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SCHEGGE E SCINTILLE

PENSIERI, SPUNTI, RIFLESSIONI
DALLA PAROLA DI DIO E DALLA VITA

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FEBBRAIO 2005

 

 

MARTEDI’ 1 FEBBRAIO

Una scheggia di preghiera:

 

NELL’ORA DELL’ANGOSCIA SOCCORRIMI, SIGNORE.

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: BRIGIDA DI CELL DARA, Santa 

Brigit nacque verso il 425 lungo le coste orientali  dell’Irlanda (il suo nome prende le origini da una dea di quel popolo). Fondò probabilmente il monastero di Cell-Dara (Kildare), che fu un centro d'evangelizzazione in Irlanda. Per questo Brigida è la patrona dell’Irlanda. Mori verso il 525.

Parola di Dio: Eb 12,1-4; Sal 21; Mc 5,21-43

 

“PRESA LA MANO DELLA BAMBINA LE DISSE: FANCIULLA IO TI DICO ALZATI”. (Mc. 5,41)

In questo bellissimo miracolo noi possiamo vedere nella fanciulla che dorme e che, presa per mano da Gesù, subito si rialza e comincia a camminare, l’immagine di quanto Gesù sta facendo per ciascuno di noi e per tutta l’umanità. Noi, fanciulli perché piccoli, deboli, nella nostra pochezza spirituale eravamo presi dal sonno della morte, incapaci di camminare a causa del peccato. Non riuscivamo da soli a darci la forza di risorgere, avevamo perciò urgente bisogno di essere ripresi per mano da Dio e richiamati alla vita. Ed è proprio quello che Cristo sta facendo con tutti noi: egli ci guarisce totalmente, ci sostiene nelle nostre incapacità, ci candida alla risurrezione ora e poi per l’eternità. Ma come per il miracolo della bambina c’è voluta la fede del padre, affinché la mano di Dio possa sollevarci è necessaria da parte nostra la fede, la preghiera, l’umiltà. Bisogna credere anche quando c’è trambusto e pianto, anche quando tutto, perfino l’evidenza delle cose, vorrebbero convincerci che non c’è più nulla da fare. Noi poi abbiamo un modo grandioso per lasciarci toccare e prendere per mano da Gesù: noi lo riceviamo sacramentalmente nelle nostre mani e lo assumiamo con atto di fede nella sua morte e risurrezione ed Egli diventa il nostro nutrimento. E questo è il suo modo di garantirci la vicinanza, la guarigione, e renderci certi della nostra chiamata alla vita per oggi e per sempre.

 

 

MERCOLEDI’ 2 FEBBRAIO:  PRESENTAZIONE DEL SIGNORE

Una scheggia di preghiera:

 

CRISTO, VERA LUCE DELLE GENTI, ASCOLTA LE PREGHIERE DEL TUO POPOLO

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: MARIE ANNE BLONDIN, Beata

Si chiamava Ester ed era nata a Terrebonne nel Quebec (Canada) il 18 aprile 1809. Era di famiglia povera, quasi analfabeta. A 22 anni diventò domestica delle Suore di Nostra Signora, ed ebbe l’opportunità di studiare, (chiederà di essere ammessa tra essa ma la cattiva salute glielo impedirà). Intanto era diventata maestra. Allora non esistevano le scuole miste. Lei ebbe questa intuizione e per questo scopo fondò la Congregazione delle Suore di sant’Anna. La comunità crebbe ma per una disputa con un cappellano Marie Anne dovette rinunciare ad essere superiora e ad avere qualsiasi carica nella Congregazione. Accettò tutto per amore di Dio e per il bene dell’Opera. Morì il 2 febbraio 1890.

Parola di Dio: Ml 3,1-4 opp. Eb 2.14-18; Sal 23; Lc 2,22-40

 

“I MIEI OCCHI HANNO VISTO LA TUA SALVEZZA PREPARATA DA TE DAVANTI A TUTTI I POPOLI, LUCE PER ILLUMINARE LE GENTI E GLORIA DEL TUO POPOLO”. (Lc. 2,30-32)

La festa di oggi è anche chiamata Candelora o festa della luce, perché finalmente Cristo luce del modo è presentato e offerto al Padre e così può illuminare tutti e ciascuno. Ecco un bellissimo midrasc ebraico (racconto significativo che può davvero aiutarci a comprendere meglio il senso di questa festa).

“Avvenne una volta che un uomo accese una lanterna e andò per la sua strada. Ma la luce si spense. Egli riaccese la lanterna ed essa si spense di nuovo. E la cosa continuò così. Ogni volta che accendeva la lanterna, essa si spegneva. Alla fine quell'uomo disse tra sé e sé: - Quanto tempo devo andare avanti ad affaticarmi ad accendere questa lanterna? Aspetterò che sorga il sole e poi camminerò alla sua luce! "

Così avvenne agli Israeliti.

Erano schiavi in Egitto. Venne Mosè e li liberò. Ma divennero ancora schiavi di Babilonia. Vennero Daniele e i tre fanciulli e li liberarono. Tuttavia furono nuovamente schiavi dei re persiani. Vennero Mardocheo ed Ester e li liberarono. Poi furono schiavi della Grecia e li liberarono i fratelli Maccabei. E ora, purtroppo, sono schiavi della peggiore schiavitù: quella di Roma. Mormorano: - Siamo stanchi d'essere schiavi e venir liberati, d'essere schiavi e venir liberati. Non vogliamo più invocare la liberazione da uomini che passano; vogliamo la redenzione per sempre dal nostro redentore: il Signore dell'universo.Ora non vogliamo più pregare per una luce che si spegne: attendiamo il Santo - che benedetto sia! - e la sua luce che non muore."

 

 

GIOVEDI’ 3 FEBBRAIO

Una scheggia di preghiera:

 

ALLELUIA! A TE LA LODE E LAGLORIA NEI SECOLI

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ANSGARIO (Oscar) Vescovo                    

Nato all’inizio del secolo IX fu educato nel monastero di Corbie. Predicò in Danimarca e Svezia. Fu vescovo di Amburgo tra molte difficoltà che seppe affrontare con animo forte. Morì nell’865.

Parola di Dio: Eb 12,18-19.21-24; SaI 47; Mc 6,7-13

 

“GESU’ CHIAMO’ I DODICI E COMINCIO’ A MANDARLI”. (Mc. 6,7)

Il Vangelo di oggi ci parla di Gesù che affida una missione agli apostoli. Gesù si fida di loro. Non sono ancora dei teologi, non sono neanche psicologi, esperti di umanità, a stento sanno parlare, forse non tutti sanno scrivere, poi non devono fidarsi delle cose, anzi è meglio portarsi dietro il minimo indispensabile… Eppure Gesù si fida di loro. Gesù si fida di me e di te e ci ha chiamati  per affidarci un missione. Ecco come don Tonino Bello parlava della vocazione. “Vocazione è la parola che dovresti amare di più. Perché è il segno di quanto sei importante agli occhi di Dio. È l’indice di gradimento, presso di Lui, della tua fragile vita. Sì, perché se ti chiama, vuoi dire che ti ama. Gli stai a cuore, non c’è dubbio. In una turba sterminata di gente, risuona il nome: il tuo! Stupore generale. A te non ci aveva pensato nessuno. Lui sì! Davanti ai microfoni della storia ti affida un compito su misura... per Lui! Sì, per Lui, non per te. Più che una missione, sembra una scommessa. Una scommessa sulla tua povertà. Ha scritto «Ti amo» sulla roccia, non sulla sabbia come nelle vecchie canzoni. E accanto ha messo il tuo nome. L’ha scritto di notte. Nella tua notte! Alleluia! Puoi dire a tutti: non si è vergognato di me!”.

 

 

VENERDI’ 4 FEBBRAIO

Una scheggia di preghiera:

 

CON IL TUO SANGUE, O CRISTO, TU CI HAI REDENTI

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: GIUSEPPE DA LEONESSA, Confessore  

Nacque a Leonessa in Abruzzo nel 1556 e fu battezzato con il nome di Eufrasio. Poco prima di compiere i 17 anni prese l’abito cappuccino, cambiando il nome in Giuseppe. Chiese di essere inviato missionario a Costantinopoli per portare sollievo e istruzione ai cristiani che si trovavano schiavizzati dai mussulmani. Accusato di omicidio, fu torturato e quindi salvato miracolosamente da un angelo che gli ordinò di ritornare in Italia. Morì ad Amatrice nel 1612

Parola di Dio: Eb 13,1-8; SaI 26; Mc 6,14-29

 

“E SUBITO MANDO’ UNA GUARDIA CON L’ORDINE CHE GLI FOSSE PORTATA LA TESTA DI GIOVANNI BATTISTA”. (Mc. 6,27)

Giovanni il Battista è proprio il precursore in tutto di Gesù. Ne ha annunciato la venuta, ha anticipato con il suo lavacro nel Giordano il battesimo che Lui ci ha regalato e adesso, per amore della verità, ne anticipa anche la morte. Ma non basta una mannaia per decapitare la verità: essa grida ancora più forte dalla testa spiccata del Battista nello stesso modo con cui la morte di Cristo non è la morte di Dio ma la redenzione dell’uomo:

Un giorno satana e Gesú ebbero una conversazione nel Giardino dell'Eden. 

Satana arrivò contento e presuntuoso dicendo: "Sai, Signore, ho fatto prigioniera tutta la gente del mondo... o quasi tutta! Ho messo tentazioni di ogni genere... io so bene che non possono resistervi: li ho accalappiati quasi tutti!" 

