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IMMOBILIARE  PARADISO

 

 

                            A. A. A.  GESU’ CERCA CASA

 

A. A. A.  GESU’ OFFRE CASA

 

INCONTRO AMICHEVOLE A CASA BETANIA DI FIAMENGA

 

Sabato 23 ottobre 2004

 

 don Franco Locci

 

 

 

 

 

 

TUTTI ABBIAMO BISOGNO DI CASA

 

Tutti, prima o poi, chi in un modo chi in altro, sentiamo bisogno di casa.

Sente il bisogno di una casa propria la coppia di fidanzati. Sente la nostalgia di casa l’emigrato. Sente il bisogno di pace, di tranquilla serenità chi è continuamente oberato dal lavoro, dalla vita piena di corse e di stress.

Vivendo in mezzo alle falsità, alle ipocrisie, alla mercificazione del corpo, alle paure sentiamo spesso il bisogno di trovare un angolo di verità, di pulizia, di bello in cui poter stare.

Sente il bisogno di casa il piccolo extraterrestre del film E.T. quando puntando il dito verso le stelle dice: “Telefono… casa”.

Sente la nostalgia di casa il figlio della parabola che da casa era scappato in cerca di avventura e sarà o il bisogno della fame o il ricordo della bontà del Padre che lo fanno mettere in cammino. E l’uomo, legato alla materia, al tempo, alle cose non sente qualche volta la nostalgia del cielo?

Quanto è prezioso per un uomo o per una donna avere un posto, una casa, un luogo di riferimento, degli amici veri su cui poter contare, quanto è importante non perdere la speranza che un luogo simile esista, quanto è bello sapere che qualcuno che ci ama ci aspetta.

 

 

GESU’ AMA LA CASA DEL PADRE

 

Gesù e il Padre sono una cosa sola nell’amore dello Spirito Santo, ma Gesù di buon grado ha accettato la volontà salvifica del Padre nei confronti dell’uomo ed ha lasciato “la sua casa” “per porre la sua dimora in mezzo a noi”. Gesù ama l’umanità di cui fa parte ma sente anche il bisogno continuo della comunione con il Padre, ecco perché Gesù sovente prega: si alza presto al mattino “per recarsi in luoghi solitari a pregare”, va al tempio per celebrare le liturgie di lode, partecipa al sabato nella sinagoga, legge la parola, la medita, la prega, la commenta, la offre… Anche in tutto quello che fa, predicazione, miracoli, rapporti umani porta sempre la presenza di Dio, il ricordo della casa del Padre, anzi, fa nascere nei suoi interlocutori il desiderio di arrivare un giorno in quella casa dove, senza morire, si può guardare Dio faccia a faccia. Gesù quasi desidera che si compia in fretta tutta la sua opera per poter tornare al Padre e per poter aprire a noi una strada per giungere alla casa del Padre. “C’è un battesimo che io debbo ricevere… e quanto desidero riceverlo in fretta”

 

 

GESU’ AMA LA SUA E LA NOSTRA UMANITA’

 

“E il Verbo si fece carne e mise la sua dimora in mezzo a noi”

Gesù non è arrivato in mezzo a noi come un Dio delle antiche mitologie, per farsi un giro turistico, innamorarsi di qualche bella donna, sfruttare l’umanità e poi tornarsene al suo Olimpo. Egli si è incarnato concretamente “Nel grembo della Vergine Maria”, cui Dio ha pensato fin dall’eternità per aprire a Gesù la porta sulla nostra umanità. Vero uomo, egli ha assunto in tutto la nostra natura umana eccetto che nel peccato. Gesù ama la sua umanità, la vive in pieno perché ama la nostra umanità, la vede come opera di Dio creatore, sa che tutto è stato fatto per Lui e in vista di Lui.

Gesù ama i piccoli (“Lasciate che i piccoli vengono a me”, “E prendendoli in braccio li accarezzava”, “Se non diventerete come bambini non entrerete nel Regno dei cieli”). Gesù sa meravigliarsi e lodare Dio attraverso il creato (“Guardate i gigli del campo non filano e non tessono eppure il Padre vostro li ha vestiti meglio del re Salomone”,”Ti ringrazio a Padre perché hai tenuto nascoste queste cose ai ricchi e ai potenti le e hai rivelate agli umili). Gesù sa rallegrarsi per le gioie degli uomini (partecipa alla festa di nozze, cambia l’acqua in vino, gli piace stare in compagnia e partecipare ad un buon banchetto). Gesù condivide le sofferenze degli uomini (“Ebbe compassione”, “Gesù scoppiò in pianto”, “Vedi come lo amava”), guarisce gli ammalati, libera gli ossessi, perdona i peccatori.

Gesù desidera che ogni uomo si riappropri dei veri valori della propria umanità mettendo Dio al centro, pensando a tutto come un dono che viene da Lui, accogliendo gli altri come fratelli, gioendo della misericordia e dell’amore di Dio che si manifesta anche nella concretezza del tempo e delle cose.

Ma nella umanità è entrato il peccato. Il male ha mistificato i fini del nostro vivere. Ciò che era dono è diventato un peso, il fratello è diventato un concorrente, la guerra e la violenza hanno insanguinato l’umanità, gli idoli del denaro, del potere e del successo, hanno richiesto e richiedono continuamente sacrifici umani. Gesù propone all’umanità, attraverso la misericordia e il perdono, la strada per uscirne, per essere salvati, per avere la possibilità di rinnovarsi totalmente. Ma gli uomini faticano a credere a Lui, sono lenti ad uscire dai propri ritualismi ed abitudini, preferiscono le ipocrisie, anche religiose, invece di accogliere l’acqua viva e zampillante di Gesù. E allora Gesù sente anche il peso del quotidiano, la non accoglienza, la falsità dell’ipocrisia, la supponenza di salvarsi da soli. Lui non si tira indietro e continua a proporre con forza la Verità di Dio ma l’incomprensione è forte, perfino i suoi amici, gli apostoli, in certi momenti dubitano di Lui, discutono tra loro su chi debba essere il primo ministro nel nuovo regno, cercano miracoli facili, in certi momenti si sentono addirittura di insegnare a Lui ciò che dovrebbe fare.

