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SCHEGGE E SCINTILLE

PENSIERI, SPUNTI, RIFLESSIONI
DALLA PAROLA DI DIO E DALLA VITA

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a cura di: don_franco_locci@libero.it

 

 

 

 

 

APRILE 2006

 

SABATO 1 APRILE

Una scheggia di preghiera:

 

RENDIMI CAPACE, SIGNORE, DI ACCOGLIERE CON AMORE LA TUA PAROLA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: LODOVICO PAVONI, Beato

Nacque a Brescia l’11 settembre 1784. Nel 1807 fu ordinato sacerdote. Preferì dedicarsi al servizio dei poveri piuttosto che seguire una facile carriera ecclesiastica, fu anche predicatore a servizio di più comunità, nel 1818 è canonico della cattedrale e gli viene affidata la Rettoria di San Barnaba. Fonda un Istituto per accogliere ed educare gli orfani e i “trascurati” e fonda per loro anche una casa tipografica, Durante la peste si presta per i malati instancabilmente. Pensa anche ad una scuola agricola. Per poter poi seguire tutte queste istituzioni sonda la Congregazione dei Figli di Maria dove per la prima volta appaiono le figure dei fratelli coadiutori. Muore il 1 Aprile 1849.

Parola di Dio: Ger 11,18-20; Sal 7; Gv 7,40-53

 

Vangelo Gv 7, 40-53

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, all'udire queste parole, alcuni fra la gente dicevano:"Questi è davvero il profeta!". Altri dicevano: "Questi è il Cristo!". Altri invece dicevano: "Il Cristo viene forse dalla Galilea? Non dice forse la Scrittura che il Cristo verrà dalla stirpe di Davide e da Betlemme, il villaggio di Davide?". E nacque dissenso tra la gente riguardo a lui. Alcuni di loro volevano arrestarlo, ma nessuno gli mise le mani addosso. Le guardie tornarono quindi dai sommi sacerdoti e dai farisei e questi dissero loro: "Perché non lo avete condotto?". Risposero le guardie: «"Mai un uomo ha parlato come parla quest'uomo!". Ma i farisei replicarono loro: "Forse vi siete lasciati ingannare anche voi? Forse gli ha creduto qualcuno fra i capi, o fra i farisei? Ma questa gente, che non conosce la Legge, è maledetta!". Disse allora Nicodèmo, uno di loro, che era venuto precedentemente da Gesù: "La nostra Legge giudica forse un uomo prima di averlo ascoltato e di sapere ciò che fa?". Gli risposero: «Sei forse anche tu della Galilea? Studia e vedrai che non sorge profeta dalla Galilea». E tornarono ciascuno a casa sua. Parola del Signore

 

“NON DICE FORSE LA SCRITTURA CHE IL CRISTO…”. (Gv. 7,42)

Il brano evangelico che ci è proposto oggi ci presenta una serie di discussioni intorno alla figura di Gesù e ci può stupire che sommi sacerdoti, farisei, scribi, partendo tutti dalla Sacra Scrittura arrivino a conclusioni così diverse al punto che dopo un’accesa discussione, “tornarono ciascuno a casa sua” cioè, come succede in quasi tutte le discussioni accanite, senza trovare soluzione e rimanendo ciascuno convinto della propria idea.

Ma la Bibbia non è “Parola di Dio”, fonte di unità?

La Bibbia sì, ma gli uomini che leggono la Bibbia spesso vi portano talmente se stessi, le proprie debolezza, i propri orgogli che rischiano di travisare la Parola di Dio per farla diventare parola di uomini. Ricordo che un mio professore di Sacra Scrittura scherzando (ma non troppo) diceva: “Chi di Bibbia ferisce, di Bibbia perisce” Infatti anche la scienza biblica non sembra essere sempre sufficiente per conoscere Cristo. Gli scribi e i farisei erano la più alta autorità dottrinale in fatto di Sacra Scrittura, eppure per loro Gesù non adempie le caratteristiche tipiche del Messia.

Questa situazione sembra dunque dirci che se vogliamo conoscere il Signore è importante la scienza, la conoscenza, la Scrittura ma occorre soprattutto il cuore e l’umiltà, bisogna rinunciare alle proprie vedute, bisogna lasciarsi condurre.

Per arrivare a Cristo bisogna passare attraverso Cristo, ce lo ha detto Lui stesso: “lo sono la Via, la Verità, la Vita”. La Sacra Scrittura può essere una strada privilegiata, ma solo se accolta come parola viva di Cristo vivo. Se noi la consideriamo solo come parola da investigare, da manipolare a nostro uso e consumo, invece di rivelare, essa nasconde a noi ciò che vuol dire.

 

 

DOMENICA 2 APRILE: 5^ DOMENICA DI QUARESIMA B

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE GESU’, SOLO CON TE RIUSCIRO’ AD ACCOGLIERE LA MIA CROCE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ANGELO DA SPOLETO, Beato, Martire 

Era un francescano e si era recato in Egitto, col permesso del Soldano, per consolare i cristiani ridotti in schiavitù: Nel 1307, poi, con sette Vescovi partì in missione verso la Tartaria. Famosa fu la sua predicazione in Romania dove furono molte le conversioni. Fu però assalito e martirizzato dai Bulgari nel 1314.

Parola di Dio: Ger 31,31-34; Sal 50; Eb 5,7-9; Gv 12,20-33

 

Vangelo Gv 12, 20-23

Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa, c'erano anche alcuni Greci. Questi si avvicinarono a Filippo, che era di Betsàida di Galilea, e gli chiesero:“Signore, vogliamo vedere Gesù”. Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesù. Gesù rispose: “E’ giunta l'ora che sia glorificato il Figlio dell'uomo. In verità, in verità vi dico: se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la sua vita la perde e chi odia la sua vita in questo mondo la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuol servire mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servo. Se uno mi serve, il Padre lo onorerà. Ora l'anima mia è turbata; e che devo dire? Padre, salvami da quest'ora? Ma per questo sono giunto a quest'ora! Padre, glorifica il tuo nome”. Venne allora una voce dal cielo: “L'ho glorificato e di nuovo lo glorificherò!”. La folla che era presente e aveva udito diceva che era stato un tuono. Altri dicevano: “Un angelo gli ha parlato”. Rispose Gesù: “Questa voce non è venuta per me, ma per voi. Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. Io, quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me”. Questo diceva per indicare di qual morte doveva morire. Parola del Signore

 

“SE IL CHICCO DI FRUMENTO CADUTO IN TERRA NON MUORE, RIMANE SOLO”. (Gv. 12,24)

Una preghiera-riflessione di Pierfortunato Raimondo ci aiuta  a trovare una strada nei tanti temi offertici in questa domenica:

E’ duro il tuo parlare, Signore Gesù. Come facciamo a desiderare la morte? Come facciamo ad odiare la nostra vita? Come facciamo a prendere le distanze da questo mondo? Come facciamo ad amare la condizione dei servi? Come facciamo a seguirti sulla strada della croce? Ci viene voglia di andarcene perché pensavamo di essere invitati ad una festa…

Vi ho invitati ad una festa – risponde Gesù – vi ho concesso il tempo, il luogo , la vita. Vi ho regalato un mondo così bello da sembrare un paradiso. Non sempre riuscite ad accorgervene, non sempre riuscite a rispettarlo, non sempre riuscite a goderlo. Ma un giorno, ed è questo, vi ho detto la verità. Voi siete in un mondo limitato, voi siete sotto il dominio della morte, voi siete servi e non padroni, voi uomini imperfetti, continuate a caricarvi gli uni gli altri di semplici o sofisticate croci.

Ma il Padre non ci ha abbandonato. Non mi ha salvato facendomi saltare l’ora della sofferenza. Non sarei stato uomo fino in fondo. Ha dato gloria al suo nome re-inventando la Vita, aprendole la strada per il Sempre. La mia storia è ora la vostra storia, perché oggi e sempre attirerò tutti a me. Perché anche voi superiate il turbamento, oltre questi limiti, abbandonandovi come bambini, in braccio alla madre, a Me.

 

 

LUNEDI’ 3 APRILE

Una scheggia di preghiera:

 

IL MIO PECCATO IO LO RICONOSCO, IL MIO ERRORE MI E’ SEMPRE DINNANZI

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: AGAPE, CHIONE, IRENE, Sante, Martiri

Erano tre sorelle che, durante la persecuzione di Diocleziano, nel 304 furono arrestate perché scoperte cristiane. Invitate all’apostasia, rifiutarono; furono perciò condannate al rogo.

Parola di Dio: Dn 13,1-9.15-17.19-30.33-62; Sal 22; Gv 8,1-11

 

Vangelo Gv 8, 1-11

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, Gesù si avviò allora verso il monte degli Ulivi. Ma all'alba si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui ed egli, sedutosi, li ammaestrava. Allora gli scribi e i farisei gli conducono una donna sorpresa in adulterio e, postala nel mezzo, gli dicono: "Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?". Questo dicevano per metterlo alla prova e per avere di che accusarlo. Ma Gesù, chinatosi, si mise a scrivere col dito per terra. E siccome insistevano nell'interrogarlo, alzò il capo e disse loro: "Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei". E chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Ma quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani fino agli ultimi. Rimase solo Gesù con la donna là in mezzo. Alzatosi allora Gesù le disse: "Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?". Ed essa rispose: "Nessuno, Signore". E Gesù le disse: "Neanche io ti condanno; và e d'ora in poi non peccare più". Parola del Signore

 

“GLI SCRIBI E I FARISEI GLI CONDUCONO UNA DONNA SORPRESA IN ADULTERIO…(Gv. 8,3)

Questo brano evangelico ci presenta in tutta la sua drammaticità lo scontro tra il bene e il male, tra l’ipocrisia e la verità, tra la religiosità e il Vangelo. Il male commesso dalla donna, l’adulterio, è un male e come tale viene chiamato, ma il male più grosso è l’ipocrisia, la supponenza dei farisei e degli scribi, la loro cattiva intenzione, il loro desiderio di rimanere “i puri” facendo fuori a colpi di pietra quelli che non la pensano come loro o che forse, perché deboli, subiscono la violenza (dov’è infatti l’adultero?). Di fronte a tutto questo male c’è un Gesù che tace, non perché non abbia una risposta che infatti manifesterà, ma che tace per far riflettere, per far sbollire l’ira. E non sarà forse anche un Gesù che tace quasi a chiedersi: ma perché questi uomini di religione la usano non per il bene ma per i male?

Il bene spesso sembra tacere davanti al male. Dio, quel Dio misericordioso, sembra essere spesso latitante davanti alle ingiustizie, alle cattiverie. Dio sembra aver affidato la sua vigna a cattivi vignaioli che ne hanno fatto una proprietà esclusiva trovando sempre il modo di puntare il dito contro gli altri e mai contro se stessi. Ma se Gesù tace, se sembra prenderla molto alla larga disegnando nella polvere, non per questo lascia mancare la sua misericordia alla peccatrice e neanche agli altri perché non si macchino anche del sangue di una donna nel nome della purezza legale di una presunta religiosità. Gesù non bara dicendo che il peccato dell’adultera non esiste, ma ci ricorda che il peccato in mille modi diversi alberga nel nostro cuore. Ci ricorda che se Dio fosse come lo abbiamo disegnato noi, a quest'ora non dovrebbe più aver alcuna misericordia nei nostri confronti. Ma Dio non è così, è disposto a perdonare la peccatrice chiedendole di superare il suo male ed è disposto a perdonare anche “i puri” se riconoscono di non esserlo troppo e se sentono ancora il bisogno di gioire per un perdono ricevuto.

 

 

MARTEDI’ 4 APRILE

Una scheggia di preghiera:

 

TI SALUTO O CROCE DI CRISTO, SEGNO DELLA NOSTRA SALVEZZA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: GUGLIELMO DI NOTO, Beato

Nacque a Noto nel 1309. Era paggio alla corte di Federico II. Ferito in un incidente di caccia, sentì di volersi consacrare al Signore. Il re gli regalò una terra chiamata le Celle del Castello, presso Noto, lì visse in povertà fino a quando si spostò a Scicli per ripristinare il culto alla Madonna della pietà. Morì il 4 aprile 1404.

Parola di Dio: Nm 21,4-9; Sal 101; Gv 8,21-30

 

1^ Lettura Nm 21, 4-9

Dal libro dei Numeri.

In quei giorni, gli Israeliti partirono dal monte Cor, dirigendosi verso il Mare Rosso per aggirare il paese di Edom. Ma il popolo non sopportò il viaggio. Il popolo disse contro Dio e contro Mosè: "Perché ci avete fatti uscire dall'Egitto per farci morire in questo deserto? Perché qui non c'è né pane né acqua e siamo nauseati di questo cibo così leggero". Allora il Signore mandò fra il popolo serpenti velenosi i quali mordevano la gente e un gran numero d'Israeliti morì. Allora il popolo venne a Mosè e disse: "Abbiamo peccato, perché abbiamo parlato contro il Signore e contro di te; prega il Signore che allontani da noi questi serpenti". Mosè pregò per il popolo. Il Signore disse a Mosè: "Fatti un serpente e mettilo sopra un'asta; chiunque, dopo essere stato morso, lo guarderà resterà in vita". Mosè allora fece un serpente di rame e lo mise sopra l'asta; quando un serpente aveva morso qualcuno, se questi guardava il serpente di rame, restava in vita. Parola di Dio

 

“FATTI UN SERPENTE IN BRONZO E METTILO SOPRA UN’ASTA; CHIUNQUE, DOPO ESSERE STATO MORSO, LO GUARDERA’, RESTERA’ IN VITA”.  (Nm.21,8)

Tutta la nostra vita e il nostro rapportarci è fatto di segni: i segnali stradali se utilizzati bene dovrebbero aiutarci nella guida e nella sicurezza; il faro che guida la nave nel mare in tempesta, le luci dell’aeroporto per l’aereo smarrito nella nebbia sono altrettanti segni con l’aiuto dei quali gli uomini possono aver salva la vita. Anche Dio pone sulla nostra strada dei segni di salvezza.

Gli Israeliti dell’esodo, peccatori e brontoloni erano incappati in un luogo infestato da serpenti velenosi e Dio davanti alle suppliche di Mosè dà un segno a cui guardare con fede per essere salvati: un serpente di bronzo posto in alto su un’asta.

Anche Gesù ci lascerà i suoi “segni” e i Sacramenti, in particolare, sono la strada attraverso la quale Dio può realizzare la sua salvezza su di noi. Ma se ci pensiamo bene tutti i sacramenti partono da un segno particolare: la croce di Cristo. Con il segno di croce noi ci avvolgiamo al mattino e alla sera, ed è nel segno della croce che veniamo battezzati e cresimati. E’ nel nome di Gesù crocifisso che viviamo le scelte della nostra vita come il matrimonio e l’ordine, è nel nome della passione e morte e risurrezione di Gesù che celebriamo l’Eucaristia, è nel nome della croce di Gesù che veniamo perdonati ed è ancora nella speranza della croce redentrice che viviamo il tempo della malattia e anche il mistero della morte.

