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SCHEGGE E SCINTILLE
http://spazioinwind.libero.it/schegge
a cura di: don_franco_locci@libero.it
DOMENICA 1 MAGGIO: 6^ DOMENICA DI PASQUA
Una scheggia di preghiera:
RESTA CON NOI SIGNORE, ALLELUIA
Tra i santi di oggi ricordiamo: AMATORE, Santo, Vescovo
Era nato ad Auxerre nel 344 e crebbe e fu educato da Valeriano, allora vescovo di quella città. Nonostante fosse sposato fu eletto suo successore. Egli combatté contro le ultime forme di paganesimo, fece costruire la cattedrale e fu attento ai malati e ai poveri. Morì il 1° Maggio del 418. Era invocato soprattutto come guaritore dei pazzi e degli epilettici.
Parola di Dio: At 8,5-8.14-17; Sal 65; 1 Pt 3,15-18 opp. 1 Pt 4,18-16; Gv 14,15-21
“NON VI LASCERO’ ORFANI”. (Gv. 14,18)
La missione terrena di Gesù volge al termine. Egli può dire di aver compiuto la volontà del Padre, può dire di avere amato pienamente la nostra umanità. Ma Gesù non ha finito il suo giretto terreno e adesso se ne torna nel suo paradiso beato. Quello che è successo, l’amore che ci ha donato, lo lega alla nostra umanità fino alla fine dei tempi. Non solo non ci abbandonerà, “non ci lascerà orfani”, ma neanche Lui può più restare orfano di noi: abbiamo occupato un posto importante nel suo cuore. Ed ecco allora tutta una serie di promesse alcune delle quali a prima vista sembrano quasi contraddittorie mentre invece esprimono la realtà d’amore di cui siamo circondati.
Gesù promette un Consolatore, il suo Spirito, ma ci dice che questo Spirito è già in noi. Infatti lo Spirito di Dio ci sostiene in vita, opera nei Sacramenti, agisce in tutti coloro che accogliendolo desiderano “rivestirsi” di Cristo.
Gesù se ne va ma resta sempre con noi, infatti se noi sappiamo riconoscerlo Lui è presente in mille modi diversi in una qualsiasi giornata della nostra vita dal dono più grande dell’ Eucaristia all’ incontro continuo con Lui nei nostri fratelli e nei fatti della vita, alla possibilità della comunione nella preghiera e nella carità.
I suoi comandamenti poi, se sappiamo accoglierli non sono affatto pesanti ma sono l’atto di amore con cui possiamo essere grati e rispondere all’amore che Lui ci ha manifestato e continua a manifestarci ogni giorno.
LUNEDI’ 2 MAGGIO
Una scheggia di preghiera:
SPIRITO SANTO, RINFORZA CHI E’ DEBOLE E DA’ CORAGGIO A CHI HA PAURA
Tra i santi di oggi ricordiamo: ESPERO E ZOE Santi, Martiri
Erano due coniugi che essendosi rifiutati di mangiare carne immolata agli idoli, durante la persecuzione di Adriano, nel II secolo, furono gettati con i figli Teodulo e Ciriaco in una fornace ardente.
Parola di Dio: At 16,11-15; Sal 149; Gv 15,26—16,4a
“LO SPIRITO DI VERITA’, EGLI MI RENDERA’ TESTIMONIANZA”. (Gv. 15,26)
Le “cose” di Dio non possono essere comprese se non con la luce stessa di Dio. Questa verità gli apostoli l'hanno sperimentata dopo la discesa dello Spirito Santo, e noi con loro, la sperimentiamo quotidianamente. Lo stesso Gesù li avverte:"Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso”. Ponderare, valutare, comprendere appieno, essere capaci di assimilare ciò che Cristo fa e dice, tutto ciò che ci viene rivelato, non è alla portata delle possibilità umane; non basta la buona volontà e una intelligenza perspicace. Non è sufficiente neanche essere stati testimoni oculari di prodigi di Cristo e neanche l'averlo visto risorto e vivo, con gli occhi della carne. Ecco allora la grande promessa: “Quando però verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera, perché non parlerà da sé, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annunzierà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà del mio e ve l'annunzierà”. La “verità tutta intera”, di cui parla Cristo, è la pienezza della rivelazione, è la comprensione piena della sua divinità e umanità, della sua missione universale di salvezza, è lo Spirito Santo amore, che viene a rinnovare la faccia della terra, è la forza e la luce interiore che pervaderà prima gli apostoli e poi tutti i suoi seguaci. “Prenderà del mio e ve l'annunzierà”, ci ripete il Signore. Questo Spirito, se accolto rende addirittura capaci di dare testimonianza fino al punto di diventare martiri per Gesù.
Il martirio mi ha sempre fatto paura e spesso nelle mie preghiere ho ringraziato il Signore di essere vissuto in un epoca in cui i cristiani non subiscono più “grandi” martirii perché non so se sarei in grado di dare la vita per la fede, ma mi rendo conto che anche i “grandi” martiri avevano paura. E solo con la forza dello Spirito che si possono accettare le prove “grandi e piccole” per la fede.
MARTEDI’ 3 MAGGIO: Santi apostoli Filippo e Giacomo
Una scheggia di preghiera:
DONACI, SIGNORE, LA SEMPLICITA’ DI CUORE
Tra i santi di oggi ricordiamo: GIOVENALE DI NARNI Patrono di Fossano
Sono poche le notizie certe che riguardano questo santo vescovo. Sembra fosse di origine africana. Ordinato da Papa Damaso fu il primo vescovo di Narni. Il culto sembra abbastanza antico , se ne hanno tracce fin dal 537. Fossano lo venera come suo protettore pretendendo di conservarne le reliquie che non si è ben sicuri se appartengano a lui o a qualche altro santo con lo stesso nome.
Parola di Dio: 1 Cor 15,1-8; Sal 18; Gv 14,6-14
“SIGNORE MOSTRACI IL PADRE E CI BASTA”. (Gv. 14,8)
Filippo, di cui oggi celebriamo la festa insieme a Giacomo, rivolge a Gesù una richiesta che in fondo spesso è anche la nostra: “Fammi vedere Dio”. Gesù risponde che basta aprire gli occhi e vedere Lui per vedere il Padre. Ed è vero, con gli occhi della fede il volto di Dio lo si vede ovunque, occorre però la semplicità, la purezza di cuore, ed è proprio in questo senso che mi ha colpito l’esperienza che oggi voglio proporvi:
“Poco dopo la nascita di suo fratello, la piccola Sachi cominciò a chiedere ai genitori di lasciarla sola con il neonato. Si preoccuparono che, come quasi tutti i bambini di quattro anni, potesse sentirsi gelosa e volesse picchiarlo o scuoterlo, per cui dissero no!
Ma Sachi non mostrava segni di gelosia. Trattava il bambino con gentilezza e le sue richieste di essere lasciata sola con lui si fecero più pressanti. I genitori decisero di consentirglielo.
Esultante, Sachi andò nella camera del bambino e chiuse la porta, ma rimase una fessura aperta, abbastanza da consentire ai curiosi genitori di spiare e ascoltare.
Così essi videro la piccola Sachi andare tranquillamente dal fratellino, mettere il viso accanto al suo e dire con voce sommessa: "Bambino, dimmi, come è fatto Dio? Comincio a dimenticarmelo".
I bambini sanno come è fatto Dio, ma arrivano in un mondo che fa di tutto perché lo dimentichino il più in fretta possibile.
MERCOLEDI’ 4 MAGGIO
Una scheggia di preghiera:
AIUTAMI GIORNO PER GIORNO A RICONOSCERTI E AMARTI, SIGNORE
Tra i santi di oggi ricordiamo: PAOLINO BIGAZZINI Santo, Monaco
Paolino nato nella nobile famiglia dei Bigazzini, si fece monaco nel monastero dei santi Marco e Lucia del Sambuco, fondato intorno al 1260 nel territorio di Perugia, e raggiunse in breve un alto grado di perfezione monastica, comprovato da vari miracoli. Alla sua morte fu sepolto nella chiesa del monastero di Sambuco.
Parola di Dio: At 17,15.22-18.1; Sal 148; Gv 16,12-15
“MOLTE COSE HO ANCORA DA DIRVI, MA PER IL MOMENTO NON SIETE CAPACI DI PORTARNE IL PESO”. (Gv. 16, 12)
Gesù vuol dirci che la fede è un cammino, è una via in sviluppo. Noi, specialmente “chi è più addetto ai lavori”, pensiamo alla fede come ad un qualcosa che abbiamo imparato, che conosciamo, che fa parte di noi, invece ci sono quotidianamente cose nuove da scoprire in Dio, un po’ come succede ad un fidanzato, a uno sposo, ad un amico nello sviluppo di una relazione di amore. Come gli apostoli, io non sono che all’inizio. Accetto, o Signore, che Tu dica così anche a me. C’è una quantità di cose che io, ora, non posso capire ma che tu mi rivelerai poco per volta se sarò fedele ad ascoltare la voce dello Spirito che parla al mio cuore e che mi parla di Te, Gesù. Fa’ che io non mi consideri mai soddisfatto, pieno di me stesso e delle mie conoscenze dottrinali. E fa’, Signore, che io pensi anche a coloro con i quali vivo. Per essi è la stessa cosa. Anch’essi sono nel cammino della fede... ci sono delle verità, delle attitudini che anch’essi devono ancora scoprire. Dammi, Signore, la tua pazienza, la tua pedagogia. Che io non metta sulle spalle di altri, pesi che essi non possono portare... che io sappia camminare al ritmo della tua grazia, al ritmo dei tuoi passi, accompagnando i miei fratelli nel loro cammino.
GIOVEDI’ 5 MAGGIO
Una scheggia di preghiera:
DONACI, SIGNORE, DI ESSERE FEDELI NEL TEMPO ALL’ETERNITA’
Tra i santi di oggi ricordiamo: PIO V Papa, Santo
Era nato nel comune di Bosco, oggi Bosco Marengo, il 17 gennaio 1504 , suo nome era Michele Ghisleri, figlio di poveri contadini. Solo a quattordici anni poté iniziare gli studi nel convento domenicano di Vigevano dove prese poi il nome di fra Michele Alessandrino. Fece professione religiosa nel 1521. Divenne l’aiuto dell’Inquisitore di Como e poi chiamato a Roma a reggere il Santo Uffizio. ebbe fama di uomo duro, ma anche giusto secondo i codici dei suoi tempi. Nel contempo fu anche vescovo di Mondovì senza obbligo di risiedervi abitualmente. Eletto papa col nome di Pio V decise di continuare anche in questo ruolo la sua vita austera da frate. Tuttavia credeva alla Inquisizione per salvare l’ortodossia e ne accetta le condanne senza batter ciglio. Riuscì ad ottenere la conversione di Elia, capo della sinagoga romana, ma per gli ebrei che non si convertono c’è il ghetto, istituito da lui con tanto di Bolla che vieta di dimorare altrove per gli ebrei. Combatté anche gli ugonotti di Francia, Scomunicò Elisabetta I di Inghilterra, portò a compimento il “Catechismo romano”, istituì la Congregazione dell’Indice. Sistemò il messale e nasce la Messa di Pio V in uso fino alla riforma del Vaticano II. Voleva fermamente essere a capo della cristianità perciò gli era estraneo il pensiero di muovere guerra contro chiunque, tuttavia fu proprio lui ad organizzare una lega di eserciti cristiani per combattere i turchi, cosa che avvenne nella battaglia di Lepanto. Pio V, subito venerato come santo perché “difensore della fede” muore il 1 maggio del 1572. Lascia detto di voler essere sepolto nella chiesa dei domenicani del proprio paese, Bosco Marengo, ma non è esaudito: le sue spoglie riposano in Santa Maria Maggiore a Roma.