Gesù sente allora il bisogno di casa in questa umanità, il desiderio di qualcuno che lo accolga con semplicità e con fiducia, qualcuno che non riduca tutto a discussione religiosa, qualcuno che riceva i suoi doni con gratitudine… E non gli basta neanche la sua famiglia naturale. Con Maria, certamente ci sarà stato un rapporto talmente profondo e intimo che solo tra un Figlio e una madre del genere poteva esserci. Maria lo ha seguito con discrezione nella sua vita pubblica. Gesù non sa negarle niente, neanche un miracolo “banale” quello di trasformare acqua in vino. Gesù sa che potrà sempre contare sul suo amore anche per tutti gli uomini, infatti dalla croce ce la donerà, ma Gesù nella sua umanità sente il bisogno di una casa che superi le barriere della parentela umana. (“Chiunque fa la volontà di Dio mi è padre, madre, fratello e sorella”)

 

 

GESU’ HA BISOGNO DI “FAMIGLIA” DOVE DONARE E RICEVERE

 

Da quello che ci raccontano gli evangelisti Betania fu per Gesù la casa che divenne la sua famiglia dove lui poteva donare ed essere accolto da un amore semplice e sereno.

Betania intanto è famiglia ma non la classica famiglia composta da marito, moglie, bambini e magari anziani. Quella di Pietro era una famiglia classica. Qui a Betania vivono insieme tre fratelli (e non potrebbe forse essere anche questa una indicazione particolare: i cristiani devono vivere insieme da fratelli) non si parla di altre presenze anche se si può facilmente supporre che ci fossero dei famigli cioè dei servi che provvedevano ai campi e se si può capire facilmente che c’era un buon rapporto in tutto il paesino infatti in un’altra occasione troviamo Gesù a cena da Simone il lebbroso e sono presenti anche i tre fratelli.

Questi tre fratelli sono persone differenti tra loro.

Di Lazzaro sappiamo poco ma doveva essere un ebreo convinto, benestante conosciuto dagli scribi e dai sommi sacerdoti tant’è vero che dopo la sua risurrezione essi, per evitare troppo seguito a Gesù decidono di uccidere anche Lazzaro. Ma la caratteristica con cui Gesù stesso lo definisce è quella di “Amico”  (“il nostro amico Lazzaro”), cioè è colui che ama Gesù e i suoi, è il confidente, è la persona su cui poter contare, è colui di cui ci si può fidare, con cui si può parlare certi della sua comprensione.

Marta è la signora della casa, quella che tiene le redini, probabilmente anche la borsa. Quello che fa non le pesa, ha occhi per vedere le necessità e le urgenze ed ha cuore perché la sua ospitalità sia premurosa, accogliente, soddisfacente. E’ la donna “umile” nel senso della concretezza, dei piedi per terra ma non è assolutamente gretta. Accetta anche una correzione dall’amico Gesù e sa anche con semplicità dire quello che pensa a Lui: “Se tu fossi stato qui…”. Lei crede in Gesù come crede nella conduzione domestica della sua casa. La sua è una fede spessa, non ha bisogno di troppi fronzoli, di troppe parole. La sua è una fede che la porta ad agire anche se l’occhio non perde di vista la realtà (“Signore, ormai puzza”) ma proprio per questo la sua fede è ancora maggiore. Quello che potrebbe essere un suo limite ma che direi piuttosto parte costituente del suo carattere è quello di voler che gli altri si comportino come lei ma, d’altra parte, non faceva che mettere in pratica il comandamento di Gesù: “Non chi dice Signore, Signore entrerà nel Regno dei cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio”.

Maria è la figura della donna “innamorata”. Capiamoci bene: non della donna che ha preso una cotta per un bell’uomo attraente, neanche della stupidella che quando è cotta capisce ancor meno del solito, è colei che dal profondo della capacità della propria femminilità ha trovato nella serenità e nell’intelligenza la persona che riempie il suo cuore, che risponde alle aspettative del suo spirito, che le dà quelle certezze e sicurezze di cui sente il bisogno come persona e come donna poco considerata in quel tempo. Maria è capace di amare perché è capace di ricevere e di donare, perché sa ascoltare e non subissa Gesù con le sue chiacchiere, è una che sa stare ai piedi non con senso di servilismo ma con l’accoglienza più completa. E’ colei che non fa piazzate dei propri sentimenti ma che è pronta ad alzarsi e ad andare quando le vien detto: “C’è il maestro e ti chiama”. E’ come l’altra Maria, la mamma di Gesù, una che “meditava tutte queste cose nel suo cuore” è una che, come la sorella sa essere concreta nel suo manifestare gratitudine.

Tre persone diverse con caratteri diversi ma con dei principi e fini comuni.

Non li accomuna solo la parentela della carne ma la parentela della fede. Sono ebrei convinti, la Bibbia è il loro libro, la loro vita è scandita dai tempi della fede. L’amicizia non è dettata solo da sentimenti umani ma fonda se stessa sulla Parola di Dio, sulla fedeltà di Dio, sulla Paternità di Dio. L’accoglienza è l’atteggiamento tipico non solo del mondo orientale ma si fonda sulla Bibbia che dice che accogliendo le persone si accolgono gli angeli, un po’ come era successo ad Abramo. Sono queste le cose principali di cui si sente il buon odore in quella casa come si sente la fragranza e la semplicità del buon odore del pane fresco e il profumo dell’unguento profumato della riconoscenza.

