aver trascorso una giovinezza piuttosto turbolenta Vincenzo sentì il bisogno di cambiare totalmente e si ritirò nel monastero di Lerens fondato da San Onorato. Oltre ad una vita di profonda ascesi, da uomo di grande cultura, lasciò un manuale di vita spirituale in cui si rifà alla dottrina dei grandi padri della chiesa. Morì prima del 450.

Parola di Dio: At 17,15.22-18,1; Sal 148; Gv 16,12-15

 

1^ Lettura At 17, 15-22 - 18, 1

Dagli Atti degli Apostoli.

In quel tempo, quelli che scortavano Paolo lo accompagnarono fino ad Atene e se ne ripartirono con l'ordine per Sila e Timòteo di raggiungerlo al più presto. Mentre Paolo li attendeva ad Atene, fremeva nel suo spirito al vedere la città piena di idoli. Discuteva frattanto nella sinagoga con i Giudei e i pagani credenti in Dio e ogni giorno sulla piazza principale con quelli che incontrava. Anche certi filosofi epicurei e stoici discutevano con lui e alcuni dicevano: “Che cosa vorrà mai insegnare questo ciarlatano?”. E altri: “Sembra essere un annunziatore di divinità straniere”; poiché annunziava Gesù e la risurrezione. Presolo con sé, lo condussero sull'Areòpago e dissero: “Possiamo dunque sapere qual è questa nuova dottrina predicata da te? Cose strane per vero ci metti negli orecchi; desideriamo dunque conoscere di che cosa si tratta”. Tutti gli Ateniesi infatti e gli stranieri colà residenti non avevano passatempo più gradito che parlare e sentir parlare. Allora Paolo, alzatosi in mezzo all'Areòpago, disse: “Cittadini ateniesi, vedo che in tutto siete molto timorati degli dei. Passando infatti e osservando i monumenti del vostro culto, ho trovato anche un'ara con l'iscrizione: Al Dio ignoto. Quello che voi adorate senza conoscere, io ve lo annunzio. Il Dio che ha fatto il mondo e tutto ciò che contiene, che è signore del cielo e della terra, non dimora in templi costruiti dalle mani dell'uomo né dalle mani dell'uomo si lascia servire come se avesse bisogno di qualche cosa, essendo lui che da  a tutti la vita e il respiro e ogni cosa. Egli creò da uno solo tutte le nazioni degli uomini, perché abitassero su tutta la faccia della terra. Per essi ha stabilito l'ordine dei tempi e i confini del loro spazio, perché cercassero Dio, se mai arrivino a trovarlo andando come a tentoni, benché non sia lontano da ciascuno di noi. In lui infatti viviamo, ci muoviamo ed esistiamo, come anche alcuni dei vostri poeti hanno detto: Poiché di lui stirpe noi siamo. Essendo noi dunque stirpe di Dio, non dobbiamo pensare che la divinità sia simile all'oro, all'argento e alla pietra, che porti l'impronta dell'arte e dell'immaginazione umana. Dopo esser passato sopra ai tempi dell'ignoranza, ora Dio ordina a tutti gli uomini di tutti i luoghi di ravvedersi, poiché egli ha stabilito un giorno nel quale dovrà giudicare la terra con giustizia per mezzo di un uomo che egli ha designato, dandone a tutti prova sicura col risuscitarlo dai morti”. Quando sentirono parlare di risurrezione di morti, alcuni lo deridevano, altri dissero: “Ti sentiremo su questo un'altra volta”. Così Paolo uscì da quella riunione. Ma alcuni aderirono a lui e divennero credenti, fra questi anche Dionigi membro dell'Areòpago, una donna di nome Dàmaris e altri con loro. Dopo questi fatti Paolo lasciò Atene e si recò a Corinto. Parola di Dio

 

“QUELLO CHE VOI ADORATE SENZA CONOSCERE, IO VE LO ANNUNCIO”.(At. 17,23)

