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SCHEGGE E SCINTILLE

PENSIERI, SPUNTI, RIFLESSIONI

DALLA PAROLA DI DIO E DALLA VITA

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a cura di don Franco LOCCI

 

APRILE 2004

 

GIOVEDI’ 1 APRILE

Una scheggia di preghiera:  

 

IL SIGNORE E’ FEDELE PER SEMPRE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: UGO, Santo, Vescovo 

Nacque nel 1053 a Grenoble. Sentendo di essere chiamato alla contemplazione e alla preghiera, voleva una vita riservata ma a soli 27 anni fu nominato Vescovo di Grenoble. Se ne sentiva indegno, ma resse con forza e amore la sua diocesi per 52 anni fino alla morte nel 1132.

Parola di Dio: Gn. 17,3-9; Sal. 104; Gv. 8,51-59

 

“IN VERITA’, IN VERITA’ VI DICO: PRIMA CHE ABRAMO FOSSE, IO SONO”. (Gv. 8,58)

Non vi è nulla di più terribile, nella ricerca della verità, nell’essere convinti di possederla. Se poi si pensa che la verità si fondi su basi di rivelazioni religiose, si diventa ancora più caparbi, intransigenti, integralisti. La discussione che abbiamo letto nel Vangelo di oggi tra Gesù e i Giudei ne è un esempio. Parlano tutti di cose conosciute per fede ma non si intendono perché Gesù è la novità di Dio e i Giudei non vedono più in là della lettura tradizionale della loro religione. Gesù parla di salvezza, di risurrezione, di vita eterna e loro gli rispondono che Abramo è morto. Gesù dice che è Dio il testimone del suo operato ed essi non gli danno retta. Gesù alla fine dice di essere lui stesso Dio ed essi si affrettano a prendere le pietre per lapidare il bestemmiatore. Anche noi cerchiamo la verità, ma come disporci davanti ad essa? Prima di tutto occorre la giusta umiltà. La mia ricerca non deve partire dalla presunzione che io arriverò a conoscere tutto. Non è possibile. Sono forse come Dio? Io posso cercare la verità della mia vita, del dolore, della gioia, dell’eternità, dell’universo, di Dio stesso, ma sono creatura. C’è però una strada privilegiata per arrivare a conoscere e vivere la Verità. E’ Dio stesso e quello che Lui mi ha rivelato di se stesso. Dio agli Ebrei aveva rivelato di essere Uno. Attraverso Gesù, il suo Messia Dio continua la propria rivelazione dicendoci che è Uno ma in tre persone uguali e distinte, in relazione tra loro e con noi. Se io accetto Gesù come Figlio di Dio per le opere che ha compiuto, io ho incontrato la Verità incarnata. Tutto quello che è il messaggio di Gesù è allora verità. Tutta la verità intera? Gesù ci ha detto tutto quello che noi potevamo conoscere come creature, ma Gesù ci ha anche detto che continuerà a stare con noi fino alla fine dei tempi ed ha mandato e manda il suo Spirito per illuminarci. Noi dunque conosciamo la verità rivelata ma non una verità conclusa. Il credente ha la verità se ha Gesù ma è anche ancora proteso alla comprensione totale, quindi aperto ad ogni manifestazione della verità. Detto in parole semplici: noi siamo convinti e affermiamo che Gesù è la verità e il senso della nostra vita, ma non lo chiudiamo in formule, sappiamo che Lui ha ancora tante strade per manifestarsi a noi e ad ogni uomo.

 

 

VENERDI’ 2 APRILE

Una scheggia di preghiera:  

 

GUIDACI, PADRE, ALLA LIBERTA’ CHE CRISTO CI HA CONQUISTATA  

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: FRANCESCO DA PAOLA, Santo, Eremita 

Nacque a Paola, in provincia di Cosenza il 27 marzo 1416 da una famiglia modesta ma religiosa. A 12 anni venne in contatto con i Minori Conventuali. Si dedicò giovanissimo a vita eremitica dove in primo piano erano per lui preghiera digiuno, mortificazione e lavoro. Presto richiamati dalla sua santità si ritrovarono attorno a lui altri giovani. Molti segni e miracoli accompagnavano il suo operare. Fu chiamato a fondare un monastero a Milazzo. Fu anche chiamato alla corte di Francia. Morì il 2 Aprile 1507.

Parola di Dio: Ger. 20,10-13; Sal. 17; Gv. 10,31-42

 

“E IN QUEL LUOGO MOLTI CREDETTERO IN LUI”. (Gv. 10,42)

Gesù è davvero segno di contraddizione.Già il vecchio Simeone al tempio aveva detto a Maria: “Egli è qui per la salvezza e la dannazione di molti”. E’ su Gesù che si gioca la nostra vita. Chi, come i Giudei, si sclerotizza sulla religione, sulle leggi e le norme che essa manifesta senza accoglierle nella profondità del cuore e quindi essere aperti a Dio, si chiude a Dio stesso, Gesù diventa un millantatore, uno che vuol farsi passare per ciò che non è, uno da sopprimere perché infetta la religione e così si diventa addirittura atei deicidi. Se invece ci si apre alle parole di Gesù confermate dai segni che le accompagnano, si accoglie il dono di Dio, si comunica con la Verità, si trova il senso della vita, ci si impegna perché il suo Regno venga e venga presto. Il vangelo di oggi parla di persone che “cedettero in Lui”, ma la storia di Gesù, nonostante qualche credente in Lui sembra finire malamente. La vittoria sembra dei deicidi. E se guardiamo nella nostra vita: altro che storie a lieto fine, le nostre! Il più delle volte sono i buoni che devono soccombere, sono quasi sempre i poteri più forti (e quindi meno umanitari) che vincono; anche i santi sono passati attraverso tutta una serie di vicissitudini negative… e poi, non è forse vero che la vita di ogni uomo si conclude con la sua morte? Direi che la risposta è già insita nella stessa domanda. Gesù muore sulla croce per mano di coloro che usano male della propria religiosità, ma è proprio dalla sua morte che scaturisce il più grande amore di un Dio per gli uomini. E’ sulla croce che il perdono umanamente impossibile diventa possibile, è lì che l’amore senza limiti può manifestarsi, è nella vittoria della vita sulla morte che abbiamo la certezza della nostra risurrezione e della vita eterna. E’ in Lui che anche le nostre sconfitte diventano vittorie. E proprio mentre la morte sembra avere il sopravvento su tutto, trionfa la vita.

 

 

SABATO 3 APRILE

Una scheggia di preghiera:  

 

SIGNORE RADUNA IL TUO POPOLO  

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: PANCRAZIO DI TAORMINA, Santo, Vescovo, Martire

Una tradizione vuole che Pancrazio sia stato convertito direttamente dalla predicazione di Pietro e da lui inviato, come Vescovo, in Sicilia. Certo è che giunse a Taormina nel primo secolo e la fece sede della sua predicazione dando vita ad una prima comunità cristiana. Il suo compito non era privo di rischi e infatti l’evangelizzatore di Taormina morì lapidato dai pagani.

Parola di Dio: Ez. 37,21-28; Cantico da Ger. 31,10-13; Gv. 11, 45-56

 

“CHE VE NE PARE? NON VERRA’ EGLI ALLA FESTA?”. (Gv. 11,56)

Colui che ha risposto al Padre che chiedeva: “Chi manderò? Chi andrà per noi?” e ha detto: “Manda me!”, Colui che ha imparto da sua Madre che ha risposto: “Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me secondo la tua parola”, sarà puntuale all’appuntamento con Dio e con gli uomini. Gesù non manca mai i suoi appuntamenti, il suo è un amore troppo grande che gli fa superare le paure e anche il sudore di sangue dettato dall’angoscia, vuol troppo bene al Padre e a noi per ritirarsi. E come Gesù sarà fedele a quella festa dove avrà la parte dell’agnello immolato che con il suo sangue salva gli uomini dall’angelo della morte, così Gesù continua ad essere puntuale ad ogni appuntamento con noi. Puoi star sicuro che a quel momento di gioia della tua famiglia Egli è presente; anche se non lo vedi Lui è lì con la sua croce e la sua compassione mentre tu affronti la prova; e anche in quell’ultimo momento che sarà la morte Lui sarà ancora lì per accoglierti tra le sue braccia, solo che tu lo voglia. Ma io, sono fedele ai miei appuntamenti con la vita e con Lui? Forse non è tanto il caso di chiederci se Lui sarà fedele all’appuntamento con la festa quanto se io, se noi, abbiamo intenzione a partecipare alla sua festa.

 

 

DOMENICA 4 APRILE  DOMENICA DELLE PALME

Una scheggia di preghiera: 

 

MIO DIO, MIO DIO, PERCHE’ MI HAI ABBANDONATO

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: BENEDETTO IL MORO, Santo, Monaco

Era nato a San Fratello (Messina) nel 1526 da una famiglia discendente da schiavi negri condotti in Sicilia dall'Africa. Persona molto umile, fece il pastore poi entrò tra gli eremiti di Girolamo di Lanza. Soppresso l'istituto nel 1562, passò a Palermo tra i frati minori, ove fece il cuoco, il maestro dei novizi, il  guardiano, il  superiore. Morì amato da tutti il 4 aprile 1589. E’ patrono di Palermo dal 1652.

Parola di Dio: Vangelo delle Palme : Lc. 19,28-40.

                            Alla Messa: Is. 50,4-7; Sal. 21; Fil. 2,6-11; Lc. 22,14-23,56

 

“DICEVANO: BENEDETTO COLUI CHE VIENE NEL NOME DEL SIGNORE. ALCUNI GLI DISSERO: RIMPROVERA I TUOI DISCEPOLI. MA EGLI RISPOSE: VI DICO CHE SE QUESTI TACERANNO GRIDERANNO LE PIETRE”.  (Lc. 19,37.40)

Sembra ironica questa risposta che Gesù dà a coloro che gli chiedono di far tacere la folla dei discepoli che lo accolgono osannanti in Gerusalemme, ma è una risposta soprattutto profetica. Infatti Gesù entra nella città Santa come un re, ma come un re che serve, la cui forza non è il dominio ma l’amore. Ci saranno coloro che vorranno farlo tacere perché hanno paura di questi capovolgimenti radicali più ancora che di una rivoluzione armata, ma non si può impedire ai piccoli, ai poveri, ai semplici di accoglierlo con gioia: Gesù lo aveva detto: “I puri di cuore vedranno Dio”. Il potere con la forza può crocifiggere, pensare di far tacere, ma non si può sopprimere il bisogno di giustizia, di verità e di amore. Anche nelle infinite oppressioni testimoniate dalla storia, ci sono sempre stati uomini dal cuore sincero che si sono ribellati ed hanno cercato la libertà. Consoliamoci e facciamoci forza con le parole di Gesù: anche quando tutto sembra andar male, quando ci sentiamo oppressi o estranei in un mondo non più nostro, non più umano, quando sembra non esserci più un futuro di speranza, allora pensiamo: “grideranno le pietre”. Forse persino la pietra dura che qualche volta si è creata nel nostro cuore potrà mettersi a gridare. Ci sarà sempre un tempo di rinascita, perché ci saranno sempre uomini (e speriamo anche noi) che con Cristo cercheranno amore e libertà.