La croce, dunque pur essendo un segno di dolore è soprattutto segno di misericordia e di salvezza: alziamo gli occhi a quella croce tutte le volte che il peccato ci fa disperare della nostra salvezza, e troveremo non un dito puntato ma braccia aperte, guardiamo alla croce quando siamo immobilizzati nel dolore e troveremo Gesù inchiodato su quel letto di sofferenza, guardiamo alla croce soprattutto nei momenti di buio, perché quella croce sa già di luce e di risurrezione.

 

 

MERCOLEDI’ 5 APRILE

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, DONA AD OGNI UOMO LA DIGNITA’ DELLA LIBERTA’ E DI RICONOSCERSI TUO FIGLIO

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: MARIA CRESCENTIA HOSS, Santa, Monaca 

Nacque il 20 ottobre 1682 a Kaufbeuren. Educata cristianamente e molto devota fin da piccola, dopo aver fatto la tessitrice, entrò nel convento delle Francescane della sua città. Ebbe visioni mistiche e il dono di leggere nei cuori. Fu portinaia, maestra delle novizie, superiora. La gente la cercava per consigli. Migliaia furono le lettere che scrisse per confortare e aiutare le tante persone che si rivolgevano a lei. Morì il 5 aprile 1744.

Parola di Dio: Dn 3,14-20.46-50.91-92.95; Cantico da  Dn 3; Gv 8,31-42

 

Vangelo Gv 8, 31-42

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, Gesù disse a quei Giudei che avevano creduto in lui: "Se rimanete fedeli alla mia parola, sarete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi". Gli risposero: "Noi siamo discendenza di Abramo e non siamo mai stati schiavi di nessuno. Come puoi tu dire: Diventerete liberi?". Gesù rispose: "In verità, in verità vi dico: chiunque commette il peccato è schiavo del peccato. Ora lo schiavo non resta per sempre nella casa, ma il figlio vi resta sempre; se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero. So che siete discendenza di Abramo. Ma intanto cercate di uccidermi perché la mia parola non trova posto in voi. Io dico quello che ho visto presso il Padre; anche voi dunque fate quello che avete ascoltato dal padre vostro!". Gli risposero: "Il nostro padre è Abramo". Rispose Gesù: "Se siete figli di Abramo, fate le opere di Abramo! Ora invece cercate di uccidere me, che vi ho detto la verità udita da Dio; questo, Abramo non l'ha fatto. Voi fate le opere del padre vostro". Gli risposero: "Noi non siamo nati da prostituzione, noi abbiamo un solo Padre, Dio!". Disse loro Gesù: "Se Dio fosse vostro Padre, certo mi amereste, perché da Dio sono uscito e vengo; non sono venuto da me stesso, ma lui mi ha mandato". Parola del Signore

 

“LA VERITA’ VI FARA’ LIBERI”. (Gv. 8,32)

Il desiderio di libertà è profondo nel cuore dell’uomo. Lo sentono i popoli oppressi da varie dittature, lo sentono coloro che non hanno varie libertà: di opinioni, di coscienza, di culto. Spesso poi, la tentazione ci fa credere che libertà sia fare quello che si vuole, infatti ogni tentazione parte da un bene presunto: “conoscerai la verità, sarai più libero, sarai felice”. E questa promessa, questi desideri, oscurano ciò che noi siamo e i grandi doni che noi abbiamo. Nasce la confusione: non sappiamo più quale sia il nostro vero bene, pretendiamo allo stesso tempo di essere noi a decidere, mettiamo Dio, il suo amore, la sua legge da parte. Commesso il peccato, poi, ci accorgiamo che la felicità non era quella ma ormai non c’è più rimedio, non siamo più noi a poter scegliere. Ormai è il peccato a comandarci. Solo Dio può liberarci, solo l’amore crocifisso di Gesù può reintegrarci come figli di Dio. Gesù ci dice che si ha la libertà solo se si è nella verità. L’uomo non è libero nella misura in cui non dipende da niente o da nessuno: è libero nella misura in cui dipende da ciò che ama, ed è schiavo nella misura in cui dipende da ciò che non può amare.

Qual è dunque la libertà che ci promette Cristo?

E’ ritrovare in Lui, Figlio di Dio, la nostra vera identità di figli del Padre, amati da Lui, destinati a stare con Lui sempre. Ed è proprio da questa dignità riscoperta che il cristiano lotta perché ogni uomo possa essere libero, possa essere rispettato nei suoi diritti di uomo. Ma la vera lotta per la libertà deve cominciare da noi e in noi: siamo noi che dobbiamo liberarci quotidianamente dalla schiavitù del peccato ed è proprio a questo livello che sentiamo particolarmente il bisogno di Gesù Cristo, Verità e Vita, Luce e Via: Lui ci libera dai peccato, e ci fa veri liberatori dei nostri fratelli.

 

 

GIOVEDI’ 6 APRILE

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, DA CHI ANDREMO? SOLO TU HAI PAROLE DI VITA ETERNA!

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: IRENEO DI SIRMIO, Santo, Martire

Vescovo di Sirmio, arrestato e condotto davanti al tribunale del prefetto della Pannonia, Probo, si rifiutò di sacrificare agli dei. Condannato alla decapitazione, il suo corpo fu gettato nel fiume Sava.  Era il 304.

Parola di Dio: Gen 17,3-9; Sal 104; Gv 8,51-59

 

Vangelo Gv 8, 51-59

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, disse Gesù ai Giudei: «In verità, in verità vi dico: se uno osserva la mia parola, non vedrà mai la morte». Gli dissero i Giudei: «Ora sappiamo che hai un demonio. Abramo è morto, come anche i profeti, e tu dici: "Chi osserva la mia parola non conoscerà mai la morte". Sei tu più grande del nostro padre Abramo, che è morto? Anche i profeti sono morti; chi pretendi di essere?». Rispose Gesù: «Se io glorificassi me stesso, la mia gloria non sarebbe nulla; chi mi glorifica è il Padre mio, del quale voi dite: "E' nostro Dio!", e non lo conoscete. Io invece lo conosco. E se dicessi che non lo conosco, sarei come voi, un mentitore; ma lo conosco e osservo la sua parola. Abramo, vostro padre, esultò nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e se ne rallegrò». Gli dissero allora i Giudei: «Non hai ancora cinquant'anni e hai visto Abramo?». Rispose loro Gesù: «In verità, in verità vi dico: prima che Abramo fosse, Io Sono». Allora raccolsero pietre per scagliarle contro di lui; ma Gesù si nascose e uscì dal tempio. Parola del Signore

 

“SE UNO OSSERVA LA MIA PAROLA NON VEDRA’ MAI LA MORTE”. (Gv. 8,51)

La frase che meditiamo oggi può lasciarci perplessi come rimasero perplessi i Giudei che l’ascoltavano da Gesù. Noi infatti sappiamo che sia coloro che osservano la parola di Gesù che quelli che non la osservano soggiacciono alla morte. Della morte poi abbiamo tutti paura perché è misteriosa. Quante persone non vogliono neppure pronunciare questo nome. Abbiamo coniato addirittura una serie di termini per sostituire questo parola, quasi che eliminando la parola possiamo anche eliminare la realtà. Piuttosto che dire: “morire” si preferisce dire: decedere, spegnersi, estinguersi, spirare, addormentarsi, chiudere gli occhi, andare nel numero dei più, far l’ultimo viaggio... Eppure la realtà della morte c’è e dobbiamo imparare a conoscerla nel profondo.

Che cosa vuole dirci, allora, Gesù?

Gesù non garantisce dal non morire terreno, anzi queste parole preludono di pochi giorni la sua stessa morte. C’è una morte che è peggiore di quella fisica ed è morire al nostro vero fine, è non realizzarsi secondo il progetto di Dio, è fondare tutta la nostra vita su cose che sono destinate a finire. Gesù, con la sua parola, ci invita invece a fondare il nostro vivere quotidiano su qualcosa che dura sempre, o meglio, su qualcuno che “è” sempre e che ci fa essere sempre. Osservare la parola di Gesù non è osservare delle leggi, è vivere in Lui, per Lui, con Lui, è essere già fin d’ora nell’eternità. Chi rimane in Lui, rimane nel Dio della vita. La morte non è più la parola definitiva della vita. Ogni nostra azione ha sapore di eternità, non finisce in se stessa. Se siamo uniti a Cristo e in Lui a Dio, seguiremo Lui nella sua sorte: uomini liberi, salvati, gioiosi, in cammino verso la croce ma anche verso la risurrezione. Vale la pena vivere da schiavi per terminare con la morte o vivere da figli per terminare in Dio?

 

 

VENERDI’ 7 APRILE

Una scheggia di preghiera:

 

TU CI VUOI FRATELLI, O SIGNORE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ORSOLINA VENERI, Vergine, Beata

Nata a Parma nel 1375, Orsolina ebbe un'intensa vita spirituale e il dono della contemplazione. Come oblata fu vicina alle Benedettine dei monasteri di Parma, pur non legandosi a nessun istituto monastico. Si recò ad Avignone per convincere il papa Clemente VII  a porre fine alla divisione nella Chiesa. Fu poi mandata in esilio da Ottone Terzi che si era impadronito di Parma. Morì a Verona il 7 aprile 1410.

Parola di Dio: Ger 20,10-13; Sal 17; Gv 10,31-42

 

Vangelo Gv 10, 31-42

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, I Giudei portarono di nuovo delle pietre per lapidare Gesù. Egli disse loro: «Vi ho fatto vedere molte opere buone da parte del Padre mio; per quale di esse mi volete lapidare?». Gli risposero i Giudei: «Non ti lapidiamo per un'opera buona, ma per la bestemmia e perché tu, che sei uomo, ti fai Dio». Rispose loro Gesù: «Non è forse scritto nella vostra Legge: Io ho detto: voi siete dei? Ora, se essa ha chiamato dei coloro ai quali fu rivolta la parola di Dio (e la Scrittura non può essere annullata), a colui che il Padre ha consacrato e mandato nel mondo, voi dite: Tu bestemmi, perché ho detto: Sono Figlio di Dio? Se non compio le opere del Padre mio, non credetemi; ma se le compio, anche se non volete credere a me, credete almeno alle opere, perché sappiate e conosciate che il Padre è in me e io nel Padre». Cercavano allora di prenderlo di nuovo, ma egli sfuggì dalle loro mani. Ritornò quindi al di là del Giordano, nel luogo dove prima Giovanni battezzava, e qui si fermò. Molti andarono da lui e dicevano: «Giovanni non ha fatto nessun segno, ma tutto quello che Giovanni ha detto di costui era vero». E in quel luogo molti credettero in lui. Parola del Signore

 

“I GIUDEI PORTARONO PIETRE PER LAPIDARE GESU’”. (Gv.10,31)

Gesù è passato in mezzo agli uomini “facendo bene ogni cosa”, guarendo dalle malattie, portando il perdono, annunciando un Regno di pace e di giustizia, promuovendo l’uomo, soprattutto il povero, ma ha scomodato i potenti, ha fatto fremere gli uomini dell’ordine costituito e della religione ufficiale e allora accumulare pietre contro di Lui, per tirargliele è il modo più semplice per risolvere la questione.

Il Messia non è secondo le nostre aspettative? Questo Dio ci scomoda un po’ troppo, scalza il nostro potere religioso ben congegnato, messo su in tanti anni?

Facciamolo fuori! E quello che è ancora più triste è il fatto che queste pietre siano accumulate per “difendere la religione”: “Gesù si è fatto Dio; Dio è uno solo: difendiamo l’ortodossia religiosa facendo fuori il bestemmiatore e Dio ce ne renderà merito”. E ancora oggi, proprio tra credenti, può succedere questo vedi l’integralismo in difesa dalle volgari vignette satiriche pubblicate in nome di una assurda libertà di stampa, o le scomuniche e la caccia alle varie streghe in nome della difesa di una presunta religiosità.

E le pietre possono essere di tante dimensioni, non solo quelle che uccidono fisicamente, ma anche le parole, l’ironia, il distruggere la reputazione dell’altro, l’isolare, lo svilire ogni suo operato… Quante volte anche noi abbiamo fatto questa esperienza e abbiamo gridato: “Ho cercato di fare il bene, mi sono fatto in quattro per quella persona, ho difeso quell’altro ma tutto si è rivolto contro di me…” E qualche volta l’amarezza ci ha fatto concludere: “Ma allora è meglio farsi gli affari propri!”

Gesù non fa così. Sa benissimo che la Verità non piace a chi ha tante cose da nascondere, che la Giustizia non va d’accordo con chi agisce con una giustizia che si è costruito da solo, che il bello è facilmente deturpabile da parte di chi ha il marcio nel cuore. Eppure il Bello, il Giusto, il Vero sono Dio stesso a cui essere fedele e sono l’essenza della vita dei suoi fratelli, gli uomini, e nonostante le pietre accumulate contro di Lui, continua a voler bene.

 

 

 

SABATO 8 APRILE

Una scheggia di preghiera:

 

A PREZZO DEL TUO SANGUE CI HAI RISCATTATI, O GESU’

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: GIULIA BILLIART, Santa      

Era nata nei pressi di Amiens, in Francia, il 12 luglio 1751. Fu una donna sempre serena nonostante le prove e le sofferenze che incontrò nella sua vita: la povertà, la morte di alcuni cari, un attentato al padre, la malattia che, ancor giovane, le fa perdere l’uso delle gambe. Giulia non si scoraggia: la sua stanzetta diventa luogo di preghiera, aula di catechismo, rifugio per tutti i sofferenti. Nel 1803 riesce a fondare l’Istituto delle suore di Notre Dame e dopo ventidue anni di paralisi guarisce. Ma le prove continueranno ancora per tutta la sua vita e saranno specialmente calunnie ed inimicizie. Muore la sera del 7 aprile 1816.

