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SCHEGGE E SCINTILLE

PENSIERI, SPUNTI, RIFLESSIONI

DALLA PAROLA DI DIO E DALLA VITA

http://spazioinwind.libero.it/schegge

a cura di don Franco LOCCI

 

 

FEBBRAIO 2004

 

 

DOMENICA 1 FEBBRAIO: 4^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO C

Una scheggia di preghiera:

 

BENEDETTO SEI TU, PADRE DEL CIELO E DELLA TERRA. PERCHE’ AI PICCOLI AI RIVELATO I MISTERI DEL REGNO DEI CIELI

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ANNA MICHELOTTI, Santa, Fondatrice

Nacque il 29 agosto 1843 ad Annecy (Ducato di Savoia) da padre originario da Almese (Valsusa) e da madre savoiarda. Si formò alla scuola spirituale del grande conterraneo san Francesco di Sales, unendo una forte tensione interiore di preghiera e di contemplazione all’impegno di carità verso i più deboli e i più emarginati. Venuta a Torino si dedicò alla cura gratuita a domicilio degli ammalati privi di ogni assistenza. Fondò, secondo questo ideale, la Congregazione delle Piccole Serve del Sacro Cuore di Gesù e degli ammalati poveri. Morì a Torino il 1° febbraio 1888.

Parola di Dio: Ger. 1,4-5.17-19; Sal. 70; 1Cor 12,31-13,13; Lc. 4,21-30

 

“NESSUN PROFETA E’ BENE ACCETTO IN PATRIA”. (Lc. 2,24)

Gesù, utilizzando questo proverbio della sapienza popolare, afferma prima di tutto qualcosa che riguarda se stesso: Lui è il profeta che Dio ha mandato, Lui è la Parola di Dio incarnata, Lui ha tutta l’autorità e il diritto di richiamarci ai valori di Dio. Ma, misteriosamente, i profeti non furono ben accetti, la loro missione dovette compiersi in mezzo a mille rischi e molti di essi per essere fedeli al messaggio che Dio aveva dato loro, finirono male. Anche nei confronti di Gesù c’è diffidenza, contrarietà, paura del nuovo, incomprensione e, quello che stupisce ancor di più è che questa ostilità nasce proprio là, tra i conoscenti, i parenti, i correligionari, dove uno si aspetterebbe invece maggior disponibilità, attenzione, comprensione. E nella vita della Chiesa non è sempre successo così? Pensate alla vita dei santi, per loro non fu mai una passeggiata tra ovazioni di gloria e di onore, fu sempre un dover lottare, un essere non capiti proprio da parte dei più vicini, dei parenti, di coloro che magari in un primo tempo li avevano seguiti. Quanti santi fondatori furono cacciati fuori dal loro stesso ordine, e quanti altri oggi onorati hanno rischiato addirittura di essere bruciati come eretici da parte della Chiesa stessa! Perché questa deve essere la sorte degli amici di Dio, di coloro che cercano di espletare la missione che Dio ha affidato loro? Il motivo è semplice ed evidente. Perché là dove c’è il bene si accanisce il male, perché là dove si cerca di essere fedeli alla Parola, il male, che sa di essere perdente, fa di tutto per rovinare il bene. Quando nella nostra vita spirituale, quando nel nostro tentativo di testimonianza cristiana incontriamo difficoltà, opposizione, quando nelle nostre comunità cristiane troviamo nemici che si oppongono, non tanto a noi come persone, ma per il messaggio che cerchiamo di portare, è buon segno, vuol dire che il male sta facendo di tutto perché il messaggio che in qualche modo stiamo cercando di portare gli da fastidio, gli fa nascere prima la paura e poi la consapevolezza di essere vinto. Gesù, nella sua via Crucis dirà alle pie donne: “Se hanno fatto questo al legno verde, che cosa ne sarà di quello secco?”. Non stupiamoci dunque per quella che è persecuzione religiosa, anzi, accogliamola come un segno che Dio si sta servendo di noi e, “se Lui è con noi, di chi avremo paura?”

 

 

LUNEDI’ 2 FEBBRAIO

Una scheggia di preghiera:

 

VIENI, SIGNORE, NEL TUO TEMPIO SANTO

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ADALBALDO, Santo 

Tutti santi in casa! Era nipote di Santa Geltrude, si sposò con Santa Rictrude ed ebbero 4 figli, tutti o

santi o beati. Fu ucciso verso il 650 in Aquitania. Sulla sua tomba avvennero miracoli e a clamor di popolo

fu santo.

