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SCHEGGE E SCINTILLE

PENSIERI, SPUNTI, RIFLESSIONI
DALLA PAROLA DI DIO E DALLA VITA

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a cura di: don_franco_locci@libero.it

 

 

DICEMBRE 2005

GIOVEDI’ 1 DICEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, TU SEI LA ROCCIA ETERNA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: CASTRIZIANO, Santo, Vescovo

Fu il terzo vescovo di Milano, successore di san Caio probabilmente nella prima metà del III secolo, fu costruttore di chiese e basiliche. Ebbe, in epoca più tarda, sepoltura nella basilica di San Giovanni in Conca.

Parola di Dio: Is. 26,1-6; Sal. 117; Mt. 7,21.24-27

 

Vangelo Mt 7, 21.24-27

Dal vangelo secondo Matteo.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, è simile a un uomo saggio che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa non cadde, perché era fondata sopra la roccia. Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, è simile a un uomo stolto che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde, e la sua rovina fu grande". Parola del Signore

 

“L’UOMO SAGGIO HA COSTRUITO LA SUA CASA SULLA ROCCIA”. (Mt. 7,24)

La parabola della casa sulla roccia mi ha fatto venire in mente un prete che ho avuto la fortuna di incontrare proprio nei primi anni del seminario. Era mio professore di italiano. Per me ragazzetto che cercava di rimediare un sei era un personaggio caro ma inaccessibile. Alto, allampanato, mi sembrava avesse sempre la testa nelle nuvole. Era un poeta e quando riuscivamo (poche volte) a fargli leggere qualche suo verso rimanevamo stupiti di come riuscisse in una o due strofe a descrivere un passero, una foglia, un sentimento. Era molto severo con se stesso ed anche con noi seppur non mancasse mai di una certa gentilezza e signorilità un po’ ruvida, comune a lui che veniva dalla montagna e dalla campagna. Sapeva però incoraggiare. Ricordo che a me diceva: “Sei un asino, ma se guardi dentro di te hai tante cose belle da dire e, se ti applichi sai anche dirle bene”. Uomo di poche parole anche con gli altri professori lo trovavi però sovente inginocchiato in cappella o seduto sotto una pianta con il breviario in mano e gli occhi persi nella natura e quando noi, ragazzi fracassoni gli passavamo vicino, quasi istintivamente facevamo silenzio chiedendoci se pregava con i salmi, se contemplava la natura o se stava formulando qualche altro verso meraviglioso. Immaginatevi lo stupore quando un giorno, senza nessuna propaganda, veniamo a sapere che è partito per la missione in America latina. Notizie da parte sua erano poche e solo molti anni dopo, quando lo raggiunsero altri missionari venimmo a conoscere alcuni tratti inediti del nostro poeta. Lo trovarono che sbadilava con i campesinos, che guidava camion di mattoni per aiutare i “senza terra” a costruirsi una casa. Non aveva più scritto poesie ma la gente di là andava in massa ad ascoltarlo la domenica perché la più bella poesia la raccontava parlando di Gesù e con le sue mani callose che per tutta la settimana avevano in silenzio aiutato chi aveva bisogno. E anche, dissero, se sentiva la nostalgie delle sue montagne, non sentì mai il bisogno di ritornare in Italia. Morì un giorno, in silenzio,lavorando tra i suoi campesinos.

Se guardo le chiacchiere e la tanta superficialità che incontro nella mia vita, pensando a quest’uomo, mi sento ancora più piccolo e bamboccio di quanto ero allora quando meravigliato ascoltavo il poeta che in due parole aveva racchiuso un sentimento e ringrazio il Signore (e potete farlo anche voi pensando a certi personaggi che sono stati pilastri nella nostra vita) di averci fatto vedere come, pur essendo deboli e poveri, si può diventare roccia per se stessi e per gli altri.

 

 

VENERDI’ 2 DICEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

SEI TU, SIGNORE, LA MIA LUCE E LA MIA SALVEZZA: DI CHI AVRO’ PAURA?

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: BIBIANA, Santa, Martire  

Poco sappiamo di storicamente certo intorno alla figura di questa martire.  Probabilmente fu martirizzata nel IV secolo sotto l’imperatore Giuliano l’Apostata. In ogni caso, essa preferì morire per Cristo piuttosto che tradirlo.

Parola di Dio: Is. 29,17-24; Sal. 26; Mt. 9,27-31

 

Vangelo Mt 9, 27-31

Dal vangelo secondo Matteo.

In quel tempo, mentre Gesù si allontanava, due ciechi lo seguivano urlando: «Figlio di Davide, abbi pietà di noi». Entrato in casa, i ciechi gli si accostarono, e Gesù disse loro: «Credete voi che io possa fare questo?». Gli risposero: «Sì, o Signore!». Allora toccò loro gli occhi e disse: «Sia fatto a voi secondo la vostra fede». E si aprirono loro gli occhi. Quindi Gesù li ammonì dicendo: «Badate che nessuno lo sappia!». Ma essi, appena usciti, ne sparsero la fama in tutta quella regione. Parola del Signore

 

“I CIECHI GLI SI ACCOSTARONO E GESU’ DISSE LORO: CREDETE VOI CHE IO POSSA FARE QUESTO?”. (Mt. 9,28)

Il profeta Isaia, proprio nella prima lettura della messa di oggi ci ha ricordato che uno dei segni per riconoscere il tempo del Messia, saranno i ciechi che torneranno a vedere.

Quanto è brutto il buio, quanto può essere triste non vedere la luce, i colori, i volti, ma quanto sono anche tristi e difficili quei periodi della vita in cui non si vede più chiaro: “Perché vivo?, Che senso ha la sofferenza?”, in cui i sentimenti sono feriti, l’amicizia e l’amore sviliti, nei quali magari la sofferenza fisica o morale sembra aver spenta ogni speranza. Gesù, colui che viene, è la luce del mondo. Ma è anche una luce che dobbiamo desiderare e accendere noi. I due ciechi della parabola urlano il loro desiderio di guarire e di vederci. Sanno o intuiscono che riacquistare la vista significherà cambiare il proprio stato di vita, sanno che forse vedranno anche delle cose poco belle, ma desiderano la luce e allora si accostano a Gesù, schiacciano l’interruttore che permette al Maestro di fare il miracolo, di inondarli di luce.

Spesso mi chiedo: “Io sono uno che ci vede, che ci vede male o che sono cieco?” Qualcosa ho visto, molto non comprendo e spesso vedo sbagliato. Ma ho davvero voglia di vederci chiaramente o in fondo questa penombra mi piace perché così ho sempre pronta una scusa per non impegnarmi? Se Gesù oggi mi dicesse: “Vuoi davvero vederci chiaro e credi che io possa farlo?”. Con onesta che cosa risponderei? E poi, una volta sanato avrei il coraggio di mollare le vecchie abitudini per andare in giro ad annunciare colui che è la luce di ogni uomo?

L’avvento serve anche a fare di questi esami di coscienza. Ma, mi raccomando, che non siano solo o per sentirci buoni o per piangerci addosso, ma possibilmente per convertirci almeno un po’.

 

 

SABATO 3 DICEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

GRAZIE, SIGNORE, RENDIAMO GRAZIE A TE CHE REGNI NEI SECOLI ETERNI!

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ABBONE DI AUXERRE, Santo, Vescovo 

Era entrato molto presto nella vita religiosa nel monastero benedettino di San Gerolamo ad Auxerre. Nell’857 venne eletto Vescovo della stessa città. Morì il 3 dicembre del 860.

Parola di Dio: Is. 30,19-21,23-26; Sal. 146; Mt. 9,35-10,1.6-8

 

Vangelo Mt 9, 35-10,1.6-8

Dal vangelo secondo Matteo.

In quel tempo,Gesù percorreva tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, predicando il vangelo del regno e curando ogni malattia e infermità. Vedendo le folle ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite, come pecore senza pastore. Allora disse ai suoi discepoli: «La messe è molta, ma gli operai sono pochi! Pregate dunque il padrone della messe che mandi operai nella sua messe!». Chiamati a sé i dodici discepoli, diede loro il potere di scacciare gli spiriti immondi e di guarire ogni sorta di malattie e d'infermità. Rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa d'Israele. E strada facendo, predicate che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, sanate i lebbrosi, cacciate i demoni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date. Parola del Signore

 

"GRATUITAMENTE AVETE RICEVUTO, GRATUITAMENTE DATE". (Mt. 10,8)

L'uomo, molto spesso usa il possessivo: "Questo è mio, me lo sono guadagnato con la mia fatica; anche la vita è mia e me la gestisco come meglio credo.. tutto nel mondo è mio, esisto io, e tutto è incentrato su di me...". Gesù non elimina la nostra importanza, non se la prende direttamente neanche con le nostre proprietà, viene soltanto a ricordarci la realtà: "La vita te la sei data da solo? Il fatto che tu abbia più o meno beni, dipende esclusivamente da te? Il tempo è poi proprio tutto tuo? La fede è frutto solo della tua volontà? Tutto quello che hai non ti è forse solo dato in amministrazione, e per gratuita benevolenza?"

Se capiamo questo diventiamo capaci di gratitudine, diventiamo non i possessori unici dei beni terreni, ma amministratori equi di beni comuni, diventiamo capaci, in altre parole, di amare e anche la fede non diventa più un possesso esclusivo ed esclusivista, ma un cammino da fare con umiltà con i fratelli, nelle mani di Dio.

E poi, questo dare gratuito non ci impoverirà, anzi ci arricchirà perché con Dio ogni atto di dona­zione è ulteriore arricchimento di amore che ci porta a scoprire sempre più la paternità universale di Dio e la fraternità con tutti gli uomini.

 

 

DOMENICA 4 DICEMBRE:  2^ DOMENICA DI AVVENTO

Una scheggia di preghiera:

 

GUARDA ALLA NOSTRA POVERTA’, O SIGNORE, E MANIFESTA LA TUA GRANDEZZA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: BERNARDO DEGLI UBERTI, Santo monaco

Era nato verso il 1060 da una nobile famiglia fiorentina. Scelse di diventare monaco vallombrosiano  e nel 1098 fu generale del suo ordine e, nello stesso anno venne nominato cardinale. Fu legato e vicario apostolico per l'Italia settentrionale e vescovo di Parma dal 1106. Morì in questa città nel 1139 e ancora oggi è uno  dei patroni di Parma.

Parola di Dio: Is. 40,1-5.9-11; Sal. 84; 2Pt. 3,8-14; Mc. 1,1-8

 

Vangelo Mc 1, 1-8

Dal Vangelo secondo Marco

Inizio del vangelo di Gesù Cristo, Figlio di Dio. Come è scritto nel profeta Isaia: Ecco, io mando il mio messaggero davanti a te, egli ti preparerà la strada. Voce di uno che grida nel deserto: preparate la strada del Signore, raddrizzate i suoi sentieri, si presentò Giovanni a battezzare nel deserto, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati. Accorreva a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati. Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, si cibava di locuste e miele selvatico e predicava: “Dopo di me viene uno che è più forte di me e al quale io non sono degno di chinarmi per sciogliere i legacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzati con acqua, ma egli vi battezzerà con lo Spirito Santo”. Parola del Signore

 

“SI PRESENTO’ GIOVANNI A BATTEZZARE NEL DESERTO”. (Mc. 1,4)

Oggi ci viene presentato Giovanni Battista, personaggio centrale del nostro Avvento. A prima vista è un uomo bizzarro sia per il suo stravagante abbigliamento sia per il suo regime alimentare. Giovanni ha un compito specifico: quello di svegliare le persone di ogni epoca davanti all’amore di Dio che viene. E anche il suo battesimo è come un bagno mattiniero per risvegliarci, per pulirci da tutto quello che ci impedisce di aprirci alla Parola. In fondo Giovanni dice una sola cosa: “Guardate che Viene”. Oggi alcuni non attendono più nulla, pensano che tutto sia codificato dal ‘fato’, altri dicono di conoscere già molto bene colui che viene per cui non attendono nessuna novità. E noi attendiamo qualcuno? Crediamo ancora che ci sia una buona notizia che coinvolga la nostra vita?

Ma facciamo ancora un passo davanti a Giovanni che ci ripete; “Viene!” Come fa oggi Cristo a venire? Una antica preghiera del quattordicesimo secolo dice: “Cristo non ha mani. Ha solamente le nostre mani” e San Paolo diceva alle prime comunità cristiane: “Siete membri di un corpo di cui Cristo è la testa”. Dunque Cristo viene a salvarci ma si manifesta oggi soprattutto attraverso noi: siamo noi che oggi dobbiamo rendere presente la persona di Cristo e la sua azione di salvezza. Ciò significa che noi  dobbiamo dire a noi stressi e agli uomini che Dio aspetta paziente la nostra riconciliazione con Lui e tra di noi, che è ancora possibile un avvenire per l’uomo, che la felicità non è un mito, che la giustizia esiste e si può ricercare e attuare… Manifestare la nostra fiducia nell’avvenire, è il modo di costruire con Lui, attraverso i nostri modesti mezzi,questo mondo nuovo che è venuto ad inaugurare venti secoli fa.

 

 

LUNEDI’ 5 DICEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

LA TUA GRAZIA, SIGNORE, CI GUARISCA, E IL TUO AMORE CI PERDONI

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: BARTOLOMEO FANTI, Beato,

Nativo di Mantova verso il 1428, fu sacerdote carmelitano della Congregazione Mantovana. Per 35 anni, nella chiesa carmelitana della sua città, fu direttore spirituale e rettore della Confraternita della Beata Vergine Maria, per la quale scrisse la regola e gli statuti. Umile e mansueto, fu per tutti un esempio di preghiera, generosità e fedeltà nel servizio del Signore. Si distinse per il suo amore all'Eucaristia, centro della sua vita apostolica, e per la devozione mariana. Morì nel 1495.