Parola di Dio: At 18,1-8; SaI 97; Gv 16,16-20
“ANCORA UN POCO E NON MI VEDRETE, UN POCO ANCORA E MI VEDRETE”. (Gv. 16,16)
Quanto ci occupa, ci preoccupa e talvolta ci spaventa, il tempo! Ha un ritmo inarrestabile che ci conduce alla fine; crea così distacchi dolorosi ed inevitabili perdite. E’ in vista di ciò che ne percepiamo meglio il valore, ma sappiamo che spesso ci sfugge, ci ingoia e ci affligge. Nella visione di Dio “Mille anni sono come il giorno di ieri che è passato,come un turno di veglia nella notte”. È evidente che presso Dio il calcolo del tempo viene valutato con parametri diversi dai nostri. Per questo gli apostoli non comprendono le parole di Gesù quando dice loro: “Ancora un poco e non mi vedrete; un po’ ancora e mi vedrete”. “Che cos'è mai questo ‘un poco’ di cui parla? Non comprendiamo quello che vuol dire”.
Se in certi giorni la nostra fede è una luce che ci illumina, una capacità che ci rende forti, anche per noi in certi giorni giunge la notte della fede, il momento in cui non “vediamo” non “tocchiamo”, in cui abbiamo paura di perdere o di aver perso il Signore.
Quando poi anche noi dobbiamo salire verso il calvario e ci sentiamo oppressi dal peso delle croci ci sembra di essere totalmente soli, abbandonati da Dio e dagli uomini.
Ma il Signore non ci lascia soli, ci dice “ancora un poco” e i tre giorni sono passati: la croce ora è albero fiorito, il chicco di grano è morto e dalla sua morte è nata la vita.
VENERDI’ 6 MAGGIO
Una scheggia di preghiera:
CON TE, GESU’, ANCHE IL CAMMINO DELLA CROCE E’ PIENO DI SPERANZA
Tra i santi di oggi ricordiamo: ANNA ROSA GATTORINO, Beata
Nacque a Genova il 14 ottobre 1831. A 21 anni si sposò con il cugino Gerolamo Custo e si trasferì a Marsiglia. Disgrazie e lutti accaddero fino alla morte del marito solo sei anni dopo le nozze. Si consacrò privatamente nel 1858. Era un’anima mistica, ebbe anche doni particolari, si dedicava totalmente alla preghiera e alla carità. Fondò a Piacenza una nuova congregazione, quella delle Figlie di Sant’Anna, Madre di Maria Immacolata con l’intento di evangelizzare soprattutto con la vita. Morì il 6 maggio 1900.
Parola di Dio: At 18,9-18; Sal 46; Gv 16,20-23a
“VOI SARETE AFFLITTI, MA LA VOSTRA AFFLIZIONE SI CAMBIERA’ IN GIOIA”. (Gv. 16,20)
Noi credenti, spesso siamo talmente assurdi che ci sembra di invidiare il mondo con le sue gioie immediate. Abbiamo ridotto la nostra fede ad una serie di norme da osservare, di mali da sopportare che anche le piccole gioie effimere degli uomini ci fanno credere che coloro che vivono lontani da Dio e camminano per i propri sentieri, ignari di ogni norma, incuranti di qualsiasi legge, siano più felici di noi e vivano la vera libertà. L'allegria del mondo, per quanto falsa ci possa apparire, ci affascina comunque. Il tutto e subito può anche dare l'illusione dell'onnipotenza. Se proviamo però a scrutare con maggiore intelligenza non ci vuole molto a scoprire che sotto le mentite spoglie di una superficiale allegria si nasconde il vuoto di una profonda insoddisfazione. Gesù predice ai suoi: “Il mondo si rallegrerà, voi sarete afflitti”. Subito però aggiunge: “Ma la vostra afflizione si cambierà in gioia”.
Solo nella prospettiva futura emergerà la verità ma già nel presente si può dare senso alla prova. Il travaglio della vita è paragonato al travaglio del parto, che è motivo di momentanea sofferenza per la madre. Poi la gioia della maternità fa dimenticare la sofferenza passata. Anche noi, come Gesù sulla via della croce dobbiamo portare inevitabilmente i nostri pesi, anche quelli che ci recano dolore e ci inducono al pianto, ma non possiamo e non dobbiamo mai dimenticare che quei pesi, portati con Cristo e offerti a lui, costituiscono la nostra forza per risorgere. La nostra gioia la viviamo prima nella fede e nella speranza cristiana e poi nella patria beata. Nell'attesa dobbiamo esercitare la virtù della pazienza senza perdere di vista il senso e il fine della nostra vita e alimentarci di momenti di comunioni con Cristo, quelle così intense che ci anticipano sin da ora la gioia futura.
SABATO 7 MAGGIO
Una scheggia di preghiera:
PER CRISTO, CON CRISTO E IN CRISTO
Tra i santi di oggi ricordiamo: AGOSTINO ROSCELLI, Santo, Sacerdote, fondatore
Nacque a Bargone di Casarza ligure (Genova) il 27 luglio 1818 da una famiglia povera ma ricca di fede. Sentì la chiamata al sacerdozio e fu ordinato il 19 settembre 1846. Vice parroco a San Martino d’Albaro si dedicò ad ogni apostolato, cominciando dal confessionale. Collaborò all’opera degli artigianelli, fu cappellano nelle carceri, si dedicò al Brefotrofio, si interessò alle ragazze madri. Istituì la Congregazione delle Suore dell’Immacolata per l’assistenza nelle sue case-laboratorio. Morì il 7 Maggio 1902.
Parola di Dio: At 18,23-28; Sal 46; Gv 16,28b-28
“SE CHIEDERETE QUALCOSA AL PADRE NEL MIO NOME, EGLI VE LA DARA’ ”. (Gv. 16,23)
Più volte Gesù nella sua vita terrena aveva dato testimonianza sulla importanza della preghiere fino a spingere gli apostoli a chiedergli: “Signore, insegnaci a pregare” Fu allora che sgorgò dal cuore di Cristo la più bella preghiera che mai si sia potuta recitare sulla terra, preghiera che oltre che essere formula per rivolgerci al Padre è anche metodo per pregare. Più volte Gesù tornò sul tema della preghiera fino a dire di pregare sempre, senza stancarsi.
Oggi l'insegnamento di Cristo ci indica in “nome” di chi dobbiamo rivolgere le nostre richieste al Padre nostro che è nei cieli. “In verità, in verità vi dico: Se chiederete qualche cosa al Padre nel mio nome, egli ve la darà”. Egli è il nostro mediatore presso Dio, “abbiamo un avvocato presso il Padre: Gesù Cristo giusto. Egli è vittima di espiazione per i nostri peccati; non soltanto per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo”.
Il nome di Cristo sarà usato anche come strumento d'inganno: “Molti verranno nel mio nome, dicendo: Io sono il Cristo, e trarranno molti in inganno”. Quello stesso nome però darà valore anche alle nostre azioni apparentemente insignificanti: “Chiunque vi darà da bere un bicchiere d'acqua nel mio nome perché siete di Cristo, vi dico in verità che non perderà la sua ricompensa”. I suoi sacramenti saranno amministrati nel nome di Gesù: “Pentitevi e ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome di Gesù Cristo, per la remissione dei vostri peccati; dopo riceverete il dono dello Spirito Santo”. L'annuncio del Vangelo e i prodigi che l'accompagnano avverranno sempre nello stesso nome: “Pietro gli disse: Non possiedo né argento né oro, ma quello che ho te lo do: nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, cammina!”. La vera chiesa di oggi prosegue ancora la sua missione missionaria nel mondo proprio mettendo al centro del suo agire e del suo annunciare quel nome di Gesù. Purtroppo quello stesso nome è ancora bestemmiato oggi in molti modi, non solo quando viene usato come imprecazione ma soprattutto quando lo si usa per far dire a Gesù cose che Lui non ha mai detto.
Dobbiamo ritornare a quel nome, dobbiamo ricordarci che il nome di cristiani si adatta solo a coloro che cercano in tutto di vivere come Cristo. Le nostre preghiere e le nostre azioni ne traggono efficacia e motivo di santificazione.
DOMENICA 8 MAGGIO: ASCENSIONE DEL SIGNORE
Una scheggia di preghiera:
CIELI E TERRA NUOVA IL SIGNOR DARA’ IN CUI LA GIUSTIZIA SEMPRE ABITERA’
Tra i santi di oggi ricordiamo: FRANCESCA NISCH, Beata
Nacque in Germania nel 1883 da uno stalliere e una domestica. A 16 anni anche lei faceva la domestica. Durante una malattia conobbe le suore della Carità della Santa Croce. Chiese di essere accolta fra loro e prese il nome di Ulrica, ma verrà soprannominata “Suor Niente” per la profonda umiltà del suo operare. Colpita da tubercolosi, muore l’8 maggio 1913 all’età di 30 anni.
Parola di Dio: At 1,1-11; Sal 46; Ef 1,17-23; Mt 28,16-20
“GLI UNDICI ANDARONO IN GALILEA, SUL MONTE CHE GESU’ AVEVA LORO FISSATO”. (Mt. 28,16)
La celebrazione della festa dell’assunzione di Gesù al cielo ci invita alla gioia più profonda e a dare lode a Dio perché Cristo ascende vittorioso e perché anche la nostra umanità è innalzata nella gloria. Il cielo che si riapre per accogliere il Figlio di Dio, si riapre anche per tutti noi. Il primo dei martiri, Santo Stefano, ci conferma in questa visione e in questa nuova speranza: “Ecco, io contemplo i cieli aperti e il Figlio dell'uomo che sta alla destra di Dio”.