Parola di Dio nella festa della PRESENTAZIONE DEL SIGNORE AL TEMPIO: Mal 3, 1-4; Sal. 23; Eb. 2,14-18; Lc. 2,22-40

 

“I MIEI OCCHI HANNO VISTO LA TUA SALVEZZA… LUCE PER ILLUMINARE LE GENTI E GLORIA DEL TUO POPOLO ISRAELE”. (Lc. 2,30-32)

L’uomo da sempre ha bisogno di luce. Senza il sole non ci sarebbe vita. La luce riscalda, illumina, guida… La luce caccia le tenebre, difende dalle paure…Oggi, festa della ‘candelora’ o della luce noi andiamo ad accendere (come nella notte di Pasqua) le nostre candele da Gesù “luce di ogni uomo”. L’uomo è un mistero di grandezza e di piccolezza, racchiude in se tutti i misteri dell’universo ma non riesce a spiegarseli. Crede con la sua scienza di aver raggiunto conoscenze impensate e poi basta un piccolo microbo ad ucciderlo. Anche il cuore dell’uomo è un abisso: può arrivare ad amare nella totale dedizione e può albergare sentimenti di odio e di vendetta capaci di distruggere l’universo… Abbiamo bisogno di luce! E non ci sono sufficienti le piccole luci fatue che pensatori e filosofi spesso in contraddizione fra di loro ed anche con se stessi, cercano di accendere per spiegarci il senso della vita, della morte, di noi stessi; non sono neanche sufficienti le cose del mondo che pur soddisfacendo in un momento, poi passano; e non bastano neanche gli affetti di cui abbiamo pur estremamente bisogno per colmare ogni sete ed ogni desiderio di risposta al nostro essere. Solo Dio può colmare l’uomo sua creatura. E Dio è fedele. Dio viene. Dio trova il modo di comunicare con noi. Dio si è fatto piccolo perché il piccolo possa accoglierlo. Dio si è fatto Luce, non luce smagliante che abbaglia e spesso acceca ma luce piccola e costante che si può tenere in mano e portare nel tessuto della nostra vita. Gesù uomo-Dio è davvero la luce sulla nostra misura, la risposta alle nostre domande, la forza per il nostro cammino. In questa festa il vecchio e il nuovo si incontrano e si integrano. Simeone è un vecchio che diventa giovane e luminoso offrendo Gesù al Padre. Noi offrendo Gesù al Padre nella Messa ripetiamo questo gesto, rendiamo a Dio la luce che ci ha mandato e che, se vogliamo, anche oggi può illuminare la nostra giornata.

 

 

MARTEDI’ 3 FEBBRAIO

Una scheggia di preghiera:

 

NELL’ORA DELL’ANGOSCIA  SOCCORRIMI, SIGNORE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: PIETRO DA RUFFIA, Beato, Martire. Domenicano

Lasciata Ruffia (Cn) dove era nato da una famiglia della nobiltà piemontese, entrò nell'Ordine domenicano a Savigliano, praticando eroicamente la povertà, il rinnegamento di sé e applicandosi intensamente allo studio. Fu inquisitore della fede a Torino e non risparmiò fatica per salvaguardare dall'eresia le popolazioni del Piemonte e della Liguria. Mentre era ospite a Susa dei Frati Minori, fu pugnalato dai valdesi a Susa il 2  febbraio 1365.

Parola di Dio: 2Sam. 18,9-10.14. 24-25.30-19,4; Sal.85; Mc. 5,21-43

 

“E ORDINO’ LORO DI DARLE DA MANGIARE”. (Mc. 5,43)

Ogni volta che ho letto questa pagina direi così gloriosa del Vangelo mi sono sempre stupito che terminasse con una annotazione diremmo quasi banale, quella in cui Gesù inviata a dar da mangiare alla bambina morta e risuscitata. Noi, educati alla teoria dell’eroe senza macchia né paura da imitare nella nostra vita consideravamo quasi una banalità tutto quello che poteva essere sentimento o riferimento al materiale. Poi, con l’andare della vita, mi sono accorto che l’errore non era una svista di scrittura da parte di Matteo, era un grave errore di lettura del Vangelo da parte nostra. Gesù non è l’eroe indomito, l’avventuriero che toglie ai ricchi per dare ai poveri, l’astuto che riesce a prendere tutti per il naso, e non è neppure colui che al momento della croce dice solo belle parole sprezzante della sofferenza… Gesù è il classico antieroe ma che proprio per le sue scelte controcorrente diventa il modello non solo del comportamento di Dio nei nostri confronti, ma anche nostro nei confronti di Dio e della vita. Gesù è l’uomo dei sentimenti forti, segue Giairo non per fare un miracolo strappa applausi, ma perché è partecipe fino in fondo del dolore di un padre. Gesù si lascia schiacciare dalla folla non perché ha bisogno di stringere tante mani per ottenere tanti voti, ma perché ha compassione di questa folla che è come un gregge privo di pastore, Gesù si lascia strappare i miracoli di dosso perché si meraviglia e gioisce della fede di altri, Gesù non ha paura di prendere in giro i riti solenni quanto ipocriti che hanno sempre circondato la morte, Gesù non solo ridà la vita a questa bambina ma vuol ristabilire l’ordine normale delle cose: i miracoli, la presenza di Gesù non devono far dimenticare che la vita è fatta di tante cose, non ultima quella di mangiare. L’eroe come certa letteratura ci ha presentato e certi educatori hanno cercato di inculcarci è solo uno sciocco, spesso intransigente, incapace di dialogo perché si sente superiore agli altri, che spesso compie gesti tanto grandiosi quanto inutili. Gesù è il vero eroe che condivide tutto con gli uomini, che ama e dialoga a fondo, che serve la verità e che per questa pagherà con una sofferenza vera, ma che proprio perché non dimentica la nostra realtà concede anche ad un pauroso o ad un timoroso come me (e forse anche te) di fare scelte importanti senza per questo dimenticare la realtà in cui viviamo.

