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SCHEGGE E SCINTILLE

PENSIERI, SPUNTI, RIFLESSIONI

DALLA PAROLA DI DIO E DALLA VITA

http://spazioinwind.libero.it/schegge

a cura di: don_franco_locci@libero.it

 

AGOSTO 2005

 

LUNEDI’ 1 AGOSTO

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, STO AFFOGANDO: SALVAMI!

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: GIOVANNI DA RIETI, Santo 

Nacque a Rieti dalla famiglia Bufalari agli inizi del 1300. Entrò tra gli Eremiti di Sant’Agostino. Fu monaco esemplare, umile, buono con tutti. Si emozionava davanti alla natura che gli parlava del creatore, per questo è patrono dei botanici e dei naturalisti.

Parola di Dio: Nm 11,4b-15; Sal 80; Mt 14,22-36

 

“SIGNORE, SE SEI TU, COMANDA CHE IO VENGA DA TE SULLE ACQUE”. (Mt. 14,28)

Ogni uomo sulla terra ha sete di “straordinario”, di “miracolistico”: basta che qualche ‘veggente’ dica di una statua della Madonna che piange (chi sa perché è difficile trovare statue della Madonna che sorridono con amore…) subito una folla di ‘fedeli’ si trova a rosariare, a portarsi a casa bidoni da 25 litri "d’acqua benedetta", ad asserire miracoli e guarigioni e quando qualche trasmissione televisiva riprende eventi religiosi prodigiosi è sicura di fare ascolto. Lo ‘straordinario’ ci fa comodo e ci  fa dimenticare il reale. Mi è capitato in questi ultimi tempi di rileggere i libri delle favole che leggevano a noi bambini di ieri e dell’altro ieri: non sono forse piene di fantastico? Fate che risolvono problemi intricati in un momento, bacchette magiche che operano giustizia facendo ricchi i poveri buoni e castigando i cattivi, rospi che diventano principi… Ma nella realtà è così? Ed ecco allora all’opposto la mentalità materialistica che ci dice che sono tutte storie e che fiabe e miracoli sono forme per alienare l’uomo e per vendere il religioso. Nel Vangelo di oggi abbiamo letto di uno dei pochi miracoli di Gesù apparentemente ‘inutile’ (a che cosa serve che Gesù cammini sulle acque e che Pietro tenti disperatamente di imitarlo?) dunque un qualcosa che potrebbe alimentare ancora di più la fede superstiziosa, cosa che Gesù tentava in tutti i modi di estirpare dal cuore degli apostoli. Dove sta dunque l’insegnamento per noi?

Telegraficamente: Questo miracolo prima di tutto afferma che Gesù supera quelle che sono le forze della natura, quindi chi comanda alla natura è colui che l’ha creata, quindi Gesù è Dio. Ma l’insegnamento più profondo è quello della fede: l’uomo di fede, che è profondamente in comunione con Dio può, nella sua volontà, fare le stesse cose perché Dio può operare in Lui. Allora noi saremmo capaci di operare miracoli? Certo! Se queste cose sono nella volontà di Dio, se noi operiamo totalmente in comunione con Lui. Come mai allora i miracoli non avvengono ad esempio abbiamo pregato con tutto il cuore per la guarigione di un bambino e il bambino è morto? Perché non sempre il progetto di salvezza e di amore di Dio per quella persona passava attraverso una guarigione fisica e poi soprattutto perché la nostra fede è piccola e debole: siamo tutti un po’ come Pietro: amiamo Gesù, crediamo in Lui, vorremmo fare come Lui, ma le nostre paure ci precipitano nei dubbi e allora “affoghiamo”.

 

 

MARTEDI’ 2 AGOSTO

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, MANDACI SANTI PASTORI

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: BASILIO IL BENEDETTO, Santo , Taumaturgo russo

Basilio nacque nel dicembre 1468 da genitori contadini, in un sobborgo alla periferia di Mosca, fu avviato al mestiere di calzolaio, lasciò presto la bottega per diventare un “folle di Dio” cioè assumendo atteggiamenti penitenti e strani che lo facevano insultare dalla gente. Aveva il dono della preveggenza, del leggere nei cuori, perfino Ivan il terribile lo rispettò. Basilio morì il 2 agosto 1557 e fu subito considerato Santo per la chiesa Russa che gli dedicò la basilica della piazza rossa a Mosca.

Parola di Dio: Nm 12,1-13; Sal 50; Mt 15,1-3.10-14

 

“PERCHE’ TRASGREDITE IL COMANDAMENTO DI DIO IN NOME DELLA VOSTRA TRADIZIONE?  (Mt. 15,3)

Come è facile imprestare le nostre parole, i nostri pensieri a Dio e fargli dire cose che Lui non ha mai detto! Pensate ad esempio che per giustificare certe guerre dettate da egoismi umani si ricorre al pensiero della guerra “santa”, voluta e benedetta da Dio, pensate al fatto che per onorare la Verità si è fatto ricorso alla inquisizione forzata e alla tortura, ma guardiamo anche ad oggi dove con molta superficialità si fanno dire a Dio fesserie di uomini. Ricordo sorridendo che da ragazzino un sacerdote mi disse: se tu vai a raccogliere tutte le cartacce che ci sono in cortile (c’erano stati un migliaio di bambini) sotto la pioggia Dio ti farà stare promosso agli esami. Risultato mi beccai un bel raffreddore e, asino come ero, rimasi rimandato di ben tre materie. Quante volte diciamo “è volontà di Dio”, quando invece è semplice ingiustizia o incuria degli uomini e facciamo passare Dio come uno che ci goda alle nostre sofferenze e quante tradizioni di uomini che spesso hanno perso pure il senso per cui erano nate vanno fatte passare come indispensabili per “salvarsi”, quasi che la salvezza dipenda unicamente da certe formule o da noi. Gesù ha delle parole dure per  chi ha questi atteggiamenti, dice chiaramente: “Lasciateli!” e non nascondiamoci dietro un falso senso di amore generale che giustifica tutti e tutto. Di certe guide cieche che vogliono guidare altri ciechi bisogna disfarsene altrimenti cadremo insieme con loro nella fossa. Ma come fare a riconoscere con certezza le guide buone da quelle cieche? Gesù in un altro brano del vangelo ci dice: “Li riconoscerete dai loro frutti”. Se ci sono i frutti della carità, della benevolenza, della compassione, dell’attenzione a Dio ed alla persona, allora siamo davanti a messaggeri inviati da Dio, se troviamo persone che cercano se stesse, che spadroneggiano, che costruiscono magari tante cose esteriori ma che non hanno il minimo di fede vissuta è meglio allontanarci da loro.

 

 

MERCOLEDI’ 3 AGOSTO

Una scheggia di preghiera:

 

DONAMI, SIGNORE, ANCHE SOLO LE BRICIOLE DELLA TUA MISERICORDIA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ASPRENO, Santo, Vescovo

Fu il primo vescovo di Napoli. Vissuto probabilmente, secondo i cataloghi episcopali, tra la fine del I sec. e i primi decenni del II. Una leggenda lo fa guarito, catechizzato e battezzato dallo stesso Pietro.

Parola di Dio: Nm 13,1-3a.25b—14,1.26-30.34-35; SaI 105; Mt 15,21-28

 

“PIETA’ DI ME SIGNORE, FIGLIO DI DAVIDE, MIA FIGLIA E’ CRUDELMENTE TORMENTATA DA UN DEMONIO”. (Mt. 15,22)

Le comunità primitive si chiedevano: ma il Regno di Dio è solo per gli Ebrei o è per tutti? Vedevano che molti cosiddetti pagani si convertivano e che la convivenza, soprattutto per tradizioni religiose non era facile tra ebrei e pagani; si ricordavano anche dell’insegnamento di Gesù che essendo graduale aveva in un primo tempo indirizzato solo verso gli ebrei per arrivare poi alla fine ad inviare a “tutte le genti della terra”, ed ecco allora Matteo che attraverso il racconto della guarigione della figlia della donna Siro fenicia viene ad indicare con chiarezza il pensiero di Gesù e della Chiesa. Dio è fedele alla sua alleanza, a quella stretta con il popolo ebraico. Gesù quindi è prima di tutto il Messia degli Ebrei, l’annuncio del Regno, dunque, si rivolge prima di tutto a loro anche perché si inserisce nel cammino di tutta la storia della salvezza. Ma Dio è Padre di ogni uomo sulla terra, quindi il messaggio di Gesù, anche per il rifiuto ad accoglierlo da parte di molti del popolo eletto, si allarga e diventa universale. D’altra parte la fede della donna siro fenicia, provocata da Gesù dimostra di essere ben più grande di quella di coloro che ad essa avrebbero dovuto arrivare attraverso l’elezione a popolo di Dio e attraverso le scritture. Ancora una volta poi Gesù ci invita a non chiuderci nelle piccole sacrestie della nostra fede. Dio ha seminato nel cuore di ogni uomo. La messe è veramente “molta” e si trova nei luoghi e nelle persone più impensate: non abbiamo diritto di essere pessimisti o di chiuderci nei recinti protetti della nostra religiosità.

 

 

GIOVEDI’ 4 AGOSTO

Una scheggia di preghiera:

 

TU SEI IL CRISTO, IL FIGLIO DEL DIO VIVENTE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: TERTULLINO, Santo, Martire

Sono poche le notizie certe per questo martire che sembra fosse stato ordinato sacerdote dallo stesso Papa Stefano. Arrestato per ordine di Valeriano, venne torturato e poi decollato sulla via Latina.

Parola di Dio: Nm 20,1-13; Sal 94; Mt 16,13-23

 

“A TE DARO’ LE CHIAVI DEL REGNO DEI CIELI”. (Mt. 16,19)

Come sempre, ogni volta che leggo questa pagina di Vangelo mi piace scoprire contemporaneamente in Pietro la figura del primo Papa, entusiasta, disponibile a lasciare che sia lo Spirito Santo a suggerire a Lui l’affermazione della fede fatta anche a nome dei fratelli e la povertà dell’uomo che quando parla da solo sbaglia tutto. Ho trovato in una rivista del 2001, L’arca di San Domenico,  questo raccontino, sembra banale davanti a parole così importanti come quelle che meditiamo oggi però. Un giorno S. Pietro, stanco per il suo gravoso impegno di "portinaio" del Paradiso, decide di concedersi un momento di riposo, ed esce dal Paradiso. Ma, ahimè, subito si accorge di non aver preso con sé le chiavi (quelle famose chiavi riservate a lui solo!), e così si ritrova chiuso fuori, senza possibilità di rientrare. Come fare? Come riuscire a entrare e ad introdurre i numerosi eletti che sono in arrivo? E' proprio disperato, e non sa a quale santo rivolgersi proprio lui che ha avuto da Cristo il potere di aprire e di chiudere le porte del Paradiso. Non sapendo cosa fare, si affida alla collaborazione di chi è in  arrivo ed ha le carte in regola per entrare. Il primo ad arrivare è un grande personaggio che ha con sé una grossa borsa e tiene in mano un pesante mazzo di chiavi. S. Pietro gli chiede: possiamo provare se una delle tue chiavi riesce ad aprire? Le provano tutte, ma nessuna apre. Arriva un prelato dall'aria importante: stesse chiavi, stessi tentativi. Nulla! Dopo di lui, tante persone e tutte disponibili, ma nessuna chiave si rivela idonea allo scopo. Giunge finalmente una vecchietta curva e tremante. Nessuno la considera o si aspetta da lei qualcosa. S. Pietro non si scoraggia e le domanda:"Lei non ha portato proprio nulla?" La vecchietta alza timidamente la mano ed alza il suo tesoro: la corona del Rosario con appeso un piccolo Crocifisso. S. Pietro non esita un istante: prende il Crocifisso, lo infila nella toppa, e la porta incredibilmente si apre! Il Crocifisso e non altre chiavi, ha avuto il potere sovrumano di aprire quella porta ormai chiusa per tutti.