Parola di Dio: Ez 37,21-28; Cantico da Ger 31; Gv 11,45-56

 

Vangelo Gv 11, 45-56

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista della risurrezione di Lazzaro credettero in lui. Ma alcuni andarono dai farisei e riferirono loro quel che Gesù aveva fatto. Allora i sommi sacerdoti e i farisei riunirono il sinedrio e dicevano: «Che facciamo? Quest'uomo compie molti segni. Se lo lasciamo fare così, tutti crederanno in lui e verranno i Romani e distruggeranno il nostro luogo santo e la nostra nazione». Ma uno di loro, di nome Caifa, che era sommo sacerdote in quell'anno, disse loro: «Voi non capite nulla e non considerate come sia meglio che muoia un solo uomo per il popolo e non perisca la nazione intera». Questo però non lo disse da se stesso, ma essendo sommo sacerdote profetizzò che Gesù doveva morire per la nazione e non per la nazione soltanto, ma anche per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi. Da quel giorno dunque decisero di ucciderlo. Gesù pertanto non si faceva più vedere in pubblico tra i Giudei; egli si ritirò di là nella regione vicina al deserto, in una città chiamata Efraim, dove si trattenne con i suoi discepoli. Era vicina la Pasqua dei Giudei e molti dalla regione andarono a Gerusalemme prima della Pasqua per purificarsi. Essi cercavano Gesù e stando nel tempio dicevano tra di loro: «Che ve ne pare? Non verrà egli alla festa?». Parola del Signore

 

“E’ MEGLIO CHE MUOIA UN SOLO UOMO PER IL POPOLO E NON PERISCA LA NAZIONE INTERA”. (Gv. 11,50)

Ormai tutto è deciso. Gesù ha toccato troppi interessi: quelli materiali dei mercanti del tempio, quelli dei religiosi che si sono sentiti sbeffeggiati da Lui, quello degli scribi che hanno visto uno non arzigogolare sulla parola di Dio ma commentarla e viverla con autorità, quello dei farisei che invece di essere considerati i puri della religione come presumevano si sono sentiti chiamare sepolcri imbiancati, quello di Erode, indicato da Gesù “la volpe”… E Caifa, uomo cinico e avido, attaccato al suo ruolo e al suo potere, mascherandosi di mille motivi anche validi pronuncia la sentenza. Caifa è Sommo Sacerdote ma anche politico e sa che i romani, pur tolleranti verso i paesi occupati, mal digeriscono questa pretesa diversità della Palestina: hanno già concesso molto, moltissimo: la reggenza di un re, il mantenimento del culto, la guardia del tempio ebrea, il tribunale del Sinedrio (senza potere, però), una moneta senza immagine dell'imperatore. Ma il troppo è troppo: Ponzio Pilato non è forse pericoloso e arrogante? Ben diverso dagli altri governatori, non sarà proprio la sua intemperanza a stroncargli la carriera? No, meglio non avere guai, una rivolta popolare sarebbe un guaio insanabile. Meglio che un uomo muoia per tutto il popolo. Ma per l’evangelista queste espressioni di Caifa acquistano un significato molto profondo. Gesù muore a favore dell’intera umanità, per donare la vita al mondo, per salvare il gregge di Dio, per santificare i discepoli nella verità. La morte di Cristo poi ha una finalità salvifica perché raduna in unità i dispersi figli di Dio. Il peccato è divisione, la salvezza è vita in unità con Dio e con i fratelli. Sembra quasi che Giovanni qui dica alla Chiesa, cioè a noi: “Attenzione, perché con i tuoi ragionamenti troppo umani puoi rischiare di uccidere Dio. In ogni caso sappi che il piano di Dio troverà il suo corso nonostante le tue infedeltà”.

 

 

DOMENICA 9 APRILE: DOMENICA DELLE PALME B

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, VIENI PRESTO IN NOSTRO AIUTO

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: AIBERTO, Santo, Monaco 

Era nato ad Espain, a pochi chilometri da Tournai nel 1060. Fin da fanciullo cercava la preghiera nella solitudine, per questo, appena gli fu possibile, si ritirò a vita eremitica nelle vicinanze del monastero di Crspin. Vi rimase 20 anni poi andò in pellegrinaggio a Roma e al ritorno entrò come monaco al monastero di Crspin. Dopo 25 anni ritornò a fare l’eremita. Cercato dalla gente come santo intercedette per molti miracoli sia in vita che in morte. Morì il 7 Aprile 1140.

Parola di Dio: Is 50,4-7; Sal 21; Fil 2,6-11; Mc 14,1-15,47

 

Vangelo alla benedizione dei rami d’ulivo (Mc. 11,1-10)

Dal Vangelo secondo Marco

Quando si avvicinarono a Gerusalemme, verso Betfage e Betania presso il monte degli Ulivi, Gesù mandò due dei suoi discepoli e disse loro: "Andate nel villaggio che vi sta di fronte, e subito entrando in esso troverete un asinello legato, sul quale nessuno è mai salito. Scioglietelo e conducetelo. E se qualcuno vi dirà: Perché fate questo?, rispondete: Il Signore ne ha bisogno, ma lo rimanderà qui subito".Andarono e trovarono un asinello legato vicino ad una porta, fuori sulla strada, e lo sciolsero. E alcuni dei presenti però dissero loro: "Che cosa fate, sciogliendo questo asinello?". Ed essi risposero come aveva detto loro il Signore. E li lasciarono fare. Essi condussero l’asinello da Gesù, e vi gettarono sopra i loro mantelli, ed egli vi montò sopra. E molti stendevano i propri mantelli sulla strada e altri le fronde, che avevano tagliate dai campi. Quelli poi che andavano innanzi, e quelli che venivano dietro gridavano: "Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Benedetto il regno che viene, del nostro padre Davide! Osanna nel più alto dei cieli!"

 

“OSANNA! BENEDETTO COLUI CHE VIENE NEL NOME DEL SIGNORE”. (Mc. 11,9)

Oggi la liturgia ci invita ad andare incontro a Gesù con i rami della pace come i fanciulli degli ebrei fecero quando entrò a Gerusalemme seduto su un asino.

Gesù non ha mai scelto cose appariscenti nella sua vita umana. Poteva scegliere un cavallo? No, ha preferito un asino, quello che usavano le persone del popolo. I cavalli erano dei romani e delle persone che se lo potevano permettere.

Il grido di acclamazione: “Osanna al Figlio di Davide!” aveva un significato preciso. Davide era stato il più grande re di Israele. A lui il Signore aveva detto: “Farò in modo che sul tuo tuono siederà un re il cui regno non tramonterà mai”. Quindi, dire che Gesù è figlio di Dio significa dire che Gesù è il re Messia atteso da secoli, colui che avrebbe liberato il popolo da ogni schiavitù. Gesù accetta questo titolo, ma per non far credere che lui è un re terreno, entra a Gerusalemme dove sa che verrà ucciso cavalcando un asino. Noi dobbiamo imparare da Gesù a vivere nell’essenziale e soprattutto a non far credere agli altri di essere quello che non siamo. Non servono le maschere. Se anche fossimo coperti di gioielli e avessimo  macchine e ville ma non avessimo la bontà nel cuore, cosa cambia?  Noi sappiamo quello che siamo e anche Dio lo sa. Puoi ingannare gli altri, ma questo non ti renderà felice. Meglio essere se stessi e andare a finire in croce che fingere di essere chissà chi, scamparsela, ed essere solo un involucro senza contenuto.

Gesù accetta di essere acclamato re perché lo è veramente, ma non si monta la testa, anzi sa che la stressa gente qualche giorno dopo chiederà la sua crocifissione. Lui ama tutti, proprio tutti e per tutti e per ciascuno accetterà di essere re incoronato di spine intronizzato su una croce sulla quale morire per far morire con sé il male di ogni uomo.

 

 

LUNEDI’ 10 APRILE

Una scheggia di preghiera:

 

GRAZIE, GESU’, A NOME DI TUTTI GLI UOMINI

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: CECILIO MARIA CORTINOVIZ, Venerabile, Frate minore

Antonio Pietro Cortinovis, nasce il 7 novembre 1885 a Nespello, piccola frazione di Costa Serina in Provincia di Bergamo. Lascia i suoi beni ai poveri e veste l'abito cappuccino il 29 luglio 1908, prendendo il nome di fra Cecilio Maria. Viene destinato nell'aprile del 1910 al Convento dei Cappuccini di Monforte, in viale Piave a Milano, sede che lascia solo per il servizio militare. Sacrista per circa 11 anni, accanto al Tabernacolo, approfondisce sempre di più la sua vita di unione con Dio. Dal 1921, portinaio e questuante per i poveri della città, Nel 1959 fonda e dirige l' "Opera San Francesco per i poveri", a servizio degli emarginati e delle persone più provate. Il 10 aprile alle ore 21, all'età di 98 anni, quando si trova nell'Infermeria dei Frati Cappuccini di Bergamo, conclude il suo cammino in mezzo agli uomini.

Parola di Dio: Is 42,1-7; Sal 26; Gv 12,1-11

 

Vangelo Gv 12, 1-11

Dal vangelo secondo Giovanni.

Sei giorni prima della Pasqua, Gesù andò a Betania, dove si trovava Lazzaro, che egli aveva risuscitato dai morti. Equi gli fecero una cena: Marta serviva e Lazzaro era uno dei commensali. Maria allora, presa una libbra di olio profumato di vero nardo, assai prezioso, cosparse i piedi di Gesù e li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì del profumo dell'unguento. Allora Giuda Iscariota, uno dei suoi discepoli, che doveva poi tradirlo, disse: «Perché quest'olio profumato non si è venduto per trecento denari per poi darli ai poveri?». Questo egli disse non perché gl'importasse dei poveri, ma perché era ladro e, siccome teneva la cassa, prendeva quello che vi mettevano dentro. Gesù allora disse: «Lasciala fare, perché lo conservi per il giorno della mia sepoltura. I poveri infatti li avete sempre con voi, ma non sempre avete me». Intanto la gran folla di Giudei venne a sapere che Gesù si trovava là, e accorse non solo per Gesù, ma anche per vedere Lazzaro che egli aveva risuscitato dai morti. I sommi sacerdoti allora deliberarono di uccidere anche Lazzaro, perché molti Giudei se ne andavano a causa di lui e credevano in Gesù. Parola del Signore

 

“MARIA PRESA UNA LIBBRA DI OLIO PROFUMATO DI VERO NARDO, COSPARSE I PIEDI DI GESU’ E LI ASCIUGO’ CON I SUOI CAPELLI”.

(Gv. 12,3)

Iniziamo la grande settimana di Gesù e nostra con un  momento di intimità e di tenerezza. La risposta al grande amore di Gesù che sta per regalarci la sua vita la porge Maria, la sorella di Lazzaro. Lei è ancora prostrata ai piedi di Gesù; in quell'atteggiamento tante volte si era beata delle parole del maestro fino a suscitare la santa invidia della sorella Marta, tutta intenta a preparare un buon pranzo all'ospite divino. Ora non ascolta soltanto, ma sente di dover esprimere con un gesto concreto la sua immensa gratitudine: Gesù è suo Signore, il suo Re e perciò deve ungerlo con un unguento prezioso e profumato. La prostrazione ai suoi piedi, è il gesto dell'umile sudditanza, è il gesto di una fede viva nella risurrezione, è l'onore tributato a Colui che ha richiamato tra i vivi il suo fratello Lazzaro, già nella tomba da quattro giorni. Maria esprime la gratitudine di tutti i credenti, il grazie di tutti salvati da Cristo, la lode di tutti i risorti, l'amore di tutti gli innamorati di Lui, la risposta migliore a tutti i segni con i quali egli ha manifestato a tutti noi la bontà di Dio. L'intervento di Giuda è invece la contro testimonianza più assurda e maldestra: l'espressione d'amore per lui diventa freddo e gelido calcolo tradotto in cifra, trecento denari. Chissà se egli si ricorderà fra non molti giorni del valore attribuito a quel vasetto di alabastro e se lo confronterà con i trenta denari per i quali ha venduto il suo maestro? Per chi è attaccato al denaro e lo ha fatto diventare il proprio idolo, davvero l'amore vale zero e la stessa persona del Cristo può essere svenduta per pochi soldi!

 

 

MARTEDI’ 11 APRILE

Una scheggia di preghiera:

 

PIETA’ DI NOI, GESU’, QUANDO TRADIAMO IL TUO AMORE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: DONNIONE, Santo, Martire 

Era vescovo di Salona in Dalmazia e fu martirizzato nella persecuzione di Diocleziano verso il 304. Nel 604 il suo corpo fu portato a Roma, in Laterano.

Parola di Dio: Is 49,1-6; Sal 70; Gv 13,21-33.36-38

 

Vangelo Gv 13, 21-33. 36-38

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, mentre Gesù era a mensa con i suoi discepoli, si commosse profondamente e dichiarò: «In verità, in verità vi dico: uno di voi mi tradirà». I discepoli si guardarono gli uni gli altri, non sapendo di chi parlasse. Ora uno dei discepoli, quello che Gesù amava, si trovava a tavola al fianco di Gesù. Simon Pietro gli fece un cenno e gli disse: «Dì, chi è colui a cui si riferisce?». Ed egli reclinandosi così sul petto di Gesù, gli disse: «Signore, chi è?». Rispose allora Gesù: «E' colui per il quale intingerò un boccone e glielo darò». E intinto il boccone, lo prese e lo diede a Giuda Iscariota, figlio di Simone. E allora, dopo quel boccone, satana entrò in lui. Gesù quindi gli disse: «Quello che devi fare fallo al più presto». Nessuno dei commensali capì perché gli aveva detto questo; alcuni infatti pensavano che, tenendo Giuda la cassa, Gesù gli avesse detto: «Compra quello che ci occorre per la festa», oppure che dovesse dare qualche cosa ai poveri. Preso il boccone, egli subito uscì. Ed era notte. Quando egli fu uscito, Gesù disse: «Ora il Figlio dell'uomo è stato glorificato, e anche Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. Figlioli, ancora per poco sono con voi; voi mi cercherete, ma come ho gia detto ai Giudei, lo dico ora anche a voi: dove vado io voi non potete venire. Simon Pietro gli dice: «Signore, dove vai?». Gli rispose Gesù: «Dove io vado per ora tu non puoi seguirmi; mi seguirai più tardi». Pietro disse: «Signore, perché non posso seguirti ora? Darò la mia vita per te!». Rispose Gesù: «Darai la tua vita per me? In verità, in verità ti dico: non canterà il gallo, prima che tu non m'abbia rinnegato tre volte». Parola del Signore

 

“IN VERITA’, IN VERITA’ VI DICO: UNO DI VOI MI TRADIRA’.” (Gv. 13,21)

Gesù è già stato condannato dai suoi nemici ma quello che certamente gli fa più male è il tradimento di un amico. C'è tanta amarezza in ogni tradimento perché è l'offesa peggiore all'amore, all'amicizia, alla fedeltà. Aveva ragione il salmistra a dire con profonda delusione: “Se mi avesse insultato un nemico, l'avrei sopportato; se fosse insorto contro di me un avversario, da lui mi sarei nascosto. Ma sei tu, mio compagno, mio amico e confidente; ci legava una dolce amicizia, verso la casa di Dio camminavamo in festa”. Comprendiamo la profonda commozione del Signore: uno dei suoi, un commensale, uno a cui aveva riservato stima e fiducia particolari, ora è in preda a satana. Lascia la gioia della fraternità per entrare nel buio della notte. Come è triste quella notte senza luce! Come è turbata quella cena! Che brutta esperienza uscire dalla Luce e immergersi delle tenebre. Gesù però scandisce già la sua vittoria su quelle tenebre: “Ora il Figlio dell'uomo è stato glorificato, e anche Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito”. Uno dei discepoli esce e si distacca da Gesù, ma un altro, in atteggiamento di amore e di tenerezza, posa il capo sul petto di Gesù. Alla trama di morte, già in atto, fa riscontro l'annuncio della glorificazione del Padre e del Figlio. Il piano divino di salvezza sta per compiersi, la redenzione è già in atto, la vittoria sul male e sul peccato troverà il suo sigillo  quando il risorto con i segni della sua passione salirà al cielo, dal Padre portando con sé la nostra umanità redenta dall’amore.

