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SCHEGGE E SCINTILLE

PENSIERI, SPUNTI, RIFLESSIONI

DALLA PAROLA DI DIO E DALLA VITA

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a cura di don Franco LOCCI

 

SETTEMBRE 2004

 

MERCOLEDI’ 1 SETTEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

TU, GESU’, SEI IL FIGLIO DI DIO!

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: EGIDIO Santo, Monaco

Egidio era eremita. Viveva nel cuore di un fitto bosco, amico di piante ed animali, specialmente di una cerva che quotidianamente gli procurava il latte. Un giorno, il re in persona, inoltrandosi nel bosco per cacciare, avvistò la cerva e la insegui finché fu pronto a far scoccare l’arco. Ma la cerva impaurita era ormai giunta ai piedi dell’asceta e la freccia a lei destinata colpì di striscio Egidio. Sconvolto, il buon re, per farsi perdonare, gli regalò tutto il territorio sul quale, più tardi, sorse una grande abbazia. Perduta ormai per sempre la solitudine, Egidio trovò in cambio una prospera comunità di monaci, di cui divenne il padre spirituale fino alla morte.

Parola di Dio: 1Cor. 3,1-9; Sal. 32; Lc. 4,38-44

 

“TUTTI QUELLI CHE AVEVANO INFERMI COLPITI DA MALI DI OGNI GENERE LI CONDUSSERO A LUI”. (Lc. 4,40)

Non so se succede anche a voi quando pregate di fare delle “aggiunte” alle preghiere. A me succede sovente, non tanto perché le preghiere non dicano già bene tutte le cose, ma perché io ho bisogno di conoscere meglio e di specificare ciò che chiedo. Così mi capita sovente di aggiungere all’ultima richiesta del Padre Nostro: “Ma liberaci dal male”, “Liberaci da tutti i mali, dal peccato, dai mali fisici, da quelli morali, dai mali che possiamo combinare noi agli altri…” e la lista dei mali presenti in me e nel mondo diventa lunga. Gesù è il buon Samaritano che si china sull’uomo piagato, lasciato ferito al bordo della strada, colpito da tanti mali. Gesù viene per salvarci nella nostra totalità. Gesù è davvero l’unico Bene davanti a cui i demoni tremano e fuggono, i mali vengono guariti, i peccati perdonati e l’uomo risanato nella sua unità. Guardiamo al vangelo di oggi che è una sintesi di una giornata di Gesù: preghiera comune e personale per essere in comunione con Dio, gesti di amicizia, guarigione della suocera di Pietro, predicazione della buona notizia di Dio che salva, cacciata dei demoni, guarigione dei malati. Davvero Gesù si fa tutto a noi e noi possiamo andare da Lui con tutto noi stessi. Come siamo assurdi noi a dividere la preghiera dalla vita, la salvezza spirituale da quella materiale, il perdono dei peccati dalle grazie per vivere serenamente: Gesù è venuto per salvarmi nella mia totalità, Lui vuol bene a tutto me stesso, anima e corpo. Anche noi dobbiamo voler bene a Dio nella sua totalità e a Gesù nella sua divinità e nella sua umanità. Tutto questo ci è rappresentato nel Sacramento dell’Eucaristia dove noi comunichiamo sia alla divinità di Gesù che alla materialità del suo corpo, donato per noi, dove noi partecipiamo alla sua Parola di salvezza come alla sua Passione e alla sua Risurrezione, dove noi mangiamo il “Pane degli angeli” per la speranza eterna ma anche il pane del cammino per oggi. Lasciamoci amare totalmente e amiamo totalmente il Signore.

 

 

GIOVEDI’ 2 SETTEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, ALLONTANATI DA ME CHE SONO UN PECCATORE!

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: AGRICOLO, Santo, Vescovo

Era il Figlio del Vescovo di Avignone, il Beato Magno ed era nato verso il 630. Andò a perfezionare la sua formazione al monastero di San Onorato nell’isola di Lerins, dove rimase per 16 anni e venne ordinato sacerdote. Fu poi chiamato dal padre a succedergli nel 660. Fu talmente un buon vescovo che dovette far costruire una seconda cattedrale perché la prima non bastava più per tutti i fedeli. Morì il 2 settembre dell’anno 700.

Parola di Dio: 1Cor. 3,18-23; Sal.23; Lc. 5,1-11

 

“MAESTRO, ABBIAMO FATICATO TUTTA LA NOTTE E NON ABBIAMO PRESO NULLA”. (Lc. 5,5)

“Signore, sono tanti anni che sono parroco in questa parrocchia e non è cambiato nulla” . “Signore i fondatori del nostro ordine erano guidati da te, ma ora non abbiamo più vocazioni, stiamo morendo…” “Signore ho cercato di fare di tutto per mio figlio, ma la droga ha vinto”. “Signore abbiamo fatto, abbiamo pregato ma anche tu sembri essere sordo…” Ci sono momenti in cui lo scoraggiamento ci pervade. I pescatori del lago non erano degli sprovveduti, conoscevano il loro mestiere, sapevano quali erano o non erano i luoghi e i momenti opportuni per la pesca. Eppure dopo una notte di tentativi, stanchi erano tornati a riva senza neanche un pesce e questo sconosciuto chiede loro, fuori tempo di gettare ancora una volta la rete: siamo stanchi, delusi, abbiamo voglia di andare a dormire, di non pensare più… “Eppure quest’uomo parla con parole diverse da tutti gli altri sedicenti rabbi, compie anche gesti che uomini comuni non possono fare, e poi mi ha anche chiesto in prestito la barca cioè si è fidato di me…”. ”Sulla tua parola getterò le reti”. Se siamo stanchi, delusi dagli eventi della vita, scontenti della nostra vita spirituale, peccatori, incapaci di cavarcela da soli… E’ proprio quello il momento giusto per cominciare a fidarci ciecamente di Gesù. Non è il momento di chiudere baracca e burattini, di addormentarci nell’oblio di dire: “Ma vale la pena?”, non è il momento di piangerci addosso, di disperare, di accodarci alla fila degli indifferenti, è il momento di accogliere la parola di Colui che viene a darci se stesso, che, per aiutarci, ha bisogno del nostro nulla. “Signore, mi fido di te, e se ho paura che anche questa volta la rete tornerà vuota, la getto lo stesso sulla tua parola. Se anche non otterrò quello che voglio, Tu avrai ottenuto che io mi sia fidato di te e forse anch’io capirò che anche le grazie non ottenute secondo la mia volontà sono grandi grazie da parte di chi mi vuole un bene da Dio”.

 

 

VENERDI’ 3 SETTEMBRE

Una scheggia di preghiera:

     

SIGNORE, CAMBIA IL CUORE DI PIETRA IN UN CUORE DI CARNE, CAPACE DI AMARE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: AIGULFO di LERINS, Santo,martire

Era nato a Blois da umile famiglia ed entrò a vent’anni nel monastero benedettino di Feury sur Loire. Verso il 671 fu nominato abate del monastero di Lerins dove cercò di far tornare i monaci che erano fuggiti durante le invasioni barbariche. Siccome era molto severo alcuni monaci insorsero contro di Lui e lo uccisero tra il 674 e il  681.

Parola di Dio: 1Cor. 4,1-5; Sal.36; Lc. 5,33-39

 

“NESSUNO METTE VINO NUOVO IN OTRI VECCHI”. (Lc. 5,37)

Che cosa vuol dire vivere la novità del Vangelo? Qualcuno pensa che basti rinnovare qualche preghiera, aggiornare magari qualche norma morale (“tenendo conto dei tempi che cambiano). Tutti noi di una certa età abbiamo battuto le mani quando Papa Giovanni ha indetto un Concilio Ecumenico e leggendo i documenti dei Padri conciliari abbiamo forse anche scoperto una Chiesa nuova, ma poi spesso ci siamo accontentati di avere la liturgia in italiano e non più in latino, di leggere forse qualche pagina in più della Bibbia (magari senza capirla troppo), di ricevere la Comunione in mano invece che in bocca… e il resto? Tutto più o meno come prima. Siamo tutti degli ottimi pompieri: il Vangelo è una fiammata di novità e noi con una innaffiata di tradizioni lo spegniamo subito perché non ci comprometta troppo. Gesù non dice che le tradizioni le pratiche di ascesi non vadano bene, a Gesù importa la novità che ci deve essere dietro. Una casa diroccata, anche se dipinta con colori sgargianti certo sembrerà più bella, più pulita, ma sempre diroccata rimane o, per stare all’esempio di Gesù, la botte vecchia le cui doghe non sono più ben unite o indebolite dal tempo, davanti all’effervescenza del vino nuovo, non ce la fa e si perde botte e vino. Un cristiano che non si lasci “trasportare dove lo Spirito vuole” sarà magari un religioso osservante ma di certo non uno che ha accolto Cristo nella sua totale novità. Dobbiamo lasciarci cambiare dentro. Dobbiamo svecchiare non solo le formule, ma il cuore, dobbiamo fare pulizia non per aver spazio per accumulare altro, ma per essere liberi e leggeri per seguire il Cristo come veri discepoli rinnovati totalmente da Lui.

 

 

SABATO 4 SETTEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

LIBERACI, O SIGNORE, DALL’ORGOGLIO CHE CI RENDE CIECHI

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: IDA, Santa

Al tempo di Carlo Magno, Ida era sposa e madre felice di 5 figli. Li amò, li segui, li educò cristianamente. Ma la vedovanza segnò per lei l’inizio di una nuova missione. Sistemati i figli, libera dai doveri familiari, Ida riversò l’amore che la colmava sui poveri, sui bisognosi, su quanti cercavano conforto.

Parola di Dio: 1Cor. 4,6-15; Sal.144; Lc. 6,1-5

 

“ALCUNI FARISEI DISSERO: “PERCHE’ FATE CIO' CHE NON E’ PERMESSO IN GIORNO DI SABATO?”. (Lc. 6,2)

Spesso, leggendo la storia della Chiesa, sia quella passata che quella recente, mi sono fatto una domanda: compito della Chiesa è quello di salvaguardare una dottrina o quello di annunciare in parole ed opere la buona notizia del Regno di Gesù? Indubbiamente se annunci Gesù devi annunciarlo nell’integrità della persona e del messaggio, ma è proprio compito di noi, poveri uomini che spesso confondono il divino con l’umano, quello di difendere Dio? I farisei non erano cattive persone. Erano coloro grazie ai quali nel mondo ebraico era stata conservata la purezza della Legge che Dio aveva donato agli uomini, ma proprio per questo l’errore più grande dei farisei era l’orgoglio di sentirsi puri, di dettar legge, di far passare l’umano per il divino, di sentirsi giudici inappellabili del fratello e questo orgoglio li accecava, vedevano le minuzie della legge e non l’essenza come in questo caso vedono i discepoli che sfregano in mano qualche spiga di grano mettendosene in bocca i chicchi e non riescono più a vedere il Figlio di Dio che cammina in mezzo a loro. Nella storia della Chiesa spesso è successo e succede così ma questo è un rischio anche per noi cristiani: quando la mia fede è diventata una serie di norme da osservare per sentirmi buono, a posto con Dio, per “meritarmi il paradiso”, l’orgoglio rischia di non farmi più vedere Gesù, la sua liberazione, la sua parola, la sua presenza viva nei segni che ci ha lasciato e nei fratelli. Quando voglio difendere Dio e per questo giudico e offendo il fratello, quando scelgo la strada del potere e non quella dell’umiltà e del dialogo, non solo non difendo Dio ma difendo me stesso e delle istituzioni passeggere. Il vero modo di difendere Dio non è quello di armarci e di combattere, è quello di accettarlo totalmente, croce compresa, è quello di gioire della sua presenza, è quello di annunciarlo con gesti di amore che non impongono ma propongono, che non giudicano ma amano.

