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SCHEGGE E SCINTILLE

PENSIERI, SPUNTI, RIFLESSIONI
DALLA PAROLA DI DIO E DALLA VITA

http://spazioinwind.libero.it/schegge

a cura di don Franco LOCCI

 

NOVEMBRE 2004

 

 

LUNEDI’ 1 NOVEMBRE  FESTA DI TUTTI I SANTI

Una scheggia di preghiera:

 

DONACI, SIGNORE, DI PARTECIPARE ALLA TUA SANTITA’

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ARALDO, Santo, Re           

Era il re di Danimarca intorno al 980. Si convertì al cristianesimo e cercava di diffondere nel suo Regno questa religione. Trovò però l’ostilità di molti pagani e anche quella del figlio detto Barba fiorente. Proprio durante una battaglia  con il figlio Araldo fu ferito e morì.

Parola di Dio: Ap. 7,2-4.9-14; Sal.23; 1Gv. 3,1-3; Mt. 5,1-12

 

“BEATI I PURI DI CUORE PERCHE’ VEDRANNO DIO”. (Mt. 5,8)

Perché in una festa sola ricordare tutti i Santi, sia quelli noti, quelli che pur essendo riconosciuti tali dalla Chiesa non hanno una data fissa di celebrazione, quelli che santi ufficiali non lo saranno mai ma che lo furono nelle scelte della loro vita?

Credo per ricordarci che l’origine della santità è una sola perché solo Dio è Santo, ma anche per ricordarci che molteplici sono i modi di partecipare a questa santità manifestandola con la propria persona.

- Ma abbiamo bisogno dei santi? Non dovrebbe bastarci guardare a Dio, a Gesù, allo Spirito Santo?

Certo il nucleo della nostra fede è il mistero dell’amore di Dio per noi e da questo dobbiamo partire, a questo mirare, a questo rispondere, ma non è forse bello vedere come Dio ha amato in modo unico tanti nostri fratelli ed essi hanno saputo rispondere con altrettanto amore?

- Se guardo alla vita di certi santi mi spavento: io non potrò mai essere come loro.

E infatti nessuno di noi deve diventare come loro. I santi non sono da copiare: ne faremmo solo delle brutte copie. La santità che io devo realizzare (cioè la mia risposta all’amore di Dio o, meglio, il mio accogliere l’amore di Dio) è unica e personale. Io posso diventare santo con i doni e con i limiti che mi ritrovo.

- Ma non è un’ utopia diventare santi se non ce la faccio neanche a vincere certi aspetti del mio carattere?

Si potrebbe rispondere in tanti modi a questa obiezione ma forse basta guardare al Vangelo. Gesù crocifisso dice: “Oggi sarai con me in paradiso” ad un ladro crocifisso che riconosce i suoi limiti e che riconosce la bontà di Gesù. Se il primo santo sicuro e ufficiale della Chiesa è uno che è stato ladro…

- Si dice che la Chiesa è santa… ma…

Forse la Chiesa nella sua realtà storica ci dà proprio la misura e l’idea vera di che cosa sia la santità. E’ il popolo di coloro che sono chiamati alla salvezza attraverso Gesù. Un popolo chiamato a partecipare alla santità di Dio ma in cammino con tante difficoltà, un popolo di santi e di peccatori ma un popolo nonostante tutto amato da Dio a cui Lui continua sempre a dare ancora una possibilità. Un popolo che è già in comunione con i santi del cielo, un popolo che se accoglie il dono dello Spirito Santo può manifestare proprio nella povertà perdonata la grandezza della santità di Dio.

 

 

 MARTEDI’ 2 NOVEMBRE  COMMEMORAZIONE DI TUTTI I FEDELI DEFUNTI

Una scheggia di preghiera:

 

L’ETERNA GIOIA DONA A LORO, O SIGNORE,  E SPLENDA AD ESSI LA LUCE PERPETUA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: BENIGNO DI DIGIONE, Santo, Martire

Pochissime le notizie storicamente certe su questo santo, presente però nella venerazione di tanti specialmente in Francia. Fu prete, e fu martire a Digione  probabilmente nel II secolo.

Parola di Dio: Gb. 19,1.23-27; Sal. 26; Rom. 5,5-11; Gv. 6,37-40

 

“QUESTA E’ LA VOLONTA’ DI COLUI CHE MI HA MANDATO, CHE IO NON PERDA NULLA DI QUANTO EGLI MI HA DATO, MA LO RISUSCITI NELL’ULTIMO GIORNO”. (Gv. 6,39)

Ricordare oggi i nostri defunti ci aiuta a dare uno sguardo indietro e uno avanti.

Guardiamo indietro e ricordiamo. Ricordiamo le persone che sono passate, gli affetti, i fatti e in noi giustamente c’è nostalgia specialmente per i nostri cari, per le persone con cui abbiamo condiviso un tratto di cammino, per tutti coloro che in qualunque modo ci hanno donato qualcosa, ci hanno fatto camminare. E guardando indietro scopriamo anche la precarietà della vita e questo, al di là della paura che può ingenerare, ci fa bene perché se scopro che nessuno è eterno in questa vita, dovrebbero poco per volta mutare i valori che la indirizzano. Ad esempio se il denaro, il potere, il successo sono così effimeri, vale la pena puntare tutto su di essi?

Ma noi cristiani oggi guardiamo anche in avanti, non ci fermiamo solo alle tombe umane che onoriamo per rispetto a quei corpi che abbiamo amato e che per noi non sono solo un cumulo di ossa, ma in modo misterioso e per forza divina sono destinati a risorgere. Noi guardiamo a qualcuno che questo passaggio lo ha già fatto: Gesù, Figlio di Dio, morto sulla croce e risorto e vivo tutt’ora anche con il suo corpo glorioso che reca ancora i segni della sua passione.

Noi oggi in particolare, ma sempre, preghiamo per i nostri morti perché siano con Dio, preghiamo con i nostri morti perché nella Chiesa siamo una sola famiglia viva e reale che si rivolge insieme alla misericordia del Signore, preghiamo i nostri morti perché in Gesù siamo certi che essi vedendo Dio in Lui sanno quale sia il nostro vero bene e per l’affetto che ci unisce glielo chiedono.

Qualcuno mi ha chiesto se i morti mi facciano paura. No! Può farmi paura la morte per il mistero che la circonda e, soprattutto per la mia debolezza e paura del mistero di sofferenza che la circonda, ma i morti non mi fanno paura, anzi essi mi parlano di vita, di eternità, di misericordia di Dio, di Redenzione. Se essi sono con Dio anche i piccoli o grandi aspetti negativi che c’erano tra noi quando essi erano in terra sono superati dall’amore di Dio, dal perdono che essi hanno ricevuto, dalla purificazione da ogni male.

In queste prime giornate di novembre mi piace allora canticchiare in sordina quel vecchio spiritual negro che dice: “Camminiamo sulla strada che han percorso i santi tuoi, tutti ci ritroveremo dove eterno splende il solo. E quando in ciel dei santi tuoi la grande schiera arriverà, o Signore, come vorrei che ci fosse un posto per me”.

 

 

MERCOLEDI’ 3 NOVEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, AUMENTA LA NOSTRA FEDE IN TE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: SILVIA, Santa     

Silvia aveva sposato un nobile romano ed ebbe da lui un figlio che diventerà Papa Gregorio Magno. Dopo la moglie del marito si ritirò a vita solitaria presso la chiesa di San Saba, nelle vicinanze dell’Aventino, Morì tra il 592 e il 594.

Parola di Dio: Fil. 2,12-18; Sal.26; Lc. 14,25-33

 

“CHIUNQUE DI VOI NON RINUNZIA A TUTTI I SUOI AVERI, NON PUO’ ESSERE MIO DISCEPOLO”. (Lc. 14,23)

Ci sono dei giorni in cui leggendo il Vangelo e cercando di applicarlo alla mia vita mi sento scoraggiato. Gli anni passano e mi accorgo di essere ancora molto lontano dalla scelta radicale che Gesù chiede ai suoi discepoli per seguirlo. Sì, è vero che una ragionata esegesi di questo e di altri brani ci fa capire che Gesù non intendeva che il discepolo non deve avere affetti umani, ma saperli guidare alla luce della scelta di Dio, che la povertà non è indicata come fine a se stessa ma che deve essere il modo di esprimere la fiducia e l’abbandono in Dio, eppure nonostante tutto mi sento ancora lontano da ciò che Dio vuole da me e mi accorgo che, essendo ancora troppo legato alle cose di questa terra, non riesco neppure a godere appieno del dono di essere amato da Dio e di poterlo amare nel quotidiano.

E la tentazione va avanti: se non sei riuscito ad essere un buon discepolo in tutti questi anni, allora vale ancora la pena di riprovarci?

A questo punto mi fermo e mi chiedo: Perché Gesù ci invita alla perfezione e alle scelte radicali? Per farci sentire colpevoli e incapaci? Per portarci al punto di dire: “Non ce la faccio e mi ritiro?”.

Se Gesù a volte ci rimprovera, se ci indica la strada della perfezione non lo fa mai per scoraggiarci ma per rinnovare in noi le capacità di seguirlo e amarlo con tutto il cuore. “Ma io non ci riesco!” E Gesù sembra risponderci: “Da solo,è vero non ce la fai e non ce la farai mai, ma se Dio è con te, se lo lasci operare nella tua vita, pensi che Lui non possa portarti alla sua volontà e alla tua vera felicità?”

E allora capisco: ogni volta che faccio dipendere tutto dalle mie velleità, ogni volta che credo di salvarmi da solo, sono sicuro di essere sconfitto; tutte le volte che sento la mia incapacità ma mi fido di Dio, Egli può operare in me secondo suo amore e allora si possono spostare le montagne.

Il riconoscere le proprie incapacità e il chiedere aiuto a Dio allora non è il passivismo della volontà e la preghiera del perdente, è solo preparare il terreno perché Dio servendosi proprio delle mie debolezze possa manifestare la sua grandezza.

