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SCHEGGE E SCINTILLE

PENSIERI, SPUNTI, RIFLESSIONI

DALLA PAROLA DI DIO E DALLA VITA

http://spazioinwind.libero.it/schegge

a cura di don_franco_locci@libero.it

 

MARZO 2005

 

MARTEDI’ 1 MARZO

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, INSEGNACI LA GIOIA DEL PERDONO RICEVUTO E DONATO

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: AMANZIO, Santo, Monaco

Nacque a Bordeaux. Desiderando una vita eremitica si imbarcò per la Spagna. La nave fece naufragio e lo sbarcò alla foce della Charente. Li costruì il suo eremo. In seguito si spostò nella foresta di Boixe. La sua santità richiamò parecchie altre persone decise a condividere la sua esperienza. Morì alla fine del secolo VI.

Parola di Dio: Dn 3,25.34-43; Sal 24; Mt 18,21 -35

 

“QUANTE VOLTE DOVRO’ PERDONARE IL MIO FRATELLO?” (Mt. 18,21)

Tutte le volte che leggo la parabola del servo perdonato e spietato allo stesso tempo, mi ritorna in mente la preghiera che Gesù ci ha insegnato e che oggi, tra preghiere, Messa e rosario, ripeterò almeno una decina di volte. In qualunque modo la intendiamo quella frase: “Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori”, è una frase impegnativa ma anche apportatrice di gioia.

Se noi diciamo a Dio: “Trattaci come noi trattiamo il nostro prossimo” significa che ci impegniamo a trattare gli altri con una amore profondo, con la carità solidale, con il perdono che non calcola, e questo è davvero un grosso impegno che ci prendiamo, ma anche una grande gioia se, almeno in parte, riusciamo a creare in noi e attorno a noi questo spirito di amore, perché allora vuol dire vivere nell’amore stesso di Dio.

Se noi diciamo: “Guardando alla tua misericordia, al tuo perdono per noi, al tuo amore, non possiamo fare a meno di impegnarci ad amare, a perdonare come fai tu con noi”, anche qui ci prendiamo un impegno grande perché davvero Dio chi ha amati e perdonati “da Dio”. Non avevamo nessun merito per essere perdonati, per essere amati da Gesù che ha dato la sua vita per noi, per diventare commensali di Dio stesso; e allora cercare di amare come Lui diventa una avventura affascinante che solo il suo Spirito ci permetterà di percorrere.

Questa è la differenza da chi invece vede solo la difficoltà del perdonare, da chi calcola con il metodo degli interessi, dei doveri, della giustizia umana: con questi metodi è impossibile perdonare “70 volte 7”; nell’amore e  nella misericordia di Dio invece tutto è possibile anche a persone limitate e peccatrici come noi.

 

 

MERCOLEDI’ 2 MARZO

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, DA CHI ANDREMO? TU SOLO HAI PAROLE DI VITA ETERNA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: CARLO IL BUONO, Beato   

Era figlio di San Canuto, re di Danimarca e di Adelaide di Fiandra ed era nato nel 1083. Nel 1119 divenne conte di Fiandra amato dal popolo per la sua saggezza e bontà. Durante una carestia offrì quanto aveva per venire incontro alle necessità del suo popolo e contemporaneamente agì contro gli speculatori. Questo gli creò il loro odio e il mattino del 2 marzo, mentre si recava a Messa approfittarono per ucciderlo e seppellirlo nella chiesa stessa.

Parola di Dio: Dt 4,1. 5-9, Sal 147; Mt 5,17-19

 

“NON SONO VENUTO PER ABOLIRE, MA PER DARE COMPIMENTO”. (Mt.5,17)

Spesso abbiamo difficoltà a comprendere Gesù. Lui dice una cosa e noi un’altra.

Ad esempio nel Vangelo di oggi ci dice di essere venuto a portare a compimento la legge antica e noi pensiamo che sia venuto a farci altre richieste. Lui ci dice di essere il senso della legge e noi pensiamo che voglia solo da noi delle osservanze di alcune norme… Questa incomprensione mi ha fatto venire in mente un vecchio brano trovato non ricordo neppure più dove che rappresenta il dialogo tra un peccatore e Dio. Ve lo propongo:

“Io vorrei andare da Gesù Cristo, ma sono un grande peccatore.”

“ Bene, io sono altresì un grande Salvatore.”

“Ma io non ti sento affatto.”

“Io non ti sto chiedendo di ascoltare i tuoi sentimenti, ma di guardare a Me e di credere alla mia parola.”

“Ma io non so pregare.”

“Io non ti ho salvato per le tue preghiere ma per Gesù Cristo. Egli ti insegnerà a pregare.”

“Ma io non sono vestito abbastanza bene, sono tutto in disordine.”

“Bene io ti accetto cosi come sei.”

“Io sono negligente ed ho un cuore molto duro.”

“Io ti accetto negligente e con il tuo cuore duro.”

“Ma io ho sempre pensieri negativi su me stesso.”

“Io ho dei pensieri positivi su di te.”

“Ma i miei affari mi occupano troppo tempo per  venire a Te.”

“Tu non sai che i tuoi affari andranno meglio con il mio aiuto.”

“Ma io ho troppi peccati.”

“Non sono abbastanza come il sangue che ho versato per te.”

“Ma io sono vecchio.”

“Io voglio farti nascere di nuovo.”

“Io sono l’ultimo di questa terra.”

“E’ da te che io voglio iniziare.

Spesso inizio dagli ultimi, dagli abbandonati, dagli sprezzati, per fare di loro persone di eterno valore.”

 

 

GIOVEDI’ 3 MARZO

Una scheggia di preghiera:

 

TU SEI UN DIO GRANDE E MISTERIOSO, SIGNORE DELL’UNIVERSO

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: KATHARINE DREXEL, Santa, Fondatrice

Nacque a Philadelphia in Pensylvania (Usa) il 26 novembre 1858, figlia di un banchiere filantropo. Nella sua giovinezza si rese conto di quanto fosse difficile la situazione dei nativi americani e cercò di aiutarli fondando soprattutto delle scuole, ma presto sentì di doversi impegnare in prima persona, fondò dunque le Suore del santissimo Sacramento con lo scopo di diffondere il Vangelo tra indiani e afroamericani. Fondò circa 60 scuole e una università. Negli ultimi anni della sua vita fu bloccata da una malattia e dedicò questi 18 anni alla preghiera e alla adorazione. Morì il 3 marzo 1955.

Parola di Dio: Ger 7,23-28; Sal 94; Lc 11,14-23

 

“CHI NON RACCOGLIE CON ME, DISPERDE”. (Lc. 11,23)

Gesù sconcerta i suoi uditori. Vedono delle guarigioni e non solo non le capiscono ma non riescono a capire Colui che le fa. Hanno in mente una visone di Dio e del suo Messia e questa non coincide con quella che Gesù presenta…Forse non è ancora un po’ così? Ecco a voi una “scheggia” che può anche non trovarci completamente d’accordo ma che certamente può farci riflettere:

Il mio Dio è sconcertante:

E’ intimo ed è trascendente, è dolce e violento,è eterno e nasce sempre.

Ci crea per la felicità e ci alimenta nel dolore. Benedice ciò che tanti temono,ama quello che tanti disprezzano, chiede ciò che sembra impossibile.

E' venuto a portare la guerra ed è pacifico. E' Dio e uomo. Maledice le ingiustizie e sopporta gli ingiusti. E' Padre onnipotente e il dolore continua a torturare la terra. Esige che conquistiamo il mondo, immergendoci in esso,che amiamo tutto quanto è umano e ci vuole proiettati verso l'aldilà.

Chiede la santità per tutti e sceglie a capo della sua Chiesa l'apostolo che lo rinnegò. Predilige i deboli e i poveri e sono quelli che continuano a soffrire di più. Imprime la sua legge in ogni circostanza e fonda una Chiesa che viene a conflitto a volte con questo grido interiore della coscienza. E' sempre presente e nessuno può vedere il suo volto. Chi ama l'uomo, ama lui, eppure continua a esser l'Unico. E' tutta la nostra vita e non ha nome. Quanto più ti avvicini a lui, quanto più lo ami, meno lo capisci razionalmente.

E' libertà ed è venuto ad obbedire. E' l'amore ed esiste l'inferno. E' il cuore della storia: non cade un solo capello senza la sua complicità, eppure milioni di uomini sentono la terra vuota di Lui e lo considerano superfluo. E' allegria e dolore insieme. E' il santo e fu amico dei peccatori, è il vergine e permise che le prostitute  lo amassero,andò contro i ricchi ma mangiava con loro.

E' difficile il mio Dio sconcertante per l'uomo che vuole misurarlo in tutto, per quanti vorrebbero imporgli una logica. Ma il mio Dio sfugge a tutte le logiche e alle nostre misure. Il mio Dio è così: meraviglioso e ineffabile, unico e sconcertante. E' l'essere ed è movimento. E' ciò che era e quello che sarà. E tutto e niente esiste senza di Lui. Il mio Dio è sconcertante  è colui in cui si crede senza vederlo,che si ama senza toccarlo,in cui si spera senza sentirlo, si possiede senza meritarlo.

 

 

VENERDI’ 4 MARZO

Una scheggia di preghiera:

 

GRAZIE, SIGNORE, DEL TUO IMMENSO AMORE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: GIOVANNI ANTONIO FARINA, Beato, Vescovo

Nacque a Gambellara in provincia di Vicenza l’11 gennaio 1803. A quindici anni entrò nel seminario di Vicenza. Fu ordinato nel 1827, fu insegnante in seminario, Rettore della cappellania di San Pietro in Vicenza. Nel 1831 fondò la prima scuola popolare femminile a Vicenza, nel 1836 fondò le suore Dorotee Figlie dei Sacri Cuori. Nel 1850 è eletto Vescovo di Treviso. Fu chiamato il Vescovo dei poveri, curò il suo clero e la catechesi ai giovani. Nel 1860 venne trasferito a Vicenza dove continuò la sua opera con lo stesso stile di servizio ai più poveri. Morì il 4 marzo 1888.

