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SCHEGGE E SCINTILLE

PENSIERI, SPUNTI, RIFLESSIONI

DALLA PAROLA DI DIO E DALLA VITA

http://spazioinwind.libero.it/schegge 

a cura di don Franco LOCCI

 

AGOSTO 2004

 

 

DOMENICA  1 AGOSTO   -  18^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C

Una scheggia di preghiera:

 

FA CHE ASCOLTIAMO, SIGNORE LA TUA VOCE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: BUONO, Santo, Martire

Sono pochi i dati di cui siamo in possesso su questo santo. Sembra che l'epoca del martirio sia il 259 sotto il pontificato di papa Stefano.  Il  Martire ha dato il nome ad un comune della provincia di Chieti, di cui è anche patrono.

Parola di Dio: Qo 1,2; 2,21-23; Sal.94; Col. 3,1-5.9-11; Lc. 12,13-21

 

“ANCHE SE UNO E’ NELL’ ABBONDANZA LA SUA VITA NON DIPENDE DAI SUOI BENI”. (Lc. 12,15)

Siamo tutti d’accordo con questa frase di Gesù, specialmente quando riguarda gli altri: muore un ricco industriale e noi siamo pronti, magari con un pizzico di invidia, a dire che in fondo pur con tanti soldi non ha avuto tutte quelle “felicità” che sperava; vediamo un altro accumulare, arricchirsi e quasi con soddisfazione diciamo: “Arriverà la tua ora anche per te e tutte le tue ricchezze a chi andranno?” Ma siamo disposti a riferire la frase di Gesù a noi? Mi pare di sentire il coro: “Ma noi non siamo ricchi, viviamo alla giornata, sono poche le cose nostre…” Non per farci del male, ma per guardare con realtà: è vero che nella mia vita non vi è nulla di superfluo? Per esempio: i due televisori, i tre telefonini, l’armadio pieno di vestiario che uso solo in parte, il freezer pieno di ogni ben di dio che se venisse la carestia ce ne sarebbe per lo meno per un mese… E poi è proprio vero che non sono attaccato alle cose se per il lavoro e per il denaro e la posizione che esso mi procura sono disposto a sacrificare tempo e affetti familiari? E per di più lo so che il giorno che andrò in pensione o che la ditta per riforme strutturali non avrà più bisogno di me, io potrò sparire nel nulla con tutta la mia professionalità. Non sono forse attaccato a quella mia collezione di cose rare a cui dedico tanto tempo e soldi, che magari faccio passare per hobby mentre invece è una vera e propria mania? E le centinaia di libri (sto parlando per me in particolare) che ho accumulato negli anni, con i quali mi piace intrattenermi magari a scapito dei rapporti con gli altri e con la carità non è forse aver accumulato cose che un incendio può consumare in poco più di un ora o un ingombro per chi se li troverà sulla schiena alla mia morte?  Il vecchio Qoelet con un po’ di pessimismo ci diceva nella prima lettura: “Vanità delle vanità, tutto è vanità.” Davvero chiediamo la Sapienza di Dio per saper vedere ciò che davvero è importante e ciò per cui non vale la pena di spendere tante energie.

 

 

LUNEDI’  2 AGOSTO

Una scheggia di preghiera:

 

DONACI ANCORA E SEMPRE IL TUO PANE DI VITA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ETELDRIDA, Santa, Regina

Sovente viene chiamata Alfreda. Era principessa nell’VIII secolo, figlia di Offa, re della Mencia, in Inghilterra. Offa che voleva appropriarsi dell’Anglia orientale la promise sposa al re Etelberto, ma fece poi uccidere lo stesso Etelberto. Eteldrida si rinchiuse allora in un monastero benedettino e vi rimase per 40 anni in preghiera e penitenza fino alla sua morte, avvenuta nell’834,

Parola di Dio: Ger. 28,1-17; Sal 118; Mt. 14,13-21

 

“PRONUNZIO’ LA BENEDIZIONE, SPEZZO’ I PANI E LI DIEDE AI DISCEPOLI E I DISCEPOLI LI DISTRIBUIRONO ALLA FOLLA”.

(Mt. 14,19)

Da sempre la Chiesa ha letto il racconto della moltiplicazione dei pani come una specie di icona, di parabola che anticipa e annuncia il dono dell'Eucaristia. In sintesi provo a sottolinearne alcuni aspetti lasciando a voi gli approfondimenti. Il miracolo avviene in un contesto in cui Gesù opera guarigioni, sente compassione delle folle, offre se stesso come parola. Gesù sa che non abbiamo bisogno solo di salute, di pane materiale ma mentre ci dona questo con il dono di se stesso vuole calmare la nostra fame di infinito. Gesù il miracolo non lo fa da solo, sembra avere bisogno dei discepoli. Ogni miracolo, ogni fraternità parte da Dio ma ha bisogno di fede e di opere concrete da parte degli uomini. Gli apostoli preferirebbero “licenziare la folla”, ritirarsi nel loro piccolo gruppo… fare una Messa per conto proprio, coccolarsi il proprio Gesù nella Comunione… Gesù li sbatte fuori: “Date voi stessi loro da mangiare”. Non importa che gli apostoli abbiano tanto o abbiano poco, l’importante è che lo condividano con gli altri. Un'Eucaristia che non mi apra agli altri, che si riduca solo all’osservanza di un precetto, che si fermi nel rituale, non è Eucaristia. L’Eucaristia è certamente la memoria concreta del Sacrificio di Gesù e l’offerta di esso, ma è anche banchetto gioioso. “Tutti mangiarono”, anche la sera dell’ultima cena il pane fu spezzato per tutti, seppure gli apostoli fossero tutti "in vena di tradimento". L’Eucaristia è un premio per i buoni o un pane di perdono e di forza per il cammino? I discepoli che avevano pochi pani e pochi pesci si ritrovano a raccogliere ceste di avanzi. La generosità è premiata. Il dono dell’Eucaristia è immenso nei confronti del nostro poco e poi non si butta via niente. L’amore donato non può che moltiplicarsi per essere donato ancora.

 

 

MARTEDI’  3 AGOSTO

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, SALVAMI!

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: AGOSTINO DI TRAU, Beato, Vescovo

Nacque a Trau, in Dalmazia intorno al 1260. Studiò a Parigi. Entrò nell’Ordine Domenicano. Nel 1303 fu vescovo di Zagabria e molto fece per la sua diocesi. Ebbe anche occasione di svolgere particolari missioni presso il Papa che allora era ad Avignone. Nel 1322 fu trasferito alla diocesi di Lucera, nel Regno di Napoli dove però molto presto morì il 3 agosto 1323.

Parola di Dio: Ger. 30,1-2.12-15.18-22; Sal 101; Mt. 14,22-36

 

“SIGNORE SE SEI TU, COMANDA CHE IO VENGA DA TE SULLE ACQUE”. (Mt.14,28)

Non finirò mai di ringraziare Gesù per aver scelto degli apostoli così simili a noi. Pietro per me non fa una cattiva figuraccia nel voler camminare sulle acque: è un semplice, un impulsivo che dice apertamente quello che noi spesso diciamo a mezza voce. Anche noi vorremmo che Gesù si dimostrasse a noi con chiarezza e non nel buio della notte quasi fosse un fantasma, vorremmo che ci spiegasse con chiarezza il perché e il per come di certe vicende della nostra vita e poi vorremmo anche qualche bel miracolo personale che oltre a rassicurarci nella fede ci facesse anche sentire al centro della scena. E noi ci aspetteremmo che Gesù rimproveri subito Pietro, gli dica subito che ha poca fede, che un superstizioso, un pauroso… Gesù invece gli dice: “Vieni!”. Anche a noi Gesù non risponde con un rimprovero ma ci dice: “Prova! Fammi vedere fin dove hai fede, dimostrami il tuo amore fino in fondo. Gesù non ci ha detto che i miracoli non sono possibili, anzi con un sorriso ci ha insegnato che un granello di fede sarebbe sufficiente per spostare una montagna, ma noi amiamo fino al punto di credere totalmente o non ci prende subito la paura di annegare? (e notate: dal Vangelo sappiamo che Pietro sapeva nuotare e anche bene se si butta nel lago per raggiungere Gesù risorto invece di aspettare di arrivarci in barca). Se noi credessimo sapremmo vedere miracoli in continuazione intorno a noi, se noi amassimo il miracolo dell’amore continuamente potrebbe operare in noi e per gli altri.

 

 

MERCOLEDI’  4 AGOSTO

Una scheggia di preghiera:

 

IL SIGNORE AMA IL SUO POPOLO

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: GIOVANNI MARIA VIANNEY, Santo, Sacerdote

E’ detto comunemente il Santo Curato di Ars. Era un povero contadino nato a Dardilly, vicino a Lione nel 1786. Volle diventare sacerdote ma ebbe grandi difficoltà nello studio. Ebbe grande spirito di pietà, fu apostolo instancabile negli anni della sua attività ad Ars, operò miracoli, fu ricercato da umili e da potenti. Morì nel 1859.

Parola di Dio: Ger. 31,1-7; Cantico da Ger. 31,10-13; Mt. 15,21-28

 

“DONNA DAVVERO GRANDE E’ LA TUA FEDE! TI SIA FATTO COME DESIDERI”. (Mt. 15,28)

Ieri parlavamo di poca fede che non ha permesso a Pietro di camminare sulle acque e che spesso non permette a noi di vedere realizzato il miracolo continuo dell’amore, ecco che il vangelo di oggi ci presenta invece un esempio di fede coraggiosa forte, indomita. Intanto la Cananea è una straniera non molto ben vista in Israele. Le donne Cananee erano simbolo della lussuria e della idolatria nel mondo della Bibbia e tenersi lontano da esse era un buon segno. Questa donna non ha paura di parlare e di chiedere una grazia ad un ebreo. Poi non è una che parla soltanto, è una che dice le cose e quando non la si vuole ascoltare, grida. E’ una che non si lascia smontare se non trova subito risposta o se viene redarguita anche malamente. E’ una che non si accontenta delle risposte degli apostoli, va direttamente da Gesù. E’ una donna umile che sa però rispondere a tono. Per sua figlia è disposta anche a lasciarsi dare del cane ma nello stresso tempo sembra quasi dare una lezione al maestro che l’ha messa alla prova. E questa donna ottiene. E’ vero che il Signore spesso non risponde a tutte le nostre richieste, ma mi chiedo: noi abbiamo davvero fede nel chiedere? Sappiamo chiedere con umiltà ma con forza? Non ci scoraggiamo davanti alle prime risposte apparentemente negative? Sappiamo dialogare davvero nella preghiera con il Signore per cercare di comprendere quale sia la sua vera volontà su di noi?

 

 

GIOVEDI’  5 AGOSTO

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, DONACI DI AVER FEDE IN TE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: EMIDIO, Santo, Vescovo, Martire

Nacque a Treviri nel 279. A 23 anni incontrò la fede cristiana e si convertì ad essa. Cominciò a predicare. Venne a Milano e si fermò a predicare per tre anni. Perseguitato si recò a Roma dove ottenne conversioni e guarigioni. Il Papa Marcello lo ordinò Vescovo di Ascoli e qui, dopo la sua predicazione, ci furono tante conversioni e numerosi miracoli. Venne decapitato perché cristiano il 5 Agosto 309.  