 

 

MERCOLEDI’ 12 APRILE

Una scheggia di preghiera:

 

GESU’, DONACI DI SEGUIRTI NELLA TUA PASSIONE PER GIUNGERE CON TE ALLA RISURREZIONE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: DAVID URIBE VELASCO, Santo Sacerdote 

Nacque a Buena Vista de Cuellar in Messico il 29 dicembre 1899. Fu parroco in una regione attaccata dalla massoneria e dal protestantesimo. Fu catturato ed invitato a diventare Vescovo della chiesa scismatica governativa. Rifiutò. Fu imprigionato e poi ucciso con un colpo alla nuca. Il 12 Aprile 1927.

Parola di Dio: Is 50,4-9a; Sal 68; Mt 26,14-25

 

Vangelo Mt 26, 14-25

Dal vangelo secondo Matteo.

In quel tempo, uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariota, andò dai sommi sacerdoti e disse: «Quanto mi volete dare perché io ve lo consegni?». "E quelli gli fissarono trenta monete d'argento". Da quel momento cercava l'occasione propizia per consegnarlo. Il primo giorno degli Azzimi, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: «Dove vuoi che ti prepariamo, per mangiare la Pasqua?». Ed egli rispose: «Andate in città, da un tale, e ditegli: Il Maestro ti manda a dire: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli». I discepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù, e prepararono la Pasqua. Venuta la sera, si mise a mensa con i Dodici. Mentre mangiavano disse: «In verità io vi dico, uno di voi mi tradirà». Ed essi, addolorati profondamente, incominciarono ciascuno a domandargli: «Sono forse io, Signore?». Ed egli rispose: «Colui che ha intinto con me la mano nel piatto, quello mi tradirà. Il Figlio dell'uomo se ne va, come è scritto di lui, ma guai a colui dal quale il Figlio dell'uomo viene tradito; sarebbe meglio per quell'uomo se non fosse mai nato!». Giuda, il traditore, disse: «Rabbì, sono forse io?». Gli rispose: «Tu l'hai detto». Parola del Signore

 

“RABBI, SONO FORSE IO? GLI RISPOSE: TU LO HAI DETTO” …”E QUELLI GLI FISSARONO TRENTA MONETE D’ARGENTO”. (Mt. 26,25.15)

Questo ultimo giorno prima del Triduo di Pasqua ci mette già nel clima dell’Ultima Cena. Gesù si dona e l’uomo lo tradisce.

Non è un caso che “l’ora” di Gesù coincida con la festa della Pasqua. Essa era la festa principale degli Ebrei, ricordava la liberazione dalla schiavitù, il passaggio del Mar Rosso, lo scampato pericolo dall’Angelo della morte attraverso il sangue dell’Agnello che aveva segnato lo stipite delle porte delle case degli ebrei. In Gesù, si compie per il cristiano la libera­zione definitiva, la morte non ha più potere, il regno di Dio si compie grazie al sangue di Gesù, l’Agnello innocente immolato. E Gesù è conscio di tutto questo, non subisce solamente gli eventi, è disposto positivamente a dare la sua vita per noi.

E, mentre Gesù dona, l’uomo lo vende, ma anche in questo possiamo leggere un segno di amore per noi, trenta denari, al tempo di Gesù corrispondevano al prezzo di uno schiavo e Gesù per amore si lascia vendere schiavo. Trenta denari erano la paga di un pastore e il Buon Pastore di tutti dà, per trenta denari, la vita per le sue pecorelle.

Il tradimento poi si consumerà attraverso un bacio o abbraccio di amicizia, che è il saluto tipico del discepolo al suo Maestro. E’ forse la somma di tutti i baci con i quali l’uomo si impossessa dell’uomo e lo tradisce in ciò che ha di meglio: l’amore, il dono. Infatti il tradimento di Giuda è volersi impossessare di Gesù, costringerlo ai propri progetti. E’ l’antico peccato di Adamo (voler diventare come Dio) ed è il peccato di ogni uomo quando si vuol costringere Dio ai nostri pensieri, quando non si accetta il suo amore, quando si considera più importante la “nostra libertà”, la nostra morale piuttosto che l’accettazione del suo dono che ci libera nel profondo.

 

 

GIOVEDI’ 13 APRILE: GIOVEDI’ SANTO

Una scheggia di preghiera:

 

SIA LODATO E RINGRAZIATO OGNI MOMENTO, GESU’ NEL SANTISSIMO E DIVINISSIMO SACRAMENTO

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ERMENEGILDO, Santo, Re e Martire

Era il  figlio del re ariano dei Visigoti, Leovigildo, sposò Ingunda, figlia di Sigeberto, re dei Franchi. A causa della religione cattolica della moglie, il padre lo esiliò a Siviglia ove Ermenegildo si convertì al cattolicesimo e si pose a capo del partito cattolico, ribellandosi al padre. Leovigildo strinse d'assedio la città, prese prigioniero il figlio e lo rinchiuse in un carcere a Tarragona dove nel 585 lo fece decapitare per aver rifiutato la comunione pasquale da un vescovo ariano.

Parola di Dio: Es.12,1-8.11-14; Sal 115; 1Cor 11,23-26; Gv 13,1-15

 

Vangelo Gv 13, 1-15

Dal vangelo secondo Giovanni

Prima della festa di Pasqua Gesù, sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine. Mentre cenavano, quando gia il diavolo aveva messo in cuore a Giuda Iscariota, figlio di Simone, di tradirlo, Gesù sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti e, preso un asciugatoio, se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell'acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l'asciugatoio di cui si era cinto. Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse:“Signore, tu lavi i piedi a me?”. Rispose Gesù: “Quello che io faccio, tu ora non lo capisci, ma lo capirai dopo”. Gli disse Simon Pietro: “Non mi laverai mai i piedi!”. Gli rispose Gesù: “Se non ti laverò, non avrai parte con me”. Gli disse Simon Pietro: “Signore, non solo i piedi, ma anche le mani e il capo!”. Soggiunse Gesù: “Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto mondo; e voi siete mondi, ma non tutti”. Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: “Non tutti siete mondi”. Quando dunque ebbe lavato loro i piedi e riprese le vesti, sedette di nuovo e disse loro: “Sapete ciò che vi ho fatto? Voi mi chiamate Maestro e Signore e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri. Vi ho dato infatti l'esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi. Parola del Signore

 

“DOPO AVER AMATO I SUOI CHE ERANO NEL MONDO LI AMO’ SINO ALLA FINE”. (Gv. 13,1)

L'ultimo atto inizia qui, con questa Cena che è la presenza del Signore. Lui desidera ardentemente celebrare e mangiare la Pasqua con noi: il suo cuore è pieno di amor di Dio ed è pieno di misericordia per noi. E Gesù compie, a conclusione di tutto ciò che ha detto e fatto, un gesto che nessuno, sarebbe riuscito a immaginare: si consegna e si abbandona nelle nostre mani e nelle mani di quelli che lo uccidono. I suoi non sono soltanto bei discorsi, vuote parole! Il gesto della morte in croce è definitivo, inequivocabile: non può essere interpretato, ma solo accolto. Gesù sta per vivere l'amore fino al paradosso del tutto, come più volte ha predicato. In questo gesto, ci dice: "Proprio perché non hai compreso che ti voglio bene, l'unico modo per farti capire quanto mi sei prezioso, è che il mio amore diventi sangue versato, dono totale." Gesù sceglie di donarsi a ciascuno di noi in un modo semplice, povero, scandaloso. Anche in questo Gesù accetta ancora una volta il rischio dell'incomprensione. Ancora oggi si consegna. Nelle nostre Eucaristie spesso abitudinarie, ridotte a rituale, senza fede, affrettate, Gesù accetta di non essere capito! E Giovanni ci dice il suo amore e il suo servizio per noi con l’altro grande segno, quello della lavanda dei piedi. Ecco come traduce in preghiera questo gesto il grande Sant’Ambrogio:

“Il mio Signore depone la veste, si cinge di un asciugatoio, versa dell'acqua nel catino e lava i piedi ai suoi discepoli: anche a noi egli vuole lavare i piedi; non solo a Pietro, ma anche a ciascun fedele dice: “Se non ti laverò i piedi, non avrai parte con me”.

Vieni, Signore Gesù, deponi la veste che hai indossato per me. Spogliati, per rivestirci della tua misericordia. Cingiti di un asciugatoio, per cingerci con il tuo dono, che è l'immortalità. Metti dell'acqua nel catino, e lavaci non soltanto i piedi, ma anche il capo; non solo i piedi del nostro corpo, ma anche quelli dell'anima. Voglio deporre tutta la lordura della nostra fragilità.

Quanto è grande questo mistero! Quasi fossi un servitore lavi i piedi ai tuoi servi, e come Dio mandi dal cielo la rugiada. Voglio lavare anch'io i piedi ai miei fratelli, voglio osservare il comandamento del Signore. Egli mi comandò di non aver vergogna, di non disdegnare di compiere quello che lui stesso aveva fatto prima di me. Il mistero dell'umiltà mi è di vantaggio: mentre detergo gli altri, purifico le mie macchie”.

 

 

VENERDI’ 14 APRILE: VENERDI’ SANTO

Una scheggia di preghiera:

 

NOI TI ADORIAMO UOMO DELLA CROCE, FIGLIO E FRATELLO NOI CREDIAMO IN TE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: DONNINA, Santa

Per sfuggire alla persecuzione di Diocleziano era  fuggita da Antiochia a Edessa con le sue due figlie Berenice e Prosdocia, fu però denunciata dal marito, rimasto pagano, e arrestata insieme con le figlie. Per sottrarsi alla brutalità dei soldati si gettarono tutte e tre in un fiume, morendo annegate. La Chiesa le ha incluse nel numero dei martiri.

Parola di Dio: Is 52,13-53,12; Sal 30; Eb 4,14-16; 5,7-9; Gv 18,1-19,42

 