"Che vuoi fare con loro?" chiese Gesú  mentre pregava Dio Padre. "Oh, mi divertirò con loro! - rispose satana - Voglio che dopo sposati divorzino,così non potranno costruire la base dell'umanità che è la famiglia... voglio che si odino e abusino l'uno dell'altro... che cadano nell'alcool e nella droga senza controllo! Insegnerò loro a costruire armi e bombe affinché si uccidano e si distruggano tra loro anche senza motivo... mi divertirò un sacco con loro!" "E quando ti sarai stancato di ingannarli giocando con loro, che farai?" chiese ancora Gesù senza mai smettere di pregare il Padre. "Oh, li ucciderò tutti e la loro anima diventerà mia per sempre! Ah, ah, ah! In fondo, Signore, con tutto il rispetto, sono stati loro a decidere....io li ho solo....imbeccati!" "Quale è il prezzo per il loro riscatto?" chiese risoluto Gesú ."Oh, ma tu non puoi amare questa gente... nessuno di loro è buono. Perché li ami? Perché li vuoi riscattare? Non lo meritano! Loro non ti seguono, non ti amano...ti odiano e amano me! Ho visto molti maledirti, rinnegarti. Amano più me che Te! Tu non puoi amare questa gente! E che motivo ne avresti?". "Quale è il prezzo?" chiese ancora più risoluto Gesú. Satana guardò Gesú con aria poco amichevole e sogghignò: "Tutte le tue lacrime... e anche tutto il tuo sangue.... e anche tutto il dolore del mondo intero!" Gesú senza pensarci rispose: "Avrai quanto hai chiesto!"... e pagò il prezzo fino all'ultima... goccia di sangue!

 

 

SABATO 5 FEBBRAIO

Una scheggia di preghiera:

 

FA’, O SIGNORE, CHE IN TE TROVIAMO LA NOSTRA PACE.

 
Tra i santi di oggi ricordiamo: AGATA Santa Martire

Agata (il cui nome significava "bontà") aveva consacrato la propria vita al Cristo. Fu chiesta in sposa dal console Quinziano. Al suo rifiuto Quinziano la fece torturare Agata   ricevette  da  Dio  la  forza di versare il proprio sangue per colui che amava. Il suo martirio ebbe luogo nel 251, a Catania, durante la persecuzione di Decio

Parola di Dio: Eb 13,15-17.20-21; SaI 22; Mc 6,30-34

 

"VENITE IN DISPARTE, IN UN LUOGO SOLITARIO, E RIPOSATEVI UN PO' ". (Mc. 6,31)

Mi piace molto l'umanità e il realismo di Gesù  che invita  gli apostoli di ritorno  dalla missione e oberati dalla folla, a riposarsi. Mi hanno sempre fatto paura quei predicatori, quei moralisti, o quei cristiani che esagerano anche nel bene: quelli che, come dice un proverbio, "sono più papisti del Papa". Gesù chiede tutto, è vero; essere cristiani non significa starsene in pantofole ma non rispettare i ritmi e i bisogni della nostra umanità porta spesso a perdere il limite e non c’è peggior male che la fissazione religiosa.

E' bello invece sapersi riposare con il Signore: non significa dimenticarsi dei propri doveri, del prossimo, della preghiera, ma viverla con serenità, con fiducia, significa ritemprarsi le forze in Lui per lasciare più spazio a Lui e meno a noi. Seguire il Signore, amarlo e servirlo, non è far diventare tutto problema, slambiccandosi il cervello, fare mille riunioni, vedere solo e sempre tutto ciò che "bisogna fare" ma significa rifugiarsi in Lui, e in Lui trovare la pace profonda che poi, con serenità, permette di testimoniarlo.

 

 

DOMENICA 6 FEBBRAIO: 5^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Una scheggia di preghiera:

 

IL SIGNORE E’ LA LUCE CHE VINCE LA NOTTE: GLORIA, GLORIA, CANTIAMO AL SIGNORE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: GASTONE o VEDASTO Santo, Vescovo

Era originario del Perigord e fu apostolo nell’Artois. Sembra abbia guidato Clodoveo nel cammino di conversione al cristianesimo. San Remigio lo consacrò vescovo di Arras. Morì nel 540. E’ patrono della città di Arras.

Parola di Dio: Is 58,7-I0; Sal 111; 1 Cor 2,1-5; Mt 5,13-16

 

“VOI SIETE IL SALE DELLA TERRA…VOI SIETE LA LUCE DEL MONDO”. (Mt. 5,13-14)

Siamo chiamati ad essere sale della terra, ad insaporire con la nostra testimonianza, la vita di chi ci è accanto, siamo chiamati a lasciar brillare la luce che Dio ci ha trasmessa.  Ma partiamo da una prima cosa che sembra essere ovvia ma nella realtà non lo è: impossibile far luce se non si è accesi. Quindi la testimonianza del Vangelo nasce dall'essere accesi, cioè dall'essere avvinti dalla presenza del Signore. Il dramma del nostro tempo, in occidente, è proprio quello di un cristianesimo senza Cristo, di una religione senza fede, di un culto senza celebrazione. Luce sotto lo sgabello siamo diventati, timorosi di essere trasparenza di Dio. Ci vergogniamo, troppo spesso, di essere appartenenti ad una Chiesa che troppe volte presta il fianco a facili critiche ed ironie.

Luce e sale; siamo chiamati a rendere testimonianza credibile il Vangelo attraverso le buone opere. E qui iniziano le difficoltà! Il cristiano non è chiamato a fare il "bravo ragazzo", né tanto meno ad ostentare le sue opere o a salvare il mondo! Il mondo è già salvo, il fatto è che non lo sa. Ciò che io posso fare è il vivere da salvato, essere pubblicità del Regno, rendere presente la salvezza con il mio stile di vita. Tutto in stile sereno ed evangelico, che sa accettare la propria fragilità e le proprie incoerenze e che preferisce guardare a ciò che Dio fa per me, piuttosto che lamentarmi continuamente di ciò che non riesco a fare per lui! Attenti a non cadere nell'eresia del "perfetto" cristiano: Dio ha bisogno di figli, non di perfetti… egoisti.    
Ecco allora che la Parola di viene in aiuto; ci svela il modo concreto di essere luce e sale: attraverso l'amore, attraverso la carità fattiva e concreta che si piega verso il povero e il sofferente. Per un cristiano il gesto d'amore, lo spezzare il pane diventa gesto teologico, esplicitazione d'amore. Oggi è un compito della Chiesa restare con i poveri, trovando modi nuovi di vivere l'immutato Vangelo, proponendo non solo gesti di elemosina, ma stili di vita che contrastino la povertà dilagante, il profitto come metro di vita, l'egoismo e l'edonismo come ammiccanti soluzioni alla vita.

 

 

LUNEDI’ 7 FEBBRAIO

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, GUARISCICI DAL NOSTRO MALE!

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: EGIDIO MARIA DA TARANTO, Santo, Religioso 

Sant'Egidio Maria da Taranto, al secolo Francesco Antonio Domenico Pasquale Pontillo, nacque a Taranto da umili origini il 16/11/1729. Nel 1754 fu accolto tra i Frati Minori "Alcantarini" della provincia di Lecce. Fu nei conventi di Galatone (Lecce) di Squinzano (Lecce) di Capurso (Bari) e poi anche di Napoli dove si fermerà fino alla morte occupandosi dei poveri e mettendosi al servizio degli umili e dei sofferenti. Morì il 7 Febbraio 1812.

Parola di Dio: Gen 1,1-19; Sal 103; Mc 6,53-56

 

“E DOVUNQUE GIUNGEVA, PONEVANO GLI INFERMI NELLE PIAZZE E LO PREGAVANO DI POTERGLI TOCCARE ALMENO LA FRANGIA DEL MANTELLO; E QUANTI LO TOCCAVANO, GUARIVANO”.

(Mc.6,56)

Gesù è venuto per “liberarci dalle nostre piaghe”. Gesù si lascia sommergere dai malati, dai deboli, Lui è “venuto a caricarsi delle nostre debolezza”. Dunque molti cercano Gesù per portargli gli ammalati nel corpo e nello spirito affinché egli li guarisca.

In questo mi sembra di leggere il segno di una missione che dovrebbe essere specifica di ogni credente: condurre a Gesù gli affaticati e gli oppressi di questo mondo. Noi nella carità concreta dobbiamo cercare di alleviare le sofferenze dei fratelli ma spesso non basta procurare loro dei buoni medici e un buon ospedale. Quasi sempre alle malattie del corpo si accompagnano stati spossatezza dell’anima, infermità dello spirito che meritano la nostra migliore attenzione. Ad esempio quando siamo davanti ad un malato terminale, quando i medici hanno smesso, perché impotenti il loro compito, quando in tono di passiva rassegnazione sentiamo dire o diciamo noi stessi: “Non c’è più nulla da fare”, è proprio quello il momento in cui dovrebbe iniziare una amorevole premura che aiuti il paziente ad affrontare nel modo migliore possibile il dramma della morte. Qualche volta gli uomini a questo punto parlano di eutanasia o morte dolce, noi dovremmo parlare di dolce morte in Cristo. Dio solo sa quanti nostri fratelli e quante persone anche a noi care, per paura di parlare di morte, vengono lasciate nella più penosa solitudine e abbandono proprio quando avrebbero più bisogno di presenze e di collaborazione cristiana. Portare i malati a Gesù non è solo per chiedere il miracolo della guarigione umana ma anche perché guariscano da una fede fatta forse di parole ad un incontro con il Dio della vita. E mentre portiamo i malati a Gesù chissà che non veniamo guariti anche noi nel profondo del cuore, per una rinnovata speranza in Lui.

 

 

MARTEDI’ 8 FEBBRAIO

Una scheggia di preghiera:

 

DONACI UN CUORE SEMPLICE E SINCERO, O SIGNORE.

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: GIUSEPPINA BAKHITA, Santa  

Nacque nel 1868 circa nel Sudan fu rapita a circa 10 anni da negrieri arabi. Più volte comprata e rivenduta subì molte angherie come schiava. Fu poi comprata dal console italiano Callisto Legnani nella cui casa conobbe momenti sereni. Dovendo il console rientrare in Italia Bakhita venne con lui ma rimase presso un’altra famiglia, quella dei Michieli che abitavano a Mirano Veneto dove fu bambinaia e amica della loro figlia Mimmina. Venuta in rapporti con le suore canossiane il 9 gennaio 1890 ricevette il battesimo e prese il nome di Giuseppina. Entrò poi proprio tra le canossiane e nella loro casa di Schio fu cuciniera, guardarobiera, ricamatrice e portinaia. Era sempre sorridente e con una buona parola per tutti. Nell’ultima parte della sua vita fu sofferente per una grave malattia. Morì l’8 febbraio 1947.