Parola di Dio: Os 14,2-10; Sal 80; Mc 12,28-34

 

“QUAL'E’ IL PRIMO DI TUTTI I COMANDAMENTI?”. (Mc. 12,28)

Spesso noi uomini abbiamo fatto della religione una gran complicazione delle cose. Poiché la religione ha riferimento a cose più grandi di noi, avvolte nel mistero abbiamo complicato la strada per raggiungere Dio avvolgendolo di ombre e spesso nascondendo la semplicità di un volto di padre amorevole come Gesù ce lo ha mostrato. Alla ricerca poi di piacere a Dio abbiamo creato tutta una serie di norme morali e cultuali che ben redatte riempiono volumi e volumi della morale del “Dio vuole così”, del “fai così per andare in paradiso”,del “fin lì puoi arrivare, ma non andare oltre”, del “chiedi perdono in questo modo perché solo a queste condizioni Dio può perdonarti”. E pensare che Dio ha fatto tutto con semplicità, che ci è venuto incontro per parlarci, che non è venuto a pretendere nulla ma a donare, che ha mandato suo Figlio per mostrarci se stesso… “Che cosa devo fare?”. “Lasciati amare e ama e prendi la misura dell’amore da Dio”, ci risponde Gesù. Sia Lui che i suoi santi sembrano quasi dirci: “Non complicarti troppo la vita, non andare a cercare astruserie religiose, accorgiti solo di essere immensamente amato da Dio e lascia che il tuo pensiero, il tuo cuore, il tuo spirito manifestino il grazie per questo amore amando a tua volta.

 

 

SABATO 5 MARZO

Una scheggia di preghiera:

 

O DIO, ABBI PIETA’ DI ME PECCATORE

         

Tra i santi di oggi ricordiamo: FOCA L’ORTOLANO, Santo, Martire  

Foca lavorava come giardiniere a Sinope (Ponto Eusino), dove visse tra il I e il II secolo. Era molto stimato per il suo senso di ospitalità e per la sua generosità. Fu denunciato come cristiano e quindi ricercato per essere messo a morte. Egli stesso ospitò e nutrì coloro che, senza conoscerlo, lo stavano cercavano e provvide ad organizzare la sua sepoltura scavandosi la fossa, quindi si rivelò ai suoi ospiti che lo martirizzarono. E' invocato contro il morso dei serpenti ed è patrono dei marinai.

Parola di Dio: Os 6,1.6; SaI 50; Lc 18,9-14

 

“IO VI DICO: QUESTI TORNO’ A CASA SUA GIUSTIFICATO, A DIFFERENZA DELL’ALTRO”. (Lc. 18,14)

Tra i vari moventi della preghiera dobbiamo mettere tra i primi posti da una parte la consapevolezza della nostra estrema povertà e dell'altra la certezza che Colui che invochiamo è in grado di soccorrerci. Essere umili significa riconoscere ciò che siamo, riconoscere con la migliore gratitudine i doni di Dio, riconoscere nella sua verità, sia il bene di cui siamo capaci, sia il male di cui siamo responsabili. Sono queste le migliori premesse della preghiera. I due protagonisti del vangelo odierno si contrappongono nettamente offrendoci l'uno una bella testimonianza di preghiera autentica, l'altro un cattivo esempio di umana presunzione, perpetrata nei confronti dello stesso Signore. Il fariseo infatti si fa vanto delle sue buone azioni e, pur ringraziando Dio, le attribuisce solo a se stesso. La sua, più che una preghiera, è un soliloquio di auto gratificazione. Con un giudizio assolutamente personale, si ritiene migliore degli altri uomini, migliore anche del pubblicano, che guarda con sufficienza e disprezzo. Più che pregare, egli ci da l'impressione di chi sta presentando al Signore le proprie credenziali. Non ha nulla da chiedere, ha solo da offrire, con palese orgoglio, la sua presunta giustizia. Com'è diverso l'atteggiamento del vero orante: il pubblicano, riconoscendosi peccatore, non osa neanche  levare gli occhi verso il cielo. Si riconosce reo di peccato e, mosso da sincero pentimento, si batte il petto e implora la misericordia divina. E la conclusione di Gesù è ancora un volta semplice: il pubblicano torna a casa perdonato perché ha chiesto perdono, il fariseo no, perché non l’ha chiesto.

 

 

DOMENICA 6 MARZO: 4^ DOMENICA DI QUARESIMA

Una scheggia di preghiera:

 

IL SIGNORE E’ LA LUCE CHE VINCE LA NOTTE, GLORIA, GLORIA, CANTIAMO AL SIGNORE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: CRODEGANDO, Santo, Vescovo 

Era referendario di Carlo Martello, fu  fatto vescovo di Metz (nel Brabante 712- 766). Imparentato con Pipino, contribuì grandemente alla riorganizzazione della Chiesa franca. Fondò una scuola di canto liturgico e numerosi monasteri tra cui ricordiamo quello di Gorze, presso Magonza. E’ ricordato particolarmente dalla Chiesa anglosassone e celtica.

Parola di Dio: 1 Sam 16,1b.4a.6-7.10-13a; Sal 22; Ef 5,8-14; Gv 9,1-41

 

“IO SONO VENUTO PERCHE' COLORO CHE NON VEDONO VEDANO E QUELLI CHE VEDONO DIVENTINO CIECHI”.(Gv. 9,39)

Pagina importantissima quella del Vangelo di Giovanni che ci viene offerta oggi. Non è la semplice guarigione di un cieco ma è Gesù che vuole aprire i nostri occhi a riconoscerlo.

Quante volte abbiamo l'impressione che Dio sia cieco? Che non veda la sofferenza degli uomini, che non si chini a vedere le mie difficoltà? No: Lui ci vede benissimo, noi, spesse volte, no! La nostra miopia interiore, la nostra cecità, ci fanno esprimere giudizi affrettati, ingiusti nei confronti di Dio. Gesù ci svela il volto di un Dio misericordioso, attento, delicato, rispettoso, che conosce e guarisce le nostre miserie interiori. La cecità  è la nostra incapacità a vedere giusto. Al tempo di Gesù, malgrado secoli di riflessione sulla sofferenza, molti erano convinti che la malattia fosse punizione divina. Gesù scardina questa opinione: il punito, il maledetto diventa discepolo, la cecità non è più limite ma apertura ad una dimensione più profonda, più luminosa della realtà stessa. Con il dono della fede Dio, ci illumina la vita. Sì, l'esperienza della fede è illuminazione interiore, però, bisogna aprire il cuore, fidarsi. I dotti del tempo di Gesù, davanti a questa illuminazione si irrigidiscono, non vogliono capire, non vogliono vedere.

Alla fine, chi è cieco e chi ci vede dentro questo racconto? Chi credeva di vederci benissimo è, in realtà, inchiodato ai suoi pregiudizi (anche religiosi!) o al giudizio degli altri. Il cieco, maledetto da Dio secondo gli uomini, è in realtà, l'unico a vederci benissimo!

Accogliamo la sfida, non opponiamo resistenza alla luce, lasciamo che le dita di Gesù tocchino i nostri occhi e li guariscano. Lasciamo che la nostra vita diventi testimonianza di questa illuminazione. Anche noi, forse, intravediamo la luce che viene dalla Parola, anche noi già assaporiamo l'aurora che annuncia un giorno radioso. Non abbiamo paura ma fidiamoci di Colui che, solo, può guarire la nostra cecità.

 

 

LUNEDI’ 7 MARZO

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, NOI CREDIAMO MA AIUTACI NELLA NOSTRA INCREDULITA’

         

Tra i santi di oggi ricordiamo: GAUDIOSO, Vescovo, Santo

Gaudioso è il dodicesimo vescovo di Brescia. Di lui conosciamo pochissimo, tranne il suo spirito di fede e di preghiera e il suo desiderio di essere un buon pastore per la sua gente. Morì prima dell’anno 451.

Parola di Dio: Is 65,17-21; Sal 29; Gv 4,43-54

 

“QUELL’UOMO CREDETTE ALLA PAROLA DI GESU’ E SI MISE IN CAMMINO”. (Gv. 4,50)

Credere e mettersi in cammino, ecco i due elementi della fede. Questo padre disperato che vede suo figlio morire si era già messo in cammino una volta per andare a cercare Gesù. Questo primo cammino era dettato da due elementi che sembrano contrastanti: la disperazione umana nel vedere il figlio morire e la speranza che quel Gesù potesse ridargli vita. Ma adesso c’è ancora un altro cammino da fare: ha incontrato Gesù, gli ha strappato una promessa, ma non ha ancora visto niente e deve tornare a casa credendo e sperando.

Dio non risponde sempre come vorremmo noi alle nostre aspettative. Noi abbiamo la supponenza non solo di chiedere ma anche di dire a Dio come deve fare. Gesù, il miracolo è disposto a farlo, soprattutto il miracolo di far nascere in noi la fede vera, ma bisogna passare per le sue strade. Il viaggio di ritorno di quest’uomo verso la casa di suo figlio (moribondo o guarito?) mi fa pensare al viaggio di Abramo che con suo figlio sta andando verso il monte Moria con nel cuore il terribile comando di Dio di immolarglielo in sacrificio. La fede, sia in un caso che nell’altro diventa scarna, la speranza nasce e muore mille volte, la preghiera si confonde con la bestemmia, sei solo con te stesso…, ma è anche il momento, se sai resistere, se chiedi di resistere, in cui lo Spirito può davvero operare in te il miracolo della fede.

 

 

MARTEDI’ 8 MARZO

Una scheggia di preghiera:

 

SOLO NELLE TUE MANI, SIGNORE, C’E’ SALVEZZA

         

Tra i santi di oggi ricordiamo: FILEMONE DI TEBAIDE, Santo, Martire  

Sembra fosse un commediante, un mimo che si era convertito. Avendo rifiutato di immolare agli idoli, fu preso con il diacono Apollonio ed altri cristiani. Tutti subirono atroci tormenti e poi furono martirizzati ad Antinoe di Egitto, durante la persecuzione di Diocleziano.

Parola di Dio: Ez 47,1-9.12; Sal 45; Gv 5,1-3.5-16

 

“VUOI GUARIRE?”. (Gv 5,6)

L’ immagine di quest’uomo malato da lungo tempo che aspetta ai margini di un’acqua che può salvare ma incapace di arrivarci, mi sembra proprio l’immagine della nostra umanità. Siamo malati, malati di egoismo, di incapacità di vedere lontano e con amore, bloccati da mille cose che ci legano alla terra… vediamo con chiarezza che c’è un acqua limpida che guarirebbe la nostra fede, ci darebbe le energie sufficienti per vincere il male, ci rinnoverebbe dentro…e non ci decidiamo al tuffo, e quando qualcuno ci chiede perché troviamo ancora delle scuse…”Gli altri non mi aiutano… sono solo, tutto è sulle mie spalle…”

“Ma vuoi o non vuoi guarire?”