 

 

VENERDI’ 5 AGOSTO

Una scheggia di preghiera:

 

DONACI DI SEGUIRTI, SIGNORE, IN OGNI ISTANTE DI VITA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ABELE DI REIMS, Santo, Arcivescovo

Sarebbe nato in Inghilterra nella seconda metà del secolo VII. Venne in continente e si fece monaco presso i benedettini di Lobbes, nel Belgio. Uomo di grande santità e di profonda cultura venne eletto arcivescovo di Reims. Per intrighi non poté mantenere a lungo questo compito. Morì il 5 agosto fra il 750- 760 a Lobbes.  

Parola di Dio: Dt 4,32-40; SaI 76; Mt 16,24-28

 

“SE QUALCUNO VUOL VENIRE DIETRO A ME RINNEGHI SE STESSO, PRENDA LA SUA CROCE E MI SEGUA” (Mt. 16,24)

Facciamo ben attenzione ad interpretare rettamente queste parole di Gesù. Esse spesso infatti sono state intese come una ascesi autopunitiva, Gesù invece ci propone una strada di liberazione e di amore. Il dolore per il dolore non ha significato, la rinuncia per la rinuncia è masochismo. Dio non vuole il male e la sofferenza perché non è crudele. Come Dio non si compiacque della sofferenza del suo Figlio ma del suo amore e della sua obbedienza per la salvezza dell’uomo, così non gode neanche delle nostre sofferenze, perché Dio è il Dio della vita e ama la vita di tutti gli esseri. Gesù non ha mai suggerito ne tanto meno comandato qualcosa che non avesse fatto Lui per primo. Gesù è stato il primo a fare una scelta radicale per il Regno di Dio realizzandola nella povertà, nella generosità, nel suo amore per tutti, nel suo atteggiamento di perdono e di riconciliazione. Egli ci ha preceduti nel dare la vita per poi ritrovarla. Cristo è dunque il modello da seguire gioiosamente da parte di ogni discepolo, uomo o donna, e in ogni età della vita.

 

 

SABATO 6 AGOSTO: TRASFIGURAZIONE DEL SIGNORE

Una scheggia di preghiera:

 

COME E’ BELLO, SIGNOR, STARE INSIEME ED AMARCI COME AMI TU: QUI C’E’ DIO, ALLELUIA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: GEZELINO, Beato

Era entrato all’abbazia di Altemberg e rimase per tutta la vita fratello laico cistercense, occupandosi delle greggi del monastero. Morì nel 1137. E’ invocato contro il mal di testa, l’epilessia e le malattie dei bambini.

Parola di Dio: Dn 7,9-10.13-14 opp. 2 Pt 1,16-19; Sal 96; Mt 17,1-9

 

“DISSE PIETRO: SIGNORE, È BELLO PER NOI STARE QUI”. (Mt. 17,4)

Di solito prendiamo in giro San Pietro per questa sua “uscita”. Penso invece che Pietro ne abbia detta una giusta: era talmente felice per Gesù, per la bellezza di questa trasfigurazione, per la gioia di poter vedere Mosè ed Elia, che non poteva far altro che dire: “Che meraviglia, fermiamoci qui: si sta troppo bene!”. E’ vero, sul Tabor non si può stare tutta una vita; la fede è cammino; bisogna discendere; si dovrà salire un altro monte, il Calvario... Ma è anche vero che non dobbiamo aver fretta di venire via dal Tabor, che dobbiamo gustarlo fino in fondo proprio per aver la forza, poi, di fare altri cammini. Ci sono cristiani distratti, frettolosi che non sanno gustare i doni di Dio! Qualche esempio concreto? Dio ci dà se stesso nell’Eucaristia e noi guardiamo l’orologio perché “questa mattina è più lunga del solito”. Andiamo in viaggio per immergerci nella natura e rischiamo di vedere solo chilometri e chilometri di asfalto. Preghiamo, ma “in fretta perché c’è tanto da fare” Certo, Gesù ci manda. Non vuole cristiani da salotto. Ma non bruciare i momenti belli! Fai la carica, Impara a meravigliarti. Gli occhi si allargano, si allarga anche il cuore, e la fede, ben supportata dal cuore, ti aiuterà.

 

 

DOMENICA 7 AGOSTO:  19^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Una scheggia di preghiera:

 

A TE MI AFFIDO, SIGNORE, GUIDA TU LA MIA VITA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: MIGUEL DE LA MORA, Santo, Sacerdote

Nacque in Messico il 19 giugno 1878. Era cappellano della cattedrale di Colima. Il governo aveva allontanato tutti i sacerdoti, lui era rimasto continuando ad operare di nascosto. Fu arrestato e fucilato il 7 agosto 1927.

Parola di Dio: 1Re 19,9a.11-13a; SaI 84; Rm 9,1-5; Mt 14,22-33

 

“PER LA VIOLENZA DEL VENTO SI IMPAURI’ E GRIDO’: SIGNORE, SALVAMI!” (Mt. 14,30)

Gesù fugge il delirio della folla che lo vuole fare re, dopo la moltiplicazione dei pani e dei pesci, e si rifugia nella preghiera, da solo, sulla montagna. Pietro e gli altri devono nuovamente attraversare il lago di Tiberiade e lì, sul fare del mattino, vengono investiti dalla tempesta. Questo racconto è un'icona della Chiesa: aspettando il ritorno del Maestro, anche noi dobbiamo attraversare la Storia su di una fragile barca sballottata dai venti. Questi duemila anni di cristianesimo hanno rappresentato una dura prova di fede per i cristiani: spesse volte dimenticando il Vangelo, spesse volte travolti dalle persecuzioni (che continuano!) i discepoli hanno assaporato e assaporano la fatica della fede vivendo tra le persecuzioni del mondo e le consolazioni di Dio. Una sofferenza, una stanchezza, una depressione: il vento gelido del dubbio, l'apparente assenza del Maestro  ci allontanano dalla fede, ci restituiscono al vortice dell'inesorabile quotidianità, ci rendono pagani. Così noi, fragili discepoli siamo chiamati a sopravvivere dentro una modernità che anestetizza la nostra interiorità e ci allontana dal vero senso di noi stessi e da Dio. Ma proprio quando l'onda è alta su di noi, proprio quando ci sembra di essere sconfitti, qualcosa accade. Gesù cammina sulle acque tempestose e ci ripete: "Coraggio, sono io, non abbiate paura". Pietro si tuffa, anche lui vuole camminare sulle acque, sulle difficoltà: si fida, muove i primi passi e poi miseramente sprofonda nel lago agitato. E Gesù, garbatamente, lo prende per mano. Davanti ai dubbi di fede, davanti alle tempeste della vita, il discepolo è chiamato, ad ascoltare nel suo cuore il silenzioso mormorio di Dio, recuperando quella dimensione assoluta che è il silenzio, la preghiera, l'ascolto meditato del grande e quieto oceano della presenza di Dio. Troppo pagano è diventato il nostro cristianesimo, troppo efficentista, troppo rumoroso. Urge riscoprire un modo nuovo di pregare e meditare, un modo che attinga all'immensa tradizione cristiana usando parole nuove, adatte alla sfida attuale. Come Pietro, il discepolo è chiamato a gettarsi nelle braccia di Dio, sul serio. La fede è fidarsi, la fede è slancio nel vuoto, la fede è concreto abbandono. Ma troppe volte la nostra è una fede condizionata, tentennante, dubitativa: E allora anneghiamo. Quando la smetteremo di tenere in mano il timone della nostra barca invece di affidarlo a Dio? Fidati, affidati, confida e diffida delle tue piccole e fragili sicurezze.

 

 

LUNEDI’ 8 AGOSTO

Una scheggia di preghiera:

 

RICORDACI OGGI, SIGNORE, DI ESSERE TUOI FIGLI

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ATMANNO, Santo,  Vescovo     

Nacque verso il 1015 in Westfalia. Fu cappellano alla corte reale e poi nominato vescovo di Passavia. Cercò di riformare la sua diocesi cominciando dal clero e fondando monasteri. Nella lotta per le investiture fu fedele al Papa e quindi fu mandato in Esilio ma, anche di lì, continuò ad interessarsi della sua diocesi e dei suoi fedeli.

Parola di Dio: Dt 10,12-22; Sal 147; Mt 17,22-27

 

“IL VOSTRO MAESTRO NON PAGA LA TASSA PER IL TEMPIO?”. (Mt. 17,24)

Questi legalisti esattori delle tasse per il tempio chiedono a Gesù se paga o non paga la tassa per il tempio. Gesù risponde che il figlio del Re del tempio dovrebbe essere esente da ogni tassa ma pur di non creare scandalo anche lui pagherà la tassa non solo per se stesso ma anche per Pietro. Gesù non è venuto per pagare nessuna tassa. Il Padre non ha imposto la tassa della morte del Figlio per poter salvare gli altri figli. Gesù non paga tasse ma dona se stesso, interamente nell’amore e sempre nell’amore il Padre riceve questo pegno d’amore anche per tutti noi che diventati a pieno titolo suoi figli in Gesù non dobbiamo più pagare nessuna tassa perché anche noi esenti come figli. Quanto è brutta e materialistica la religione delle tasse: hai commesso un peccato? Devi pagare quella determinata penitenza per essere assolto; per andare in paradiso occorrono questi e questi altri sacrifici, per celebrare la messa e ricordare i tuoi defunti occorre quella determinata tariffa, quella preghiera ha tanti giorni di indulgenza, quell’altra di meno… e allora tutto diventa un do ut des, Dio diventa ragioniere, i soldi comprano anche il paradiso… e Dio ha tutte le ragioni di chiamarci idolatri! Dio non è in vendita: Dio si dona a noi nell’amore. Dio non lo si compra, lo si ama e allora può essere bello cercare di riparare il male commesso cercando di operare e seminare del bene, le cose buone le faccio non per comprarmi un appezzamento di paradiso, ma perché è giusto e bello farle, partecipo alla vita del sacerdote e della comunità anche economicamente ma perché: “Dov’è carità e amore qui c’è Dio”, non compro l’esclusiva della messa per il mio morto ma prego con una comunità per lui e per tutti i vivi e defunti, prego non per accaparrarmi giorni, mesi o anni di indulgenze, ma perché è una gioia incontrare Dio e il mio prossimo nella preghiera…

