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SCHEGGE E SCINTILLE

PENSIERI, SPUNTI, RIFLESSIONI
DALLA PAROLA DI DIO E DALLA VITA

http://spazioinwind.libero.it/schegge

a cura di: don_franco_locci@libero.it

 

 

 

OTTOBRE 2005

SABATO 1 OTTOBRE

Una scheggia di preghiera:

 

GRAZIE, SIGNORE, PER OGNI TUO DONO

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:BAVONE, Santo, Monaco

E’ chiamato anche Aluino. Nacque verso il 589. Di nobile famiglia era sposato e conduceva vita dissoluta. La morte della moglie  gli fece scegliere dapprima una  vita nei boschi come eremita, poi divenne monaco a Gand nel monastero che prese il suo nome. Fece anche delle peregrinazioni apostoliche nelle Fiandre. E’  patrono di Gand. Morì verso il 657

Parola di Dio: Bar 4,5-12.27-29; Sal 68; Lc 10,17-24

 

“SIGNORE, ANCHE I DEMONI SI SOTTOMETTONO A NOI NEL TUO NOME”. (Lc. 10,17)

Questa espressione meravigliata e gioiosa degli apostoli che, tornando dalla missione, si comunicano i risultati positivi mi fa venire in mente due eccessi in cui spesso noi cristiani cadiamo: o, per un ritegno esagerato stentiamo a comunicare quelle che possono essere le nostre esperienze spirituali, oppure, chiacchieroni un po’ esaltati, di ogni minima cosa facciamo un castello che spesso più che mettere in evidenza l’esperienza di Dio nella nostra vita, mette in evidenza noi stessi e la nostra presunzione di avere un filo diretto con Dio. Conosco persone che appena appena cerchi di renderti disponibile all’ascolto ti subissano delle loro “esperienze” facendole diventare metro per giudicare la bontà delle persone e altri che, pur avendo avuto motivo di glorificare Dio nella propria vita e di testimoniarlo, quasi per paura di non essere capiti, tacciono e si chiudono in se stessi. Per cercare di essere equilibrati teniamo conto di alcune semplici osservazioni che ricaviamo dalla Scrittura.

Prima di tutto, Dio ci vuole talmente bene che usa con ciascuno il linguaggio adatto per comunicare, quindi non stupiamoci se qualcuno ha dei segni che corrispondono alle caratteristiche più accentuate di se stesso, ma andiamoci piano a pretendere che siano dei segni universali adatti per tutti. Secondo, ci sono dei segni che in certi momenti possono cessare, ma non per questo deve cessare la fede. Se il dono ricevuto, l’esperienza fatta, può aiutare il mio fratello perché tacerla?  Ma un’esperienza che anche indirettamente possa offendere il fratello, gli renda il cammino difficile, non dia gioia, è meglio tenersela per se stessi. Se Gesù dice che la nostra fede dobbiamo “gridarla dai tetti” è però sempre molto rispettoso delle persone e il suo modo di presentarsi è sempre propositivo e mai impositivo.

Come accogliere, poi, coloro che ci “portano buone notizie della fede”? Direi che il primo atteggiamento è quello di accogliere e di gioire per tutto quello che è buono, che può essere stato dono per un altro, che manifesta la bontà e la misericordia di Dio ed è anche quello di lodare Dio per la sua opera ed aiutare chi ci parla  a superare il personalismo per arrivare al dono, proprio come ci ha insegnato Gesù nel Vangelo di oggi: “Non rallegratevi perché i demoni si sottomettono a voi, rallegratevi piuttosto che i vostri nomi sono scritti nei cieli”.

 

 

DOMENICA 2 OTTOBRE: 27^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Una scheggia di preghiera:

 

TU, O SIGNORE SEI LA VITE E NOI I TRALCI

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ANTONIO CHEVRIER, Beato, Sacerdote

Nacque il 16 aprile 1826 a Lione, da una modesta famiglia; a 17 anni entrò in Seminario e fu ordinato sacerdote a 24 anni, nel 1850. Iniziò la sua missione pastorale in una parrocchia operaia della periferia come vicario. Nel 1860 acquistò il ‘Prado’ che era un’antica sala da ballo, ormai in rovina,e fondò un’istituzione: “ La Provvidenza del Prado”. La utilizzava per dare assistenza ai poveri, agli apprendisti e agli operai. Andò avanti per una ventina d’anni con il solo aiuto di qualche sacerdote; affiancò all’opera una scuola di chierici, i quali diventati preti, formarono la “Società dei Preti del Prado”, con lo scopo di gestire l’opera iniziale e le sue attività caritatevoli. Morì il 2 ottobre 1879, dopo una lunga malattia.

Parola di Dio: Is 5,1-7; SaI 79; Fil 4,6-9; Mt 21,33-43

 

“C’ERA UN PADRONE CHE PIANTO’ UNA VIGNA, LA CIRCONDO’ CON UNA SIEPE, VI SCAVO’ UN FRANTOIO, VI COSTRUI’ UNA TORRE, POI  L’AFFIDO’ A DEI VIGNAIUOLI”. (Mt. 21, 33)

La parabola che leggiamo oggi non è solo la lettura della storia di Gesù, scartato e ucciso proprio da chi, religioso, avrebbe dovuto accoglierlo e farlo diventare “testata d’angolo” del Regno, ma riguarda anche la Chiesa e noi oggi. Oggi il Regno di Dio è affidato a nuovi vignaioli, ma questi devono far tesoro di quanto è successo ai primi e non rifare lo stesso errore di volersi considerare padroni della vigna.

Quindi la parabola in primo luogo si rivolge a chi ha autorità nella Chiesa. Se l’autorità non è per il servizio ma per il potere non è da Dio, anzi è il peggior attentato contro Dio; se la religione non viene attuata per aiutare la fede fonda solo l’idolatria; se la liturgia non è per la preghiera vera che riconosce Dio, Padre di Gesù, nello Spirito Santo, decade nel ritualismo e Dio non se ne fa niente del vuoto di preghiere-chiacchiere o di offerte senza amore. Se i capi delle comunità cristiane non amano il popolo, non servono il popolo, non si sentono parte del popolo ma formano una casta a parte per sfruttare il popolo, tradiscono sia Dio che la sua vigna; se non sanno accogliere i segni e i richiami che Dio continuamente manda specialmente attraverso i profeti odierni che richiamano i capi delle chiese all’umiltà, al servizio, alla povertà, rischiano di perdere il Regno e di rovinare la vigna.

Dunque anche la vigna può rovinarsi e non portare più frutto, ma proprio a causa di cattivi vignaioli.

Ma se può essere facile vedere gli errori degli altri ecco che la parabola coinvolge anche noi in prima persona: quanto è facile rifiutare la grazia di Dio per correre dietro ai nostri interessi, quanto è facile costruire su noi stessi, sul denaro, sul potere, sull’apparire ed eliminare Cristo o almeno sommergerlo di noi stessi al punto da considerarlo solo più un’etichetta! Facciamo attenzione sia personalmente che come Chiesa: il Regno di Dio può essere tolto anche a noi.

 

 

LUNEDI’ 3 OTTOBRE

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, GUARISCI LE NOSTRE FERITE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:ADALGOTTO DI COIRA, Beato, Vescovo 

Fu monaco a Citeaux, forse abate a Disentis nel 1150. Fu poi acclamato vescovo a Coira. Persona austera, riformatore fu un restauratore di chiese e di monasteri. Morì il 3 ottobre 1160.

Parola di Dio: Gio 1,1—2,1.11; Cantico da Gio 2,3-5.8; Lc 10,25-37

 

“UN UOMO CHE SCENDEVA DA GERUSALEMME A GERICO INCAPPO’ NEI BRIGANTI”. (Lc. 10,30)

Abbiamo sempre letto la parabola del Buon Samaritano sottolineando la bontà e l’amore di questa persona nei confronti del suo prossimo e prendendolo a modello per un comportamento cristiano.

La parabola però si presta anche ad un'altra interpretazione forse perfino più corretta della precedente: siamo noi quell’uomo che scendeva da Gerusalemme a Gerico e che incappò nei briganti. I briganti sono quelli che vogliono distoglierci da Dio, vogliono rubarcelo, depredarci dei valori di verità, di giustizia, di amore che Dio ha seminato abbondantemente in noi. E spesso i briganti che incontriamo non appaiono armati e neppure mascherati ma vengono a noi come amici, persone che sembrano volere il nostro bene ma che nello stesso tempo ci sfruttano, mistificano la verità, fanno apparire il bene stupido e il male cosa buona. Perfino all’ interno delle persone care ci possono essere dei “briganti” e anche nella comunità cristiana non hanno mancato di camuffarsi. E spesso noi ci ritroviamo distesi a terra in un luogo pericoloso, depredati dei nostri valori, feriti al punto da disperare di poterci riprendere. E in quel momento non ci serve che ci passa accanto senza fermarsi; non ci salva la falsa scienza, talmente piena di sé, che non si ferma neppure accanto ad un ferito o la filosofia e la teologia che non hanno cuore ma solo risposte formali o rituali, a noi occorre un Buon Samaritano che si fermi, si prenda cura di noi, ci riabiliti, paghi per noi…

Per fortuna il Buon Samaritano c’è. E’ Gesù che si è fatto straniero ma non ha mai smesso di camminare con pazienza per strade deserte, assolate, pericolose per essere vicino a chi “incappa nei briganti”. Gesù si ferma, rischia per noi, non si schifa delle nostre ferite e del sangue, ci cura, ci carica con amore sulla sua cavalcatura, ci riporta, come la pecorella smarrita, all’ovile, paga il prezzo del suo sangue per noi, rispetta la nostra libertà ma promette di tornare per assistere alla nostra guarigione.

Di certo non sono i briganti anche con voci di sirene che ci salvano, quelli ci depredano; non sono coloro che ci passano vicino e ci dicono: “poveretto” (e pensano: “Meno male che è successo a lui e non a me”) e tirano dritto quelli che ci aiutano; non sono neanche quelli che ci danno risposte teoriche  o astruse ma ci lasciano moribondi sulla sponda della strada; non sono neanche le false religioni o i falsi religiosi che pieni di norme e di osservanze sanno quello che dovrebbero fare ma tirano dritto; è solo Gesù che davvero ci ama, che vuole solo il nostro vero bene che si ferma e ci cura… ma l’uomo incappato nei briganti vorrà farsi aiutare da lui?