 

 

GIOVEDI’ 4 NOVEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

TU HAI COMPASSIONE DI TUTTI E NULLA DISPREZZI DI QUANTO HAI CREATO, O SIGNORE, AMANTE DELLA VITA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: FRANCESCA D’AMBOISE, Beata

Era nata nel 1427. Figlia maggiore di Luigi d'Amboise e sposa di Pietro II, figlio di Giovanni V, duca di Bretagna. Si sposò nel 1448 con il duca di Bretagna, si dedicò alla carità e fondò un monastero di clarisse a Nantes. Rimasta vedova (1457), si fece carmelitana a Vannes e fu priora di Nantes, qui morì nel 1485.

Parola di Dio: Fil. 3,3-8; Sal. 104; Lc. 15,1-10

 

“I FARISEI E GLI SCRIBI MORMORAVANO: COSTUI RICEVE I PECCATORI E MANGIA CON LORO”. (Lc. 15,2)

Noi, con molta superficialità e restando fedeli ad antichi luoghi comuni, dividiamo il mondo in buoni e cattivi e pensiamo che tutti i buoni debbano stare insieme anche per far fronte ai cattivi. Stupiva dunque i contemporanei di Gesù e può forse stupire anche noi il fatto che Egli accolga pubblici peccatori e prostitute. Noi spesso, anche nelle nostre comunità parrocchiali, vorremmo una Chiesa di puri, di persone “perbene” e quando qualche prete o qualche laico prende la strada per avvicinare persone lontane, diverse dal nostro credo (sempre e solo religioso?), persone magari in difficoltà, “cattivi” che vivono ai margini della società, strizziamo il naso. Se poi qualcuno di questi “lontani” viene avviato per entrare nei nostri gruppi, magari non lo mandiamo via, ma facciamo di tutto per farlo sentire “diverso” o per creare attorno a lui barriere tali che spesso non gli permettono di sentirsi a casa. L’atteggiamento di Gesù è totalmente diverso. Egli è venuto nel mondo per portare la salvezza. Ma per poterla ricevere bisogna sapere di averne bisogno. Chi crede di potersi salvare con l’appartenenza a un popolo o ad una religione, chi crede di potersi salvare obbedendo a norme religiose o pagando tributi rituali non ha bisogno di salvezza: pensa di farcela da solo. Con lui la salvezza di Gesù è sprecata. Gesù, invece, cerca coloro che sono lontani da Lui, ha fiducia che queste persone riconoscano il loro bisogno di Lui. Noi siamo mandati ad essere testimoni di Gesù a chi? A coloro che pensano già di essere salvi o a coloro che forse non conoscono neppure Gesù ma sentono il bisogno di essere salvati? La testimonianza dei cristiani è quella di chiudersi in chiesuole fatte di “puri” per la paura di contaminarsi o quella di testimoniare l’amore di Gesù per tutti in particolare per chi non lo conosce o per chi si è allontanato con il peccato? I peccatori sono tutti da bruciare per salvaguardare la fede o sono da accogliere come ha fatto Gesù donando loro la vita?

 

 

VENERDI’ 5 NOVEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

INSEGNACI, SIGNORE, AD USARE BENE DEI DONI CHE CI HAI AFFIDATO

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: EMERICO, Santo

Figlio del primo re d’Ungheria, Santo Stefano, sposò una principessa bizantina e di comune accordo vissero in perfetta castità. Morì in un incidente di caccia nel 1031.

Parola di Dio: Fil. 3,14-4,1; Sal. 121; Lc. 16,1-8

 

“IL PADRONE LODO’ QUELL’AMMINISTRATORE DISONESTO”. (Lc. 16,8)

La parabola dell’amministratore disonesto è una di quelle che maggiormente ci lascia perplessi perché sembra che alla fine il padrone (Dio) rimanga ammirato di fronte alla ulteriore astuzia disonesta messa in atto da colui che sentendosi licenziato utilizza ancora i beni del padrone per crearsi degli amici che in seguito sappiano essergli riconoscenti. Ma l’ammirazione di Dio non è per la disonestà (il disonesto era già stato licenziato e continuerà ad esserlo) quanto perché quest’uomo per i suoi piccoli beni terreni ha saputo essere intelligente ed ha usa di cose per salvaguardare se stesso. Se Dio ci ha dato l’intelligenza ce l’ha data perché noi la usassimo e non per nasconderla dietro abitudini, riti e luoghi comuni. Sentendo questa parabola sembra quasi di accorgersi che Dio è stufo di credenti senza scelte personali, di scodinzolanti religiosi senza un nerbo proprio, di esterioristi senza cuore, di persone dalle mani troppo pulite ma solo perché non le hanno mai usate.

Noi siamo amministratori di tanti beni che non sono nostri (la vita, la salvezza, i sacramenti, le capacità umane di ciascuno…), ma essendo amministratori (come ricorda la parabola dei talenti) non dobbiamo sotterrarli per paura di perderli ma trafficarli per il nostro e l’altrui bene.

Gesù tutt’altro che inibirci in una religione di massa ci invita ad essere persone che usano bene sia della propria intelligenza che dei doni ricevuti. Noi dobbiamo essere staccati dai beni della terra, come ci veniva detto ieri, ma non nel senso di disprezzare le cose terrene ma nel senso di saperne usare bene per noi e per gli altri.

 

 

SABATO 6 NOVEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, TU MI SCRUTI E MI CONOSCI, MI CONOSCI IN OGNI MOMENTO DELLA MIA VITA.

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ALVAREZ PEREIRA NUNO, Beato

Nacque in Portogallo il 24 giugno 1360. Crebbe in mezzo ai cavalieri di suo padre. A 13 anni fu ammesso alla corte del re Ferdinando, fu scelto come scudiero della regina. Si sposò nel 1376 ed ebbe tre figli, ma presto rimase vedovo. Combatté per l’indipendenza del Portogallo dalla Castiglia e quando il fratello di Ferdinando fu proclamato re del Portogallo egli divenne il capo della milizia. Al valore militare egli aggiungeva  una profonda pietà cristiana, Conquistata la pace il 15 agosto 1423, lasciò i suoi averi e le armi e divenne Carmelitano chiedendo di fare i lavori più umili. Morì il 1° Aprile 1431.

Parola di Dio: Fil. 4,10-19; Sal. 11; Lc. 16,9-15

 

“CHI È FEDELE NEL POCO, È FEDELE ANCHE NEL MOLTO; E CHI È DISONE­STO NEL POCO, È DISONESTO ANCHE NEL MOLTO”.(Lc. 16,10)

“Reverendo, il peccato che ho fatto è mortale o solo veniale?”. Istintivamente mi viene da rispondere: “O è peccato o non lo è!”. E’ vero che c’è differenza tra il rubare la caramella e fare una rapina a mano armata ma è anche vero che nell’uno e nell’altro caso è rubare. E’ vero che ledere il buon nome di una persona denigrandola e uccidere un uomo è diverso, ma la sostanza è sempre uccidere fisicamente o moralmente.

E lo stesso vale per il positivo: e vero che dare la vita per l’altro è ben più grande che dargli un aiuto in denaro perché ne ha bisogno, ma di nuovo, entrambi i gesti se fatti con amore sono amore vero, totale.

“lo non ho mai ammazzato, non ho fatto furti grossi; ho bestemmiato, ma solo quando ero arrabbiato, ho pregato tutte le volte che avevo bisogno... Sono a posto!

Gesù, nel Vangelo di oggi, conclude così: “Voi vi ritenete giusti davanti agli uomini, ma Dio conosce i vostri cuori”.

Questa frase di Gesù può spaventarci o riempire il cuore di speranza e di tenerezza. Può spaventarci se siamo falsi, ipocriti, insinceri. Possiamo nasconderci davanti agli uomini, farci apparire diversi da quello che siamo, falsare la realtà, in certi casi possiamo perfino cercare di ingannare noi stessi, ma Lui conosce il cuore, le intenzioni e “tutto quello che dite nel segreto sarà conosciuto da tutti”.

Ma Dio conosce anche che, nonostante la mia poca buona volontà, gli voglio bene, che anche se spesso cado nel giudizio del mio prossimo, non vorrei mai vederlo soffrire, che nonostante il caratteraccio che mi ritrovo vorrei sempre essere in pace con tutti, che tante volte mi lascio condizionare dagli avvenimenti ma nello stesso tempo vorrei essere capace di amare tutti in ogni situazione.

 

 

DOMENICA 7 NOVEMBRE  32^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C.

Una scheggia di preghiera:

 

TU SEI LA RISURREZIONE E LA VITA, CHI CREDE IN TE NON MORIRA’ IN ETERNO!

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ENGELBERTO I DI COLONIA, Santo

Visse tra il 1185 circa  e il 1225. Per aver parteggiato per Ottone IV, fu scomunicato da Innocenzo III. Riconciliatosi col papato, prese parte attiva alla lotta contro gli albigesi (1212). Eletto arcivescovo di Colonia nel 1216 fu tutore di Enrico, figlio di Federico II, e reggente della Germania. Con la sua politica favorevole alla Chiesa si attirò l'inimicizia dei nobili: fu ucciso da un suo nipote.

Parola di Dio: 2Mac. 7,1-2.9-14; Sal. 16; 2Tes 2,16-3,5; Lc. 20,27-38

 

“DIO NON È DIO DEI MORTI, MA DEI VIVI; PERCHÉ TUTTI VIVONO PER LUI”. (Lc.20, 38)

L’occasione in cui Gesù dice la frase che meditiamo oggi è una discussione con i sadducei che, a differenza dei farisei, consideravano la dottrina della resurrezione dei morti, cresciuta lentamente nella riflessione del popolo un’inutile aggiunta alla dottrina di Mosé. Gesù non si lascia coinvolgere nell’accademica discussione della moglie dei sette mariti ma pone la riflessione ad un piano diverso, invita gli uditori ad alzare lo sguardo da questa visione che proietta nell’oltre morte, di fatto, le ansie e le attese della vita terrena. E’ una nuova dimensione quella che Gesú propone, una pienezza iniziata e mai conclusa, che non annienta gli affetti, che contraddice la visione attuale della reincarnazione che ci spinge ad avere fiducia in un Dio dinamico e vivo, non imbalsamato!