Parola di Dio: Ger. 31,31-34; Sal. 50; Mt 16,13-23

 

“VOI CHI DITE CHE IO SIA?”. (Mt. 16,15)

Partecipando una volta ad una preghiera di esorcismo mi resi conto che il sacerdote incaricato quasi con insistenza richiedeva a tutti noi di rinnovare la nostra fede recitando il Credo, rinnovando le promesse battesimali, chiedendo apertamente se credevamo in Gesù. Quando ebbi occasione di parlargli personalmente gli chiesi il perché. Mi rispose con semplicità disarmante: “Il male ha paura di chi crede in Dio in Gesù, nello Spirito Santo e anche nella famiglia dei figli di Dio, perché sa che lì sta la forza a cui non può che sottomettersi”. Gli obbiettai: “Noi cristiani tutte le domeniche diciamo il credo, come mai allora il male ha ancora un così grande spazio in mezzo a noi?”. “Proprio perché il Credo lo diciamo soltanto” mi rispose. E non posso che dargli ragione. Può essere vero che il credo è formulato in maniera difficile, ma ci rendiamo conto che quando diciamo questa preghiera noi affermiamo di credere in un solo Dio? Gioiamo perché egli è nostro Padre, crediamo davvero che Gesù è vero uomo e vero Dio, che ci ha redento, che è morto e risorto, che tutte le parole che ci ha detto sono vere e parole di vita? Crediamo che lo Spirito Santo c’è e funziona davvero nella comunità dei credenti? Pietro ha davvero fede quando lascia parlare il cuore e lo Spirito Santo che è in lui; quando ragiona solo con la sua testa e si fida solo delle sue forze diventa lui stesso il diavolo per Gesù, il tentatore che cerca di allontanarlo dalla volontà di Dio. Proviamo oggi a sentire la domanda di Gesù rivolta direttamente a noi nelle situazioni di vita che la giornata ci presenterà e proviamo a vedere qual è la nostra risposta di fede quando ad esempio si tratta di vedere di dedicare un po’ di tempo ad una persona magari un po’ pesante, quando si tratta di fare qualche servizio non troppo piacevole, quando ci si può arrabbiare o si può sorridere.

 

 

VENERDI’  6 AGOSTO  -  TRASFIGURAZIONE DEL SIGNORE

Una scheggia di preghiera:

 

MANDA, SIGNORE, LA TUA LUCE, ESSA ILLUMINI IL MIO CAMMINO

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: FELICISSIMO, Santo, Martire

Fu martire sotto l'imperatore Decio. Diacono, come il suo compagno di martirio Agapito, fu decapitato col papa Sisto II.

Parola di Dio: Dan. 7,9-10.13-14 (2Pt. 1,16-19); Sal 96; Lc. 9,28-36

 

“IL SUO VOLTO CAMBIO’ DI ASPETTO E LA SUA VESTE DIVENNE CANDIDA E SFOLGORANTE”. (Lc. 9,29)

In questi giorni in cui molti di noi hanno la fortuna di vivere qualche momento in più a contatto con la luce, il sole, la natura, ci viene proposta la festa della Trasfigurazione di Gesù. Per gli Orientali questa festa è quasi considerata come la Pasqua dell’estate. Se vogliamo cercare di comprenderne il senso in breve, ci viene in aiuto la preghiera del prefazio della Messa odierna. Dice così: “Gesù rivelò la sua gloria dinnanzi a testimoni da lui prescelti e nella sua umanità, in tutto simile alla nostra, fece risplendere una luce incomparabile, per preparare i suoi discepoli a sostenere lo scandalo della croce e anticipare, nella Trasfigurazione, il destino meraviglioso della Chiesa, suo corpo mistico”. Dunque la Trasfigurazione è la festa della luce. E’ Gesù che ci illumina con la sua gloria, con la sua potenza, con se stesso. E’ Lui che viene ad aiutare la nostra debole fede facendoci vedere che le sue promesse per noi si realizzeranno in pienezza e in gioia, è Lui che ci invita a capire che se anche non è possibile fare le tre tende per rimanere subito e per sempre sul monte della gioia, su quel monte con la sua potenza possiamo arrivarci, magari anche passando per un altro monte che non ci piace tanto ma dal quale è passato Lui per noi, il Calvario. Molti in questi giorni amano: “prendere il sole”. E’ un esempio che mi sembra appropriato per la nostra vita spirituale. Noi abbiamo bisogno del sole e della luce anche fisicamente. Bisogna però fare attenzione a non esagerare perché possono derivarne insolazione e scottature, il sole poi poco per volta cambia anche il colore della nostra pelle. Oggi ci sono troppi cristiani asfittici, che preferiscono vivere al buio o al massimo a luce di candela mentre il sole di Dio splende. Ci sono altri cristiani che hanno preso troppo sole e malamente e sono andati di testa, sono caduti nelle esagerazioni ed esasperazioni religiose. Occorre che ci siano cristiani che sanno fermarsi davanti alla luce di Dio per lasciarsi trasformare da essa e per diventare specchi che sanno accogliere la luce e rispecchiarla anche sugli altri. E ricordiamoci che c’è un posto particolare dove fare la cura di questo sole: la preghiera e l’adorazione silenziosa davanti al Santissimo.

 

 

SABATO  7 AGOSTO

Una scheggia di preghiera:

 

CHI CREDE IN TE, SIGNORE, AVRA’ LA VITA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: GAETANO, Santo, Fondatore

Nativo di Vicenza, e ordinato sacerdote a trentasei anni, Gaetano (1480 - 1547) era un timido, ma questo non gli impedì di prodigarsi al servizio degli orfani, degli incurabili e dei carcerati. Fondò a Roma una congregazione di chierici regolari che vennero chiamati Teatini.

Parola di Dio: Ab 1,12-2,4; Sal. 9; Mt 17,14-20

 

“SE AVESTE FEDE PARI AD UN GRANELLO DI SENAPA POTRESTE DIRE A QUESTO MONTE: SPOSTATI DA QUI A LA’, ED ESSO SI SPOSTERA’ E NIENTE VI SARA’ IMPOSSIBILE”. (Mt. 17,20)

Si tratta di prendere sul serio queste parole del Signore. Certo non si tratta di avere una fede che faccia spostare materialmente montagne di pietre, ma di acquisire un fede semplice e profonda capace di opere che non sono da meno. Per esempio spostare le montagne dell’orgoglio, dell’egoismo, cambiare i cuori, le abitudini, trasformare gli uomini, renderli capaci di entrare in relazione con Dio… La fede, come Gesù ci indica con queste parole, è sorgente di audacia, di iniziativa, essa può farci intraprende cose all’apparenza impossibili. Ma occorre semplicità e fiducia totale in Dio. Sentite come parla di questa fede un Padre della Chiesa, Sant’Ireneo di Lione: “E’ meglio e più utile essere semplici e sapere poche cose e vivere mediante l’amore in comunione con Dio, piuttosto che presumere di sapere molte cose e di avere molta esperienza ma bestemmiare il proprio Dio. E’ meglio non sapere proprio nulla, nemmeno la causa di una qualsiasi cosa creata ma credere a Dio e perseverare nel suo amore, piuttosto che insuperbirsi della propria scienza e perdere l’amore che dà vita all’uomo. E’ meglio non cercare di sapere altro che Gesù Cristo, Figlio di Dio, crocifisso per noi, piuttosto di cadere nell’empietà attraverso sottili questioni e minuzie di parole”.

 

 

DOMENICA  8 AGOSTO  -  19^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C

Una scheggia di preghiera:

 

RENDICI ATTENTI, SIGNORE, A COGLIERE I SEGNI DELLA TUA PRESENZA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ACOTANTO PIETRO, Beato, Monaco

Apparteneva ad una nobile famiglia veneziana. Entrò giovanissimo nel convento di San Giorgio per un voto fatto dalla madre. Ma prima di prendere i voti tornò a casa avendo saputo della morte del padre. Si sposò e quando rimase vedovo tornò in convento. Morì nell’agosto 1187.

Parola di Dio: Sap. 18,3.6-9; Sal. 32; Eb. 11,1-2.8-19; Lc. 12,23-48

                       

“SIATE PRONTI CON LA CINTURA AI FIANCHI E LE LUCERNE ACCESE”. (Lc. 12, 35)

Il cristianesimo non è una alienazione del presente in vista del futuro ma vive il realismo del presente, con i piccoli doveri di ogni giorno, con le lotte per la vita e la sopravvivenza di tanti uomini, con la cronaca nera dei quotidiani o della televisione, con le piccole sorprese che di quando in quando bussano alla porta. Il presente è l’unico a nostra disposizione perché il passato è già sfumato e il futuro manca ancora di consistenza propria. Il presente è la terra che calpesto, la famiglia in cui vivo, la fidanzata che amo, la madre malata, il figlio irrequieto, l’ufficio in cui lavoro, la parrocchia per la quale passo ogni giorno, l’analisi del sangue o la macchina nuova che ho appena comprato. Il nostro sguardo deve essere posto nel presente, non evadere da esso, assumerlo con tutta la sua realtà, sia essa triste o gradevole. Ma il presente non esiste racchiuso nel proprio guscio, per sua stessa natura è aperto al futuro che, passo dopo passo, inesorabilmente, si trasforma in presente. Il futuro di ogni uomo, con tutto il suo spessore, è imprevedibile. Il meteorologo può prevedere il tempo per domani, sebbene con il rischio di sbagliare. L’economista può prevedere l’inflazione nel paese con maggiore o minore approssimazione. Ma la storia dell’uomo è impossibile da prevedere, perché è una storia di libertà. Libertà dell’uomo, e soprattutto libertà di Dio. Chi può sapere ciò che saranno gli uomini  domani? Chi può prevedere i disegni di Dio per il futuro immediato o remoto? L’imprevedibilità del futuro reclama vigilanza. L’uomo prudente, sensato, non considera l’atteggiamento vigilante come una tra le molte scelte. La vigilanza è la migliore opzione. Vigilare perché il futuro non ci colga alla sprovvista. Vigilare per essere capaci di dominare gli avvenimenti, invece di esserne dominati. Vigilare per non perdere mai la pace, nemmeno davanti allo scatenamento più tremendo di prove e di esperienze avverse. In realtà, chi vigila ha guardato negli occhi il futuro, ed è preparato ad affrontarlo con garbo e decisione. Vigilare per scoprire la scrittura di Dio nelle pagine della storia. Vigilare per saper scoprire l’azione dello Spirito nel tuo intimo, nell’intimo degli uomini. Vigilare per mantenere integra la fede, la speranza e la carità, "quando Egli verrà" . La vigilanza non è un optional, è una necessità vitale.

 

 

LUNEDI’  9 AGOSTO

Una scheggia di preghiera:

 

INSEGNACI, SIGNORE, LA STRADA DELL’AMORE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: FERMO, Santo, Martire

Agli inizi del IV sec., Fermo, patrizio romano, viene arrestato insieme al parente Rustico e portato dinanzi all’empissimo Massimiano imperatore. Rifiutandosi di rinnegare Cristo, entrambi vengono decapitati.