 

 

MARTEDI’ 4 OTTOBRE: San Francesco d’Assisi

Una scheggia di preghiera:

 

LAUDATO SII O MIO SIGNORE CON TUTTE LE TUE CREATURE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: AGOSTINO DI ASSISI, Beato

E’ uno dei primissimi discepoli di San Francesco, accolto nell’Ordine fin dal 1210. Francesco poi lo mandò nelle regioni dell’Abruzzo e della Campania. Morì a Napoli, nel convento di Sant’Orso proprio il 4 Ottobre 1226, stesso giorno della morte di Francesco, come lui stesso aveva profetizzato.

Parola di Dio: GaI 6,14-18; SaI 15; Mt 11,25-30

 

"IMPARATE DA ME PERCHÉ SONO MITE ED UMILE DI CUORE ". ( Mt. 11,29 )

La dolcezza: ecco una qualità poco apprezzata nel nostro mondo egoista e duro in cui il fatto di non difendere energicamente dei propri diritti è presto considerato come debolezza e mancanza di carattere.

Ma invece, la dolcezza, figlia della pazienza, denota una grande energia morale. Non ce n'è forse bisogno per accettare le ingiustizie rivolgendosi a colui che prende in mano i nostri veri interessi?

Il Signore Gesù è allora per noi  un perfetto modello di dolcezza, Lui che non resisteva a quelli che volevano il suo male e che quando era oltraggiato non rendeva gli oltraggi. Gesù per dolcezza sa tacere: Egli era l'agnello di Dio davanti ai suoi giudici e i suoi carnefici ma la dolcezza di Gesù sa anche parlare sa dire le parole giuste al momento giusto.

Gesù poi proclama beati coloro che sono mansueti. L'apostolo Paolo raccomanda ai Filippesi: "La vostra mansuetudine sia nota a tutti gli uomini".

La dolcezza, però,  non esclude  la più grande fermezza quando si tratta di mantenere diritti di Dio come Gesù stesso ci insegna quando libera il tempio da chi ne aveva fatto una spelonca di ladri, quindi dolcezza è tutt'altro che debolezza.

 

 

MERCOLEDI’ 5 OTTOBRE

Una scheggia di preghiera:

 

MIO DIO, MIO TUTTO!

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: MARIA FAUSTINA KOWALSKA, Santa, Monaca

Nacque il 25 agosto 1905, terza di 10 figli, da due contadini di Glogowiec e fu chiamata Elena. Amava l’obbedienza, la preghiera, era laboriosa. Giovanissima andò a servizio da diverse famiglie. Il 1 Agosto 1925 entrò nel convento delle suore della Beata Vergine della Misericordia a Varsavia. Ebbe compiti molto umili come quello della cuoca, della giardiniera, della portinaia. Ma in tutto era profondamente unita Dio, amante della preghiera e della Chiesa. Ebbe rivelazioni, visioni, stimmate, dono dell’ubiquità. Sentiva come compito che Dio le aveva affidato quello di trasmettere la misericordia di Dio per ogni uomo. Morì a Cracovia il 5 ottobre 1938.

Parola di Dio: Gio 4,1-11; Sal 85; Lc 11,1-4

 

“QUANDO PREGATE, DITE… (Lc. 11,2)

Luca di presenta una versione “accorciata” del Padre nostro, ma la sostanza dell’ insegnamento di Gesù sulla preghiera è sempre lo stesso. Gesù contesta la preghiera di chi si sente giusto ed è fiero della propria fedeltà, di chi prega con le labbra senza lasciarsi sfiorare dalla conversione. Vi offro oggi una riflessione sulla preghiera di San Giovanni Crisostomo:

La preghiera è un bene sommo: è infatti comunione intima con Dio e ci rende una cosa sola con lui.

Come gli occhi del corpo si illuminano nella luce, così colui che si rivolge a Dio viene investito e penetrato dalla luce sublime della preghiera. Deve però trattarsi di una preghiera che viene dal cuore, e non solo fatta per abitudine. Non deve essere limitata a ore o a tempi determinati, ma fiorire continuamente, giorno e notte.

Con la preghiera l’uomo si unisce a Dio in un ineffabile abbraccio: come un bambino chiama nell’affanno sua madre, anche l’uomo grida verso Dio, desideroso del sostegno che viene da Lui.

La preghiera rende felice l’uomo, perché appaga le sue aspirazioni.

Mentre il corpo rimane sulla retta via, lo spirito si disseta con quell’acqua che diverrà fonte zampillante per la vita eterna.

Non credere che la preghiera consista in parole.

La preghiera è desiderio di Dio, amore profondo: non nasce dall’uomo ma dalla grazia di Dio. Se il Signore concede a qualcuno una tale preghiera, essa costituisce per lui una tale ricchezza che nessuno può rubare, e un cibo spirituale che sazia l’anima. Chi ha gustato la preghiera si è infiammato di un vivo desiderio di Dio che gli divampa dentro come un fuoco ardente.

 

 

GIOVEDI’ 6 OTTOBRE

Una scheggia di preghiera:

 

DONACI, SIGNORE, DI CHIEDERE SEMPRE QUELLO CHE E’ NELLA TUA VOLONTA’

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: BUILIA (BUILLIA) CHIARA, Beata

Di lei sappiamo veramente poco. Prese l’abito di clarissa a Valenza, visse santamente, morì in convento verso il 1520

Parola di Dio: Mal 3,13-20a; Sal 1; Lc 11,5-13

 

“CHIEDETE E VI SARA’ DATO, CERCATE E TROVERETE, BUSSATE E VI SARA’ APERTO”. (Lc. 11,9)

L’ esclusiva parabola di San Luca, quella dell'amico importuno che viene a bussare a mezzanotte, quando tutta la famiglia nel monolocale dell'abitazione giudaica è al culmine del sonno, e ottiene i tre pani che cercava, sta a dimostrare la certezza della disponibilità di Dio ad esaudire le nostre giuste richieste, anche se nei suoi confronti non siamo che poveri accattoni. Dio è anzitutto un padre, di cui i padri terreni non sono che una sbiadita immagine.

La preghiera di domanda può sembrare la forma più facile di preghiera o, per lo meno, quella che usiamo maggiormente. Spesso però le nostre domande al Signore sono così circostanziate che più che un atto di supplica sembrano essere una imposizione: “Dio, tu devi farmi questo e quello, e in quel modo!” Domandare significa riconoscere di aver bisogno e riconoscere che c’è Qualcuno in cui si ha fiducia che può rispondere a questo bisogno. Ma non significa affatto lavarsi le mani dalle proprie responsabilità o pretendere un Dio a nostra misura. Non bisogna vergognarsi di chiedere ma avere anche la percezione chiara che noi chiediamo quello che in quel momento sembra il meglio per noi, tante volte senza sape­re (“voi chiedete male perché non sapete quello che chiedete”).

Se un normale padre alle grida di un bambino per un pane non risponde dandogli un sasso, tanto più il nostro padre celeste darà il meglio di sé; non solo ciò che sazia il corpo, ma ciò che più conta: i beni dello spirito, il suo Santo Spirito, la partecipazione alla sua vita divina.

Per questi beni, che vanno ben al di là di quanto noi possiamo umanamente concepire e desiderare, è più che ragionevole che insistiamo nella preghiera, fiduciosa insistente e perseverante, senza mai stancarci. Sono beni a noi non dovuti, superiori alle nostre aspettative e possibilità. La vita eterna beata è fra questi ed essa, dice S. Agostino, deve essere chiesta incessantemente, con estenuante preghiera. Bella lezione, questa, per noi moderni che pretendiamo di avere tutto e subito.

 

 

VENERDI’ 7 OTTOBRE

Una scheggia di preghiera:

 

LIBERACI DAL MALE E LIBERACI DAL MALIGNO

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ANASTASIO DI MILANO, Beato 

Fu un laico francescano che passò la sua vita in preghiera e penitenza. Ebbe il dono dei miracoli. Morì nel 1472 nel convento francescano di Pesaro.

Parola di Dio: Gl 1,13-15;2,1-2; Sal 9; Lc 11,15-26

 

“QUANDO LO SPIRITO IMMONDO ESCE DALL’UOMO, SI AGGIRA PER LUOGHI ARIDI IN CERCA DI RIPOSO E, NON TROVANDONE, DICE: RITORNERO' NELLA MIA CASA DA CUI SONO USCITO”. (Lc. 11,24)

“Ma non si arrende proprio mai il male che è in noi e attorno a noi? Credi di avercela fatta a cacciare via una tentazione, ti senti rincuorato di aver trovato il coraggio di farla finita con una brutta abitudine e poi, ecco di nuovo spuntare prepotente la tentazione… e ti sembra di essere ancora più fragile di prima. E se ci caschi ecco la delusione ed ecco anche lo scoraggiamento: cominci a dirti:”Ma  vale la pena di continuare a lottare? Non sarà poi una debolezza di carattere contro cui non c’ è nulla da fare”…

Frasi come questa che un prete ha certamente sentito dette da molti e che forse noi stessi abbiamo pensato, rischiano, se non ci rifacciamo subito a Gesù, di gettarci nello sconforto e ci portano a pensare al male come a qualcosa di invincibile.

Il demonio che ben conosce l'incostanza dell'animo umano, non si dà per vinto, raddoppia gli sforzi, chiede l'aiuto di “altri sette spiriti peggiori di lui”, finché non ha ragione della resistenza di chi si credeva di essere ormai al sicuro.

Satana è un pericolo costante. Il suo capolavoro di astuzia oggi consiste nel lasciarci credere che non esiste. Se non vogliamo sottostare al suo dominio, occorre da parte nostra schierarci dalla parte del “più forte di lui”, di Cristo, che riempie la nostra casa disadorna della sua augusta presenza, rendendola irremovibile.

Non bisogna spaventarsi; sapendo che le nostre forze sono deboli bisogna umilmente e con costanza chiedere aiuto a chi è più forte di noi.

La tentazione più forte non è tanto quella che ci spinge a singoli peccati, è quella di perdere la fiducia che Dio, nonostante noi, possa farci vincere la battaglia definitiva.

 

 

SABATO 8 OTTOBRE

Una scheggia di preghiera:

 

ECCOMI, SONO IL SERVO DEL SIGNORE, AVVENGA DI ME SECONDO LA TUA PAROLA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ALBERTO DI SASSOFERRATO, Beato

Era monaco nel convento di Sassoferrato (Ancona). Morì nel 1350. E’ invocato contro i mali di testa e di stomaco e proprio per questo divenne famoso e popolare.

