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SCHEGGE E SCINTILLE

PENSIERI, SPUNTI, RIFLESSIONI
DALLA PAROLA DI DIO E DALLA VITA

http://spazioinwind.libero.it/schegge

a cura di:  don_franco_locci@libero.it

 

 

APRILE 2005

 

 

VENERDI’ 1 APRILE

Una scheggia di preghiera:

 

RENDIMI DEGNO, SIGNORE, DELLA FIDUCIA CHE TU RIPONI IN ME

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ANGELA DA FOLIGNO, Beata

Nacque nel 1248 a Foligno. In gioventù ‘sora Lella’ ebbe una vita frivola. Le morirono però sia il marito che i figli, allora andò pellegrina a Roma, si convertì ed entrò nel Terz’Ordine Francescano. Fu una grande mistica, ma continuò anche ad operare umilmente in ospedale. Morì nel 1309.

Parola di Dio: At 4,1-12; Sal 117; Gv 21,1-14

 

“DISSE LORO SIMON PIETRO: IO VADO A PESCARE”. (Gv. 21, 3)

Stupisce: quando Gesù aveva chiamato i pescatori del lago per farne suoi discepoli e “pescatori di uomini”, essi, “lasciate le reti”, lo seguirono. Sarà dunque un ritorno di fiamma quello di Pietro un dire: “Ormai Gesù non è più con noi come una volta… E’ risorto ma noi dobbiamo pensare a noi stessi”? Oppure sarà la paura, anche a causa del suo recente peccato di non essere in grado di fare il “pescatore di uomini” che riporta Pietro a governare la sua barchetta ma solo per i pesciolini del lago? O sarà Gesù stesso che permette che questi uomini lo vedano risorto proprio là dove hanno sentito la prima chiamata perché essa possa essere ripetuta e confermata nella sua pienezza?Io penso soprattutto a quest’ ultima indicazione.

Il risorto ha perdonato il tradimento e la fuga, vuole ricominciare tutto daccapo ed ecco allora lo stesso miracolo della pesca miracolosa, ecco che Gesù viene riconosciuto dal cuore di Giovanni e non dall’autorità di Pietro, ecco Gesù che “si fa cuoco” si mette a servizio, come nell’ ultima cena… sono tutti segni che dicono: “Siete ancora miei discepoli; siete ancora coloro che devono essere pescatori di uomini per la buona novella; i doni che vi ho fatto prima ve li confermo con la forza di chi ha dato la vita per voi ed è risorto”.

Credo che dopo una buona confessione dovremmo rileggere questo brano. Anche se io posso fidarmi poco di me stesso non ho il diritto di ritornare alla mia barchetta, al mio mestiere precedente. Sono imbarcato con Lui e le sue prospettive su di me peccatore sono molto più ampie perché nonostante tutto Lui si fida di me.

 

 

SABATO 2 APRILE

Una scheggia di preghiera:

 

LA TUA LUCE, SIGNORE, CI ILLUMINA E CI RIEMPIE DI GIOIA.

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: TEODOSIA, Vergine e Martire  

Nativa di Tiro nel Libano, cristiana, aveva 18 anni quando vedendo dei condannati durante la persecuzione di Diocleziano, li confortò apertamente. Arrestata a sua volta, manifestò la fede. Fu torturata e poi gettata in mare.

Parola di Dio: At 4,13-21; Sal 117; Mc 16,9-15

 

“ANDATE IN TUTTO IL MONDO E PREDICATE IL VANGELO AD OGNI CREATURA”. (Mc. 16,15)

La settimana di Pasqua che ci ha presentato i vari racconti delle apparizioni del Risorto termina con questo “riassunto” di Marco che a sua volta termina con l’incarico che Gesù rivolge agli apostoli, quello di andare a portare la “Buona notizia” a tutto il mondo. Sì, perché finalmente la buona notizia è completa. Non solo Dio ha mandato il suo Figlio nel mondo, che è già meraviglioso perché vuol dire che Dio si interessa di noi in modo pieno e totale; non solo Gesù ci ha presentato Dio non come un padrone terribile ma come un Padre buono e misericordioso, non solo Gesù ci ha fatto capire che le “preferenze” di Dio sono per i poveri, gli ultimi, i peccatori; non solo Gesù ha provato di essere davvero il Figlio di Dio, il Messia attraverso i suoi segni, i miracoli, ma ora l’amore di Dio si è manifestato in Lui fino a dare la sua vita per noi, fino a diventare Lui l’Agnello di Dio immolato che con il suo sangue ci segna per la liberazione e per la salvezza; ora la morte è vinta, il peccato è perdonato, le promesse fatte da Gesù sono confermate dalla sua risurrezione, ora Gesù ha promesso di non lasciarci mai soli e di essere con noi anche e soprattutto con i suoi sacramenti. Ecco le cose che dovrebbero riempire il cuore di un cristiano di gioia profonda, incontenibile, traboccante che dovrebbe contagiare in qualche modo tutti coloro con i quali viene a contatto.

Se non siamo cristiani che in qualche modo testimoniano questo, allora stiamo svilendo Dio, il suo Messia, il suo amore per noi.

 

 

DOMENICA 3 APRILE:  2^ DOMENICA DI PASQUA

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE MIO E DIO MIO!

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: LUIGI SCROSOPPI, Santo, Fondatore

Nacque a Udine il 4 agosto 1804. A dodici anni sentì la vocazione al sacerdozio e nel 1827 venne ordinato. Si dedicò ai poveri e soprattutto alla accoglienza delle “derelitte”. Per esse don Luigi arrivò a chiedere l’elemosina. Ebbe sempre una grande fiducia nella Provvidenza. Con le “derelitte” nel 1837 nasce la congregazione delle Suore della Provvidenza. In essa sono accolte povere e ricche, nobile e umili. Intanto don Luigi entrò negli “oratoriani” accogliendo lo spirito di San Filippo Neri: gioia, impegno, semplicità, umiltà, servizio ai poveri. Attraversò anche, come tutti i santi, delle dure prove tra cui la soppressione temporanea della casa delle derelitte. Morì il 3 aprile 1884.

Parola di Dio: At 2,42-47; Sal 117; 1 Pt 1,3-9; Gv 20,19-31

 

“METTI QUI IL TUO DITO E GUARDA LE MIE MANI… IL MIO COSTATO E NON ESSERE PIU’ INCREDULO, MA CREDENTE! “.

(Gv. 20 27)

Ecco uno dei commenti di Alessandro Pronzato alla figura di Tommaso:

Io mi riconosco senza difficoltà in Tommaso. Con la mia paura e voglia di credere al tempo stesso. Col mio aggrapparmi a tutti gli appigli, anche i più precari, e la nostalgia di un gesto di abbandono, la tentazione a fare il salto. Con le mie esitazioni, incertezze, la difficoltà e perfino la ripugnanza a prendere sul serio la banda spocchiosa di coloro che sostengono di sapere, di aver visto (ma quello che lasciano vedere è cosa piuttosto deludente…). Vorrei stabilire una rete di complicità fra tutti gli amici di Tommaso. Fra tutti coloro che credono di non credere, soffrono di non poter credere, disperano di trovare il coraggio di sperare, provano angoscia per non sapere amare. Amici, la sofferenza di non credere, il rimorso di non riuscire ad amare, il tormento di non avere la speranza (e, insieme, il rifiuto deciso di tutte le speranze a buon mercato), è qualcosa che si avvicina molto alla fede, sfiora la speranza, è già amore. Ci avviciniamo a Lui senza paura, a mani vuote, recando nella carne le scottature di troppe delusioni. Lui non ci obbliga a credere (come certi suoi rappresentanti hanno preteso di fare). Continua semplicemente a ripeterci, ma non in tono di rimprovero o minaccia:" Beati quelli che pur non avendo visto crederanno". Ci chiede unicamente di riuscire a non vedere, almeno per un po’. Avremo tutta l'eternità a disposizione per vederlo, rimanere abbagliati dal suo volto, contemplare il suo amore. Adesso ci chiede il regalo più grande che possiamo fargli mentre stiamo quaggiù: credere in Lui, magari un po’ tardi, ma comunque sempre un po’ prima di… vederlo. Non importa se siamo gli ultimi arrivati. Purché abbiamo imparato finalmente a credere e a dire:"Mio Signore e mio Dio" tenendo gli occhi chiusi.

 

 

LUNEDI’ 4 APRILE: ANNUNCIAZIONE DEL SIGNORE

Una scheggia di preghiera:

 

TI SALUTO, O PIENA DI GRAZIA, IL SIGNORE E’ CON TE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: GUERIR, Eremita, Confessore, Santo

Guerir viveva da eremita presso Liskeark in Cornovaglia. La sua fama si sparse al punto che san Neot figlio di re Etelfulvo si recò nel suo romitorio e vi rimase anche dopo la morte di Guerir sulla cui tomba avvennero numerosi miracoli

Parola di Dio: Is 7,10-14; Sal 39; Eb 10,4-10; Lc 1,26-38

 

“ECCOMI, SONO LA SERVA DEL SIGNORE, AVVENGA DI ME QUELLO CHE HAI DETTO”. (Lc.1,38)

In un giorno un po’ fuori del comune viene celebrata la festa della annunciazione (il 25 marzo quest’anno era il Venerdì Santo). Quante volte avremo meditato questo mistero nella preghiera del rosario! Ecco ancora una serie di spunti per meravigliarci e ringraziare:

 

  

MARTEDI’ 5 APRILE

Una scheggia di preghiera:

 

SPIRITO DI DIO, INSEGNAMI A GUARDARE IN ALTO

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: GERALDO, Santo, Monaco 

Era un monaco. Accompagnando il suo abate a Roma, venne ordinato sacerdote direttamente dal Papa. Andò pellegrino in Terrasanta. Mentre tornava cercò di riformare un monastero ma non vi riuscì totalmente e sentì questo come una colpa da espiare. Infatti si ritirò in un bosco nelle vicinanze di Bordeaux dove fece vita eremitica di penitenza. Molti furono attratti dal suo esempio e nacque un nuovo monastero. Geraldo morì nel 905.

