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SCHEGGE E SCINTILLE

PENSIERI, SPUNTI, RIFLESSIONI

DALLA PAROLA DI DIO E DALLA VITA

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a cura di: don_franco_locci@libero.it

 

MARZO 2006

 

MERCOLEDI’ 1 MARZO MERCOLEDI’ DELLE CENERI

Una scheggia di preghiera:

 

NELLA TUA MISERICORDIA PERDONACI, SIGNORE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: DAVIDE DI MENEVIA, Santo, Vescovo

Nacque in Galles nel V secolo. Evangelizzò i Bretoni Combatté il pelagianesimo, fondò numerosi monasteri, presiedette parecchi sinodi ed esercitò grande influsso sulla vita monastica del Galles. Morì tra il 589 e il 601.

Parola di Dio: Gl 2,12-18; Sal 50; 2Cor 5,20-6,2; Mt 6,1-6.16-18

 

2^ Lettura 2Cor 5, 20 - 6, 2

Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi.

Fratelli, noi fungiamo quindi da ambasciatori per Cristo, come se Dio esortasse per mezzo nostro. Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio. Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo trattò da peccato in nostro favore, perché noi potessimo diventare per mezzo di lui giustizia di Dio. E poiché siamo suoi collaboratori, vi esortiamo a non accogliere invano la grazia di Dio. Egli dice infatti: Al momento favorevole ti ho esaudito e nel giorno della salvezza ti ho soccorso. Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza! Parola di Dio

 

"VI SUPPLICHIAMO NEL MOME DI CRISTO. LASCIATEVI RICONCILIARE CON DIO". (2Cor. 5,20)

Ancora una volta ci viene offerta la possibilità di arrivare alle radici della nostra fede. La quaresima, con i suoi richiami: la cenere, la penitenza, la preghiera, il ritorno ai valori fondamentali del vivere e del credere, ci offre anche quest’anno l’opportunità di un cammino di profondo rinnovamento interiore. Ecco come una mamma presentava ai suoi figli queste indicazioni quaresimali, forse un po’ difficili per loro.

Un po’ di cenere sulla fronte e il sacerdote che ti dice: "Convertiti e credi al vangelo". Cosa significa quella cenere? E’ il richiamo al tempo che passa e alle cose che si consumano perciò è un invito a non farci scappare l’occasione per incontrare Gesù che ci porta a Dio.

E cos’è la penitenza? La parola vuol dire: pentirsi. Un po’ come convertirsi. Io mi pento di ciò che non è bene e m’impegno a cambiare ciò che non dà bellezza alla mia vita. 40 giorni di riflessione per capire e mettersi all’opera. Come per un viaggio uno si attrezza prima di andare, così per il viaggio della Quaresima. Cosa ci serve per arrivare a Pasqua? Un bel paio di scarponi per camminare speditamente verso il monte della morte e della risurrezione. Un mantello per coprirsi. Un po’ di mangiare per avere la forza di andare. Gli scarponi sono la fiducia di farcela. Io guardo la strada e mi dico: "Ce la posso fare; non sono solo". Il mantello è l’aiuto che Gesù mi dà. Il mangiare è la sua parola e il suo pane. Nella bisaccia tanta voglia di vivere. In cuore una stella: il nome di Gesù come una musica che accompagna i momenti di stanchezza.

 

 

GIOVEDI’ 2 MARZO

Una scheggia di preghiera:

 

ILLUMINAMI, SIGNORE, PERCHE’ SCELGA SEMPRE LA VITA VERA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: CEDDA O CEADDA Santo, Vescovo

Nacque alla fine del VI secolo, aveva un fratello con un nome simile al suo ed era abate di Lindisfarne. Evangelizzò la Mercia e i Sassoni orientali, di cui battezzò il re Sigiberto. Fu fatto vescovo. Fondò vari monasteri. Sostenne il computo romano nella controversia sulla data della Pasqua. Morì nel 672

Parola di Dio: Dt30,15-20; Sal 1; Lc 9,22-25

 

1^ Lettura Dt 30, 15-20  

Dal libro del Deuteronomio

Mosè parlò al popolo e disse: "Vedi, io pongo oggi davanti a te la vita e il bene, la morte e il male; poiché io oggi ti comando di amare il Signore tuo Dio, di camminare per le sue vie, di osservare i suoi comandi, le sue leggi e le sue norme, perché tu viva e ti moltiplichi e il Signore tuo Dio ti benedica nel paese che tu stai per entrare a prendere in possesso. Ma se il tuo cuore si volge indietro e se tu non ascolti e ti lasci trascinare a prostrarti davanti ad altri dei e a servirli, io vi dichiaro oggi che certo perirete, che non avrete vita lunga nel paese di cui state per entrare in possesso passando il Giordano. Prendo oggi a testimoni contro di voi il cielo e la terra: io ti ho posto davanti la vita e la morte, la benedizione e la maledizione; scegli dunque la vita, perché viva tu e la tua discendenza, amando il Signore tuo Dio, obbedendo alla sua voce e tenendoti unito a lui, poiché è lui la tua vita e la tua longevità, per poter così abitare sulla terra che il Signore ha giurato di dare ai tuoi padri, Abramo, Isacco e Giacobbe". Parola di Dio

 

"IO PONGO DAVANTI A TE LA VITA E IL BENE, LA MORTE E IL MALE". (Dt. 30,15)

Ieri abbiamo paragonato la quaresima ad un viaggio, oggi però ci chiediamo: un viaggio per dove? Dio, tramite Mosè, ci dice: "Vedi, Io pongo oggi davanti a te la vita e il bene, la morte e il male". A prima vista sembra facile poter scegliere. Noi tutti amiamo la vita, non vorremmo mai la morte e il male. Ma è proprio tutto così facile? Spesso la morte si è camuffata da vita; provate ad esempio a pensare come il denaro passi per felicità: "Se avessi quella cifra, quella casa, quella macchina, quelle cose, come sarei felice!". Eppure spesso scopriamo che invece il denaro è morte, disperazione, angoscia, sofferenza per noi e per altri.

Spesso, poi, la vita viene considerata come qualcosa da gustare e spremere fino in fondo: pensate a certi giovani che per divertirsi arrivano a bruciare la propria vita con la droga, con dei rischi assurdi per scommettere con altri e con se stessi, con l’alta velocità delle macchine al sabato sera.

E così pure vale l’esempio opposto: ti può capitare di trovare delle persone malate, sfortunate che sono serene, ti può capitare di trovare dei barboni che hanno un cuore limpido e tranquillo pur non avendo nulla. Ecco allora la prima conclusione: la felicità, la vita come pure la morte, il dolore non stanno nelle cose.

Allora sarà la Legge che stabilisce la vita e la morte?

Certo, se noi apriamo i comandamenti di Dio, come dicevano i salmisti possiamo dire anche noi: "Nella tua legge è la mia gioia". Perché all’origine, la legge di Dio serve proprio ad illuminare l’uomo sulla vita e sulla morte, sulla gioia e sulla sofferenza. Ma, attenzione, anche la legge di Dio se perde l’anima non serve più al suo scopo perché diventa osservanza di norme che s’impongono all’uomo senza che l’uomo ne scopra davvero il significato profondo, e quindi schiavizza l’uomo.

Dove sarà allora la vera sede per scoprire dove è la vita e dove la morte, dove è la nostra meta?

La coscienza?

E’ un elemento molto pericoloso. Una cattiva coscienza può giustificare dei crimini, pensate ad esempio come una cattiva coscienza sociale, magari spinta dai potenti di questa terra ha fatto diventare giuste addirittura delle guerre, quasi che ci fossero delle guerre cattive e delle guerre buone!

Eppure la coscienza è davvero la sede dello Spirito Santo, è la sede della Sapienza di Dio e se l’uomo è attento la coscienza può far vedere davvero con gli occhi di Dio. Ma che cosa occorre? Prima di tutto che la coscienza sia informata, cioè che la coscienza abbia dei punti di riferimento, dei punti validi e seri e che abbia soprattutto come riferimento Dio stesso. E siccome da soli questo non sempre possiamo farlo, ecco allora che, con umiltà ma anche serietà, una buona coscienza deve confrontarsi con ciò che dice la Chiesa, con ciò che dicono i fratelli, per poi trovare in se stessa e nello Spirito la capacità, in onestà, di giungere a delle conclusioni e a delle scelte di vita. Una buona coscienza poi non è una coscienza totale e definitiva per sempre, pur essendo una la verità, ma è sempre una coscienza in cammino.

Siamo dunque alla conclusione della prima domanda. Se la coscienza è in cammino, noi con la coscienza e con Dio possiamo camminare verso la strada della vita che pur non essendo sempre facile, è quell’avventura meravigliosa a cui Dio ci chiama ogni giorno.

 

 

VENERDI’ 3 MARZO

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, IL MIO PECCATO MI STA SEMPRE DINNANZI

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: CIRIACO DI ROMA, Santo, Martire

Era diacono d’origine o toscana o romana e fu martire insieme con Largo, Smaragdo e altri venti compagni durante la persecuzione di Massimiano. È uno dei quattordici santi ausiliatori (coloro che intercedono e aiutano).

Parola di Dio: Is. 58,1-9; Sal 50; Mt 9,14-15

 

1^ Lettura Is 58, 1-9  

Dal libro del profeta Isaia.

Così dice il Signore: Grida a squarciagola, non aver riguardo; come una tromba alza la voce; dichiara al mio popolo i suoi delitti, alla casa di Giacobbe i suoi peccati. Mi ricercano ogni giorno, bramano di conoscere le mie vie, come un popolo che pratichi la giustizia e non abbia abbandonato il diritto del suo Dio; mi chiedono giudizi giusti, bramano la vicinanza di Dio: "Perché digiunare, se tu non lo vedi, mortificarci, se tu non lo sai?". Ecco, nel giorno del vostro digiuno curate i vostri affari, angariate tutti i vostri operai. Ecco, voi digiunate fra litigi e alterchi e colpendo con pugni iniqui. Non digiunate più come fate oggi, così da fare udire in alto il vostro chiasso. E' forse come questo il digiuno che bramo, il giorno in cui l'uomo si mortifica? Piegare come un giunco il proprio capo, usare sacco e cenere per letto, forse questo vorresti chiamare digiuno e giorno gradito al Signore? Non è piuttosto questo il digiuno che voglio: sciogliere le catene inique, togliere i legami del giogo, rimandare liberi gli oppressi e spezzare ogni giogo? Non consiste forse nel dividere il pane con l'affamato, nell'introdurre in casa i miseri, senza tetto, nel vestire uno che vedi nudo, senza distogliere gli occhi da quelli della tua carne? Allora la tua luce sorgerà come l'aurora, la tua ferita si rimarginerà presto. Davanti a te camminerà la tua giustizia, la gloria del Signore ti seguirà. Allora lo invocherai e il Signore ti risponderà; implorerai aiuto ed egli dirà: "Eccomi!". Parola di Dio

 

"GRIDA A SQUARCIAGOLA, NON AVER RIGUARDO; DICHIARA AL MIO POPOLO I SUOI DELITTI, ALLA CASA DI GIACOBBE I SUOI PECCATI". (Is. 58,1)

Fermiamoci oggi su un'altra parola difficile che la quaresima non esita a metterci davanti: il peccato.

Ma, esiste poi davvero o è un’invenzione dei preti e dei religiosi per tener buona la gente? In che cosa consiste il peccato? E’ vincibile? Quando a qualcuno non piace una cosa cerca di nasconderla oppure di esorcizzarla, ad esempio, a nessuno piace la morte e allora si vive come se la morte non esistesse. La si incontra tutti i giorni, ma la si irride. Negli ospedali viene nascosta da un pietoso paravento. Negli spettacoli si cerca di esorcizzarla attraverso l’ironia, le maschere, le battute. Così è successo per il peccato. E’ vero, c’erano state e ci sono tante esagerazioni, ma siccome il peccato fa paura perché lo ritroviamo in noi, perché ne subiamo le conseguenze, perché se ce ne accorgiamo ci colpevolizza, perché è una fatica combatterlo, allora è più facile dire che non c’è. Provate a pensare a tante frasi, da quelle degli psicologi moderni a quelle della gente comune: "Il bene e il male fanno parte della vita", "E chi non sbaglia?", "Siamo umani"…

L’idea giusta di peccato si recupera solo se si ha l’idea giusta di bene. Se vedo il bene capisco ciò che gli si oppone. Se vedo Dio vedo anche tutto ciò che gli è contrario. E se onestamente scopro ciò che si oppone a Dio e al bene, scopro l’esistenza del peccato e poco per volta posso scoprire anche la strada per vincerlo.

Avete sentito l’irruenza del brano del profeta Isaia. Dio dice: "Metti il peccato davanti al mio popolo perché capisca". Capisca la santità di Dio, capisca che non si può ingannare Dio con l’ipocrisia, capisca, davanti al bene, che la vera penitenza non è un digiuno esteriore, ma è sciogliere i legami del male e fare il bene.

L’uomo riuscirà a cambiare solo quando riuscirà a capire il male che c’è dentro di lui e le sue radici e quando, con la forza stessa di Dio, troverà la forza di allontanarsi da esso e di eliminarne le cause.

Il peccato non è dire una parolaccia, non è rubare la marmellata, non è dire ho fatto "le cose sporche"… Il peccato è lo squilibrio tra l’amore e l’egoismo a favore del secondo, e il peccato sia personale che sociale, lo si può vincere in un modo solo: ribaltando questo squilibrio e mettendo l’amore al posto dell’egoismo.

 

 

SABATO 4 MARZO

Una scheggia di preghiera:

 

TI OFFRO, SIGNORE, LA GIOIA DI ESSERE SALVATO

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: CASIMIRO, Santo, Principe e patrono della Lituania

Nacque il 3 Ottobre 1458 a Cracovia, terzo di tredici figli di Casimiro IV. Sarebbe stato designato al trono di Ungheria, ma preferì ritirarsi scegliendo una vita di carità e di preghiera. Amato da tutti morì a soli 25 anni nel castello di Gardinas, in Lituania il 4 Marzo 1484.

Parola di Dio: Is 58,9-14; Sal 85; Lc 5,27-32

 

Vangelo Lc 5, 27-32

Dal vangelo secondo Luca.