Gli Atti degli Apostoli, raccontandoci le vicende di Paolo, ci suggeriscono il modo di predicare il Vangelo usato dall’Apostolo. Paolo parte dalla realtà dei suoi uditori: è passato per Atene, ha visto altari dedicati a tutti gli dèi, ce n’era perfino uno dedicato “al Dio ignoto”. E’ l’occasione per annunciare Gesù. La nostra predicazione e testimonianza cristiana dovrebbe partire proprio dalla realtà di tutti i giorni. Non è il caso di fermare le persone per strada ma quante occasioni per parlare di Dio e testimoniarlo!

Il nostro mondo secolarizzato ha un profondo bisogno di spiritualità; spesso dietro la scorza di indifferenza e di autosufficienza si nascondono povertà e desiderio di buono e di bello. Una parola di incoraggiamento, un richiamo discreto al Vangelo, una testimonianza di solidarietà possono far sbocciare la fede. Ricordo di essere passato un giorno nel deserto di Giuda e di aver visto l’aridità più assoluta. Nella notte cadde un po’ di pioggia, il giorno seguente ripassando di lì restai stupito, mi sembrava di essere in un altro posto: il deserto cominciava a fiorire.

 

 

GIOVEDI’ 25 MAGGIO

Una scheggia di preghiera:

 

SPERO NEL SIGNORE E ASPETTO SULLA SUA PAROLA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: AUGUSTIN CALOCA CORTES, Santo, Martire

Era nato in Messico il 5 maggio 1898, fu vice parroco  e assistente in Seminario. Durante la rivoluzione, dopo aver aiutato i seminaristi a fuggire fu arrestato e fucilato il 25 maggio 1927.

Parola di Dio: At 18,1-8; Sal 97; Gv 16,16-20

 

Vangelo Gv 16, 16-20

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: “Ancora un poco e non mi vedrete; un po’ ancora e mi vedrete”. Dissero allora alcuni dei suoi discepoli tra loro: “Che cos'è questo che ci dice: Ancora un poco e non mi vedrete, e un po’ ancora e mi vedrete, e questo: Perché vado al Padre?”. Dicevano perciò: “Che cos'è mai questo "un poco" di cui parla? Non comprendiamo quello che vuol dire”. Gesù capì che volevano interrogarlo e disse loro: “Andate indagando tra voi perché ho detto: Ancora un poco e non mi vedrete e un po’ ancora e mi vedrete? In verità, in verità vi dico: voi piangerete e vi rattristerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete afflitti, ma la vostra afflizione si cambierà in gioia. Parola del Signore

 

“VOI SARETE AFFLITTI, MA LA VOSTRA AFFLIZIONE SI CAMBIERA’ IN GIOIA”. (Gv. 16,20)

Qui Gesù non soltanto vuol aiutare i suoi amici ad essere preparati alla sofferenza della sua passione e alla gioia della sua risurrezione, ma in fondo vuol descrivere in breve il percorso della vita di ognuno di noi.

Noi siamo fatti per la gioia e, in un modo o nell’altro, tutto il nostro pellegrinare sulla terra sta nel ricercarla. Non sempre, però la incontriamo, ed anche quando ci sembra di sperimentarla, magari in un affetto, in un momento sereno, ci accorgiamo subito della sua precarietà e di quanto sia facile vederla deturpare dal tempo, dal dolore, dalle prove. Altre volte facciamo l’esperienza opposta, quella di passare da un grande dolore, da una tristezza profonda, a qualcosa di estremamente gioioso, coinvolgente, appagante.

Se poi pensiamo a quanto Gesù ci ha insegnato, ci rendiamo conto di essere persone chiamate alla gioia e alla serenità ma che spesso si accorgono che nella vita c’è un prevalere immediato della fatica e della sofferenza, persone chiamate a partecipare alla festa della Pasqua di Gesù e nostra ma che contemporaneamente devono accettare il cammino della croce.