Gesù ci sta bene, volentieri in quella casa. Sa che quelli sono i suoi veri discepoli. Sa che quei suoi tre amici se gli chiedono qualcosa è perché hanno fiducia in Lui e non gli fanno domande “per metterlo alla prova”. Sa che nessuno dei tre vuole manipolarlo, ottenere qualcosa per sé. Sa che in quella casa contano i silenzi come le parole, sa che può contare su affetto e comprensione, sa che quegli amici, così profondamente legati a Lui dall’amicizia umana sanno andare oltre e cogliere in Lui la presenza di Dio. Sa che in quella casa potrà sempre trovare un momento di pace interiore, di serenità, di semplicità e di amore vero.

 

 

GESU’ HA PIACERE DI VENIRE A CASA NOSTRA

 

Tutto ci dimostra questo desiderio di Gesù. Lui ha preso carne, è venuto nella nostra realtà terrena perché ci ama. Ama suo Padre e ama noi e desidera donarci la sua salvezza e la sua amicizia. Lui è la parola del Padre, una Parola che salva, illumina, guida, protegge. Lui è la Via la Verità, la Vita. Lui ci ha dimostrato il suo amore e la sua amicizia offrendo la sua vita per noi (“non c’è amore più grande che dare la vita per i propri amici”), Lui si fa acqua per la nostra sete (“Se sapessi chi hai davanti chiederesti a Lui l’acqua che toglie ogni sete), Lui si fa pane per rimanere sempre con noi (“Chi mangia questo pane vivrà in eterno”).

Lui ci ama personalmente: è lo sguardo che si posa con amore su quel giovane osservante, è la voce che chiama personalmente gli apostoli, è quello che ci vede sotto il fico come è successo a Natanaele di Galilea, e colui che si ferma sotto la pianta dove Zaccheo, strano frutto, si è appollaiato e si invita a pranzo a casa sua. E’ il Figlio di quel Dio che “conosce ciascuno per nome”. Noi non siamo dei numeri, delle schede di archivio, dei file dei computer. Siamo per lui delle persone ben specifiche, degli amici cari. Lui con la sua presenza vuol salvare la totalità del nostro essere. Gesù vuol venire da noi, ha piacere di stare con noi, spera di poter stare con noi, di riposarsi con noi, di giocare con noi, di essere con noi, di entrare con noi in comunione con il Padre, di poter riversare su di noi i suoi doni di amicizia, di amore.

Gesù ha studiato e studia tutti i modi per venire in casa nostra. “Io sono con voi fino alla fine dei tempi”, “Ogni volta che avrete dato un bicchier d’acqua al più piccolo dei miei fratelli l’avrete dato a me”, “Io ho fame, io ho sete…”, “Dove due o tre sono uniti nel mio nome io sono in mezzo a loro”, Lui solo “ha parole di vita eterna”, ci ha dato la Chiesa e il sacerdozio perché “chi ascolta voi, ascolta me”, per essere con noi nel suo mistero di salvezza ci ha detto di fare viva memoria di Lui, “Chi mangia questo pane e beve questo sangue rimane in me ed io in Lui”. Lui è sempre in cammino per cercarci: “Sto alla porta e busso, se qualcuno mi aprirà noi verremo a Lui”, non si spaventa neanche del nostro peccato, a viene a cercarci come fa il fa il pastore con la pecorella smarrita. Pur di far festa è disposto a spazzare tutta la casa come la massaia o a lasciarsi dilapidare il patrimonio come il padre della parabola del figliol prodigo. La sua amicizia è fedele nonostante le nostre infedeltà e anche dopo queste è ancora disposto a dirci: “Mi fido di te” come ha detto a Pietro dopo il suo rinnegamento. E’ disposto a lasciarsi toccare quando siamo increduli come Tommaso, pur di salvarci è disposto quasi a dire bugie o a cercare scusanti: “Padre perdonali perché non sanno quello che fanno”. Gesù vorrebbe trovarsi bene a casa nostra e non “Venne tra i suoi ma i suoi non lo accolsero”, se noi però lo accogliamo: “Diede loro il potere di diventare figli di Dio generati da Spirito santo”.

 

 

COME ACCOGLIERE GESU’ CHE VIENE IN CASA NOSTRA

 

Sempre tenendo d’occhi la casa di Betania proviamo a vedere quale sia il modo migliore di accogliere Gesù.

Partiamo dalle cose che sappiamo dare fastidio a Gesù proprio per evitarle.

A Gesù dà fastidio l’ipocrisia e soprattutto l’ipocrisia religiosa. A Gesù non piacciono le persone doppie, le persone false vogliono apparire diverse da quelle che sono in realtà. Con lui è inutile cercare di nascondersi: lui legge il cuore preferisce un pubblicano come quello della parabola che dice: “Pietà di me peccatore” ad un fariseo tronfio del bene che ha fatto per obbligo e per accaparrarsi un posto in paradiso, preferisce un Pietro generoso ma anche pauroso, buono ma anche peccatore ad un “sepolcro imbiancato bello di fuori ma pieno di ossa marce al di dentro”. Gesù non si spaventa del peccato perché sa che può perdonarlo e farci rinascere ancora migliori di prima, ma aborrisce chi si sente a posto, chi pensa di essere migliore degli altri, chi usa degli altri per apparire migliore di loro, perché sa che lì la sua grazia non può far nulla.

Attenzione anche come religiosi perché questa è una delle tentazioni più forti, quella di sentirci migliori degli altri perché abbiamo dato la nostra vita al Signore. Attenzione a non giudicare il prossimo dall’alto della nostra presunta morale vedendo sempre il male quasi a dire che noi siamo diversi. Marta è amata perché Marta, così com’è con il suo carattere, Maria come Maria: sono sante tutte due.