In quel tempo, Gesù vide un pubblicano di nome Levi seduto al banco delle imposte, e gli disse: "Seguimi!". Egli, lasciando tutto, si alzò e lo seguì. Poi Levi gli preparò un grande banchetto nella sua casa. C'era una folla di pubblicani e d'altra gente seduta con loro a tavola. I farisei e i loro scribi mormoravano e dicevano ai suoi discepoli: "Perché mangiate e bevete con i pubblicani e i peccatori?". Gesù rispose: "Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori a convertirsi". Parola del Signore

 

"LEVI GLI PREPARO’ UN GRANDE BANCHETTO NELLA SUA CASA. E C’ERA UNA FOLLA DI PUBBLICANI E D’ALTRA GENTE SEDUTA CON LORO A TAVOLA". (Lc. 5,29)

Gesù chiama l’esattore Levi-Matteo e questi, dopo aver lasciato il tavolo del cambiavalute, imbandisce una festa per Gesù. Noi siamo talmente abituati a pensare che la sequela di Gesù sia una cosa dura e difficile che ci stupisce che un chiamato, come primo segno di sequela faccia una festa. E pensate bene: Gesù va a quella festa!

Sentirsi dire da Gesù "seguimi!" non è prima di tutto iniziare esami di coscienza per vedere se ne siamo degni o meno, non è farsi interrogativi sul perché e sul per come, è l’inizio di una stupenda avventura per la quale vale la spesa imbandire un gran banchetto. Evangelizzare, annunziare Gesù è qualcosa di così straordinario, che non può non rivestire l'immagine di una grande festa. Evangelizzare vuol dire invitare a festa! Se riscopriamo questo segreto di gioia, le nostre Eucaristie ritorneranno ad essere dei momenti gioiosi e non delle tristi abitudini o dei gesti compassati. Se riscopriremo questo far festa per una buona notizia anche i cosiddetti lontani capiranno che il Vangelo non è tristezza ma gioioso annuncio.

Un errore che comunemente facciamo mettendoci davanti a Gesù è quello di sottolineare troppo la distanza che c’è tra noi e Lui. Lui è Dio, noi uomini. Lui è santo, noi molto lontani dalla santità. Se questo è vero, è anche vero che Lui è venuto proprio per abolire queste distanze. Noi, poi, spesso pensiamo che solo i buoni possano avvicinarsi a Lui. Lui, invece, è venuto per la salvezza di tutti. Anche le parole di Gesù che noi ripetiamo nella consacrazione del calice, ce lo ricordano: "Questo è il mio sangue versato per voi e per tutti". Quindi, Gesù non è imprigionato nei monasteri, non è retaggio esclusivo di coloro che pensando d’essere gli unici giusti e lo rifiutano perché già "occupati" da se stessi. Anzi, se qualcuno sta particolarmente a cuore a Gesù sono proprio i "lontani", i peccatori. Gesù è il buon Pastore che va in cerca della pecora perduta.

Se dunque ti senti peccatore, indegno di Gesù, pensa che Lui ti sta cercando, che per te ha offerto la sua vita, che non ti considera una "persona persa" ma che ti sta cercando perché ti ama. L’unica cosa che devi fare è lasciarti trovare, cambiare vita, fare festa e invitare anche altri alla festa perché la misericordia di Lui possa riempirti e raggiungere anche i fratelli.

 

 

DOMENICA 5 MARZO 1^ DOMENICA DI QUARESIMA B

Una scheggia di preghiera:

 

DIFENDIMI SIGNORE, MIA ROCCIA, MIO SCUDO E BALUARDO, DIFESA DELLA MIA VITA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: GERASIMO, Santo Monaco

Amava la vita di penitenza e di silenzio. Si ritirò in una grande "laura" presso il Giordano, in Palestina. Sembra che fosse talmente innamorato del Signore che nella quaresima riusciva a vivere solo di Eucarestia. Morì nel 475.

Parola di Dio: Gen 9,8-15; Sal 24; 1Pt 3,18-22; Mc 1,12-15

 

Vangelo Mc 1, 12-15

Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, lo Spirito sospinse Gesù nel deserto ed egli vi rimase quaranta giorni, tentato da satana; stava con le fiere e gli angeli lo servivano. Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù si recò nella Galilea predicando il vangelo di Dio e diceva: “Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al vangelo”. Parola del Signore

 

"SUBITO LO SPIRITO LO SOSPINSE NEL DESERTO, E VI RIMASE QUARANTA GIORNI, TENTATO DA SATANA".(Mc. 1,12—13)

Vi offro oggi una riflessione-preghiera sul vangelo odierno di Pierfortunato Raimondo:

E così, Signore, anche tu ci hai provato.

Anche tu hai passato quaranta giorni di insidie, d’indigenza, di tentazioni.

Anche tu ti sei scontrato con il muro della solitudine, del dubbio, della sfiducia.

Anche tu sei stato lusingato dalle bugie del mondo che promette ricchezza, potere e successo per sempre mascherando i tarli che rodono queste cose giorno per giorno.

Proprio tu che potevi salvare te stesso con uno schiocco di dita, ti sei messo nei nostri pasticci e hai subito l’ingiustizia dei non colpevoli.

Resto allibito di fronte ad un Dio così. Così vicino all’uomo da voler provare sulla propria pelle le sue difficoltà.

Ed ora sai le nostre ribellioni e le nostre lacrime. La nostra vista corta e i nostri cambiamenti di rotta, spesso nella direzione sbagliata. Sai che ci vuole tempo per riempirsi dello Spirito che permette di resistere in un deserto. Sai che abbiamo bisogno di Te per individuare gli angeli sul nostro cammino, per fidarci della provvidenza, per superare gli ostacoli.

Grazie perché, se è nostro desiderio, il tuo regno è vicino.

 

 

LUNEDI’ 6 MARZO

Una scheggia di preghiera:

 

DONACI DI PARTECIPARE ALLA TUA SANTITA’, O SIGNORE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: FRIDOLINO, Santo, Monaco

Era un monaco irlandese del V secolo, fu abate di Saint-Hilaire, a Poitiers. Viaggiò molto in Germania, Francia, Svizzera svolgendo opera di evangelizzazione e fondando monasteri.

Parola di Dio: Lv 19,1-2.11-18; SaI 18;Mt 25,31-46

 

1^ Lettura Lv 19, 1-2. 11-18

Dal libro del Levitico.

Il Signore disse ancora a Mosè: «Parla a tutta la comunità degli Israeliti e ordina loro: Siate santi, perché io, il Signore, Dio vostro, sono santo. Non ruberete né userete inganno o menzogna gli uni a danno degli altri. Non giurerete il falso servendovi del mio nome; perché profaneresti il nome del tuo Dio. Io sono il Signore. Non opprimerai il tuo prossimo, né lo spoglierai di ciò che è suo; il salario del bracciante al tuo servizio non resti la notte presso di te fino al mattino dopo. Non disprezzerai il sordo, né metterai inciampo davanti al cieco, ma temerai il tuo Dio. Io sono il Signore. Non commetterete ingiustizia in giudizio; non tratterai con parzialità il povero, né userai preferenze verso il potente; ma giudicherai il tuo prossimo con giustizia. Non andrai in giro a spargere calunnie fra il tuo popolo né coopererai alla morte del tuo prossimo. Io sono il Signore. Non coverai nel tuo cuore odio contro il tuo fratello; rimprovera apertamente il tuo prossimo, così non ti caricherai d'un peccato per lui. Non ti vendicherai e non serberai rancore contro i figli del tuo popolo, ma amerai il tuo prossimo come te stesso. Io sono il Signore. Parola di Dio

 

"SIATE SANTI, PERCHÈ IO, IL SIGNORE DIO VOSTRO, SONO SANTO".(Lv. 19,2)

Ecco un’altra di quelle mete che la parola di Dio ci mette davanti e che ci sembrano inaccessibili.

Comunemente con la parola: "santo" noi intendiamo: persona buona, virtuosa, ma quando la Bibbia afferma: "Dio è santo", essa vuoi dire che Dio è Dio, Essere unico, del tutto diverso da quello che noi possiamo immaginare. L’invito alla santità che ci vien fatto è dunque ancora qualcosa in più che un’esortazione alla virtù, è un invito a scoprire e onorare Dio, così come Egli è, e a trovare la nostra vera identità di uomini come figli di Dio che manifestano la sua luce. Questo senso della santità è ben lontano da un certo modo moralistico, mellifluo di intendere santità e virtù, che rischia di presentarcele poco appetibili, senza nerbo, un’insieme di occhi bassi e di umiltà pelose, di gesti schivi e monacali, insomma, una santità che puzza di acido e di vecchie sacrestie. Ho dei forti dubbi quando (cosa già difficile in sé, se non assurda) si vuole stabilire la santità di qualcuno in base a "virtù provate" (quasi ci fosse il termometro per misurare la virtù) o peggio ancora a colpi di miracoli. Se penso alla vita dei santi (da leggersi ognuno nella realtà concreta dell’epoca in cui è vissuto), vedo sempre persone concretissime, innamorate di Dio e delle donne e degli uomini, pieni di eccessi, con dei limiti e soprattutto persone che non sapevano di essere santi.

Vi stupite se vi dico che di santi negli anni della mia vita ne ho incontrati tanti? E non erano tutti preti o monache, e qualcuno di questi non andava neanche a Messa, e qualcun altro aveva le mani piene di calli; con qualcuno ci ho pure litigato, qualcun altro era scorbutico e angoloso, qualcuno era anziano e qualcuno bambino… perché? Perché santità non è adempimento stretto di norme morali, reliquiario ammuffito di cose vecchie, santità è lasciar trapelare qualcosa di Dio, e allora ho visto la paternità e la maternità di Dio in quei genitori che hanno fatto tutto quello che potevano, magari anche sbagliando, pur di "salvare" il figlio drogato; ho visto la misericordia di Dio quando al posto del giustificato odio è stato dato il perdono, ho visto un po’ di Verità di Dio quando qualcuno ha pagato di persona, cantando fuori del coro, perché i vari poteri non l’avessero ancora una volta vinta; ho visto la Carità di Dio quando quella suora non ha detto il suo breviario per stare vicina ad un malato; ho visto un po’ di Amore, di Affetto di Dio quando, pur con certe occhiatacce rivelatrici del suo carattere, quell’uomo non ha risposto, per amore, alle ire della moglie; ho visto Semplicità e Donazione di Dio quando quel bambino, con un po’ di fatica, ma anche con semplicità ha condiviso il suo giocattolo con un altro…

Così posso essere santo anch’io. Non perfetto, non lo sarò mai e non me ne importa granché (di Dio ce n’è uno solo), ma un po’ santo, un po’ squilibrato (dalla parte di Dio per evitare tonfi), e sarei contento se alla fine della vita qualcuno potesse dire: "era uno con un caratteraccio terribile, non troppo equilibrato, un po’ orso, ma qualche volta, in mezzo ai suoi mille difetti, lasciava scappare qualche lampo di Dio".

 

 

MARTEDI’ 7 MARZO

Una scheggia di preghiera:

 

LA TUA PAROLA, SIGNORE, E’ PAROLA DI VITA ETERNA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: TERESA MARGHERITA DEL SACRO CUORE, Santa

Il suo nome era Anna Maria Redi e nacque da questa nobile famiglia il 15 luglio 1747. Portata alla vita interiore e alla fede manifestò la sua vocazione al Carmelo dove entrò nel 1765 col nome di Teresa Margherita del Sacro Cuore. La sua fu una vita spoglia, semplice, di testimonianza d’amore totale per il Signore. A ventidue anni una peritonite le troncava la vita il 7 marzo 1770.

Parola di Dio: Is 55,10-11; Sal 33; Mt 6,7-15

 

1^ Lettura Is 55, 10-11

Dal libro del profeta Isaia.

Così dice il Signore: "Come la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza avere irrigato la terra, senza averla fecondata e fatta germogliare, perché dia il seme al seminatore e pane da mangiare, così sarà della parola uscita dalla mia bocca: non ritornerà a me senza effetto, senza aver operato ciò che desidero e senza aver compiuto ciò per cui l'ho mandata". Parola di Dio

 

"LA PAROLA USCITA DALLA MIA BOCCA NON TORNERA’ A ME SENZA EFFETTO".(ls. 55,11)

Dio è fedele. Quando dice una parola essa si realizza, pensate ad esempio al Creatore: "E Dio disse ‘sia la luce’. E la luce fu"; pensate alle promesse fatte ad Abramo e ai Patriarchi, e Gesù ne è il compimento.

Pensiamo anche alle parole di Gesù, la Parola incarnata: esse sono verità, esse si realizzano. Gesù ha detto: "Questo è il mio corpo" e "fate questo in memoria di me", e noi abbiamo l’Eucaristia.

Quando allora Gesù ci dice parole come queste: "lo sono la risurrezione e la vita, chi crede in me non morirà in eterno", sono parole reali, sono verità; quando ci dice di essere il buon Pastore venuto in cerca delle pecore perdute, significa davvero che la sua misericordia ci cerca per donarci il perdono.

Quando, dunque, leggiamo o ascoltiamo leggere la Bibbia ed in particolare il Vangelo, dobbiamo avere davvero la convinzione che quella è una Parola che si è realizzata e che ancora oggi si realizza, una parola talmente veritiera e potente che ci coinvolge, che ci salva.

Ma non solo, anche la parola di Dio che noi ascoltiamo ha una potenza tutta sua che ci supera.

Tante volte, come prete, mi sono accorto di questo. A volte, confessando, predicando, scrivendo mi sono accorto di dire parole che non erano mie. Altre volte, persone sono venute a dirmi: "Quella parola che lei ha detto in quell’occasione era proprio per me", ed io non mi ricordavo neppur più di aver detto quella parola. Il Signore ha la parola giusta al momento giusto ed ha anche il silenzio giusto al momento giusto. Non so se sia capitato anche a voi: in certi momenti vorremmo trovare la parola per risolvere una situazione, per trovare una risposta.., magari sfogliamo anche la Bibbia per trovarla.., e invece, niente! Poi, magari, dopo un po’ comprendiamo che anche quel silenzio di Dio, quell’aridità, avevano un significato.

Se è vero che dobbiamo essere buon terreno per far fruttificare la Parola, è anche vero che il messaggio di Dio, fatto di parole, di silenzi, di fatti, è sempre un messaggio che ci viene rivolto per cambiarci: Dio ci ama troppo per non comunicarci in mille modi e in momenti diversi, se stesso.

 

 

MERCOLEDI’ 8 MARZO

Una scheggia di preghiera:

 

TU GRADISCI, SIGNORE, IL CUORE PENITENTE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: GIULIANO DI TOLEDO, Santo, Vescovo

Nato verso il 642 era probabilmente di origine ebrea. Fu fatto vescovo di Toledo nel 680. Uomo pio, fu anche uno scrittore facondo e geniale.

Parola di Dio: Gn 3,1-10; Sal 50; Lc 11,29-32

 

1^ Lettura Gn. 3, 1-10

Dal libro del profeta Giona.