Gli apostoli sono testimoni oculari dell'ascensione del Signore. Era stato fissato loro un appuntamento in Galilea, dopo che ripetutamente, lo stesso Signore li aveva preventivamente avvertiti della sua prossima dipartita. Il loro cuore aveva sperimentato angoscia e timore a quell'annuncio. Gesù li aveva rassicurati fino a dire loro: “È bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Consolatore; ma quando me ne sarò andato, ve lo manderò”.
Per secoli di storia il cielo era rimasto chiuso agli uomini, quella distanza, stabilita dal peccato, sembrava incolmabile per noi legati alla terra. Gesù che è disceso dai cieli per essere in tutto simile a noi e per mostrarci il volto amoroso del Padre ora porta al cielo la nostra umanità ferita, come rimangono in Lui le ferite delle sue piaghe e dell’umanità riabilitata come dimostra il suo corpo glorioso.
Tutto questo non deve portarci però solo al guardare ”di là”, Gesù vuole invece che nasca nel cuore di tutti la certezza che egli va a prepararci un posto e che ritornerà a prenderci. Questo è il potere che il Padre gli ha conferito, salire al cielo senza lasciarci orfani, anzi con la reale possibilità di restare con noi sempre fino alla fine dei tempi.
La fede degli apostoli, così alimentata, dovrà poi essere annunciata e testimoniata al mondo intero: “Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”. Da quel giorno, da quel monte della Galilea, è sorta per il mondo una fede e una fiducia nuova: veramente ci sentiamo innalzati anche noi con Cristo, anche noi abbiamo riscoperto la nostra vera patria, l'ultimo approdo a cui tendere, dopo aver osservato gli insegnamenti di Cristo, nostra via. Ecco perché la chiesa ci invitata tutti a godere di santa gioia: perché cielo e terra hanno ritrovato il punto di congiunzione e gli uomini hanno visto rinascere la migliore speranza.
LUNEDI’ 9 MAGGIO
Una scheggia di preghiera:
TU, SIGNORE SEI PADRE DEGLI ORFANI, DIFENSORE DELLE VEDOVE, CASA DEL POVERO
Tra i santi di oggi ricordiamo: PACOMIO IL GRANDE Santo, Monaco
Nacque intorno al 290 nell'alta Tebaide (Egitto). Era soldato. Si convertì intorno al 313 e nel 316 si ritirò eremita nel deserto. Qui ebbe una visione nella quale ricevette l'incarico di costruire un monastero in quel luogo e di lasciare la vita d'eremita per quella monastica. Nel 320 Pacomio fondò il monastero cui diede una regola che aiuta gli eremiti a tornare alla vita comunitaria. In seguito divenne abate e al primo monastero se ne aggiunsero altri, anche dopo la sua morte avvenuta nel 346.
Parola di Dio: At 19,1-8; Sal 67; Gv 16,29-33
“VI HO DETTO QUESTE COSE PERCHE' ABBIATE PACE IN ME! VOI AVRETE TRIBOLAZIONE NEL MONDO, MA ABBIATE FIDUCIA; IO HO VINTO IL MONDO”. (Gv. 16,33)
Intorno alla stazione principale di una grande città, si dava appuntamento, ogni giorno e ogni notte, una folla di relitti umani: barboni, ladruncoli, “sbandati” e giovani drogati. Di tutti i tipi e di tutti i colori. Si vedeva bene che erano infelici e disperati. Barbe lunghe, occhi sudici, mani tremanti, stracci, sporcizia. Più che di soldi, avevano tutti bisogno di un po' di consolazione e di coraggio per vivere; ma queste cose oggi non le sa dare quasi più nessuno.
Colpiva, tra tutti, un giovane, sporco e con i capelli lunghi e trascurati, che si aggirava in mezzo agli altri poveri “naufraghi della città” come se avesse una sua personale zattera di salvezza.
Quando le cose gli sembravano proprio andare male, nei momenti di solitudine e di angoscia più nera, il giovane estraeva dalla sua tasca un bigliettino unto e stropicciato e lo leggeva. Poi lo ripiegava accuratamente e lo rimetteva in tasca. Qualche volta lo baciava, se lo appoggiava al cuore o alla fronte. La lettura del bigliettino faceva effetto subito. Il giovane sembrava riconfortato, raddrizzava le spalle, riprendeva coraggio.
Che cosa c'era scritto su quel misterioso biglietto? Sei piccole parole soltanto: “La porta piccola è sempre aperta”. Tutto qui! Era un biglietto che gli aveva mandato suo padre. Significava che era stato perdonato e in qualunque momento avrebbe potuto tornare a casa.
E una
notte lo fece. Trovò la porta piccola del giardino di casa aperta. Salì le scale
in silenzio e
si
infilò
nel suo letto. Il mattino dopo, quando si svegliò, accanto
al letto,
c'era suo padre. In silenzio, si abbracciarono.
Gesù non solo lascia la porta di casa sua sempre aperta, ma è Lui stesso il
biglietto di Dio che ci dice l’amore del Padre in qualunque momento.
MARTEDI’ 10 MAGGIO
Una scheggia di preghiera:
IL TUO GRANDE CUORE CI ACCOGLIE, O SIGNORE GESU’
Tra i santi di oggi ricordiamo: CALEPODIO, Santo, Martire
Era un prete romano che fu fatto uccidere di spada dall’Imperatore Alessandro e poi gettato in Tevere. Il Papa Callisto ne ritrovò il corpo e vi diede sepoltura.
Parola di Dio: At 20,17-27; SaI 67; Gv 17,1-11a
“DISSE GESU’: IO TI PREGO PER COLORO CHE MI HAI DATO, PERCHE’ SONO TUOI”. (Gv. 17,9)
Nel Vangelo di Giovanni, alla fine dei discorsi di addio che hanno riempito l’Ultima Cena, troviamo che Gesù sente il desiderio di pregare. Egli ha bisogno di essere in piena comunione con il Padre per poter aderire totalmente alla sua volontà, ha bisogno di tutta la forza dello Spirito di Amore per poterci amare fino in fondo donando la sua vita per noi in mezzo alle sofferenze della passione e della croce. Ma ci tocca particolarmente questa preghiera di Gesù perché, in un momento così estremo della sua vita, Lui non si ferma a chiedere aiuto per se stesso, ma ha nel cuore principalmente noi. Ci sente come dono del Padre, valiamo il suo sangue prezioso versato per noi, quindi Gesù prega il Padre per noi.
Proprio nel momento della sua passione Gesù pensava a me!
Anche oggi, glorificato nel suo cielo, Gesù pensa a me, parla al Padre di me!
La Chiesa, consapevole di questo dono, ci fa terminare ogni preghiera liturgica con la frase “Per Cristo nostro Signore” perché “senza di Lui non possiamo nulla”.
La Messa, poi, è la grande preghiera che ogni giorno Gesù fa per noi: ripresenta al Padre il suo sacrificio perché esso ci ottenga misericordia. E’ veramente bello sentire questa comunione di preghiera in quanto noi spesso balbettiamo, non sappiamo che cosa chiedere, Lui invece conosce quello che è bene per noi. Noi non sappiamo lodare, Lui è la lode perenne; noi offriamo le nostre miserie, Lui offre se stesso; noi stentiamo ad esprimere il nostro grazie, Lui è il grazie perenne della nostra umanità a Dio. Quando io prego entro nel cuore di Gesù ed è Lui che prega con me e per me.
MERCOLEDI’ 11 MAGGIO
Una scheggia di preghiera:
DONA, O SIGNORE L’UNITA’ CON TE E CON I FRATELLI
Tra i santi di oggi ricordiamo: ALBERTO DA VILLA D’OGNA, Beato
Nato a Villa d’Ogna (Bergamo) verso il 1214 era generoso con i poveri. Per invidie dovette lasciare i suoi campi e si trasferì a Cremona dove fece il contadino. Fu terziario domenicano. Morì a Cremona il 7 maggio 1279.
Parola di Dio: At 20,28-38; Sal 67; Gv 17,11b-19
“PADRE SANTO, CUSTODISCI NEL TUO NOME COLORO CHE MI HAI DATO, PERCHE’ SIANO UNA COSA SOLA COME NOI”.
(Gv. 17,11)
Gesù ha pregato per l’unità dei cristiani. E proprio dalla sua preghiera riusciamo a capire che gli apostoli, come inviati e messaggeri dello stesso Cristo e annunciatori del suo vangelo, debbono vivere con Lui una intimità di comunione come quella che unisce il Figlio al Padre. Essi devono essere per tutti e per sempre, segno visibile di unità. Li ha mantenuti sotto la sua personale custodia durante la sua esperienza terrena, ora però dovranno affrontare il mondo, immergersi nella storia travagliata degli uomini, spesso contrassegnata da divisioni, persecuzioni e discordie. L'unità è la via privilegiata della pace, è la forza che per realizzare i migliori progetti umani, è il segno visibile e convincente della presenza di Dio nel mondo.
I credenti in Gesù, talmente amati da Lui, avendo in Lui scoperto l’amore vero, dovrebbero essere una cosa sola, un corpo unico.
Come mai, allora, ci sono tante divisioni nella Chiesa? Come mai, credenti nello stesso Cristo, in suo nome si fanno la guerra? come mai nelle nostre comunità cristiane non riusciamo ad andare d’accordo e ci dividiamo in gruppi a volte opposti?
La risposta è evidente: perché non abbiamo ancora fatto unità fino in fondo con Gesù.
Se Gesù è morto per tutti e per ciascuno perché io penso che Gesù sia solo dalla mia parte?
Se ho capito che il cristiano è uno che, come Gesù, è a servizio degli altri perché la Chiesa è spesso ancora dominata dal potere, dalle diplomazie, dagli onori?
Certo, le differenze ci sono sia nei caratteri, sia nei doni ricevuti. Gesù non chiede l’uniformità, il perdere la propria personalità, Lui ci ha parlato di doni diversi ma queste differenze non dovrebbero, anziché dividerci, concorrere a costruire il corpo di Cristo in una varietà e ricchezza di elementi?
L’unica cosa con cui il credente non potrà e non dovrà mai fare unità è il mondo. Capiamoci bene, non il mondo delle cose buone che Dio ha creato e messo a disposizione di tutti gli uomini, ma il mondo di ciò che si oppone a Dio. Per questo mondo Gesù dice addirittura di non pregare e chiede a noi di non lasciarci contaminare. Non possiamo far nulla per chi, con l’uso della propria libertà, si chiude volontariamente alla grazia, ma possiamo invece far molto, appoggiandoci gli uni sugli altri e tutti su Gesù per far crescere la nostra fede.