Guardate anche ai vostri fondatori. Non si sono mai fatti migliori di altri. Don Stefano nella sua predicazione vedeva il male e lo mostrava anche con chiarezza, ma senza fermarsi ad esso, andando oltre, vedendo la povertà delle persone, cercando scusanti, offrendo sempre possibilità e Germana che anche grazie ai suoi doni mistici avrebbe potuto vantarsi, sentirsi superiore agli altri, quasi aborriva i doni particolari e li sentiva come umiliazione e non li ha mai fatti pesare a nessuno anzi se non l’avessero forzata li avrebbe sempre nascosti.

Un'altra cosa, simile all’ipocrisia, che dà fastidio a Gesù sino i falsi misticismi cioè il vivere la spiritualità tutta incentrata su se stessi: “io e il mio Gesù”. Se Gesù vuole bene a ciascuno e a ciascuno si rivela in modo particolare non per questo cessa di essere il Signore di tutti. Nessuno di noi può accaparrarsi l’esclusiva di Gesù e nessuno di noi può pretendere da un altro la stessa nostra strada di spiritualità. Se c’è una che fu una vera mistica fu Germana la quale però pur vivendo una profonda unione personale con Gesù ha sempre mantenuto la massima attenzione alle necessità degli altri e non ha mai imposto agli altri il suo cammino.

Dio non è da tenere tutto per sé. Io amo quando rispetto la libertà dell’altro. Io amo Gesù quando non ne faccio un esclusivo territorio di caccia per il mio falso misticismo ma quando sono felice che Gesù sia di tutti, per tutti. Se c’è una cosa che proprio non dovrebbe mai esistere sono le gelosie religiose. Non ha senso essere gelosi del bene dell’altro, non ha senso non rallegrarci quando il Signore giunge al cuore di un fratello per strade diverse da quelle che è giunto al mio cuore. Pensate a quanto deve essere stato difficile per Gesù aver ad esempio ridato la vita a Lazzaro e in conseguenza di questo vedere che i religiosi di allora invidiosi per il suo successo decidono di uccidere sia Lui che Lazzaro. Quante è bello invece gioire delle “meraviglie di Dio”, vedere che Dio fa crescere anche dove non si è seminato, scoprire non solo per noi ma anche per i fratelli le strade a volte umanamente impensabili attraverso cui Gesù cerca di giungere ai cuori.

Attenzione anche a non sfruttare l’amicizia che Gesù ha per noi, sarebbe svilirla. Mi spiego. Spesso per il fatto di aver fatto una scelta religiosa noi pensiamo di avere un ruolo e un posto particolare nel Cuore di Gesù. Se questo è vero per il dono che ci è stato fatto, non per questo noi siamo migliori di altri o possiamo accampare esclusive sul Signore. Certo lui gradisce quando noi preghiamo per gli altri, anzi questa dovrebbe essere una delle prime caratteristiche del nostro ministero: chiediamo lodiamo ringraziamo per gli altri anche con la forza del ministero che ci è stato affidato ma senza pretendere di avere un rapporto privilegiato con il Signore. Quanto è triste vedere preti e religiosi che quasi si sentono casta a parte. Io non vado in paradiso prima degli altri perché sono prete o suora, anzi ho più responsabilità di altri perché ho più ricevuto.

Una cosa poi da ricordare è che Gesù viene sempre in compagnia.

Gesù non arriva mia solo. Ci viene facile capire perché Marta chiedesse aiuto a sua sorella nel disbrigo delle faccende domestiche. Gesù era arrivato almeno con dodici apostoli se pur non c’era anche una truppa di discepoli e di poveri!

Ricordo vagamente una bella preghiera del Quoist dove l’autore diceva più o meno: “Ho sentito bussare alla porta. Eri tu. Ho socchiuso per farti entrare. Ma subito dopo te una folla ha spalancato la porta e sono entrati. Qualcuno con delicatezza. Qualcuno invece si è quasi appropriato di casa mia. E non sono neanche tutti di mio gradimento perché tu o Gesù ami delle compagnie abbastanza strane. Gesù, certe volte non ne posso più.”

Se davvero vogliamo accogliere Gesù dobbiamo essere disposti ad accogliere anche tutti i suoi amici e fin che si tratta dei santi ne siamo anche felici, ma dobbiamo essere altrettanto felici di accogliere anche i peccatori che lui ama, i poveri che sono i suoi privilegiati, i nostri compagni di viaggio o di vocazione che proprio per il contatto quotidiano e per la confidenza a volte possono anche diventare pesanti. Qualcuno ha detto: “vita comune, massima penitenza”. Penso fosse un po’ troppo pessimista ma credo non avesse tutti i torti. Volete vedere se per voi è vero? Provate a chiedervi se quando magari siete state per un po’ lontane dalla vostra casa religiosa magari per fare del bene sentite il desiderio di tornarvi per trovarvi la pace e le vostre consorelle. Eppure accogliere Gesù parte proprio di lì. Per chi è sposato dall’accogliere la propria moglie o il proprio marito, i figli, i nonni, gli suoceri, il parroco che vorrei vedere diverso da come è, quel compagno di lavoro che non la smette di sfottermi, quella vicina di casa così invadente, quel confratello o quella consorella che qualche volta dentro di me chiamo can-fratello o can-sorella. No, anche qui non è questione di diventare falsi, di non dire più quello che pensiamo, di nasconderci dietro a sorrisi ipocriti, si tratta con tutti i limiti del nostro carattere di mettere però al primo posto l’amore vero, quello che fa dire la verità ma non come se fosse un arma per uccidere, quello che ci porta ad ascoltare prima di parlare, quello che ci aiuta a vedere le cose buone dell’altro prima che i suoi difetti, quello che ci porta a condividere i nostri doni prima di pretendere che l’altro assolva ai suoi doveri nei nostri confronti.