A questo punto l’insegnamento diventa ancora più importante: il dolore, la sofferenza, le prove attraverso cui siamo chiamati a passare non vanno vissute come un’iniquità contro di noi o come noncuranza di Dio nei nostri confronti o come fini a se stesse, ma quale intrinseco fardello da portare coraggiosamente, quale momento in cui morire per rinascere come il chicco di grano di cui ha parlato Gesù. L’importante è sapere che tutto in Dio  ha un senso, e che la prova  è una soglia da superare per entrare nella gioia piena e definitiva.

Soprattutto è importante sapere che Cristo è sempre con noi: domani nella nostra gioia, anzi come causa della stessa, oggi come pellegrino e fratello che vive nella nostra stessa afflizione.

 

 

VENERDI’ 26 MAGGIO

Una scheggia di preghiera:

 

MIO SIGNORE, CON TE NON HO PAURA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: BERENGARIO, Santo Monaco

Era un monaco nel monastero di Saint-Papoul. Visse praticando le virtù monastiche e operando miracoli. Morì il 26 maggio 1093.

Parola di Dio: At 18,9-18; Sal 46; Gv 16,20-23a

 

Vangelo Gv 16, 20-23

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “In verità, in verità vi dico: voi piangerete e vi rattristerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete afflitti, ma la vostra afflizione si cambierà in gioia. La donna, quando partorisce, è afflitta, perché è giunta la sua ora; ma quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più dell'afflizione per la gioia che è venuto al mondo un uomo. Così anche voi, ora, siete nella tristezza; ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno vi potrà togliere la vostra gioia”. Parola del Signore

 

“NESSUNO VI POTRA’ TOGLIERE LA VOSTRA GIOIA”. (Gv. 16,23)

Tutte le volte che nel Vangelo (e succede molto più spesso di quanto si creda) sento parlare di gioia mi viene istintivo pensare a Maria. E' molto bello che nel vangelo di Giovanni la prima presentazione di Maria avvenga a una festa di nozze, in un momento di gioia intensa e partecipata. Se il messaggio di Gesù è un "vangelo", cioè un lieto annuncio, non poteva esserci momento più significativo per proclamarlo. Non meraviglia che la prima a capirlo e a viverlo così sia proprio sua madre. Era abituata a gustare e a condividere la gioia umana più profonda e autentica (con Elisabetta, con il Magnificat, con i pastori, con Simeone e Anna) perché viveva vicino alla sorgente di quella gioia, Gesù.

Chi pensa e vive la propria fede cristiana come un peso schiacciante e un impegno severo che non lascia spazio a manifestazioni di gioia e a distrazioni festose, non ha capito il vangelo. La gioia che Dio ci può dare non conosce tramonto, non teme intrighi, non corre alcun rischio: è al sicuro. Perché non legata a beni che da un momento all'altro possono sparire, essere rubati o liquidati, corrotti o appassiti, bensì prodotta dalla presenza divina, che nessuno e nessuna cosa potrà mai toglierci: Egli è sempre e dovunque. E, se  lo vogliamo, è sempre con noi. Né la malattia, né la vecchiaia, né un dolore, né una disavventura o contrarietà ce lo potrà mai strappare dal cuore. Le prove potranno farci gemere, potranno anche farci versar delle lacrime, ma non potranno mai estirpare la gioia che solo Dio può accendere nel cuore. Potremmo nella vita incontrare dei ricchi disperati o trovare dei giovani nauseati e dei dotti smarriti, ma non capiterà mai di incontrare  un solo santo malinconico o disperato. Perché il santo sa che tutto può essergli tolto, che le prove della vita possono farlo soffrire e anche condurlo alla morte ma mai potrà essere tolto loro il Signore.

Il volto del cristiano deve essere il riflesso del Dio della gioia. Maria insegna a tutti a condividere e a comunicare la gioia di vivere. E' la prima e la più semplice testimonianza del vangelo che il Signore ci chiede.