Parola di Dio: At 4,32-37; Sal 92; Gv 3,7-15

 

“IL VENTO SOFFIA DOVE VUOLE E NE SENTI LA VOCE, MA NON SAI DI DOVE VIENE E DOVE VA: COSI’ E’ CHIUNQUE E’ NATO DALLO SPIRITO”. (Gv. 3,7)

Dio creò l'uomo e gli donò … un paio d'ali! Poi Dio disse: “Tu sei fatto per volare ad alta quota, per librarti negli immensi spazi del creato. Io ti eleggo signore del mondo e della storia: essi saranno il teatro dei tuoi voli”. 

E fu così che l'uomo decise di imparare a volare. Saggiò bene le sue possibilità, collaudò la portata e l'equilibrio delle sue ali e tentò invano di librarsi. Macché! Elevarsi da terra gli risultava difficile: era troppo il peso che doveva portare, era troppa anche la paura di sfracellarsi al suolo… Decise però di non darsi per vinto e di andare a lezione di volo…

Dapprima si recò presso i volatili più elementare: le galline! Si accorse che esse si sforzavano di elevarsi da terra, ma che subito dopo ricadevano pesantemente al suolo. Più che volare svolazzavano, strepitando rumorosamente nel cortile. E l'uomo non se la sentì di fare il pollo, imitando questi rudimentali pennuti, che riuscivano a mala pena a saltellare. L'uomo capì che doveva rivolgersi ad altri maestri.

Passò così in rassegna tutti gli altri volatili. Guardò con interesse la semplicità del passerotto, si stupì per l'agilità della rondine, restò ammirato per la potenza dell'aquila, sorrise quando si avvide della vanità del pavone… ma in tutti questi esempi l'uomo non trovò il maestro adatto a lui, capace di insegnargli a volare da uomo, col peso della sua intelligenza, col fardello dei suoi problemi di coscienza …

Mentre se ne stava in un cantuccio pensieroso e scoraggiato, l'uomo si sentì scuotere da un fruscio leggero, che a poco a poco divenne sempre più forte, fino a farsi impetuoso. Incuriosito si volse con lo sguardo in alto e vide una figura strana, mai vista prima. Volle sapere allora, di cosa si trattava.

“Chi sei tu che voli così in alto?” disse il nostro uomo alla strana figura.

“Io sono lo Spirito  di Dio” rispose  dall'alto del cielo, “e tu sei destinato a volare come me. Solo io posso insegnarti ad usare le tue ali, perché Dio mi ha posto come tuo custode e maestro. Io posso guidarti in ogni momento della tua vita. Se tu mi segui e mi imiti, ti accorgerai che ti sarà facile volare. Devi solo avere il coraggio di buttarti. Se non ti butti, non imparerai mai. Buttati senza paura e vedrai come sarà bello! Ti sentirai leggero leggero. Ti sembrerà di toccare il cielo con un dito. E quel che più conta ti sentirai vicinissimo a Dio. Ti sembrerà quasi di averlo raggiunto, anzi così facendo, a poco a poco, lo raggiungerai definitivamente”.

L'uomo non se lo fece ripetere due volte. Si scosse un pochino, diede un'aggiustatina alle sue ali e si lanciò in alto. Grande fu la sua delusione quando s'accorse che, nonostante i ripetuti tentativi, non riusciva a sollevarsi nemmeno da terra. “Sei troppo pesante!” gli gridò l'angelo dall'alto, “devi liberarti di alcune cose. Prova a lasciare a terra il tuo orgoglio e il tuo egoismo: sono gli ostacoli che ti impediscono d'amare e quindi di volare”.

L'uomo allora capì. Si scosse fortemente, si scrollò di dosso questi orpelli dispettosi e si lanciò. Stavolta ce la fece: si alzò subito da terra e si sentì come rapito nell'alto dei cieli. Volare era bello, era la sua felicità. Di tanto in tanto ritoccava il suolo, tanto per non perdere il contatto con la realtà. Infine comprese che tutta la realtà da lui amata poteva volare con lui ed elevarsi fino a Dio. Fu l'acme della gioia: poter trascinare l'intero universo nel cielo e farlo elevare fino a Dio! E l'uomo volò in eterno. E con lui l'intero creato. E Dio fu contento, vedendo che aveva fatto solo cose buone.

 

 

MERCOLEDI’ 6 APRILE

Una scheggia di preghiera:

 

IL SIGNORE E’ LA LUCE CHE VINCE LA NOTTE.

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: AGRIPPANO, Santo, Vescovo 

Era originario della Spagna. Fu consacrato vescovo verso il 649. Governò la diocesi di Puy en Velay. Si adoperò per la conversione degli eretici. Alcuni pagani, in odio alla fede lo presero e lo uccisero decapitandolo.

Parola di Dio:  At 5,17-26; Sal 33; Gv 3,16-21

 

“CHIUNQUE FA IL MALE ODIA LA LUCE E NON VIENE ALLA LUCE PERCHE’ NON SIANO SVELATE LE SUE OPERE. MA CHI OPERA LA VERITA’ VIENE ALLA LUCE.” (Gv. 3,20-21)

Se guardiamo dentro di noi, sappiamo che cosa sia il bene e che cosa sia il male: la coscienza dovrebbe rivelarcelo; se poi abbiamo dei dubbi ci sono i comandamenti e le norme della Chiesa, ma se ancora ci fossero degli angoli di buio, ecco la norma del Vangelo di oggi: quello che non hai paura di fare alla luce del mondo è buono e quello che invece nascondi è opera delle tenebre.

A parte quelle persone che oggi con la mentalità del mondo amano presentarsi cattive, si sentono alla moda perché infrangono tutte le norme, affermano di essere “libere” perché dicono di non avere tabù, credo che il principio evangelico sia estremamente vero. Se c’è qualcosa che tu non faresti davanti a tua moglie o a tuo marito, davanti ai tuoi genitori, se c’è qualcosa che nascondi perché ti vergogneresti se i tuoi amici o la comunità in cui vivi venissero a sapere, allora è un qualcosa che non va bene. Oltretutto il fare le cose di nascosto è stupido se crediamo al Vangelo che ci dice che un giorno ”tutto sarà svelato”. C’è quasi da chiederci come faremo allora a non disprezzarci ma a volerci ancora bene. Riusciremo ancora ad amarci perché, perdonati dalla misericordia di Dio, vedremo come la sua grazia in noi e nei fratelli ha ancora potuto operare meraviglie nonostante la nostra miseria.

 

 

GIOVEDI’ 7 APRILE

Una scheggia di preghiera:

 

SEI TU, GESU’, LA FORZA DEI DEBOLI

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: Afraate, Santo Anacoreta 

Era nato pagano in Persia. Da giovane si convertì e cercava pace per poter amare totalmente il suo Dio. Andò in Mesopotamia e si stabilì nella vicinanze di Antiochia di Siria. Nonostante l’infuriare della persecuzione non ebbe paura di parlare al prefetto Valente accusandolo del suo cattivo comportamento. Morì dopo il 378.

Parola di Dio: At 5,27-33; Sal 33; Gv 3,31-36

 

“CHI CREDE NEL FIGLIO HA LA VITA ETERNA”. (Gv. 3,35)

Sono veramente molti i modi con cui potremmo riflettere e commentare questa parola: la scoperta di Gesù Figlio di Dio; la riscoperta di una fede non centrata su moralismi ma su una persona; l’incontro gioioso con Colui che ha realizzato pienamente l’uomo… ognuno di noi ha oggi tante piste su cui riflettere. Io ve ne propongo una, molto semplice di quel grand'uomo, poeta che fu Davide Turoldo:

“Un giorno , nelle confidenze di mia madre, ne ho avuta una che mi ha rivelato tutto il cuore di quella povera donna. Mi dice: “L’unico di cui non ho paura è il Signore Gesù Cristo!”. E’ una presenza che non fa paura! Il re può farti paura, i principi possono farti paura, i papi possono farti paura, ma Cristo non ti fa paura; tu puoi accostarlo perché è l’ultimo di tutti, è il più umile di tutti, il più povero di tutti. Pensate: di Cristo non ho paura! E puoi confidarti col Cristo che è il senso religioso della vita.”.

 

 

VENERDI’ 8 APRILE

Una scheggia di preghiera:

 

SEI TU SIGNORE IL PANE, UN CIBO SEI PER NOI

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: GUALTIERO (Walter), Santo, Abate 

Nato in Francia nel XI secolo, si sentì chiamato ad una vocazione monacale. Era umile, operoso, giusto, ed allora lo vollero nominare abate, ma lui non se la sentiva e fuggì. Solo l’intervento del Papa lo indusse ad accettare l’incarico. Fu coraggioso, lottò contro il peccato di simonia, fu oggetto di persecuzioni. Morì nel 1099.

Parola di Dio: At 5,34-42; Sal 26; Gv 6,1-15

 

“C’E’ QUI UN RAGAZZO CHE HA CINQUE PANI D’ORZO E DUE PESCI; MA CHE COS’ E’ QUESTO PER TANTA GENTE?” (Gv. 6,9)

Colui che nel deserto non aveva ceduto alla tentazione di trasformare pietre in pani per sfamare se stesso, ora moltiplica i pani per la folla. Là nel deserto era una tentazione per risolvere i problemi in maniera facile e solo con la materia, qui è un segno di amore che non solo arriva a coloro che usufruirono di questo dono ma che anticipa il dono meraviglioso di cui siamo destinatari noi: il dono di Cristo che si fa pane per il nostro cammino. Là Gesù ci ha ricordato che “Non di solo pane vive l’uomo” qui ci fa vedere che basta una piccola generosità, quella di quel ragazzo disposto a condividere la propria merenda perché tutti abbiano da mangiare e nell’Eucaristia Gesù espande a tutti noi la possibilità di entrare concretamente nel mistero della sua Passione Morte e Risurrezione e di essere partecipi alla mensa stessa di Dio.