Parola di Dio: Gen 1,20—24; Sal 8; Mc 7,1-13

 

“SIETE VERAMENTE ABILI NELL’ELUDERE IL COMANDAMENTO DI DIO, PER OSSERVARE LA VOSTRA TRADIZIONE”. (Mc. 7,9)

Quanto è facile cadere nello stesso errore degli scribi e dei farisei, errore che facilmente vituperiamo negli altri ma che spesso si annida dentro di noi: spesso le nostre labbra parlano di Dio, ma a Dio ci crediamo davvero? I farisei erano abili legalisti ma usa­vano la loro intelligenza non per amare Dio e la sua legge ma per eluderla e trovarsi giustificazioni. Gesù ammira l’abilità ma mette in evidenza la falsità.

Proviamo a pensare se questo rimprovero non può essere rivolto anche a noi quando, ad esempio, pensiamo di essere giustificati in base alle nostre preghiere o ad una presunta osservanza legalistica, quando ci disinteressiamo dei poveri dicendo che abbiamo già pa­gato le tasse e quindi deve pensarci lo Stato, quando pretendiamo che nostra moglie o nostro marito debbano capirci e quindi con loro ci permettiamo di scaricare tutti gli aspetti più negati­vi del nostro carattere e delle nostre tensioni, quando giudichiamo insindacabilmente il nostro prossimo e magari, a parole, ci facciamo paladini della giu­stizia che poi non mettiamo in pratica, quando vogliamo apparire buoni nella nostra comunità religiosa senza però impegnarci con umiltà e pazienza in essa. Come combattere queste forme di ipocrisia religiosa?

La strada è una sola ed è quella che i Santi hanno riproposto e ripropongono a più riprese. E’ ritornare al Vangelo di Gesù, è recuperare la sua buona notizia di salvezza, è lasciarci alle spalle le false sicurezze di una religione che ha una casella ben definita non solo per i dogmi ma anche per le persone, per le norme, è riscoprire nella comunione la libertà dei figli. E’ inutile voler riformare la Chiesa e noi stessi cambiando solo le etichette, mutando organizzazioni, creando nuove e ulteriori forme vincolanti: la vera conversione per ciascuno di noi e per le comunità cristiane è quella di tornare a Gesù.

 

 

MERCOLEDI’ 9 FEBBRAIO:  LE CENERI

Una scheggia di preghiera:

 

CONTRO DI TE ABBIAMO PECCATO: PIETA’ DI NOI, SIGNORE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: APOLLONIA, Vergine e Martire   

Ad Antiochia, durante la persecuzione dei cristiani sotto l’imperatore Filippo l’Arabo, Apollonia si era prodigata ad aiutare i suoi compagni di fede. Fu però a sua volta catturata, torturata, le furono spaccate le mascelle e poi bruciata viva. E’ patrona dei dentisti e soccorritrice dei malati di denti.

Parola di Dio: Gl 2,12-18; Sal 50; 2 Cor 5,20—6,2; Mt 6,1-6.16-18

 

“GUARDATEVI DAL PRATICARE LE VOSTRE OPERE BUONE DAVANTI AGLI UOMINI PER ESSERE DA LORO AMMIRATI…IL PADRE TUO VEDE NEL SEGRETO. (Mt. 6,1.6)

Si apre questo tempo della quaresima con degli inviti pressanti da parte di Gesù a recuperare i veri valori della vita perché solo così possiamo camminare con Lui verso la Pasqua, la liberazione interiore e totale dell’uomo. E tanto per cominciare Gesù parte dalle nostre esperienze: la nostra vita si svolge sotto due sguardi, quello degli uomini e quello di Dio. Molto spesso noi ci accorgiamo dello sguardo degli uomini e cercando la loro stima cerchiamo di farci vedere migliori di quello che siamo e comincia la commedia: voglio apparire più bello di quello che sono e mi maschero, voglio apparire intelligente, informato di tutto, desidero perfino che mi si ammiri per la pietà e per la generosità e allora anche la religione diventa mezzo per apparire e per farmi sentire buono e quindi per degradare altri.

Ma non mi accorgo di vivere nello sguardo di Dio:“Tuo Padre vede nel segreto” e questo è l’unico sguardo che conta perché Dio vede tutto nella sua realtà, davanti a lui le maschere cadono e Lui mi vede come sono.

Il sapermi in quello sguardo dovrebbe dunque liberarmi da ogni forma di vanità. Dio mi vede e mi ama per quello che sono. Il suo non è uno sguardo di giudizio ma al massimo un invito, un incoraggiamento. Non posso barare con Lui e non posso barare neanche con me stesso. Niente di ciò che è al di fuori di noi può garantirci la purezza interiore. Possiamo abbellirci con gli abiti migliori, nutrirci dei cibi più succulenti o fingere nei nostri comportamenti, ma il nostro animo, quello che veramente ci qualifica ed è chiaro agli occhi di Dio, rimane nella sua realtà.

 

 

GIOVEDI’ 10 FEBBRAIO

Una scheggia di preghiera:

 

INSEGNACI, SIGNORE, AD AMARE COME HAI AMATO TU

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: CHIARA AGOLANTI, Beata 

Era di ricca famiglia, nata a Rimini nel 1280. Venne educata alla vita cavalleresca ebbe una gioventù dissipata e godereccia. Si sposò giovanissima; tre anni dopo era vedova, continuò a darsi a feste, giostre e conviti. Perse padre e fratello, si risposò a patto di non dover lasciare la propria vita dissipata. Ma un giorno il Signore l’aspettava. Entrata in una chiesa si convertì e cominciò una vita di pietà, di penitenza e di opere buone. Le morì anche lo sposo e allora con le sue ricchezze si diede da fare per le ragazze difficili, poi si preparò un piccolo convento dove si ritirò con alcune donne  facendo pubblicamente voti religiosi secondo la regola di Chiara d’Assisi. Ebbe doni di visioni, di esperienze mistiche. Morì a 46 anni consunta da dure penitenze il 10 febbraio 1326.

Parola di Dio: Dt 30,15-20; Sal 1; Lc 9,22-25

 

“SE QUALCUNO VUOL VENIRE DIETRO A ME, RINNEGHI SE STESSO, PRENDA LA SUA CROCE OGNI GIORNO E MI SEGUA”.

(Lc. 9,23)

Una parola estremamente difficile ma importantissima per questo nostro cammino verso la Pasqua, una parola che può scandalizzare ma che non solo non possiamo cancellare ma che escludendo ci escluderebbe dalla Pasqua stessa e da Gesù: “Fedeltà alla croce”

“Croce”: parola odiosa se pensiamo che spesso è costruita dagli uomini, parola che tutti cerchiamo giustamente di scartare perché siamo fatti per la gioia e per la vita, ma realtà, conseguenza per chi vuol essere fedele a scelte di verità e di giustizia. Anche Gesù ha avuto il terrore fisico della sofferenza e della croce, anche Lui ha provato il dolore morale dell’abbandono, del rifiuto, la tentazione di dire quasi l’inutilità della sua sofferenza offerta ma respinta, eppure è stato fedele a Dio, fedele all’amore degli uomini e quindi fedele alle conseguenze di questo: la croce.

Quando Gesù dice che anche noi dobbiamo prendere la nostra croce non è la richiesta di un Dio sadico che ci dice di soffrire adesso per poi godere dopo, non è neanche una forma di accettazione passiva dei mali che indubbiamente incontriamo nel cammino della nostra vita, è l’invito ad essere coerenti nelle nostre scelte. Non c’è bisogno di andare a cercarle le croci, basta essere fedeli ai valori del Vangelo. Se tu vuoi rispondere con amore all’odio sta certo che i prepotenti approfitteranno di te, se tu cerchi di amare come Gesù non aspettarti riconoscenza, se tu cerchi di perdonare qualcuno, forse lo stesso perdonato ti crocifiggerà dicendo che sei un debole o facendo magari ricadere su di te il torto che tu hai perdonato.

Gesù, se voglio venire dietro a te per arrivare alla Pasqua di risurrezione fa’ che capisca che prima devo essere fedele a te e per questo passare attraverso la croce e allora anche se non amo la croce fa che quando essa mi pesa sulle spalle o quando provo l’impotenza nell’esserne attaccato sopra, non bestemmi la croce, ma la viva ancora con amore come qualcosa che facendomi simile a te mi parla di amore, di risurrezione e di vita.

 

 

VENERDI’ 11 FEBBRAIO

Una scheggia di preghiera:

 

LODE A TE O CRISTO, NOSTRO SPOSO

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: PEDRO DE JESUS MALDONADO LUCERO, Santo sacerdote

Era nato in Messico il 15 gennaio 1892. Fu parroco, innamorato dell’Eucaristia. Il Mercoledì santo, 10 febbraio 1937, durante la rivoluzione, venne arrestato e duramente malmenato e ferito. Morì il giorno seguente.

Parola di Dio: Is 58,1-9a; Sal 50; Mt 9,14-15

 

“POSSONO GLI INVITATI A NOZZE ESSERE IN LUTTO MENTRE LO SPOSO E’ CON LORO?”. (Mt. 9,15)

Ieri si parlava di “fedeltà alla croce” oggi si parla della gioia di una festa di nozze in cui addirittura Dio viene a sposare la nostra umanità. Non è una contraddizione. Si può stare sulla croce e imprecare o vivere la prova e la sofferenza amando, si può gemere in un letto di ospedale senza senso e con disperazione o si può gemere e piangere ma senza disperazione e con la serenità di sapere che anche il buio ha senso se poi porta alla luce. Se penso che il mio Dio si è incarnato per dirmi il suo amore, se penso che Lui unendomi a se stesso fa di me e di noi la sposa, se penso al suo banchetto preparato per una festa eterna, certo che la sofferenza continua ad essere tale ma non sono disperato.