 

  

LUNEDI’ 5 APRILE

Una scheggia di preghiera:  

 

IL SIGNORE E’ MIA LUCE E MIA SALVEZZA  

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ALBERTO DA MONTECORVINO, Santo Vescovo 

Nacque da nobile famiglia normanna nel 1031 nei pressi di Montecorvino (provincia di Foggia). Tra il 1059 e il 1075 fu eletto vescovo contro la sua stessa volontà. Erano molti infatti che lo cercavano per il suo spirito di preghiera e per la fama della sua bontà. Morì il 5 aprile di un anno tra la fine del XI e l’inizio del XII secolo.

Parola di Dio: Is. 42,17; Sal. 26; Gv. 12, 1-11

 

“E TUTTA LA CASA SI RIEMPI’ DEL PROFUMO DELL’UNGUENTO”. (Gv. 12,3)

La settimana Santa comincia con un buon profumo, è il profumo dell’unguento che Maria, sorella di Marta e di Lazzaro da poco risuscitato dai morti, versa sui piedi di Gesù che è ospite in casa sua. Nel Vangelo di Luca troviamo un episodio analogo ma là è una peccatrice che davanti a Gesù sente sciogliersi il nodo del suo peccato e si converte ad una vita nuova e ad un amore senza peccato. Qui invece il rapporto è diverso: Maria ha un nome, è amica di Gesù, è una che sta ai suoi piedi per ascoltarlo, è riconoscente per la grazia che ha ricevuto e il suo gesto è per Gesù un presagio della sua sepoltura: il profumo della fede e dell’amore che attendono la risurrezione. Sembrano due donne distanti tra loro eppure le accomuna lo stresso gesto di onore e di amore. La fede di colei che è nella grazia dell’amicizia e il pentimento della donna che è nel peccato, hanno lo stesso profumo “che riempie tutta la casa”, perché di amore è piena la loro vita. Tutte due si “innamorano di Gesù” perché è Lui che le salva. Se guardiamo dentro di noi forse ci sono un po’ tutti e due i personaggi: certamente c’è il peccatore che ha bisogno di convertirsi e c’è anche il desiderio, forse non mai saziato a sufficienza, dell’amore per Gesù, in noi c’è fede e grazia e c’è peccato e pentimento. Se però come quelle due donne lasciamo traboccare in noi il sentimento e l’amore e ci mettiamo ai piedi di Gesù per adorarlo, ringraziarlo, chiedergli perdono anche la nostra casa si riempirà di buon profumo di salvezza e di gioia.

 

 

MARTEDI’ 6 APRILE

Una scheggia di preghiera:  

 

DONAMI DI GUSTARE LA DOLCEZZA DEL TUO PERDONO  

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: CELESTINO I, Santo, Papa 

Era nativo della Campania. Nel 422 venne eletto Papa. Intraprese un’opera di restaurazione della Chiesa. Convocò il III Concilio ecumenico di Efeso dove venne affermata la natura umana e divina di Gesù. Da ciò Maria può essere chiamata Madre di Dio. Morì nel 432.

Parola di Dio: Is. 49,1-6; Sal. 70; Gv. 13,21-33.36-38

 

“PIETRO GLI DISSE: SIGNORE DOVE VAI?…DARO’ LA MIA VITA PER TE!”. Gv. 13, 36.37)

Pietro è uno che ama, ma è un debole. Per questo ci è tanto simile. Forse proprio per questo Gesù lo ha scelto come capo della Chiesa, per farci capire che quello che conta non è la nostra forza, la nostra completa rettitudine morale, ma la nostra debolezza confortata dal suo amore e dal suo perdono. Pietro quando chiede a Gesù: “Dove vai?”, lo chiede perché lui desidera essere là dove è il suo maestro, quando, proprio in quella notte, seguirà Gesù nel cortile del pretorio, sarà sia “per vedere come andava a finire” ma anche per vedere se forse non poteva fare qualcosa. Quando Pietro dice a Gesù che è disposto a dare la sua vita per Lui è sincero infatti sguainerà la spada nell’orto degli ulivi per combattere per Gesù e per vendere a caro prezzo la propria vita… Pietro lo ama davvero Gesù ma nello stesso tempo vorrebbe che le cose andassero come vuole lui. Perché il Figlio di Dio deve soffrire? Perché non prende il potere con la forza o con l’astuzia? Perché non è un po’ meno intransigente e un po’ più diplomatico?…. “Signore, noi ti amiamo, siamo anche disposti a giocare almeno un po’ della nostra vita per te, ma se tu fossi un po’ secondo i nostri progetti! Perché non intervieni con forza davanti alle ingiustizie? Perché la sofferenza, la prova sembra quasi accanirsi nei confronti dei tuoi amici? Perché tanta pazienza nei confronti dei malvagi, perché permetti tanti scandali? Perché…”. Poi fermiamoci e facciamo un po’ di silenzio per sentire anche noi, in lontananza cantare un gallo il quale non ci rimprovera il nostro peccato, ma può farci riflettere: chi  conosce la verità e il senso della vita: io o Gesù? E’ più giusto che Gesù cominci a pensarla come me o che io mi abbandoni e cominci a pensare come Lui? E meglio che mi affidi ai miei piccoli ragionamenti o che nella mia debolezza impari da Lui ad amare?

 

 

MERCOLEDI’ 7 APRILE

Una scheggia di preghiera:  

 

NELLA TUA FEDELTA’ SOCCORRIMI, SIGNORE  

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: GIOVANNI BATTISTA DE LA SALLE, Santo Confessore

Nacque a Reims nel 1615 da famiglia ricca e pia. Nel 1678 fu ordinato sacerdote. Fu pioniere delle scuole popolari e per questo pensò ad una Congregazione di maestri. Previde anche scuole per la formazione degli insegnanti. Morì a Rouen nel 1719.

Parola di Dio: Is. 50,4-9; Sal. 68; Mt. 26,14-25

 

“RABBI’, SONO FORSE IO?”. (Mt. 26, 25)

“Questa inquietante domanda, purtroppo, continua ad essere una realtà per noi. Tradimenti piccoli o grandi ce ne sono già stati nella nostra vita e fino all’ultimo momento possiamo abbandonarti, venderti, tradire te il tuo amore. Nessuno di noi può avere la presunzione di dire: “Sono sicuro, io non corro rischi”. E Tu questo lo sai. Lo sapevi quando hai scelto quei dodici, lo sapevi quando hai scelto di affidare a una chiesa l’annuncio del tuo regno, lo sapevi quando hai scelto di farci il dono di essere cristiani. E sai anche la nostra debolezza, la forza della tentazione, i distorcimenti della verità a cui spesso andiamo incontro. Eppure ti sei fidato e ti fidi di noi, senti profondamente l’amarezza del tradimento, capisci la gravità delle nostre scelte ma dimostri di volerci bene non solo perché ci lasci liberi ma anche perché sei sempre pronto a ricominciare con noi. Non voglio mettermi a far fini quanto inutili discussioni teologiche sulla figura di Giuda, se era un predestinato o meno a questo compito… Giuda per un motivo o per un altro ha sbagliato, ha tradito l’Amore con un bacio, poi si è anche pentito, ha cercato di rimediare restituendo quei denari, ma non c’era più tempo e allora ha sbagliato ancora una volta: forse per dire il suo pentimento, forse per punirsi di ciò che aveva fatto è andato ad impiccarsi. Ma il tuo amore di crocifisso per i peccatori non avrà raggiunto anche Giuda che, in fondo sbagliando ancora atrocemente con il suo suicidio, almeno indirettamente chiedeva perdono? Noi non lo sappiamo. Questo fa parte del Tuo rapporto intimo e profondo con ciascuno di noi, ma ti chiediamo Gesù di starci vicino perché in ciascuno di noi può esserci un Giovanni, un Pietro o un Giuda”

 

 

GIOVEDI’ 8 APRILE - GIOVEDI’ SANTO

Una scheggia di preghiera:  

 

IL TUO CALICE, SIGNORE, E’ DONO DI SALVEZZA  

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:

CAROLINA BELTRAMI Fondatrice delle Suore Immacolatine, Serva  di Dio         

Carolina nasce ad Alessandria il 4 Agosto 1869 da Giovanni e Virginia De Ambrosis. Studiò presso le Canossiane di Milano, dove la famiglia si era trasferita. Ritornata ad Alessandria fu catechista alla Cattedrale ed animatrice di oratorio. Nel desiderio di aiutare le giovani, con altre compagne generose, aprì un laboratorio: accorrevano molte ragazze, specialmente le operaie del cappellificio Borsalino. Poco per volta le animatrici di Carolina si chiamarono “Signore dell’Immacolata”. Molte aderivano a questo ideale e Carolina poté aprire sia a Torino che a Milano una casa per la protezione della giovane. Dopo un momento in cui, a  causa di un direttore spirituale, tornò a casa sua, con l’aiuto del Vescovo di Alessandria, Giosuè Signori poté riprendere la guida della sua opera ottenendo di vestire da suora. Nel novembre 1921, l’opera diventa congregazione religiosa. Le case si moltiplicano in Val di Lanzo, in Toscana, ad Ivrea e ancora ad Alessandria. A causa di invidie e di particolari difficoltà Carolina si trovò ad essere nelle sue case come semplice suora. Morì ad Alessandria l’ 8 aprile 1932

Parola di Dio: Es. 12,1-8. 11-14; Sal.115; 1Cor. 11,23-26; Gv. 13,1-15

 

“SE IO, IL SIGNORE E IL MAESTRO HO LAVATO I VOSTRI PIEDI, ANCHE VOI DOVETE LAVARVI I PIEDI GLI UNI GLI ALTRI. (Gv. 13,14)

