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SCHEGGE E SCINTILLE

PENSIERI, SPUNTI, RIFLESSIONI
DALLA PAROLA DI DIO E DALLA VITA

http://spazioinwind.libero.it/schegge

a cura di: don_franco_locci@libero.it

 

 

NOVEMBRE 2005

 

 

MARTEDI’ 1 NOVEMBRE: TUTTI I SANTI

Una scheggia di preghiera:

 

CHIAMATI ALLA SANTITA’, CON TUTTI I FRATELLI SANTI, TI INVOCHIAMO: MANIFESTA IN NOI LA TUA GRANDEZZA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: GENESIO DI LIONE, Santo, Vescovo

In un primo tempo fu abate presso la corte di Clodoveo II, poi, nel 660 fu eletto vescovo di Lione. Intervenne a due concili, fu amato e difeso dal popolo. Morì nel 678.

Parola di Dio: Ap 7,2-4.9-14; Sal 23; 1 Gv 3,1-3; Mt 5,1-12a

 

“BEATI I POVERI IN SPIRITO… BEATI…” (Mt. 5,1-12)

“Non sono mica un santo io”, abbiamo sentito dire sovente o forse noi stessi lo abbiamo detto, quasi a giustificare il fatto della nostra incapacità a vivere in maniera piena e corretta la nostra adesione a Dio e alla morale. Comunque, anche se con bonomia accettiamo questo modo di dire, esso ci fa capire quanto siamo lontani dal concetto di santità così come lo intende la Scrittura. Il santo non è il perfetto sulla terra, colui che non  ha tendenze umane negative, colui che osserva alla virgola tutti i precetti, chi è dotato di doni particolari, chi fa i miracoli… santo è colui che, avendo intuito che solo Dio è santo, cerca di partecipare alla sua santità, o meglio lascia che la santità di Dio possa manifestarsi in Lui. Allora i santi non sono coloro che non hanno mai commesso dei peccati ma coloro che, se li hanno commessi, li hanno riconosciuti e hanno permesso alla misericordia di Dio di manifestarsi in loro; santi non sono quelli che avevano manifestazioni mistiche (anche una personalità turbata o un indemoniato può averne di simili), ma quelli che Dio lo incontrano davvero come un Tu nel cammino della propria vita; santi non sono solo i preti, i religiosi, i frati e le suore nei loro conventi o nei loro eremi (si può essere religiosi e atei contemporaneamente: guardate la storia), ma ogni uomo può lasciar splendere in sé i doni di Dio; santi non sono solo i missionari o coloro che hanno fatto scelte di grande valore umanitario a favore dei più poveri (pensate ai “Conquistadores” o a chi usa della povertà altrui o dei buoni sentimenti per farsi gli affari propri), ma ogni uomo che concretamente sceglie di considerare fratello ogni persona con cui vive.

Allora è vero che in me convive il bene e il male, è vero che sono tentato dalle cose e dalle persone, è vero che vivo in un mondo che sembra deridere la santità e i valori morali, è verissimo che sono un peccatore che sovente sbaglia, che promette e non riesce a mantenere, è vero che non raggiungerò mai qui in terra la perfezione, ma è altrettanto vero che posso, anzi, devo aspirare alla santità perché è l’unico modo in cui posso realizzare in pieno la mia umanità, perché il Dio incarnato mi permette di guardare a Lui e di sapere che anch’io sono figlio di Dio, perché è giusto che i migliori doni che Dio mi ha fatto si realizzino per il bene di tutti, perché è l’unico modo per essere davvero felici.

 

 

MERCOLEDI’ 2 NOVEMBRE: COMMEMORAZIONE DI TUTTI I FEDELI DEFUNTI

Una scheggia di preghiera:

 

L’ETERNA GIOIA DONO LORO O SIGNORE E SPLENDA AD ESSI LA TUA LUCE PERPETUA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: AMICO, Santo

Era nato nel territorio di Camerino verso il 930. Fu educato e avviato alla vita monastica, ma lasciò in un primo tempo il monastero e fu ordinato sacerdote. Rientrò poi in monastero ma questo non gli sembrò sufficientemente austero, si diede allora a vita eremitica. Arrivato sui novant’anni entrò nuovamente in monastero a San Pietro di Avellana e trascorse i suoi ultimi anni come recluso in una cella. Si dice che morì ultra centenario, qualcuno parla addirittura di 120 anni.

Parola di Dio: Gb 19,1.23-27a; Sal 26; Rm 5,5-11; Gv 6,37-40

                   Is 25,6a.7-9; Sal 24; Rm 8,14-28; Mt 25,31 –46

                   Sap 3,1-9; SaI 41; Ap 21,1-5a.6b-7; Mt 5,1-12a

 

“E QUESTA E’ LA VOLONTA’ DI COLUI CHE MI HA MANDATO, CHE IO NON PERDA NULLA DI QUANTO MI HA DATO, MA LO RISUSCITI NELL’ULTIMO GIORNO”. (Gv. 6,39)

E’ questa una giornata nella quale il ricordo dei nostri cari defunti e il senso di vuoto per la loro mancanza fisica,ci riempie di malinconia e spesso di vera tristezza. Senza nulla togliere a quello che è il dolore, il ricordo, le paure consce o inconsce che ci portiamo dentro, ricordiamoci che questa giornata tra cristiani è la giornata della speranza. Noi non celebriamo la notte di Halloway per esorcizzare la morte, noi non celebriamo riti pagani di fiori o di visite ai cimiteri solo per tenerci buoni i defunti o per sentirci “a posto” nei loro confronti. Noi celebriamo l’amore di Dio, che è il Dio della vita, e la risurrezione del Figlio di Dio, nostro fratello che ha vinto definitivamente la morte per se stesso e per noi.

La frase che meditiamo oggi ci apre uno squarcio luminoso su Dio. Dio non gode della morte del peccatore, ma vuole che si converta e viva. Dio non scarica fulmini su chi  ha peccato contro di lui, ma ha mandato suo Figlio, il buon Pastore, a cercarlo. Dio non è il Dio che gode delle sofferenze e delle stragi qui sulla terra per essere poi ancora un Dio che si diverte a vedere le sofferenze dei cattivi per l’eternità. Dio è amore, Dio cerca la sua creatura, ha fiducia in lei, desidera partecipargli se stesso, ci vuole felici e se anche la morte con tutto il suo apparato di sofferenze e brutture è una conseguenza del male, ecco che Dio, soprattutto in Gesù, ci dimostra che essa non è la parola fine ad un bravissimo periodo di vita, ma semplicemente il passaggio alla realizzazione della pienezza di vita.

“Dunque, miei cari morti, è vero che voi mi mancate. E’ vero che oggi ricordo soprattutto le cose belle che abbiamo vissuto insieme e sento la nostalgia della vostra presenza materiale, è vero che posso sentirmi disorientato davanti ad una tomba, pensando che lì sotto la vostra materialità sta trasformandosi in marcio e in polvere, è vero che anche il pensiero della mia morte, soprattutto per le sofferenze che implica, qualche volta mi fa temere, ma in mezzo a queste nuvole splende il sole: Dio mi ama e Dio vi ama; io sono nella vita e voi siete nella vita piena. Allora mentre vi ricordo e prego per voi, chiedo a voi che ormai non siete più afflitti dalla materialità e dall’ egoismo di aiutarmi a guardare sempre a quel Dio che permette che oggi io sia vivo e che desidera che io sia vivo per sempre con Lui e con voi.”

 

 

GIOVEDI’ 3 NOVEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

SEI IL BUON PASTORE, NULLA MI MANCHERA’

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: FLORO DI LODEVE, Santo Vescovo

E’ ritenuto il primo vescovo di Lodève (Montpellier), vissuto nel IV secolo. Una leggenda più tarda ne fa addirittura un discepolo di Gesù. Da lui prende nome la cattedrale di Lodève che viene chiamata Saint Flour .

Parola di Dio: Rm 14,7-13; Sal 26; Lc 15,1-10

 

“CHI DI VOI SE HA CENTO PECORE E NE PERDE UNA, NON LASCIA LE NOVANTANOVE NEL DESERTO E VA DIETRO A QUELLA PERDUTA, FINCHE’ NON LA RITROVA?”. (Lc. 15,4)

Vi offro oggi una serie di “schegge” su questa parabola che tutti diciamo di conoscere molto bene:

Nessuno deve ingannarsi: l’uomo di questa parabola è Dio stesso nella missione del Cristo. Gesù intende ragguagliarci sul conto di Dio e sul suo atteggiamento verso di noi. (A. Maillot)

Davanti agli errori dell’uomo la prima razione di Dio è la comprensione, il perdono, non l’ira. Egli non insegue l’uomo che fugge con l’arco spianato, ma con sollecitudine e accoramento nel tentativo di ricondurlo a sé. E quando ciò avviene la sua gioia supera quella che gli proviene dalla fedeltà dei buoni. (Ortensio da Spinetoli)

Se Gesù si comporta con i peccatori nel modo descritto, non vuol però dire che approva i loro peccati. Questa gioia divina è possibile solo quando il peccatore si converte. Ma c’è una novità. La conversione non è la condizione per essere accolti con bontà da Dio. Piuttosto è Dio stesso che provoca la conversione. Il pastore infatti non aspetta che la pecora smarrita ritorni da sola; le va dietro e la riporta nel gregge. (A. Kemmer)

La ricerca di Dio verso l’uomo fonda la stessa inquietudine dell’uomo nei confronti di Dio; così né Dio può starsene solo per se stesso, né l’uomo può stare senza Dio. E come l’atto di amore di Dio per l’uomo è garanzia della sua vita, così la ricerca di Dio da parte dell’uomo, è il continuo riconoscimento della felicità di Dio: l’ uomo è fatto per Dio e Dio è l’essere per l’uomo.