In quel tempo, fu rivolta a Giona la parola del Signore: "Alzati, và a Ninive la grande città e annunzia loro quanto ti dirò". Giona si alzò e andò a Ninive secondo la parola del Signore. Ninive era una città molto grande, di tre giornate di cammino. Giona cominciò a percorrere la città, per un giorno di cammino e predicava: «Ancora quaranta giorni e Ninive sarà distrutta». I cittadini di Ninive credettero a Dio e bandirono un digiuno, vestirono il sacco, dal più grande al più piccolo. Giunta la notizia fino al re di Ninive, egli si alzò dal trono, si tolse il manto, si coprì di sacco e si mise a sedere sulla cenere. Poi fu proclamato in Ninive questo decreto, per ordine del re e dei suoi grandi:"Uomini e animali, grandi e piccoli, non gustino nulla, non pascolino, non bevano acqua. Uomini e bestie si coprano di sacco e si invochi Dio con tutte le forze; ognuno si converta dalla sua condotta malvagia e dalla violenza che è nelle sue mani. Chi sa che Dio non cambi, si impietosisca, deponga il suo ardente sdegno sì che noi non moriamo". Dio vide le loro opere, che cioè si erano convertiti dalla loro condotta malvagia, e Dio si impietosì riguardo al male che aveva minacciato di fare loro e non lo fece. Parola di Dio

 

"DIO VIDE CHE SI ERANO PENTITI DALLA LORO CONDOTTA MALVAGIA E SI IMPIETOSI’ ". (Gn. 3,10)

Quando si sente parlare del "segno di Giona" come nel vangelo che abbiamo letto oggi, si pensa immediatamente al fatto della "Balena" cioè al profeta che recalcitrante ad andare a predicare a Ninive viene inghiottito dal pesce e portato fin là. E Gesù diventa per noi uomini come Giona che viene inghiottito dalla morte ma che dopo tre giorni viene "risputato" alla vita, cioè la morte non ha potere su di lui. Ma c’è anche un altro significato nelle parole di Gesù che prendono spunto dalla storia di questo profeta: i Niniviti non ebbero dei segni esteriori, dei miracoli grandiosi per convertirsi, ma solo la predicazione di un profeta anche abbastanza spaurito. Ora anche Gesù non ha bisogno di segni grandiosi: è lui stesso, la sua vita, la sua morte e risurrezione il segno che invita gli uomini alla conversione assicurando la misericordia di Dio. Che cosa aspettiamo per intraprendere la strada della conversione? Qualche segno grandioso? La paura del castigo di Dio o l’aver incontrato nel silenzio un Dio che ci ama fino a donare la sua vita per noi?

 

 

GIOVEDI’ 9 MARZO

Una scheggia di preghiera:

 

ASCOLTA, O DIO, LA PREGHIERA DEI POVERI

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: GIUSEPPE MARIA PIGNATELLI, Santo, Gesuita

Nacque a Saragozza nel 1737. Entrato nella Compagnia di Gesù nel 1753, e ordinato sacerdote nel 1762, svolse dapprima il suo apostolato a Saragozza. Essendo stati cacciati i gesuiti dalla Spagna, passò in Corsica e, di qui, in Italia. Si stabilì a Ferrara e, dopo la soppressione della Compagnia, si ritirò a Bologna, come prete secolare. Aggregatosi ai gesuiti che sopravvivevano in Russia, pur rimanendo in Italia ebbe parte di rilievo nel ristabilimento della Compagnia, lavorando per la rinascita dell'ordine come provinciale d'Italia: sotto di lui risorsero i collegi di Roma, Orvieto e Tivoli. Morì a Roma nel 1811.

Parola di Dio: Ester 4,1.3-5.12-14; Sal 137; Mt 7,7-12

 

1^ Lettura Est 4, 1. 3-5. 12-14

Dal libro di Ester.

In quei giorni la regina Ester, presa da angoscia mortale per il pericolo che incombeva su di lei e il suo popolo, cercò rifugio presso il Signore. Ella si mise a supplicare Dio, dicendo: «Mio Signore, nostro re, tu sei l'unico! Vieni in aiuto a me che sono sola e non ho altro soccorso se non te, perché un grande pericolo mi sovrasta. Io ho sentito fin dalla mia nascita, in seno alla mia famiglia, che tu, Signore, hai scelto Israele da tutte le nazioni e i nostri padri da tutti i loro antenati come tua eterna eredità, e hai fatto loro secondo quanto avevi promesso. Ora abbiamo peccato contro di te e ci hai messi nelle mani dei nostri nemici, per aver noi dato gloria ai loro dei. Tu sei giusto, Signore! Ma ora non si sono accontentati dell'amarezza della nostra schiavitù, hanno anche posto le mani sulle mani dei loro idoli, giurando di abolire l'oracolo della tua bocca, di sterminare la tua eredità, di chiudere la bocca di quelli che ti lodano e spegnere la gloria del tuo tempio e il tuo altare, di aprire invece la bocca delle nazioni a lodare gli idoli vani e a proclamare per sempre la propria ammirazione per un re di carne. Non consegnare, Signore, il tuo scettro a dei che neppure esistono. Non abbiano a ridere della nostra caduta; ma volgi contro di loro questi loro progetti e colpisci con un castigo esemplare il primo dei nostri persecutori. Ricordati, Signore; manifèstati nel giorno della nostra afflizione e a me da'  coraggio, o re degli dei e signore di ogni autorità. Metti nella mia bocca una parola ben misurata di fronte al leone e volgi il suo cuore all'odio contro colui che ci combatte, allo sterminio di lui e di coloro che sono d'accordo con lui. Quanto a noi, salvaci con la tua mano e vieni in mio aiuto, perché sono sola e non ho altri che te, Signore! Che tutto conosci". Parola di Dio

 

"MIO SIGNORE, NOSTRO DIO, TU SEI L’UNICO, VIENI IN AIUTO A ME CHE SONO SOLA E NON HO ALTRO SOCCORSO FUORI DI TE". (Est. 4,17)

E’ molto bella la figura di questa regina ebrea andata sposa ad un re persiano che, venuta a sapere che il suo sposo ha deciso lo sterminio del suo popolo, decide con molto coraggio di intercedere per gli ebrei. Però prima di farlo si affida alla preghiera: è consapevole di essere sola e debole davanti ad un potere enorme per di più istigato da ricchi e potenti, ma sa anche che Dio può tutto e che ama sia lei che il suo popolo. Con familiarità e coraggio affida dunque se stessa e la sua opera alla potenza del Signore.

Noi viviamo in un’epoca in cui il mondo continua a dirci che siamo autosufficienti: i bisogni dell’uomo si risolvono con le cose. Non vi è nulla di più evidentemente bugiardo che questo, basta pensare che se anche avessi tutto non sono padrone di aggiungere un’ora alla mia vita o che posso essere povero e magari contento o ricco e infelice. Lo scoprire questo, specialmente in questo tempo di purificazione quaresimale dovrebbe farci scoprire la preghiera come un rimettere le cose al loro giusto posto. Da solo io non posso nulla né per me stesso, né per il modo, né per il futuro. Ma c’è Qualcuno che può tutto e che è il senso di tutto, gioia e sofferenza, vita e morte. E questo Qualcuno è un Dio che mi vuole bene, che non mi lascia solo, che ha già offerto se stesso per me. Ecco allora la preghiera come atto di fiducia e di abbandono, come presa di coscienza di se stessi e del senso della vita, come dialogo fiducioso, come fondamento di una vera conversione. La preghiera non è un atto di vassallaggio ad un potente, ma un dono che Dio ci fa per permetterci di essere in comunione con Lui e in questa trovare la vera strada per la crescita gioiosa alla piena maturità dell’uomo.

 

 

VENERDI’ 10 MARZO

Una scheggia di preghiera:

 

PERDONACI, SIGNORE, E NOI VIVREMO

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ANASTASIA DI COSTANTINOPOLI, Santa

Poco si conosce di questa Anastasia e molto si rifà a leggende posteriori. Apparteneva ad una ricca famiglia di Costantinopoli. Era molto bella e Giustiniano, che era sposato, si invaghì di lei. Anastasia abbandonò la corte e prima andò a fondare un monastero vicino ad Alessandria ma poi, accortasi che Giustiniano, rimasto vedovo, la cercava ancora, si rivolse ad un monaco di Scete, Daniele, che la fece vestire da uomo e la condusse in una grotta dove visse per 25 anni nel completo nascondimento. Solo quando morì si venne a sapere chi era.

Parola di Dio: Ez 18,21-28; Sal 129; Mt 5,20-26

 

1^ Lettura Ez 18, 21-28

Dal libro del profeta Ezechiele.

Così dice il Signore Dio: "Se il malvagio si ritrae da tutti i peccati che ha commessi e osserva tutti i miei decreti e agisce con giustizia e rettitudine, egli vivrà, non morirà. Nessuna delle colpe commesse sarà ricordata, ma vivrà per la giustizia che ha praticata. Forse che io ho piacere della morte del malvagio dice il Signore Dio o non piuttosto che desista dalla sua condotta e viva? Ma se il giusto si allontana dalla giustizia e commette l'iniquità e agisce secondo tutti gli abomini che l'empio commette, potrà egli vivere? Tutte le opere giuste da lui fatte saranno dimenticate; a causa della prevaricazione in cui è caduto e del peccato che ha commesso, egli morirà. Voi dite: Non è retto il modo di agire del Signore. Ascolta dunque, popolo d'Israele: Non è retta la mia condotta o piuttosto non è retta la vostra? Se il giusto si allontana dalla giustizia per commettere l'iniquità e a causa di questa muore, egli muore appunto per l'iniquità che ha commessa. E se l'ingiusto desiste dall'ingiustizia che ha commessa e agisce con giustizia e rettitudine, egli fa vivere se stesso. Ha riflettuto, si è allontanato da tutte le colpe commesse: egli certo vivrà e non morirà". Parola di Dio

 

"FORSE CHE IO HO PIACERE DELLA MORTE DEL MALVAGIO, DICE IL SIGNORE, O NON PIUTTOSTO CHE DESISTA DALLA SUA CONDOTTA E VIVA?". (Ez. 18,23)

I nostri tribunali terreni giudicano un uomo per quello che ha fatto. Non tengono molto conto del perché lo ha fatto o che nel frattempo l’uomo può essere cambiato. D’altra parte lo scopo dei tribunali umani è spesso il punire e non tanto quello di ricostruire, di dare ancora una possibilità.

Questa mentalità giuridica e giustizionalista ha fatto sì che anche una certa predicazione ci porta a vedere Dio solo come un giudice e siccome è giusto, giudicherà intransigentemente il bene e il male e assolverà o condannerà secondo i rigidi canoni dei nostri codici.

E’ più che vero che Dio è giusto, ma Dio è anche Padre d’ogni uomo. Un padre terreno, certamente non condivide il male che il figlio commette, ma continua ad aver speranza per lui, continua ad offrirgli una possibilità, spera in un cambiamento... Non gli chiude mai definitivamente la porta in faccia.

La giustizia e il giudizio di Dio nei nostri confronti sono così. Il suo amore viscerale per noi fa sì che ci sia sempre una possibilità per noi. E’ bello per noi sentirci amati così. Certamente non dobbiamo approfittarne, vanificando il suo amore e la sua misericordia, ma mentre sentiamo il suo rimprovero per il male commesso, scopriamo anche la sua mano sempre tesa per la nostra salvezza.

Dio, oggi, mi dà ancora, nonostante i miei peccati, una possibilità di conversione: perché non approfittarne?

 

 

SABATO 11 MARZO

Una scheggia di preghiera:

 

DONAMI DI PERDONARE, SIGNORE, COME TU MI HAI PERDONATO

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: GIOVANNI RIGHI DA FABRIANO Beato, Francescano

Era nato a Fabriano verso il 1489. Scelse di essere frate francescano prima nel convento di Forano, poi dal 1511 a Massaccio, dove visse in una grotta, dedito alla vita contemplativa. Morì a Cupramontana nel 1539

Parola di Dio: Dt 26,16-19; Sal 118; Mt 5,43-48

 

Vangelo Mt 5, 43-48

Dal vangelo secondo Matteo.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico; ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori, perché siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti. Infatti se amate quelli che vi amano, quale merito ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste". Parola del Signore

 

"AMATE I VOSTRI NEMICI E PREGATE PER I VOSTRI PERSECUTORI, PERCHE’ SIATE FIGLI DEL VOSTRO PADRE CELESTE".

(Mt. 5,44)

Una riflessione di don Curtaz:

Nel discorso della montagna, Gesù oggi ci chiede di amare i nostri nemici, di pregare per loro. Una richiesta perlomeno sconcertante, che nasce da un interrogativo provocatorio che pone Gesù: cosa facciamo di straordinario se ci mettiamo ad amare le persone che ci amano? Lo fanno tutti! Il cristiano è chiamato a superare questa logica del dare e del ricevere, questa logica della spontaneità, della sensazione, per approdare alla logica ben più radicale del vangelo. Amare i nemici, no, non è semplice. Ricordo la preghiera di un'anziana signora in una favelas del Brasile, a cui gli squadroni della morte avevano torturato e ucciso due figli perché sindacalisti; diceva: "Signore, fammi vendetta, converti il cuore di coloro che hanno assassinato i miei figli". Anche se contraria alla logica di questo mondo, la logica del Regno di Dio ci porta ad imitare il padre buono nella sua straordinarietà, sapendo che alle volte il gesto profetico diventa un grimaldello per sfondare la durezza del cuore, come il gesto di don Tito Brandsma, domenicano olandese ucciso con un'iniezione di acido in un campo di sterminio che mentre tendeva il braccio all'infermiera trovò la forza di dirle: "lei dev'essere molto triste". Sarà proprio questa donna, sconvolta dalla frase di quel frate, a testimoniare alla sua causa di beatificazione dicendo: "Tutti i prigionieri m’insultavano, si disperavano, quell'uomo, invece, mi stava amando, si preoccupava per me, una sconosciuta, una carnefice, mentre lo stavo uccidendo". Logica paradossale, logica del vangelo, provare per credere.

 

 

DOMENICA 12 MARZO 2^ DOMENICA DI QUARESIMA B

Una scheggia di preghiera:

 

DONACI DI GIUNGERE, SIGNORE, AL TUO SANTO MONTE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ABBONDIO DI VILLERS EN BRABANT, Beato

Era nato in Belgio ad Huy verso il 1189. Si fece monaco nell’abbazia di Villers en Brabant. Nella sua vita religiosa ebbe parecchie visioni mistiche. Morì il 12 marzo 1239.