Spesso la nostra umanità non vuole guarire. Qualche volta non si accorge neppure più di essere malata spesso non abbiamo neppure più il senso del peccato e lo confondiamo con quelle cose che non sono andate come volevamo e che ci rendono scontenti; altre volte l’abitudine al religioso non ci aiuta a vedere la gioia della salvezza che ci viene offerta e ci accontentiamo di un Dio da museo, altre volte valutiamo solo i rischi e le rinunce che comporterebbe il buttarsi decisamente. E così rimaniamo sulla soglia della salvezza, sempre offerta, sempre a portata di mano ma terribilmente lontana dai cuori inariditi. Eppure Gesù è disposto a guarirci, non desidera altro, a quel malato evita addirittura anche il fatto di doversi gettare nella piscina, ma io voglio guarire? Ho almeno il desiderio di buttarmi nelle braccia di Gesù e di lasciare fare a Lui?

 

 

MERCOLEDI’ 9 MARZO

Una scheggia di preghiera:

 

TU, GESU’ SEI LA RISURREZIONE E LA VITA, CHI CREDE IN TE NON MORIRA’ IN ETERNO

         

Tra i santi di oggi ricordiamo: CATERINA DA BOLOGNA, Santa, Monaca

Nacque a Bologna l’8 settembre 1413. Figlia del nobile Giovanni Vigri da Ferrara e di Benvenuta Mammolini bolognese, fu allevata a Ferrara; abbandonò  la corte di Margherita d'Este, di cui era damigella, per ritirarsi nel convento delle clarisse. In seguito, per volere della città, fondò a Bologna il convento del Santo Sacramento di cui fu badessa. Scrisse trattati mistici fra i quali “Le arme necessarie alla battaglia spirituale”. Morì il 9 marzo 1463.

Parola di Dio: Is 49,8-15; Sal 144; Gv 5,17-30

 

“CHI ASCOLTA LA MIA PAROLA E CREDE A COLUI CHE MI HA MANDATO, HA LA VITA ETERNA E NON VA INCONTRO AL GIUDIZIO, MA E’ PASSATO DALLA MORTE ALLA VITA”. (Gv. 5,24)

Proviamo a prendere sul serio la parola di Gesù che ci viene proposta oggi. Se Gesù è davvero il Figlio di Dio, Dio pure Lui (e noi questo dovremmo crederlo perché se no non siamo neppure cristiani) non può averci detto delle cose false. Allora significa che se io ascolto la sua Parola e credo che Lui e il Padre sono una cosa sola e credo in Lui, io sono già adesso nella vita eterna e sono già passato dalla morte alla vita. Quindi di chi devo avere paura? Di Dio? Del suo giudizio? Della sofferenza e della morte terrena? Certo: il timore e il rispetto della grandezza di Dio devono esserci nella mia vita; la tensione a vivere secondo l’insegnamento di Gesù deve manifestarsi nel mio quotidiano; il fatto che il dolore e la morte siano difficili da accogliere è una realtà, ma se io sono già nell’eternità so che queste cose sono di un momento e non possono strapparmi dalla promessa di Gesù, so che mentre il dolore e la morte mi colpiscono sono già vinti perché io e Gesù siamo uniti strettamente e non solo per volontà mia ma soprattutto per amore suo e allora io sono già passato con Lui attraverso la morte e sono certo con Lui della risurrezione.

Se noi pensassimo sovente a questo, quanto cambierebbe la prospettiva di tutta la nostra vita!

 

 

GIOVEDI’ 10 MARZO

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, NOI CREDIAMO MA AUMENTA LA NOSTRA FEDE

        

Tra i santi di oggi ricordiamo: VIVIANO, Santo, Martire  

Siamo in Armenia, nel IV secolo e Viviano appartiene alla Legione Fulminante. Egli è Cristiano e davanti all’ordine dell’imperatore Licinio di abiurare si rifiuta con altri 39 compagni. Vengono torturati e poi esposti nudi su un lago gelato per morire di freddo. Per amore di Cristo questo succede.

Parola di Dio: Es 32,7-14; Sal 105; Gv 5,31-47

 

“MA VOI NON AVETE MAI UDITO LA SUA VOCE, NE’ AVETE VISTO IL SUO VOLTO, E NON AVETE LA SUA PAROLA CHE DIMORA IN VOI, PERCHE’ NON CREDETE A COLUI CHE EGLI HA MANDATO. (Gv. 5,37-38)

Davanti all’incredulità dei Giudei, Gesù cerca di spiegare quanto essa sia ingiustificata. Se pure essi non hanno sentito la voce di Dio che nel suo battesimo lo confermava come suo Figlio, essi hanno avuto la testimonianza di Giovanni il Battista, possono vedere concretamente i suoi segni, i miracoli che possono esser compiuti solo da chi a pieno titolo opera nel nome di Dio, possono ritrovare le indicazioni preziose sul Messia proprio in tutta la Bibbia…

Sono dunque tante le strade, le testimonianze per arrivare alla fede in Gesù. Eppure essi, e purtroppo tante volte anche noi stentiamo a credere. Non udiamo e non vediamo, ecco in sintesi descritto il peccato del mondo. Tutto ci è stato rivelato in Cristo, tutta la scrittura si è adempiuta in Lui, la sua testimonianza è inequivocabile, eppure ancora persiste il rifiuto, ancora non andiamo a Lui per avere la vita, che d’altra parte desideriamo tanto. Non vediamo il suo volto e ci fermiamo a rimirare i nostri volti sfigurati dal male e segnati dalle nostre passioni. Il cammino verso la Pasqua è segnato dalla sofferenza e dalla crudeltà, ma non possiamo più dubitare della meta finale a cui ci conduce. Dobbiamo solo alimentare la fede per non perdere mai la speranza.

 

 

VENERDI’ 11 MARZO

Una scheggia di preghiera:

 

LA TUA PAROLA, SIGNORE, E’ PAROLA DI VITA ETERNA

          

Tra i santi di oggi ricordiamo: EULOGIO DI CORDOBA, Santo, Vescovo, Martire

Eulogio nacque all’inizio del secolo nono. Ordinato sacerdote, divenne capo della scuola di Cordova, di cui arricchì la biblioteca. Sostenne con scritti e parole il coraggio dei cristiani che professavano la loro fede davanti ai tribunali musulmani. Fu imprigionato insieme con il suo vescovo Saulo (851). Liberato fu eletto arcivescovo di Toledo (858), ma non poté neppure entrare nella sua sede  perché nuovamente imprigionato  fu decapitato dai Saraceni nell’859.

Parola di Dio: Sap 2,1a.12-22; Sal 33; Gv 7,1-2.10.25-30

 

“ALLORA CERCARONO DI ARRESTARLO”. (Gv. 7,30)

Ciascuno di noi si sarà più volte chiesto perché la vita terrena di Gesù, Figlio di Dio, sia dovuta terminare con la terribile morte in croce. Le risposte possono essere tante e con altrettanti motivi teologici per comprovarle.

Qualcuno dice che solo attraverso la sofferenza e la morte, il Dio fatto uomo, reso in tutto simile a noi, poteva trasformare la sofferenza in amore e sconfiggere la morte e il peccato in maniera definitiva, risorgendo dai morti e liberandoci dal male.

Altri, specialmente i mistici, preferiscono adorare in contemplazione questo mistero.

Vorrei oggi, con voi, sottolineare ancora un altro aspetto, del perché Gesù sia stato condannato a morte.

Prima di tutto Gesù è fedele al Padre, Gesù è la verità e quindi proprio per questa fedeltà al Padre e per amore della verità, Egli dice sempre con estrema schiettezza il vero. Gesù, poi, è la luce venuta ad illuminare ogni uomo, quindi anche per amore nostro Lui è, e dice sempre la verità. Ma la luce non piace a chi vive nelle tenebre o a chi pensa di essere già illuminato di luce propria; la verità disturba le supposte verità di coloro che, approfittando del religioso, si sono costruiti una casta di potere e di benessere.

E allora la verità di Gesù non piace. Quando a Nazareth Gesù non si abbassa a fare i richiesti miracoli ciarlataneschi e dice di essere mandato da Dio, cercano di buttarlo giù dalla rupe della città. Quando per amore di verità ed anche per amore loro, Gesù dice che gli scribi, i farisei, i dottori della legge, sono ipocriti, belli di fuori, marci di dentro, certamente a questi personaggi non fa piacere e, allora, prima cercano di screditarlo e poi di farlo fuori. Quando Gesù, rovesciando i tavoli dei cambiavalute e dei venditori degli animali del tempio, tocca gli interessi di questi commercianti e gli interessi dei sacerdoti del Tempio, viene deciso che “è meglio che muoia un uomo piuttosto che tutto il popolo debba soffrire”.

Dunque, almeno nella successione degli eventi umani, la morte di Gesù è una conseguenza delle sue scelte e delle sue parole: Gesù non ha addomesticato la verità attraverso la diplomazia e i compromessi, ha sempre detto il vero in faccia a ciascuno e questo ha suscitato l’ira del potere costituito che ha reagito condannandolo a morte. La storia è quella di ieri, di oggi, di sempre: se ami Dio, se ami la verità, se ami gli uomini, se sei tutto d’un pezzo nell’affermare il vero, avrai fatto certamente del bene all’umanità ma avrai suscitato la gelosia, la rabbia, l’ira dei vari poteri costituiti che in mille modi cercheranno di farti tacere.

Gesù, poi, accetta tutto questo non con il piacere di soffrire, ma con l’amore vero per noi. Lui aveva detto: “Non c’è amore più grande che dare la vita per i propri amici”. Lui sapeva che, donandoci la verità di Dio, questa avrebbe portato come conseguenza la sua condanna, ma proprio per amore del Padre e nostro lo ha accettato.

Il Signore nelle piccole e grandi prove, nei momenti di persecuzione ci dia il coraggio  di essere talmente amanti della Verità, di Dio e dei fratelli, da non scendere mai a compromessi, da non mistificare la verità, di essere invece coerenti con il messaggio e la testimonianza che Lui stesso ci ha dato.

 

 

SABATO 12 MARZO

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, MIO DIO, IN TE MI RIFUGIO

         

Tra i santi di oggi ricordiamo: FINA DI SAN GIMIGNANO, Santa, Vergine

Nata a san Gimignano nel 1238, Fina (abbreviazione di Iosefina) ebbe una vita breve, ma religiosamente molto intensa. A dieci anni di età fu colpita da una gravissima malattia che la costrinse a letto impedendole qualsiasi movimento. Ad accrescere il dolore si aggiunse la perdita della madre. Col corpo piagato diede ai visitatori esempio di pazienza, insegnando loro il culto della Passione del Signore e la devozione alla Regina dei martiri. Si spense il 12 marzo 1253

Parola di Dio: Ger 11,18-20; SaI 7; Gv 7,40-53

 

“E NACQUE DISSENSO TRA LA GENTE RIGUARDO A LUI”. (Gv. 7,43)

Ci sono, nella nostra storia, fatti o personaggi davanti ai quali non è neppure importante prendere posizione: la mediocrità non interpella. Invece davanti a persone, magari scomode, contrastanti, provocanti, che hanno qualcosa da dire o da chiederci, non si può non essere coinvolti.