 

 

MARTEDI’ 9 AGOSTO

Una scheggia di preghiera:

 

DONACI, SIGNORE, LA GIOIA DELLA CONVERSIONE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:

TERESA BENEDETTA DELLA CROCE (EDITH STEIN), Santa, Vergine

Edith Stein nacque a Breslavia In Germania il 12 ottobre 1891 da famiglia ebrea. Studiosa di filosofia, trovò le risposte che cercava negli scritti di s. Teresa di Gesù. Nel 1922 ricevette il battesimo nella Chiesa Cattolica e nel 1933 entrò nel Carmelo di Colonia. Grazie alla sua singolare cultura ci ha lasciato scritti di alta dottrina e profonda spiritualità. Morì il 9 agosto 1942 nei forni del campo di concentramento nazista di Auschwitz in Polonia, martire della fede, offrendo il suo olocausto per il popolo di Israele. Giovanni Paolo II la proclamata copatrona d'Europa

Parola di Dio: Deut. 31,1-8; Sal.32; Mt. 18,1-5.10.12-14

 

“SE UN UOMO HA CENTO PECORE E NE SMARRISCE UNA…”. (Mt.18,12)

Gesù ci ha detto che sono i piccoli ad entrare nel Regno dei cieli ed ora continua su questa linea donandoci una delle rivelazioni più belle della “Buona notizia”: Dio si prende cura anche del più piccolo degli esseri umani, Dio non si rassegna a perdere  nessuno dei suoi figli, ma costantemente lo cerca. Gesù è venuto e viene sulla terra per ciascuno di noi. Capita però che ci siano delle pecorelle che stentano a farsi trovare, allora Gesù, con pazienza attende, anche fino all’ultimo momento. Per Dio non esiste gente senza importanza, noi siamo persone davanti a Lui e non numeri, siamo amati personalmente, valiamo il sangue di suo Figlio Gesù, siamo preziosi ai suoi occhi e Lui, l’Onnipotente viene a cercarci anche quando usando del dono della libertà che Lui ci ha fatto noi ci siamo allontanati e inguaiati. Dio è tenerezza e perdono e noi spesso lo abbiamo fatto diventare il padrone terribile, vendicativo dei peccati e distruttore dei peccatori. Mi chiedo se questa figura sbagliata di Dio non sia nata dal voler giustificare il nostro atteggiamento nei confronti del peccatore: con il paravento della difesa della verità spesso noi siamo andati a caccia del peccatore, per la paura che il male potesse toccare il nostro perbenismo abbiamo preferito allontanare il fratello peccatore, per una falsa idea di purificazione rendiamo difficile la via del ritorno di chi si è allontanato o, spesso quasi senza accorgersene, si è trovato lontano. Che cattivo servizio rendiamo a Dio quando ci comportiamo in questo modo. Il nostro essere perdonati dall’amore di Dio e dalla sua tenerezza deve portarci a manifestare lo stesso amore e la stessa tenerezza nei confronti dell’altro. Non possiamo dunque né discriminare né emarginare nessuno ma, come il Buon Pastore, dobbiamo cercare di andargli incontro per amarlo, per aiutarlo a liberarsi da tutto quello che può aver diminuito la sua dignità umana o offuscato la sua condizione di Figlio di Dio.

 

 

MERCOLEDI’ 10 AGOSTO: San Lorenzo

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, BENEDICI TUTTE LE PERSONE CHE ANCHE INVOLONTARIAMENTE HO OFFESO

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: AGOSTINO OTA, Beato, Martire del Giappone

Era nato nell’isola di Ogiza nel 1570. Fu educato in un monastero di bonzi, ma , grazie ai Gesuiti dell’isola di Ota si convertì al cristianesimo. Divenne quindi un validissimo aiuto dei missionari prestandosi in ogni maniera e con grande generosità. Fu catechista. Divenne in seguito uno degli aiutanti più validi del padre Camillo Costanzo; nel 1621 con lui ritornò nelle isole di Gotò ove però entrambi furono imprigionati. Prima del martirio emise i voti da fratello laico gesuita. Fu decapitato il 10 agosto 1622 dopo quattro mesi di prigionia ad Ichi.

Parola di Dio: Deut. 34,1-12; Sal. 65; Mt. 18, 15-20

 

“SE TUO FRATELLO COMMETTE UNA COLPA, VA’ E AMMONISCILO TRA TE E LUI SOLO; SE TI ASCOLTERÀ AVRAI GUADAGNATO TUO FRATELLO”. (Mt. 18,16)

Quella di cui ci parla Gesù nel Vangelo di oggi è la “correzione fraterna”. Ossia si corregge, si richiama, si ammonisce, perché si è fratelli. Si interviene perché si ama. La correzione non può mai essere una inconscia vendetta o mascherare un istinto di superiorità. Deve stare a cuore unicamente il bene del fratello perciò ci vuole verità e carità insieme. Certe verità scaraventate in faccia in maniera brutale, offensiva, dura, quasi fossero pietre lanciate, possono essere tutto meno che la verità evangelica, che non è mai disgiunta dalla bontà e dal rispetto della persona. Il peccato va denunciato, condannato, ma il peccatore va capito, accolto, perdonato, protetto, soprattutto amato. Quindi occorre fraternità sia nelle intenzioni sia nel modo concreto di correggerci per aiutarci. Il metodo che Gesù ci indica nel Vangelo è un gesto di umiltà sia per chi cerca di correggere che per chi viene corretto, proviamo allora ad esaminare noi stessi sul nostro modo di correggere gli altri e sul modo con cui accettiamo eventuali correzioni di altri: se entrambi i metri corrispondono e corrispondono all’ indicazione di Gesù siamo sulla strada giusta. Se usiamo un metro nel correggere e un altro nell’accettare una correzione forse c’è ancora molto egoismo dentro di noi.

 

 

GIOVEDI’ 11 AGOSTO

Una scheggia di preghiera:

 

PERDONA, SIGNORE LE NOSTRE INFEDELTA’

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: EQUIZIO, Santo, Monaco

Fu un monaco benedettino italiano. Fondò vari monasteri e morì abate del convento di Amiterno, presso Pescara; della sua vita si ha una testimonianza in san Gregorio Magno. Morì ad Aminterno nel 540.

Parola di Dio: Gs 3,7-10a.11.13-17; Sal 113; Mt 18,21-19,1

 

“SIGNORE, QUANTE VOLTE DOVRO’ PERDONARE  AL MIO FRATELLO?”. (Mt.18,21)

Pietro, forte della mentalità rabbinica, chiede a Gesù se la misericordia verso il fratello deve essere grande: perdonare fino a sette volte per lui significava fare una cosa sacra come aveva fatto Dio creando il mondo in sette giorni, ma Gesù, giocando sulla sua stessa mentalità, gli dice che bisogna perdonare settanta volte sette, cioè all'infinito. Per il Signore non è dunque questione di matematica, Dio non è un ragioniere con la tabellina, o meglio con il computer in mano, ed Egli chiede all’uomo la stessa generosità.

Noi invece che siamo gretti abbiamo tante difficoltà al perdono. Spesso la difficoltà che proviamo a perdonare deriva da un senso di pretesa giustizia: ci sembra ingiusto cancellare un’offesa gratuitamente, senza che ci sia una riparazione e ci sembra anche che certi perdoni accordati troppo facilmente siano quasi deleghe a che il male continui a prodursi e moltiplicarsi. Altre volte ragioniamo così:”Devo perdonare come Dio ha perdonato a me, ma io non sento di aver commesso peccati così grandi…Non è anche una esagerazione da religiosi un po’ bacati vedere peccati da ogni parte, continuare a battersi il petto per inezie senza senso?”. Oppure ”Devo perdonare come Dio, ma il Vangelo non va molto per il sottile nei giudizi divini, nelle condanne e nei castighi, basta anche vedere solo la finale della parabola odierna!”. Una prima risposta a tutte e tre le obiezioni potrebbe essere che fin che io parto dal calcolo (“fino a sette volte” di Pietro) non ho ancora capito la meraviglia del perdono di Dio che è sempre immenso, totale. Il perdono che esige riparazione, che prende le misure, è il perdono di chi lo fa cadere dall’alto, lo condiziona, lo svilisce, è un perdono che porta a mettere in evidenza quanto io sia buono e tu cattivo. Certo, il perdono non è accordarsi con il male dell’altro. Per quanto ci è concesso di conoscerlo, il male, e ogni male, ha le sue conseguenze che devono essere pagate, ma distinguo sempre il male che condanno dall’uomo che lo ha commesso che è Figlio di Dio e fratello mio. Quanto al perdono ricevuto, se è vero che non dobbiamo essere ipocriti nel farci più peccatori di quello che siamo, dobbiamo almeno essere consapevoli delle nostre grettezze davanti a Dio che ci ha affidato infinitamente di più di quanto noi non potessimo mai offrire ad altri: la vita, i nostri sensi, il nostro corpo, la natura, il cielo, gli alberi, i fiori, il suo amore, suo Figlio, i Sacramenti… Di fronte a Lui noi siamo perlomeno amministratori spreconi, debitori, insolventi. In quanto al Dio che giudica, condanna, punisce come sembra esserci presentato dalla conclusione della parabola, è Lui che di suo arbitrio punisce o che constata un giudizio, una punizione già esistente? Dio non punisce nessuno, sono gli uomini che si puniscono sottraendosi ai suoi benefici. Dio non ci vuole male né ci fa alcun male: ci ama anche peccatori, testardi, ingrati, ma è chi si indurisce che si rende impermeabile al suo amore e al suo perdono. L’amore di Dio non attacca su chi non ha pietà.

 

 

VENERDI’ 12 AGOSTO

Una scheggia di preghiera:

 

BENEDICI, SIGNORE, LE NOSTRE FAMIGLIE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: EUPLO, Santo, Martire

Euplo era un cristiano che fu trovato in possesso di libri sacri durante la persecuzione di Diocleziano. Arrestato fu decapitato a Catania.