Parola di Dio: Gen 22,1-2.9a.10-13.15-18; Sal 115; Rm 8,31b-34; Mc 9,2-10

 

Vangelo Mc 9, 1-9 (gr. 2-10)

Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li portò sopra un monte alto, in un luogo appartato, loro soli. Si trasfigurò davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. E apparve loro Elia con Mosè e discorrevano con Gesù. Prendendo allora la parola, Pietro disse a Gesù: “Maestro, è bello per noi stare qui; facciamo tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia!”. Non sapeva infatti che cosa dire, poiché erano stati presi dallo spavento. Poi si formò una nube che li avvolse nell'ombra e uscì una voce dalla nube: “Questi è il Figlio mio prediletto; ascoltatelo!”. E subito guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo con loro. Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare a nessuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell'uomo fosse risuscitato dai morti. Parola del Signore

 

"LI PORTO’ SOPRA UN ALTO MONTE, IN UN LUOGO APPARTATO, LORO SOLI" (Mc. 9,7)

Riprendo oggi una riflessione di anni fa che, mentre pensiamo al monte del sacrificio di Abramo e a quello della manifestazione di Gesù, può aiutarci a comprendere anche visivamente il senso del nostro andare verso il Signore.

La montagna, nella Bibbia, è il luogo privilegiato dell’incontro con Dio, è, figurativamente, il punto più vicino tra il cielo e la terra quindi il luogo dove Dio abita quando vuole entrare in comunione con l'uomo. Non per niente la Legge viene data sul Sinai; Gerusalemme, la città di Dio, viene chiamata "il monte di Sion"; i luoghi di culto normalmente sorgono sulle alture. Noi allora siamo chiamati a camminare verso la "montagna di Dio", un cammino che avviene nella speranza di una meta, attraverso la prova e la sofferenza ma che trova il compimento nella gioia più piena.

La montagna mi ha dato tanto. Mi ha insegnato la fatica, il mettere un passo dopo l’altro, il non arrendersi, il saper guardare in alto verso la meta e il saper guardare in basso dove mettere i piedi, mi ha insegnato i limiti, il coraggio, l’andare al passo con gli altri, il rischio, la paura, il rispetto della natura e delle sue forze, la solidarietà con i compagni di viaggio, la gioia di una meta raggiunta. Oggi, gli anni sono passati, e se le gambe ancora riescono ad arrampicare, il fiato si è fatto più corto, ma Signore, aiutami a frequentare ancora, anzi sempre più le montagne del Tabor e del Calvario perché solo guardando Te, ascoltando Te, possa scoprire il tuo volto, e nel tuo quello di tutti i miei fratelli gioiosi o sofferenti e rivestendomi di Te possa portarti a loro e con loro arrivare anche a vederti nella maniera definitiva.

 

 

LUNEDI’ 13 MARZO

Una scheggia di preghiera:

 

LIBERACI DALLA GRETTEZZA E DAL CALCOLO, O SIGNORE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: LORENZA, Santa, Martire

Anche Lorenza, come i tanti martiri che l’hanno preceduta e che la seguiranno, fece professione di fede fino all’ultimo respiro, che la colse in pieno martirio, nel 302, ad Ancona. Giovane, casta, ricca d’amore per Cristo suggellò così la sua fede.

Parola di Dio: Dn 9,4b-10; Sal 78; Lc 6,36-38

 

Vangelo Lc 6, 36-38

Dal vangelo secondo Luca.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro. Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e vi sarà perdonato; date e vi sarà dato; una buona misura, pigiata, scossa e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con cui misurate, sarà misurato a voi in cambio". Parola del Signore

 

"SIATE MISERICORDIOSI COME E’ MISERICORDIOSO IL PADRE VOSTRO". (Lc. 6,36)

Quando parliamo di misericordia noi facciamo spesso l’errore di considerarla partendo da noi e allora la riduciamo di molto facendola diventare come il gesto del re che lascia cadere benevolmente e con sufficienza qualche briciola al suo servo. Ma per parlare di misericordia proviamo a guardare a quella che Dio ha con noi. La misericordia è un dono gratuito, immeritato, che sgorga soltanto ed unicamente dall'amore infinito del Signore, un amore che non si arresta dinanzi al peccato, anzi, assume un’intensità inattesa e insperata, proprio quando l'amore è offeso e ripudiato. Senza l'esperienza del peccato non avremmo mai potuto scoprire a fondo e tanto meno sperimentare, l'amore che perdona gratuitamente. Per questo, rasentando l'assurdo, la notte di Pasqua arriviamo a dire: "Felice la colpa che meritò un così grande Salvatore"!

Sulla scia di questa esperienza e di questa memoria, oggi ci sentiamo ripetere da Gesù: "Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro". Non possiamo impunemente essere fruitori di perdono da parte di Dio e poi negarlo ai nostri fratelli. Suscita sdegno in noi il comportamento di quel servo, di cui parla il vangelo, a cui viene condonato un grosso debito e che poi afferra per il collo un altro servo che gli doveva solo pochi spiccioli. Noi rischiamo lo stesso comportamento quando, perdonati da Dio per i nostri debiti, non li rimettiamo ai nostri debitori. Gesù ci mette in guardia dai pericoli che insorgono spontaneamente in noi come pretesti per negare il perdono al nostro prossimo: sono il giudizio e la condanna.

Quando noi facciamo dipendere la misericordia soltanto dalla nostra povera logica trasformiamo il perdono cristiano in codice penale. A quel punto la misura dell'amore diventa minuscola e volontariamente ci priviamo della misericordia divina: "Perché con la misura con cui misurate, sarà misurato a voi in cambio". La grettezza dello spirito è capace di distruggere l'amore.

 

 

MARTEDI’ 14 MARZO

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, SENZA DI TE SONO NULLA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: MATILDE, Regina di Germania, Santa

Discendeva dalla nobiltà friso-danese ed era nata nell’ 845. Fu allevata dalla nonna, la badessa Matilde nel convento di Herfort. Nel 909 fu la seconda moglie di Enrico l’Uccellatore che nel 919 fu re di Germania. Gli diede cinque figli. Alla morte del marito Ottone, uno dei suoi figli eletto re la costrinse a ritirarsi in convento dove morì nel 968.

Parola di Dio: Is 1,10.16-20; Sal 49; Mt 23,1-12

 

Vangelo Mt 23, 1-12

Dal vangelo secondo Matteo.

In quel tempo, Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo: «Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Quanto vi dicono, fatelo e osservatelo, ma non fate secondo le loro opere, perché dicono e non fanno. Legano infatti pesanti fardelli e li impongono sulle spalle della gente, ma loro non vogliono muoverli neppure con un dito. Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dagli uomini: allargano i loro filattèri e allungano le frange; amano posti d'onore nei conviti, i primi seggi nelle sinagoghe e i saluti nelle piazze, come anche sentirsi chiamare "rabbì'' dalla gente. Ma voi non fatevi chiamare "rabbì'', perché uno solo è il vostro maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate nessuno "padre" sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello del cielo. E non fatevi chiamare "maestri", perché uno solo è il vostro Maestro, il Cristo. Il più grande tra voi sia vostro servo; chi invece si innalzerà sarà abbassato e chi si abbasserà sarà innalzato. Parola del Signore

 

"CHI SI ESALTA SARÀ UMILIATO". (Mt. 23, 12)

L'uomo si guardò nello specchio della fonte, si ammirò e disse: Io sono perfetto. Inseguì una cerva, la colpì e l'uccise, poi disse: Io sono forte. Salì su di un monte, si vide in alto e proclamò: Io sono grande. Fregò due selci e accese il fuoco e affermò: Io posso. Numerò le stelle del cielo, diede loro un nome e dichiarò: Io so. Poi in una triste giornata di pioggia si rintanò nella sua grotta e, per ammazzare il tempo, si diede a ruminare i suoi crucci e sentenziò: Io penso, dunque Io sono! In una radiosa giornata di primavera conobbe l'amore e cantò: Io sono felice. Scavò nella terra e vi trovò l'oro e concluse: Io son ricco e soddisfatto, non ho bisogno di alcuno, ho tutto da me.

Passò un anno, due anni, tanti anni... l'uomo tornò alla sua fonte, si rispecchiò, ma la bellezza era svanita. Dunque, disse, non era mia: qualcuno me l'aveva prestata e poi l'ha ripresa. Scorse una cerva, volle inseguirla, ma non ne ebbe la forza. Volle salire sul monte, ma si fermò a metà strada, curvo e senza fiato. Fregò due selci e ne trasse la fiamma; ma prese fuoco tutta la foresta, e l'uomo corse il rischio di perire lui stesso. Tentò di ricontare le stelle del cielo, ma i suoi numeri non bastarono più e deluso mormorò: Chi sa! Si smarrì, ebbe paura e corse a bussare alla porta della Verità per cercarvi asilo, ma la padrona non era in casa, era partita lasciandovi soltanto un servo, sospettoso e inospitale, il Dubbio.

Pover'uomo! si senti solo, invocò: Amore! e non udì che l'eco che gli rispose: Muore! Anche la felicità era perduta. Dunque non era sua. Ma ebbe un'idea. Corse a casa, prese tutto l'oro che aveva e si precipitò al mercato: anche un etto di felicità gli sarebbe bastato... No, il prodotto naturale era introvabile, anche a pagarlo a peso d'oro. C'era soltanto qualche surrogato. E allora capì che anche le ricchezze sono miseria. Capì che in realtà egli non possedeva nulla, che aveva tutto ricevuto e tutto poteva essergli tolto. Sentì che anche la vita gli sfuggiva e che non gli sarebbe riuscito di trattenerla né un giorno, né un'ora di più. Capì allora che s'era sbagliato e che la prima e più grande illusione era stata nel dire: Io sono grande, io sono forte, io posso, io so... io ho tutto da me.

 

 

MERCOLEDI’ 15 MARZO

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, DONACI OCCHI E CUORE UMILE PER VEDERE LE NECESSITA’ DEI FRATELLI

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ARTEMIDE ZATTI, Beato

Nacque a Boretto (Reggio Emilia) il 12 ottobre 1880. A nove anni era già bracciante. Per necessità la famiglia si trasferì in Argentina a Bahia Blanca. Conosciuti i salesiani e miracolosamente guarito dalla tubercolosi si fece fratello laico esercitando come fratello infermiere il suo servizio per i malati, agendo soprattutto nelle città di Viedma e Patagones. Amava i malati in modo commovente ed essi lo sentivano. Morì il 15 marzo 1951.

Parola di Dio: Ger 18,18-20; Sal 30; Mt 20,17-28

 

Vangelo Mt 20, 17-28

Dal vangelo secondo Matteo.

In quel tempo, mentre saliva a Gerusalemme, Gesù prese in disparte i Dodici e lungo la via disse loro: «Ecco, noi stiamo salendo a Gerusalemme e il Figlio dell'uomo sarà consegnato ai sommi sacerdoti e agli scribi, che lo condanneranno a morte e lo consegneranno ai pagani perché sia schernito e flagellato e crocifisso; ma il terzo giorno risusciterà». Allora gli si avvicinò la madre dei figli di Zebedèo con i suoi figli, e si prostrò per chiedergli qualcosa. Egli le disse: «Che cosa vuoi?». Gli rispose: «Dì che questi miei figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno». Rispose Gesù: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io sto per bere?». Gli dicono: «Lo possiamo». Ed egli soggiunse: «Il mio calice lo berrete; però non sta a me concedere che vi sediate alla mia destra o alla mia sinistra, ma è per coloro per i quali è stato preparato dal Padre mio». Gli altri dieci, udito questo, si sdegnarono con i due fratelli; ma Gesù, chiamatili a sé, disse: «I capi delle nazioni, voi lo sapete, dominano su di esse e i grandi esercitano su di esse il potere. Non così dovrà essere tra voi; ma colui che vorrà diventare grande tra voi, si farà vostro servo, e colui che vorrà essere il primo tra voi, si farà vostro schiavo; appunto come il Figlio dell'uomo, che non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti». Parola del Signore

 

"CHI VORRA’ DIVENTARE GRANDE TRA VOI SI FARA’ VOSTRO SERVITORE". (Mt. 20,26)

La logica del Vangelo sembra essere esattamente l’opposto della logica del mondo. Mentre per il mondo il potere si basa sull’autorità e il comando, per Gesù se vuoi comandare, devi servire. Chi comanda senza servire finirà per non comandare. Tutto questo perché? Perché per Gesù l'autorità infatti non proviene da noi stessi; quindi non è in noi ma viene data da Dio per provvedere al bene degli altri. E’ un errore pensare che quanto più si sale meno si debba servire. Quando ubbidisci dai soddisfazione a uno, ma quando comandi devi dar soddisfazione a molti. Chi è dunque il vero servo?

Il tuo lavoro, il tuo tempo, la tua salute, la tua parola, la tua intelligenza, il tuo cuore e anche il tuo riposo devono essere per gli altri. Ogni autorità è una paternità, e ogni paternità importa non tirannia ma amore, non egoismo ma sacrificio, non disprezzo ma sapienza. L'autorità non è una poltrona ma un timone; non un titolo di nobiltà ma un titolo di responsabilità; non è un bastone ma una croce.

Quanto attuali sono queste parole di Gesù per noi! Ancora oggi la Chiesa è incrostata di forme di potere umano e mentre si annuncia l’umiltà e il servizio non ci si sdegna di approfittare di appoggi o di strizzare occhiate a chi può, magari nascondendo il tutto con la scusa di poter annunciare meglio il vangelo. Anche nelle comunità parrocchiali si fa tutto per il regno di Dio, ma guai a toccarmi quel posto, quel ruolo che mi sono "conquistato". E’ difficile nel nostro mondo riscoprire la parola servire: siamo troppo abituati a servirci. Eppure è solo quando e non solo formalmente, perderemo i titoli di "santità", "eccellenza", "monsignore", "padre", "presidente"... che saremo più liberi di rispondere a Dio e ai fratelli: "Hai bisogno di qualcosa da me?".

 

 

GIOVEDI’ 16 MARZO

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, TU SEI LA MIA VERA RICCHEZZA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: GIOVANNI CACCIAFRONTE, Beato, Vescovo, Martire

Nato a Cremona nel 1125 fu prima Vescovo di Mantova (1173) e successivamente di Vicenza (1179), sostenne Alessandro III contro Federico Barbarossa. Morì assassinato, per la difesa della sua chiesa a Vicenza nel 1183.

Parola di Dio: Ger 17,5-10; Sal 1; Lc 16,19-31

 

Vangelo Lc 16, 19-31

Dal vangelo secondo Luca.