Gesù è uno di questi personaggi. Nella sua storia terrena non è stato un personaggio facile. Il Vangelo di oggi, sintetizzando, ci dice che alcuni lo consideravano un profeta, altri il Cristo, altri un imbonitore di folle, altri un millantatore, altri uno che sapeva parlar bene, altri un uomo pericoloso, altri uno da far fuori il più presto possibile, prima che arrecasse troppi danni… Insomma, davanti a Lui perfino il non prendere posizione era già una scelta. E oggi è esattamente la stessa cosa; davanti alla sua persona e alla sua proposta non si può non essere coinvolti.

C’è chi risolve velocemente il problema e, avendocela con il potere religioso, vede Gesù come il mezzo attraverso cui questo potere si è assestato e, allora, facendo di tutt’erba un fascio, getta via preti e Cristo insieme.

C’è chi ne vede la pericolosità, perché se qualcuno lo prendesse davvero sul serio ci sarebbe la più grande rivoluzione di amore di tutti i tempi e allora lo annacqua,  dolcifica talmente le sue parole al punto di travisarle e di renderle capaci di addormentare chiunque.

C’è chi si ferma all’uomo Gesù, rischiando di farlo diventare “un gran personaggio della storia”, una specie di filosofo moralista, fondatore di religioni, e così Gesù diventa argomento di discussione, chiacchiere, tavole rotonde, salotti e il suo messaggio una morale tra le tante.

Per altri l’incontro con Gesù è stato scioccante, ha cambiato la vita: penso ai santi, ai martiri e a tutti coloro che hanno giocato e giocano la vita per Lui perché davvero lo credono vivo, Figlio di Dio, con un messaggio di gioia per oggi, perché vogliono far parte del suo regno.

Anche nella nostra vita Cristo ha avuto un ruolo e ce l’ha tuttora. La figura di Lui, il rapporto che abbiamo oggi con Lui dipendono da tante scelte precedenti. Se oggi Cristo non è per me segno di contraddizione, provocatore, evocatore di gioia e di impegno, non sarà perché, seguendo la strada comoda che magari altri mi hanno suggerito, ho preferito addormentare l’incontro con Lui? Ma c’è sempre tempo: da quando Gesù si è incarnato non ha mai smesso di andare incontro ad ogni uomo per provocarlo. “E tu, adesso, senza maschere, chi dici che io sia?”.

 

 

DOMENICA 13 MARZO:  5^ DOMENICA DI QUARESIMA

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, ECCO, IL TUO AMICO E’ MALATO

         

Tra i santi di oggi ricordiamo: BARTOLOMEO AGRICOLA, Venerabile

Era nato ad Amberg, in Germania nella seconda metà del secolo XVI. Fu frate minore conventuale ed operò per molti anni in Italia. Fu un sacerdote zelante, apostolo della carità in mezzo ai poveri e ai carcerati, scrittore di ascetica e di mistica. Morì a Napoli il 23 maggio 1621.

Parola di Dio: Ez 37,12- 14; Sal 129; Rm 8,8-11; Gv 11,1-45

 

“SIGNORE, SE TU FOSSI STATO QUI, MIO FRATELLO NON SAREBBE MORTO” (Gv. 11,21)

Quando vanno a dire a Gesù che Lazzaro è malato, Gesù non si muove. Arriva che Lazzaro è già morto da quattro giorni. Possibile che Dio sia sempre lontano quando lo si desidererebbe presente? Marta si lamenta, rimprovera quasi Gesù della sua assenza e noi, qualche volta, andiamo anche oltre: “Se Dio esistesse non permetterebbe tanto dolore”. Gesù non si giustifica, né ci rimprovera per i nostri sfoghi, si limita a ripetere:

“Se credi, vedrai la gloria di Dio”. “Credere” è al presente, mentre “vedere” riguarda il futuro. Noi invece pri­ma vogliamo le prove, poi, forse, siamo disposti a credere. Dio non ci chiede la fede come ricompensa dovuta al miracolo, prezzo da pagare per le sue prestazioni, ma come condizione necessaria perché Dio possa agire.

L’unico modo per avere questa fede è abbandonarsi ad una fiducia illimitata in Gesù che dice: “lo sono la risurrezione e la vita, chi crede in me non morirà in eterno”. E’ il figlio di Dio che ci ha detto questo. E’ Lui che ha dimostrato di dare la vita ai morti.

E’ Lui che risorto da morte è vivente per sempre. In Lui, con gioia, credo alla risurrezione dei morti.

 

 

LUNEDI’ 14 MARZO

Una scheggia di preghiera:

 

CON TE, SIGNORE, NON TEMO ALCUN MALE

         

Tra i santi di oggi ricordiamo: EVA, Reclusa di San Martino di Liegi, Beata

Nata tra il 1205 e il 1210, amica di Santa Giuliana, scelse di fare vita da reclusa a San Martino di Liegi. S’impegnò con Giuliana perché fosse istituita la festa del Corpus Domini. Morì verso il 1265.

Parola di Dio: Dn 13,1-9.15-17.19-30.33-62; Sal 22; Gv 8,1-11

 

“GLI SCRIBI E I FARISEI GLI CONDUCONO UNA DONNA SORPRESA IN ADULTERIO”. (Gv. 8,3)

L'episodio della donna, sorpresa in flagrante adulterio, condotta da Gesù per carpirgli una inevitabile condanna, è un chiaro esempio di zelo cattivo e amaro da parte degli scribi e dei farisei. Si appellano alla legge antica e, in tono di sfida, chiedono il parere del Signore, già pronti ad accusarlo qualora osasse mettersi contro di essa. Ecco che esplode la malvagità mascherata dallo zelo. Gesù ha tutto un altro tipo di zelo. Lui vuole servire davvero Dio facendo vedere il suo volto misericordioso, Lui è venuto non per condannare ma per salvare, Lui ha zelo nei confronti dei poveri e dei peccatori, per Lui quella donna non è prima di tutto una peccatrice, carne da macello per salvare la purezza di una legge, ma una donna, una figlia di Dio profondamente amata. Ora Gesù deve “chiamare” quella povera donna, umiliata e confusa per il suo peccato e fatta oggetto di scherno; deve diventare il suo “medico”, deve mostrarle la sua misericordia, ma prima ancora deve convincere i suoi accusatori, già pronti a scagliare la prima pietra contro la malcapitata. Ed ecco la sentenza: “Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei”. È così che Gesù pone a freno i nostri facili giudizi e le nostre sommarie pretese di giustizia. Cambia radicalmente l'oggetto delle nostre attenzioni: non più il peccato degli altri, non più il desiderio di condannare, lapidare e giustiziare gli altri, ma l'onestà nel guardare noi stessi, scoprire il nostro peccato, quello che frena la nostra mente e la nostra mano dallo scagliare pietre contro gli altri e la indirizza verso noi stessi per batterci il petto.

 

 

MARTEDI’ 15 MARZO

Una scheggia di preghiera:

 

TU SEI IL DIO CON NOI CHE NON CI ABBANDONA MAI

          

Tra i santi di oggi ricordiamo: GIOVANNI BALICKI, Beato  

Nacque il 25 gennaio 1869 a Staromiescie. Entrò in seminario e diventato prete fu mandato a Roma per completare gli studi. Al ritorno fu professore di teologia in seminario e poi rettore stesso del seminario. Conosciuto per l’acutezza del suo sapere ma soprattutto per l’equilibrio e la bontà morì il 13 marzo 1948.

Parola di Dio: Nm 21,4.9; Sal 101; Gv 8,21-30

 

“COLUI CHE MI HA MANDATO E’ CON ME E NON MI HA LASCIATO SOLO”. (Gv. 8,29)

Il versetto che meditiamo oggi è per me uno dei più belli, rassicuranti e forti del Vangelo. Gesù dice di non essere solo proprio nel momento in cui i malvagi si stanno accanendo contro di Lui e proprio nelle vicinanze della sua passione e morte. Umanamente non sembra così: Gesù ha dei nemici, un suo amico intimo e amato sta per venderlo, altri scapperanno, anche Dio umanamente stenterà a farsi sentire e sulle spalle di Gesù sta per cadere l’abbandono, il giudizio, la cattiveria degli uomini, la croce. Eppure Gesù sa di non essere solo. Lui è una cosa sola con il Padre nella forza e nell’amore dello Spirito.

Davanti al mistero della croce, davanti al grido umano di Gesù: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato”, davanti alle calamità e alle nostre sofferenze noi ci chiediamo: “Dov’è Dio?” e spesso non ci rendiamo conto che Dio è proprio lì dove c’è la croce di uno dei suoi figli, è proprio lì mentre umanamente sembra sentirsi la sua lontananza, è proprio lì dove sta abbattendosi un cataclisma o quando subiamo qualche prova terribile. No! Il Padre non è uno che si lava le mani dei propri figli, non è uno che ci gode a vederli soffrire per dare poi loro il premio. Gesù, il Padre, lo Spirito hanno scelto un’altra strada per dirci davvero il loro volerci bene. Essi sono là dove siamo noi con le nostre gioie e con le nostre sofferenza per viverle con noi, per darci la certezza che nulla va perduto, per dirci: “Non sei solo ma sei amato”.

 

 

MERCOLEDI’ 16 MARZO

Una scheggia di preghiera:

 

SEI LA MIA LUCE, SEI LA MIA SALVEZZA, SEI LA MIA GIOIA, ALLELUIA

         

Tra i santi di oggi ricordiamo: AGAPITO DI RAVENNA, Santo, Vescovo

E’ il decimo dei vescovi ravennati. Visse tra la fine del III secolo e la prima metà del IV. Fa parte dei Vescovi “colombini” cioè quei vescovi che, secondo una leggenda, venivano eletti perché sul loro capo si era fermata una colomba, segno dell’elezione da parte dello Spirito Santo.