Parola di Dio: Gl 4,12-21; Sal 96; Lc 11,27-28

 

“BEATO IL GREMBO CHE TI HA PORTATO E IL SENO DA CUI HAI PRESO IL LATTE?”. (Lc. 11,27)

Una donna, tra le tante, che seguivano il Cristo, incantata alla sua predicazione e ammirata dei suoi miracoli, con spontaneità e semplicità proclama beata la mamma di Gesù per aver un tale figlio. E' la risonanza della beatitudine pronunciata da Elisabetta nel giorno del Magnificat, quando inneggiò nella fede: “Benedetto il frutto del seno tuo”, alla luce del quale Maria previde: “Tutte le generazioni mi chiameranno beata”.

Gesù non lasciò inosservato l'elogio della donna per sua madre, anzi prese la palla al balzo per intesservi un insegnamento ben più profondo: “Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano”. La risposta di Gesù sembra a prima vista una diminuzione della dignità e del privilegio unico di Maria, ma non è così. Maria è stata davvero beata, fortunata, non solo nell’essere stata scelta da Dio per essere Madre di suo Figlio sulla terra ma anche per aver risposto quotidianamente di sì a questa chiamata di Dio. Chissà, però, se quella stessa voce l’avrebbe ancora chiamata beata quando Gesù è stato arrestato e condannato come impostore e bestemmiatore? Chissà se ai piedi della croce si sarebbe sentita la stessa voce dirle: “Beata Te che sei la madre del condannato a morte!”?

Eppure la vera beatitudine di Maria è uguale sia all’annunciazione, che alla crocifissione, che alla risurrezione, che alla discesa dello Spirito Santo, perché la beatitudine sta nell’aver accolto Dio, nel lasciarsi plasmare quotidianamente dalla sua volontà.

Ecco allora perché la stessa “beatitudine” di Maria può applicarsi a noi in ogni circostanza della nostra vita. Secondo il vangelo non si è beati perché le cose vanno bene, perché economicamente non abbiamo grossi fastidi, perché mio figlio non è un drogato o un perdigiorno, perché i miei hanno fatto carriera… Siamo davvero fortunati se Dio, trovandoci disponibili, in ogni momento può operare in noi!

 

 

DOMENICA 9 OTTOBRE: 28^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Una scheggia di preghiera:

 

LA TUA MISERICORDIA, SIGNORE, CI FARA’ PARTECIPARE AL TUO BANCHETTO PER SEMPRE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: DONNINO, Santo, Martire

E’ un martire del III secolo che rese la sua testimonianza durante la persecuzione di Massimiano. Secondo un'antica Passione fu decapitato sulla Via Claudia, presso Parma. Da lui prese il nome Borgo San Donnino (odierna Fidenza).

Parola di Dio: Is 25,6-10a; Sal 22; Fil 4,12-14.19-20; Mt 22,1-14

 

"TUTTO E' PRONTO; VENITE ALLE NOZZE". (Mt. 22,4)

A prima vista questa parabola non ci pare molto azzeccata. Prima di tutto il re (Dio) non invita i sudditi a pagare una nuova tassa per le nozze del figlio, non chiede loro di prestargli un servizio, ma invita a una festa e i sudditi hanno la faccia tosta di dirgli di no, di inventare scuse banali, qualcuno addirittura di prendere i messaggeri a botte e ucciderli.

Ma dove va a finire la dignità del re?

Ma quanto è grande la stupidità di chi riceve qualcosa di completamente gratuito e non solo non lo accetta, ma ne è completamente schifato.

Eppure, nella storia della salvezza è successo proprio così. Dio ha sempre offerto gratuitamente (liberazione, elezione, legge, perdono, patriarchi, profeti…) e il suo popolo lo ha rifiutato, ha maltrattato e ucciso i suoi messaggeri, ha messo in croce suo Figlio.

E anche nella nostra storia, spesso, capita questo assurdo. Saremmo disposti a compiere chissà quali imprese per Dio, per comprarci il paradiso e non siamo disposti ad accogliere ciò che ci viene dato gratuitamente. Un esempio per tutti: saremmo disposti ad andare nel Tibet per vedere un santone che ci parla di Dio e non siamo disposti ad andare a Messa dove il Figlio di Dio ci parla, offre Se stesso, si fa pane e parola per noi.

Dio ci invita alla gioia e noi preferiamo le nostre tristezze.

E non sarà proprio questa mancanza di gioia l'abito nuziale che manca a quell'invitato che proprio per questo sarà cacciato dal banchetto?

 

 

LUNEDI’ 10 OTTOBRE

Una scheggia di preghiera:

 

CREDO IN GESU’ CRISTO, UNIGENITO FIGLIO DI DIO

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: FRANCESCO BORGIA, Santo 

Nato a Gandia, nelle vicinanze di Valencia in Spagna nel 1510, era  pronipote di Alessandro VI, quarto duca di Gandia, fu al seguito dell'imperatore Carlo V in Africa (1535) e in Provenza (1536), quindi viceré della Catalogna (1539); alla morte della moglie, Eleonora di Castro che gli aveva dato otto figli, entrò tra i gesuiti (1546), fu ordinato prete nel 1551, vicario, quindi terzo generale dell'ordine (1565), che consolidò notevolmente nelle sue strutture. Fondatore del Collegio romano e fautore di una riforma interna della Chiesa, diede grande impulso all'insegnamento religioso e missionario. Morì a Roma nel 1572.

Parola di Dio: Rm 1,1-7; Sal 97; Lc 11,29-32

 

“ED ECCO BEN PIU’ DI SALOMONE C’E’ QUI… ED ECCO BEN PIU’ DI GIONA C’E’ QUI”. (Lc. 11,31.32)

Gesù è amareggiato per l’incomprensione nei suoi riguardi. Ha parlato di Dio come di un Padre misericordioso, ha dimostrato di poter perdonare i peccati, ha fatto segni, miracoli, guarigioni e il suo popolo, i suoi religiosi sono ancora lì a chiedere miracoli sempre più grandi. Ha fatto capire di essere il Figlio di Dio sulla terra e molti lo considerano un mago, un predicatore, un sobillatore, magari anche un profeta ma si fermano lì.

E la storia si ripete anche oggi: ci sono milioni di persone a cui Gesù non interessa, altri che hanno una ammirazione solo umana per Lui, altri che lo cercano quando hanno bisogno di qualcosa e che se non lo ottengono subito lo ripudiano, altri che accolgono le sue parole come un bel messaggio ma che non cambia la realtà della vita… Salomone era stato grande per la sua sapienza, per un retto esercizio della giustizia, per la ricchezza del suo regno, ma qui “c’è ben più di Salomone”. Giona con la sua predicazione aveva offerto agli abitanti di Ninive la possibilità di convertirsi e di ottenere il perdono, ma qui c’è ben più di un predicatore, c’è il Figlio di Dio che perdona!

O lasciamo davvero che lo Spirito Santo ci faccia conoscere Gesù come Figlio di Dio e che ci aiuti a tradurre in realtà di vita questo atto di fede o tradiamo Gesù perché accoglierlo solo per quello che vogliamo vedere di Lui, significa non dargli la possibilità di operare in noi i suoi doni e quindi disprezzare il suo amore per noi.

 

 

MARTEDI’ 11 OTTOBRE

Una scheggia di preghiera:

 

CREA IN ME, O DIO, UN CUORE PURO

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: BRUNO I IL GRANDE, Santo, Vescovo

Nato nel 925 era figlio del re di Germania Enrico I l’Uccellatore e di santa Matilde. Pur essendo avviato alla carriera ecclesiastica eccelse per doti di fede. Fu cancelliere del Regno. Nominato arcivescovo di Colonia (953), ricevette dal fratello Ottone I il governo del ducato di Lorena (953) e dopo il 956 esercitò una notevole influenza sulla sorella Ateride, vedova di Ugo il Grande, destreggiandosi abilmente fra Capetingi e Carolingi per conservare l'indipendenza della Lorena. Morì a Reims l’11 ottobre 965.

Parola di Dio: Rm 1,16-25; Sal 18; Lc 11,37-41

 

“IL FARISEO SI MERAVIGLIO’ CHE GESU’ NON AVESSE FATTO LE ABLUZIONI PRIMA DEL PRANZO”. (Lc. 11,38)

Gesù, sembra addirittura irreligioso e maleducato: è ospite in casa di un ricco e “puro” fariseo e non si lava neanche le mani prima di mettersi a tavola (gesto che implicava una non osservanza di un norma dell’Antico Testamento). Ma lo fa apposta per farci capire una cosa: è più puro, giusto, religioso uno che si lava le mani prima del pranzo o uno che è puro, giusto, religioso nel profondo del suo cuore e della sua vita? Le cose non sempre sono ciò che sembrano. Questo piccolo raccontino può aiutarci nella nostra meditazione.

Due angeli viaggiatori si fermarono per la notte nella casa di una famiglia molto facoltosa. La famiglia era rude e non consentì loro di fermarsi nella stanza degli ospiti della villa. Invece venne dato loro un piccolo spazio nella cantina fredda della casa. Mentre sistemavano i letti sul pavimento, l’Angelo più anziano vide una fessura nel muro e la sistemò. Quando l’Angelo più giovane chiese il perché, quello più anziano rispose, "Le cose non sempre sono ciò che sembrano” La notte successiva, gli angeli andarono a riposare nella casa di una coppia molto povera, ma l’uomo e sua moglie erano molto ospitali. Dopo aver condiviso il poco cibo che la famiglia possedeva, la coppia permise agli Angeli di dormire nel loro letto dove avrebbero potuto avere una buona notte di riposo. Quando si svegliarono il giorno successivo, gli Angeli trovarono in lacrime il signore e sua moglie. L’unica mucca che possedevano, il cui latte era la loro unica entrata di soldi, giaceva morta nel campo. L’Angelo più giovane era furibondo e chiese all’Angelo più anziano, “come hai potuto permettere che accedesse? Il primo uomo aveva tutto e tu l’hai aiutato; la seconda famiglia aveva poche cose, ma era disposta a condividerle, e tu hai permesso che la loro mucca morisse”."Le cose non sempre sono ciò che sembrano” ripose l’Angelo più anziano. "Quando eravamo nella cantina di quella villa, ho notato che c’era dell’oro nascosto in quel buco del muro. Dato che il proprietario era ossessionato dai soldi, ho chiuso il buco così da non permettere più loro di trovare l’oro."