Trovo molto confortante sapere che nella Chiesa ci sono tanti uomini e tante donne che come me fanno fatica nel cammino della fede, della carità, del perdono; mi aiuta pensare che là dove non arriva la mia preghiera, arriva la preghiera di altri, che anche la mia povera preghiera e la mia povera fede possono essere di sostegno e di aiuto per qualcuno; ed anche i limiti, i peccati presenti nella comunità cristiana, se pur mi dispiacciono, mi dicono la precarietà del cammino e soprattutto mi indicano l’immensa misericordia del Signore.
GIOVEDI’ 12 MAGGIO
Una scheggia di preghiera:
IO SPERO IN TE, SIGNORE, DIO DELLA MIA GIOIA
Tra i santi di oggi ricordiamo: LEOPOLDO MANDIC, Santo, Cappuccino
Nella vita di san Leopoldo non c’è nulla di particolarmente memorabile, la sua storia è tutta interiore. Nato nel 1886 in Croazia, a Castelnuovo di Cattaro si fece cappuccino e per circa 40 anni rimase a Padova. Era alto un metro e trentacinque, aveva un difetto di pronuncia, camminava goffamente, era tormentato da innumerevoli disturbi, dall’artrite al mal di stomaco, eppure confessò per tutta la tutta la vita, fino a quindici ore al giorno. Morì il 30 luglio 1942 e pur essendo in piena guerra il suo funerale fu una apoteosi di folla che già lo riconosceva santo
Parola di Dio: At 22,30;23,6-11; Sal 15; Gv 17,20-26
“E LA GLORIA CHE TU HAI DATO A ME IO L’HO DATA A LORO, PERCHE’ SIANO COME NOI UNA COSA SOLA”. (Gv. 17,22)
Il Signore Gesù dice che ci ha dato la sua gloria, dobbiamo dunque aprirci ad essa, accoglierla. E per accoglierla bene è necessario che sappiamo di quale gloria si tratta. In questa stessa preghiera Gesù afferma che è una gloria proveniente dall'amore del Padre e il motivo di questo dono è “perché siamo una cosa sola”.
E’ chiaro che è una gloria ben diversa da quella perseguita dall'orgoglio. La gloria che l'orgoglio ricerca crea divisione: si vuol essere superiori agli altri, distinguersi da loro, separarsi da loro, specialmente dai più umili, dai più poveri. Questa è la gloria umana. La gloria di Gesù, lo sappiamo, è la gloria di colui che è venuto per servire, che si è abbassato al nostro livello, che si è identificato con noi, che ci ha lavato i piedi. È la purissima gloria di colui che non ha mai ricercato la propria gloria, e che proprio per questo è glorificato dal Padre.
E, particolarmente in questo mese di maggio, Maria ci è di modello. Dio l’ha “coperta” della sua Gloria, del suo Spirito, ma Maria è rimasta al suo umile posto. La Madre di Dio sa di essere “Beata”, ma Lei lo manifesta vivendo le beatitudini di Gesù, essendo povera, afflitta, operatrice di pace, perseguitata per causa della giustizia, sofferente. Lei accetta la Gloria di Dio mettendosi a servizio di sua cugina, degli sposi di Cana, di Gesù, degli Apostoli e Lei, una cosa sola con Suo Figlio, continua a manifestare la sua gloria, non tanto per i tributi e gli onori che noi uomini possiamo attribuirle ammirando i suoi doni, quanto per la sua maternità che continua nei nostri confronti con lo stesso affetto e la stessa dedizione con cui si è manifestata a Gesù.
VENERDI’ 13 MAGGIO
Una scheggia di preghiera:
SIGNORE, TU SAI TUTTO: SAI COME TI AMO
Tra i santi di oggi ricordiamo: MADDALENA ALBRICI, Beata
Era nata a Como tra la fine del XIV secolo e l’inizio de XV. Entrò nel convento agostiniano di Sant’Andrea di Brunate. Donna di profonda umiltà e obbedienza eccelleva in virtù e perciò divenne badessa. Sotto il suo impulso il monastero crebbe e poté addirittura fondare un nuovo monastero, quello della Santissima Trinità in Como. Morì il 13 maggio 1465.
Parola di Dio: At 25,13-21; Sal 102; Gv 21,15-19
“SIMONE DI GIOVANNI, MI AMI?”. (Gv. 21,15)
Mi è sempre piaciuto intitolare questo brano di vangelo così: Esame di riparazione per Papa, vescovo, prete, missionario, testimone. Infatti l'apostolo Pietro, definito dallo stesso Cristo “pietra” e “roccia”, su cui egli voleva poggiare la sua chiesa, nell'ora della prova ha mostrato tutta la sua umana fragilità, rinnegando per ben tre volte il suo maestro. La paura di essere coinvolto nella tragica vicenda che stava per abbattersi su Gesù, gli aveva giocato un brutto scherzo. Quando poi ha preso coscienza del suo peccato ha pianto lacrime amare di pentimento. Oggi Gesù lo sottopone ad vero e proprio esame rivolgendogli per tre volte la stessa domanda: “Simone di Giovanni, mi ami tu più di costoro”. Egli vuole così fargli comprendere dove vuole poggiare principalmente il primato che intende confermargli. Gesù aveva detto a tutti i suoi apostoli: “Se uno vuol essere il primo, sia l'ultimo di tutti e il servo di tutti”. Pietro risponde con estrema sincerità e umiltà: “Signore, tu sai tutto, tu sai che ti amo”. Più che alla sua personale valutazione, si affida alla interiore conoscenza che attribuisce al suo maestro.
Questa è la condizione per assumere il compito di primo dei pastori nella chiesa di Cristo. Questa è la dote indispensabile di cui deve essere adorno chi viene chiamato ad essere guida delle pecorelle del Signore. Con l'intensità dell'amore di Cristo deve essere pronto a difendere, a ricercare le smarrite sui monti e a dare la vita per le sue pecorelle. È per questo che il Signore, dopo aver confermato a Pietro il primato su tutti e sulla chiesa, gli predice il martirio. “Ti porteranno dove tu non vuoi” e aggiunge: “Seguimi”. La sequela comporta l’imitazione di Cristo, prima sulla via della croce e del martirio e poi nella gloria. Questa è la via privilegiata del prescelto da Dio, diventare frumento di Cristo per essere triturato e diventare pane per tutti. A questo conduce il sacerdozio, quando è vissuto nella continua e crescente comunione con Cristo. Se costatiamo debolezze e scandali anche da parte dei ministri dobbiamo solo umilmente riconoscere che non sempre essi sono consapevoli della dignità e della sublimità della missione a cui sono chiamati. Non sempre la preghiera occupa il primo posto nella vita dei discepoli e di conseguenza si ritrovano immersi in faccende e compiti che non appartengono loro, dimenticando la missione primaria a cui sono stati chiamati che è amare Dio e i fratelli. Ma attenzione l’ “esame di riparazione” non è solo per gli “addetti ai lavori” è anche per ciascuno di noi. La nostra religiosità si fonda sulle esteriorità, sulle abitudini, sulle norme o sull’amore?
SABATO 14 MAGGIO: San Mattia
Una scheggia di preghiera:
SIGNORE, AMACI COSI’ COME SIAMO
Tra i santi di oggi ricordiamo: LORENZO E FANCIULLI SANTI MARTIRI DI NOVARA
Le notizie di questi santi martiri ci pervengono dalla vita di un altro santo Novarese San Gaudenzio, protovescovo della città. Quando Gaudenzio vi giunse c’era già lì un prete, Lorenzo , venuto dai “paesi occidentali” che predicava e battezzava. Alcuni pagani un giorno lo assalirono e lo uccisero insieme con alcuni fanciulli che aveva con sé. In suo onore sul posto del martirio venne eretta una basilica, andata poi distrutta. Oggi le reliquie sono nella cattedrale di Novara.
Parola di Dio: At 1,15-17.20-26: SaI 112; Gv 15,9-17
“NON VI CHIAMO PIU’ SERVI… MA VI HO CHIAMATI AMICI”. (Gv. 15,15)
Ripensando alle parole di amicizia che Gesù ci dice oggi mi è venuto in mente un piccolo libretto del 1999: Il Tavolo del Padreterno dove l’autore si immagina che cosa succeda alla tavola di Dio. Ve ne sintetizzo un episodio:
Arriva una nonnetta piccola, curva e tutta bianca e sorridente.
“Come sono contenta di vederti in faccia!”, dice battendo le mani. ''Vedremo Dio faccia a faccia. E' il catechismo a dirlo: l'ho imparato a sette anni e ora ne ho novanta…”
Il Padreterno la guarda con tenerezza.
“Adesso non ci separeremo mai più, vero? L'ho ripetuto nelle mie preghiere ogni mattina e ogni sera. Ti sono arrivate le mie preghiere?”
“Sempre”, dice il Padreterno.
“Veramente sarei dovuta comparire davanti a te con un vestito più nuovo, Signore!…”, dice rassettandosi il grembiule.
“Ecco, vedi? Ho fatto un centrino per la Beata Vergine,” dice tirando da sotto il grembiule un piccolo pizzo. “Quando glielo potrò dare? Oh, la Beata Vergine Madre!…Come ci siamo capite!…Avevo un bel quadro della Madonna delle Grazie in capo al letto e, ogni tanto, mi veniva a trovare in sogno, la Beata Vergine…”
“E a te, a te…mio Dio? Come sono mortificata!” dice cercando ancora nelle grandi tasche della gonna e del grembiule. “A te non ho portato niente…Che ti potevo portare, Signore? Sono qui…Ma ti ho voluto bene, sai?” dice con entusiasmo. “Con tutto il cuore, con tutta l'anima, con tutte le forze…e ho cercato di fare sempre la tua santa volontà”, dice con dolcezza, velata appena, forse, dal ricordo dei dolori passati…
“Eppure, guarda…” e mette sul tavolo del Padreterno un piccolo libro tutto scuro, consunto, sfogliato.
“E' il libretto delle mie preghiere…E questo…è quanto resta del mio rosario…” e posa alcuni pezzetti di una corona dai grani neri e consunti.
“Oh, che bel regalo!” fa il Padreterno. “No, non ci separeremo mai più!”.
Poi chiama l'angelo segretario.
“Accompagna questa nonna tra i miei bambini”, dice, e si affaccia alla finestra perché la sua felicità sta traboccando in lacrime.
DOMENICA 15 MAGGIO: PENTECOSTE
Una scheggia di preghiera:
VIENI SANTO SPIRITO, RIEMPI IL CUORE DEI TUOI FEDELI E ACCENDI IN NOI IL FUOCO DEL TUO AMORE
Tra i santi di oggi ricordiamo: ISIDORO L’AGRICOLTORE, Santo
Era nato a Madrid nel 1080 da una famiglia molto povera. Appena in grado di lavorare andò bracciante nelle campagne. Come molti prima di iniziare il lavoro andava a Messa. Alcuni suoi compagni lo accusarono di “assenteismo religioso”. Egli tutto accettava con pazienza e amore. Ebbe anche il dono di essere accompagnato da molti miracoli. Morì nel 1130. Anche Maria, sua moglie, è stata dichiarata Beata ed è sempre ricordata in questo giorno.