E qui voglio fermarmi ad approfondire la lapidaria affermazione di Gesù: Dio è Dio dei vivi, perché tutti vivono in lui. Poniamoci un duplice domanda: credo nel Dio dei vivi? E io, sono vivo?

Credo nel Dio dei vivi se per me la fede è ricerca, non stanca abitudine, doloroso e irrequieto desiderio, non noioso dovere, slancio e preghiera, non rito e superstizione. Dio per me è vivo se mi lascio incontrare come Zaccheo, convertire come Paolo, per cui, dopo il suo incontro, nulla è più come prima. Credo in un Dio vivo se accolgo la Parola (viva!) che mi sconquassa, m’interroga, mi dona risposte.

E io sono vivo se non mi lascio ingannare dalle sirene che mi promettono ogni felicità se possiedo, appaio, recito, produco, guadagno, seduco eccetera, se so perdonare, se so cercare, se ho capito che questa vita ha un trucco da scoprire, un “di più” nascosto nelle pieghe della storia, della mia storia.

 

 

LUNEDI’ 8 NOVEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

NOI CERCHIAMO IL TUO VOLTO, SIGNORE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ADEODATO, Santo, Papa

Era nato a Roma. Figlio del suddiacono Stefano. Fu consacrato Papa il 19 ottobre 615. Durante il suo Pontificato successe un grave terremoto a Roma e una ancor più grave epidemia di peste che lo vide a servizio dei sofferenti, noncurante del contagio. Morì l’8 novembre del 618.

Parola di Dio: Tito 1,1-9; Sal.23; Lc. 17,1-6

 

“E’ INEVITABILE CHE AVVENGANO GLI SCANDALI, MA GUAI A COLUI PER IL QUALE AVVENGONO. STATE ATTENTI A VOI STESSI”. (Lc. 17,1.3)

Anche la parola “scandalo” è una parola che segue i suoi tempi: quello che poteva essere scandalo una volta oggi fa sorridere davanti a scandali ben più grossi. Ma non è il caso di fare la graduatoria degli scandali. Quando Gesù usa questo termine intende: “tutto quello che può essere di inciampo alla fede del fratello” e allora se guardo alla storia sono scandali tutte le testimonianze negative che i cristiani hanno dato o danno sia nel pubblico che nel privato. E’ scandaloso che molti sedicenti cristiani siano tra i più ricchi della terra e usando le logiche dell’economia e del profitto affamino i più poveri come è scandalo quello del prete che dal pulpito dà indicazioni morali che poi bellamente e tranquillamente si permette di non vivere, ma è anche scandalo quando nascondiamo la nostra fede e non diamo ai fratelli viva testimonianza di ciò che diciamo di credere.

Credo, però che uno dei maggiori scandali che noi possiamo dare, oggi, sia quello di una fede sciatta, abitudinaria, fatta di credenze, formule e riti che per noi hanno perso significato. Se il mezzo miliardo di cristiani che ci sono sulla terra non fossero in gran parte addormentati, ma svegli e testimoni gioiosi della Buona Notizia di Gesù, non sarebbero fermento per tutta l’umanità? Se nella nostra comunità parrocchiale, invece di parlarci addosso o di subire una religiosità quasi imposta, ogni cristiano cominciasse a vivere la propria fede come un dono da condividere con gli altri, se invece di appiattirsi sulle solite quattro iniziative si ritrovasse l’entusiasmo dello Spirito Santo, se non ci si lasciasse spegnere (magari anche dal prete!) ma si sentisse profondo nel cuore il desiderio della verità, della giustizia, se si riscoprisse la vera umiltà del servizio gioioso, non potremmo almeno evitare lo scandalo, a volte vero o scusa, a cui molti si appellano per non impegnarsi: “Se fanno così quelli che vanno in chiesa è meglio non andarci!”

 

 

MARTEDI’ 9 NOVEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

TI ADORIAMO, O SIGNORE, NELLA TUA SANTA DIMORA

 

DEDICAZIONE DELLA BASILICA DEL LATERANO

Il nome Laterano deriva da una nobile famiglia romana che aveva posto sul colle Celio la sua residenza. La costruzione della chiesa fu iniziata da Papa San Silvestro sul luogo dove sorgeva un palazzo a lui donato da Costantino Magno.  La basilica fu consacrata nel 324. Questa basilica è stata e rimane tutt'oggi la chiesa cattedrale di Roma. Per secoli il palazzo adiacente fu la sede dei Papi e vi si tennero cinque concili ecumenici. Oggi quel palazzo è la sede del vicariato della diocesi di Roma.

Parola di Dio nella festa odierna: 1Re 8,22-23.27-30 (1Pt. 2,4-9); Sal. 94; Gv. 4,19-24

 

“DIO È SPIRITO, E QUELLI CHE LO ADORANO DEVONO ADORARLO IN SPIRITO E VERITÀ”.(Gv. 4,24)

E’ vero che come uomini abbiamo bisogno di cose concrete, del tempio, di formule di preghiera, di leggi, di formule di fede: ma Dio è più grande di tutto questo, arriva a noi attraverso strade diverse dalle nostre... E poi anche l’uomo non è soltanto materia, ma spirito ed è proprio quando lo spirito dell’uomo si ricongiunge allo Spirito di Dio che c’è vera comunione. Gesù, dicendo che dobbiamo adorare Dio in Spirito e Verità non voleva escludere il valore del tempio, del luogo dove pregare: Lui stesso andava ogni sabato alla preghiera nella sinagoga e nelle grandi feste si recava al Tempio di Gerusalemme. Gesù voleva indicarci il modo valido di incontrare Dio in ogni momento, sia nel quotidiano, sia quando andiamo in chiesa. Dio è ovunque, in Lui “viviamo, ci muoviamo, siamo”. Dio lo puoi incontrare adesso che stai leggendo questa pagina; oggi, facendo la spesa, come in ufficio, domenica partecipando con i tuoi fratelli all’Eucaristia di Gesù. Dio è libero, non è prigioniero di nessuno e di nessuna istituzione, neanche religiosa. L’importante, però, è essere disponibili a cercarlo, a vederlo, a incontrarlo. Quando materializziamo troppo Dio rischiamo di costruirci un idolo a nostra misura e quando le religioni perdono la dimensione dello spirituale, del mistero rischiano di diventare delle terribili costruzioni che non aprono l’uomo a valori eterni ma lo schiavizzano a riti e a gesti non più rispettosi né di Dio, né dell’uomo stesso.

 

 

MERCOLEDI’ 10 NOVEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

TI RENDIAMO GRAZIE, SIGNORE, PER OGNI TUO DONO

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: LEONE MAGNO, santo, Papa e Dottore della Chiesa

Eletto papa nel 440, Leone (c. 395 - 461) fu un predicatore di grande ricchezza dottrinale e un pastore che, di fronte alle eresie, seppe formulare il mistero della persona del Cristo, Dio e uomo, in termini che verranno adottati dal concilio di Calcedonia (451). Con i suoi interventi coraggiosi, salvò per due volte la città di Roma dalla devastazione di cui la minacciavano gli Unni di Attila e i Vandali di Genserico.

Parola di Dio: Tito 3,1-7; Sal. 22; Lc. 17,11-19

 

“NON SI E’ TROVATO CHI TORNASSE A RENDER GLORIA A DIO, ALL’INFUORI DI QUESTO STRANIERO?”. (Lc. 17,18)

Chi è che dice sinceramente: “Grazie!”? E’ la persona che riconosce di non aver nessun merito per ciò che ha ricevuto, chi sa di aver ricevuto gratis un dono. L’ ingrato, invece è colui che pensa che tutto gli sia dovuto. Il ragazzo che sfrutta cose e affetti della sua famiglia pensando che tutti gli debbano tutto è un ingrato, l’adulto che non sa vedere i piccoli costanti gesti di amore e di servizio che gli vengono fatti, è un ingrato, il vecchio che ha solo pretese e che si nasconde dietro il fatto che i figli devono tutto ai genitori è un ingrato. Ma quante volte siamo ingrati anche noi davanti a Dio! “Io ce l’ho con Dio, mi diceva una persona, perché se Lui fosse giusto avrebbe dovuto farmi questa e quest’altra grazia” e non ci accorgiamo delle grazie che già abbiamo. Io, questa mattina mi sono alzato e sto scrivendo questa riflessione: e non è una grazia? Tu stai leggendola: e non è una grazia? Certo, ci sono anche le prove, le sofferenze, i desideri inappagati, ma quanti doni, e doni gratuiti. Dio ha forse degli obblighi verso di me? Sono amato gratuitamente, Gesù è morto sulla croce per offrirmi se stesso e non certo per i miei meriti! Posso andare a ricevere il Corpo di Cristo non perché sono “buono”, ma perché Lui è “buono” con me fino a farsi mio pane per il cammino.

E chi sa dire : “Grazie!” è anche un grande saggio perché riconoscendo di non aver alcun diritto ma di ricevere gratuitamente sa anche dare il giusto valore alle cose. Se una cosa non è mia ma mi è donata per amore, solo nell’amore e nella condivisione può essere utilizzata, quindi non mi attacco alle cose con senso di possesso, ma ne gioisco e le uso per condividerle con altri.

 

 

GIOVEDI’ 11 NOVEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

PER TUTTA LA VITA LODERO’ IL SIGNORE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: BARTOLOMEO IL GIOVANE, chiamato GROTTAFERRATA,

Nacque a Rossano Calabro verso il 981, fu consacrato per voto dai genitori alla Madonna, fu  discepolo di san Nilo e, dopo la morte di questo, divenne abate nel monastero di San Giovanni Calabita, presso Rossano. Indusse Benedetto IX, che di lui aveva grande stima, ad abdicare al papato e a ritirarsi a vita monastica a Grottaferrata. Prese parte ai sinodi romani del 1036 e 1044. Fu valente innografo e scrisse la vita di san Nilo. Morì a Grottaferrata nel 1055.