 

 

A GESU’, PRIMA DELLE COSE, INTERESSI TU

 

Noi siamo portati qualche volta a pensare che per accogliere Gesù ci vogliano tante cose e allora ci affanniamo per esse qualche volta dimenticandoci di Colui che viene. Faccio qualche esempio: tra poco il nostro mondo si preparerà a celebrare il Natale (pensate che qualche pubblicità televisiva è già partita adesso, altro che le nostre quattro settimane di Avvento), penseremo al Presepio, alla Novena, all’albero di Natale, ai doni da fare e da ricevere, al pranzo di Natale e a chi invitare, a mille altre cose e ad accogliere Gesù ci pensiamo? La chiesa lungo i secoli ha pensato di onorare Dio costruendo cattedrali enormi, ricche meravigliose. Provate ad entrare in San Marco a Venezia, nel Duomo di Firenze o di Ravenna, andate a vedere le ricchezze e le bellezze di Monreale in Sicilia. Ma quelle chiese sono diventate Musei per turisti, in qualcuna si paga addirittura il biglietto per entrare. Chi sa se Gesù abita ancora li. E noi preti (qualche volta anche religiosi e laici) che per zelo apostolico ci diamo da fare con le ultime novità della evangelizzazione (come se ci fosse una evangelizzazione vecchia e una nuova) facendo gruppi, correndo dietro a fisime religiose, costruendo nuove parrocchie, unità pastorali, magari anche cose belle e buone, ma pensando di essere noi con questo a salvare il mondo e dimenticandoci di Cristo in Croce e di Cristo risorto che il mondo lo ha già salvato donando se stesso?

A Gesù, prima della casula d’oro interessi tu prete che stai sotto la casula, prima delle chiese grandiose, delle case a Gesù interessano le persone che vanno in Chiesa o che sono ospiti delle nostre case religiose, prima delle parrocchie all’ultimo grido interessano i parrocchiani, prima del ritiro fatto con tutti i crismi o prima degli esercizi spirituali eseguiti con tutte le prediche al posto giusto e con le adorazioni, i sacrifici, i propositi scritti sul libretto che poi non leggerai, interessi tu povero prete, povera suora, con  tutti i tuoi limiti, i tuoi dubbi, ma con tutta la voglia di lasciarsi amare e di amare a tua volta.

Guardando a Betania proviamo allora a vedere alcune strade di amicizia, di accoglienza, di fede con cui accogliere Gesù in casa nostra.

 

 

ASCOLTO

 

Noi spesso pensiamo che il nostro rapportarci con Gesù sia fondamentalmente fondato sulle parole e soprattutto sulle parole che noi pensiamo o diciamo a Lui.

Quando si vuol bene ad una persona si comunica con essa attraverso tutto noi stessi: si può essere vicini ad una persona lontana da noi con lo spirito, si comunica con gli occhi, con i gesti, con il proprio corpo, con i sentimenti, con la ragione. E vero che spesso la comunicazione trova la sua espressione attraverso la parola, ma non è solo quella ma è anche vero che perché ci sia vera comunicazione anche verbale occorrono alcune cose essenziali: 1) che si parli la stessa lingua o una lingua conosciuta 2) che si conosca l’uso dei termini e del modo di esprimersi 3) che si ascolti quello che l’altro ha da dire 4) che si sia rispettosi dell’altro e che davvero si voglia dialogare. Gesù rispetta queste norme con noi: Lui si è fatto “in tutto simile a noi”, parla il nostro linguaggio, non usa termini difficili e astrusi, ascolta sempre il nostro parlare e desidera dialogare con noi. E noi facciamo altrettanto?

Spesso nella nostra vita noi ci stupiamo perché persone anche vicine a noi, pur avendo ascoltato almeno esternamente ciò che abbiamo detto loro si comportano in modo diverso, quasi non ci avessero sentito, pensate ad esempio ad un figlio a cui si sono date certi valori, certe norme, che si è indirizzato in un certo modo e che poi si trova a fare bellamente il contrario.

Una delle cause è perché non si sa ascoltare. Si sente, ma non si ascolta. Non per niente la preghiera degli ebrei al tempo di Gesù e nostro comincia per cinque volte al giorno con la frase: “Ascolta Israele”. C’è una bellissima parola con cui spesso le mamme piemontesi si rivolgevano al figlio: “Scuta!”, prima di parlare ascolta, capisci interiorizza, valorizza, fa tuo.

Qualcuno dirà: “Ma io cerco di ascoltare, ma il Signore non parla”. Siamo poi proprio sicuri di questo o siamo noi che non siamo sintonizzati sulla frequenza giusta? Il Signore parla in mille modi: la natura, le persone, la sua Parola nella Bibbia, gli avvenimenti… come mai spesso non riusciamo ad ascoltarlo?

Perché bisogna essere capaci di

 

 

SILENZIO

 

Il silenzio può essere una cosa tremenda. Lo hanno sperimentato coloro che sono stati messi per periodi in celle di isolamento: si rischia la pazzia. Il silenzio può indicare il vuoto interiore, il nulla ma il rumore, la dissipazione, le corse, gli affanni spesso indicano la stessa cosa: si copre il vuoto con  il rumore, ma il vuoto della persona rimane ugualmente.

Il silenzio di cui abbiamo bisogno per poter cominciare ad ascoltare il Signore è quello di Batania: mettersi ai piedi di Gesù come Maria, non lasciarsi portar via dagli affanni come Marta.

Mettersi ai piedi significa riconoscere la grandezza, l’importanza di colui che vogliamo ascoltare, significa assumere l’atteggiamento del discepolo, indica vicinanza, intimità, rispetto, desiderio di apprendere, di far contento.