Parola di Dio: Gs 24,1-13; Sal 135; Mt 19,3-12

 

“SE QUESTA E’ LA CONDIZIONE DELL’UOMO RISPETTO ALLA DONNA, NON CONVIENE SPOSARSI”. (Mt. 19,10)

Gesù ha appena parlato di matrimonio e non si è lasciato prendere al laccio dalle solite discussioni sulla liceità o meno del divorzio. Ha detto che bisogna ritornare alle origini e mantenere intatto il progetto di Dio sulla coppia. I discepoli reagiscono ingenuamente, dicendo che, in questo caso, è meglio il celibato piuttosto che il matrimonio indissolubile. Provate un po’ a pensare se la reazione degli apostoli non è ancora comune a molti nel nostro secolo. Vediamo che ci si sposa sempre di meno e sempre in età più adulta. Perché? Motivi sociologici possono esservene ma uno dei motivi più reali è che si ha paura di legami fissi. Il voler realizzare se stessi nell’ambito del lavoro, lo star bene nelle famiglie di origine, la facilità con cui si diventa compagni e compagne di viaggio, spesso messe a confronto con l’impegno costante della vita della famiglia e con le indubbie rinunce che per essa bisogna fare, non invogliano di certo al matrimonio. Sì, perché non è solo questione di avere leggi giuste o liberali sul matrimonio, in esso è fondamentale una questione di amore, e non solo amore sentimento, questo ad un certo punto può anche passare o mutare, ma di amore fatto di donazione continua, di dimenticanza di sé, di voler davvero e sempre il bene dell’altro. Mi prendo ben guardia dal giudicare i fallimenti matrimoniali, le separazioni e i divorzi, perché so benissimo quanto siano complesse le situazioni che si creano attorno ad una coppia e ad una famiglia e quanto grandi siano le influenze di fattori esterni alla famiglia stessa, però penso di poter dire che in molti casi si arriva a questo non perché non ci sia stato amore, ma perché l’amore non era quello vero e le abitudini, la polvere del quotidiano, poco per volta, lo hanno reso opaco, e dell’altro ho cominciato a vedere solo i difetti, solo ciò che mi pesava, finché sono arrivato a non sopportarlo più. Dunque più che leggi è importante una educazione costante all’amore e in questo noi cristiani siamo fortunati in quanto ogni amore vero viene da Dio, che è l’Amore, e deve condurre a Lui come alla sua sorgente e al suo fine; per questo l’amore umano e quello cristiano non stanno su piani differenti, ma unificati. Dio aiuta con la sua grazia gli sposi e i genitori che si mantengono in contatto con lui attraverso la fede e la preghiera, vivendo così completamente la dimensione religiosa del matrimonio cristiano.

 

 

SABATO 13 AGOSTO

Una scheggia di preghiera:

 

DONACI, SIGNORE, OCCHI LIMPIDI E CUORE PURO

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: BENILDO, Santo   

Si chiamava Pierre Romançon, era nato a Thuret, Puy-de-Dôme,il 14 giugno 1805. Dopo alcune prove entrò nella congregazione dei fratelli delle scuole cristiane, dedicò tutta la vita all'insegnamento, apprezzato per la sua dolcezza e per la sapienza pedagogica. Morì a Sangues, dove aveva fondato una scuola il 13 agosto 1862.  Beatificato nel 1948, è stato canonizzato da Paolo VI nel 1970.

Parola di Dio: Gs 24,14-29; Sal 15; Mt 19,13- 15

 

“LASCIATE CHE I BAMBINI VENGANO A ME”. (Mt. 19,14)

Certe pagine di vangelo si commentano anche attraverso esperienze come questa: Eravamo l'unica famiglia nel ristorante con un bambino. Io misi a sedere il nostro piccolo Daniel su un seggiolone per bimbi e mi resi conto che tutti erano tranquilli mentre mangiavano e chiacchieravano. Improvvisamente Daniel si mise a gridare dicendo: "Ciao amico!" Batteva il tavolo con le sue manone ciccione. I suoi occhi erano spalancati per l'ammirazione e la sua bocca mostrava l'assoluta mancanza di denti.  Con molta gioia egli rideva e si dimenava. Mi guardai attorno e capii che cosa lo stava così tanto attraendo. Era uno straccione con un cappotto logoro sulle spalle, sporco, unto e rotto. I suoi pantaloni erano larghi e con la chiusura aperta fino alla metà; le dita dei suoi piedi si affacciavano attraverso quelle che furono delle scarpe. La sua camicia era sporca ed i suoi capelli non erano più stati toccati da lungo tempo. Le sue basette erano lunghe e folte ed il suo naso aveva così tante vene che sembrava una mappa. Non eravamo molto vicini a lui per sentirne l'odore, ma di sicuro puzzava fortemente. Le sue mani cominciarono a muoversi per salutare: "Ciao piccolo; come ti chiami?", disse l'uomo a Daniel. Uno sguardo veloce tra me e mia moglie: "Che facciamo?" Daniel continuava a ridere e a ripetere: "Ciao, ciao amico." Tutti nel ristorante guardavano noi e il mendicante. Il vecchio sporco stava scomodando il nostro bel figliolo. Cominciarono a servirci la cena, mentre quell'uomo continuava a parlare e a gesticolare con Daniel. Tutti ci trovavamo a disagio per l'atteggiamento di quell'uomo. In più era anche ubriaco. Mia moglie ed io eravamo chiaramente in imbarazzo e non sapevamo cosa fare. Mangiammo in fretta e in silenzio; Daniel invece, molto inquieto, mostrava tutto il suo repertorio al mendicante che gli rispondeva con gesti infantili imitando quelli dei bambini piccoli. Finalmente, finito di mangiare, ci dirigiamo verso la porta d'uscita. Mia moglie andò a pagare il conto e accordammo di ritrovarci fuori, nel parcheggio. Il vecchio si trovava molto vicino alla porta di uscita, ed io pregavo sottovoce il Signore che ci facesse uscire prima che quel matto potesse avvicinarsi a Daniel. Passai vicino all'uomo, dandogli la mia schiena e tentando di trattenere il respiro, per non respirare l'aria che il vecchio aveva respirato. Mentre io facevo questo, Daniel andò rapidamente in direzione del mendicante e gli alzò le sue braccia per farsi prendere in braccio. Prima che io potessi intervenire, Daniel saltò in braccio al mendicante e lo abbracciò. Poi, in un atto di totale fiducia, amore e sottomissione mise la sua testa sulla spalla del povero. Quell'uomo chiuse gli occhi. Due grosse lacrime gli solcarono le guance. Le sue mani vecchie e rugose, piene di cicatrici e dolore, molto soavemente accarezzavano la schiena di Daniel. Non avevo mai visto nella mia vita due esseri volersi bene così profondamente in così poco tempo. Mi trattenni atterrito. Il vecchio uomo sospirò con Daniel ancora tra le sue braccia e poi, aprendo lentamente gli occhi, mi fissò dicendomi, con voce forte e sicura: "Abbia cura di questo giovanotto!" In qualche modo gli risposi: "Lo farò", con un immenso nodo alla gola. Egli separò Daniel dal suo petto, lentamente, come se avesse un dolore, e me lo diede in braccio. Presi Daniel mentre il vecchio mi diceva: "Dio la benedica, signore. Lei mi ha fatto un regalo immenso." Riuscii a malapena a dire un sommesso grazie. Con Daniel in braccio, uscii di corsa verso l'auto. Mia moglie si domandava perché stavo piangendo stringendomi così forte al petto Daniel, e perché continuavo a ripetere:  "Dio mio, Dio mio, perdonami." Avevo appena assistito all'amore di Cristo attraverso l'innocenza di un piccolo bambino che non si fermò all'apparenza e non fece alcun giudizio; un bambino che vide un'anima ed alcuni genitori che invece videro solo un mucchio di vestiti sporchi. Ero stato un cristiano cieco, rimproverando invece il bimbo che cristiano lo era fino in fondo. Sentii che Dio mi stava interrogando: "Sei disposto a condividere con me tuo figlio per un momento, quando Io l'ho fatto per tutta l'eternità?" Quel vecchio, inconsciamente, mi riportò alla mente le parole di Gesù: "Io vi assicuro che chi non accoglie il regno di Dio come un bambino, non entrerà in esso." (Lc. 18,17). 

 

 

DOMENICA 14 AGOSTO: 20^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, AIUTACI NELLA NOSTRA INCREDULITA’

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: AIMONE TAPARELLI, Beato, Domenicano

Aimone Taparelli, dei Conti di Lagnasco, nato a Savigliano nel 1398 entrò nell’Ordine dei Domenicani Predicatori all’età di cinquant’anni, dopo la morte della moglie e dei figli. S’impegnò fin da principio per far fruttificare le doti eccezionali di cui la Provvidenza gli era stata larga. Fu professore all’Università di Torino, poi predicatore e confessore di Amedeo IX Duca di Savoia. Morto Bartolomeo Cerveri gli successe nell’ufficio di Inquisitore Generale per la Lombardia Superiore e per la Liguria. Fu più volte Priore del Convento di Savigliano e Vicario Provinciale della sua Provincia. Nel 1495, avendo predetto la sua morte per la solennità dell’Assunzione al cielo della Beata Vergine Maria, volle ricevere tutti i Sacramenti. Mentre recitava l’Ufficio, stretto al cuore il Crocifisso, spirò.

Parola di Dio: Is 56,1.6-7; Sal 66; Rm 11,18-15.29-32; Mt 15,21-28

 

“DONNA, DAVVERO GRANDE E’ LA TUA FEDE, TI SIA FATTO COME DESIDERI”. (Mt. 15,28)

Anche solo in questo mese abbiamo già avuto occasione di soffermarci su questo brano di vangelo, vi offro allora oggi un commento un po’ diverso dal solito attraverso una riflessione di don Curtaz

Un Gesù maleducato, quello che oggi ci presenta Matteo? Un Gesù razzista che pensa, come i suoi contemporanei, che i non Ebrei siano "cani"? No, amici, leggete bene, ve ne prego. Come altrove nel Vangelo (Simone il Fariseo, la Samaritana…) Gesù sta per darci una magistrale lezione di come far crescere le persone. Leggete meglio: la cananea si avvicina a Gesù sbraitando, invocando una guarigione: non gli importa nulla di chi sia veramente Gesù, non è sua discepola, solo vuole il miracolo del guru di turno. Il Maestro non le rivolge neppure la parola, la sua ostinazione,però, è voluta. La donna insiste, alla fine, esausta, si mette ai piedi del Signore e chiede solo più aiuto… non impone più al Signore i termini dell'intervento (voglio che accada questo) ma un generico e più autentico bisogno di aiuto. La frase del Signore,durissima, è uno schiaffo in pieno volto: "Bel cane che sei, non ti interessi di me, non segui la mia Parola, solo vuoi un miracolo. Io, prima, devo occuparmi dei miei discepoli"; non è forse, troppe volte, la nostra situazione? Ci avviciniamo a Dio, che regolarmente ignoriamo, quando qualcosa non funziona, quando abbiamo dei bisogni. Lasciamo la nostra fede in uno stato di penosa sopravvivenza poi, quando la vita ci chiede un qualche conto, ecco i ceri che si accendono e le devozioni che si moltiplicano. Quando non i ricatti: "Dio se esisti fa' che succeda questo…". E Dio tace, non ci rivolge neppure la parola. Se però insistiamo, attenti, potremmo sentirci dire la stessa frase: "Bella faccia che hai, di solito fai come se io non esistessi, e ora invochi un miracolo!" Come avremmo reagito noi al posto della Cananea? Io mi sarei offeso e me ne sarei andato. La donna cananea no, riflette, la guancia ancora le fa male, mette da parte il suo amor proprio e confessa: "Hai ragione Signore, hai ragione; sono proprio un cane, vengo da te solo ora che ne ho bisogno. Però, ti prego, fai qualcosa" Me lo vedo il volto duro di Gesù che si scioglie in un accogliente sorriso: "Risposta giusta, questa volta, la tua fede ora produce miracoli". Che bello, amici, che bello! Non sempre chi ti accarezza ti ama, non sempre chi ti fa dei complimenti desidera il tuo bene. Alle volte, il Vangelo di oggi lo dimostra, anche uno schiaffo ci richiama a verità.   