Se pensare che il pane e la materia ci aiutino ad risolvere tutti i nostri problemi e ci rendano indipendenti è la tentazione di cavarsela da sola e di fare a meno di Dio, il condividere il nostro poco è invece sapere che nella vita ci sono cose più importanti che non solo la materialità ed è condividere il nostro poco con Dio dando a Lui, che in fatto di generosità non si fa mai battere, la possibilità di restituire a noi e ad altri il dono moltiplicato sia nella quantità che nel valore.

 

 

SABATO 9 APRILE

Una scheggia di preghiera:

 

VIENI SIGNORE GESU’ E VISITA LA NOSTRA CASA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: UBALDO ADIMARI, Beato   

Nacque a Firenze nel 1245 e fu un capo di parte ghibellina. Fu convertito da San Filippo Benizi. Si fece allora Servo di Maria, rifugiandosi sul monte Senario. Assisté alla morte di San Filippo e poi continuò la sua vita di preghiera nel convento del Monte Senario fino alla morte avvenuta il 9 aprile 1315.

Parola di Dio: At 6,1-7; Sal 32; Gv 6,16-21

 

“SONO IO, NON TEMETE”. (Gv. 6,20)

Come può cambiare il significato di questa frase a seconda del nostro rapporto con il Signore!

Se sei uno che nella sua vita ha sempre pensato di dover fare da solo può veramente stupire che ci sia un Dio che si interessa di te e che, improvvisamente, chiede ospitalità nella tua barca.

Se di Dio hai paura perché lo pensi padrone esigente sempre pronto a chiedere conto del tuo agire, sempre alla ricerca del peccato per punirlo, ecco che vederlo arrivare camminando sul mare, in mezzo alla tempesta non può che riempirti di terrore: “Che cosa vuole da me? Perché proprio in questo momento già così difficile? Adesso si accorgerà delle mie malefatte e chissà quale prezzo mi toccherà pagargli seppure ne avrò ancora la possibilità”.

Se tu ami non solo non hai paura di Colui che viene, ma lo desideri, lo invochi. Dio non è il contrario della tua felicità, anzi! Di Lui non hai paura perché conosci il suo volto misericordioso che già tante volte si è chinato su di te per donarti il perdono, perché desideri la sua presenza che ti dà la forza, che calma i tumulti del tuo cuore che ti dà speranza concreta di una prossima meta.

Se noi guardiamo solo la prima frase di Gesù “Sono io” cioè “Sono Dio”, forse siamo ancora all’Antico Testamento e di quel Dio non solo abbiamo timore ma spesso anche paura, ma se vediamo la frase di Gesù tutta insieme “Sono io, non temete” cioè “Sono io, il Dio che cammina sulle onde del male e che viene per stare con te”, il nostro cuore non può che gioire nella riconoscenza di un così grande dono.

 

 

DOMENICA 10 APRILE:  3^ DOMENICA DI PASQUA

Una scheggia di preghiera:

 

RESTA CON NOI SIGNORE PERCHE’ SI FA SERA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: MADDALENA DI CANOSSA, Santa  

Nasce a Verona il 1 marzo 1774. Rimasta presto orfana sente solidarietà per tutti i sofferenti. Crea allora il “Ritiro di Canossa” poi, con alcune compagne dà inizio all’Opera della Carità e fonda le Figlie della Carità con lo scopo di educare le ragazze povere e abbandonate e di formare maestre per l’insegnamento della fede. Muore a Verona il 10 aprile 1835

Parola di Dio: At 2,14.22-33; Sal 15; 1 Pt 1,17-21; Lc 24,13-35

 

“NOI SPERAVAMO… RESTA CON NOI SIGNORE PERCHE’ SI FA SERA E IL GIORNO GIA’ VOLGE AL DECLINO”. (Lc. 24,21; 29)

La storia di Gesù e di questi due discepoli è davvero la storia dell’umanità e la mia storia.

Gli avvenimenti della Settimana Santa di Gesù hanno colpito duramente il cuore di questi due discepoli. Non hanno capito l’amore di Gesù, sono sconvolti, tutto è andato storto, nella maniera peggiore: Gesù morto su una croce come ultimo dei malfattori, non riconosciuto proprio dai capi religiosi, condannato dagli invasori romani, tradito da uno dei suoi e anche gli altri undici scappati e rinchiusi dalla paura sia nel cenacolo che  nel buio del loro cuore che non permette neanche di leggere i segni della speranza che già ci sono nell’annuncio delle donne. Che cosa resta se non tornarsene a casa, la coda tra le gambe, a leccarsi le ferite… “Noi speravamo… ma…” “Signore, credevo di aver capito tutto, credevo con te di fare chissà quali grandi cose e invece tutto è andato storto. Tu sembri essere talmente diverso da come ti immaginavo che mi sembri solo morto e io deluso non riesco ad alzare gli occhi dalle mie sofferenze… che abbia sbagliato proprio tutto?”

E proprio mentre il tuo mondo ti crolla addosso, Lui è lì che cammina con te, ti parla, fa lo gnorri per farti raccontare, per suscitare una nostalgia, un ricordo, un cuore che batta ancora qualche colpo di speranza e di amore. E spesso non riusciamo neanche ad alzare gli occhi per incontrare il suo sguardo. “Signore fa’ che almeno la nostalgia di te non ci venga a mancare, fa’ che abbiamo almeno la forza di dirti:  “Mane nosbiscum Domine”, resta con noi, non ce la facciamo da soli, abbiamo ancora bisogno della tua presenza per sentire vivo il cuore e la speranza”

Proprio quando sembra lontano, quando tutto parla della sua morte, quando non sappiamo leggere i segni della vita, stai sicuro che Gesù è lì al tuo fianco, cammina con te, cerca in tutti i modi di risuscitare ciò che in te è morto. E se lo inviti Lui spezzerà ancora il suo pane per te e con “la forza di questo pane compirai anche tu il santo viaggio”

 

 

LUNEDI’ 11 APRILE

Una scheggia di preghiera:

 

APRI SIGNORE I NOSTRI OCCHI E VEDREMO LE TUE MERAVIGLIE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ANTIPA, Santo, Martire

L’unica notizia storica attendibile di questo martire l’abbiamo nel libro dell’Apocalisse capitolo 2 versetto 13. Fu martire a Pergamo.

Parola di Dio: At 6,8-15; Sal 118; Gv 6,22-29

 

“PROCURATEVI NON IL CIBO CHE PERISCE MA QUELLO CHE DURA PER LA VITA ETERNA. (Gv. 6,27)

Vi offro oggi a commento di queste parole di Gesù un racconto della tradizione spagnola:

Un bambino voleva conoscere Dio.

Sapeva  che era un lungo viaggio arrivare dove abita Dio, ed è per questo che un giorno mise dentro al suo cestino dei dolci, marmellata e bibite e cominciò la sua ricerca.

Dopo aver camminato per trecento metri circa, vide una donna anziana seduta su una panchina nel parco.

Era sola e stava osservando alcune colombe. Il bambino gli si sedette vicino ed aprì il suo cestino. Stava per bere la sua bibita quando gli sembrò che la vecchietta avesse fame, ed allora le offrì uno dei suoi dolci.

La vecchietta riconoscente accettò e sorrise al bambino. Il suo sorriso era molto bello, tanto bello che il bambino gli offrì un altro dolce per vedere di nuovo questo suo sorriso.

Il bambino era incantato!

Si fermò molto tempo mangiando e sorridendo, senza che nessuno dei due dicesse una sola parola.

Al tramonto il bambino, stanco, si alzò per andarsene, però prima si volse indietro, corse verso la vecchietta e l’abbracciò.

Ella, dopo averlo abbracciato, gli dette il più bel sorriso della sua vita.

Quando il bambino arrivò a casa sua ed aprì la porta, la sua mamma fu sorpresa nel vedere la sua faccia piena di felicità, e gli chiese:

"Figlio, cosa hai fatto che sei tanto felice?"

Il bambino rispose: "Oggi ho fatto colazione con Dio!"

E prima che sua mamma gli dicesse qualche cosa aggiunse:

"E sai cosa, ha il sorriso più bello che ho mai visto!"

Anche la vecchietta arrivò a casa raggiante di felicità. Suo figlio restò sorpreso per l'espressione di pace stampata sul suo volto e le domandò:

"Mamma, cosa hai fatto oggi che ti ha reso tanto felice?"

La vecchietta rispose:

"Oggi ho fatto colazione con Dio, nel parco!"

E prima che suo figlio rispondesse, aggiunse:

"E sai? E' più giovane di quel che pensavo!"

Il cibo del corpo, le risposte alla ragione spesso non bastano. Spesso però un sorriso, uno sguardo un incoraggiamento…

Piccole cose ma che hanno il potere di cambiare la vita.

 

 

MARTEDI’ 12 APRILE

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, DACCI SEMPRE IL TUO PANE!

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ZENO, Santo, Vescovo 

Veniva dall’Africa e fu Vescovo di Verona nel IV secolo. Svolse una vita semplice e di rinunce. Dai suoi sermoni, ce ne sono giunti un centinaio, comprendiamo quanto avesse a cuore la cura dell’ortodossia del suo popolo.