(Davide Maria Turoldo)

 

VENERDI’ 4 NOVEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, RENDIMI FURBO COME VUOI TU NELL’USO DEI BENI DELLA TERRA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: GERARDO DI ANGERS, Santo

Era nativo di Bazouges, fu monaco ad Angers nel monastero di Sant’ Aubin. Nel 1097 fondò il priorato di Santa Maddalena di Brissy e poi un altro a Bois de Jarze.

Parola di Dio: Rm 15,14-21; Sal 97; Lc 16,1-8

 

“IL PADRONE LODO’ L’AMMINISTRATORE DISONESTO”. (Lc. 16,8)

Le schegge su questa parabola le prendo oggi da Alessandro Pronzato:

Cerchiamo di mantenere la calma e non stracciamoci le vesti prima di aver capito il significato della parabola: l’approvazione del Signore va all’amministratore disonesto, certo. Tuttavia la lode non riguarda la sua disonestà bensì la scaltrezza di cui ha dato prova.

Si tratta di una lezione essenziale per la Chiesa, che non è padrona, bensì semplice amministratrice e dispensatrice dei doni del suo Signore. La Chiesa non può vivere in un circuito chiuso, pensando a sé, alla propria sicurezza, ai propri diritti, al proprio prestigio, al proprio potere. Deve mettere in circolazione i beni del suo Padrone.

La lezione riguarda anche ciascuno di noi. Nessuno infatti ha i registri a posto. Per poco che Dio ci dia un’occhiata, c’è da tremare. I conti con Lui non tornano mai. Ebbene, la parabola ci insegna a compiere “irregolarità”. In altra maniera. Dio ama le irregolarità che vanno a vantaggio del prossimo. Si tratta di minimizzare le colpe degli altri (e non di maggiorarle come facciamo abitualmente), ridurre i loro difetti, cancellare le offese, tirare una riga sopra i torti, non ragionare in termini di diritto o di ragione, ma in termini di amore. Col prossimo non sono consentite le misure “giuste”. L’unica misura consentita è la “dismisura” dell’amore.

 

 

SABATO 5 NOVEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, INSEGNACI A DONARE GRATUITAMENTE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ELISABETTA, MADRE DI GIOVANNI BATTISTA, Santa.

Era sposa del sacerdote Zaccaria. Erano già anziani e non avevano figli. Un angelo apparso a Zaccaria mentre era nel Tempio gli annunciò la nascita di un figlio. Durante la gravidanza Elisabetta ricevette la visita di una parente, Maria di Nazareth. L'incontro tra le due madri fu motivo di gioia e preludio dell'incontro tra Gesù e il suo Precursore ed anche l'occasione di Maria di esternare la sua lode con il cantico del Magnificat. Questi racconti li troviamo nei primi capitoli del Vangelo di Luca. Dopo la nascita di Giovanni il Battista non abbiamo più altre notizie di sua madre.

Parola di Dio: Rm 16,3-9.16.22-27; Sal 144; Lc 16,9-15

 

“PROCURATEVI AMICI CON LA DISONESTA RICCHEZZA…”. (Lc. 16,9)

“NON POTETE SERVIRE A DIO E A MAMMONA”. (Lc. 16,13)

Può stupire che Gesù definisca la ricchezza “disonesta”, ma è vero perché spesso la ricchezza è frutto di ingiustizia. Inoltre la ricchezza rende ciechi e incapaci di rapportarci a Dio perché la ricchezza, il denaro sono un idolo: c’è inconciliabilità tra il servizio reso a Dio e il culto reso alle ricchezze. Dio vuol essere servito nell’amore, nella gratuità, nella donazione di sé, nella fraternità, nel disinteresse. Tutti mezzi di cui non dispone la ricchezza che, invece, è esperta di profitto, calcolo egoistico, ingiustizia, avidità insaziabile. Strumenti che per quanto indossino la tunica del chierichetto o il doppio petto del manager di stampo clericale, non possono pretendere di servire la causa di Dio. Gli unici mezzi di cui Dio vuole aver bisogno sono le persone e il loro cuore totalmente sgombro.

 

 

DOMENICA  6 NOVEMBRE: 32^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Una scheggia di preghiera:

 

ACCRESCI LA NOSTRA FEDE IN TE, SIGNORE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: PIETRO GIUSEPPE ALMATO, Beato, Martire 

Era nato nelle vicinanze di Barcellona il 1° novembre 1830. Scelse l’abito domenicano e l’impegno missionario. Fu mandato nel

Tonchino a Né. Durante la persecuzione dei cristiani fu arrestato il 25 ottobre 1861 e martirizzato.

Parola di Dio: Sap 6,12-16; Sal 62; 1 Ts 4,13-18; Mt 25,1-13

 

“IL REGNO DEI CIELI E’ SIMILE A DIECI VERGINI CHE, PRESE LE LORO LAMPADE USCIRONO INCONTRO ALLO SPOSO”. (Mt. 25,1)

Tutti sono chiamati a conoscere Dio; tutti vanno incontro a Lui perché tutte le strade conducono a Lui. Tutti vanno, ma non tutti entrano. Delle dieci ragazze della parabola di Gesù cinque sono sagge e cinque stolte: pensavano non fosse necessario applicare l’intelligenza ma che fosse sufficiente la pratica. Stolto è colui che non sa che le lampade da sole non stanno accese senza olio. Stolto è chi crede di poter mantenere la fede in Dio senza cercare Dio, senza impegnarsi a conoscerlo, senza approfondire quello che si dice di Dio. Stolto è anche colui che crede di poter tenere accesa la sua lampada con la provvista di olio che hanno gli altri. Nel momento della crisi si è sempre soli e non basta ciò che hanno gli altri.

Così è di tutti gli uomini nei confronti di Dio. Si crede, si ama, si tribola, si è forse staccati da tante cose, si fanno tante pratiche di pietà, eppure si può essere stolti. Non bastano le parole, né i sentimenti. Né le lacrime per trattenere Colui che abbiamo trascurato di conoscere. Ognuno sarà conosciuto e quindi accolto, per ciò che avrà conosciuto, per ciò che si sarà impegnato a conoscere personalmente, ogni giorno, con semplicità, ma anche con fatica.

 

 

LUNEDI’  7 NOVEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, AIUTACI A NON LASCIARCI DEVIARE DALLA TUA STRADA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ERCOLANO DI PERUGIA, Vescovo Martire

Fu vescovo di Perugia, citato da san Gregorio Magno Verso il 547, i Goti di Totila, conquistata la città, lo scorticarono e decapitarono.

Parola di Dio: Sap 1,1-7; Sal 138; Lc 17,1-6

 

“GUAI A COLUI PER CUI AVVENGONO GLI SCANDALI”. (Lc. 17,1)

Una riflessione difficile quella che la parola di Dio ci fa fare oggi. Gesù parla dallo “scandalo”. Oggi abbiamo le idee confuse al riguardo: ci sono le notizie scandalistiche, i giornali scandalistici, dunque spesso siamo portati a comprendere lo scandalo come comportamenti illeciti o immorali dei cosiddetti “vip”; per altri scandalo, scandalizzarsi, è quel comportamento attraverso cui “persone perbene”, magari con una buona dose di ipocrisia, puntano il dito contro il comportamento di qualcuno per evidenziare che loro non si comportano così. Nel vangelo e nella Bibbia, dare scandalo a qualcuno vuol dire letteralmente: “mettere una pietra di inciampo sul cammino di un altro per fermarlo o farlo cadere”. Gesù dice proprio così quando Pietro cerca di convincerlo che non ci sia bisogno della croce: “Tu mi sei di inciampo perché ragioni come gli uomini e non come Dio”. Il “compendio del catechismo della Chiesa cattolica” lo definisce come “indurre altri a compiere il male” Allora sono scandalo le scappate degli attori che inducono a pensare che con i soldi e il successo tutto è permesso, è scandalo la mentalità del pensare che rubare poco non sia rubare, è scandalo indurre una persona a una vita disimpegnata… E noi siamo soggetti sia ad essere scandalizzati, cioè deviati dal progetto di Dio e indirizzati al male, sia per il fatto che il nostro stesso modo di agire può essere di edificazione del prossimo nella volontà di Dio o di ostacolo al fatto che esso possa realizzarla.

Come si combatte  lo scandalo? Per quanto riguarda lo scandalo che noi possiamo subire è Gesù stesso a darci indicazioni preziose. Prima di tutto non lasciarsi toccare, cioè camminare per i propri principi. Non lasciamoci convincere e abbindolare dalle frasi: “Ma intanto fanno tutti così”, “A questo mondo è uno stupido chi non si arrangia”. Se abbiamo dei valori sono questi che devono guidarci e se anche tutti la pensassero al contrario nulla dovrebbe farmi deviare dal continuare a viverli. Seconda cosa: distinguere sempre il peccato dal peccatore: se contro il peccato ho tutti i diritti, anzi i doveri, di pronunciarmi e di combatterlo, nei confronti del peccatore devo sempre pensare ad un figlio di Dio come me, ad un fratello per cui Gesù ha dato se stesso: ecco allora la correzione fraterna e il perdono continuo.