Parola di Dio: At 2,1-11; Sal 103; 1 Cor 12,3b-7.12-13;Gv 20,19-23
“RICEVETE LO SPIRITO SANTO”. (Gv. 20,22)
Ancora una volta vi offro una riflessione-provocazione di don Curtaz
No:
decisamente a immaginarci lo Spirito Santo facciamo una gran fatica. Mi spiego:
il Padre tanto quanto, è l'Incommensurabile, l'Onnipotente, e allora un
simpatico vecchione barbuto ci sta. Il Figlio è facilissimo con la ricchissima
descrizione che la storia ci ha consegnato e il suo bel viso brunito contornato
da una bella barba rasa ce lo restituisce all'immaginazione. Ma lo Spirito!
Vagamente legato alla Pentecoste, lo rispolveriamo in occasione della Cresima
(ah! Sacramento difficile da vivere per i nostri ragazzi in piena crisi
adolescenziale…), rischia di restare accantonato nelle nostre devozioni come un
"qualcosa di più" di un santo. Che tristezza! Così pochi conoscono delle
preghiere di invocazione dello Spirito.
Lo Spirito è presenza d'amore della Trinità, ultimo dono di Gesù agli apostoli,
nominato con rispetto e con titoli straordinari da Gesù: " Vivificatore",
"Consolatore", "Ricordatore", invocato con tenerezza e forza dai nostri fratelli
cristiani d'oriente. Senza lo Spirito saremmo morti, esanimi, spenti, non
credenti, tristi. Esagero? No, è che lo Spirito, così discreto, così
impalpabile, indescrivibile, è la chiave di volta della nostra fede, ciò che
unisce tutto. L'unico esempio che mi sembra spiegare bene ciò che ho nel cuore è
questo: immaginatevi di essere una radio (a voi la scelta tra un sofisticato
apparecchio HiFi o una scatolina portatile) e immaginatevi che il Signore Gesù,
la fede, la vita di Dio sia una potente stazione radio. Bene: se non siete in
sintonia, se non cogliete la giusta frequenza, sentirete solo un fastidioso
ronzio. Idem con lo Spirito (che spero mi perdoni per la bestialità di
esempio!): se non ci mette in sintonia la fede, ci giunge agli orecchi del cuore
solo un fastidioso brusio. Davvero lo Spirito, già ricevuto da ciascuno nel
Battesimo, è Colui che ci rende presente qui e ora il Signore Gesù. Siete soli?
Avete l'impressione che la vostra vita sia una barca che fa acqua da tutte le
parti? Vi sentite incompresi o feriti? Invocate lo Spirito che è Consolatore che
consola, fa compagnia a chi è solo. Ascoltate la Parola e faticate a credere, a
fare il salto definitivo? Invocate lo Spirito che è Vivificatore, rende la
vostra fede schietta e vivace come quella dei grandi santi. Fate fatica a
iniettare Gesù nelle vene della vostra quotidianità, preferendo tenerlo in uno
scaffale bello stirato da tirare fuori di domenica? Invocate lo Spirito che ci
ricorda ciò che Gesù ha fatto per noi. Ecco allora che le immagini del fuoco,
del vento, sono quanto mai azzeccate, e la pagina degli Atti è straordinaria in
questo suo esagerato uso di parole che sottolineano lo stupore, la meraviglia,
il cuore che scoppia. Se avete sentito il cuore scoppiare, ascoltando la Parola,
state tranquilli: c'era lo Spirito che, finalmente, era riuscito a forzare la
serratura del vostro cuore e della vostra incredulità! Non vi capite con chi vi
sta intorno, col vostro parroco, col vostro confratello? Invocate lo Spirito che
provoca l'antiBabele (ricordate quel bel racconto della Genesi dove non ci si
capiva più?) ricucendo gli strappi del nostro non capirci per suscitare
comunioni sotterranee che vanno al di là delle simpatie. Abbiamo bisogno,
urgiamo, ci è indispensabile invocare lo Spirito perché ci cambi il cuore, ce lo
riempia, dia una sveglia alla nostra fede. Non è tempo perso il tempo dedicato
ad invocarlo, a supplicarlo, a fargli vedere che lo aspettiamo. Allora, amici,
ancora socchiudiamo gli occhi assieme e con fede, con forza, con passione,
sussurriamo ancora una volta: "Vieni".
LUNEDI’ 16 MAGGIO
Una scheggia di preghiera:
SIGNORE, CREDO! AIUTAMI NELLA MIA INCREDULITA’
Tra i santi di oggi ricordiamo: ADAMO DEGLI ADAMI, Beato
Era un frate Francescano del convento di Fermo (Ascoli Piceno). Fu un grande predicatore, uomo semplice. Su di lui sorsero tutta una serie di “Fioretti” come su Francesco. Morì nel 1285 o nel 1287.
Parola di Dio: Sir 1,1-10; Sal 92; Mc 9,14-29
“PERCHE’ NOI NON ABBIAMO POTUTO SCACCIARLO (QUESTO TIPO DI DEMONIO)? (Mc. 9,29)
I discepoli a cui Gesù aveva fatto delle promesse prima di mandarli come missionari (“Guarite gli infermi, risuscitate i morti, cacciate i demoni”, e che più di una volta avevano gioito al vederle realizzate (“persino i demoni ci ubbidivano!”) ora sperimentano uno smacco: questo “spirito muto” che attanaglia un ragazzo manifestandosi con i quelli che oggi riconosciamo come i sintomi di una grave epilessia, non vuole andarsene alle loro ingiunzioni, ma se ne andrà, lasciando il ragazzo come morto solo dopo che Gesù avrà ottenuto la fede da parte del padre e solo dopo che Lui con tutta la sua potenza si sarà imposto su di Lui.
Che cosa può suggerire a noi, oggi questo fatto? Vi elenco una serie di spunti di riflessione che ciascuno potrà riprendere per conto suo e applicare alla propria vita.
Il “male” c’è ed è anche forte.
Ad alcuni “mali” ci si può opporre con le proprie capacità: le scelte, la volontà, l’impegno, la carità, il sacrificio… nei confronti di altri di altri mali le nostre sole forze non bastano. Occorre la fede (fosse anche solo in embrione come quella di questo padre) e soprattutto occorre la preghiera.
Qui la preghiera non è intesa come moltiplicare formule di preghiera o di esorcismo, ma preghiera di chi, sapendo di non farcela da solo chiede con umiltà ma con forza aiuto a chi può darglielo, preghiera fiduciosa che Dio possa andare aldilà delle nostre piccole forze e vincere definitivamente ogni forma di “male”.
MARTEDI’ 17 MAGGIO
Una scheggia di preghiera:
DONACI, SIGNORE, DI VEDERE LE PICCOLE COSE.
Tra i santi di oggi ricordiamo: ANDREA ABELLON, Beato
Era nato nel 1375 in Provenza. Indossò l’abito domenicano ancora giovanissimo. Uomo di cultura fu insegnante in diverse città (Tolosa Montpellier, Avignone) Durante la peste del 1415 si prodigò con tutte le sue forze per gli abitanti di Aix en Provence. Fu mandato in diversi conventi per ristabilire l’ordine della regola benedettina. Morì nel 1450.
Parola di Dio: Sir 2,1-11; Sal 36; Mc 9,30-37
“SE UNO VUOL ESSERE IL PRIMO SIA L’ULTIMO DI TUTTI E IL SERVO DI TUTTI”. (Mc. 9,35)
Gesù, con queste parole, non solo riprende gli apostoli che mentre Lui parlava della sua passione erano tutti intenti a scoprire chi di loro fosse il più importante, ma si rivolge anche alla Chiesa di oggi e a ciascuno di noi che ne facciamo parte per ritornare davvero ai valori evangelici. Gesù era il Figlio di Dio eppure rinunciò a tutto pur di farsi uomo come noi, per salvarci. Gesù è venuto in umiltà ed è un esempio: ben trenta dei suoi trentatré anni passano nel nascondimento e nel lavoro. Gesù è venuto per servire Dio suo Padre. Gesù è venuto per servire i suoi discepoli (pensate con quanta pazienza li accetta, con quanta cura li istruisce, con quanto amore li perdona). Gesù ci lava i piedi, si nasconde nell’ultimo della terra, condivide la povertà, si commuove davanti alla malattia e alla morte e traduce la sua commozione in solidarietà ed aiuto. Gesù serve ogni uomo di ogni tempo donandoci tutto se stesso prima sulla croce e poi nel dono dei sacramenti. Ecco perché noi dovremmo gioiosamente essere servitori di Dio e dei fratelli.
I Cristiani posseggono la Verità ma non per usarla per fare schiavi gli altri. I Cristiani hanno il dono di Gesù che è Via al padre ma non per nasconderlo in libri per addetti ai lavori o in rituali ammuffiti che, con la scusa di glorificare Dio, non vengono più capiti. I Cristiani hanno il Dio della Vita, ma solo nella misura in cui si mettono concretamente al servizio della vita in qualunque modo essi si manifesti.
E la stessa cosa succede anche a me nella vita quotidiana. Io non sono cristiano se parlo di vangelo, se discuto il vangelo, se impongo il vangelo, ma se servo il vangelo. Io non amo Dio perché glielo dico almeno due volte al giorno nel “Ti adoro”, ma lo amo se cerco la sua volontà. Io non servo i fratelli se dico “Poveretti” e poi tiro dritto perché devo farmi gli affari miei, ma se mi fermo e cerco di dare il poco che ho e il tanto che Dio mi dà.
MERCOLEDI’ 18 MAGGIO
Una scheggia di preghiera:
BENEDICI, SIGNORE, TUTTI COLORO CHE OPERANO IL BENE
Tra i santi di oggi ricordiamo: RAFFAELLA MARIA DEL SACRO CUORE, Santa monaca,
Nacque nei pressi di Cordoba in Spagna il 1 Marzo 1850. Insieme alla sorella Dolores si sentì chiamata all’assistenza dei poveri e fondò la Congregazione delle Ancelle del Sacro Cuore di Gesù. Perseguitata per invidia visse per 32 anni in solitudine, preghiera e carità. Morì a Roma nel 1925.