E’ un giorno importante questo nel cammino di ogni comunità cristiana. Oggi riceviamo il testamento di Gesù. Prima di morire Egli lo ha scritto per noi nel suo sangue. Egli ci fa eredi di se stesso; si dona a noi nel pane e nel vino consacrati, si fa prigioniero di amore nei nostri tabernacoli, ci dà il segno della sua continua incarnazione in mezzo a noi, ci vuole bene fino “a farsi mangiare” per essere una sola cosa con noi, ci dà quel Pane che deve aiutarci a superare le divisioni, che è la forza di perdono per arrivare a perdonare, ci dà quel sangue che ci rigenera e nel dono dello Spirito ci fa rinascere a vita nuova, ci segna perché l’angelo della morte non abbia ad infierire su di noi, ci destina ad una eternità con Dio… Ma c’è anche un secondo articolo nel testamento di Gesù per noi che in fondo afferma gli stessi doni precedenti ma che anche visivamente ci suggerisce quale deve essere il Regno in cui noi siamo entrati: la lavanda dei piedi. Dio viene incontro alle nostre debolezze. Lui, il Maestro e Signore, non ha paura neanche del nostro peccato, anzi se lo carica sulle spalle come farà con la croce e sulla croce lo inchioderà perché possa essere perdonato, ma chiede a noi di fare la stessa cosa, di lavarci i piedi a vicenda. Non ci affida una Chiesa potente ma sa che facciamo parte di una chiesa peccatrice, non ci chiede di conquistare il mondo, ma di seminare amore, non ci chiede di condannare e giudicare per “difendere il dogma”, ma di cercare con umiltà e di saper sempre vedere nell’altro un fratello. Fin che sarai impegnato a fare il gesto del servo che lava i piedi non avrai tempo per alzare gli occhi e condannare; fin che vedrai le miserie del fratello, sarai conscio di essere misero anche tu; fin che sentirai le mani del Cristo che lavano i tuoi piedi e il tuo cuore capirai quanto è bello amare, perdonare come ha fatto Lui. Davanti alla legge un testamento lo si può accettare o rifiutare. Oggi, giovedì Santo, accettiamo o rifiutiamo il testamento di Gesù?.

 

 

VENERDI’ 9 APRILE – VENERDI’ SANTO

Una scheggia di preghiera:  

 

PADRE, NELLE TUE MANI CONSEGNO IL MIO SPIRITO  

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: DEMETRIO, Santo, Martire  

Era originario da una agiata famiglia consolare greca. Era diventato un pubblico funzionario e un graduato dell’esercito, ma cristiano. Nel 306 a Tessalonica, per la sua fede, fu torturato e martirizzato a colpi di lancia.

Parola di Dio: Is. 52,13-53,12; Sal. 30; Eb. 4,14-16; 5,7-9; Gv. 18,1-19,42

 

“LO CROCIFISSERO”. (Gv. 19,23)

Oggi e domani, nelle celebrazioni e nei silenzi che la liturgia ci propone vi invito a mettervi davanti a un crocifisso (al Crocifisso) e a lasciare che il vostro cuore “legga” questo libro meraviglioso. Io ho provato a farlo, ma questi sono solo piccoli suggerimenti: il Crocifisso ha tante cose da dire a ciascuno di noi.

 

Capitolo primo: La croce non mi piace

Non mi piace! E’ uno strumento di morte. Qualcuno lo riteneva uno strumento di giustizia, ma è giustizia inventare un modo così atroce di morire? Gli uomini hanno messo tutta la loro intelligenza per studiare un modo per far morire in maniera atroce e degradante: nudo davanti agli altri, sospeso e immobilizzato, degradato, impotente, inchiodato, sanguinante, deriso, preso dagli spasmi più atroci, costretto dal tuo stesso istinto di sopravvivenza a prolungare la morte nella sofferenza. Non mi piace pensare che un uomo possa sentirsi capace di uccidere un altro uomo fosse anche per “giustizia!” Mi ribello profondamente al sentir parlare di croci, camere a gas, ghigliottine, impiccagioni, sedie elettriche, torture, fuochi… Quando poi vedo il giusto soffrire queste cose, tutto in me si ribella. Quando penso a te che per amore ti sei fatto uomo, che sei passato in mezzo a noi facendo bene tutte le cose e ti vedo lì appeso mi ribello: perché Signore la cattiveria, perché l’ingiustizia? Perché proprio a Te abbiamo dovuto dare il peggio di noi?

 

Capitolo secondo: Il crocifisso e i crocifissi.

Guardo la tua immagine e sulla maschera del tuo volto coperto di sangue, di sputi, tirato dal dolore si compongono i volti dei tanti crocifissi della terra: quelle terribili immagini di madri scheletriche che piangono lacrime silenziose su bambini dalla pancia gonfia, il volto che ormai era solo più un teschio di quel ragazzo morto per Aids, i corpi crivellati, dilaniati per lo scoppio delle bombe dell’assurdo terrore, il volto imbiancato di polvere di quel ragazzo che hanno estratto dopo sei giorni dalle macerie di un palazzo e che grida: “Non sono più solo!”, il volto di paura di quei familiari che aspettano nell’astanteria dell’ospedale per sapere se il loro ragazzo è vivo e vivrà…Signore: Quanti volti! Sono il tuo volto!

Tu gridi : “Pietà!” nel tuo dolore. Noi gridiamo: “Abbi pietà di noi!”.

 

 

SABATO 10 APRILE – SABATO SANTO

Una scheggia di preghiera:  

 

ACCOGLICI, SIGNORE, NELLA TUA MISERICORDIA  

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: POMPEO, Santo, Martire 

Era uno dei tanti cristiani del III secolo che testimoniarono la fede con il martirio. Lui con Terenzio, Africano e altri 39 compagni fu torturato e poi decapitato a Cartagine

Parola di Dio: Non c’è liturgia fino alla veglia di risurrezione

 

“GESU’ DISSE: TUTTO E’ COMPIUTO!. E, CHINATO IL CAPO, SPIRO’ “(Gv. 19,30)

 

Capitolo terzo: La morte.

La morte fa paura, ma quando la sofferenza è grande la si invoca; è quasi come un acquietarsi e rientrare nel seno della propria madre. Davanti alla morte si urla o una lacrima silenziosa testimonia il nostro passaggio. Per te Gesù c’è stato tutto questo: l’urlo di chi sente mancare il fiato, ma anche di chi si sente solo, incompreso, abbandonato. La paura che raccoglieva tutte le nostre paure di uomini. La presenza di tua madre per poterla chiamare con l’ultima parola dei moribondi: “Mamma!”, lo schiamazzo delle folle e il silenzio di chi ti ama. Come sarà la mia morte? Stento ad immaginarmela, spesso ironizzo su di essa, quasi ad allontanarne il pensiero… ma essa è lì a mettere in evidenza i miei non frutti. Anche per te, Gesù, la vita, la missione sembra essere una sconfitta, ma tu porti nella morte e nel cielo un frutto prezioso, un altro crocifisso, un ladro pentito. Signore che alla mia morte insieme ai miei peccati io possa portare anche solo un'altra persona salvata dalla tua misericordia!

 

Capitolo quarto:La croce è un legno che fiorisce

Un frutto appeso a un albero che era “bello a vedersi e buono a gustarsi” è stato l’inizio del peccato dell’uomo ora c’è un altro albero, la Croce con appeso un frutto arrossato dal sangue, maturato nella sofferenza e nella morte eppure: “Guarderanno a colui che hanno crocifisso e saranno salvati”. E’ vero, la croce è brutta ma colui che l’ha accettata per amore l’ha trasformata in grazia. E allora riesco ad intuire qualcosa perfino delle sue parole: “Chi non prende la sua croce e non viene dietro di me non è degno di me”. La croce è la nostra speranza, la nostra salvezza, la nostra gloria. Tutto tace oggi in attesa della rinascita, della fedeltà di Dio, ma quel segno silenzioso già parla e le sue parole non sono di morte ma di vita che ha vinto la morte.

 

 

DOMENICA 11 APRILE – DOMENICA DI PASQUA

Una scheggia di preghiera:  

 

QUESTO E’ IL GIORNO DI CRISTO SIGNORE, ALLELUIA, ALLELUIA  

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: STANISLAO, Santo, Vescovo     

Nacque tra il 1030 e il 1055 nelle vicinanze di Cracovia da umile famiglia. Diventato prete, per le sue non comuni doti spirituali, morali e intellettuali, fu canonico a Cracovia, poi Vescovo. Esercitò il ministero con particolare attenzione alla evangelizzazione e alla riforma del clero. Stanislao non aveva peli sulla lingua e accusò pubblicamente il re Boleslao II° per la sua condotta immorale. Il re lo fece uccidere proprio mentre celebrava la Messa nel 1099.

Parola di Dio: Atti 10,34.37-43; Sal.117; Col. 3,1-4 (1Cor. 5,6-8); Gv. 20,1-9

 

“NON AVEVANO ANCORA COMPRESO LA SCRITTURA, CHE EGLI CIOE’ DOVEVA RISUSCITARE DAI MORTI”. (Gv. 20,9)

Che effetto fa, oggi, gridare gioiosamente, celebrare, dire: “Cristo è risorto”? Buona parte del nostro mondo non conosce neppure Cristo. Per altri la risurrezione è un mito: Gesù è stato un grand’uomo della storia, ha detto cose rivoluzionarie e quindi è finito male perché il potere e l’ordine costituito non potevano permettersi un elemento di disturbo come Lui; molte delle cose che ha detto possono essere valide, ma tutto finisce lì. Per molti altri la risurrezione c’è stata, ma   è un fatto personale di Gesù (beato Lui!), infatti dopo duemila anni tutti moriamo ancora. Ed ecco, allora, che anche oggi molti ”cristiani” si recano in chiesa per tradizione, per abitudine a compiere dei riti religiosi spesso celebrati con altrettanta abitudine ripetitiva da sacerdoti più becchini della morte che ministri della vita. L’antica sequenza di Pasqua che abbiamo letto diceva: “Morte e vita si sono affrontate in un prodigioso duello. Il Signore della vita era morto; ma ora, vivo, trionfa”. E, allora, è ora di smetterla di andare alla sepoltura di Dio. Chi va in chiesa, oggi, non va a visitare una tomba.  Il Tabernacolo non è un’urna cineraria, lì c’è il Pane della vita. L’Eucaristia non è un rito commemorativo organizzato da un’impresa di pompe funebri  in occasione di un anniversario di morte, è la memoria viva dell’amore di Dio morto e risorto e operante in mezzo a noi. Qualcuno mi dirà: “Ma cammina con i piedi per terra! Dov’è che la morte è vinta? Dopo quella ‘risurrezione’ ci sono quasi duemila anni in cui i cimiteri hanno continuato a riempirsi: grandi e piccoli, poveri e ricchi, umili e scienziati, nessuno si è salvato dalla morte!” E’ vero, ma se credi, da dopo la risurrezione di Gesù, la morte non è più la stessa, è cambiato anche il dolore, si sono aperte porte che danno una prospettiva diversa. Ripetiamoci ancora la frase di Paolo: “Se siete risorti con Cristo…” Il senso della nostra Pasqua è qui. Se risorgere è solo qualcosa che tocca Cristo e non noi, oggi, è una cosa, ma se ci riguarda adesso, cambia tutto.