Parola di Dio: Is. 35,1-10; Sal. 84; Lc. 5,17-26

 

Vangelo Lc 5, 17-26

Dal vangelo secondo Luca.

Un giorno Gesù sedeva insegnando. Sedevano là anche farisei e dottori della legge, venuti da ogni villaggio della Galilea, della Giudea e da Gerusalemme. E la potenza del Signore gli faceva operare guarigioni. Ed ecco alcuni uomini, portando sopra un letto un paralitico, cercavano di farlo passare e metterlo davanti a lui. Non trovando da qual parte introdurlo a causa della folla, salirono sul tetto e lo calarono attraverso le tegole con il lettuccio davanti a Gesù, nel mezzo della stanza. Veduta la loro fede, disse: «Uomo, i tuoi peccati ti sono rimessi ». Gli scribi e i farisei cominciarono a discutere dicendo: «Chi è costui che pronuncia bestemmie? Chi può rimettere i peccati, se non Dio soltanto?». Ma Gesù, conosciuti i loro ragionamenti, rispose: «Che cosa andate ragionando nei vostri cuori? Che cosa è più facile, dire: Ti sono rimessi i tuoi peccati, o dire: Alzati e cammina? Ora, perché sappiate che il Figlio dell'uomo ha il potere sulla terra di rimettere i peccati: io ti dico esclamò rivolto al paralitico alzati, prendi il tuo lettuccio e và a casa tua». Subito egli si alzò davanti a loro, prese il lettuccio su cui era disteso e si avviò verso casa glorificando Dio. Tutti rimasero stupiti e levavano lode a Dio; pieni di timore dicevano: «Oggi abbiamo visto cose prodigiose». Parola del Signore

 

"NON TROVANDO DA QUAL PARTE INTRODURRE IL PARALITICO A CAUSA DELLA FOLLA, SALIRONO SUL TETTO E LO CALARONO ATTRAVERSO LE TEGOLE, CON IL LETTUCCIO DAVANTI A GESÙ". (Lc. 5,19)

Per arrivare da Gesù non sempre si può passare dalla porta principale. Tante volte questa porta è occupata da persone "perbene", "caritatevoli" che non guardano se accompagni un malato, se hai bisogno di qualcosa, ma che si preoccupano di aver un posto per poter poi magari sedersi e discutere della loro "saggezza" e giudicare il prossimo.

Ma il segreto sta proprio lì: se la porta è occupata c'è sempre il tetto. E' vero, si perde la faccia a salire su un tetto, a scoperchiarlo, a calare un paralitico dal tetto in mezzo a una folla starnazzante sentenze, di persone "perbene".

Ma il malato è un amico, il guaritore è buono ed è sempre stato vicino ai poveri e agli umili e allora tentiamo!

La  grande fortuna  di quel  paralitico è  stata quella di aver degli amici di questo genere, disposti a perdere la faccia per lui, disposti a salire su un tetto se non si può passare dalla porta.

Anche nella Chiesa tante volte la porta è occupata, ingombra e sono proprio i cristiani con il loro esclusivismo, o con il loro cattivo esempio a non lasciare entrare. Per vedere Gesù che viene sono disposto a passare dal tetto? Per aiutare una persona sono disposto a perdere la faccia?

Ma aggiungiamo una seconda riflessione: quel paralitico è stato doppiamente fortunato perché non solo ha ottenuto la guarigione fisica, ma ha incontrato colui che va alla radice di ogni male, il peccato e lo estirpa perdonandolo. Se è importante guarire nel fisico (dono meraviglioso ma temporale) è ancora più importante scoprire che Dio è disposto a sanare il male che ci divide da Lui. Ma anche per fare questo occorre che mi accorga di aver peccato, che desideri essere perdonato e mi impegni nel bene, che sia davvero convinto che Gesù può e vuole perdonarmi nella maniera più completa.

 

 

MARTEDI’ 6 DICEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

IL TUO PERDONO, SIGNORE MI RINNOVA E MI RIEMPIE DI GIOIA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: EMILIANO DI VITA, Santo, Martire

Vita è un paese della Tunisia dove Emiliano, che di professione faceva il medico nel 484, fu arrestato per ordine di Unnerico, re dei Vandali, con san Maiorico, suo nipote, e le due cugine, santa Dionisia e santa Dativa. Furono tutti martirizzati per essersi opposti all'eresia ariana.

Parola di Dio: Is. 40,1-11; Sal. 95; Mt. 18,12-14

 

1^ Lettura Is 40, 1-11

Dal libro del profeta Isaia

"Consolate, consolate il mio popolo, dice il vostro Dio. Parlate al cuore di Gerusalemme e gridatele che è finita la sua schiavitù, è stata scontata la sua iniquità, perché ha ricevuto dalla mano del Signore doppio castigo per tutti i suoi peccati". Una voce grida: "Nel deserto preparate la via al Signore, appianate nella steppa la strada per il nostro Dio. Ogni valle sia colmata, ogni monte e colle siano abbassati; il terreno accidentato si trasformi in piano e quello scosceso in pianura. Allora si rivelerà la gloria del Signore e ogni uomo la vedrà, poiché la bocca del Signore ha parlato". Una voce dice: "Grida" e io rispondo: "Che dovrò gridare?". Ogni uomo è come l'erba e tutta la sua gloria è come un fiore del campo. Secca l'erba, il fiore appassisce quando il soffio del Signore spira su di essi. Secca l'erba, appassisce il fiore, ma la parola del nostro Dio dura sempre. Veramente il popolo è come l'erba. Sali su un alto monte, tu che rechi liete notizie in Sion; alza la voce con forza, tu che rechi liete notizie in Gerusalemme. Alza la voce, non temere; annunzia alle città di Giuda: "Ecco il vostro Dio! Ecco, il Signore Dio viene con potenza, con il braccio egli detiene il dominio. Ecco, egli ha con sé il premio e i suoi trofei lo precedono. Come un pastore egli fa pascolare il gregge e con il suo braccio lo raduna; porta gli agnellini sul seno e conduce pian piano le pecore madri". Parola di Dio

 

“CONSOLATE, CONSOLATE IL MIO POPOLO”. (Is. 40,1)

Mi diceva un signore: “Io rischio di non andare più in chiesa perché, pur sapendo di essere peccatore, di avere moltissime cose di cui convertirmi, in certe chiese mi sento solo e sempre puntare il dito contro dal predicatore: Siete tutti peccatori, l’inferno si apre sotto i vostri piedi…”. Gli rispondevo che anche Gesù non era molto dolce nei confronti del peccato e che quindi certe tirate di orecchi ci stanno proprio bene, ma dobbiamo anche ricordarci che “in cielo si fa festa anche per un solo peccatore che si converte”, che Gesù è venuto non per condannare, ma per salvare.

Consolare, allora, non è batterci una pacca sulla schiena dicendoci ipocritamente che tutto va bene ma è sapere che nei nostri errori e peccati non siamo soli, c’è sempre Colui che è venuto con la sua misericordia per prenderci per mano, per rimanere con noi tutti i giorni della nostra vita, per condurci con pazienza alla casa del Padre.

Ma Dio mi avrà perdonato davvero da certe mie colpe? Sovente come prete mi capita di sentire questa domanda e allora dico: “Ma di questo si è già confessato?” mi sento rispondere: “Sì, ma…?”. Se è sempre bene ricordarsi dei nostri peccati per imparare l’umiltà vera, se è bene dimostrare a Dio il nostro rammarico e pentimento per essi, di una cosa dobbiamo essere certi: Dio non ha due parole. Quando perdona, perdona sul serio e per sempre. Gesù ha affidato la garanzia di questo perdono alla Chiesa e non torna indietro. E’ chiaro che il perdono non toglie le conseguenze del peccato ma è altrettanto chiaro che la colpa è totalmente e definitivamente cancellata; non lasciamoci allora vincere dalla tentazione di dubitare di questo perdono, anzi, ogni volta che i peccati passati perdonati ci vengono in mente, sia dimostrazione della consolazione ricevuta la spontanea riconoscenza per Colui che, morto in croce per o nostri peccati, ci ha fatto risorgere con il suo perdono.

 

 

MERCOLEDI’ 7 DICEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

O SIGNORE, NOSTRO DIO QUANTO E’ GRANDE IL TUO NOME SU TUTTA LA TERRA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ASELLA DI ROMA, Santa Vergine

La sua vita è raccontata in una lettera di San Girolamo che la conobbe. Vissuta nel secolo IV, figlia di una famiglia distinta, a soli dieci anni decise di consacrarsi interamente al Signore. Vendette i monili fanciulleschi e gli abiti festivi, indossò una spoglia tunica scura, e prese a vivere nella sua casa né più né meno come una sepolta viva. Lavorava continuamente, non per sé, ma per i poveri, e al tempo stesso pregava o salmodiava. Visitava anche le tombe dei Martiri, ma nell'oscurità, senza mai farsi riconoscere. “A 70 anni era ancora in buona salute, e ancor più sana in spirito ".

Parola di Dio:  Is. 40,25-31; Sal. 102; Mt. 11,28-30

 

1^ Lettura Is 40, 25-31

Dal libro del profeta Isaia

«A chi potreste paragonarmi quasi che io gli sia pari?» dice il Santo. Levate in alto i vostri occhi e guardate: chi ha creato quegli astri? Egli fa uscire in numero preciso il loro esercito e li chiama tutti per nome; per la sua onnipotenza e il vigore della sua forza non ne manca alcuno. Perché dici, Giacobbe, e tu, Israele, ripeti: «La mia sorte è nascosta al Signore e il mio diritto è trascurato dal mio Dio?». Non lo sai forse? Non lo hai udito? Dio eterno è il Signore, creatore di tutta la terra. Egli non si affatica né si stanca, la sua intelligenza è inscrutabile. Egli dà forza allo stanco e moltiplica il vigore allo spossato. Anche i giovani faticano e si stancano, gli adulti inciampano e cadono; ma quanti sperano nel Signore riacquistano forza, mettono ali come aquile, corrono senza affannarsi, camminano senza stancarsi. Parola di Dio

 

“LEVATE IN ALTO I VOSTRI OCCHI E GUARDATE: CHI HA CREATO QUEGLI ASTRI?”.(Is. 40,26)

Presi dalle nostre mille preoccupazioni siamo purtroppo abituati a camminare con gli occhi bassi, il grigiore delle nostre città, lo smog e la preoccupazione di non finire sotto una macchina non ci invitano a godere di panorami di cui le nostre città ci hanno privato, quando poi andiamo in macchina la preoccupazione prima è il traffico e la velocità, altro che gioire di una natura che, nonostante tutto continua il suo ciclo meraviglioso. Eppure capitano ancora dei momenti particolari in cui ci stupiamo quasi di un cielo sopra di noi, di un sole che puntualmente nasce ogni mattina, delle stelle che trapuntano il buio della notte. Eppure basterebbe riabituare i nostri occhi alle meraviglie del quotidiano per scoprire la grandezza e la bellezza del nostro Creatore.

Per comprendere meglio questo pensiero vi offro la preghiera del capo indiano Yellow Lark.

“O grande Spirito la cui voce sento nei venti e il cui respiro dà vita a tutto il mondo, ascoltami.

Vengo davanti a Te, uno dei tuoi tanti figli, sono piccolo e debole, ho bisogno della Tua forza, della Tua saggezza.

Lasciami camminare tra le cose belle, e fa che i miei occhi ammirino il tramonto rosso e oro.

Fa che le mie mani rispettino ciò che Tu hai creato e le mie orecchie siano acute nell'udire la Tua voce.

Fammi saggio, cosicché io conosca le cose che Tu hai insegnato al mio popolo, le lezioni che hai nascosto in ogni foglia, in ogni roccia. Cerco forza per non essere superiore ai miei fratelli, ma per essere abile a combattere il mio più gran nemico: me stesso.

Fa che io sia sempre pronto a venire a Te con mani pulite e occhi dritti, cosicché quando la vita svanisce, come la luce al tramonto, il mio Spirito possa venire a Te senza vergogna.”

 

 

GIOVEDI’ 8 DICEMBRE: IMMACOLATA CONCEZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA

Una scheggia di preghiera:

 

TU, MADRE SENZA PECCATO, PREGA PER I TUOI FIGLI PECCATORI

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ANGELICA DA MILAZZO, Beata, Terziaria

Era nata a Milazzo, ed entrò nel Terz’Ordine dei minimi di san Francesco da Paola. La sua santità non ebbe nulla di clamoroso o di appariscente. Fu una costante, segreta lotta contro le debolezze della carne, le infermità, e anche le difficoltà dell'ambiente, tanto più insidiose quanto più dovute non all'ostilità, ma allo stesso affetto. Infatti i suoi desideravano per lei una comune vita familiare. Lei desiderava essere di Gesù. Si ammalò di tumore e dopo un anno di atroci sofferenze vissute con amore morì nel 1559.