Parola di Dio: Sir 4,11-19; Sal 118; Mc 9,38-40
“MAESTRO ABBIAMO VISTO UNO CHE SCACCIAVA I DEMONI NEL TUO NOME E GLIELO ABBIAMO VIETATO PERCHE’ NON ERA DEI NOSTRI”. (Mc. 9,38)
“Non sognarti neanche di pensare a quel partito politico: non è dei nostri”
“Mi hanno invitato ad andare a quel gruppo di preghiera, ma la ‘capa’ del mio movimento mi ha detto di prendermene ben guardia perché pur essendo dello stesso movimento si sono divisi da noi, non sono dei nostri”
“Perché fai volontariato in quel movimento che non è dei nostri; non potevi fare la stessa cosa con il crisma dei cattolici?”
“Si parla tento di unità pastorali, ma non ce n’è già a sufficienza di interessarsi della nostra parrocchia che ha tanti bisogni e… gli altri si aggiustino”
O la pensi esattamente come noi o sei eretico e se anche oggi non li si brucia più, farai meglio a toglierti dai piedi o a convertirti a noi”
Quante storie di chiesuole anche oggi. Quante volte si dividono gli uomini in buoni (dove ci siamo noi) e in cattivi (dove ci sono tutti quelli che ci sono contrari, nemici, o non la pensano come noi). Quante volte poi si potrebbe, unendo le forze, fare molto di più mentre per piccoli orgogli personali ci si divide proprio nel bene quando addirittura non si osteggia il bene che altri stanno facendo.
Gesù non ha diviso gli uomini in buoni e cattivi, è venuto per tutti. Nel suo regno possono entrare sia farisei che pubblicani. Lui, nell’ultima cena ha pregato per l’unità dei cristiani ma non perché questo diventi forma di potere o di opposizione, ma perché è solo nell’unità che si serve la verità e l’uomo.
GIOVEDI’ 19 MAGGIO
Una scheggia di preghiera:
GRAZIE, SIGNORE, PERCHE’ TU NON GUARDI LE APPARENZE MA IL CUORE
Tra i santi di oggi ricordiamo: ADOLFO DI CAMBRAI, Santo
Era figlio del martire Ragnulfo. Fu abate del monastero di Sain Vaast dal 710 al 717. Fu poi vescovo di Cambrai.
Parola di Dio: Sir 5,1-8; SaI 1; Mc 9,41-50
“ABBIATE SALE IN VOI STESSI E SIATE IN PACE GLI UNI CON GLI ALTRI”. (Mc. 9,50)
Il discorso che Gesù fa sul sale mi ha fatto venire in mente questa piccola ma grande riflessione di Martin Luter King:
Sii quello che sei
Se non
potete essere un pino sulla vetta del mondo,
siate un cespuglio nella
valle,
ma siate
il miglior piccolo cespuglio sulla sponda del ruscello.
Siate un
cespuglio se non potete essere un albero.
Se non
potete essere una via maestra, siate un sentiero.
Se non
potete essere il sole, siate una stella.
Non con
la mole delle cose fatte vincete o fallite.
Cercate ardentemente di scoprire a che cosa siete chiamati,
e poi
mettetevi a farlo appassionatamente.
Siate comunque sempre il meglio di qualsiasi cosa siate.
VENERDI’ 20 MAGGIO
Una scheggia di preghiera:
VIENI, SIGNORE, AD ABITARE NELLA NOSTRA CASA
Tra i santi di oggi ricordiamo: COLOMBA DA RIETI, Beata,
Si chiamava Angelella Guadagnoli ed era nata a Rieti nel 1467. Rinunciato al matrimonio si fece Terziaria domenicana, fondò a Perugia il monastero di Santa Caterina (1490). Si dedicò all'assistenza dei malati, fu gravemente malata a sua volta. Attorno a lei fiorirono miracoli, estasi, profezie ed anche calunnie e avversari. Ebbe notevole influenza sulla vita politica e religiosa di Perugia; considerata loro patrona dai Perugini. Morì a Perugia nel 1501.
Parola di Dio: Sir 6,5-17; Sal 118; Mc 10,1-12
“SICCHE’ (MARITO E MOGLIE) NON SONO PIU’ DUE, MA UNA SOLA CARNE”. (Mc. 10,8)
Le indicazioni di Gesù sulla coppia e sulla vita della famiglia le conosciamo e non sempre è utile fare discussioni su separazioni e divorzi che purtroppo sono oggi una realtà sempre in aumento. Lascio allora commentare la parole di Gesù da un racconto e poi da un pensiero di Madre Teresa di Calcutta.
C'erano una volta, in un paese orientale, due bellissime sorelle. La prima sorella andò sposa al re, la seconda ad un mercante. Con il passare del tempo, però, la moglie del re si era fatta sempre più magra, sciupata e triste. La sorella, che viveva con il mercante accanto al palazzo reale, pareva farsi più bella ogni giorno che passava. Il sultano convocò il mercante nel suo palazzo e gli chiese: "Come fai?". "E' semplice: nutro mia moglie di lingua". Il sultano diede ordine di preparare quintali di lingua di montone, di cammello, di canarino per la dieta della moglie. Ma non successe niente. La donna era sempre più smunta e malinconica. Infuriato, il re decise di far cambio. Mandò la regina dal mercante e si prese in moglie la sorella. Nella reggia però, la moglie del mercante, diventata regina, sfiorì rapidamente. Mentre la sorella, a casa del mercante, in poco tempo ridivenne bella e radiosa. Il segreto? Ogni sera il mercante e sua moglie parlavano, si raccontavano storie e cantavano insieme.
Credo che quello che tutti dobbiamo capire è che l'amore comincia dalla
famiglia.
Ogni giorno di più ci rendiamo conto che nel nostro tempo le sofferenze maggiori hanno origine nella famiglia stessa. Non abbiamo più tempo per guardarci in faccia, per scambiarci un saluto, per dividere insieme un momento di gioia, e meno ancora per essere quello che i nostri figli attendono da noi, quel che il marito attende dalla moglie e la moglie attende dal marito.
E così apparteniamo ogni giorno meno alle nostre famiglie e i nostri contatti scambievoli diminuiscono sempre più.
Un ricordo personale. Qualche tempo fa arrivò un gruppo numeroso di professori dagli Stati Uniti. Mi chiesero: "Ci dica qualcosa che possa esserci utile". Dissi loro: "Sorridetevi scambievolmente". Credo di averlo detto con eccessiva serietà. Uno di loro mi domandò: "Lei è sposata?". Gli risposi: "Sì, e a volte mi riesce difficile sorridere a Gesù; perché arriva ad essere troppo esigente". Credo che l'amore cominci proprio qui: nella famiglia.
SABATO 21 MAGGIO
Una scheggia di preghiera:
DONACI, SIGNORE, LA SEMPLICITA’ DI CUORE
Tra i santi di oggi ricordiamo: AGUSTIN CALOCA CORTES, Santo, Martire Messicano
Nacque in Messico a San Juan Bautista de Teúl, Zacatecas nell’Arcidiocesi di Guadalajara, il 5 maggio 1898. Fu vice parroco e prefetto del Seminario Ausiliare, fu un esempio di purezza sacerdotale. Arrestato durante la rivoluzione, un militare, commosso per la sua giovane età, gli offrì la libertà, lui l'avrebbe accettata solo se veniva concessa anche al parroco. Di fronte al plotone, di esecuzione esclamò: "Grazie a Dio viviamo e per Lui moriamo". Il 25 maggio 1927 venne fucilato a Colotlán, Jalisco nella diocesi de Zacatecas.
Parola di Dio: Sir 17,1-15; Sal 102; Mc 10,13-16
“LASCIATE CHE I BAMBINI VENGANO A ME E NON GLIELO IMPEDITE PERCHE’ A CHI E’ COME LORO APPARTIENE IL REGNO DEI CIELI”. (Mc. 10,14)
Per seguire Gesù, per entrare nel suo Regno, o meglio, per lasciare che il suo Regno entri in noi, bisogna vincere l’alterigia, la supponenza, l’orgoglio. E’ quanto ci suggerisce l’episodio narrato nel Vangelo di oggi. I discepoli non sgridavano quelli che portavano i bambini perché disturbavano il maestro, ma perché i bambini, per essi, non rappresentavano nulla.
Secondo loro il Regno di Dio era da adulti e, per raggiungerlo, era necessario fare scelte coscienti, avere certi determinati meriti, compiere opere corrispondenti.
Gesù pensa, invece, che il Regno di Dio deve essere ‘ricevuto’, cioè il Regno è iniziativa divina. Per conseguenza l’unico atteggiamento adatto per ‘ricevere’ è quello dei bambini: il Regno di Dio prima lo si riceve e poi si entra in esso.
Gesù non idealizza per nulla i bambini. Ha parlato altre volte di bambini maleducati che giocano nella piazza del mercato e vogliono ora questo ora quest’altro, e si mostrano impazienti e testardi. Ecco perché la parola citata non significa affatto che gli adulti debbano ritornare allo stadio dei bambini. C’è però una cosa che possiedono i fanciulli e che li distingue dagli adulti: il bambino è per sua natura fiducioso, disposto a ricevere ciò che gli viene donato, capace di lasciarsi guidare; ha il dono di vivere nell’istante presente: e questo è proprio l’atteggiamento di fede richiesto per accogliere il Regno.
DOMENICA 22 MAGGIO: SANTISSIMA TRINITA’
Una scheggia di preghiera:
GLORIA AL PADRE, AL FIGLIO, ALLO SPIRITO SANTO
Tra i santi di oggi ricordiamo: LUIGI MARIA PALAZZOLO, Beato
Era nato a Bergamo nel 1827 da famiglia benestante ma sentì urgente la chiamata alla povertà e al servizio dei poveri. Diventato sacerdote andò a stare in una povera casa per essere più vicino ai suoi poveri. Per essi fondò le Suore delle poverelle che ancora oggi vivono la vita dei poveri a cui si mettono a servizio. Morì, sempre a Bergamo nel 1827.
Parola di Dio: Es 34,46-6.8-9; Cantico da Dn 3,52-56; 2 Cor 13,11.13; Gv 3,16-I8
“DIO HA TANTO AMATO IL MONDO DA DARE IL SUO FIGLIO UNIGENITO”. (Gv. 3,16)
“Reverendo, che ci sia un Dio non posso negarlo, come sia Dio non mi interessa granché lascio a voi preti di immaginarvelo. Lui non si interessa molto a me e io non mi interesso molto a Lui”. L’uomo che mi diceva questa frase era già abbastanza avanti negli anni, scafato nella vita, personaggio anche abbastanza famoso per i suoi affari non sempre troppo chiari ma quasi sempre riusciti. Gli risposi solo che un Dio che andava a morire in croce per me mi pareva si interessasse notevolmente a me, ma poi lasciar perdere ben consapevole che certe discussioni sono per lo più inutili e che certe affermazioni spesso sono dette per sfogo o per ferire e poi non corrispondono totalmente a quello che c’è nel cuore. Ma io credo che davvero sia bello ed importante conoscere Dio perché se conosco Lui conosco anche me stesso fatto a sua immagine ma deturpato dal peccato e dal maligno. Ecco alcuni sprazzi velocissimi
Dio è famiglia: Il Padre, il Figlio e lo Spirito sono uno perché si amano. Allora l’uomo non può mai essere un essere solitario, è chiamato al rapporto con Dio e con gli altri.