 

 

MERCOLEDI’ 4 FEBBRAIO

Una scheggia di preghiera:

 

PERDONA, SIGNORE, IL MIO PECCATO

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ANDREA CORSINI, Santo, Vescovo

Nato  nel  1301  da nobile famiglia, in Firenze fu in giovinezza focoso e mondano.  Sentì pero la necessità di convertirsi ed iniziò una vita tutta nuova fatta di penitenza e preghiera, Fu eletto  provinciale  dell'ordine  della Madonna  del Carmelo.  Scoppiata la peste in Firenze si dedicò a sanare le piaghe morali e materiali della città. Mandato a Bologna dal papa dovette anche affrontare il carcere ma riuscì a pacificare gli animi in quella città. Fu poi vescovo attento alle necessità dei  poveri  nella  città  di  Fiesole. Morì nel 1373.

Parola di Dio: 2Sam. 24,2.9-17; Sal. 31; Mc. 6,1-6

 

“E SI MERAVIGLIAVA DELLA LORO INCREDULITA’ “. (Mc. 6,6)

Ci sono situazioni in cui è veramente difficile credere, ad esempio davanti alla sofferenza di un innocente è difficile pensare alla paternità di Dio, ma ci sono anche altre situazioni in cui la fede, almeno a prima vista sembra evidente al punto da sembrare sciocchi nel volerla negare. Gesù è andato ad annunciare l’amore di Dio a Nazareth, la città dove è cresciuto e vissuto. Non è andato a chiedere qualcosa a suoi concittadini, ma a dire loro che Dio li ama, è andato per insegnare con l’autorità che gli viene dal fatto di essere Figlio di Dio, è andato per operare i miracoli, doni gratuiti di Dio, e proprio dai suoi riceve freddezza, incomprensione, disprezzo. I pagani i peccatori sono gioiosi nell’accoglierlo, gli appartenenti al suo popolo, alla sua religione, i suoi stessi paesani non lo accettano. Eppure spesso è così anche oggi: capita di trovare valori cristiani vissuti, disponibilità al dialogo e alla ricerca, sincerità di gesti, capacità di affetti veri e profondi là dove la fede o non è manifesta o addirittura negata, tutte cose che rischi di non trovare in ogni  comunità cristiana. Perché questo? Credo che una delle causa sia quella che abbiamo ridotto la fede ad un abito che indossiamo, ad una abitudine ben sistemata in norme e riti che non le permettono più di accogliere la novità e la gioia continua del Regno di Gesù. Gli abitanti di Nazareth conoscevano troppo bene l’umanità di Gesù per accettarne la divinità, erano dei buoni teologi dell’ebraismo per poter anche solo lontanamente pensare che Dio, l’Unico, fosse nell’uomo Gesù, erano talmente pieni di sé che non pensavano che un loro concittadino potesse avere qualcosa in più di loro. E così Gesù, non solo fu “meravigliato dalla loro incredulità”, ma non poté neppure “operare miracoli”. Fin che ci chiudiamo in noi stessi, fin che pensiamo di possedere Dio perché seguiamo alcune norme religiose, fin che diamo per scontata la nostra bontà, troverà Gesù posto in casa nostra e potrà operare per noi i miracoli del suo amore?

 

 

GIOVEDI’ 5 FEBBRAIO

Una scheggia di preghiera:

 

TUO E’ IL REGNO, TUA LA POTENZA E LA GLORIA NEI SECOLI

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ADELAIDE DI VILICH, Santa, Badessa 

Figlia di nobili nacque verso il 960 nel castello di Geldern. I suoi genitori costruirono il monastero di Vilich e lei ne fu badessa e lo mise sotto la regola di san Benedetto. Oddone III le chiese di guidare anche il monastero di Colonia. Era una donna di preghiera e di penitenza, prudente e caritatevole. Morì il 5 febbraio 1015.

Parola di Dio: 1Re. 2,1.4.10-12; Cantico da 1Cr 29,10-12; Mc. 6,7-13

“E ORDINO’ LORO CHE, OLTRE AL BASTONE, NON PRENDESSERO NULLA PER IL VIAGGIO”. (Mc. 6,8)