Si diventa tristi quando si perde di vista lo sposo, lo scopo della propria vita. Quando vedo dei religiosi che si piangono addosso per il peso della propria solitudine mi chiedo: e il nostro sposo dove lo abbiamo messo? Quando vedo dei preti o dei cristiani solo e sempre seri perché compresi delle difficoltà dell’affermare la fede (o dell’esigerla da altri), incapaci di un sorriso, privi di serenità interiore penso che abbiamo perso di vista Gesù e vediamo solo più noi stessi. Non è forse la stessa cosa che capita nella vita matrimoniale? Ti sei sposato perché amavi veramente quella persona poi poco per volta hai cominciato a pensare solo alla tua felicità, hai cominciato a vedere i sacrifici che il matrimonio comporta, l’abitudine e il quotidiano ti hanno fatto dimenticare la gioia profonda di colui o colei che hai a fianco, poco per volta hai perso il fine e vedi solo più il costo e allora… addio matrimonio.

 

 

SABATO 12 FEBBRAIO

Una scheggia di preghiera:

 

INSEGNACI, SIGNORE, LA TUA VIA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: LORENZO DI SIPONTO, Santo

Fu Vescovo di Siponto nel IV secolo, mandato in questa città dall’imperatore Zenone. Fu molto attento alle necessità del suo popolo. Durante il suo episcopato ci fu l’apparizione dell’Arcangelo Michele.  Lorenzo fece costruire il famoso santuario di san Michele Arcangelo che fu subito meta di molti pellegrinaggi.

Parola di Dio: Is 58,9b-14; Sal 85; Lc 5,27-32

 

“IO NON SONO VENUTO A CHIAMARE I GIUSTI MA I PECCATORI A CONVERTIRSI” (Lc. 5,32)

L’ Incarnazione di Gesù non è per finta. Non è venuto a far la visita come certi capi di stato o anche vescovi che hanno già tutto programmato, che vedono solo quello che vogliono vedere, che fanno magari anche gesti popolari come stringere mani, prendere in braccio bambini, fare la battuta più o meno spiritosa alla quale scatta automatico il sorriso di compiacimento di chi deve gestire la cosa nell’attesa che finisca presto. Gesù è venuto nella povertà concreta, ha scelto compagni e testimoni tutt’altro che fidati ha frequentato tutti ma ha preferito i pubblici peccatori, i malati, gli indemoniati, i lebbrosi, le peccatrici… Mi è capitato (meno male!) solo una volta di dover andare a Roma a parlare con un cardinale e per una questione che tra l’altro non mi riguardava neppure direttamente. Dopo aver preso appuntamento più di un mese prima mi trovavo intimorito in corridoi e stanze piene di capolavori quasi timoroso davanti ad un impomatato prete segretario che ti sbirciava dall’alto e in basso e che voleva sapere per filo e per segno i motivi della visita e che si prendeva anche la briga di dire: “Questo non lo dica a Eminenza… e cerchi di essere breve perché ci sono parecchi impegni per Lui in questa giornata”, facendoti capire che le tue erano solo fesserie perditempo. Poi mi fece accomodare in una sala di aspetto dove pur avendo appuntamento alle otto aspettai fino a mezzogiorno, mentre vedevo passare monsignori, eccellenze e mentre intrasentivo lo stesso segretario cacciare alcune persone perché venute o senza appuntamento o perché: “Per chiedere aiuto c’è la caritas e non si disturba l’Eminenza”. Mentre aspettavo i cinque minuti pieni di salamelecchi e di “Mi saluti il suo cardinale o quel tal monsignore che conosco”, ma completamente distratti nei confronti dell’argomento risolto con un “Le farò sapere” che non ha mai avuto seguito, pensavo a quanto era diversa la compagnia di Gesù da quella di un emerito cardine della sua Chiesa. Qui tutto era asettico, filtrato, lontano dalla vita reale, circonfuso di rispettabilità colma di falsità, per Gesù invece, un pieno di umanità, di odori e sapori di povertà o di gioie piccole, pieno di persone che “senza filtri” potevano buttarsi ai suoi piedi o anche solo cercare di far passare su di loro l’ombra del suo mantello ed ho anche capito che il valore vero del mio sacerdozio è sì quando, impaludato in vesti liturgiche, celebro i “misteri di Dio” come quando ogni giorno mischio la mia povera umanità con quella dei miei poveri fratelli. L’importante è avere con noi e portare Gesù e non altro.

 

 

DOMENICA 13 FEBBRAIO: 1^ DOMENICA DI QUARESIMA

Una scheggia di preghiera:

 

PERDONACI, SIGNORE, ABBIAMO PECCATO

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: GIULIANA , Venerata a Torino, Santa  

Quello che noi sappiamo di Giuliana e collegato alla “passio” che riguarda i santi martiri Torinesi Avventore, Ottavio e Solutore. Giuliana sarebbe stata un pia matrona cristiana che raccolse i corpi dei martiri e li seppellì nelle vicinanze  di Torino costruendo anche una piccola cappella e lasciandovi anche un sepolcro vuoto che servì per la sua sepoltura. Quando nel 1536 durante l’assedio Francese le spoglie dei Santi Martiri vennero portate in città, con esse vennero portate anche quelle di Giuliana.

Parola di Dio: Gen 2,7-9;3,1-7; Sal 50; Rm 5,12-19; Mt 4,1-11

 

“GESU’ FU CONDOTTO DALLO SPIRITO NEL DESERTO PER ESSERE TENTATO”. (Mt. 4,1)

Alcune “schegge” veloci su cui riflettere in questa prima domenica del tempo di quaresima:

        Dunque essere tentati non è peccato, ma momento decisivo di riflessione e di scelta.

 

 

LUNEDI’ 14 FEBBRAIO

Una scheggia di preghiera:

 

DALL’EGOISMO CHE CI RENDE CIECHI, SALVACI O SIGNORE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: GUERRINO, Santo, abate 

Guerrino, nato verso il 1065 prese l’abito religioso nell’abbazia di Molesne sotto la guida di San Roberto. Fu poi a sua volta abate ad Aulps. Lavorò assiduamente al progresso spirituale e materiale del suo monastero. Nel 1138 fu eletto vescovo di Sion. Morì il 27 agosto 1150.

Parola di Dio: Is 52,7-10; Sal 95; Mc 16,15-20

 

“VENITE BENEDETTI DEL PADRE MIO PERCHE’ IO HO AVUTO FAME E MI AVETE DATO DA MANGIARE…”. (Mt. 25, 34-35)

È interessante costatare nel racconto del giudizio finale così come ce lo presenta Gesù come la persona del Cristo s'identifichi con le estreme debolezze degli uomini.

Tutti noi sin da bambini siamo stati educati alla fede orientata verso l'Eucaristia. Sin dalla prima Comunione abbiamo fermamente creduto che Gesù si nasconda nel pane consacrato, la via che egli stesso ha scelto per donarsi totalmente a noi. Non altrettanto è avvenuto nei confronti del Cristo nascosto nell'affamato, nell'assetato, nel forestiero, nell'ignudo, nel malato e nel carcerato. Eppure proprio su questa fede e su questo amore saremmo giudicati e per questo saremo premiati e introdotti nel regno di Dio o cacciati via nel regno dell'odio e della morte. Vuole insegnarci il Signore Gesù sin da ora, che esiste un indissolubile legame tra l'Eucaristia sacramentale e quella legata alle estreme povertà degli uomini: li unisce l'elemento essenziale del sacramento che è l'amore legato ai segni: il pane consacrato e le miserie umane. Dobbiamo guardare con pari intensità di fede le due Eucaristie. Non ci è consentito ricevere il Cristo come cibo e bevanda di salvezza e poi non dare amore concreto allo stesso Cristo nascosto nel povero che incontriamo sulle nostre strade. È lui il povero, l'assetato, il forestiero, il nudo, il malato, il carcerato. È quindi un dovere consequenziale per noi credenti, inondati gratuitamente dall'amore da Cristo, ridargli amore e gratitudine in coloro nei quali Egli s'identifica, solo così adempiremo il comandamento nuovo, che ci orienta a Dio e al nostro prossimo.

 

 

MARTEDI’ 15 FEBBRAIO

Una scheggia di preghiera:

 

PADRE, SIA SANTIFICATO IL TUO NOME

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: CLAUDIO DE LA COLOMBIERE, Beato, Gesuita 

Claudio, spirito perspicace e intelligente sceglie di entrare nei Gesuiti. Il suo primo compito è quello di precettore, poi è nominato rettore del collegio Paray – Le – Monial. Conosce e diventa la guida di Santa Maria Margherita Alacoque e, affrontando anche delle contrarietà, le sarà guida per il compimento della missione che il Signore le aveva affidato. Verrà anche allontanato, accusato e incarcerato. Ritornato a Paray – Le - Monial, morirà nel 1682.

Parola di Dio: Is 55,10-11; Sal 33; Mt 6,7-15

 

“VOI DUNQUE PREGATE COSI’: PADRE NOSTRO…”. (Mt. 6,9)

Ricordo sempre con affetto un simpatico vecchietto che, a date fisse, veniva a confessarsi cinque volte l’anno. Una volta parlando della preghiera, in largo piemontese mi disse: “Io non prego molto ma tutte le mattine dico un Padre nostro perché è in quella preghiera che si chiede il pane quotidiano, per oggi e poi alla sera dico un’ave Maria, perché è bello addormentarsi nel cuore di una mamma”. Penso che avesse capito molto di più lui della preghiera di tanti cristiani che di preghiera parlano molto ma che poi spesso si fermano alle parole sulla preghiera e non alla preghiera stessa.