Vangelo Gv 18, 1 -19, 42

Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù uscì con i suoi discepoli e andò di là dal torrente Cèdron, dove c'era un giardino nel quale entrò con i suoi discepoli. Anche Giuda, il traditore, conosceva quel posto, perché Gesù vi si ritirava spesso con i suoi discepoli. Giuda dunque, preso un distaccamento di soldati e delle guardie fornite dai sommi sacerdoti e dai farisei, si recò là con lanterne, torce e armi. Gesù allora, conoscendo tutto quello che gli doveva accadere, si fece innanzi e disse loro: “Chi cercate?”. Gli risposero: “Gesù, il Nazareno”. Disse loro Gesù: “Sono io!”. Vi era là con loro anche Giuda, il traditore. Appena disse “Sono io”, indietreggiarono e caddero a terra. Domandò loro di nuovo: “Chi cercate?”. Risposero: “Gesù, il Nazareno”. Gesù replicò: “Vi ho detto che sono io. Se dunque cercate me, lasciate che questi se ne vadano”. Perché s'adempisse la parola che egli aveva detto: “Non ho perduto nessuno di quelli che mi hai dato”. Allora Simon Pietro, che aveva una spada, la trasse fuori e colpì il servo del sommo sacerdote e gli tagliò l'orecchio destro. Quel servo si chiamava Malco. Gesù allora disse a Pietro: “Rimetti la tua spada nel fodero; non devo forse bere il calice che il Padre mi ha dato?”. Allora il distaccamento con il comandante e le guardie dei Giudei afferrarono Gesù, lo legarono e lo condussero prima da Anna: egli era infatti suocero di Caifa, che era sommo sacerdote in quell'anno. Caifa poi era quello che aveva consigliato ai Giudei: “E' meglio che un uomo solo muoia per il popolo”. Intanto Simon Pietro seguiva Gesù insieme con un altro discepolo. Questo discepolo era conosciuto dal sommo sacerdote e perciò entrò con Gesù nel cortile del sommo sacerdote; Pietro invece si fermò fuori, vicino alla porta. Allora quell'altro discepolo, noto al sommo sacerdote, tornò fuori, parlò alla portinaia e fece entrare anche Pietro. E la giovane portinaia disse a Pietro: “Forse anche tu sei dei discepoli di quest'uomo?”. Egli rispose: “Non lo sono”. Intanto i servi e le guardie avevano acceso un fuoco, perché faceva freddo, e si scaldavano; anche Pietro stava con loro e si scaldava. Allora il sommo sacerdote interrogò Gesù riguardo ai suoi discepoli e alla sua dottrina. Gesù gli rispose: “Io ho parlato al mondo apertamente; ho sempre insegnato nella sinagoga e nel tempio, dove tutti i Giudei si riuniscono, e non ho mai detto nulla di nascosto. Perché interroghi me? Interroga quelli che hanno udito ciò che ho detto loro; ecco, essi sanno che cosa ho detto”. Aveva appena detto questo, che una delle guardie presenti diede uno schiaffo a Gesù, dicendo: “Così rispondi al sommo sacerdote?”. Gli rispose Gesù: “Se ho parlato male, dimostrami dov'è il male; ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?”. Allora Anna lo mandò legato a Caifa, sommo sacerdote. Intanto Simon Pietro stava là a scaldarsi. Gli dissero: “Non sei anche tu dei suoi discepoli?”. Egli lo negò e disse: “Non lo sono”. Ma uno dei servi del sommo sacerdote, parente di quello a cui Pietro aveva tagliato l'orecchio, disse: “Non ti ho forse visto con lui nel giardino?”. Pietro negò di nuovo, e subito un gallo cantò. Allora condussero Gesù dalla casa di Caifa nel pretorio. Era l'alba ed essi non vollero entrare nel pretorio per non contaminarsi e poter mangiare la Pasqua. Uscì dunque Pilato verso di loro e domandò: “Che accusa portate contro quest'uomo?”. Gli risposero: “Se non fosse un malfattore, non te l'avremmo consegnato”. Allora Pilato disse loro: “Prendetelo voi e giudicatelo secondo la vostra legge!”. Gli risposero i Giudei: “A noi non è consentito mettere a morte nessuno”. Così si adempivano le parole che Gesù aveva detto indicando di quale morte doveva morire. Pilato allora rientrò nel pretorio, fece chiamare Gesù e gli disse: “Tu sei il re dei Giudei?”. Gesù rispose: “Dici questo da te oppure altri te l'hanno detto sul mio conto?”. Pilato rispose: “Sono io forse Giudeo? La tua gente e i sommi sacerdoti ti hanno consegnato a me; che cosa hai fatto?”. Rispose Gesù: “Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù”. Allora Pilato gli disse: “Dunque tu sei re?”. Rispose Gesù: “Tu lo dici; io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per rendere testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce”. Gli dice Pilato: “Che cos'è la verità?”. E detto questo uscì di nuovo verso i Giudei e disse loro: “Io non trovo in lui nessuna colpa. Vi è tra voi l'usanza che io vi liberi uno per la Pasqua: volete dunque che io vi liberi il re dei Giudei?”. Allora essi gridarono di nuovo: “Non costui, ma Barabba!”. Barabba era un brigante. Allora Pilato fece prendere Gesù e lo fece flagellare. E i soldati, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero addosso un mantello di porpora; quindi gli venivano davanti e gli dicevano: “Salve, re dei Giudei!”. E gli davano schiaffi. Pilato intanto uscì di nuovo e disse loro: “Ecco, io ve lo conduco fuori, perché sappiate che non trovo in lui nessuna colpa”. Allora Gesù uscì, portando la corona di spine e il mantello di porpora. E Pilato disse loro: “Ecco l'uomo!”. Al vederlo i sommi sacerdoti e le guardie gridarono: “Crocifiggilo, crocifiggilo!”. Disse loro Pilato: “Prendetelo voi e crocifiggetelo; io non trovo in lui nessuna colpa”. Gli risposero i Giudei: “Noi abbiamo una legge e secondo questa legge deve morire, perché si è fatto Figlio di Dio”. All'udire queste parole, Pilato ebbe ancor più paura ed entrato di nuovo nel pretorio disse a Gesù: “Di dove sei?”. Ma Gesù non gli diede risposta. Gli disse allora Pilato: “Non mi parli? Non sai che ho il potere di metterti in libertà e il potere di metterti in croce?”. Rispose Gesù: “Tu non avresti nessun potere su di me, se non ti fosse stato dato dall'alto. Per questo chi mi ha consegnato nelle tue mani ha una colpa più grande”. Da quel momento Pilato cercava di liberarlo; ma i Giudei gridarono: “Se liberi costui, non sei amico di Cesare! Chiunque infatti si fa re si mette contro Cesare”. Udite queste parole, Pilato fece condurre fuori Gesù e sedette nel tribunale, nel luogo chiamato Litòstroto, in ebraico Gabbatà. Era la Preparazione della Pasqua, verso mezzogiorno. Pilato disse ai Giudei: “Ecco il vostro re!”. Ma quelli gridarono: “Via, via, crocifiggilo!”. Disse loro Pilato: “Metterò in croce il vostro re?”. Risposero i sommi sacerdoti: “Non abbiamo altro re all'infuori di Cesare”. Allora lo consegnò loro perché fosse crocifisso. Essi allora presero Gesù ed egli, portando la croce, si avviò verso il luogo del Cranio, detto in ebraico Gòlgota, dove lo crocifissero e con lui altri due, uno da una parte e uno dall'altra, e Gesù nel mezzo. Pilato compose anche l'iscrizione e la fece porre sulla croce; vi era scritto: “Gesù il Nazareno, il re dei Giudei”. Molti Giudei lessero questa iscrizione, perché il luogo dove fu crocifisso Gesù era vicino alla città; era scritta in ebraico, in latino e in greco. I sommi sacerdoti dei Giudei dissero allora a Pilato: “Non scrivere: il re dei Giudei, ma che egli ha detto: Io sono il re dei Giudei”. Rispose Pilato: “Ciò che ho scritto, ho scritto”. I soldati poi, quando ebbero crocifisso Gesù, presero le sue vesti e ne fecero quattro parti, una per ciascun soldato, e la tunica. Ora quella tunica era senza cuciture, tessuta tutta d'un pezzo da cima a fondo. Perciò dissero tra loro: Non stracciamola, ma tiriamo a sorte a chi tocca. Così si adempiva la Scrittura: Si sono divise tra loro le mie vesti e sulla mia tunica hanno gettato la sorte. E i soldati fecero proprio così. Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Clèofa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: “Donna, ecco il tuo figlio!”. Poi disse al discepolo: “Ecco la tua madre!”. E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa. Dopo questo, Gesù, sapendo che ogni cosa era stata ormai compiuta, disse per adempiere la Scrittura: “Ho sete”. Vi era lì un vaso pieno d'aceto; posero perciò una spugna imbevuta di aceto in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. E dopo aver ricevuto l'aceto, Gesù disse: “Tutto è compiuto!”. E, chinato il capo, spirò. Era il giorno della Preparazione e i Giudei, perché i corpi non rimanessero in croce durante il sabato (era infatti un giorno solenne quel sabato), chiesero a Pilato che fossero loro spezzate le gambe e fossero portati via. Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe al primo e poi all'altro che era stato crocifisso insieme con lui. Venuti però da Gesù e vedendo che era gia morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati gli colpì il fianco con la lancia e subito ne uscì sangue e acqua. Chi ha visto ne da  testimonianza e la sua testimonianza è vera e egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate. Questo infatti avvenne perché si adempisse la Scrittura: Non gli sarà spezzato alcun osso. E un altro passo della Scrittura dice ancora: Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto. Dopo questi fatti, Giuseppe d'Arimatèa, che era discepolo di Gesù, ma di nascosto per timore dei Giudei, chiese a Pilato di prendere il corpo di Gesù. Pilato lo concesse. Allora egli andò e prese il corpo di Gesù. Vi andò anche Nicodèmo, quello che in precedenza era andato da lui di notte, e portò una mistura di mirra e di aloe di circa cento libbre. Essi presero allora il corpo di Gesù, e lo avvolsero in bende insieme con oli aromatici, com'è usanza seppellire per i Giudei. Ora, nel luogo dove era stato crocifisso, vi era un giardino e nel giardino un sepolcro nuovo, nel quale nessuno era stato ancora deposto. Là dunque deposero Gesù, a motivo della preparazione dei Giudei, poiché quel sepolcro era vicino. Parola del Signore

 

“E, CHINATO IL CAPO SPIRO’ ”. (Gv. 19,30)

Celebrare il venerdì santo ci fa sentire piccoli, incapaci di comprensione profonda, deboli nell’amore. Lascio allora parlare anche oggi per noi un Santo innamorato di Dio, San Francesco di Sales nel suo “Teotimo ossia trattato dell’amor di Dio”.

“O Teotimo, Teotimo, il Salvatore ci conosceva tutti per nome e per cognome e pensò a noi con amore particolare, quando offerse le sue lacrime, le sue preghiere, il suo sangue, la sua vita per tutti noi. “O eterno Padre, prendo su di me e mi carico di tutti i peccati del povero Teotimo, soffrirò i tormenti della morte affinché egli ne sia liberato e non perisca, ma viva. Che io muoia purché egli viva; che io sia crocifisso perché egli sia glorificato”. 

La passione e morte di nostro Signore sono il motivo più dolce e più violento insieme che ci spinge ad amare. I figli della croce si glorificano in questo mistero che il mondo non intende: dalla morte distruggitrice è uscita la vita; dalla morte, più forte di qualunque altra cosa, è uscito il dolce miele dell'amore.

Teotimo, il monte Calvario è il monte degli amanti.

L’amore che non prende la sua origine dalla croce è frivolo e pericoloso.

E infelice è la morte senza l'amore del Salvatore. Infelice è l'amore senza la morte del Salvatore. L’amore e la morte sono tanto fusi insieme nella passione del Signore che non si può avere in cuore l'uno senza l'altra. Sul Calvario non si può attingere la vita senza l'amore, né l'amore senza la morte del Redentore: fuori di là vi è o la morte eterna, o l'amore eterno. E tutta la sapienza cristiana consiste nel saper ben scegliere.

 

 

 

SABATO 15 APRILE: SABATO SANTO

Una scheggia di preghiera:

 

LA TUA CROCE, NEL SILENZIO, PARLA AL MIO CUORE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: POTENZIANA, Vergine in Spagna, Santa

Della vita di questa Santa sappiamo poco, era nata ad Andujar, nella provincia spagnola di Jean nei secoli XII-XIII. Visse nella sua casa facendo lavori di filatura, ma per la sua santità, in vita e in morte ebbe la venerazione degli abitanti della zona.

 

Oggi tutto tace. Fino a questa sera, nella veglia pasquale, non ci sono celebrazioni: “Il re dorme nella terra che lo ha divorato ma che non può trattenerlo”, come dice un’antica omelia di Pasqua. Nelle chiese rimane il segno nudo della croce davanti alla quale ci inginocchiamo.

La croce. Se dovessimo dire immediatamente cos’è, diremmo: due pezzi di legno incrociati. Ed è proprio così. Due pezzi di legno, due esistenze che si incontrano in un punto: Dio, il pezzo verticale; l’uomo, il pezzo orizzontale. E il punto di incontro: Gesù, Dio e uomo. Un legno che è diventato il simbolo dell’amore, dell’abbraccio. È come una figura la croce con le braccia aperte in segno di accogliere chiunque e stringerlo a sé. Allora la croce è amore, non è morte. Gesù muore per dirci quanto ci ama. Gesù muore per dirci: Potete farmi di tutto, anche uccidermi, ma io vi amo sempre. Questo strumento di tortura e di condanna con cui pensavano di eliminare del tutto Gesù di Nazareth è rimasto nella storia dell’uomo come il più grande e tenero abbraccio, l’abbraccio di Dio ai suoi figli. Perché dove Gesù ha dato tutto il suo cuore non poteva che fiorire la Vita. Ti voglio bene, croce di Gesù. Tu sei come una chiave, la chiave delle porte del cielo

 

 

DOMENICA 16 APRILE: PASQUA DI RISURREZIONE DEL SIGNORE B

Una scheggia di preghiera:

 

QUESTO E’ IL GIORNO DI CRISTO SIGNORE, ALLELUIA!

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: BARTOLOMEO ALBIZZI, Beato

Nacque a Vico Pisano nella seconda metà del XIII secolo. Entrò tra i Francescani e visse tutta la vita nel convento dei frati minori di San Francesco di Pisa. Fu predicatore popolare e religioso di santa vita. Morì il 16 aprile 1349.

Parola di Dio: At 10,34.37-43; Sal 117; Col 3,1-4 opp.1Cor 5,6-8; Gv 20,1-9

 

2^ Lettura Col 3, 1-4 oppure 1 Cor 5, 6-8

Dalla prima lettera di San Paolo Apostolo ai Corinti

Fratelli, non sapete che un po' di lievito fa fermentare tutta la pasta? Togliete via il lievito vecchio, per essere pasta nuova, poiché siete azzimi. E infatti Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato! Celebriamo dunque la festa non con il lievito vecchio, né con lievito di malizia e di perversità, ma con azzimi di sincerità e di verità. Parola di Dio

 

“CRISTO NOSTRA PASQUA E’ STATO IMMOLATO”. (1Cor.5,7)

Oggi è giorno di grande festa perché Cristo ha vinto. Oggi rinasce tutto quanto era stato già creato. Oggi viene sconfitta la morte e la vita nasce per non mai più morire. Al mondo invecchiato nel peccato, all’uomo morto nel peccato, oggi rifulge la stupenda realtà: la vita vive per sempre, la morte è stata sconfitta. Lo stesso Cristo consegnatosi volontariamente alla morte, sembrava il più grande fallito e impotente nelle mani dei suoi nemici, e invece proprio dal punto della morte inizia la sua sfolgorante e imbattibile vittoria. Ascoltiamo ancora le parole di un padre della Chiesa, San Gregorio di Nazianzo:

“Ieri s’immolava l’agnello e le porte venivano dipinte col sangue e tutto l’Egitto pianse i suoi primogeniti, ma noi restammo immuni, il sangue sulle porte ci salvò. Oggi lasciamo l’Egitto, il suo Faraone e i suoi feroci prefetti; lasciamo la fabbrica dei mattoni e nessuno ci può impedire di celebrare la festa della nostra liberazione.        

Ieri ero levato in croce con Cristo, oggi sono glorificato con lui; ieri morivo con lui, oggi rivivo; ieri venivo seppellito con lui, oggi risorgo. Offriamo, dunque, qualcosa a colui che per noi morì ed è risorto. Forse voi pensate a oro, argento, tessuti, pietre lucide e preziose, tutta roba fragile e mutevole della terra, la maggior parte della quale è in possesso di un qualche schiavo delle cose terrene e di un qualche principe del mondo. Offriamo, invece, noi stessi; questo è il possesso più prezioso per Iddio e il più degno di lui. Diamo all’immagine ciò che conviene all’immagine, riconosciamo la nostra dignità, onoriamo il modello, comprendiamo la forza del mistero e il motivo per cui Cristo è morto.

Siamo come Cristo, perché‚ Cristo s’è fatto come noi. Facciamoci dèi per lui, perché lui per noi s’è fatto uomo. Prese qualche cosa d’inferiore, per darci qualche cosa di superiore. Si fece povero, perché diventassimo ricchi della sua povertà. Prese la condizione di schiavo, perché noi fossimo liberati. Scese, perché‚ noi salissimo. Fu tentato, perché‚ noi vincessimo. Fu vilipeso, per coprirci di gloria. Morì per dar salute a noi. Salì al cielo, per trarre con sé quelli che giacevano nella caduta del peccato. Ciascuno dia tutto; tutto a colui che diede tutto se stesso come prezzo del nostro riscatto; ma nessuno darà mai tanto, quanto darebbe se desse se stesso con l’esatta comprensione di questo mistero: farsi tutto per colui che s’è fatto tutto per noi.

 

 

LUNEDI’ 17 APRILE

Una scheggia di preghiera:

 

IL SIGNORE DELLA VITA ERA MORTO; MA ORA, VIVO, TRIONFA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ACACIO DI MELITENE, Santo, Vescovo 

Era un cristiano che viveva a Melitene, in Armenia, e aveva l’incarico di lettore. Prima del 431 fu eletto Vescovo. Partecipò al Concilio di Efeso. Morì verso il 435.

Parola di Dio: At 2,14.22-32; Sal 15; Mt 28,8-15

 

Vangelo Mt 28, 8-15

Dal vangelo secondo Matteo.

In quel tempo, abbandonato in fretta il sepolcro, con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l'annunzio ai suoi discepoli. Ed ecco Gesù venne loro incontro dicendo: “Salute a voi”. Ed esse, avvicinatesi, gli presero i piedi e lo adorarono. Allora Gesù disse loro: “Non temete; andate ad annunziare ai miei fratelli che vadano in Galilea e là mi vedranno”. Mentre esse erano per via, alcuni della guardia giunsero in città e annunziarono ai sommi sacerdoti quanto era accaduto. Questi si riunirono allora con gli anziani e deliberarono di dare una buona somma di denaro ai soldati dicendo: “Dichiarate: i suoi discepoli sono venuti di notte e l'hanno rubato, mentre noi dormivamo. E se mai la cosa verrà all'orecchio del governatore noi lo persuaderemo e vi libereremo da ogni noia”. Quelli, preso il denaro, fecero secondo le istruzioni ricevute. Così questa diceria si è divulgata fra i Giudei fino ad oggi. Parola del Signore

 

“ABBANDONATO IN FRETTA IL SEPOLCRO, CON TIMORE E GIOIA GRANDE, LE DONNE CORSERO A DARE L’ANNUNZIO AI SUOI DISCEPOLI”.