Parola di Dio: Dn 3,14-20.46-50.91-92.95; Cantico da Dn 3,52-56; Gv 8,31-42

 

“LA VERITA’ VI FARA’ LIBERI”. (Gv. 8,32)

Gesù ci invita a guardare a Lui, per essere fedeli alla sua parola, per diventare suoi discepoli, per conoscere la verità e per essere davvero liberi. È difficile comprendere che la peggiore schiavitù derivi proprio dall'ignoranza, dalla menzogna, dall'errore. Tutta la nostra storia, sin dal principio, è contrassegnata pesantemente dagli errori umani, che hanno sempre la medesima origine: il distacco da Dio, l'allontanamento da un ambito di amore e di comunione con Lui, la conoscenza e poi l'esperienza del male in tutte le sue forme. Il lamento di Cristo: “La mia parola non ha peso in voi” ci risuona ancora vero ed attuale. Su quella parola di verità prevalgono le nostre parole, le nostre scelte, le nostre personali decisioni e, di conseguenza i nostri smarrimenti. I figli che reclamano la loro parte di eredità per spendere tutto dove e come vogliono, sono ancora tanti. La presunzione di poter gestire la vita a proprio gusto, in completa autonomia, è ancora all'origine di tante forme attuali di paganesimo. È ancora più subdola la tentazione che vorrebbe convincerci, come accadeva ai Giudei, contemporanei di Cristo, di essere depositari di verità solo per un vago senso di appartenenza e per una fede presunta, che non incide realmente sulla vita. A nulla serve essere figli di Abramo se non assimiliamo la sua fede e la traduciamo nelle opere. Quanti si ritengono cristiani e uccidono nei fatti gli ammonimenti e i precetti del Signore! La verità di Dio è luce e lampada ai nostri passi, è orientamento di vita, è docile e gioiosa conformazione e amore a Cristo, è la pienezza della libertà. Il Signore ha affidato a due libri le sue eterne verità per la salvezza dell'uomo: la scrittura sacra, la Bibbia, che pochi conoscono e comprendono, e poi ai suoi fedeli, chiamati a proclamare quelle verità con la forza irresistibile della testimonianza. Hai mai pensato che qualcuno sta leggendo la bibbia e cercando la verità guardando la tua vita? È autentico il messaggio che stiamo inviando?


 

GIOVEDI’ 17 MARZO

Una scheggia di preghiera:

 

CREDO IN TE, GESU’, UNICO SALVATORE DEL MONDO

         

Tra i santi di oggi ricordiamo: AMBROGIO DI ALESSANDRIA, Santo

Era nato ad Alessandria da nobile famiglia. Aveva ricoperto cariche importanti nella pubblica amministrazione. Fu amico di Origene. Durante la persecuzione di Massimino il Trace, fu arrestato, gli furono confiscati i beni, venne messo alla berlina. Morì qualche anno dopo Origene, verso il 250.

Parola di Dio: Gn 17,3-9; SaI 104; Gv 8.51-59

 

“IN VERITA’, IN VERITA’ VI DICO: PRIMA CHE ABRAMO FOSSE IO SONO”. (Gv 8,58)

“Io sono” dice Gesù. Lui è il buon Pastore, la luce, l’acqua viva, la verità, la libertà… Lui è il Figlio di Dio, Lui è Dio.

Un uomo ricco aveva con suo figlio una gran passione per l'arte. La loro collezione era ricchissima: da Picasso a Raffaello. Molto spesso si sedevano insieme ad ammirare le grandi opere d'arte.

Quando scoppiò la guerra nel Vietnam, il figlio fu inviato al fronte. Era coraggioso ed agguerrito ma morì nella battaglia mentre cercava di salvare un altro soldato. Quando il padre lo seppe, soffrì profondamente: era il suo unico figlio.

 Un mese più tardi, giusto la vigilia di Natale, qualcuno bussò alla porta; era un giovane con un gran pacco in mano. Disse: "Lei non mi conosce, ma io sono il soldato per il quale suo figlio sacrificò la propria vita in guerra. Egli salvò molte vite in quello stesso giorno, ma proprio quando era quasi arrivato al sicuro, una pallottola gli attraversò il petto uccidendolo sull'istante. Mi parlava molto spesso di lei e del suo amore per l'arte." 

Il ragazzo nel porgere il pacco disse: "So che questo non è un granché... è un quadro, il ritratto di suo figlio, dipinto da me... non sono un grande artista, ma credo che a suo figlio avrebbe fatto piacere riceverlo". Il signore rimase stupito e commosso, ringraziò e chiese di poter pagare il quadro. "Oh no, signore, rispose il giovane, io non potrò mai sdebitarmi per quello che suo figlio fece per me salvandomi la vita. Accetti questo mio regalo." Il signore appese il ritratto sulla mensola del suo camino. Ogni volta che i suoi amici andavano a trovarlo, lui dapprima mostrava loro il ritratto di suo figlio, e poi la famosa galleria di quadri d'arte di cui era proprietario.

Dopo alcuni mesi morì, e non avendo eredi, fu fatta una grande asta per collocare tutti i quadri di valore posseduti da quel signore. Molta gente accorse all'appuntamento, nella speranza di potersi aggiudicare qualche quadro famoso.

Sul banco, in primo piano, c'era il ritratto del figlio caduto in guerra. Il banditore batté il suo martello e diede inizio all'asta: "Inizieremo l'asta con questo ritratto, figlio del defunto. Chi offre qualcosa per questo ritratto?". Ci fu un gran silenzio. Allora una voce dal fondo della stanza gridò: "Vogliamo vedere i famosi dipinti, non questa crosta! La metta da parte!" Tuttavia il banditore continuò: "Qualcuno offre qualcosa per questa pittura? 200 dollari? 100 dollari?" Un'altra voce si alzò piena di collera: "Non siamo venuti a perdere il nostro tempo per questo obbrobrio! Vogliamo vedere i quadri di Van Gogh, Rembrandts. Forza, tolga di mezzo questa miserabile tela!" 

Ma il banditore continuava imperterrito il suo lavoro: "Il figlio, il figlio, chi si porta a casa il figlio?" Finalmente, una voce dal fondo si fece coraggio: "Io offro 1 dollaro per quella tela." Era il vecchio giardiniere del padre e del figlio, ed essendo molto povero, era la sola cifra che poteva offrire. "Bene per 1 dollaro, continuò il battitore, chi offre di più? Nessuno?.....Qualcuno offre 10 dollari? 5 dollari?" I presenti cominciavano a sbottare e ad inveire contro il banditore, invitandolo a chiudere al più presto per quel quadro, per passare poi agli altri ben più famosi e importanti. "Aggiudica in fretta questa tela a quel signore per un dollaro, e passiamo alle opere di valore!" gli urlavano inviperiti e insofferenti per l'attesa.

Il banditore batté finalmente il martello: "1 dollaro e uno....1 dollaro e due....1 dollaro e tre! Aggiudicato il ritratto a quel signore! Complimenti." Un uomo seduto in seconda fila gridò felice: "Bene, era ora! Presto, tiri fuori il resto della collezione."

Il banditore ripose il martello e disse: "Mi spiace, signori e signore....l'asta è conclusa!" "Ma come....e le opere della collezione famosissima?" domandarono attoniti i compratori. "Sono spiacente: quando mi chiamarono per condurre questa asta mi fu detto di una clausola inclusa nel testamento del defunto. Non l'avrei potuta rivelare a nessuno fino a questo preciso momento. All'asta sarebbe andata solamente la tela del ritratto del figlio del signore defunto: chi si aggiudicava questa tela, avrebbe ereditato tutti i beni del defunto, compresa la sua collezione di inestimabile valore. Colui che si è aggiudicato il figlio, si è aggiudicato tutta l'eredità!" 

 

 

VENERDI’ 18 MARZO

Una scheggia di preghiera:

 

TI AMO, SIGNORE MIA FORZA, MIA ROCCIA, MIA FORTEZZA, MIO LIBERATORE

         

Tra i santi di oggi ricordiamo: ANSELMO DA LUCCA Santo  

Nacque a Baggio nel 1036 fu benedettino forse nell’abbazia di Saint Gillles su Rodano, fu poi legato di Gregorio VII in Germania e consigliere della contessa Matilde. Fu un buon diplomatico e difensore di Gregorio VII.

Parola di Dio: Ger 20,10-13; Sal 17; Gv 10,31 -42

 

“IN QUEL TEMPO I GIUDEI PORTARONO PIETRE PER LAPIDARE GESU’”. (Gv. 10,31)

A molti sembra facile risolvere i problemi a base di colpi di pietra.

Gesù non la pensa come noi? Accusiamolo di essere un bestemmiatore perché dice di essere Figlio di Dio, e poi una buona dose di pietre risolve il problema, toglie l’impiccio, dà sfogo all’odio ed è persino giustificato dalla religione!

E il metodo delle pietre è sempre andato avanti lungo i secoli per le piccole e le grandi cose. Qualcuno si oppone alla mia politica? Un bel linciaggio morale, un bel po’ di pietre vere o anche di armi più sofisticate aggiustano tutto. Quell’uomo ci dà fastidio con i suoi modi che rinfacciano la nostra ipocrisia? Ogni uomo ha sempre qualche lato debole, basta trovarlo per demolire quell’uomo, oltretutto potremmo sempre mascherarci da perbenisti che hanno fatto questo per salvare la verità e la giustizia. Dilaga la delinquenza? Ripristiniamo la pena di morte. Abbiamo difficoltà di convivenza in famiglia? Usiamo i metodi del più forte per risolvere.

Le pietre, le armi, i processi ingiusti, le mistificazioni per ammantare di onore, le azioni più nefande che trovano sempre giustificazioni, sono i modi del potere. Da millenni la storia si impernia su questo barbaro concetto: che esista qualcuno che è lecito odiare, colpire, uccidere, perché ci è “nemico”. Ma quello che è ancor più triste è che noi, discepoli di quel maestro che ci ha detto: “Se non renderete bene per male, se non amerete i vostri nemici, non entrerete nel Regno dei cieli”, spesso nel grande e anche nel piccolo del quotidiano, troviamo motivi per giustificare armi, guerre, violenze, soprusi.

E se invece di accumulare pietre, armi, odi e vendette, accumulassimo perdono, bontà, non violenza?

Ogni guerra, ogni odio, segna sempre la sconfitta dell’uomo. Anche se si crede legittima una guerra è sempre il risultato di una somma di peccati e l’occasione di grandi delitti e alla fine di una guerra, di una faida, di una vendetta, non ci sono più né vincitori né vinti, non c’è altro che un muro di pianto e la sconfitta dell’umanità.

 

 

SABATO 19 MARZO: SAN GIUSEPPE SPOSO DELLA BEATA VERGINE MARIA

Una scheggia di preghiera:

 

INSEGNACI, SIGNORE, LA STRADA DELLA GIUSTIZIA E DELL’AMORE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: BRITNODO, Abate, Santo

Fu il primo abate del monastero di Ely, in Inghilterra dal 970 al 994 circa. Un racconto riferisce che sorprese la regina Elfrida a compiere stregonerie e allora essa lo fece tormentare a morte con pugnali roventi.