 

 

DOMENICA 5 SETTEMBRE  23^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C

Una scheggia di preghiera:

 

DONACI, O DIO, LA SAPIENZA DEL CUORE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:LORENZO GIUSTINIANI, Santo, Vescovo    

Lorenzo nacque a Venezia nel 1381 dalla nobile famiglia Giustiniani. Entrò nella Congregazione dei Canonici Secolari nell'isola di San Giorgio, dedicandosi alla preghiera, alla contemplazione e alla questua. Divenne successivamente Superiore della Congregazione. Eletto vescovo di Castello, riformò con zelo apostolico la diocesi. Fu nominato poi patriarca di Venezia dove, grazie alla sua umiltà, riuscì a sanare la frattura creatasi tra la Chiesa e il potere civile. Morì nel 1456.

Parola di Dio: Sap. 9,13-18; Sal. 89; Fm 9-10.12-17; Lc. 14,25-33

 

“CHIUNQUE NON RINUNZIA A TUTTI I SUOI AVERI NON PUO’ ESSERE MIO DISCEPOLO”. (Lc. 14,32)

Tanto per vedere quanto la mentalità farisaica di cui parlavamo ieri ha preso piede anche in noi non è forse vero che dopo aver ascoltato il vangelo di oggi in cui Gesù dice che dobbiamo amarlo più dei familiari, che dobbiamo rinunciare a tutti i nostri averi per lui, ci siamo chiesti:“Ma fino a che punto?”. Ed ecco che è facile cominciare a dire che quelle del Vangelo sono iperbole, modi per indicare una esigenza, cose da non prendere alla lettera. Ecco che diciamo che qualche avere è meglio conservarlo, che con i denari e le cose si può annunciare meglio il Vangelo che le chiese belle e ricche le costruiamo in onore di nostro Signore e non per noi… e nel frattempo ci dimentichiamo l’esigenza del Vangelo. Perché Gesù ci chiede di fare una scelta radicale nei suoi confronti. Non perché Lui è geloso, non perché vuole plagiarci o sfruttarci ma perché sa che è solo accettando pienamente e totalmente Lui e il suo Vangelo che noi avremo la vera felicità. Se io accetto Gesù solo per “andare in paradiso”, quello che conta è trovare il modo di “pagarmi il paradiso” e non ho incontrato il Paradiso che è Gesù. Se io accetto Gesù perché tra le religioni la sua è la migliore, io ho incontrato una religione e non una fede. Se io accetto Gesù solo per la sua risurrezione e non voglio neanche sentire parlare di croce non incontro Gesù ma il Gesù che mi sono costruito io. Accettare Gesù totalmente non vuol dire essere tristi per tutte le rinunce che Lui ci chiede di fare, vuol dire essere gioiosi per aver trovato la perla preziosa ricercata per tutta la vita davanti alla quale tutto il resto diventa spazzatura. Incontrare Gesù non vuol dire disprezzare il resto delle cose e del mondo, vuol dire vedere le cose e il mondo con libertà, con gli occhi di Dio. Se Gesù ci chiede scelte radicali non è perché Lui è un padrone assolutista ma perché ci vuole liberi e felici.

 

 

LUNEDI’ 6 SETTEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

LIBERA IL TUO POPOLO, O SIGNORE, DA OGNI MALE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:BENEDETTO DI MILANO, Santo, Vescovo

Eletto quarantunesimo Vescovo di Milano nel 685, accompagnò a Roma, secondo una tradizione non accertata, il re anglo Ceadwalla, che nel 689 vi ricevette il battesimo. Invano rivendicò da papa Costantino il diritto, che gli competeva come metropolita, di consacrare i vescovi di Pavia, i quali dal tempo di Damiano (690-697) ricevevano la consacrazione dal pontefice, poiché la Chiesa pavese era stata resa direttamente dipendente da Roma. Il suo episcopato sarebbe durato 47 anni.

Parola di Dio: 1Cor. 5,1-8; Sal. 5; Lc. 6,6-11

 

“UNA SABATO GESU’ ENTRO’ NELLA SINAGOGA E SI MISE AD INSEGNARE. ORA C’ERA LA’ UN UOMO CHE AVEVA LA MANO DESTRA INARIDITA…”.

(Lc. 6,6)

Provo a leggere il racconto evangelico come una parabola per noi:

Una domenica il prete entrò, vestito dei paramenti più belli per celebrare la messa con il suo popolo. Si era preparato, aveva ripetutamente letto le letture, era perfino andato a confrontare che cosa dicessero sull’argomento del giorno i Padri della Chiesa, aveva pregato il Signore che lo illuminasse su cosa dire ai suoi parrocchiani ed ora cantava con loro e per loro, poi predicò in maniera semplice: gli sembrava che tutti potessero capirlo, poi celebrò raccogliendo la preghiera dei suoi fedeli e di tutta la chiesa. Poi, mentre recitava le preghiere dopo la consacrazione che sapeva a memoria ebbe una serie di “benedette” distrazioni. Vide che in chiesa c’era Maria, quella vedova che con tre figli stentava a tirare avanti e a cui il gruppo caritativo aveva smesso di dare una mano almeno per un po’ perché intanto “dare lì è come buttare in un pozzo senza fondo” e pensò che sarebbe passato in settimana a portarle una buona spesa, vide Marco, il giovanotto sconsolato perché la sua ragazza lo aveva lasciato e si ricordò di averla risolta con lui un po’ troppo sbrigativamente dicendogli: “Lascia un po’ di tempo vedrai che passerà” e si propose di fare con lui una bella chiacchierata, vide Roberto e Maria, quella coppia che avevano in casa la mamma di lui, anziana che ogni tanto dava i numeri. Era ormai un buon mesetto che non passava a trovarli e anche se la vecchietta non capiva neppure chi era, sarebbe stato un conforto almeno per la coppia; vide Giacomo, della casa di riposo che gli aveva chiesto se per caso un pomeriggio non sarebbe andato a fare il quarto per una bella partita di scopa…Arrivò il Padre nostro e a quel punto la preghiera “non più distratta” raccolse tutte queste persone e anche tutti questi propositi. Ho applicato la parabola a me prete, ma provate a pensare se non si può esplicare in maniera concreta per ciascuno di noi. Se le nostre Eucaristie, oltre che essere partecipate, oltre che essere un momento di riflessione diventassero anche il momento favorito in cui ci accorgiamo che in chiesa c’è anche qualcuno con “la mano inaridita”, qualcuno che forse ha bisogno di noi.

 

 

MARTEDI’ 7 SETTEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

ATTIRACI A TE, SIGNORE, PER ESSERE UNA SOLA COSA CON TE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: EUGENIA PICCO, Beata 

Nacque a Crescenzago (Milano) l’8 novembre 1867. Il padre un bel giorno sparisce e non dà più notizie di sé. La madre vive con un convivente e vorrebbe che la figlia diventasse cantante. Eugenia, anche se lo conosce poco, si affida a Dio e il 31 agosto 1887 scappa di casa ed entra nella Congregazione delle Piccole Figlie dei Sacri Cuori di Maria e Gesù. Nel 1894 farà professione perpetua in questa congregazione e dal 1911 ne sarà la superiora generale. Animatrice saggia, madre dei piccoli, vicina al cuore di tutti i sofferenti, specialmente durante la grande guerra, morì il 7 settembre 1921.

Parola di Dio: 1Cor. 6,1-11; Sal. 149; Lc. 6,12-19

 

“CHIAMO’ A SE’ I SUOI DISCEPOLI E NE SCELSE DODICI”. (Lc. 6,13)

La chiamata e la conferma degli apostoli è per me cristiano e prete una pagina di vangelo che mi rasserena perché come dice Gesù in un altro brano: “Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi”. Pensate: eravamo ancora bambini piccoli e il Signore già ci univa Lui attraverso il Battesimo. Qualcuno pensa non sia una cosa giusta il battesimo dei bambini perché essi non hanno ancora coscienza di quello che ricevono, per me invece è un grande dono che mi testimonia l’amore di Dio ancor prima che io possa rispondergli personalmente. E anche oggi è sempre Lui che chiama: è Lui che mi chiama a dare un senso gioioso alla mia vita, è Lui che mi chiama attraverso il desiderio di testimoniarlo, è lui che mi chiama all’amore attraverso i fratelli. E questa chiamata non è generica, è proprio per me. Come Gesù ha accettato i caratteri diversi degli apostoli così accetta me, con i pregi e difetti che accompagnano la mia vita. Lui non si spaventa neanche delle mie irruenze o delle mie incapacità anzi, sembra quasi dirmi che se le metto nel suo Cuore esse possono addirittura diventare cose buone. Ma se tutto parte da Lui c’è ancora responsabilità da parte nostra? Sì, c’è la responsabilità della risposta. Nella lista di quei dodici c’è in particolare un nome che deve mettermi in guardia, “Giuda Iscariota, che fu il traditore”, e non tanto per giudicare lui e il suo gesto quanto per ricordarmi che anche per me c’è la possibilità di diventare o un Pietro, o Andrea o Giacomo e Giovanni o Giuda Iscariota, quello che lo tradì.

 

 

MERCOLEDI’ 8 SETTEMBRE  FESTA DELLA NATIVITA’ DI MARIA

Una scheggia di preghiera:

                                          

BEATA SEI TU, O MARIA E DEGNA DI OGNI LODE: DA TE E’ NATO IL SOLE DI GIUSTIZIA, CRISTO DIO NOSTRO

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: CORBINIANO, Santo, Monaco 

Nacque a Châtres-Arpajon nel  670 circa di padre franco e di madre irlandese. Venne a Roma per ritirarsi in un monastero ma fu mandato da papa Gregorio II in Baviera dove costituì la diocesi di Frisinga di cui è protettore. Morì nel 725.

Parola di Dio nella festa della Natività di Maria: Mic. 5,1-4 (Rom 8,28-30) Sal. 86; Mt. 1,1-16.18-23

 

“GENEALOGIA DI GESU’ CRISTO”. (Mt 1,1)

Gesù non è un Dio che si è fatto un giro turistico sulla terra prima di tornarsene beato al suo Paradiso, ha un mamma concreta che Matteo ha incontrato e conosciuto, è Dio ma ha avuto un padre qui sulla terra. Ecco allora Matteo costruire questa genealogia di Gesù che a noi, a prima vista dice poco, ma che può essere piena di significati. Provo ad enumerarne alcuni:

Partiamo proprio dalla festa di oggi: se Maria è grande soprattutto per aver fatto nascere il Figlio di Dio, è grande anche la sua nascita perché le sue radici che si estendono per tutta la storia della salvezza in Lei ci hanno dato il primo volto di salvata, cioè di come il Signore vuole ciascuno di noi, insomma, come dice la liturgia: la grazia che Eva ci ha tolto, in Maria ci è ridonata. Altro significato: in Maria e in Gesù ci sono i cromosomi di tutta l’umanità. Se è vero che noi siamo la somma di tutti i nostri avi, Gesù porta nella sua umanità tutte le caratteristiche dell’uomo, la sua grandezza e la sua debolezza, le sue enormi capacità di amore ed anche i suoi peccati. Davvero Maria e Gesù pur avendo doni particolari sono in tutto simili a noi.