Parola di Dio: At 7,51-8,1a; Sal 30; Gv 6,30-35

 

“IL PANE DI DIO E’ COLUI CHE DISCENDE DAL CIELO E DA’ LA VITA AL MONDO”. (Gv.6,33)

Dio ha mandato suo Figlio nel mondo con un compito ben definito, quello di offrire a noi uomini nientemeno che la vita stessa di Dio affinché, diventati suoi figli, possano aver parte alla vita eterna e condividere un giorno la sua felicità e la sua gloria: “Eredi di Dio, coeredi di Cristo”, come insegna san Paolo

Dunque è questa vita nuova che noi oggi abbiamo, la vita di figli scaturita dal sacrificio del Figlio accettato per amore nostro, una vita che unendoci a Cristo, anche in mezzo alle prove ci fa già pregustare la risurrezione alla vita eterna.

Ma ogni forma di vita ha bisogno di un nutrimento appropriato. Come fare a far crescere in noi la vita di Figli di Dio? Gesù è la risposta. Egli ha pensato a darci il nutrimento giusto; Cristo afferma che è lui stesso questo nutrimento, “Il vero pane della vita”. E lo è in realtà con i suoi insegnamenti, con i suoi esempi, con i sacramenti che Egli ha istituito, con la sua Chiesa.

Per concretizzare il suo insegnamento e adattarlo alla nostra natura di uomini (corpi viventi e animati da uno spirito), non ha trovato niente di meglio dell'istituzione dell'Eucaristia, in cui, realmente presente sotto le apparenze del pane e del vino, si unisce a noi quando partecipiamo al banchetto che, ricordandoci il suo amore, lo rende presente e operante nel pane consacrato e condiviso. Capiamo allora che andare a fare la Comunione è tutt’altro che compiere un rito, è aver fame di Dio perché siamo suoi figli, è bisogno e necessità per non morire di fame, è voler far crescere la nostra fratellanza e condivisione perché ci riconosciamo figli di uno stresso Padre e fratelli di Gesù.

 

 

MERCOLEDI’ 13 APRILE

Una scheggia di preghiera:

 

                                DONACI, SIGNORE, DI PARTECIPARE AL BANCHETTO DELL’EUCARISTIA

                                                                     E A QUELLO DELLA VITA ETERNA.

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ALBERTINO DA MONTONE, Santo, Monaco

Era nato a Montone, vicino a Perugia nella prima metà del XIII secolo. Fu prima eremita a Fonte Avellana, poi priore a Santa Maria di Sitria. Svolse molta attività conciliatrice, fu anche legato papale. Morì il 13 aprile di un anno intorno al 1280.

Parola di Dio: At 8,1b-8; Sal 65; Gv 6,35-40

 

“IL PANE DI DIO E’ COLUI CHE DISCENDE DAL CIELO E DA’ LA VITA AL MONDO” . (Gv 6,35)

Continuiamo, sotto un altro aspetto la riflessione che già facevamo ieri.

Ci sono delle cose che noi non dimentichiamo mai nel nostro vivere fisico ma che sono talmente iscritte nel nostro dna da diventare automatiche. Ad esempio non ci dimentichiamo di respirare, se questo succede per una serie di cause fisiche, noi moriamo. Lo stimolo della fame e della sete ci ricordano il nostro bisogno di “combustibile” per vivere e per agire. Lo stesso stimolo sessuale è uno dei motivi di base perché la vita continui. Eppure con molta facilità e superficialità noi dimentichiamo di alimentare il nostro spirito.

Ci lamentiamo che la fede è difficile, ma quanto spendiamo per alimentarla? Vogliamo che la nostra coscienza sia arbitro morale delle scelte della nostra vita, ma quanto alimentiamo la coscienza informandola rettamente? Dio, in Gesù, si è fatto parola e pane per noi, ma quanto noi sentiamo il bisogno di accostarci a queste due mense per avere in noi la vita di Figli di Dio?

Spesso siamo più preoccupati per le cose che per il senso delle cose, più preoccupati per la salute fisica, che per il senso della vita, preferiamo magari dedicare un ora del nostro tempo dall’estetista o dal parrucchiere per curare il nostro aspetto esteriore e “non abbiamo tempo” per andare a ricevere il Pane della vita. Non stupiamoci poi se la nostra vita diventa asfittica, se la nostra fede si inaridisce, se nel momento della prova non troviamo più la forza di Dio in noi.

Io trovo che non ci sia nulla di più assurdo di quella frase dietro la quale spesso si mascherano alcune persone: “Io sono credente, non praticante”.

Posso avere tutte le difficoltà che voglio a seguire la religiosità ufficiale spesso mal rappresentata, ma come posso vivere la vita di Figlio di Dio se non la alimento con i Sacramenti? Come posso dire di credere in Gesù Figlio di Dio se poi non utilizzo i segni che il Figlio di Dio mi ha lasciato perché la sua vita possa crescere dentro di me?

Andare a ricevere i Sacramenti, cercare di ascoltare la Parola di Dio, dedicare tempo alla preghiera non è un qualcosa che serve a Dio: Dio è già grande in se stesso, non ha bisogno delle nostre lodi per esserlo di più! La preghiera, i sacramenti, L’Eucaristia sono un dono vitale per noi, trascurarli non è solo offendere chi per amore ce li ha donati, ma è anche soprattutto suicidare la nostra vita spirituale.

 

 

GIOVEDI’ 14 APRILE

Una scheggia di preghiera:

 

TU GESU’ SAZI LA NOSTRA FAME.

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: BERNARDO DI TIRON, Santo

Era nato nel territorio di Abbeville verso il 1046 circa. Studioso e buon conoscitore della Bibbia a 20 anni divenne benedettino, riformatore nel monastero di San Cipriano di Poitiers, dove fu abate. Mandato a riformare l’abbazia di San Savino per paura di essere eletto abate si diede per qualche tempo a vita eremitica. Fondò a Tiron l'abbazia della Santissima Trinità che assunse grande importanza per le sue scuole. Morì il 14  o il 25 aprile 1117

Parola di Dio: At. 8,26-40; Sal 65; Gv. 6,44-51

 

“SE UNO MANGIA DI QUESTO PANE VIVRA’ IN ETERNO”. (Gv. 6,51)

Il primo libro della Bibbia, la Genesi, afferma che Dio aveva fatto l’uomo per l’immortalità, infatti egli “era in un giardino dove c’era l’albero della vita”. L’ultimo libro della Bibbia, l’Apocalisse, afferma che Dio ridarà questa immortalità.

Ora, Gesù, in questo brano del Vangelo, ci dice che questa immortalità ci è già ridonata attraverso la fede e l’Eucaristia: “Chi mangia questo pane, vivrà”.

Si potrebbe obiettare: ma anche coloro che mangiano il Pane eucaristico, muoiono come tutti! Ebbene, Gesù afferma che il nutrimento eucaristico ricevuto nella fede, mette il fedele in possesso, fin d’ora, di una “vita eterna” sulla quale la morte fisica non ha alcuna presa.

Più che un dogma, più che una morale, più che una ideologia, il cristianesimo è questo: la divinizzazione dell’uomo! La gioia e il rendimento di grazie dovrebbero essere propri dei cristiani, infatti Dio ci dona la sua vita eterna!

 

 

VENERDI’ 15 APRILE

Una scheggia di preghiera:

 

TI ADORIAMO, SIGNORE, NEL MISTERO DELL’EUCARISTIA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: CRISTOFORO CATTANEI, Beato

Era nato a Milano ma visse per circa 40 anni nel convento francescano di Ciudad Rodrigo, nella provincia di Salamanca. Era uomo di preghiera e di penitenza, molto conosciuto e amato in vita e in morte. Questa avvenne per lui il 15 aprile 1530

Parola di Dio: At 9,1-20; Sal 116; Gv 6,52-59          

 

“COLUI CHE MANGIA DI ME VIVRA’ DI ME”. (Gv. 6,57)

Sono diverse le promesse che Gesù fa a coloro che si cibano di Lui, e, attenti, se questo discorso del Pane di vita indica soprattutto l’Eucaristia come comunione a Gesù, non esclude anche tutti gli altri modi di intimità con Lui: la sua parola, tutti i suoi sacramenti, la presenza reale di Gesù nel povero, nell’ammalato…

Prima promessa: la vita eterna e la risurrezione nell’ultimo giorno, ma attenzione non basta aver ricevuto l’Eucaristia per essere automaticamente sicuri della salvezza, bisogna aver lasciato che Gesù realizzare la piena comunione con Lui nella nostra vita perché infatti Gesù dice: “Chi mangia di me vivrà per me”. Dunque, quando ad esempio si parla della pia pratica dei nove venerdì del mese e della promessa di salvezza ad essa legata, questa non si realizza soltanto se ho adempiuto formalmente a tutti gli impegni connessi, ma se questa Comunione mi fa vivere per Lui.

Seconda promessa: la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Credo questo sia un chiaro richiamo a coloro che spiritualizzano tutto e troppo facilmente. Quel pane che mangiamo è veramente il corpo del crocifisso risorto ed ha gli effetti di quel corpo trasfigurato: conferma nella fede, perdona veramente i peccati, manda e da incarichi: fare la comunione non è solo un fatto devozionale o un personale crogiolarsi con Gesù, è una forza vera, ma per andare ed essere la trasfigurazione del crocifisso risorto nel mondo.

 

 

SABATO 16 APRILE

Una scheggia di preghiera:

 

LE TUE PAROLE, SIGNORE, SONO SPIRITO E VITA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: CONTARDO, Santo                                   

Apparteneva alla nobile famiglia d’Este del ducato di Ferrara. Per desiderio di fede si liberò dai vincoli della ricchezza e si diede a vita solitaria e pellegrina. Morì nel 1269 a Broni (Pavia) mentre si accingeva ad un pellegrinaggio a Sant’Iago de Compostela.

