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SCHEGGE E SCINTILLE

PENSIERI, SPUNTI, RIFLESSIONI

DALLA PAROLA DI DIO E DALLA VITA

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a cura di don Franco LOCCI

 

MARZO 2004

 

LUNEDI’ 1 MARZO

Una scheggia di preghiera:

 

E’ QUESTO IL GIORNO DELLA NOSTRA SALVEZZA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: LEOLUCA, Santo, Abate  

Nacque a Corleone tra l’815-818. Il suo nome era Leone. Rimasto orfano sentì, per fede, di dover distribuire il suo patrimonio ai poveri e di doversi ritirare prima nel monastero di Agira (Enna) e poi di doversi spostare in Calabria in un monastero vicino alla attuale Vibo Valentia. Qui prese il nome monacale di Luca. Condusse vita austera di preghiera e di digiuno. Diventò abate e diede un impulso di rinnovamento un po’ a tutta la chiesa calabrese. Morì all’età di 100 anni. I Corleonesi unirono al nome di Luca quello di Leone e Leoluca è il patrono di quella città.

Parola di Dio: Lv. 19,1-2.11-18; Sal. 18; Mt. 25,31-46

 

“QUANDO IL FIGLIO DELL’UOMO VERRA’ NELLA SUA GLORIA…”. (Mt. 25.31)

Un modo davvero strano quello di Gesù nel raccontarci il giudizio universale. Da una parte c’è la grandiosità dell’evento: la gloria di Dio, il Figlio dell’uomo con i suoi angeli, le genti che vengono separate, la promessa di una eredità di gloria o di fiamme eterne… e dall’altra le motivazioni del giudizio che a prima vista sembrano banali. Per stare in tono ci si aspetterebbe che Gesù premi gli eroi della fede, ci si aspetterebbe che certe categorie: papi, vescovi, preti, religiosi, abbiano posti di onore insieme alla corte degli angeli, si penserebbe a ricchi che hanno dato buone offerte alla chiesa privilegiati, come ci si aspetterebbe prostitute e pubblici peccatori infilzati e messi a rosolare tra le fiamme infernali e invece scopriamo che il giudice prima di tutto non giudica, ma ratifica scelte già avvenute e poi queste non sembrano a prima vista scelte religiose. Tutto questo vuole dirci qualcosa: Dio ci ha reso fratelli perché come fratelli condividessimo i suoi doni. L’essenza della religione è qui. E allora il nostro mondo ha davvero da temere perché ci sono ancora milioni di persone che muoiono di fame, perché il sud del mondo continua ad essere un problema che può esplodere da un momento all’altro, perché anche in mezzo a noi ci sono ancora poveri, disadattati, alcolisti, drogati, violenti… Il giudizio è su di noi. E non possiamo nemmeno dire di non sapere. Oggi tutti sappiamo tutto! Però d’altra parte è consolante pensare che possiamo, nel nostro piccolo, venire incontro a chi ha dei problemi, condividere con chi vive il tempo della malattia o della solitudine, incoraggiare chi dispera… Basta uscire di casa e lasciare che il cuore sappia riconoscere il fratello.

 

 

MARTEDI’ 2 MARZO

Una scheggia di preghiera:

 

TU SEI NOSTRO RIFUGIO DI GENERAZIONE IN GENERAZIONE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: LUCA CASALE, Santo,Frate   

Nacque a Nicosia  in Sicilia. Entrò nel monastero di Agira dove prese l’abito monastico. Molti accorrevano da lui per la sua bontà d’animo. Invecchiando divenne cieco. Morì il 2 Marzo di un anno imprecisato verso la fine del secolo IX.

Parola di Dio: Is. 55,10-11; Sal. 33; Mt. 6.7-15

 

“SIA FATTA LA TUA VOLONTA’ “. (Mt. 6,10)

Fare la volontà di Dio non è obbedire servilmente agli ordini di un Padrone, ma corrispondere liberamente all’amore di un Padre. Dio conosce il nostro vero bene perché ci scruta nell’intimo. Ci ha creati e sa come siamo fatti. legge i nostri pensieri più segreti. Coglie le nostre aspirazioni più profonde. Gli è noto il nostro desiderio di felicità. Dio ci manifesta la sua volontà perché desidera ardentemente che ci realizziamo in modo totale. Come ogni Padre che sogna un futuro felice per i propri figli. Fare la volontà di Dio equivale allora ad attuare la nostra felicità. Anche quando la sua volontà sembra contrastare i nostri interessi immediati, o costa sacrifici ed impegno. Per conoscere la volontà di Dio occorre porsi in atteggiamento di ascolto vigile. Dio ci parla se trova in noi spazio e silenzio. Ma Dio si è già manifestato agli uomini: in Gesù e nella sua parola. La Parola di Dio ci rivela soprattutto l’amore del Padre e ci insegna ad amare incondizionatamente i nostri fratelli. Quanto basta per essere felici ora e per l’eternità.

 

 

MERCOLEDI’ 3 MARZO

Una scheggia di preghiera:

 

TU GRADISCI, SIGNIRE, UN CUORE PENITENTE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: TERESA EUSTOCHIO VERZERI, Santa, fondatrice

Nacque il 31 luglio del 1801 a Bergamo. Crebbe in ambiente cristiano. Nel 1831 fondò la Congregazione delle Figlie del Sacro Cuore di Gesù per l’educazione dei giovani poveri e delle ragazze orfane o traviate. Incontrò molte difficoltà sia in ambito religioso che civile. Morì a Brescia il 3 marzo 1852,

Parola di Dio: Gio. 3,1-10; Sal. 50; Lc. 11,29-32

 

“A QUESTA GENERAZIONE NON SARA’ DATO NESSUN SEGNO SE NON IL SEGNO DI GIONA”. (Lc. 11,29)

Quando sentiamo parlare del “segno di Giona” noi pensiamo immediatamente alla ‘balena’ che lo inghiotti e che lo risputò vivo, dopo tre giorni, sulla spiaggia di Ninive, e riusciamo anche a vedere in questo racconto il segno della morte e risurrezione di Gesù. Ma Giona ha anche altre caratteristiche: è un profeta che non ha voglia di andare a predicare ai pagani ed è un profeta che quando poi lo fa, non predica cose belle ma invita alla penitenza. Allora per noi il ‘segno di Giona’ non sarà forse anche un invito alla conversione attraverso il riconoscere i nostri peccati? Oggi quasi più nessuno si confessa e quelli che lo fanno spesso si riconoscono colpevoli di briciole… Siamo dunque anche noi una “generazione malvagia?” Non lo possiamo escludere e lo siamo certamente se ci riteniamo giusti o poco peccatori. Evangelizzare vuol dire annunziare la misericordia di Dio per i nostri peccati, ma come può annunciare questa misericordia chi a sua volta non si sente peccatore? Riconosciamo dunque la nostra povera realtà e invochiamo di più la misericordia del Signore, ci sentiremo allora gioiosamente perdonati e automaticamente la nostra evangelizzazione, come quella di Giona diventerà significativa e profonda.

 

 

GIOVEDI’ 4 MARZO

Una scheggia di preghiera:

 

ISPIRACI, O SIGNORE, PENSIERI E PROPOSITI SANTI E DONACI IL CORAGGIO DI ATTUARLI

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: UMBERTO DI SAVOIA, Beato

Un beato principe e condottiero può sembrare strano, eppure la santità può manifestarsi in qualsiasi luogo.Nacque al castello di Avigliana verso il 1136 da Amedeo III, Conte di Savoia, e di Matilde d’Albon. Il padre, al ritorno della seconda e sfortunata crociata morì. Umberto aveva solo tredici anni. Decise allora di farsi guidare dal Vescovo di Losanna. Imparò così prima di tutto a governare se stesso per poter poi governare il popolo. Un episodio può illuminarci: una volta mentre si trovava in ritiro presso l’abbazia di Haute Combe ebbe notizia che i francesi avevano posto l’assedio alla città di Monmelian. Egli lasciò il convento e marciò con le sue truppe per liberare la città. Fatto questo tornò in convento per terminare il suo ritiro. Il popolo lo amava, conosceva la sua generosità e il suo coraggio. Rimasto vedovo senza figli si sposò una seconda volta, ma anche questa volta la moglie morì. Si ritirò allora ad Altacomba, ma la nobiltà savoiarda non voleva un principe straniero.  Quindi Umberto, quasi di forza fu costretto ad uscire dal monastero e a sposarsi una terza volta. Finalmente ebbe un figlio maschio,  Tommaso, che sarà suo erede. Intanto dovette reggere un paese minacciato dell’imperatore Barbarossa. Soltanto quando questi morì poté ritirarsi definitivamente nell’Abbazia di Haute Combe.

Parola di Dio: Est. 4,1-3.6.12-14;Sal. 137; Mt. 7,7-12

 

“CHIEDETE E VI SARA’ DATO”. (Mt.7,7)

Inizio la riflessione di oggi sulla preghiera con alcune frasi di san Giovanni Crisostomo: “La preghiera è un sommo bene: è infatti comunione intima con Dio e ci rende una cosa sola con Lui. Deve però trattarsi di una preghiera che viene dal cuore, e non solo fatta per abitudine. Con la preghiera l’uomo si unisce a Dio in un ineffabile abbraccio: come un bambino chiama nell’affanno sua madre, anche l’uomo grida verso Dio desideroso del sostegno che viene da Lui”. La preghiera di richiesta a cui ci ha invitato oggi Gesù sottolinea proprio la nostra dipendenza radicale da Dio. La preghiera di domanda, se fatta bene, ci fa entrare nella mentalità di Dio e in noi stessi per scoprire i nostri veri bisogni. Dio non può essere considerato un distributore automatico di grazie, e non può esaudire le domande inutili o ingiuste. Dice sant’ Agostino:”Dobbiamo dimostrare di fidarci del Signore. Se Egli non allontana da noi le prove, non dobbiamo per questo pensare di essere trascurati da Lui ma piuttosto dobbiamo aspettarci beni maggiori con la paziente sopportazione dei mali. Perciò, se accadrà l’opposto di quanto chiediamo, sopportiamo pazientemente e ringraziamo Dio in ogni caso: Lui ci ama e sa bene quello che fa.