Gesù ci offre oggi un modello sublime di preghiera, il Padre Nostro. È la preghiera di Gesù che è diventata la nostra preghiera per eccellenza, a cui si ispirano tutte le preghiere, sia quelle della chiesa, sia quelle dei singoli fedeli. Non è fatta di molte parole (non arrivano a trenta) ma ci offre la via diritta per giungere fino al cuore di Dio, per riconoscerlo come Padre e smuovere immediatamente il nostro amore filiale verso di lui e verso i nostri fratelli. Indirizza poi le nostre intenzioni agli ideali più sublimi che riguardano la santificazione del nome di Dio, la venuta del suo regno tra noi e la piena realizzazione del suo volere, con la stessa perfezione con cui è vissuta e realizzata in cielo. Tutto ciò richiede e implica l'affermazione, con tutta la nostra vita, del primato assoluto di Dio, la nostra umile sudditanza, il nostro amore incondizionato per lui. Nella seconda parte rivolgiamo al Padre celeste le nostre richieste, quelle legate alla nostra esistenza terrena e derivanti dalla nostra umana fragilità: chiediamo infatti: “Il nostro pane quotidiano”, tutto ciò che ci occorre per vivere dignitosamente, affidandoci poi alla sua misericordiosa bontà imploriamo: “Rimetti a noi i nostri debiti” e di conseguenza ci assumiamo doverosamente le nostre responsabilità e il nostro personale impegno a usare a nostra volta misericordia verso il nostro prossimo: “come noi li rimettiamo ai nostri debitori”. Consapevoli poi, per quotidiana esperienza delle insidie del male e delle trame del maligno, chiediamo a Dio che ci liberi e non permetta che cediamo alla tentazione. Dalla preghiera di Gesù emerge anche un'altra bella realtà: la preghiera quando è vera, quando e modellata su quella si Cristo, ci offre, tra l'altro, il miglior programma di vita da realizzare in noi.

 

 

MERCOLEDI’ 16 FEBBRAIO

Una scheggia di preghiera:

 

LODE A TE, O CRISTO, RE DI ETERNA GLORIA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ONESTO, Santo

Sappiamo che san Saturnino nel III secolo mandò Onesto ad evangelizzare la Navarra. A Pamplona egli convertì il senatore Fermo e suo figlio che diventerà, sotto la sua guida,  San Firmino. Qualcuno dice che Onesto morì martire, ma storicamente non è sicuro.

Parola di Dio: Gio 3,1-10; Sal 50; Lc 11,29-32

 

“QUESTA GENERAZIONE E’ UNA GENERAZIONE MALVAGIA… NON LE SARA’ DATO NESSUN SEGNO FUORCHE’ IL SEGNO DI GIONA”. (Lc 11,29)

Il Signore definisce malvagia la generazione dei suoi contemporanei, perché, accecata nei suoi pregiudizi, non vede e non vuol vedere nella persona del Cristo e neanche nelle sue opere, il segno vivente della presenza di Dio. Dovranno perciò attendere la sua morte per vedere in modo inconfutabile il segno di Giona (il profeta che  rimase tre giorni nel ventre del pesce prima di essere buttato sulla spiaggia di Ninive), realizzato in pienezza in Cristo nella sua gloriosa risurrezione. Perfino dal mondo pagano arriverà un giudizio e una condanna contro quei nemici increduli e presuntuosi.

L'atteggiamento peggiore che possiamo assumere nei confronti di Dio è proprio la sfida alla sua onnipotenza; la pretesa assurda che per credere Egli debba operare prodigi e segni su nostra richiesta, secondo i nostri schemi mentali, minacciando poi l'incredulità quando le nostre richieste e le nostre attese restassero deluse. È un tentativo di assoggettare il Signore alle nostre più stupide esigenze, illudendoci magari di pregarlo. Anche gli astanti ai piedi della croce e uno dei ladroni lanceranno a Gesù, inchiodato e morente sulla croce, la stessa sfida: “Tu che distruggi il tempio e lo ricostruisci in tre giorni, salva te stesso! Se tu sei Figlio di Dio, scendi dalla croce!”. È difficile per noi comprendere che l'onnipotenza divina non ha le stesse caratteristiche della potenza e prepotenza degli uomini: quella di Dio è guidata dal suo infinito amore e dalla sua infinita sapienza, quella nostra è spettacolo, sopraffazione, vendetta e perfino violenza verso i più deboli. Sicuramente non possiamo chiedere segni speciali a Dio a certificazione della nostra fede, quasi a voler avere certezza piena sui suoi misteri. Egli già ci ha detto e dato tutto quanto ci occorre per credere il Lui e amarlo con tutte le nostre forze.

 

 

GIOVEDI’ 17 FEBBRAIO

Una scheggia di preghiera:

 

ASCOLTA, O DIO , IL POVERO CHE TI INVOCA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ALESSIO FALCONIERI, Santo

E’ uno dei sette fondatori dell’ordine dei servi di Maria. Alessio fu austero con se stesso. Generoso con gli altri. Morì vecchissimo ( sembra avesse 110 anni) nel 1310.

Parola di Dio: Est 4,17; Sal 137; Mt 7,7-12

 

“CHIEDETE E VI SARA’ DATO”. (Mt. 7,7)

Sono molti e diversi i modi di chiedere. C’è chi non chiede (“lo basto a me stesso! Piuttosto che chiedere sto sen­za”); c’è chi chiede con prepotenza ed arroganza (“Chiedo, ma mi è dovuto”); chi contratta (“lo ti do se Tu mi dai”); chi per ottenere “lecca” (“Sei veramente buono, grande, quindi dammi”); chi chiede per non doversi impe­gnare (“certe cose le potrei ottenere con il lavoro, con lo sforzo, ma è più facile chiederle a chi può darmele gratis”); ci sono i professionisti del chiedere (pensate a certa gente che vive bene di assistenza); c’è chi chiede perché ha bisogno, con dignità e umiltà.

Gesù ci dice di chiedere per ottenere nella preghiera. Ma in quale categoria e con quale atteggiamento sono le mie richieste?

Gesù, poi, ci assicura che il Padre è disponibile al nostro bene ma in un altro passo del Vangelo dice: “Voi chiedete e non ottenete, perché chiedete male e per i vostri interessi”.

Possiamo e dobbiamo chiedere “qualsiasi cosa” al Signore, ma non dobbiamo mai dimenticarci che Egli, sapientemente vuole darci solo “cose buone”, proprio come farebbe un buon padre terreno nei confronti dei propri figli. Nella preghiera ci deve perciò accompagnare costantemente un umile fiducia e un legittimo sospetto che forse non siamo sempre in grado di chiedere cose buone secondo la visione di Dio e di conseguenza, può capitare, e capita che la risposta di Dio alle nostre preghiere non coincida con le nostre richieste. Del resto il primo motivo della nostra preghiera è sempre quello che Gesù stesso ci ha suggerito nel Padre Nostro, che si compia cioè in noi la volontà di Dio. Lo stesso Gesù nel dramma della sua agonia nel Getzemani così invoca il Padre: “Padre mio, se è possibile, passi da me questo calice! Però non come voglio io, ma come vuoi tu!”.

Quel “come vuoi tu”, riferito a Dio, dovrebbe risuonare fiduciosamente al termine di ogni nostra richiesta, anche la più urgente!

 

 

VENERDI’ 18 FEBBRAIO

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, VEDI LA MIA MISERIA E LA MIA PENA E PERDONA TUTTI I MIEI PECCATI

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: COLOMAN DI LINDISFARNE, Santo, Monaco, Vescovo

Era un monaco irlandese entrato nel monastero di Iona, divenne, in seguito, vescovo di Lindisfarne. Fu un sostenitore della liturgia celtica. Morì nel 676.

Parola di Dio: Ez 18,21-28; SaI 129; Mt 5,20-26

 

“SE LA VOSTRA GIUSTIZIA NON SUPERERA’ QUELLA DEGLI SCRIBI E DEI FARISEI, NON ENTRERETE NEL REGNO DI DIO”. (Mt 5,20)

Penso che siamo tutti d’accordo nel dire che nel nostro mondo non c’è giustizia vera. Anche le leggi più giuste spesso non sono applicate in modo equanime, non tengono conto di persone o situazioni. Qualche volta ci fa perfino difficoltà la giustizia di Dio “che fa sorgere il suo sole sui buoni e sui cattivi”. E allora, ognuno di noi vorrebbe la giustizia come la pensa lui. Ma, quante giustizie ci sono? La giustizia è una sola, solo Dio è il Giusto. Gli uomini guardando a Lui, da Lui dovrebbero imparare la giustizia. La legge che Dio ha dato a Mosè è un dono. Lo scopo di questa legge era mettere Dio al centro della vita del suo popolo e subordinare a Lui il comportamento interpersonale. Ma anche il dono più grande, se perde la sua anima, diventa banale o addirittura deleterio. Quando scribi e farisei di ieri e di oggi riducono il rapporto dell’uomo con Dio alla osservanza di alcune norme, fanno di Dio un padrone e dell’uomo il suo schiavo. Quando la Grazia e il peccato sono misurati solo dalle leggi, si riduce il rapporto tra l’uomo e Dio a quello del commerciante con il suo cliente.

Gesù dicendoci che la nostra giustizia deve superare quella degli scribi e dei farisei, non vuole dire che le norme che essi ci insegnano non abbiano la loro validità, ma vuole aiutarci a ritrovarne il senso enorme: io non devo essere, buono per obbedire a Dio, devo invece riconoscere l’amore di Dio che mi spinge a realizzare e mani­festare la santità del suo nome; io non mi accontento delle norme ma capisco e vivo l’amore.

 

 

SABATO 19 FEBBRAIO

Una scheggia di preghiera:

 

SENZA DI TE, SIGNORE, NON POSSIAMO NULLA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: EMILIA DI RODAT, Santa, religiosa

Nacque a Druelle, Rouergue, nel 1787. Sentendo la chiamata al servizio del Signore, dopo aver tentato invano di entrare in una congregazione religiosa, si fece “istitutrice dei poveri” fondando la congregazione delle suore della Sacra Famiglia di Villefranche, già fiorente alla sua morte e oggi diffusa in tutto il mondo. Morì a Villefranche de Rouergue nel 1852.

Parola di Dio: Dt 26,16-19; Sal 118; Mt 5,43-48

 

“AMATE I VOSTRI NEMICI E PREGATE PER I VOSTRI PERSECUTORI”. (Mt. 5,44)

Gesù ci stima talmente, ha talmente fiducia in noi che non gli bastiamo come persone ordinarie, ci vuole straordinari.