Nei confronti dello scandalo che possiamo dare noi San Paolo arriva a dire piuttosto che un mio fratello sia scandalizzato anche solo da un comportamento non capito è meglio addirittura a rinunciare ad una cosa anche buona pur di non far male all’altro. Che ve ne pare? Abbiamo tutti una lunga strada da percorrere.

 

 

MARTEDI’  8 NOVEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE FA’ DI ME SECONDO LA TUA MISERICORDIA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: EUFROSINA, Santa Monaca

Era nata nel Peloponneso vero l’854, educata in Calabria, si trasferì giovanissima a Costantinopoli da dove, per sottrarsi alle nozze (secondo una leggenda ricalcata su quella di Eufrosina di Alessandria), fuggì e si rifugiò in un convento di monaci sotto abiti maschili col nome di Giovanni. Nel 903 tornò a Costantinopoli e si ritirò nel convento femminile della Madonna della Fonte. Essendo simili le leggende che riguardano le due Eufrosine, è difficile discernere le due storie. Questa morì a Costantinopoli nel 923.

Parola di Dio: Sap 2,28—3,9; SaI 33; Lc 17,7-10

 

“QUANDO AVRETE FATTO TUTTO QUELLO CHE VI E’ STATO ORDINATO DITE: SIAMO SERVI INUTILI, ABBIAMO FATTO QUANTO DOVEVAMO FARE”. (Lc. 17,10)

Però, attenzione, guai a chi questa frase la dice prima. Molti alimentano l’umiltà esortando anche in nome di Dio ad essere umili, a non pretendere di cambiare il mondo, ma se diciamo di essere inutili prima di aver fatto, siamo nel peccato e nel tradimento del progetto di Dio.

Dopo aver fatto tutto quello che dovevamo fare, diciamo: siamo servi inutili, ma siamo anche convinti che quello che abbiamo fatto entra con una sotterranea corrente benefica, nel corso delle vicende, e in qualche modo a noi nascosto, per opera di Dio fiorirà. Perché il suo amore verso di noi supera la nostra incapacità. Non è che Dio si faccia delle illusioni su di noi, chiuda gli occhi e dica: “Valgono pur sempre qualcosa”. Il fatto è che il suo infinito sorpassa il nostro zero, la sua grazia supera il nostro peccato. Ecco perché Dio ha bisogno di noi, delle nostre zampe grossolane, delle nostre scarpacce, dei nostri gesti goffi e malaccorti. Perché ci ama, ma non vuole che ci inganniamo a riguardo di questo amore: non ci è dovuto, ma donato, totalmente donato.

 

 

MERCOLEDI’  9 NOVEMBRE: DEDICAZIONE DELLA BASILICA LATERANENSE

Una scheggia di preghiera:

 

TUTTO PARLA DI TE, O SIGNORE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ORESTE, Santo, Martire        

Era un medico e viveva a Tiana, nella Turchia orientale. Convertitosi al cristianesimo ne parlava con tutti con entusiasmo. Proprio per questo fu arrestato durante la persecuzione di Diocleziano. Fu duramente torturato fino al sopraggiungere della morte. Era l’anno 305.

Parola di Dio: 1 Re 8,22-23.27-30; Sal 94 (Ez 47,1-2.8-9.12; SaI 45); 1 Pt 2,4-9

                 (1 Cor 3,9c-11.16-17); Gv 4,19-24 (Gv 2,13-22)

 

“I VERI ADORATORI DI DIO ADORERANNO IL PADRE IN SPIRITO E VERITA’ ”.(Gv. 4,23)

Proprio nel giorno in cui celebriamo la festa della dedicazione di una grandiosa Basilica risuonano queste parole di Gesù per dare senso completo a quello che è il culto.

Noi abbiamo bisogno di segni concreti. Il tempio ci ricorda la presenza di Dio in mezzo a noi. Il Dio “che né il cielo e la terra possono contenere ha accettato di avere una casa nella quale il suo nome è invocato”. Ancora di più, Gesù continua la sua incarnazione nell’Eucaristia che noi adoriamo nelle nostre Chiese. Ma guai a noi se vogliamo ridurre Dio al tempio, ad atti liturgici di adorazione o a formule di preghiera prefissate.

La Samaritana che Gesù ha incontrato al pozzo si rivela, quando viene punzecchiata sulla sua vita, una teologa che discute se Dio bisogna adorarlo in Samaria o a Gerusalemme.

“Per trovare la fede, la preghiera bisogna andare a Lourdes!”.

“No, bisogna rintanarsi in un monastero. Sapessi la suggestione dei canti gregoriani!”.

“No, si prega veramente solo nel nostro movimento: i canti, le mani alzate, le guarigioni…

“E’ solo il Rosario che salva!”.

“Vuoi mettere, quel prete, la sua voce suadente, il collo torto... lì incontri Dio”.... E avanti di questo passo.

Dio può servirsi dei Pentecostali, del rosario, della voce suadente di quel prete, del canto e del silenzio per rivelarsi ma attenzione: devi incontrare Lui, non te stesso, non quella preghiera o quel movimento. “Dio è spirito”, risponde Gesù alla Samaritana. I “monti” su cui adorare spesso dividono, il Dio vero invece unisce.

 

 

GIOVEDI’ 10 NOVEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

TU, O SIGNORE, SEI FONTE DI OGNI NOSTRA GIOIA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ANDREA AVELLINO, Santo 

Nacque nel 1521 a Castronuovo, in provincia di Potenza, sentì la vocazione religiosa e fu ordinato prete nel 1545. Nel 1551 ebbe il compito di riformare il monastero femminile di Sant’Arcangelo di Baiano e proprio per questo subì degli attentati da parte di chi aveva interessi in questo monastero. Nel 1566 entrò tra i Teatini di Napoli. Fu preposto prima a Milano dietro invito di Carlo Borromeo, poi a Piacenza e poi a Napoli. Persona dotta, capace direttore di anime, dotato di doni e carismi, fu anche un buon scrittore. Morì il 10 novembre 1608. E’ invocato contro la morte improvvisa.

Parola di Dio: Sap 7,22-8,1; Sal 118; Lc 17,20-25

 

“PERCHE’ IL REGNO DI DIO E’ IN MEZZO A VOI”. (Lc. 17,22)

L’uomo cerca sempre lo straordinario, il miracolistico, l’eccezionale e non si accorge di vivere in un mondo che nel suo normale scorrere è meraviglioso, straordinario, miracoloso. L’uomo cerca Dio lontano, nelle filosofie, nello straordinario e non si accorge che Dio abita alle soglie del suo cuore e attorno a lui. I cristiani si aspettano la manifestazione del Regno di Dio, ne scrutano i segni per cogliere ora e momento e non si rendono conto che nel Regno ci siamo ogni giorno della vita. Se avessimo capito che Cristo non ci ha portato solo una salvezza “futura”, ma che il suo amore è già versato per noi, se non ci rifugiassimo in sogni di paradisi più o meno artificiali e ci accorgessimo che oggi noi, pur nel limite della materialità e del tempo abbiamo già la realissima possibilità di entrare in comunione con Dio, se invece di cercare il miracoletto per confermare una fede vacillante guardassimo al miracolo di un Dio che si è fatto uomo per amore e che ci rende a pieno titolo figli di Dio capaci di riceverlo e di annunciarlo, noi saremmo nella gioia più profonda. A forza di guardar lontano, a forza di sentire solo il peso dell’osservanza cristiana ci siamo dimenticati che la felicità per noi comincia già qui. Come posso non essere felice sapendo che Dio mi ama? Perfino nell’affrontare il male e la sofferenza, Lui è la mia forza, la speranza che il male è già sconfitto. E perché solo e sempre vedere le difficoltà che il Regno incontra quando ci sono segni meravigliosi che ci fanno vedere il cammino di questo Regno e quando essendo esso il Regno di Dio, sappiamo che è destinato alla vittoria finale?

Guardiamo pure lontano, attendiamo con speranza il ritorno definitivo di Cristo, aspettiamo gioiosamente i cieli nuovi e la terra nuova, ma non dimentichiamoci di vivere nella gioia il dono di amore di Dio che ci è fatto oggi.

 

 

VENERDI’ 11 NOVEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, DONACI LA CONSAPEVOLEZZA DEL TUO AMORE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ANTONIO IL GIOVANE, Santo 

Di origine era palestinese e visse tra l’VIII e il IX secolo. Guidato dallo stilita Eustazio si fece monaco insieme al suo servo Teodoro. Visse in vari monasteri e morì ottantenne a Costantinopoli.

Parola di Dio: Sap 13,1-9; Sal 18; Lc 17,26-37

 

"MANGIAVANO, BEVEVANO, SI AMMOGLIAVANO E SI MARITAVANO…FINO AL GIORNO IN CUI IL FIGLIO DELL’UOMO SI RIVELERA’".