 

LUNEDI’ 15 AGOSTO: ASSUNZIONE AL CIELO DELLA VERGINE MARIA

Una scheggia di preghiera:

 

L’ANIMA MIA MAGNIFICA IL SIGNORE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: DAVID ROLDAN LARA, Santo, Laico

Nacque in Messico il 2 marzo 1902. La sua vita di figlio, fratello, lavoratore era di esempio a tutti. Era impegnato nella gioventù della Azione Cattolica Messicana. Durante la persecuzione venne arrestato insieme al cugino Salvador, all’amico Manuel e al parroco Luis Batis e il 15 Agosto 1926, invocando il perdono per i loro uccisori, vennero giustiziati.

Parola di Dio: Ap 11,19a;12,1-6a.10ab; Sal 44; 1 Cor 15,20-27a; Lc 1,39-56

 

“BENEDETTA TU FRA LE DONNE… A CHE DEBBO CHE LA MADRE DEL MIO SIGNORE VENGA A ME? (Lc. 1,42)

Maria è colei che ci precede in tutto e in tutto ci accompagna perché anche noi, come Lei, possiamo percorrere la via della nostra vita scoprendo l’amore di Dio per giungere a contemplarlo nella sua pienezza. Maria è la “benedetta” come la saluta Elisabetta perché accettando di lasciare la sua vita nelle mani di Dio diventa la nuova Arca dell’alleanza, colei che congiunge il cielo alla terra, colei che nello Spirito ci dona il Figlio di Dio, ma è anche colei che per prima vive nello stile dell’ incarnazione: Dio non viene a risolvere miracolisticamente i problemi dell’uomo, ma viene ad amarlo e salvarlo nella sua quotidianità. E’ bello e significativo vedere allora Maria, la madre del Salvatore, che va a mettersi a servizio di sua cugina, come è bello riscoprire nel “Magnificat” una donna che entra nel pensiero di Dio e scopre le sue opere nella semplicità quotidiana della sua vita. Se noi abbiamo capito questo di Maria, allora ancora più bella e gioiosa è la festa che celebriamo oggi che non è altro che un prolungamento della festa dell’Ascensione di Gesù al cielo. Maria non va al cielo solo per “meriti particolari”, sale al cielo per dirci che il cielo c’è, che là c’è un posto per noi, che la misericordia di Dio manifestatasi in Gesù ci attende per compiere anche per noi poveri peccatori, cose meravigliose.

 

 

MARTEDI’ 16 AGOSTO

Una scheggia di preghiera:

 

SEI TU IL MIO UNICO BENE, IN TE SOLO C’E’ SALVEZZA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: AMBROGIO DI FERENTINO, Santo, Martire

Non si sa bene se fosse originario di Milano o della Liguria. Arruolato nella milizia divenne centurione. Era cristiano e lo dimostrava soprattutto con la carità. Per questo venne denunciato dai pagani. Daciano lo mise in carcere a Ferentino, poi lo torturò in diversi modi per farlo abiurare ma, visto che non otteneva niente lo fece decapitare il 16 agosto 303 o 304.

Parola di Dio: Gdc 6,11-24a; Sal 84; Mt 19,23-30

 

“CHI SI POTRÀ DUNQUE SALVARE?”.(Mt. 19,25)

Il dialogo tra gli apostoli e Gesù avviene in un momento imbarazzante e difficile. Il giovane ricco a cui Cristo ha fatto la proposta di seguirlo si allontana triste, non sentendosi di abbandonare le sue ricchezze. La reazione di Gesù è sconfortata e le sue parole risuonano dure contro i ricchi. Una domanda naturale, dunque, quella degli Apostoli davanti alla durezza delle propo­ste di Gesù, ma anche una domanda che dimostra che i discepoli non hanno capito né Dio né Gesù. Non è tanto stabilire quali sono i criteri a cui riferirci per salvarci. Non ci sono regole preconfezionate, conti di “do ut des”, gerarchie che stabiliscano il “quanto” l’uomo deve pagare Dio per ottenere la salvezza. C’è Dio con la sua immensità, con un amore che non ha confini. C’è il Dio a cui nulla è impossibile. C’è l’immensa misericordia di Gesù. Bisogna capire una cosa sola: da soli è impossibile salvarci. Non sono io che “se faccio il bene, mi salvo”. Non c’è alcun bene che possa salvarmi, è la misericordia di Dio che mi salva. Se faccio il bene, lo devo fare perché amo il bene, non perché esso sia merce di scambio con Dio. Non sono io che “devo pagar pegno”, il pegno lo ha già pagato Gesù. E anche la rinuncia non è più negativa: rinunciare ‘nel suo Nome’,  significa mettersi nelle mani di Dio, lasciarsi portare come bambini da Lui, significa scoprire che davvero Lui è il nostro tutto che non delude, che il suo amore riesce a dare senso anche al nostro soffrire, che con la Sua vita donata per noi riesce a cancellare i nostri peccati, che presentandoci un Dio Padre di tutti ci permette di riscoprire condivisione e fratellanza.

 

 

MERCOLEDI’ 17 AGOSTO

Una scheggia di preghiera:

 

LA TUA MISERICORDIA, SIGNORE, CONVERTA I NOSTRI CUORI

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: CHIARA DI MONTEFALCO, Santa Monaca

Nata a Montefalco nel  1275, entrò  ancora bambina nel monastero di Santa Croce a Montefalco. Fu devotissima della Passione del Signore ed ebbe segni e visioni che accompagnarono il suo illuminato servizio alle consorelle e alla gente che a lei ricorreva. Morì nel 1308.

Parola di Dio: Gdc 9,6-15; Sal 20; Mt 20,1-16

 

" SEI INVIDIOSO PERCHÉ IO SONO BUONO?”. (Mt.20,15)

Gesù nel Vangelo di oggi ci racconta la parabola del padrone che manda ad ore diverse operai nella sua vigna e che alla fine da a tutti la stessa paga. Ed è proprio questo che a prima vista ci sembra un’ingiustizia. Penso che la chiave di interpretazione della parabola sia proprio nel versetto che meditiamo oggi. Infatti se noi diamo un giudizio solo umano all'operato di questo padrone diremo che egli privilegia qualcuno nei confronti di altri, ma chi siamo noi per sindacare sull'operato di Dio ? I rapporti che il Signore stabilisce con l’uomo non sono secondo la giustizia retributiva, ma secondo il mistero della sua imprevedibile generosità. Noi viviamo in un mondo che ragiona con la logica dei soldi, dei costi, dei prezzi, ma se noi applichiamo questo al nostro rapporto con Dio rischiamo, come dicevamo ieri, di credere di essere noi gli autori della nostra salvezza attraverso l’osservanza di determinate norme. In questo caso Dio diventerebbe soltanto una specie di datore di lavoro o di controllore che alla fine pesa, paga, e tutto è a posto. Ragionando in questo modo finiamo di essere noi a dettare a Dio ciò che deve fare “se vuol essere giusto”. E questo sarebbe il peccato più grave. Dio non è riducibile ai nostri schemi e pensieri. Dio agisce secondo il criterio della gratuità; Egli non è tanto colui che ”paga” secondo la logica della retribuzione e del guadagno, ma colui che dona al di sopra  e al di fuori di ogni contratto. Questa gratuità non nega la giustizia, ma imprevedibilmente la supera per cui non aspettarsi niente come dovuto significa con Lui passare da una meraviglia all’altra; aspettarsi una paga precisa vuol dire sperimentare l’insoddisfazione. Essere invidiosi però della generosità di Dio è non capirlo, allontanarsi da Lui. Dio è generoso e la sua bontà non ti priva di nulla, anzi ti aiuta a capire il fratello. Anche l’Eucaristia è segno di questa generosa donazione: Gesù si fa pane quotidiano per tutti non facendo alcuna discriminazione di età, di condizione, di carattere, di santità. Si dà perché anche noi impariamo a donarci agli altri generosamente, perché non solo non siamo invidiosi ma abbiamo fiducia nel bene che può esserci nel cuore di ogni uomo.

 

 

GIOVEDI’ 18 AGOSTO

Una scheggia di preghiera:

 

SEI TU SIGNORE IL PANE, SEI VIVO IN MEZZO A NOI

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ALBERTO HURTADO CRUCHAGA

Nacque in Cile il 22 gennaio 1901. Fin da piccolo dovette provare che cosa significava essere poveri. Avrebbe voluto entrare nei gesuiti fin da giovane, ma passeranno molti anni di sacrifici prima di poterlo fare. Finalmente nel 1933 fu ordinato sacerdote e poté tornare in Cile dove fu professore di Religione di pedagogia, fu predicatore, assistente di Azione cattolica ma soprattutto fondò delle case dove accogliere i bambini abbandonati che fossero però come delle famiglie. Si interessò anche di sindacato, di giornalismo, scrisse di umanesimo sociale e di cristianesimo sociale. Morì il 18 agosto 1952.

Parola di Dio: Gdc 11,29-32.33b-39a; Sal 39; Mt 22,1-14

 

“TUTTO E’ PRONTO, VENITE ALLE NOZZE”. (Mt. 22,4)

Nasce dal un bisogno irrefrenabile di comunione da parte di Dio nei nostri confronti l'invito al suo banchetto. Vuole renderci partecipi dei suoi beni, ci vuole come suoi commensali. Per questo ci ha fatto somiglianti a se con un innato desiderio di essere sfamati e dissetati nel corpo e nello spirito. Il nostro primo peccato e tutti quelli che ne sono seguiti hanno la stessa radice e la stessa origine: abbiamo scelto noi il banchetto a cui sederci e mangiare e ne siamo rimasti avvelenati dentro. È iniziata immediatamente l'opera risanatrice di Dio: ci ha invitati di nuovo alla mensa della sua parola, ha ripreso il dialogo con noi. Poi il banchetto di nozze! Il Figlio di Dio che sposa la nostra umanità, s'incarna, si dona, s'immola, diventa cibo e bevanda di salvezza per noi. È un banchetto di festa per un ritorno alla casa del Padre perché eravamo perduti e morti e siamo tornati in vita. Ci è stato dato un abito nuovo, un abito nuziale dal giorno del nostro battesimo ed abbiamo assunto l'impegno di conservare limpido quell'abito e di non smetterlo mai. È la veste candida che ci rende degni del banchetto e ci autorizza ad entrare nell'intimità di Dio. Dobbiamo stare desti perché l'invito non ci colga distratti e distolti, senz'abito o impegnati nelle nostre cose e diretti a banchetti non salutari o addirittura velenosi. È un assurdo, ma ci può capitare di rifiutare l'invito del Signore perché impegnati nelle nostre vicende quotidiane, magari a bramare le carrube. Costatiamo che il mondo è pieno di affamati, che disertano però la mensa del Signore. Gesù  ci ha ripetuto che chi non mangia di quel pane e non beve quel sangue non ha la vita. Il festeggiato si fa pane per noi, è Lui ha nutrirci di sé. Siamo noi a godere di quel germe di immortalità che solo al banchetto divino possiamo trovare. Il banchetto è ora la nostra Messa, quella cena eterna che ad ogni festa si ripete. Perché sono ancora così pochi quelli che vi partecipano e spesso anche in modo così trasandato, superficiale, rituale?