"Questa notte, mentre dormivamo nel letto della famiglia povera, l’angelo della morte venne in cerca della moglie del contadino e io gli ho dato la mucca. Le cose non sempre sono ciò che sembrano”



 

MERCOLEDI’ 12 OTTOBRE

Una scheggia di preghiera:

 

RENDIMI LIMPIDO, SIGNORE, COME ACQUA DI SORGENTE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: AMELIO e AMICO, santi, martiri.

Le figure di questi santi sono rimaste celebri nei racconti del tempo carolingio per la loro amicizia che cominciò dall’aver ricevuto insieme il Battesimo a Roma, dal Papa e durò fino alla morte comune in battaglia; sono ricordati particolarmente a Mortara (Pavia ) dove morirono e dove i loro corpi furono sepolti.

Parola di Dio: Rm 2,1-11, Sal 61; Lc 11,42-46

 

“GUAI A VOI…” (Lc. 11,42-46)

Gesù ritorna ancora sugli adempimenti esteriori che vengono visti come unica risposta della nostra fede e come espressione unica della nostra adesione a Dio, quasi che Dio fosse comprabile a base delle nostre opere esteriori.

Essere obbedienti alle leggi decretate dagli uomini è certamente espressione di giustizia, ma non possiamo limitare a tali adempimenti il nostro rapporto con il Signore e neanche quello con il nostro prossimo. La giustizia e l'amore di Dio debbono avere il primato assoluto nella nostra vita perché hanno una dimensione e una profondità diversa; non si fermano alle apparenze, ma ci coinvolgono nella sincerità della vita. È ancor peggio poi trarre un futile vanto da un'appartenenza solo esteriore traendo in inganno il nostro prossimo. Non sono certo i titoli e le onorificenze che veramente ci qualificano agli occhi di Dio. Potremmo anche occupare i primi posti, strappare una certa stima dalla gente, che intimorita, ci saluta e ci onora, ma se noi non corrispondiamo a quanto appare inganniamo solo noi stessi, e gli altri ma Dio non lo possiamo ingannare.

La predica senza la pratica è una menzogna conclamata, che genera scandalo e rende non credibile quanto proclamiamo solo con la voce. Sono ancora numerosi coloro che in nome di Dio tuonano sentenze e condanne dai pulpiti delle nostre chiese, mentre essi stessi si auto assolvono da ogni iniquità. Se siamo tra questi ci colpisce la parola di Gesù che ci indica come coloro che mettono pesi sulle spalle altrui ma non vogliono toccarli neanche con un dito. La vera “decima da dare a Dio” non sono né soldi, né candele, né preghiere rituali e neppure osservanza formale. A Dio possiamo dare solo il nostro cuore e la nostra veridicità.


 

GIOVEDI’ 13 OTTOBRE

Una scheggia di preghiera:

 

FA’ CHE OGGI, SIGNORE, SAPPIAMO ACCOGLIERE I TUOI DONI

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: DANIELE E COMPAGNI, Santi, Martiri 

Sono francescani decapitati a Ceuta, in Marocco, nel 1227, dai musulmani. Con Daniele, ministro provinciale di Calabria, erano sei confratelli: Agnello, Samuele, Donnulo, Leone, Niccolò.

Parola di Dio: Rm 3,21-30a; Sal 129; Lc 11,47-54

 

“GUAI A VOI CHE COSTRUITE I SE­POLCRI DEI PROFETI, E I VOSTRI PADRI LI HANNO UCCISI”. (Lc. 11,47)

Due possono essere gli atteggiamenti nei confronti del passato. Quello di considerarlo “tutto sbagliato, perché oggi siamo noi il progresso” e quello di esaltarlo con una forma tale di nostalgia che giustifichi il nostro non poterne essere all’altezza.

Anche dal punto di vista cristiano spesso ci sorprendiamo a dire: “I nostri padri, i nostri nonni, sì che erano dei buoni cristiani... si confessavano sovente, andavano ai vespri la domenica, allora c’erano delle bellissime feste religiose... Anche i predicatori d’allora, sì che sapevano fustigare il male, erano dei veri profeti”.

Ma, noi, sappiamo ascoltare i profeti di oggi? Partecipiamo ai sacramenti che la Chiesa ci offre? Non ci accontentiamo, forse, anche noi di “costruire tombe” agli uomini del passato, alle usanze del passato, invece di prendere sul serio le numerose esigenze di incarnare il Vangelo nel quotidiano?

Per noi, la Chiesa è un “mausoleo”, un mu­seo, un cimitero o essa è viva perché tale la rendiamo ed ha un progetto di futuro? Il nostro Dio è il Dio dei morti o dei viventi?

 

 

VENERDI’ 14 OTTOBRE

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, CHE COS’E’ L’UOMO CHE DI LUI TI RICORDI E IL FIGLIO DELL’UOMO DI CUI TI PRENDI CURA?

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: BUCARDO, Santo

Nacque in Inghilterra alla fine del 600. Fu benedettino, accompagnò san Bonifacio nelle sue missioni in Germania, prese parte alla riforma della Chiesa franca e partecipò anche ai negoziati per il cambiamento della dinastia. Nel 741 fu consacrato vescovo di Erbipoli o Würzburg, dove fondò il monastero di Sant'Andrea. Fu due volte a Roma.  Morì nel 754.

Parola di Dio: Rm 4,1-8; Sal 31; Lc 12,1-7

 

“NON TEMETE, VOI VALETE PIU’ DI MOLTI PASSERI”. (Lc. 12, 7)

Quanto vale un uomo?

Secondo il nostro mondo molto poco se paesi ricchi lasciano morire di fame milioni di persone, se le case farmaceutiche pur di avere il loro guadagno rifiutano di vendere a un prezzo minore in certi paesi dove solo una esigua parte poterebbe permettersi certi medicinali. Un uomo vale poco se per “divertirsi”, per “far scorrere un po’ di adrenalina”, si butta un sasso dal cavalcavia dell’autostrada per vedere chi si salva e chi si sfracella; un uomo vale poco so lasciano a casa cinquecento padri di famiglia perché sfruttando il basso costo del lavoro in un paese lontano, si spende di meno e si produce di più. Un uomo, un centinaio di uomini, un migliaio di uomini, non valgono nulla se li faccio saltare in aria oppure valgono soltanto per il terrore e l’odio che hanno creato in altri uomini…

Eppure per Dio un uomo vale tutto il creato, per l’uomo Cristo ha accettato di non valere nulla e di morire sulla croce. Dobbiamo ricordarcelo spesso questo immenso amore per ciascuno, dobbiamo ricordarcelo quando il male in tutte le maniere sta cercando di uccidere la nostra speranza, dobbiamo ricordarcelo quando incontriamo il nostro prossimo e rischiamo di vederlo solo come un avversario o come un qualcuno che, se non sono più furbo, più forte, mi gabba. Dobbiamo ricordarcelo quando ci monetizzano o noi vediamo solo più la realtà e le persone in base al guadagno che posso farci.

Dio ci ama. Quanto vale dunque un uomo, l’ultimo uomo di questa terra?

Vale il sangue prezioso del Figlio di Dio versato per amore, per Lui, per me, per tutti.

 

 

SABATO 15 OTTOBRE

Una scheggia di preghiera:

 

SOLO TU, SIGNORE, PUOI SALVARCI

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: GALLO DI BREGENZ, Santo, Monaco

Nato in Irlanda fra il 532 e il 550, fu discepolo di san Colombano, si fece monaco nel monastero di Bangor. Accompagnò poi san Colombano in Inghilterra e di là in Gallia, dove prese dimora, con il suo maestro, nel monastero di Luxeuil. Scacciato da Luxeuil per volere del re Teodorico, dopo varie peregrinazioni e dopo essersi separato da san Colombano, che si era rifugiato in Italia, fondò presso il lago di Costanza un eremo in preghiera e predicazione del vangelo che doveva poi diventare il celebre monastero di San Gallo. Morì ad Arbon, in Svizzera tra il 627 e il 645.

Parola di Dio: Rm  4,13.16-18; Sal 104; Lc 12,8-12

 

“CHI BESTEMMIERA’ LO SPIRITO SANTO, NON GLI SARA’ PERDONATO”. (Lc. 12,10)

Quando Gesù parla di bestemmia non intende solo il turpiloquio o l’insulto che a parole si rivolge a Dio. Questo è spesso indice solo di cretineria, di maleducazione, di incapacità di controllo; e non vi è nulla di più assurdo della bestemmia, perché se non ci credi è inutile bestemmiarlo, se ci credi non vai a bestemmiare chi ti è Padre, chi ti ha salvato o la madre di tuo fratello.

Gesù qui indica una bestemmia ben più grave cioè il non dare a Dio la possibilità di salvarti.

Questo succede quando l’uomo pensa di salvarsi da solo con i propri meriti, quando l’uomo vuole dare consigli al Signore su come condurre il mondo, e guai se Dio non lo ascolta, quando il nostro atteggiamento di vita esclude a Dio e al suo Spirito ogni possibilità di agire in noi e attorno a noi, quando in pratica ci si organizza esclusivamente da soli senza lasciare spazio a Dio, quando si esclude la speranza per noi e per il prossimo, quando troppo pieni di se stessi e dei propri peccati si pensa che Dio non abbia più fiducia in noi e non possa perdonarci.

E’ allora che anche quel “non gli sarà perdonato” diventa reale, non perché Dio non possa perdonarci, ma perché io gli ho chiuso la porta e non permetto che il suo perdono mi raggiunga e faccia di me un uomo nuovo.

 

 

DOMENICA 16 OTTOBRE: 29^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Una scheggia di preghiera:

 

TU, NOSTRO DIO, SEI SIGNORE DI TUTTE LE COSE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: GERARDO MAIELLA, Santo 

Era nato a Muro Lucano il 6 aprile 1726. Di famiglia umile, rimase quasi illetterato. Aveva fatto il sarto, il cameriere, ma nel 1749, dopo essere stato rifiutato dai cappuccini, venne accolto come fratello converso dai Redentorisiti. Incaricato della questua era più quello che dava che non quello che raccoglieva. Proclamava il vangelo con le parole e con la sua vita, e spesso era accompagnato da miracoli. Fu anche a Napoli dove fu vicino ai malati mentali nel manicomio. Poi arrivò al Convento di Materdomini dove rimase fino alla morte che previde giorno ed ora come puntualmente avvenne il 16 ottobre 1755. E’ un santo tuttora molto popolare in Irpinia, Lucania e Puglia.