 

 

SABATO 27 MAGGIO

Una scheggia di preghiera:

 

TU SEI UN PADRE BUONO, MISERICORDIOSO, LENTO ALL’IRA, PIENO DI GRAZIA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: GIULIO, Santo, Martire

Era un soldato accusato per il suo cristianesimo durante la persecuzione di Diocleziano, subì il martirio a Durostoro nella Mesia nel 228 o nel 303.

Parola di Dio: At 18,23-28; Sal 46; Gv 16,23b-28

 

Vangelo Gv 16, 23-28

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “In verità, in verità vi dico: se chiederete qualche cosa al Padre nel mio nome, egli ve la darà. Finora non avete chiesto nulla nel mio nome. Chiedete e otterrete, perché la vostra gioia sia piena. Queste cose vi ho dette in similitudini; ma verrà l'ora in cui non vi parlerò più in similitudini, ma apertamente vi parlerò del Padre. In quel giorno chiederete nel mio nome e io non vi dico che pregherò il Padre per voi: il Padre stesso vi ama, poiché voi mi avete amato, e avete creduto che io sono venuto da Dio. Sono uscito dal Padre e sono venuto nel mondo; ora lascio di nuovo il mondo, e vado al Padre”. Parola del Signore

 

“IL PADRE STESSO VI AMA”. (Gv. 16,27)

La grande rivelazione di Gesù è quella di averci fatto scoprire il volto paterno di Dio. Poi ci ha insegnato anche a pregarlo con il Padre nostro. Mi pare però bello pensare che mentre noi lo invochiamo Padre anche lui che ci ama totalmente dice la preghiera per i figli:

“Figlio mio, che sei in terra preoccupato, solitario e tentato;
conosco bene il tuo nome e lo pronuncio santificandolo, perché ti amo.
Non sarai mai solo; io abito in te
e assieme spargeremo il regno della vita che ti darò in eredità.
Ho piacere che faccia la mia volontà, infatti io voglio la tua felicità.
Avrai il pane di ogni giorno, non ti preoccupare;
però io ti chiedo di spartirlo con i tuoi fratelli.
Sappi che ti perdono tutti i peccati,
anche prima che tu li commetta,
ma ti chiedo che anche tu perdoni a quelli che ti offendono.
E per non soccombere alla tentazione
afferra con tutta la tua forza la mia mano
e ti libererò dal male, mio povero e caro figlio.”

 

 

DOMENICA 28 MAGGIO: ASCENSIONE DEL SIGNORE

Una scheggia di preghiera:

 

TU SEI SEMPRE CON NOI, SIGNORE GESU’

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: LANFRANCO DI CANTERBURY, Beato, Vescovo

Nacque a Pavia verso il 1005. Fu magistrato. Traferitosi in Normandia aprì una scuola di dialettica. Per un voto si fece monaco nel monastero di Bec. Nel 1070 fu nominato arcivescovo di Canterbury dove in mezzo a contese si sforzò di fare opera riformatrice specialmente nei monasteri. Lanfranco morì il 28 maggio 1089

Parola di Dio: At 1,1-11; Sal 46; Ef 4,1-13; Mc 16,15-20

 

Vangelo Mc 16, 15-20

Dal vangelo secondo Marco.

In quel tempo, Gesù apparve agli Undici e disse loro: “Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato. E questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno i demoni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano i serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno, imporranno le mani ai malati e questi guariranno”. Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu assunto in cielo e sedette alla destra di Dio. Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore operava insieme con loro e confermava la parola con i prodigi che l'accompagnavano. Parola del Signore

 

“ALLORA ESSI PARTIRONO E PREDICARONO DAPPERTUTTO, MENTRE IL SIGNORE OPERAVA INSIEME CON LORO”. (Mc. 16,20)