Quel bastone che Gesù permette agli apostoli di portare con sé nella missione ha sempre fatto discutere esegeti e teologi. A noi poco interessano le fini disquisizioni, a noi interessa il senso del Vangelo perché lì è la nostra gioia e la nostra salvezza, e allora la prima cosa bella di questo brano di vangelo è che noi siamo chiamati ad essere collaboratori del regno dell’amore di Gesù. La nostra vita non è solo un cammino personale ma è anche un cammino verso gli altri. Ma chi ci autorizza, chi ci sostiene in questo cammino? E’ Gesù il buon Pastore e allora, proprio guardando a Lui, quel bastone assume i suoi veri significati. Il bastone serviva al pastore per sostenersi: da soli incespichiamo, rischiamo di cadere se la forza di Gesù non ci sostiene.Il bastone serviva al pastore per difendersi dalle bestie selvatiche: la nostra non è una passeggiata, nel cammino della vita incontriamo il nemico che non solo vuole distoglierci dalla nostra meta ma che in tutti i modi cerca di aggredire noi e il gregge; questo è l’unico momento in cui “il bastone” della forza di Dio può e deve essere usato a difesa. Il bastone serviva al pastore anche per tener unito il gregge e per indirizzarlo: la fede è allora quel mezzo che ci deve tenere uniti non imponendosi ma con la delicatezza di chi ci indica la via. Un buon pastore non ammazza le sue pecorelle a suon di botte e anche quando le tosa non le spella mai. Dunque il bastone, come quello di Mosè, può servire a compiere miracoli, a sostenere, a guidare a difendersi a sorreggere, ma mai a bastonare.

 

 

VENERDI’ 6 FEBBRAIO

Una scheggia di preghiera:

 

VIVA IL SIGNORE. SIA ESALTATO IL DIO DELLA MIA SALVEZZA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ANGELO DA FURCI, Beato   

Era nato a Furci, in provincia di Chieti nel 1246: Educato religiosamente, nel 1266 entrò fra gli agostiniani

di Vasto dove divenne sacerdote. Mandato a studiare alla Sorbona, vi rimase 5 anni. Al ritorno si dedicò all’insegnamento in vari conventi. Poi rimase a Napoli. Fu un grande oratore. Morì il 6 Febbraio 1327 nel convento di Sant’Agostino della Zecca a Napoli.

Parola di Dio: Sir. 47,2-11; Sal. 17; Mc. 6,14-29

 

“ERODE DICEVA: QUEL GIOVANNI CHE IO HO FATTO DECAPITARE E’ RISUSCITATO”. (Mc. 6,16)

Quando si dice: cattiva coscienza! Erode, annebbiato dal potere, dal sesso e dal vino ha fatto uccidere Giovanni Battista del quale pure aveva timore se non rispetto e adesso, lui che vede nemici da tutte le parti e che quindi non sa neanche godere del suo ruolo di potente, crede che Gesù sia la reincarnazione di Giovanni che viene per tormentarlo. Dio ha messo dentro di noi una sentinella: la coscienza, essa prima o poi lancia segnali per farci capire il bene e il male. Noi però siamo capaci di tacitarla o di camuffare la sua voce. Qualche esempio: abbiamo coscienza che nella precarietà della nostra vita non sono i denari a fare la felicità, però ugualmente spesso diamo loro il primo posto giustificandoci che oggi “qualunque cosa vuoi fare se non hai denari…”. La coscienza ci invita all’onestà nelle piccole cose e noi sappiamo che anche tenerci un resto non corretto non è giusto, ma ce lo teniamo lo stesso dicendo: “Va in cambio di tutte le volte che l’hanno rubato a me”. Sappiamo benissimo che dovremmo dedicare un po’ più di tempo ai figli alla famiglia, ai nostri anziani, “ma con tutte le cose che ho da fare?.” Sappiamo benissimo che la guerra è sempre un male, che l’odio è un peso terribile che non può produrre alcun bene né per noi né per gli altri, “eppure è il mio unico modo per difendermi”. Altre volte poi ci stordiamo con le cose, gli affari, le preoccupazioni per tacitare quella voce… Non sarebbe meglio confrontarci con quella voce, con il profondo di noi stessi? Certo non è facile, certo, non ci piace l’immagine che lo specchio della coscienza qualche volta ci rimanda di noi stessi, certo, fare questo significa poi modificarci, ma io credo sia meglio avere una coscienza che ci richiama e qualche volta ci tormenta che averla uccisa perdendo la nostra vera identità e caricandoci di pesi e di colpe che poi in qualche modo il profondo di noi stessi ci fa già pagare in questa vita e che apparirà chiaro davanti a Dio e a tutti nell’eternità.

 

 

SABATO 7 FEBBRAIO

Una scheggia di preghiera:

 

DONAMI, SIGNORE, LA SAPIENZA DEL CUORE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ZUCCHI GUGLIELMO, Beato        

Nacque ad Alessandria nel secolo XIV. Non si conosce nulla della sua giovinezza tranne che per un certo periodo fece l’eremita. Ordinato sacerdote fu prefetto della cattedrale fino alla sua morte il 7 febbraio 1377. Vicende complesse ebbero anche le spoglie del beato che sono attualmente nella Cattedrale e che ogni anno vengono esposte nel giorno della festa.