Parola di Dio: Gn. 3,9-15.20; Sal. 97; Ef. 1,3-6.11-12; Lc. 1,26-38

 

Vangelo Lc 1, 26-38

Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazareth, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: "Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te". A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto. L'angelo le disse: "Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine". Allora Maria disse all'angelo: "Come è possibile? Non conosco uomo". Le rispose l'angelo: "Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio. Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: nulla è impossibile a Dio". Allora Maria disse: "Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto". E l'angelo partì da lei. Parola del Signore

 

“ECCOMI, SONO LA SERVA DEL SIGNORE, AVVENGA DI ME QUELLO CHE HAI DETTO”. (Lc. 1,38)

Prima che la chiesa dichiarasse dogma di fede l'Immacolata Concezione della Vergine, è la stessa Maria a indurci a pensarlo e a crederlo: alle parole e all'annuncio dell'Angelo, che la definiscono “Piena di grazia”, lei non si esalta, ma ritiene addirittura che sia impossibile che quanto le viene detto possa avverarsi in lei: “Come è possibile?”; quando poi il messo divino la rassicura sul modo con cui la sua maternità verrà a compiersi, lei “l'umile ancella del Signore”, dichiara la sua completa disponibilità: “Si compia in me secondo la tua parola”. Quella docilità, quella umiltà e quella disponibilità piena e incondizionata l'accompagnerà per tutta la sua esistenza, fino al suo glorioso transito. Nulla, assolutamente nulla, nella vita di Maria fa trapelare anche la più benché minima traccia di quelle così evidenti debolezze, derivanti dal peccato originale, che inquinano invece frequentemente la nostra vita. Ci convince ancora che la nostra Madre celeste sia stata concepita senza peccato, il fatto che lei dovrà accogliere nel suo seno verginale il Figlio di Dio, il quale, prende sì, la nostra natura umana, ma non può essere minimamente inquinato da traccia alcuna di peccato; la persona di Maria dovrà quindi essere il tabernacolo purissimo che accoglie il Verbo incarnato. E ancora è lo stesso Gesù morente sulla croce a dichiarare l'universale maternità di Maria, quando rivolgendosi all'Apostolo Giovanni, dice: «Figlio, ecco tua Madre». È evidente e logico il nesso: la Madre senza peccato, solo lei, l'Immacolata, diventa la Madre di tutti i redenti. È lei quindi la nuova Eva, su di Lei il Signore Dio posa le sue compiacenze, per mezzo di lei può far sentire ancora a tutta l'umanità l'immensità del suo amore misericordioso. Lei infine è la pre-redenta, che ci addita la meta e ci rigenera come figli nella primitiva purezza. In questo nostro mondo, pervaso da inquinamenti di ogni genere, l'Immacolata ci richiama alla purezza del cuore, ai valori limpidi dello spirito, all'onestà dei nostri sentimenti e delle nostre azioni. Lei ci parla dell'ecologia dell'anima, di cui troppo poco ci occupiamo.



VENERDI’ 9 DICEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

IN TE, SIGNORE, TUTTO E’ DONO

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: BASSO, Santo, Vescovo e martire

E’ il nome di un santo che forse ne racchiude due anche se lontani nel tempo e nei luoghi. Infatti un San Basso è ricordato come Vescovo e martire nella città di Nizza durante la persecuzione di Decio. Altri invece asseriscono che Basso sia stato vescovo di Nicea nel V secolo.

Parola di Dio: Is. 48,17-19; Sal. 1; Mt. 11,16-19

 

1^ Lettura Is 48, 17-19

Dal libro del profeta Isaia.

Così dice il Signore tuo redentore, il Santo di Israele: "Io sono il Signore tuo Dio che ti insegno per il tuo bene, che ti guido per la strada su cui devi andare. Se avessi prestato attenzione ai miei comandi, il tuo benessere sarebbe come un fiume, la tua giustizia come le onde del mare. La tua discendenza sarebbe come la sabbia e i nati dalle tue viscere come i granelli d'arena; non sarebbe mai radiato né cancellato il tuo nome davanti a me". Parola di Dio

 

“SE AVESSI PRESTATO ATTENZIONE AI MIEI COMANDI, IL TUO BENESSERE SAREBBE COME UN FIUME”. (Is. 48,18)

Noi uomini del duemila e dintorni quando sentiamo leggere queste profezie, guardiamo con aria di supponenza e diciamo: “Belle parole, per tenere buoni gli uomini, intanto se ti deve capitare un accidente, ti capita sia che tu sia fedele alla parola del Signore sia che tu non gli sia fedele. Poi, se guardiamo bene non è affatto vero che al giusto vada sempre bene, anzi, basta prendere l’esempio da Gesù: “passò facendo bene ogni cosa” ed è finito in croce”

Eppure io credo alla verità di quanto ci dice Isaia e non solo come promessa futura di paradiso. Se noi accogliamo la Parola di Dio, ed essa è prima di tutto la persona di Gesù, noi non risolviamo tutti i nostri problemi terreni, può venirci ugualmente il cancro, possono andarci male gli affari, in ogni caso certamente moriremo, ma non è forse diverso affrontare con Lui la vita, le sue gioie e le sue sofferenze che non affrontarla da soli e spesso da disperati? “Il Signore colma di beni i suoi amici nel sonno” dice un salmo e ritengo sia vero, perché se Dio è al centro della mia vita, tutto è dono e man mano che la mia fede cresce anche le prove non sono solo più il fato da sopportare ma un qualcosa che fa parte della vita, da vivere il più pienamente possibile. E’ vero che Francesco può apparirci matto, ma un matto che chiama “sorella” la morte e la vive con la stessa intensità e gioia della vita non è forse uno che davvero ha già ricevuto il centuplo sulla terra?

 

 

SABATO 10 DICEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

SPIRITO SANTO DI DIO, AIUTAMI AD AMARE PIENAMENTE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: MILZIADE, Santo, Papa

Arrivava dall’Africa e fu eletto Papa il 2 luglio 311. La sede di Pietro era rimasta vacante per quasi due anni dopo la morte in esilio di papa Eusebio. Durante il suo pontificato cessa la persecuzione anzi, Galerio dà un primo riconoscimento al Cristianesimo, cosa che ancor maggiormente sarà presente nell’editto di Costantino 311. Milziade muore nel 314.

Parola di Dio: Sir. 48,1-4.9-11; Sal. 79; Mt. 17,10-13

 

Vangelo Mt 17, 10-13

Dal vangelo secondo Matteo.

Nel discendere dal monte, i discepoli domandarono a Gesù: «Perché dunque gli scribi dicono che prima deve venire Elia?». Ed egli rispose: «Sì, verrà Elia e ristabilirà ogni cosa. Ma io vi dico: Elia è già venuto e non l'hanno riconosciuto; anzi, l'hanno trattato come hanno voluto. Così anche il Figlio dell'uomo dovrà soffrire per opera loro». Allora i discepoli compresero che egli parlava di Giovanni il Battista. Parola del Signore

 

“ELIA E’ GIA’ VENUTO E NON L'HANNO RICONOSCIUTO, ANZI L’HANNO TRATTATO COME HANNO VOLUTO. COSI’ ANCHE IL FIGLIO DELL’UOMO DOVRA’ SOFFRIRE PER OPERA LORO”. (Mt. 17,12)

Per comprendere meglio il versetto che vogliamo meditare oggi, bisogna ambientarlo. Gesù ha condotto Pietro, Giacomo e Giovanni sulla montagna e si è trasfigurato davanti a loro. Lo stupore ha colmato il cuore dei tre, tant’è che Pietro, con la proposta di costruire tre tende, voleva continuare a rimanere nella gloria di quel momento. Provate a pensare che cosa doveva passare nella testa di quegli apostoli: avevano visto Mosè, Elia, avevano sentito la voce di Dio che riconosceva Gesù come suo Figlio! Mentre scendevano dal monte ecco allora la domanda molto spontanea: “I rabbini ci hanno insegnato che Elia, il profeta dalle ‘parole di fuoco’, sarebbe dovuto tornare prima del Messia; ma se tu, Gesù, sei  il Messia, quando è tornato Elia?”. Ecco la risposta di Gesù: “Elia è venuto in Giovanni, ma non solo non è stato conosciuto, ma ucciso, e io stesso non sarò conosciuto e a mia volta ucciso”.

Sembra strano: subito dopo la gloria ecco la doccia fredda dell’annuncio di un fallimento avvenuto e di uno ancora maggiore che avverrà.

Come capisco lo stupore degli Apostoli perché è anche il mio. Mi chiedo: perché i fallimenti? Perché Giovanni, per la gelosia e la paura regnante in una corte ha dovuto rimetterci la testa? Perché Gesù, di nuovo per paura, per supponenza religiosa di alcuni è stato messo in croce e proprio da chi professava una fede? Perché oggi, come sempre, è il giusto che patisce, che soffre, che è messo da parte?

Se ragiono solo con la mia testa di uomo non capisco il perché di questi fallimenti, non capisco la croce di Cristo, non capisco le vittorie dei prepotenti, anzi mi viene da prendermela con ‘Colui che può tutto ma non muove un dito’.

L’unica strada per accostarsi a questo mistero è la strada dell’Amore. Un amore che sa donare tutto. Un amore che condivide tutto, specialmente la sofferenza e il male. Un amore che dà speranza, che morendo salva, che risorgendo vince. Intuisco che deve essere qualcosa di simile, e siccome mi trovo povero davanti a questo, chiedo aiuto allo Spirito Santo che è l’Amore affinché mi aiuti a capire quanto sono stato amato e quante possibilità di amore ho in me stesso.

 

 

DOMENICA 11 DICEMBRE: 3^ DOMENICA DI AVVENTO

Una scheggia di preghiera:

 

L’ANIMA MIA MAGNIFICA IL SIGNORE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: DAVIDE DI HIMMEROD, Beato, Monaco

Nato a Firenze verso il 1100 entrò a Chiaravalle nel 1131. San Bernardo esitò ad accoglierlo in monastero a causa della sua malferma salute. Pochi anni dopo la professione, nel 1134, venne inviato con alcuni fratelli a fondare il monastero di Himmerod, nella diocesi di Treviri, dove ben presto Davide rifulse per la sua santità. Morì a Himmerod l’11 dicembre 1179.

Parola di Dio: Is. 61,1-2a.10-11; Cantico da  Lc. 1,46-50.53-54;1 Ts. 5,16-24; Gv. 1,6-8.19-28

 

1^ Lettura  Is 61, 1-2. 10-11

Dal libro del profeta Isaia

Lo spirito del Signore Dio è su di me perché il Signore mi ha consacrato con l'unzione; mi ha mandato a portare il lieto annunzio ai miseri, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, a proclamare la libertà degli schiavi, la scarcerazione dei prigionieri, a promulgare l'anno di misericordia del Signore, un giorno di vendetta per il nostro Dio, per consolare tutti gli afflitti, Io gioisco pienamente nel Signore, la mia anima esulta nel mio Dio, perché mi ha rivestito delle vesti di salvezza, mi ha avvolto con il manto della giustizia, come uno sposo che si cinge il diadema e come una sposa che si adorna di gioielli. Poiché come la terra produce la vegetazione e come un giardino fa germogliare i semi, così il Signore Dio farà germogliare la giustizia e la lode davanti a tutti i popoli. Parola di Dio

 

“IL SIGNORE MI HA MANDATO… A FASCIARE LE PIAGHE DEI CUORI SPEZZATI”. (Is. 61,1)

Quanto c’è bisogno, anche oggi, di profeti che sappiano compiere questa delicata “operazione” di cura, compresa tra le competenze che il Signore affida a coloro che Lo annunciano!

Profeta infatti è colui che impresta la bocca a Dio, perché si diffonda la Sua presenza che guarisce e salva.

Profeta è colui che prepara il terreno affinché dall’Alto possa essere seminato con abbondanza un buon raccolto.

Profeta è colui che riconosce la propria “preziosa piccolezza” di fronte all’urgente necessità che appaia in tutta la sua luminosità l’immagine di Dio sulla terra.

Ma spesso le parole del profeta “non bastano”.

Occorrono dei segni tangibili che ci mostrino veramente chi è dalla nostra parte, chi è in grado di capire in quale situazione ci troviamo, chi sa entrare in dialogo con noi senza pretendere subito di cambiarci il mondo in quattro e quattr’otto, chi sa usare forza e dolcezza insieme come fa il Signore…

Nell’epoca del “tutto e subito” c’è un bisogno matto di gente che sappia “dare tempo al tempo” e sia in grado di “andare al cuore del fratello”, lì dove spesso si giocano battaglie cruentissime (invisibili dall’esterno) e dove nessuno riesce a portare un rimedio efficace alle “ferite”…

Grazie ai profeti (coloro che “parlano e agiscono nel nome di Dio”) che accompagnano le loro parole scomode, taglienti, scorticanti fin che si vuole, ma terribilmente “necessarie”, con azioni “risanatrici”.

 

 

LUNEDI’ 12 DICEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

LA TUA PAROLA, GESU’, E’ LUCE AI MIEI PASSI

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: FINNIANO, Santo, Monaco

Dopo aver studiato scienze sacre nel Galles, ritornò in Irlanda e fondò nel 515 il celebre monastero di Clonard, nel quale si formarono diversi santi monaci, come Colomba e Comgall: per questo Finniano fu chiamato “guida dei santi d'Irlanda”. Morì a Clonard nel 549.

Parola di Dio: Nm. 24,2-7.15- 17; Sal. 24; Mt. 21,23-27

 

Vangelo Mt 21, 23-27

Dal vangelo secondo Matteo.