La genealogia si ferma a Gesù, ma quella genealogia non è ancora finita perché Gesù l’ha allargata fino a noi. Infatti il giorno che Maria va a trovare Gesù e qualcuno gli dice: “C’è tua madre, ci sono i tuoi fratelli”. Gesù risponde: “Chi è mia Madre, chi sono i miei fratelli. Chi fa la volontà di Dio mi è padre, madre, fratello, sorella”. Dunque noi, figli di Dio nel Figlio, continuiamo quella genealogia e se nei nostri cromosomi portiamo le debolezze di tutta un’umanità, nel nostro dna c’è anche il segno di Gesù, di Maria e dei tanti santi che ci hanno preceduto.

 

 

GIOVEDI’ 9 SETTEMBRE

Una scheggia di preghiera:

        

VENGA IL TUO SPIRITO, O SIGNORE, A RINNOVARE LA FACCIA DELLA TERRA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: OSANNA Santa, Monaca

In un anno imprecisato del VII secolo, Osanna, figlia di un re di Scozia, scappò di casa per sfuggire alle nozze che le venivano imposte. Arrivò fino in Francia, dove riuscì finalmente ad esaudire il suo sogno: educata a una corte pagana il suo cuore era invece sempre stato rivolto a Cristo. Nella cittadina di Jouarre (Francia centrale) si fece monaca e visse santamente fino alla morte.

Parola di Dio: 1Cor. 8,2-7.11-13; Sal.138; Lc. 6,27-38

 

“PERDONATE E VI SARA’ PERDONATO”. (Lc. 6,37)

E’ vero che la strada del perdono è difficile. Gesù che è concreto non ce lo nasconde tant’è vero che proprio nel vangelo di oggi ci dice che è una cosa propria di Dio che noi dobbiamo cercare di imitare. Ma se capiamo davvero il discorso di Gesù ne comprendiamo l’immensa portata di novità: non solo cerca di eliminare l’odio, ma vuole eliminare anche i nemici nel senso che se i nemici vanno amati non sono più nemici. Il perdono non è dunque solo una cosa che devo fare per essere a mia volta perdonato dei miei peccati, diventa invece partecipare all’opera di Dio perché agendo in tal modo noi collaboriamo a trasformare il mondo. Viene trasformato il nostro passato e abbiamo a nostra volta la possibilità di trasformare il passato degli altri. Il vero perdono infatti non è l’oblio, il dimenticare, il seppellire qualcosa che appartiene al passato, il perdono è guardare avanti, è risorgere, è novità, atto di creazione. E’ seppellire il tempo delle ripicche, dei dispetti, delle vendette, ed è iniziare un tempo in cui agisce unicamente la potenza dell’amore.

Qualcuno mi dirà: “Belle parole, ma quanti ci riescono?” Gesù ci è riuscito, Maria lo ha fatto, tanti santi di ieri e di oggi ci sono riusciti, persino non cristiani ma uomini di buona volontà ce l’hanno fatta: perché non dobbiamo tentarci anche noi? Se ci mettiamo su quella strada sicuramente avremo la forza stessa di Dio ad aiutarci. E poi non basta anche solo cominciare ad allenarci partendo dalle piccole cose quotidiane? Per esempio non potrei oggi cominciare a rigenerare l’ambiente dove vivo rinunciando magari a tenere il muso a quella persona che penso mi abbia offeso?

 

 

VENERDI’ 10 SETTEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, DAMMI LUCE E GUIDAMI SUL CAMMINO

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: PULCHERIA, Santa, Imperatrice

Successe come imperatrice a Teodosio II. Durante il suo regno governò con saggezza ed onestà, combattendo duramente gli eretici ariani e gli eretici eutichiani. Temperò la fermezza e la decisione del suo carattere con una grande pietà: non esitò a schierarsi sempre dalla parte degli oppressi e fondò molte chiese. Pulcheria morì, riconosciuta ovunque come Santa, nel 453.

Parola di Dio: 1Cor. 9,16-19.22-27; Sal. 83; Lc. 6,39-42

 

“PUO’ FORSE UN CIECO GUIDARE UN ALTRO CIECO”. (Lc. 6,39)

Nella mia esperienza sacerdotale mi è capitato e capita ancora sovente che persone vengano da me per “avere un consiglio”. Ricordo in particolare la prima volta quando qualche giorno dopo essere stato ordinato sacerdote si presento un uomo ormai maturo a chiedere consiglio per il suo matrimonio e la sua vita sentimentale che andava a rotoli. Provai tutto il vuoto immaginabile e possibile, provai poi a rifarmi a quanto avevo studiato: ma quanto lontano dalla realtà erano le risposte dei libri ed anche quelle dei codici della Chiesa, che pur avevo il dovere di dire, quanto erano lontane dalla storia concreta di quella persona, io poi, non solo non avevo esperienza ma mi sentivo persino turbato da quanto quest’uomo in buona fede mi

raccontava: ero un cieco che rischiava di portare un altro cieco nella fossa. Poi (credo sia stato proprio lo Spirito Santo e il dono della grazia del sacerdozio) mi è venuto in mente che io, i miei studi, le mie regole non contavano niente, quell’uomo non era venuto a cercare don Franco, era venuto a cercare Gesù ed era Gesù che dovevo dare. Da allora in poi cerco di ricordarmelo sempre: io non valgo niente, chi vale è Gesù perché è il Figlio di Dio che ama la persona che ho davanti e allora mi sforzo di cercar di dire quello che direbbe con amore Gesù a quella persona nella situazione in cui si trova. Se io sono cieco Lui ha la luce sufficiente per guidare tutti e due. Tutti in qualche maniera siamo chiamati a dare qualche consiglio, a guidare altri, lo sono i genitori con i figli, gli amici con gli amici che si confidano in loro, gli insegnanti e gli educatori, perfino i bambini e i nonni. Cerchiamo di non dare noi stessi o i luoghi comuni di una morale precostituita, cerchiamo di lasciar parlare Gesù e il suo Vangelo in noi di modo che illumini noi stessi e gli altri. E, ancora una piccola osservazione, per lasciar parlare Gesù in noi, bisogna che Lui e la sua parola abitino in noi!

 

 

SABATO 11 SETTEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

TU, GESU’, SEI IL MIGLIOR FRUTTO DELLA NOSTRA UMANITA’

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:AGATONE DI SCETE, Santo, Anacoreta

E’ uno degli anacoreti del deserto di Scete, probabilmente contemporaneo di Macario l’Omicida (364). Famoso per il suo ascetismo, per la sua carità e umiltà. A lui furono attribuiti parecchi degli apoftegmi dei padri del deserto.

Parola di Dio: 1Cor. 10,14-22; Sal. 115; Lc. 6,43-49

 

“OGNI ALBERO SI RICONOSCE DAL SUO FRUTTO”. (Lc. 6,44)

Tante volte ci riteniamo specialisti nel riconoscere dalle apparenze i buoni e i cattivi e poi abbiamo delle amare sorprese. Infatti, per riconoscere la bontà di una pianta non basta vedere se ha tanti rami, tante foglie e neppure la bellezza dei frutti è sufficiente, occorre vedere se essi sono commestibili. Quante persone sia dentro che fuori della Chiesa, pretendono di essere cristiani! Ma lo sono davvero solo perché compiono determinate opere o osservano determinate norme? Ciò che conta è il cuore, l’interiore profondo dell’uomo. Cioè, bisogna che i gesti esteriori corrispondano ad una qualità di fondo, che i nostri gesti religiosi, per esempio, provengano da una fede interiorizzata. Provo allora oggi a chiedermi: sono un buon albero da frutto o un albero da foglie? Le mie azioni partono da un cuore che ha interiorizzato l’amore di Dio, o sono solo frutto di convenienze, di esteriorità? Quali sono i frutti della mia vita? Anzitutto ne ho portati? Se, per ipotesi, si potesse cancellare la mia esistenza la vita di qualcuno sarebbe cambiata? Poi la qualità dei frutti: giunto a questo punto della mia vita, qualcuno, incontrandomi, vedendomi agire, è diventato migliore o peggiore? Qualcuno per causa mia ha amato di più Gesù o, proprio per causa mia, si è allontanato da Lui? Se oggi dovessi morire, che cosa lascerei a questo mondo: un po' più di giustizia o un po' più di divisione? Se avete provato a rispondere a queste domande o ad altre simili che vi saranno venute in mente, penso avrete notato com'è difficile stabilire con esattezza i confini tra il bene e il male, il frutto totalmente buono e quello totalmente velenoso. Si stabilisce la direzione di marcia ma poi nel buono a volte c'è anche l'amaro e a volte certi veleni in dosi appropriate servono per guarire. Credo, allora sia importante puntare verso il bene, verso Gesù e poi continuamente correggere la meta contando soprattutto sulla grande misericordia di Dio.

 

 

DOMENICA 12 SETTEMBRE  24^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C

Una scheggia di preghiera:

 

DONACI, PADRE LA GIOIA DEL PERDONO

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:SILVINO, Santo, Vescovo

Cinque secoli dopo la morte di Gesù, Silvino lo onora servendolo come vescovo di Verona. Altro di lui non sappiamo, ma se il suo nome è giunto fino a noi e il suo volto sconosciuto è circondato dall’aureola della santità, Silvino dovette sicuramente servire il Signore con cuore puro e volontà coerente. Non è cosa da poco.

Parola di Dio: Es. 32,7-11.13-14; Sal. 50; 1Tim. 1,12-17; Lc. 15,1-32

 

“RALLEGRATEVI CON ME PERCHÉ HO TROVATO LA MIA PECORA CHE ERA PERDUTA”. (Lc.15,6)

Tutto, nella liturgia odierna parla di misericordia di Dio. Eppure noi spesso vorremmo un Dio giustiziere (con gli altri), vorremmo un Dio potente (con noi). Invece il nostro Dio è un Dio potente in misericordia, è un Dio che si lascia convincere da chi come Mosè chiede misericordia per un popolo idolatra, è un Dio che non convince a colpi di potenza, ma parla da una croce su cui lo hanno messo proprio coloro che è venuto a salvare, è un Dio che parte alla ricerca della pecorella smarrita o forse scappata, è un Dio che si rallegra quando uno che lo ha offeso si lascia riportare a casa. E’ un Dio che non solo accoglie a braccia aperte il prodigo che fuggito di casa, gli ha dilapidato i suoi doni e che non è sicuro che dopo il perdono non faccia altrettanto con il restante, è un Dio che va incontro al figlio maggiore incapace di amore vero, osservante formale, riottoso a far festa per suo fratello che vede come concorrente e non come fratello. Il nostro Dio si fa povero, rischia di perdere nella sua scommessa sull’uomo inaffidabile ma non smette di essere misericordioso. Se anche fossi il più grande dei peccatori di questa terra, se anche avessi messo in croce Gesù o un fratello, Dio è ancora misericordia. E misericordia richiede misericordia. Solo essa ci potrà salvare. Davanti ai fatti terribili del nostro mondo, davanti alle guerre, al terrorismo, agli egoismi che uccidono, Gesù Crocifisso, Gesù Buon Pastore con la sua pecorella recuperata sulle spalle e il Padre misericordioso attento ai suoi due figli, disgraziati tutti e due, ci dicono che come solo la misericordia di Dio può salvare noi, solo la misericordia nostra può salvare l’uomo e l’umanità; le strade della vendetta, della giustizia fai da te, del potere e della violenza creano solo altro odio e altra morte, la morte definitiva che non permette neanche alla misericordia di Dio di compiere la sua opera.