Il brano che abbiamo letto oggi è un crescendo: prima Gesù ci dice di non odiare, poi di amare, poi di amare i propri nemici, poi di rifarci nel nostro agire a quello di Dio “che fa sorgere il suo sole sui buoni e sui cattivi sui giusti e sugli ingiusti”, e alla fine arriva il compito più arduo: quello di “essere perfetti come il Padre nostro Celeste” Programma esaltante, ma anche, a prima vista impossibile. Chi è che umanamente può essere capace di amare il  nemico che proprio in quel momento lo sta denigrando e distruggendo?  Tra l’altro può aver senso una cosa del genere o non va contro la natura stessa che spesso d’istinto, per difendersi, deve aggredire? Gesù non chiede a noi ciò che può essere impossibile per la nostra umanità, ma ci indica delle strade e ci  propone anche i mezzi per poterci arrivare. Amare i propri nemici non vuol dire essere delle persone indifferenti al male. Anche Gesù non si comporta così: accetta con dolore e fatica la propria sofferenza, dice con chiarezza quello che è male e quello che bene, parla di un premio e di un castigo che ci sarà come conseguenza delle proprie scelte, ma non risponde né con l’odio né con la violenza anzi, trasforma il male che i suoi nemici gli stanno facendo in un atto di amore per tutti, loro compresi, se vorranno accoglierlo. Ma come è riuscito Gesù a fare questo? Perché ha guardato a Dio suo Padre ed ha fatto come Lui. Se per noi è estremamente difficile amare il nostro nemico è solo guardando a Dio e a Gesù che riusciremo a disarmare la rabbia e l’odio, è solo con la sua forza che allontaneremo la voglia di vendetta, è solo pensando alla misericordia che Dio sta usando con me che riuscirò a rivedere anche nel nemico il volto  pur difficile di un mio fratello ed è nell’equilibrio tra amore e giustizia, partendo dall’umiltà che potrò iniziare il mio cammino di trasformazione della vendetta in perdono, dell’odio in amore.

 

 

DOMENICA 20 FEBBRAIO: 2^ DOMENICA DI QUARESIMA

Una scheggia di preghiera:

 

                                            PURIFICA GLI OCCHI DEL NOSTRO SPIRITO,

                                            PERCHE’ POSSIAMO GODERE LA VISIONE DELLA TUA GLORIA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: AMATA DE CORANO, Beata

Nata ad Assisi nel 1200 era nipote di Santa Chiara. La sua vita giovanile fu frivola. Doveva sposarsi quando visitando la zia decise di seguirla in convento dove si diede a dure penitenze al punto di ammalarsi. Fu guarita dalla zia. Morì intorno al 1254.

Parola di Dio: Gen 12,1-4a; Sal 32; 2 Tm 1,8b-10; Mt 17,1-9

 

“E FU TRASFIGURATO DAVANTI A LORO”. (Mt 17,2)

Gesù ha appena annunciato agli Apostoli la sua prossima passione e morte; ma loro non hanno compreso, non hanno voluto comprendere. La trasfigurazione ha lo scopo di confermare con potenza quella previsione, e di anticipare nello stesso tempo la passione imminente. Nella trasfigurazione di Gesù c’è un po’ tutta la Bibbia e anche un po’ tutta la nostra storia: il presente e il futuro della vita. Il Monte e Mosè ci richiamano l’Antica alleanza, Elia l’amicizia di Dio con noi attraverso la profezia; il volto brillante di Gesù e le vesti splendenti come la luce, lo splendore della divinità e la luce che diventa guida, le tre tende la Trinità... E’ Cristo che dà la prova di se stesso; è Dio che conferma Gesù e noi nella sua mis­sione, è sguardo al futuro dell’uomo che potrà vedere il volto di Dio; è figura dell’Eucaristia, pane “trasfigurato”, è impegno a trasfigurarci nel prossimo...

Ma quello che mi colpisce di più (an­che perché è sempre la cosa più diffi­cile da realizzare) è quel “Ascoltatelo”. Ascoltare il Cristo non è sedersi e sentire una lezione, è lasciarsi penetrare da Lui che è la Parola, è lasciarsi cambiare, “trasfigurare” il cuore; è un ascolto che per noi non diventa conoscenza solo intellettiva ma che diventa pensare come Lui e vivere come Lui.

 

 

LUNEDI’ 21 FEBBRAIO

Una scheggia di preghiera:

 

SALVACI, SIGNORE, PER LA TUA MISERICORDIA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ELEONORA, Santa, Regina di Inghilterra

Nasce nel 122 da una nobile famiglia francese. Amante dello studio, di carattere deciso, religiosissima, sposò il re Enrico III di Inghilterra. Quando il re fu imprigionato, Eleonora fuggì in Francia dove organizzò un esercito e liberò il marito. Rimasta vedova visse in umiltà in un convento benedettino dove morì nel 1291.

Parola di Dio: Dn 9,4-10; Sal 78; Lc 6,36-38

 

“SIATE MISERICORDIOSI COME E’ MISERICORDIOSO IL PADRE VOSTRO”. (Lc. 6,36)

La misericordia è un dono gratuito, immeritato, che sgorga soltanto ed unicamente dall'amore infinito del Signore, un amore che non si arresta dinanzi al peccato, anzi, assume una intensità inattesa e insperata, proprio quando l'amore è offeso e ripudiato. Sulla scia di questa esperienza e di questa memoria, oggi ci sentiamo ripetere da Gesù: “Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro”. Non possiamo impunemente essere fruitori di perdono da parte di Dio e poi negarlo ai nostri fratelli. Suscita sdegno in noi il comportamento di quel servo, di cui parla il vangelo, a cui viene condonato un grosso debito e che poi afferra per il collo un suo conservo, che gli doveva solo pochi spiccioli. Noi rischiamo lo stesso comportamento quando, perdonati da Dio per i nostri debiti, non li rimettiamo ai nostri debitori. L’invito di Gesù è quello di essere buoni, senza mi­sura. E’ l’invito ad avere niente meno che Dio come modello. “Signore, non ti sembra di esagerare?” E Gesù ci risponde:

“Se ti ho dato il Padre come modello, non è per spaventarti, ma perché tu abbia sempre davanti al tuo agire, il fondamento della tua vita; non è per chiederti qualcosa di impossibile ma perché tu sappia che ciò che è impossibile agli uomini non è impossibile a Dio. E’ perché tu, contemplando la sua misericordia verso di te e verso gli uomini, ti senta talmente amato da trovare la forza di amare anche quando è difficile. Mi aspetto che tu entri nel mio cuore, che mi somigli, che diventi il rappresentante del mio amore presso i miei figli”.

 

 

MARTEDI’ 22 FEBBRAIO: CATTEDRA DI SAN PIETRO

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, SEI TU IL MIO PASTORE, NULLA MI MANCHERA’

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: PAPIA DI GERAPOLI,Santo Vescovo

Papia vissuto nel II secolo, contemporaneo di s. Policarpo di Smirne e di s. Ignazio d’Antiochia, era vescovo di Gerapoli nella Frigia. Non conobbe personalmente gli Apostoli, ma secondo la sua propria testimonianza, egli apprese i principi e le fede cristiana da persone che li avevano conosciuti, Scrisse cinque libri intitolati ‘Esegesi dei discorsi del Signore’,

Parola di Dio: 1 Pt 5,1-4; Sal 22; Mt 16,13-19

 

“TU SEI PIETRO E SU QUESTA PIETRA EDIFICHERO’ LA MIA CHIESA… A TE DARO’ LE CHIAVI DEL REGNO DEI CIELI”.

(Mt. 16,18-19)

La festa della Cattedra di san Pietro ci dà occasione di ripensare ad una delle tante cose che noi, come cristiani,  diamo per scontate ma che spesso viviamo attraverso una serie di luoghi comuni e con molta confusione. Proviamo a pensare al magistero del Papa. Chi è il Papa? E’ il successore di san Pietro, è colui che ha ricevuto  da Gesù il compito di garantire l’unità della Chiesa, di testimoniare la continuità della tradizione della fede, di predicare e annunciare il Vangelo di Gesù, di aiutare i fratelli a vivere rispondendo moralmente bene a quelle che sono le chiamate del Signore. Ecco allora che “cattedra” è luogo di insegnamento di pastorale e non trono di poteri terreni. Il primo errore che spesso noi facciamo, proprio perché legato alla storia della Chiesa concreta, è di legare la figura del Papa alla figura del potere terreno. Se per tanti secoli il potere divino di servizio e quello terreno di dominio hanno cercato, per interesse, di andare a braccetto, oggi ci rendiamo conto che la vera autorità della Chiesa e del Papa non stanno in un potere materiale, stanno nell’autorità morale per il servizio che Gesù ha affidato a Pietro. Abbiamo bisogno di purificare questo pensiero sia noi che soprattutto coloro che, facendo parte della gerarchia ecclesiale, sono facilmente portati a vederla come una scala di poteri successivi. Quando ritorniamo al Vangelo scopriamo che l’unico potere dato da Cristo è quello di servire, è il potere del pastore che indirizza il suo gregge, che raccoglie con amore le pecore che hanno maggiore difficoltà, che difende le pecore dai lupi anche a costo della propria vita. Anche il potere di magistero non deve mai essere un imporre in forme assolutistiche la verità al punto da ergersi giudici di altri per poterli condannare, deve essere sempre un servizio alla verità attraverso l’umile interpretazione della Parola di Dio, attraverso la Tradizione, e l’offerta di percorsi di fede accompagnati sempre dalla stessa misericordia di Gesù che, pur chiedendoci impegni seri, sa capire la difficoltà che spesso abbiamo nell’attuarli. La nostra attenzione allora sarà quella di discernere il male anche nella gerarchia della Chiesa per prenderne le distanze, ma anche di saper cogliere sempre il bene, e per questo c’è una regola indefettibile: se il servizio ministeriale della Chiesa ci porta a Gesù, ci fa crescere nella fede, ci aiuta a comprendere e vivere meglio i valori del Vangelo, è certamente da Dio e con verità e umiltà possiamo anche accogliere la povertà di chi ce li indica. Se invece scopriamo che ci viene predicato qualcosa che non è Vangelo ma ricerca di potere terreno, abuso di poteri o legami a poteri terreni: questa non è la Chiesa degli apostoli.