Parola di Dio: 1Re 3,4-13; Sal.118; Mc. 6,30-34

 

“VENITE IN DISPARTE, IN UN LUOGO SOLITARIO, E RIPOSATEVI UN PO’ “. (Mc. 6,31)

C’ è stato un periodo della mia vita (e la tentazione a volte ritorna ancora oggi) in cui ho pensato  di aver io tutto da fare nel mondo: l’annuncio del Vangelo, la catechesi, l’organizzazione parrocchiale, la cura dei poveri…Mi sembrava di essere fuori posto se non riuscivo ad arrivare a tutto, a partecipare ad ogni riunione… insomma, è la tentazione di sentirsi al centro della storia della salvezza e dell’esasperazione delle proprie responsabilità fino al punto di pensare che il mondo dobbiamo salvarlo noi e non basti già quello che ha fatto Gesù. Eppure è proprio Gesù, colui che ha mandato in missione gli apostoli, che al loro ritorno li invita a riposare un po’. Il cristiano è dunque uno che deve imparare ad andare e a stare, a parlare e ad ascoltare, a testimoniare sia con la sua azione che con la sua contemplazione. Il cristiano è uno che sa di essere incaricato di collaborare per la venuta del Regno ma anche uno che sa che il Regno viene quando e come vuole, è uno che annuncia la parola di Dio ma non le impone tempi e modi di realizzazione. Se è vero che certi cristiani vanno continuamente stimolati perché sono dei cristiani addormentati è anche vero che certi vescovi, preti e laici cristiani dovrebbero imparare a riposare con Cristo, a ritrovare momenti di serenità, di preghiera personale, di riscoperta meravigliata della creazione e del bello. Certi cristiani sempre “occupati” dovrebbero poter aver un po’ di tempo per riscoprire che appartengono ancora al genere degli uomini e riscoprire i valori umani che una frequentazione esasperata dello spirituale (o meglio di quello che si ritiene spirituale ma che spesso è solo esteriorismo religioso) ha fatto loro dimenticare. E poi con Gesù non preoccupiamoci! Come succede nel vangelo di oggi anche un riposo programmato può poi saltare davanti alla compassione di vedere una folla che è “come pecore senza pastore”.

 

 

DOMENICA 8 FEBBRAIO : 5^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO C

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, ALLONTANATI DA ME CHE SONO UN PECCATORE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: GIROLAMO EMILIANI, Santo

Nato a Venezia, Girolamo (1486-1537) era militare quando fu fatto prigioniero e si convertì. Da allora si dedicò al servizio dei poveri, degli ammalati; degli orfani, servizio che è lo scopo della congregazione da lui fondata (i Somaschi). Curando gli appestati , si  ammalò anch'egli di  peste e morì. E' patrono dei bambini abbandonati.

Parola di Dio: Is. 6,1-8; Sal. 137; 1Cor. 15,1-11; Lc. 5,1-11

 

“SIGNORE ALLONTANATI DA ME CHE SONO UN PECCATORE”. (Lc. 5,8)

Quando da bambino sentivo parlare di "vocazione", mi immaginavo che fosse Gesù, o la Madonna, o un Angelo ad arrivare e a dire con chiarezza: “Io ti ho scelto per fare questo e questo”. Poi mi sono accorto per esperienza personale che la chiamata non era così. Infatti mi sono ritrovato al Seminario minore per una serie di concause che di certo non seguivano nessuna apparizione. Io stesso avevo mille dubbi che quella fosse la mia strada e solo con gli anni ho poi maturato il pensiero che forse attraverso la strada del sacerdozio avrei potuto rispondere all’amore del Signore. Così pure, avendo poi avuto la fortuna di conoscere e di entrare nelle confidenze di migliaia di persone mi sono accorto che non tutti i matrimoni sono nati da un colpo di fulmine di innamoramento e che non tutte le famiglie felici lo devono soltanto all’attrazione fisica. Credo insomma, senza precludere a Dio qualunque altra strada, che la vocazione, alla fede, al servizio, alle scelte specifiche di vita, va cercata con semplicità nei fatti della nostra stessa vita ma, essenziale di ogni vocazione sia il riconoscere la propria povertà e il bisogno dell’altro sia uomo, sia Dio. In una coppia, perché un rapporto funzioni, occorre riconoscere di essere in due, di aver bisogno l’uno dell’altro. In una vocazione sacerdotale o religiosa occorre riconoscere la propria miseria e il grande amore del Signore, altrimenti diventa un mestiere o una carriera. E tutte queste cose non si devono fare solo una volta nella vita ma devono essere quotidiane.

 

 

LUNEDI’ 9 FEBBRAIO

Una scheggia di preghiera:

 

PADRE, PER AMORE DI GESU’ NON RESPINGERE IL TUO SERVO

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: RINALDO, Santo

Di  nobile famiglia Umbra,  visse la giovinezza come eremita e, più tardi, fu nominato vescovo di Nocera: da allora, ogni giorno, un piccolo orfano aveva un posto d'onore alla sua mensa. La sua vita esemplare finì nel 1222.