Parola di Dio: At 9,31-42; SaI 115; Gv 6,60-69

 

“SIGNORE DA CHI ANDREMO? TU HAI PAROLE DI VITA ETERNA; NOI ABBIAMO CONOSCIUTO E CREDUTO CHE TU SEI IL SANTO DI DIO”. (Gv. 6, 68-69)

E’ facilmente comprensibile il fatto che molti discepoli dopo un discorso così impegnativo e serio come quello del Pane del cielo si siano ritirati; in fondo, per chi ragionava con i piedi per terra e secondo le norme dell’ebraismo c’era non solo da essere scandalizzati ma da temere una vera e propria eresia: Gesù infatti dice che Dio è suo Padre, cioè che Lui è il Figlio di Dio e questo va contro il monoteismo assoluto dell’ebraismo; poi dice di dare la sua carne da mangiare: non somiglia molto ad una forma di antropofagismo? E poi parla di bere il suo sangue e questo per gli ebrei era assolutamente impensabile, anzi ogni contatto con il sangue creava impurità legale.

Gesù però “non ha paura di perdere clienti” di non avere un buon “audience”, Gesù è la Verità e la verità o la accetti nella totalità o non ha significato.

Anche oggi Gesù ci mette davanti alle sue promesse, ci dà se stesso nell’Eucaristia, si fida di noi fino al punto da affidarci il suo Regno, ci mostra continuamente la sua misericordia, ma è anche terribilmente esigente: Cristo e il Vangelo si accolgono nella loro totalità, non solo nelle pagine che ci piacciono, “o si è con Lui o contro di Lui”, o si accoglie la divinità di Cristo o non si sarà mai cristiani (vedi ad esempio i Testimoni di Geova), o nel mistero ci fidiamo totalmente di Lui oppure non abbiamo accolto nessuna delle sue parole di vita. Certo la fede può avere le sue tentazioni, i suoi dubbi, la sofferenza può in certi momenti portarci magari anche a gridare nei confronti di un Dio che ci sembra assente ma, come dicono gli apostoli dove troveremo altre parole di vita eterna così testimoniate (Gesù per queste sue affermazioni finirà in croce come bestemmiatore di Dio)?

 

 

DOMENICA 17 APRILE:  4^ DOMENICA DI PASQUA

Una scheggia di preghiera:

 

SEI IL MIO PASTORE, NULLA MI MANCHERA’

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: MARIANNA DI GESU’, Beata

Nacque a Madrid il 17 gennaio 1565. A 23 anni sentì di doversi dedicare a Dio sotto la guida dei sacerdoti mercedari. Nel 1614 emise i voti e si dedicò ad opere di carità. Devota dell’Eucaristia, fu molto umile e sempre disponibile a tutti. Morì a Madrid il 17 Aprile 1624.

Parola di Dio: At 2,14.36-41; Sal 22; 1 Pt 2,20-25; Gv 10,1-10

 

“LE PECORE LO SEGUONO (IL BUON PASTORE) PERCHE’ CONOSCONO LA SUA VOCE”. (Gv. 10,4)

Oggi, domenica del Buon Pastore, celebriamo la giornata mondiale di preghiera per le vocazioni. Quindi oggi molti predicatori piangeranno sulla mancanza di vocazioni sacerdotali e religiose e punteranno il dito contro la famiglia e la società che non prospetta più questa vocazione ai giovani. Ma se pure c’è della verità in queste affermazioni non fermiamoci a questo: Vocazione significa soprattutto rispondere ad una chiamata, capire quale progetto di vita il Signore ha su di me, quale tassello nel mosaico della creazione io rappresento. Una delle cose più belle del diventare cristiani è proprio la percezione di essere parte essenziale di un grande sogno d'amore, e di poter contribuire a realizzarlo! Avete mai pensato la ragione per cui esistete? Quale missione dovete compiere negli anni della vostra vita? Oggi la grande assemblea dei cristiani sparsi nel mondo prega perché ognuno scopra il suo sogno d'amore. Altro è volersi bene e costruire una famiglia, altro percepire questo gesto come chiamata e vocazione: abbiamo urgente bisogno di fratelli e sorelle che nella semplicità, sostenuti dal Maestro e dalla comunità, si amino come Cristo ama la Chiesa. Buona cosa è aiutare gli altri, diverso è lasciare tutto e partire a condividere con i più poveri, in nome di Cristo, speranze e sogni. Infine abbiamo bisogno anche di pastori, ma  secondo il cuore di Dio: uomini che dedichino la loro vita a servizio dell'annuncio e della costruzione di comunità, come gli apostoli. Mancano preti? No: manca la fede, manca il coraggio di capire a cosa "serve" un prete oggi, mancano comunità vive e dinamiche che spingano un giovane a dedicare le proprie forze e le proprie povertà a quel pezzo di regno in mezzo alla gente che è la comunità parrocchiale.

 

 

LUNEDI’ 18 APRILE

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, TU MI GUIDI E MI CONDUCI, HA SETE DI TE L’ANIMA MIA.

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: GALDINO, Santo, Vescovo  

Era nato a Milano agli inizi del XII secolo. Diventato sacerdote, poi arcidiacono, in tempi difficili di guerra della lega delle città lombarde contro il Barbarossa divenne arcivescovo della città. Politicamente sostenne la lega lombarda, ma soprattutto si diede  da fare per i poveri e per i carcerati e si oppose decisamente alle eresie catare. Morì il 18 aprile 1176 nella chiesa di Santa Tecla, mentre predicava.

Parola di Dio: At 11,1-18; Sal 41 e 42; Gv 10,11-18

 

“IO SONO IL BUON PASTORE, CONOSCO LE MIE PECORE E LE MIE PECORE CONOSCONO ME”. (Gv. 10,14)

Continua la riflessione di ieri: il Signore si presenta come un buon Pastore, che conosce e ama le sue pecore, le chiama ad una ad una e le pecore lo riconoscono e lo seguono. Non un pastore qualunque, né un imprenditore agricolo che tiene gli animali chiusi in stalla in allevamento intensivo o cose del genere, no: un pastore buono, cioè efficace. Gesù insiste: egli vuole dare la vita in abbondanza. Gli altri pastori, in realtà, non vengono riconosciuti, le pecore diffidano della loro voce. I discepoli, sul momento, non capiscono: Gesù dice di essere una porta d'ingresso, attraverso di lui si arriva alla felicità.
Prendiamo sul serio questa Parola. Cominciamo dalle note dolenti: chi o che cosa è pastore della mia vita? Chi la conduce e dove mi conduce? Subito, credo, viene da rispondere: "Io non ho pastori, me la cavo da solo, sono libero e adulto…".  Andiamo! Pastore può essere la mia carriera professionale, il giudizio degli altri, i miei appetiti, i miei sentimenti… se guardiamo bene scopriamo che dietro ogni nostra azione esiste qualcosa o qualcuno che ci ispira. Spesso, troppo spesso, siamo condotti dai bisogni suscitati dal mercato: cerco di apparire più piacevole, di essere più alla moda, di farmi accettare. E' normale, in parte giusto. Ma ai discepoli, a coloro che sulla loro strada hanno incontrato il Risorto, il Signore chiede di non seguire i falsi profeti, di saper distinguere le voci suadenti di chi la felicità la vende, di chi ti chiede adesione ad un sogno improbabile  o da chi la vita vera, in abbondanza, te la dona.

Gesù pretende di proporre una vita vera, di essere la porta attraverso cui passare per raggiungere la felicità vera. Perché non ascoltare la sua voce e passare attraverso Lui?

 

 

MARTEDI’ 19 APRILE

Una scheggia di preghiera:

 

APRI, SIGNORE IL MIO CUORE, PERCHE’ LE TUE PAROLE VI TROVINO CASA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: LEONE IX Santo, Papa        

Era Alsaziano e si chiamava Brunone dei conti di Egisheim Dagsburg Scelse di essere monaco. A 46 anni viene eletto Papa, siamo nel 1049 ed eserciterà il pontificato fino al 19 Aprile 1055. Fu umile, amato dal popolo. Indì un Concilio in Laterano contro la simonia.

Parola di Dio: At 11,19-26; Sal 86; Gv 10,22-30

 

 “LE MIE PECORE ASCOLTANO LA MIA VOCE E IO LE CONOSCO ED ESSE MI SEGUONO” . (Gv. 10,27)

In questi giorni abbiamo puntato il nostro sguardo su Gesù Buon pastore, ma se Lui è la nostra “porta”, la nostra guida, noi abbiamo dei doveri come pecore del suo gregge. Il vangelo di oggi riassume i compiti delle pecore di Gesù con due verbi: Ascoltare e Seguire

Gesù, pur disputando con i Giudei, pur rispondendo ai loro quesiti, sa bene una cosa: non è solo questione di ragionamenti, di filosofie, è questione di ascoltare, riconoscere una voce, fidarsi e seguirla.

La nostra fede non la si conquista a forza di ragionamenti, anche se la ragione può aiutare, ma si entra in essa quando si incontra la persona di Gesù, quando ci si mette in ascolto di Lui, quando si comincia a riconoscere la sua voce in mezzo a tutte le altre, quando ci si fida di Lui e quando si ha il coraggio e la gioia di seguirlo.

Seguire Gesù non significa conoscere tutte le  sue leggi e rispettarle, rigar diritto, andare in processione, si tratta di camminare dietro a Lui nella speranza . Si tratta di saper usare la propria testa, i doni che ci sono stati dati, ma di indirizzarli come ha fatto Lui, di mettere i piedi sui sentieri che ha seguito Lui, anche quelli che conducono al Calvario.

 

 

MERCOLEDI’ 20 APRILE

Una scheggia di preghiera:

 

RISPLENDA SU DI NOI, SIGNORE, LA LUCE DEL TUO VOLTO

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ANASTASIA ILARIO, Serva di Dio, Terziaria domenicana

Nacque al Casale di Posillipo in Napoli il 29 settembre 1859, seconda di dieci figli.