 

 

VENERDI’ 19 AGOSTO

Una scheggia di preghiera:

 

ETERNO, SIGNORE, E’ IL TUO AMORE PER NOI

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: EMILIA BICCHIERI, Beata

Nata a Vercelli nel 1238, fondò un monastero domenicano di cui fu priora. Visse in umiltà e orazione. Era particolarmente devota all’Eucaristia, alla Passione di Gesù e alla Vergine, Morì nel 1314.

Parola di Dio: Rt 1,1.3-8a.14b-16.22; Sal 145; Mt 22,34-40

 

“MAESTRO, QUAL È IL COMANDAMENTO PIU' GRANDE DELLA LEGGE?”.(Mt. 22,36)

Questo dottore della legge era abituato a vivisezionare le norme del comportamento del buon ebreo e vorrebbe una sintesi. Era una domanda assurda perché ne sapeva già la risposta. Anche noi sappiamo benissimo che ogni comandamento può essere raccolto nel comandamento dell’amore di Dio e del prossimo. Anche noi abbiamo la bocca piena di parole di amore, ma poi? Ogni cristiano che vada a Messa se lo sente ripetere in ogni celebrazione, chi dice le preghiere ripete al Signore “ti amo con tutto il cuore”, ma è proprio vero? Forse, proprio l’abitudine a certe frasi, a certe parole che consideriamo scontate, le fa scivolare su di noi come l’acqua su una pietra, finita l’acqua, un raggio di sole, e tutto è perfettamente asciutto e impermeabile. A proposito di parole, anche questa strana ricetta può essere solo un bel gioco di parole oppure….

 

Ingredienti:

5 Kg. di Amore

1 Tazza di Collaborazione

4 Cucchiai di Responsabilità

1 Litro di Idee

1 Scatola di Felicità

10 Kg. di Amicizia

1 Pizzico di Umorismo

 

Preparazione:

Prendere una bacinella e rovesciare mezza scatola di felicità. Aggiungere poco alla volta 1 Litro di Idee stando bene attenti che non si formino "grumi", soprattutto all'inizio. Aggiungere la Tazza di collaborazione, amalgamarla bene con i 4 cucchiai di Responsabilità. Terminato ciò, mescolare l'insieme e aggiungere i 10 kg. di Amicizia. Cospargere il tutto con il rimanente di Felicità. Tocco finale, insaporire il composto con un pizzico di Umorismo. Versare il tutto in una terrina del diametro immenso e mettere in forno a 1000° C. Il preparato è da gustarsi in compagnia.

 

 

SABATO 20 AGOSTO

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE ABBIAMO PECCATO: DONACI LA TUA MISERICORDIA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: BRIGIDA DI RATISBONA, Santa, Monaca

Figlia di nobili abbracciò la vita monastica nel monastero benedettino di san Paolo di Ratisbona. Fu poi anche badessa. Morì nell’anno 1000 considerata santa da tutti coloro che l’avevano conosciuta.

Parola di Dio: Rt 2,1-3.8-11;4,13-17; Sal 127; Mt 23,1-12

 

“SULLA CATTEDRA DI MOSE’ SI SONO SEDUTI GLI SCRIBI E I FARISEI”. (Mt. 23, 2)

Non molto tempo fa una pia persona, dopo aver letto alcuni dei miei scritti mi ha fatto sapere che non condivideva il fatto che spesso mettessi in evidenza quelli che sono stati e spesso sono ancora gli errori commessi dalla Chiesa e da uomini di Chiesa. Diceva così: “Ci sono già i nemici della Chiesa che mettono in evidenza gli errori e i nostri peccati, non c’è bisogno che anche noi diamo loro una mano per aver di che accusarci”. Accetto volentieri l’osservazione se essa vuol dire che dobbiamo essere propositivi di bene, se vuole aiutarci ad essere ottimisti ma non credo assolutamente che nascondere le nostre debolezze diventando ipocriti aiuti la Chiesa ad essere più ben vista. Ancora una volta mi rifaccio ai Vangeli ed anche allo spirito di coloro che li hanno scritti. Gli evangelisti quando scrissero non avevano in mente di far fare bella figura agli apostoli: li hanno presentati con le loro generosità ma anche con i loro difetti; Gesù stesso poi che vuole bene a tutti e quindi anche agli scribi, ai farisei, ai sacerdoti non manca, a volte anche con durezza di mettere in rilievo i loro difetti specialmente quando per ipocrisia essi rischiano di crearsi una immagine idolatrica di Dio. Perché Gesù mette in evidenza certi errori? Proprio perché le persone interessate si convertano e perché gli altri non vi cadano. D’altra parte non è vero che per essere perdonati (da Dio e dagli uomini) bisogna partire dal riconoscere i propri errori?

 

 

DOMENICA 21 AGOSTO:  21^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Una scheggia di preghiera:

 

DONACI DI TESTIMONIARTI CON LA NOSTRA VITA, SIGNORE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: BERNARDO TOLOMEI, Beato

Nato a Siena nel 1272, fondò nel 1313 con Patrizio Patrizi e Ambrogio Piccolomini la congregazione benedettina degli olivetani, approvata da Clemente VI nel 1344, con lo scopo di far rivivere integralmente la regola  di san Benedetto.  Morì nel 1348.

Parola di Dio: Is 22,19-23; Sal 137; Rm 11,33-36; Mt 16,13-20

 

“LA GENTE CHI DICE CHE SIA IL FIGLIO DELL’UOMO?”. (Mt. 16,13)

Gesù chiede a noi di pronunciarci su di Lui. E da questo dipende tutta la nostra vita. Ma con Alessandro Pronzato proviamo oggi a porci anche un’altra domanda

“La gente che cosa dice siano i cristiani?” Avanti con le risposte. Si impone un minimo di coraggio e di onestà. Normalmente si parla di “praticanti”. Mi imbatto, qualche volta, in certi individui che si auto presentano: “Sa, io sono un cattolico praticante”. Oppure: “Tutti, nella nostra famiglia, siamo praticanti”. “Praticante” sembra essere, in certi ambienti, la qualifica decisiva per il cristiano. Vediamo di approfondire il significato del termine. Domandiamoci: “Praticante di che cosa?” Normalmente si intendono le pratiche religiose, la Messa, i sacramenti, qualche elemosina. Ma questo è un significato indebitamente restrittivo del vocabolo. Interessa infatti sapere se, oltre alla pratica della Messa domenicale, con l'aggiunta di qualche preghiera e alcune osservanze, pratichiamo la giustizia, la fraternità, la condivisione dei beni, l'ospitalità, la sincerità, il rispetto degli altri, la pulizia negli affari, la fedeltà, il perdono delle offese, l'amore dei nemici, l'impegno per la pace, il rifiuto di ogni forma di violenza, la tolleranza, il disinteresse. Bisogna verificare se pratichiamo i precetti del Discorso del monte e i paradossi evangelici. Soltanto in questo senso molto ampio il termine "praticante" serve a precisare l'identità del cristiano e a farlo riconoscere. Noi, troppo spesso, ci illudiamo che il titolo di cristiano lo abbiamo guadagnato una volta per sempre e non possa più venir messo in discussione. Quasi un diploma che sta appeso alla parete, e che attesta come abbiamo superato gli esami. Invece no. Il titolo di cristiano dobbiamo guadagnarcelo, sudarcelo, meritarlo giorno per giorno. Come fosse “la prima volta”. E sono gli altri che ce lo debbono attribuire. Osservando i nostri comportamenti “insoliti”, rispetto alle prassi correnti, devono poter mettere in collegamento la nostra vita e la nostra condotta con la persona e il messaggio di Cristo. L'appartenenza a Cristo non può essere documentata semplicemente attraverso i registri di battesimo. Va documentata mediante una prassi di stile evangelico.

 

 

LUNEDI’ 22 AGOSTO

Una scheggia di preghiera:

 

LIBERACI, O SIGNORE, DALLA IPOCRISIA RELIGIOSA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: AGATONICO, Santo, Martire

Ci sono notizie controverse circa questo santo martire. Le più accertate sembrano indicarci in lui un martire in Selimbria ucciso forse sotto l’imperatore Massimiano. Certo è che Costantino gli dedicò una Basilica in Costantinopoli che fu sede di diversi patriarchi.

Parola di Dio: 1 Ts 1,2b-5.8b-10; Sal 149; Mt 23,13-22      

 

“GUAI A VOI GUIDE CIECHE…”. (Mt. 23,16)

Quando la religione perde Dio diventa la peggior compagna nel cammino dell’uomo. Ci può stupire, e lo sentiremo leggere più volte in questi giorni, un atteggiamento così duro da parte di Gesù nei confronti dei rappresentanti della sua religione infatti noi ci diciamo: “Ma Gesù non è venuto per fondare il religioso della nostra vita? E allora perché questo atteggiamento nei confronti di coloro che erano considerati dalla maggioranza i “puri” della religione? La risposta è semplice: perché si può essere religiosi e atei contemporaneamente, perché si può affermare di credere in Dio ed essere idolatri allo stesso tempo e quello che è peggio e che essendosi proposti come modello si può fare del gran danno inducendo altri a comportarsi come noi. Seguiamo anche solo gli esempi del vangelo di oggi per comprendere questo. Quando la religione e i religiosi mettono talmente tante norme all’entrare nel regno dei cieli significa che antepongono se stessi a Dio che ci ha insegnato solo ad amare Lui e il prossimo come se stessi. Quando le Sacre Scritture sono nascoste o riservate solo agli “addetti ai lavori”, quando si nasconde dietro la difesa della verità religiosa l’aver paura della libera opinione di altri, quando si diventa intransigenti e contano di più le norme della tradizione piuttosto che le persone, non si è veri rappresentanti della fede e della religione di Gesù. Quando si vuole fare gli altri a nostra immagine e somiglianza, vuol dire che idolatriamo noi stessi e non Dio, quando contano di più le cose religiose che il Dio della fede vuol dire che siamo diventati materialisti, atei con apparenza religiosa. E se Gesù continua a dirci queste cose lo fa per il nostro bene e perché ha ancora speranza che possiamo convertirci da queste forme di paganesimo religioso.