Dare il giusto valore alle cose e non diventarne schiavi significa liberarsi, fare dello spazio, rasserenarsi, rendersi ancor più disponibili ad accogliere non delle cose ma la persona.

Il silenzio vero li si coniuga mettendo insieme Marta e Maria e soprattutto mettendoci davanti a Colui che ci ama e che amiamo.

Quando vogliamo pregare non è mai perdita di tempo dedicare un momento prima facendoci alcune domande e creando in noi la disponibilità alla preghiera: che cosa sto facendo? Chi è Colui che incontro? Quale buona notizia avrà da dirmi colui che amo e che mi ama?

E se poi le distrazioni arrivano lo stesso non spaventiamoci: facciamole diventare preghiera ad esempio se mentre prego mi viene in mente quella cosa che dovrò fare oggi perché non chiedere a Gesù: “secondo il tuo Vangelo, la tua parole quale sarà il modo migliore di vivere quell’impegno nella tua volontà?”

Il silenzio, il “deserto” del credente non deve mai essere vuoto, ma deve essere l’impegno a svuotare noi di noi stessi per fare spazio a Lui,

Tutto questo può sembrare impegnativo, magari anche un po’ duro per noi, ma diventa facile, anzi desiderabile se noi viviamo la Gioia dell’incontro

 

 

GIOIA

 

Purtroppo un certo modo di pensare e di educarci ha reso la fede una cosa terribilmente seria che in essa non sembra esserci spazio per la gioia. E’ estremamente sbagliato. Nessuno dice che seguire Gesù sia facile, nessuno dice che non abbiamo grosse responsabilità soprattutto nei confronti del nostro prossimo, ma può essere triste una fede che ci dice che un Dio per amore si è fatto uomo, per amore ha dato la sua vita per noi, una fede che ci mostra Dio come un Padre buono e compassionevole, uno Spirito che vuole rinnovarci nel profondo del cuore?

Come faccio ad andare ad un incontro con Colui di cui sono innamorato solo con tristezza o con paura?

Gioia non è incoscienza, non è sorriso artificiale messo sulle labbra, non è stupidaggine, non è neanche solo soddisfazione dei sentimenti, è serenità interiore, è forza d’animo è espressione di speranza, è atteggiamento positivo di vita. Ma tutto questo perché noi siamo fruitori della Buona Novella. Se è una buona notizia, la notizia di Dio che ci ama e che ci salva, non posso essere triste.

Vi assicuro che spesso quando dico la Salve Regina e arrivo a quel “gementi e piangenti in questa valle di lacrime”, dentro di me dico alla Madonna: “E’ vero che per molti la vita è dura, che ci sono lacrime, sofferenze, dolori, peccati ma è anche vero che noi siamo anche gioiosamente contenti del dono della vita, di tutto quello che essa ci da, dei doni di Dio, di Gesù, dei Sacramenti e allora se è vero che qualche volta siamo gementi e piangenti in questa valle di lacrime siamo anche gioiosi e contenti di in mezzo a questo doni gratuiti e innumerevoli di Dio”.

Troppo spesso, specialmente noi preti e religiosi abbiamo fatto un cattivo servizio a Dio. Per manifestarne il rispetto, quasi per difenderlo da chi avrebbe potuto banalizzarlo abbiamo manifestato un volto di Dio triste più attento al conto dei peccati che Padre misericordioso attento ai suoi figli. Se Dio è davvero Dio non può che essere gioia perché completa risposta alle aspirazioni che Lui stesso ha messo nel nostro cuore. E’ vero che c’è la croce e che attraverso di essa viene la nostra salvezza, ma le croci non sono mai imposte da Dio sono sempre una conseguenza del male e perfino una croce può diventare una gioia interiore se vissuta nel cuore di Gesù (la vostra fondatrice insegna trasformando in amore anche le prove ma mai perdendo la serenità interiore e donandola agli altri)

Dunque ascolto con gioia Gesù, perché quello che ha dirmi è il massimo del mio bene. Faccio la volontà di Dio non come se questa fosse sempre un peso, un qualcosa di difficile, ma come se essa sia la cosa migliore per me, e quando non capisco mi fido lo stesso perché se non capisco io Dio capisce meglio di me.

 

 

DISPONIBILITA’ E PORTARE GESU’ NELLE COSE

 

Il sapere chi incontriamo, l’essere sereni nel cuore porta anche all’atteggiamento della disponibilità. Il vero discepolo, ai piedi di Gesù è uno che si lascia fare, plasmare da Lui. Un vero momento di preghiera, di incontro con Gesù non dovrebbe mai vederci uscire uguali al modo in cui vi siamo entrati. Lo Spirito Santo di Gesù, se noi lo accogliamo, ci plasma continuamente uomini e persone nuove.

L’agire e il pregare non sono in contraddizione, al massimo non vanno d’accordo prima della preghiera. Quando hai pregato hai anche la luce per il tuo agire. Se tu non vai d’accordo con una persona, ne parli con Gesù, alla fine non avrai magari cambiato i tuoi sentimenti nei suoi confronti ma certamente hai cambiato almeno un po’ il tuo atteggiamento. Se hai chiesto insistentemente una cosa dopo la preghiera metterai anche tu tutta la tua parte perché si possa realizzare. Se hai chiesto qualcosa con fede vera e poi le cose non sono andate come prevedevi avrai anche un po’ di più la capacità di capire che forse non era poi proprio il tuo unico e vero bene.

 

 

 

ANCHE NOI SIAMO CHIAMATI DA GESU’ NELLA SUA CASA

 

Ma non solo noi possiamo e dobbiamo diventare Betania per Gesù, far sì che si trovi bene a casa nostra, anche Gesù ci invita nella sua Casa.