(Mt. 28,8)

Gesù è vivo, smettiamo di cercarlo tra i ricordi, smettiamo di cercarlo tra i morti del passato, egli è vivo, è qui, :

Gesù è vivo, ma i discepoli, come vedremo, fanno fatica a riconoscerlo, sono ancora tutti legati al proprio dolore. La gioia cristiana è una tristezza superata e non c'è che un modo per superare il dolore: non amarlo, non affezionarsi a lui. Lo dimostrano le donne la mattina di Pasqua in esse non c’è paura nell’incontro con il risorto e nel portarne l’annuncio ai discepoli ma “Timore e gioia”: due sentimenti che sembrano contrastanti ma che esprimono bene ciò che passa nel cuore delle donne testimoni della risurrezione e ciò che dovrebbe essere nel nostro cuore davanti a questo grande evento. Timore perché il fatto della risurrezione è più grande delle nostre capacità per essere capito. Risponde alle nostre attese ma le supera. Gioia perché siamo contenti che Gesù è vivo e che un nostro fratello ha vinto la morte come preludio e possibilità di vittoria sul male anche da parte nostra.

Sono questi sentimenti con cui in ogni istante della nostra vita dobbiamo metterci davanti alla Parola di Dio che è sempre più grande di noi ma che è anche la parola di un Dio nostro Padre che viene per salvarci.

 

 

MARTEDI’ 18 APRILE

Una scheggia di preghiera:

 

OGGI, GESU’, TI INCONTRO VIVO NELLA MIA VITA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ANDREA DA MONTEREALE, Beato, Agostiniano

Nato a Mascioni (L'Aquila) da una modesta famiglia intorno al 1402, a quattordici anni entrò nel vicino monastero degli agostiniani di Montereale. Nel 1453 e nel 1471 fu eletto provinciale dell'Umbria. Unitamente ai suoi impegni di governo e d'insegnamento dovette svolgere altri delicati compiti per ristabilire l’osservanza nei conventi di Norcia, di Amatrice e di Cerreto di Spoleto. L'esercizio di questo incarico di riformatore gli cagionò non poche sofferenze e incomprensioni. Trascorse gli ultimi anni della sua vita nel convento di Montereale, dove morì nell’aprile del 1479.

Parola di Dio: At 2,36-41; Sal 32; Gv 20,11-18

 

Vangelo Gv 20, 11-18

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, Maria stava all'esterno vicino al sepolcro e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro e vide due angeli in bianche vesti, seduti l'uno dalla parte del capo e l'altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù. Ed essi le dissero: "Donna, perché piangi?". Rispose loro: "Hanno portato via il mio Signore e non so dove lo hanno posto". Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù che stava lì in piedi; ma non sapeva che era Gesù. Le disse Gesù: "Donna, perché piangi? Chi cerchi?". Essa, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: "Signore, se l'hai portato via tu, dimmi dove lo hai posto e io andrò a prenderlo". Gesù le disse: "Maria!". Essa allora, voltatasi verso di lui, gli disse in ebraico: "Rabbunì!", che significa: Maestro! Gesù le disse: "Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma và dai miei fratelli e dì loro: Io salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro". Maria di Màgdala andò subito ad annunziare ai discepoli: "Ho visto il Signore" e anche ciò che le aveva detto. Parola del Signore

 

GESU’ DISSE A MARIA: “NON MI TRATTENERE, MA VA’ DAI MIEI FRATELLI”. (Gv. 20,17)

Maria Maddalena: altra figura meravigliosa della buona notizia del Vangelo. E la peccatrice perdonata, colei che ha amato con tutta se stessa Gesù, colei che tante volte ha pianto: ha pianto i suoi peccati; ha pianto di gioia quando Gesù l’ha perdonata; ha pianto con Maria, la mamma di Gesù, ai piedi della croce; ha pianto quando hanno deposto Gesù nella tomba. Piange anche adesso che non trova più il corpo del suo Signore. A lei che cerca un morto, Gesù si mostra vivo, a lei che piange, Gesù dà la gioia, a lei, povera donna peccatrice, Gesù affida la missione di testimoniarlo.

E proprio vero che l’unica strada per entrare nel cuore di Gesù è quella dell’amore. Non contano i gradi, le qualità esteriori, davanti a Gesù puoi anche aver sbagliato molto, ma se ami sei nel suo cuore e Lui ti purifica e non ha paura di affidarti la missione.

Gesù ti chiama per nome. Alza gli occhi, non lasciare che le lacrime ti impediscano di vedere. Impara a conoscere il suo volto nei fratelli, negli avvenimenti della vita, nell’Eucaristia e nei Sacramenti; sono tanti i modi di poterlo abbracciare “senza trattenerlo”, ma per portarlo agli altri.

 

 

MERCOLEDI’ 19 APRILE

Una scheggia di preghiera:

 

RESTA CON NOI, SIGNORE, QUANDO E’ SERA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: EMMA DI SASSONIA, Santa, Vedova 

Emma era di nobile famiglia tedesca e andò in moglie al conte Liutgero di Sassonnia. Rimasta vedova donò le sue sostanze alla Chiesa e ai poveri e si dedicò interamente al servizio del prossimo fino alla sua morte avvenuta il 19 Aprile 1040.

Parola di Dio: At 3,1-10; Sal 104; Lc 24,13-35

 

Vangelo Lc 24, 13-35

Dal vangelo secondo Luca.

Nello stesso primo giorno della settimana, due discepoli di Gesù erano in cammino per un villaggio distante circa sette miglia da Gerusalemme, di nome Emmaus, e conversavano di tutto quello che era accaduto. Mentre discorrevano e discutevano insieme, Gesù in persona si accostò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano incapaci di riconoscerlo. Ed egli disse loro: "Che sono questi discorsi che state facendo fra voi durante il cammino?". Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli disse: "Tu solo sei così forestiero in Gerusalemme da non sapere ciò che vi è accaduto in questi giorni?". Domandò: "Che cosa?". Gli risposero: "Tutto ciò che riguarda Gesù Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i sommi sacerdoti e i nostri capi lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e poi l'hanno crocifisso. Noi speravamo che fosse lui a liberare Israele; con tutto ciò sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; recatesi al mattino al sepolcro e non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati al sepolcro e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l'hanno visto". Ed egli disse loro: "Sciocchi e tardi di cuore nel credere alla parola dei profeti! Non bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?". E cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui. Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: "Resta con noi perché si fa sera e il giorno gia volge al declino". Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a tavola con loro, prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma lui sparì dalla loro vista. Ed essi si dissero l'un l'altro: "Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?". E partirono senz'indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: "Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone". Essi poi riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come l'avevano riconosciuto nello spezzare il pane. Parola del Signore

 

“DUE DISCEPOLI ERANO IN CAMMINO DA GERUSALEMME A EMMAUS”. (Lc. 24,13)

Anche nella nostra vita ci sono strade che vanno da Gerusalemme ad Emmaus, cioè ci sono momenti in cui prevale la delusione, lo scoraggiamento. Vorremmo abbandonare tutto, andarcene lontano. Intanto: a che cosa valgono i miei sforzi se non cambia nulla nella mia famiglia? Intanto: ho pregato, ho chiesto, ma quale è stato il risultato? Intanto: ho sperato, ho creduto e ... a che cosa è servito?

E poi, diciamocelo chiaro, certe volte sembra più facile compassionare sotto la croce che gioire della risurrezione, sembra più facile rimuginare sui nostri guai che guardare negli occhi la speranza e la vita che ci camminano accanto. Eppure qualcosa sta cambiando, fremendo anche nel cuore di questi discepoli: è il seme della Parola di Gesù che preme dentro, non hanno ancora capito ma fanno l’unica cosa necessaria: chiedono a quello strano pellegrino di rimanere con loro.

Anche noi non abbiamo ancora capito, anche noi forse guardiamo più in basso che in alto, pensiamo più ai nostri guai che alla speranza di un Dio vivo che ci chiama all’eternità. Se però lasciamo che il seme della sua parola entri in noi, se “invitiamo” Gesù a fermarsi in casa nostra anche noi faremo l’esperienza del suo amore “spezzato” con noi e questo non potrà fare a meno di far prorompere la vera felicità nei cuori e mettere ali ai piedi per annunciare una gioia diventata incontenibile.

 

 

GIOVEDI’ 20 APRILE

Una scheggia di preghiera:

 

TU, SIGNORE DELLA VITA, ERI MORTO, ED ORA SEI VIVO PER SEMPRE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: DOMENICO VERNAGALLI, Beato, Confessore

Nato nel 1180 da una famiglia benestante di Pisa, verso il 1200 entrò in monastero. Anche quando fu parroco di san Michele in Borgo nel 1204, non abbandonò mai le dure pratiche ascetiche, che sempre visse con grande fervore. Nel 1218 fondò lo "Spedale dei Trovatelli" sempre presso san Michele. Morì il 20 aprile dell'anno dopo e immediatamente fu ritenuto santo, non solo da tutti i cittadini pisani, ma anche la stessa Chiesa.

Parola di Dio: At 3,11-26; Sal 8; Lc 24,35-48

 

Vangelo Lc 24, 35-48

Dal vangelo secondo Luca.

In quel tempo, i discepoli di Emmaus riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come l'avevano riconosciuto nello spezzare il pane. Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona apparve in mezzo a loro e disse:"Pace a voi!". Stupiti e spaventati credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse: "Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa come vedete che io ho". Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. Ma poiché per la grande gioia ancora non credevano ed erano stupefatti, disse: "Avete qui qualche cosa da mangiare?". Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro. Poi disse: "Sono queste le parole che vi dicevo quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella Legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi". Allora aprì loro la mente all'intelligenza delle Scritture e disse: "Così sta scritto: il Cristo dovrà patire e risuscitare dai morti il terzo giorno e nel suo nome saranno predicati a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni". Parola del Signore

 

“GUARDATE LE MIE MANI E I MIEI PIEDI: SONO PROPRIO IO”.(LC. 24,39)

Gli Apostoli avevano già fatto l’esperienza del sepolcro vuoto, avevano avuto la testimonianza dei discepoli di Emmaus, ma quando Gesù appare loro credono di avere un’allucinazione collettiva e pensano di vedere un fantasma: non avevano ancora fatto tutta la strada della fede! Gesù mostrando concretamente le sue ferite vuol far capire che lui è il Crocifisso tornato in vita. La risurrezione non cancella il passato, lo glorifica. E Gesù, mostrando i segni della passione vuole anche farci capire come quell’amore che l’ha condotto a dare la vita per noi sia una realtà che non viene mai meno. Non è stato un fatto unico, eccezionale, irripetibile. Quell’amore è sempre presente nel mondo, nella comunità cristiana, nella vita di ciascuno di noi. E in ogni momento possiamo contare su quell’amore fedele, possiamo attingervi forza e speranza. Nessun ostacolo, nessuna difficoltà, nessun imprevisto ha potere di intimorirci, bloccarci nel nostro itinerario, dal momento che abbiamo la possibilità di aggrapparci a quelle mani che recano i fori luminosi dei chiodi.

Non c’è bisogno di andare in paradiso per incontrarlo. Basta aprire gli occhi per leggere i segni della sua passione e della sua glorificazione, oggi in mezzo a noi. I segni della sua croce li vediamo nei corpi martoriati dalle violenze, dalle guerre, dalle malattie, i suoi dolori li incontriamo negli abbandonati, nei traditi, I segni della gloria sono presenti nella speranza e nell’amore e nella testimonianza concreta di tutti coloro che operano per la vita e non per la morte. Cristo è ancora con noi. La sua Incarnazione non è finita, la sua sofferenza non è finita e la sua risurrezione opera ancora il passaggio dalla morte alla vita, dall’egoismo all’amore, dal dolore alla speranza.

 

 

VENERDI’ 21 APRILE

Una scheggia di preghiera:

 

LUCE DI GIOIA, SIGNORE, E’ LA TUA SALVEZZA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: SIMONE DA TODI, Beato, Agostiniano

Nacque a Todi verso la fine del secolo XIII. Avendo scelto di diventare agostiniano, si dedicò particolarmente allo studio della teologia ed esercitò con frutto l'apostolato della predicazione. Fu Priore Provinciale della Provincia Umbra. Nel capitolo generale di Rimini del 1318 fu accusato ingiustamente ma sopportò tutto con grande rassegnazione e umiltà. Morì il 20 aprile 1322 a Bologna nel convento di S. Giacomo Maggiore.

Parola di Dio: At 4,1-12; Sal 117;Gv 21,1-14

 

Vangelo Gv 21 1-14

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro:"Io vado a pescare". Gli dissero: "Veniamo anche noi con te". Allora uscirono e salirono sulla barca; ma in quella notte non presero nulla. Quando gia era l'alba Gesù si presentò sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: "Figlioli, non avete nulla da mangiare?". Gli risposero:"No". Allora disse loro: "Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete". La gettarono e non potevano più tirarla su per la gran quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: "E' il Signore!". Simon Pietro appena udì che era il Signore, si cinse ai fianchi il camiciotto, poiché era spogliato, e si gettò in mare. Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: infatti non erano lontani da terra se non un centinaio di metri. Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Disse loro Gesù: "Portate un po' del pesce che avete preso or ora". Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatre grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si spezzò. Gesù disse loro: "Venite a mangiare". E nessuno dei discepoli osava domandargli: "Chi sei?", poiché sapevano bene che era il Signore. Allora Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede a loro, e così pure il pesce. Questa era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risuscitato dai morti. Parola del Signore

 

“QUEL DISCEPOLO CHE GESÙ AMAVA, DISSE A PIETRO: E’ IL SIGNORE”. (Gv. 21,7)

Stupisce vedere come in questa apparizione di Gesù risorto, gli apostoli non riescano a riconoscere Gesù, non riescano neppure in un primo tempo a leggere la pesca miracolosa come un segno del risorto. Gesù era già apparso loro eppure Pietro e i suoi amici sembrano quasi voler tornare indietro, riprendere il loro vecchio mestiere di pescatori di pesci. Solo Giovanni, il contemplativo, l’innamorato ha occhi per riconoscerlo. Si tratta di prospettiva: si può essere familiari a Gesù, uomini di preghiera e passargli accanto, ma è solo chi lo ha nel cuore, chi è abituato a conoscere i suoi gesti, i suoi silenzi, l’intonazione della voce che lo incontra. Forse lo avete notato proprio leggendo in questa settimana i vangeli della risurrezione: abbiamo capito quali sono le strade per riconoscere in Gesù il Messia Vivente: lasciarci “ardere il cuore”, cercare conferma nella Parola di Dio, spezzare il pane, aprire gli occhi per vedere, sentire il proprio nome sulle labbra di Gesù, toccare e vedere. Quando la fede è solo intellettuale, quando la preghiera è legata a parole e gesti non ci porta ancora all’incontro, ma quando il desiderio, la ricerca, gli affetti partono dal cuore, allora si vede bene, e anche il minimo indizio ci porta subito ad incontrare l’amato e a leggere la vita con Lui.