 

 

VENERDI’ 5 MARZO

Una scheggia di preghiera:

 

PERDONACI, SIGNORE, E NOI VIVREMO

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: SANTA OLIVIA Vergine e Martire

Vissuta nel II secolo, santa Olivia, vergine Bresciana, fu scoperta a pregare sulla tomba di alcuni martiri e condotta davanti al prefetto della città. Costui tentò con tormenti di indurla a rinunciare alla fede, ma Olivia resistette impavida, morendo con la preghiera sulle labbra.

Parola di Dio: Ez. 18,21-28; Sal. 129; Mt. 5,20-26

 

“SE PRESENTI LA TUA OFFERTA SULL’ALTARE E LI’ TI RICORDI CHE TUO FRATELLO HA QUALCHE COSA CONTRO DI TE, LASCIA LI’ IL TUO DONO E VA’ PRIMA A RICONCILIARTI”. (Mt. 5,23-24)

Prima di commentare la parola proposta, dobbiamo partire proprio dall’inizio del Vangelo odierno dove Gesù ci ricorda che la nostra giustizia dovrà superare quella degli scribi e dei Farisei. Essi facevano consistere la propria religiosità nell’osservanza stretta di norme, noi dobbiamo allargare il nostro cuore a quello di Dio, solo così riusciamo a comprendere il senso della riconciliazione. Dio è sempre pronto a venirci incontro, a perdonarci, a riconciliarci con Lui, ma noi siamo pronti a fare altrettanto con i fratelli? Noi abbiamo insistito molto sul fatto che non si andasse a ricevere la Comunione se non si era ben riconciliati con Dio, ma qui Gesù sembra insistere su qualcos’altro: è importante prima di tutto essere riconciliati con i fratelli. Ma allora chi andrà a ricevere l’Eucarestia? Se guardiamo bene, tutti abbiamo difficoltà con qualche nostro fratello, qualche volta per colpa nostra, altre per colpa sua, altre ancora per colpa di nessuno ma per situazioni che si sono create. Gesù ci chiede di metterci sulla strada, di non chiuderci al fratello, di non tranciare giudizi insindacabili, di non chiudere la porta in modo definitivo, ci chiede di comprendere sempre più il dono ricevuto della Comunione con Lui per non vanificarlo con la nostra chiusura agli altri. E se non sempre è facile, almeno per noi, la riconciliazione immediata con il fratello, non disperiamo perché se Dio vede la nostra volontà, il nostro desiderio e il nostro impegno, a Lui nulla è impossibile.

 

 

SABATO 6 MARZO

Una scheggia di preghiera:

 

SIANO DIRITTE LE MIE VIE NEL CUSTODIRE I TUOI DECRETI

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: EZIO Santo, Martire

Ezio era un patrizio di Amorio di Frigia (attuale Turchia). Un giorno la città fu conquistata e occupata dai Saraceni che si accanirono con ferocia sulla popolazione non risparmiando né donne, né bambini. Quarantadue capi militari e funzionari, tra cui Ezio, vennero presi e condotti prigionieri in Mesopotamia dove per ben sette anni furono angariati e torturati affinché rinunciassero alla fede. Nessuno di loro tradì ed Ezio, insieme ai suoi compagni, venne decapitato nell’anno 845.

Parola di Dio: Dt. 26,16-19; Sal. 118; Mt. 5,43-48

 

“MA IO VI DICO: AMATE I VOSTRI NEMICI E PREGATE PER I VOSTRI PERSECUTORI”. (Mt. 5,44)

Devo ammetterlo, anche oggi ci stavo cascando. Nel commentare il comandamento dell’amore dei nemici stavo per fermarmi nel dire che è una meta, un ideale mai raggiungibile ma auspicabile, stavo per ripetere che è la grande novità del cristianesimo che se davvero ci riuscissimo sarebbe un mondo più bello…Tutte cose giuste, ma tutte scappatoie per non farsi la domanda: “E tu come ami…(e qui mettere dei nomi e cognomi ben precisi) che è tuo nemico, che ha infangato il tuo nome, che ha fatto del male alle persone a te care?” Sì, perché è qui che il Vangelo vuole portarmi e allora arriviamo alla confessione: “Signore, qualche volta ci sono riuscito: dalla voglia della vendetta e dell’odio in qualche caso mi sono liberato, ma di lì a voler bene ce ne passa ancora. Sovente prego per i miei nemici ma, onestamente, spesso lo faccio perché è un comandamento e non perché l’ho scelto… ma poi, Signore che cosa vuol dire amare?” E allora molto umilmente provo a guardare a Gesù per imparare a balbettare qualcosa sull’amore. Lui ha amato tutti, a tutti ha detto la verità, in certi momenti il suo amore gli ha fatto dire con parole forti l’errore e il peccato di certi uomini. Ha amato Pietro sia quando lo ha chiamato, quando lo ha lodato per la sua fede, quando lo ha chiamato Satana, quando lo ha perdonato, quando lo ha stabilito a capo della sua comunità. Ha amato anche coloro che lo hanno messo in croce. Ha amato Giuda ed ha rispettato la sua libertà anche quando questi non ha più avuto fiducia nel suo perdono.  “Signore, riscopro di non essere capace di amare non soltanto i nemici ma qualche volta anche gli amici ma ti metto davanti a me e non mi perdo d’animo dovessi anche ricominciare ancora mille volte”.

 

 

DOMENICA 7 MARZO - 2^ DOMENICA DEL TEMPO DI QUARESIMA ANNO C

Una scheggia di preghiera:

 

NON NASCONDERE IL TUO VOLTO DA ME

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: PERPETUA E FELICITA Sante, Martiri.

Perpetua era una giovane di nobile famiglia e aveva da poco dato alla luce un bambino. Felicita, la sua schiava era incinta quando durante le persecuzioni fu arrestata con la sua padrona e divenne madre in carcere pochi giorni prima del supplizio. Il martirio delle due donne e di altri tre cristiani ebbe luogo nell’anfiteatro di Cartagine, il 7 marzo 203.

Parola di Dio: Gn. 15,5-12.17-18; Sal. 26; Fil. 3,17-4,1; Lc. 9,28-36

 

“VENNE UNA NUBE E LI AVVOLSE; ALL’ENTRARE IN QUELLA NUBE EBBERO PAURA”. (Lc. 9,34)

La Trasfigurazione: momento in cui Gesù svela il suo mistero, momento in cui Gesù vuole accanto a sé i suoi amici per mostrare loro il suo vero volto; ed è luce, bagliore, gioia pura e accecante al punto che gli apostoli stessi faticano a descriverla... Se lo avete notato il Vangelo mette in evidenza meraviglia e stupore, gioia e paura di questi discepoli. Entrare in profondo contatto con Dio dà gioia perché è il fine della nostra vita ma mette anche paura perché fin che siamo nell’ambito dei rapporti umani abbiamo linguaggi, gesti, abitudini, leggi, tradizioni che ci proteggono, mentre davanti a Dio vengono a saltare tutte le garanzie umane  e si sente il profondo abisso che separa l’infinito dal finito. Non sarà forse per questo che con la scusa di essere concreti noi preferiamo un rapporto con Dio fatto di formule di preghiera, di gesti e di riti piuttosto che entrare nella “nube”, cioè lasciarci assorbire dal mistero di un amore infinito, dalla infinita Giustizia. Eppure se noi non facciamo questa esperienza di infinitamente bello e di infinitamente misterioso rischiamo di confondere il senso e la meta della nostra vita. Noi non camminiamo verso la promessa di un paradiso terrestre, noi camminiamo verso Dio, noi non obbediamo a norme che servono alla convivenza civile o che comprano i favori di Dio, noi abbiamo il Dio-con-noi che ci accompagna con il dono di se stesso, noi fin d’ora siamo tabernacolo di Dio, rivestiti di Cristo, figli di Dio come Gesù. “Signore tu lo sai, non sono un mistico, i miei piedi sono ben fissi su questa terra però anche in un materialista come me c’è un cuore che ha desideri più grandi e che ogni tanto mi fa intravedere luci che vanno ben aldilà delle prospettive umane. Aiutami qualche volta a togliere le briglie al mio cuore e a lasciarlo correre nell’infinito perché anche solo la nostalgia di Te mi faccia avere e mettere il gusto di Te in ogni azione quotidiana.

 

 

LUNEDI’ 8 MARZO

Una scheggia di preghiera:

 

SALVACI E PERDONA I NOSTRI PECCATI PER AMORE DEL TUO NOME

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: FELICE DI DUNWICH, Santo, Vescovo

Felice, vissuto nel VII secolo, fu missionario in Inghilterra orientale e fu il primo vescovo di Dunwich.

Parola di Dio: Dn. 9,4-10; Sal.78; Lc. 6,36-38

 

“SIATE MISERICORDIOSI COME E’ MISERICORDIOSO IL PADRE VOSTRO. NON GIUDICATE E NON SARETE GIUDICATI”. (Lc. 6,36-37)

Un insegnamento in sé semplicissimo ma estremamente arduo quello del non giudicare e di avere misericordia nientemeno nella misura in cui Dio ha misericordia degli uomini! Ma, prima di tutto chiediamoci che cosa voglia significare per Gesù sia il giudicare che l’aver misericordia. In non giudicare non vuol dire non avere un criterio di vita. Non si può passare nella vita senza avere un criterio di bene e di male, senza renderci conto del valore o del disvalore delle cose e delle persone e senza fare le scelte conseguenti. Qui il giudicare è ergerci noi giudici del fratello sentendoci superiori a lui, giudicando dall’esterno (e chi di noi può conoscere le radici profonde e le motivazioni recondite delle scelte di un altro?). Questo tipo di giudizio spetta solo a Dio che conosce i cuori. E che cos’è la misericordia? E’ un cuore che accoglie la miseria degli altri e che si lascia “commuovere” profondamente; è un’anima sconvolta fin nel suo intimo dalla miseria degli altri, è un cuore che compatisce (cioè soffre insieme) e che agisce per liberare gli altri della miseria. E’ colui che non si lascia rodere dal rancore e dall’odio. E’ compassione, tenerezza, perdono…Ci rendiamo sempre più conto che l’uomo redento da Gesù deve aver acquistato le dimensione del cuore stesso di Dio. E’ vero che con le nostre povere forze umane non ci riusciremo mai, ma è anche vero che, solo puntando al cuore di Dio, lasceremo sempre più operare Lui in noi, e a Lui “nulla è impossibile”.