Parola di Dio: 1Re 8,1-7.9-13; Sal. 131; Mc. 6,53-56

 

“ACCORRENDO DA TUTTA QUELLA REGIONE COMINCIARONO A PORTARGLI SUI LETTUCCI GLI AMMALATI, DOVUNQUE UDIVANO CHE SI TROVASSE. (Mc. 6, 55)

La malattia e la speranza della guarigione sono realtà profondamente umane e misteriose. Spesso su questi argomenti si rischia anche da parte di cristiani di dire delle stupidaggini e di far dire a Dio delle cose che certamente Lui non avrebbe detto. Mi è capitato sottomano un pensiero di Davide Maria Turoldo detto ad una riunione di malati quando lui stava lottando contro il cancro che poi lo portò alla morte. Forse è un po‘ difficile ma ve lo ripropongo così come uscito dalla bocca di quel poeta innamorato di Dio. “Abbiamo qui dei malati che sono venuti apposta a chiederci delle preghiere. Io sono malato come loro, però devo dire questo: sempre pregare secondo lo Spirito e chiedere la serenità, chiedere la forza, chiedere certamente l’aiuto perché da soli non ce la facciamo, ma per tutto il resto sia fatta la sua volontà. Non tanto perché Lui ci vuole malati, ma perché deve essere sempre rispettato l’ordine delle cose per cui Lui stesso è un’Onnipotenza condizionata. E anche rispetto alle sorti umane, sapendo di ricavare sempre il bene anche dal male. Questo è lo spirito più sano, più vero per affrontare anche la malattia ed essere sempre sereni.”

 

 

MARTEDI’ 10 FEBBRAIO

Una scheggia di preghiera:

ASCOLTA LA PREGHIERA  CHE OGGI IL TUO SERVO INNALZA INNANZI A TE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: GUGLIELMO DI MALAVALLE, Santo, eremita

Forse era di origine belga; dopo una giovinezza scapestrata si convertì, e dopo un viaggio penitenziale in Terrasanta si fece eremita verso la metà del XII secolo a Lupocavio presso Pisa e poi in una grotta presso Siena detta Malavalle. Morì nel 1175.

Parola di Dio: 1Re 8,22-23.27-30; Sal. 83; Mc. 7,1-13

 

“QUESTO POPOLO MI ONORA CON LE LABBRA MA IL SUO CUORE E’ LONTANO DA ME”. (Mc.7,6)

Gesù, usando la frase di Isaia che meditiamo oggi e applicandola alla situazione religiosa del suo popolo ci invita in maniera molto chiara a superare ogni ipocrisia religiosa che in sé è una bruttissima forma di ateismo perché quasi pretende che Dio non conosca la realtà delle cose e delle persone e si accontenti dell’esteriorità. E’ vero che noi uomini non possiamo giudicare perché vediamo le apparenze e spesso non conosciamo l’intimo dei nostri fratelli, ma non vi sembra che questa ipocrisia religiosa sia tuttora imperante in mezzo a noi e qualche volta giochi la sua parte anche in noi stessi? Capita sovente di entrare in certe chiese e di vedere come molte persone siano lì senza saper troppo bene il perché, a volte si capisce che per lo stesso celebrante la Messa è una serie di riti da assolvere nel modo più veloce possibile per poter passare ad altro, altre volte vedi persone che sbuffano e che guardano l’orologio in continuazione, ci sono poi parecchi che, appena fatta la comunione, escono di chiesa: avranno tutti appuntamenti importantissimi o bambini piccoli di cui prendersi cura? Ma non ci scopriamo un po’ ipocriti noi stessi quando preghiamo personalmente e alla fine delle preghiere ci accorgiamo di aver pensato a tutto fuorché al Signore? Non siamo un po’ ipocriti quando magari siamo scrupolosi nell’osservare l’astinenza dalle carni i venerdì di quaresima e poi lasciamo passare pensieri e disonestà con la scusa che intanto fanno tutti così? Dio non lo si inganna, egli conosce il nostro intimo e certamente davanti a Lui questo può scusarci per certe azioni esteriori non completamente corrette ma dettate da amore, ma nello stesso tempo ci condanna per quelle apparenze di buonismo religioso che non corrispondono all’atteggiamento del cuore.

 

 

MERCOLEDI’ 11 FEBBRAIO

Una scheggia di preghiera:

 

APRI, SIGNORE IL NOSTRO CUORE E COMPRENDEREMO LE PAROLE DEL FIGLIO TUO

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ELOISA, Santa 

Ancor giovane rimase vedova. Donò allora gran parte dei suoi beni all’abbazia benedettina di Meulan, si  risposò ma rimase nuovamente vedova e decise allora di consacrarsi totalmente a Dio. Si fece murare in una cella presso la basilica di Coulombs. Morì in grande considerazione di santità nel 1060.