Se guardiamo bene dentro di noi ciascuno ha desiderio di infinito, di bello, di giusto, di vero e le cose pur belle e grandi della terra sono sempre finite e non riempiono in pieno il nostro cuore. Gesù è Dio, è la completezza dei nostri desideri. Lui non ci toglie dalla nostra situazione umana ma venendo in essa le dà significato anche per un cammino verso la pienezze, la visione totale del volto del Signore.

Quindi noi accogliamo Gesù per camminare con Lui verso la sua casa e in questa comunione noi già facciamo esperienza di ciò che sarà per noi l’eternità.

 

 

GESU’ E’ UN AMICO CHE NON TRADISCE

 

Gli amici veri sulla terra sono molto rari e anche il miglior amico ha dei limiti e può aver dei difetti. Con gli amici terreni ci limitano nel rapporto con loro, le cose, i tempi, le persone, le lontananze, i caratteri, le paure… Anche al migliore amico non sempre è opportuno dire tutto. Anche il migliore amico può tradirti.

Gesù non ti tradisce mai. Lui ti conosce: “tu mi scruti e mi conosci, mi conosci quando mi seggo e quando mi alzo. I miei pensieri non sono ancora stati formulati che tu li conosci già tutti”.Lui non ti giudica, vuole solo il tuo vero bene. Lui può essere presente in ogni momento della tua vita. Sta solo a te aprire la comunicazione. Lui non ti risolve i problemi, ti rispetta non vuole mettersi al posto tuo, ma ti indica la strada e ti sostiene. Lui non ti abbandona mai (semmai viene a cercarti quando ti sei allontanato tu). Lui ti ha dato la sua misericordia e tu sei “perdonato” eccetto che tu non lo voglia. Lui ti porta dal Padre e non ti fa mai mancare il dono del suo spirito se tu lo desideri.

 

 

GESU’ E’ UN MAESTRO CHE PROPONE

 

Lui non si impone mai, non ti obbliga a volergli bene ma si propone sempre perché sa che solo con Lui la nostra vita acquista il suo senso vero.

Gesù è il maestro che parla al tuo cuore, che ti ha dato una coscienza che ti chiede di formarla sempre più ai valori della sua scuola. Gesù ti parla attraverso le leggi e i tempi della natura. Gesù è un maestro esperto di cuore e di amore, è capace a trapiantare un cuore di carne là dove c’è un cuore di pietra, è capace a far diventare verdeggianti anche i più aridi deserti. Ti parla continuamente attraverso gli avvenimenti della vita. La sua parola è qualche volta misteriosa ma se tu la mastichi prima o poi diventa “dolce come il mele” e in essa trovi le risposte e strade che cercavi. Gesù è la luce che illumina il buio, è la luce di casa che ti riaccende la speranza mentre vagoli nella paura e nei buio della foresta. E’ l’acqua che ti abbevera e che ti lava e che ti ha già fatto rinascere per sempre attraverso il battesimo, E’ la strada attraverso la quale ti sta accompagnando a casa di suo Padre. E’ la verità ultima delle cose non le piccole verità temporali che sai trovare tu. E’ la risurrezione per chi è morto.

Si tratta di ascoltare il maestro, di capire il bene che ci vuole in quello che ci insegna, di lasciarci guidare da Lui.

 

 

GESU’ DESIDERA FAR FESTA CON TE

 

Gesù non è il Dio che viene sulla terra per prenderti qualcosa o per riscuotere le tasse. Non vuole niente vuole solo offrirti la possibilità di vivere con gioia i suoi doni qui e di farti intravedere altri doni che troverai nella sua casa per sempre.

Lui ti invita a scoprire il vero volto di Dio che è tuo Padre, Lui ti permette di diventare inno di lode con tutta la creazione, Lui ti assicura che Dio si prende cura degli ultimi, dei poveri, degli orfani e delle vedove. Lui ha “compassione” di te e del suo popolo nel senso che vive con te le tue passioni e ti ama con passione fino a dare la sua vita. Lui ti invita ad un banchetto di festa in cui Lui, per stare con te, si fa pane per sostenerti nel tuo cammino. Lui ti invita a partecipare ad un banchetto che il Padre ha preparato per l’eternità. Stare con Lui ora e poi per sempre non può che essere gioia, felicità, serenità.

 

 

GESU’ NON SI SPAVENTA DELLE TUE DEBOLEZZE

 

Quando eravamo piccoli ci hanno insegnato che se rubavamo la caramella o facevano i dispetti alla sorella, Gesù piangeva. Quando siamo diventati adolescenti ci hanno insegnato che se non usavamo bene del nostro sguardo, dei nostri sensi, Gesù si offendeva, quando abbiamo capito che cos’è un peccato mortale ci hanno detto che facevamo morire Gesù. E’ verissimo che il male è contrario al Signore che è il bene, è vero che quando seguiamo queste strade noi offendiamo in qualche modo il Signore in quanto non accettiamo il suo aiuto e la sua grazia per vincere il male come ha fatto Lui ma da questo a svilire la salvezza che Gesù ci ha meritata passa una bella differenza. Gesù non è un cacciatore di peccati contento di scovarli per poter poi condannare il peccatore. Dio sarebbe un Dio ben sadico se fosse il facitore di inferni come quelli di Dante con pene degne del più grande maniaco di sadismo della terra. Gesù vuole la nostra salvezza. Il Padre ha accolto il sacrificio di Gesù per noi. Lo Spirito non vede il momento di poterci ridare la vita di figli di Dio anche quando abbiamo sbagliato, la Madonna e i santi non desiderano altro per noi che la misericordia di Dio possa coprirci con la sua Grazia come ha già operato in loro.