Parola di Dio: Is 45,1.4-6; Sal 95; 1 Ts 1,1-5b; Mt 22,15-21

 

“RENDETE A CESARE QUELLO CHE E’ DI CESARE E A DIO QUELLO CHE E’ DI DIO”. (Mt. 22,21)

Gli avevano chiesto: ”È lecito pagare il tributo a Cesare?”. Ma era anche una domanda trabocchetto, un tranello teso a Gesù. I suoi interlocutori si proponevano di squalificarlo agli occhi della gente.

Se diceva sì, i farisei e gli zeloti potevano replicargli: “Tu non sei un messia liberatore, ma un nemico del tuo popolo, un venduto agli stra­nieri. Perché mai dovremmo seguirti?”.

Se diceva no, gli erodiani potevano rinfacciargli: “Ti metti contro i Romani, spingi il popolo a ribellarsi, e in questo modo attiri su di noi la repressione violenta dei soldati”.

Gesù con la sua risposta non solo non cade nell’insidia ma ci dà tutta una serie di insegnamenti.

Prima di tutto questo pagare il tributo a Cesare (cioè allo Stato) non risulta necessariamente in contrasto col rendere a Dio quel che gli è dovuto, cioè adorazione e amore filiale. Anzi, Gesù mette in risalto i diritti di Dio, senza toccare i diritti dell'imperatore.

Lo Stato ha pur sempre un ruolo sociale da svolgere, a vantaggio di tutti. Ci sono quindi per i cittadini dei doveri verso il potere civile, che in coscienza vanno armonizzati col valore assoluto di Dio. Quando lo Stato svolge lealmente il suo ruolo, il tributo diventa un dovere di coscienza. Gesù con la sua risposta suggerisce in sostanza di soppesare quel che è dovuto allo Stato, e nello stesso tempo di ricordare che il valore preminente e assoluto è sempre e comunque Dio.

Ma aldilà di queste discussioni che, spesso, da rapporto tra potere divino e potere terreno sono scadute nel potere dello stato e potere della Chiesa, Gesù ci dà una regola che vale in ogni campo della vita, anche nelle piccole scelte quotidiane: se Dio è il Signore di tutte le cose, il primo posto deve averlo sempre Lui. Le cose buone che Egli ci ha affidato non sono da disprezzare  ma il loro valore è sempre relativo a quello divino.

Noi, come gli interlocutori di Gesù diciamo: “O Dio o Cesare”, Gesù ci insegna a dire: “Dio e Cesare”.. Noi spesso mettiamo in contrasto Dio con le cose umane, Gesù ci dice di mettere Dio al primo posto proprio nell’interessarsi delle cose umane necessarie per noi e per i nostri fratelli. “Preghiera o azione?”: prega per poter agire nel giusto modo. “Scelta religiosa o impegno sociale” Se davvero hai scelto Dio non ti fermerai solo al tu per tu con Lui, ma sarà lo stesso amore che hai per Lui a spingerti all’azione amorevole verso il prossimo.

 

 

LUNEDI’ 17 OTTOBRE

Una scheggia di preghiera:

 

IL NOSTRO VERO TESORO SEI TU, SIGNORE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: BALDASSARRE RAVASCHIERI, Beato, Monaco

Nato a Chiavari nel XV secolo dai conti di Lavagna, si sentì di rispondere alla sua vocazione entrando tra i francescani. Fu guardiano e poi Provinciale a Genova. Si ammalò di gotta e rimase quasi paralizzato, ma continuò a pregare e a confessare, amato da tutti, fino alla morte.

Parola di Dio: Rm 4,20-25; Cantico da  Lc 1,69-75; Lc 12, 13-21

 

“SE ANCHE UNO E’ NELL’ABBONDANZA, LA SUA VITA NON DIPENDE DAI SUOI BENI”. (Lc. 12,15)

Un certo modo di intendere la religiosità ci ha portato a pensare che tutto quello che è spirituale è un valore e che tutto quello che è materiale è un disvalore. Oggi il mondo la pensa esattamente all’opposto.

Ma Gesù che cosa pensa delle cose? Gesù non oppone mai spirito e materia se non quando l’uomo con la sua volontà di possesso, di accumulo rende le due cose contrarie. Cioè se so accontentarmi, se so godere delle cose per quello che sono, se so utilizzare i miei doni spirituali e materiali nella volontà di Dio e per il bene mio e dei miei fratelli non c’è opposizione tra materia e spirito, ma l’uomo si costruisce nella sua vera identità che è fatta contemporaneamente di materia e di spirito.

La vita ci sembrerà bella soltanto quando smetteremo di volercene appropriare o di desiderarne una migliore e quando avremo imparato a goderla così com'é nella volontà di Dio che vuole il nostro bene sia materiale che spirituale.

La smania di possedere sempre di più, inculcataci con tanta scaltrezza dal mondo consumistico moderno, è in realtà un virus che ci toglie il piacere di accontentarci di quanto abbiamo. Un uomo non guadagna mai abbastanza, una donna non è mai abbastanza bella, gli abiti non sono mai abbastanza alla moda, la casa non è mai abbastanza arredata, quel che mangiamo non è mai abbastanza gustoso e così la felicità si fa sempre più lontana.

Saremo certamente più sereni se sapessimo dire: “Basta! Quel che ho è sufficiente ed è dono che mi aiuta ancor più a comprendere il vero dono: Dio”

 

 

MARTEDI’ 18 OTTOBRE : San Luca

Una scheggia di preghiera:

 

COME SONO BELLI I PIEDI DI COLORO CHE PORTANO LA GIOIA DEL TUO ANNUNCIO, SIGNORE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ANGILBERTO, Santo, Monaco 

Era nato verso il 780 e venne educato alla corte di Pipino il Breve e fu consigliere di Carlo Magno. Viveva una vita mondana, ma sentì il richiamo della vocazione e lasciato tutto divenne monaco e poi abate a Saint Riquier conducendo vita di penitenza e operando per la riforma dei monasteri. Morì nell’814.

Parola di Dio: 2 Tm 4,10-17; SaI 144; Lc 10,1-9

 

“NON PORTATE NE’ BOSRSA, NE’ BISACCIA, NE SANDALI…”. (Lc.10,3)

Alcuni anni fa mi capitò più volte di mangiare insieme a quel grande missionario che fu Monsignor Cavallera, vescovo missionario di Nieri in Africa. Aveva dedicato tutta la sua vita alla missione, aveva rischiato più volte di essere ucciso e trucidato nelle varie guerre tribali e in quelle che gli Europei avevano importato nel continente nero. Per anni, condividendo tutto con i suoi “neri” ebbe casa e arcivescovado sotto una tenda che si spostava, come quelle dei nomadi per le varie parti della sua diocesi.

Era diventato vecchio e si era ritirato. Non aveva voluto neanche andare in una casa di preti anziani della sua congregazione, ma era entrato in un ricovero per anziani come tanti altri vecchietti che, rimasti soli terminavano il cammino della propria vita in una casa accogliente ma anche colma di malinconie.

Non amava parlare della sua opera missionaria anche se quando si parlava di vangelo, di Chiesa o di Africa gli vedevi un lampo negli occhi che subito però controllava. Più volte mi sono sorpreso a guardare quell’uomo e a ripercorrere il vangelo di oggi perché mi sembrava lo avesse realizzato in pieno: era partito con nulla e con nulla era tornato. L’essere stato vescovo non era stato un onore per lui ma un motivo in più per servire. Aveva annunciato il Vangelo con tutto se stesso (anche con i suoi limiti. Dicevano che era molto austero e severo con i suoi preti) e per me lo annunciava ancora in maniera meravigliosa proprio in quel ricovero, con il suo silenzio, con la sua pazienza, col suo saper rispettare e ascoltare dei pretucoli come me. Un bel giorno (veramente bello per lui) morì nel silenzio. A parte le solite cerimonie ufficiali, quasi nessuno se ne accorse, eppure tutte le volte che mi parlano di missione e di missionari, pur senza aver conosciuto neanche bene tutta la sua opera io penso a quel vescovo minuto  con il quale senza neanche né dire né ascoltare grandi cose ho avuto la fortuna di mangiare tre o quattro volte.

 

 

MERCOLEDI’ 19 OTTOBRE

Una scheggia di preghiera:

 

TIENMI UNITO A TE, SIGNORE, PERCHE’ I MIEI FRUTTI SIANO I TUOI

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: AGNESE DI GESU’, Venerabile

Nacque a le Puy il 17 novembre 1602. Era fin da piccola molto sensibile e devota della passione di Gesù e ardeva di carità per i poveri fino a chieder lei l’elemosina per loro. Entrò nel monastero di Santa Caterina a Langeac. In umiltà lavorò per la riforma del clero. Sia in vita che in morte le furono attribuiti diversi miracoli. Morì il 19 ottobre 1634.

Parola di Dio: Rm 6,12-18; Sal 123; Lc 12,39-48

 

“A CHIUNQUE FU DATO MOLTO, MOLTO SARÀ CHIESTO”. (Lc. 12,48)

Continuiamo la riflessione dell’altro ieri in un altro modo: siamo spesso portati a vedere nella nostra vita le cose che ci mancano. Al­tre volte il confronto con gli altri ci porta quasi ad invidiare doti o cose che essi hanno e di cui noi non siamo forniti. Ma, non sempre siamo altrettanto pronti a vedere, ringraziare e utilizzare al meglio i doni che abbiamo. Ad esempio, abbiamo il dono prezioso della vita, la amiamo ma non sempre la rispettiamo sulle strade, nell’alimentazione, nei divertimenti; abbiamo il dono della Parola di Dio, dei sacramenti, della preghiera... ma il più delle volte li lasciamo languire in noi; abbiamo il dono del tempo, ma ne sprechiamo in abbondanza. Gesù ci ricorda che ogni dono ci è dato affinché porti frutto per noi e per gli altri, perché tutti ne possano gioire. Non importa se i tuoi doni sono più o meno grandi dell’altro, importa che non siano morti, importa che fruttino.