Nel rione-paese natale trascorse tutta la sua vita, umile e nascosta, Sin da piccola Anastasia Ilario attirò l’attenzione di quanti l’avvicinarono per la sua semplicità, l’amore alla preghiera, alla vita nascosta, alla mortificazione; semplice e pura come una bambina, ardente di amore per Gesù Cristo, piena di una innocenza che conservò fino alla morte. La sua casa, fu meta di migliaia di persone di tutti i gradi sociali e a tutti fu di sollievo, di guida, di conforto, di luce spirituale. Un anno prima della morte, nel 1933, gravemente ammalata ricevé l’abitino del Terz’Ordine Domenicano con il nome di Colomba, nella sua semplicità diceva: “ spero di essere un giorno colomba del Paradiso”.  Morì il 20 aprile 1934

Parola di Dio: At 12,24—13,5; Sal 66; Gv 12,44-50

 

“CHI VEDE ME, VEDE IL PADRE CHE MI HA MANDATO (Gv. 12,45)

Anche nel modo di intendere la religione ci sono tanti luoghi comuni che sarebbe bene sfatare. Oggi va di moda, per un certo amore di ecumenismo, o per sentirsi persone aperte, di larghe vedute, dire: “Dio è lo stesso Dio di tutte le religioni, che lo si chiami con un nome o con l’altro, che lo si onori in un modo o in altro…” Sovente poi, incontriamo persone che dicono: “lo credo in Dio” e questo mi basta!

Se è vero che a Dio si può giun­gere per mille strade diverse ed è ancor più vero che nessuno può giudicare la fede di un altro, non per questo noi dobbiamo perdere la nostra identità, dimenticandoci di Gesù, il Figlio di Dio che è venuto nel mondo per rivelarci il volto del Padre. Non per scherzo ci ha amati il Figlio di Dio che ha dato la sua vita per noi: Egli è la trasparenza del Padre. Le parole che ci ha detto, sono quelle del Padre. Noi possiamo arrivare al cuore del Pa­dre tramite il suo “Figlio prediletto”.

Gesù Cristo non solo ci ha rivelato il volto del Padre, ma è anche la strada privilegiata per giungere al suo cuore.

Non per niente la Chiesa, nella celebrazione della Messa ci ricorda questo quando, dopo averci fatto esprimere tutte le nostre intenzioni e preghiere, dopo aver fatto memoria della cena di Gesù, fa alzare al sacerdote il corpo e sangue di Cristo e ci fa dire che la nostra lode, la preghiera, la vita avviene solo e unicamente “Per Cristo, con Cristo e in Cristo”.

 

 

GIOVEDI’ 21 APRILE

Una scheggia di preghiera:

 

GESU’, INTERCEDI PER NOI PRESSO IL PADRE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ANASTASIO IL VECCHIO, Santo

Era stato eletto Patriarca di Antiochia Dovette combattere contro diverse eresie. Essendo imperatore Giustino II e volendo arrivare ai tesori della chiesa di Antiochia, Anastasio si mise donarli. Fu per questo sospeso dalla carica e, relegato a Gerusalemme, fino al 593 non poté tornare nella sua sede. Morì nel 598.

Parola di Dio: At 13,13-25; Sal 88; Gv 13,16-20

 

“CHI ACCOGLIE ME ACCOGLIE COLUI CHE MI HA MANDATO”. (Gv. 13,20)

Un insegnante di religione invitò un giorno gli alunni a pensare come si poteva disegnare, dipingere o scolpire Dio. Le risposte furono varie.

Pietro: “Io disegnerei Dio come un uomo molto alto, un gigante. Perché Dio è simile a noi uomini”.

Enrico: “Io invece dipingerei su un grande foglio di carta tante macchie variopinte. Significherebbe che Dio è un essere molto bello, meraviglioso”.

Andrea era contrario ai dipinti e ai disegni. “Io - disse - restituirei il foglio bianco. Perché non si può rappresentare Dio”.

Alla fine parlò Cristina: “Io disegnerei Gesù Cristo. Perché Dio venne a noi nella persona di Cristo. Chi vede Gesù vede Dio”.

Il catechista giudicò le proposte dei ragazzi in questo modo: "Ogni risposta esprime qualche qualità di Dio, come per esempio: la forza, la grandezza, la bellezza, il suo governo e la protezione del mondo. Ma la più bella e giusta per me è la proposta di disegnare Gesù." 

Gesù Cristo,sei il Dio che perdona,

sei il Dio che ascolta, sei il Dio che ricomincia,

sei il Dio che aspetta, sei il Dio che incoraggia,

sei il Dio che dialoga, sei il Dio che si mostra,

sei il Dio che si umilia, sei il Dio che dà vita,

sei il Dio sempre fedele,sei il Dio che mi ama.

 

 

VENERDI’ 22 APRILE

Una scheggia di preghiera:

 

SEI TU, SIGNORE, LA META DEL NOSTRO CUORE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: SOTERO, Santo, Papa  

Sembra fosse originario di Fondi, fu Papa tra il 166-175. Era rigorista (soprattutto con le donne) ma animato da profondo senso della carità anche concreta verso le varie Chiese. Ne fa testimonianza una sostanziosa colletta per la chiesa di Corinto da lui voluta.

Parola di Dio: At 13,26-33; Sal 2; Gv 14,1-6

 

" IO SONO LA VIA A LA VERITÀ DELLA VITA ". ( Gv14,6 )

Immaginiamo di assistere su un marciapiede di una stazione ferroviaria a questa conversazione fra due amici:

"Guarda chi si vede! Ciao. Anche tu prendi il treno? Dove sei diretto? ". " Non lo so ". Avremo dei buoni motivi per dubitare del buon senso di questo interlocutore!

Che lo vogliamo o no, siamo tutti in viaggio: il gran viaggio della vita. Dove ci porta il nostro " treno "? Ci sono solo due stazioni terminali: il cielo o il nulla che noi spesso chiamiamo l'inferno. Il viaggio può essere più o meno lungo, più o meno facile, ma una sola vera domanda conta: su quale " treno " ci troviamo? Non è la nostra opinione o i nostri sentimenti che hanno valore, né d'altronde il parere di quelli che sono impegnati come non in questo viaggio. Uno solo può rischiararci sul destino dell'uomo, creatura di Dio. Egli ci ha parlato in un libro: consultiamo dunque il Vangelo come il viaggiatore consulta il tabellone esplicativo affisso in stazione e impareremo verso quale destinazione stiamo camminando.

Se andiamo nella direzione sbagliata, cioè lontano da Dio, possiamo ancora cambiare treno. Non esitiamo. Fermiamoci, facciamo dietro-front, volgiamoci verso Dio, crediamo al sacrificio di Gesù morto per espiare i nostri peccati. Eccoci così sul terreno giusto.

Forse diremo: ho bisogno di un biglietto. E' vero. Ma è gratuito! Cristo ha pagato per noi.

 

 

SABATO 23 APRILE

Una scheggia di preghiera:

 

TU, O SIGNORE, NON PUOI CHE VOLERE IL NOSTRO BENE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: TERESA MARIA DELLA CROCE, Beata Vergine Carmelitana

Maria Manetti nacque a Campi Bisenzio (Firenze) il 2 marzo 1846. Nel 1874 fondò la Congregazione delle carmelitane di Teresa, inviate in Terra Santa e Libano. Teresa era particolarmente devota alla Croce e all'Eucaristia e si distinse per la cura materna verso gli umili e i piccoli. Morì il 23 aprile 1910.

Parola di Dio: At 13,44-52; Sal 97; Gv 14,7-14

 

“SE MI CHIEDERETE QUALCHE COSA NEL MIO NOME, IO LA FARO’ “. (Gv. 14,14)

Davanti a frasi come questa si resta perplessi perché essa ci dice che noi possiamo e dobbiamo avere la massima confidenza con il Signore e possiamo chiedere nel suo nome qualunque cosa… ma, e quando non otteniamo?

Andrea aveva un solo grande desiderio: una bicicletta. Una bicicletta gialla superaccessoriata che aveva visto in una vetrina della città. Non se la poteva più togliere dalla mente. Vedeva la bicicletta gialla nei sogni, nel caffelatte, nella figura di Carlo Magno che c'era nel libro di scuola.

Ma la mamma di Andrea aveva tante cose da pagare ancora e le spese aumentavano ogni giorno. Non poteva certo comprare una bicicletta costosa come quella sognata da Andrea. Egli conosceva le difficoltà della mamma e così decise di chiedere la bicicletta direttamente a Gesù.

Per Natale tutte le sere Andrea cominciò ad aggiungere una frase alle sue preghiere:" Ricordati di farmi avere la bicicletta gialla per Natale. Amen".

Ogni sera la mamma sentiva Andrea pregare per ottenere la bicicletta gialla e ogni sera scuoteva tristemente la testa. La mamma sapeva che Natale sarebbe stato in giorno ben doloroso per Andrea. Non ci sarebbe stata la bicicletta e il bambino ne sarebbe stato mortalmente deluso.

Venne il giorno di Natale e naturalmente Andrea non ricevette nessuna bicicletta.

Alla sera, il bambino si inginocchiò come al solito accanto al lettino per dire le preghiere. "Andrea" gli disse dolcemente la mamma, "penso che sarai scontento, perché non hai ricevuto la bicicletta per Natale. Spero che tu non sia arrabbiato con Gesù, perché non ha risposto alla tua preghiera".

Andrea guardò la mamma."Oh no mamma. Io non sono arrabbiato con Gesù. Ha risposto alle mie preghiere. Gesù ha detto:" No!".