 

 

MERCOLEDI’ 23 FEBBRAIO

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, INSEGNACI LA STRADA DEL SERVIZIO

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ROMANA DI TODI, Santa   

Da alcuni scritti sembra che Romana, vissuta nel IV secolo fosse figlia del prefetto Calpurnio. Essendosi promessa a Cristo, scappò di casa il giorno prima delle nozze, si fece battezzare da San Silvestro e poi si ritirò a vita eremitica in alcune grotte presso Todi.

Parola di Dio: Ger 18,18-20; Sal 30; Mt 20,17-28

 

“LA MADRE DEI FIGLI DI ZEBEDEO DISSE A GESU’: DI’ CHE QUESTI MIEI FIGLI SIEDANO UNO ALLA TUA DESTRA E UNO ALLA TUA SINISTRA NEL TUO REGNO”. (Mt.20,20-21)

Questa madre ama i suoi figli e cerca per loro un buon posto, una sistemazione congrua, ma il suo sguardo è limitato: non ha ancora capito che il posto del servizio è quello più gradito a Gesù. La storia di ogni persona è allo stesso tempo effimera e importante. Perciò ci conviene vivere in maniera intensa, al di là del nostro piccolo "io", contribuendo ad arricchire la vita degli altri  e lasciandoci impreziosire dalle loro sorprese. La nuvola avanzava lentamente: era piccola, poco più grande di un batuffolo di cotone. All'interno, due gocce di pioggia stavano litigando furiosamente.

“Ti dico che dovevamo scendere su quel prato!”, urlò l'una. “E così saremmo finite in mezzo al fango!”, ribatte l'altra.

“Sua maestà ha paura di sporcarsi? Preferirebbe forse cadere in una boccetta di profumo?!”, insistette la prima.

“Sei sciocca e ignorante!”, concluse la seconda. E rivolgendosi all'altra compagna che se ne stava pacifica e silenziosa ad osservare il paesaggio chiese: “E tu, cosa ne pensi?”. Costei rispose: “Credo che ognuna di noi debba seguire le proprie aspirazioni, ricordandoci che il mondo ha bisogno di noi”. “Giusto!”, intervenne la prima, “Ognuna pensi a se stessa!”, travisando così le parole della compagna saggia.

La prima a lasciarsi scivolare dalla nuvola fu proprio lei. Vide uno scoglio e decise di andare a crogiolarsi al sole. Fatto sta che, poco dopo, cominciò a sudare e all'improvviso scomparve. Di lei non restò più nulla, neppure il segno sulla roccia.

La seconda, vedendo l'oceano, pensò: “Qui non mi mancherà la compagnia!” e si lasciò scivolare. Per qualche tempo passò le sue giornate ridendo, scherzando, ballando insieme alle compagne. Ma un giorno un'onda l'afferrò con decisione e la mandò a ruzzolare sulla spiaggia. La sabbia assorbì la goccia e di lei non restò più nulla, nemmeno un'impronta.

Sulla nuvola,intanto, la goccia rimasta aspettava il momento opportuno per scendere sulla terra. Aveva deciso: “Mi spingerò più a Nord, il vento freddo mi trasformerà in un fiocco di neve e contribuirò a far felici i bambini”.  

All'improvviso vide, in un campo arso dal sole, una pianticella quasi appassita. Questo la rattristò e la commosse. E cosi decise: si lasciò scivolare dalla nuvoletta e cadde addosso alla piantina. Costei si ridestò dicendo: “Che fresca carezza! Chi sei?”. “Sono una piccola goccia e sono scesa dal cielo per aiutarti” rispose. Poi scomparve nel terreno, fino alle radici. Subito un fremito percorse l'intera pianticella ed un fiorellino sbocciò, profumando l'aria.

 

 

GIOVEDI’ 24 FEBBRAIO

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, DONACI OCCHI PER VEDERE LA TUA PRESENZA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: DEMETRIADE, Santa

Nata nel V secolo era figlia di Olibrio e di Giuliana della famiglia degli Anici, si convertì alla vita religiosa per opera di sant'Agostino e di sant'Alipio di Tagaste e rinunciò al matrimonio per consacrarsi a Dio. Fu in rapporti epistolari con san Gerolamo, san Prospero e Pelagio. Ritornata a Roma, Demetriade fece costruire la basilica di Santo Stefano sulla Via Latina. Morì a Roma verso il 425.

Parola di Dio: Ger 17,5-10; Sal 1; Lc 16,19-31

 

“C’ERA UN UOMO RICCO… E UN MENDICANTE DI NOME LAZZARO GIACEVA ALLA SUA PORTA”

(Lc16,19-20)

Il ricco e Lazzaro: da un lato un uomo semplicemente definito "ricco", senza altri attributi, non è neanche un "ricco cattivo". Dall'altra c'è Lazzaro, il cui nome significa: "Dio aiuta".

Quest'ultimo non chiede nulla: è presente e basta. Ma tra i due si avverte una distanza invalicabile. Il ricco non riesce neanche ad accorgersi di Lazzaro. Il ricco è talmente preso da se stesso che non “vede”.

Anche oggi ci sono persone che credono di aver pensato a tutto: il benessere e gli interessi assicurano la loro vecchiaia. Hanno enumerato tutte le disgrazie che potrebbero colpire loro, la loro famiglia, i loro beni, hanno coperto tutti questi rischi con non so quante assicurazioni: incendio e furto per i loro beni, assicurazione integrativa per la salute; se recheranno un danno al loro prossimo, l’assicurazione di responsabilità civile li coprirà; l’assicurazione sulla vita garantirà ai loro discendenti dopo la loro morte una pensione confortevole. Eccolo dunque questo ricco tranquillo: può vivere senza preoccupazioni e morire senza affanni... o piuttosto senza affanni riguardo a coloro che lascia. Ma, e la sua anima? e l’eternità che sta per aprirsi davanti a lui? e il giudizio di Dio che lo attende? E’ vero, aveva dimenticato tutto questo. Ha fatto un calcolo errato. Bene o male ha regolato le cose che sono solo per un tempo e ha trascurato quelle che sono eterne. Ha messo in ordine i rapporti con i suoi simili, ma non si è preoccupato di Dio. Si comporta esattamente come se Dio non esistesse, mentre sa bene che esiste. Se per caso ci riscopriamo in questo tipo di uomo, c’è ancora tempo per riparare a questo tragico errore: basta aprire sul serio occhi e cuore!

 

 

VENERDI’ 25 FEBBRAIO

Una scheggia di preghiera:

 

GRANDI COSE HAI FATTO PER NOI  O SIGNORE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: TORIBIO ROMO GONZALES, Santo, Sacerdote 

Nacque a Santa Ana de Guadalupe in Messico il 16 aprile 1900. Diventato sacerdote fu un parroco dal cuore sensibile. Durante la persecuzione rivoluzionaria continuò ad operare da buon pastore in clandestinità. Tradito da un contadino venne arrestato e fucilato sul posto il 25 febbraio 1928.

Parola di Dio: Ger 37,3-4.12-13.17-28; Sal 104;     Mt 21,33-43.45-46

 

“VI SARA’ TOLTO IL REGNO DI DIO E SARA’ AFFIDATO AD UN ALTRO POPOLO CHE LO FARA’ FRUTTIFICARE”. (Mt. 21,43)

La parabola che Gesù racconta è la storia della salvezza. Dio ha fatto di tutto per noi: ha piantato la vigna, l’ha curata, ce l’ha affidata e noi abbiamo pensato che fosse nostra, ci siamo abituati, continuiamo a parlare di Dio ma viviamo come se Lui non ci fosse. Un grande maestro indiano di vita spirituale ha scritto:

“Sono seduto sulla riva di un ruscello e osservo un sasso rotondo immerso nell’acqua. Da quanti anni il sasso è bagnato dall’acqua? Forse da dieci, forse da cento? Ma l’acqua non è riuscita a penetrare nel sasso. Se spacco quella pietra, dentro è asciutta. Così è di noi che viviamo immersi in Dio e non ce ne lasciamo penetrare: Dio rimane alla superficie della nostra vita, non ci trasforma perché non siamo disposti a lasciarci penetrare e trasformare dall’amore di Dio. Siamo come un sasso nel ruscello che nel suo interno rimane asciutto”. 

 

 

SABATO 26 FEBBRAIO

Una scheggia di preghiera:

 

PADRE, HO PECCATO CONTRO IL CIELO E CONTRO DI TE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: PORFIRIO, Santo, Vescovo  

Era nato da un ricca famiglia di Tessalonica, ma i suoi non erano desideri terreni. A venticinque anni si unì ai monaci che nel deserto cercavano l’Assoluto. Si spostò poi sulle rive del Giordano e venne ordinato sacerdote dal vescovo di Gerusalemme. Quando morì il vescovo di Gaza i cristiani di quella città vollero Porfirio come loro vescovo ed egli si mostrò un vero discepolo del Cristo, capace con il suo esempio di farlo conoscere ed amare da tanta gente diversa. Porfirio morì il 26 febbraio dell’anno 420

Parola di Dio: Mic 7,14-1518-20; Sal 102;   Lc 15,1-3.11-32

 

“UN UOMO AVEVA DUE FIGLI….” (Lc. 15,11ss)

È bello in questo tempo di quaresima, in cui siamo particolarmente sollecitati alla conversione e al ritorno a Dio, ascoltare ancora una volta una delle più affascinanti parabole che Gesù ci ha lasciato. Sulla scia del figlio pentito, che torna tra le braccia del Padre, si muove ancora la nostra povera umanità peccatrice. Il percorso è gia segnato. Ci capita di cadere nell'assurdo di pretendere dal Padre la nostra parte di eredità, di reclamare solo per noi la libertà che egli ci ha donato, ci capita di subire la nausea del vero bene e di stancarci di Dio e della sua casa. Gli spazzi del mondo ci attraggono, l'idea di una libertà assoluta e senza norme ci seduce, il poter spendere senza limiti pare ci adorni di un grande potere e così perpetriamo le nostre fughe. Il Signore ci mostra in anticipo i precipizi che ci si parano dinanzi e dentro cui andremo a gemere. Per nostra fortuna però anche quando abbiamo tutto sperperato malamente e ci ritroviamo spogli di ogni bene, umiliati a grugnire con i porci, i morsi della fame del vero bene e del pane buono della casa paterna, la nostalgia delle braccia amorose del Padre, che ci avevano già stretto nell'innocenza, ci pulsano salutarmene dentro a suggerirci un pentimento ed un ritorno. I sensi di colpa però premono come macigni e dire “mi alzerò” e già preludio di grazia. Pensare onestamente di poter essere almeno annoverato tra gli ultimi degli schiavi della casa paterna, è già timido germoglio di speranza. Intraprendere il duro e lungo cammino verso casa, stremati dalla fame e dall'improba fatica del male, è come già intravedere i primi bagliori del bene perduto. Ciò che non si osa sperare è proprio ciò che avviene: il peso della croce se l'assume Cristo stesso e così egli agevola il cammino, il Padre l'attende a braccia aperte, per stringerlo a sé con rinnovato ed accresciuto amore, per farlo rinascere con un abito nuovo alla vita della grazia. Poi la grande festa finale, solo in parte guastata dal comportamento del fratello maggiore: anche per chi rimane sempre fedele a Dio, è obiettivamente difficile comprendere la festa del ritorno per chi non ha sperimentato la misericordia e il perdono. Si finisce per soffrire proprio per le meravigliose sorprese che Dio riserva al peccatore pentito. Suscita stupore e invidia l'accoglienza riservata al fratello scellerato. Pare che certi giusti siano più propensi ad affermare e pretendere la giustizia che a comprendere l'amore. Dio invece sa coniugare splendidamente le due virtù.