 

 

MARTEDI’ 9 MARZO

Una scheggia di preghiera:

 

MOSTRACI, SIGNORE LA VIA DELLA SALVEZZA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: FRANCESCA ROMANA, Santa

Sposatasi per obbedienza, Francesca (1384 - 1440) fu per circa quarant’anni una moglie e una madre modello. Dopo aver compiuto i suoi doveri familiari, questa donna della aristocrazia romana passava il resto del suo tempo a pregare e ad assistere i poveri. Fondò nel 1433 un’associazione di oblate, che esiste ancora oggi e si ispira alla spiritualità benedettina. Divenuta vedova, fu scelta come superiora della comunità, al cui interno trascorse il resto della sua vita in unione sempre più profonda con Dio.

Parola di Dio: Is. 1,10.16-20; Sal. 49; Mt.23,1-12

 

“SULLA CATTEDRA DI MOSE’ SI SONO SEDUTI GLI SCRIBI E I FARISEI…”(Mt. 23,2)

La tentazione di dominare, di comandare, di sentirci capaci di trovare soluzioni di cui altri non sono capaci, la voglia di imporci in tutti i campi, è sempre forte. Provate a pensare ai giornali che leggiamo, alla radio e alla televisione che ascoltiamo, c’è da ammucchiare tutti i giorni infinite ricette che dovrebbero risolvere magicamente ogni problema. Provatevi ad ascoltare le chiacchiere che ascoltiamo o che magari facciamo dalla pettinatrice o dal barbiere: se fossimo noi Dio avremo una soluzione per tutti i problemi! Addirittura anche all’interno della comunità cristiana spesso ci si imbatte in preti che dal pulpito sanno dare la soluzione ad ogni problema (magari facendo passare le proprie convinzioni per Parola di Dio) o troviamo cristiani che hanno sempre la soluzione più adatta per i problemi degli altri (chissà se succede così anche per i propri!). Eppure secondo Gesù questa è una tentazione! E’ la tentazione di credere di possedere la verità e di imporla agli altri. Eppure basterebbe o ascoltare le parole di Gesù o anche solo leggere la storia per capire che la verità non la si impone mai con la forza, che i poteri terreni, anche quelli religiosi passano velocemente lasciando alle spalle solo mucchietti di cenere, che il tentativo di soluzione di un problema ne lascia aperti altri novantanove. E, specialmente a livello di comunità ecclesiali, non è forse vero che i frutti migliori sono nati dall’umiltà, dalla semplicità, dal sacrificio nascosto? Ha costruito di più il potere temporale dei papi o l’anima innamorata di Dio e degli uomini dei santi? Valgono di più tutte le dotte dispute teologiche o Cristo morto e risorto per noi? Sfamano di più i simposi e i convegni sulla fame del mondo o chi per salvare qualche affamato ce la sta mettendo tutta donando prima che le cose se stesso?

 

 

MERCOLEDI’ 10 MARZO

Una scheggia di preghiera:

 

VIENI PRESTO IN MIO AIUTO, SIGNORE, MIO SALVATORE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: CAlO, Santo

Caio visse al tempo dell’imperatore Settimio Severo, nel III secolo, nell’attuale Turchia. Della sua vita non sappiamo nulla. Sappiamo però che affrontò con coraggio e fede il martirio insieme a S. Alessandro.

Parola di Dio: Ger. 18, 18-20; Sal. 30; Mt. 20,17-28

 

“I CAPI DELLE NAZIONI DOMINANO SU DI ESSE E I GRANDI ESERCITANO SU DI ESSE IL POTERE. NON COSI’ DOVRA’ ESSERE TRA VOI”. (Mt. 20,25-26)

Qualche volta viene da credere che noi cristiani abbiamo perso il significato del nome che ci contraddistingue. Infatti Cristiano deriva da Cristo, noi dunque dovremmo essere Cristo sulla terra e invece siamo tutt’altro. Se Gesù e il Padre sono una cosa sola, come mai ad esempio i cristiani fanno fatica a trovare qualche momento di preghiera e di comunione con Dio o relegano questi solo al minimo indispensabile? Se Gesù è venuto per i poveri e per gli ultimi come mai gran parte della Chiesa è connivente con i potenti e i ricchi di questo mondo? Come mai la maggioranza cristiana dell’Occidente fa molto poco per i popoli affamati, come mai i popoli cristiani (almeno sulla carta) derubano i popoli poveri delle proprie risorse naturali e riescono a giustificare soprusi e guerre? Credo sia a causa del fatto che invece di imitare Cristo abbiamo scimmiottato i poteri di questa terra: guardate le gerarchie cattoliche con tutti i loro scalini di onorificenze, guardate a certi ordini religiosi nati per l’aiuto ai più poveri e diventati ricchi, guardiamo a noi stessi che preferiamo correre dietro le mode anche religiose piuttosto che manifestare nel servizio la povertà di Colui che è morto nudo in croce. La mentalità è sempre la stessa: la madre di Giacomo e Giovanni chiede un posto di prestigio per i suoi figli, ma con Gesù non funziona: alla sua destra e alla sua sinistra sono due ladri crocifissi, uno che insulta e l’altro che all’ultimo momento riesce a rubare anche il paradiso. Se non si vuole usurpare il nome di Cristiano con Gesù bisogna cercare l’ultimo posto e l’ultimo uomo, allora davvero lì servirai Lui e diventerai come Lui.

 

 

GIOVEDI’ 11 MARZO

Una scheggia di preghiera:

 

SCRUTAMI, O DIO, E GUIDAMI SULLA VIA DELLA VITA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: COSTANTINO, Santo Re e Martire 

Era re della Cornovaglia, vissuto nel IV secolo, un re dissoluto e prepotente, si era macchiato di assassini, aveva ripudiato la moglie. Ma proprio la morte di questa provocò in lui una profonda conversione. Rinunciò al regno e si ritirò in convento. Si diede poi, insieme a San Columba, all’attività missionaria, cercando di convertire la Scozia. Mentre compiva quest’opera fu trucidato durante una incursione delle tribù dei Pitti.

Parola di Dio: Ger. 17,5-10; Sal. 1; Lc. 16,19-31

 

“C’ERA UN UOMO RICCO….UN MENDICANTE DI NOME LAZZARO GIACEVA ALLA SUA PORTA”. (Lc. 16,19-20)

La parabola del ricco e di Lazzaro volutamente gioca sul contrasto tra ricco e povero, ma non è lontana dalla realtà sia del tempo di Gesù che maggiormente del nostro tempo: lo squilibrio tra ricchi e poveri è abissale e umanamente non solo incolmabile ma destinato a crescere indefinitivamente. Finché saranno i ricchi a decidere le sorti del mondo, saranno sempre talmente miopi, perché egoisti, da non trovare una soluzione non dico giusta, ma almeno vivibile. Ma è anche vero che probabilmente se fossero i poveri a comandare avrebbero la stessa miopia ed egoismo dei ricchi espressa in modi diversi. Scopriamo allora che occorrono poveri diversi, quelli che il Vangelo chiama “beati” per dare il cambiamento dei valori. Il povero evangelico infatti non ama la povertà per la povertà, ma conosce il valore delle cose di cui non diventa mai schiavo. E’ uno che sa gustare le cose, tutte le cose, specialmente le piccole cose ma che le usa a favore di tutti. Con questi poveri è possibile ipotizzare una più armoniosa e giusta convivenza umana. Ma, come sempre, il Vangelo non parte dagli altri ma da me, sono io che posso e devo fare queste scelte evangeliche di semplicità, di condivisione gioiosa.

 

 

VENERDI’ 12 MARZO

Una scheggia di preghiera:

 

IN TE MI RIFUGIO, O SIGNORE, CHE IO NON RESTI CONFUSO IN ETERNO

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: MASSIMILIANO, Santo, Martire

Potremo definirlo come il primo obiettore di coscienza. Al tempo del proconsole Dione Cassio, era figlio di un veterano dell’esercito e secondo la tradizione doveva fare il militare anche lui. Ma, come cristiano, Massimiliano giudicava l’arruolamento incompatibile con la sua fede. Condannato per questo si avviò al patibolo chiedendo al padre di regalare l’abito militare preparato per lui al soldato che lo avrebbe decapitato.