 

 

LUNEDI’ 13 SETTEMBRE

Una scheggia di preghiera:

                                 

SIGNORE, IO NON SONO DEGNO CHE TU VENGA A CASA MIA, MA DI’ SOLO UNA PAROLA E SARO’ SALVATO

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:MAURILIO, Santo Vescovo  

Nato a Milano da nobile famiglia ebbe come maestro Sant’Ambrogio e fu avviato alla vita monastica dove, al seguito di San Martino venne ordinato prete. Fu un grande e fervoroso predicatore e proprio per la sua fama fu eletto vescovo di Angers, in Francia, e lì restò fino alla morte avvenuta nel 453

Parola di Dio: 1Cor. 11,17-26; Sal. 39; Lc. 7,1-10

 

“IO VI DICO CHE NEANCHE IN ISRAELE HO TROVATO UNA FEDE COSÌ GRANDE”. (Lc. 7,9)

Gesù porta ad esempio per la fede un centurione romano. C’erano i pii farisei, garanti della fede ufficiale, c’erano i sadducei, i dottori della legge, i Sommi sacerdoti e i sacerdoti, i rabbini, è Lui va prendere e propone ad esempio proprio un occupante romano, un soldato, un esecutore del potere civile, uno straniero, un pagano! Pensate che scandalo per allora e per oggi: provate a pensare ad un parroco (poveretto lui!) che lasciando da parte i benpensanti, i benefattori, i vescovi e i dicasteri curiali, i teologi alla moda, i membri del consiglio pastorale e quelli degli affari economici, presentasse come modello di fede magari uno etichettato miscredente, appartenente ad un partito non gradito, magari pure un po’ rivoluzionario? Eppure questo centurione che forse non conosceva neanche le radici della fede ebraica, che certamente non conosce Gesù, ne ha solo sentito parlare, invece di approfittare del suo ruolo è uno che “si interessa al popolo”, è uno che ha aiutato la costruzione della sinagoga, è una persona che sa chiedere  e che motiva le sue richieste in modo umano corretto e rispettoso, è uno che ama il suo servo e non lo tratta affatto da schiavo anche se ha una precisa idea di ciò che vuol dire comandare e ubbidire. E sono anche felice che la Chiesa cattolica abbia preso proprio le parole di questo centurione e ce le faccia ripetere prima di accostarci all’Eucaristia. Se davvero le facciamo nostre, queste parole esprimono il giusto atteggiamento davanti al mistero e al dono di quel Pane.

Noi non siamo degni che Gesù venga ad abitare in noi. Prima di tutto non siamo degni perché come può la nostra piccola umanità accogliere in se stessa la divinità? Anche il più grande santo o il più grande mistico è indegna dimora del Dio Creatore, Salvatore, Onnipotente. Per un ebreo, entrare in casa di un pagano era contaminarsi; a noi, ad entrare in Comunione con Gesù, sembra quasi di contaminare Lui. Poi non siamo degni anche perché siamo peccatori, incapaci di vivere con equilibrio, con decisione, con costanza la sua parola, egoisti incapaci di amore… E allora? Non andremo più a fare la Comunione, ci priveremo del pane del cammino a causa della nostra indegnità? Ricordiamoci sempre che se noi siamo indegni e abbiamo quasi timore di accostarci a Gesù, è invece Lui che vuole venire a noi. La distanza tra noi e Lui non siamo noi a superarla, è Lui a venirci incontro, è Lui che ci chiede di fare memoria di quanto ha fatto per noi per entrare in comunione di salvezza con Lui. Ricevere il pane della vita significa infatti essere salvati senza alcun merito da parte nostra, ma unicamente attraverso la Grazia che ci viene donata. Ripetere la frase del centurione prima di accostarci all’Eucaristia, è allora constatare, con umiltà e quindi con verità che noi non solo non abbiamo nessun merito per ricevere Gesù, ma è anche riconoscenza assoluta per Colui che ci ama e ci salva “mentre siamo peccatori” e diventa anche il momento in cui, come il centurione, abbiamo il coraggio di chiedere e sul suo amore siamo anche certi che Lui in qualche modo ci ascolterà.

 

 

MARTEDI’ 14 SETTEMBRE  FESTA DELLA ESALTAZIONE DELLA CROCE

Una scheggia di preghiera:

    

NEL TUO NOME, GESU’, OGNI GINOCCHIO SI PIEGHI NEI CIELI SULLA TERRA E SOTTO TERRA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:PLACILLA, Santa, Imperatrice

Era la sposa del generale Teodosio che nel 378 divenne imperatore. Cristiana si dedicò a opere di bene. Seppe far buon uso della sua influenza sul marito. Morì nel 386.

Parola di Dio: Num. 21,4-9 (Fil. 2,6-11); Sal. 77; Gv. 3,13-17

 

BISOGNA CHE SIA INNALZATO IL FIGLIO DELL’UOMO, PERCHE’ CHIUNQUE CREDE IN LUI ABBIA LA VITA ETERNA”. (Gv. 3,14-15)

Vi ripropongo in questa festa della esaltazione della croce una preghiera che avevo scritto alcun anni fa:

Non mi piacciono le croci! Ma guardando alla cattiveria che ha inventato un simile supplizio  ripenso con dolore alle croci che noi uomini civili inventiamo ogni giorno. Le croci dell’ignoranza e del potere che  tengono legati e crocifissi migliaia di bambini resi schiavi, obbligati a lavorare anche sedici o diciotto ore al giorno per poco meno di un dollaro per la loro fame e quella della loro famiglia, penso alle donne crocifisse da ciò che hanno di più bello, la loro stessa femminilità, e costrette a non contare nulla, a tacere e soffrire, penso alla presunta saggezza civile che fa marcire innocenti in prigioni o che ha inventato modi detti “meno crudeli” per giustiziare un uomo, dopo magari averlo fatto aspettare per anni nel braccio della morte. Penso alle croci che la voglia di potere e di danaro di alcuni ha messo sulle spalle di altri, alla croce dell’assuefazione alla droga, alla violenza, al sesso rubato e profanato per tante bambine povere, alla morte silenziosa per avvelenamento causata dalla incuria di altri interessati solo a far soldi. E penso anche alle croci che ho costruito io, con il mio mettermi al centro del mondo, con il pensare di essere l’unico ad aver sempre ragione su tutto, alle croci che ho fatto pesare sulle spalle dei miei compagni di lavoro, mettendo sempre e solo in evidenze le loro mancanze, alle croci di sopportazione che ho fatto subire ai miei familiari quando davanti ad un loro errore ho voluto essere giudice insindacabile che punisce. Gesù, guardo alla tua croce e ti dico che non mi piacciono le croci, quelle della malattia, della solitudine, delle sofferenze, del non amore... Eppure quante ce ne sono nel mondo! Tu sei riuscito a tramutare  la tua croce in amore, io spesso bestemmio solo la croce senza riuscirci. Aiutami a guardare a te! Ti hanno steso su quel letto di legno. Ti  hanno inchiodato lì sopra. Avevano paura che fuggissi. E tu gridando per il dolore lo hai accettato. Gesù ti vedo inchiodato sulla croce come nel letto di quell’anziana che da tre anni non può più alzarsi e come è inchiodato suo marito che da tre anni con amore non abbandona quel letto, ti vedo sulla carrozzina, inchiodato a quelle due ruote come quel ragazzo nel pieno della sua giovinezza che sa che non potrà mai più né correre né camminare. Gesù la tua passione continua e, come ai piedi della croce leggo la tua passione negli occhi e nel cuore e nel corpo di tua madre, così la vedo continuare negli occhi, nel cuore e nel corpo di quella madre che ha portato il suo figlioletto in fin di vita all’ospedale e aspetta con ansia e tremore una risposta che si fa aspettare dai medici. Ma ti vedo anche solo, abbandonato. Dove sono le folle che solo pochi giorni fa gridavano: “Osanna”? dove sono i tuoi baldanzosi discepoli che promettevano di andare a morire con te? A parte Maria, Giovanni e quelle poche donne, ai piedi della tua croce non c’è nessuno. No, qualcuno c’è: la Chiesa dei giudei, ma sono lì solo per accertarsi che tu muoia davvero e la smetta di essere un fastidio per loro, per il loro perbenismo e per la loro religione ufficiale. Quante volte ti ho lasciato solo, quante volte davanti alla sofferenza ho preferito far finta di non vedere, nascondermi dietro i luoghi comuni, pensare che di sofferenza ce ne è già tanta nella vita senza aver bisogno di addossarsi anche quella degli altri. Signore, sei nudo su quella croce. Ti hanno voluto togliere anche la dignità di un po’ di pudore e penso ai nostri occhi indecenti che vogliono violare la dignità dell’uomo e della donna, e penso a quelle donne messe in vetrina o spogliate e violate nei giornali e nelle televisioni per soddisfare il gusto di una sessualità bacata, penso a quelle prostitute di cui noi ben pensanti ci scandalizziamo e vogliamo far piazza pulita, che venute per un sogno di libertà si sono trovate costrette a suon di botte e di violenze a questo mestiere che certamente non amano. Signore stai soffocando, il dolore, il tuo peso ti fanno mancare l’aria, ogni tuo respiro è un rantolo doloroso uguale al rantolo a volte protratto per giorni dei moribondi. Eppure tu hai ancora la forza per parlare, per dirci qualcosa. Non sono le parole dell’eroe. Tu gridi anche il tuo dolore, tu senti la sofferenza sia fisica che morale e come uomo provi anche la presunta assenza di Dio al tuo soffrire, ma le tue parole sono soprattutto di donazione, di fiducia, di misericordia. Ti hanno spogliato e tu ti spogli anche di tua Madre, per donarcela. Ti abbiamo giudicato colpevole e reo di morte e Tu chiedi a tuo Padre di perdonarci. Quasi nessuno ti ha riconosciuto ed ha accettato il tuo invito alla salvezza e Tu assicuri ad un ladro, ad un crocifisso come te, il Paradiso. Anch’io, come te, davanti alla tua croce e alle croci del mondo e della mia vita, grido: “Dio dove sei?” ma poi continuo a guardate Te crocifisso e mi sembra di capire che Dio c’è in ogni prova in ogni lotta, in ogni dolore. Tu sei il crocifisso di sempre, tu stai patendo ogni nostro patimento, Tu redimi ogni nostra sofferenza, Tu sei il figlio di Dio morto e risorto in ogni momento, sei inchiodato alle nostre sofferenze per sempre ma sei anche il risorto che ha trasformato i segni del dolore in segni di vita che dura per sempre, che ha trasformato la vendetta in perdono. E allora ritrovo il bambino che spesso ho seppellito in me,  mi alzo e mi butto tra  quelle braccia aperte, inchiodate sulla croce, sicuro, nonostante la mia povertà di essere accolto, nella misericordia,  e, nella fede di quell’abbraccio, riesco anch’io a balbettare: “Nelle tue mani, Signore affido il mio spirito”.