 

 

SABATO 22 APRILE

Una scheggia di preghiera:

 

SEI RISORTO, CRISTO, MIA SPERANZA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: APELLE, Santo 

E’ San Paolo nella lettera ai Romani capitolo 16, versetto 10 a ricordarci che Apelle fu un “uomo che ha dato prova di sé in Cristo”. Era ritenuto uno dei 72 che Gesù mandò in Missione e sarebbe poi stato vescovo di Smirne dove avrebbe subito il martirio.

Parola di Dio: At 4,13-21; Sal 117; Mc 16,9-15

 

Vangelo Mc 16, 9-15

Dal vangelo secondo Marco.

Risuscitato al mattino nel primo giorno dopo il sabato, apparve prima a Maria di Màgdala, dalla quale aveva cacciato sette demòni. Questa andò ad annunziarlo ai suoi seguaci che erano in lutto e in pianto. Ma essi, udito che era vivo ed era stato visto da lei, non vollero credere. Dopo ciò, apparve a due di loro sotto altro aspetto, mentre erano in cammino verso la campagna. Anch'essi ritornarono ad annunziarlo agli altri; ma neanche a loro vollero credere. Alla fine apparve agli undici, mentre stavano a mensa, e li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risuscitato. Gesù disse loro: "Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura". Parola del Signore

 

“RISUSCITATO IL MATTINO DEL PRIMO GIORNO…”. (Mc. 16,9)

Marco, a differenza degli altri evangelisti, non si dilunga sui racconti della resurrezione, né li approfondisce. E sentiamo, in queste parole, lo schema della sintesi, quasi del riassunto. La fede nella risurrezione non è una scoperta umana, ma il prodotto di un annuncio fatto a noi da Dio mediante angeli e soprattutto attraverso l’incontro diretto, visibile e palpabile con il Cristo risorto.

La risurrezione di Cristo (e la nostra futura risurrezione) è corporea, come lo fu anche la sua morte. La prova è il sepolcro vuoto, testimoniata da tutti e quattro i vangeli, ma soprattutto l’incontro con il Risorto, che non è un fantasma, ma ha carne e ossa, come hanno potuto constatare i discepoli, e che mangia davanti a loro una porzione di pesce arrostito.

Gesù, il Nazareno crocifisso, è risorto. Questa è la parola fondamentale della fede cristiana.

Gesù con le sue reiterate apparizioni vuole confermare i suoi nella fede, dare loro la certezza della suo risurrezione perché poi dovrà affidare a loro il mandato di esserne gli annunciatori e i testimoni in tutto il mondo. Appare chiaro che quella fede dovrà irradiare il mondo intero e i veicoli saranno gli apostoli e i loro successori in prima persona e con loro tutti i credenti. La Pasqua ravviva in tutti noi l'impegno di credere in Cristo, nella sua opera redentrice, nella sua risurrezione e nel frattempo vuole che rinnoviamo i nostri impegni battesimali con i quali gli abbiamo promesso fedeltà e fattiva testimonianza. Riguarda tutti noi il mandato missionario e la crescita del regno di Dio dipende da tutti e da ognuno.

 

 

DOMENICA 23 APRILE: 2^ DOMENICA DI PASQUA B

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE MIO E DIO MIO

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ACHILLEO, Santo, Martire

Sant’ Ireneo vescovo di Lione aveva mandato Achilleo, insieme a Felice e a Fortunato, a Valenza in Francia per fondare una chiesa. Essi operarono talmente bene che ottennero grandi conversioni. Ma furono arrestati e dopo molte torture decapitati nel 212

Parola di Dio: At 4,32-35; Sal 117; 1Gv 5,1-6; Gv 20,19-31

 

1^ Lettura At 4, 32-35

Dagli Atti degli Apostoli.

La moltitudine di coloro che erano venuti alla fede aveva un cuore solo e un'anima sola e nessuno diceva sua proprietà quello che gli apparteneva, ma ogni cosa era fra loro comune. Con grande forza gli apostoli rendevano testimonianza della risurrezione del Signore Gesù e tutti essi godevano di grande simpatia. Nessuno infatti tra loro era bisognoso, perché quanti possedevano campi o case li vendevano, portavano l'importo di ciò che era stato venduto e lo deponevano ai piedi degli apostoli; e poi veniva distribuito a ciascuno secondo il bisogno. Parola di Dio

 

AVEVANO UN CUOR SOLO ED UN ANIMA SOLA… E OGNI COSA ERA TRA LORO COMUNE”. (At. 4,32)

La Pasqua ebraica non cambiava la vita degli ebrei, la Pasqua cristiana invece sconvolge la vita del cristiano e programma tutta la vita della Chiesa e del singolo stesso. Una mirabile conferma l’abbiamo oggi nella lettura degli Atti degli Apostoli dove è descritta la vita dei primi cristiani intorno alla Pasqua del Signore. Invano cercheremmo pagina simile tra le pagine dell’Antico Testamento, dove si parla dei sacrifici dell’antica alleanza. Gli apostoli sono già cambiati, sebbene debba ancora arrivare la trasformazione della Pentecoste. Chiusi nel cenacolo per paura dei giudei, non potranno più tornare indietro, alla vita di prima. E la stessa paura che ancora provano non li paralizzerà più per molto. Su di loro grava, per così dire, il mandato che hanno avuto dal Maestro, la chiamata a vivere con lui. Hanno già da tre anni lasciato tutto e vivono in maniera diversa dagli altri. La Pasqua del Signore effettua il passaggio definitivo e tutta la storia verrà trascinata in quella corrente che segnerà i secoli futuri. Quei credenti, assidui nella preghiera e nella frazione del pane, che mettono tutto in comune, vivono questi giorni nel Cenacolo dove Gesù ha regalato loro l’Eucaristia e in quel Cenacolo si trova anche Maria, la madre di Gesù e la madre della Chiesa. E’ dunque il posto ideale per rinnovare la propria fede personale, come succede a Tommaso ma è anche il posto dove è nata la Chiesa come ha voluto Cristo, e rimarrà sempre così, nonostante le defezioni umane. Non possiamo scindere nella Pasqua la risurrezione di Cristo dalla Chiesa. La risurrezione di Cristo non è un fatto d’intimismo personale, ma un divenire insieme suo Corpo, Chiesa appunto.

 

 

LUNEDI’ 24 APRILE

Una scheggia di preghiera:

 

TU CHE FAI NUOVE TUTTE LE COSE FA’ CHE OGGI DIVENTIAMO NUOVI CON TE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:GREGORIO DI ELVIRA, Santo, Vescovo

Era soprannominato il Beltico e fu vescovo d'Elvira, in Spagna Fu acceso sostenitore della fede espressa dal Concilio di Nicea, rifiutò, come Lucifero di Cagliari, suo maestro, di entrare in comunione con gli ariani pentiti. Morì nel 392.

Parola di Dio: At 4,23-31; Sal 2; Gv 3,1-8

 

Vangelo Gv 3, 1-8

Dal vangelo secondo Giovanni.

C'era tra i farisei un uomo chiamato Nicodemo, un capo dei Giudei. Egli andò da Gesù, di notte, e gli disse: "Rabbì, sappiamo che sei un maestro venuto da Dio; nessuno infatti può fare i segni che tu fai, se Dio non è con lui". Gli rispose Gesù:"In verità, in verità ti dico, se uno non rinasce dall'alto, non può vedere il regno di Dio". Gli disse Nicodemo:"Come può un uomo nascere quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?". Gli rispose Gesù:"In verità, in verità ti dico, se uno non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio. Quel che è nato dalla carne è carne e quel che è nato dallo Spirito è Spirito. Non ti meravigliare se t'ho detto: dovete rinascere dall'alto. Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove viene e dove va: così è di chiunque è nato dallo Spirito". Parola del Signore

 

“UN UOMO CHIAMATO NICODEMO ANDO’ DA GESU’ DI NOTTE”.(Gv. 3,1—2)

Quest’uomo importante, un capo dei Farisei, va da Gesù di notte. Forse per non farsi vedere. Forse anche perché c’è la notte dentro di lui. Ha intravisto delle  luci, ha visto Gesù, i suoi miracoli. E’ un uomo di fede, aspetta la venuta del Messia, però la sua Legge, la sua posizione sociale, il suo mondo, gli dicono che forse Gesù può essere solo una falena notturna senza significato. Allora va a parlargli. Mi piace il temperamento di quest’uomo che, anche se di notte, va a cercare la verità. Quante volte nella nostra vita, noi intravediamo qualcosa, ma poi, forse perché è troppo notte, forse perché abbiamo troppa paura, non abbiamo il coraggio di confrontarci con essa e ci nascondiamo nelle nostre tradizioni, nelle nostre abitudini, o peggio, nel nostro star comodi. Gesù si fa trovare ad ogni ora del giorno, ma Gesù è pronto a farsi incontrare anche ad ogni ora della notte. Se lo hai sentito bussare al tuo cuore, e se pur in esso c’è ancora notte, non perdere l’occasione di incontrarlo: potrà diventare per te luce e forza.

A questo “anziano” viene proposto di rinascere. Ho incontrato tanti anziani delusi, tristi...: “Che cosa vuoi farci, siamo vecchi... Non abbiamo né prospettive né forze... I vecchi non servono più!”. E giù a piangersi addosso! Ed ho incontrato anche degli anziani, magari malconci di salute, ma arzilli come grilli, curiosi della vita, con la voglia ancora di fare esperienze, disposti a donare, servire. “Può forse un uomo rinascere, quando è vecchio?”. Secondo Gesù sì! La vecchiaia non è una questione di anni, è una questione di cuore, di sentirsi. Sia nella fede come nella vita si può essere giovani a tutte le età, basta trovare le motivazioni, basta ripartire ancora una volta. Magari non puoi più correre come una volta, ma un “piccolo trotto” è possibile.

 

 

MARTEDI’ 25 APRILE

Una scheggia di preghiera:

 

BENEDICI SIGNORE L’OPERA DEI MISSIONARI E DEI TESTIMONI

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ABRAMO DE GIORGIS, Santo, Martire

Era nato ad Aleppo nel 1563. Studiò a Firenze. Fu sacerdote nel 1591. Fu mandato prima a Goa, poi in Etiopia nascondendosi e facendosi passare per mercante. Fu scoperto e testimoniando la sua fede fu decapitato a Massaua nel 1595.

Parola di Dio nella festa di San Marco, Apostolo: 1Pt 5,5b-14; Sal 88; Mc 16,15-20

 

Vangelo Mc 16, 15-20

Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù apparve agli Undici e disse loro: "Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato. E questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno i demoni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano i serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno, imporranno le mani ai malati e questi guariranno". Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu assunto in cielo e sedette alla destra di Dio. Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore operava insieme con loro e confermava la parola con i prodigi che l'accompagnavano. Parola del Signore

 

“ANDATE IN TUTTO IL MONDO E PREDICATE IL VANGELO AD OGNI CREATURA”. (Mc. 16,15)

La festa dell’apostolo Marco ci fa tornare ancora sull’ultimo comando di Gesù dopo la sua risurrezione, infatti chi ha visto, chi ha sentito, chi ha creduto pur con tutta la debolezza delle proprie perplessità, non può starsene tranquillo, deve andare nel mondo, deve annunciare il Cristo risorto. Mi ha sempre stupito molto il fatto che in pochi anni, la fede cristiana, con i mezzi di allora, senza autostrade e automobili, radio e televisioni, computer e realizzazioni tecniche, sia riuscita ad entrare fino a Roma, il cuore dell'impero Romano. Eppure erano periodi di persecuzione, di prova; era difficile dirsi cristiani. Oggi i cosiddetti popoli cristiani, sembra non abbiano più niente da dire, anzi altre sette, altri gruppi, riescono a portare via cristiani dalla loro fede. Che cosa manca? Al di là del dono dello Spirito che viene da noi nascosto, penso manchi il coraggio di andare. Siamo cristiani seduti che discutono, che parlano, che fanno mille riunioni, ma che non hanno nel cuore la gioia di Cristo risorto e il coraggio del suo Spirito che li fa andare con fantasia per le strade del mondo.

Il comando di “andare”, essere missionari, testimoni si presta poi da parte nostra a tante obiezioni: la delusione di tentativi precedenti non riusciti; il giudicare coloro a cui si dovrebbe andare evidenziando il negativo; il ridurre la parola di Dio per renderla più attraente; il pensare di non essere all’altezza del compito affidatoci. Sono tutte scuse per mascherare la nostra poca fede.

Se è Cristo che ci manda è lui stesso che ci darà la sua forza. E’ Cristo che passa, guarda, chiama. Se i risultati non saranno quelli che ci aspettiamo noi, saranno certamente quelli che si aspetta Lui. L’importante è non deludere la chiamata del Signore, diventare tramiti del suo annuncio.

 

 

MERCOLEDI’ 26 APRILE

Una scheggia di preghiera:

 

RICONOSCO, SIGNORE, LE MIE COLPE E MI AFFIDO ALLA TUA MISERICORDIA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: BASILEO, Santo, Vescovo, Martire 

Era Vescovo di Amasea e dai documenti pervenuti sappiamo che partecipò sia al concilio di Ancira che di Neocesarea nel 314. Fu martirizzato per la sua fede nel 322 sotto l’imperatore Licinio.

Parola di Dio: At 5,17-26; Sal 33; Gv 3,16-21

 

Vangelo Gv 3, 16-21

Dal vangelo secondo Giovanni.

Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è gia stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell'unigenito Figlio di Dio. E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere. Ma chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio. Parola del Signore

 

“DIO NON HA MANDATO IL FIGLIO NEL MONDO PER GIUDICARE IL MONDO, MA PERCHE’ IL MONDO SI SALVI PER MEZZO DI LUI”. (Gv. 3,17)

Nel linguaggio biblico “giudicare” significa “condannare”.

Gesù ci svela il vero volto di Dio, che è amore, e l'aspetto più toccante di questo amore è la misericordia. L'amore ha spinto il Padre a mandare il Figlio suo nel mondo; ed in tutto l'agire di Gesù noi tocchiamo questo amore sconfinato del Padre. E’ un amore che va in cerca dell'uomo, che lo aspetta sempre, che va al di là di tutte le sue colpe, che perdona e che salva.

Oggi si può mancare in diversi modi contro la misericordia di Dio.

Un primo modo, purtroppo assai diffuso, è quello di non riconoscere più la realtà del peccato e quindi anche il proprio peccato. E, quando uno non si riconosce peccatore, non sente più il bisogno del Salvatore, cosi come chi non riconosce di essere malato non sente più il bisogno del medico. Un tale atteggiamento sbarra automaticamente la strada alla misericordia di Gesù, il quale è venuto non per coloro che si ritengono giusti ed autosufficienti, ma per coloro che si riconoscono peccatori ed incapaci di praticare il bene senza il suo aiuto.

Si può mancare contro la misericordia di Dio anche non credendovi pienamente.