 

 

LUNEDI’ 12 APRILE

Una scheggia di preghiera:  

 

SI’, NE SIAMO CERTI: CRISTO E’ DAVVERO RISORTO. TU RE VITTORIOSO PORTACI LA TUA SALVEZZA.  

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: GIULIO I, Santo, Papa 

Era romano. Fu eletto Papa nel 337. Era il periodo della eresia ariana. Giulio convocò un concilio dove si mostrò abile mediatore. Fece anche costruire chiese e basiliche romane. Morì nel 352.

Parola di Dio: At. 2,14.22-32; Sal. 15; Mt. 28, 8-15

 

“I SOMMI SACERDOTI E GLI ANZIANI DELIBERARONO DI DARE UNA BUONA SOMMA DI DENARO AI SOLDATI…”. (Mt. 28,12)

Davanti ad un fatto straordinario che supera le nostre solite capacità  è logico rimanere meravigliati e anche perplessi. Se, come in questo caso ti parlano della risurrezione di un uomo puoi avere effettivamente tutta una serie di dubbi. Ma se dubitare è lecito, intestardirsi, non voler vedere a nessun costo, falsare la verità è colpevole. Questi capi degli anziani, che proprio perché religiosi sapevano che la verità va sempre rispettata, arrivano addirittura a comprare con denaro le guardie affinché mentiscano. Noi possiamo dire che la fede è difficile, possiamo anche avere tutta una serie di dubbi, possiamo anche lecitamente esternare agli altri i nostri interrogativi, ma inganniamo solo noi stessi e il prossimo se non rispettiamo la verità, se cerchiamo a tutti i costi di addomesticare il Vangelo, se pensiamo di manipolare Dio. La risurrezione di un uomo può essere difficile da credere perché diciamo noi : “Non l’abbiamo mai vista” secondo quello che ci immaginiamo umanamente, ma continuamente siamo testimoni di "risurrezioni". Tanto per stare agli stessi esempi portati da Gesù: quando tu semini un chicco di grano, questo muore, sparisce ma si trasforma in germoglio e poi in stelo e poi in pianta che porta frutto, se tu metti il lievito nella pasta, non vedrai più il lievito, ma tutta la pasta sarà fermentata… E’ vero che non abbiamo mai visto con i nostri occhi un uomo morto poi risorto, vivente come prima, ma che cosa può impedirci di credere, come dice la il prefazio della messa dei defunti che “ Ai tuoi fedeli, o Signore, la vita non è tolta, ma trasformata; e mentre si distrugge la dimora di questo esilio terreno, viene preparata una dimora eterna nei cieli”?

 

 

MARTEDI’ 13 APRILE

Una scheggia di preghiera:  

 

DELLA GRAZIA DEL SIGNORE E’ PIENA LA TERRA  

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: MARTINO I, Papa e martire 

Era nato a Todi. Fu eletto Papa nel 649. Convocò un Concilio per condannare i monoteliti. Arrestato dall’imperatore Costante subì dure sofferenze da esiliato a Costantinopoli. Morì nel 656.

Parola di Dio: At. 2,36-41; Sal. 32; Gv. 20,11-18

 

“LE DISSE GESU’: DONNA PERCHE’ PIANGI?”. (Gv. 20,15)

Una domanda a prima vista, sciocca, assurda, quella che Gesù fa a Maria. Sembra quasi che Gesù sia lontano dai sentimenti, da tutto il dolore che comporta la vita. E’ vero che la vita è bella ma è anche estremamente dolorosa, è vero che niente come un affetto profondo, sincero, vero riempie di più il cuore, ma è anche vero che qualunque avvenimento bello che qualunque sentimento profondo sottostà alla caducità della vita. Quando ti manca qualcuno dei tuoi cari, quando vedi una speranza su cui avevi giocato tutto andare persa, quando vedi un affetto profondo deluso umiliato o annientato dalla morte allora quanta amarezza nel cuore e quante lacrime negli occhi! E Gesù chiede: “Perché piangi”? No, Gesù non è distaccato dalla nostra realtà. Anche lui ha pianto e non solo su se stesso e sulla passione che lo attendeva, ma anche su Gerusalemme che vedeva abbandonata, sul suo popolo che vedeva come un gregge senza pastore, sulla morte del suo amico Lazzaro… Gesù non rimprovera le lacrime, non è l’eroe che si sente grande perché stoicamente sa affrontare ogni difficoltà senza piangere. Gesù vuol solo aiutare Maria e noi a non fare delle lacrime e della tristezza l’ultima spiaggia. Gesù vuole impedire che le lacrime di Maria non le lascino vedere chi ha davanti, che queste non facciano morire la speranza. Anche a noi Gesù dice: “Perché piangi?” non per dirci che i nostri problemi non lo toccano e non devono toccare anche noi, ma per impedirci di fermarci alle lacrime. Possiamo piangere per un sentimento perduto, ma non dobbiamo per questo perdere ogni sentimento. Possiamo piangere di una malattia di cui umanamente non vediamo soluzione, ma questo non deve impedirci di continuare a lottare o a vedere oltre. Possiamo piangere per la morte di un nostro caro ma non lasciando morire la fede e la speranza.

 

  

MERCOLEDI’ 14 APRILE

Una scheggia di preghiera:

 

RESTA CON NOI, SIGNORE, PERCHE’ SI FA SERA E IL GIORNO GIA’ VOLGE AL DECLINO.

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ABBONDIO DI ROMA, Santo  

Era mansionario nella basilica di San Pietro a Roma ed esercitava questo compito con grande umiltà e dignità. Sembra sia morto nell’anno 564. Il clero addetto alla basilica di San Pietro lo ricorda e festeggia il 14 aprile

Parola di Dio: At. 3,1-10; Sal.104; Lc. 24,13-35

 

“NON CI ARDEVA FORSE IL CUORE NEL PETTO MENTRE CONVERSAVA CON NOI LUNGO IL CAMMINO, QUANDO CI SPIEGAVA LE SCRITTURE?”. (Lc. 24,32)

Anche se oggi sempre più ne sorrido, è sempre stato per me un vanto proclamarmi persona ‘razionalista’, con i piedi per terra, ma questo nel tipo di educazione imperante nei miei anni spesso voleva anche dire uno che non solo sapeva tenere a bada i sentimenti ma che quasi li considerava come un qualcosa di inferiore. Per cui, se ancora oggi dico di non aver mai avuto visioni particolari, di non aver mai sentito il Signore parlarmi nell’orecchio, se dico che ho difficoltà a credere a statue che piangono o a Madonne che appaiono forse con troppa frequenza, oggi riconosco che tante volte il Signore ha davvero camminato con me, mi ha parlato non con il linguaggio delle parole ma con quello della vita, mi ha “miracolato” un mucchio di volte, ha fatto fremere il mio cuore “mentre mi parlava per la via”. Questi discepoli di Emmaus, delusi dalla piega che gli avvenimenti hanno preso, stanno lasciando Gerusalemme e tutte le loro speranze: stanno a malincuore lasciando Gesù e la bella avventura che avevano intrapreso con Lui. Si è messa di mezzo la cattiveria e la croce e sembra non esserci più nulla se non un mesto ritorno alle vecchie abitudini. Ma è proprio in questo momento di estrema delusione e debolezza che si avvicina uno strano viandante a “riscaldare il cuore”, che arriva qualcuno a parlarci con i segni del pane della condivisione. E allora anch’io, vecchio razionalista (forse, dirà qualcuno, rammollito dagli anni) vi assicuro che Dio ci parla, non con il linguaggio che vorremmo noi ma in mille altri modi e tutti i giorni; vi dico che Dio è compagno di viaggio nel quotidiano, che basta lasciargli superare la crosta del nostro cuore per “sentirci ardere dentro”, che basta ripetere con Lui il gesto del pane e della fraternità per sentirlo risorto e vivo in noi. E se poi Lui, proprio in quel momento, se ne andrà non sarà la delusione a rimanere con noi, ma la forze che ci farà correre dagli amici per renderli partecipi della gioia che Lui ci ha fatto gustare.

 

 

GIOVEDI’ 15 APRILE

Una scheggia di preghiera:

 

O SIGNORE, NOSTRO DIO, QUANTO E’ GRANDE IL TUO NOME SU TUTTA LA TERRA.

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: PATERNO Vescovo                                   

Nato in Francia a Poitiers, sentiva due esigenze: quella della vita solitaria e l’urgenza della evangelizzazione. Le mise in pratica alternativamente: giunse nel Galles, in Irlanda e poi in Palestina dove fu fatto Vescovo. Venne poi richiamato a Vannes dove rimase vescovo Paterno di nome e di fatto per 13 anni. Sembra sia morto nel 511.

Parola di Dio: At. 3, 11-26; Sal. 8; Lc. 24,35-48

 

“STUPITI E SPAVENTATI CREDEVANO DI VEDERE UN FANTASMA”. (Lc. 24,37)

Nella vita è molto facile confondere la realtà con i fantasmi. Quanti esempi quotidiani abbiamo di questo: c’è gente che dà più credito ad un oroscopo di quanto dia credito alle persone che vivono con loro. I vari fitness e il trucco valgono più della realtà e vedi spesso andare in giro dei “fantasmi di bellezza” che se li avessi visti al mattino appena alzati saresti fuggito inorridito, spesso dietro pellicce o abiti sontuosi che sembrano indicare la massima rispettabilità o dietro incarichi “al massimo livello”, scopri cadaveri ambulanti o persone arriviste che sono state messe a ricoprire ruoli importanti proprio perché sono cretine. E non è forse facile prendere per oro ciò che non è, giocare la propria vita su cose che sono passeggere e lasciarsi sfuggire l’essenziale…? Anche gli apostoli, che pur avevano avuto esperienza diretta di Gesù, spesso cadono nel tranello dei “fantasmi”. Gesù che cammina sulle acque per venire loro incontro è un “fantasma” che mette terrore, Gesù trasfigurato sul Tabor fa parlare a sproposito perché Pietro “non sapeva quel che diceva”. Gesù trasfigurato dal dolore nell’orto degli ulivi non ha diritto neanche ad un momento di condivisione e di preghiere perché “i loro occhi erano appesantiti dal sonno”, il Risorto viene scambiato per un fantasma anche se i discepoli già avevano avuto la testimonianza della tomba vuota, di Maria Maddalena… E anche la formalità delle  religioni spesso ci aiuta a credere che Gesù sia un fantasma: un battesimo ricevuto per tradizione senza un minimo di impegno da parte dei genitori è il modo per convincersi che Dio sia un fantasma a cui bastano pochi riti per tenerlo buono, una Eucarestia che è diventata un rito senza la certezza che quel pane sia il Cristo vivente che viene a sostenere il mio cammino, è ridurre il dono più grande ad un fantasma, una predicazione senza convinzione, un sacramento della Confessione solo come lavanderia a gettone, una testimonianza senza gioia sono fantasmi di Gesù.