 

 

MERCOLEDI’ 15 SETTEMBRE  BEATA VERGINE MARIA ADDOLORATA

Una scheggia di preghiera:

                                       

SANTA MADRE, DEH, VOI FATE, CHE LE PIAGHE DEL SIGNORE SIANO IMPRESSE NEL MIO CUORE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: PAOLO MANNA, Beato  

Nato ad Avellino nel 1872 entrò nel seminario del Pime nel 1891 e fu ordinato sacerdote nel 1894. L’anno dopo partì per la Birmania orientale dove lavorò fino al 1907. Rimpatriato per malattia, spese il resto della sua vita per diffondere l’idea missionaria, con scritti e opere tra il clero e il popolo. Fondò riviste missionarie, diede vite alla Unione Missionaria del Clero. Fu superiore generale del Pime nel 1924. “Tutta la Chiesa per tutto il mondo” fu il suo motto fino alla fine. Morì a Napoli il 15 settembre 1952

Parola di Dio nella festa dell’Addolorata: Eb. 5,7-9; Sal. 30; Gv. 19,25-27 (Lc. 2,33-35)

 

"STAVA PRESSO LA CROCE DI GESU', SUA MADRE". (Gv.19,25)

Fra tutte le ore della vita, non c’e un’altra ora più preziosa di quella della morte tua o dell’altro. Lì non puoi non essere veritiero e sincero. Maria davanti al mistero della passione e morte di Cristo quali opere ha fatto? Nulla di trascendentale, ma Maria c'era. Maria, si è fatta trovare come in tutti gli altri momenti importanti della vita di Gesù, perché è lì e partecipa. Infatti ai piedi della croce Maria non è una figura decorativa, espressione dei buoni sentimenti pietistici umani. E' lì perché corredentrice. Il suo dolore non è figura, è dolore vero, concreto, da infarto, di una madre che vede morire il proprio Figlio in una maniera terribilmente atroce; Lei vede il frutto del suo grembo piagato, distorto, tumefatto, grondante sangue; ogni ferita del Figlio è ferita della Madre; è il dolore di una donna di fede che grida come suo Figlio al Padre: ".. se possibile.." e che non sente risposta; "Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?", e prova il silenzio di Dio. E' il dolore di una donna che ha vissuto il mistero di un figlio, il Figlio di Dio e vede suo figlio e il suo Dio in croce, impotente. E' colei che ha sentito e vissuto la predicazione del Figlio, che ha partecipato alla vita dei primi amici di suo Figlio ed ora li vede dispersi. E' Colei a cui viene chiesto di farsi carico, come figli, di coloro che stanno facendo morire in croce suo Figlio per i quali anche lei deve pregare come Gesù: "Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno". Maria, tu non hai fatto nulla, ma c'eri. Io rischio di voler far molto, ma di non esserci. Voglio servire il Signore, organizzo, parlo, discuto nel suo nome ma poi, sparisco volentieri quando quella croce da pezzo di arredamento di una casa o di una chiesa diventa croce reale, letto di ospedale, tradimento subito, abbandono… Maria, Tu ci sei ancora, alla croce di tuo Figlio e alle croci dei tuoi figli, e il tuo dolore si rinnova ogni volta… sembra che non fai niente, come quel giorno, eppure fai più di tutti, perché tu ci sei e noi, come Gesù in quel momento, abbiamo bisogno soprattutto della tua presenza.

 

 

GIOVEDI’ 16 SETTEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

PIETA’ DI NOI, SIGNORE, NEL TUO AMORE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: CORNELIO, Santo, Papa  

Era stato eletto Papa dopo la grande persecuzione di Decio. Si presentava allora il grave problema se riaccettare nella chiesa i Lapsi, cioè coloro che durante le persecuzioni avevano abiurato. Corneilio, pur contrastato si schiererà a favore della misericordia verso essi. Arrestato venne mandato in esilio a Civitavecchia dove morì nel 253.

Parola di Dio: 1Cor. 15,1-11; Sal. 117; Lc. 7,36-50

 

“LE SONO PERDONATI I SUOI MOLTI PECCATI PERCHE’ HA MOLTO AMATO”. (Lc 7,47)

L’uomo che pensa di essere a posto con se stesso, di essere osservante, di poter accampare in chissà quale modo dei diritti su Dio è un uomo che giudica, quando invece prendiamo coscienza del nostro peccato e della nostra miseria ci rendiamo conto di non avere motivi propri per ottenere la misericordia di Dio. Quando, poi, ci sentiamo talmente lontani da Lui ci sembra che neanche il suo amore possa raggiungerci. Ma Gesù, che conosce le persone non per quello che appaiono ma per il loro cuore, riesce sempre a trovare motivi perché la sua misericordia possa manifestarsi. La donna del Vangelo di oggi era stata etichettata: “è una prostituta”, una pubblica peccatrice. Ma per Gesù conta la persona. Anche Gesù non dice che questa donna non ha peccato, anzi le ricorda che i suoi peccati sono molti, ma nello stesso tempo riesce a vedere in lei il suo molto amore. Come guardo il mio prossimo? Vado avanti con schemi, stereotipi, giudizi preconfezionati? Sono capace di vedere il bene negli altri? Riesco, almeno qualche volta, a far a meno delle etichette? Mi metto anch’io con onestà e umiltà nella schiera di coloro che se vogliono essere perdonati devono molto amare? La donna del Vangelo incontrando Gesù ha ritrovato quello che in fondo aveva cercato per tutta la vita. Voleva amare ed essere amata ed invece era stata usata, posseduta, comprata, qui trova l’aria pulita dell’amore vero ricevuto e donato.

Anche se riconosco di non essere capace di amare in modo pieno chiedo al Signore che almeno non faccia mai mancare in me la nostalgia del vero amore che possa portami ai piedi di colui che perdonandomi mi ridà fiducia e capacità.

 

 

VENERDI’ 17 SETTEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

UOMINI E DONNE, BENEDITE TUTTI IL SIGNORE!

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: SIGISMONDO FELICE FELINSKI, Beato, Vescovo

Nacque il 1° Novembre 1822 a Woiutyn (allora Polonia, oggi Ucraina) settimo di undici figli di una nobile famiglia. Studiò Matematica a Mosca e a Parigi, ma presto sentì la chiamata al sacerdozio. Fu prete nel 1855, poi insegnante, poi fu nominato Arcivescovo di Varsavia nel 1862. Riformò il clero, insistette molto sulla catechesi al popolo, si diede da fare per l’assistenza ai poveri e ai bambini. Difese la libertà della Chiesa dallo stato per cui fu esiliato per 20 anni a Jaroslavi sul Volga. Liberato passò gli ultimi anni in Galizia dove continuò la sua opera soprattutto per i poveri. Morì il 17 Settembre 1895  a Cracovia.

Parola di Dio: 1Cor. 15,12-20; Sal. 16; Lc. 8,1-3

 

"C'ERANO CON LUI I DODICI E ALCUNE DONNE… CHE LI ASSISTEVANO CON I LORO BENI". (Lc. 8,2-3)

Gesù, ufficialmente non ha fatto nessuna campagna per l'emancipazione della donna, non si è battuto perché avesse gli stessi diritti e poteri dell'uomo, ma con il suo atteggiamento l’ ha valorizzata nel modo migliore. Ha considerato la donna persona, soggetto pensante, degno di dialogo, e questo mentre molte scuole rabbiniche consideravano la donna più o meno alla stregua del campo e dell'asino, possesso dell'uomo. Gesù ha accolto tutte le donne che sono andate da Lui, non le ha etichettate anticipatamente. Parla con sua Madre come con l'adultera, con la samaritana e con la cananea, con Marta e con Maria ed ha con tutte un rapporto molto sereno. Gesù, permettendo che Maria di Magdala, Giovanna, Susanna e molte altre lo seguano e sostengano finanziariamente il gruppo dei dodici, ricorda che il Regno che Lui è venuto ad annunciare è per tutti, senza alcuna distinzione di razza o di sesso. Oggi si parla molto di parità ma con dei grossi rischi, che essa sia solo una conquista di potere con la perdita dei ruoli o che essa sia solo una serie di parole che lasciano però uguale la mentalità classista e maschilista. Gesù rispetta i ruoli, i compiti, le caratteristiche, ma dice che ognuno, uomo o donna, ricco o povero, è figlio di Dio, tempio dello Spirito, capace di annunciare e testimoniare il Regno. Purtroppo ancor oggi c’è molta strada da fare sia nella società che nella Chiesa affinché la donna e la femminilità siano rispettate e valutate nella giusta misura. Già Santa Teresa d’Avila scriveva così; “O mio Creatore, quando peregrinavi quaggiù sulla terra non aborristi le donne, anzi le favoristi sempre con molta benevolenza e trovasti in loro tanto amore e più fede che negli uomini. Perché dunque il mondo ci tiene così isolate? Quando guardo questi nostri tempi non trovo giusto che vengano sottovalutati animi virtuosi e forti, per il solo fatto che appartengono a delle donne”. Anche Maria, la Madre di Gesù non ha fatto campagne in favore della donna, ha fatto la donna.Insegni Lei a uomini e donne il rispetto e la valorizzazione vicendevole.

 

 

SABATO 18 SETTEMBRE

Una scheggia di preghiera:

                                 

GRANDE SEI TU, SIGNORE, CHE HAI RIVELATO AI PICCOLI IL MISTERO DEL REGNO DEI CIELI

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: GIOVANNI MACIAS, Santo  

Giovanni nacque nel 1585 a Ribera, in Estremadura, da ottima famiglia cristiana che gli inculcò una tenerissima devozione alla Madonna. Il santo Rosario, diverrà l’inseparabile amico dei suoi giorni. Partito alla volta del nuovo mondo, a Lima, nel 1622, entrò nel Convento di Santa Maria Maddalena facendo il portinaio. Con squisita carità l’umile religioso andava a ricercare i poveri, i sofferenti, gli abbandonati, per lenire amabilmente le loro pene. Più di duecento persone ricevevano quotidianamente il vitto dall’intraprendente fratello Giovanni, aiutato dal cielo con strepitosi miracoli.Mori il 16 settembre 1645 a Lima.