Parola di Dio: 2 SaM 7,4-5a. 12-14a. 16; Sal 88; Rm 4,13.16-18.22; Mt 1,16.18-21.24a; oppure Lc. 2,41-51a

 

“GIUSEPPE, LO SPOSO DI MARIA, ERA UN UOMO GIUSTO”. (Mt. 1,19)

Nel Vangelo si parla poco di Giuseppe. Nel Vangelo Giuseppe non parla mai. Ma il più bell’elogio che il Vangelo fa di quest’uomo è dire che è un uomo giusto. Dio è giusto. L’uomo chiamato ad essere santo come santo è Dio, deve diventare giusto come Lui è giusto.

Nella Bibbia i giusti sono coloro che operano la giustizia di Dio. Giuseppe, uomo giusto si fida non della giustizia degli uomini e neanche solo della giustizia delle leggi sociali e religiose, si fida e si abbandona totalmente alla giustizia di Dio. Oggi il termine giusto è applicato alle persone per vari motivi. Si dice: quella persona è giusta e si pensa è equa, è buona, non è parziale. Ma il vero senso di questa parola nella Bibbia “è giusto perché agisce come agisce Dio”, quindi potremo dire che Giuseppe è, dopo Maria, il primo vero cristiano perché, come Gesù, si fida, si abbandona a Dio e lascia che sia Dio ad agire in lui. E noi siamo giusti in questo modo? Dio ha lo spazio per manifestare in noi la sua giustizia? o trova in noi tante presunte giustizie che lo soppiantano?

 

 

DOMENICA 20 MARZO: DOMENICA DELLE PALME

Una scheggia di preghiera:

 

O SIGNORE, VIENI PRESTO IN MIO AIUTO

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:

MARIA GIUSEPPINA DEL SACRO CUORE DI GESU’, SANCHO DE GUERRA, Santa, fondatrice

Nacque a Vitoria, in Spagna il 7 settembre 1842. Già da ragazza amava l’Eucarestia e la Madonna ed era attenta a malati e poveri. A 18 anni espresse il desiderio di entrare in convento, ma dopo alcuni tentativi non realizzati decise di dar vita ad una nuova famiglia religiosa che avesse per scopo l’assistenza ai malati negli ospedali e a domicilio e fondò a Bilbao il nuovo Istituto delle Serve di Gesù che sotto i suoi 41 anni di guida si diffuse ampiamente. Morì il 30 marzo 1912 dopo una lunga malattia sopportata con amore.

Parola di Dio: (Mt 21,1-11)  Is 50,4-7; Sal 21; Fil 2,6-11; Mt. 26,14-27,66

 

“PASSIONE DI NOSTRO SIGNORE GESU’ CRISTO SECONDO MATTEO…”

Anche quest’anno iniziamo la settimana santa di Gesù ascoltando la lettura della sua passione e morte: è lì che ogni evangelista manifesta la sua sensibilità, la sua tenerezza interiore, la sua esperienza di fede. No, non è solo una mirabile opera letteraria, un drammatico racconto di un'esecuzione a morte, un commovente fatto che ci suscita sensazioni e ricordi: è un avvenimento che ci coinvolge. Non giochiamo a ricordare qualcosa, no, non ci commuoviamo "una tantum" vedendo questo volto sfigurato dalla violenza e dal dolore. Ogni nostra celebrazione ripropone, rende presente, rifà, rivive, celebra quest'avvenimento. Non si tratta, allora, soltanto di ascoltare, magari compassati, il racconto della Passione. No: questa Passione accade per noi, oggi. E' come se il Signore ci dicesse: "Questo è il mio amore per te. Se sei riuscito a fare sufficiente deserto nel tuo cuore in questi quaranta giorni, lo puoi capire, puoi sentire la sete, anelare alla luce, desiderare di rivivere come Lazzaro. Io, il Signore, il Figlio di Dio, mi dono per te".         
Alla fine della sua versione del racconto della Passione di Gesù, Matteo, buon ebreo, ci racconta che il velo del Tempio si squarciò in due, dall'alto verso il basso. Il velo, un grande pezzo di stoffa, impediva l'accesso al Santo dei Santi di Gerusalemme, il luogo dov'era conservata, in passato, l'Arca dell'Alleanza e che diventava il luogo della Gloria di Dio: lì, nel Santo dei Santi, abitava il Dio d'Israele, nascosto agli uomini da quest'immenso panno. Era un modo concreto per indicare dov'era la divinità, luogo che veniva guardato con rispetto e timore. Il velo, ora, è squarciato: Dio è visibile, si è reso visibile, ha tolto il velo, si è svelato. E il suo volto non è come ce lo rappresentava la nostra paura e la nostra approssimazione, non il volto imperturbabile di un Dio perfetto, sommo egoista, che guarda dall'alto della sua eternità le vicissitudine grottesche delle sue creature. No: Dio è nudo. E' un volto di un Dio consegnato per amore, che accetta di non essere capito, di essere oltraggiato, per amore degli uomini, un Dio che muore d'amore, il volto svelato dalla Passione. A noi la risposta, davanti a questo Dio.    

 

LUNEDI’ 21 MARZO

Una scheggia di preghiera:

 

GRAZIE, SIGNORE! RENDIAMO GRAZIE A TE CHE REGNI NEI SECOLI ETERNI.

         

Tra i santi di oggi ricordiamo: CLEMENZA, Beata, Monaca   

Clemenza di Hohenberg era nata da una famiglia nobile, contessa di Spanhein per nascita, aveva sposato il conte di Crafton, ma fu sempre semplice per amore e imitazione di Cristo. Rimasta vedova entrò in convento e vi rimase fino alla morte avvenuta nel 1176.

Parola di Dio: Is 42,1-7; Sal 26; Gv 12,1-11

 

“MARIA PRESA UNA LIBBRA DI OLIO PROFUMATO DI VERO NARDO COSPARSE I PIEDI DI GESU’”. (Gv 12,3)

Gesù nella sua vita “passò facendo bene ogni cosa” dicono alcuni personaggi del vangelo, però ha ottenuto davvero poca riconoscenza: solo un lebbroso su dieci torna ringraziare e a lodare Dio, molti una volta ricevuto se ne vanno. Eppure il lodare, il dir grazie hanno una musica particolare, direi in profumo particolare come quello del nardo di Maria di Betania.

Il profumo del suo grazie si scontra contro il calcolo umano di Giuda, il suo stare inginocchiata ai piedi di Gesù (Maria ci era abituata) indica la sua totale disponibilità e riconoscenza mentre il contare il gruzzolo sa di sudore umano sfruttato perché “soldo faccia soldo”. Maria esprime la gratitudine di tutti i credenti, il grazie di tutti salvati da Cristo, la lode di tutti i risorti, l'amore di tutti gli innamorati di Lui, la risposta migliore a tutti i segni con i quali egli ha manifestato a tutti noi la bontà di Dio. L'intervento di Giuda è la contro testimonianza più assurda e maldestra: l'espressione d'amore per lui diventa freddo e gelido calcolo tradotto in cifra, Trecento denari. Chissà se egli si ricorderà fra non molti giorni del valore attribuito a quel vasetto di alabastro e se lo confronterà con i trenta denari per i quali ha venduto il suo maestro? Per chi è attaccato al denaro e lo ha fatto diventare il proprio idolo, davvero l'amore vale zero e la stessa persona del Cristo può essere svenduta per pochi soldi! È l'eterno contrasto che spesso sconvolge la vita del nostro povero mondo e dei suoi abitanti: o le ricchezze di Dio, incommensurabili, eterne, che riempiono l'umana esistenza o il vile denaro, chi schiavizza e illude.

 

 

MARTEDI’ 22 MARZO

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, PERDONACI! ABBIAMO PECCATO

         

Tra i santi di oggi ricordiamo: DEOGRATIAS, Santo, Vescovo

Fu vescovo di Cartagine Affrancò molti schiavi romani condotti in Africa da Genserico, anche vendendo i vasi sacri delle chiese. Morì nel 457.

Parola di Dio: Is 49,1-6; Sal 70; Gv 13,21-33.36-38

 

“IN VERITA’ VI DICO: UNO DI VOI MI TRADIRA’ “. (Gv. 13,21)

Si sta avvicinando per Gesù il momento centrale del suo essere venuto sulla terra e Gesù sente il bisogno di condividerlo con i suoi amici, anche se deve scoprire il tradimento, il rinnegamento, l’incomprensione.

Due amici: Pietro e Giuda; uno, nonostante le sincere affermazioni di amicizia e di coraggio, sta per rinnegarlo e un altro ha gia deciso il tradimento. Ma c’è una grossa differenza tra questi due drammi dell’amicizia che vale la pena di meditare con attenzione. Giuda è caduto nella notte e non ha più forza e capacità per venirne fuori. Egli è la terribile immagine della disperazione: “Tutto è finito per me”. Anche Pietro commetterà il suo errore, ma egli resterà dentro l’amore. Egli era sicuro di essere ancora amato e di poter ancora amare. Per lui e per noi è questo “ancora” che gli permette di non cedere alla disperazione totale: “Niente è impossibile a Dio”.

Quando pensiamo che Dio non può perdonarci, noi diventiamo Giuda. Ma noi possiamo ancora e sempre diventare Pietro e ascoltare ancora la parola che ci farà rivivere: “Mi ami tu ?”.

 

 

MERCOLEDI’ 23 MARZO

Una scheggia di preghiera:

 

NELLA TUA FEDELTA’ SOCCORRIMI, O SIGNORE

         

Tra i santi di oggi ricordiamo: LEA, Santa  

Era una dama romana del IV secolo, molto ricca. Rimase vedova e per amore di Cristo rinunciò ad ogni ricchezza e si ritirò in umiltà presso il monastero guidato da San Gerolamo e così visse fino alla morte nel 384.

Parola di Dio: Is 50,4-9a; Sal 68; Mt 26,14-25

 

“RABBI’ SONO FORSE IO?” (Mt. 26,25)

Dopo le accese polemiche con i suoi indomabili nemici, ci saremmo aspettato il tradimento da uno di loro: da tempo erano nell'aria minacce di morte, avevano tentato ripetutamente di trarlo in inganno, di coglierlo in fallo. Avviene però che il traditore è a mensa con Lui, è lì tra i suoi a condividere una intimità già dissacrata con i cupi pensieri, a fingere una fedeltà già tradita nel cuore.

C'è tanta amarezza in ogni tradimento perché è l'offesa peggiore all'amore, all'amicizia, alla fedeltà. Aveva ragione il salmistra a dire con profonda delusione: “Se mi avesse insultato un nemico, l'avrei sopportato; se fosse insorto contro di me un avversario, da lui mi sarei nascosto. Ma sei tu, mio compagno, mio amico e confidente; ci legava una dolce amicizia, verso la casa di Dio camminavamo in festa”.