Parola di Dio: Ez 1,2-5.24-28; Sal 148; Mt 17,22-27

 

“IL VOSTRO MAESTRO PAGA LA TASSA DEL TEMPIO? PIETRO RISPOSE: SI’ “. (Mt. 17, 24-25)

C’è una gran differenza tra il fare una cosa per forza e farla per amore, dal dover per forza sborsare una tassa con la paura di incorrere in pene ancora più gravi, al condividere con amore cose proprie con altri. Gesù è venuto sulla terra non per pagare delle tasse. Dio non ha bisogno della tassa di sangue di suo Figlio per rabbonirsi con gli altri figli peccatori. Gesù, poi, non aveva e non ha nessun obbligo nei nostri confronti. Gesù è venuto unicamente per amore del Padre e per amore nostro. La scelta del donare la sua vita per amore nostro di Dio e della verità è una scelta totalmente libera, piena di amore. Gesù chiede anche a noi, non di pagare delle tasse religiose a Dio, ma di rispondere liberamente, con amore e con gioia ad un amore che ci viene proposto gratuitamente. Come è triste sentire dei cristiani che stancamente la domenica dicono: “Devo andare a Messa e speriamo che il prete non la tiri troppo lunga!”, “Devo dire le orazione del mattino e della sera”, “Devo andare a confessarmi almeno una volta all’anno”. Se la religione è una tassa faremmo bene a non pagarla e a buttarla via, perché il nostro Dio non se fa proprio niente di riti e di gesti che non partono dal cuore. Se invece ho capito anche solo un pochino l’amore che Dio ha per me non sarà una gioia il poter stare con Lui , il parlargli insieme, il rivivere la passione e morte di Cristo, il fare comunione, il ricevere i suoi segni meravigliosi?

 

 

MARTEDI’  10 AGOSTO

Una scheggia di preghiera:

 

VOI TUTTI ANGELI DEL SIGNORE, BENEDITE CON ME IL SIGNORE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: LORENZO, Santo, Martire

Lorenzo era diacono ed aveva il compito di custodire i beni della Chiesa. Il suo modo migliore di custodirli fu quello di donarli ai poveri. Arrestato durante la persecuzione di Valeriano secondo una tradizione sarebbe stato arso vivo su una graticola nel 258.

Parola di Dio nella festa di san Lorenzo: 2Cor. 9,6-10; Sal 111; Gv. 12,24-26

Parola di Dio del giorno: Ez. 2,8-3,4; Sal.118; Mt. 18,1-5.10.12-14

 

“GUARDATEVI DAL DISPREZZARE UNO SOLO DI QUESTI PICCOLI, PERCHE’ VI DICO CHE I LORO ANGELI NEL CIELO VEDONO SEMPRE LA FACCIA DEL PADRE MIO CHE E’ NEI CIELI”. (Mt. 18,10)

Pensando alla frase di Gesù sugli angeli e sulla semplicità vi propongo un bel racconto poetico di don Piero Bossù intitolato: “L’Angelo”: “Vedi laggiù — disse il buon Dio, affacciato a una finestra del Paradiso — laggiù, sulla strada di Borghetto, quel puntolino bianco e nero accanto a una siepe?”. “Lo vedo” disse l’angelo, aguzzando gli occhi. “E’ Nando — aggiunse il buon Dio — un monellaccio coi fiocchi. Oggi, ad esempio, ha marinato la scuola ed ora sta facendo...” “Che cosa sta facendo?” interruppe l’angelo incuriosito, piegandosi sul davanzale. “Sta facendo raccolta di maggiolini”. “E per che farne?”. “Per riempirne l’aula alla prima occasione”. Un cattivo soggetto, dunque!” disse l’angelo, stringendo le labbra e tentennando il capo. “Cattivo no — disse il buon Dio, che non per nulla è il Padre delle misericordie — anzi, i ragazzi come lui mi piacciono tanto, perché hanno delle incredibili risorse. Quello, poi, lo vorrei tutto per me” “Va bene” disse l’angelo con un tono che significava: e come ci posso entrare io? “Preparati a partire — riprese il Signore —lo affido a te. E’ vero che c’è già il suo angelo custode, ma quello, poveretto, ha tanto da fare a salvarlo dagli infiniti pericoli in cui si caccia, che ti vedrà arrivare come una benedizione. Torno a ripeterti: “Lo affido a te”. E il Signore congedò l’angelo con un gesto. La conclusione fu che, quel giorno stesso, Nando, mentre stava scalzandosi in riva a un fosso, si vide davanti un ragazzino della sua età. Bello? Non me lo domandate: pareva un angelo, e lo era. “Oh — disse Nando, levandogli in viso due dozzine di lentiggini intorno a un nasetto interrogativo — di dove spunti?”. “Sono giunto oggi in paese e volevo fare la tua conoscenza”. “Mi chiamo Nando — disse Nando, sfilandosi una scarpa — e tu?”. “Angelo. E vorrei diventare tuo amico”. “Dammi una mano, allora! — disse Nando immergendo i piedi nell’acqua — oggi c’è lavoro anche per te”. Quel giorno l’angelo imparò come si pesca di frodo nei fossi della terra, spingendo il pesce contro sponda e mandandolo, con un bellissimo schiaffo a palme aperte, di sotto in su, a boccheggiare sul greto. Si divertì un mondo. E quando, dopo aver diguazzato a lungo, saltò a riva, sudato, con i capelli biondi incollati sulla fronte e le gambe nere di mota fino ai ginocchio, il buon Dio, che dall’alto non lo perdeva di vista, si accigliò un tantino, che, se non fosse stato il buon Dio, avrebbe stentato a riconoscerlo. E quante, quante cose, l’angelo imparò da allora! Nando era inesauribile. Incontravano una coccinella? Il ragazzetto se la metteva sul dito e le diceva cantilenando: Coccinella, vola, vattene alla scuola; chiara è la mattina, corri alla dottrina... E l’insetto, ubbidiente, apriva l’ali e partiva. Oppure, finita una scorribanda nei campi. si gettavano bocconi su un ruscello e bevevano a grandi sorsate, dopo aver recitato a mo’ di scongiuro. rimestando l’acqua col dito: Acqua corrente, bevuta dal serpente, bevuta da Dio, la bevo pur io. Poi c’erano le arrampicate sugli alberi, la raccolta delle more, le gare a rimbalzello... Ma il divertimento maggiore erano i tacchini di Rosalia. Nando si cacciava due dita sotto la lingua, traendone un bellissimo fischio, e i tacchini protestavano in coro. L’angelo imparò a fischiare anche lui e, al vederli diventar turchini, soffocati da una crisi di tosse, rideva, rideva... Intanto però non buttava il tempo e si lavorava l’amico con intelligenza e discrezione. Una volta, durante una puntata nei boschi, incontrarono una piccola cappella, semiaffogata dai rovi e dalle ortiche. Sul muro esterno era dipinta una Madonna, col suo Bimbo in braccio, ed Angelo propose subito di raccogliere un bel fascio di margherite, per fargliene omaggio: Nando accettò ben volentieri e, da quel giorno, alla Madonna i fiori freschi non mancarono più. Cambiati i fiori e rinnovata l’acqua nel barattolo, i due ragazzi recitavano un’Ave Maria, prima di ripartire come razzi, in cerca di nuove avventure, e la Madonna li guardava sparire fra gli alberi. Quando c’entra la Madonna, le cose prendono subito un’ottima piega; difatti, Nando si lasciò convincere dall’amico a frequentare regolarmente la scuola e arrivò persino (pensate con che sacrificio) a rinunciare al frutteto del sindaco, ch’era il suo terreno di caccia preferito. Angelo allora preparò l’azione decisiva. Da qualche tempo aveva notato, sul tetto della chiesa, un uccello nero, che saltellava sui tegoli, sbattendo l’ali ogni tanto ed emettendo stranissimi suoni, che variavano da un gorgheggio rudimentale, a un sibilo lungo, a un cigolare di carrucola. Lo indicò all’amico. “E’ uno storno, un uccello che impara tutto quel che sente — disse Nando che, in materia, ne sapeva più di un ornitologo — Lesina, il calzolaio, ne ha uno che fischia Bandiera rossa”. “Oh — disse l’angelo facendo la bocca tonda — mi piacerebbe tanto averne uno anch’io!”. “Se non è che questo...”. Spia di qua, finta di là, Nando riuscì a indovinare la strada. Bisognava salire alcune rampe di una scala di servizio, poi c’era una porticina con un’altra scaletta a pioli, che dava in una specie di oblò, poi... non so più: il fatto sta che, due giorni più tardi, Nando si trovava sul solaio della chiesa, tra cassoni tarlati, ragnatele, candelabri in disuso, statue smozzicate e vecchie oleografie. Come avesse fatto a giungervi, senza destar sospetto, è un mistero; ma il ragazzetto avrebbe saputo camminare per un giorno intero su un selciato d’uova, senza romperne uno. Si mosse, più leggero del fiato, fra tutto quel disordine, finché, su una trave del tetto, proprio sotto un tegolo smosso, scopri il nido. I piccoli lo riempivano tutto, Con l’ali già formate e la codina incipiente: un giorno di ritardo e la frittata era fatta. Nando si apri la camicia sul petto e vi collocò la nidiata; poi, con la tiepida preda contro pelle, iniziò una cauta ritirata. A questo punto, fosse il caso o un’ispirazione del suo angelo custode (la storia non lo dice precisamente, ma propende a credere che si trattasse appunto di un accordo fra angeli) al curato, che stava scartabellando in archivio, gli venne l’idea di uscir sul pianerottolo, e Nando, svoltando l’ultima rampa, se lo trovò davanti a un tratto, alto come un frassino. Mamma, che spavento! “Toh! che si fa, a quest’ora, in casa mia?” disse il curato, con una voce severa, che stentava ad adattarsi con il sorriso degli occhi buoni. Il nostro eroe, allibito, non poté spiccicar parola, ma la nidiata pigolò per lui. “Storni, eh? — ruggì il curato avvicinandosi — Mi piacciono tanto gli storni! . . .” e lo ghermì per le spalle, sollevandolo come un fuscello, fino a mettergli gli occhi negli occhi “...ma, soprattutto, mi piacciono i monellacci come te”. Il buon prete si trovava d’accordo col Signore e Nando si sentì immediatamente a suo agio davanti a quell’uomo gigantesco, brizzolato, con una voce cavernosa, eppure stranamente dolce. Il curato lo depose a terra. “E sai perché mi piacciono? Perché i ragazzi che hanno il coraggio di venire a rubare gli storni in testa a me — e incrociò le braccia sul petto, ergendosi in tutta la sua statura — i ragazzi, che hanno questo coraggio, ehm!... devono saper fare tante altre cose belle e interessanti. Per esempio — e gli pinzò il naso fra due dita enormi — per esempio... imparare a servir messa”. Detto fatto. Da quel giorno, Nando, accompagnato dall’amico che gongolava per l’ottima riuscita del suo piano, cominciò a prender confidenza col messale, le ampolline e il campanello. Era una cosa bellissima vederli a fianco a fianco, ai piedi dell’altare, l’uno in moto perpetuo, l’altro in una specie di rapimento. Ebbene lo credereste? Sull’esempio dell’amico, Nando divenne un chierichetto ammodo. Non subito subito, d’accordo! Ci volle il sacrificio di non so quante ampolline e un numero imprecisato di scoppole da parte del sacrestano, prima che tutto filasse liscio, ma alla fine la spuntò. E, per farla breve, la faccenda camminò così bene che, in autunno, i due ragazzi entrarono in seminario. Ed anche lì, Nando seppe farsi onore. Qualche volta, in classe, lo riprendevano le antiche voglie e avrebbe goduto un mondo a spedire un moscone, con una pagliucola per timone di profondità, a ronzare sulla zucca veneranda del professore, ma l’amico riuscì sempre a distoglierlo dall’idea, sicché non ci furono guai. Gli anni trascorsero rapidi come il vento, gli studi diventarono sempre più severi, i libri sempre più massicci, e i due giovanotti, ormai in nero, iniziarono la teologia: una vera delizia per Angelo, che sbalordiva i professori con folgoranti risposte da scienza infusa. Ma intanto si faceva sempre più sottile ed etereo, quasi sentisse il richiamo del cielo. Sulla nera talare, la sua testa bionda aveva, a tratti, dei fulgori d’aureola. “Quello sì — pensava Nando — è degno di essere prete!”. Figurarsi, allora, come rimase, quel giorno che lo vide scender le scale con la valigia. “Me ne vado” disse Angelo tranquillamente. “Te ne vai? E fino a quando?”. “Me ne vado.., per sempre”. “Per sempre? Ma se, fra due giorni, c’è la tonsura!”. Angelo tentennò il capo e sorrise: “Il sacerdozio non è fatto per me.” C’era una così pacata determinazione nella sua bella voce malinconica, che l’altro non trovò la forza di obbiettare. Si abbracciarono. “E’ tempo” disse a un tratto Angelo, afferrando la valigia e avviandosi. Ma si voltò ancora un attimo a guardare l’amico: “Sii prete anche per me, che non potrò esserlo mai”. E varcò rapido la soglia. Circa un anno dopo, le campane di Borghetto parevano impazzite. Sonavano a stormo per la prima messa di Nando, e il sacrestano si dava da fare, coadiuvato da uno sciame di monelli che, due per corda, se la godevano un mondo a salire e scendere sul ritmo delle campane. Il sacerdote novello cantò la messa con edificazione di tutti, distribuì ai paesani le immaginette-ricordo e partecipò al pranzo in suo onore. Poi dovette succiarsi l’inevitabile accademia a base di canti e poesiole da quattro soldi e, a notte, stracco morto, andò finalmente a dormire. Un’autentica giornata campale! Sicché non gli parve vero, la mattina dopo, poter dire la messa, in perfetta quiete, all’altare della Madonna. Tutto assorto nei divini misteri, non badò più che tanto al chierichetto che gliela serviva. Ma, tornato in sacrestia e deposto il calice, si voltò per accarezzarlo e... restò con la mano sospesa a mezz’aria. “Angelo!” esclamò con tono di indicibile meraviglia. “Sì, Angelo” sorrise il chierichetto, inginocchiandosi a baciargli le palme. Poi aprì le braccia, nella tunica bianca, quasi a dire: Vedi? sono proprio io, come dodici anni fa... Soltanto allora il pretino s’accorse che le braccia erano in realtà due candidissime ali. L’ali si mossero un poco e l’angelo si librò nel vano della finestra, coi piedi su un raggio di sole. Di là tornò a sorridere: “Ricordi quando ti dicevo che il sacerdozio non era fatto per me?... Un prete può dire la messa, un angelo può solo servirla”. Con un colpo d’ala, si tuffò nel rettangolo azzurro e, come un colombo bianco, disparve.