 

 

DOMENICA 27 FEBBRAIO: 3^ DOMENICA DI QUARESIMA

Una scheggia di preghiera:

 

DAMMI DELL’ACQUA VIVA, O SIGNORE, PERCHE’ NON ABBIA PIU’ SETE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: BALDOMERO, SANTO, SUDDIACONO, Monaco  

Baldomero (Waldimer), nativo nel IV secolo di Lugduni nel Forez in Gallia, visse qualche anno a Lione facendo il mestiere di fabbro poi entrò nel monastero di S. Giusto, dove l’abate Vivenzo gli fece conferire il suddiaconato. Per umiltà Baldomero non volle mai essere ordinato sacerdote; condusse vita monastica come vero uomo di Dio, morì un 24 febbraio intorno al 630.

Parola di Dio: Es 17,8-7; Sal 94; Rio 5,1-2.5-8; Gv 4,5-42

 

“DAMMI DA BERE” (Gv. 4,17)

Ancora una volta rielaboro appena alcune riflessioni di don Curtaz. Al pozzo di Sicar, nel brullo deserto di Giuda, Dio siede, stanco. Stanco di cercarci, stanco di elemosinare attenzione dalle sue creature. E' lo strano destino di un Dio che per amore accetta la nostra indifferenza. La Samaritana viene al pozzo ad attingere acqua. Un' ora inconsueta, che rivela il suo desiderio di non incontrare persone. Non incontrare soprattutto gli occhi e i giudizi degli abitanti di quel minuscolo paesino che conosce la sua frammentata vita sentimentale. E lì, in questo affresco che Giovanni sa descrivere con grazia e pudore, avviene l'incontro. Un incontro di sete e di acqua, di attenzioni e scoperte, d'interrogativi e frescura che riempie il cuore. Gesù inizia, prende l'iniziativa, ci interpella: "Dammi da bere". Una richiesta che rimanda ad un'altra domanda - tragica - dall'alto del legno a cui è inchiodato: "Ho sete".

Sì: Dio ha sete di noi, della nostra fede, della nostra attenzione. Ci chiama, ci parla di senso e di pienezza, risveglia la nostra ricerca. La Samaritana non ci sta, non si scopre, gira intorno all'essenziale. "Chi è mai - pensa - questo sconosciuto che mi parla? Che vuole?". Lei come noi, sempre sulle difensive, come se Dio fosse un avversario, un concorrente.

No, il dialogo continua, e rivela un Dio sempre meno duro, un volto sempre più attento e rispettoso. Gesù la sa condurre sapientemente, passo dopo passo, dentro se stessa. La porta, con sbalorditiva delicatezza, a mettersi in discussione, a riconoscere il suo limite, a superarlo. La donna ora accetta una domanda personale, che coinvolge la sua affettività e rivela la sua allergia all'incontro con i compaesani: è una donna fragile, giudicata, che incontra solo sguardi e commenti offensivi e che ora - invece - incontra uno sguardo buono sul serio, che non giudica e ama.

Imparassimo - noi educatori, genitori, insegnanti - a saper ascoltare chi ci parla, a forzare con delicatezza e rispetto il suo cammino, a fidarsi. Gesù rivela un'inconsueta capacità di dialogo, di relazione, nel rispetto e nell'amore.

La Samaritana passa dalla discussione accademica sulla "religione" ("E' qui che dobbiamo adorare?") alla percezione che davanti a questo sconosciuto può aprirsi, di lui può fidarsi, perché parla di Dio come mai nessuno le ha parlato. E crede. Lascia la brocca - che importa ormai? - e corre dai suoi sospettosi vicini. Non ha più paura, non si vergogna, non si difende. Ha capito, ha trovato l'acqua viva, ne parla, contagia. Il suo limite diventa addirittura mezzo di evangelizzazione: le persone che prima guardava con sospetto diventano persone da contagiare: lei ha incontrato qualcuno che le ha letto la vita, che sia lui il Messia tanto atteso? E in questo crescendo di grazia, l'acqua corre, prima timida, poi sempre più energica, come un torrente in piena. E' l'acqua della presenza di Dio che da quel giorno ha sostituito il limaccioso pozzo di Giacobbe. L'acqua, la stessa acqua nella quale siamo stati immersi, il giorno del nostro Battesimo. L'acqua della Presenza di Dio, la sola che può dissetarci. Pagina semplice, fresca, luminosa, che non necessita di troppi commenti.

A te che leggi, il Signore chiede di dargli da bere, di chiacchierare, di passare dalle belle definizioni astratte su Dio al coinvolgimento della tua e della mia storia, anche quella più oscura. Il Dio che disseta, il Dio che stanco ci attende al pozzo delle nostre giornate, il Dio che non ci giudica quando tutti puntano l'indice, il Dio che riempie e cambia la vita della Samaritana, il Dio che cambia il volto di quel minuscolo paese che spalancherà le proprie case al fiume di grazia, ci attende. Un Dio da incontrare, alla fine del cammino del deserto, per dissetarci.         

 

 

LUNEDI’ 28 FEBBRAIO

Una scheggia di preghiera:

 

SPERO IN TE, SIGNORE, E ASPETTO SULLA TUA PAROLA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: OLIMPIA (OLHA BIDA’), Religiosa e martire ucraina  

Olha nacque nel 1903 nel villaggio di Tsebliv (regione di Lviv). Suora della Congregazione delle Suore di s. Giuseppe, si sa che svolgeva la sua attività nel villaggio di Zhuzhil.  Dopo il 1945, durante la persecuzione comunista, fece attività d’apostolato sostituendo diversi sacerdoti scomparsi nelle carceri e nei lager sovietici.  Nell’aprile del 1950, anche suor Olimpia fu catturata insieme a suor Laurentia mentre accompagnavano un fedele defunto al cimitero. Il 27 maggio 1950 fu dichiarata colpevole di attività antisovietica e quindi deportata nel lager di Kharsk in Siberia, dove morì di stenti e mancate cure mediche, il 28 gennaio 1952 all’età di 49 anni.

Parola di Dio: 2 Re 5,1-15; Sal 41 e 42; Lc 4,24-30

 

“C’ERANO MOLTI PROFETI IN ISRAELE AL TEMPO DEL PROFETA ELISEO, MA NESSUNO DI LORO FU RISANATO SE NON NAAMAN IL SIRO”. (Lc. 4,27)

“Venne tra i suoi, ma i suoi non lo accolsero”. Giovanni sintetizza così la missione di Cristo. Il racconto della sinagoga di Nazareth, città in cui Gesù è cresciuto, esprime proprio visivamente questa non accoglienza, ed ecco che Gesù allora guarda, diremmo quasi con nostalgia ai pagani. Israele era un popolo religioso, avevano stupende strutture religiose: sinagoghe, un Tempio meraviglioso, libri sacri, pratiche innumerevoli, sacerdoti e leviti, un insegnamento religioso ben organizzato. E’ una cosa strana, paradossale, quanto il potere della religione possa indurire e rendere impermeabili le anime che plasma. I contemporanei di Gesù si sono addormentati nelle loro strutture religiose. Credevano alla religione, nei loro sacerdoti, nei loro antenati e non riuscivano più a vedere Dio. Credevano da così lungo tempo che alla fine non credevano più, pregavano da così lungo tempo  che non facevano più altro che recitare preghiere, aspettavano da così lungo tempo che erano sicuri che niente sarebbe venuto a sconvolgere questa abitudine di attendere, che era divenuta a poco a poco un’abitudine di non attendere niente.In questo troviamo un avvertimento chiaro per tutti coloro che, come noi, si credono familiari con le cose divine. Anche noi abbiamo delle strutture forse ancora più imponenti di quelle degli Ebrei di allora. Tutto sta nel sapere se noi ci serviamo di queste strutture per arrivare all’incontro con Cristo nel quotidiano o se siamo diventati passivi schiavi di esse, infatti nessuna struttura, per santa che sia, può salvare in se stessa, addirittura Gesù stesso non era di alcun aiuto e di nessun effetto a coloro che lo toccavano o urtavano senza fede. Le strutture servono se sono vivificate dalla fede, dall’iniziativa personale, dalla capacità di conversione e di rinnovamento. Per dirla con Louis Evely:

“Bisognerebbe dire ai cristiani: non fate affidamento sulle vostre strutture religiose. Non rassegnate le dimissioni nelle mani del clero. Non accontentavi di recitare dei “Credo” o delle preghiere, di frequentare i sacramenti o di praticare la domenica. Non conservate il deposito della rivelazione nelle biblioteche: scrutatelo. E non crediate di conoscere  Gesù Cristo: scopritelo!”.

     
     
 

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