Parola di Dio: Gn. 37,3-4.12-13.17-28; Sal. 104; Mt. 21,33-43.45

 

“C’ERA UN PADRONE CHE PIANTO’ UNA VIGNA, LA CIRCONDO’ CON UNA SIEPE, VI SCAVO’ UN FRANTOIO, VI COSTRUI’ UNA TORRE… (Mt. 21,33)

Proviamo a leggere la parabola di Gesù secondo una delle tante interpretazioni che ad essa si possono dare. Dio ha fatto bene tutte le cose per l’uomo, la vigna è la vita dell’uomo. Dio vi ha posto una siepe per difenderla e questa siepe potrebbe essere la coscienza che, se l’uomo usa, lo difende da chi vorrebbe derubarlo della speranza, dell’amore, della fedeltà. Dio ha anche posto un frantoio e una torre: il dolore, la pazienza, la fatica che si richiede per rompere la crosta delle apparenze e giungere alla sostanza delle cose. Che cosa poteva ancora fare Dio per noi? Ma l’uomo invece che gioire per questi doni, invece di usarne per il bene di tutti, ha voluto appropriarsene, fare a meno di Dio. Ma Dio, innamorato pazzo della sua creatura, non si è lasciato fermare dai suoi no, dagli inviati bastonati e tornati a mani vuote, ha mandato suo Figlio, ma noi prima non abbiamo tenuto conto delle sue parole e questo è già uccidere in noi Colui che parla, poi non solo non gli abbiamo dato i suoi frutti ma addirittura lo abbiamo venduto per “trenta monete”. Cosa potrà ancora fare Dio per noi se il nostro cuore non ha saputo nemmeno capire l’amore di suo Figlio? Eppure è proprio guardando a “Colui che è stato trafitto” che noi possiamo avere la salvezza. Dio dal dolore, dal peccato, dalla cattiveria degli uomini che hanno inventato una croce per suo Figlio vuole ancora trarre salvezza per noi. Guardando a Lui noi possiamo ancora e maggiormente ritrovare l’amore che salva, guardando alla sua nudità e povertà riusciamo a capire che le cose non ci sono state date per il nostro egoismo e possesso, ma per dono e per amore, guardando alla sua donazione totale comprendiamo che non è tenendo le cose che diventiamo maggiormente uomini ma che è solo condividendo che possiamo acquistare la giusta libertà e l’orgoglio di essere, con Gesù, Figli di quel Padre che ci ama dall’eternità

 

 

SABATO 13 MARZO

Una scheggia di preghiera:

 

FA’ CHE POSSIAMO GIUNGERE ALLA SPLENDIDA LUCE IN CUI E’ LA TUA DIMORA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: MARTIRI DI CORDOVA, Santi Martiri 

Nella città di Cordova, durante l’occupazione araba, tra il 771 e il 1236 vi furono diverse persecuzioni nei confronti dei cristiani e molti di essi furono martirizzati, ricordiamo ad esempio Rodrigo e Salomone martirizzati il 13 marzo 857 ed Eulogio decapitato l’11 marzo 859

Parola di Dio: Mic. 7,14-15.18-20; Sal. 102; Lc. 15,1-3.11-32

 

“UN UOMO AVEVA DUE FIGLI”. (Lc. 15,11)

Possono essere tanti modi di intitolare questa parabola: Il Figliol prodigo, Il padre misericordioso… Oggi vorrei leggerne un aspetto che mi permette di intitolarla: “Il padre sfortunato” Infatti questa parabola inizia con un verbo che dice all’imperfetto: “Un padre aveva due figli” questo dunque ci fa pensare che prima della fine del racconto forse qualcosa sarà cambiato. Infatti il figlio più giovane chiedendo l’eredità e andandosene è come se avesse detto: “Tu per me sei morto, non sono più tuo figlio”. Ma almeno gliene è rimasto uno di figlio, il maggiore. Noi diremmo che il Padre è riuscito almeno con questo figlio. Ma la parabola non si ferma qui. Gesù non condivide il nostro modo superficiale di vedere e giudicare. Colui che conosce gli animi, che ha dichiarato che i primi saranno gli ultimi e che le prostitute e i peccatori ci precederanno nel Regno dei cieli ci fa capire che mentre il figlio disgraziato può essere recuperato il figlio “buono” si rivela non amante del padre, iroso, collerico e capriccioso. Forse egli pur essendo vicino fisicamente era molto più lontano di quel fratello che se ne era andato. La parabola si conclude con la preghiera del padre nel confronto di questo figlio affinché accetti la gioia del fratello ritrovato, ma non ci dice come sia andata a finire. Vi sono luoghi del nostro io dai quali è molto più difficile far ritorno che da tutte le lontananza in cui si fugge per sciupare una vita o seguire una passione. E’ più facile spostare le montagne che smuovere certi orgogli o certi egoismi.

 

 

DOMENICA 14 MARZO – 3^ DOMENICA DI QUARESIMA ANNO C

Una scheggia di preghiera:

 

LA TUA MISERICORDIA CI SOLLEVI, O SIGNORE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: GIACOMO DA VITERBO, Beato Agostiniano

Entrato nell’ordine agostiniano compì gli studi nell'università di Parigi, dove nel 1287 ottenne il baccellierato e nel 1293 conseguì il magistero in teologia. Chiamato nel 1300 a reggere lo studio generale, che gli agostiniani avevano fondato a Napoli, nel 1302 fu nominato da Bonifacio VIII arcivescovo di Benevento e, nello stesso anno, fu trasferito alla sede di Napoli. Svolse notevole attività letteraria. Morì a Napoli nel 1308.

Parola di Dio: Es. 3,1-8.13-15; Sal. 102; 1Cor. 10,1-6.10-12; Lc. 13,1-9

 

“SE NON VI CONVERTIRETE PERIRETE TUTTI ALLO STESSO MODO”. (Lc. 13,5)

La pagina del Vangelo ci presenta Gesù che commenta due episodi di cronaca successi in quel periodo a Gerusalemme: una repressione brutale nel Tempio da parte di soldati romani e il crollo della torre di Siloe. Gesù – a sorpresa – afferma che gli uomini uccisi durante questi due fatti non erano più o meno peccatori degli altri. Una frase buttata lì con semplicità e che pure scardina molte nostre false sicurezze. Quante volte mi sento dire: “Cosa ho fatto di male per meritarmi questo?” Malgrado l’apparenza ci spinga a formulare tali pensieri, la Bibbia afferma il contrario: disgrazia e fortuna non sono legati al nostro comportamento, né ad una punizione di Dio, ma diventano l’occasione, come asserisce Gesù, di accorgerci che la vita è un soffio e che occorre davvero cogliere ogni momento per guardare a Dio. La vita – ci ricorda il Maestro – è un’unica occasione che ci è data per scoprire la Verità in noi. La vita, fortunata o tragica che sia, non è che lo strumento con cui impariamo a scoprire la pienezza nascosta nelle cose ed è la nostra occasione di conversione: Dio nella sua misericordia concede, come nella parabola del fico, delle dilazioni, ma abusarne vorrebbe dire prendersi gioco della sua pazienza. Non è improprio identificarci con il fico infruttuoso: tante foglie e pochi frutti. Tante parole, tante promesse, tanti sogni… poi il tempo passa e le nostre mani rimangono vuote. “Taglialo” potrebbe dire il Signore; ma Lui ci dà speranza: “Lascialo ancora per quest’anno…”. Non possiamo deluderlo.

 

 

LUNEDI’ 15 MARZO

Una scheggia di preghiera:

 

MANDA LA TUA VERITA’ E LA TUA LUCE; SIANO ESSE A GUIDARMI

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: CLEMENTE MARIA HOFBAUER, Santo, Sacerdote 

Si chiamava Giovanni ed era nato in Moravia il 26 Dicembre 1751. A 30 anni cambiò il nome in Clemente Maria in onore di Clemente di Ancira e della Madonna. Di famiglia modesta, orfano di padre, fece il fornaio ma voleva diventare sacerdote. Entrò tra i missionari Redentoristi e fu professo nel 1784. Esercitò il ministero per più di 20 anni a Varsavia. Nel 1908 fu espulso e andò a Vienna dove fu cappellano delle suore Orsoline. Morì a Vienna il 15 marzo 1820.

Parola di Dio: 1Re 5,1-5; Sal. 41; Lc. 4,24-30

 

“NESSUN PROFETA E’ BENE ACCETTO IN PATRIA”. (Lc. 4,24)

Gesù, utilizzando questo proverbio della saggezza popolare, lo applica a se stesso ed anche a noi. A Nazareth, i suoi concittadini pretendevano di conoscerlo perché conoscevano la sua famiglia, perché erano cresciuti con Lui e quindi non volevano accettare che “uno di loro” fosse “diverso da loro” avesse doti che loro non avevano; quindi, proprio i più vicini, i più fortunati ad aver potuto condividere l’umanità di Gesù, sono coloro che non accolgono la sua divinità e così facendo si perdono il dono di Lui. Mi raccontava un signore giunto alla fede dopo un lungo periodo travagliato, che le più grandi difficoltà le stava incontrando proprio all’interno della sua famiglia in quanto era difficile da parte dei suoi comprendere il cambiamento di valori avvenuto in lui, e all’interno della sua comunità parrocchiale che stentava ad accogliere una persona nuova piena di entusiasmo che scombinava il placido tran-tran di quei cristiani. Anche se è doloroso non c‘è nulla da stupirci di questo, basti pensare a San Francesco che le più grosse prove le ha avute proprio dai suoi frati, a un don Milani o a un don Primo Mazzolari che hanno sofferto proprio a causa di quella Chiesa che amavano profondamente. La prova e la persecuzione promessa da Gesù ai suoi discepoli non dobbiamo andare a cercarcela tanto lontano. Mi chiedo però se noi come cristiani dobbiamo, per amore di una presunta verità, far di tutto per spegnere l’azione dello Spirito Santo nei nostri fratelli.

 

 

MARTEDI’ 16 MARZO

Una scheggia di preghiera:

 

CUSTODISCIMI, O SIGNORE, COME LA PUPILLA DELL’OCCHIO

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: BENEDETTA DI ASSISI, Beata

Entrata fra le Clarisse di Assisi nel 1214, successe a S. Chiara nel governo del monastero di S. Damiano, rimanendo in quell'ufficio fino al 1260. Si ritiene che sia stata anche  badessa a Siena e a Vallegloria presso Spello. Morì nel 1260 e il suo corpo riposa insieme a quello di Santa Chiara.