Gesù torna al Padre ma non lascia i suoi, Egli rimarrà fra noi fino alla fine dei tempi. Egli continua ad essere presente anche se in modo diverso da prima e la sua presenza è attiva e operante, infatti anche oggi il Cristo opera nella Chiesa e con la Chiesa, opera con i cristiani che si impegnano a vivere il Vangelo, a testimoniarlo e ad annunciarlo agli altri, opera con tutti gli uomini di buona volontà che si adoperano per la giustizia, la pace, la fraternità. Gesù risorto e asceso al cielo rimane anche sempre l’Emmanuele, il Dio con noi. Non dimentichiamo mai questa presenza per non perderci d’animo, per non scoraggiarci in mezzo alle difficoltà e anche davanti alla constatazione dei nostri limiti e incapacità. Egli è con noi e opera con noi e per mezzo nostro. Non possiamo rimanere con gli occhi in alto in attesa di qualche bel miracolo, al cristiano non è permesso fuggire ai propri impegni sentendoli faticosi e pesanti. L’Ascensione di Gesù non è il termine di una vicenda ma è l’inizio del cammino della Chiesa che attende la manifestazione gloriosa del Signore ma intanto lo sa riconoscere nella sua Parola, nei Sacramenti, nel pane che spezza e nell’amore fraterno.

 

 

LUNEDI’ 29 MAGGIO

Una scheggia di preghiera:

 

SOLO CON TE, GESU’, AVREMO LA PACE VERA, QUELLA DEL CUORE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: GERARDESCA, Beata, Mistica

Era nata a Pisa verso il 1210. Si era sposata ma di comune accordo con il marito decisero di vivere una vita di perfezione. Gerardesca si ritirò in una cella del monastero di San Savino come oblata ed ebbe molti doni mistici, visioni e rivelazioni. Morì nel 1269

Parola di Dio: At 19,1-8; Sal 67; Gv 16,29-33

 

Vangelo Gv 16, 29-33

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, i discepoli dissero a Gesù: “Ecco, adesso parli chiaramente e non fai più uso di similitudini. Ora conosciamo che sai tutto e non hai bisogno che alcuno t'interroghi. Per questo crediamo che sei uscito da Dio”. Rispose loro Gesù: “Adesso credete? Ecco, verrà l'ora, anzi è gia venuta, in cui vi disperderete ciascuno per conto proprio e mi lascerete solo; ma io non sono solo, perché il Padre è con me. Vi ho detto queste cose perché abbiate pace in me. Voi avrete tribolazione nel mondo, ma abbiate fiducia; io ho vinto il mondo!”. Parola del Signore

 

“VI HO DETTO QUESTE COSE PERCHE’ ABBIATE IN VOI LA PACE”. (Gv.16,33)

Ci offre le riflessione per oggi Chiara Lubich.

Sai chi sono gli operatori di pace di cui parla Gesù? Non sono quelli che chiamiamo pacifici, che amano la tranquillità, non sopportano le dispute e si manifestano per natura loro concilianti, ma spesso rivelano un recondito desiderio di non essere disturbati, di non volere noie.

Gli operatori di pace non sono nemmeno quelle brave persone che, fidandosi di Dio, non reagiscono quando sono provocate o offese.

Gli operatori di pace sono coloro che amano tanto la pace da non temere di intervenire nei conflitti per procurarla a coloro che sono in discordia.

Può essere portatore di pace solo chi la possiede in se stesso.

Occorre essere portatore di pace, anzitutto nel proprio comportamento di ogni istante, vivendo in accordo con Dio e facendo la sua volontà. Gli operatori di pace si sforzano poi di creare legami, di stabilire rapporti fra le persone, appianando tensioni, smontando lo stato di guerra fredda che incontrano in tanti ambienti di famiglia, di lavoro, di scuola, di sport, fra le nazioni, ecc.