In quel tempo, entrato Gesù nel tempio, mentre insegnava gli si avvicinarono i sommi sacerdoti e gli anziani del popolo gli dissero: «Con quale autorità fai questo? Chi ti ha dato questa autorità?». Gesù rispose: «Vi farò anch'io una domanda e se voi mi rispondete, vi dirò anche con quale autorità faccio questo. Il battesimo di Giovanni da dove veniva? Dal cielo o dagli uomini?». Ed essi riflettevano tra sé dicendo: «Se diciamo: "dal Cielo, ci risponderà: "perché dunque non gli avete creduto?''; se diciamo "dagli uomini, abbiamo timore della folla, perché tutti considerano Giovanni un profeta». Rispondendo perciò a Gesù, dissero: «Non lo sappiamo». Allora anch'egli disse loro: «Neanche io vi dico con quale autorità faccio queste cose». Parola del Signore

 

“I SOMMI SACERDOTI E GLI ANZIANI DEL POPOLO GLI DISSERO: CON QUALE AUTORITA’ FAI QUESTO? CHI TI HA DATO QUESTA AUTORITA’”. (Mt. 21,23)

I garanti dell’ebraismo  credono altezzosamente di essere gli unici depositari della verità, ma a Dio poco importano  le sottili distinzioni, le discussioni religiose, le teologie accademiche, le diplomazie verbali, ed ecco che chi ha autorità resta spiazzato se qualcuno, pur non avendone è amato e rispettato.

Gesù non ha nessun titolo per parlare, verissimo: non ha studiato, è figlio di  un falegname, la sua casa è Nazareth, ai confini dell'impero, distante dalla capitale Gerusalemme, non ha frequentato  i grandi rabbini del suo tempo. Eppure la gente lo ama e lo rispetta e ne ammira l'autorevolezza. Gesù è credibile perché parla di cose che vive, non deve difendere dei privilegi, egli è autentico in ciò che fa', in ciò che dice.

Alle volte restiamo attoniti e confusi dalle voci di chi ci sta intorno: voci solo all'apparenza autorevoli ma che, alla resa dei conti, risultano illusorie; siamo stanchi dei troppi tuttologi e opinionisti che si vantano delle proprie idee e alzano la voce. Sì, dobbiamo capire che solo Gesù ha autorevolezza nel suo parlare, solo lui può dirci cose su Dio che nessuno, mai, avrebbe potuto immaginare. Smontiamo le nostre false sicurezze, smettiamola di pensare di essere i dominatori dell'universo: Dio non guarda il cuore altezzoso e superbo ma volge lo sguardo su chi ha un cuore in ricerca, un cuore che sperimenta il proprio limite e che perciò sa elemosinare.

 

 

MARTEDI’ 13 DICEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, RENDICI DOCILI E AUTENTICI NELLE NOSTRE SCELTE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: EDBURGA, Santa Monaca

Apparteneva alla nobile famiglia dei duchi del Kernt. Fu la seconda badessa del monastero dei Santi Pietro e Paolo e aiutò San Bonifacio nella sua opera di evangelizzazione. Morì nel 751

Parola di Dio: Sof. 3,1 2.9-13, Sal. 33; Mt. 21,28-32

 

Vangelo Mt 21,28-32

Dal vangelo secondo Matteo.

In quel tempo, Gesù disse ai principi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: «Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli; rivoltosi al primo disse: Figlio, và oggi a lavorare nella vigna. Ed egli rispose: Sì, signore; ma non andò. Rivoltosi al secondo, gli disse lo stesso. Ed egli rispose: Non ne ho voglia; ma poi, pentitosi, ci andò. Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?». Dicono: «L'ultimo». E Gesù disse loro: «In verità vi dico: I pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. E’ venuto a voi Giovanni nella via della giustizia e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, pur avendo visto queste cose, non vi siete nemmeno pentiti per credergli. Parola del Signore

 

"FIGLIO, VA OGGI A LAVORARE NELLA MIA VIGNA. ED EGLI RISPOSE: SI’, SIGNORE, MA NON ANDO'". (Mt. 21,29)

Nel regno di Dio contano i fatti, non le parole. I due figli sono i "giusti" e i "peccatori" (cfr 9,13). Un detto rabbinico insegna: "I giusti promettono poco e fanno molto; gli empi parlano molto e non fanno nulla".  Il test è la docilità o meno all’appello alla conversione e alla testimonianza. I pubblicani e le prostitute, che in un primo tempo avevano rifiutato la volontà del Padre manifestata nelle legge, hanno creduto a Giovanni Battista e, tramite lui, hanno scoperto la via della salvezza nel regno annunciato da Gesù, mentre i capi d’Israele non lo ascoltarono e non gli credettero. Dio ci offre la sua amicizia, i suoi doni, il suo perdono, ma tutte queste cose non ce le fa cadere dall’alto, non ce le impone. Ci chiede di darci da fare. Lui offre tutto, ma noi siamo responsabili.

Proviamo a chiederci se il nostro talento d’amore, di attenzione al prossimo, di servizio (e ciascuno pensi ai suoi doni particolari: guardiamo bene, tutti ne abbiamo qualcuno), lo usiamo o lo nascondiamo, se nella vigna del Signore ci diamo da fare o siamo solo chiacchieroni che a parole hanno la soluzione di tutti i problemi, ma che alla fine, l’unico vero lavoro che fanno è quello di muovere la lingua senza mai piegare la schiena a zappettare un po’.

 

 

MERCOLEDI’ 14 DICEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

SEI TU, GESU’, IL NOSTRO REDENTORE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ARSENIO , Santo, Monaco e taumaturgo

Fu un monaco di epoca indeterminata che prima visse sul monte Latro presso Mileto, nella Caria. Il santo si sarebbe poi trasferito nel monastero da Costantinopoli.

Parola di Dio: Is. 45,6b-8.18.21-25; Sal. 84; Lc. 7,19-23

 

Vangelo Lc 7, 19-23

Dal vangelo secondo Luca.

In quel tempo, Giovanni chiamò due dei suoi discepoli e li mandò a dire al Signore: «Sei tu colui che viene, o dobbiamo aspettare un altro?». Venuti da lui, quegli uomini dissero: «Giovanni il Battista ci ha mandati da te per domandarti: Sei tu colui che viene o dobbiamo aspettare un altro?». In quello stesso momento Gesù guarì molti da malattie, da infermità, da spiriti cattivi e donò la vista a molti ciechi. Poi diede loro questa risposta: «Andate e riferite a Giovanni ciò che avete visto e udito: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi vengono sanati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunziata la buona novella. E beato è chiunque non sarà scandalizzato di me!». Parola del Signore

 

“ANDATE E RIFERITE A GIOVANNI: I CIECHI RIACQUISTANO LA VISTA, GLI ZOPPI CAMMINANO, I LEBBROSI VENGONO SANATI… AI POVERI E’ ANNUNZIATA LA BUONA NOVELLA”. (Lc. 7,22)

Mi consola pensare che un personaggio “di fuoco” come Giovanni Battista abbia avuto anche lui momenti in cui si è chiesto: “Ma quel Gesù è poi proprio il Messia per cui io ho giocato la mia vita, per cui sono in prigione in attesa della morte?”. E il dubbio per lui era ancora più profondo per il fatto che vedeva che il Messia liberatore, potente, giudice, che lui aveva annunciato era invece un messia umile, povero, pacifista ad oltranza.

Anche a noi può venire il dubbio: ma sarà proprio Gesù il Figlio di Dio, il redentore o dobbiamo aspettarci la salvezza altrove?

Ma anche per noi la conferma avviene guardando alla figura di Gesù e alle sue opere. Gesù è Dio perché ama come Dio, perché come Lui da la vita. Gesù è Dio perché perdona come Dio, cerca i peccatori per salvarli come Dio il buon pastore, perché ridà la vista cioè la possibilità di vedere la vita non come un susseguirsi di semplici avvenimenti che conducono alla morte, ma come dono prezioso che conduce alla vita eterna; Gesù è Dio che perché  ci fa udire se stesso, Parola di Dio incarnata, Gesù è Dio perché si fa pane per il nostro cammino, è Via per indicarci la strada, è Verità che non delude, è pienezza di Vita.

Noi abbiamo Gesù, il figlio di Dio che ci salva e stiamo ad aspettare il liberatore politico che una volta che ci ha liberati vuol renderci suoi schiavi? Aspettiamo il liberatore spirituale che vuole intrupparci in una nuova religione? Aspettiamo il saltimbanco che faccia qualche miracolo per avere un nuovo leader che mangi sulle nostre spalle? Diciamo con sincerità piuttosto un altra cosa: oggi forse non  è tanto difficile credere a Cristo ma alla figura distorta di Cristo che certi cristiani manifestano perché se anche noi facessimo ancor oggi gli stessi “segni” di Cristo, sarebbe molto più facile credere davvero in Lui.

 

 

GIOVEDI’ 15 DICEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

DONACI, SIGNORE DEI SANTI PER LA NOSTRA EPOCA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: FOLCUINO, Santo, Vescovo

Era nipote del re Pipino, ma presto lasciò la corte per farsi monaco. Fu vescovo di Therouanne nella Francia settentrionale dall’816. Morì nell’855.

Parola di Dio: Is. 54,1-10; Sal. 29; Lc. 7,24-30

 

Vangelo Lc 7,24-30

Dal Vangelo secondo Luca

Quando gli inviati di Giovanni furono partiti, Gesù cominciò a dire alla folla riguardo a Giovanni: «Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna agitata dal vento? E allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo avvolto in morbide vesti? Coloro che portano vesti sontuose e vivono nella lussuria stanno nei palazzi dei re. Allora, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, vi dico, e più che un profeta. Egli è colui del quale sta scritto:Ecco io mando davanti a te il mio messaggero, egli preparerà la via davanti a te. Io vi dico, tra i nati di donna non c'è nessuno più grande di Giovanni, e il più piccolo nel regno di Dio è più grande di lui. Tutto il popolo che lo ha ascoltato, e anche i pubblicani, hanno riconosciuto la giustizia di Dio ricevendo il battesimo di Giovanni. Ma i farisei e i dottori della legge non facendosi battezzare da lui hanno reso vano per loro il disegno di Dio. Parola del Signore

 

“CHE COSA SIETE ANDATI A VEDERE NEL DESERTO? UNA CANNA AGITATA DAL VENTO?”. (Lc. 7,24)

Gesù fa l’elogio di Giovanni il Battista, questo grande personaggio che nella storia, come nel nostro Avvento, prepara la venuta di Gesù.

Giovanni, vera figura di profeta, non è un mezzo uomo. E' conscio della sua missione. Sa di essere la voce che deve scuotere le coscienze. Sa anche che questo gli costerà la vita, ma non tace e anche in mezzo al deserto continua a gridare con le sue parole e la sua vita. E’ sincero fino alla durezza e alla mancanza di diplomazia. E’ servitore della verità. E’ umile: avrebbe potuto manipolare il favore popolare ma non ha ceduto a questa tentazione.

Sovente mi chiedo: quali sono le cose che maggiormente possono essere di stimolo alla conversione? La nostra è l'epoca in cui i messaggi corrono velocissimi. Quante parole su Gesù, libri, conferenze, corsi biblici, meeting, catechesi agli adulti, e come mai la fede languisce così? Non sarà forse perché spesso mancano testimoni convinti, decisi, umili, pronti a pagare di persona? Il nostro mondo sperimenterebbe una profonda rivoluzione sociale se ciascuno di noi mettesse in pratica la consegna di convertirsi all’amore e alla giustizia, convertirsi a Dio e all’uomo, cominciare ad essere cristiani sul serio scegliendo l’onestà dal punto di vista personale e familiare, sociale e politica, amministrativa e imprenditoriale, informativa e sindacale.

 

 

VENERDI’ 16 DICEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, INSEGNAMI A RALLEGRARMI DEL BENE E DELLA BONTA’

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ALBINA, Santa, Martire

Albina, originaria di Cesarea in Palestina, sarebbe stata fatta decapitare da Decio, nel terzo secolo, offeso dal suo rifiuto di abiura. Il suo corpo, abbandonato su un'imbarcazione e approdato in Campania a Scauri (presso Formia), sarebbe stato trasportato a Gaeta e qui seppellito accanto a quello di Sant’ Erasmo.

Parola di Dio: Is. 56,1-3.6-8; Sal. 66; Gv. 5,33-36

 

Vangelo Gv 5,33-36

Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse ai giudei: “Voi avete inviato messaggeri da Giovanni ed egli ha reso testimonianza alla verità. Io non ricevo testimonianza da un uomo; ma vi dico queste cose perché possiate salvarvi. Egli era una lampada che arde e risplende, e voi avete voluto solo per un momento rallegrarvi alla sua luce. Io però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato”. Parola del Signore

 

GIOVANNI ERA UNA LAMPADA CHE ARDE E RISPLENDE E VOI AVETE VOLUTO SOLO PER UN MOMENTO RALLEGRARVI DELLA SUA LUCE. (Gv. 5,35)

Gesù continua a metterci davanti il personaggio chiave dell’avvento, Giovanni il Battista e rimprovera i suoi uditori perché non hanno saputo accogliere il dono della sua presenza.

Man mano che gli anni della mia vita si snodano mi ritrovo spesso a pensare alle tante persone "lampade" che il buon Dio ha messo sul mio cammino. Non facciamo i poeti: è vero che abbiamo incontrato tanto male e molta malvagità, ma quante persone a volte piccole e umili che ci hanno insegnato a sorridere, a sopportare, a riflettere, ci sono state esempio di perdono, di preghiera, di sofferenza vissuta con amore! Quante persone invece di giudicarci ci hanno incoraggiato, quanti con il loro amorevole silenzio ci hanno aiutato a comprendere la nostra vanità e la nostra vuotezza. Grazie, Signore, per quanti mi hanno dato; in questo momento, sia qui sulla terra che nel Paradiso, ringraziali tu per me; e perdonami, Signore, se i miei occhi troppe volte sono stati foderati; perdonami per quando ho saputo vedere solo il male e non ho voluto rallegrarmi del bene che tu hai seminato in mille persone passate al mio fianco. Perdonami soprattutto per quando non ho saputo comprendere la tua presenza amorevole in loro.