In quel tempo, Gesù disse ai farisei: "C'era un uomo ricco, che vestiva di porpora e di bisso e tutti i giorni banchettava lautamente. Un mendicante, di nome Lazzaro, giaceva alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi di quello che cadeva dalla mensa del ricco. Perfino i cani venivano a leccare le sue piaghe. Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli nel seno di Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. Stando nell'inferno tra i tormenti, levò gli occhi e vide di lontano Abramo e Lazzaro accanto a lui. Allora gridando disse: Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell'acqua la punta del dito e bagnarmi la lingua, perché questa fiamma mi tortura. Ma Abramo rispose: Figlio, ricordati che hai ricevuto i tuoi beni durante la vita e Lazzaro parimenti i suoi mali; ora invece lui è consolato e tu sei in mezzo ai tormenti. Per di più, tra noi e voi è stabilito un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi non possono, né di costì si può attraversare fino a noi. E quegli replicò: Allora, padre, ti prego di mandarlo a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli. Li ammonisca, perché non vengano anch'essi in questo luogo di tormento. Ma Abramo rispose: Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro. E lui: No, padre Abramo, ma se qualcuno dai morti andrà da loro, si ravvedranno. Abramo rispose: Se non ascoltano Mosè e i Profeti, neanche se uno risuscitasse dai morti saranno persuasi". Parola del Signore

 

"C’ERA UN UOMO RICCO CHE VESTIVA DI PORPORA E DI BISSO…" (Lc. 16,19)

La parabola del ricco e del povero Lazzaro potremo anche intitolarla: "Il ricco questo incosciente". Egli infatti passa in questa vita talmente dedito a pensare a se stesso al punto di non accorgersi del senso vero della vita e del vivere: non ha un nome proprio, non riesce a vedere la presenza di altri, o se la vede non si sente toccato dalla prova del fratello, pensa solo a mangiare bere, vestirsi bene… ma tutte queste cose passano. Certamente se ci fosse solo la prospettiva di vivere il tempo di questa terra anche noi preferiremmo essere il ricco piuttosto che Lazzaro, ma la prospettiva non sono settanta o ottanta anni di vita, ma l’eternità. La vita terrena è un ponte gettato sull’abisso tra la perdizione e la salvezza. Lo si attraversa indenni esercitando la misericordia verso i bisognosi. L’alleanza con il Signore passa sempre attraverso l’amore per il fratello povero. Il ricco nella Bibbia è l’ateo pratico che ha fatto di sé il centro di tutto e si è messo al posto di Dio. Il povero è colui che attende l’aiuto di Dio: Lazzaro significa "Dio aiuta". Egli non desidera ciò che è necessario al ricco, ma il superfluo. I cani sono più compassionevoli dei ricchi. La ricchezza, che è sempre un dono di Dio all’uomo, può diventare occasione di male. Al contrario la povertà è un bene, perché tiene lontano l’animo dall’egoismo e dai piaceri della vita che spesso distraggono e alienano.

L’intento della parabola non è quello di terrorizzare i ricchi senza misericordia e gli atei, ma di esortarli alla misericordia mentre sono ancora in questa vita. Solo la parola di Dio che penetra nel profondo dell’uomo ci fa discernere se siamo dei poveri-beati o dei ricchi-infelici.

 

 

VENERDI’ 17 MARZO

Una scheggia di preghiera:

 

TRASFORMA, O SIGNORE, IL DOLORE IN GRAZIA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: AGRICOLA, Santo, Vescovo

Era nato nel 498. Sappiamo che nel 532 fu eletto alla sede episcopale di Chalon sur Saone e resse questa diocesi per ben 48 anni. Uomo zelante, abile predicatore, austero con se stesso. Morì il 17 marzo del 580.

Parola di Dio: Gn. 37,3-4.12-13a.17b-28; Sal 104; Mt 21,33-43.45

 

1^ Lettura Gn 37, 3-4. 12-13. 17-28

Dal libro della Genesi.

Israele amava Giuseppe più di  tutti i suoi figli, perché era il figlio avuto in vecchiaia, e gli aveva fatto una tunica  dalle lunghe maniche. I suoi fratelli, vedendo che il loro padre amava lui più di tutti i suoi figli, lo odiavano e non potevano parlargli amichevolmente. I suoi fratelli andarono a pascolare il gregge del loro padre a Sichem. Israele  disse a Giuseppe: «Sai che i tuoi fratelli sono al pascolo a Sichem? Vieni, ti voglio  mandare da loro». Gli rispose: «Eccomi!». Quell'uomo disse: «Hanno tolto le tende di qui, infatti li ho sentiti dire: Andiamo a Dotan». Allora Giuseppe andò in cerca dei suoi fratelli e li trovò a Dotan. Essi lo videro da lontano e,  prima che giungesse vicino a loro, complottarono di farlo morire. Si dissero l'un  l'altro: «Ecco, il sognatore arriva! Orsù, uccidiamolo e gettiamolo in qualche  cisterna! Poi diremo: Una bestia feroce l'ha divorato! Così vedremo che ne sarà  dei suoi sogni!». Ma Ruben sentì e volle salvarlo dalle loro mani, dicendo: «Non  togliamogli la vita». Poi disse loro: «Non versate il sangue, gettatelo in questa  cisterna che è nel deserto, ma non colpitelo con la vostra mano»; egli intendeva  salvarlo dalle loro mani e ricondurlo a suo padre. Quando Giuseppe fu arrivato  presso i suoi fratelli, essi lo spogliarono della sua tunica, quella tunica dalle lunghe  maniche ch'egli indossava, poi lo afferrarono e lo gettarono nella cisterna: era  una cisterna vuota, senz'acqua. Poi sedettero per prendere cibo. Quando ecco,  alzando gli occhi, videro arrivare una carovana di Ismaeliti provenienti da Galaad,  con i cammelli carichi di resina, di balsamo e di laudano, che andavano a portare in  Egitto. Allora Giuda disse ai fratelli: «Che guadagno c'è ad uccidere il nostro  fratello e a nasconderne il sangue? Su, vendiamolo agli Ismaeliti e la nostra mano  non sia contro di lui, perché è nostro fratello e nostra carne». I suoi fratelli lo  ascoltarono. Passarono alcuni mercanti madianiti; essi tirarono su ed estrassero Giuseppe  dalla cisterna e per venti sicli d'argento vendettero Giuseppe agli Ismaeliti. Così  Giuseppe fu condotto in Egitto. Parola di Dio

 

"... E PER VENTI SICLI D’ARGENTO VENDETTERO GIUSEPPE AGLI ISMAELITI. COSÌ GIUSEPPE FU CONDOTTO IN EGITTO".

(Gn. 37,28)

La storia di Giuseppe è un segno. Le gelosie, l’invidia, il voler stare comodi porta il fratello ad alzare la mano contro il fratello. Giuseppe l’ebreo è figura di Gesù: tutti gli battono le mani fino a quando la sua presenza non scomoda, non toglie sicurezze, non viene a molestare il perbenismo economico e religioso: poi bisogna farlo fuori. Ed è anche una storia che si ripete continuamente oggi: pensiamo nei nostri posti di lavoro, quante persone cercano di far fuori, di togliere di mezzo altri perché hanno più doti, perché disturbano la carriera, perché con la loro vita onesta dicono che l’onestà è possibile...perché sono "sognatori" come lo era Giuseppe, perché vedono più in là, perché hanno speranza… Su questo si potrebbero fare tante riflessioni ma a me colpisce particolarmente: "Così Giuseppe fu condotto in Egitto". Vita dura per questo povero Giuseppe: sarà schiavo, lontano dai suoi... ma Dio si serve proprio di lui per incominciare a tessere, pur in mezzo a sofferenze e dolori la sua più grande storia della salvezza.

Certe prove nella nostra vita ci sfiancano e sono terribilmente misteriose. Noi ci lamentiamo con Dio e gridiamo "Perché?"; non vediamo lo scopo di certe sofferenze, quasi pensiamo che Dio si sia dimenticato di noi. Dio ha un piano d’amore che va ben più in là dei nostri piccoli e a volte meschini progetti. Bisogna fidarci! Puntiamo il nostro sguardo su Gesù, specialmente in questa quaresima. Dio lascia che Gesù sia tradito, abbandonato, ucciso dalla perfidia di pochi uomini. Gesù stesso trova difficile questo e prima di dire: "Non la mia ma la tua volontà sia fatta" suda sangue, ma Dio, attraverso la morte di suo Figlio, darà a tutti i suoi figli la salvezza.

Se provassimo a vedere le nostre prove e sofferenze in questo senso non avremmo forse più speranza e forza nell’affrontarle?

 

 

SABATO 18 MARZO

Una scheggia di preghiera:

 

PADRE, NONOSTANTE TUTTE LE MIE MISERIE, TI VOGLIO BENE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: FREDIANO, Santo Vescovo

Era di nobile origine irlandese. Si stabilì a Lucca e qui condusse vita eremitica. Eletto Vescovo della città nel 560, si dedicò ai suoi diocesani che avevano subito l’invasione di longobardi. Morì nel 588. E’ molto ricordato in Toscana.

Parola di Dio: Mi 7,14-15.18-20; Sal 102; Lc 15,1-3.11-32

 

Vangelo Lc 15, 1-3. 11-32

Dal vangelo secondo Luca.

In quel tempo, si avvicinarono a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano: «Costui riceve i peccatori e mangia con loro». Allora egli disse loro questa parabola: Disse ancora: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane disse al padre: Padre, dammi la parte del patrimonio che mi spetta. E il padre divise tra loro le sostanze. Dopo non molti giorni, il figlio più giovane, raccolte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò le sue sostanze vivendo da dissoluto. Quando ebbe speso tutto, in quel paese venne una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò e si mise a servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube che mangiavano i porci; ma nessuno gliene dava. Allora rientrò in se stesso e disse: Quanti salariati in casa di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi leverò e andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi garzoni. Partì e si incamminò verso suo padre. Quando era ancora lontano il padre lo vide e commosso gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. Ma il padre disse ai servi: Presto, portate qui il vestito più bello e rivestitelo, mettetegli l'anello al dito e i calzari ai piedi. Portate il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato. E cominciarono a far festa. Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò un servo e gli domandò che cosa fosse tutto ciò. Il servo gli rispose: E' tornato tuo fratello e il padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo. Egli si arrabbiò, e non voleva entrare. Il padre allora uscì a pregarlo. Ma lui rispose a suo padre: Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai trasgredito un tuo comando, e tu non mi hai dato mai un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che questo tuo figlio che ha divorato i tuoi averi con le prostitute è tornato, per lui hai ammazzato il vitello grasso. Parola del Signore

 

"UN PADRE AVEVA DUE FIGLI…". (Lc 15,1-32)

Povero Padre, come vien fuori malconcio da questa parabola. Il prodigo lo vede come uno che si impone, come un qualcuno che si mette in mezzo ai suoi progetti di divertimento, ma anche uno da sfruttare: "Dammi la mia parte di eredità", poi può togliersi di mezzo perché dà solo fastidio.

L’altro figlio resta a casa, ma come? Per lui il padre è uno che ha troppo cuor tenero verso quel disgraziato del fratello, è uno da obbedire, è uno con cui non ha confidenza neanche per chiedere un agnello per far festa. E il prodigo si converte perché ha capito il padre? No! La sua nostalgia di casa è dettata prima di tutto dalla fame!

Eppure questo Padre voleva solo il bene dei propri figli. Aveva messo tutto se stesso e il suo a loro disposizione perché vivessero bene e si riconoscessero come fratelli. Anche quando è stato offeso dall’atteggiamento di entrambi non ha mai smesso di sperare in un ritorno e in una conversione. E’ un Padre disposto a correre incontro, ad abbracciare, sollevare, rivestire, far festa, è disposto anche ad uscire di casa per convincere alla fraternità il maggiore…

Povero Dio Padre! Ci ha dato tutto, desidera che siamo felici, per noi si è addirittura privato del Figlio, continua a donarci la sua misericordia, desidera far festa con noi… e noi gli abbiamo messo la maschera di un despota, lo consideriamo un padrone, cerchiamo di comprarlo con qualche preghiera o qualche offerta, lo consideriamo ingiusto perché non amministra la giustizia come vorremmo noi, lo dimentichiamo e lo tiriamo fuori solo quando abbiamo bisogno…

Quando ci accorgeremo di nostro Padre, quando sapremo dirgli con sincerità le parole che un Padre buono si aspetta da suo figlio: "Grazie… perdono… ti voglio bene!" ?

 

 

DOMENICA 19 MARZO 3^ DOMENICA DI QUARESIMA B

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, NON TI ONORA LO SFARZO MA IL CUORE CHE AMA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: MARTINEZ GIOVANNI, Beato, Martire del Giappone

Era nato in Spagna nel 1576. Studiò a Salamanca, ma decise di lasciare tutto per entrare in convento. Nel 1601 ottenne di partire per le Filippine. Andò poi missionario in Giappone. Fu però catturato e carcerato ad Omura dove morì di stenti e malattia il 19 marzo 1619

Parola di Dio: Es 20,1-17; Sal18; 1Cor 1,22-25; Gv 2,13-25

 

Vangelo Gv 2, 13-25

Dal Vangelo secondo Giovanni

Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe, e i cambiavalute seduti al banco. Fatta allora una sferza di cordicelle, scacciò tutti fuori del tempio con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiavalute e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: “Portate via queste cose e non fate della casa del Padre mio un luogo di mercato”. I discepoli si ricordarono che sta scritto: Lo zelo per la tua casa mi divora. Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: “Quale segno ci mostri per fare queste cose?”. Rispose loro Gesù: “Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere”. Gli dissero allora i Giudei: “Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?”. Ma egli parlava del tempio del suo corpo. Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù. Mentre era a Gerusalemme per la Pasqua, durante la festa molti, vedendo i segni che faceva, credettero nel suo nome. Gesù però non si confidava con loro, perché conosceva tutti e non aveva bisogno che qualcuno gli desse testimonianza su un altro, egli infatti sapeva quello che c'è in ogni uomo. Parola del Signore

 

"NON FATE DELLA CASA DEL PADRE MIO UN LUOGO DI MERCATO". (Gv. 2,16)

A proposito di banchi di cambiavalute rovesciati e di tempio di Dio ridotto a spelonca di ladri, prendendolo da un libro di Sergio Messina , vi trascrivo una parte di uno scritto- testamento del Cardinal Michele Pellegrino che penso quasi tutti noi ricordiamo e abbiamo amato.