Parola di Dio: Filemone 7-20; Sal. 145; Lc. 17,20-25

 

“IL REGNO DI DIO NON VIENE IN MODO DA ATTIRARE L’ATTENZIONE”.(Lc. 17,20)

Qualcuno dice: “Sono passati duemila anni dalla venuta di Gesù e dov’è questo Regno di Dio promesso? L’uomo è sempre lo stesso se non peggio. La verità è un’utopia e per la giustizia e la pace basta leggere un giornale!”.

Qualcun altro che identifica il Regno di Dio con la Chiesa, dice: “La prova che il regno di Dio c’è, è che la Chiesa dopo duemila anni di storia burrascosa è ancora viva e trionfante.

Anche la Chiesa e in piccolo le parrocchie e i gruppi corrono il rischio di credere che il Regno di Dio sia simile ai regni della terra. i regni della terra calcolano il numero dei sudditi per vedere quante tasse possono spremere o per vedere se c’è forza sufficiente per fare una guerra; calcolano le capacità in base a prodotti lordi e bilance dei pagamenti; valutano in base a prestigio e potere.

O Gesù intendeva qualcos’altro per il Regno di Dio o ci ha raccontato bugie!

Il Regno non è un’utopia perché il Figlio di Dio lo ha fondato sulla donazione di se stesso sulla croce. Il Regno di Dio c’è perché lo si può trovare nel fondo del cuore di ogni uomo assetato di verità, di giustizia, di pace, di Dio. Il Regno di Dio c’è perché tanti ci hanno creduto e ci credono, hanno dato e danno in silenzio la propria vita di donazione per esso.

Il Regno di Dio viene, non con il rumore di guerre o di applausi ma nell’umiltà, nel nascondimento, nella speranza. Se usiamo gli stessi criteri efficentisti del nostro mondo non lo vediamo o rischiamo di identificarlo con qualcosa di sbagliato, se sappiamo tacere, vedere con gli occhi di Dio, vivere nella speranza, scopriamo che esso è ogni giorno qui, in mezzo a noi, capiamo che Cristo non è morto invano, che noi, se vogliamo, siamo già nella situazione di poter essere gli uomini nuovi di questo Regno.

 

 

VENERDI’ 12 NOVEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

DONACI DI COGLIERE I SEGNI DELLA TUA PRESENZA, SIGNORE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: EVASIO Santo, Vescovo

Casale è il luogo dove maggiormente viene ricordato questo santo. La città, infatti nel Medioevo, in onore del Patrono si chiamava Casale Sant’Evasio. Un racconto leggendario composto nel secolo IX fa di Evasio un Vescovo di Casale, ucciso da un certo duca Attubalo. Altri pensano che Evasio sia stato vescovo di Asti. In ogni caso si pensa sia vissuto nella seconda metà del 700.

Parola di Dio: 2Gv. 1,3-9; Sal. 118; Lc. 17,26-37

 

“MANGIAVANO, BEVEVANO, COMPRAVANO, VENDEVANO, PIANTAVANO, COSTRUIVANO… COSI’ SARA’ NEL GIORNO IN CUI IL FIGLIO DELL’UOMO SI RIVELERA’ ”. (Lc. 17,29-30)

La nostra vita è un insieme di contraddizioni ad esempio noi viviamo come se dovessimo essere eterni eppure quotidianamente siamo a contatto con la morte.

Diciamocelo con sincerità: lo sappiamo che la nostra vita è precaria, che basta un attimo. Lo sappiamo che nel mondo anche oggi migliaia di persone che si sono alzate non termineranno la giornata: sono a rischio coloro che vivono in paesi dove c’è la guerra come sei a rischio tu sulla tua automobile o tu che stai bene di salute ma che non ti accorgi che dentro di te quel virus, quella cellula, quella vena stanno concludendo il tuo cammino terreno.

E allora? Dobbiamo fare suonare le trombe del giudizio, rivestirci di sacco, cospargerci il capo di cenere?

Non credo che Gesù volesse dirci questo, che volesse terrorizzarci. Gesù voleva e vuole solo svegliarci.

Non è che, nascondendo la morte, la si elimini. Il guaio più grosso è che noi, spesso, non ci accorgiamo neanche del dono del tempo che è il momento in cui noi possiamo accogliere i doni di Dio e, donandogli una risposta, anche giocarci la nostra eternità. Gesù, mettendoci in guardia, non fa del terrorismo psicologico o religioso, ci ricorda solo, nella precarietà del nostro vivere, di costruire su qualcosa che duri. Se io so che il mio affannarmi, che il denaro, che il successo non possono comprarmi la vita e se invece capisco di poter già anticipare in tante cose la mia eternità, mi verrà più facile, anche tra le corse della giornata di oggi, fare una scala di valori e imparare anche ad aspettare il “diluvio” non come la fine, ma come il passaggio definitivo all’eterno.

 

 

SABATO 13 NOVEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

A TE, SIGNORE, INNALZO L’ANIMA MIA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ABBONE DI FLEURY, Santo, Benedettino  

Era nato tra il 940-980 e, ancora giovane, entrò nel monastero di San Benedetto sulla Loira a Fleury. Presto per la sua cultura fu destinato all’insegnamento e, dopo un periodo in cui fu direttore della scuola di Ramsey, in Inghilterra, divenne abate di Fleury. Fu un riformatore. Ebbe coraggio nel rivendicare la libertà dei monasteri dal potere civile. Morì il 13 Novembre 1004.

Parola di Dio: 3Gv. 5-8; Sal 111; Lc. 18,1-8

 

“GESU’ DISSE AI SUOI DISCEPOLI UNA PARABOLA SULLA NECESSITA’ DI PREGARE SEMPRE, SENZA STANCARSI”. (Lc. 18,1)

Gesù presenta la situazione di una donna debole, calpestata ingiustamente che però non si stanca di chiedere giustizia a un giudice freddo, insensibile, disumano. Il giudice della parabola è una figura odiosa, Gesù non vuol certo farlo sembrare il Padre, non vuol portarlo ad esempio, bensì vuole sottolineare il comportamento della donna che non si stanca di pregare: e vince lei, la vedova. E ottiene giustizia.

 

Diceva Alexis Carrel medico e premio Nobel per la biologia:

“Pregare è una necessità. L’uomo ha bisogno di Dio come ha bisogno di acqua e di ossigeno. Quando la preghiera manca agli uomini, questa mancanza li impoverisce anche fisicamente, mentre, se fosse presente, li arricchirebbe non solo come salvezza ma anche come salute”.

 

Monsignor Camara osservava:

“Due mani giunte ottengono molto più che due pugni chiusi”.

 

Madre Teresa diceva apertamente:

“Se non pregassi non farei niente”.

 

E Papa Giovanni Paolo I diceva:

“Una giornata senza preghiera è una giornata persa”

 

 

DOMENICA 14 NOVEMBRE  33^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C.

Una scheggia di preghiera:

 

VIENI, SIGNORE, A GIUDICARE IL MONDO

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: VENERANDA, Santa, Martire

Il nome “Veneranda” significa “persona degna di venerazione”. Visse in Francia nel  I-II secolo. Nata pagana si convertì con profonda fede al cristianesimo e consacrò al Signore la propria verginità. Sui trent’anni cominciò a predicare e attraversate le Alpi giunse a Roma. Qui, in tempo di persecuzione, fu arrestata e torturata. La sua forza d’animo convertì anche alcuni dei suoi torturatori. Veneranda finì decapitata proclamando fino all’ultimo la propria fede.

Parola di Dio: Malachia 3,19-20; Sal. 97; 2Tes. 3,7-12; Lc. 21,5-19

 

“MENTRE ALCUNI PARLAVANO DEL TEMPIO E DELLE BELLE PIETRE E DEI DONI VOTIVI CHE LO ADORNAVANO, GESU’ DISSE: VERRANNO TEMPI IN CUI DI TUTTO QUELLO CHE AMMIRATE NON RESTERA’ PIETRA SU PIETRA”. (Lc. 21, 5-6)

In queste ultime domeniche dell’anno liturgico Gesù ci invita a chiederci per chi stiamo correndo e l’esempio del Tempio di Gerusalemme, considerato dai contemporanei di Gesù come una delle meraviglie del mondo e invece indicato da Gesù come “belle pietre destinate alla distruzione”, mi sembra ci faccia capire con chiarezza che anche tra credenti si può seguire Gesù oppure seguire la falsa religione che si ferma alle esteriorità e che è destinata a crollare.

Penso alle meravigliose cattedrali costruite un po‘ su tutto il continente europeo. Esse ci dicono certamente la fede dei nostri padri ma oggi spesso sono diventate musei per turisti che, incantati, possono anche cogliere in esso il segno della fede, ma che spesso le visitano per scoprire solo l’arte o, peggio ancora, per poter dire: “Ci sono stato” o per poter aggiungere nel carnet dei luoghi visitati un altro nome di cui poter parlare con sufficienza negli incontri salottieri con gli ‘amici’.

Mi chiedo se la mia fede è diventata  una religione,  museo di cose vecchie, magari anche pregevoli e belle, ma morte o è viva, in costruzione.

Come le antiche basiliche e cattedrali cristiane hanno senso per Colui che è vivo in esse nell’Eucaristia e per la fede dei cristiani che da Lui prendono forza, così la mia religione ha senso solo se mi fa incontrare e mi fa manifestare Colui che non è un insieme di idee o di norme religiose, un insieme di riti ma Colui che è il centro vivo del mio essere e del mio agire.

Abbiamo tutti bisogno di essere rivitalizzanti, di incontrare il Dio vivo e vero e non le apparenze di una religiosità putrescente e ormai priva di vita.