Gesù non è un fantasma e mi piace il modo concreto con cui Gesù lo dimostra: “Toccate le mie ferite!”

Gesù, il risorto è il Crocifisso. La risurrezione non ha cancellato la crocifissione. Chi vuole seguire Gesù e non un fantasma, deve sapere che è certa la risurrezione, ma anche che non ci viene cancellato il fatto che per giungervi bisogna passare attraverso la crocifissione.

 

 

VENERDI’ 16 APRILE

Una scheggia di preghiera:

 

SEI LA MIA LUCE, SEI LA MIA SALVEZZA, SEI LA MIA GIOIA, ALLELUJA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: BENEDETTO GIUSEPPE LABRE, Santo, Confessore 

Nacque in Francia ad Amettes il 25 marzo 1748. Voleva diventare trappista ma per il suo carattere ebbe difficoltà in vari monasteri. Preferì allora diventare pellegrino, “il vagabondo di Dio”. Viveva di carità, predicava, testimoniava nei suoi viaggi tra Francia e Italia. Morì il 17 aprile 1783 nel retrobottega di un macellaio che lo aveva raccolto per le strade di Roma.

Parola di Dio: At. 4,1-12; Sal 117; Gv. 21,1-14

 

“ALLORA QUEL DISCEPOLO CHE GESU’ AMAVA DISSE A PIETRO: E’ IL SIGNORE!”. (Gv. 21,7)

Stupisce vedere come in questa apparizione di Gesù risorto, gli apostoli non riescano a riconoscere Gesù, non riescano neppure a leggere la pesca miracolosa come un segno del risorto. Solo Giovanni, il contemplativo, l’innamorato, ha occhi per riconoscerlo. Si tratta di prospettiva: si può essere familiari a Gesù, uomini di preghiera e passargli accanto, ma è solo chi lo ha nel cuore, chi è abituato a conoscere i suoi gesti, i suoi silenzi, l’intonazione della voce che lo incontra. Quando la preghiera è solo intellettuale, quando è legata a parole e gesti non ci porta ancora all’incontro, ma quando il desiderio, la ricerca, gli affetti partono dal cuore, allora si vede bene, e anche il minimo indizio ci porta subito ad incontrare l’amato e a leggere la vita con Lui. Gesù ha acceso il fuoco. Il fuoco dell’amicizia, il calore di un Dio che ama, il fuoco che purifica, il fuoco del trovarsi insieme. Gesù ci ha preparato e ci prepara la cena. Si è messo il grembiule del servizio, ci ha lavato i piedi, ci ha convocati intorno alla mensa della sua parola, si è fatto pane per noi. Se noi pensassimo all’Eucarestia così, non la vedremmo più come un rito, un dovere, non troveremmo più le assurde scuse per giustificarci se “non possiamo andare”. Gesù ha preparato tavola, ti dà se stesso, ti invita personalmente, a quella mensa “c’è un posto anche per te” per ricevere gratuitamente tutti i suoi doni. Sarebbe meno festa per tutti se quel posto rimanesse vuoto.

 

  

SABATO 17 APRILE

Una scheggia di preghiera:

 

TI RENDIAMO GRAZIE, SIGNORE NOSTRO DIO

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: VANDONE  Abate, Santo                              

Vandone aveva scelto di vivere umilmente nel monastero di Fontanelle, in Francia, però le sue doti lo fecero scegliere come abate. Fu esiliato da Carlo Martello ma poi richiamato da Pipino il breve. Guidò con equilibrio quel monastero arricchendolo soprattutto nella biblioteca. Morì nel 754.

Parola di Dio: At. 4, 13-21; Sal. 117; Mc. 16,9-15

 

“ALLA FINE APPARVE AGLI UNDICI E LI RIMPROVERO’ PER LA LORO INCREDULITA’ E DUREZZA DI CUORE”.  (Mc. 16,14)

Per tutta questa ottava di Pasqua abbiamo letto i racconti delle apparizioni del risorto ed oggi, a conclusione ecco la sintesi di queste apparizioni che Marco fa al termine del suo Vangelo.. Leggendolo mi hanno stupito due particolari: Il primo è che Marco dice che Gesù apparve la prima volta a Maria Maddalena , e il secondo è che anche dopo la risurrezione Gesù deve rimproverare i suoi discepoli per la loro incredulità. Forse gli apostoli, a cose avvenute, hanno avuto un po’ di invidia per questa prima apparizione del Risorto: “E come, siamo noi, i dodici, i rappresentanti delle tribù di Israele, gli scelti, la Chiesa gerarchica garante della verità e Gesù va apparire ad una donna e neanche dalla reputazione troppo pulita!”. Ma se questa idea è entrata nella loro mente, riflettendo si saranno anche detti: “Ma perché Gesù fino all’ultimo ha dovuto rimproverarci per la nostra incredulità? Ma chi ha amato veramente? Dove eravamo noi quando Gesù è stato messo in croce?”. Ancora una volta, anche nell’annuncio della risurrezione prevale la logica del Vangelo, la logica dell’amore contro quella della potenza. Gesù non si serve di chi strombazza parole, ma di chi sa amare sul serio, perché colui che ama gioisce talmente che, pieno di gioia, non può tenersela per sé ma la porta agli altri.

 

  

DOMENICA 18 APRILE   2^ DOMENICA DI PASQUA ANNO C.

Una scheggia di preghiera:  

 

ABBIAMO CONTEMPLATO, O DIO, LE MERAVIGLIE DEL TUO AMORE  

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: CALOGERO, Santo, Martire       

Era di Brescia e si convertì grazie ai santi Faustino e Giovita. Fu martirizzato ad Albenga sotto Adriano (117-138). In Piemonte viene ricordato particolarmente nelle diocesi di Asti e di Ivrea.

Parola di Dio: At. 5,12-16; Sal. 117; Ap. 1,9-13.17-19; Gv. 20,19-31

 

“BEATI QUELLI CHE PUR NON AVENDO VISTO CREDERANNO”. (Gv.20,29)

Ogni volta che nel Vangelo ritroviamo  una beatitudine state sicuri che essa a prima vista va contro un nostro modo abituale di intendere. Noi infatti diremmo, con un pizzico di invidia: “Beati quelli che erano là. Che hanno visto e toccato perché così sono sicuri!”. Noi, infatti, come Tommaso, ci vantiamo di essere dei razionalisti materialisti. Eppure, mentre diciamo questo siamo già in contraddizione con noi stessi; infatti abbiamo formulato un pensiero, e chi l’ha mai visto e toccato un pensiero? Eppure esso esiste; tutto ciò che c’è di grande nella storia dell’uomo fu fatto dal pensiero. Come dunque si può dichiarare di credere solo a ciò che si vede? Noi crediamo alla giustizia, alla verità, per esse siamo disposti anche a batterci, ma che aspetto ha la giustizia? Di che colore è la verità? Domande assurde: nessuno ha mai visto giustizia o verità. Le cose grandi e care spesso non cadono direttamente sotto il dominio dei sensi. Qualcuno dice: “Ah, Dio, se lo vedessi, se lo toccassi, se mi desse dei segni concreti!…” I segni ci sono, ed anche grandi e quotidiani, ma se non c’è la fede a comprenderli, non servono a nulla. Pensiamo: all’epoca di Gesù quanti lo hanno visto e toccato, ma quanti hanno avuto fede in Lui? Dov'erano tutti i miracolati di Gesù quando la folla gridava: "A morte, a morte!” ? I Sommi Sacerdoti, gli scribi e i farisei avevano davanti Cristo in Croce eppure non solo non lo riconoscono ma lo beffano chiedendo ancora un segno: “Se sei Figlio di Dio, scendi dalla croce e ti crederemo”. Segno di Dio è la creazione, sono io stesso vivente, è la storia della salvezza; siamo quotidianamente immersi nel miracolo, ma se dietro non c’è la fede che ci dà occhi per leggere questi eventi, essi, da soli, fisicamente, non si impongono. I sensi servono, ma bisogna saper andar oltre e per fare questo bisogna affidarsi alla fede. L’unica che abbia la chiave del tuo cuore, della natura e del cuore di Dio stesso.

 

 

LUNEDI’ 19 APRILE

Una scheggia di preghiera:

 

GLORIA ALLA SANTA TRINITA’, ALLELUIA, ORA E PER L’ETERNITA’, ALLELUJA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ESPEDITO, Santo Martire 

Era un soldato romano, un uomo pronto, solerte nell’adempimento dei propri doveri. Era di stanza a Mitilene, nell’Asia minore. Qui sarebbe stato decapitato perché cristiano, durante la persecuzione di Diocleziano. Dal suo nome viene raffigurato con una croce con su scritto “Hodie”, adesso, subito.