 

 

SABATO 17 DICEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

CHI CI SEPARERA’ DAL TUO AMORE, O GESU’?

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: BEGGA DI ANDENNE, Santa

Era figlia di Pipino il Vecchio, sorella di Santa Geltrude di Nivelle. Fu sposa di Ansegiso, figlio di Sant’Arnolfo. Rimasta vedova nel 685 fondò il monastero di Andenne sulla Mosa. Morì nel 694. E’ invocata contro l’ernia e le malattie dei bambini.

Parola di Dio: Gn. 49,2.8-10; Sal. 71; Mt. 1,1-17

 

Vangelo Mt 1, 1-17

Dal vangelo secondo Matteo.

Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo. Abramo generò Isacco, Isacco generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuda e i suoi fratelli, Giuda generò Fares e Zara da Tamar, Fares generò Esròm, Esròm generò Aram, Aram generò Aminadàb, Aminadàb generò Naassòn, Naassòn generò Salmòn, Salmòn generò Booz da Racab, Booz generò Obed da Rut, Obed generò Iesse, Iesse generò il re Davide. Davide generò Salomone da quella che era stata la moglie di Urìa, Salomone generò Roboamo, Roboamo generò Abìa, Abìa generò Asàf, Asàf generò Giòsafat, Giòsafat generò Ioram, Ioram generò Ozia, Ozia generò Ioatam, Ioatam generò Acaz, Acaz generò Ezechia, Ezechia generò Manasse, Manasse generò Amos, Amos generò Giosia, Giosia generò Ieconia e i suoi fratelli, al tempo della deportazione in Babilonia. Dopo la deportazione in Babilonia, Ieconia generò Salatiel, Salatiel generò Zorobabèle, Zorobabèle generò Abiùd, Abiùd generò Elìacim, Elìacim generò Azor, Azor generò Sadoc, Sadoc generò Achim, Achim generò Eliùd, Eliùd generò Eleàzar, Eleàzar generò Mattan, Mattan generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù chiamato Cristo. La somma di tutte le generazioni, da Abramo a Davide, è così di quattordici; da Davide fino alla deportazione in Babilonia è ancora di quattordici; dalla deportazione in Babilonia a Cristo è, infine, di quattordici. Parola del Signore

 

 

“GENEALOGIA DI GESU’ CRISTO, FIGLIO DI DAVIDE”. (Mt.1,1)

L'evangelista Matteo inizia il suo racconto con una lunga e, apparentemente, monotona genealogia; un elenco di nomi, di cui solo di alcuni ne conosciamo la storia e, tra l'altro, non sempre edificante. Per l'ebreo la storia si esprime in termini di generazione. Nella Bibbia c'è una sola storia, quella di una promessa fatta da Dio ad Abramo, padre dei credenti, manifestatasi nel re Davide  e adempiuta in Gesù. Sta a dire che Colui che è venuto e che noi ci prepariamo a celebrare in questo Natale e che verrà alla fine dei tempi per giudicare il mondo, è proprio “uno dei nostri”, vero uomo, centro della storia, compimento pieno dell’amore concreto di Dio per il suo popolo, redenzione di tutta l’umanità, fondamento del nuovo Regno a cui ogni uomo è chiamato.

E allora anche una pagina di Vangelo così astrusa a prima vista mi interpella: Gesù, per me, è davvero la concretezza dell’amore di Dio? E’ il centro della mia storia personale?

Spesso noi, che ci diciamo padroni della nostra vita, ci lasciamo vivere da essa e sono gli avvenimenti belli o brutti che ci dominano. Ma se Cristo è lo scopo del mio vivere non dovrò essere io a dare in Lui un senso a tutto? Mi è capitato in questi giorni di rileggere questa frase dalla lettera ai Romani (8,35.37): “Chi ci separerà dall’amore di Cristo? Forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? Ma in tutte queste cose siamo più che vincitori in virtù di Colui che ci ha amati”. Cioè, è nell’amore concreto di Cristo che cerco di leggere gli avvenimenti della mia vita, allora anche le prove, anziché allontanarmi da Lui, proprio in Lui e per Lui trovano un senso.

 

 

DOMENICA 18 DICEMBRE: 4^ DOMENICA DI AVVENTO

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, DI TE MI FIDO; IN TE MI ABBANDONO

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: AUSSENZIO DI MOPSUESTIA, Santo, Vescovo

Anche sulle figure dei santi ci sono controversie, ad esempio il martirologio romano lo festeggia mentre altri credono sia stato un Vescovo ariano morto verso il 360.

Parola di Dio: 2Sam. 7,1-5.8b-12.14a.16; Sal. 88; Rm 16,25-27; Lc. 1,26-38

 

Vangelo  Lc 1, 26-38

Dal Vangelo secondo Luca

Nel sesto mese, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazareth, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: “Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te”. A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto. L'angelo le disse: “Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine”. Allora Maria disse all'angelo: “Come è possibile? Non conosco uomo”. Le rispose l'angelo: “Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio. Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: nulla è impossibile a Dio”. Allora Maria disse: “Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto”. E l'angelo partì da lei. Parola del Signore

 

“ECCOMI SONO LA SERVA DEL SIGNORE, AVVENGA DI ME QUELLO CHE HAI DETTO”. (Lc. 1,38)

Maria ci educa a vivere il Natale “da cristiani”, cioè ad ospitare in noi e tra di noi Gesù. Anche lei era una giovane, una donna del suo tempo: condivideva le attese del suo popolo, aveva i suoi progetti legittimi, sentiva la sua piccolezza. Ma si apre alla grazia dinamica e innovatrice di Dio, che cambia tutto in Lei e per Lei.

Eva accolse la parola del serpente, il principio separativo,Maria, accogliendo con tutto il suo essere la Parola eterna, divina, abolisce la separazione tra cielo e terra, tra uomo e Dio, tra materia e spirito, e apre i tempi della pienezza della vita. Nel suo grembo, il creato e il creatore ritrovano il loro antico e perduto amore. La capacità di offerta, di totale abbandono all’immensa vita che compenetra ogni cosa, espressa nelle parole umane di Maria: ”Sia fatto di me secondo la tua parola”; queste rendono feconda la Vergine e ne rivelano il mistero. Ella è l’abisso sul quale alita lo Spirito divino; nel suo grembo la Parola divina diventa carne. La Vergine Madre è il “Nulla” che, offrendosi senza opposizione alla potenza germinale divina, rende possibile l’apparizione delle cose dalla più infima alla più eccelsa: Gesù Figlio di Dio e dell’Uomo.

La libertà impazzita genera disastri nella vita personale, familiare e sociale; la libertà che si affida a Dio genera l’inedito, perché fecondata dallo Spirito di Dio. Seguire la strada di Maria, cioè ascoltare davvero il Signore e dargli la propria adesione è il modo per realizzare se stessi e per assicurare agli altri un contributo originale e unico. Ancora una volta in Maria, Dio suggerisce un metodo da seguire per dare sapore  al proprio vivere ed agire. Maria è l’immagine della Chiesa, che gioisce davanti alle grandi opere di Dio. Poter dire anche noi, per questo Natale, “Eccomi, Signore, sono tuo servo, avvenga di me quanto hai detto” sarebbe il risultato migliore.

 

 

LUNEDI’ 19 DICEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

TU SEI IL DIO AMANTE DELLA VITA, O SIGNORE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ARES, PROMO ed ELIA, martiri ad Ascalona in Palestina.

Facevano parte di un gruppo di cristiani egiziani che si erano mossi per portare un po' di sollievo ai correligionari deportati dall'imperatore Massimino Daia in Cilicia. Il 14 dicembre del 308 o 309  furono sorpresi alle porte di Ascalona, mutilati e condannati a lavorare nelle miniere. Ares e altri due del gruppo, Promo ed Elia, furono invece messi a morte: il primo bruciato vivo e gli altri due decapitati.

Parola di Dio: Gdc. 13,2-7.24-25; Sal. 70; Lc. 1,5-25

 

Vangelo Lc 1, 5-25

Dal vangelo secondo Luca.

Al tempo di Erode, re della Giudea, c'era un sacerdote chiamato Zaccaria, della classe di Abìa, e aveva in moglie una discendente di Aronne chiamata Elisabetta. Erano giusti davanti a Dio, osservavano irreprensibili tutte le leggi e le prescrizioni del Signore. Ma non avevano figli, perché Elisabetta era sterile e tutti e due erano avanti negli anni. Mentre Zaccaria officiava davanti al Signore nel turno della sua classe, secondo l'usanza del servizio sacerdotale, gli toccò in sorte di entrare nel tempio per fare l'offerta dell'incenso. Tutta l'assemblea del popolo pregava fuori nell'ora dell'incenso. Allora gli apparve un angelo del Signore, ritto alla destra dell'altare dell'incenso. Quando lo vide, Zaccaria si turbò e fu preso da timore. Ma l'angelo gli disse: «Non temere, Zaccaria, la tua preghiera è stata esaudita e tua moglie Elisabetta ti darà un figlio, che chiamerai Giovanni. Avrai gioia ed esultanza e molti si rallegreranno della sua nascita, poiché egli sarà grande davanti al Signore; non berrà vino né bevande inebrianti, sarà pieno di Spirito Santo fin dal seno di sua madre e ricondurrà molti figli d'Israele al Signore loro Dio. Gli camminerà innanzi con lo spirito e la forza di Elia, per ricondurre i cuori dei padri verso i figli e i ribelli alla saggezza dei giusti e preparare al Signore un popolo ben disposto». Zaccaria disse all'angelo: «Come posso conoscere questo? Io sono vecchio e mia moglie è avanzata negli anni». L'angelo gli rispose: «Io sono Gabriele che sto al cospetto di Dio e sono stato mandato a portarti questo lieto annunzio. Ed ecco, sarai muto e non potrai parlare fino al giorno in cui queste cose avverranno, perché non hai creduto alle mie parole, le quali si adempiranno a loro tempo». Intanto il popolo stava in attesa di Zaccaria, e si meravigliava per il suo indugiare nel tempio. Quando poi uscì e non poteva parlare loro, capirono che nel tempio aveva avuto una visione. Faceva loro dei cenni e restava muto. Compiuti i giorni del suo servizio, tornò a casa. Dopo quei giorni Elisabetta, sua moglie, concepì e si tenne nascosta per cinque mesi e diceva: «Ecco che cosa ha fatto per me il Signore, nei giorni in cui si è degnato di togliere la mia vergogna tra gli uomini». Parola del Signore

 

ZACCARIA ED ELISABETTA ERANO GIUSTI DAVANTI A DIO. ( Lc. 1,6 )

S. Luca inizia il suo Vangelo, la buona notizia di Dio agli uomini, raccontandoci la storia di una sterilità che genera la vita. Gli uomini, dopo il peccato, sono diventati incapaci di generare amore vero; l’umanità è invecchiata nel suo peccato, è sterile nel suo egoismo. Ma Dio, amante della vita fa nascere da questo vecchio tronco sterile un pollone nuovo, in questo caso Giovanni Battista, colui che annuncerà l’uomo nuovo, Gesù.

La chiamata e la vocazione di colui che preparerà la strada al Salvatore viene preparata dal Signore nel cuore di due persone che 'vivevano davanti a Lui'.

Questo può suggerirci la grande responsabilità dei genitori anche prima della nascita del proprio figlio. Un figlio non lo si accoglie solo quando, risolti tutti i problemi economici e affettivi e di lavoro, si decide che: "Adesso un figlio può anche starci bene nella nostra famiglia".

Un figlio è prima di tutto un figlio di Dio. Dio chiede ai genitori di fare qui sulla terra le sue veci.

Una famiglia cristiana non genera solo un figlio, ma genera alla vita di Dio, si rende collaboratrice perché l'amore di Dio che ha pensato dall'eternità a ciascuno possa riversarsi su quel bambino.

Quel bambino non ha soltanto diritto alla vita (e sarebbe già molto per il nostro mondo), ma ha diretto a vedere il valore della vita dei figli di Dio già vissuto dai suoi genitori.

 

 

MARTEDI’ 20 DICEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

CHI SI ABBANDONA A TE, SIGNORE, TROVA LA VITA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: BERARDO DI TERAMO, Santo, Vescovo

Berardo nacque verso la metà del secolo XI nel castello di Pagliara, presso Castelli,  Entrò tra i benedettini di Montecassino poi si ritirò nel celebre monastero di S. Giovanni in Venere, in Abruzzo, Alla fine del 1115, morto Uberto, vescovo di Teramo, Berardo fu eletto a succedergli e si rivelò padre, pastore, riformatore zelante, oltre che principe feudale giusto e prudente. Berardo morì l'anno 1123, settimo del suo episcopato.

Parola di Dio: Is. 7,10-14; Sal. 23; Lc. 1,26-38

 

Vangelo Lc 1, 26-38

Dal vangelo secondo Luca.

Nel sesto mese, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazareth, a una vergine, sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te». A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto. L'angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». Allora Maria disse all'angelo: «Come è possibile? Non conosco uomo». Le rispose l'angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio. Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: nulla è impossibile a Dio». Allora Maria disse: «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto». E l'angelo partì da lei. Parola del Signore

 

“ECCOMI, SONO LA SERVA DEL SIGNORE, AVVENGA DI ME QUELLO CHE HAI DETTO”. (Lc. 1,38).