 

 

GIOVEDI’ 20 OTTOBRE

Una scheggia di preghiera:

 

LA PACE DI DIO ABITI NEI NOSTRI CUORI ED EGLI POSSA REGNARE SUL MONDO

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ORSOLA BENINCASA, Venerabile

Nacque a Napoli nel 1547. Dotata di grande fervore religioso, si ritirò in solitudine sul monte Sant'Elmo, guadagnandosi fama di santità. Nel 1582 venne esaminata a Roma da una congregazione, di cui faceva parte san Filippo Neri, che riconobbe le sue virtù. Tornata a Napoli, fondò la congregazione della Santissima Concezione di Maria Vergine Immacolata, posta sotto la guida dei teatini (e detta perciò delle teatine) .Morì a Napoli nel 1618, fu dichiarata venerabile nel 1793.

Parola di Dio: Rm 6,19-23; SaI 1; Lc 12,49-53

 

“PENSATE CHE IO SIA VENUTO A POR­TARE LA PACE SULLA TERRA? NO, VI DICO, MA LA DIVISIONE”. (Lc. 12,51)

Gesù, il Risorto, quando appare saluta sempre dicendo: “Pace a voi”. Sulla grotta di Betlemme gli angeli augurano: “Pace agli uomini di buona volontà”. Tutto il messaggio di Gesù è un messaggio di pace e fratellanza, e poi Gesù ci dice che non è venuto a portare pace ma divisione? Non è un contrasto? O non sarà forse un modo diverso il suo di intendere la pace?

Gesù è venuto davvero a portare la pace, pace fondata su Dio Padre che ci fa fratelli, pace non fondata su compromessi, ma pace profonda del cuore che si basa sulla Verità e Giustizia di Dio. Ma gli uomini non amano questa pace, preferiscono guardare ai propri diritti alle proprie piccole verità, ai propri confini e ai propri interessi. E anche le religioni a volte preferiscono i propri piccoli poteri, le verità che sostengono il proprio credo, i propri diritti acquisiti attraverso i compromessi con il potere che non la pace di Gesù ed è allora che nel nome di Gesù avvengono le divisioni, le lotte. Lui non l’ha voluto, non lo vuole, sono gli uomini che non accettandolo preferiscono con arroganza scegliere se stessi piuttosto che accogliere Lui, il Dio della pace.

 

 

VENERDI’ 21 OTTOBRE

Una scheggia di preghiera:

 

DIO CHE SEI ETERNITA’ FA CHE SAPPIA INCONTRARTI NEL TEMPO CHE MI DONI

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: CONDEDO, Santo, Monaco 

Sacerdote e monaco, eremita inglese, passato in Francia; stabilitosi dapprima a Saint-Valéry, si trasferì poi a Fontenelle attiratovi dalla fama di san Lamberto; infine si ritirò nell'isola di Belcinac, presso Caudebec. Morì nel 685 circa.

Parola di Dio: Rm 7,18-25a; Sal 118; Lc 12,54-59

 

“SAPETE GIUDICARE L’ASPETTO DEL CIELO E DELLA TERRA, COME MAI QUESTO TEMPO NON SAPETE GIUDICARLO?”. (Lc. 12,56)

E’ facile confondersi, avere giudizi erronei sulle cose. Anche Gesù normalmente ci invita a non giudicare ma a lasciare ogni giudizio a Dio. Però Lui ci dice che abbiamo abbastanza sapienza, abbastanza segni e dati per poter riconoscere e giudicare i tempi che stiamo vivendo.

Quando parliamo o sentiamo parlare della nostra epoca è facile cadere in luoghi comuni di solito negativi e pessi­misti: niente funziona, non ci sono più valori, la gioventù è bacata, non c’è più fede... Gesù ci invita ad essere “realisti”. Certo, sono tante le cose che non funzionano ma vanno viste con gli occhi della fede e gli stessi occhi della fede ci fanno vedere anche la presenza del Regno di Dio che viene, invitandoci ad unirci al suo dinamismo.

Il Regno è presente ed opera nei gesti di liberazione, speranza e solidarietà tra gli uomini, gruppi, chiese e nazioni, in tante persone che amano il povero, il malato, chi è senza famiglia e senza focolare, nella fedeltà di tanti sposi e nell’esistenza dei consacrati a Dio.

il Regno di Dio è presente ed opera anche negli occhi che piangono con chi soffre e nelle labbra che sorridono con i fratelli, in tutti quelli che lavorano per la pace, in ogni uomo che cerca Dio con cuore sincero.

Se poi guardiamo a noi stessi nel nostro tempo, se vogliamo, riusciamo a capire che il tempo è dono; se uso il dono della sapienza, capisco che Gesù è venuto per amore nei miei confronti e mi offre oggi la possibilità di rispondere a questo suo amore; se appoggio la mia sapienza a quella del Vangelo, capisco in cosa consista lo scegliere il bene per rispondere con generosità a Dio che mi ha amato tanto; se ho occhi di amore, capisco che il prossimo non è il nemico ma il fratello, che Dio è il Padre buono di tutti, che il perdono vale di più dell’odio e del rancore. Ecco che cosa significa saper giudicare il tempo presente: è cogliere in esso tutte le prospettive di salvezza che esso ha nei nostri confronti ed approfittarne.

 

 

 

SABATO 22 OTTOBRE

Una scheggia di preghiera:

 

DIO PAZIENTE E MISERICORDIOSO, INSEGNACI PAZIENZA E COSTANZA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: FILIPPO DI ERACLEA, Santo, Vescovo, Martire

Fu vescovo di Eraclea, in Tracia e martire ad Adrianopoli  nel 304 sotto Diocleziano con il suo diacono Hermes.

Parola di Dio: Rm 8,1-11; Sal 23; Lc 13,1-9

 

“UN TALE AVEVA UN FICO PIANTATO NELLA VIGNA E VENNE A CERCARVI FRUTTI…” (Lc. 13,6)

Vi offro un brano autobiografico di Alessandro Pronzato che può fare da spunto di riflessione alla parabola di Gesù.

“Davanti a casa mia si staglia un noce imponente cui sono attaccatissimo. Il primo anno che sono andato ad abitare lì, il noce mi ha regalato una quantità spropositata di frutti. Di quell’abbondanza hanno partecipato anche i vicini. L’anno successivo sembrava si fosse pentito di tanta prodigalità. Per quanto lo osservassi con attenzione, non vi scorgevo neppure una noce. Un giorno mentre facevo ammirare a un amico la pianta di cui vado orgoglioso ho osservato con malcelato dispetto: “Bella, vero? Quest’anno, però, non si è degnata di offrire neppure una noce…” Non avevo ancora finito di pronunciare l’ultima parola che sono stato colpito in testa da un proiettile dalla mira infallibile, manco fosse teleguidato. Era una noce, l’unica.

Ho raccolto il proiettile e poi, quando l’amico è ripartito, mi sono seduto ai piedi dell’albero e mi sono messo a pregare, accarezzando la noce che tenevo mano: “Signore, grazie della lezione un po’ ruvida che mi ha dato oggi attraverso il mio noce. Anche in quest’anno di aridità determinata da chissà quali cause, ha fatto il suo dovere. Tutto quello che poteva: un solo frutto striminzito ma faticato, stentato ma regolare. Signore, così vorrei fosse sempre nella mia vita. Non tutte le stagioni sono favorevoli. Fa’ che anche nelle giornate meno felici riesca, sia pure con uno sforzo enorme, a produrre almeno un modesto frutto di bene. Signore, convincimi che, per Te, un raccolto soddisfacente, in certe circostanze,può essere anche un’unica noce.”

 

 

DOMENICA 23 OTTOBRE: 30^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Una scheggia di preghiera:

 

DONACI, SIGNORE DI CAMMINARE VERSO TE DA FRATELLI

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: CATERINA DI BOSNIA, Santa

Nata in Erzegovina nel 1424 fu moglie del penultimo re di Bosnia; cercò di diffondere la fede nel suo regno. Dopo l’invasione turca fuggì a Roma. Visse santamente come terziaria francescana. Morì a Roma nel 1478.

Parola di Dio: Es 22,20-26; SaI 17; 1 ts 1,5c-10; Mt 22,34-40

 

"AMERAI IL SIGNORE DIO TUO E IL TUO PROSSIMO COME TE STESSO". (Mt. 22,37-39)

Una legge fatta di tante prescrizioni, un Dio ben codificato, delle norme pre­cise sul fare e non fare: è la tentazione di sempre quella di inscatolare Dio, avere delle ricette per la salvez­za.        

Gesù risponde anche Lui con una ricetta? A prima vista sembra di sì, ma l’aver unito due precetti: l’amore di Dio e quello del prossimo, va ben più in là di una formula facile per comprare il paradiso.

Gesù unisce in un unico comandamento l’amore di Dio e del prossimo e dice che questo è il fondamento della legge di Dio; senza questo a nulla valgono le prescrizioni e le osservanze. Un Padre della Chiesa, Doroteo di Gaza, commentava con questo esempio: “Supponete un cerchio tracciato per terra. Immaginate che questo cerchio sia il mondo; il centro Dio; e i raggi, le diverse vie, i diversi modi di vivere degli uomini. Quando i santi, desiderosi di avvicinarsi a Dio, camminano verso il centro del cerchio, si avvicinano nello stesso tempo gli uni agli altri, e più si avvicinano gli uni agli altri, più si avvicinano a Dio... cosi è l’amore”.

Fu chiesto un giorno ad un saggio orientale in qual modo si può distinguere il momento in cui finisce la notte ed inizia il giorno. “Quando, rispose, guardando il volto di un uomo qualunque, tu vedi che è tuo fratello, perché se non riesci a fare questo, qualunque sia l’ora del giorno, è sempre notte”.

 

 

LUNEDI’ 24 OTTOBRE

Una scheggia di preghiera:

 

GRAZIE, SIGNORE, PER I DONI CHE HAI FATTO AI MIEI FRATELLI

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: GILBERTO, PETRONILLA E PONZIA, Santi  

Gilberto era un nobile ricco che visse la prima parte della sua vita alla corte di Luigi VII di Francia. Prese parte alla crociata del 1146. Tornato, sentì il desiderio di una vita dedicata a Dio. Ne parlarono lui, la moglie Petronilla e la figlia Ponzia e decisero di consacrarsi tutti e tre al Signore. Fondarono un monastero femminile ad Auberre dove si ritirarono Petronilla e Ponzia e Gilberto dopo aver vissuto un tempo come eremita eresse un monastero e un ospedale dove si prese cura dei malati. Divenne poi Premostratense nel convento di Dilo. Morì il 6 giugno 1152.

Parola di Dio: Rm 8,12-17; SaI 67; Lc 13,10-17

 

“CI SONO SEI GIORNI IN CUI SI DEVE LAVORARE; IN QUELLI VENITE DUNQUE A FARVI CURARE E NON IN GIORNO DI SABATO”.