Parola di Dio: At. 4,23-31; Sal.2; Gv. 3,1-8

 

“NICODEMO ANDO’ DA GESU’ DI NOTTE.” (Gv 3,1)

Nicodemo è un capo dei farisei, certamente un uomo stimato ed importante. E’ un Maestro in Israele e quindi dovrebbe saperne di religione, la sua fede dovrebbe essere sicura senza dubbi e tentennamenti. Egli va da Gesù di notte. Forse ha fatto così per non farsi vedere dai suoi pari che certamente, come succederà in seguito, lo avrebbero o preso in giro o accusato, forse va di notte da Gesù per non compromettere ulteriormente Gesù con i capi, forse sceglie la notte anche perché c’è la notte dentro di lui.  Certamente Nicodemo ha intravisto delle  luci, ha visto Gesù, i suoi miracoli. Egli aspetta la venuta del Messia, però la sua Legge, la sua posizione sociale, il suo mondo, gli dicono che forse Gesù può essere solo una falena notturna senza significato. Allora va a parlargli. Mi piace il temperamento di quest’uomo che, anche se di notte, va a cercare la verità. Quante volte nella nostra vita, noi intravediamo qualcosa, ma poi, forse perché è troppo notte, forse perché abbiamo troppa paura, non abbiamo il coraggio di confrontarci con essa e ci nascondiamo nelle nostre tradizioni, nelle nostre abitudini, o peggio, nel nostro star comodi. Gesù si fa trovare ad ogni ora del giorno, ma Gesù è pronto a farsi incontrare anche ad ogni ora della notte. Se lo hai sentito bussare al tuo cuore, e se pur in esso c’è ancora notte, non perdere l’occasione di incontrarlo: potrà diventare per te luce e forza. Infatti la cura di Gesù per Nicodemo è drastica e difficile ma lo porta a riscoprire l’essenza della fede e della vita. Gesù scombina il modo di pensare di Nicodemo e nostro: per essere uomini non basta nascere uomini, non si diventa uomini neppure con la scuola, con le lauree o con il saper gestire la ricchezza e il potere, non si è automaticamente uomini neppure per il fatto di indossare veste e abitudini religiose. E invece uomini si diventa, pagando il prezzo di lunghe fatiche, dopo e all’interno di momenti di sofferenza. Ma quello che diceva Gesù a Nicodemo, la rinascita che Lui chiede, va ancora oltre. L’uomo da solo è già tanto se diventa uomo. Per diventare uomini nuovi occorre rendersi disponibili a lasciare operare qualcun altro in noi: lo Spirito Santo.  Egli ha il potere di ridarci il nostro volto definitivo, quello di Figli di Dio, come Gesù. Solo quando si raggiunge questo si è veramente uomini, nella pienezza, come Dio si aspetta da noi. Gesù dice che lo Spirito soffia, agisce quando e dove vuole. Allora il mio compito è soprattutto quello di rendermi disponibile. Se voglio nascere davvero a Figlio di Dio, il mio compito è guardare a Gesù e lasciare che lo Spirito Santo, poco per volta, mi faccia diventare come Lui: allora non sarà più notte.

 

  

MARTEDI’ 20 APRILE

Una scheggia di preghiera:

 

LA NOSTRA SUPPLICA GIUNGA AL TUO VOLTO, O SIGNORE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:

AGNESE DI MONTEPULCIANO (Agnese Segni), Santa, Vergine

Nacque nei pressi di Montepulciano nel 1274. Sentiva il desiderio della vita spirituale e a 9 anni fu accolta in convento. Fu mandata come superiora a fondare un nuovo convento nel territorio di Viterbo, a Proceno dove tutti riconobbero la santità di Agnese fatta di sacrificio, di preghiera e di doni miracolosi. Nel 1306 ritornò a Montepulciano e più volte fu chiamata come paciera dei suoi concittadini. Morì il 20 Aprile 1317.

Parola di Dio: At. 4,32-37; Sal. 92; Gv. 3,7-15

 

“SE VI HO PARLATO DELLE COSE DELLA TERRA E NON CREDETE, COME CREDERETE SE VI PARLERO’ DI COSE DEL CIELO?”. (Gv. 3,12)

Gesù rimane meravigliato davanti alla nostra poca capacità di capire. Nicodemo, un maestro di Israele stenta a capire. Noi dopo anni di vita nella fede del cristianesimo spesso siamo ancora ignoranti (nel senso che non conosciamo la nostra fede) e incapaci di affidarci non tanto alle nostre piccole conoscenze umane quanto al dono stesso dello Spirito che ci faccia partecipi dei doni di Dio. Eppure Dio ha cercato e cerca in tutti i modi di parlarci. L’Antico Testamento è Dio che si riduce al nostro linguaggio perché noi ci apriamo almeno un po’ al suo. Gesù è la parola di Dio che si fa carne perché noi possiamo accogliere Dio e scoprire che siamo suoi Figli. Gesù usa le parabole perché ci sia più facile accostarci ai misteri di Dio. Gesù usa segni concreti per lasciarci partecipi dei suoi doni… E noi spesso non capiamo, restiamo ancorati a quattro norme o riti religiosi, ci accontentiamo del minimo mentre è Dio stesso che ci viene incontro. E penare che basterebbe svestirci per un momento delle nostre piccole sicurezze, abitudini, mentalità orgogliose, per ascoltare con semplicità, con senso di novità la parola del Signore. Propongo a me e a voi oggi, ad esempio, di lasciar parlare al nostro cuore, senza presupposti, l’ultima frase del vangelo odierno. Essa dice: “Così bisogna che il Figlio sia innalzato, perché chiunque crede in Lui abbia la vita Eterna”.  Che cosa vuoi dire a me, oggi, con questa parola?

 

 

MERCOLEDI’ 21 APRILE

Una scheggia di preghiera:  

 

ASCOLTA, O DIO, IL POVERO CHE TI INVOCA  

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ROMAN ADAME ROSALES, Santo, Sacerdote

Nacque in Messico il 27 febbraio 1859, era parroco. Persona umile si occupò di catechesi, missioni popolari, aiutò malati e cercò di educare bambini. Durante la rivoluzione continuò di nascosto ad amministrare i Sacramenti ma, sorpreso venne ucciso il 21 aprile 1927.

Parola di Dio: At. 5,17-26; Sal. 33; Gv. 3,16-21

 

“CHI OPERA LA VERITA’ VIENE ALLA LUCE, PERCHE’ APPAIA CHIARAMENTE CHE LE SUE OPERE SONO STATE FATTE IN DIO”. (Gv. 3,21)

Oggi, invece della solita meditazione vi offro una parabola di Segundo Galilea. E una parabola che può prestarsi a diverse interpretazioni, specialmente se legata alla frase della Parola che vogliamo meditare. Proviamo ad interrogarci su di essa e vediamo se lo Spirito ha qualcosa da suggerirci.

“Un uomo molto buono viveva solo nella sua casa. Era poco comunicativo così che la gente del quartiere non conosceva la sua magnanimità e si domandava se quell’uomo fosse buono o cattivo, servizievole o egoista, amichevole o freddo… Passarono gli anni e la gente continuava a non conoscere la sua bontà, fino al giorno in cui l’uomo decise di formarsi una famiglia ed ebbe moglie e figli. L’uomo era molto buono, amava la sua famiglia e i familiari cominciarono a raccontare agli altri quanto l’uomo fosse buono e come insegnasse loro ad essere ugualmente buoni con gli altri. La gente del quartiere conobbe così la bontà dell’uomo attraverso la sua famiglia: se egli avesse continuato a vivere da solo, mai la gente lo avrebbe conosciuto realmente. I vicini poterono così ricorrere a quell’uomo con fiducia perché ora sapevano che sarebbero stati ben accolti, avrebbero ricevuto aiuto nel momento del bisogno e, allo stresso modo dei suoi familiari, si sarebbero arricchiti con la sua bontà.

 

  

GIOVEDI’ 22 APRILE

Una scheggia di preghiera:  

 

SE TU SIGNORE LA FORZA DEI DEBOLI  

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: LEONIDA, Santo,  Martire                            

E’ il padre di Origene, il grande padre della Chiesa. Fu lui che lo istruì soprattutto nella filosofia. Nella persecuzione di Settimio Severo, la madre (dicono nascondendogli i vestiti e lasciandolo nudo) riuscì ad impedire il martirio al figlio, ma Leonida, invece venne arrestato e come cristiano decapitato nel 204.

Parola di Dio: At. 5, 27-33; Sal. 33; Gv. 3,31-36

 

“IL PADRE AMA IL FIGLIO E GLI HA DATO IN MANO OGNI COSA” (Gv. 3,35)

In tante pagine del Vangelo Gesù dice di se stesso cose grandi: dice che Lui e il Padre sono una cosa sola, dice che Lui può perdonare i peccati come solo Dio può fare, nel Vangelo di oggi afferma che il Padre ama il Figlio al punto da dargli in mano ogni cosa… O sono affermazioni di un pazzo, oppure chi dice tali cose le dice con piena anche se misteriosa verità. Eppure Gesù è una persona talmente equilibrata, talmente schietta, realista, intelligente che non può truffarci in affermazioni così decisive sulla sua persona: uno come Gesù non può mentire. Se allora davvero Gesù ha in mano ogni cosa è Lui il senso ultimo della mia vita. Altro che essere un fumoso personaggio della storia! Sentite come un attore, Paolo Carlini, prima di morire esprime la sua fede in Gesù: “Credevo che avessero ucciso Gesù ed oggi l’ho visto dare un bacio ad un lebbroso. Credevo che avessero cancellato il suo nome ed oggi l’ho sentito sulle labbra di un bambino. Credevo che avessero crocefisso le sue mani pietose ed oggi le ho viste medicare una ferita. Credevo che avessero trafitto i suoi piedi ed oggi l’ho visto camminare sulle strade dei poveri. Credevo che l’avessero ammazzato una seconda volta con le bombe ed oggi l’ho sentito parlare di pace. Credevo l’avessero soffocato con la sua voce fraterna e l’ho sentito dire: “Perché, fratello?” ad uno che lo picchiava. Credevo che Gesù fosse morto nel cuore degli uomini e seppellito nella dimenticanza, ma ho capito che Gesù risorge anche oggi, ogni volta che un uomo ha pietà di un altro uomo.”.

 

 

VENERDI’ 23 APRILE

Una scheggia di preghiera:  

 

SEI TU, SIGNORE, IL PANE. UN CIBO SEI PER NOI  

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ADALBERTO DI PRAGA, Santo,

Nacque nel 956 da nobile famiglia boema. Fu ordinato sacerdote nel 981 a Praga e nel 983 fu vescovo di quella città. Era una persona molto umile e amava e serviva i poveri. Si sentì indegno di quel compito e dopo sei anni si dimise per ritirarsi a Roma nel monastero dei Santi Bonifacio e Alessio, sull’Aventino. Fu però richiamato a Praga. I Praghesi però non lo vollero e allora si fece missionario e raggiunse Danzica. Giunto a Tenkitten fu ucciso il 23 aprile 997 mentre predicava .

Parola di Dio: At. 5,34-42; Sal. 26; Gv. 6,1-15

 

“GESU’ PRESE I PANI E DOPO AVER RESO GRAZIE LI DISTRIBUI’ A QUELLI CHE SI ERANO SEDUTI E LO STESSO FECE DEI PESCI, FINCHE’ NE VOLLERO”. (Gv. 6,11)

Iniziamo oggi la lettura dei brani del Vangelo di Giovanni che formano la riflessione di questo evangelista sul tema: Gesù, Pane di vita. Il primo brano riguarda proprio la moltiplicazione dei pani e Giovanni con questo brano vuole subito dirci che Gesù è venuto per sfamare la nostra fame e sete e lo fa con il pane degli uomini condiviso e moltiplicato ma lo fa soprattutto donando se stesso come pane che ci deve sostenere nel cammino. Accenno solo ai temi principali contenuti in questo racconto, ognuno li faccia suoi approfondendoli nella meditazione e nella preghiera. Gesù non solo offre agli uomini la sua Parola ma è attento anche alle necessità fisiche dell’uomo: nulla è estraneo a Gesù.