(Lc. 17,26-30)

Ieri dicevamo: “Attenzione al fatto che per cercare lo straordinario spesso ci dimentichiamo di vivere i doni che ci vengono fatti nell’ordinario”. Oggi il Vangelo ci dice la stessa cosa partendo da un altro punto di vista: “Attenti che gli usi, le abitudini, l’attaccamento alle cose, le preoccupazioni materiali non oscurino quelli che sono i veri valori per cui vivere creando la fatale possibilità di non accorgersi che Dio sta venendo, ci è vicino, ci dà delle possibilità che noi ci lasciamo sfuggire”. E’ facile dimenticarsi di Dio. E’ facile credere che la felicità stia nelle cose, è terribilmente stupido, ma facile, passare davanti al tesoro e tirare diritto perché abbindolati da pietrine di vetro colorato. Gesù ci dice che però questo non durerà per sempre. Il giudizio che ci attende sarà la rivelazione di ciò che noi siamo in realtà e sarebbe terribilmente assurdo e stupido scoprire da una parte che abbiamo vissuto con ansia la ricerca della felicità basata nelle cose mentre la vera felicità di Dio l’avevamo a disposizione e ce la siamo persa nel tempo e nell’eternità

La descrizione apocalittica che Gesù fa del giorno della sua ultima venuta non è per spaventarci, ma per renderci attenti, consapevoli dei doni che abbiamo, per renderci capaci di gioire per l’amore di Dio, per essere vigilanti in modo da “non perderci nulla” delle meraviglie che Dio ha operato e sta operando in noi. Ancora una volta il cristiano non è uno spaventato dal futuro, ma uno che attende il futuro sapendo che porterà a pienezza tutto quello che nel presente stiamo già gioiosamente e faticosamente vivendo.

 

 

SABATO 12 NOVEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, TU SAI; TU VEDI; TU PROVVEDI

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: MARGARITO FLORES GARCIA, Santo Sacerdote

Nacque in Messico il 22 febbraio 1899, fu parroco, durante la rivoluzione continuò di nascosto il suo ministero fino a quando lo scoprirono, arrestarono e fucilarono il 12 novembre 1927.

Parola di Dio: Sap 18,14-15b;19,6-9; Sal 104; Lc 18,1-8

 

“LA VEDOVA DICEVA AL GIUDICE INIQUO: FAMMI GIUSTIZIA”. (Lc. 18,4)

Nella parabola del giudice iniquo e della vedova insistente viene ancora una volta a noi l’insegnamento che per Dio conta di più la debolezza che la forza. Non dobbiamo avere paura della nostra debolezza, al contrario dobbiamo rallegrarcene. Non scoraggiamoci dunque per la nostra impotenza, non lasciamoci impressionare da ciò che sembra “insormontabile”. La nostra vera arma con Dio è la nostra povertà gettata con fede e perseveranza nel cuore del Signore. Facendo un piccolo gioco di parole ma molto reale: Dio ha un debole per i deboli e a differenza del giudice iniquo non ci esaudisce per non essere più seccato ma Dio vuole che prima di tutto siamo convinti noi di quello che chiediamo e che proprio nel ripetere la richiesta ci rendiamo conto che Lui solo può esaudirla. E poi ricordiamoci che la vera preghiera non è solo la richiesta privata di qualche favore particolare (che ne sappiamo noi se è il nostro vero bene o solo un bene che noi consideriamo immediato?), ma l’invocazione che prorompe dal cuore di tutti gli oppressi, gli emarginati, i poveri che gridano: “Fammi giustizia!” che poi è lo stesso come dire: “Venga il tuo Regno”.

 

 

DOMENICA 13 NOVEMBRE: 33^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, AIUTAMI A RICONOSCERE E TRAFFICARE I DONI CHE MI HAI AFFIDATO

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: FRANCESCA SAVERIO CABRINI, Santa.

Era nata a Sant’Angelo Lodigiano nel 1850. Fu maestra rurale, manifestò una forte vocazione religiosa, fondando l'Istituto delle missionarie del Sacro Cuore nel 1880, anno in cui aggiunse al proprio nome quello di Saverio, in onore del grande santo delle missioni. Approvato nel 1881, il suo Istituto ebbe speciale incarico da Leone XIII di occuparsi dell'assistenza degli emigrati italiani negli Stati Uniti. Partita per l'America nel 1889 con sette compagne, in trent'anni di attività febbrile riuscì a erigere un complesso imponente di opere caritative e assistenziali, scuole, orfanotrofi, ospedali (come il Columbus di Chicago), spingendosi anche nell'America Centrale e Meridionale. Morì A Chicago nel 1917.

Parola di Dio: Prov. 31,10-13.19-20.30-31; Sal 127; 1 Ts 5,1-6; Mt 25,14-30

 

“A UNO DIEDE CINQUE TALENTI, A UN ALTRO DUE, A UN ALTRO UNO…” (Mt. 25,15)

Quando una persona è capace, ha delle risorse, diciamo che ha talento, senza sapere che il talento è la famosa moneta affidata ai servi della parabola. Abbiamo dei talenti, dunque, e questa è una bellissima notizia: chi più, chi meno, ad ognuno è affidato un capitale da far fruttare, una risorsa da mettere a disposizione.

Il padrone è partito ed ha lasciato ai suoi servi ampi margini di autonomia e di azione. Ognuno di loro si industria secondo il proprio stile a trafficare il capitale ricevuto. E l'area creativa dell'impegno personale in cui ognuno opera con la sua fantasia, la sua sapienza, la sua passione o, invece, si abbandona come un parassita cercando solo sopravvivenza e tranquillità inerte. L'assenza del padrone è lunga ma non definitiva. All'improvviso la porta del palazzo si spalanca ed ecco il signore davanti ai suoi servi, pronti al rendiconto. La parabola di Gesù ha qui il suo scioglimento simbolico. Sfila davanti al Signore della storia l'umanità col molto bene che ha seminato, col suo desiderio di costruire un mondo migliore attraverso i doni-talenti che Dio ha messo tra le mani, nel cuore e nella mente di ogni uomo. A tutti costoro Cristo offre la sua gioia e la sua pace perfetta.

Ma sfila davanti al Cristo anche l'umanità inerte ed indifferente, egoisticamente preoccupata solo del suo oggi, le cui mani stringono e conservano il talento ricevuto senza che esso passi nel mondo arricchendolo. La reazione di Dio davanti a costoro è netta; essi non servono più alla costruzione del Regno di Dio, sono come il sale scipito che deve essere buttato via e calpestato dagli uomini, sono come l'albero guasto che produce solo frutti cattivi. Il giudizio divino mette inesorabilmente a nudo la verità e l'impegno autentico e taglia via, con decisione e precisione, ogni realtà inutile.

Perfino la fede può diventare il talento “sotterrato”, e quindi sprecato. Quando la consideriamo un fatto privato. Quando ci limitiamo nella migliore delle ipotesi a custodirla, a non perderla.

Il Signore, infatti, esige che anche questo talento venga « trafficato». Per cui la nostra fede deve diventare contagiosa, comunicativa. Una fede innocua, che non dice niente a nessuno, che non si traduce in testimonianza, è un dono “inutilizzato”.

 

 

LUNEDI’ 14 NOVEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

GESU’, FIGLIO DI DIO, ABBI PIETA’ DI ME

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: DUBRIZIO, Santo

Fu un missionario gallese Era nato verso il 450 e morì verso il 546. Fondò vari monasteri e sostenne san Davide di Menevia nelle sue iniziative riformatrici.

Parola di Dio: Mac 1,10-15.41-43.54-57.62-64; Sal 118; Lc 18,35-43

 

“IL CIECO COMINCIO’ A GRIDARE: GESU’, FIGLIO DI DAVIDE, ABBI PIETA’ DI ME”. (Lc. 18,38)

E’ molto facile fermarci alle apparenze. Anche le cose più evidenti spesso nascondono qualcos’altro.

Che cosa c’è di più evidente di un cieco? E’ uno che non ci vede! Eppure questo cieco del Vangelo che in effetti non ci vede, sembra vederci più degli altri. Gli altri vedono Gesù ma non lo colgono, il cieco non lo vede ma coglie Gesù nella sua essenza. Gli altri sono spettatori di eventi anche miracolosi ma il cieco ne è l’interprete. Gli altri sembrano statici, Lui il cieco, a rischio di inciampare, è l’unico che corre. Gli altri ammutoliscono davanti al Maestro, lui, il cieco è dotato di un’ugola potente e riesce a farsi sentire anche quando tutti vogliono zittirlo.

Mi chiedo, sarà cieco lui o noi? Noi abbiamo visto Gesù fin dalla nostra infanzia e spesso Lui è diventato “una buona abitudine della nostra vita”, abbiamo ascoltato la sua Parola e ricevuto i suoi sacramenti e la nostra vita è sempre quella di prima, non abbiamo il minimo dubbio sulle capacità della nostra vista e allora non chiediamo di guarire, preghiamo per formule ed abitudini e alla fine abbiamo l’impressione di non essere ascoltati... Lui, il cieco di Gerico, sa di non vederci ma vuole vederci, sfrutta la sua cecità, sa sentire con attenzione, sa informarsi, sa gridare, sa alzarsi in piedi, sa rischiare anche di cadere pur di ottenere ciò che vuole, non si lascia intimidire dagli altri, è costante... Mi sa che abbiamo tutto da imparare da questo cieco.

 

 

MARTEDI’ 15 NOVEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

FERMATI, GESU’, A CASA MIA E PORTA LA TUA SALVEZZA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: MARIA DELLA PASSIONE, (Helene Marie Philippine de Cappotin de Neuville) Beata, fondatrice

Nasce a Nantes il 25 maggio 1839. Nel dicembre 1860 entra nelle clarisse ma per una malattia deve lasciare il convento. Guarita entra nella Società di Maria Riparatrice a Tolosa. Viene inviata in India per formare suore autoctone; diventa superiora. Ma succedono dissapori e con altre 20 suore deve lasciare le Riparatrici. Fonda le Missionarie di Maria. In seguito entrerà con la sua fondazione nell’ordine francescano. Muore il 15 Novembre 1904 a Sanremo.