Parola di Dio: 1Cor. 15,35-37.42-49; Sal. 55; Lc. 8,4-15

 

“GESU’ DISSE AI SUOI DISCEPOLI: A VOI E’ DATO CONOSCERE I MISTERI DEL REGNO DI DIO, MA AGLI ALTRI SOLO IN PARABOLE PERCHE’ VEDENDO NON VEDANO E UDENDO NON ODANO”. (Lc.8,10)

Gesù usa il linguaggio delle parabole per parlare al cuore dei semplici e solo essi riescono a comprenderle. Vi dono oggi un brano di don Primo Mazzolari sull’argomento:

C’è più verità in una parabola evangelica che non so in quanti trattati filosofici  o teologici. L’ignorante rispetta il mistero, mentre il dotto è nella continua tentazione di deformarlo o di coartarlo a propria somiglianza. L’ignorante si riserva un po’ di spazio per inginocchiarsi: il dotto lo ingombra con cifre, calcoli, parole, ragionamenti, macchine, strumenti che gli danno l’illusione o la pretesa di aver capito. Nell’immagine dell’ignorante c’è posto per la verità: nella formula del dotto, a volte, non ci sta dentro più nulla. E’ levigata, tornita, ricolma. Gli uomini usano chiamare verità un pensiero cui nulla si può aggiungere. L’umile custodisce con amore il più piccolo dei semi o una briciola di lievito: lo scienziato scompone anche il seme, scioglie anche il lievito.

 

 

DOMENICA 19 SETTEMBRE  25^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, INSEGNACI A DONARE I TUOI DONI!

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: MARIA DE CERVELLON (del Soccorso), Santa

Nacque in Barcellona verso il 1230. Nel 1265 fu ricevuta come consorella e collaboratrice nell'Ordine della Mercede. La tradizione le ha attribuito il nome del "Soccorso" per l'aiuto prestato agli schiavi, sul mare. E' considerata come l'iniziatrice del ramo femminile nell'Ordine Mercedario. Morì a Barcellona nel 1290.

Parola di Dio: Amos 8,4-7; Sal. 112; 1Tim. 2,1-8; Lc. 16.1-13

 

“IL PADRONE LODO’ QUEL AMMINISTRATORE DISONESTO! (Lc. 16,8)

Ieri don Mazzolari ci ricordava che sono i semplici, gli ignoranti a capire facilmente le parabole allora oggi, davanti a questa parabola non cominciamo subito a scandalizzarci al pensiero che il Signore lodi un disonesto. Qui viene lodata l’astuzia, non la disonestà. Gesù non pronuncia un giudizio morale dicendo che un truffatore è l’esempio per gli onesti, ma esprime meraviglia e ammirazione per la sua intelligenza e intraprendenza. La lezione riguarda il sapersi tirare fuori in situazioni critiche. Il Signore ama non i passivi, i fatalisti, coloro che facilmente si arrendono, coloro che quando non sanno più che cosa dire alzano le spalle e dicono: “sarà volontà di Dio” aggiungendo al male pure un bestemmia. Il Signore ama coloro che non si dimenticano di possedere un cervello, che ricorrono alle risorse della fantasia. Qui questo amministratore si accorge che non potendo questa volta cavarsela da solo, ci sono gli altri. Certo non è un bel modo di accorgersi di vivere un mezzo agli altri ma per lo meno, anche se in chiave utilitaristica scopre la realtà della amicizia. La lezione riguarda anche noi. Chi di noi infatti ha tutti i registri a posto? Ma c’è un modo per regolarizzarli e qui Dio è contento. E’ il modo è quello di utilizzare i doni di Dio a favore degli altri. Si tratta di minimizzare le colpe degli altri, di cancellare le offese, di non ragionare sempre e solo con i nostri diritti, di tirare una riga sopra i torti. Man mano che noi “dissipiamo” i doni di Dio, man mano che noi amiamo a dismisura allora il Signore tornerà a fidarsi di noi.

 

 

LUNEDI’ 20 SETTEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

RENDIMI UNO SPECCHIO, O SIGNORE, CHE RICEVA E DONI LUCE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:JOSE’ MARIA DE YERMO Y PARRES, Santo, Sacerdote 

Nacque in Messico il 10 Novembre 1851 da una nobile famiglia e ricevette una profonda educazione cristiana. A sedici anni entrò nella Congregazione della Missione, che però lascerà per diventare sacerdote diocesano a Leon. Oratore eloquente fu parroco di due chiesette. Un giorno assisté alla scena di alcuni maiali che divoravano due neonati. Questo gli diede lo spunto per fondazione di una casa di accoglienza per gli abbandonati e i bisognosi: L’Asilo del Sacro Cuore. Affidò la cura di questo istituto a delle giovani che diventeranno la famiglia religiosa delle Serve del Sacro Cuore e dei Poveri. Da questo inizia tutta una attività di fondazione di scuole, ospedali, case di accoglienza per anziani, orfanotrofi. Morì il 24 Settembre 1904.

Parola di Dio: Pro. 3,27-35; Sal. 14; Lc. 8,16-18

 

"NON C'E' NULLA DI NASCOSTO CHE NON DEBBA ESSERE MANIFESTATO, NULLA DI SEGRETO CHE NON DEBBA ESSERE CONOSCIUTO E VENIRE IN PIENA LUCE". (Lc. 8,17)

I Vangeli sono pieni di parole di Gesù che invitano alla chiarezza, alla limpidezza, alla trasparenza. La nostra fede è luce e la luce illumina, non nasconde. Gesù è venuto sulla terra per mostrarci il volto di Dio e non per nasconderlo. La fede che Gesù richiede da noi non è una fede da 'iniziati', è la fede dei semplici che, con tutti i loro limiti, si affidano; la preghiera non è la successione di formule magiche che armonizzate secondo un determinato rituale danno un potere, è il rapporto che ciascuno può avere con il suo Dio; la Bibbia, la Parola di Dio non sono un libro chiuso, riservato ad una casta sacerdotale che ha doni particolari per interpretare, per manifestare e nascondere, è il libro della storia di amore tra Dio e il suo popolo. Quanto sono assurde le 'religioni' che rifacendosi a Gesù sono 'religioni per iniziati', piene di ritualismi, di simbolismi e formulari (che sono veri e propri paganesimi), di caste dotate o meno di poteri. E quanto è assurdo che cristiani, "per rispettare la Bibbia" l'abbiano tenuta nascosta al popolo cui è indirizzata. Quanto è assurdo pregare in lingue sconosciute alle masse solo per attorniare maggiormente di un alone di mistero la religione e renderla quindi più potente perché fondata sulla paura e quanto è per lo meno strano ricorrere a formulari specifici per ottenere benedizioni e per cacciare diavoli. E' vero, Dio è mistero, è più grande di noi; noi non comprendiamo tutto di Lui, della sua volontà, delle leggi della sua natura, ma Gesù è la luce che illumina ogni uomo: la luce e le ombre che ne derivano ci danno l'immagine nella sua totalità.

 

 

MARTEDI’ 21 SETTEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

GUIDAMI, SIGNORE, SULLA VIA DEI TUOI PRECETTI

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: MATTEO, Santo, Apostolo

Matteo il pubblicano, il gabelliere, l’esattore delle tasse: la sua vita girava sui cardini del denaro. Eppure, nel suo Vangelo, più tardi scriverà: “Non potete servire a Dio e al denaro”, e: “Non accumulatevi tesori sulla terra... accumulatevi piuttosto tesori nel cielo”. Gesù gli disse: “Seguimi” e Matteo, alzatosi, lo seguì. Il suo Vangelo è il primo in ordine cronologico e venne scritto con certezza prima della distruzione di Gerusalemme, nell’anno 70.

Parola di Dio nella festa di San Matteo: Ef. 4,1-7.11-13; Sal. 18; Mt. 9,9-13

Parola di Dio nella feria ordinaria : Prov. 21, 1-6. 10-13; Sal 118; Lc. 8,19-21

 

“ANDARONO A TROVARE GESÙ LA MADRE E I FRATELLI, MA NON POTEVANO AVVICINARLO A CAUSA DELLA FOLLA”.

 (Lc. 8,19)

Gesù, Colui che si farà Pane per noi, nella sua vita terrena aveva un forte ascendente sulle persone, esse lo attorniano, lo cercano e Lui “si fa mangiare dalla folla”. Ma c’è talmente tanta gente che neanche Maria, sua Madre, riesce ad avvicinarlo. E mi piace questa Madre che non fa valere le sue prerogative, che non vanta diritti  sul Figlio di Dio ma si mette in coda con tutti quelli che vanno da Gesù. Maria durante la vita pubblica del suo Figlio lo ha sempre seguito ma da lontano, non interferisce, chiede permesso per poter parlare con suo Figlio. E Gesù loda sua Madre, non per il merito di averlo generato, ma per il fatto che ascolta con umiltà e mette in pratica la sua parola. Quanto avrebbero da imparare da Maria certe mamme tutt’altro che discrete nei confronti dei figli sposati o certi cristiani che hanno sempre da insegnare a tutti, al parroco, al vescovo, al papa, o altri cristiani che si impongono senza alcuna attenzione ad altri, si mascherano da persone pie e vorrebbero che gli altri fossero a loro misura. Chiediamo a Maria che ci aiuti ad essere discreti nei confronti degli altri, a bussare e non a sfondare le porte, ad ascoltare piuttosto che avere sempre da dire, a rincuorare piuttosto che stroncare. E poi chiediamole anche di saper accogliere Gesù non con senso di proprietà assoluta, ma con umiltà e con gioia di sapere di poter condividere Lui e tutti i suoi doni.

 

 

MERCOLEDI’ 22 SETTEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

FA’ DI NOI, SIGNORE, DEI TESTIMONI DEL TUO AMORE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: TOMMASO DA VILLANUEVA, Santo, Arcivescovo

Nacque a Villanueva, in Spagna, nel 1486. Si laureò in filosofia ed entrò nella Comunità Agostiniana. Ordinato sacerdote, fu nominato predicatore e quindi, nonostante non volesse fu Superiore della comunità per tutta la vita. Fu poi eletto arcivescovo di Valencia. Inviò missionari in tutto il mondo, in particolare il suo ordine evangelizzò il Perù.Difese la diocesi dalla minaccia mussulmana e fondò il Collegio Seminario della Presentazione. Grande predicatore, convertì però più con l'esempio che con le parole. Per la sua profondità teologica sulla Vergine Maria, è spesso accostato a San Bernardo. Morì nel 1550.

Parola di Dio: Pro. 30,5-9; Sal. 118; Lc. 9,1-6

 

IN QUEL TEMPO GESU’, CHIAMO’ A SE’ I DODICI E DIEDE LORO POTERE E AUTORITA’ SU TUTTI I DEMONI E DI CURARE LE MALATTIE, E LI MANDO’ AD ANNUNZIARE IL REGNO DI DIO E A GUARIRE GLI INFERMI”. (Lc. 9,1)

Gesù, dando autorità agli apostoli, sintetizza quali siano i segni che caratterizzano il Regno di Dio: guarire i malati e avere autorità sui demoni.