Gesù, come già sua Madre alle nozze di Cana è pronto a cogliere i nostri bisogni ma desidera che anche i suoi discepoli siano consapevoli dei bisogni della gente: la Chiesa non potrà mai essere disincarnata dalle necessità umane. Gesù per poter operare ha bisogno di qualcuno che sappia condividere ciò che ha: Dio chiede a ciascuno di noi qualcosa per poter donare tanto a tutti. Il dono è abbondante al punto che se ne avanza: ce n’è per tutte le dodici tribù di Israele e per ogni uomo. La conclusione però è amara. Il gesto è capito solo in parte. Si stenta a passare dal segno materiale a quello spirituale e Gesù deve ritirarsi: in ogni caso il vero giudice non dovrà mai essere solo la pancia o la realizzazione di cose materiali, ma occorre il cuore e la fede.

 

  

SABATO 24 APRILE

Una scheggia di preghiera:  

 

VOLGITI A NOI, SIGNORE, IN TE SPERIAMO  

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: MARIA ELISABETTA HESSELBLAD, Beata

Nacque in Svezia il 4 giugno 1870, di religione luterana. A 18 anni emigrò in America e fece l’infermiera. Sentiva il desiderio dell’unione delle varie confessioni. Nel 1902 diventò cattolica. Entrò nell’ordine delle Brigidine. La sofferenza ebbe gran parte nella sua vita. Morì il 24 Aprile 1957.

Parola di Dio: At. 6,1-7; Sal. 32; Gv. 6,16-21

 

“IL MARE ERA AGITATO PERCHE’ SOFFIAVA UN FORTE VENTO”. (Gv. 6,18)

Il Vangelo di oggi sembra quasi una risposta alla conclusione di quello di ieri. Dicevamo che Gesù si era allontanato perché coloro che avevano gustato il pane e i pesci moltiplicarti per la loro fame avevano capito questo segno solo dal punto di vista umano. Ecco che i discepoli sono soli sulla barca, questo sembra quasi dire che anche loro hanno dei momenti in cui sembrano ragionare unicamente con le proprie facoltà umane. Ma quando non c’è Gesù si incappa nel mare agitato, nella tempesta, nella paura: c’è bisogno di avere Lui a bordo per arrivare “rapidamente alla riva dove erano diretti”. Non basta neppure aver mangiato quel pane per essere immuni da se stessi e la Chiesa che è ministra di Eucaristia corre il rischio, tutte le volte che presa da se stessa dimentica Gesù, di remare a vuoto, di vivere di paure, addirittura di confondere la figura di Gesù con quella di una fantasma. E ciascuno di noi, ogni volta che vogliamo fare da soli, rischia di perdersi. Dobbiamo far salire Gesù sulla barca, nella nostra vita, è solo allora che riusciremo a vedere chiara la meta verso cui ci muoviamo ed è solo allora che lasciando spazio a Lui “arriveremo al porto”. Quanta pena fanno certe manifestazioni ecclesiali quando si parla di tutto ma Gesù non c’è. Quale misera testimonianza danno quei cristiani che annunziano se stessi, magari con ottime maschere religiose, ma non annunciano Gesù. Il pane che Gesù ci dà è perché noi, poco per volta diventiamo Lui. Quando anche noi come San Paolo potremo dire: “Non son più io che vivo, ma è Cristo che vive in me”, allora davvero avremo capito che cosa significa il dono dell’Eucarestia.

 

 

DOMENICA 25 APRILE    3^ DOMENICA DI PASQUA ANNO C

Una scheggia di preghiera:  

 

SIGNORE, TU SAI TUTTO; TU SAI CHE TI AMO  

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: MARCO EVANGELISTA 

San Marco era cugino di Barnaba. Seguì Paolo nel suo primo viaggio missionario e poi anche a Roma. Fu discepolo di Pietro che grande influenza ebbe nella composizione del suo Vangelo. Sembra essere stato il fondatore della chiesa di Alessandria.

Parola di Dio: At. 5,27-32.40-41; Sal. 29; Ap. 5,11-14; Gv. 21,1-19

 

“SIMONE DI GIOVANNI, MI AMI?”. (Gv. 21,16)

Se li leggiamo bene i Vangeli  che raccontano le apparizioni del risorto, almeno dal punto di vista dei discepoli sono una delusione: Maria piange e non riconosce Gesù, i discepoli di Emmaus gli camminano a fianco per dei chilometri e non lo riconoscono se non alla fine, allo spezzare del pane, gli undici non credono alle donne, Pietro stesso nel vangelo di oggi sembra ritorni al suo mestiere: “Io vado a pescare”. Come può Gesù fidarsi ancora di questa gente? Può sembrarci davvero strano, da un punto di vista umano, il fatto che Gesù affidi a Pietro la guida della sua Chiesa, dopo che lui lo ha tradito. Ci fideremo noi di affidare il nostro portafoglio ad uno che ci ha appena derubato? Eppure Gesù ama Pietro e si fida delle possibilità di amore del suo cuore, anzi sa che proprio il perdono ricevuto può creare nuove condizioni di amore da parte dell’apostolo. E allora non chiede a Pietro se ha capacità di ammi­nistratore, per amministrare la sua Chiesa, se è un buon organizzatore, se è abbastanza intelligente per resistere agli avversari...Soltanto: “Mi ami tu più di costoro?”. L'apostolato è fondato su questo legame intimo con Gesù, e non ha altro fondamento perché deve essere una diffusione dell'amore del Signore: viene dall'amore del Signore e porta al suo amore. Pietro sa che la sorgente dell'amore non è dentro di lui, sa che quando Gesù gli chiede: “Mi ami?”, Egli, che è la sorgente della carità, vuol donargli questo amore.

Gesù pone questa domanda perché vuole che noi gli chiediamo questo dono meraviglioso. Noi abbiamo un grande desiderio di amare il Signore, ma spesso ci scoraggiamo perché siamo deboli, fragili, incapaci di vera fedeltà e la nostra risposta sarebbe sempre piena di esitazione e di dubbi. Ma è Gesù stesso che ci fa il dono di potergli rispondere: “Tu sai che ti amo”. Ti amo non perché sono perfetto, non perché mi sento forte, generoso, ma perché tu, o Signore, sei generoso con me e mi rendi capace di amarti un po' e ogni giorno di più”. Se lo lasci operare Dio può far sì che perfino il mio e il tuo cuore diventino capaci di amore vero!

 

 

LUNEDI’ 26 APRILE

Una scheggia di preghiera:  

 

ACCRESCI IN NOI, SIGNORE, L’EFFICACIA DEL MISTERO PASQUALE  

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ANACLETO, Santo, Papa

Anacleto fu originario di Atene e visse nel primo secolo. Terzo pontefice tra Lino e Clemente subentrò a Papa Lino dal 79 al 90 d.C. Fu Pontefice in un periodo di pace e fu sepolto nella necropoli del Vaticano.

Parola di Dio: At. 6,8-15; Sal. 118; Gv. 6, 22-29

 

“PROCURATEVI NON IL CIBO CHE PERISCE MA QUELLO CHE DURA PER LA VITA ETERNA E CHE IL FIGLIO DELL’UOMO VI DARA’ “. (Gv. 6,27)

Ancora una volta nel brano di Vangelo di oggi troviamo che si scontrano due mentalità molto diverse: la mentalità umana, la nostra, e Gesù che cerca in tutti i modi di farcela superare. Gesù sa che la gente stenta a vedere più in là dell’immediato. In quel momento cercava in Gesù colui che ha dato loro da mangiare gratis e magari sognavano che facendolo re questo si sarebbe ripetuto ogni giorno. Gesù dice a loro e a noi: “Il pane toglie la fame, ma il giorno dopo si ha di nuovo fame; un desiderio accontentato fa nascere subito un altro desiderio, Cerca allora il compimento, il cibo che non perisce, quello che dura per la vita eterna”. Proviamo a pensare quante delle nostre energie, del nostro tempo sono dedicati a risolvere problemi materiali e quanto dedichiamo a curare il nostro spirito, ed avremo la misura della nostra fede, non quella detta a parole, ma quella reale. Ma c’è ancora un altro contrasto di mentalità: i contemporanei di Gesù pensavano di poter risolvere la loro fame di spiritualità, il loro rapporto con Dio attraverso le opere buone: “ Se io osservo le norme che Dio mi ha dato, Dio è dalla mia parte è io sono dalla sua”. Gesù invece dice che la vera opera della fede non è fare o non fare qualcosa, è aver fede in Lui. Dio non lo si compra con opere di religione, Dio lo si accoglie con tutto noi stessi: fare è questo  è accogliere il cibo che dura per sempre.

 

  

MARTEDI’ 27 APRILE

 

Una scheggia di preghiera:

 

TU SEI IL PANE DELLA VITA. CHI VIENE A TE NON AVRA’ PIU’ FAME E CHI CREDE IN TE NON AVRA’ PIU’ SETE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: LIBERALE, Santo,  Martire                               

Era veneto e visse ad Altino presso Padova. Cristiano integerrimo, molto severo con se stesso, si oppose fieramente all’arianesimo. Gli ariani lo trassero in una imboscata e lo uccisero . Era l’anno 400.