 

 

MARTEDI’ 23 AGOSTO

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, AIUTAMI AD USARE BENE DEL DONO DELLA LIBERTA’

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: GIACOMO DI BEVAGNA, Beato, Domenicano

Era nato a Bevagna, nelle vicinanze di Perugia nel 1220. Scelse di farsi domenicano, fu priore a Spoleto, maestro ad Orvieto. Teologo esperto combatté l’eresia dei nicolaiti. Morì a Bevagna nel 1301.

Parola di Dio: 1 Ts 2,1-8; Sal 138; Mt 23,23-26

 

“GUAI A VOI CHE PULITE L’ESTERNO DEL BICCHIERE E DEL PIATTO MENTRE ALL’ INTERNO SONO PIENI DI RAPINA E DI INTEMPERANZA”. (Mt. 23,25)

Quando, nella mia gioventù, sentivo parlare di “protocollo” mi veniva subito in mente quei grandi fogli di carta con due grandi margini che si usavano durante gli esami, oggi invece sempre più sovente ci troviamo davanti a questa parola per indicare l’insieme di norme e di regole alle quali attenersi per lo svolgimento di una manifestazione o a quella che la forma abituale per lo svolgersi di una operazione per cui vai in ospedale per un determinato male e magari senza ascoltarti ti fanno fare tutta una serie di esami di cui alcuni inutili perché “il protocollo vuole così” e tu diventi uno che segue il “Protocollo tal dei tali”. Anche in campo religioso c’ è qualcuno che vorrebbe che tutto si svolgesse secondo protocolli: “Per salvarsi bisogna fare questo e quest’altro”, “a quel peccato corrisponde tale penitenza”, “quella liturgia non è valida se non si è seguito allo scrupolo il rubricismo canonico”,” le norme (spesso della tradizione) sono queste, se non ti attieni sei tagliato fuori”. E noi ci accodiamo, subiamo, spesso ci sentiamo incapaci di combattere contro certi “protocolli” e allora ci “omologhiamo” (altro termine terribile per dire che accettiamo supinamente quello che ci viene imposto). Gesù dice chiaramente che questa è un’altra forma di ipocrisia perché è vendere se stessi a delle norme e non è assolutamente riconoscere Dio che ci vuole liberi davanti a Lui.

 

 

MERCOLEDI’ 24 AGOSTO: San Bartolomeo

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, INSEGNAMI AD AMARE OGGI

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: EMILIA DI VIALAR, Santa, Fondatrice

Era nata a Gaillac nel 1797. Sentendo di dover servire i malati nelle loro case e volendo anche istruirli nella fede, fondò a Gaillac una comunità che prese il nome di San Giuseppe dell'Apparizione (1832). Fu chiamata ad Algeri nel 1835 dove si prodigò all'assistenza dei malati durante l'epidemia di colera. Tornata a Gaillac nel 1842, trasferì la casa madre a Tolosa e poi a Marsiglia (1852). Alla sua morte, erano state fondate in tutto il mondo una quarantina di case di San Giuseppe dell'Apparizione. Morì a Marsiglia nel 1856

Parola di Dio: 1Tess 2,9-13; Sal 138; Mt. 23,27-32

 

“SOMIGLIATE A  SEPOLCRI IMBIANCATI: ESSI ALL’ESTERNO SON BELLI A VEDERSI MA DENTRO SONO PIENI DI OSSA DI MORTI E DI OGNI PUTRITUDINE”. (Mt. 23,27)

Per commentare la frase di Gesù sulla ipocrisia dei “sepolcri imbiancati” lascio la parola a quel grande missionario e testimone che fu don Antonio Alessi:

“Ho partecipato tante volte a funerali di parenti, conoscenti, amici… Quanti fiori! E pensare che forse nessuno ha mai pensato di offrirgliene, non dico un mazzo, ma uno solo , che quella persona avrebbe sicuramente gradito nei molti compleanni, onomastici, ricorrenze… vissute senza che alcuno si facesse vivo. Glieli portano ora che non può più godere del loro profumo, estasiarsi dei loro colori, gioire del pensiero gentile. Soprattutto quanti elogi, mormorati a fior di labbra, scritti sulle epigrafi, risuonanti nei discorsi… Sono sicuro che “il caro estinto” non si sarebbe neppure sognato di riceverne tanti e neppure di meritarli. Credo che la metà, un decimo delle lodi, dei rimpianti, dei ringraziamenti che vengono detti ora che non li può udire, lo avrebbero aiutato, incoraggiato in tanti momenti difficili della sua vita; avrebbero riportato il sorriso sulle sue labbra sentendosi amato! Molti funerali sono autentiche commedie, manifestazioni di vera ipocrisia, spesso anche di un senso di colpa, di rimorso, per aver mortificato nobilissimi sentimenti che albergavano in fondo al cuore e non hanno trovato la via per esprimersi.”

 

 

GIOVEDI’ 25 AGOSTO

Una scheggia di preghiera:

 

FA’ CHE ASCOLTIAMO OGGI LA TUA VOCE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: PATRIZIA, Santa,Vergine e Martire

Patrizia, nata da nobili parenti a Costantinopoli era vissuta a Roma. Ragazza splendida, ricca e virtuosa dovette fuggire da Roma a causa di un matrimonio che lo stesso imperatore, Costante II voleva imporgli. Si rifugiò a Napoli dove si segnalò in particolare per le sue opere di carità. Morì in questa città nel 660. E’ con San Gennaro patrona della città.

Parola di Dio: 1 Ts 3,7-13; Sal 89; Mt 24,42-51

 

“VEGLIATE PERCHÉ NON SAPETE IN QUALE GIORNO IL SIGNORE VOSTRO VERRÀ”. (Mt. 24,42)

Noi sappiamo da Gesù che il giudizio finale non è un avvenimento lontano. Avete visto che nel brano odierno Matteo non parla tanto di cataclismi, ma di qualche cosa che avviene nell’ordinario, anzi Gesù sembra quasi insinuarsi tra noi come un ladro, quindi Gesù non è visto come un giudice che verrà nell’ultimo giorno ad esigere conti, ma come qualcuno che è già nella nostra vita e che chiede a noi di essere quotidianamente giudici del nostro comportamento nei suoi riguardi. Questo invito alla vigilanza da parte di Gesù non è soltanto come se ci dicesse: “Guarda che puoi morire da un momento all’altro”, e un invito a vivere pienamente la vita. Vivi, e non lasciarti vivere. Ma non basta vivere, occorre precisare per che cosa si vive. Bisogna dare un significato ai giorni, alle ore, ai minuti. La pienezza non è data dalla quantità, ma dalla qualità della vita. E’ magnifico vivere. A patto sia veramente vita, non una rappresentazione, un’apparenza, un funzionamento. Non puoi prendere la vita come viene. La vita “viene” come decidi tu, con l’impronta che gli dai tu. Vivi la vita come un perenne miracolo. Non come qualcosa di inevitabile, di insulso. Vai incontro a questo nuovo giorno con meraviglia e sorpresa e vi troverai doni sempre nuovi. Il giudizio quindi avviene continuamente, non bisogna attenderlo, bisogna affrontarlo: ecco il senso della vigilanza. La nostra eternità è già cominciata, ogni istante della nostra vita ha un valore infinito. E’ adesso che posso incontrare, amare Cristo, è adesso che posso essere salvato da Lui, è il presente che eterna un mio atto di amore per i fratelli.

 

 

VENERDI’ 26 AGOSTO

Una scheggia di preghiera:

 

INSEGNACI, SIGNORE, A RICONOSCERE IL TUO ARRIVO, DAL TUO PASSO AMOROSO CHE CI VIENE INCONTRO

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ABBONDIO DI ROMA, Santo Martire    

Del poco che conosciamo di Lui sappiamo che fu martire probabilmente nella persecuzione di Diocleziano insieme ad altri due cristiani Valeriano ed Ireneo. La sua tomba è venerata in San Lorenzo fuori le mura.

Parola di Dio: 1Tes 4,1-8; Sal 96; Mt 25,1-13

 

“IL REGNO DEI CIELI E’ SIMILE A DIECI VERGINI CHE, PRESE LE LORO LAMPADE, USCIRONO INCONTRO ALLO SPOSO”. (Mt. 25,1)

Dieci sono le ragazze invitate alla festa ma non tutte solo per il fatto di essere invitate entrano alla festa. Non basta essere preti, suore, cristiani formalmente osservanti per essere sicuri di essere in vera comunione con lo sposo. Avevano tutte una lampada, ma non per questo furono fatte entrare tutte. Ogni uomo ha una sua lampada nella sua coscienza che Dio stesso gli ha dato ma la lampada va alimentata. Non basta dire: “Io mi comporto secondo coscienza”, se questa coscienza non è informata continuamente con la Parola di Dio. E poi quante lampade ci sono che si spengono, che non riescono a sopportare l’attesa, a durare nella fede. Altre lampade poi non riescono a sopportare i venti che soffiano nel mondo. Ma sono soprattutto molte quelle che mancano della provvista dell’olio, sono dotate solo di una fede che si accontenta di parole e di sentimenti e manca di profondità e là dove manca la profondità niente si può trattenere.

 

 

SABATO 27 AGOSTO

Una scheggia di preghiera:

 

TU CI HAI SCELTO, SIGNORE, PER RICOLMARCI DEI TUOI BENI

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: CESARIO DI ARLES, Santo, Vescovo

Era nato a Chalon-sur-Saône nel 470, fu monaco a Lérins, nel 503 fu nominato vescovo di Arles. Esiliato a Bordeaux da Alarico e in seguito richiamato, presiedette il sinodo di Agde nel 506. Poi i sinodi di Arles (524), Carpentras (527), Vaison e Orange (529) dove fu condannato il semipelagianesimo. Fondò numerosi monasteri, tra cui uno femminile che venne affidato alla direzione di Cesaria, sua sorella. Importanti furono la sua attività e i suoi scritti nel campo pastorale e teologico. Morì ad Arles nel 542.

Parola di Dio: 1 Tes 4,9-12; Sal 97; Mt 25,14-30

 

“UN UOMO, PARTENDO PER UN VIAGGIO, CHIAMO’ I SUOI SERVI E CONSEGNO’ LORO I SUOI BENI”. (Mt. 25,14)

Tutti i doni che Dio ci ha dato e continua a donarci sono per risvegliare in noi l’interesse per cercarlo e conoscerlo. Se restano improduttivi, anche  se ci preoccupiamo di custodirli con ogni cura, li perdiamo, ci vengono portati via. Far fruttare i talenti non consiste allora nell’affaccendarci in occupazioni o carriere del nostro mondo. La vera attività è quella interiore dell’anima per farci aprire gli occhi sull’infinito mistero di Dio. E questa attività interiore è fatta di ascolto, di silenzio, di preghiera attraverso cui prendiamo coscienza della Verità di Dio, e di tutto ciò che Egli è per noi. Trascurare la ricerca di Dio è trascurare la nostra vita stessa. Stolto è colui che da tutte le cose create e da tutti gli avvenimenti della sua vita non sa capire che Dio esiste e che è Lui che opera tutti in tutti.