Parola di Dio: 2Mac 6,18-31;Sal 3; Lc19,1-10

 

“UN UOMO DI NOME ZACCHEO, CAPO DEI PUBBLICANI E RICCO, CERCAVA DI VEDERE GESU’".  (Lc 19,1)

La storia di Zaccheo è una storia simile alla storia di molti uomini d’oggi. Zaccheo è un benestante, un arricchito attraverso metodi certamente poco onesti, soprattutto un uomo vissuto per il guadagno. Ma, come molti uomini di oggi Zaccheo, proprio mentre giunge al traguardo del guadagno scopre di essere infelice: i soldi non riempiono la sua anima. Ma Zaccheo a differenza di molti non si rassegna: Zaccheo cerca. E’ disposto a perdere la faccia davanti ai suoi compaesani pur di vedere Gesù. E proprio ai piedi di quell’albero due ricerche si incontrano. Anche Gesù cercava Zaccheo, ed è proprio Gesù, il puro, che entra nella casa del peccatore. Zaccheo capisce il dono di Cristo, è sconvolto perché tutto gli appare incredibile; Zaccheo capisce l’amore gratuito di Dio e si rende conto che questo aspetta una sua risposta, ed ecco allora la sua decisione gioiosa: liberarsi del superfluo per avere l’essenziale.

Tutta una serie di domande possono nascere da questa pagina del Vangelo: proviamo oggi a cercare di rispondere a qualcuna di esse.

Sento la delusione delle cose? Per chi sto giocando gli anni della mia vita? Sono convinto che Dio mi sta cercando? In che maniera sto cercando di superare i miei limiti personali? Sarei disposto a convertirmi in modo radicale, come Zaccheo e perché sì o perché no?

 

 

MERCOLEDI’ 16 NOVEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

TUTTO CIO’ CHE NOI ABBIAMO E’ TUO, O SIGNORE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: EDMONDO RICH, Santo Vescovo

Era nato ad  Abingdon presso Oxford nel 1175 circa. Studiò e fu professore a Oxford e a Parigi. Tesoriere della cattedrale di Salisbury, fu predicatore papale (1223) della sesta crociata (1228) e arcivescovo di Canterbury (1233). In occasione di una contestazione sorta tra il papa e il re Enrico III a proposito della dei benefici ecclesiastici, rimproverò al sovrano i suoi abusi. Entrato in disaccordo anche con il suo clero, riparò in Francia, installandosi dapprima nell'abbazia di Pontigny, poi in quella di Soisy presso Provins.  Qui morì nel 1240.

Parola di Dio: 2 Mac 7,1.20-31; Sal 16; Lc 19,11-28

 

“SIGNORE, AVEVO PAURA DI TE CHE SEI UN UOMO SEVERO”. (Lc. 19,21)

Non so se ci avete mai pensato, ma Dio si fida veramente di noi se ci affida il compito di essere suoi collaboratori e se affida il suo messaggio alla testimonianza delle nostre povere parole e della nostra vita. Eppure è così, noi “come in vasi di creta” portiamo i doni stessi di Dio. Ma allora non possiamo nasconderli, dobbiamo rischiare, trafficare i doni diversi che abbiamo ricevuto.

Invece questo servo della parabola che con la scusa della paura del padrone non è riconoscente dei doni ricevuti e non ha il coraggio di trafficarli, è un po’ la figura di molti cristiani che “obbediscono a Dio perché ritengono di non poterne fare a meno” e che riducono la fede al minimo indispensabile: “Devo andare a Messa, non devo commettere peccati gravi così Dio non ha niente da imputarmi, ma non chiedetemi di fare qualcosa in più: ho già tante cose di cui preoccuparmi per me stesso”.

Ma, allora, dove va a finire la gioia cristiana, il Regno che sta venendo, la libertà individuale, il Dio che ha rischiato tutto per noi, Colui che ci chiama ad essere suoi collaboratori?

Dio non è il Dio delle mezze misure, colui che si accontenta di risposte obbligate e formali. Non c’è niente di più insultante per Dio e per noi della tiepidezza. Ricordiamoci le parole del libro dell’Apocalisse: “Tu non sei né caldo né freddo perciò io ti vomiterò da me”.

 

 

GIOVEDI’ 17 NOVEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

DONACI OCCHI, SIGNORE, PER SCOPRIRE IN TE LA PACE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ACISCLO E VITTORIA, Santi, Martiri 

Furono martirizzati a Cordova sotto l’imperatore Diocleziano probabilmente nel 303 nell’anfiteatro della città.

Parola di Dio: 1 Mac 2,15-29; Sal 49; Lc 19,41-44

 

“GERUSALEMME, ORMAI E’ NASCOSTA AI TUOI OCCHI LA VIA DELLA PACE”. (Lc. 19,42)

Gesù piange su Gerusalemme. Piange per l’incomprensione e l’ingratitudine di un popolo che è stato amato da Dio, scelto, curato e che non ha compreso. Dio ha portato se stesso, pace per questa città ed essa non solo non lo ha accolto, ma ha ucciso la pace confidando solo in se stessa nelle sue forze umane, in una religione formale, lontana da Dio, atea. Chissà quante di queste lacrime di Gesù sono anche per me e per noi cristiani di oggi… “Ti ho presentato il volto amico di Dio che è padre e tu hai preferito gli dei scolpiti nella pietra, nelle formule religiose, gli dei di cui aver paura, gli dei che si possono comprare con candele, sacrifici, preghiere, pellegrinaggi. Mi sono fatto uomo come te per farti figlio di Dio e tu preferisce essere figlio del Dio mammona, del successo, dell’apparire. Mi sono fatto pane per te per sostenerti nel cammino e tu preferisci saziarti solo con il pane della terra. Mi sono incarnato con i poveri per gridare con loro e tu preferisci tapparti le orecchie. Ti ho dato un creato meraviglioso e tu non solo non sai riconoscere dalle creature il Creatore ma ti dai da fare per sfruttarlo, per distruggerlo e con esso distruggere te stesso. Ti ho amato fino alle estreme conseguenze della croce e tu di essa hai fatto un oggetto da abbigliamento, una storia emozionante da tirare fuori in certe occasioni. Ti do la possibilità di vivere le gioie e i dolori con la stessa forza che viene da Dio e tu preferisci gioire da solo e soffrire quasi da disperato…”

Queste “lamentazioni di Gesù” non sono per impietosirci, neanche per toccare solo le corde dei sentimenti, sono per invitarci a non lasciare cadere invano l’amore con cui Dio Padre, suo Figlio e il suo Spirito ci circondano da sempre.

 

 

VENERDI’ 18 NOVEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

PURIFICA, SIGNORE IL MIO CUORE, PERCHE’ SAPPIA RICONOSCERE LA TUA GIOIA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: GRIMOALDO DELLA PURIFICAZIONE (FERDINANDO SANTAMARIA), Beato, Passionista

Il Beato Grimoaldo della Purificazione (al secolo Ferdinando Santamaria), nacque a Pontecorvo in provincia di Frosinone il 4 maggio 1883, entrò nel noviziato dei Passionisti in Paliano  il 16 febbraio 1899, fece professione e voti temporanei il 6 marzo 1900, ma la sua vita consacrata fu breve, morì per meningite acuta nel convento dei Passionisti in Ceccano (FR) il 18 novembre 1902 .

Parola di Dio: 1 Mac 4,86-37.52-59; Cantico da 1 Cr 29,10-12; Lc 19,45-48

 

“GESU’ ENTRATO NEL TEMPIO COMINCIO’ A SCACCIARE I VENDITORI”. ( Lc. 19, 45)

Non ci sarà forse bisogno che Gesù passi anche da casa nostra per purificare la nostra religiosità? Spesso gli uomini si credono persone di fede perché appartengono ad una religione. Ma spesso questa appartenenza è solo simile all’iscrizione ad un club. “Sono religioso perché mando i figli all’oratorio. Almeno lì non fanno cattivi incontri (?!), il prete li fa giocare ed io ho po’ di tempo per me”. Altre volte si pensa di risolvere tutto con un po’ di culto: “Vado a messa, dico le preghiere, faccio l’offerta ai preti: la mia parte l’ho fatta e adesso che Dio faccia la sua”, “Sono stato a Lourdes, ho portato la madonnina col tappo a tutti i parenti così vedono la mia fede e adesso la Madonna deve farmi andar bene tutte le cose”. Altre volte pensiamo di cavarcela con le parole: “Chiedetemi magari anche di pregare un po’ di più ma non chiedetemi di mettermi a fare qualcosa per gli altri. Hanno tutti più di me… e poi non ho tempo”, “Ma non paghiamo già la tassa a Dio con tutte le nostre sofferenze! Chi cosa vuole ancora di più?”. Si pensa di onorare Dio con le cose mentre Lui desidera che lo accogliamo con il cuore: “Date dei soldi, costruiamo un bel tempio al Signore… se poi in quel tempio non ci va nessuno… almeno resterà un segno della nostra fede per i posteri”

Dunque, se Gesù passasse nelle nostre chiese, nei nostri santuari, nelle nostre comunità, nel nostro cuore, quanti tavoli dei cambiavalute, di venditori si santini, di religiosità di immagine, di culto senza cuore, di parole senza corrispondenza vitale, troverebbe da versare. “Io non vengo a prenderti nulla, ma a portarti tutto, io non voglio la sofferenza e la tristezza, ma ti voglio dare serenità e gioia. A me non servono le cose perché sono già tutte mie: io sto solo alla porta del tuo cuore e busso nella speranza che tu mi apra e che possiamo fare festa insieme”.