Queste parole segnano l’inizio della divina avventura di Maria. L’Angelo le ha appena svelato il progetto di Dio su di lei: essere la madre del Messia. Prima di dare il suo assenso Ella ha voluto sincerarsi che quella fosse veramente la volontà di Dio ed una volta compreso che questo era quanto Lui voleva non ha esitato un momento ad aderirvi pienamente. Da allora Maria ha continuato ad abbandonarsi completamente al volere di Dio, anche nei momenti più dolorosi e tragici. Perché ha compiuto non la sua ma la volontà di Dio, perché si è fidata pienamente di quanto Dio le chiedeva Ella si è realizzata pienamente fino a diventare la Donna per eccellenza.

È proprio questo, infatti, il frutto del compiere la volontà di Dio: realizzare la nostra personalità, acquistare la nostra piena libertà, raggiungere il nostro vero essere. Dio, infatti, ci ha pensati da sempre, ci ha amati da tutta l’eternità; da sempre abbiamo un posto nel suo cuore. Anche a noi, come a Maria, Dio vuole svelare quanto ha pensato su ciascuno di noi, vuol farci conoscere la nostra vera identità. "Vuoi che io faccia di te e della tua vita un capolavoro? - sembra dirci - Segui la strada che ti indico e diverrai chi da sempre sei nel mio cuore. Io, infatti, da tutta l’eternità ti ho pensato ed amato, ho pronunciato il tuo nome. Dicendoti la mia volontà rivelo il tuo vero io".

Ecco allora che la sua volontà non è un’imposizione che ci obbliga, ma lo svelamento del suo amore per noi, del suo progetto su di noi; ed è sublime come Dio stesso, affascinante ed estasiante come il suo volto, è Lui stesso che si dona. La volontà di Dio è un filo d’oro, una divina trama che tesse tutta la nostra vita terrena e oltre; va dall’eternità all’eternità: nella mente di Dio dapprima, su questa terra dopo, ed infine in Paradiso.

 

 

MERCOLEDI’ 21 DICEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

MIO DIO, MI ABBANDONO A TE SICURO DEL TUO AMORE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ABADIO, Santo, Vescovo, Martire       

Di lui sappiamo che era Vescovo di Antinoe in Egitto e fu martirizzato per la fede durante la persecuzione di Diocleziano.

Parola di Dio: Ct. 2,8-14 opp. Sof. 3,14-18a; Sal. 32; Lc. 1,39-45

 

Vangelo Lc 1, 39-45

Dal vangelo secondo Luca.

In quei giorni Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo. Elisabetta fu piena di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che debbo che la madre del mio Signore venga a me? Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell'adempimento delle parole del Signore». Parola del Signore

 

“BEATA COLEI CHE HA CREDUTO NELL’ADEMPIMENTO DELLE PAROLE DEL SIGNORE”. (Lc. 1,45)

Maria ha saputo dall'angelo dell'inattesa gravidanza di sua cugina Elisabetta ed invece di rinchiudersi in se stessa e meditare, eccola in viaggio verso il Nord per andarla a trovare, un viaggio faticoso che compie "in fretta"; là dove c'è un bisogno c'è la madre, come vedremo al matrimonio di Cana. Quali pensieri animano il cuore di quest'adolescente? Quante paure e dubbi affollano i suoi pensieri? "Avrò sognato? Cosa è davvero successo?". Finalmente l'incontro tra le due donne, una giovanissima, l'altra attempata, prima di potersi parlare i due bambini già si riconoscono, il Battista scalcia, come se già volesse indicare, mostrare, adempiere alla sua vocazione, lo Spirito Santo ora le avvolge e la gioia esplode: si fanno i complimenti, poi cantano, poi danzano... allora è tutto vero, allora davvero il Dio dei padri non si è dimenticato di noi! Davvero le profezie mille volte ascoltate nella sinagoga, il giorno di sabato, non erano vecchie illusioni, vane speranze, davvero il Dio dei padri è colui che vede la sofferenza ed interviene! E la vecchia cugina meravigliata della limpidezza di fede della ragazza formula il più bel saluto, il complimento più autentico che mai si potrà fare alla madre del Signore: "beata te che ha creduto!"; sì, Maria, beata te che hai creduto, che ti sei fidata, che ti sei lasciata fare, beata la tua incoscienza che crede nel Dio dell'impossibile, beata la tua disponibilità a lasciarti sconvolgere la vita, a metterti in secondo piano, beata la tua generosità che accetta di pensare al popolo prima che a sé. Maria, aiutaci ad avere anche noi una fede semplice, non fondata su troppi astrusi ragionamenti, una fede che lascia alla grandezza e alla misericordia di Dio di operare in noi.

 

 

GIOVEDI’ 22 DICEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

GRANDI COSE HAI FATTO, SIGNORE, PER NOI

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ANISIO, Santo, Vescovo 

Di lui sappiamo soltanto che fu vescovo di Tessalonica tra il 383 e il 404. Ce ne parlano due lettere: una di sant’Ambrogio e una di Innocenzo I

Parola di Dio: 1Sam. 1,24-28; Cantico da 1Sam. 2,1.4-8; Lc. 1,46-55

 

Vangelo Lc 1, 46-55

Dal vangelo secondo Luca.

In quel tempo, Maria disse: "L'anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l'umiltà della sua serva. D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente e Santo è il suo nome: di generazione in generazione la sua misericordia si stende su quelli che lo temono. Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato a mani vuote i ricchi. Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva promesso ai nostri padri, ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre". Parola del Signore

 

“L’ANIMA MIA MAGNIFICA IL SIGNORE…” (Lc. 1,46ss)

La poesia, quella vera, sgorga dalla capacità di sentire interiormente e profondamente l'essenza stessa dei messaggi più belli, traducendoli poi in parole, senza sminuirne l'intensità. È quanto riesce mirabilmente a Maria, proclamata pubblicamente da Elisabetta, Madre del Signore.

Lei si rivolge a Colui che l'ha amata esaltandola nella verginità e rendendola madre del Cristo. Lei vuole esaltare e magnificare l'opera divina che in lei s'adempie, ma che è per l'umanità intera. Esulta nel Signore che riconosce come suo salvatore, perché Egli l'ha vista povera ed umile e l'ha esaltata operando in lei “cose grandi”. Sente che il suo ruolo è ormai aperto a Dio e al mondo. Sente, con viva intensità, che alla compiacenza divina farà riscontro nei secoli la perenne beatitudine che verrà proclamata per lei dagli uomini di tutti i tempi.

Maria  così incoraggia tutti noi, ci invita a testardamente credere al Dio della promessa che mai si stanca, che sempre interviene che non abbandona il suo popolo. Maria gioisce, non per sé; anzi, da un certo punto di vista Maria si è infilata in un bel mare di guai: c'è da affrontare Giuseppe e i suoi dubbi, c'è da accudire a questo bambino che non sarà mai veramente suo. Maria canta e danza per le grandi opere che Dio ha operato nella storia, allarga il suo sguardo alla volontà ostinatamente salvifica di Dio...

Signore, concedi anche a me gli occhi luminosi di Maria per scoprire la storia di bellezze che hai seminato sul mio cammino, fino a vantarmi della tua predilezione!

Grazie, o Padre, per le scelte che hai fatto lungo tutta la storia della salvezza, mettendoti dalla parte degli Ultimi, e dalla parte dei Primi che stavano con gli Ultimi.

Grazie, o Padre, perché tu non sei “dalla parte” dei Giusti, ma “dalla parte” dei peccatori che sentono in cuore la fame di armonia più che nel corpo la fame del cibo!

Incantami di quelle persone così umili che sanno, come Maria, vantarsi dei tuoi doni con tanto distacco da non suscitare giudizio verso di loro, ma soltanto lode verso di Te...

 

 

VENERDI’ 23 DICEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

A TUA IMMAGINE, SIGNORE, TU CI HAI FATTI, DI GLORIA E DI ONORE TU CI HAI CORONATI

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ANTONIO DE SANT'ANNA GALVAO, Beato, Francescano

Fra Antonio nacque nel 1739 a Guaratinguetà nell’interno dello Stato di Sao Paulo, Brasile. Entrò tra frati Minori Scalzi della Riforma di S. Pietro d’Alcantara. Il 16 aprile 1761 emise la professione solenne. Percorse in pochi anni tutte le tappe da semplice chierico a confessore stimato e predicatore.  Con suor Helena Maria do Espirito Santo, fondò il 2 febbraio 1774 un  ‘Recolhimento’ non era una Casa Religiosa, ma bensì una  Casa di ritiro dove si riunivano ragazze pie per vivere come religiose ma senza emettere i voti. Il resto della sua vita è travagliato da numerosi tentativi non riusciti di trasferirlo lontano dalla sua opera. Morì il 23 dicembre del 1822.

Parola di Dio: Ml. 3,1-4.23-24; Sal. 24; Lc. 1,57-66

 

Vangelo Lc 1, 57-66

Dal vangelo secondo Luca.

In quei giorni, per Elisabetta intanto si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva esaltato in lei la sua misericordia, e si rallegravano con lei. All'ottavo giorno vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo col nome di suo padre, Zaccaria. Ma sua madre intervenne: «No, si chiamerà Giovanni». Le dissero: «Non c'è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome». Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. Egli chiese una tavoletta, e scrisse: «Giovanni è il suo nome». Tutti furono meravigliati. In quel medesimo istante gli si aprì la bocca e gli si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio. Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. Coloro che le udivano, le serbavano in cuor loro: «Che sarà mai questo bambino?» si dicevano. Davvero la mano del Signore stava con lui. Parola del Signore

 

“CHE SARA’ MAI QUESTO BAMBINO?”. (Lc. 1,66)

"Che sarà mai questo bambino?" si interroga la gente, cogliendo i molti particolari prodigiosi che ne accompagnano l'ingresso nel mondo fin dal suo concepimento. Un giorno Giovanni risponderà egli stesso a questa domanda, definendo se stesso "voce". Ora la voce non è che suono se non viene riempito dal senso della parola. E la "Parola" è Cristo. Il rapporto che lega il precursore a Gesù è quindi tutt'altro che esteriore e marginale. Il Battista trova il suo senso, la sua consistenza solo in relazione a Cristo, vero protagonista e senso ultimo di questa nascita e di tutta la storia.

È allora legittimo porre la stessa domanda: "che sarà questo bambino?", per ogni vita che si schiude. Nessuno di noi si affaccia all'orizzonte della storia casualmente. E di nessuno, neppure del feto abortito, si può dire che sia passato senza lasciar traccia, inutilmente. Ogni uomo si inserisce nel progetto d'amore di Dio, che in Cristo trova la piena realizzazione. Ogni nascita è una dilatazione dell’amore e della misericordia del Signore, la cui tenerezza si espande su tutte le creature (Sal. 145,9). Solo se si capisce così una nascita, si può comprendere il vero valore e il vero spessore di una vita.

I vicini e i parenti si rallegrano con Elisabetta perché il Signore ha manifestato in lei la sua grande misericordia. Il credente è colui che vede l’azione di Dio dove il non credente vede solo l’azione dell’uomo. Il nome di Giovanni viene da Dio (Lc. 1,13). Il nome di ogni figlio, il suo essere, la sua vocazione, il suo destino vengono da Dio. La meraviglia di tutti (v. 63) sta nella scoperta che Dio è grazia, misericordia e tenerezza. Il versetto 66 ci presenta un tema caro a Luca: l’ascolto della parola di Dio deve mettere radice nel cuore, crescere e fruttificare (Lc. 8,12 ss). E ogni uomo trova senso solo in un rapporto vitale con Gesù. Sì, ogni uomo è una "voce" che ha bisogno di manifestarsi nella "Parola". E questa, a sua volta, vuole incarnarsi nella voce per donarsi in modo comprensibile a ogni cuore. Dio vuole aver bisogno di te, di me, di noi... E qui è tutta la nostra grandezza!

 

 

SABATO 24 DICEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, TUTTO HAI FATTO CON SAGGEZZA E AMORE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: EUGENIO DI MILANO, Santo, Vescovo

Visse tra l’ottavo e il nono secolo. Sembra fosse di origine straniera. Si oppose al tentativo di Carlo Magno di sopprimere il rito ambrosiano. Si festeggia nella chiesa di Sant'Eustorgio a Milano.

Parola di Dio: 2Sam. 7,1-5.8-12.14a.16; Sal. 88; Lc. 1,67-79

 

Vangelo Lc 1, 67-79

Dal vangelo secondo Luca.

In quel tempo, Zaccaria, padre di Giovanni, fu pieno di Spirito Santo, e profetò dicendo: "Benedetto il Signore Dio d'Israele, perché ha visitato e redento il suo popolo, e ha suscitato per noi una salvezza potente nella casa di Davide, suo servo, come aveva promesso per bocca dei suoi santi profeti d'un tempo: salvezza dai nostri nemici, e dalle mani di quanti ci odiano. Così egli ha concesso misericordia ai nostri padri e si è ricordato della sua santa alleanza, del giuramento fatto ad Abramo, nostro padre, di concederci, liberati dalle mani dei nemici, di servirlo senza timore, in santità e giustizia al suo cospetto, per tutti i nostri giorni. E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell'Altissimo perché andrai innanzi al Signore a preparargli le strade, per dare al suo popolo la conoscenza della salvezza nella remissione dei suoi peccati, grazie alla bontà misericordiosa del nostro Dio, per cui verrà a visitarci dall'alto un sole che sorge per rischiarare quelli che stanno nelle tenebre e nell'ombra della morte e dirigere i nostri passi sulla via della pace". Parola del Signore

 

“BENEDETTO IL SIGNORE, DIO DI ISRAELE…” (Lc. 1,67 ss)

Quando ti trovi improvvisamente davanti ad un meraviglia della natura o a un dono inaspettato diventa spontaneo gioire e cantare. E’ quello che succede a Zaccaria. E’ rimasto muto per nove mesi, ha avuto tempo a riflettere, è guarito dal suo dubbio ed ora con in braccio il suo bambino può lasciare che la sua riconoscenza straripi nella lode. Ma anche Lui, come è successo a Maria nel suo dire grazie legge non solo l’evento che lo ha toccato personalmente ma tutta la storia della salvezza.