 

 

MERCOLEDI’  11 AGOSTO

Una scheggia di preghiera:

 

GUIDACI, SIGNORE, SULLA VIA DELLA VERITA’

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: RUFINO DI ASSISI, Santo, Vescovo e Martire

Sembra fosse stato vescovo di Amasia nel Ponto; si sarebbe poi recato con il figlio Cesidio nell’attuale Abruzzo. Lasciato qui il figlio sarebbe arrivato ad Assisi per predicare il vangelo, Arrestato e torturato perché cristiano venne poi gettato nel fiume con una pietra al collo. Le sue spoglie recuperate vennero in seguito trasferite dove oggi sorge la cattedrale di Assisi.

Parola di Dio: Ez. 9,1-7; 10,18-22; Sal 112; Mt. 18,15-20

 

“SE TUO FRATELLO COMMETTE UNA COLPA, VA’ E AMMONISCILO TRA TE E LUI SOLO; SE TI ASCOLTERA' AVRAI GUADAGNATO TUO FRATELLO”. (Mt. 18,16)

E’ molto difficile la correzione. Si rischia spesso di sbagliare. Si sbaglia magari già in partenza con un giudizio non vero, si adottano metodi spesso non validi o poco rispettosi della persona, a volte si rischia di irritare e di fare un danno maggiore. Pensate a quanto sia già difficile la correzione con i figli, vedete come diventa rischiosa nei posti di lavoro e come rischia di trasformarsi in guerra quando viene usata o sbandierata tra le nazioni. Eppure non vi è nulla di meglio che potersi aiutare per comprendere la verità, per vivere meglio insieme! Come cristiani poi la nostra gioia dovrebbe essere quella vicendevole di aiutarci a incontrare Dio in questa vita e a camminare con Lui verso l’eternità quindi la correzione non dovrebbe essere un peso ma un aiuto. Eppure non sempre è così perché spesso anche tra cristiani si parte non dalla ricerca della verità ma dalla imposizione della mia verità (pensate a certi gruppi dove con la maschera delle responsabile qualcuno approfitta per entrare nelle coscienze degli altri e per imporre se stesso in nome di Gesù o dello Spirito Santo) perché ci si arroga il compito di difendere Dio e si dimenticano gli uomini, perché invece di continuare a proporre come fa Dio si sancisce soltanto e si punisce e si impone. Il metodo che Gesù ci indica nel Vangelo è molto diverso. Intanto la correzione fraterna è un gesto di umiltà sia per chi cerca di correggere che per chi viene corretto, poi è sempre rispettosa della persona, prima di essere pubblica è privata, solo in caso estremo e dopo molti tentativi diventa accettazione di una situazione insanabile. Proviamo allora ad esaminare noi stessi sul nostro modo di correggere gli altri e sul modo con cui accettiamo eventuali correzioni di altri: Se entrambi i metri corrispondono e corrispondono all’ indicazione di Gesù siamo sulla strada giusta. Se usiamo un metro nel correggere e un altro nell’accettare una correzione forse c’è ancora molto egoismo dentro di noi.

 

 

GIOVEDI’  12 AGOSTO

Una scheggia di preghiera:

 

GUARDANDO AL PERDONO RICEVUTO, SIGNORE, FA CHE IMPARIAMO A DONARLO

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: STEFANO I, Santo, Papa

E’ il 23° pontefice e gli anni del suo pontificato vanno dal 254 al 257. Deve affrontare il problema dei lapsi. Muore nel 257 non sappiamo se di morte naturale o martire nella breve ma dura persecuzione di Valeriano.

Parola di Dio: Ez. 12,1-12; Sal. 77; Mt.18,21-19,1

 

“SIGNORE, ABBI PAZIENZA CON ME!”. (Mt. 18,26)

Ripercorro velocemente con voi la parabola, lanciando qualche scheggia di riflessione da approfondire personalmente.

Ricordiamoci che questa parabola è stata detta per parlare di perdono ricevuto e dato: sento di aver bisogno di perdono o per me il peccato ha perso il suo spessore e quindi o non esiste o mi assolvo da solo? Perdonare poi è l’atto fondamentale del cristianesimo o semplicemente un atto di bonomia o di debolezza? Il padrone decise di fare i conti con i suoi servi: Dio ha ancora diritto di fare i suoi conti con noi o siamo noi che accampiamo diritti di far conti con Dio? Uno gli era debitore di diecimila talenti. E’ una somma spropositata: sento di avere avuto talmente tante cose da essere incapace di pagare il conto oppure penso che il conto presentato sia esoso o voglio a tutti i costi essere io solo con le mie forze a saldare il debito? Il padrone si impietosì: ma allora questo Dio è Padrone o Padre? Il servo perdonato è incapace a perdonare. Noi andiamo a confessarci e riceviamo il perdono di Dio, ma il pane del perdono è da gustare insieme, ossia da offrire e ricevere.

 

 

VENERDI’  13 AGOSTO

Una scheggia di preghiera:

 

APRI, SIGNORE, IL NOSTRO CUORE E COMPRENDEREMO LE PAROLE DEL FIGLIO TUO.

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: LANDOLFO, Santo, Vescovo                 

Fu il primo Vescovo di Evreux, in Francia, tra il VI e il VII secolo. Di Lui sappiamo che costruì una basilica e raccolse le spoglie mortali di San Taurino.

Parola di Dio: Ez. 16,1-15.60.63; Cantico da Is. 12,2-6; Mt. 19,3-12

 

“E’ LECITO AD UN UOMO RIPUDIARE LA PROPRIA MOGLIE PER QUALSIASI MOTIVO?”. (Mt. 19,3)

Morale permissiva o morale restrittiva? Anche oggi molti come quel fariseo che pose la domanda a Gesù, vorrebbero avere ad ogni quesito morale indicazioni precise di comportamento, norme e regole per i trasgressori; alcuni (specialmente non sposati) invocano interdizioni castighi e inferni per chi viola norme di morale matrimoniale, altri mitigano talmente il comportamento sessuale e familiare da far sparire ogni indicazione e da lasciare il tutto ad una ipotetica e non formata coscienza. Eppure nel vangelo di Gesù, anche se non vi è la risposta ad ogni singolo quesito di morale, vi sono delle direttive precise sul modo di intenderla e soprattutto di viverla. Cerco di riassumere lasciando a ciascuno di applicare a se stesso. Tutto ciò che esiste nel creato è in sé buono. Il male esiste e sta nel cuore dell’uomo che non vuol costruirsi secondo i principi per cui Dio lo ha creato. Il peccato esiste ma non è insanabile: Gesù lo perdona sempre purché vi sia l’atteggiamento del richiederlo con fede e del voler vivere nella rettitudine la Grazia che esso ci porta. L’atteggiamento retto del cuore formato al Vangelo e l’adesione a Cristo fondano ogni morale del credente per il quale in sé tutto è lecito, ma non tutto è opportuno. Gesù è sempre molto esigente nei nostri confronti, ma le sue esigenze ci riportano ai valori fondamentali e ci aprono alla vera libertà, quella di costruirci non secondo le mode imperanti, non secondo comportamenti rigidi senza motivazioni e senza senso, ma secondo la volontà di Dio che ci rende sempre coscienti di essere creature defettibili, ma amate e perdonate.

 

 

SABATO  14 AGOSTO

Una scheggia di preghiera:

 

BENEDETTO SEI TU, PADRE, SIGNORE DEL CIELO E DELLA TERRA PERCHE' AI PICCOLI HAI RIVELATO I MISTERI DEL REGNO DEI CIELI.