Parola di Dio: Dn. 3,25.34-43; Sal. 24; Mt. 18,21-35

 

“NON DOVEVI ANCHE TU AVER PIETA’ DEL TUO COMPAGNO COSI’ COME IO HO AVUTO PIETA’ DI TE?”. (Mt. 18,33)

“Non riesco a perdonare!”. Quante volte troviamo difficile il perdono. Vorremmo farlo, capiamo che la vendetta e il rancore sono già una punizione, un peso per noi, ma il male ricevuto (o presunto) ritorna a galla e ci impedisce di vedere il bene. Gesù ci indica la strada per incamminarci verso il perdono: è solo se ti rendi conto che tu sei un “graziato”, un perdonato che puoi capire quanto sia giusto e bello perdonare. Nella parabola di oggi c’è un debito enorme, non solvibile, che gratuitamente vien perdonato. Davanti a Dio noi abbiamo diritto al perdono? E’ solo un amore forte e gratuito come quello di Dio che può giungere fino a noi. E davanti a questo, chi sono io per ergermi a giudice del mio fratello? Il dovere del perdono cristiano non è una legge fredda e impersonale ma una necessaria conseguenza del perdono ricevuto. Il perdono non è qualcosa che si riceve solamente, è qualcosa che bisogna dare. L'assoluzione non è solo compito dei preti nel sacramento della Penitenza, è compito di ogni cristiano perdonato dall'amore di Dio. Che poi non sempre si riesca in maniera piena mi dice ancora quanta povertà e grettezza c'è in me, ma non posso pensare di cavarmela con "Tre Pater, Ave e Gloria", quando proprio nel Padre nostro ripeto: "Rimetti a noi i nostri debito come noi li rimettiamo ai nostri debitori".

 

 

MERCOLEDI’ 17 MARZO

Una scheggia di preghiera:

 

BENEDETTO IL SIGNORE, GLORIA DEL SUO POPOLO

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: GERTRUDE DI NIVELLES, Santa, Monaca

Era figlia di Pipino il vecchio di Landen,  maggiordomo del re di Austrasia nata nel 626 circa. Rifiutando nozze preparate per lei, entrò molto giovane nel monastero di Nivelles fondato dalla madre, santa Itta (o Iduberga), alla quale succedette come badessa nel 647. Era assai colta, amante della Scrittura, pacificatrice di nemici. Morì a Nivelles nel 659.

Parola di Dio: Dt. 4,1.5-9; Sal. 147; Mt. 5,17-19

 

“NON SONO VENUTO PER ABOLIRE MA PER DARE COMPIMENTO”. (Mt. 5,17)

Ai tempi di Gesù qualcuno vedeva nelle sue parole solo quelle di un rivoluzionario su cui far leva per far piazza pulita del passato. Gesù dice chiaramente di essere in stretta continuità con il piano di Dio che si è realizzato lungo la storia del popolo ebraico; Gesù è il compimento della Legge. La legge ebraica, dono di Dio, era una serie di precetti da osservare. Dio li aveva dati per richiamare il suo popolo ai veri valori sia umani che di fede, ma gli uomini li avevano fatti diventare norme fredde, da osservare per non incorrere in pene (per capirci, un po’ come se noi dicessimo: pago le tasse solo per non incorrere nella finanza). Gesù vuole aiutarci a ritrovare la legge di Dio come dono per incontrare Lui e i fratelli e stabilisce un nuovo criterio di valutazione morale: l’intenzione personale. Posso anche osservare scrupolosamente tutti e dieci i comandamenti ma se non lo faccio per amore non mi serve a niente. Oppure posso anche trasgredire esteriormente qualche norma ma con retta intenzione e lì c’è vero amore. Non è una legge che mi fa buono o cattivo: è il cuore che diventa determinante. Con l’osservanza esteriore delle leggi possiamo anche ingannare gli altri sulla nostra bontà. Ma Dio vede il nostro cuore.

 

 

GIOVEDI’ 18 MARZO

Una scheggia di preghiera:

 

FA’ CHE ASCOLTIAMO, SIGNORE, LA TUA VOCE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: CIRILLO DI GERUSALEMME, Santo, Vescovo 

Era nato verso il 315 a Gerusalemme. Cristiano convinto, fu ordinato sacerdote e poi, nel 348 fu ordinato Vescovo di Gerusalemme. In un’epoca di controversie religiose e di pericolo di eresie, Cirillo si fece catechista dei suoi diocesani. Uomo austero avvalorò quanto predicava con un esempio costante di vita. Morì nel 386

Parola di Dio: Ger. 7,23-28; Sal.94; Lc. 11,14-23

 

“CHI NON E’ CON ME E’ CONTRO DI ME; CHI NON RACCOGLIE CON ME, DISPERDE”. (Lc. 11,23)

E poi venite a dirmi che la Parola di Dio non è “una spada a due tagli” che  dove ferisce lacera. Qui Gesù sembra quasi essere un integralista e ci pone davanti a scelte che assolutamente non prevedono compromessi, basta non essere con Lui per essergli già contro. Non è possibile essere cristiani solo quando conviene, solo quando siamo in chiesa, solo quando le cose sono faci­li e vanno bene. Gesù non è un sonnifero per addormentarci in facili speranze di aldilà, né un calmante per darci ragioni del mistero e del dolore. Non si può essere con Lui la domenica e il lunedì con il denaro. Tutto que­sto può sembrare intransigenza. Ma vediamolo dal lato giusto: è amore. Amore di Dio per noi che vuoi vederci totalmente realizzati in Lui, e amore nostro per Dio: non posso dire di ama­re una persona se poi mi ricordo di lei solo quando mi fa comodo. E io ho scelto Cristo? Ciascuno provi a rispondere per se stesso. In quanto a me ho l’impressione di essere solo in parte con Lui:  non posso dire di non aver scelto Cristo, infatti esso ha segnato e segna ogni scelta importante della mia vita, ma vedo che se provo entusiasmo per Lui, poi spesso preferisco le scelte del mondo; comprendo che la sua strada è quella giusta, ma invidio chi ha seguito quella di “mammona” e il denaro, il potere e il successo spesso hanno dominio su di me. Credo che l’amore e il perdono siano i grandi insegnamenti evangelici, ma non sempre condivido cose e tempo con gli altri e un po’ di vendetta, o almeno di rancore trova posto in me. Il radicalismo che Gesù ci chiede non è quello di fare delle crociate in nome suo, è quello di non sceglierlo solo a parole.

 

 

VENERDI’ 19 MARZO

Una scheggia di preghiera:

 

TU SEI FEDELE, SIGNORE ALLE TUE PROMESSE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: SIBILLINA BISCOSSI, Vergine, Beata

Nata a Pavia nel 1287 rimase presto orfana di entrambi i genitori e fece i lavori più umili. A dodici anni divenne cieca e fu accolta tra le terziarie domenicane dove visse da reclusa e da un buco riceva l’elemosina e dispensava i suoi consigli. Morì il 19 marzo 1367.

Parola di Dio nella Festa di San Giuseppe: 2 Sam. 7,4-5.12-14.16; Sal. 88; Rom. 4,13.16-18.22; Mt. 1,16.18-21.24

 

“GIUSEPPE, LO SPOSO DI MARIA, ERA UN UOMO GIUSTO”. (Mt. 1,19)

La figura di Giuseppe mi ha sempre affascinato forse perché molte sue caratteristiche stentano a realizzarsi in me. Intanto di Giuseppe si parla poco nel Vangelo e poi, altra caratteristica da cui mi sento lontano ma che invidio: Giuseppe nei Vangeli non dice neanche una parola di suo ma è uno che nel silenzio agisce ed è allora molto bello vedere la sua figura di uomo giusto, innamorato di Maria, che è disposto a cambiare tutti i suoi giusti progetti pur di continuare a dimostrarle il suo amore, che è disposto ad accogliere anche senza capire tutto, che è fedele a Dio, che permette allo Spirito Santo che è amore di compiere la sua strada. Giuseppe è tutt’altro che un credulone. Quando sa che Maria è incinta, non dubita di Lei, ma fedele alla legge, cerca una soluzione umana rispettosa di Maria e di Dio e giunge, con il suo ragionamento, a “licenziarla in segreto”. Davanti alle indicazioni dell’angelo è ben contento di cambiare i suoi progetti e di accogliere Maria come sua sposa e il Bimbo come dono e opera dello Spirito Santo. Giuseppe, da allora, dovrà ancora prendere grandi decisioni, ma vivrà nell’ombra di Gesù e di Maria e sarà per loro come la figura, l’ombra del Padre. Lo Spirito ha bisogno di me e di te per continuare l’incarnazione di Gesù. Ma noi siamo, come Giuseppe, disponibili a cambiare i nostri progetti per far sì che “io diminuisca e Lui cresca”?

 

 

SABATO 20 MARZO

Una scheggia di preghiera:

 

ANIMA MIA BENEDICI IL SIGNORE, NON DIMENTICARE I SUOI BENEFICI

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: SERAPIONE DI THMUIS, Santo, Vescovo   

Fu vescovo di Thumuis nel basso Egitto tra il 340 – 356. Era monaco, amico di Atanasio e combatté l’arianesimo. Morì nel 362.

Parola di Dio: Os. 6,1-6; Sal. 50; Lc. 18,9-14

 

“DUE UOMINI SALIRONO AL TEMPIO A PREGARE: UNO ERA FARISEO E L’ALTRO PUBBLICANO”.  (Lc. 18,10)

Se volete comprendere l’attualizzazione di questa parabola potete fare un piccolo esperimento: prendete un foglio e dividetelo in due colonne: sulla prima scrivete tutte le volte che avete espresso con sicurezza e sufficienza le vostre critiche nei riguardi degli stranieri, dei poveri, degli immigrati, dei capi politici, della Chiesa, dei vicini di casa…Nella seconda colonna scrivete l’elenco dei peccati che avete confessato nell’ultima vostra confessione. Quale sarà la lista più lunga? Tiriamo allora le conseguenze: siamo come il pubblicano o siamo come il fariseo? O, ancora, se partiamo dal punto di vista della preghiera: quando preghiamo ci fermiamo alle formalità, alle astrattezze oppure l’incontro con Dio ci tocca nel cuore dei nostri problemi? La vera preghiera, secondo il Vangelo comincia là dove comincio ad attribuire con verità a me i miei peccati, quelli che abitualmente e facilmente riconosco negli altri, e comincio a pentirmene, chiedendo umilmente perdono. E’ proprio in quel momento che stabilisco il mio vero rapporto con Dio: quello di uno che ha bisogno di tutto con Colui che tutto può dare.