Parola di Dio: At. 7,51-8,1; Sal. 30; Gv. 6,30-35

 

“IL PANE DI DIO E’ COLUI CHE DISCENDE DAL CIELO E DA’ LA VITA AL MONDO”. (Gv. 6,33)

Quando noi sentiamo parlare di pane di vita, istintivamente pensiamo subito all’Eucarestia e certamente questo è giusto perché Gesù ha voluto rimanere con noi attraverso il segno del suo sacrificio e del pane consacrato, ma aldilà di questo Gesù vuol proprio parlarci di se stesso come risposta ai nostri desideri di vita eterna, di felicità di giustizia, di bellezza. E’ Lui che attraverso il grande mistero dell’Incarnazione è un Dio che si fa uomo per amore, un Dio che si fa pane per la nostra fame. Il nostro non è un Dio che è venuto in mezzo ai mortali per scagliare qualche fulmine, dettare qualche legge nuova, compiere qualche impresa gloriosa tra cori di lodi e poi tornarsene nella sua beatitudine. Il nostro Dio, invece, si è caricato di povertà e di miseria da cui non riuscirà più a scrollarsi, è un Dio che per sempre continuerà ad incarnarsi nella nostra storia e nella povertà di un pane spezzato e donato. Un Dio che si fa “mangiare” dall’uomo! Mi ha sempre meravigliato e stupito un Dio perfetto che per amore della sua creatura, traditrice e infida, accetta di lasciare la sua eternità felice per farsi uomo, povertà, peccato. E’ un po’ come una persona che avesse tutto, sa­lute, serenità, gioia, ricchezze, af­fetti corrisposti, e rinuncia a tutto, diventa povero, sofferente, rischia la vita per dare un po’ di pane a un pove­ro che non sa neppure apprezzare questo dono. Solo un innamorato può fare questo e Dio ci ama da Dio, ci ama fino al pun­to di farsi pane, pane con la sua vita, il suo esempio, la sua morte e risurrezione per noi.  E noi, qualche volta, ci lamentiamo di Dio che è lontano da noi, piangiamo quando non otteniamo qualche grazia, non apprezziamo il dono della sua Parola, rinunciamo per qualche banalità alla Messa, riduciamo l’Eucarestia ad un rituale ripetitivo. Siamo degli affamati e sof­friamo di inappetenza. Abbiamo il Pane della vita e ci lasciamo morire di inedia.

 

  

MERCOLEDI’ 28 APRILE

Una scheggia di preghiera:

 

DELLA TUA LODE, SIGNORE, SIA PIENA LA MIA BOCCA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: TIRSO, Santo, Martire

Siamo nel III secolo, ad Apollonia in Frigia. Tirso con Leucio e Callinico sono arrestati perché cristiani. Professano apertamente la propria fede e vengono martirizzati nella persecuzione di Decio.

Parola di Dio: At. 8,1-8; Sal. 65; Gv. 6,35-40

 

“IO SONO IL PANE DELLA VITA CHI VIENE A ME NON AVRA’ PIU’ FAME”. (Gv. 6,35)

Nel nostro mondo c’è chi muore a causa della fame e chi mangia troppo. C’è che fa diete terribili per mantenere la forma e chi finisce anoressico e non ha più voglia di mangiare. C’è chi è raffinato nel mangiare e chi mangia di corsa per sopravvivere. Ci hanno poi spesso abituati a mangiare cose adulterate al punto che qualche volta non riconosciamo più il gusto genuino delle cose… E per i nostri desideri più profondi? Anche lì c’è qualcuno che fa finta non esistano, chi si ferma solo alla materialità, chi è formalista, chi pensa di non poter trovare un pane giusto per i propri bisogni… Anche qui poi spesso ci vengono presentati cibi adulterati. Troppo spesso ci hanno dato un pane adulterato, una sapienza che pretendevano definitiva, ma che ha mostrato il suo sapore di morte. Troppo spesso hanno preteso saziarci con vane parole, con dubbi gelidi e briciole d’olio ben congegnato. Ci lamentiamo che la fede è difficile, ma quanto spendiamo per alimentarla?

Vogliamo che la nostra coscienza sia arbitro morale delle scelte della nostra vita, ma quanto alimentiamo la coscienza informandola rettamente? Dio, in Gesù, si è fatto parola e pane per noi, ma quanto noi sentiamo il bisogno di accostarci a queste due mense per avere in noi la vita di Figli di Dio? Come dicevamo già, spesso siamo più preoccupati per le cose che per il senso delle cose, più preoccupati per la salute fisica, che per il senso della vita, preferiamo magari dedicare un ora del nostro tempo dall’estetista o dal parrucchiere per curare il nostro aspetto esteriore e “non abbiamo tempo” per andare a ricevere il Pane della vita. Non stupiamoci poi se la nostra vita diventa asfittica, se la nostra fede si inaridisce, se nel momento della prova non troviamo più la forza di Dio in noi. Gesù si presenta come il Pane della vita: non il pane che soddisfa una delle tante fami dell’uomo, ma che viene a dare una risposta totale e defini­tiva a tutte le fami dell’uomo. E’ Lui che dobbiamo cercare se vogliamo davvero saziarci.

 

 

GIOVEDI’ 29 APRILE

Una scheggia di preghiera:

 

IN TE, SIGNORE, HO POSTO LA MIA GIOIA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ROBERTO DI BRUGGE, Beato

Nato verso la fine del XI Secolo in giovane età si unì a San Bernardo e si fece monaco a Clairvaux Nel 1139 divenne primo abate cistercense dell'abbazia della Dune (Fiandra) e nel 1153 succedette a san Bernardo come abate di Clairvaux, dove morì nel 1131.

Parola di Dio nella festa di Santa Caterina da Siena: 1Gv. 1,5-2,2; Sal. 44; Mt. 25,1-13

Parola di Dio nel tempo dell’anno: Atti 8,26-36.38-40; Sal 65; Gv. 6,44-51

 

“SE UNO MANGIA DI QUESTO PANE, VIVRA’ IN ETERNO”. (Gv. 6,51)

Il primo libro della Bibbia, la Genesi, afferma che Dio aveva fatto l’uomo per l’immortalità, infatti egli “era in un giardino dove c’era l’albero della vita”. L’ultimo libro della Bibbia, l’Apocalisse, afferma che Dio ridarà questa immortalità. Ora, Gesù, in questo brano del Vangelo, ci dice che questa immortalità ci è già ridonata attraverso la fede e l’Eucarestia: “Chi mangia questo pane, vivrà”. Si potrebbe obiettare: ma anche coloro che mangiano il Pane eucaristico, muoiono come tutti! Ebbene, Gesù afferma che il nutrimento eucaristico ricevuto nella fede, mette il fedele in possesso, fin d’ora, di una “vita eterna” sulla quale la morte fisica non ha alcuna presa. Più che un dogma, più che una morale, più che una ideologia, il cristianesimo è questo: la divinizzazione dell’uomo! La gioia e il rendimento di grazie dovrebbero essere propri dei cristiani, infatti Dio ci dona la sua vita eterna! Noi spesso non comprendiamo a fondo questo dono, ci arriviamo distratti, stanchi, slegati fra di noi. Eppure Lui è lì che ci attende, che ci chiama, che ci raduna da ogni parte, che ci fa suo popolo, sua famiglia. E’ Lui che ci accoglie, che ci rianima, ci illumina con la sua parola. Ci fortifica. Ci rende il vero senso della nostra vita. E’ il Signore che ci prepara il banchetto del suo Corpo e del suo Sangue e chiede il nostro modesto, umile, quasi insignificante contributo, perché ci vuole partecipi, attivi, corresponsabili. In ogni Eucarestia il Signore ci chiede con insistenza se noi lo amiamo, dimenticando i nostri tradimenti, le nostre inadempienze, le nostre infedeltà. In ogni Eucarestia il Signore ci coinvolge nella sua missione verso il suo gregge, anche se in maniera diversa gli uni dagli altri e ci ripete il suo invito: “Seguimi”. In ogni Eucarestia il Signore ci dona la forza, nonostante le difficoltà e le contraddizioni, di annunciare il suo nome, di proclamare  che Lui è il Cristo, il Signore, e di rimanere nella pace anche quando siamo oltraggiati per amore del suo nome, come avveniva per gli apostoli, per i primi cristiani, come avviene ancora oggi per gli autentici testimoni della fede.

 

 

VENERDI’ 30 APRILE

Una scheggia di preghiera:  

 

SIGNORE, FA’ CHE RISORGIAMO A VITA NUOVA PER LA FORZA DEL TUO SPIRITO  

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: VENTURA DI SPELLO, Santo

Nasce a Spello verso la fine del XII secolo. Recatosi a Roma fu educato al monastero di Fontana di Trevi. Tornato a Spello fondò una chiesa e un ospedale e un convento di cui divenne superiore. Morì il 30 aprile di un anno imprecisato.

Parola di Dio: At. 9,1-20; Sal. 116; Gv. 6,52-59

 

“COME PUO’ COSTUI DARCI LA SUA CARNE DA MANGIARE?”. (Gv. 6,52)

Non stupitevi se davanti all’Eucaristia, come davanti ad ogni mistero cristiano, vengono dei dubbi, degli interrogativi. Forse anche noi ci siamo chiesti: ma come Gesù può farsi carne in un pezzo di pane? Come può essere presente totalmente e contemporaneamente in tutti tabernacoli del mondo e in tutti i cuori che lo ricevono? Mangiare la sua carne non è un po’ come essere cannibali? Le risposte a questi interrogativi non sono scientifiche, vanno lette nella fede ma certamente possiamo essere sicuri che Colui che ci ha amato fino a dare la sua vita per ciascuno e per tutti, che è morto ed è risorto può anche farsi pane per ciascuno e per tutti e farsi mangiare da noi perché possiamo diventare Lui. Se cominciamo a ragionare in questo modo allora scopriamo che il termine “Comunione” si allarga a dismisura. Non è “l’andare a prender l’ostia” o “l’andare a prender Messa”. E’ essere consci del dono, è entrare in sintonia con il Signore che ci parla, è diventare talmente “parenti” con Gesù da essere una cosa sola con Lui, è comunicare e partecipare alla sua vita, alla sua misericordia, alla sua solidarietà con tutti gli uomini. Qualche volta, un po’ stupidamente, noi ci chiediamo quali siano le preghiere che dobbiamo dire dopo aver fatto la comunione. Se fossimo coscienti di ciò che ci fa la Comunione Eucaristica, in fondo non ci fideremo tanto delle parole da dire, ma dovrebbe esserci nel cuore l’ammirazione, la lode, il ringraziamento, la gioia. Chi è allora il che ama veramente l’Eucarestia? E’ uno che ama la fraternità, la condivisione, l’unità. Un operatore di pace, un appassionato per la giustizia. E’ uno capace di perdono, solidarietà, rispetto, tolleranza, accettazione della diversità. E’ un geloso custode della dignità e della sacralità del fratello. Lo si riconosce non tanto dalle mani giunte ma dalle maniche rimboccate e dal cuore non rattrappito, ma dilatato, reso sensibile, vulnerabile. Chi ama davvero l’Eucarestia non è il bigotto dal collo torto o la pia anima che sospira davanti al tabernacolo (specialmente se in Chiesa c’è qualcuno che lo vede), ma colui che con Gesù ama la comunione tra gli uomini e opera affinché questa si realizzi. L’Eucarestia ha per base il pane e l’amante dell’Eucarestia è chi a sua volta si fa pane per la fame degli altri.

     
     
 

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