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: CALLISTO VESCOVO DI TODI , Santo

Secondo la tradizione fu martirizzato il 14 agosto 528 dai suoi parenti da lui rimproverati per i loro errori, ma storicamente non siamo neppure sicuri che sia esistito, è forse un ripetere in altro modo la figura di papa Callisto.

Parola di Dio: Ez. 18,1-10.13.30-32; Sal. 50; Mt. 19,13-15

 

 

“LASCIATE CHE I BAMBINI VENGANO A ME PERCHE’ DI QUESTI E’ IL REGNO DEI CIELI”. (Mt. 19,14)

Ricordo che alcuni anni fa una mamma mi aggredì con questa frase di Gesù solo perché le avevo chiesto se  poteva portare un momento il suo bambino fuori della Chiesa in quanto scorazzava per essa durante la Messa dotato per di più di un mazzo di chiavi da sbatacchiare sui banchi e sui piedi di chi era in chiesa mentre padre e madre con orgoglio ammiravano la scena quasi dicendosi: “Guarda il nostro pupo quante cose riesce a combinare”. Non credo sia questo il senso che Gesù ha voluto attribuire a questa sua frase. Penso che prima di tutto Gesù abbia voluto dirci di rispettare i piccoli (siano piccoli di età, di cultura, di potenzialità) cioè di rispettare la vita e i doni di ognuno ma specialmente di quelli che contano poco nel nostro mondo. E sappiamo quanta strada ci sia ancora da fare per questo se parecchi bambini al mondo sono costretti al lavoro fin da piccoli, sono sfruttati sessualmente, sono brutalizzati, sono abbandonati a se stessi e anche nelle società più evolute sono considerati dei pacchetti da parcheggiare in vari istituzioni per evitare che siano impedimento alla realizzazione degli adulti. E sappiamo anche quanta strada ci sia ancora da fare per rispettare gli ultimi, quelli che vengono lasciati morire di fame e di ignoranza, quelli che non sono mai considerati perché consumano poco, quelli che pur non essendoci più (almeno nei nostri paesi) la schiavitù vivono praticamente da schiavi. Ma c’è ancora un altro aspetto che penso Gesù volesse indicarci: quello di diventare dei semplici anche noi. Il bambino può essere calmo o vivace, buono o capriccioso, ma proprio perché e in fase di velocissima formazione, ha bisogno delle cose essenziali e nella sua struttura è ancora semplice, ingenuo, generoso, senza troppe norme precostruite e senza troppe barriere di difesa. Nella mia vita ho incontrato cristiani un po’ di ogni tipo, da certi sussiegosi, compresi della propria cultura teologica, ad altri che avevano fatto della religione una specie di paravento superstizioso contro il male, da chi viveva la fede con angoscia a chi si lasciava subissare da dubbi continui che alla fine non erano altro che la proiezione del proprio orgoglio, ma quelli che mi hanno dato di più sono stati i semplici, e questa parola non vuol dire “ignoranti, poveracci”. Ho trovato dei Vescovi e dei sacerdoti che pur compresi del proprio ruolo di servizio sapevano sorridere persino su se stessi, ho trovato delle mamme che sapevano discutere con Dio, dei teologi che dopo aver detto cose meravigliose di Dio erano poi consci di aver solo balbettato, ho trovato soprattutto persone che senza sbandierare etichette, sapevano vedere il bisogno degli altri e con semplicità dare una mano. Essere bambini significa saper accogliere la mano di Dio come la mano di un papà buono cui alzare gli occhi ed essere sicuri che ci condurrà in bel posto.

 

 

DOMENICA  15 AGOSTO  -  ASSUNZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA AL CIELO

Una scheggia di preghiera:

 

MARIA, SEGNO E SPERANZA DI VITA E RISURREZIONE, ABBI PIETA’ DI NOI!

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: TARCISIO, Santo, Martire 

Fu martire della fede nel 280 perché ucciso per mano di pagani che lo assalirono mentre portava la Comunione. E’ patrono della Azione Cattolica.

Parola di Dio: Ap. 11,19;12,1-6.10; Sal. 44; 1Cor. 15,20-26; Lc.1,39-56

 

“GRANDI COSE HA FATTO IN ME L’ONNIPOTENTE E SANTO E’ IL SUO NOME”. (Lc. 1,49)

Oggi molti di noi, sono in ferie, molti altri vivono la tradizionale gita  con grande abboffata mangereccia, quasi tutti, insomma, siamo alla ricerca di libertà, di pace, di natura, di buon cibo, di sole o di ombra. In questo periodo assistiamo anche all’esaltazione del corpo. Corpi senza un etto di grasso in più, stupendamente abbronzati, esposti in tutte le maniere… Altri invece, anche saggi delle fedi, esaltando la spiritualità dileggiano il corpo umano, qualcuno lo considera semplicemente come un sacco pieno di lordura, sostegno dell’anima che deve continuamente lottare  per liberarsi dai suoi tentacoli. Ecco poi, persone che disprezzano il corpo, non riescono ad accettarlo, o, al massimo, lo vedono come un nemico da combattere, bastonare, umiliare ad ogni occasione… Qual è la vera visuale cristiana nei confronti del corpo, così come ci viene indicata dalla festa odierna? Se Dio ha preso corpo in Maria, se Gesù ha voluto che il corpo di Maria fosse assunto in cielo, se noi nel Credo diciamo: “Credo la risurrezione dei corpi”, vuol dire che il nostro corpo non è più la parte negativa dell’anima, ma è un corpo redento come l’anima. Maria ha offerto il suo corpo alla volontà di Dio. Maria, con il suo corpo ha servito  non solo generando ma anche accudendo fisicamente al Figlio di Dio, ha parlato al suo Gesù con il linguaggio del corpo, ed ora Gesù glorifica il suo corpo. Il corpo, allora, non è un peso dell’anima ma è la possibilità dell’incarnazione dello spirito, è l’espressione piena dello spirito. Proviamo a tirare qualche conseguenza pratica. Il cristiano è uno che ama il suo corpo. E’ un dono di Dio, non ne sono io il padrone assoluto, è il mezzo per comunicare con il mio prossimo e con Dio stesso. Sono assurdi coloro che nel nome del cristianesimo disprezzano, avviliscono, misconoscono, maltrattano la propria corporeità. Sono come coloro che, avendo due gambe, pensano di tagliarsene una per andare più in fretta. Ecco allora anche il rispetto della corporeità altrui. Non posso vedere le sofferenze del mio fratello e restare impassibile, non posso dire a uno che soffre: “Soffri perché intanto quel che conta è la tua anima”, non posso accettare tutto quello che riguarda la tortura, in qualunque modo essa avvenga, del corpo mio o altrui. Il cristiano è uno che fa di tutto per star bene di salute e per aiutare gli altri a star bene fisicamente. Il cristiano che crede davvero alla risurrezione del proprio corpo, lo rispetta nei suoi valori, nei suoi tempi e rispetta il corpo altrui, non ne fa una merce, non lo vende e non compra. Nello stesso tempo però il cristiano non si fa un idolo del proprio corpo. Non esiste solo il corpo con le sue esigenze. Tutto, corpo e anima, nella mia unità di uomo concorre alla realizzazione del progetto di amore che Dio ha su di me.

 

 

LUNEDI’  16 AGOSTO

Una scheggia di preghiera:

 

DONACI, SIGNORE, LA GENEROSITA’ DI CUORE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: STEFANO D’UNGHERIA Santo, Re

Stefano ( 970 - 1038) fu il primo re cristiano d’Ungheria, e si rivolse ai monaci di Cluny perché evangelizzassero il suo regno. Nell’anno 1000 ricevette da papa Silvestro II la “santa corona”, che divenne il simbolo dell’unità magiara. Diede al paese una solida organizzazione civile e religiosa.

Parola di Dio: Ez. 24,15-24; Cantico da Deut. 32,18-21; Mt. 19,16-22

 

“SE VUOI ESSERE PERFETTO, VA’, VENDI QUELLO CHE POSSIEDI, DALLO AI POVERI, POI VIENI E SEGUIMI”. (Mt. 19,21)

Questa preghiera di Umberto de Vanna mi sembra significativa nel commentare la pagina evangelica del ricco che viene invitato a vendere tutto per seguire Gesù: “Era ricco, aveva ragazze, onori, soddisfazioni. Il suo sapere era grande, ma la sua sapienza poca: il suo cuore triste, sommerso da tante banalità era come un naufrago alla ricerca di un appiglio per salvarsi. Poi ha capito che Tu sei l’essenziale e che Tu solo potevi riempire il suo cuore: per te ha “svenduto” i suoi idoli, ha messo il suo tempo, il suo denaro, la sua cultura a servizio degli altri. Signore, da’ anche a noi la coscienza di ciò che vale realmente e la capacità di raggiungerlo attraverso la liberazione dall’egoismo”.

 

 

MARTEDI’  17 AGOSTO

Una scheggia di preghiera:

 

INSEGNACI, SIGNORE, A RICEVERE E A DONARE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: AMORE, Santo, Abate

Visse nell’VIII secolo. Era un predicatore che passava di paese in paese per annunciare il Vangelo e dare i Sacramenti. Fermatosi in Franconia costruì l’abbazia di Amorbach da cui inviava monaci predicatori in vari paesi.

Parola di Dio: Ez. 18,1-10; Cantico da Deut. 32,26-28.30.35-36; Mt. 19,23-30

 

“NOI ABBIAMO LASCIATO TUTTO E TI ABBIAMO SEGUITO”. (Mt. 19,27)

Il dialogo tra Pietro e Gesù avviene in un momento imbarazzante e difficile. Il giovane ricco (vangelo di ieri) a cui Cristo ha fatto la proposta di seguirlo si allontana triste, non sentendosi di abbandonare le sue ricchezze. La reazione di Gesù è sconfortata e le sue parole risuonano dure contro i ricchi. Pietro ha una reazione inaspettata: ricorda a Gesù che lui e gli altri lo hanno seguito abbandonando ogni cosa. Gesù gioisce di questa amicizia profonda dei suoi discepoli e promette “il centuplo” ciò il dono pieno di se stesso. L’invito di Gesù a lasciare tutto non è un invito esclusivo fatto a religiosi o a preti. La radicalità della scelta evangelica riguarda ciascuno di noi. La chiamata personale di Gesù nei nostri confronti è un progetto di vita difficile ma esaltante volto alla ricerca del nostro vero bene e del servizio dei fratelli. E anche quel centuplo che Gesù ha promesso per chi lo segue integralmente sono altri doni che a loro volta devono essere nuovamente investiti per il bene degli altri. Gioiosi per la grandezza di questi doni chiediamo al Signore di non sprecarli, di non sprecare neppure un secondo di quel tempo prezioso che Egli ci dona perché anche un misero secondo potrebbe essere la salvezza nostra o la rinascita di un nostro fratello.

 

 

MERCOLEDI’  18 AGOSTO

Una scheggia di preghiera:

 

CONCEDICI LA SAPIENZA, SIGNORE, PERCHE’ POSSIAMO CONOSCERE QUAL'E' LA SPERANZA DELLA NOSTRA CHIAMATA.