 

 

DOMENICA 21 MARZO – 4^ DOMENICA DI QUARESIMA ANNO C

Una scheggia di preghiera:

 

PADRE, HO PECCATO CONTRO IL CIELO E CONTRO DI TE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: GIUSTINIANO Vescovo di Vercelli Santo.

Fu, secondo antiche tradizioni il quarto successore di S. Eusebio nella guida della diocesi di Vercelli. Nella lapide che lo ricorda si legge della sua santità di vita, della fedeltà alla giustizia, della sua paternità nei confronti del popolo. Resse la diocesi per 16 anni all’incirca tra il 435 e il 452.

Parola di Dio: Gs. 5,9-12; Sal. 33; 2 Cor. 5,17-21; Lc. 15,1-3.11-32

 

“IL PADRE LO VIDE E COMMOSSO GLI CORSE INCONTRO… IL PADRE USCI’ A PREGARLO".(Lc. 15,20. 28)

Se dovessimo fare il “Personaggi ed interpreti” di questa parabola che per la seconda volta incontriamo in questo mese, scopriremmo facilmente che i personaggi sono tre: il figlio più giovane, il figlio maggiore e il Padre. Il personaggio principale è, contrariamente ad una interpretazione frequente, il Padre e non il figlio più giovane: il Padre che vuol far condividere la sua gioia a tutti e due i figli. Il figlio più giovane simboleggia il peccatore: vive da sfruttatore, da dissoluto, una vita sempre più degradata. Per di più non sembra neanche un vero convertito: torna da suo Padre perché “muore di fame”. L’accoglienza che il Padre gli riserva è dunque ancora più sorprendente: una eccezionale prova d’amore. Il figlio maggiore poi all’apparenza è fedele ma l’atteggiamento del Padre nei confronti del fratello fa emergere la sua personalità. Egli si scandalizza del comportamento del Padre e recrimina. E’ facile vedere in lui il fariseo che non ammette che Gesù accolga i peccatori. Il Padre ama l’uno e l’altro con lo stesso amore: accoglie con tenerezza il prodigo e con la stessa tenerezza esorta il figlio maggiore a condividere la sua gioia. La festa alla quale tutti e due sono chiamati fa pensare al banchetto eterno. L’amore del Padre per l’uno e per l’altro dovrebbe far di loro due fratelli che si amano. La grande rivelazione del Vangelo di Gesù è che Dio è Padre che ama tutti gli uomini: i giusti e i peccatori. In qualunque dei due figli possiamo riconoscerci (magari un po’ in tutti e due) di una cosa possiamo essere certi Dio ci ama, ci chiama alla sua festa. Dipenderà solo da noi accogliere questo invito e questo dono.

 

 

LUNEDI’ 22 MARZO

Una scheggia di preghiera:

 

TU SOLO, O SIGNORE, HAI PAROLE DI VITA ETERNA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: EPAFRODITO, Santo

Vissuto nel I secolo era originario della città di Filippi. Convertito da san Paolo, fu, più tardi, inviato a Roma per consegnargli le collette della comunità cristiana di Filippi. Pare sia stato vescovo della sua città natale.

Parola di Dio: Is. 65,17-21; Sal.29; Gv. 4,43-54

 

“E CREDETTE LUI CON TUTTA LA SUA FAMIGLIA”. (Gv. 4,53)

La struttura del racconto di questo miracolo non solo ci dà la possibilità da una parte di vedere il potere di Gesù che riesce a fare anche miracoli a distanza, ma ci permette di vedere nella fede di questo funzionario del re che ha un figliolo ammalato, il cammino che dovrebbe fare la nostra fede. Quest’uomo va da Gesù perché ha un problema che gli sta a cuore e che da solo non può risolvere. La fede parte sempre da questo: il constatare la nostra inadeguatezza, la nostra povertà, il nostro dubbio e la nostra incapacità di trovare risposte adeguate. A questo punto qualcuno si ferma e rinuncia, altri tentano varie strade. Anche quest’uomo va da Gesù non perché sia sicuro di ottenere ma perché ne ha sentito parlare, perché forse qualcuno gli ha raccontato di altri miracoli avvenuti. Succede un po’ come quando visti i non risultati della medicina ufficiale davanti ad una malattia si tentano un po’ tutte le altre strade. Ma il mettersi in cammino, l’incontro, la preghiera che rivolge a Gesù, il rimprovero di Lui sulla poca fede, lo portano ad insistere nella sua richiesta. Gesù per poter entrare nei nostri cuori ha bisogno del nostro desiderio ripetuto, di qui il suo invito a pregare incessantemente, con insistenza. Ma occorrono ancora due passi prima che la fede di quest’uomo e la nostra trovino il loro vero compimento. Occorre l’abbandonarsi e il fidarsi totalmente senza garanzie immediate: quest’uomo deve ritornare a casa fidandosi unicamente di quanto gli aveva detto Gesù. Anche per noi c’è sempre un momento in cui bisogna fare un salto nel buio, bisogna fidarsi mentre tutto ti sta dicendo il contrario, questa è la parte umana che dobbiamo mettere noi per arrivare alla fede. E poi c’è la constatazione della potenza di Dio e la manifestazione esplicita della fede. Non so a che punto sia il cammino di fede di ciascuno di voi ma, per esperienza, so che è un cammino che uno non ha mai finito di compiere e che spesse volte bisogna ricominciare nella vita. Abbiamo però fiducia: se non ci sediamo delusi lungo il bordo della strada ma camminiamo sia per andare da Gesù che per tornare al nostro quotidiano, anche se sembriamo soli, Dio è già in cammino con noi.

 

 

MARTEDI’ 23 MARZO

Una scheggia di preghiera:

 

CON LA TUA PRESENZA SALVACI, O SIGNORE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: TURIBIO DI MONGROVEJO, Santo, Vescovo

Turibio (c. 1538 - 1606) era ancora un laico quando il re di Spagna lo mandò a riorganizzare la chiesa del Perù. Divenuto a 42 anni arcivescovo di Lima, cercò di riparare gli sbagli e le ingiustizie commesse dai conquistatori nei confronti degli indios. Per questo si scontrò con i governatori del paese, che tuttavia non riuscirono a venir a capo della sua incrollabile pazienza e della sua cortese fermezza. Quando morì una profonda riforma si era ormai realizzata.

Parola di Dio: Ez. 47,1-9.12; Sal.45; Gv. 5,1-3.5-16

 

“SIGNORE, IO NON HO NESSUNO CHE MI IMMERGA NELLA PISCINA QUANDO L’ACQUA SI AGITA”. (Gv. 5,7)

Il malato del Vangelo dice di essere lì da tanto tempo ai bordi della piscina perché non ha nessuno che lo aiuti al momento giusto. Nel mondo ci sono milioni di persone che “non hanno nessuno” che li aiuti a togliersi dalla malattia, dalla fame, dall’ignoranza, da una vita subumana. Molti missionari cercano di venire loro incontro, oggi poi si sta sviluppando sempre più un movimento di volontari che in modi diversi cercano di venire incontro alle tante necessità di tanti uomini che “non hanno nessuno”. Ovviamente, non tutti, anzi pochissimi possono lasciare famiglia e patria per andare nel Terzo Mondo ad aiutare chi “non ha nessuno”, ma questo non deve impedire di cercare anche qui, nei nostri paesi, i poveri, i malati, gli anziani, i soli, i giovani a rischio che “non hanno nessuno”: Sì, perché sempre più anche nelle nostre città si verifica il dramma della gente che non ha nessuno!. Proviamo oggi ad aprire gli occhi e il cuore, a guardarci attorno, a scoprire vicino a noi chi non ha nessuno cominciando magari dai vecchietti che abitano nel nostro condominio o dal ragazzino che, figlio di genitori divisi, è trattato come un pacco postale da mandare oggi da uno e domani dall’altro o da quell’uomo che, proprio perché “non ha più nessuno, si è attaccato al bottiglione del vino. E poi proviamo a chiederci: “E io non potrei essere qualcuno almeno per uno di loro?”

 

 

MERCOLEDI’ 24 MARZO

Una scheggia di preghiera:

 

RICORDATI , SIGNORE, DEL TUO AMORE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: CATERINA DI SVEZIA, Santa  

Figlia di un principe scandinavo e di Santa Brigida, fu educata nel monastero di Risberg. Con il suo sposo decisero di vivere da fratello e sorella dedicandosi alla preghiera e alla evangelizzazione. Rimasta vedova entrò nel monastero fondato da sua madre a Watzen e vi rimase fino alla morte il 24 Marzo  1381.

Parola di Dio: Is. 49,8-15; Sal 144; Gv. 5,17-30

 

“CHI ASCOLTA LA MIA PAROLA E CREDE A COLUI CHE MI HA MANDATO HA LA VITA ETERNA”.  (Gv. 5,24)

Quella di oggi è una delle pagine che maggiormente ci indicano il senso cristiano della vita. Naturalmente bisogna credere che Gesù sia Dio, credere che “operi come il Padre”, che ci dica la verità tutta intera. Se noi infatti accogliamo Gesù come il Figlio di Dio, mandato per la nostra salvezza, accettiamo la sua Parola e permettiamo ad essa di agire in noi. Lui allora ci dice di avere in se stesso la vita. Se noi siamo uniti a Lui, alla sua parola, noi siamo nella pienezza della vita fin da ora perché i nostri gesti, le nostre azioni corrisponderanno a quello che Dio desidera, e Lui non può che desiderare il nostro vero bene, e per di più esse avranno valenza di eternità perché se è vero che con Cristo dobbiamo morire al male e al peccato è altrettanto vero che con Lui siamo destinati alla risurrezione e alla vita eterna. Quindi con Gesù io vivo qui sulla terra al meglio delle possibilità della vita, con gli occhi e il cuore puntati a quella eternità che in Lui è già cominciata. Ed ecco allora che il nostro cuore si apre anche alla certezza dell’eternità per i nostri morti: essi non sono più nella realtà di questa vita terrena ma sono nella realtà della vita eterna e per di più, come noi sono destinati anche alla risurrezione fisica per poter gioire completamente, anima e corpo, della visione di Dio. Tutto questo sulla parola di Gesù, ma se credo che Gesù è Dio allora è certamente verità e ottima buona notizia.