Nella famiglia di Dio c’è unità ma tutti hanno un ruolo specifico. Nelle nostre famiglie, nei nostri rapporti religiosi e sociali dovrebbe essere così: un cuor solo ed un’anima sola nel rispetto dei ruoli e dei compiti.
Dio non si ferma alla propria felicità ma vuol donarla. La vera felicità non è soddisfare i propri bisogni materiali, ma sarò felice solo facendo felice.
Dio quando vuol donare non dona delle cose ma dona se stesso: il Padre manda il Figlio, il Figlio mostra il Padre, entrambi mandano lo Spirito. Se voglio amare davvero devo cominciare a donare me stesso.
LUNEDI’ 23 MAGGIO
Una scheggia di preghiera:
RENDI LEGGERO IL MIO CUORE, SIGNORE, PERCHE’ POSSA AMARTI TOTALMENTE
Tra i santi di oggi ricordiamo: ANNONE, Santo, Vescovo
Nato in una nobile famiglia veronese, fu eletto vescovo della città nel 751 circa. Condusse una vita edificante per virtù e per preghiera. In occasione di una carestia fece traslare da Trieste le reliquie dei santi martiri Firmino e Rustico, ristabilendone il culto. Morì nel 780.
Parola di Dio: Sir 17,19-27; Sal 81; Mc 10,17-27
“MAESTRO BUONO, CHE COSA DEVO FARE PER ENTRARE NELLA VITA ETERNA?”. (Mc. 10,17)
Leggendo tutto questo brano di Vangelo, all’inizio non possiamo che essere presi dall’ammirazione. Colui che è andato da Gesù è sicuramente animato dalle migliori intenzioni e mira diritto all'obbiettivo finale della vita. Egli vuole avere la vita eterna. Il fatto che si rivolga a Gesù per avere una risposta definitiva e certa accresce ulteriormente la nostra stima: vuol dire che egli cerca la verità dalla fonte stessa. Egli dice di conoscere e di praticare i dieci comandamenti fin dalla sua giovinezza e il Signore non smentisce la sua affermazione. Abbiamo a che fare con una persona davvero in gamba! Tant'è vero che suscita la piena compiacenza anche dello stesso Cristo che: «fissatolo, lo amò». Poi, quasi a voler concretizzare nei fatti quell'amore, gli lancia la sfida ultima, quella che conduce alla perfezione e che implica il distacco totale dalle cose del mondo per seguire Cristo in piena libertà e completa disponibilità. La sequela, il divenire e l'essere discepoli di Cristo esige l'affermazione del primato assoluto di Dio nella propria vita e, di conseguenza, il distacco da tutto ciò che può essere di ostacolo a questa chiamata speciale. Contrariamente a quello che si potrebbe pensare, lo stare con Cristo nella disponibilità assoluta, non offre nessuna umana sicurezza, tutt'altro! Per questo anche questo anonimo, pur così ben intenzionato: “rattristatosi se ne andò afflitto, perché aveva molti beni”.
E noi che diciamo di amare Dio con tutto il cuore, che ci gloriamo nel sentirci chiamare cristiani, abbiamo già buttato via le nostre carabattole umane per poter essere liberi nel donargli tutto? Eppure Gesù lo dice chiaro che l'attaccamento smodato alle cose della terra è sempre un impedimento per anelare ai beni celesti. E’ la conclusione che lo stesso Signore ci fa ascoltare: “Quanto difficilmente coloro che hanno ricchezze entreranno nel regno di Dio!”.
MARTEDI’ 24 MAGGIO
Una scheggia di preghiera:
SIGNORE, INSEGNACI LA VIA DELLA VITA
Tra i santi di oggi ricordiamo: DONAZIANO DI NANTES, Santo, Martire
Fu martire a Nantes verso il 299, oppure durante la persecuzione di Decio (249-251). Imprigionato con il fratello Rogaziano, morì con lui dopo lunghi supplizi per essersi rifiutato di abiurare il cristianesimo.
Parola di Dio: Sir 35,1-12; Sal 49; Mc 10,28-31
“ECCO, NOI ABBIAMO LASCIATO TUTTO E TI ABBIAMO SEGUITO”. (Mc. 10,28)
Pietro nella sua genuinità e nella sua irruenza, dice al Signore: “Qualcuno l’hai trovato che per te ha giocato la sua vita.., quale sarà il nostro premio?”.
Noi cristiani, qualche volta facciamo lo stesso discorso a Gesù: “E’ vero, Signore, che non sono perfetto come il Padre celeste, però ad alcune cose ho rinunciato per seguirti... qual è il premio che mi spetta?”. Gesù potrebbe risponderci con una parola sola: “Ci sono io! non ti basto?”. Gesù invece risponde a Pietro più dettagliatamente: “Ogni cosa a cui hai rinunciato per seguirmi con amore tu la ricevi già ampliata dalla fede, poi sei già con me nella vita eterna anche se per imitarmi devi passare ancora attraverso la tribolazione e la croce”.
Se il mio non è un calcolo ma un atto di amore, questo risulta estremamente vero, come è vera la conclusione del Vangelo dove Gesù dice "E molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi saranno primi”. Certo, se guardi il quotidiano i primi, i furbi, i dritti, normalmente se la cavano e continuano a primeggiare! E l'ultimo, continua ad essere sempre il più bastonato.
Gesù non è venuto a soppiantare un ordine instaurato dall'egoismo e dal peccato dell'uomo ma è venuto a dirti che per Dio i valori non sono così e che le cose possono cominciare a cambiare anche per te se tu cominci a pensarla come lui. Se cominci a stare con gli ultimi, a farti ultimo insieme a Cristo: stai tranquillo soffrirai, morirai, come Lui non sarai capito, i potenti cercheranno di farti tacere,la tua preghiera diventerà grido, ma proprio per questo avrai gia vinto con Lui.
MERCOLEDI’ 25 MAGGIO
Una scheggia di preghiera:
AIUTACI, O SIGNORE, A RIVESTIRCI DI TE
Tra i santi di oggi ricordiamo: CRISTOBAL MAGALLANA JARA, Santo Sacerdote
Nacque in Messico il 30 luglio 1869. Fu parroco di fede ardente, missionario tra gli indigeni, divulgatore del rosario. Durante la rivoluzione è fucilato a Colotlan il 25 maggio 1927.
Parola di Dio: Sir 36,1.4-5.10-17; Sal 78; Mc 10,32b-45
“CONCEDICI DI SEDERE NELLA TUA GLORIA UNO ALLA TUA DESTRA E UNO ALLA TUA SINISTRA”. (Mc. 10,37)
Vorrei fermare oggi la mia e la vostra attenzione su una riflessione che, a prima vista, può sembrare lontana dalle indicazioni del vangelo di oggi, ma che è pur sempre una tentazione.
Giacomo e Giovanni vogliono i primi posti e Gesù invece insegna che il primo posto è quello del servizio.
Ma una tentazione non materialistica ma mistica può esserci anche da parte di quei cristiani che, tutti spinti alla ricerca della perfezione, la inseguono per sentirsi buoni, migliori degli altri, al primo posto nella santità.
E’ vero, Gesù ci ha invitato ad “essere perfetti come perfetto è il Padre mio”, ma questa è l’indicazione di una meta da ricercare e perseguire con la certezza che questa “perfezione” non è cosa totalmente nostra, ma dono di Dio che porterà a compimento il bene. Essere “santi come Lui è santo” non è poi una gara.
La santità è amore e quindi non misurabile con metri terreni. I veri santi poi, mentre erano in vita non sapevano assolutamente di esserlo. Credo che il nostro atteggiamento allora deve essere quello di persone innamorate di Dio che in tutti i modi cercano gioiosamente di vivere nella sua volontà cercando ogni giorno di migliorarsi non per una conquista personale di qualcosa ma perché sanno che è bello diventare simili a Gesù ed è segno di riconoscenza il compiacerlo con una vita secondo i suoi insegnamenti.
GIOVEDI’ 26 MAGGIO
Una scheggia di preghiera:
FIGLIO DI DAVIDE, GESU’, ABBI PIETA’ DI ME
Tra i santi di oggi ricordiamo: ANDREA DA MENDOLA, Beato
Sembra sia vissuto a Mendola, cittadina della provincia di Forli, fu francescano amato in vita e venerato in morte. Morì a Modena nel 1455 e lì è sepolto nella chiesa di Santa Margherita.
Parola di Dio: Sir 42,15-25; Sal 32; Mc 10,46-52
“BARTIMEO COMINCIO’ A GRIDARE”. (Mc. 10,47)
Sia guardando alla mia storia personale, sia alla esperienza che a un prete viene dall’ascoltare le confessioni, scopro che spesso noi ci sentiamo incapaci da soli a risolvere certi problemi, a vincere certe tentazioni. Promettiamo di migliorarci e sotto sotto sappiamo che la nostra debolezza ci porterà a cadere di nuovo, magari è una vita che combattiamo contro un difetto e puntualmente risultiamo sconfitti.
Il cieco Bartimeo mi sembra abbia qualcosa da dirci a questo proposito.
Una prima cosa è questa: lui sa bene di essere cieco, e il non vedere gli impedisce tante cose. Ma Bartimeo non si piange addosso: se non ci vede sviluppa tutti gli altri sensi: ci sente bene, si informa su chi sia questo Gesù che passa proprio a Gerico; e soprattutto sa usare la propria voce e si mette a gridare verso colui che non vede ed anche quando gli altri cercano di zittirlo perché una piazzata del genere non è degna di una città come Gerico, lui grida ancora più forte… ed alla fine ottiene quello che da solo non sarebbe stato in grado di avere.
Se riscopriamo di essere manchevoli in qualcosa, se dopo molti sforzi ci accorgiamo di non essere capaci di venirne fuori, l’unica è rivolgersi a chi può aiutarci. Ma se Gesù ci sembra lontano, se le preghiere ci ufficiali ci sembrano troppo formali, se ci accorgiamo che gli altri ci sono di impedimento, impariamo a gridare! Credo che tanti miracoli nella nostra vita non siano avvenuti proprio perché non abbiamo saputo chiederli a chi voleva darceli.