(Lc. 13,14)

Genera sconforto ed irritazione il comportamento assurdo del capo della sinagoga che si indigna nel vedere Gesù, che impone le mani e guarisce in giorno di sabato una povera donna afflitta da diciotto anni da un terribile male. Egli la proclama libera dalla sua infermità e le impone le mani. La reazione della donna “raddrizzata” miracolosamente è quella di glorificare Dio, mentre la reazione del capo della sinagoga è una critica assurda e cieca nei confronti del Cristo. Nella sua ottusità e grettezza, citando a sproposito la scrittura sacra, dichiara che ci sono sei giorni in cui si deve lavorare e non in giorno di sabato. Il Signore definisce da ipocriti tale comportamento e tale giudizio. Ma quante volte anche oggi succede questo. Cristiani che non sanno gioire del bene che un fratello ha ricevuto, persone che non sanno leggere i segni della presenza di Dio nella propria vita. Credenti che usano la Bibbia per giustificare se stessi e il proprio pensiero e che la usano come un randello nei confronti degli altri. Se provassimo tutti a guardare persone ed eventi alla luce dello Spirito, quanta più pace, gioia, voglia di lodare ci sarebbe e quanta meno tristezza invidia e gelosia ferirebbero il cammino dell’ uomo!



MARTEDI’ 25 OTTOBRE

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, IO SONO NULLA, MA TU SEI IL MIO TUTTO

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: CRISANTO E DARIA, Santi, Martiri, 

Sono due martiri uccisi, sembra, nel corso del III o all'inizio del IV secolo. Crisanto che era figlio del senatore Polemio, si convertì al cristianesimo insieme con la moglie Daria; ambedue per la loro fede furono sepolti vivi nell'arenaria presso la Via Salaria durante la persecuzione di Numeriano.

Parola di Dio: Rm 8,18-25; SaI 125; Lc 13,18-21

 

“IL REGNO DEI CIELI E’ SIMILE AD UN GRANELLINO DI SENAPA…” (Lc. 13,18)

L’ uomo nel suo assurdo egoistico guarda alle cose grandi come se fossero quelle più importanti e non si accorge che le cose grandi sono nate sempre da cose piccole. E’ nella natura: l’uomo nasce dall’incontro di un piccolo ovulo con un ancor più piccolo spermatozoo, e questo succede al piccolo topolino come al grande elefante. Le grandi rivoluzioni della società sono sempre nate da un piccola idea e dalla fatica e sofferenza di tanti, le invenzioni che hanno mutato la nostra vita vengono sì dai grandi geni ma sono partite da una piccola intuizione ricercata, curata, amata…Gesù per fondare il suo Regno ha cercato e cerca le cose e le persone piccole, umili. La logica di Dio, il Creatore di tutte le cose dal nulla è quella della Incarnazione. Gesù stesso è il piccolo seme che viene gettato nella terra, è il lievito che riesce a far fermentare la pasta e non lo fa con un atto di potenza, con un miracolo grandioso, lo fa regalandoci se stesso, il suo cuore e il suo pensiero di Dio e il suo corpo che muore sulla croce, conosce il sepolcro per arrivare alla risurrezione. Quanto siamo sciocchi, anche all’interno della Chiesa a cercare solo i momenti di grandezza, di gloria, di potere: io amo la Chiesa e vorrei che tutti la conoscessero, ma come il luogo della salvezza, dell’incontro con Cristo che ci salva, il resto mi importa relativamente; e poi, è più grande la Chiesa che trionfa usando di potere umano per imporsi ad altri o la Chiesa dei martiri e dei testimoni che magari “gioiosamente soffrendo” testimoniano il loro amore per Gesù e rafforzano i fratelli nella fede?

Chi di voi ha un campo, un giardino o anche solo dei vasi di fiori, sa benissimo che bisogna innaffiarli per evitare che secchino. Chi dicesse: “Ma che cos’è un po’ d’acqua?” oppure: “Ma perché disperdere l’acqua?” vorrebbe solo la morte della pianta e del frutto. Non scoraggiamoci davanti alle nostre piccolezze, alle nostre povertà, non scoraggiamoci neppure davanti ai nostri peccati, specialmente a quelli che sembrano invincibili, seminiamo queste cose con Gesù, con Lui persino il male può diventare un buon concime per il bene.

 

 

MERCOLEDI’ 26 OTTOBRE

Una scheggia di preghiera:

 

SEI TU, SIGNORE IL MIO CANTO DI SALVEZZA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: AMANDO DI STRASBURGO, Santo, Vescovo,

Dovrebbe essere il primo vescovo della città di Strasburgo. Appare tra i firmatari del Concilio di Sardica del 343.

Parola di Dio: Rm 8,26-30; SaI 12; Lc 13,22-30

 

“SIGNORE SONO POCHI QUELLI CHE SI SALVANO?”. (Lc. 13,23)

Ogni tanto, nel Vangelo e anche nella nostra vita quotidiana c’è qualcuno che vorrebbe sapere “il giorno e l’ora, il come e il perché”, si vorrebbe sapere com’è il paradiso chi ci entra e quali sono le graduatorie, quali i premi… Gesù rifiuta categoricamente di soddisfare questo tipo di curiosità pettegola, ma approfitta di questa domanda per richiamarci alle nostre responsabilità odierne. Prima di tutto demolisce le false sicurezze: gli ebrei e spesso anche certi uomini e donne della Chiesa odierna, pensavano di essere gli unici detentori della salvezza, tra questi poi i farisei pensavano di essere “i puri”, i privilegiati mentre i pagani erano “gli esclusi”, i peccatori, i lontani… Gesù dice: ci sono dei lontani che sono molto più vicini di quanto non appaiano, e ci sino vicini che in realtà sono irrimediabilmente lontani perché pur avendo tutti i crismi della religione ufficiale hanno il cuore lontano da Dio. Ed ecco allora il senso della porta stretta, non tanto perché Dio ponga ostacolo al Regno quanto perché è solo giocando bene la nostra vita, scegliendo l’umiltà, spendendo i nostri doni a favore degli altri diventeremo “piccoli” (come dicevamo ieri) per apprezzare il regno ed entrarvi. Non è dunque necessario conoscere il numero o avere la descrizione del Paradiso o la schedatura degli eletti, l’unica cosa che importi sapere è questa: che cosa vuole Dio da me, qui, oggi.

 

 

GIOVEDI’ 27 OTTOBRE

Una scheggia di preghiera:

 

CANTERO’ SENZA FINE, MIO DIO, LE MERAVIGLIE DEL TUO AMORE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: DESIDERIO DI AUXERRE, Santo, Vescovo

Fu Vescovo di Auxerre e diede un forte impulso di evangelizzazione alla sua diocesi. Nel 614 partecipò al Concilio di Parigi, morì verso il 621.

Parola di Dio: Rm 8,31b-39; Sal 108; Lc 13,31-35

 

“GERUSALEMME, QUANTE VOLTE HO VOLUTO RACCOGLIERE I TUOI FIGLI COME UNA GALLINA LA SUA COVATA SOTTO LE ALI E NON AVETE VOLUTO.”(Lc. 13,34)

Una delle cose che maggiormente commuove leggendo la Bibbia e specialmente i Vangeli è scoprire la tenerezza di Dio.

Egli si china su di noi, non è il gran­de che lascia cadere qualche grazia sul servo, è veramente il Padre che gioisce e soffre nell’accompagnare il cammino del proprio figlio, è proprio come un Padre che per voler bene sul serio lascia che ciascuno di noi trovi la propria strada in mezzo alle difficoltà, ma non ci abbandona, ci tiene d’occhio, freme per noi, è sempre disponibile quando noi lo cerchiamo.

Ma, come vediamo nel caso di Gerusalemme, c'è un contrasto terribile tra le cure riservate a quella città e l'ingratitudine e la violenza con cui hanno risposto agli inviati dal Signore.

È sempre grave il peccato in ogni sua forma, ma quello dell'ingratitudine ad un amore di predilezione è sicuramente particolarmente doloroso. È il peccato dei prediletti, di un popolo e di una città, che solo per scelta divina dovevano brillare di luce e di grazia e avrebbero dovuto accogliere l'Atteso delle genti come il dono più grande che si potesse desiderare. Invece anche dinanzi al Figlio di Dio continua l'ostilità e già sono in atto trame di morte. Siamo invitati ad un attento esame di coscienza per non cadere nel tremendo errore di ricambiare con l'ingratitudine l'infinito amore che è stato riversato nei nostri cuori.

 

 

VENERDI’ 28 OTTOBRE: Santi Giuda e Simone

Una scheggia di preghiera:

 

CON TUTTI I SANTI E GLI APOSTOLI NOI TI LODIAMO, O DIO

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: RODRIGO AGUILLAR ALEMAN, Santo Sacerdote 

Nacque in Messico il 13 marzo 1875. Fu parroco, uomo di fede, devoto della Madonna. Durante la rivoluzione fu arrestato e impiccato ad un albero sulla piazza del paese. Era il 28 ottobre 1927.

Parola di Dio: Ef 2,19-22; SaI 18; Lc 6,12-16

 

“NE SCELSE DODICI A CUI DIEDE IL NOME DI APOSTOLI” (Lc. 6,13)

In un'unica festa celebriamo oggi due dei dodici apostoli. Leggiamo i loro nomi nell'elenco che l'Evangelista Luca riporta. Ciò è sufficiente per noi per ricordare che sono stati scelti da Cristo per condividere con Lui i tre anni della sua vita terrena per poi, fortificati dallo Spirito Santo, essere inviati nel mondo ad annunciare il suo Regno e ad essere testimoni della sua risurrezione. Non ci importa neppure di conoscere per filo e per segno l’opera missionaria di ciascuno, a noi serve piuttosto ricordare che sono stati chiamati da Gesù e che si sono lasciati guidare dallo Spirito Santo. Serve per attingere coraggio ricordare che uomini deboli ed insicuri come molti di noi, sono stati capaci di adempiere una missione che supera sicuramente le forze umane. Celebriamo perciò in loro la potenza di Dio, la sua indefettibile fedeltà, l'ulteriore conferma che Egli sceglie gli ultimi e i meno adatti secondo le umane valutazioni, per realizzare i suoi più arditi progetti. Non a caso proprio uno dei due, Giuda (da non confondere con l'Iscariota il traditore), chiede a Gesù: “Come accaduto che devi manifestarti a noi e non al mondo?”. È un interrogativo che ogni apostolo si pone, che potrebbe far proprio ogni cristiano. Serve a riconoscere ancora una volta l'assoluta gratuità dei doni divini e le misteriose vie che il Signore percorre nel fare le sue scelte. Possiamo dire soltanto che egli tutto opera con infinita sapienza e amore e ciò deve indurci alla migliore riconoscenza anche per la fede che è giunta a noi per mezzo degli Apostoli.