 

 

DOMENICA 28 AGOSTO:  22^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Una scheggia di preghiera:

 

DONACI, PADRE, DI SEGUIRE GESU’ SEMPRE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ERMETE, Santo, Martire

Ermete fu martire a Roma al tempo di papa Alessandro I e dell'imperatore Traiano, ebbe il suo sepolcro nel cimitero di Bassilla; durante il medioevo ebbe grande culto anche in Sicilia e in Sardegna.

Parola di Dio: Ger 20,7-9; SaI 62; Rm 12,1-2; Mt 16,21-27

 

“PIETRO DISSE A GESU’: DIO TE NE SCAMPI, SIGNORE; QUESTO NON TI ACCADRA’ MAI”.(Mt. 16,22)

Ricordiamo tutti il vangelo di domenica scorsa dove Pietro lasciandosi guidare dallo Spirito ha riconosciuto Gesù come Figlio di Dio e dove Gesù ha dato il “potere delle chiavi” a Pietro, ma c'è una seconda parte del vangelo di domenica scorsa, quella meno poetica e piuttosto sconcertante di oggi. Gesù, per la prima volta, parla apertamente ai suoi discepoli dell’insuccesso della sua missione e della croce e Pietro interviene (che diamine, non è appena stato nominato Papa?), prende da parte Gesù: meglio non fare questo discorso, scoraggia il morale  e poi Dio ti preservi dalla sofferenza Rabbi. Pietro vuol insegnare a Dio come deve salvare il mondo. La reazione di Gesù è durissima: tu ragioni come il mondo, non sei ancora discepolo, il tuo parlare è demoniaco. Sì Pietro proprio ci assomiglia, e tanto. Noi più o meno ragioniamo così: Dio è amore, è grande, è splendido, la mia vita è faticosa, la cosa che più temo è la sofferenza, quindi Dio è contrario alla sofferenza e io spero mi preservi dal dolore. Discorso che fila via abbastanza liscio, se non per un piccolo particolare: Dio non la pensa così! Gesù ci ha svelato il volto di un Dio amante, e chi ama lascia libero, chi ama soffre della mancanza d'amore dell'altro. Gesù soffre per la dura reazione dell'umanità verso di lui, verso l'inattesa reazione del suo popolo al suo messaggio. Gesù intravede un ultimo gesto totale, un'ultima possibilità: le parole non sono bastate, né i segni prodigiosi, né la tenerezza, forse occorre consegnarsi, compiere il gesto paradossale della morte in croce. E Pietro obbietta: no, non questo, non ci piace un Dio che soffre, non vogliamo un Dio che non sia trionfante e glorioso. Ma come, lui che può evitare la sofferenza e invece l'abbraccia? Povero Pietro, poveri noi, quando capiremo la terribile semplicità dell'amore di Dio? Quando passeremo dall'idea che la sofferenza è male all'idea che alle volte la vita è dono e donare chiede sofferenza? Dio non ama la sofferenza, sia chiaro. Ma, talora, compiamo gesti che comportano una rinuncia, una morte, e la sofferenza diventa allora misura dell'amore. Così il dolore del parto necessario a dare luce ad un bimbo, il corpo affaticato che arrampica la vetta, la notte insonne della madre che allatta il neonato.   Pietro, cambia idea, guarda l'amore, non il dolore, resta stupito dalla serietà dell'amore di Dio che non resta sulla barca solo quando tutto va bene, ma che è disposto a mettersi in gioco, a donare tutto! Ecco: il discepolo, come il Maestro, è chiamato ad amare fino al perdersi. Prendere la croce e rinnegare se stessi non diventa un autolesionismo misticheggiante, ma una proposta di vita che contraddice la logica mondana dell'autorealizzarsi.

 

 

LUNEDI’ 29 AGOSTO

Una scheggia di preghiera:

 

PARLA, SIGNORE, PERCHE’ IL TUO SERVO TI ASCOLTA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ANTONIO DE COLELLIS, Venerabile, Cofondatore

Antonio De Colellis nacque a Napoli il 6 novembre 1586 in una famiglia molto religiosa, Entrò nella  Congregazione dei Pii Operai, fondata nel 1602 dal venerabile Carlo Carafa,  Nel 1612, a 26 anni fu ordinato sacerdote, dandosi completamente alle missioni campestri, fondando oratori e confraternite.  Morì il 29 agosto 1654

Parola di Dio: 1Tess. 4,13-18; Sal.95; Lc. 4,16-30

 

“OGGI SI È ADEMPIUTA QUESTA SCRITTURA CHE VOI AVETE UDITA CON I VOSTRI ORECCHI”. (Lc. 4,21)

Gesù, nella sinagoga di Nazareth, ci insegna il modo di leggere, pregare e attualizzare la Bibbia. Gesù entra nella sinagoga e legge la Parola. Prima di tutto bisogna leggere con attenzione la sua Parola. Prima di andare a cercare libri, commentari, spiritualità varie, vai alla fonte, leggi una o più volte la Parola, falla risuonare in te. Non aver fretta, cerca di capire il significato delle parole, del brano. Cerca di discernere quelle che sono le parole dello scrittore da ciò che Dio vuole dirti. Sì, perché Dio sta parlando a te, adesso. Quella che hai letto non è una parola lontana, è per te, detta adesso da Dio. Gesù, dopo aver deposto il libro che ha letto, dice: “Oggi, adesso, si è adempiuta la Parola”. La parola si incarna. Ha da dirti qualcosa. Vuole trasformarti. Dopo aver letto un brano chiediti sempre: “Che cosa vuoi dirmi, Signore, nella situazione che vivo?”. E’ estremamente consolante capire che il Signore, con lettere scritte due o quattro mila anni fa, sta scrivendo la sua lettera per me, adesso.

 

 

MARTEDI’ 30 AGOSTO

Una scheggia di preghiera:

 

LA TUA PAROLA, SIGNORE, E’ PAROLA DI VITA ETERNA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: FANTINO DI CALABRIA, Santo, Monaco

Asceta, seguace di san Basilio, visse sui monti tra Calabria e Lucania nella regione del Mercurion; si rifugiò poi a Tessalonica per il timore di invasioni saracene. Lì morì nel 970 

Parola di Dio: 1 Ts 5,1-6.9-11; Sal 26; Lc 4,31-37

 

“RIMANEVANO COLPITI DAL SUO INSEGNAMENTO, PERCHE’ PARLAVA CON AUTORITA’”. (Lc.4,32)

Nel vangelo di oggi vediamo Gesù che caccia un demonio. Egli per vincerlo non ricorre a formule magiche o superstiziose ma direttamente al potere di Dio. Ma quello che è più importante in questi gesti di liberazione dal male è riconoscere che Gesù non solo ha una parola che è diversa da quella degli scribi e dei farisei, ma che la sua parola “libera davvero l’uomo”. Anche a noi, come comunità cristiana e come singoli credenti è affidata questa parola che deve concretizzarsi in gesti di liberazione dal male nel mondo attuale. L’annuncio del regno, come nella vita di Gesù, deve realizzarsi in liberazione per l’uomo di oggi posseduto dal male, cioè alienato da tutto ciò che non lo realizza secondo il progetto di Dio ad esempio le tirannie del fatalismo, della disperazione, dell’indifferenza, dell’avere e dello spendere, dell’accaparrare e del consumare, della superbia e del sesso, della mancanza di solidarietà, dell’egoismo. Quella parola potente di Cristo risulterà vera, convincente, liberante quando noi fidandoci di essa la faremo risultare concreta per noi e per l’uomo di oggi.

 

 

MERCOLEDI’ 31 AGOSTO

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, COLUI CHE TU AMI E’ AMMALATO

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ABBONDIO DI COMO, Vescovo       

Fu il quarto Vescovo di Como. Ebbe dal papa Leone Magno un  gravoso impegno in Oriente per ristabilire la fede minacciata dalle eresie e vi riuscì. Fu anche presente con Sant’Eusebio al Concilio di Milano per ristabilire l’unità della fede. Morì tra il 468-469

Parola di Dio: Col 1,1-8; Sal 51; Lc 4,38-44

 

"ENTRO' NELLA CASA DI SIMONE LO PREGARONO PER LEI… CHINATOSI SU DI LEI… LA DONNA COMINCIO' A SERVIRLI". (Lc.4,38-39)

Un episodio piccolo piccolo quello della guarigione della suocera di Pietro: davanti ai grandi miracoli può sembrare perfino un miracolo ‘superfluo’ eppure se noi ci facciamo piccoli quante cose ci dice! Gesù entra in casa di Pietro. E' grande la gioia per questo pescatore della Galilea nel poter ospitare il Rabbi. Gesù non è come quei personaggi illustri che al massimo della loro benignità, o per conquistare  voti vanno a visitare popolazioni sinistrate e stringono mani a destra e a sinistra, sono generosi di sorrisi e di promesse, ma, appena suona mezzogiorno, lasciano poveri e baraccati per andare a mangiare a casa del ricco possidente. Gesù si è incarnato per entrare in casa nostra. Non lo ha spaventato la grotta di Betlemme, va con gioia nell'umile casa di Pietro. Gesù non si spaventa delle macerie, degli odori non sempre gradevoli, degli angoli bui di casa mia: aspetta solo il mio invito per venire. E la familiarità permette tutto. Gesù non solo viene interpellato per conoscere la volontà di Dio, per ampie dissertazioni teologiche. Gesù non è la persona che, entrato in casa tua ti guarda dall'alto in basso, siede sussiegoso in punta della sedia quasi avesse paura di sporcarsi i vestiti. A Gesù puoi parlare di tutto. Tutto gli interessa perché sei tu che gli interessi. E allora è spontaneo che prima di parlare di Trinità, di escatologia e parusia gli si parli di una persona che ci è cara e che è malata. Ed ecco Gesù che si china sulla malata. "Gesù ci sono miracoli più importanti, più gloriosi che una febbriciattola". "Sembra inutile chiedere aiuto per poca cosa, perché scomodare il maestro?" A Gesù, invece, interessa. Anzi, usa, per guarire la donna dalla febbre, lo stesso tono con cui calmerà la tempesta sul mare: qui Gesù "sgridò" la febbre, là "sgridò il vento". E sia l'una che l'altro gli obbediscono. E questa suocera di Pietro (personaggio che non parla) è una che ha capito subito tutto. "Si mise a servirli". La riconoscenza è il servizio: ecco la risposta a chi è venuto in casa tua, a chi ha vinto il tuo piccolo o grande male.

 

 

 

 

 

 

 

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