 

 

GIOVEDI’ 25 MARZO   ANNUNCIAZIONE DEL SIGNORE

Una scheggia di preghiera:

 

ECCOMI, SIGNORE, SI COMPIA IN ME LA TUA PAROLA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: DISMA, Santo

E’ il nome col quale nella letteratura apocrifa sulla passione, morte e resurrezione di Gesù è chiamato il buon ladrone che avrebbe aiutato Gesù durante la fuga in Egitto, fu poi come lui crocifisso e dopo la morte andò in paradiso precedendo tutti gli altri santi.

Parola di Dio nella festa dell’ Annunciazione: Is. 7,10-14; Sal. 39; Eb. 10,4-10; Lc. 1,26-38

 

“L’ANGELO FU MANDATO A MARIA… E L’ANGELO PARTI’ DA LEI”. (Lc. 1,26-38)

Due sono i personaggi dell’annunciazione: l’angelo e Maria. L’angelo, o il portatore di buone notizie (il termine angelo e quello Vangelo hanno la stressa radice) è colui che parla a nome di Dio o che, qualche volta, nella Bibbia è addirittura Dio stesso. E l’angelo annuncia ma viene anche a chiedere. E’ Dio che cerca di farsi strada nella nostra umanità, è Dio che cerca collaboratori per portare e donare tutto se stesso. Poi abbiamo Maria. Certamente Dio si è preparato sua madre fin dall’eternità. Le ha fatto il dono di essere senza peccato, l’ha voluta colma di doti umane, ma Maria è consapevole solo della sua umanità di donna e di ragazza promessa sposa a Giuseppe. Ecco allora il dialogo. Per prima cosa l’angelo invita Maria a non temere. Tutto può essere misterioso, ma Dio e il suo progetto non possono mai fare paura, sono sempre doni meravigliosi;  e poi le dice che Dio l’ha scelta per essere madre di suo Figlio. Maria è concreta, ha nel suo cuore tante domande, riesce ad esprimere qualcosa di questo all’angelo che le parla di Spirito Santo è le dà il segno di Elisabetta, l’anziana che partorisce un figlio. A questo punto Maria si abbandona totalmente alla volontà di Dio, e l’angelo partì da lei. E qui, direi inizia per Maria il tempo più bello ma anche più difficile: essa continua a credere nonostante non ci sia più l’angelo a confortarla. Essa parte per andare a constatare il segno di Elisabetta e gioiosamente si mette al suo servizio. Si chiede come Giuseppe accetterà questa situazione, ma si fida di Lui e di  Dio e nello stesso tempo vive nel mistero e nella profonda intimità la comunione con il suo Figlio che sta prendendo forma dentro di lei. Anche noi viviamo nel mistero ma questo annuncio a Maria è anche per noi. Dio è ancora in cerca di qualcuno che pur non essendo esente dal peccato offra se stesso per ricevere e donare suo Figlio: siamo disposti a fare come Maria?

 

 

VENERDI’ 26 MARZO

Una scheggia di preghiera:

 

ASCOLTA, SIGNORE, IL GRIDO DEL TUO POVERO

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: EMANUELE, Santo, Martire

Emanuele era probabilmente originario dell’attuale Turchia. Il vescovo della sua città, in tempo di persecuzioni anticristiane, venne allontanato e dif­fidato dal continuare la sua opera, ma disobbedì clamorosamente e non smise di battezzare, predicare ed assistere i fedeli. Naturalmente, venne arrestato e condannato a morte. Emanuele, insieme a una quarantina di altri cristiani, non tollerò il sopruso e, pur sapendo di andare incontro a morte certa, si allineò al suo vescovo e si presentò al governatore dichiarando apertamente la sua fede. La morte era un castigo troppo lieve per quei tempi: Emanuele e i compagni furono torturati a lungo prima che, pietosamente, venissero decapitati.

Parola di Dio: Sap. 2,1.12-22; Sal. 33; Gv. 7, 1-2.10.25-30

 

“CERCAVANO DI UCCIDERLO”. (Gv. 7,1)

Attorno a Gesù si coagulano le tensioni più diverse: troviamo i poveri e i peccatori che lo cercano, i malati che desiderano da Lui guarigione, molti che lo lodano e che dicono di non aver mai visto un personaggio simile ma troviamo anche tanta avversità che si spinge fino al desiderio di eliminarlo. Come si spiega tanta avversione nei confronti di Gesù che passò “beneficando e sanando i malati”? I detentori del potere religioso vedono in Lui un grande eretico: “Lui, uomo, si proclama Dio”; hanno paura di qualcuno che soppianti il loro potere, hanno paura di una rivolta di popolo contro le loro prepotenze e la paura si organizza per estirpare il giusto. Ieri, come oggi, il bene vero dà fastidio. Ad esempio, quante notizie di bene troviamo su un giornale? Non rendono a coloro che sguazzano sul malcontento! E non è forse vero che ogni volta che noi cerchiamo di operare il bene c’è sempre qualcuno o qualcosa che cerca di impedircelo, di farci tacere? Il bene suscita le forze del male: esse si sentono colpite, si organizzano, usano le armi della ricchezza e del potere,  cercano di far tacere il bene. Ma anche qui non dobbiamo spaventarci: Dio, il Bene è più forte del male e anche se Cristo finirà sulla croce, è proprio quella croce che salva il mondo.

 

 

SABATO 27 MARZO

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, MIO DIO, IN TE MI RIFUGIO

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: GABRIELE DELL’ADDOLORATA Santo

Nato ad Assisi nel 1838 è attratto in gioventù  dai  piaceri  e dal  successo mondano.  Ma  riflettendo  durante una malattia decide di votarsi a Dio. A 18 anni  chiede  di  essere ammesso tra i passionisti. Il suo carattere amabile, la gioia che emana dalla sua persona, la sua fedeltà e tutte le osservanze della  regola,  il  suo amore generoso per il Signore e il suo affetto illimitato per la Madre di Dio ne fanno in breve  tempo  un  religioso  esemplare. Muore giovanissimo, a 24 anni.

Parola di Dio: Ger. 11,18-20; Sal. 7; Gv. 7,40-53

 

"STUDIA E VEDRAI CHE NON SORGE PROFETA DALLA GALILEA! E TORNARONO CIASCUNO A CASA SUA”. (Gv. 7,52-53)

Ci sono alcune categorie di persone che sono proprio difficili da digerire. Una di queste è quella dei saccenti, di coloro che si sentono talmente in gamba che si permettono di giudicarti e di mandarti a quel paese! Li trovi ovunque: in ufficio: "Ma come, non sai ancora come si fa!" nei negozi: "Ma si figuri, signora, quella mia vicina" in parrocchia: "Noi, nel nostro gruppo sì che siamo forti... Noi abbiamo fatto…" E si fermassero qui, ma per di più ti giudicano: "Quello è un ignorante, quell'altro è privo di savoir-faire, il terzo è un cristiano di seconda categoria perché non sa che cosa sia "escatologia" o "teologia della liberazione". In questa pagina di Vangelo i farisei si permettono di mandare Nicodemo a studiare perché: "non sorge profeta dalla Galilea". E guarda un po': il Figlio di Dio, quasi a farlo apposta, viene proprio di là. Ma quello che è ancora più significativo nel Vangelo di Giovanni e che questi personaggi dopo tutte le chiacchiere, i giudizi, le condanne e gli apprezzamenti, “se ne tornarono ciascuno a casa sua”, cioè si sono riempiti la bocca di parole, si sono autoelogiati, hanno tagliato colletti, hanno fatto proposte meravigliose, ma poi non hanno concluso niente e se ne sono tornati a casa, tronfi galletti che senza aver fatto un uovo si sentono i re del pollaio.

 

 

DOMENICA 28 MARZO –  5^ DOMENICA DI QUARESIMA ANNO C

Una scheggia di preghiera:

 

GRANDI COSE HA FATTO IL SIGNORE PER NOI

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: FEDORA, Santa, Martire

La storia di Fedora è simile a quella delle tante migliaia di martiri dei primi anni della Chiesa. Fu arrestata per la sua fede manifesta ed invitata ad abiurare. Si rifiutò, fu minacciata, poi torturata ma, con­fortata anche da un giovane cristiano di nome Didimo, continuò con fierezza a manifestare la sua fede fino al mo­mento del martirio.

Parola di Dio: Is. 43,16-21; Sal. 125; Fil. 3,8-14; Gv. 8,1-11

 

“GLI SCRIBI E I FARISEI GLI CONDUCONO UNA DONNA SORPRESA IN FLAGRANTE ADULTERIO”. (Gv. 8,3)

Ormai è guerra aperta: gli scribi e i farisei hanno un unico scopo: far condannare Gesù. Essi sanno che ama ed è amato dai peccatori, ma sanno anche che Gesù si è mostrato ancora più esigente di Mosè quando ha detto: “Chi guarda una donna e la desidera ha già commesso adulterio con lei”. Si presenta un’occasione insperata: hanno trovato una donna sorpresa in flagrante adulterio. Secondo la legge di Mosè erano sia l’uomo che la donna a dover morire, ma i farisei se la prendono con la parte più debole. Davanti a questo caso Gesù contraddirà la legge di Mose o il suo discorso della montagna? Infatti sono due i processi che si snodano sotto i nostri occhi, quello alla donna e quello a Gesù. E rischiano di morire tutti e due, una per adulterio e l’altro per bestemmia se si opporrà alla legge di Mosè. Ma come succederà davanti a Pilato Gesù sceglie il silenzio accompagnato da quel misterioso gesto di scrivere con il dito per terra. Il silenzio di Gesù evita alla donna l’umiliazione di quel terribile processo che si stava preparando e favorisce il riflettere quando finalmente Gesù parlerà rinviando le persone alla propria coscienza: Lui sa che tutti sono peccatori agli occhi di Dio. Infine questo episodio, incominciato in una estrema violenza si conclude nella pace più profonda. “Gesù rimase solo con la donna davanti a Lui”. La miseria, la nostra miseria, davanti alla misericordia e quel “Va’, d’ora in poi non peccare più” è detto anche per noi e, se accolto, ci libera nell’amore da ogni giudizio nei confronti dei nostri fratelli.