Parola di Dio: 1Re 10,1-10; Sal. 36; Mc. 7,14-23

 

“CIO’ CHE ESCE DALL’UOMO, CONTAMINA L’UOMO”. (Mc. 7,20)

Continua anche oggi il discorso di Gesù sull’ipocrisia religiosa e mette in evidenza una altra forma della sua presenza in mezzo a noi. Siccome ci è difficile accettare le nostre miserie, vedere il nostro peccato e poi combatterlo con tutte le nostre forze, noi spesso preferiamo vederne la causa fuori di noi e attribuirne la colpa a qualcun altro. Non è forse vero che, magari proprio nel momento in cui ci confessiamo, diciamo che “Siamo uomini, siamo deboli”, “Facciamo i peccati di tutti” o che “Io sono bravo ma il diavolo mi tenta e mi fa peccare”. Che ci sia il diavolo che tenta è vero, che noi abbiamo un carattere debole può essere vero (come mai però in certe situazioni in cui ci pungono su cose di nostro interesse il nostro carattere è tutt’altro che debole?), ma è altrettanto vero che le scelte morali dipendono da noi: siamo noi che decidiamo o meno di ingannare il nostro prossimo, siamo noi che diamo spazio alla superbia, all’impudicizia, siamo ancora noi che decidiamo di vivere per amore o per i soldi, per gli affetti sinceri o per il possesso dell’altro. Il male e il bene, ci dice Gesù sono nel tuo cuore, certo il diavolo, il mondo, la tua propensione a trovare soddisfazione immediata nelle cose, il fatto che siano in molti a scegliere così, ti rendono più allettante la strada del male, ma se tu non contrapponi la strada del bene, le indicazioni di Gesù, la forza del suo Spirito che se invocato viene in tuo soccorso, sarai tu a sceglierla. Oggi ricordando le apparizioni della Madonna a Lourdes, pensiamo al messaggio che Maria ci porta tutte le volte in cui appare: convertirsi, lavarsi dai peccati. Ma per poterlo fare occorre riconoscere il male dentro di noi e ripartire con la forza di Dio per fare emergere il bene che è altrettanto seminato nel nostro cuore e che sta a noi tirare fuori.

 

 

GIOVEDI’ 12 FEBBRAIO

Una scheggia di preghiera:

 

PERDONA, SIGNORE, LE NOSTRE INFEDELTA’

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: NICOLA DI LONGOBARDI, Beato

Era nato a Longobardi, in Calabria nel 1649. Figlio di poveri fu umile e semplice ma ricco di Dio. Attratto dalla spiritualità di San Francesco da Paola entrò nei “Minimi”. Visse nella preghiera e nel servizio. Sopportò con amore penitenze e malattia. Morì nel 1679.

Parola di Dio: 1Re 11,4-13; Sal. 105; Mc. 7,24-30

 

“SI’, SIGNORE, MA ANCHE I CAGNOLINI, SOTTO LA TAVOLA, MANGIANO DELLE BRICIOLE DEI FIGLI”. (Mt. 7,28)

Mi è capitato sovente di incontrare persone che, quasi a chiedere al sacerdote se fosse giusto, mi dicevano: “Io non so se prego perché il più delle volte non di dico le preghiere, ma con Dio ci parlo”. E mi è anche capitato di incontrare qualcuno che mi ha detto: “Io con il Signore ci litigo”. La preghiera non ha limiti, la preghiera è il dialogo dell’uomo con Dio e di Dio con l’uomo. Se noi ci ricordiamo di questo e non mettiamo nella preghiera il formalismo freddo delle formule e se non ci mettiamo noi al centro del pregare, ma se davvero mettiamo Lui riconoscendo chi sia, poi possiamo tutto: la preghiera diventa ascolto,lode silenziosa, contemplazione meravigliata e riconoscente attraverso la natura, invocazione per noi e per altri, espressione dei nostri dubbi e interrogativi per cercare una risposta. Questa donna siro-fenicia è venuta da Gesù per due motivi: primo perché sua figlia è malata, indemoniata, e lei le vuole bene e desidererebbe vederla guarita e poi perché crede che Gesù possa fare il miracolo. Non si lascia allora smontare dalle prime parole di Gesù che sembrano non considerarla perché straniera, anzi la sua fede la porta a rispondere con rispetto ma per le rime a Gesù, ed è questa la fede che Gesù si aspetta da noi: una fede, sincera, non ipocrita, coraggiosa, non paurosa, che non si ferma davanti alle prime difficoltà, che sa rispondere con fermezza anche davanti alla prime apparenti risposte negative di Dio. Questa è la fede e la preghiera che “riescono a spostare le montagne”.

 

 

VENERDI’ 13 FEBBRAIO

Una scheggia di preghiera:

 

FA’ CHE ASCOLTIAMO, SIGNORE, LA TUA VOCE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: FOSCA, Santa Martire

Di nobile famiglia pagana, Fosca ancora  quindicenne si fece battezzare insieme  alla  sua  nutrice Maura.  Siamo nel 250 mentre imperversa la persecuzione contro i cristiani. Il padre di Fosca  denunciò  lui  stesso

la figlia. Fosca e Maura vennero torturate e poi  decapitate.  Le  reliquie delle due sante unite in vita e in morte dalla fede si trovano tuttora riunite nella chiesa dell'isola di Torcello, vicino a Venezia.