Questa sera arriviamo al Natale: Non so se siamo riusciti nel cammino dell’avvento a creare in noi quel silenzio che ci permette di riflettere su questo avvenimento, non so se le “corse” di questi giorni, lo strombazzamento della pubblicità, le tonnellate di miele che artificiosamente spesso inzuppano questa festa ci permetteranno di capirne a fondo il senso. Ma se questa notte e nella giornata di domani, magari proprio durante il dono dell’Eucaristia sapremo porre i nostri occhi su quel Bambino che ci è donato e in Lui sapremmo riconosce il Figlio di Dio fatto uomo che dà senso a tutto il nostro esistere di gioia e di prove, forse allora anche il nostro cuore potrà cantare come quello vecchio, ma ancora giovane di Zaccaria.

 

 

DOMENICA 25 DICEMBRE: NATALE DEL SIGNORE

Una scheggia di preghiera:

 

GLORIA A DIO NELL’ALTO DEI CIELI E PACE IN TERRA AGLI UOMINI CHE EGLI AMA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: EUGENIA, Santa, Martire

Secondo un racconto favoloso avrebbe fondato un monastero in Egitto e uno a Roma. Il suo culto, molto antico, deve la sua popolarità a racconti favolosi di miracoli. Fu martirizzata a Roma nel III secolo, sotto l'imperatore Gallieno.

Parola di Dio: Is. 9,1-3.5-6; Sal. 95; Tt. 2,11-14; Lc. 2,1-14   

                  Is. 62,11-12; Sal. 96; Tt. 3,4-7; Lc. 2,15-20

                  Is. 52,7-10; Sal. 97; Eb. 1,1-6; Gv. 1,1-18

 

Vangelo Gv 1, 1-18

Dal Vangelo secondo Giovanni

In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l'hanno accolta. Venne un uomo mandato da Dio e il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per rendere testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Egli non era la luce, ma doveva render testimonianza alla luce. Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Egli era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di lui, eppure il mondo non lo riconobbe. Venne fra la sua gente, ma i suoi non l'hanno accolto. A quanti però l'hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali non da sangue, né da volere di carne, né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati. E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità. Giovanni gli rende testimonianza e grida: “Ecco l'uomo di cui io dissi: Colui che viene dopo di me mi è passato avanti, perché era prima di me”. Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto e grazia su grazia. Perché la legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo. Dio nessuno l'ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato. Parola del Signore

 

“E IL VERBO SI FECE CARNE E VENNE AD ABITARE IN MEZZO A NOI”. (Gv. 1,14)

 

Viene il Signore

( Paola Bignardi )
 

Il Signore viene!
E com'è possibile? Com'è possibile che Dio venga in questo mondo lacerato e diviso; pieno di dolore e di sofferenza;

di ingiustizie e odio; di disordine e di distrazione...
 

Eppure il Signore viene.
Non ha bisogno di trovare il mondo in ordine. Mantiene la sua promessa senza mettere condizioni e senza chiedere nulla.
Viene disposto ancora a lasciarsi cacciare; a lasciarsi rifiutare; a lasciarsi perseguitare; a lasciarsi uccidere...
 

Il Signore è già  venuto.
Nei bambini che ogni giorno soccombono alla fame per l'ingordigia dei potenti;

nelle madri disperate per i figli che muoiono di guerra, di droga, di noia...

nei malati che lottano per la vita, nei corpi sfigurati dalla violenza
nei villaggi martoriati dalle bombe, nelle vittime della guerra e del terrorismo.
 

Il Signore viene!
Verso di lui si mettono in cammino i semplici, i poveri, gli esclusi, gli ultimi:

solo loro hanno occhi capaci di riconoscere la Speranza.
A lui vanno quanti hanno una ricerca aperta nel loro cuore:

solo chi desidera la Luce può vederne i bagliori negli occhi del bimbo di Betlemme.
Su di lui si china sua Madre, in silenzio: l'Amore non ha bisogno di parole per capire.
E lui viene anche per Erode; viene anche per tutti quelli che lo cercano per metterlo a morte;

viene anche per chi ha cacciato Maria e Giuseppe la notte della sua nascita...
L'amore non aspetta il contraccambio, per amare. Ama e basta!

Forse qualcuno sul patibolo, all'ultimo istante della vita, potrà dire:

"Tu sei veramente il Figlio di Dio", ma lui è venuto anche per quelli che lo continueranno a maledire;

 e per tutti quelli che continueranno a vivere come se non fosse venuto...
Allora viene anche per noi: così distratti, dietro pensieri spesso futili;

 per noi, nonostante il nostro cuore duro; per noi e per le nostre vite affaticate;

per noi, per tener acceso il desiderio di vita e di speranza.
 

Vieni Signore Gesù.
Vieni, e fa' che ti riconosciamo. Vieni, e rendici capaci di vedere l'invisibile.
Vieni e aiutaci a credere alla pace che tu ci hai promesso.
Vieni e aiutaci a intravedere i percorsi della pace che tu sei venuto a portare.
Vieni, e non stancarti di noi. Marana tha, vieni Signore Gesù!

 

 

LUNEDI’ 26 DICEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE GESU’, ACCOGLI IL MIO SPIRITO

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: BENTIVOGLIO DE BONIS, Beato,

Bentivoglio de Bonis nacque nel 1188 a San Severino Marche (MC). Dopo aver ascoltato predicare il fervoroso francescano Paolo da Spoleto, decise di dedicare la sua vita agli ideali evangelici e si recò ad Assisi dove fu ammesso nell'Ordine dei Frati Minori dallo stesso San Francesco.  Ordinato sacerdote giunse ad essere un modello di perfezione cristiana ed ebbe il dono da Dio di far miracoli. Animato da grande zelo per la salvezza delle anime dedicò tutta la sua vita al ministero apostolico sia dal pulpito che dal confessionale. Morì nel convento di San Severino Marche, il 25 dicembre 1232.

Parola di Dio: At. 6,8-10;7,54-60; Sal. 30; Mt. 10,17-22

 

1^ Lettura At 6,8-10; 7,54-60

Dagli atti degli Apostoli

In quei giorni, Stefano, pieno di grazia e di fortezza, faceva grandi prodigi e miracoli tra il popolo. Sorsero allora alcuni della sinagoga detta dei "liberti" comprendente anche i Cirenei, gli Alessandrini e altri della Cilicia e dell'Asia, a disputare con Stefano, ma non riuscivano a resistere alla sapienza ispirata con cui egli parlava. All'udirlo, fremevano in cuor loro e digrignavano i denti contro di lui. Ma Stefano, pieno di Spirito Santo, fissando gli occhi al cielo, vide la gloria di Dio e Gesù che stava alla sua destra e disse: "Ecco, io contemplo i cieli aperti e il Figlio dell'uomo che sta alla destra di Dio". Proruppero allora in grida altissime turandosi gli orecchi; poi si scagliarono tutti insieme contro di lui, lo trascinarono fuori della città e si misero a lapidarlo. E i testimoni deposero il loro mantello ai piedi di un giovane, chiamato Saulo. E così lapidavano Stefano mentre pregava e diceva: "Signore Gesù, accogli il mio spirito". Poi piegò le ginocchia e gridò forte: "Signore, non imputar loro questo peccato". Detto questo, morì. Parola di Dio

      

“SIGNORE, NON IMPUTAR LORO QUESTO PECCATO” (At. 7,60)

Le feste che seguono immediatamente il Natale hanno un nesso evidente con la nascita del Cristo: oggi la lapidazione del Diacono Stefano, primo martire e dopodomani la strage dei Santi bambini Innocenti, ci parlano in modo evidente della sorte che toccherà al Figlio di Dio, nato bambino. Ci parlano del prezzo del nostro riscatto, ci parlano delle trame oscure che gli uomini vanno ordendo da sempre contro di lui. Ci descrivono in anticipo una storia assurda, che si snoda nei secoli. Ci parlano del peccato del mondo e della storia vera della chiesa di Cristo. Si snoda già da oggi quel mirabile ed incessante duello tra le forze del male che vorrebbero chiudere definitivamente in un sepolcro di morte prima il Cristo e poi i suoi seguaci. Tutti i persecutori della chiesa dovrebbero finalmente capire che il sangue dei martiri, da Santo Stefano fino a quello dei nostri giorni, è stato sempre il seme che l'ha fecondata di nuovi figli e l'ha resa sempre più sposa degna del martire divino. Il martirio del Santo di oggi ricalca fedelmente, nei suoi tratti essenziali, quello di Cristo. Ancora una volta viene condannato un innocente, che si “vendica” con il suo perdono. Così egli diventa il vero vincitore e i cieli si aprono su di lui.

 

 

MARTEDI’ 27 DICEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

DONACI, O PADRE, DI INCONTRARE TUO FIGLIO

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: BEHNAM e SARA, Santi martiri

Erano persiani del IV secolo, figli del re di Ator. Sara era lebbrosa e fu guarita per mezzo di un asceta Mar Mattai. Entrambi si fecero battezzare. Il padre pagano saputolo li fece martirizzare. Poi si convertì a sua volta e fece costruire il monastero di Beth Gubbah

Parola di Dio: 1Gv. 1,1-4; Sal. 96; Gv. 20,2-8

 

1^ Lettura 1Gv 1, 1-4

Dalla prima lettera di Giovanni

Carissimi, ciò che era fin da principio, ciò che noi abbiamo udito, ciò che noi abbiamo veduto con i nostri occhi, ciò che noi abbiamo contemplato e ciò che le nostre mani hanno toccato, ossia il Verbo della vita "poiché la vita si è fatta visibile, noi l'abbiamo veduta e di ciò rendiamo testimonianza e vi annunziamo la vita eterna, che era presso il Padre e si è resa visibile a noi", quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunziamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi. La nostra comunione è col Padre e col Figlio suo Gesù Cristo. Queste cose vi scriviamo, perché la nostra gioia sia perfetta. Parola di Dio

 

“CIÒ CHE ERA FIN DAL PRINCIPIO, QUELLO CHE ABBIAMO VEDUTO E UDITO, NOI LO ANNUNZIAMO ANCHE A VOI”. (1Gv. 1,1.3)

Celebriamo oggi la festa del discepolo prediletto del Signore, “il discepolo che Gesù amava”, colui che nell'ultima cena pose il suo capo sul petto del Signore percependone l'intensità dei palpiti, colui che ai piedi della croce si sentirà ripetere da Gesù morente: “Figlio, ecco tua Madre”. È insieme a S. Pietro uno dei primi testimoni oculari della risurrezione di Cristo. È lui l'autore del quarto Vangelo e di due splendide lettere che inneggiano alla carità e all'amore e del libro dell'Apocalisse. Possiamo definirlo il grande teologo che afferma in modo inequivocabile la divinità del Cristo. È anche l'apostolo che, pur non narrandoci l'ultima cena, meglio degli altri approfondisce il mistero eucaristico e la teologia del pane di vita. Coglie in profondità anche il significato recondito del disegno divino della incarnazione e redenzione del Verbo che si fa carne e viene ad abitare in mezzo a noi, perché noi diventassimo figli di Dio. È lui a riferirci del Cristo Luce del mondo, è ancora lui che parla di segni più che di miracoli per smuovere alla fede autentica i suoi lettori. Tutto questo Giovanni lo fa perché come ci ha detto nella sua lettera, per lui Gesù è qualcosa di molto concreto.

La nostra fede non è un’utopia, una filosofia di vita, è la concretezza dell’esperienza di Gesù Figlio di Dio incarnato, morto, risorto per noi.

Anche la nostra testimonianza deve essere così.

Noi abbiamo udito: la parola del Vangelo è una parola viva, non una storia lontana. Gesù parla a me, oggi.

Noi abbiamo toccato: l’esperienza del contatto con Gesù, con la sua misericordia, con i suoi doni, se vogliamo, possiamo farla ogni giorno.

Noi abbiamo contemplato la meraviglia di un Dio che ci ama fino a morire in croce per noi.

E allora, la nostra testimonianza non è frutto di fantasie religiose ma si fonda sull’incontro con Gesù. Certo è che se non l’hai incontrato come persona viva, chi testimonierai?

 

 

MERCOLEDI’ 28 DICEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

A TE GRIDA, SIGNORE, IL DOLORE INNOCENTE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: AUSSENZIO, Santo, Martire

Durante la persecuzione di Diocleziano, Aussenzio con altri quattro compagni diede testimonianza di fede con il martirio, in Armenia.