Anche in casa tua, forse, sei al corrente, magari da tutta la vita, che il papà non rivolge la parola allo zio, da quando una volta hanno litigato. Così sai che la tua nonna non parla con la signora del piano di sopra perché fa sempre rumore. Conosci rivalità sul lavoro fra qualche tuo amico. Sei forse tu stesso in lite con i compagni di scuola; e i rapporti con i coetanei, che frequentano gli stessi tuoi sport, non sono sempre esemplari; domina in te il desiderio sfrenato di essere il primo, di superare l'altro e non sempre per pura emulazione. La pace è un aspetto caratteristico dei rapporti tipicamente cristiani che il credente cerca di instaurare con le persone con le quali sta in contatto o che incontra occasionalmente: sono rapporti di sincero amore senza falsità né inganno, senza alcuna forma di implicita violenza o di rivalità o di concorrenza o di egocentrismo.

Lavorare e stabilire simili rapporti nel mondo è un fatto rivoluzionario.

 

 

MARTEDI’ 30 MAGGIO

Una scheggia di preghiera:

 

MIO DIO, SONO NEL TUO PENSIERO DA SEMPRE E PER SEMPRE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ANDREA FRANCHI, Beato  

Era nato a Pistoia nel 1335. Di nobile famiglia, entrò nei domenicani nel 1351. Eletto vescovo di Pistoia, continuò a vestire l'abito domenicano. Nel 1400 rinunciò alla sede ritirandosi in convento dove morì il 26 maggio 1400.

Parola di Dio: At 20,17-27; Sal 67; Gv 17,1-11

 

Vangelo Gv 17, 1-11

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, Gesù, alzati gli occhi al cielo, disse: “Padre, è giunta l'ora, glorifica il Figlio tuo, perché il Figlio glorifichi te. Poiché tu gli hai dato potere sopra ogni essere umano, perché egli dia la vita eterna a tutti coloro che gli hai dato. Questa è la vita eterna: che conoscano te, l'unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo. Io ti ho glorificato sopra la terra, compiendo l'opera che mi hai dato da fare. E ora, Padre, glorificami davanti a te, con quella gloria che avevo presso di te prima che il mondo fosse. Ho fatto conoscere il tuo nome agli uomini che mi hai dato dal mondo. Erano tuoi e li hai dati a me ed essi hanno osservato la tua parola. Ora essi sanno che tutte le cose che mi hai dato vengono da te, perché le parole che hai dato a me io le ho date a loro; essi le hanno accolte e sanno veramente che sono uscito da te e hanno creduto che tu mi hai mandato. Io prego per loro; non prego per il mondo, ma per coloro che mi hai dato, perché sono tuoi. Tutte le cose mie sono tue e tutte le cose tue sono mie, e io sono glorificato in loro. Io non sono più nel mondo; essi invece sono nel mondo, e io vengo a te”. Parola del Signore

 

“DISSE GESU’: IO TI PREGO PER COLORO CHE MI HAI DATO, PERCHE’ SONO TUOI”. (Gv. 17,9)

Nel Vangelo di Giovanni, alla fine dei discorsi di addio che hanno riempito l’Ultima Cena, troviamo che Gesù sente il desiderio di pregare. Egli ha bisogno di essere in piena comunione con il Padre per poter aderire totalmente alla sua volontà, ha bisogno di tutta la forza dello Spirito di Amore per poterci amare fino in fondo donando la sua vita per noi in mezzo alle sofferenze della passione e della croce. Ma ci tocca particolarmente questa preghiera di Gesù perché, in un momento così estremo della sua vita, Lui non si ferma a chiedere aiuto per se stesso, ma ha nel cuore principalmente noi. Ci sente come dono del Padre, valiamo il suo sangue prezioso versato per noi, quindi Gesù prega il Padre per noi.

Proprio nel momento della sua passione Gesù pensava a me!

Anche oggi, glorificato nel suo cielo, Gesù pensa a me, parla al Padre di me!

Amico, non temere, il Maestro ti conosce, ti ama ed ha pregato per te. Dimora nella serenità, il Signore ti conosce e ti ama.