Mi giunse dal Vaticano un incartamento con le "norme" relative ai cardinali: abitazione, mezzi di trasporto, guardaroba. Fu quest’ultimo articolo che mi mise in subbuglio: cappa a strascico, ferraiolone, vestito rosso e nero e filettato di rosso, mantelletta, mozzetta, scarpe rosse, calze rosse, cappello rosso con greca d’oro, e non ricordo altro; quanto all’anello e al tricorno di ordinanza ci avrebbe pensato il Papa. Intanto i giornali commentavano: due milioni di spesa. Un parroco insisté perché accettassi da lui due milioni per queste cose. Spesi per l’occorrenza circa mezzo milione, il resto andò a beneficio della diocesi. Ma ritornando all’incartamento, quando lo lessi, malgrado il mio proposito di essere obbediente, rimasi quasi esterrefatto: Telefonai a Monsignor Dell’Acqua: "Preghi, scongiuri il Papa di alleggerire il guardaroba, la gente o ride o si scandalizza". "Ma è già stato alleggerito", rispose, ed era vero, "Che cosa vuole togliere ancora?". "Per esempio la cappa con la coda". La voce dal vaticano replicò: "Ma ce l’hanno anche i canonici!". "Toglietela anche ai canonici!". Ad un certo momento il cerimoniere mi domandò: "E il cappello rosso ce l’ha?". Dovetti confessare di no! "Come farà quando va in macchina?". Gli risposi, ignorando il cerimoniale: "In macchina ci salgo coi piedi non col cappello".

Il ferraiolone fu trasformato in una bella casula, il falso ermellino in un copriletto e le mozzette in gonne. A una che ne indossava una le amiche espressero la loro ammirazione: "Che magnifico rosso-cardinale". Spero che la proprietaria non abbia violato il segreto.

 

 

LUNEDI’ 20 MARZO

Una scheggia di preghiera:

 

GRAZIE, SIGNORE PER IL BENE CHE COMPI NEI MIEI FRATELLI

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ARCHIPPO , Santo

Le uniche notizie certe vengono dalle lettere di San Paolo. In Filemone 2 viene chiamato come "commilitone" di Paolo e in Col. 4, 17 sembra investito di un particolare ma non definito ministero, forse era Vescovo di Laodicea

Parola di Dio: 2Re 5,1-15; Sal 41 e 42; Lc 4,24-30

 

Vangelo Lc 4, 24-30

Dal vangelo secondo Luca.

In quel tempo, giunto Gesù a Nazareth, disse al popolo radunato nella sinagoga: «In verità vi dico: nessun profeta è bene accetto in patria. Vi dico anche: c'erano molte vedove in Israele al tempo di Elia, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elia, se non a una vedova in Sarepta di Sidone. C'erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo, ma nessuno di loro fu risanato se non Naaman, il Siro». All'udire queste cose, tutti nella sinagoga furono pieni di sdegno; si levarono, lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte sul quale la loro città era situata, per gettarlo giù dal precipizio. Ma egli, passando in mezzo a loro, se ne andò. Parola del Signore

 

"C’ERANO MOLTI PROFETI IN ISRAELE AL TEMPO DEL PROFETA ELISEO, MA NESSUNO DI LORO FU RISANATO SE NON NAAMAN IL SIRO". (Lc. 4,27)

E’ una cosa strana, paradossale, quanto il potere della religione possa indurire e rendere impermeabili le anime che plasma. I concittadini di Gesù sono gente religiosa che ha atteso per secoli la venuta del Messia. Ora lo ha davanti e non riesce a riconoscerlo, anzi per una forma di supposta religiosità cerca di buttarlo dalla collina della città. Credevano alla religione, nei loro sacerdoti, nei loro antenati e non riuscivano più a vedere Dio. Credevano da così lungo tempo che alla fine non credevano più, pregavano da così lungo tempo che non facevano più altro che recitare preghiere, aspettavano da così lungo tempo che erano sicuri che niente sarebbe venuto a sconvolgere quest’abitudine di attendere, che era divenuta a poco a poco un’abitudine di non attendere niente. Pensavano di avere l’esclusiva di Dio e non sapevano leggerne la presenza in mezzo a loro. Un’idea base del Vangelo è proprio quella che Dio non è monopolio di nessuno: Dio è libertà assoluta che non può essere vincolata in schemi umani ed è misericordia e amore per tutti gli uomini.

Gesù ricordando l’episodio di Naaman, un pagano guarito dalla lebbra, vuole aiutarci a capire che nessuno di noi davanti a Dio deve avere l’atteggiamento del possesso. Bisogna invece essere riconoscenti per il suo amore che si riversa su ogni uomo che si rende a Lui disponibile.

Anche noi abbiamo delle strutture forse ancora più imponenti di quelle degli Ebrei di allora. Anche noi spesso supponiamo di avere l’esclusiva di Dio. Tutto sta nel sapere se noi ci serviamo di queste strutture per arrivare all’incontro con Cristo nel quotidiano o se siamo diventati passivi schiavi di esse, infatti nessuna struttura, per santa che sia, può salvare in se stessa, addirittura Gesù stesso che con un semplice tocco lascia che il suo potere guarisca la donna sofferente di gravi perdite di sangue non era di alcun aiuto e di nessun effetto a coloro che lo toccavano o urtavano senza fede. Le strutture servono se sono vivificate dalla fede, dall’iniziativa personale, dalla capacità di conversione e di rinnovamento.

 

 

MARTEDI’ 21 MARZO

Una scheggia di preghiera:

 

CON LA MISERICORDIA INSEGNACI, O SIGNORE, A ROMPERE IL CIRCOLO DEL MALE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: BERILLO DI CATANIA, Santo

Berillo, originario di Antiochia, sarebbe stato ordinato vescovo da san Pietro apostolo. Inviato in Sicilia divenne il primo vescovo di Catania.

Parola di Dio: Dn 3,25.34-43; Sal 24; Mt 18,21-35

 

Vangelo Mt 18, 21-35

Dal vangelo secondo Matteo.

In quel tempo, Pietro si avvicinò e gli disse: «Signore, quante volte dovrò perdonare al mio fratello, se pecca contro di me? Fino a sette volte?». E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette. A proposito, il regno dei cieli è simile a un re che volle fare i conti con i suoi servi. Incominciati i conti, gli fu presentato uno che gli era debitore di diecimila talenti. Non avendo però costui il denaro da restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, con i figli e con quanto possedeva, e saldasse così il debito. Allora quel servo, gettatosi a terra, lo supplicava: Signore, abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa. Impietositosi del servo, il padrone lo lasciò andare e gli condonò il debito. Appena uscito, quel servo trovò un altro servo come lui che gli doveva cento denari e, afferratolo, lo soffocava e diceva: Paga quel che devi! Il suo compagno, gettatosi a terra, lo supplicava dicendo: Abbi pazienza con me e ti rifonderò il debito. Ma egli non volle esaudirlo, andò e lo fece gettare in carcere, fino a che non avesse pagato il debito. Visto quel che accadeva gli altri servi furono addolorati e andarono a riferire al loro padrone tutto l'accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell'uomo e gli disse: Servo malvagio, io ti ho condonato tutto il debito perché mi hai pregato. Non dovevi forse anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te? E, sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non gli avesse restituito tutto il dovuto. Così anche il mio Padre celeste farà a ciascuno di voi, se non perdonerete di cuore al vostro fratello». Parola del Signore

 

"NON DOVEVI FORSE ANCHE TU AVER PIETA’ DEL TUO COMPAGNO, COSI’ COME IO HO AVUTO PIETA’ DI TE?". (Mt. 18,33)

Un noto signore con potere di decisione, sgridò il suo direttore perché in quel momento era arrabbiato.

Il suo direttore, arrivato a casa, sgridò la moglie perché aveva speso troppo.

La moglie, a sua volta, sgridò la domestica perché aveva rotto un piatto.

La domestica diede un calcio al cagnolino nel quale era inciampata.

Il cagnolino scappò in fretta e morse una signora che passava per la strada perché aveva intralciato l'uscita del portone.

Questa signora andò in farmacia per prendere una medicina e curare la ferita, ma sgridò il farmacista perché l’iniezione della medicina le aveva fatto male.

Il farmacista, arrivato a casa, sgridò sua mamma perché non gradì la cena.

Sua mamma, anziana, gli accarezzò i capelli e baciandogli la fronte, disse: "Hai lavorato molto, e a quest'ora sei stanco; domani ti sentirai meglio".

In quel momento il circolo della rabbia si spezzò, perché incontrò la tolleranza, il perdono, la pace e l'amore.

Se sei entrato o stai per entrare nel circolo di rabbia, ricordati che con la tolleranza, il perdono, la pace e l'amore, possiamo spezzarlo!

Pensa a questo ogni qualvolta che sarai triste e scontento con qualcuno.

Il mondo può essere migliore... facciamo la nostra parte!

E se proprio ti sembra di non farcela pensa a quante volte e in quali modi grandiosi Dio ti ha perdonato.

 

 

MERCOLEDI’ 22 MARZO

Una scheggia di preghiera:

 

LA TUA LEGGE, SIGNORE, E’ LA NOSTRA LIBERTA’

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: PIETRO Monaco di Bobbio

Eccoci ancora davanti al ricordo di un monaco di Bobbio, discepolo di san Colombano. Anche di lui ci si accorse quando furono traslate le reliquie di parecchi di questi monaci, compagni di Colombano. Non è però sicuro se Pietro abbia conosciuto il fondatore dell’abbazia o se sia vissuto parecchio tempo dopo.

Parola di Dio: Dt 4,1.5-9; Sal 147; Mt 5,17-19

 

1^ Lettura Dt 4, 1. 5-9

Dal libro del Deuteronomio.

Mosè parlò al popolo e disse: «Ascolta, Israele, ascolta le leggi e le norme che io vi insegno, perché le mettiate in pratica, perché viviate ed entriate in possesso del paese che il Signore, Dio dei vostri padri, sta per darvi. Vedete, io vi ho insegnato leggi e norme come il Signore mio Dio mi ha ordinato, perché le mettiate in pratica nel paese in cui state per entrare per prenderne possesso. Le osserverete dunque e le metterete in pratica perché quella sarà la vostra saggezza e la vostra intelligenza agli occhi dei popoli, i quali, udendo parlare di tutte queste leggi, diranno: Questa grande nazione è il solo popolo saggio e intelligente. Infatti qual grande nazione ha la divinità così vicina a sé, come il Signore nostro Dio è vicino a noi ogni volta che lo invochiamo? E qual grande nazione ha leggi e norme giuste come è tutta questa legislazione che io oggi vi espongo? Ma guardati e guardati bene dal dimenticare le cose che i tuoi occhi hanno viste: non ti sfuggano dal cuore, per tutto il tempo della tua vita. Le insegnerai anche ai tuoi figli e ai figli dei tuoi figli. Parola di Dio

 

"ASCOLTA, ISRAELE, LE LEGGI E LE NORME CHE IO VI INSEGNO, PERCHE’ VIVIATE". (Dt. 4,1)

Questa frase, come altre dell’Antico Testamento, presa in se stessa potrebbe far pensare ad un Dio calcolatore, legalista: "Vuoi un premio, allora sii obbediente, altrimenti..."

Scorrendo la Bibbia, invece troviamo un Dio che cerca, che ama con passione gli uomini, che fa di tutto per far loro capire il modo per essere pienamente realizzati e felici. E’ un rapporto d’amore e di comunione che Dio vuole stabilire con l’uomo. Dio vuole la mia obbedienza, è vero, ma la vuole perché nella Sua sapienza infinita sa quello che è meglio in assoluto per me. Gesù fa eco alla voce dell’Antico Testamento infatti, pur essendo l’uomo più libero che sia esistito ed avendo insegnato a noi uomini il cammino della libertà vera, dice di non essere venuto ad abolire neanche il minimo precetto della legge antica. Sembra un controsenso ma questo è dovuto al falso concetto di libertà che spesso noi abbiamo. Mi è capitato spesso sentire definire la libertà come: "Fare ciò che voglio". Libertà per Gesù è invece realizzare il progetto di uomo secondo la volontà di Dio. Il piano di Dio è un piano amorevole nei nostri confronti. Egli desidera che noi, individualmente e come comunità di suoi figli, troviamo il senso della vita e incontriamo Lui, pienezza della nostra realizzazione. La legge di Dio, allora, non è un peso, il vincolo di un padrone per tener buoni i suoi schiavi ma è la strada della vera libertà. Gesù, come uomo libero, accetta la legge di Dio e la osserva perché è in essa che realizza la volontà del Padre. Io sarò perfettamente libero e aiuterò i miei fratelli nella libertà se accetterò la legge di Dio non come imposizione ma come dono di Dio per giungere liberamente a Lui.

La legge del peccato ci rende schiavi del peccato, la legge di Dio ci rende capaci di Dio stesso.

 

 

GIOVEDI’ 23 MARZO

Una scheggia di preghiera:

 

UN CUOR SOLO E UN ANIMA SOLA CON TE, GESU’

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: RAFQA PIETRA CHOBOQ AR – RAYES Santa, Monaca

Nasce a Himlaya il 29 gennaio 1832. Presto sente il desiderio di diventare religiosa ed anche per vicissitudini familiari entra nel convento di Nostra Signora della liberazione a Bikfaya. Fu presto inviata ad insegnare in diverse scuole. Entrò poi tra le monache libanesi maronite. Fu martoriata nel suo corpo da molte infermità, perse la vista, divenne paralitica. Morì il 23 marzo del 1914.

Parola di Dio: Ger 7,23-28; Sal 94; Lc 11,14-23

 

Vangelo Lc 11, 14-23

Dal vangelo secondo Luca.

In quel tempo, Gesù stava scacciando un demonio che era muto. Uscito il demonio, il muto cominciò a parlare e le folle rimasero meravigliate. Ma alcuni dissero: «E' in nome di Beelzebùl, capo dei demòni, che egli scaccia i demòni». Altri poi, per metterlo alla prova, gli domandavano un segno dal cielo. Egli, conoscendo i loro pensieri, disse: «Ogni regno diviso in se stesso va in rovina e una casa cade sull'altra. Ora, se anche satana è diviso in se stesso, come potrà stare in piedi il suo regno? Voi dite che io scaccio i demòni in nome di Beelzebùl. Ma se io scaccio i demòni in nome di Beelzebùl, i vostri discepoli in nome di chi li scacciano? Perciò essi stessi saranno i vostri giudici. Se invece io scaccio i demòni con il dito di Dio, è dunque giunto a voi il regno di Dio. Quando un uomo forte, bene armato, fa la guardia al suo palazzo, tutti i suoi beni stanno al sicuro. Ma se arriva uno più forte di lui e lo vince, gli strappa via l'armatura nella quale confidava e ne distribuisce il bottino. Chi non è con me, è contro di me; e chi non raccoglie con me, disperde. Parola del Signore

 

"CHI NON E’ CON ME E’ CONTRO DI ME! CHI NON RACCOGLIE CON ME, DISPERDE". (Lc. 11,23)

Questa frase del Vangelo a prima vista sembra non piacerci: Gesù sembra un integralista e, lo sappiamo anche dai fatti recenti, tutti gli integralismi e specialmente quelli religiosi, sono fautori di grandi danni, come le lotte di religione o le ‘guerre sante’.