 

 

LUNEDI’ 15 NOVEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

TU, O GESU’, SEI LA LUCE DEL MONDO

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ABIBO, Santo, Diacono, Martire

Era diacono ad Edessa ed era riuscito a sfuggire alla persecuzione di Galerio nella quale morirono i santi martiri Giura e Samona. Esercitò il suo ministero di servizio per svariati anni fino alla persecuzione di Licinio quando, rimasto insensibile davanti a lusinghe de tormenti, diede la sua testimonianza essendo bruciato vivo per la sua fede il 15 novembre del 322

Parola di Dio: Ap. 1,1-4; 2,1-5; Sal. 1; Lc. 18,35-43

 

“MENTRE GESÙ SI AVVICINAVA A GERICO, UN CIECO ERA SEDUTO A MENDICARE LUNGO LA STRADA”. (Lc. 18,35)

Ci hanno insegnato che la nostra fede dipende dal vedere: conoscere Dio e riconoscerlo; dal sentire: la sua parola, la sua storia d’amore per noi, dall’accettare i suoi doni; dal seguire ciò che Lui ci ha insegnato. Nel racconto del cieco di Gerico, noi vediamo un uomo che ha dei limiti: non ha il dono della vista ma in compenso ci sente bene, sa gridare forte, sa chiedere, sa alzarsi e andare da Gesù e, dopo la guarigione, è disposto a seguirlo. Anche noi possiamo avere dei limiti: forse possiamo non vedere troppo bene nella vita la presenza di Dio, possiamo forse non conoscere approfonditamente la sua parola... Ma Gesù passa nella nostra vita come è passato sulla strada di Gerico e passa proprio per me: vuole stimolare la mia fede, vuole riempire i miei vuoti, vuole donarmi la sua misericordia e quindi la sua gioia. Posso essere cieco, zoppo, peccatore ma non posso permettermi di lasciarlo passare inutilmente se no rischio di rimanere seduto sul mio mantello ad elemosinare per tutta la vita. Se davvero sono disposto ad alzarmi e ad incontrarlo, mi dirà con semplicità e disponibilità come ha detto al cieco: “Che vuoi che io faccia per te?”.

 

 

MARTEDI’ 16 NOVEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

VIENI, SIGNORE, NELLA NOSTRA CASA E PORTA LA TUA SALVEZZA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: AGNESE DI ASSISI, Santa

Era la sorella minore di Santa Chiara. Nata in Assisi nel 1197, nel 1212 raggiunse la sorella che aveva seguito l’ideale di Francesco. I parenti arrivarono a percuoterla pur di dissuaderla, ma non ci fu niente da fare. San Francesco condusse poi Chiara e lei a San Damiano. Agnese vide la morte di sua sorella e poco tempo dopo morì a sua volta il 16 Novembre 1253.

Parola di Dio: Ap. 3,1-6. 14-22; Sal. 14; Lc. 19,1-10

 

“ED ECCO UN UOMO DI NOME ZACCHEO”. (Lc. 19,2)

Zaccheo chi era? Un uomo molto simile a noi. Era un benestante, un arricchito attraverso metodi certamente poco onesti. Potremmo dire che era un ‘arrivato’.

Ma arrivato dove? Arrivato al traguardo del guadagno ma insoddisfatto.

Zaccheo pero nella sua “povertà” cerca. In questo sta il suo grande merito e la sua onestà: mettere in discussione se stesso, riconoscere di aver sbagliato, ma cercare ancora, anche se questo può spingerlo a perdere la faccia e ad arrampicarsi, come un bambino, su una pianta.

E Dio lo cerca proprio lì e lo trova lì disponibile alla gioia di poter accogliere il Cristo in casa sua.

Cristo sceglie di entrare nella casa di Zaccheo. Noi glielo vorremmo impedire. A noi che pensiamo di aver già incontrato Cristo, di essere già al suo seguito, di possederlo già pienamente verrebbe voglia di impedirgli questo gesto, di suggerirgli: “Signore, non andare: così ti comprometti davanti alla gente e davanti ai rappresentanti della tua religione”. Ma Cristo va a casa di Zaccheo e se noi non andiamo con Lui, non entriamo in casa di Zaccheo, allora Egli ci abbandona, ci lascia sulla strada.

Solo convertendoci alla misericordia possiamo trovare Dio, perché Dio è Misericordia.

 

 

MERCOLEDI’ 17 NOVEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

SANTO E’ IL SIGNORE, DIO DEI VIVENTI

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ELISABETTA D’UNGHERIA

Elisabetta fu data sposa a 14 anni a Luigi IV dei duchi di Turingia. Nonostante il matrimonio combinato fu sposa innamorata; diceva: “Se amo tanto una creatura mortale, quanto dovrei amare di più il Signore immortale!” Fu madre di 3 figli. Ben presto però rimase vedova e contro di lei si scatenarono le cupidigie dei cognati. Venne scacciata dal castello, le furono tolti i figli per i quali rinunciò all’eredità. Povera, divenuta terziaria francescana, si dedicò con amore al servizio dei poveri e morì a 24 anni, nel 1231.

Parola di Dio: Ap. 4,1-11; Sal. 150; Lc. 19,11-28

 

“SIGNORE, ECCO LA TUA MINA CHE HO TENUTA NASCOSTA IN UN FAZZOLETTO”. (Lc. 19,20)

Uno dei personaggi che incontriamo facilmente nella nostra società è il qualunquista, l’indifferente, il cinico, l’uomo che si lascia andare. Questa assenza di voglia di vivere e di credere nasce spesso dalla disillusione, dalla sfiducia verso gli uomini e le istituzioni, da una religiosità abitudinaria, senza nerbo. Di qui nasce spesso un atteggiamento di insensibilità verso i valori, un atteggiamento di immoralità intesa come mancanza di coscienza interiore, una superficialità nella concezione dei progetti di vita. Ci vuole molta maturità per sentire “la voglia di vivere”.

Propongo alla mia e alla vostra meditazione un brano di San Giovanni Crisostomo che in modo semplice ci dice che cosa fare davanti a questo tipo di tentazioni:

“Per quale motivo sono molti che non riescono a vivere virtuosamente?

Per il semplice motivo che non lo vogliono.

Quale ne è la causa?

La loro pigrizia: se davvero lo volessero vedresti che ne sarebbero all’altezza.

Vuoi davvero proporti di diventare un uomo nuovo?

Prova a cominciare.

Dimmi un po’: non accade la stessa cosa per tutti i mestieri di questo mondo?

Uno vuol fare il commerciante: non si limiterà a dire: lo voglio, ma, al contrario, comincerà a farlo sul serio.

Un altro vuol fare un viaggio all’estero. Non dirà anche in questo caso: “Voglio andarci”, ma cercherà di rendere possibile il suo desiderio.

In ogni cosa quindi non basta essere velleitari, ma sono necessarie, oltre alla volontà, anche quelle scelte pratiche che mi possono condurre alla meta”.

 

 

GIOVEDI’ 18 NOVEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

TU, GESU’, SEI VERAMENTE IL FIGLIO DI DIO

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: SALOMEA DA CRACOVIA, Beata, Monaca

Nata a Cracovia il 1211, fu data in sposa a Colomanno, figlio di Andrea II, re d’Ungheria. Alla morte del marito, Salomea volle indossare l’abito francescano fra le Clarisse di Cracovia. Nel monastero diede eccellenti esempi di umiltà e di obbedienza. Morì nel 1268.

Parola di Dio nella dedicazione delle Basiliche di San Pietro e Paolo:

Atti 28,11-16.30-31; Sal. 97; Mt. 14,22-33

 

“CONGEDATA LA FOLLA, SALÌ SUL MONTE, SOLO, A PREGARE”.(Mt. 14,23)

Anche Gesù ‘congeda’ la folla. E’ necessario, per poter incontrare Dio nella preghiera. Ma Gesù congeda la folla dopo averla saziata e se l’ha ‘congedata’ non si è separato da essa, dai suoi problemi, dalle sue difficoltà.

Noi abbiamo bisogno di sottrarci, in certi momenti, alla folla; dobbiamo allontanarci dai luoghi della superficialità, delle chiacchiere, delle futilità. Non c’è vero incontro con Dio se non troviamo il coraggio di licenziare lo strepito, opporci alla dispersione, voltare le spalle ai cerimoniali dell’insignificanza. Ma tutto questo non significa rifugiarsi in facili spiritualismi. Se devi far tacere il futile e l’inutile, non puoi dimenticare la realtà, le persone, i problemi. Essi fanno parte della preghiera e la pre­ghiera, se è vera, ti rimanderà ai problemi con la forza di Dio.

Gesù, dopo la moltiplicazione dei pani ha bisogno di ritirarsi, di quasi fuggire davanti a coloro che vogliono farlo re perché ha dato loro da mangiare gratis.

Gesù ha bisogno di silenzio, di preghiera e sale, solo, sulla montagna. Ma mentre il suo cuore incontra Dio, il suo occhio vede in basso, là, sul lago di Tiberiade, quella piccola e fragile barca di Pietro che lotta contro le onde e allora la preghiera di Gesù si trasforma in presenza: addirittura si mette a camminare sulle acque per andare loro incontro.

La nostra preghiera dovrebbe essere così: il pensiero rivolto a Dio e l'occhio attento all'uomo per portare l'uomo a Dio e Dio all'uomo.

 

 

VENERDI’ 19 NOVEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

NELLE TUE PAROLE, SIGNORE, E’ LA MIA GIOIA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ANASTASIO II, Santo, Papa  

Succedette al soglio di Pietro a Papa Gelasio e fu eletto il 24 novembre 496. Cercò accordi con Bisanzio e per questo fu criticato da una parte della Chiesa. Durante il suo pontificato avvenne la conversione dei Franchi. Morì il 19 novembre 498.

Parola di Dio: Ap. 10, 8-11; Sal. 118; Lc. 19,45-48

 

“COMINCIO’ A SCACCIARE I VENDITORI DEL TEMPIO DICENDO: STA SCRITTO: LA MIA CASA SARA’ CASA DI PREGHIERA. MA VOI NE AVETE FATTO UNA SPELONCA DI LADRI”. (Lc.19,45)

Gesù si “arrabbia”. Penso ci faccia bene meditare su questo. Non tanto per rinfocolare le idee di coloro che vedono in Dio un castigamatti sempre pronto al minimo peccato a scagliare le sue frecce contro i cattivi, ma per comprendere che, quando si vuol nascondere il male dietro il bene, quando dietro al “religioso” si nasconde l’interesse, il lucro, l’egoismo, la falsità, il “buon” Gesù diventa colui che con la sferza in mano fa piazza pulita.

Gesù è sempre disposto a perdonare il peccatore ma non sopporta l’ipocrisia di far passare per religioso ciò che è commercio.