 

 

DOMENICA 24 APRILE:  5^ DOMENICA DI PASQUA

Una scheggia di preghiera:

 

GESU’, PORTACI AL PADRE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: EGIDIO DI ASSISI, Beato, Francescano

Fu il terzo compagno di san Francesco, cui si unì nel 1208. Dopo lunghi pellegrinaggi per predicare in Spagna, a Tunisi e in gran parte dell’Italia, si ritirò nell'Umbria. Furono raccolti e tramandati i suoi Detti, spesso arguti. È conservata una sua Vita, attribuita a frate Leone. Morì a Monteripido, vicino a Perugia verso il 1261.

Parola di Dio: At 6,1-7; Sal 32; 1Pt 2,4-9; Gv 14,1-12

 

“IO VADO A PREPARARVI UN POSTO”. (Gv. 14,2)

Noi di solito, quando sentiamo questa frase pensiamo subito al paradiso e a quel paradiso che è un po’ la proiezione di tutti i nostri desideri inappagati, quindi a un posto dove si sta bene, dove non ci sono più né malattie, né sofferenze, né morte, dove invece si può ottenere tutto quello che non abbiamo potuto godere qui in terra.

Pur senza cancellare quelli che possono essere gli aspetti gioiosi anche dal punto di vista umano, penso che qui Gesù volesse dirci un’altra cosa, vuol dirci che il nostro posto ora e poi è vicino a Dio e che Dio sempre è vicino a noi. Gesù non si preoccupa tanto di dirci luoghi e situazioni del nostro futuro; addirittura, nel suo parlare, presente e futuro non hanno neppure contorni ben definiti. Ci dice però chiaramente di non aver paura ma solo fede in Lui che desidera ardentemente che noi siamo dove Egli è.

La fede non si misura dalla paura che noi abbiamo per il nostro futuro ma dalla fiducia attiva in Colui che non ci abbandona nel cammino di questa vita e che diventa la meta del nostro andare. Se Dio, che è il Tutto, è la mia meta e se Lui mi è già vicino oggi posso ancora preoccuparmi se nel Paradiso ci sarà questo o quel divertimento?

Penso a Maria assunta in cielo anche con il suo corpo: la bontà di Dio ci permette di vedere in Lei il nostro futuro dove tutto sarà bello e glorificato, ma penso anche alla vita di terrena di Maria dove lei, pur in mezzo alle prove, ha già vissuto il suo paradiso perché sempre in comunione con Gesù.

 

 

LUNEDI’ 25 APRILE: San Marco

Una scheggia di preghiera:

 

RISUONI ANCORA OGGI, GESU’, IL TUO VANGELO IN TUTTO IL MONDO

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ROBERTO ANDERTON E GUGLIELMO MARSDEN, Beati, Martiri 

Anderton era nato nell’isola di Mann, diventò cattolico, entrò in seminario a Reims e fu prete nel 1584. Anche Marsden, nativo del Lancashire studiò con lui e divenne prete. Furono mandati in Inghilterra, ma subito arrestati perché sacerdoti cattolici e condannati ad essere impiccati e squartati. Questo avvenne il 25 aprile 1586.

Parola di Dio: 1Pt 5,5-14; Sal 88; Mc 16,15-20

 

“ANDATE IN TUTTO IL MONDO E PREDICATE IL VANGELO AD OGNI CREATURA”. (Mc. 16,15)

La festa di S. Marco, l’autore di uno dei Vangeli, ci ricorda come, con la forza dello Spirito, il Vangelo si è sparso nelle terre più lontane.

Dio si serve di poveri uomini, delle loro parole, dei loro scritti, della loro vita per comunicare la salvezza.

Dio chiama anche te. Non importa se sai parlare di Lui, se sai scrivere di Lui, Dio vuole te, la tua persona, il tuo amore per Lui e poi si fida di te, ti dà il suo Spirito perché tu vada in nome suo.

Ed è proprio lo Spirito che ha fatto conoscere Gesù al mondo tramite il servizio degli apostoli, dei discepoli, degli evangelisti, dei missionari. Ed è ancora lo Spirito che guida l’opera dei cristiani di oggi sempre che essi si fidino più di Lui che non di se stessi.

Però per annunziare bisogna “partire”. Ecco come un grande missionario dei nostri tempi Herder Camara ha spigato il senso del “Partire” del cristiano:

“Partire è anzitutto uscire da sé. Rompere quella crosta di egoismo che tenta di imprigionarci nel nostro “io”. Partire è smetterla di girare intorno a noi, come se fossimo al centro del mondo e della vita.

Partire è non lasciarsi chiudere negli angusti problemi del piccolo mondo cui apparteniamo: qualunque sia l’importanza di questo nostro mondo, l’umanità è più grande ed è essa che dobbiamo servire.

Partire non è divorare chilometri, attraversare i mari, volare a velocità supersoniche.

Partire è anzitutto aprirci agli altri, scoprirli, farsi loro incontro. Aprirci alle idee, comprese quelle contrarie alle nostre, significa avere il fiato di un buon camminatore.

E’ possibile viaggiare da soli. Ma un buon camminatore sa che il grande viaggio è quello della vita ed esso esige dei compagni.

Beato chi si sente eternamente in viaggio e in ogni prossimo vede un compagno desiderato.

Un buon camminatore si preoccupa dei compagni scoraggiati e stanchi, intuisce il momento in cui cominciamo a disperare. Li prende dove li trova. Li ascolta, con intelligenza e delicatezza, soprattutto con amore, ridà il coraggio e gusto per il Cammino.

Andare avanti solo per andare avanti, non è vero camminare. Camminare è andare verso qualche cosa; è prevedere l’arrivo, lo sbarco.”

 

 

MARTEDI’ 26 APRILE

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, ISPIRACI PENSIERI DI PACE.

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ALDA ALDOBRANDESCA, Beata, Vedova 

Nacque in Siena il 28 febbraio 1245 fu educata con ogni cura e poi data in sposa al nobiluomo Bindo Bellanti che però presto la lasciò vedova. Entrò allora nel Terz’Ordine degli Umiliati facendo vita penitente. Ebbe il dono delle visioni e dei miracoli. Operò con amore e carità nell’ospedale di Sant’Andrea. Morì il 26 aprile 1309.

Parola di Dio: At 14,19-28; Sal 144; Gv 14,27-31

 

“VI LASCIO LA PACE, VI DO’ LA MIA PACE. NON COME LA DA’ IL MONDO, IO LA DO’ A VOI”.  (Gv. 14,27)

Specialmente in questi ultimi tempi abbiamo invocato la pace, pregato per la pace, manifestato per la pace. Ci crediamo veramente. Vorremmo che gli uomini usassero strade diverse dalle guerre e dalle violenze per costruire la pace…E poi spesso ci accorgiamo che non solo nelle controversie internazionali ma anche nel nostro vivere quotidiano abbiamo idee di pace molto diverse o addirittura adottiamo strade tutt’altro che pacifiche per risolvere i nostri problemi, provate anche solo a pensare alle forme di prepotenza e di sopruso che spesso sono usate negli uffici e nelle fabbrica, sulle strade e, più sovente di quello che pensiamo, nei rapporti familiari.

Si può dunque essere in pace se viviamo continuamente in climi di guerra, di intimidazione, di soprusi dove contano i potenti, i ricchi che operano anche contro le maggioranze? La pace che Gesù ripetutamente augura nel Vangelo è una pace diversa da quella che abitualmente intendono gli uomini. La pace di cui parla Cristo è completamente diversa dalla pace del mondo. La pace di Cristo si può averla anche in momenti di  dolore, di prove, di umiliazioni, di privazioni di ogni genere. E’ la pace dei missionari, dei martiri, dei santi, dei veri cristiani. Mentre la pace del mondo è soltanto tregua ottenuta spesso come conseguenza di paure e compromessi, la pace di Cristo nasce da un atto di fede totale nella bontà di Dio; nasce dalla certezza che Dio ha in pugno la vita e la storia, nasce da un abbandono confidente all’Onnipotente.

Questa pace resta anche in mezzo a malattie terribili, in mezzo alle più orribili prove, questa pace resiste anche in mezzo alla povertà e ai soprusi.

 

 

MERCOLEDI’ 27 APRILE

Una scheggia di preghiera:

 

UN CUOR SOLO ED UN ANIMA SOLA CON TE E I FRATELLI, O SIGNORE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: PIETRO ARMENGAUDIO, Santo   

Nacque verso il 1238 a Guardia dei Prati, in Spagna. Dopo aver passato alcuni anni in una vita banditesca, lontano da Dio, si convertì a penitenza. Entrato nell'Ordine Mercedario, compì varie redenzioni di schiavi: in quella del 1266, essendo restato in ostaggio al posto di uno schiavo in pericolo di rinnegare la fede, fu impiccato ma scampò alla morte per la protezione della Vergine Maria. Morì verso l'anno 1304.

Parola di Dio: At 15,1-6; Sal 121; Gv 15,1-8

 

“IO SONO LA VERA VITE … RIMANETE IN ME E IO IN VOI” (Gv. 15,1.4)

Gesù si paragona alla vite e afferma che noi siamo i tralci. Con questa immagine vuole indicarci la profonda e intima unione che esiste fra noi e Lui. Non è immaginabile una comunione più ricca. Nell’alleanza, nell’amicizia, nel matrimonio, si creano legami fortissimi, però rimane una distinzione fra le persone. La vite e i tralci, invece, formano un tutt’uno.

E’ il Signore che ci unisce a sé, non siamo noi a scegliere Lui e a tentare questo legame. Per questo è insistente il richiamo di Gesù: “Rimanete in me e io in voi”. Si tratta di dimorare in Lui, di permettere che la sua parola rimanga in noi. Questa è l’esigenza fondamentale per ogni discepolo e questa è la condizione essenziale per portare frutto, adempiendo così alla missione di testimonianza che ci è affidata.