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ALIPIO DI TAGASTE, Santo, Vescovo 

Nacque a Tagaste da una ricca famiglia. Come lo descriverà S. Agostino: “Alipio era piccolo di statura ma di animo forte”. Egli seguì Agostino e fu testimone della sua conversione. Dopo gli studi tornò a Tagaste e si diede a vita cenobitica. Quando però fu eletto vescovo della città fu un buon Vescovo, riformatore del clero e maestro di monachesimo. Morì verso il 430.

Parola di Dio: Ez. 34,1-11; Sal.22; Mt. 20,1-16

 

“IL PADRONE DI CASA USCI’ ALL’ALBA… ALLE NOVE DEL MATTINO… VERSO MEZZOGIORNO… VERSO LE TRE… VERSO LE CINQUE…”. (Mt.20,1-16)

Questo padrone della vigna che esce a tutte le ore della giornata e che sempre invita gli operai ad andare a lavorare nella sua vigna penso ci indichi che non vi è tempo che non sia per l’uomo, tempo per rispondere alla sua vocazione all’unica cosa necessaria: cercare Dio. Non vi è tempo in cui Dio non lo chiami, perché Dio è presente in tutto e la sua presenza stessa è già vocazione. L’incontro con Dio è sempre personale, perché è un incontro d’amore. Per questo Dio ci chiama per nome. Nessuno di noi si può giustificare dicendo: gli altri, il lavoro, la famiglia, la società, il gruppo, la Chiesa. Ogni uomo ha un suo compito importante, riservato a sé solo, da fare nel suo segreto, con Dio mancando il quale tutta la sua vita vien meno. Se no si rimane, come nella parabola, in piazza a far niente, a perdere la giornata della nostra vita. Se ancora ritroviamo ci “in piazza” non dobbiamo chiederci: “Perché non sono stato chiamato”, ma piuttosto: “Perché non ho saputo rispondere alla chiamata?”.

 

 

GIOVEDI’  19 AGOSTO

Una scheggia di preghiera:

 

RINNOVACI, SIGNORE, CON LA TUA GRAZIA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: BARTOLOMEO DA SIMERI, Santo, Monaco

E’ detto anche Trigono dal monte Triangolo. Nacque verso la metà del XI secolo a Simeri (Catanzaro). Monaco basiliano, dopo un periodo di vita solitaria  fondò il monastero di Santa Maria Odigitria o Patirion tra Rossano e Conigliano. Studioso delle Sacre Scritture e dei Padri, istituì nel Patirion un centro di compilazione di codici. Ristabilì la disciplina nel monastero di San Basilio sul Monte Athos. Morì santamente il 19 agosto 1130.

Parola di Dio: Ez. 36,23-28; Sal. 50; Mt. 22,1-14

 

“EGLI MANDO’ I SUOI SERVI A CHIAMRE GLI INVITATI ALLE NOZZE, MA QUESTI NON VOLLERO VENIRE”. (Mt. 22,3)

Alcuni anni fa un teologo propose a diversi illustri personaggi di scegliere una parabola e su di essa lasciarsi intervistare. La parabola che ci è proposta oggi venne scelta dalla laureata e scrittrice braidese Gina Lagorio. Ecco alcune sue osservazioni alla domanda: “Se gli invitati di allora, che trascurarono di andare alla cena, furono gli Ebrei, oggi chi potrebbero rappresentare?” “Io penso che se Luca nella sua parabola si rivolgeva soprattutto agli Ebrei sordi alla chiamata di Dio, oggi sono altrettanto sordi e renitenti, svogliati o riottosi, non soltanto quelli che esercitano le loro arti e le loro discipline per negare l’invito divino, a loro modo appassionati assertori dell’esistenza di un bisogno religioso proprio nella furia con cui lo negano, ma i cristiani, i cattolici, i battezzati, quelli per cui la religiosità non coincide con la religione, la ricerca interiore con la verità consacrata dai dogmi: sono le grandi masse degli indifferenti, che vediamo muoversi in colonne interminabili di macchine, o agitarsi sotto i lampi delle insegne pubblicitarie, gli occhi e gli orecchi frastornati da rumori e colori arroganti; le masse del consumismo, per usare un’espressione banale che per me diventa pregnante se tra i consumi includo anche quello del sacro, e della cultura, di quelli che dovrebbero essere i beni dello spirito” E noi siamo tra gli indifferenti, tra gli ignavi davanti alla proposta del Signore o siamo disposti ad accogliere con gioia e gratitudine la sua chiamata alla festa?

 

 

VENERDI’  20 AGOSTO

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, INSEGNACI AD AMARE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: FILIBERTO, Santo, Abate

Era nato a Eauze, in Guascogna verso il 620. Discepolo di Sant’Auduino rimase alla corte di Dagoberto I fino a 21 anni poi si fece monaco a Rebais, fondò l'abbazia di Jumièges, soggetta alla regola di san Colombano (654). Fu imprigionato per essersi opposto a Ebroino. Liberato, fondò l'abbazia di Noirmoutier in Vandea, dove morì nel 684.

Parola di Dio: Ez. 37,1-14; Sal. 106; Mt. 22,34-40

 

“MAESTRO QUAL E’ IL COMANDAMENTO PIU’ GRANDE DELLA LEGGE?”. (Mt. 22,36)

Domanda assurda, quella di questo dottore della legge, quasi come domandare se l’acqua è bagnata. Ogni buon ebreo ripeteva per almeno 4 o 5 volte al giorno la frase: “Ricorda Israele, il Signore è il tuo solo Dio, amerai Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente, con tutta la tua vita”, quindi sapevano benissimo qual era il comandamento. Anche noi abbiamo la bocca piena di parole di amore, sappiamo benissimo che amare Dio e il prossimo è la chiave della vita, ma poi? Ogni cristiano che vada a Messa se lo sente ripetere in ogni celebrazione, chi dice le preghiere ogni giorno ripete al Signore “Ti amo con tutto il cuore”, ma è proprio vero? Forse proprio l’abitudine a certe frasi, a certe parole che consideriamo scontate le fa scivolare su di noi come l’acqua sulla pietra; finita l’acqua, un raggio di sole, e tutto è perfettamente asciutto e impermeabile.

 

 

SABATO  21 AGOSTO

Una scheggia di preghiera:

 

LIBERACI, SIGNORE, DALLA FALSITA’ E DALL’IPOCRISIA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ABRAMO DI SMOLENSK, Santo, Monaco  

Era nato a Smolensk nella seconda metà del dodicesimo secolo. Morti i genitori vendette i suoi beni ed entrò nel monastero di Selise. Si dedicò particolarmente alla predicazione. Per invidia dei confratelli dovette lasciare quel monastero ed entrò in quello di Smolensk. Anche qui fu accusato di eresia e sospeso ‘a divinis’. Passarono parecchi anni prima che venisse totalmente reintegrato. Morì il 21 Agosto 1220.

Parola di Dio: Ez. 43,1-7; Sal. 84; Mt. 23,1-12

 

“SULLA CATTEDRA DI MOSE’ SI SON SEDUTI SCRIBI E FARISEI”. (Mt. 23, 1)

C’è da fare un profondo esame di coscienza per il nostro mondo e per noi stessi! Quanti capi e responsabili delle nostre comunità civili e religiose dicono e non fanno! Come è facile riempirsi la bocca di moralismi per gli altri e vivere da immorali, come è facile dire: “Si dovrebbe fare così…”, e non muovere un dito. Gesù però non fa di tutt’erba un fascio, come spesso può capitare a qualcuno che magari avendo incontrato un cattivo prete butta via con esso anche tutta la religione. Gesù ci invita a meditare ed accogliere l’insegnamento anche quando non è suffragato dalla testimonianza, ma soprattutto ci invita alla coerenza. Siamo un po’ tutti farisei. Vogliamo, per attirare l’attenzione, per bisogno di affetto o per altri motivi, farci più belli di quanto siamo; siamo tutti attaccati ai nostri ruoli e per conservarli, a volte siamo disposti anche a mascherarci. Qualche volta usiamo perfino il mantello del buonismo e della religione per nasconderci e apparire migliori, e allora, anche a noi, sia che occupiamo posti importanti o meno, Gesù dice: “Io la tua faccia e il tuo cuore li vedo per quello che sono, non per quello che vuoi farli apparire, e allora non sarà ora di far finire questo carnevale mascherato che dura tutto l’anno?”. Che cosa ne dite? Se ci scandalizzassimo di meno per le tante immoralità della nostra epoca e cominciassimo magari ad usare un po’ più moralmente il nostro denaro, non sarebbe già un piccolo, ma significativo tentativo di coerenza?

 

 

DOMENICA  22 AGOSTO  -  21^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C

Una scheggia di preghiera:

 

FA’, SIGNORE,  CHE I NOSTRI CUORI SIANO FISSI DOV’E’ LA VERA GIOIA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ANDREA DA FIESOLE, Santo

Era nato nella prima metà del secolo IX, in Irlanda. Giunto a Fiesole con il suo maestro Donato, questi fu fatto vescovo e Andrea ordinato diacono. Era un uomo di grande carità. Restaurò la chiesa di San Martino e vi costruì vicino un monastero dove si ritirò con alcuni amici. Morì nell’876.

Parola di Dio: Is, 66,18-21; Sal.116; Eb.12,5-7.11-13; Lc. 13,22-30

 

“SFORZATEVI DI ENTRARE PER LA PORTA STRETTA”. (Lc. 13,24)

Questa porta stretta non è necessariamente simbolo delle più disumane fatiche o delle penitenze più laceranti. La porta stretta può voler dire numerose cose, ad esempio, una condotta di vita più modesta, una generosità maggiore, una disponibilità a spendersi per gli altri. Vuol dire non aspettarsi, per il fatto che si è cristiani, una via comoda, un arco di trionfo. In fondo, la porta stretta non è altro che la croce attraverso cui è passato Gesù e il più delle volte questa croce la trovi nelle piccole cose quotidiane. Non è forse vero che a volte ci è ben difficile fare un lavoro poco gratificante, come magari spazzare la casa senza che nessuno ci dica neanche “grazie”, e farlo con il sorriso sulle labbra o accettare umilmente quello che il Signore ci mette davanti, giorno per giorno, riconoscendo la nostra mediocrità e affidandoci semplicemente a Lui, senza pretese? Gesù, infatti, insiste ancora proprio su questi atteggiamenti che fondano poi il nostro essere vigilanti, cioè l’essere sempre pronti a rendere conto della speranza che Gesù stesso ha seminato in noi, ben consci che non serviranno scuse, che non ci sarà da accampare diritti. Non basterà pensare di essere stati familiari di Gesù, non basterà dire: “Ma io sono andato a Messa tutte le domeniche”; guai a trasformare la nostra esperienza ecclesiale in biglietto di prenotazione per il paradiso. Ci verrà chiesto che cosa abbiamo fatto per gli altri, quale è l’atteggiamento di fondo che abbiamo assunto nella nostra vita. Troppe volte, l’abitudine, la ripetitività, la ritualità, ci hanno portato ad addormentare la nostra fede. Ci ricordiamo di essere cristiani a momenti. Teniamo la nostra fede in un cassetto e siamo disponibili a tirarla fuori in certe occasioni solenni, o come pronto soccorso in momenti di particolare difficoltà, ma essa stenta ad entrare nella vita e nelle scelte quotidiane. Gesù invece ci chiede una fede viva, combattiva, che magari corra anche il rischio di sbagliare, ma sempre pronta a sporcarsi le mani, pronta anche a dare fastidio agli altri, a provocarli, umile, capace di gioire per il fatto che in questo Regno la misericordia di Dio ha chiamato tante gente, consapevole che Lui vuol servirsi di noi per giungere al loro cuore.