Ci chiediamo se sono ancora i segni che caratterizzano oggi l’opera dei cristiani. Innanzitutto, la missione è propria solo dei missionari, dei sacerdoti, dei consacrati oppure ogni credente deve essere missionario e testimone e quindi ha anche i doni promessi da Gesù? La missione a cui Gesù manda non è una prerogativa esclusiva dei vescovi e dei preti ma è un qualcosa che dovrebbe essere proprio di ogni cristiano. Tutti, come discepoli di Gesù possiamo e dobbiamo essere evangelizzatori. E non c’è neppure bisogno di sentire la vocazione di andare nel terzo mondo. C’è spazio per l’apostolato molto vicino a noi, nel nostro stesso ambiente: i genitori rispetto ai figli, gli sposi tra loro, i familiari, i vicini, le amicizie, i colleghi di lavoro. Gesù dunque dà ad ogni cristiano  il potere di combattere il male nel nome di Dio. Noi possiamo e dobbiamo combattere ogni male. Il male si presenta oggi come ieri in modi diversi: la sofferenza, la malattia, il peccato, l’egoismo, l’ingiustizia, la fame. Il cristiano deve combatterlo, in se stesso, attorno a sé, deve combatterlo non con le sue forze (da soli non ce la facciamo), ma con la forza di Dio (Lui il male lo ha già vinto definitivamente). Essere cristiani non è una semplice passeggiata verso un trionfo umano, è una lotta continua, ma come dice San Paolo: “Siamo tribolati da ogni parte, ma non schiacciati; siamo sconvolti, ma non disperati; perseguitati ma non abbandonati; colpiti ma non uccisi, portando sempre e dovunque nel nostro corpo la morte di Gesù, poiché anche la vita di Gesù si manifesti”.

 

 

GIOVEDI’ 23 SETTEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

DONACI, O DIO, LA SAPIENZA DEL CUORE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:

PIO DA PIETRALCINA Santo Sacerdote Cappuccino

Padre Pio, al secolo Francesco Forgione, nacque a Pietrelcina (BN) il 25 maggio 1887. Entrato come chierico nell'Ordine cappuccino il 6 gennaio 1903, il 27 gennaio 1907 prende i voti e il nome di Padre Pio. Fu ordinato sacerdote il 10 agosto 1910 nella cattedrale di Benevento. Il 28 luglio 1916 fu mandato a San Giovanni Rotondo (FG), sul Gargano, dove salvo poche e brevi interruzioni rimase fino alla morte avvenuta il 23 settembre 1968. La mattina di venerdì 20 settembre 1918 pregando davanti al Crocifisso del coro della vecchia chiesina ricevette il dono delle stimmate che rimasero aperte, fresche e sanguinanti per mezzo secolo. Durante la vita attese unicamente allo svolgimento del suo ministero sacerdotale, fondò i "Gruppi di Preghiera" e un moderno ospedale a cui pose il nome di "Casa sollievo della sofferenza" (5 maggio 1956). Il 20 marzo 1983 venne aperto il processo diocesano per la sua beatificazione terminato il 21 gennaio 1990. Il 21 dicembre 1998 fu promulgato il decreto sul miracolo (guarigione di una malata cui era apparso in sogno), il 2 maggio 1999 è stato beatificato da Papa Giovanni Paolo II, che il 16 giugno 2002 lo ha canonizzato a Roma.

Parola di Dio: Qo 1,2-11; Sal. 89; Lc. 9,7-9

 

“ERODE CERCAVA DI VEDERLO”. (Lc. 9,9)

Erode aveva avuto nella sua vita molte occasioni per vedere la volontà di Dio su di lui. Il fatto stesso di essere re lo inseriva direttamente nell’alleanza tra Dio e il suo popolo. Giovanni Battista gli aveva parlato a nome di Dio, ma lui per paura di una donna, pur ascoltandolo volentieri, lo aveva fatto uccidere. Ora sente parlare di Gesù, dei suoi miracoli, ma, anche in questo caso, il suo interesse si ferma alla curiosità, al desiderio di facile miracolismo. Nella nostra società ci sono tanti Erodi alla ricerca di segni che però, spesso, degradano nella curiosità e nella superficialità. Provate a prendere in mano un quotidiano qualsiasi o un settimanale. Si può dire che non ci sia numero nel quale non si parli di Chiesa, di miracoli, di esoterismi vari. Ma l’interesse dov’è? Curiosità, fantastico, sensazionale, scandali... Sembra interessi di più un “miracolo di Padre Pio” che non la fede nel Dio in cui Padre Pio credeva. Interessa e incuriosisce di più il messaggio di qualche “veggente” che non il Regno di Dio annunciato nel Vangelo. Gesù passa anche oggi vicino a noi, ci parla, compie miracoli, ma se dalla curiosità non passiamo alla fede c’è il rischio di non incontrarlo, anzi, come è successo a Erode, di condannarlo.

 

 

VENERDI’ 24 SETTEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

TU SEI IL CRISTO, IL FIGLIO DEL DIO VIVENTE!

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:GERARDO DI CASNAD, Santo, Vescovo, Martire

Era nato a Venezia, si fece monaco nell’isola di San Giorgio; recatosi poi in Ungheria fu fatto vescovo di Casnad dove diffuse la regola benedettina, il culto di Maria e si prestò anche come consigliere di re Stefano. Fu ucciso nel 1046, protomartire di Ungheria.

Parola di Dio: Qo 3,1-11; Sal. 143; Lc. 9,18-22

 

“MENTRE SI TROVAVA IN UN LUOGO APPARTATO A PREGARE, I DISCEPOLI ERANO CON LUI”. (Lc. 9,18)

Gesù spesso ha bisogno di pregare. Spesso scompare, scappa dalle folle per pregare, altre volte porta i suoi discepoli in un luogo separato “per pregare con loro” e per insegnare loro a pregare. Gesù ha bisogno di comunicare con Dio suo Padre, ha bisogno di conoscere, approfondire la sua volontà, ha bisogno, nella sua umanità simile alla nostra, di esprimere le angosce, i dolori, le delusioni della sua missione non capita, osteggiata. Gesù ha bisogno che i suoi discepoli imparino questo. Nel caso del Vangelo di oggi, prima di chiedere loro: “Voi chi dite che io sia?”, una domanda fondamentale, Gesù desidera che essi siano guidati dallo Spirito. La preghiera, infatti, non è soltanto dire delle parole a Dio, è entrare in comunione con Lui, è abbandonarsi con fiducia e accettare l’opera dello Spirito in noi. Infatti è solo con lo Spirito di Gesù che noi possiamo arrivare a dire: “Gesù è Signore”.

I misteri della fede si conoscono meglio nella cappella che allo scrittoio, si conoscono meglio con la preghiera che con lo studio, sebbene entrambi siano necessari. Dio è l’unico ad avere la chiave dei misteri. Soltanto Lui può aprirci questo sacrario del suo cuore. L’intelligenza, quando è aperta alla fede, ci prepara e ci pone davanti al mistero. La teologia più autentica è quella che si fa non soltanto a partire dalla fede, ma soprattutto a partire dalla preghiera, dall’intelligenza orante e adorante del mistero. Nelle cose di Dio, colui che prega, comprende, e colui che non prega, non comprende nulla, o quasi nulla. Se noi cristiani pregassimo di più e meglio, i problemi di fede diminuirebbero in gran numero o scomparirebbero completamente. In un mondo che a volte sembra senza senso, la preghiera può trovargli un significato. Ne vale la pena!

 

 

SABATO 25 SETTEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

DAL TUO AMORE IN CROCE, O GESU’, VIENE A NOI OGNI SALVEZZA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: TERESA COUDREC, Santa, Fondatrice

Si chiamava Maria Vittoria e nacque a Mas de Sablieres, in Francia il 1° febbraio 1805. Si dedicò dapprima all’insegnamento ai bambini delle campagne, poi fondò le Suore della Madonna del Cenacolo. Fu una fondazione travagliata. Era dedicata soprattutto al favorire incontri di preghiera e di catechesi. Teresa, ricca di una profonda vita spirituale morì il 26 settembre 1885 a Fourvieres.

Parola di Dio: Qo 11,9-12,8; Sal. 89; Lc. 9,43-45

 

“METTETEVI BENE IN MENTE QUESTE PAROLE: IL FIGLIO DELL’UOMO STA PER ESSERE CONSEGNATO IN MANO DEGLI UOMINI”. (Lc. 9,44)

Se abbiamo incontrato Cristo e abbiamo deciso di seguirlo, non facciamoci illusioni su di Lui: Cristo passa attraverso la croce. Gli Apostoli pensavano di poter dribblare la croce. Pensavano di potersi “sedere alla destra e alla sinistra di Gesù” nel suo Regno glorioso senza doverlo seguire prima sulla collinetta del Calvario. E anche noi vorremmo arrivare ai misteri gloriosi senza passare da quelli dolorosi. Gesù deve essere consegnato nelle mani degli uomini e tu, se sei un uomo che opera la pace, preparati a sostenere la guerra che qualcuno ti farà, se vuoi imitare Gesù nel perdono preparati a non essere capito, se vuoi affermare la gioia della fede preparati al sorriso di commiserazione; è lo scotto inevitabile che bisogna pagare. Anche noi non comprendiamo umanamente come la sofferenza abbia un fine, come possa conciliarsi la morte di un bambino o di un innocente con la bontà del Padre. La passione di Cristo la si comprende solo se si parte dall’amore, se no rimane misteriosa: “Non c’è amore più grande se non dare la vita per coloro che si ama!”, “Il chicco di frumento se non muore non porta frutto”, “Amatevi come io vi ho amato”. Signore, la sofferenza non mi piace. Mi resta difficile comprendere la croce. Mi ribello davanti alla sofferenza innocente... Signore, non so amare abbastanza. Aiutami a guardare, in quei momenti, all’amore totale che nasce dalla tua croce. Fa’ che non cerchi troppo con la mia mente ma che il cuore si allarghi. Fa’ che mi fidi del tuo amore per imparare ad amare, anche nella sofferenza.

 

 

DOMENICA 26 SETTEMBRE  26^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, SEI TU IL RIFUGIO DEL POVERO

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: LUIGI TEZZA, Beato, Camilliano

Nacque a Conegliano (TV,) il 1 Novembre 1841. Iniziò i suoi studi a Padova ma già a 15 anni entrò tra i Camilliani. Presto a Roma fu maestro dei novizi e lo stesso incarico ebbe in Francia, dove nonostante l’espulsione, in clandestinità tenne compatta la congregazione in tempi difficili. Nel 1891 propose a Giuseppina Vannini di costituire un gruppo femminile per l’assistenza ai malati: Nasce la Congregazione delle Figlie di San Camillo. A 59 anni è inviato in Perù come visitatore per il suo ordine a Lima: vi resterà fino alla sua morte avvenuta il 26 settembre 1923.Fu ricercato come padre e venerato come apostolo e santo.