Comprendiamo la profonda commozione del Signore: uno dei suoi, un commensale, uno a cui aveva riservato stima e fiducia particolari, ora è in preda a satana. Ingoia un boccone e poi s'immerge nel buio della notte. Come è triste quella notte senza luce! Uno dei discepoli esce e si distacca da Gesù, ma un altro in atteggiamento di amore e di tenerezza posa il capo sul petto di Gesù. Alla trama di morte, già in atto, fa riscontro l'annuncio della glorificazione del Padre e del Figlio. Il piano divino di salvezza sta per compiersi, la redenzione è già in atto.

 

 

GIOVEDI’ 24 MARZO:  GIOVEDI’ SANTO

Una scheggia di preghiera:

 

SEI TU SIGNORE IL PANE, UN CIBO SEI PER NOI

         

Tra i santi di oggi ricordiamo: AGAPETO, Santo, Vescovo 

Visse nella prima metà del secolo IV. Originario della Cappadocia, era entrato in convento, ma fu strappato dalla vita monastica per essere arruolato nell’esercito. Fu ferito ed ottenne di lasciare la milizia, venne ordinato sacerdote e poi fu Vescovo di Sianao. Il suo servizio pastorale fu costellato da grandi atti di carità e da numerosi miracoli.

Parola di Dio: Es 12,1-8,11-14; SaI 115; 1 Cor 11,23-26; Gv 13,1-15

 

“COMINCIO’ A LAVARE I PIEDI AI DISCEPOLI”. (Gv. 13,5)

Questi tre giorni della settimana santa sono talmente ricchi di celebrazioni, ricordi vibranti, segni, che tutto parla dell’amore di Dio. Vi offro proprio solo alcuni lampi di riflessione magari da vivere in adorazione davanti al Santissimo sacramento, alla croce o nel silenzio.

Giovedì santo: la buona notizia di un Dio che si dona.

Gli altri dei hanno bisogno di sacrifici; Gesù sacrifica se stesso per noi.

Gli altri dei vogliono degli agnelli immolati: Gesù si fa agnello innocente e con il suo sangue ci segna e ci libera.

Gli altri dei vogliono cose, obbedienza incutono timore; Gesù si offre, non chiede nulla, da se stesso, ci serve lavandoci i piedi.

Gli altri dei prendono il nostro pane; Lui Dio si fa pane per la nostra fame e per il nostro cammino.

 

 

VENERDI’ 25 MARZO:  VENERDI’ SANTO

Una scheggia di preghiera:

 

TI SALUTO O CROCE SANTA CHE PORTASTI IL REDENTOR, GLORIA LODE ONOR TI CANTA OGNI LINGUA ED OGNI CUOR

        

Tra i santi di oggi ricordiamo: BARONTO, Santo

Era un uomo sposato con un figlio, era vissuto nel VII secolo. Alla morte della moglie si ritirò con il figlio Agloaldo nell’abbazia di Longrey. Venne poi a Roma e si fermò sui monti di Pistoia poter fare vita eremitica.

Parola di Dio: Is 52,13—53,12; Sal 30; Eb 4,14-16;5,7-9; Gv 18,1—19,42

 

“GESU’ DISSE: TUTTO E’ COMPIUTO. E, CHINATO IL CAPO, SPIRO’”. (Gv. 19,30)

Venerdì Santo: la buona notizia di un Dio che sa che cos’è il dolore e l’amore.

Davanti a quella croce tremo al pensiero delle croci che noi uomini siamo capaci di inventare e di porre sulle spalle degli altri, anche su quelle di Dio.

Davanti a quella croce scopro dov’è Dio quando noi siamo nel dolore.

Davanti a quella croce scopro che anche il dolore può diventare amore.

Davanti a quella croce capisco che quando il male si scatena è perché Dio lo sta vincendo.

In quel volto e in quel corpo di crocifisso vedo il volto di tutti i crocifissi della Terra: Dio è davvero in comunione con noi.

 

 

SABATO 26 MARZO SABATO SANTO

Una scheggia di preghiera:

 

PARLA, SIGNORE, CHE IL TUO SERVO TI ASCOLTA.

         

Tra i santi di oggi ricordiamo: LUDGERO, Santo, Evangelizzatore  

Era nato in quella che oggi è l’Olanda, si sentì chiamato dal Signore e divenne prete e missionario nelle regioni della Frisia e della Westfalia. Ottenne grandi conversioni ma fu perseguitato ed esiliato da parte dei pagani. Si fermò per un periodo nella abbazia benedettina di Montecassino ma nell’802 fu fatto vescovo  di quella che poi sarà Munster. Riprese allora i suoi viaggi missionari specialmente nella Germania del Nord e nell’Olanda. Nell’809, la vigilia della domenica di Passione Ludgero annunciò che sarebbe morto nella notte. E così avvenne. Era il 26 marzo.

Parola di Dio per la celebrazione della notte: Gen 1,1-2,2; Gen 22,1-18; Es 14,15-15,1; Is 54,5-14; Is 55,1-11; Bar 3,9-15.32- 4,4; Ez 36,16-17a.18-28; Rm 6,3-11; Sal 117; Mt 28,1-10

 

“LE DONNE STAVANO AD OSSERVARE DOVE L’AVEVANO DEPOSTO”. (Mc. 15,47)

Sabato Santo: Anche il silenzio è una buona notizia.

Il silenzio di questo giorno mi dice che per fortuna il mistero non è del tutto svelato: Dio è ancora Dio e l’uomo è ancora uomo.

Il silenzio attorno alla tomba di Gesù mi invita a guardare dentro me stesso per scoprire se dentro vi è un cadavere oppure si odora di risurrezione.

Il silenzio della liturgia mi aiuta a capire che il nostro Dio non lo si compra con le parole ma lo si accoglie con tutti noi stessi

Nel silenzio capisco il valore dei doni ricevuti,che spesso le parole travisano e fanno scadere  nell’abitudine.

Il silenzio mi ricorda che la vita ha bisogno di suoni e di pause per essere musica, ha bisogno di gioie e di dolori per essere completa, ha bisogno di morte perché la vita sia piena.

 

 

DOMENICA 27 MARZO: PASQUA DI RISURREZIONE

Una scheggia di preghiera:

 

NE SIAMO CERTI: CRISTO, SEI VERAMENTE RISORTO

         

Tra i santi di oggi ricordiamo: AUGUSTA DI SERRAVALLE, Santa, Martire 

Siamo nel V secolo: Augusta era figlia di un capotribù germanico. Si convertì al cristianesimo e per questo fu martirizzata dal padre. Fu sepolta vicino a Treviso. E’ invocata da parte dei sofferenti di emicrania.

Parola di Dio: At 10,34a.37-43; Sal 117; Col 3,1-4 o 1 Cor 5,6b-8; Gv 20,1-9 o Lc 24,1-12 (Lc 24,13-35)

 

“E VIDE E CREDETTE”. (Gv. 20,8)

E’ risorto! E’ questo il grido della nostra fede cristiana la mattina di Pasqua: Gesù non è più al sepolcro.

Dopo avere rialzato gli zoppi, i malati, gli esclusi, i feriti della vita, è stato rigettato dalla cattiveria degli uomini ed è stato stritolato dal male. Ma  Dio lo ha sostenuto, rialzato, e poi esaltato il suo Servitore.

Questa buona notizia è un avvenimento inaudito nella nostra storia umana. È annunciata da un messaggero che compie i segni del cielo: il terremoto, la pietra spostata, l'aspetto del lampo, il vestito bianco come neve, le guardie atterrite...

La risurrezione di Gesù è molto più che un semplice ritorno alla vita. Ricordiamoci delle mani e dei piedi legati  di Lazzaro e della figlia di Giairo che aveva ancora fame. Gesù è entrato in una vita tutta diversa, divide in pienezza la vita stessa di Colui in cui ha posto interamente la sua fiducia. "Dio lo ha risuscitato!".

Qui è dunque anche la  nostra speranza.  Se faremo come Lui, Dio farà risorgere anche noi.

È oggi la più grande festa dell'anno. Insieme, facciamo memoria e celebriamo.

Allunghiamo le nostre radici fino all'alba della creazione e della vita. Nel cuore della notte, benediciamo il fuoco nuovo, accendiamo il cero pasquale, cantiamo le parole che cambiano la faccia dell’'universo: "Esultate di gioia”

E poi riprendiamo la strada al fianco di Gesù. Battezzati in lui, lo raggiungiamo là  dove ci precede. Perché la sua vita è una cosa sola con la nostra cominciando da quella notte santa dove Dio lo ha liberato dalla morte.

 

 

LUNEDI’ 28 MARZO

Una scheggia di preghiera:

 

TU, RE VITTORIOSO, PORTACI LA TUA SALVEZZA.

         

Tra i santi di oggi ricordiamo: GONTRANO, Santo, Re 

Nato nel 545 era figlio di Clotario I e a 16 anni era già re di Orleans e della Borgogna. Fu un re forte e saggio, sensibile alla diffusione della religione e fondatore di monasteri. Morì il 28 Marzo del 593.

Parola di Dio: At 2,14.22-32; Sal 15; Mt 28,8-15

 

“LE DONNE CORSERO A DARE L’ANNUNZIO AI SUOI DISCEPOLI”. (Mt. 28,8)

In questa settimana leggeremo i vangeli della risurrezione. Mi sembra bello sia il commentarli sia il rileggerli attraverso esperienze di vita. Vi ripropongo questa apparse su Famiglia Cristiana nel 2001:

Alcuni anni fa Giovanni D. partiva per il servizio militare, lasciando una lettera alla sua fidanzata Ida, con scritto sulla busta: "Da leggere dopo la mia morte". E partì. Tornando si sposò appunto con Ida ed ebbero la gioia del primo figlio.

Ma con la gioia Giovanni ed Ida ebbero anche la dolorosa sorpresa della comparsa di un brutto male che, in pochi mesi, portò Giovanni in paradiso.

Con molta trepidazione Ida aprì la lettera che le aveva lasciato il marito e lesse questo testo: "Carissima Ida, ho deciso di riprendere, questa mattina, la lettera di cui ti ho parlato e che puoi leggere solo ora che ti ho lasciata. Come vedi, anche la nostra vita di padre e madre di famiglia è trascorsa veloce: tuttavia è stata bella, molto bella, non ti pare? Ti amo anche adesso. Non so se arriverò avanti negli anni, so solo che, a qualunque età, ti vorrò sempre bene. Non ti dimenticare mai di me, anche se sono... morto... Non piangere, ma sorridimi perché, anche se morto, ti starò sempre vicino. Anche dopo la tua di morte!... E poi c'è un altro motivo per essere felici, dato dalla nostra fede che ci assicura: "Chiunque crede in me - dice Gesù - anche se morto, vivrà". E, quindi, non dobbiamo essere tristi come quelli che non hanno speranza.