 

 

SABATO 19 NOVEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

IN TE, SIGNORE, VIVREMO PER SEMPRE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ATTONE DI TORDINO, Santo, Abate

Era un monaco di Montecassino. Quando nel 1004 fu fondato il monastero benedettino di S. Niccolò in Tordino, Attone ne fu il primo abate o priore.

Parola di Dio: 1 Mac 6.1-13; SaI 9; Lc 20,27-40

 

“DIO NON E’ IL DIO DEI MORTI , MA DEI VIVI; PERCHE’ TUTTI VIVONO PER LUI”. (Lc. 20,38)

Queste parole di Gesù concludono una discussine con i Sadducei. Essi affermavano che l’uomo non poteva risorgere dopo la morte. In questo si opponevano direttamente ai farisei. Ma un po’ tutti, al tempo di Gesù, avevano le idee poco chiare su ciò che sarebbe capitato all’uomo dopo la morte. Gesù però non si ferma a discutere (sa benissimo che le discussioni, specialmente quelle religiose difficilmente portano frutto, anzi spesso creano divisioni, discordie, anatemi vicendevoli), Egli si riferisce direttamente a Dio. Dà una visone della sopravvivenza veramente originale, rifacendosi all’amore di Dio per l’uomo, alla fedeltà di Dio. Afferma: poiché Dio ama l’uomo, non può lasciarlo in balia della morte. La certezza quindi della risurrezione si fonda sul Dio vivente. Ma la forza della argomentazione di Gesù si fonda anche sulla bontà e dignità dell’uomo. Tra Dio e l’uomo che vive nella giustizia si realizza un patto. Dio è presente nell’uomo e opera in lui. L’aldilà non è quindi un premio “meritato” dall’uomo, quanto la continuità di un patto esistenziale realizzato col Dio della vita.

 

 

DOMENICA 20 NOVEMBRE: FESTA DI GESU’ CRISTO RE DELL’UNIVERSO

Una scheggia di preghiera:

 

MIO SIGNORE E MIO RE !

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: BENIGNO DI MILANO, Santo, Vescovo

Visse nel V secolo, fu il ventesimo Vescovo di Milano. Partecipò al Concilio romano del 465. Fu Vescovo per 8 anni. Morì il 22 novembre 472. E’ Festeggiato il 20 novembre nella basilica di San Simpliciano dove è sepolto.

Parola di Dio: Ez 34,11-12,15-17; Sal 22; 1 Cor 15,20-26a.28; Mt 25,31-46

 

“QUANDO TI ABBIAMO VISTO AFFAMATO O ASSETATO O FORESTIERO O NUDO O MALATO O IN CARCERE E NON TI ABBIAMO ASSISTITO?” (Mt 25,44)

Nel Vangelo della festa di Cristo Re di quest’anno la regalità di Gesù ci viene presentata insieme alla figura del giudice che prenderà atto delle nostre scelte terrene che coinvolgeranno la nostra eternità.

Mi ha sempre stupito che i giusti ammettano di non aver riconosciuto Cristo nel povero, in chi era in difficoltà ossia che ammettano di aver fatto tutto solo per amore dell’uomo. Eppure saranno salvati nonostante non siano riusciti a scorgere Cristo nel fratello. Per Gesù è sufficiente aver aperto il cuore e la porta di casa all’ uomo anche senza avergli donato l’abbellimento religioso. Anche i “cattivi” tenteranno di difendersi dicendo: “non sapevamo che eri tu”. Ma “non lo sapevo” può essere un giustificazione valida nel campo della fede non in quello della carità. Quando “sai” la fame di qualcuno, sai tutto quello che devi sapere, quando vedi la miseria hai visto tutto quello che dovevi vedere. Rifiutarsi di accogliere, non muovere passi verso l’altro, diventa una colpa senza scusanti. Non è necessario essere laureati in teologia per praticare la carità.

 

 

LUNEDI’ 21 NOVEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

GESU’, TI POSSO OFFRIRE SOLO LA MIA MISERIA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: GELASIO I, Santo, Papa

Fu papa dal 1 Marzo del 492 al 21 novembre 496. Fu persona colta e decisa, amante della Chiesa. Si mostrò fermo davanti agli imperatori e ai patriarchi di oriente nella questione dello scisma di Acacio. Distinse chiaramente tra potere civile e potere religioso e sul valore del Vescovo di Roma. Scrisse trattati teologici contro le eresie. Fu anche un buon liturgista. Fu molto attento alla cittadinanza romana durante una carestia. Era molto umile e da povero morì.

Parola di Dio: Dn 1,1-6.8-21; Cantico da  Dn 3,52-56; Lc 21,1-4

 

“GESU’ VIDE ANCHE UNA VEDOVA POVERA CHE GETTAVA DUE SPICCIOLI NEL TESORO DEL TEMPIO". (Lc, 21, 1-4)

Gesù vede, registra ciò che avviene ma, a differenza nostra che spesso vediamo solo le apparenze, vede il profondo del cuore.

Ho conosciuto molti ricchi: da quello che sbandierava a ogni piè sospinto di essersi fatto tutto da sé (non diceva però i metodi usati) a quello che facendo una buona offerta voleva “una messa tutta particolare per i suoi morti”, ma ho conosciuto anche tante “vedove” come quella del Vangelo. Dal barbone senza nulla che divideva le scatolette ricevute in elemosina con un altro che essendo arrivato in ritardo non ne aveva avute, a quella donna pensionata che pur di aiutare il fratello che aveva sprecato tutto al gioco, si privava nel mangiare pur di mandare a lui quanto più poteva. Ho conosciuto ricchi e poveri felici e infelici. Ho provato momenti di serenità economica e momenti in cui ho dovuto chiedere aiuto per poter continuare gli studi. Penso di poter dire che il denaro e i beni ci sono necessari per vivere, ma certo non sono la sorgente della vita, né sono il segreto o la chiave dell’essere persona. Tutto sta in ciò che credi. E poi Gesù con questo episodio  ci sta dicendo che anche noi, nonostante le molte incapacità, le poche possibilità, il poco tempo, possiamo mettere a disposizione di Dio e dei fratelli quello che abbiamo, possiamo offrire la nostra vita. La mia povertà donata diventa tesoro del tempio e può essere usata per la gloria di Dio e per il bene degli uomini. Inoltre Gesù mi sta sussurrando che la fede e l’abbandono in Dio devono essere fondamento della vita. Se li offri con il cuore, i tuoi pochi spiccioli, con essi Dio costruirà il suo regno.

 

 

MARTEDI’ 22 NOVEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

DALL’ IPOCRISIA, LIBERACI O SIGNORE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: TOMMASO REGGIO, Beato, Vescovo

Nacque a Genova il 9 gennaio 1818. Sacerdote nel 1841, si dedica inizialmente agli studi poi è abate di S. Maria Assunta di Carigliano (Genova) dove è predicatore, direttore spirituale e dirige il giornale 'Stendardo Cattolico'. A 59 anni è nominato vescovo di Ventimiglia e, successivamente, Arcivescovo di Genova dove fonda ed organizza le società operaie cattoliche. Fonda anche la Congregazione religiosa Suore di Santa Marta per raccogliere i fratelli poveri e sofferenti. Muore a Triora (Imperia) il 22 novembre 1901.

Parola di Dio: Dn 2,31-45; Cantici da Dn 3,57-61; Lc 21,5-11

 

“VERRANNO GIORNI IN CUI, DI TUTTO QUELLO CHE AMMIRATE, NON RESTERA’ PIETRA SU PIETRA CHE NON VENGA DISTRUTTA”.

(Lc. 21,6)

In questi ultimi giorni dell’anno liturgico stiamo leggendo i brani che riguardano gli avvenimenti ultimi della storia dell’uomo. Ma facciamo attenzione: non è questo un messaggio di terrore, ma di speranza. Gesù ci ricorda la condizione caduca, passeggera dell’uomo e delle sue opere ma non per creare in noi atteggiamenti o di disperazione o di scoraggiamento o di indifferenza alienante. Queste rivelazioni sono invece per spingerci alla conversione personale che deve trasmettersi alle strutture sociali, lavorative e familiari, infondendo così la speranza di una trasformazione totale e gloriosa sia dell’uomo che del mondo. E’ come se Gesù ci dicesse: non fidarti di ciò che appare perché passa ma rinnova interiormente te stesso e le cose perché tutto concorra al bene dell’uomo nuovo e del mondo nuovo inaugurato dal Cristo. Anche nella mia vita ci sono “pietre” che devono cadere. Non devo aspettare il giorno del giudizio per vedere cadere certe mie grandezze artificiali, certi valori da quatto soldi costruiti apposta per nascondere il mio nulla e la mia povertà di cuore. Devo cominciare oggi a demolire e abbattere ciò che è falso, insicuro, poco trasparente, scarsamente rilevante dal punto di vista evangelico, e iniziare oggi a costruire qualcosa che verrà salvato nell’ultimo giorno.

 

 

MERCOLEDI’ 23 NOVEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, AIUTAMI A RICOMINCIARE SEMPRE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ADAMO DI EBRACH, Beato  

Nacque verso il 1100 in provincia di Colonia. Entrò nell’ordine benedettino a Marmoutier. Nel 1127 fondò il monastero di Ebrach in Baviera e di esso fu il primo abate. Ebbe saggezza pastorale, pietà, zelo monastico. Morì il 23 Novembre 1161.