Quando Gesù diceva: "O siete con me o siete contro di me", non intendeva certamente queste esasperazioni, se no, dove sarebbe la buona notizia del Vangelo che libera l’uomo nel suo interno e lo aiuta, attraverso il comandamento dell’amore, a stabilire giusti rapporti con Dio e con gli uomini?

Gesù ci mette davanti ad una scelta, profonda, libera, decisiva, impegnativa.

Noi siamo maestri del compromesso. Ci diciamo cristiani e viviamo secondo la mentalità dei mondo. Gesù non ci sta a questi compromessi. Lui non è per le mezze misure. Lui ha detto di sì al Padre e a noi e per quel "sì" andrà fino in fondo, fino alla donazione totale della croce.

Rifiutare la luce, significa combatterla, non accettare Cristo totalmente significa agire per il nemico di Cristo. Il cristiano, lo dice il nome, è di Cristo ed è Cristo che bisogna vivere ed annunciare. Se Gesù diventa un paravento per annunciare se stessi, abbiamo tradito Cristo. Se Gesù viene compromesso con le realtà del mondo, queste prima o poi avranno il sopravvento e di cristiano non resterà che un’apparenza vuota. Bisogna allora "essere con Lui" prima di tutto, curare continuamente la conoscenza e la comunione con Lui. Bisogna chiederci: "Che cosa farebbe Gesù in questa situazione della mia vita? Come interpreterebbe Gesù questi fatti?". Non sempre, forse, le risposte sono così chiare ma se c’è quest’onestà e questo sforzo, lo Spirito di Dio ci illuminerà e allora presenteremo un volto di Cristo non troppo simile al nostro, ma più simile al suo.

 

 

VENERDI’ 24 MARZO

Una scheggia di preghiera:

 

DONACI, GESU’, UN CUORE CAPACE DI AMARE COME IL TUO

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ALDEMARO, Santo

Era originario di Capua, fu monaco a Montecassino e poi rettore del monastero di San Lorenzo di Capua. Fu richiamato a Montecassino ma dovette poi ritirarsi a Boviano. Fondò alcuni monasteri. Nella sua vita fu accompagnato dal dono di miracoli. Morì a Bucchianico sulla fine del X secolo.

Parola di Dio: Os 14,2-10; Sal 80; Mc 12,28b-34

 

Vangelo Mc 12, 28-34

Dal vangelo secondo Marco.

In quel tempo, si accostò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?». Gesù rispose: «Il primo è: Ascolta, Israele. Il Signore Dio nostro è l'unico Signore; amerai dunque il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza. E il secondo è questo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Non c'è altro comandamento più importante di questi». Allora lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità che Egli è unico e non v'è altri all'infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta la mente e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici». Gesù, vedendo che aveva risposto saggiamente, gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo. Parola del Signore

 

"AMERAI IL SIGNORE DIO TUO CON TUTTO IL TUO CUORE, CON TUTTA LA TUA MENTE E CON TUTTA LA TUA FORZA… E IL PROSSIMO TUO COME TE STESSO". (Mc. 12,29)

Gesù dicendoci di amare Dio con tutto il cuore non parla di cuore col significato che oggi daremmo noi a questa parola. Egli la usa in senso biblico, come termine che esprime la realtà più profonda della persona umana.

"Amare Dio con tutto il cuore" significa allora volgere tutto il proprio essere e il proprio agire verso Dio, in uno slancio d’amore totale.

Gesù per spiegare meglio il Vangelo aggiunge "con tutta l'anima", che vuol dire la vita; "con tutta la mente", che racchiude il pensiero e l'intelligenza; ed infine "con tutte le forze", che comprende l'insieme di tutte le energie. Con queste parole non si vuole tanto considerare le diverse facoltà dell'uomo, quanto insistere sull'unica cosa importante, che è quella di amare Dio con tutto il cuore, cioè con tutto l'essere.

Amare Dio, nella Bibbia, non è mai considerato un puro sentimento, o una realtà astratta. Significa piuttosto ascoltare il Signore e mettere in pratica le sue parole che invitano al servizio suo e degli altri.

Anche Gesù, rispondendo allo scriba, continua dicendo che il secondo comandamento, dopo questo primo, è l'amore del prossimo, nel quale tutti gli altri comandamenti si riassumono.

L'amore a Dio dunque non astrae l'uomo dal mondo, non lo isola in una devozione personale. Anzi esso è la fonte permanente e lo stimolo che lo spinge ad amare tutti senza eccezione. Così esso è l'unica garanzia per creare una società ove l'uomo sia realmente rispettato. Infatti Dio, Padre di tutti gli uomini che sono fratelli, è il fondamento dell'uguaglianza fra gli uomini e della dignità di ognuno.

Togli questo fondamento, e l'umanità diventa razzista, l'uomo viene in un modo o nell'altro calpestato nella sua personalità; nascono odi e divisioni in uomini superiori e inferiori: ricchi e poveri, bianchi e neri, uomini e donne, liberi e schiavi, borghesi e proletari e così via.

 

 

SABATO 25 MARZO ANNUNCIAZIONE DEL SIGNORE

Una scheggia di preghiera:

 

NELLA TUA VOLONTA’ E’ OGNI MIO BENE, SIGNORE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: UMBERTO, Santo, Monaco

Umberto era francese e fin da ragazzo venne affidato ai monaci perché ne seguissero l’educazione. Divenne lui stesso monaco e fonda un monastero in Francia dove il suo ricordo è molto diffuso. Morì nel 680.

Parola di Dio: Is 7,10-14; Sal 39; Eb 10,4-10; Lc 1,26-38

 

Vangelo Lc 1, 26-38

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazareth, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: "Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te". A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto. L'angelo le disse: "Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine". Allora Maria disse all'angelo: "Come è possibile? Non conosco uomo". Le rispose l'angelo: "Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio. Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: nulla è impossibile a Dio". Allora Maria disse: "Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto". E l'angelo partì da lei. Parola del Signore

 

"ECCOMI SONO LA SERVA DEL SIGNORE, AVVENGA DI ME QUANTO HAI DETTO". (Lc. 1,38)

Queste parole segnano l’inizio della divina avventura di Maria. L’Angelo le ha appena svelato il progetto di Dio su di lei: essere la madre del Messia. Prima di dare il suo assenso Maria ha voluto sincerarsi che quella fosse veramente la volontà di Dio ed una volta compreso che questo era quanto Lui voleva non ha esitato un momento ad aderirvi pienamente. Da allora Maria ha continuato ad abbandonarsi completamente al volere di Dio, anche nei momenti più dolorosi e tragici. Perché ha compiuto non la sua ma la volontà di Dio, perché si è fidata pienamente di quanto Dio le chiedeva, tutte le generazioni la dicono beata ed Ella si è realizzata pienamente fino a diventare la Donna per eccellenza. È proprio questo, infatti, il frutto del compiere la volontà di Dio: realizzare la nostra personalità, acquistare la nostra piena libertà, raggiungere il nostro vero essere. Dio, infatti, ci ha pensato da sempre, ci ha amato da tutta l’eternità; da sempre abbiamo un posto nel suo cuore. Anche a noi, come a Maria, Dio vuole svelare quanto ha pensato su ciascuno di noi, vuol farci conoscere la nostra vera identità. "Vuoi che io faccia di te e della tua vita un capolavoro? - sembra dirci - Segui la strada che ti indico e diverrai chi da sempre sei nel mio cuore. Io, infatti, da tutta l’eternità ti ho pensato ed amato, ho pronunciato il tuo nome. Dicendoti la mia volontà rivelo il tuo vero io". Ecco allora che la sua volontà non è un’imposizione che ci obbliga, ma lo svelamento del suo amore per noi, del suo progetto su di noi. La volontà di Dio è un filo d’oro, una divina trama che tesse tutta la nostra vita terrena e oltre; va dall’eternità all’eternità: nella mente di Dio dapprima, su questa terra dopo, ed infine in Paradiso. Ma, perché il disegno di Dio si compia in pienezza Dio chiede il mio, il tuo assenso, come lo ha chiesto a Maria. Che cosa aspettiamo?

 

 

DOMENICA 26 MARZO 4^ DOMENICA DI QUARESIMA B

Una scheggia di preghiera:

 

PASSIONE DI CRISTO, CONFORTAMI

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: BRAULIO Santo, Vescovo

Di origine ispano-romana con radici germaniche, figlio di un vescovo a sua volta fu vescovo di Saragozza dal 631. Si dimostrò uomo di polso e di carità, punto di riferimento di molti cristiani. Autore di numerose opere, emendò e divise in venti libri le Etymologiae di Isidoro di Siviglia, suo grande amico. Morì nel 651.

Parola di Dio: 2Cr 36,14-16.19-23; Sal 136; Ef 2,4-10; Gv 3,14-21

 

Vangelo Gv 3, 14-21

Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse a Nicodemo: “Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna”. Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è gia stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell'unigenito Figlio di Dio. E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere. Ma chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio. Parola del Signore

 

"COME MOSE’ INNALZO’ IL SERPENTE NEL DESERTO, COSI’ BISOGNA CHE SIA INNALZATO IL FIGLIO DELL’UOMO". (Gv. 3,14)

Da sempre e per primo Dio ha amato gli uomini, ma il suo amore culmina nel dono del Figlio morto e risorto per noi. Egli è come l’antico serpente di rame innalzato nel deserto, per la guarigione di quanti erano stati morsicati dai serpenti velenosi, a causa della loro infedeltà. Egli è innalzato come su un trono. È glorificato sul legno della croce.

Se vogliamo essere coinvolti in questa storia della salvezza dobbiamo credere all’amore di Dio, affidarci a questo amore, anche nei momenti oscuri e difficili del nostro cammino, guardare con più insistenza e con più passione al Cristo crocifisso. E’ quanto Gesù dice a Nicodemo. Egli non è venuto per giudicare e condannare ma per salvare.

Chi guarda al crocifisso, smaschera le proprie menzogne, i propri alibi, il proprio egoismo; si fa trasparente, com’è trasparente Lui, lì sulla croce, squarciato e aperto allo sguardo di tutti. Il Crocifisso c’insegna smascherare gli idoli di questo mondo, i potenti di questo secolo, i soprusi e le ingiustizie, per far risplendere la luce e la verità del Padre su tutte le cose.

 

 

LUNEDI’ 27 MARZO

Una scheggia di preghiera:

 

VENGA IL TUO REGNO

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: GIOVANNI D’EGITTO, Santo eremita

Nato all’inizio del IV secolo, fu carpentiere fino a venticinque anni poi decise di ritirarsi in eremitaggio. Si costruì un rifugio in cima ad un picco in Tebaide. Ma molti andavano da lui perché sapeva leggere nei cuori. Alcuni rimasero e costruirono un monastero vicino all’eremo di Giovanni, lui li istruiva e insegnava loro a fidarsi della Provvidenza e questo fino alla sua morte, avvenuta in tarda età.

Parola di Dio: Is 65,17-21; Sal 29; Gv 4,43-54

 

1^ Lettura Is 65, 17-21

Dal libro del profeta Isaia

Così dice il Signore: «Ecco io creo nuovi cieli e nuova terra; non si ricorderà più il passato, non verrà più in mente, poiché si godrà e si gioirà sempre di quello che sto per creare, e farò di Gerusalemme una gioia, del suo popolo un gaudio. Io esulterò di Gerusalemme, godrò del mio popolo. Non si udranno più in essa voci di pianto, grida di angoscia. Non ci sarà più un bimbo che viva solo pochi giorni, né un vecchio che dei suoi giorni non giunga alla pienezza; poiché il più giovane morirà a cento anni e chi non raggiunge i cento anni sarà considerato maledetto. Fabbricheranno case e le abiteranno, pianteranno vigne e ne mangeranno il frutto. Parola di Dio

 

"ECCO, IO CREO NUOVI CIELI E NUOVA TERRA".(Is. 65,17)

Mi piace meditare questa bellissima profezia di Isaia nel cammino quaresimale perché in essa trovo tutta la fatica del cammino degli uomini, tutta la loro speranza e l’anticipo della vittoria di Cristo su ogni forma di male. Ma noi crediamo a questa possibilità e volontà di Dio? Cambierà davvero questa umanità? Che cosa resterà di tutta la città terrena?

Ecco, resterà l’amore!

Scomparirà la casa, resterà l’affetto che ci ha legati. Scomparirà l’officina, resterà il sudore con cui ci siamo guadagnati il pane. Scompariranno le rivoluzioni umane, resteranno le lacrime versate per la giustizia. Scomparirà il vecchio corpo, resteranno le stigmate del nostro sacrificio e le ferite dei nostri combattimenti. Ma su un corpo ricreato, trasparente, divino, figlio della Risurrezione e non schiavo della vecchia morte. Difatti la prima caparra a questa speranza ci è data con la Risurrezione di Cristo. E possiamo collaborare noi con Dio perché questi cieli e terra siano rinnovati? Ogni volta che alleviamo un dolore, che facciamo nascere una speranza, che contribuiamo a sconfiggere un male o un’ingiustizia noi gettiamo un seme per il regno della bellezza, della verità, per il Regno di Dio.

 

 

MARTEDI’ 28 MARZO

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE NOI CREDIAMO IN TE, AIUTACI NELLA NOSTRA DEBOLEZZA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ESICHIO DI GERUSALEMME, Santo

Era un prete vissuto a Gerusalemme nel V secolo, ammirato predicatore e soprattutto fine commentatore in stile allegorico della Sacra Scrittura.

Parola di Dio: Ez 47,1-9.12; Sal 45; Gv 5,1-3a.5-16

 

Vangelo Gv 5, 1-3. 5-16

Dal vangelo secondo Giovanni.

Era un giorno di festa per Giudei e Gesù salì a Gerusalemme.