I miei funerali li voglio molto semplici: nessuno deve piangere! Non voglio fiori, voglio che le campane suonino a festa e i paramenti del celebrante devono essere bianchi! Se dovessi morire molto giovane, non voglio che si dica: "Poverino, era ancora giovane!". Il celebrante non deve parlare di me, ma della risurrezione, commentando San Paolo che dice: "Se Cristo non fosse risorto vana sarebbe la nostra fede". E il Vangelo che dice: "Padre, se è possibile, allontana da me questo calice, ma non sia fatta la mia volontà ma la tua". Carissima Ida, tra un paio di giorni partirò per il servizio militare e mi dispiace lasciarti, ma con te accanto che mi aiuterai a compiere serenamente il passo supremo, sarà tutto più facile. Concludo abbracciandoti forte forte, almeno spiritualmente, non potendolo fare fisicamente. Ricordati di baciarmi prima che mi chiudano".

E capitò proprio così: questa lettera fu letta al Vangelo nella Messa del funerale, nel silenzio solenne e commosso dell'assemblea: il celebrante portava i paramenti bianchi, parlò della risurrezione e le campane suonarono a festa. Gli amici di Giovanni e Ida lo ricordano ancora. E tuttora si ritrovano insieme gioiosamente.

 

 

MARTEDI’ 29 MARZO

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, SPERANZA NOSTRA, ASCOLTACI

         

Tra i santi di oggi ricordiamo: CIRILLO DI ELIOPOLI, Diacono, Santo, Martire

Avendo molte volte manifestato la propria fede nei confronti dei pagani, Cirillo, che era diacono, fu una delle prime vittime della reazione anticristiana sotto Giuliano l’apostata nel 361-363. Viene raccontato che i suoi persecutori non solo si accanirono su di lui ma arrivarono fino a estirpargli il fegato e a mangiarselo

Parola di Dio: At 2,36-41; SaI 32; Gv 20,11-18

 

“LE DISSE GESU’: DONNA, PERCHE' PIANGI?”. (Gv.20,15)

Tu, o Signore, con la domanda fatta a Maria Maddalena continui a chiedere il perché delle nostre lacrime.  Ma, come, Tu,  Signore che sai tutto, chiedi a noi perché piangiamo?

Io, mamma del terzo mondo, piango perché vedo la pancia gonfia del mio bambino e non ho di che dargli da mangiare.

Io, anziano, piango perché è morta la mia compagna di vita e non so trovare senso alla mia solitudine.

Io, giovane, piango perché sembra che per me non ci sia posto nel mondo del lavoro e il mio domani è pieno di interrogativi e di incertezze.

Io, accusato, piango perché la giustizia dei tribunali terreni non è uguale per tutti.

Io, prete, piango perché vedo ancora una chiesa tanto lontana da Te e vedo tanto disinteresse nei tuoi confronti.

Io, malato, piango perché in ospedale vengo considerato ‘un caso’, ‘un numero’ e non una persona...

Tu le conosci le nostre sofferenze. Tu puoi tutto e chiedi perché piangiamo?

Siamo anche noi con le lacrime agli occhi davanti a quella tomba dove è stata sotterrata la nostra dignità, la nostra speranza, la nostra gioia, ed ora, rubandoci le spoglie di queste cose, ci vogliono portare via anche le nostre lacrime…

In mezzo al pianto, alla testa bassa, alla paura che non ci permette più di vedere, abbiamo bisogno di sentirci chiamare per nome. E se anche gli occhi non vedono, abbiamo bisogno di riconoscere quella voce ferma, ma dolce…

E’ la voce del Buon Pastore che conosce le sue pecore una per una.

E’ la voce del Maestro che ci offre il suo amore e ci chiama a seguirlo.

E’ la voce dell’uomo dei dolori che conosce ogni nostro soffrire.

E’ la voce del compagno, dell’amico che ci invita alla sua festa.

E’ la voce del senso della sofferenza, della gioia, della vita…

“Rabbunì! Maestro buono!”

 

 

MERCOLEDI’ 30 MARZO

Una scheggia di preghiera:

 

RESTA CON NOI, SIGNORE PERCHE’ SI FA SERA

         

Tra i santi di oggi ricordiamo: DECIO, Santo, Martire

Decio, egiziano, visse e morì nel IV secolo. Era in atto la persecuzione dell’imperatore Giuliano l’Apostata e Decio seppe rispondere alla chiamata di Cristo con tale entusiasmo da sopportare con dignità e fermezza un martirio particolarmente feroce: su di lui s’accanì infatti la più spietata e morbosa fantasia. Per sua fortuna, giunse infine a salvarlo la decapitazione.

Parola di Dio: At 3,1-10; SaI 104; Lc 24,13-35    

 

“RIFERIRONO COME L’AVEVANO CONOSCIUTO NELLO SPEZZARE IL PANE”. (Lc. 24,35)

Helder Càmara è stato il famoso arcivescovo di Recife in Brasile, strenuo difensore dei poveri. Nel suo libro intitolato Spirale di violenza raccontò come un giorno fu chiamato presso un medico il quale stava morendo di cancro; e che, peraltro, si professava ateo.

Appena entrato nella stanza dell’infermo, da lui si sentì fare questo discorso: — Come medico conosco il mio male e so di non avere neppure un mese di vita. Ma vorrei morire non come un animale, ma da uomo, e, se possibile, da cristiano. Mi dia perciò la fede!

Monsignor Càmara cercò di spiegargli che la fede non è una medicina ­che con una puntura si inietta nel corpo umano, e tutto è fatto: è un dono di Dio che bisogna accogliere con piena disponibilità di mente e di cuore. Ma il medico insiste: non vuole morire come un animale, ma da uomo , e possibilmente da cristiano. Allora, l’Arcivescovo disse:— Ho un’idea. Ho la gioia di credere che nella Messa il Signore Gesù è presente in mezzo a noi vivo come al tempo degli Apostoli. Verrò nella tua stanza, per celebrare una Messa accanto al tuo letto. E ciò che a me non è possibile fare, Egli non avrà problemi per realizzarlo.

“Il giorno dopo - scrive lo stesso Monsignor Càmara - vado a celebrare la Messa. Conoscevo prima della Messa la situazione matrimoniale del morente: lui e la sua donna vivevano come marito e moglie, ma pur essendo liberi, non si erano mai sposati. Durante la Messa c’erano tutti e due, mano nella mano. Al momento della Comunione, con rapidità, lei si stacca dalla mano del morente e si mette in ginocchio per ricevere la Comunione. La madre del moribondo, istintivamente, mi grida: - Non può comunicarla, padre. Vive in stato di peccato! Senza esitazione, allora, metto la mano sinistra sul capo della supposta peccatrice e le dico: - Noi tutti, purtroppo, siamo peccatori; ma c’è stata la tua confessione pubblica. Sono certo che Cristo ti comprende! E le impartisco la Comunione.

Ma proprio in quell’istante, il moribondo si alza sul letto ed esclama: - Credo, don Helder, credo che Gesù Cristo è il Figlio di Dio e che è presente nella santa Eucaristia! Poi si confessa. I due si sposano. Poco dopo egli muore”.

 

 

GIOVEDI’ 31 MARZO

Una scheggia di preghiera:

 

POPOLI TUTTI, LODATE IL SIGNORE, ALLELUIA

          

Tra i santi di oggi ricordiamo: BENIAMINO, Santo, Martire  

Beniamino era un diacono della chiesa persiana nel IV secolo. Durante il regno di Isdergo venne arrestato e messo in prigione per due anni durante i quali continuamente veniva invitato ad abiurare alla propria fede. Ma non cedete e fu martirizzato il 31 Marzo del 304

Parola di Dio: At 3,11-26; Sal 8; Lc 24,35-48

 

“GUARDATE LE MIE MANI E I MIEI PIEDI: SONO PROPRIO IO! TOCCATEMI E GUARDATE”. (Lc. 24,39)

Ciascuno di noi, per credere ha un bisogno innato  di ‘vedere’, di ‘toccare’.

Gesù risorto si fa vedere, toccare dagli apostoli. La risurrezione non è una fantasia degli undici o  un’allucinazione di massa: è una realtà concreta. E Gesù, facendo vedere e toccare le ferite della sua passione, fa sì che se ci fossero ancora dubbi, esse lo identifichino vivente.

Il Risorto è il Crocifisso tornato in vita. La risurrezione non solo non cancella il passato ma lo glorifica. E il Cristo glorioso continua ad essere in mezzo a noi nei segni del Crocifisso.

Qualche volta siamo portati a dire: “Beati gli apostoli, hanno potuto vedere, toccare, rendersi conto che era proprio Gesù, che stava davanti a loro in carne ed ossa. Noi invece dobbiamo solo fidarci di quello che loro ci hanno raccontato”.

Eppure, se sai fare attenzione, il Crocifisso Risorto lo puoi incontrare quotidianamente. Puoi leggere i segni della sua passione e della sua glorificazione, oggi, in mezzo a noi.

I segni della sua croce li vediamo nei corpi martoriati dalle violenze, dalle guerre, dalle malattie; i suoi dolori li incontriamo negli abbandonati, nei traditi; i segni della gloria sono presenti nella speranza e nell’amore. Cristo è ancora con noi. La sua Incarnazione non è finita e la sua resurrezione opera ancora il passaggio dalla morte alla vita, dall’egoismo all’amore, dal dolore alla speranza.

Ma per incontrare il Crocifisso Risorto bisogna avere ben aperti gli occhi della fede.

Gesù, poi, facendo questo gesto di mostrare le sue ferite, dice a noi anche un’altra cosa.

Anche gli uomini di oggi per credere hanno bisogno di ‘vedere’ e di ‘toccare’. Il cristiano non può accontentarsi di dare una testimonianza fatta di parole e di teologia.

“Fammi vedere che per te, Gesù è davvero il Risorto, il vivente - ci dicono i nostri contemporanei – siamo abituati a sentirne tante di parole: promesse di politici, teorie filosofiche, speranze religiose artefatte, adatte solo ad acchiappare benevolenza e soldi… Fammi vedere Gesù!”

E il cristiano questo può e deve farlo. Gesù è vivo e risorto quando il cristiano si fa ‘toccare’ dalle necessità degli uomini, quando si fa ‘mangiare’ dalla loro fame, quando fa ‘vedere’ la sua gioia, la sua speranza.

 

 

 

 

 

 

 

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