Parola di Dio: Dn 5,1-6.13-14.16-17.23-28; Cantico da  Dn 3,62-67; Lc 21,12-19

 

“CON LA VOSTRA PERSEVERANZA SALVERETE LE VOSTRE ANIME”. (Lc. 21,19)

Gesù, nel vangelo che leggiamo oggi, prospetta agli apostoli e a noi la persecuzione per la testimonianza del vangelo. Non è una strada facile quella della fede. Non è facile vedere Dio non capito, non amato, dimenticato. Non è neanche facile capire Dio, i suoi progetti, specialmente quando Dio sembra assente nelle vicende tristi e violente della nostra vita. Eppure Gesù dice che in mezzo a tutte queste cose “neppure un capello del vostro capo perirà”.

Qualche volta noi pensiamo che la fede sia un qualcosa che una volta acquistato divenga nostro possesso. E’ l’errore di molti che riducono la fede ad una serie di riti e di abitudini.

Un’altra tentazione è quella di pensare che, essendo la fede dovuta solo a noi, alla nostra ricerca e ai nostri sforzi, non la raggiungeremo mai.

Gesù parla di fede, di regno di Dio come di un dono gratuito e prezioso per il quale vale la pena di vendere tutto per acquistarlo, ma ci dice che è anche solo attraverso la perseveranza che riusciamo a mantenerlo.

Non spaventarti se ti sembra di aver poca fede. Non arrenderti se scopri in te stesso sempre gli stessi limiti e manchevolezze, riparti sempre: una casa viene su mattone dopo mattone, una pietra difficilmente si spacca al primo colpo di martello. Costruisci giorno per giorno, batti e ribatti sui tuoi difetti. Continua a fidarti, la pazienza di Dio è grande ma vuole vederti all’opera senza scoraggiamenti e, se Dio si fida di te, non puoi essere che ottimista.

 

 

GIOVEDI’ 24 NOVEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

TU, O SIGNORE TUTTO PORTI A COMPIMENTO E A SALVEZZA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: GREGORIO DI AGRIGENTO, Santo, Vescovo

Nacque presso Agrigento verso il 560.  Sarebbe entrato fra i basiliani di Agrigento, sarebbe stato ordinato diacono a Gerusalemme, dove si era recato in pellegrinaggio. Dopo aver soggiornato ad Antiochia e Costantinopoli, trasferitosi a Roma (San Saba), sarebbe poi stato nominato vescovo di Agrigento dove morì nel 638.

Parola di Dio: Dn 6,12-28; Cantico da Dn 3,68-74; Lc 21,20-28

 

“QUANDO COMINCERANNO AD ACCADERE QUESTE COSE, ALZATEVI E LEVATE IL CAPO, PERCHE’ LA VOSTRA LIBERAZIONE E’ VICINA”. (Lc. 21,28)

Il vangelo di oggi parla di distruzione, di morte nel più pieno stile apocalittico, ma termina con un grido di consolazione e di speranza: “quando vedrete accadere tutte queste cose negative, alzatevi e levate il capo, perché la vostra liberazione è vicina”. Quindi non saranno la distruzione e la morte ad avere la parola definitiva, ma la liberazione e la vita, perché Cristo Risorto è Signore del cosmo, della storia e dell’umanità.

Cade Gerusalemme, il tempio è distrutto, comincia un nuovo esilio, accadono fatti tremendi e sconvolgimenti naturali, ci verrebbe da dire, il mondo impazzisce, ma non è la fine, anzi “sappiate che la vostra liberazione è vicina”. Questo è da sempre il linguaggio di Dio, questo è venuto ad insegnarci Cristo Gesù: il castigo viene inevitabile quando l'uomo si allontana da Dio e si autocondanna ad una assurda solitudine, vuole percorre le proprie vie e non quelle segnate dal Signore. Proprio però in coincidenza con le peggiori nefandezze, con le situazioni di estremo disagio Egli interviene come liberatore e salvatore. Non per niente mentre consumavamo il peggiore peccato della storia uccidendo sul Calvario il Figlio di Dio e calandolo in un sepolcro, è sgorgata dal cuore del Padre e dall'amore di Cristo la risurrezione per tutti noi. Sembra che dobbiamo toccare il fondo per sperare una risalita e una liberazione. Forse ciò accade perché Colui che ci ha creati sin dal principio si è fatto garante della nostra libertà e permette che questa venga usata anche contro chi gratuitamente e generosamente ce l'ha donata. Comunque è sempre vero che il Signore non vuole la nostra morte, ma spera ed attende sempre la nostra conversione. Egli vuole che in noi mai si spenga la speranza, anche quando ci sembra di sperimentare l'abbandono. Egli dirige i fatti della storia di ognuno di noi e di tutta l'umanità verso una risoluzione finale, verso un approdo che s'identifica con la salvezza universale.

L’uomo è un essere che spera, e solo sperando può sopravvivere. Ma non sono le speranze umane a dargli la libertà definitiva. Nessun altro ci può liberare, né sotto il cielo né sopra la terra c’è altro nome, altra persona che possa salvarci e di cui possiamo fidarci totalmente. Camminiamo dunque nella speranza: Cristo è già morto e risorto, Cristo sta venendo e verrà.

 

 

VENERDI’ 25 NOVEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

TU, L’ETERNO, SEI VENUTO NEL TEMPO PERCHE’ IL MIO TEMPO SAPPIA DI ETERNITA’

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ESICHIO, Santo, Vescovo e Martire

Fu Vescovo di Alessandria e per la sua fede venne martirizzato durante la persecuzione di Diocleziano.

Parola di Dio: Dn 7,2-14; Cantico da  Dn 3,75-81; Lc 21,29-33

 

“ SAPPIATE CHE IL REGNO DI DIO È VICINO”. (Lc. 21,31)

Spesso i teologi si sono lambiccati il cervello per cercare spiegazioni tra la prima venuta di Gesù nella storia e la venuta ultima quando giudicherà il mondo. Non credo che questo sia il problema fondamentale di quanto Gesù ci insegna in questi brani di Vangelo. Qui Gesù ci dà soprattutto la giusta misura del tempo, ci insegna a valutare il mondo e le cose e soprattutto ad acquistare il vero senso della vita.

Con grande realismo, siamo messi di fronte alla realtà dei giorni che scorrono veloci: è la, fragilità della nostra vita. Vita che è un dono meraviglioso, ma che umanamente, come un esile filo, può spezzarsi da un momento all’altro.

L’importante è che quel momento non ci colga all’improvviso, ma ci trovi pronti per correre incontro al Signore.

Dovremmo imparare a vivere in pienezza ogni momento, ogni ora della nostra vita non solo perché sono irripetibili ma anche perché il nostro presente, dopo Gesù, ha già sapore di eternità. Non lasciamoci vivere dal tempo in attesa di chissà che cosa, e solo non perdendo tempo e vivendo bene il tempo che camminiamo davvero nell’eternità e verso la sua pienezza futura.

 

 

SABATO 26 NOVEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

VIENI, SIGNORE GESU’

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: UMILE DA BISIGNANO, Santo, Frate minore  

Si chiamava Luca Antonio Pirozzo ed era nato a Bisignano (Cosenza) il 26 agosto 1582. Contadino, fin da bambino era ammirato per la sua devozione. A 27 anni entrò tra i frati minori di Mesoraca (Crotone) e fu religioso, non sacerdote, con mansioni molto umili. Uomo di preghiera, semplicità e carità. Ebbe anche estasi, visioni, discernimento dei cuori, dono dei miracoli. Morì il 26 novembre 1637.

Parola di Dio: Dn 7,15-27; Cantico da Dn 3,82-87; Lc 21,34-36

 

“STATE BEN ATTENTI CHE I VOSTRI CUORI NON SI APPESANTISCANO IN DISSIPAZIONI, UBRIACHEZZE E AFFANNI DELLA VITA…VEGLIATE E PREGATE IN OGNI MOMENTO”. (Lc. 21,34.36)

Ancora un invito in conclusione dell’anno liturgico (e, notate, sarà lo stresso dei primi giorni di avvento) alla vigilanza e a dare senso di completezza al nostro vivere quotidiano.

Sappiamo per esperienza che quando lasciamo che nella nostra vita abbiano il sopravvento le preoccupazioni materiali, il denaro, il mangiare, il bere, il divertirci, le paure per la salute, per il futuro, l’affanno del voler sempre di più, queste cose, poco per volta, ci mangiano la vita e alla fine ci accorgiamo che non siamo più noi a vivere, ma sono questi affanni che ci vivono e spesso ci uccidono.

Gesù non ci vuole disincarnati dalla vita e dalla storia, non viene a dirci  che non dobbiamo più pensare a casa, cibo, lavoro, vuole semplicemente farci trovare il vero senso della vita come un cammino che non finisce nelle cose, ma come un viaggio verso una meta che non delude. Ecco perché l’anno liturgico termina con l’invito alla preghiera e alla vigilanza: è un po'  quello che dovrebbe essere il riassunto di tutto il cammino di questo anno di sequela di Gesù ed anche il progetto per il nuovo anno liturgico. Gesù è colui che ha cambiato e cambia il mondo, ma è anche colui che passa silenzioso, che giunge di notte a bussare alla tua porta: è facile perdere l'appuntamento, è facile trovarsi impreparati o peggio, sonnolenti, e allora l'unica strada è stare attenti, vegliare, non con addosso la paura ma con la trepidazione di essere desti per cogliere gli avvenimenti della nostra storia della salvezza. E pregare sempre, non come quantità  di preghiere o formule ma come cuore sempre rivolto a lui, come vita che trasforma il banale quotidiano in inno di lode e di ringraziamento, come comunione di vita fraterna che diventa anche comunione con Dio.