Gesù ama il tempio, ed è per questo che diventa violento, grida, sbatte fuori. Egli vuole purificare il Tempio, togliere le false superstizioni, cancellare in questo luogo di Dio l’ateismo imperante dettato dalla legge del commercio e del potere.

Come possiamo reinterpretare oggi questa scena del Vangelo? Penso che Gesù vorrebbe purificarci dalla falsa religiosità per portarci alla fede. La religiosità non è sempre sbagliata o ipocrita. Essa dovrebbe essere il linguaggio, la manifestazione della fede. Ma è ancora la fede la base di certe religiosità? Quando vado a chiedere il Battesimo per mio figlio come fosse solo un segno di buon augurio o una convenzione sociale, quando vado a sposarmi in chiesa perché la cerimonia è più bella di quella del comune e le foto vengono meglio? Non è forse falsa religiosità certa pseudo mistica che fa della preghiera e delle sue formule un rifugio e una fuga dalla concretezza dell’impegno? Si è venditori del tempio” non solo vendendo immaginette sacre o candele, ma tutte le volte che pensiamo di comprare Dio con delle preghiere fatte o fatte fare, quando approfittiamo della religione per giudicare il nostro prossimo, per apparire giusti.

Abbiamo bisogno di ritrovare una religiosità che esprima fede e non esteriorità, abbiamo bisogno di smetterla con l’ipocrisia religiosa: essa è la più stupida delle ipocrisie. Dio non lo puoi ingannare!

 

 

SABATO 20 NOVEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

SEI TU, SIGNORE, MIO RIFUGIO E MIA SALVEZZA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: RAINERI LUIGI Servo di Dio

Nasce a Torino nel 1895. Entrò tra i Barnabiti a Genova. Prima di terminare gli studi fu reclutato nel distretto di Tortona e in seguito alla scuola ufficiali di Caserta. Promosso tenente fu inviato in zona di guerra. Riusciva a conciliare la disciplina militare con la fede. Appena terminata la guerra sempre per la sua scrupolosità nell’osservare gli ordini fu colpito da broncopolmonite e in tre giorni morì il 20 novembre 1918.

Parola di Dio: Ap. 11,4-12; Sal. 143; Lc. 20,27-40

 

“DIO NON E’ IL DIO DEI MORTI, MA DEI VIVI; PERCHE’ TUTTI VIVONO IN LUI”. (Lc. 20,38)

Gesù non si ferma alla discussione fatta di parole e di teorie con i sadducei, non scende in particolari e non sappiamo molto di come vivrà l’uomo nell’aldilà. Un fatto certo è che la risurrezione sarà un prolungamento sostanziale della vita presente, non in senso fisico materiale, ma nel senso che la vita e le scelte di oggi e la ricchezza personale di ognuno diventano premessa e anticipazione di ciò “che Dio ha riservato a coloro che lo amano”.

Su questo argomento vi offro due “schegge” una di San Pietro Crisologo e poi una preghiera davanti alla morte di un amico di Umberto De Vanna

“Inutilmente, o fratelli, ha abbracciato la fede, e inutilmente è vissuto, chi pensa di essere nato solo per morire. O uomo, che cosa sorge per te che non tramonti? E che cosa tramonta per te che non risorga?

Il sole ogni giorno nasce, ogni giorno muore: poi risorge la mattina.

Le stagioni quando passano muoiono; quando ritornano, rivivono.

Perciò, o uomo, credi almeno ai tuoi occhi, non opporti alle cose che ti predicano incessantemente la tua risurrezione.

Prendi un chicco secco di frumento, scava la terra, seppelliscilo. All’improvviso rivive, diventa germe, cresce e matura, risorge in tutta la bellezza e la forma che tu piangevi morta.”

 

“ Steso su quel lettino non sembri più tu: gli occhi chiusi, senza vita, le mani fredde, la tua storia dipinta sul viso.

In silenzio gustavi la vita che cominciavi a scoprire ed anche se non sempre traspariva, gioivi per il sole, per il cielo, per gli amici.

Sarebbe angosciante credere che per te tutto sia finito l’attimo in cui il respiro è cessato, il cuore si è fermato, gli occhi si sono chiusi.

Non avrebbero senso le tue fatiche, i tuoi sforzi, i tuoi sogni: sarebbero stati fine a se stessi, noti soltanto a te.

Invece ogni tuo dolore, ogni tua angoscia, ogni tua fatica trova un posto nel cuore di Dio che, amandoti anche ora che te ne stai immobile e freddo, ti richiama alla vita.”.

 

 

DOMENICA 21 NOVEMBRE FESTA DI CRISTO RE ANNO C.

Una scheggia di preghiera:

 

REGNA SIGNORE NELLE NOSTRE CASE, E CON TE VI SIA LA VERA PACE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ROMEO, Santo, Monaco     

Era nato in Spagna, nella provincia di Gerona. Sentì precocemente la vocazione e divenne frate domenicano. Particolarmente innamorato della Vergine era di un’osservanza scrupolosa e di grande zelo apostolico. Fu priore e morì a Carcassonne nel 1261

Parola di Dio: 2Sam. 5,1-3; Sal. 121; Col. 1,12-20; Lc. 23,35-43

 

“NON SEI TU IL CRISTO? SALVA TE STESSO E ANCHE NOI”. (Lc. 23,39)

Oggi si conclude l’anno liturgico con la festa di “Cristo Re dell’Universo”. Ma questa non è solo una festa per ricapitolare quanto abbiamo meditato durante l’anno, è una festa che, forse scandalizzandoci ci presenta il vero volto di Dio. Noi pensiamo che Dio sia Eterno, Onnipotente, Onnipresente, Assoluto, ce lo immaginiamo come Colui che sovrasta l’Universo e la Storia, girando lo sguardo sulle sue creature... Eppure oggi ci viene presentato un Dio fragile e sconfitto, un re senza trono e senza scettro, appeso nudo ad una croce, un re che necessita di un cartello per identificarlo. Ecco: questo è il nostro Dio, un Dio sconfitto. Ma un Dio sconfitto per amore, un Dio che manifesta la sua grandezza nell’amore e nel perdono. Dio si mette in gioco, si scopre, si svela, si consegna, si manifesta. Gesù è venuto a dire Dio, a raccontarlo. Lui, figlio del Padre ci dona e ci dice veramente chi è Dio. E l’uomo replica. “No, grazie”. Forse preferiamo un dio un po’ severo e scostante, sommo egoista bastante a sé stesso, potente da convincere e tenere buono. Forse l’idea pagana di dio che ci facciamo ci soddisfa maggiormente perché ci assomiglia di più, non ci costringe a conversione, ci chiede superstizione; non piega i nostri affetti, solo li solletica. La chiave di lettura del vangelo di oggi è tutta in quell’inquietante affermazione della folla a Gesù: “Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso”. Vero: per noi il potente salva se stesso, può permettersi di pensare solo a se, ha i mezzi per essere soddisfatto, senza bisogno degli altri. Dio è ciò che non possiamo permetterci di essere. E’ la proiezione dei nostri più nascosti e inconfessati desideri, è ciò che ammiriamo nell’uomo politico riuscito, ricco e sicuro.  No, il nostro Dio non salva se stesso, salva noi, salva me. I due ladroni sono la sintesi del diventare discepoli. Il primo sfida Dio, lo mette alla prova: se esisti fa che accada questo, liberami da questa sofferenza, salva te stesso (di nuovo!) e noi, e me. Concepisce Dio come un re di cui essere suddito. Ma non ammette le sue responsabilità, non è adulto nel rileggere la sua vita, tenta il colpo. Non è amorevole la sua richiesta: trasuda piccineria ed egoismo. Come, spesso, la nostra fede. Cosa ci guadagno se credo? L’altro ladro, invece, è solo stupito. Non sa capacitarsi di ciò che accade: Dio è lì che condivide con lui la sofferenza. Una sofferenza conseguenza delle sue scelte, la sua. Innocente e pura quella di Dio. Ecco l’icona del discepolo: colui che si accorge che il vero volto di Dio è la compassione e che il vero volto dell’uomo è la tenerezza e il perdono. Nella sofferenza possiamo cadere nella disperazione o ai piedi della croce e confessare: davvero quest’uomo è il Figlio di Dio.

 

 

LUNEDI’ 22 NOVEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

PURIFICA IL CUORE, SIGNORE, PERCHE’ LA NOSTRA LODE SIA VERITIERA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: PEDRO ESQUEDA RAMIREZ, Santo, Sacerdote

Era nato in Messico il 29 aprile 1887. Vicario parrocchiale, curava particolarmente la catechesi. Anche in mezzo alla persecuzione organizzò con varie famiglie una adorazione perenne all’Eucarestia. Arrestato fu ucciso il 22 novembre 1927.

Parola di Dio: Ap. 14,1-5; Sal. 131; Lc. 21,1-4

 

“TUTTI COSTORO INFATTI, HAN DEPOSTO COME OFFERTA DEL LORO SUPERFLUO, QUESTA INVECE NELLA SUA MISERIA HA DATO TUTTO QUELLO CHE AVEVA PER VIVERE.” (Lc. 21,4)

Grazie al cielo c’è qualcosa che non si giudica in base alle sole regole dell’economia.

In un mondo come il nostro in cui vale chi guadagna, dove tutto ha un prezzo, il cuore dell’uomo è ancora quello che dà senso alle sue cose, alle sue scelte. E Dio vede questo, non si lascia ingannare dalle apparenze, dalle grandiose donazioni alla chiesa, dalla partecipazione esteriore a dei riti. Lui sa del superfluo dei ricchi che spesso con qualche donazione vogliono mettere a tacere la propria coscienza per i furti commessi, come sa del necessario di questa povera vedova che con i suoi spiccioli non fa di certo più belle le pietre di un tempio già straricco, ma sembra nella sua fede semplice e limpida dire a Dio: “Ecco, ora non ho più nulla. E’ il momento che tu dimostri in concreto ciò che la Scrittura dice di te, che se il padre degli orfani e delle vedove”.