 

 

LUNEDI’  23 AGOSTO

Una scheggia di preghiera:

 

POPOLI TUTTI LODATE IL SIGNORE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: FILIPPO BENIZI, Santo, Sacerdote  

Nato a Firenze nel 1233 divenne prima medico, poi frate servita e infine generale dell'Ordine. Durante il suo generalato visitò tutte le provincie dell'Ordine. Divenne consigliere dell'imperatore Rodolfo d'Asburgo, al quale rese grandi servigi, in particolare durante la ribellione di Ottocaro di Boemia nel 1278. Accompagnò Papa Gregorio X al Concilio di Lione (1274). Morì a Firenze nel 1285.

Parola di Dio: 2Tes. 1,1-5.11-12; Sal.95; Mt. 23,13-22

 

“GUAI A VOI SCRIBI E FARISEI IPOCRITI, CHE PERCORRETE IL MARE E LA TERRA PER FARE UN SOLO PROSELITO E, OTTENUTOLO, LO RENDETE FIGLIO DELLA GEENNA IL DOPPIO DI VOI”. (Mt.23,15)

Giustamente la Chiesa è per sua natura missionaria: è Gesù stesso che ci manda a tutte le genti; giustamente i nostri vescovi ci spingono alla evangelizzazione e alla missione, ma mi chiedo se il rimprovero di Gesù del Vangelo di oggi sia solo per i proseliti Ebrei di allora o non sia ancora rivolto a noi. Noi cerchiamo di portare gli altri da Gesù o da noi stessi? Se il nostro annunciare Gesù viene dalla nostra profonda fede in Lui, dalla gioia dell’aver incontrato e sperimentato il suo amore liberante, dal desiderio che altri facciano la nostra stessa esperienza, noi trasmettiamo davvero Gesù Cristo, il suo messaggio ,la sua vera Chiesa; se noi vogliamo “convertire” gli altri per aumentare il numero dei cattolici e rendere sempre più potente la chiesa, se noi vogliamo solo trasmettere un certo numero di dogmi di credenze di norme religiose, noi rischiamo di non annunziare Gesù e di fare pure un brutto servizio alla sua vera Chiesa. Pensate anche solo a quanto è successo più volte e in diversi modi nella storia quando intere popolazioni hanno dovuto convertirsi perché si convertiva il loro re o perché la politica dei popoli conquistatori richiedeva che i nuovi schiavi fossero ancora più obbedienti perché cristiani. Noi cristiani siamo mandati perché Gesù nella sua bontà vuole servirsi di noi per manifestare il suo amore, il suo perdono, la sua misericordia al mondo; siamo, come Lui, chiamati solo e sempre a proporre una fede che per noi è gioia e liberazione; siamo contenti se qualcuno attraverso anche la nostra opera incontra Cristo e a sua volta diventa testimone, ma la conversione del cuore appartiene alla Grazia di Dio e alla persona.

 

 

MARTEDI’  24 AGOSTO  -  SAN BARTOLOMEO APOSTOLO

Una scheggia di preghiera:

 

CONFERMACI NELLA FEDE, O SIGNORE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: AUDOENO (DADONE), Santo, Vescovo

Nato nei pressi di Soissons verso il 609 fu benedetto da San Colombano. Entrò alla corte di Clotario II. Referendario di Dagoberto I, fondò l'abbazia di Rebais. Nel 640 fu consacrato vescovo di Rouen. Lottò contro la simonia e ristabilì la pace tra Neustria e Austrasia. Morì a Clicy nel 684.

Parola di Dio nella festa di san Bartolomeo: Ap.21 9-14; Sal. 144; Gv. 1,45-51

 

“FILIPPO INCONTRO’ NATANAELE E GLI DISSE: ABBIAMO TROVATO IL MESSIA… VIENI E VEDI!”. (Gv. 1,45-46)

La festa di oggi e il vangelo ascoltato ci permettono di continuare sotto altri aspetti la riflessione che facevamo ieri. Filippo, volendo portare Natanaele (il Bartolomeo che festeggiamo oggi) da Gesù, prima gli dice che pensa di aver trovato il Messia e poi davanti alle obiezioni del dotto amico ha una strada sola da indicargli: “Vieni e vedi, constata tu di persona!” Credo sia esattamente quello che la Chiesa deve fare oggi se vuole essere fedele alla propria missionarietà: annunciare Gesù, portare da Gesù, far vedere Gesù. Eppure, posso farvi una confidenza? Nella mia esperienza di parrocchia ho spesso incontrato persone che hanno risposto all’invito dell’annuncio di Gesù, ho trovato gente che si è entusiasmata davanti al Vangelo, ma io spesso ho avuto paura e difficoltà nel dire loro: “Bene, adesso vieni, entra nella comunità, nella chiesa gerarchica e vedi!”, “Vieni e vedi la gioia cristiana che c’è tra noi!, vieni e vedi il rapporto sereno che c’è tra i sacerdoti, guarda come superiamo le gelosie tra i gruppi parrocchiali, prova la gioia di essere accolto in quel gruppo e vedi che non c’è diffidenza o paura nei tuoi confronti…” Certo se aspettiamo l’ideale, il perfetto, non lo troveremo mai, ma credo che certamente il nostro maggior sforzo di missionarietà non deve essere quello di convertire gli altri, ma quello di convertire noi stessi per poter offrire anche agli altri la giusta e bella testimonianza di Cristo che hanno bisogno di vedere testimoniata proprio da coloro che dicono di averlo incontrato.

 

 

MERCOLEDI’  25 AGOSTO

Una scheggia di preghiera:

 

FA’ CHE ASCOLTIAMO OGGI LA TUA VOCE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: LUIGI IX, Santo, Re di Francia 

Nato nel 1214 fu re a 12 anni. Cercò la pace per il suo popolo. Ebbe sempre attenzione per i più deboli. Nel 1270, mentre partiva per una crociata, morì di peste.

Parola di Dio: 2Tess. 3,6-10.16-18; Sal. 127; Mt. 23,27-32

 

“DITE: SE FOSSIMO VISSUTI AL TEMPO DEI NOSTRI PADRI, NON CI SAREMMO ASSOCIATI A LORO PER VERSARE IL SANGUE DEI PROFETI”. (Mt. 23,30)

Una delle più grandi ipocrisie che Gesù stigmatizza è quella del supporre di essere migliori degli altri: “Se ci fossi io al Governo, sì che le cose andrebbero meglio!”, “Se ci fossimo stati noi al tempo di Gesti, l’avremmo capito; di certo non sarebbe finito in croce!” “Se io fossi Papa... Se io fossi professore...”. Facendo così noi stigmatizziamo l’opera degli altri e non facciamo nulla perché intanto io non sono al governo, non sono il professore, non sono il Papa. Ed è poi proprio vero che noi non ci siamo associati a “versare il sangue dei profeti”? Specialmente in campo religioso ho avuto opportunità di leggere  biografie di personaggi che avevo conosciuto personalmente… il tempo e il fine per cui le cose sono pubblicate cambiano completamente giudizi, letture, interpretazioni e magari il santo che durante la sua vita proprio a causa delle sue scelte e delle sue parole era considerato un “integralista”, un “mezzo matto”, un “uomo di sinistra neanche troppo ortodosso”, da morto diventa un profeta che aveva già visto anni prima quello che noi diciamo oggi, uno magari da tenersi buono non solo perché dovrebbe essere in paradiso, ma perché può venir utile a comprovare le nostre tesi. E se noi cercassimo di rispettare gli uomini così come sono, oggi, senza aspettare che siano morti per fare loro un monumento? E se invece di lamentarci sempre degli altri cominciassimo a vivere bene il nostro ruolo di cristiani mettendocela tutta per essere onesti, avendo il coraggio di uscire dal coro dei luoghi comuni, dell’ “intanto tutti fanno così”?

 

 

GIOVEDI’  26 AGOSTO

Una scheggia di preghiera:

 

VIENI OGGI E SEMPRE, SIGNORE GESU’

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ZEFIRINO, Santo, Papa    

Nato a Roma, fu eletto papa nel 199. Il suo pontificato fu caratterizzato da lotte teologiche, in particolare contro l'eresia sabelliana che contestava la dottrina trinitaria. Introdusse l'uso della patena e dei calici di cristallo e stabilì che i giovani compiuto il quattordicesimo anno d'età dovessero fare la comunione a Pasqua. Morì nel 217.

Parola di Dio: 1Tess. 3,1-19; Sal.144; Mt. 24,42-51

 

“VEGLIATE DUNQUE, PERCHE’ NON SAPETE IN QUALE GIORNO IL SIGNORE VOSTRO VERRA’ “. (Mt. 24,42)

Davanti a questa affermazione di Gesù si possono provare sentimenti opposti. Si può aver paura se si pensa che la venuta di Gesù sia quella del giudice che con la morte arriva improvvisamente per chiederci conto del nostro agire e per rinfacciarci i nostri peccati e allora la vigilanza è simile allo stare in guardia di chi sa di correre un pericolo. Si può aver desiderio di incontrare qualcuno a lungo atteso che finalmente può arrivare per creare un incontro desiderato, ed è allora l’attesa gioiosa e speranzosa di incontrarci con lo “Sposo” che viene a realizzare le tanto attese nozze. Ma l’invito alla vigilanza che Gesù ci fa non è rivolto solo al futuro è un invito a vivere pienamente la vita. Vivi, e non lasciarti vivere. Ma non basta vivere, occorre precisare per che cosa si vive. Bisogna dare un significato ai giorni, alle ore, ai minuti. La pienezza non è data dalla quantità, ma dalla qualità della vita. E’ magnifico vivere. A patto sia veramente vita, non una rappresentazione, un’apparenza. Non puoi prendere la vita come viene. La vita “viene” come decidi tu, con l’impronta che gli dai tu. Vivi la vita come un perenne miracolo. Non come qualcosa di inevitabile, di insulso. Vai incontro a questo nuovo giorno con meraviglia e sorpresa e vi troverai doni sempre nuovi.

 

 

VENERDI’  27 AGOSTO

Una scheggia di preghiera:

 

DELLA GRAZIA DEL SIGNORE E’ PIENA LA TERRA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: MARIA PILAR IZQUIERDO ALBERO, Beata

Nacque a Saragozza in Spagna il 27 luglio 1906. Fin da piccola fu educata all’amore di Dio e dei poveri. Fu provata da varie malattie e prove che sentiva di poter offrire al Signore. Divenne paraplegica, ma la sua cameretta di sofferente era punto di riferimento e di preghiera per molti specialmente durante la guerra civile. Guarita miracolosamente e totalmente l’8 dicembre 1939, fondò le Missionarie di Gesù e di Maria. Sorsero moltissime difficoltà, a queste si unì una nuova malattia. Morì a San Sebastian a 39 anni il 27 agosto 1945.