Parola di Dio: Am. 6,1.4-7; Sal. 145; 1Tim 6,11-16; Lc. 16,19-31

 

“C’ERA UN UOMO RICCO…UN MENDICANTE DI NOME LAZZARIO GUACEVA ALLA SUA PORTA…”.  (Lc. 16,19-20)

Per non correre il rischio di abituarci anche alle parabole, cogliamo di questa alcuni aspetti che ci riguardano. Anzitutto noterete che Dio conosce per nome il povero Lazzaro (il nome in Israele è manifestazione dell’intimo: Dio conosce la sofferenza di questo mendicante!) mentre non ha nome il ricco epulone che tra l’altro non viene descritto come particolarmente malvagio…Inoltre, il centro della parabola non è la 'vendetta' di Dio che ribalta la situazione tra il ricco e il povero, come a noi farebbe comodo pensare. Il senso della parabola, la parola chiave, a me pare, è: "abisso". C'è un abisso fra il ricco e Lazzaro, c'è un burrone incolmabile. La vita del ricco, non condannato perché ricco, ma perché indifferente, è tutta sintetizzata in questa terribile immagine. E' un abisso la sua vita. Come ci poniamo di fronte a questa parabola? Il "passare oltre" già sentito nella parabola del buon samaritano torna prepotentemente a scuoterci. Non possiamo tirarci da parte di fronte al dramma della povertà che è la negazione dell'uomo, davanti al problema della disoccupazione, davanti ad un'economia che vive del capitale scordando l'uomo. Il Vangelo di oggi, ci dice che l'anticonsumismo è la solidarietà, la condivisione. Una condivisione, però, intelligente. E' finito il tempo delle elemosine "una tantum", degli euro dati per far tacere il fastidio dell'insistenza di chi chiede e la coscienza. No: Dio chiama per nome Lazzaro, si lascia coinvolgere, ascolta le ragioni, non accetta gli inganni, aiuta a crescere. Così la nostra comunità, sempre più, deve lasciare che lo Spirito susciti in mezzo a noi nuove forme di solidarietà che rispondano alle nuove forme di povertà. Infine un richiamo forte alla conversione: epulone rimpiange il fatto di avere vissuto con superficialità i tanti richiami che gli venivano fatti ed invoca un miracolo per ammonire i suoi fratelli. No: i profeti e la Parola del vangelo dimorano abbondanti in mezzo a noi, sta a noi di accoglierli… Che il Signore della misericordia converta i nostri cuori e susciti intelligenza e forza per aprire la nostra vita all'accoglienza del fratello che soffre!

 

 

LUNEDI’ 27 SETTEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

ESULTA, POPOLO DI POVERI, ECCO, A TE VIENE, UMILE, IL TUO SALVATORE.

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ADOLFO, Santo, Martire

Visse a Cordoba, in Spagna nel IX secoli. Era figlio di padre musulmano e di madre cristiana. Adolfo e il fratello Giovanni, cresciuti, abbracciarono la fede della madre. In quel periodo il califfo Abd-el-Raman II iniziò una persecuzione contro i cristiani. Denunciati dagli stessi parenti i due fratelli furono martirizzati nell’anno 824.

Parola di Dio: Gb. 1,6-22; Sal. 16; Lc. 9,46-50

 

“MAESTRO, ABBIAMO VISTO UN TALE CHE SCACCIAVA DEMONI NEL TUO NOME E GLIELO ABBIAMO IMPEDITO PERCHE’ NON E’ CON NOI, TRA I TUOI SEGUACI”. (Lc. 9, 49)

Spesso la mentalità di Gesù e la nostra sono in opposizione. Qui Giovanni è tutto attento a mettere i paletti di recinzione per distinguere chi sta dalla nostra parte e chi ci è contrario, Gesù invece ce la mette tutta per abbattere ogni divisione; noi e la Chiesa ce la mettiamo tutta per difendere “il deposito della fede” dalle eventuali eresie, Gesù ce la mette tutta perché la sua parola di salvezza possa raggiungere il cuore di ogni uomo e si preoccupa assai di meno del fatto se abbiamo compreso per filo e per segno tutta la teologia e la morale; noi cerchiamo piccole sicurezze definitive, Lui è disposto a farci entrare in piena libertà nel mistero stesso di Dio. Stare con Gesù non significa chiuderci in un recinto, far parte della Chiesa non deve mai essere una limitazione, Dio poi non ha bisogno della nostra difesa, sa benissimo difendersi da solo e il suo modo di farlo è quello di amare ancora di più fino a donarsi totalmente. Per il fatto che Gesù sia venuto sulla terra, si sia fatto uomo non significa che Dio si sia limitato, no!, facendo questo Egli invece ha aperto l’uomo all’infinito. Smettiamola di pensare che essere cristiani sia un ridurre i nostri orizzonti a due preghiere, un po’ di carità e una speranziella di futuro Paradiso. Aver incontrato Gesù significa essere entrati nell’orizzonte immenso di un Dio immenso.

 

 

MARTEDI’ 28 SETTEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

DONACI, SIGNORE COERENZA E COSTANZA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: LORENZO RUIZ E COMPAGNI Santi, Martiri

Tra il 1633 e il 1637 sedici martiri, Lorenzo Ruiz e i suoi compagni, versarono il loro sangue per amore di Cristo nella città di Nagasaki in Giappone. Lorenzo era filippino, padre di famiglia, associato all'ordine di San Domenico e insieme ad altri due laici, a nove presbiteri, a due fratelli religiosi e a due vergini consacrate, contribuirono a diffondere il Vangelo nelle Filippine, a Taiwan e nell'Arcipelago Giapponese.

Parola di Dio: Gb. 3,1-3.11-17.20-23; Sal 87; Lc. 9,51-56

 

“GESÙ SI DIRESSE DECISAMENTE VERSO GERUSALEMME”. (Lc. 9,51)

Gesù va “decisamente” verso Gerusalemme. Luca raccoglie attorno a questo avverbio e nella cornice di un lungo viaggio verso Gerusalemme tutte le parole e le opere di Gesù. Ma Gesù davvero va decisamente verso quella città che ha amato ma che non solo non lo ha compreso ma sta aspettandolo per offrirgli una croce. Gesù non ama la sofferenza, ma è fedele al suo impegno con Dio e con gli uomini, quindi va avanti nelle sue scelte. Pure noi dobbiamo essere coinvolti in quel “decisamente”. Si tratta di prendere una decisione, non tergiversare all’infinito, fare una scelta precisa. Noi, troppo spesso, ci lasciamo paralizzare dall’incertezza, dal timore di comprometterci, dalla paura... di aver coraggio. Siamo indecisi in tutto. Vogliamo seguire Gesù ma abbiamo paura di perdere altre cose, ci buttiamo ma vogliamo tenerci ben legati a riva. Partiamo ma lasciandoci aperta la via del ritorno. Gesù ama chi è deciso (“lascia che i morti seppelliscano i morti”), chi intende percorrere una strada ma esclusivamente all’insegna della coerenza, senza ripensamenti (“nessuno che ha messo mano all’aratro e poi si volge indietro, è adatto al Regno di Dio”). A chi intende seguirlo, Cristo non promette né la tana, né il nido, ma un cammino di libertà.

 

 

MERCOLEDI’ 29 SETTEMBRE  FESTA DEI SANTI ARCANGELI MICHELE GABRIELE E RAFFAELE

Una scheggia di preghiera:

 

A TE CANTIAMO, O SIGNORE, DAVANTI AI TUOI ANGELI

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: BERNARDINO ALBERTI, Venerabile 

Nacque in Corsica a Calenzana il 10 aprile 1591. Fu frate minore, poi sacerdote, apostolo instancabile. Fu molto malato  e sopportò tutto con fede e rassegnazione. Morì a Marcassi, in Corsica il 29 settembre 1653.

Parola di Dio nella festa dei santi Arcangeli: Dan. 7,9-11.13-14 (Ap. 12,7-12); Sal. 137; Gv. 1,47-51

 

“VEDRETE IL CIELO APERTO E GLI ANGELI DI DIO SALIRE E SCENDERE SUL FIGLIO DELL’UOMO”. (Gv. 1,51)

Sappiamo che la parola ‘Angelo’ significa messaggero, portatore di buone notizie e di conforto. Persino nel nostro linguaggio corrente usiamo dire: “Quella persona è un angelo” per indicare la bontà, l’attenzione, il servizio prezioso di qualcuno. Gli Angeli sono i messaggeri di Dio, coloro che con la loro presenza ci richiamano ai valori del bene senza fine e dell’eterno, coloro che già vedendo Dio ci portano la sua parola, il suo conforto. Qualcuno ha sbrigativamente abolito gli Angeli dicendo che sono frutto solo di mentalità primitive. lo credo, e la Bibbia e la tradizione della Chiesa me lo confermano, che gli Angeli siano nostri preziosi amici proprio perché vedendo Dio a Lui vogliono portarci, E mentre ringrazio Dio per i tanti angeli umani che ha messo sul mio cammino: persone che mi hanno aiutato, indirizzato al bene, pregato per me, lo ringrazio e lo lodo anche per tutti quegli spiriti buoni che ci proteggono. Sono convinto che quando vedremo Dio faccia a faccia in Lui ritroveremo anche tutti coloro che con benevolenza ci hanno aiutati a non perderci.

 

 

GIOVEDI’ 30 SETTEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

LA TUA PACE, SIGNORE ABITI IN NOI E NEL CUORE DI OGNI FRATELLO

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: GIROLAMO, Santo

“Ignorare le Scritture, significa ignorare il Cristo”. Questa massima di Girolamo (c. 342 - 420) ci dà la chiave di lettura della sua vita interamente consacrata a tradurre e a commentare la Bibbia. Recatosi a Roma per motivi di studio, il giovane dalmata si entusiasmò per la vita dello spirito. Dopo un tentativo di vita eremitica in oriente, venne ordinato sacerdote ad Antiochia. Compose una nuova traduzione latina della Bibbia, destinata a diventare di uso comune in occidente: la “volgata”. Trascorse gli ultimi 35 anni della sua vita a Betlemme, seguendo alcuni cenacoli di donne che egli aveva formato alla vita monastica. Nella preghiera scrisse le sue opere di esegesi e di teologia, e diverse lettere in cui si esprime il suo desiderio di servire la chiesa.

Parola di Dio: Gb 19,21-27; Sal. 26; Lc. 10,1-12

 

“GESÙ DESIGNO' ALTRI SETTANTADUE DISCEPOLI E LI INVIO'”. (Lc. 10,1)

Il Vangelo di oggi ci aiuta a comprendere quali siano le caratteristiche della missione che Gesù affida ai discepoli e a noi. Questa missione nasce dalla preghiera: “Pregate il Padrone della messe...”. Non è iniziativa del singolo ma incarico dato da Gesù stesso. Il buon annuncio o la missione è per tutti i popoli della terra, nessuno escluso. Infatti, il numero di settantadue discepoli inviati corrisponde al numero di tutti i popoli della terra, secondo la credenza ebraica. E' tutta la comunità che diventa missionaria e testimone: l'andare a due a due è infatti comprovare a vicenda ciò che si fa e si dice. La missione è resa possibile dalla povertà. Non conta sull’avere o su grandi mezzi. La missione non si fonda sulla sapienza umana. Bastano parole semplici ma profonde come “Pace” e “Il Regno dei cieli è vicino”. Se c’è da fare qualche preferenza esse devono rivolgersi ai malati, ai diseredati, alle persone comuni. Non ci sono poteri straordinari all’infuori di quello di guarire, liberare, restituire l’uomo alla pienezza del suo essere. La missione non è conquista, ma invito, proposta, appello. Un altro aspetto caratteristico della missione è la debolezza: “Vi mando come agnelli in mezzo ai lupi”. Gesù non dice di rivaleggiare con i lupi mostrando i denti, battendo i pugni, urlando più forte, ma presentandosi disarmati, come agnelli. Non basta neppure stare dalla parte degli agnelli, delle vittime. Occorre essere agnello, vittima. Come Cristo stesso. Ma se la missione può apparire difficile è anche esaltante: siamo incaricati da Dio di manifestare la sua bontà e il suo amore a tutti gli uomini e abbiamo la certezza che se pur non ci libererà dalle difficoltà Egli ci accompagnerà in ogni momento non lasciandoci mai soli.

     

 

 

 

 

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