Molti cristiani credono nella misericordia di Dio, perché lo hanno imparato dal catechismo.

Ma si tratta di una fede rimasta a livello nozionale, intellettuale, che non riesce di fatto ad impregnare la vita di ogni giorno. Ci si rinchiude magari in tanti ragionamenti, si pensa continuamente ai propri peccati con un senso di rimpianto, che scaturisce più dall'orgoglio che dal dolore di aver offeso Dio, ci si lascia prendere dallo scoraggiamento. E tutto ciò dimostra che ci si appoggia più su di noi che sulla misericordia infinita di Gesù e sulla potenza della sua grazia.

Credere nella misericordia divina, invece, significa essere effettivamente convinti che, se noi gli chiediamo perdono, Gesù cancella completamente i nostri peccati, e poi rimetterci subito a seguirlo.

 

 

GIOVEDI’ 27 APRILE

Una scheggia di preghiera:

 

MIO DIO, PADRE DI GESU’ E PADRE MIO!

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ELISABETTA VENDRAMINI, Beata, Vergine e Fondatrice.

Nata a Bassano del Grappa (provincia di Vicenza) il 9 aprile 1790 da genitori benestanti, Elisabetta Vendramini esercitò la sua opera caritativa ed educativa dapprima nella città natale e poi a Padova, dove trascorse tutta la vita impegnata a servire Cristo crocifisso nei poveri e nei bisognosi. Intervenne con sollecitudine dovunque c'erano miserie da sollevare. Per rendere più esteso e incisivo il servizio di carità verso gli emarginati e gli ultimi, nel 1828 fondò la Congregazione delle Suore Terziarie Francescane Elisabettine ora diffuse in molte parti del mondo: viva testimonianza del suo carisma e della forza irradiante della santità. Morì a Padova il 2 aprile 1860.

Parola di Dio: At 5,27-33; Sal 33; Gv 3,31-36

 

Vangelo Gv 3, 31-36

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, Gesù disse a Nicodemo:“Colui che viene dall'alto è al di sopra di tutti; ma chi viene dalla terra, appartiene alla terra e parla della terra. Chi viene dal cielo è al di sopra di tutti. Egli attesta ciò che ha visto e udito, eppure nessuno accetta la sua testimonianza; chi però ne accetta la testimonianza, certifica che Dio è veritiero. Infatti colui che Dio ha mandato proferisce le parole di Dio e da  lo Spirito senza misura. Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa. Chi crede nel Figlio ha la vita eterna; chi non obbedisce al Figlio non vedrà la vita, ma l'ira di Dio incombe su di lui”.  Parola del Signore

 

“COLUI CHE DIO HA MANDATO PROFERISCE LE PAROLE DI DIO E DA’ LO SPIRITO SENZA MISURA”. (Gv.3,34)

Sono convinto che, nel nostro mondo, trovare un vero ateo sia davvero difficile quasi come trovare un vero credente. Infatti sotto la parola “credente” si nasconde un po’ di tutto: c’è chi crede esista un entità superiore ma ben poco interessata alla vita degli uomini; altri poi credono in un Dio più o meno filosofico o in un Dio che risponda almeno ad alcuni dei grandi interrogativi che ci accompagnano nel cammino della vita (chi sono? Da dove vengo e dove vado? Perché la sofferenza? C’è un’altra vita?); altri sono ancora fermi agli dei idoli da comprare con preghiere e candele, con offerte ai preti; altri Dio lo tirano fuori come la cassetta del pronto soccorso, solo in determinate occasioni, altri lo usano per scaricare su di lui le colpe di tutte le cose che non vanno… Ma noi cristiani, in quale Dio crediamo? Il nostro non è un dio generico, astratto, lontano, entità suprema di cui aver paura, il nostro è il Dio di Gesù. Se voglio davvero essere cristiano fin dal giorno del mio battesimo io devo aver “rivestito Cristo”, cioè ogni mio riferimento è in Gesù. Se Lui davvero per me è il Figlio di Dio, tutto quello che mi ha detto e continua a dirmi non sono “parole religiose” sono Parola di Dio. Se Lui mi ha detto che Dio è mio Padre, non è un comune modo di dire è realtà. Ma anche un padre terreno può avere molti difetti. Ma Gesù mi ha detto che Dio è Padre Buono. Il Dio di Gesù non è il Dio che ci toglie da ogni sofferenza, ma il Dio che attraverso Lui sofferente mi aiuta a trovare un senso alla sofferenza. Il mio Dio è quello che in Gesù sposa la nostra umanità perché a tutti i costi vuole regalarci la gioia del suo perdono, la festa del banchetto con Lui, la felicità eterna. Provate a pensare se non è meraviglioso poter dire: “Io non credo in un dio, ma credo nel Dio di Gesù, colui che mi conosce e mi ama e che io in Gesù posso conoscere ed amare!”.

 

 

VENERDI’ 28 APRILE

Una scheggia di preghiera:

 

IL MIO NULLA LO  OFFRO A TE, SIGNORE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: MARCO DI ATINA, Santo, Vescovo

Il Vescovo Marco, ordinato da San Pietro, predicò per primo la fede agli Equicoli , dalle parti di Rieti, e morì martire sotto il preside romano Massimo al tempo della decima persecuzione: quella di Diocleziano (313).

Parola di Dio: At 5,34-42; Sal 26; Gv 6,1-15

 

Vangelo Gv 6, 1-15

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, Gesù andò all'altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade, e una grande folla lo seguiva, vedendo i segni che faceva sugli infermi. Gesù salì sulla montagna e là si pose a sedere con i suoi discepoli. Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei. Alzati quindi gli occhi, Gesù vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: “Dove possiamo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?”. Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva bene quello che stava per fare. Gli rispose Filippo: “Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo”. Gli disse allora uno dei discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: “C'è qui un ragazzo che ha cinque pani d'orzo e due pesci; ma che cos'è questo per tanta gente?”. Rispose Gesù: “Fateli sedere”. C'era molta erba in quel luogo. Si sedettero dunque ed erano circa cinquemila uomini. Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li distribuì a quelli che si erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, finché ne vollero. E quando furono saziati, disse ai discepoli: “Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto”. Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d'orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato. Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, cominciò a dire: “Questi è davvero il profeta che deve venire nel mondo!”. Ma Gesù, sapendo che stavano per venire a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sulla montagna, tutto solo. Parola del Signore

 

“C'E’ QUI UN RAGAZZO CHE HA CINQUE PANI D’ORZO E DUE PESCI; MA CHE COS’E’ QUESTO PER TANTA GENTE?”. (Gv. 6,9)

Ieri, e tante altre volte, in queste piccole meditazioni abbiamo detto che Dio non ci libera da ogni sofferenza, ma partecipa alle nostre sofferenze e se ne fa carico, è allora bello vedere che Gesù è attento alla “fame” di coloro che si sono messi a seguirlo. Gesù sa che gli uomini di allora come quelli di oggi hanno tante fami,specialmente quella del pane materiale e quella dello spirito, e sanando la fame materiale vuol farci capire che c’è un pane, Lui, che può davvero essere la risposta a tutte le nostre aspettative. Ma a Gesù non servono i miracoli a colpi di bacchetta magica, Lui vuol farci capire che ha bisogno di noi, della nostra povertà disponibile per poter arrivare a donare a tutti.

Noi spesso ci fermiamo alla solita terribile preoccupazione: come fare ad aiutare quella persona? Che cosa possiamo fare davanti alla violenza presente nel nostro mondo? Che cosa abbiamo in concreto per poter far sì che oggi nel mondo non muoiano di fame e di stenti migliaia di persone?

Gli apostoli vorrebbero dare da mangiare alla folla, ma sono preoccupati dall’esiguità delle loro risorse: si possono sfamare cinquemila persone con cinque pani? La sana concretezza mi dice di no, anzi, il “buon senso” mi dice di non far vedere neppure quei cinque pani: c’è pericolo che la gente litighi, si accapigli per averne un pezzetto.

Due modi dunque per mettersi davanti ai problemi: quelli di ragionare con le nostre forze e di sentirsi impotenti e incapaci e quindi continuare a parlarci addosso mentre gli altri muoiono di fame e quella di quel ragazzo che nella sua “incoscienza” è disposto a rinunciare alla sua merenda perché si fida davvero di Gesù.

Dio ha bisogno di te, l’onnipotente ha bisogno della mia miseria donata con un atto di fede. E’ vero che io con le mie piccole forze non risolverò il problema della fame del mondo ed è anche vero che neanche Gesù con le mie piccole disponibilità sazierà la fame di ogni uomo. Ma sono io che ho imparato a fidarmi e a donare, e se sono migliorato un poco io, il mondo è anche lui un poco migliorato.

 

 

SABATO 29 APRILE

Una scheggia di preghiera:

 

NON MI ABBANDONARE, MIO SIGNOR, NON MI LASCIARE, IO CONFIDO IN TE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ADALGARO, Santo, Vescovo

Era monaco a Corbie, coadiutore di San Rimberto e gli succedette nella sede vescovile di Brema-Amburgo dall’888 al 909. Sopportò, difendendo il suo popolo, diverse invasioni barbariche. Morì il 9 luglio 909.

Parola di Dio nella festa di Santa Caterina da Siena: 1Gv 1,5-2,2; Sal 44; Mt 25,1-13

Liturgia del giorno: At. 6,1-7; Sal. 32; Gv. 6,16-21

 

Vangelo Gv 6, 16-21

Dal vangelo secondo Giovanni.

Venuta intanto la sera, i suoi discepoli scesero al mare e, saliti in una barca, si avviarono verso l'altra riva in direzione di Cafarnao. Era ormai buio, e Gesù non era ancora venuto da loro. Il mare era agitato, perché soffiava un forte vento. Dopo aver remato circa tre o quattro miglia, videro Gesù che camminava sul mare e si avvicinava alla barca, ed ebbero paura. Ma egli disse loro: “Sono io, non temete”. Allora vollero prenderlo sulla barca e rapidamente la barca toccò la riva alla quale erano diretti. Parola del Signore

 

MA EGLI DISSE LORO: “SONO IO, NON TEMETE”. (Gv. 6,20)

Forse possiamo capire perché gli apostoli sono tristi e paurosi durante quella traversata: non solo il mare è loro contrario e come pescatori sanno che su quel lago una improvvisa tempesta può essere fatale per una piccola barca carica di persone, ma in fondo nel loro cuore sta agitandosi un’altra tempesta: erano appena stati testimoni della moltiplicazione dei pani, avevano visto le folle entusiaste, disponibili a fare Gesù re ed Egli era scappato e li aveva mandati, da soli, dall’altra parte del lago. Sono soli, forse delusi, titubanti. E’ notte. C’è vento forte sul mare.

Sembra la descrizione esatta di certi periodi della nostra vita. Gli amici se ne sono andati. La malattia è venuta a trovarti. I tuoi progetti migliori sembrano essere vani. E per di più è notte. Non vedi nulla. Ti assalgono mille paure, mille dubbi e anche: “Gesù non era ancora venuto da loro”. Magari lo hai anche chiamato, ma sembra non sentirti, addirittura non esserci.

Ma può Dio abbandonare la sua creatura? Questi apostoli non si lasciano andare e non abbandonano neppure di remare, anche se sembra tutto inutile.., e allora Gesù arriva proprio nel modo e nel posto dove non se lo aspettavano: arriva in mezzo al mare, al buio, camminando sulle acque.

E’ notte? Stai convivendo con paure, sofferenze, dubbi? Grida, arrabattati, ma continua a remare, spellati le mani, lotta magari anche in modo sbagliato, non arrenderti. E proprio quando tutto sembra perso, quando sei nell’impossibile, arriva Lui a dirti “Sono io”, “Sono Dio”, “non temete”.

 

 

DOMENICA 30 APRILE: 3^ DOMENICA DI PASQUA B

Una scheggia di preghiera:

 

TU SEI IL VIVENTE, SIGNORE GESU’

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: AMATORE, PIETRO E LUDOVICO, Santi, Martiri

Amatore era un giovane prete di Tuni, in Spagna che si era spostato a Cordova, dove, insieme a Pietro che era monaco e a Ludovico che era fratello di Paolo Diacono, predicava per cercare di convertire i musulmani che occupavano quella città. Furono arrestati e messi a morte il 30 aprile del 855.

Parola di Dio: At 3,13-15.17-19; Sal 4; 1Gv 2,1-5a; Lc 24,35-48

 

Vangelo Lc 24, 35-48

Dal vangelo secondo Luca.

In quel tempo, di ritorno da Emmaus, i due discepoli riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come avevano riconosciuto nello spezzare il pane. Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona apparve in mezzo a loro e disse: “Pace a voi!”. Stupiti e spaventati credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse: “Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa come vedete che io ho”. Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. Ma poiché per la grande gioia ancora non credevano ed erano stupefatti, disse: “Avete qui qualche cosa da mangiare?”. Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro. Poi disse: “Sono queste le parole che vi dicevo quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella Legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi”. Allora aprì loro la mente all'intelligenza delle Scritture e disse: “Così sta scritto: il Cristo dovrà patire e risuscitare dai morti il terzo giorno e nel suo nome saranno predicati a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni”. Parola del Signore

 

“GLI APOSTOLI, STUPITI E SPAVENTATO CREDEVANO DI VEDERE UN FANTASMA”. (Lc. 24,37)

Una suora di clausura racconta il vangelo di oggi ai bambini in questo modo:

Gesù è risorto. E allora? Dove si trova? Che fa? È come prima?

Oggi il vangelo ci parla di quando Gesù appare agli apostoli e per far credere loro che non è un fantasma  chiede loro qualcosa da mangiare. Gli apostoli hanno un po’ di pesce arrostito e lui lo mangia. Erano sfiduciati gli apostoli, impauriti, e Gesù li rassicura. Pensavano già: Gesù è morto, è finito tutto… e invece la morte di Gesù era scritta nella Sacra Scrittura, nelle parole dei profeti… Una morte necessaria per entrare nella gloria di Dio. E infatti ora Gesù in persona è davanti a loro! Risorto. Gli occhi dell’amore e della fede, della familiarità e della speranza si riaprono.

E viene la voglia di dirlo a tutti. È bello raccontarsi l’uno con l’altro questo avvenimento grande. E la tristezza non esiste più.

Lo trovi Gesù risorto per via, quando ti senti chiamare per nome, quando leggi la Sacra Scrittura, quando ti arde il cuore di amore, quando gli altri ti parlano della loro esperienza di Dio, quando fai la Comunione, quando tocchi con le tue mani le ferite di un tuo fratello. Ti sembra di non riconoscerlo, ma anche per gli apostoli avvenne la stessa cosa. Non lo riconoscevano quando appariva, anche se lo avevano visto due giorni prima. Le sue sembianze erano diverse. Cosa significa questo? Che bisogna fare attenzione, perché c’è  il rischio che Gesù ci passi accanto e noi non lo riconosciamo. Per questo dobbiamo amare, e sempre amare…

     
     
 

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