 

 

SABATO 29 OTTOBRE

Una scheggia di preghiera:

 

L’ANIMA MIA MAGNIFICA IL SIGNORE: EGLI ABBASSA I SUPERBI E INNALZA GLI UMILI

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: GAETANO ERRICO, Beato 

Nacque a Secondigliano (Napoli) il 19 ottobre 1791. A sedici anni, seguendo la propria vocazione, entrò nel seminario di Napoli. Fu sacerdote nel 1815. Fu maestro comunale e contemporaneamente svolse il suo ministero pastorale nella Chiesa dei Santi Cosma e Damiano soprattutto attraverso la predicazione, il confessionale, l’assistenza ai malati e la carità. Nel 1818 una apparizione di Sant’Alfonso gli dice che il Signore vuole che fondi una congregazione religiosa. Gaetano costruisce allora una chiesa dedicata all’Addolorata e vicino la casa per la sua congregazione, quella dei Missionari dei Sacri Cuori. Muore a 69 anni il 29 ottobre 1860.

Parola di Dio: Rm 11,1-2a.11-12.25.29; Sal 93; Lc 14,1.7-11

 

“QUANDO SEI INVITATO A NOZZE DA QUALCUNO, NON METTERTI AL PRIMO POSTO”. (Lc. 14,8)

Gesù che normalmente è spiato da notabili e farisei, sempre pronti a giudicare e condannare, questa volta usa lo stesso metodo: osserva che cosa succede ad un tavola e vede la corsa precipitosa ai primi posti nella mensa. Ora Gesù contesta duramente il fatto che specialmente le cosiddette autorità religiose possano produrre fenomeni, del tutto ridicoli, di arrivismo, vanità e perfino litigiosità per arraffare posti, precedenze e ruoli prestigiosi: “Vai a metterti all’ultimo posto”. Qui Gesù però non intende fissare soltanto una regola di comportamento a tavola. Il suo galateo riguarda soprattutto gli atteggiamenti davanti a Dio.

L’uomo davanti a Dio non ha nessun merito, nessuna auto giustificazione, non c’è nulla da rivendicare collocandosi sul piedestallo delle proprie virtù, delle proprie benemerenze religiose. C’è soltanto da ricevere. Tutto è dono, tutto è grazia. Tutto va accolto con riconoscenza meravigliata dalla bontà del Signore. L’uomo diventa ridicolo quando tenta di innalzarsi davanti ai propri simili, ma specialmente davanti al suo Dio. La legge del cristiano è quella dell’abbassamento, o se vogliamo della povertà. Guai a giocare ai ricchi con Dio. Si rischia di di essere rispediti indietro a mani vuote. Il povero non va riscuotere con l’arroganza dei farisei. Il cristiano è consapevole che nulla gli è dovuto.

 

 

DOMENICA 30 OTTOBRE: 31^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Una scheggia di preghiera:

 

TIENIMI VICINO A TE, SIGNORE, NELLA PACE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ALDOBRANDINO D’ESTE, Beato

Nacque a Ferrara verso il 1325. A 23 anni fu eletto vescovo di Adria. Manifestò la sua santità durante la peste (quella descritta dal Boccaccio). In seguito fu Vescovo di Modena e poi di Ferrara. Morì il 30 ottobre 1381.

Parola di Dio: Ml 1,14b—2,2b.8-10; Sal 130; Ts 2,7b-9.13; Mt 23,1-12

 

“SULLA CATTEDRA DI MOSE’ SI SONO SEDUTI GLI SCRIBI E I FARISEI…” (Mt. 23,2)

Può sembrare una cosa assurda in sé, ma proprio chi ha maggior evidenza in campo religioso corre dei rischi altissimi. “Tutti siamo responsabili della nostra fede e di darne testimonianza, ma voi preti – mi diceva un amico laico – proprio perché siete sempre davanti agli altri avete maggiori responsabilità”.

Proviamo ad esaminare questo brano di Vangelo.

Prima di tutto gli scribi e i farisei si sono indebitamente appropriati della “sede di Mosè”. Non che non siano delle autorità vere infatti Gesù non li accusa di eresia, anzi dice di ascoltare e mettere in pratica quanto dicono, ma questo “appropriarsi di un ruolo” non indica forse che mentre Mosè era stato chiamato da Dio ad essere guida e maestro del popolo, i farisei, senza una chiamata specifica si erano appropriati del ruolo di maestri? Proviamo a pensare a certi personaggi religiosi di oggi che si impalcano da se stessi nei ruoli di guide, di maestri, pensate ad esempio a certe ingerenze di padri spirituali che si permettono di entrare con violenza nella vita interiore di certe persone e si arrogano il compito di dettare loro ciò che devono fare secondo criteri che più che essere evangelici sono solo personali, o pensate anche a certi laici che per aver frequentato qualche ora di aggiornamento religioso si permettono di dettar legge nelle comunità, o a certi superiori religiosi che per nascondere le proprie incapacità di dialogo e di guida  si nascondono dietro la richiesta di obbedienze cieche.

Al quadro negativo di una religiosità vuota, tronfia, pomposa, formalista, caratterizzata dall'esteriorità e da un legalismo inutil­mente crudele, dominata da uomini avidi di potere, onori e successi, Gesù offre come esempio se stesso e il quadro di una comunità evangelica, dove emergono le vere, radicali esigenze del suo messaggio; dove i membri si riconoscono fratelli  dove non ci sono dei tronfi possessori della verità, ma degli umili e appassionati cercatori; dove c'è abbondanza di ‘ministri della misericordia del Cristo'; dove i responsabili rivendicano il colossale privilegio di servire; dove la grandezza è misurata dalla... piccolezza; dove la  ‘carriera’ è determinata dagli scatti di... carità; dove chi esercita il ruolo dell'autorità non oscura e non ha la pretesa di sostituire la presenza dell'unico Capo, ma la rende visibile, quasi sensibile, con la sua trasparenza e la sua capacità di  ‘scomparire’; dove nessuno tenta di dominare o controllare e manovrare gli altri; dove gli unici titoli validi sono quelli della fede e del desiderio di diventare sempre più simili a Cristo che “pur essendo di natura divina umiliò se stesso e divenne obbediente fino alla morte e alla morte di croce”.

 

 

LUNEDI’ 31 OTTOBRE

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, TU SEI L’AMICO DEI POVERI E DEI SOFFERENTI

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: QUINTINO, Santo, Martire 

Era un cristiano di Roma che sentiva la gioia di dover annunciare il Vangelo e si era recato predicando nelle Gallie. Un prefetto lo fece arrestare e torturare, poi davanti alla sua irrinunciabile manifestazione di fede, gli fece tagliare la testa il 31 ottobre 287.

Parola di Dio: Rm 11,30-36; Sal 68; Lc 14,12-14

 

“QUANDO DAI UN BANCHETTO INVITA POVERI, STORPI, ZOPPI… (Lc. 14,13)

Gesù sembra trovarsi a disagio in casa del notabile fariseo che lo ha invitato insieme a religiosi ricchi e personaggi importanti. Gli manca la compagnia dei suoi amici abituali. In mezzo a quella gente che esibisce certificati di importanza,sembra che il Maestro si trovi estraneo, spaesato, solo. Ed ecco allora la parabola di oggi. Se vogliamo avere Gesù come ospite in casa nostra, non siamo noi che dobbiamo redigere la lista  degli invitati secondo i criteri delle convenienze mondane. Occorre farlo trovare in “buona compagnia” che per il mondo è una “cattiva compagnia”. Spalancando la porta ai disprezzati, a coloro che non sono in grado di farci fare bella figura o procurarci determinati vantaggi, siamo sicuri che Gesù siede alla nostra mensa. Altrimenti lui è altrove, e il suo posto rimane vuoto, anche se ci sono i suoi ritratti alle pareti e il suo nome sta sulla bocca di tutti. Intendiamoci, non si tratta di organizzare un volta tanto un pranzo per i poveri, un festa di beneficenza, è questione di cambiare mentalità, significa scegliere i poveri, coloro che non contano, sposare in pieno la loro causa, e non per secondi fini, ma perché se sono amici di Gesù sono anche amici nostri.

 

E, per finire il mese, una riflessione di Leandro Rossi

 

Se tu credi che un sorriso è più forte di un'arma,
Se tu credi alla potenza di una mano offerta,
Se tu credi che ciò che unisce gli uomini è più importante di ciò che li divide,
Se tu credi che essere differenti è una ricchezza e non un pericolo,
Se tu sai guardare al prossimo con un filo d'amore,
Se tu sai preferire la speranza al profitto,
Se tu puoi ascoltare lo sfortunato che ti fa perdere tempo e gli doni un sorriso,
Se sai accettare la critica e ne trai profitto senza ritorcerla,
Se sai accogliere e adottare un parere differente dal tuo,
Se tu stimi che tocca a te fare il primo passo, piuttosto che al tuo prossimo,
Se lo sguardo di un fanciullo riesce ancora a disarmare il tuo cuore,
Se tu puoi godere della gioia del tuo vicino,
Se l'ingiustizia che colpisce gli altri ti fa reagire come quella che subisci tu,
Se tu sai donare gratuitamente un po' del tuo tempo per amore,
Se tu sai accettare che un altro ti renda un servizio,
Se sai dividere con gli altri il tuo pane e sai aggiungervi un po' del tuo cuore,
Se tu credi che un perdono arriva più lontano di una vendetta,
Se tu rifiuti di battere la tua colpa sul petto degli altri,
Se la collera è per te una debolezza e non una prova di forza,
Se per te l'altro è sempre un fratello,
Se tu parteggi per il povero e l'oppresso senza ritenerti un eroe,
Se tu credi che l'amore è la sola forza di discussione,
Se tu credi che la pace è possibile...

...allora la pace verrà...
...forse qualcuna di queste condizioni potrà essere anche per me, per te...
...allora ci riconosceremo possibili "costruttori" di Pace.

     
     
 

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