Parola di Dio: 1Cor. 1,17-25; Sal. 32; Mt. 25,1-13

 

“IL REGNO DEI CIELI E’ SIMILE A DIECI VERGINI CHE, PRESE LE LORO LAMPADE, USCIRONO INCONTRO ALLO SPOSO”.

(Mt. 25,1)

Solo proprio alcuni spunti da far germogliare in noi a proposito di questa bellissima parabola. Dieci sono le ragazze invitate alla festa ma non tutte solo per il fatto di essere invitate entrano alla festa. Non basta essere preti, suore, cristiani formalmente osservanti per essere sicuri di essere in vera comunione con lo sposo. Avevano tutte una lampada, ma non per questo furono fatte entrare tutte. Ogni uomo ha una sua lampada nella sua coscienza che Dio stesso gli ha dato ma la lampada va alimentata. Non basta dire: “Io mi comporto secondo coscienza”, se questa coscienza non è informata continuamente con la Parola di Dio. Tutte si addormentarono nella notte perché lo sposo tardava ad arrivare, ma non per questo furono escluse. Il Signore non ha i nostri tempi, ma un amore vero non si spegne se non si realizza esattamente secondo i nostri progetti. La lunghezza dell’attesa non giustifica altri amori. Il “momento decisivo” per quelle ragazze fu quello con cui ognuna dovette rivelare con quanta intelligenza e amore si era preparata a quell’incontro. Non giovò quello che le altre avevano. Dio ama coloro che amano. E quando si ama non si manda altri ad amare al proprio posto.

 

 

SABATO  28 AGOSTO

Una scheggia di preghiera:

 

TU CI HAI SCELTI, SIGNORE, PER RICOLMARCI DEI TUOI BENI

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: AGOSTINO, santo Vescovo

Agostino, figlio di S. Monica, dopo una giovinezza dissoluta si convertì, divenne sacerdote e poi vescovo di Ippona. Fu un grande pensatore, filosofo, difenso­re della fede contro le eresie. Predicando o scrivendo Agostino non ha mai voluto essere altro che l’eco dell’unico maestro spirituale: il Cristo.

Parola di Dio: 1Cor. 1,26-31; Sal.32; Mt. 25,14-30

 

“CHIAMO’ I SUOI SERVI E CONSEGNO’ LORO I SUOI BENI”. (Mt. 25,14)

Spesso mi sono chiesto che cosa voglia dire: “Trafficare i talenti” secondo l’insegnamento di Gesù.

Prima di tutto bisogna riconoscere i talenti. C’è qualcuno che dice che questa vita non da niente se non sofferenze e spine: queste persone non riconoscono i talenti, né quelli materiali né quelli più profondi. Qualcuno poi riconosce solo i talenti materiali, ma credo che trafficare i talenti di Dio non significhi impiegare le facoltà che abbiamo per guadagnare il mondo e soddisfare le nostre ambizioni perché Gesù stesso ci ammonisce dicendo: “a che vale guadagnare il mondo intero?”. Evidentemente il trafficare e il guadagnare di cui parla la parabola si intende riferito al destino per cui siamo creati, cioè a quella vita eterna già cominciata per cui Gesù stesso dice: “Non accumulate tesori sulla terra ma tesoreggiate per il cielo. Cercate prima di tutto il Regno di Dio”. I doni di Dio sono semi che noi abbiamo e che vogliono svilupparsi in alberi. Non è giusto soffocare la propria anima nel mondo. È un suicidio il disprezzare il pensiero di Dio e di verità che c’è nel nostro cuore. La luce vuole produrre altra luce, l’Amore vuole produrre altro amore, la giustizia si perfeziona nella conoscenza, la fede nella carità. Trafficare i talenti significa allora realizzarsi secondo il progetto di Dio e quindi realizzare nel miglior modo la pienezza di se stessi.

 

 

DOMENICA  29 AGOSTO  -  22^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C

Una scheggia di preghiera:

 

SEI TU, SIGNORE IL PADRE DEGLI UMILI

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: SANZIA SZYMKOWIAK, Beata 

Nacque il 10 luglio 1910 a Mozdzanow. Già da studente svolgeva il suo apostolato con fede e amore. Nel 1934 decise di farsi suora ed entrò tra le figlie della Beata Maria Vergine Addolorata o “Suore Serafiche” a Poznam. Visse sempre una intensa comunione con Dio. Durante il periodo della guerra e della occupazione si prodigò per tutti, particolarmente per i prigionieri. Morì di tisi e di consunzione a 32 anni.

Parola di Dio: Sir 3,17-18.20.28-29; Sal. 64; Eb. 12,18-19.22-24; Lc.14,1.7-14

 

“CHIUNQUE SI ESALTA SARA’ UMILIATO E CHI SI UMILIA SARA’ ESALTATO”. (Lc: 14,11)

Gesù ci invita all’umiltà ma parlare di umiltà in questi tempi in cui una certa visione dell'uomo spinge ad esaltarne le potenzialità è perlomeno ardito ma, a scanso di equivoci, sgomberiamo prima la mente da false interpretazione. Umiltà significa verità di sé, e deriva dalla parola latina "humus", terra.Terra significa realismo, stabilità, fecondità; potremmo dire che l'umiltà è la virtù della concretezza che porta frutti. L'umiltà, non è in alcun modo un atteggiamento autolesionista che mi porta a svalutarmi. Non è umile chi dice a Dio: "Non valgo a nulla, faccio schifo". Chi dice così è una persona depressa, non una persona umile! Il Signore mi ha creato come un capolavoro e io, di risposta, gli dico che mi ha fatto come uno sgorbio! Manca di umiltà chi non riesce a vedere il positivo che Dio gli ha messo nel cuore e, tutto ripiegato sui suoi difetti, non sa far fiorire quel tanto di bello e grandioso che Dio ha dato a ciascuno a servizio del bene di tutti. Ed è ovviamente lontano anni luce dall'umiltà quell'atteggiamento di esteriorità esasperata, di supponenza, di egocentrismo così esaltato in questi tempi. Sei ciò che appari, sei ciò che guadagni, sei il tuo corpo - suggerisce insistente il mondo dei media. L'umiltà, quindi, è prendere coscienza di ciò che valgo, è equilibrio con lo sguardo costantemente rivolto verso Dio. Il discepolo può permettersi di essere ciò che è veramente, senza maschere, senza falsità.

 

 

LUNEDI  30 AGOSTO

Una scheggia di preghiera:

 

PARLA, SIGNORE, PERCHE’ IL TUO SERVO TI ASCOLTA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: GAUDENZIA, Santa, Martire

E’ una giovane romana, Gaudenzia, che aveva fatto nel segreto del suo cuore voto di castità e che, per aver peccato di troppo amore per Cristo, fu martirizzata in una delle tante persecuzioni sofferto dalla Chiesa nei primi tre secoli dopo Gesù. Di lei non sappiamo altro, ma bastano queste poche cose per darci la misura di tutto il suo coraggio e dell’intensità della sua fede.

Parola di Dio: 1Cor. 2,1-5; Sal. 118; Lc. 4,16-30

 

“OGGI SI È ADEMPIUTA QUESTA SCRITTURA CHE VOI AVETE UDITA CON I VOSTRI ORECCHI”. (Lc. 4,21)

Gesù, nella sinagoga di Nazareth, ci insegna il modo di leggere, pregare e attualizzare la Bibbia. Gesù entra nella sinagoga e legge la Parola. Prima di tutto bisogna leggere con attenzione la sua Parola. Prima di andare a cercare libri, commentari, spiritualità varie, vai alla fonte, leggi una o più volte la Parola, falla risuonare in te. Non aver fretta, cerca di capire il significato delle parole, del brano. Cerca di discernere quelle che sono le parole dello scrittore da ciò che Dio vuole dirti. Sì, perché Dio sta parlando a te, adesso. Quella che hai letto non è una parola lontana, è per te, detta adesso da Dio. Gesù, dopo aver deposto il libro che ha letto, dice: “Oggi, adesso, si è adempiuta la Parola”. La parola si incarna. Ha da dirti qualcosa. Vuole trasformarti. Dopo aver letto un brano chiediti sempre: “Che cosa vuoi dirmi, Signore, nella situazione che vivo?”. E’ estremamente consolante capire che il Signore, con lettere scritte due o quattro mila anni fa, sta parlando a me nella realtà di quanto mi succede in questa giornata.

 

 

MARTEDI’  31 AGOSTO

Una scheggia di preghiera:

 

LA TUA PAROLA, SIGNORE, E’ PAROLA DI VITA ETERNA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: RAIMONDO, Santo

Nato a Barcellona nel 1200 entrò nell’ordine dei Mercedari, che si dedicavano alla liberazione dei Cristiani catturati dai Mori. Recatosi in Algeria, si offri schiavo lui stesso in cambio della liberazione di un infelice. Inoltre, in questo modo gli sarebbe stato più facile raggiungere il cuore di quei poveretti. In questa sua nuova posizione, dunque, soffrì crudeli sevizie: gli perforarono le labbra con un ferro rovente per poi chiudergliele con un lucchetto, ma Raimondo continuò prodigiosamente a incitare gli schiavi a perseverare nella fede e a predicare tra gli infelici l’amore fraterno. Appena liberato tornò in patria, dove papa Gregorio IX lo consacrò cardinale e lo volle come suo consigliere. La morte lo colse però prima ancora che partisse per Roma, nell’anno 1240.

Parola di Dio: 1Cor. 2,10-16; Sal 144; Lc. 4,31-37

 

“CHE PAROLA E’ MAI QUESTA, CHE COMANDA CON AUTORITA’ E POTENZA AGLI SPIRITI IMMONDI ED ESSI SE NE VANNO?”.

(Lc. 4,36)

I contemporanei di Gesù rimangono meravigliati davanti alla sua persona e al suo insegnamento. Quando Gesù insegna, la sua non assomiglia alla parola degli altri maestri, scribi e dottori della legge, che è soltanto commento di parole scritte da altri. La parola di Gesù viene direttamente dalla sorgente divina, ne ha l’autorità, la potenza, l'efficacia. La Parola di Gesù è come quella di Dio nella Bibbia: una parola che crea. Quando Gesù comanda al demonio, la sua parola è efficace contro di lui, al punto che deve andarsene. Anche noi, come le folle che lo seguivano durante la sua vita storica, se vogliamo, possiamo sperimentare  la potenza della parola di Gesù. Quando la meditiamo, la sua potenza diventa luce per la nostra vita. Anche le cose all’apparenza impossibili che essa ci indica, con la potenza di Dio sono possibili. Nel sacramento della Riconciliazione la sua efficacia ci libera dal peccato. Nell'Eucaristia è la parola di Cristo che trasforma il pane nel suo corpo, il vino nel suo sangue. Ed è ancora nel nome e con la forza della parola di Gesù che noi possiamo lottare e vincere il male e il maligno, e non solo attraverso gli esorcismi per cacciare Satana, ma attraverso l’opporre il bene che la parola suggerisce al male con una forza che viene direttamente da Dio.

     

 

 

 

 

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