VENERDI’ 27 MAGGIO
Una scheggia di preghiera:
CHE LA TUA PAROLA, SIGNORE, PORTI I FRUTTI PER CUI L’HAI MANDATA
Tra i santi di oggi ricordiamo: EUTROPIO DI ORANGE, Santo, Vescovo
Nato a Marsiglia da famiglia nobile, alla morte della moglie, dopo una vita dissipata, decise di dedicarsi alla religione attraverso la preghiera e la penitenza. Prima fu diacono e poi, nel 446 circa fu consacrato vescovo di Orange. Morì nel 475
Parola di Dio: Sir 44,1.9-13; Sal 149; Mc 11,11-26
"SCORGENDO DI LONTANO UN FICO COPERTO DI FOGLIE ANDO' A VEDERE SE VI POTEVA TROVARE DEI FRUTTI".(Mc. 11,13)
Sembra un assurdo: Gesù va a cercare dei fichi quando non è stagione di fichi, come tra poco Gesù cercherà fede e preghiera in un tempio glorioso dove invece troverà solo venditori di oggetti e di parole. Diventa allora evidente il significato della maledizione del fico e della purificazione del tempio. Gesù non vuole foglie, esteriorità. Se c'è solo questo non c'è benedizione ma maledizione.
Gesù mi scruta: sta cercando frutti. Non viene a cercare ciò che è "naturale", non attende ciò che è "logico" attendere. Non si accontenta dell'esteriorità, del perbenismo, dell'essere formalmente a posto, vuole trovare dei frutti! Quanta apparenza nella mia vita, quante parole nascondono il vuoto che c'è in me.
Fiori e frutti, in casa mia, non devono spuntare solo in primavera o in estate, ma devono esserci sempre quando tu voglia cercarli. Sfronda pure un po' di fogliame ma porta ancora un po' di pazienza prima di maledirmi.
SABATO 28 MAGGIO
Una scheggia di preghiera:
ALLONTANA DA NOI, SIGNORE, OGNI IPOCRISIA
Tra i santi di oggi ricordiamo: ANDREA SALOS, Santo
Era uno sciita che fu acquistato come schiavo da Teognosto di Costantinopoli. Fu educato al Cristianesimo. Per vincere le tentazioni si faceva passare per pazzo. Morì a 66 anni, non si sa però in quale anno.
Parola di Dio: Sir 51,12-20; Sal 18; Mc 11,27-33
“I SOMMI SACERDOTI, GLI SCRIBI, GLI ANZIANI GLI DISSERO: CON QUALE AUTORITA' FAI QUESTE COSE?”. (Mc. 11,27—28)
La domanda viene fatta a Gesù da gente preoccupata, sì dell’integrità della fede ebraica, ma anche preoccupata da veder scalzate le proprie posizioni di potere religioso, di tradizioni e abitudini consolidate. L’ordine costituito sia religioso che civile ha sempre bisogno di nomine, autorizzazioni, incarichi, ha sempre la necessità di aprire inchieste.
Per noi cristiani la domanda è oziosa perché ben sappiamo chi è Gesù e siamo anche contenti di proclamare la nostra fede in Lui. Per noi il problema è invece quello di passare dalla fede proclamata alla fede vissuta. Noi riconosciamo l’autorità di Gesù ma poi spesso ne sfuggiamo le esigenze. La parola di Gesù svela e giudica i segreti dei cuori, anche dei nostri cuori. Dovremmo smettere di difenderci da Lui e invece lasciarci plasmare da Lui. Gesù rimane il maestro che ci prende per mano: anche il suo giudizio è per la nostra conversione.
DOMENICA 29 MAGGIO: SANTISSIMO CORPO E SANGUE DI CRISTO
Una scheggia di preghiera:
ACCOGLIMI ALLA TUA MENSA SIGNORE, COME UN POVERO CHE HA FAME DI TE
Tra i santi di oggi ricordiamo: ANDREA DI CHIO, Santo, Martire
Nacque nell’isola di Chio nel 1439. Si consacrò alla Vergine e si recò pellegrino a Costantinopoli. Fu accusato di essere un maomettano diventato cristiano, per questo torturato e poi decapitato il 29 maggio 1465.
Parola di Dio: Dt 8,2-3.14b-16a; SaI 147; 1 Cor 10,16-17; Gv 6,51-58
“IO SONO IL PANE VIVO DISCESO DAL CIELO. SE UNO MANGIA DI QUESTO PANE VIVRA’ IN ETERNO”. (Gv. 6,51)
Quando Gesù annunciò l’Eucaristia non fu capito da tutti. Troppo alto quel concetto di amore che non è un dare qualcosa anche di utile e bello; non è neppure la dolcezza di una carezza, che è il dono di sé in quel farsi mangiare per essere una cosa sola con Lui.
La gente, e forse anche noi, quando vogliamo comunicare un gesto di affetto a qualcuno, di solidarietà, di condivisione, il più delle volte ci limitiamo a “dare qualcosa”: invece l’amore chiede di più ossia il dono di sé fino a farsi vita per l’altro.
Quando due si vogliono veramente bene, non finiscono mai di fissare lo sguardo l’uno nell’altro, come a voler fare l’impossibile, ossia a entrare nell’altro fino a diventare quasi il “pane vivo” che si fa vita l’uno dell’altro, abbattendo il muro di separazione, che non permette di diventare una sola cosa.
Dio, nel suo infinito amore, fece quello che noi uomini non sappiamo e non riusciamo a fare: ossia ha donato il suo amore divenendo una cosa sola con noi, facendosi carne della nostra carne, sangue del nostro sangue. Eppure quando Gesù annunciò l’Eucaristia, non fu capito. i Giudei si misero a discutere: “Come può costui darci la sua carne da mangiare?” e, alla risposta di Gesù sul mangiare il suo corpo per avere la vita eterna, molti di quelli che lo seguivano, se ne andarono e non tornarono più. E deve essere stata grande la delusione del Signore, nel costatare che i suoi non riuscivano a entrare nel tabernacolo dell’amore di Dio e farsi invadere totalmente da Lui
E osservando come sono pochi ancora oggi quelli che si sono fatti “catturare” dall’amore di Gesù che si fa nostro cibo, si direbbe che sono troppi i suoi discepoli, che si definiscono cristiani, che hanno abbandonato la Messa e non sentono il bisogno di nutrirsi del “pane del cielo”. Forse perché troppo sazi del pane della terra, che sa di terra, e poco o nulla dice di cielo.
Abbiamo bisogno di tanto amore, ma tanto, e Dio sa quanto, poi voltiamo le spalle all’Amore che è la vita, cercandolo altrove, dove non troviamo che poco o nulla.
E’ davvero questione di farsi catturare interamente dal mistero dell’amore di un Dio che non si accontenta di dirci “ti amo”, “ti sorrido”, ma si fa nostro cibo. Incredibile che ciò avvenga… Ma è immensa gioia.
LUNEDI’ 30 MAGGIO
Una scheggia di preghiera:
TU MI SALVI, SIGNORE, E MI DONI LA VITA
Tra i santi di oggi ricordiamo: ANASTASIO DI PAVIA, Santo
Era nato da una nobile famiglia lombarda. Crebbe nell’eresia ariana ma si convertì al cattolicesimo. Divenne Vescovo amato di Pavia. Morì il 30 maggio 680.
Parola di Dio: Tb 1,3;2,1-8; Sal 111; Mc 12,1-12
“AVEVA ANCORA UNO, IL FIGLIO PREDILETTO: LO INVIO' LORO PER ULTIMO DICENDO: AVRANNO RISPETTO PER MIO FIGLIO!”.
(Mc. 12,6)
Quanto siamo preziosi e importanti agli occhi di Dio! Ci vuole liberi di accettarlo o meno, ci affida il suo Regno, manda a noi tutti i suoi richiami e le sue grazie e alla fine manda il suo Figlio: Dio si fa povero di tutto, perfino di suo Figlio per dirci che ci ama!
L’uomo è importante!
Non tanto per le sue piccole conquiste: siamo un minuscolo puntino rispetto all’universo.
Siamo importanti perché amati da Dio.
Ma i doni si possono accogliere con gioia, accettare, godere, oppure li si può mandare indietro o lasciarli in un angolo senza neppure aprirli, o addirittura buttare via.
Gesù può essere accolto, snobbato, messo in croce. Il perdono può essere ricevuto con coscienza e riconoscenza oppure non desiderato o disprezzato. L’Eucaristia può crearci la gioia di saperci commensali di Dio oppure diventare la noia di un dovere o essere trascurata.
Quanto è meravigliosa e terribile la libertà! E’ la nostra unica vera possibilità di rispondere a Dio e di essere figli di Dio, ma è anche la terribile possibilità di dirgli “non mi interessi” o “voglio fare a meno di te”. E ognuno di noi, ogni giorno, con la propria vita esercita questa terribile o meravigliosa possibilità.
MARTEDI’ 31 MAGGIO: VISITAZIONE DI MARIA
Una scheggia di preghiera:
MADRE DEL CAMMINO GIOIOSO, PREGA PER NOI
Tra i santi di oggi ricordiamo: GIACOMO SALOMONI, Beato, Domenicano
Nato a Venezia nel 1231 scelse di entrare tra i domenicani. Visse nei conventi di Faenza e di Forlì. Mistico asceta, dotato di carismi (estasi, profezie, ecc.), è venerato come patrono a Forlì. Infatti a Forlì morì nel 1314
Parola di Dio: Sof 3,14-18a opp. Rm 12,9-16b; Cantico da Ct 2,8.10-14; Lc 1,39-56
“MARIA SI MISE IN VIAGGIO VERSO LA MONTAGNA”. (Lc. 1,39)
Mi piace che questa festa della Visitazione di Maria ad Elisabetta sia posta alla fine del mese di maggio dove tradizionalmente avremmo dovuto rinnovare la nostra devozione mariana, infatti sarebbe una falsa devozione se noi pensassimo a Maria in una mentalità “troppo intimistica” solo ferma ai suoi doni ricevuti o alla gloria che Dio le ha attribuito.
Perché Maria in questo caso si mette in viaggio?
Perché non può tenere solo per sé la gioia che l’ha invasa. Perché vuole andare ad aiutare la sua anziana cugina che aspetta come Lei un bambino. Perché ha desiderio di vedere “il segno” che l’angelo le ha indicato.
Guardando a Maria, chiediamoci: la gioia della salvezza di Cristo ce la teniamo per noi? Preferiamo starcene comodi nelle nostre abitudini religiose o abbiamo il coraggio di inventarci strade nuove per andare ai fratelli? Mi accorgo delle necessità altrui e sono disposto a impegnarmi per loro? Riesco a leggere “i segni” di Dio che viene negli avvenimenti e nei fratelli?
Maria dunque ci insegni che il cristianesimo non è coccolarci Dio ma metterci in viaggio per portare Dio e nel portarlo ritrovarlo ancora.