Che bella preghiera: un atto di fede totale e quasi una sfida che questa povera donna vestita di nero, scansata da tutti o adocchiata da qualcuno solo per i propri bassi fini, riesce a dare mettendo ancora una volta in evidenza che il Vangelo non è per i ricchi e per i sapienti, ma che i poveri e gli umili già lo vivono.

E’ inutile che ci nascondiamo dietro le maschere, Dio ci vede dentro! E’ inutile ogni accademia religiosa sul Vangelo: o lo si vive o non è una buona notizia per noi! E, facciamo attenzione noi che vogliamo riorganizzare la Chiesa secondo i tempi moderni e gli schemi del nostro mondo: forse quella vecchietta insignificante che ‘non ha ancora capito che durante la Messa non si dice il rosario’ agli occhi di Dio è più pura di noi preti che, ‘per onorare Dio’ abbiamo ridotto l’Eucaristia ad un opera teatrale ripetuta senza una vera partecipazione.

 

 

MARTEDI’ 23 NOVEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

LODE E GLORIA A TE RE DELL’UNIVERSO CHE SEI UNICO

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: COLOMBANO Santo abate 

Era nato in Irlanda nella prima metà del secolo VI. Si fece monaco, fondò molti monasteri in Francia. Esiliato venne in Italia dove fondò il monastero di Bobbio. Morì nel 615.

Parola di Dio: Ap. 14,14-19; Sal. 95; Lc. 21,5-11

 

“GUARDATE DI NON FARVI INGANNARE. MOLTI VERRANNO SOTTO IL MIO NOME DICENDO: SONO IO”.(LC. 21,8)

Da sempre l’uomo cerca la Divinità come senso alla propria vita, ma da sempre in questa ricerca a volte affannosa, faticosa, rischia di farsi ingannare, di perdere di vista i valori e le cose che ha, per correre dietro a fantasie, superstizioni, santoni e maghi più o meno in buona fede. Infatti continuamente c’è qualcuno o qualcosa che ha la pretesa di presentarsi come salvatore dell’uomo. Qualche esempio:

“Sono io”, ha gridato la scienza assicurando di avere una risposta esatta per tutti i problemi dell’uomo; “Sono io”, ha gridato il capitalismo, col denaro e con il potere si ha la felicità; “Sono io ha gridato il nazismo”: io salvo la razza pura; “Sono io” hanno gridato i vari comunismi pratici: quando gli uomini saranno tutti uguali, troveranno il paradiso in terra; “Sono io” gridano le nuove religioni e le nuove mode re­ligiose e i vari santoni che proliferano come funghi...

Abbiamo Gesù, la sua parola, i suoi sacramenti: che bisogno c’è di cercare “visioni di conferma” o di correre dietro a sette vaneggianti e sempre minaccianti futuri più o meno imminenti di morti e distruzioni. Sappiamo che il nostro futuro è Dio stesso, e che bisogno abbiamo di andare a guardare in sfere di cristallo, in fondi di caffè, in segni zodiacali inventati dall’uomo, in sedute medianiche, per sapere se saremo ricchi, troveremo l’amore, o ci romperemo una gamba? E che dirne dei novelli Gesù che ogni tanto appaiono? Qualcuno può anche insegnarmi qualcosa di buono! Ma non pensi che nella parola di Dio c’è già tutto? Non ti basta che Gesù sia già morto e risorto per te?

 

 

MERCOLEDI’ 24 NOVEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

RENDICI PERSEVERANTI NELLA FEDE, SIGNORE, FINO ALL’INCONTRO DEFINITIVO CON TE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ANDREA DUNG-LAC, Santo, e compagni Martiri vietnamiti

Nacque nel 1795 da genitori pagani ma così poveri che se ne disfecero volentieri vendendolo ad un catechista. Visse alla missione di Vinh Tri, dove fu battezzato, istruito  diventando anche lui catechista; continuò gli studi teologici e il 15 marzo 1823 fu consacrato sacerdote, nominato parroco in varie zone. Alla fine fu arrestato più volte durante la persecuzione del re Minh-Manh, ogni volta fu riscattato presso i mandarini, dai cristiani locali, continuando, pericolosamente per lui, l’apostolato fra i fedeli e amministrando i sacramenti. Ancora una volta arrestato fu condotto nella prigione di Hanoi il 16 novembre 1839, fu sottoposto a snervanti interrogatori e invitato più volte ad apostatare e calpestare la croce, ma essendo restato fermo nella sua fede venne condannato alla decapitazione, sentenza eseguita il 21 dicembre 1839.

Parola di Dio: Ap. 15,1-4; Sal. 97; Lc. 21,12-19

 

“CON LA VOSTRA PERSEVERANZA SALVERETE LE VOSTRE ANIME”.(Lc. 21,19)

Gesù non ha mai nascosto il fatto che seguirlo non sia un’impresa facile, anzi, spesso ha smorzato i facili entusiasmi di qualcuno: “Chi non prende la sua croce e non mi viene dietro non è degno di me”, “Chi pon mano all’aratro e poi si volta indietro non è degno di me”. Ed anche nel corso del Vangelo di oggi Gesù mette in guardia i discepoli: “Sarete perseguitati! E sarà solo la perseveranza a salvarvi!”.

Qualche volta noi pensiamo che la fede sia un qualcosa che una volta acquistato divenga nostro possesso. E’ l’errore di molti che riducono la fede ad una serie di riti e di abitudini. Un’altra tentazione è quella di pensare che, essendo la fede dovuta solo a noi, alla nostra ricerca e ai nostri sforzi, non la raggiungeremo mai.

Gesù parla di fede, di regno di Dio-con-me di un dono gratuito e prezioso per il quale vale la pena di vendere tutto per acquistarlo, ma ci dice che è anche solo attraverso la perseveranza che riusciamo a mantenerlo. Non spaventarti se ti sembra di aver poca fede. Non arrenderti se scopri in te stesso sempre gli stessi limiti e manchevolezze, riparti sempre: una casa vien su mattone dopo mattone, una pietra difficilmente si spacca al primo colpo di martello. Costruisci giorno per giorno, batti e ribatti sui tuoi difetti. Continua a fidarti, la pazien­za di Dio è grande ma vuole vederti all’opera senza scoraggiamenti e, se Dio si fida di te, non puoi essere che ottimista.

 

 

GIOVEDI’ 25 NOVEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

BUONO SEI TU, SIGNORE, ETERNA E’ LA TUA MISERICORDIA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: BELLINO, Santo, Vescovo

Non conosciamo né la data di nascita né la sua infanzia e le sue scelte, sappiamo però che fu canonico e arciprete della cattedrale di Padova, partecipò con il vescovo Sinibaldo al Concilio Lateranense (1123); eletto vescovo di Padova (1126 circa), difese i diritti e le immunità ecclesiastiche. Fondò un primo abbozzo di parrocchie, istituì scuole. Morì assassinato nelle boscaglie di Fratta Polesine nel 1147 ed ebbe subito culto di martire.

Parola di Dio: Ap. 18,1-2.21-23; 19,1-3.9; Sal 99; Lc. 21,20-28

 

“LA VOSTRA LIBERAZIONE E’ VICINA!”. (Lc. 21,28)

Il vangelo di oggi parla di distruzione, di morte nel più pieno stile apocalittico, ma termina con un grido di consolazione e di speranza: “quando vedrete accadere tutte queste cose negative, alzatevi e levate il capo, perché la vostra liberazione è vicina”. Quindi non saranno la distruzione e la morte ad avere la parola definitiva, ma la liberazione e la vita, perché Cristo Risorto è Signore del cosmo, della storia e dell’umanità. Proviamo a pensare quanto sia bello vedere che ogni conversione personale del cuore, ogni uomo e donna che si aprono all’azione dello Spirito di Cristo risorto, ogni vittoria dello spirito sulla carne e dell’amore sull’egoismo, ogni Eucaristia celebrata in comunione fraterna, sono un tratto di cammino della storia che va verso la venuta gloriosa di Cristo, verso la liberazione definitiva dell’uomo.

L’uomo è un essere che spera, e solo sperando può sopravvivere. Ma non sono le speranze umane a dargli la libertà definitiva. Nessun altro ci può liberare, né sotto il cielo né sopra la terra c’è altro nome, altra persona che possa salvarci e di cui possiamo fidarci totalmente. Camminiamo dunque nella speranza: Cristo è già morto e risorto, Cristo sta venendo e verrà.

 

 

VENERDI’ 26 NOVEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

TU, SIGNORE, SEI COLUI CHE SEI, CHE ERA E CHE VIENE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: DELFINA, Beata

Nata dai conti di Marsiglia nel 1283, già a 12 anni veniva fidanzata con Eleazaro, un giovane nobile. Si sposarono quattro anni dopo, ma i due sposi scelsero la strada della castità per onorare il Signore e dedicarono tutta la loro vita alla carità e alla preghiera. Essi, di famiglia ricca, si fecero poveri per aiutare i poveri. Delfina rimase vedova e continuò la sua vita di servizio e di intensa preghiera. Ancora viva (morirà novantenne ) vide la Chiesa considerare santo suo marito.

Parola di Dio: Ap. 20,1-4.11-21,1; Sal. 83; Lc. 21,29-33

 

“IL CIELO E LA TERRA PASSERANNO, MA LE MIE PAROLE NON PASSERANNO”. (Lc. 21,33)

Provate a pensare a quante parole udrete e direte prima di questa sera: parole di saluto, convenevoli, chiacchiere da salotto, una media di 40 pagine di parole sul giornale, parole 24 ore al giorno alla televisione e alla radio, parole che confortano e parole che uccidono, parole per blandire e parole per riempirsi la bocca... Quante di queste parole “non passeranno”?

Gesù è l’unica e definitiva Parola di Dio e non passerà mai. E’ la parola che Dio dice sulla nostra umanità; è  la parola di Dio incarnata, che salva l’uomo; è la Parola di Dio guidata dallo Spirito che ha fondato e guida la Chiesa. E’ questo amore che non passerà mai, perché Dio è fedele e “non recede dalla sua parola”.