 

 

DOMENICA 27 NOVEMBRE: 1^ DOMENICA DI AVVENTO ANNO B

Una scheggia di preghiera:

 

MOSTRACI, O SIGNORE, LA TUA MISERICORDIA E DONACI LA TUA SALVEZZA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: BERNARDINO AMICI, Beato 

Era nato a Fossa, presso l’Aquila nel 1421, entrò tra i Frati Minori dell’Osservanza e si diede alla predicazione specialmente in Umbria e negli Abruzzi. Ebbe diversi compiti all’interno dell’ordine Francescano. Scrisse anche parecchie opere di carattere teologico o storico. Morì all’Aquila il 27 novembre 1503.

Parola di Dio: Is 63,16b-17.19b;64,1c-7; Sal 79; 1 Cor 1,3-9; Mc 13,33-37

 

“STATE ATTENTI, VEGLIATE!” (Mc. 13,33)

Il cammino dell’Avvento, ogni anno, ripropone al cristiano un percorso verso la luce. Vegliare è attendere la luce, la venuta del Signore. E lui che dà senso al nostro cammino, al susseguirsi dei giorni e degli anni, alla ricerca. Non siamo pellegrini del nulla, ma dell’Assoluto.

Come pellegrini:

Come ‘cercatori dell’Assoluto’:

L’Avvento è il tempo in cui il credente ritrova le motivazioni del suo andare verso la terra promessa, anche attraverso il deserto. Trova le motivazioni per restare fedele, con lo sguardo verso la luce, Gesù, con il cuore e le mani “incarnate” dentro la storia. E una sentinella del mattino, non per slogan, ma perché sa indicare che una luce c’è. Ne sa accendere tante, anche piccole. Ogni giorno. Così anticipa il giorno.

 

 

LUNEDI’ 28 NOVEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

POPOLI TUTTI LODATE IL SIGNORE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: CATERINA LABOURE’, Santa, Vergine 

A Parigi, nel 1876, santa Caterina Labouré, delle Figlie della Carità, ebbe alcune visioni della Madonna durante l’anno di noviziato, e da essa ebbe l’incarico di far coniare e propagandare una medaglia che venne detta miracolosa per le meraviglie che operò. Morì ad Enghien, dove trascorse quarant’anni della sua vita spesa al servizio dei vecchi.

Parola di Dio: Is 2,1-5; Sal 121; Mt 8,5-11

 

“MOLTI VERRANNO DALL’ ORIENTE E DALL’OCCIDENTE E SIEDERANNO A MENSA CON ABRAMO, ISACCO E GIACOBBE NEL REGNO DEI CIELI”. (Mt. 8,11)

Sarà forse per i paramenti viola comuni sia all’avvento che alla quaresima che alle sepolture, sarà per un certo tipo di educazione religiosa ricevuta da bambini che faceva di questi tempi liturgici momenti di sacrifici e di “fioretti”, fatto sta che a me viene quasi istintivo in questi tempi un senso di tristezza. Nulla di più sbagliato! Si può essere tristi se si attende la venuta del Salvatore? Attenti sì, vigilanti quanto basta per non perderci l’occasione, ma tristi, assolutamente no! E ad incrementare questo senso di speranza e di gioia è proprio il vangelo di oggi che, mentre ci presenta la fede di uno straniero, di un “pagano”, ci fa gioire perché la grazia del Signore vuole toccare proprio tutti gli uomini. Che bello, allora immaginarci con il Vangelo questo banchetto a cui sono invitati tutti, come è bello vedere, con gli occhi della fantasia ma anche con quelli della fede, affluire persone da tutte le parti del mondo, pensare agli uomini non più divisi dalle barriere della razza, delle religioni, vedere il mondo non più diviso in primo, secondo, terzo e quarto mondo, ma scoprire un solo Dio che affratella tutti, supera le divisioni e le discordie, fa emergere il bello, il buono e crea quella fratellanza che da soli stentiamo a far emergere. Altro che essere invidiosi perché “stranieri e pagani” arrivano alla fede ma felici perché mio Padre è conosciuto, amato da tanti. Quanto è gretto il piccolo mondo delle religioni che pensano a costruire muri per difendere la propria identità e i propri dogmi. E quanto è grande il modo di fare di Dio che parla al cuore di ogni uomo con un linguaggio che l’uomo possa comprendere e a cui possa rispondere!

 

 

MARTEDI’ 29 NOVEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

LA MIA VITA SIA LODE A TE, DIO VIVENTE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ADUMONTA, Santa

Era figlia del duca Ludolfo di Sassonia, era nata nell’840. Entrò giovanissima in convento. Fu molto umile ed ebbe visioni, fu caritatevole e paziente. Prese la peste assistendo le sue consorelle e morì il 29 Novembre 874.

Parola di Dio: Is 11,1-9; Sal 71; Lc 10,21-24

 

“TI RENDO LODE O PADRE, SIGNORE DEL CIELO E DELLA TERRA CHE HAI NASCOSTO QUESTE COSE AI DOTTI E AI SAPIENTI E LE HAI RIVELATE AI PICCOLI”. (Lc. 10,24)

Quanto è duro e difficile vivere certi momenti della nostra vita, quando il dolore fisico o morale penetra nelle nostre carni e nel nostro spirito! Quante persone ho visto lottare con Dio un po’ come era successo a Giacobbe una sera sulla riva di un fiume. E, peggio ancora della lotta è a volte l’apparente silenzio di Dio. “Io prego, ma Lui non risponde, io grido ma Lui sembra lavarsene le mani!” Eppure, anche se è difficile ci sarebbe un modo per vincere questa lotta: arrendersi. Non la resa di chi è disperato e non ce la fa più, ma la resa di chi riapre gli occhi e si fida e si abbandona . Davvero se riuscissimo a questo diventeremo capaci di dare gioia a Dio e di ritrovare forza e serenità anche noi.

Costretto a fuggire da Alessandria per l'ordine dell'Imperatore,  il santo vescovo Atanasio s'era rifugiato  presso i monaci del deserto  e si lamentava d'essere inutile: "Ecco, i miei preti e i cristiani della comunità sono travagliati dalla persecuzione,  umiliati dalla superbia degli ariani, maltrattati in ogni modo:  e io sono qui nel deserto e non posso fare niente".  Il santo monaco Teodosio lo consolava e diceva: "Non lamentarti fratello.  Guarda piuttosto i fiori del deserto: sono bellissimi e fioriscono per niente.  Nessuno li vede, in pochi giorni seccano e muoiono.  A che servono dunque? Eppure alcuni dicono che servono a dare gioia a Dio.

Puoi dunque stare contento anche tu,  perché forse nel tuo esilio anche tu puoi dare gioia a Dio".

 

 

MERCOLEDI’ 30 NOVEMBRE: San Andrea

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, GRAZIE: NONOSTANTE TUTTO TI FIDI DI ME

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: EUSIZIO, Santo  Eremita

Nato a Perigueux, nel Dordognas si ritirò in eremitaggio a Pressigny, Fu consultato da Childeberto I che, sulla sua tomba (era morto nel 541), innalzò una basilica intorno alla quale sorse la città di Selles-sur-Cher.

Parola di Dio: Rm 10,9-18; Sal 18; Mt 4, 18-22

 

GESÙ DISSE LORO: "SEGUITEMI, VI FARO' PESCATORI DI UOMINI". (Mt. 4,19)

Che cosa può succedere sulle rive di un lago, tra un gruppo di pescatori? Nulla di straordinario, al di là della vita di ogni giorno. Eppure proprio tra quelle barche, tra quegli uomini comuni passa Gesù e arriva una chiamata che cambia la vita di Andrea e dei suoi compagni.

Oggi Gesù ancora cammina nel nostro mondo e passa davanti alla tua scrivania, alla tua officina, alle tue pentole di cucina. Mette il suo sguardo nei tuoi occhi e ti dice: Seguimi! Anche per noi, come per Andrea, per Pietro e per gli altri è una sorpresa, non sappiamo neppure che cosa voglia dire quel “Vi farò pescatore di uomini”.

Pietro e Andrea sapevano solo fare i pescatori di pesci, noi conosciamo solo il nostro lavoro, ma ci viene proposta la persona stessa del Figlio di Dio. Andargli dietro non dà sicurezze o garanzie, non ci procura un avanzamento nel lavoro o un buon nome particolare. Gesù non esibisce un elenco dettagliato delle proprie esigenze, non dice che cosa vuole e dove porterà. La fede ci viene così presentata come antidoto del calcolo, della prudenza umana, dell’esitazione a compromettersi.

Dirgli di sì, andargli dietro, abbandonare le reti, credere, in fondo, significa fidarsi di Lui, della sua Parola, senza chiedere troppe spiegazioni.

E mentre qualcuno è invitato a ‘lasciare le reti’, ci sono pure quelli che sono invitati a rimanere al proprio posto, continuando a fare il solito mestiere, senza abbandonare la famiglia, senza staccarsi dalle solite occupazioni. Si resta dove si è ma si ampliano gli orizzonti, si fanno le cose di sempre ma in un modo diverso, si continua a lavorare in cucina, in fabbrica, in ufficio, ma con Lui.

Ti accorgerai, oggi, di Gesù che passa e chiama? Riuscirai ad abbandonare almeno qualcuna delle reti che a volte invece che procurarti il necessario invischiano te? Proverai anche tu il desiderio e la gioia, come Andrea di andare a dire a qualcun altro: “Guarda che ho incontrato il Messia”?

     
     
 

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