Questo legame dei tralci con il tronco della vite è comunione con il Signore, ma è anche comunione tra i tralci stessi che si intrecciano tra loro e formano un cuor solo e un’anima sola. Comunione perciò con il Signore e comunione nella comunità dei credenti di cui facciamo parte. Se diminuisce la prima, si indebolisce anche la seconda e viceversa.

Questo nostro rimanere nel Signore diventa poi la glorificazione del Padre che è il vignaiolo. Egli ama la vite, ne ha cura, tanto che anche la potatura dei tralci è un gesto della sua premura verso di noi, perché Egli vuole che noi gioiamo sempre di più nel portare frutti belli e buoni.

Anche in questo rimanere nel Signore ci è esempio Maria. La sua comunione con la volontà del Padre è stata totale, lo Spirito Santo è stato su di lei, la comunione con Gesù è stata quella di una madre con il Figlio ed è durata in ogni momento della vita di Gesù. Anche Maria ha avuto potature dolorose, ma ha portato il frutto più bello di tutta l’umanità: il dono del figlio di Dio.

 

 

GIOVEDI’ 28 APRILE

Una scheggia di preghiera:

 

RENDIMI GIOIOSO, SIGNORE, PERCHE’ AMATO E SALVATO

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: LUCCHESIO DA POGGIBONSI, Beato

Terziario francescano (1181-1260) entrò tra i primi nel Terz'Ordine fondato da S. Francesco, dopo una gioventù spensierata. E la sua conversione avvenne insieme alla moglie, la Beata Bona dei Segni.

Parola di Dio: At 15,7-21; Sal 95; Gv 15,9-11

 

“QUESTO VI HO DETTO PERCHE’ LA MIA GIOIA SIA IN VOI E LA VOSTRA GIOIA SIA PIENA”.  (Gv. 15,11)

Se analizziamo i momenti di gioia della nostra vita scopriamo che essi hanno tutti un qualcosa in comune. La gioia nasce dalla consapevolezza di essere amati e di poter amare. Se so di essere amato, stimato, provo gioia e forza e sono contento se vedo questa gioia allargarsi attorno a me.

Se divento cosciente dell’amore che Dio ha per me, della sua stima, del suo perdono, della fiducia che ripone in me, non posso non aver gioia: Dio, il Creatore, il Sapiente, l’Unico, mi ama di un amore totale e personale, e me lo ha dimostrato e dimostra attraverso suo Figlio Gesù. Posso ancora essere pessi­mista, triste, posso ancora sentirmi solo? E se io sono amato così, posso temermelo per me solo o non devo sprizzare gioia da tutti i pori?Il mondo ha bisogno della mia gioia... Nel mondo c’è il grande contagio del possedere, della tristezza, io ho l’antidoto della gioia e ce l’ho in abbondanza; perché non regalarlo? Se farò così scoprirò un’altra meraviglia: do­nare gioia non ci impoverisce di essa, anzi, ce la moltiplica. Ecco un racconto significativo di Bruno Ferrero:

Un professore concluse la sua lezione con le parole di rito:  "Ci sono domande?".

Uno studente gli chiese: "Professore, qual è il significato della vita?".

Qualcuno, tra i presenti che si apprestavano a uscire, rise.

Il professore guardò a lungo lo studente,  chiedendo con lo sguardo se era una domanda seria.

Comprese che lo era. "Le risponderò" gli disse. Estrasse il portafoglio dalla tasca dei pantaloni,

ne tirò fuori uno specchietto rotondo, non più grande di una moneta.

Poi disse: "Ero bambino durante la guerra.  Un giorno, sulla strada, vidi uno specchio andato in frantumi.  Ne conservai il frammento più grande.  Eccolo.

Cominciai a giocarci e mi lasciai incantare dalla possibilità di dirigere la luce riflessa negli angoli bui dove il sole non brillava mai:  buche profonde, crepacci, ripostigli.  Conservai il piccolo specchio.

Diventando uomo finii per capire che non era soltanto il gioco di un bambino,  ma la metafora di quello che avrei potuto fare nella vita.

Anch'io sono il frammento di uno specchio che non conosco nella sua interezza.  Con quello che ho, però, posso mandare la luce, la verità, la comprensione, la conoscenza, la bontà, la tenerezza  nei bui recessi del cuore degli uomini e cambiare qualcosa in qualcuno.

Forse altre persone vedranno e faranno altrettanto.

In questo per me sta il significato della vita".

 

 

VENERDI’ 29 APRILE: Santa Caterina da Siena

Una scheggia di preghiera:

 

DONACI DI PARTECIPARE, SIGNORE, AL BANCHETTO DEL TUO REGNO

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: PIETRO DA VERONA, Santo, Sacerdote e martire

Nato a Verona alla fine del secolo XII, da genitori eretici manichei, a sette anni imparò alle scuole dei cattolici il Credo, Entrò nell’ordine Domenicano e, nominato nel 1242 Inquisitore Generale per la Lombardia, combatté senza posa gli eretici con la spada della divina parola, finché fu ucciso per loro mano, come egli aveva predetto, sulla strada da Como a Milano nel 1252.

Parola di Dio: 1Gv 1,5—2,2; SaI 44; Mt 25,1-13

 

 

 

“IL REGNO DEI CIELI È SIMILE A DIECI VERGINI CHE USCIRONO INCON­TRO ALLO SPOSO”. (Mt. 25,1)

Nella Festa di quella grande santa mistica e donna concretissima che fu Santa Caterina la liturgia ci fa leggere la parabola delle 10 ragazze che aspettano lo sposo. In questa parabola ci sono alcune cose che mi hanno sempre colpito. Intanto il Regno di Dio è paragonato ad una festa di nozze. Le nozze sono gioia, e Gesù ha deciso di amarci fino a sposare la nostra umanità. L’uomo come le dieci ragazze invitate alla festa ha solo un compito, sentire la gioia di queste nozze e prepararsi per poter partecipare a questa festa. Tutte e dieci hanno le lampade. Ognuno di noi ha i suoi doni e non c’è nessuno che non possa rispondere a questo invito. L’olio invece è la fede e dobbiamo procurarcelo noi. Poi occorre saper aspettare; noi vorremmo vedere subito i risultati, invece occorre solo non perdere la speranza e la fiducia nello Sposo che sta per arrivare. Ci si può anche addormentare ma occorre essere sempre pronti “a rendere conto della speranza che è stata seminata in noi” per non farci cogliere di sorpresa e impreparati e per non trovare la porta chiusa.

La cosa più importante di tutta la parabola però mi sembra proprio quella che ci fa credere, sperare e vivere la fede come una festa a cui siamo invitati.

 

 

SABATO 30 APRILE

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, LIBERACI DALLA SUPERFICIALITA’

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: BENEDETTO DA URBINO, Beato

Si chiamava Marco ed era della famiglia dei Passionei, nato il 13 settembre 1560. Studiò alle università di Perugia e Padova laureandosi in filosofia e legge. Entrato nell'ordine dei cappuccini a Fano (1584), si dedicò alla predicazione e accompagnò san Lorenzo da Brindisi nella missione tra i luterani di Germania. Debole si salute dovette ritornare e si dedicò alla predicazione e alla formazione della gioventù. Morì il 30 aprile 1625 a Fossombrone.

Parola di Dio: At 16,1-10; Sal 99; Gv 15,18-21

 

“SE IL MONDO VI ODIA, SAPPIATE CHE PRIMA DI VOI HA ODIATO ME, SE FOSTE DEL MONDO, IL MONDO AMEREBBE CIO' CHE E' SUO, MA IO VI HO SCELTI DAL MONDO”. (Gv. 15,18—19)

I primi cristiani hanno incontrato tut­ti il martirio per la fede. Anche oggi è impressionante scoprire quanti sono ancora martiri veri e propri per la testimonianza cristiana nel mondo. Ma quello che più spesso incontriamo nel nostro mondo è una indifferenza alla fede, tante volte ancora più scoraggiante che una aperta ostilità. E l’indifferenza, l’abitudine, il “tanto tutti fanno così” può mettere a dura prova la testimonianza cristiana: è un martirio che non arriva tutto di un colpo, ma uno stillicidio che se non stai attento presto ti smonta, ti toglie l’entusiasmo, ti appiattisce. Il cristiano, seguendo il suo Maestro, è uno che non demorde, che non cerca risultati umani, che continua nella sua testimonianza sicuro che l’importante è seminare e qualche volta bagnare il terreno con un po’ di sudore, un po’ di lacrime e qualche goccia di sangue. A far crescere, a tempo opportuno, ci penserà il Signore stesso.

A proposito di “fare come fanno tutti” ecco una specie di parabola con cui concludere le riflessioni di questo mese.

Un giorno, un uomo che non aveva mai detto una menzogna,ne disse una.

Ne provò rimorso, ma anche piacere, perché la menzogna gli era stata utile.

E poiché il male è sempre fonte di piacere, perché se fosse fonte di dolore nessuno lo commetterebbe mai,cominciò a mentire ogni volta che gli faceva comodo.


Un giorno trovò comodo rubare, lui che non aveva mai rubato neppure uno spillo. Ne provò rimorso, ma anche piacere, perché aveva accresciuto i suoi averi in modo incredibilmente facile. E poiché il male è sempre fonte di piacere,  perché se fosse fonte di dolore nessuno lo commetterebbe mai, cominciò a rubare ogni volta che gli capitò l'occasione.
 

Un giorno ebbe occasione di uccidere, lui che non aveva mai calpestato una formica. Ne provò rimorso, ma anche piacere, perché aveva provato l'ebbrezza del possesso totale. E poiché il male è sempre fonte di piacere, perché se fosse fonte di dolore nessuno lo commetterebbe mai,divenne un assassino.


Può essere pericoloso  fare le cose soltanto perché "ci piacciono". Può essere pericoloso andare alla ricerca del piacere  senza badare da che parte venga. Perché il male dilaga così...

     
     
 

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