Parola di Dio: 1Gv. 1,5-2,2; Sal. 123; Mt. 2,13-18

 

Vangelo Mt 2, 13-18

Dal Vangelo secondo Matteo

I Magi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: "Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto, e resta là finché non ti avvertirò, perché Erode sta cercando il bambino per ucciderlo". Giuseppe, destatosi, prese con sé il bambino e sua madre nella notte e fuggì in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode, perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: Dall'Egitto ho chiamato il mio figlio. Erode, accortosi che i Magi si erano presi gioco di lui, s'infuriò e mandò ad uccidere tutti i bambini di Betlemme e del suo territorio dai due anni in giù, corrispondenti al tempo su cui era stato informato dai Magi. Allora si adempì quel che era stato detto per mezzo del profeta Geremia: Un grido è stato udito in Rama, un pianto e un lamento grande; Rachele piange i suoi figli e non vuole essere consolata, perché non sono più". Parola del Signore

 

“ERODE MANDO’ AD UCCIDERE TUTTI I BAMBINI DI BETLEMME”. (Mt. 2,16)

Signore Gesù, proprio non ci voleva, questa strage di bambini voluta da un re vigliacco a pauroso “rovina” tutta la poesia di Natale… Ma forse sbagliamo noi, il Natale è proprio questo: sei arrivato Tu che sei il bene e la salvezza e il male se la prende con gli innocenti nell’attesa di prendersela con l’ Innocente, ma come il sangue di questi piccoli non va perso, così il tuo sangue versato per amore sconfiggerà il male per sempre.

Penso che nella tua vita terrena mentre  accoglievi i bambini  e li accarezzavi, ti immaginavi i volti di quegli altri bambini che avevano salutato con il sangue il tuo arrivo, e allora il tuo sguardo si velava di una lacrima.

Concedi anche a noi, Signore, mentre carezziamo i nostri bambini, sani, paffuti e capricciosi di sentire ogni volta, in cuore l’urlo dei tanti bambini abbandonati per le strade, di là dei nostri doppi vetri di cristallo.

L’urlo dei bambini straziati dalla fame in questo mondo di cure dimagranti, l’urlo dei bambini violentati e commercializzati sessualmente in questo mondo dove l’uomo gareggia con l’istinto cieco della belva.

L’urlo silenzioso dei bambini che famiglie ricche di tutto fuori che d’amore hanno buttato nella spazzatura prima di vederli, scoperti come un’insidia al proprio benessere!

L’urlo mai gridato dei milioni di bambini che la TV ha convinto a lasciarsi mutilare di ogni fantasia, bambini dal cuore ridotto a recipienti vuoti, traboccanti merendine e giochi elettronici.

Insegnaci, Signore, ad insegnare con l’esempio ai nostri bambini lo sgomento di gettare nella spazzatura quello che tanti bambini vanno a raccogliere nella spazzatura!

Donaci Papà e Mamme che sognino i loro bambini capaci di parlare con l’Invisibile, appassionati di un mondo più bello per tutti, incantati della nonna anziana, indifferenti ai giochini elettronici ed innamorati del bambino con cui non parla nessuno.

Rimbocca, Signore, le nostre maniche e piega le nostre ginocchia, per impedire ai nostri bambini di diventare come noi adulti!

 

 

GIOVEDI’ 29 DICEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

TU SEI LA LUCE PER ILLUMINARE LE GENTI, TU SEI LA GLORIA DEL TUO POPOLO

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: BACCO O DAHHAT IL GIOVANE,

Bacco, il cui vero nome era Dahhat (l'allegro), era nato in una famiglia palestinese cristiana. I suoi familiari, però, apostatarono abbracciando l'Islam, mentre lui si ritirò nella laura di san Saba, presso Betlemme, prendendo il nome di Bacchus. Ritornato a Gerusalemme, riuscì a ricondurre i suoi fratelli alla fede cristiana, eccetto uno che denunciò Bacco alle autorità musulmane per il suo eccessivo zelo. Bacco fu quindi decapitato nel 786-787.

Parola di Dio: 1Gv. 2,3-11; Sal. 95; Lc. 2,22-85

 

1^ Lettura 1 Gv 2, 3-11

Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo.

Carissimi da questo sappiamo d'averlo conosciuto Gesù: se osserviamo i suoi comandamenti. Chi dice: “Lo conosco” e non osserva i suoi comandamenti, è bugiardo e la verità non è in lui; ma chi osserva la sua parola, in lui l'amore di Dio è veramente perfetto. Da questo conosciamo di essere in lui. Chi dice di dimorare in Cristo, deve comportarsi come lui si è comportato. Carissimi, non vi scrivo un nuovo comandamento, ma un comandamento antico, che avete ricevuto fin da principio. Il comandamento antico è la parola che avete udito. E tuttavia è un comandamento nuovo quello di cui vi scrivo, il che è vero in lui e in voi, perché le tenebre stanno diradandosi e la vera luce gia risplende. Chi dice di essere nella luce e odia suo fratello, è ancora nelle tenebre. Chi ama suo fratello, dimora nella luce e non v'è in lui occasione di inciampo. Ma chi odia suo fratello è nelle tenebre, cammina nelle tenebre e non sa dove va, perché le tenebre hanno accecato i suoi occhi. Parola di Dio

 

CHI DICE DI ESSERE NELLA LUCE ED ODIA SUO FRATELLO, È ANCORA NELLE TENEBRE. (1Gv. 2,9)

Forse è perché sono un insicuro, perché tanti interrogativi vengono a galla nella mia vita, forse perché mi rendo conto di avere tante difficoltà a vivere da cristiano, che quando trovo uno che mi dice: "Ho la fede", mi viene voglia di vedere in concreto come costui la vive.

Troppe volte abbiamo trovato i "sicuri della fede", sono le classiche persone che hanno una risposta a tutte le domande, che sanno risolvere i dubbi degli altri, che hanno le ricette per "la vera preghiera", che appartengono al gruppo migliore davanti al quale gli altri spariscono. Sono l'aristocrazia della fede perché "hanno studiato" (o a volte nascondono la propria ignoranza dietro qualche parolona). E allora, da cattivo come sono, mi viene voglia di chiedere a queste persone di prendere in mano la scopa per pulire una sala di riunione o di andare con continuità ogni giorno in casa  di quella vecchietta che vive con un cagnone che perde il pelo e fa i suoi bisogni dappertutto.

La fede è concreta ci dice San Giovanni e la figura del vecchio Simeone nel vangelo ce lo conferma. Egli aveva fede, ma ha aspettato tutta una vita prima di poter mettere i suoi occhi negli occhi di quel bambino che prende in braccio per offrirlo a Dio.

Anche a noi che abbiamo cercato di investire tutto sul vangelo, può accadere di avere l'impressione di esserci sbagliati, di avere sperato invano, di avere investito male le nostre speranze e i nostri sogni. Ma poi bastano cinque minuti per dare luce alla vita, cinque minuti per vedere e capire e gioire. Cinque microscopici minuti per saziare il cuore. Amici anziani, avete un patrono, Simeone, il santo dell'attesa; amici giovani, impariamo da Simeone a diventare uomini e donne che con umiltà sanno aspettare...

 

 

VENERDI’ 30 DICEMBRE: SANTA FAMIGLIA DI GESU’, MARIA E GIUSEPPE

Una scheggia di preghiera:

 

LA TUA PACE REGNI NELLE NOSTRE CASE, NELLA CHIESA, E NEL MONDO

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ANDREA BELTRAMI, Venerabile, Salesiano

Nato nel 1870 entrò nel collegio salesiano di Lanzo dove maturò la sua vocazione. Sotto la guida di don Bosco diventò salesiano. Si ammalò di tubercolosi  curando un amico ammalato di questo male. In mezzo a sofferenze offrì i suoi 4 anni di sacerdozio dedicandosi soprattutto allo scrivere vite di santi. Quando morì il 30 dicembre 1897 aveva 27 anni. La sua salma riposa nella Chiesa di Omegna, suo paese natale.

Parola di Dio: Gn. 15,1-6;21,1-3 opp. Eb. 11,8.11-12.17-19; Sal. 104; Lc. 2,22-40

 

Vangelo Lc 2, 22-40
Dal vangelo secondo Luca.
Quando venne il tempo della loro purificazione secondo la Legge di Mosè, Maria e Giuseppe portarono il bambino a Gerusalemme per offrirlo al Signore, come è scritto nella Legge del Signore: ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore; e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o di giovani colombi, come prescrive la Legge del Signore. Ora a Gerusalemme c'era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e timorato di Dio, che aspettava il conforto d'Israele; lo Spirito Santo che era sopra di lui, gli aveva preannunziato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Messia del Signore. Mosso dunque dallo Spirito, si recò al tempio; e mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per adempiere la Legge, lo prese tra le braccia e benedisse Dio:
"Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace secondo la tua parola; perché i miei occhi han visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli, luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele". Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e parlò a Maria, sua madre: "Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione perché siano svelati i pensieri di molti cuori. E anche a te una spada trafiggerà l'anima". C'era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto col marito sette anni dal tempo in cui era ragazza, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme. Quando ebbero tutto compiuto secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nazareth. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era sopra di lui. Parola del Signore

 

“E ANCHE A TE UNA SPADA TRAFIGGERA’ L’ANIMA”. (Lc. 2,35)

Oggi, festa della sacra famiglia vi propongo un raccontino che all’apparenza ha poco riferimento con le letture e con la festa. Io credo invece che sia legato con Maria che con il senso della festa di oggi: proviamo a pensarci insieme.

Un bimbo chiese alla sua mamma:

Mamma, perché stai piangendo?

- Lei gli rispose: Perché sono una donna...

- Ma... io non capisco. La mamma si chinò verso di lui e abbracciandolo gli disse: 

- Amore mio, tu non potrai capirlo mai!... Più tardi il bimbo chiese al padre: 

- Papà, perché a volte la mamma piange, senza motivo?  L’uomo rispose:

- Tutte le donne piangono sempre senza alcun motivo.... Era tutto quello che il padre sapeva rispondere...

Il bimbo cresciuto divenne un uomo… e quell’antica ma significativa domanda tornava ricorrente… : Perché le donne piangono sempre, senza averne alcun motivo?

Un giorno si inginocchiò e chiese a Dio: 

- Signore, illuminami. Perché le donne piangono con tanta facilità?

- Dio gli rispose:

- Quando creai la donna, volli fare qualcosa di molto speciale. Feci le sue spalle particolarmente forti, capaci di sopportare il peso del mondo intero... però specialmente delicate per confortarlo! A lei ho dato un’immensa forza interiore perché potesse sopportare i dolori della maternità ed anche quel disprezzo molte volte proveniente dalle proprie creature! Ho dato a lei la forza che le permette di continuare, sempre, nell’assistenza della sua famiglia, senza compiangersi, nonostante le infermità e la stanchezza e persino quando gli altri si arrendono! Le ho dato grande sensibilità per amare i suoi figli, in qualsiasi circostanza, anche quando essi la dovessero offendere profondamente... Questa sensibilità le permette di allontanare qualsiasi tristezza, pianto o sofferenza di fanciullo e condividere le ansietà, i dubbi e le paure particolari dell’adolescenza! Tuttavia, per sopportare tutto ciò, figlio mio... le ho dato le lacrime che sono particolarmente sue, per farne uso quando il suo desiderio le richiederà. Le lacrime la rendono più sensibile e ricca di buoni sentimenti! Nel versarle, la donna arricchisce ogni lacrima con un poco d’amore. Queste gocce evaporando nell’aria e salvano l’umanità! Quel bimbo fatto uomo rispose con un profondo sospiro... 

- Ora comprendo quell’immenso sentimento di mia madre, di mia sorella, di mia moglie e di ogni donna...

Grazie Signore, per aver creato questo essere meraviglioso, ogni volta unico e insostituibile:  LA DONNA!

 

 

SABATO 31 DICEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

GRAZIE, SIGNORE, PERCHE’ TUTTO E’ DONO TUO PER ME

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: BARBAZIANO, SANTO

Secondo notizie più leggendarie che storiche Barbaziano sarebbe stato un prete venuto a Roma da Antiochia nel secolo V. Anche per i segni prodigiosi che lo accompagnavano l’imperatrice Galla Placidia lo chiamò a Ravenna dove morì.

Parola di Dio: 1Gv. 2,18-21; Sal. 95; Gv. 1,1-18

 

1^ Lettura 1 Gv 2, 18-21

Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo

Figlioli, questa è l'ultima ora. Come avete udito che deve venire l'anticristo, di fatto ora molti anticristi sono apparsi. Da questo conosciamo che è l'ultima ora. Sono usciti di mezzo a noi, ma non erano dei nostri; se fossero stati dei nostri, sarebbero rimasti con noi; ma doveva rendersi manifesto che non tutti sono dei nostri. Ora voi avete l'unzione ricevuta dal Santo e tutti avete la scienza. Non vi ho scritto perché non conoscete la verità, ma perché la conoscete e perché nessuna menzogna viene dalla verità. Parola di Dio

 

“FIGLIOLI, QUESTA È L’ULTIMA ORA”. (1Gv. 2,18)

L’ultimo giorno dell’anno può darci molti spunti di riflessione: eccone uno. "Domani".

Ci penserò domani. Lo farò domani. E’ una frase che diciamo tutti. Domani faccio la telefonata... Domani visito il tale o la tale che è sola... Domani vado a pagare... Domani restituisco quel libro... Domani comincio a leggere la Bibbia...

E “domani” spesso viene.., domani!

 

Oppure

La Bibbia invece usa molto la parola “oggi”. “Eccolo oggi il giorno della salvezza” (2Cor. 6,2). “Oggi se udite la Sua voce non indurite il vostro cuore” (Sal. 95,8). “Scegliete oggi a chi volete servire” (Gs. 24,15). Oggi. Non domani.

     
     
 

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