 

 

MERCOLEDI’ 31 MAGGIO

Una scheggia di preghiera:

 

CON TE, MARIA, GLORIFICO IL SIGNORE: ANCHE IN ME HA FATTO COSE GRANDI

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: VITALE DI ASSISI, Santo, Monaco

San Vitale, monaco ed eremita, nacque a Bastia Umbra nel 1295, dopo aver trascorso la giovinezza compiendo orrendi peccati, pentitosi, cercò di espiare le colpe commesse recandosi in pellegrinaggio nei più importanti santuari italiani ed europei. Trascorse il resto della sua esistenza nell'eremo di Santa Maria di Viole, presso Assisi, nella più assoluta povertà. Morì il 31 maggio 1370.

Parola di Dio nella festa della visitazione della beata Vergine Maria:

Sof 3,14-18 app. Rm 12,9- 16; Cantico da Cantico 2,8.10-14; Lc 1,39-56

 

Vangelo Lc 1, 39-56

Dal vangelo secondo Luca

In quei giorni, Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo. Elisabetta fu piena di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: "Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che debbo che la madre del mio Signore venga a me? Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell'adempimento delle parole del Signore". Allora Maria disse: "L'anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l'umiltà della sua serva. D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente e Santo è il suo nome: di generazione in generazione la sua misericordia si stende su quelli che lo temono. Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato a mani vuote i ricchi. Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva promesso ai nostri padri, ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre". Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua. Parola del Signore

 

“MARIA SI MISE IN VIAGGIO VERSO LA MONTAGNA”. (Lc. 1,39)

Pensando alla festa della Visitazione, alla Madonna in viaggio per servire, a Lei che porta Gesù nel cuore, quasi come conclusione di questo mese di maggio vi offro due raccontini presi da un libretto di Bruno Ferrero.

Una notte ho fatto un sogno splendido. Vidi una strada lunga, una strada che si snodava dalla terra e saliva su nell'aria, fino a perdersi tra le nuvole, diretta in cielo. Ma non era una strada comoda, anzi era una strada piena di ostacoli, cosparsa di chiodi arrugginiti, pietre taglienti e appuntite, pezzi di vetro. La gente camminava su quella strada a piedi scalzi. I chiodi si conficcavano nella carne, molti avevano i piedi sanguinanti. Le persone però non desistevano: volevano arrivare in cielo. Ma ogni passo costava sofferenza e il cammino era lento e penoso. Ma poi, nel mio sogno, vidi Gesù che avanzava. Era anche lui a piedi scalzi. Camminava lentamente, ma in modo risoluto. E neppure una volta si ferì i piedi. Gesù saliva e saliva. Finalmente giunse al cielo e là si sedette su un grande trono dorato. Guardava in giù, verso quelli che si sforzavano di salire. Con lo sguardo e i gesti li incoraggiava. Subito dopo di lui, avanzava Maria, la sua mamma.

Maria camminava ancora più veloce di Gesù. Sapete perché? Metteva i suoi piedi nelle impronte lasciate da Gesù. Così arrivò presto accanto a suo Figlio, che la fece sedere su una grande poltrona alla sua destra.

Anche Maria si mise ad incoraggiare quelli che stavano salendo e invitava anche loro a camminare nelle orme lasciate da Gesù, come aveva fatto lei. Gli uomini più saggi facevano proprio così e procedevano spediti verso il cielo. Gli altri si lamentavano per le ferite, si fermavano spesso, qualche volta desistevano del tutto e si accasciavano sul bordo della strada sopraffatti dalla tristezza.

Una mattina un professore di cardiologia condusse gli alunni al laboratorio di anatomia umana dell'Università.
Stavano osservando alcuni organi, quando notarono un cuore smisuratamente grande.

Il professore chiese ai ragazzi se sapevano dire a chi fosse appartenuto, intendendo quale malattia avesse causato la morte di quella persona.

"Io lo so" disse un ragazzo, in tono molto serio. "Era il cuore di una madre".

     
     
 

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