Vi è a Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, una piscina, chiamata in ebraico Betzaidà, con cinque portici, sotto i quali giaceva un gran numero di infermi, ciechi, zoppi e paralitici. Si trovava là un uomo che da trentotto anni era malato. Gesù vedendolo disteso e, sapendo che da molto tempo stava così, gli disse: «Vuoi guarire?». Gli rispose il malato: «Signore, io non ho nessuno che mi immerga nella piscina quando l'acqua si agita. Mentre infatti sto per andarvi, qualche altro scende prima di me». Gesù gli disse: «Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina». E sull'istante quell'uomo guarì e, preso il suo lettuccio, cominciò a camminare. Quel giorno però era un sabato. Dissero dunque i Giudei all'uomo guarito: «E' sabato e non ti è lecito prender su il tuo lettuccio». Ma egli rispose loro: «Colui che mi ha guarito mi ha detto: Prendi il tuo lettuccio e cammina». Gli chiesero allora: «Chi è stato a dirti: Prendi il tuo lettuccio e cammina?». Ma colui che era stato guarito non sapeva chi fosse; Gesù infatti si era allontanato, essendoci folla in quel luogo. Poco dopo Gesù lo trovò nel tempio e gli disse: «Ecco che sei guarito; non peccare più, perché non ti abbia ad accadere qualcosa di peggio». Quell'uomo se ne andò e disse ai Giudei che era stato Gesù a guarirlo. Per questo i Giudei cominciarono a perseguitare Gesù, perché faceva tali cose di sabato. Parola del Signore

 

"VUOI GUARIRE?". (Gv 5,6)

E’ assurda la domanda che Gesù fa ad un malato? Può una persona non voler guarire avendone la possibilità?

L’ immagine di quest’uomo malato da lungo tempo che aspetta ai margini di un’acqua che può salvare ma incapace di arrivarci, mi sembra proprio l’immagine della nostra umanità. Siamo malati, malati d’egoismo, di incapacità di vedere lontano e con amore, bloccati da mille cose che ci legano alla terra… vediamo con chiarezza che c’è un’acqua limpida che guarirebbe la nostra fede, ci darebbe le energie sufficienti per vincere il male, ci rinnoverebbe dentro…e non ci decidiamo al tuffo, e quando qualcuno ci chiede perché troviamo ancora delle scuse…: "Gli altri non mi aiutano… sono solo, tutto è sulle mie spalle…"

"Ma vuoi o non vuoi guarire?"

Spesso la nostra umanità non vuole guarire. Qualche volta non si accorge neppur più d’essere malata, spesso non abbiamo neppur più il senso del peccato e lo confondiamo con quelle cose che non sono andate come volevamo e che ci rendono scontenti; altre volte l’abitudine al religioso non ci aiuta a vedere la gioia della salvezza che ci viene offerta e ci accontentiamo di un Dio da museo, altre volte valutiamo solo i rischi e le rinunce che comporterebbe il buttarsi decisamente. E così rimaniamo sulla soglia della salvezza, sempre offerta, sempre a portata di mano ma terribilmente lontana dai cuori inariditi. Eppure Gesù è disposto a guarirci, non desidera altro; a quel malato evita addirittura anche il fatto di doversi gettare nella piscina, ma io voglio guarire? Ho almeno il desiderio di buttarmi nelle braccia di Gesù e di lasciare fare a Lui?

 

 

MERCOLEDI’ 29 MARZO

Una scheggia di preghiera:

 

PROTEGGICI, SIGNORE, ALL’OMBRA DELLE TUE ALI

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: SIMPLICIO e COSTANTINO, abati di Montecassino, Santi

Furono il secondo e il terzo successore di San Benedetto al Monastero di Montecassino. Vengono ricordati insieme perché entrambi vennero festeggiati in questo giorno. Poco sappiamo di essi se non che Simplicio accompagnò San Mauro in Francia. Certamente entrambi proseguirono l’opera e lo stile di San Benedetto

Parola di Dio: Is 49,8-15; Sal 144; Gv 5,17-30

 

1^ Lettura Is 49, 8-15

Dal libro del profeta Isaia.

Così dice il Signore: «Al tempo della misericordia ti ho ascoltato, nel giorno della salvezza ti ho aiutato. Ti ho formato e posto come alleanza per il popolo, per far risorgere il paese, per farti rioccupare l'eredità devastata per dire ai prigionieri: Uscite, e a quanti sono nelle tenebre: Venite fuori. Essi pascoleranno lungo tutte le strade, e su ogni altura troveranno pascoli. Non soffriranno né fame né sete e non li colpirà né l'arsura né il sole, perché colui che ha pietà di loro li guiderà, li condurrà alle sorgenti di acqua. Io trasformerò i monti in strade e le mie vie saranno elevate. Ecco, questi vengono da lontano, ed ecco, quelli vengono da mezzogiorno e da occidente e quelli dalla regione di Assuan». Giubilate, o cieli; rallegrati, o terra, gridate di gioia, o monti, perché il Signore consola il suo popolo e ha pietà dei suoi miseri. Sion ha detto: «Il Signore mi ha abbandonato, il Signore mi ha dimenticato». Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere? Anche se queste donne si dimenticassero, io invece non ti dimenticherò mai. Parola di Dio

 

"PUÒ UNA DONNA DIMENTICARE IL SUO BAMBINO? ANCHE SE CI FOSSE UNA TALE DONNA, IO NON TI DIMENTICHERO’ MAI".

(Is. 49,15)

E’ questa la buona notizia per cui oggi siamo invitati a gioire. Dio non ci abbandona, non si dimentica di noi; questo è l’annuncio del profeta Isaia ad un popolo sfiduciato, disperso, provato da mille calamità.

Forse è una tentazione anche nostra quella di incolpare Dio per ogni fallimento che subiamo, per tutte le cose che non vanno secondo i nostri progetti. Dobbiamo imparare a non misurare la vicinanza di Dio secondo la prosperità dei nostri affari.

Diceva Papa Giovanni Paolo I°"Noi sappiamo che Dio non stacca mai gli occhi da noi, anche se attorno a noi c’è oscurità. Dio è un Padre, anzi, Dio è una Madre che vuole per i suoi, per tutti i suoi, solo il bene. E quando i figli sono malati, hanno ancora più diritto degli altri all’amore della loro madre".

Signore, tu sei per noi come una madre: il tuo amore e la tua tenerezza non sono soffocanti e ci permettono di crescere. Tu perdoni anche gli errori più grandi: non per debolezza, ma per rendere possibile un nuovo cammino. Tu sai agire con discrezione per permettere ai tuoi figli di trovare, ognuno, la sua strada e di crescere nella libertà.

Spesso il mio cuore ti dimentica, ma anche se fuggo davanti al tuo sguardo, io ti appartengo, Signore. Quando mi credo abbandonato è solo a causa dei miei fallimenti. Allora tu mi dai un fratello: Gesù il tuo Figlio. E' Lui, il Dio con noi, che mi accompagna nei giorni luminosi e nelle notti oscure, nei miei successi e nelle mie debolezze, nelle mie infedeltà e nelle mie fughe. E' Lui che ogni giorno ed ogni istante, mi porge il pane del tuo amore inesauribile e m’insegna ad amarti e a temerti.

Fa’, o Signore, che tutti i tuoi figli, felici, liberi e riconoscenti possano riunirsi presto attorno a te, con la stessa gioia con cui ci si ritrova, insieme, attorno alla propria madre.

 

 

GIOVEDI’ 30 MARZO

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, ABBI PIETA’ DEL TUO POPOLO

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: SECONDO, Santo Martire

Era un nobile piemontese. Pagano di famiglia pagana era però affascinato dall’eroismo di tanti martiri cristiani e un giorno andò con l’amico Sorprizio, prefetto romano di Asti a Tortona, dove il vescovo Marziano (poi morto martire) era in prigione in attesa di processo. L’esempio di Marziano, unito a quello dei santi Faustino e Giovita di Brescia lo convertirono all’amore di Cristo. Sorprizio, venuto a saperlo, tentò invano di farlo abiurare. Sconfitto dalla fede incrollabile di Secondo, lo fece torturare e infine decapitare il 30 marzo del 119.

Parola di Dio: Es 32,7-14; Sal 105; Gv 5,31-47

 

1^ Lettura Es 32, 7-14

Dal libro dell'Esodo.

In quei giorni, il Signore disse a Mosè: "Và, scendi, perché il tuo popolo, che tu hai fatto uscire dal paese d'Egitto, si è pervertito. Non hanno tardato ad allontanarsi dalla via che io avevo loro indicata! Si sono fatti un vitello di metallo fuso, poi gli si sono prostrati dinanzi, gli hanno offerto sacrifici e hanno detto: Ecco il tuo Dio, Israele; colui che ti ha fatto uscire dal paese di Egitto". Il Signore disse inoltre a Mosè: "Ho osservato questo popolo e ho visto che è un popolo dalla dura cervice. Ora lascia che la mia ira si accenda contro di loro e li distrugga. Di te invece farò una grande nazione". Mosè allora supplicò il Signore, suo Dio, e disse: "Perché, Signore, divamperà la tua ira contro il tuo popolo, che tu hai fatto uscire dal paese d'Egitto con grande forza e con mano potente? Perché dovranno dire gli Egiziani: Con malizia li ha fatti uscire, per farli perire tra le montagne e farli sparire dalla terra? Desisti dall'ardore della tua ira e abbandona il proposito di fare del male al tuo popolo. Ricordati di Abramo, di Isacco, di Israele, tuoi servi, ai quali hai giurato per te stesso e hai detto: Renderò la vostra posterità numerosa come le stelle del cielo e tutto questo paese, di cui ho parlato, lo darò ai tuoi discendenti, che lo possederanno per sempre". Il Signore abbandonò il proposito di nuocere al suo popolo. Parola di Dio

 

"ALLORA MOSE’ SUPPLICO’ IL SIGNORE SUO DIO".(Es. 32, 11)

E' commovente la preghiera che Mosè innalza a Dio, a difesa del suo popolo, che pure era di testa dura e aveva dato a Mosè tanti motivi di sofferenza e lo aveva impegnato in un opera sovrumana di guida politica, religiosa e sociale.

Mosè poteva ritirarsi a vita tranquilla, e il Signore gli avrebbe conservato la sua amicizia: sarebbe diventato capo di un altro popolo, meno infedele...

Ma no! Quello era il suo popolo, il popolo che Dio gli aveva affidato!

Mosè, per questo suo popolo, è disposto a ricominciare da capo, pur di salvarlo. Corre il rischio, come gli succederà, di non poter entrare Lui nella terra che il Signore gli aveva promesso.

Noi, invece, con troppa facilità troviamo motivi per il disimpegno, in parrocchia, nei gruppi, nel volontariato, nella nostra attenzione al prossimo...

Anche la nostra preghiera è breve e fiacca, e non ci disturba il sonno... E pensare che la preghiera di intercessione è gradita a Dio perché non solo dimostra che noi ci rivolgiamo a Lui nelle nostre povertà ma che abbiamo capito l’amore per il prossimo.

Quando qualcuno mi dice che non sa che cosa dire nella preghiera, gli dico: "Guardati attorno, dai un’occhiata al giornale, passa in rivista i tuoi amici e conoscenti e nei hai motivo di pregare per un bel po’ di ore!"

 

 

VENERDI’ 31 MARZO

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, SOSTIENI IL GIUSTO PERSEGUITATO

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: BALBINA DI ROMA, Santa Martire

Secondo un pio di racconto per altro leggendario, Balbina era figlia del tribuno Quirino, il quale, convertitosi alla fede cristiana, fu battezzato insieme con lei da papa Alessandro. Essendosi Balbina ammalata gravemente, fu portata dal padre al papa, che allora era imprigionato, e ne fu risanata.

Per le sue ricchezze e per la sua nobiltà fu domandata in sposa da molti giovani, ma ella volle rimanere fedele al suo voto. Arrestata insieme col padre per ordine dell'imperatore Adriano (117-35), dopo non pochi tormenti fu decapitata.

Parola di Dio: Sap 2,1a.12-22; Sal 33; Gv 7,1-2.10.25-30

 

1^ Lettura Sap 2, 1. 12-22

Dal libro della Sapienza.

Dicono gli empi tra sé con ragionamenti errati:Tendiamo insidie al giusto, perché ci è di imbarazzo ed è contrario alle nostre azioni; ci rimprovera le trasgressioni della legge e ci rinfaccia le mancanze contro l'educazione da noi ricevuta. Proclama di possedere la conoscenza di Dio e si dichiara figlio del Signore. E' diventato per noi una condanna dei nostri sentimenti; ci è insopportabile solo al vederlo, perché la sua vita è diversa da quella degli altri, e del tutto diverse sono le sue strade. Moneta falsa siamo da lui considerati, schiva le nostre abitudini come immondezze. Proclama beata la fine dei giusti e si vanta di aver Dio per padre. Vediamo se le sue parole sono vere; proviamo ciò che gli accadrà alla fine. Se il giusto è figlio di Dio, egli l'assisterà, e lo libererà dalle mani dei suoi avversari. Mettiamolo alla prova con insulti e tormenti, per conoscere la mitezza del suo carattere e saggiare la sua rassegnazione. Condanniamolo a una morte infame, perché secondo le sue parole il soccorso gli verrà». La pensano così, ma si sbagliano; la loro malizia li ha accecati. Non conoscono i segreti di Dio; non sperano salario per la santità né credono alla ricompensa delle anime pure. Parola di Dio

 

"TENDIAMO INSIDIE AL GIUSTO, PERCHÉ CI È DI IMBARAZZO ED È CONTRARIO ALLE NOSTRE AZIONI".(Sap. 2,12)

Quanto è vero questo brano così antico.

Anche oggi, chi si sforza di vivere secondo la verità e la carità del Vangelo deve scontrarsi con la malvagità e l'astuzia di chi non tollera che la propria condotta perversa sia anche solo tacitamente riprovata dalla condotta buona del giusto.

E il giusto si trova la strada sbarrata: carriera interrotta, disprezzo e denigrazione, calunnie, perdita degli "amici", danni economici, incomprensioni nella stessa propria famiglia...

Il Signore sembra a volte ignorare tali situazioni terribili, che mettono in crisi le coscienze più rette. E non di rado anche i buoni si tirano indietro, magari ammirano e lodano, ma non sanno compromettersi per sostenere la prova del giusto... Questa è la storia d’oggi, attuale quanto mai!

Proviamo a vedere se attorno a noi c'e qualche giusto che soffre queste prove spossanti; e comunque cerchiamo di avvicinare chi sta combattendo qualche buona battaglia per la giustizia sociale, per l'aiuto a coloro che la società rifiuta...

Avvicinandoci a queste persone, saremmo vicini al Cristo: anche Lui dava fastidio ai poteri di questa terra, andava controcorrente, smascherava le ipocrisie…Anche lui è il giusto condannato ingiustamente che riesce però a trasformare l’ingiustizia in grazia e salvezza per tutti.

     
     
 

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