Gesù non approva il male, non si fa connivente con esso ma ama ad oltranza il peccatore se non ci credete provate a leggere quanto umanamente sia assurdo il padre della parabola del figliol prodigo che si riprende in casa uno che lo ha considerato morto e che gli ha già dilapidato mezzo patrimonio e che al di là delle sue parole non dà altra garanzia che non sia di nuovo pronto a farlo. Guardate a Gesù che perdona i crocifissori o che perdona Pietro e che, nonostante tutto, gli ridà, proprio a lui che lo ha rinnegato, il primato della nascente comunità.

Possiamo disperare a causa dei nostri peccati? C’è qualche peccato che non possa essere perdonato da Dio? L’unico è quello di non essere disposti a riconoscerlo e a farci perdonare. Dio mi ama nonostante tutto.

 

 

GESU’ E’ CONTENTO QUANDO PORTI CON TE AMICI

 

Quando tu apri il tuo cuore ai fratelli, ai vicini, ai poveri, ai peccatori, quando in fondo ti comporti come Gesù ti ha insegnato e condividi i tuoi doni, quando preghi con amore per gli altri, quando ti sporchi le mani con loro, quando non disdegni il servizio umile, quando come dice Bernardetta diventi la scopa di Gesù o ti fai come Teresina la pallina per essere giocata da Gesù a favore degli altri, Gesù è contento. Non spaventarti se gli altri qualche volta sono fracassoni, non sono magari come te, ti portano via anche un po’ di tranquillità, magari sono anche lontani dalla fede. Tu in qualche maniera portali a Gesù, fosse anche solo nella preghiera, lo farai contento, Lui che cerca sempre tutti. Non è che portando degli amici a Gesù gli riempirai la casa e ci sarà meno posto per te: la sua casa più si riempie e più diventa spaziosa e gioiosa per tutti.

 

 

NELLA CASA DI GESU’ CI SONO ANCHE MARIA E I SANTI

 

Con Gesù ci sono tutti quelli che lui ama. In Gesù tu trovi ogni uomo passato o futuro della terra soprattutto trovi Maria e i santi. Essi ti dicono della misericordia del Signore che ha fatto “cose grandi in loro” usando della loro pochezza. Essi ti dicono che la strada della santità con Gesù non solo non è impossibile ma anzi gioiosa perché basta lasciare agire Lui. Essi ti dicono che anche la sofferenza non è soltanto negatività ma che se la vivi con la croce di Gesù diventa salvezza, liberazione, comprensione di una volontà sempre benevola di Dio nei tuoi confronti, ti dicono che con Lui nulla va perduto, ti ricordano che la vita presente è un dono prezioso e che quella futura è una realtà in cui troverai la completezza. Troverai delle persone che proprio perché salvate a loro volta intercederanno sempre con te perché la salvezza possa realizzarsi nella tua vita.

Con Gesù ritrovi anche i tuoi cari defunti e li ritrovi vivi, più vivi che mai. Anch’essi lodano Dio per la sua misericordia e ti sono vicini, non per spaventarti ma per aiutarti a sperare, a donare, ad amare. Essi sono felici quando ci vedono vicini a Dio, essi tramite Lui ci comunicano la speranza di rivederli un giorno là “dove non ci sarà più ne pianto né lutto” ma solo gioiosa pace e visione eterna del nostro amato.

 

 

 

CON GESU’ SI APRONO PROSPETTIVE MERAVIGLIOSE

 

Noi qualche volta siamo preoccupati perché pensiamo al domani: Quando guardo alle persone che partecipano alla Messa che celebro alle otto della domenica, vedo che l’età media supera i sessant’anni, quando mi apposto la domenica all’uscita delle chiese vedo gente sempre anziana e sempre in meno numero, qualche volta anche gente triste che sembra uscire da una sepoltura e non da un gioioso banchetto domenicale con Dio. Quando voi pensate al domani del vostro ordine può prendervi l’affanno. Sono poche le prospettive di nuove vocazioni e voi che avete giocato tutta la vita per Gesù e per il vostro ordine ne siete tristi quasi come è triste una donna che non possa vedere i propri bambini e i propri nipoti. E allora il diavolo ne approfitta: dalla piccola crepa nostalgia fa nascere la tristezza che poi si trasforma in pessimismo e qualche volta raggiunge la delusione.

Ricordiamocelo: queste sono tentazioni ben mascherate e siccome il diavolo sa che siamo deboli in queste cose ce le propina in continuazione.

“Se Dio è per noi chi sarà contro di noi?”. Ne siamo convinti?. Ma questo non vuol dire che Lui farà secondo quello che vogliamo noi ma farà secondo quello che è giusto. “Quando avrete fatto tutto quello che dovevate fare dite: siamo servi inutili”. A noi dovrebbe bastare di essere stati con il Signore e di aver fatto quello che lui ci ha chiesto nei vari momenti della nostra vita. Io umanamente non credo che il vostro ordine finirà, Gesù ha mostrato progetti grandi sia a don Ferreri che a Germana. Però i suoi progetti non sono i nostri. Lui può “far nascere figli di Abramo anche dalle pietre”, e proprio Abramo ci dimostra che vale la pena di fidarsi di Dio anche quando l’età è già avanzata e “non era più tempo di avere figli per Sara”.

Se siamo con Gesù non possiamo permetterci il lusso di essere pessimisti, sarebbe una grave mancanza di fiducia nei suoi riguardi. Se ci fidiamo di Lui sappiamo che il bene fatto non andrà mai perso, che le promesse fatte da Lui troveranno certamente compimento, forse non come intendiamo noi, ma certamente in un modo migliore.

“Signore, ci tengo, mi do da fare, ma poi mi fido totalmente di Te, anche al buio e continuo la mia strada contento di accoglierti in casa mia e felice di camminare con te verso casa tua, per sempre”.

     
     
 

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