 

 

LUNEDI’ 29 MARZO

Una scheggia di preghiera:

 

TRASFORMACI IN CREATURE NUOVE PER ESSERE PREPARATI ALLA PASQUA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: BERTOLDO, Santo, monaco

Era nativo della Lombardia (qualcun altro parla invece di Limonges). Verso il 1142 si recò in Siria con il cugino Aimerico di Malefaida nominato patriarca di Antiochia. Di là si ritirò sul monte Carmelo dove riunì in un convento gli eremiti sparsi sul monte, che si diedero una regola (regola primitiva). Fu il primo generale latino dell'ordine verso il 1154 Morì sul monte Carmelo nel 1198 .

Parola di Dio: Dn. 13,1-9.15-17.19-30.33-62; Sal. 22; Gv. 8,12-20

 

“IO SONO LA LUCE DEL MONDO; CHI SEGUE ME, NON CAMMINERA’ NELLE TENEBRE, MA AVRA’ LA LUCE DELLA VITA”. (Gv.8,12)

Gesù è la luce del mondo ma spesso noi abbiamo paura della luce e preferiamo cercare i piccoli sfarfallii del mondo oppure parliamo, discutiamo filosofeggiamo sulla luce. Gusterà Gesù, sarà avvolto dalla luce solo che si getterà in Lui. Questi due raccontini possono suggerirci molte cose: In una foresta dell’India c’era una famiglia di scimmie. Una sera d’inverno, mentre tremavano per il freddo, videro una lucciola.  Credettero che fosse fuoco! La presero con cura, la coprirono di erbe secche e di foglie, stesero in avanti le mani, credendo di riscaldarsi. Anzi una scimmia più freddolosa si mise perfino a soffiare sulla lucciola, quasi per ravvivare la fiamma. Vista la scena, un uccello dalle ali dorate volò giù e disse alle scimmie: “Questo non è fuoco; è soltanto una lucciola!” Ma le scimmie per tutta risposta continuarono a soffiare. E l’uccello dalle ali dorate tentava e ritentava di persuaderle, finché una scimmia irritata lo prese e l’uccise. Poi si misero tutte a soffiare. Al mattino erano tutte morte di freddo.  

 

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C’era una volta una società di ranocchi, che viveva in fondo ad un pozzo oscuro, da cui non si poteva vedere proprio nulla del mondo di fuori. Soffrivano molto. Un giorno però un’allodola dal cielo azzurro scese in quel pozzo e si mise a parlare di un mondo di sole, di fiori e d’amore. Il ranocchio capo commentò: “Avete sentito? Il mondo descritto dall’allodola è il paradiso, dove andranno tutti i ranocchi buoni, che sapranno soffrire quaggiù”. Ma alcuni ranocchi credettero sul serio al mondo descritto e protestarono contro il capo, gracidando più forte. Sorse allora un ranocchio filosofo, che, studiata a lungo la situazione, suggerì: “L’allodola non ci annuncia un altro mondo, ma che questo nostro fondo di pozzo, con migliorie di luce, di ventilazione e di cibo, potrebbe diventare il regno descritto. Ma alcuni ranocchi credettero sul serio che fuori ci fosse un mondo più bello e contestarono il filosofo, gracidando più forte. Continuarono a lungo. Gracidarono anche quando quel fondo di pozzo con le migliorie annunciate fu reso più confortevole. Non smisero neppure di fronte alle critiche: “Il vostro annuncio è ormai inutile, anzi dannoso!” Non cessarono neppure di fronte alla morte. Finché alcuni ranocchi presero la decisione: saltarono fuori dal pozzo. Videro un mondo meraviglioso con il sole, la luna, le stelle, i fiori e l’amore... Dio!

 

 

MARTEDI’ 30 MARZO

Una scheggia di preghiera:

 

ASCOLTA, SIGNORE, IL GEMITO DEL MISERO

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: JULIO ALVAREZ MENDOZA, Santo, Sacerdote

Nacque in Messico a Guadalajara il 20 dicembre 1866, fu parroco, padre e amico dei piccoli, povero tra i poveri. Arrestato durante la rivoluzione, per estremo disprezzo fu fucilato su un cumulo di immondizie il 30 marzo 1927.

Parola di Dio: Num. 21,4-9; Sal. 101; Gv. 8,21-30

 

“GESU’ DISSE AI FARISEI: VOI SIETE DI QUAGGIU’, IO SONO DI LASSU’”. (Gv. 8,23)

Questa frase del Vangelo di oggi può stupirci ma anche farci riflettere. Ci stupisce perché è rivolta ai farisei, ed essi erano i religiosi di allora, i garanti della fede di Israele e in pratica li accusa di essere atei. E’ dunque possibile che una persona religiosa sia intimamente atea? Purtroppo sì quando la religione serve da mantello per nascondere dietro ad essa i propri interessi personali o di corporazione. Se noi leggiamo la storia delle religioni vediamo che esse hanno fornito santi, martiri, persone di fede sia di cultura che poveri e semplici, ma purtroppo vediamo (e specialmente ai vertici delle istituzioni religiose) persone che hanno sfruttato la religione e il religioso per interessi personali o per difendere il religioso in quanto forma di potere. Ma, dicevo, la frase di Gesù ci fa anche riflettere personalmente: che cosa è per me il credere nel Dio di Gesù? Può essere una pia abitudine: “Sono nato in questo ambiente, mi sta bene così almeno fin che non mi scomoda troppo”; può essere una scelta intellettuale: “Io credo che Dio esiste, ho un rapporto personale con Lui; non chiedetemi di più”; può essere più una scelta di religione che di fede: “Io sono cattolico: mi sta bene la Chiesa, il Papa, le norme, la liturgia, le scelte politiche che mi vengono indicate…”; può al contrario essere una scelta di Cristo ma non della Chiesa o può essere la fede riposta in Cristo che ce lo fa accogliere così com’è con tutte le conseguenze delle scelte evangeliche manifestate nella vita non solo a livello personale ma nella comunione dei salvati da Lui. Chiediamoci a quale categoria apparteniamo e se il rimprovero di Gesù ai farisei tocca un po’ anche noi, sia il benvenuto se ci aiuta a convertirci davvero.

 

 

MERCOLEDI’ 31 MARZO

Una scheggia di preghiera:

 

A TE LA LODE E LA GLORIA NEI SECOLI

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: GUIDO Abate di Pomposa, Santo

Nacque a Casamari presso Ravenna, nella seconda metà del secolo X, da giovane si dedicò agli studi vivendo negli agi della vita di famiglia. Convertitosi si ritirò a vita eremitica sotto la guida dell’eremita Martino abate di Pomposa di cui divenne successore nel 998. Sotto la sua guida il monastero conobbe un periodo florido, sia nell’ingrandimento edilizio, sia per il gran numero di monaci affluiti, a loro dedicò il suo tempo nell’assisterli con la preghiera e anche con miracoli. Aderendo all’invito dell’imperatore Enrico III di recarsi a Piacenza, non poté raggiungere il luogo a causa di un’infermità che lo fece fermare a Borgo S. Donnino, dove morì il 31 marzo 1046; aveva governato Pomposa per circa mezzo secolo.

Parola di Dio: Dn. 3,14-20.46-50.91-92.95; Cant da Dn. 3,52-56; Gv. 8,31-42

 

“SE RIMANETE FEDELI ALLA MIA PAROLA, SARETE DAVVERO MIEI DISCEPOLI; CONOSCERETE LA VERITA’ E LA VERITA’ VI FARA’ LIBERI” . (Gv. 8,31)

Della libertà tutti ne parlano, tutti la desiderano, persone lottano e qualche volta muoiono perché  credono in essa. Nel nome della libertà poi vengono commessi anche crimini, una cattiva interpretazione di essa fa sì che abiti in casa mia non nella stessa misura della casa di mio fratello. Qualcuno camuffa con questo termine persino altre forme di schiavitù… Gesù ci dice che chi crede in Lui, chi accoglie la sua parola conosce la verità e la verità rende liberi. Ed ha ragione Gesù perché solo nella verità può esserci libertà vera; dove c’è falsità, ingiustizia albergano l’egoismo e il potere e lì non può esserci libertà. Quando l’uomo pensa ad esempio che il denaro o il potere possono dare senso alla vita diventa schiavo di questi. Ma la verità dove la troviamo? La possiamo cercare nei libri, nella filosofia, nelle religioni, in noi stessi e troveremo barlumi di verità, ma l’unico che davvero è la Verità non può che essere Gesù, perché è Figlio di Dio. Quello che Lui ci dice e ci ha testimoniato con la sua vita non è una parola qualunque, è la verità di Dio, dunque andare da Gesù, accogliere Gesù, cercare di vivere quello che Gesù ci ha detto è essere nella verità non tanto perché lo abbiamo stabilito noi, ma perché è Lui la verità di Dio. Però qualcuno potrebbe dire: “Ma accogliere Gesù, seguire i suoi comandi non significa diventare schiavi di Gesù, del suo pensiero, dei suoi ordini?”. Seguire Gesù non è schiavitù ma nella Verità fare le migliori scelte di vita. Provate a pensare alle persone libere che maggiormente ammirate nella vita: di certo non sono i ricchi o i potenti, possono avere molte cose ma hanno anche molte preoccupazioni. I veri liberi sono i santi! Non solo quelli aureolati, ma le persone, che libere dalle cose sanno vivere gioiosamente la propria vita, coloro che al loro passaggio spandono attorno se ottimismo, coloro che sanno vedere gli altri come prossimo, coloro che non solo non vogliono impedire la libertà di nessuno ma che sono contenti se qualcun altro ha trovato la strada di Dio. Se questo è essere schiavi di Gesù sarei contento di esserlo totalmente

     
     
 

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