Signore, le tue parole non passeranno. Non passerà la tua promessa di amicizia con gli uomini. Anche se stento a vederlo, il tuo regno di giustizia, di verità, di pace, di amore verrà davvero e pienamente. La croce si tramuterà in risurrezione. Chi mangerà il tuo pane vivrà in eterno. Chi ascolta e vive la tua Parola è beato. Tu sei con noi tutti i giorni, sei il buon Pastore che ci conduci alla vita.

Grazie, Signore, di questa tua parola immutabile e fa che ciascuno, amando Te e la tua parola, in essa trovi il senso della propria vita.

 

 

SABATO 27 NOVEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

VIENI PRESTO, SIGNORE GESU’

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ACARIO, Santo, Vescovo

Fu monaco a Luxeuil e poi vescovo di Noyon e Tournai. Fu molto attento alle missioni. Morì il 27 novembre 640. Sembra che anche da morto, invocato per l’occasione guarisse coloro che erano malati di malinconia o di isterismo.

Parola di Dio: Ap. 22,1-7; Sal. 94; Lc. 21,34-36

 

VEGLIATE E PREGATE IN OGNI MOMENTO. (Lc. 21,36)

L'anno liturgico termina oggi con questo invito di Gesù: è un po' il riassunto di tutto il cammino di questo anno di sequela di Gesù.

Gesù è colui che ha cambiato e cambia il mondo, ma è anche colui che passa silenzioso, che giunge di notte a bussare alla tua porta: è facile perdere l'appuntamento, è facile trovarsi Impreparati o peggio sonnolenti e allora l'unica strada è stare attenti, vegliare, non con addosso la paura ma con la trepidazione di essere desti per cogliere gli avvenimenti della nostra storia della salvezza. E pregare sempre non come mormorazione continua di preghiere o formule ma come cuore sempre rivolto a lui, come vita che trasforma il banale quotidiano in inno di lode e di ringraziamento, come comunione di vita fraterna che diventa anche comunione con Dio.

La vigilanza è dunque la capacità cristiana di leggere in profondità gli avvenimenti e la preghiera, colei che ci aiuta a leggerli con Dio e a lui farli tornare.

Mi piace terminare l’anno liturgico e prepararci ad iniziarne uno nuovo con questa preghiera di Basilio Caballero:

“Ti benediciamo o Padre perché ci ami con tenerezza.

Insegnaci a contare i nostri giorni alla tua presenza per saper giudicare tutto quello che non sei Tu e vivere sempre disponibili per te e per i fratelli.

Aiutaci, o Signore, a far confluire nella nostra vita la speranza e lo sforzo per accelerare il giorno glorioso della venuta di Cristo.

Allontana dal nostro cuore l’appesantimento del peccato; così quando verrai ci troverai con le mani occupate nel compito che ci avevi affidato.

Nel frattempo ti diciamo: Vieni presto, Signore Gesù!

 

 

DOMENICA 28 NOVEMBRE 1^ DOMENICA DI AVVENTO ANNO A.

Una scheggia di preghiera:

 

VENITE AL SIGNORE CON CANTI DI GIOIA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: EUSTACHIO, Santo, Martire 

Era un generale romano che, durante un battuta di caccia, scorse tra le corna di una cerva, l’immagine luminosa della croce e si convertì. Quando gli fu chiesto di sacrificare agli dei e rifiutò, fu dato “alle bestie” che però lo salvarono. Allora fu messo con tutta la sua famiglia in un toro di bronzo che venne “infuocato”. Questa fu la sua testimonianza per Cristo.

Parola di Dio: Is. 2,1-5; Sal. 121; Rom. 13,11-14; Mt. 24,37-44

 

“VEGLIATE DUNQUE…” (Mt. 24,42)

Nel nostro mondo contemporaneo abbiamo enormemente migliorato la qualità della vita: comodità, cibo, cure sanitarie. Tutto ciò permette di poter usufruire e godere delle tante cose che ci vengono messe a disposizione. In tempo reale posso comunicare con tutto il mondo, avanzo un sacco di tempo per vivere, visto che faccio tutto più in fretta.

Eppure l’impressione è che non sia così.

La vita ci passa addosso, e abbiamo l'impressione di essere come ingannati da un meccanismo perverso che chiede sempre di più e c'impedisce di esistere: di godere delle splendide montagne, di coccolare la mia compagna, di giocare con i miei bambini.

Ecco: l'Avvento è il tentativo di darsi una scrollata, di darsi una mossa, di evitare di essere assonnati, intontiti, assopiti.

Qualcuno dirà: “abbiamo talmente tanto da fare che ci manca anche il tempo per dormire”. Appunto. Come ai tempi di Noè, dice il Signore oggi: tutti trafficavano, senza sapere il perché.

Il rischio è davvero di passare la vita lasciandoci colare addosso i mesi e gli anni, senza essere davvero protagonisti della nostra storia, senza porci neppure il problema se esista altro rispetto a ciò che vivo. E la fede è proprio questo scuoterci, questo diventare protagonisti, questo andare al di là dell'apparenza.

Dio è il grande assente del nostro tempo proprio perché l'uomo non riesce ad essere veramente uomo. Ecco allora l'attesa, l'attesa per eccellenza, l'attesa di Dio.

Avvento è il coraggio di fermarsi e aspettare Dio, come mai ce lo immaginiamo.

Avvento è il coraggio crudo della messa in discussione delle nostre fragili certezze.

Avvento è un tempo per scoprire il Tempo grande, la Gerusalemme, là in fondo, in cima al monte dei nostri desideri reconditi. Allora occorre svegliarsi, scuotersi, agire. Indossare le armi della luce. Gesú ci dice che il giorno del Signore arriva all'improvviso, che prende di sorpresa, che Dio chiede consapevolezza, accoglienza, verità di se stessi.

Tra quattro settimane festeggeremo il Natale: memoria della venuta storica di Gesù, ricordo della venuta definitiva del Signore Gesù. E domanda inquietante che ci viene posta: “Dì un po’: e, nel tuo cuore, Dio è già nato?”      

 

LUNEDI’ 29 NOVEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, IO NON SONO DEGNO CHE TU VENGA NELLA MIA CASA MA DI’ SOLO UNA PAROLA E SARO’ SALVATO

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: RADBODO, Santo,Vescovo

Da giovane studiò a Colonia e poi alla corte di Carlo il Calvo. Ma a 30 anni si fece monaco. Nel 900 fu eletto Vescovo di Utrech. Fu uomo umile, scrittore di vite si santi, poeta e compositore musicale. Morì nel 917. E’ protettore dell’Università cattolica di Nimega

Parola di Dio: Is. 4,2-6; Sal 121; Mt. 8,5-11

 

IL CENTURIONE LO SCONGIURAVA: “SIGNORE, IL MIO SERVO GIACE IN CASA PARALIZZATO E SOFFRE TERRIBILMENTE”. (Mt. 8,6)

L’Avvento ci invita ad una preghiera più profonda e sentita.

Ci può aiutare in questo anche la figura del centurione. Quest’uomo, abituato al comando, invasore in un paese straniero ha un servo malato e si rivolge a Gesù. Non spreca parole. Espone semplicemente e con fiducia la situazione. Descrive il male. La sua richiesta è scarna come un ordine, direi più che altro, una constatazione di un fatto. Non chiede per se stesso ma per un altro, per un suo servo verso il quale di per sé non ha nessun dovere. Ha una profonda umiltà.

E’ un pagano ed è perfettamente cosciente di essere un reietto per la religione giudaica. Ne soffre ma non vuol mettere Gesù in una situazione di imbarazzo di fronte agli altri e per delicatezza dice a Gesù di non andare nella sua casa.

Ma la sua preghiera è soprattutto un atto di fiducia profonda.

La vera preghiera non ha formule, si serve delle parole che corrispondono alla persona e alle situazioni ma ha bisogno sempre di fiducia in Colui a cui ci si rivolge: io mi fido di te, non ti dico che cosa devi fare, non ti suggerisco i mezzi ma non dubito che Tu puoi tutto.

Se qualche volta le nostre preghiere sono solo un borbottio di parole è proprio perché manchiamo di questa fiducia, ci fidiamo più delle formule che della Persona a cui ci rivolgiamo. La preghiera è Lui, tutto il resto è mezzo che può cambiare.

 

 

MARTEDI’ 30 NOVEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, DA CHI ANDREMO?  TU SOLO HAI PAROLE DI VITA ETERNA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: GIACOMO L’INTERCISO, Santo, Martire

Di nobile famiglia persiana, dapprima apostatò dal cristianesimo per conservare i favori di Bahram V, ma in seguito, indotto dalla madre e dalla moglie, si ravvide. L'imperatore, allora, lo fece fare a pezzi (donde l'appellativo di “Interciso”) nell’anno 421.

Parola di Dio nella festa di S. Andrea: Rom.10, 9-18; Sal. 18; Mt. 4,18-22

 

GESÙ DISSE LORO: “SEGUITEMI, VI FARÒ PESCATORI DI UOMINI ‘.(Mt. 4,19)

Che cosa può succedere sulle rive di un lago, tra un gruppo di pescatori?

Nulla di straordinario, al di là della vita di ogni giorno.

Eppure proprio tra quelle barche, tra quegli uomini comuni passa Gesù e arriva una chiamata che cambia la vita di Andrea e dei suoi compagni.

Andrea è uno che incontra, accoglie, lascia la vita vecchia, si fa tramite per chiamare Pietro, segue Gesù. Nella sua vocazione è racchiusa la vocazione di ogni cristiano, di ciascuno di noi.

Gesù è venuto incontro a ciascuno, ci ha chiamati ancora piccoli al battesimo attraverso la fede dei nostri genitori, ha rinnovato il suo incontro e la sua chiamata in molti altri modi (catechismo, persone buone, vangelo, sacramenti...).

Anche a noi dice: “Seguimi, fai esperienza di me e con me”.

Bisogna “lasciare le reti” cioè tutto ciò che ci invischia nelle reti dell’egoismo e dell’autosufficienza per trovare la sua libertà, bisogna “sentire” il gusto, la gioia della sua avventura e allora, come Andrea, avremo l’entusiasmo di andare a dire ai nostri fratelli: “Ho incontrato Gesù, vuoi venire anche tu a seguirlo con gioia?”.

 

 

 

 

 

 

 

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