Parola di Dio: 1Re 11,29-32;12.19; Sal. 80; Mc.7,31-.37

 

“GLI PORTARONO UN SORDOMUTO PREGANDOLO DI IMPORGLI LA MANO… ED EGLI DISSE: EFFETA’, CIOE': APRITI!”. (Mc. 7,32-33)

Ricordo che ad una riunione di preti di parecchi anni fa, quando ancora c’era serenità nell’incontrarsi, si era letto proprio questo brano di Vangelo e un giovane pretino cercava di interpretare l’ “Apriti” di Gesù in questo modo: “Ci sarebbe bisogno oggi che si aprissero tante orecchie che non sanno più ascoltare la Parola di Dio e che si aprissero tante bocche per dire la realtà del nostro cristianesimo”. Sorridendo bonario, un anziano parroco gli rispondeva: “Sono d’accordo per le orecchie: tutti dovremmo imparare ad ascoltare di più, specialmente noi preti dovremmo imparare ad ascoltare sia Dio che le necessità della nostra gente, ma in quanto alle bocche…E’ vero che qualcuna dovrebbe testimoniare maggiormente la fede, ma altre stessero un po’ zitte invece di fare tanti inutili salotti religiosi, invece di partecipare alla fiera delle vanità religiose, invece di predicare teologie astruse dimenticando la semplicità del Vangelo.” Credo proprio che entrambi i preti avessero ragione nell’interpretare questo miracolo di Gesù. Lui è la Parola e la Parola per portare frutto deve essere ascoltata e accolta. Ci vogliono orecchie non solo capaci di ascoltare, ma anche di discernere tra le tante parole suadenti che giungono a noi e la Sua che è una Parola di Vita. Proprio questa Parola poi ci invita all’amore e quindi ad essere attenti ai fratelli, ai loro bisogni, alle necessità, alle paure, alle gioie, alle prove e alle sofferenze. E poi ci vuole lingua, cioè tutta la nostra vita, dopo la venuta di Gesù non può più essere la stessa ma deve diventare un annuncio gioioso della buona notizia che è giunta a noi. Ma questo non lo si fa a base di chiacchiere, lo si esprime con tutto se stessi, con le proprie scelte, con la coerenza. Le parole certamente servono, possono comunicare, Gesù stesso le ha usate, ma le sue non erano parole difficili, non erano parole ipocrite o false, erano invece parole semplici, misurate, adatte alle orecchie di chi lo ascoltava. Sorridendo anche noi possiamo allora riflettere e attenerci a quel vecchio motto che dice: “Il Signore ti ha dato due orecchie per sentire e una lingua sola per parlare per di più con dei denti per tenerla legata”, ci sarà un motivo?

 

 

SABATO 14 FEBBRAIO

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, HAI MANIFESTATO LA TUA SALVEZZA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: VALENTINO, Santo Vescovo di Terni, Martire

Poco sappiamo di questo Santo patrono degli innamorati. Una “passio” narra che Valentino, vescovo di Terni fosse stato chiamato a Roma per pregare per un malato e per guarirlo. Lì fu riconosciuto come cristiano e decapitato. Un’altra tradizione dice che, arrestato, ridiede la vista alla figlia cieca del giudice che si

convertì. Ma l’imperatore mise a morte tutti e tre.

Parola di Dio nella festa dei santi CIRILLO E METODIO: Is. 52,7-10; Sal. 95; Mc. 16,15-20

 

“ALLORA ESSI PARTIRONO E PREDICAVANO DAPPERTUTTO, MENTRE IL SIGNORE OPERAVA INSIEME CON LORO E CONFERMAVA LA PAROLA CON I PRODIGI CHE L’ACCOMPAGNAVANO. (Mc. 16,20)

Oggi, festa dei santi Cirillo e Metodio che furono missionari del Vangelo presso i popoli slavi, ancora rifacendoci al pensiero che meditavamo ieri circa le orecchie e la bocca da aprire vi propongo una preghiera di Michel Quoist in cui mi sono abbastanza rispecchiato e che penso possa avere diversi suggerimenti per ciascuno: Signore perdona l’errore o la segreta compiacenza di coloro che, nel tuo nome, si rifugiano nelle sacrestie o nelle chiese, disertando il mondo. Ma perdona anche a noi, e soprattutto a me, perché sappiamo che sei in mezzo a noi, infinitamente presente, e lo dimentichiamo così spesso. Perché mai avere paura e guardare sempre il lato oscuro delle cose e degli avvenimenti? Perché non essere quel “veggente” che ti scopre bisognoso in mezzo a noi? Non devo affatto fuggire il mondo, dal momento che tu mi aspetti nel mondo. Non devo cercare di “collocarti nella vita” dal momento che tu mi precedi in essa. Non devo diffidare dell’azione, dal momento che tu mi chiedi di raggiungerti nella tua. Guarisci la mia cecità, o Signore, perché possa vederti, mentre mi fai segno. Guarisci la mia sordità, perché possa sentire i tuoi appelli e, avendoti riconosciuto, possa un giorno pronunciare il tuo nome. Donami di non parlare di te come un Dio lontano, per tutti inaccessibile, ma come un Amico venuto in mezzo a noi, a lavorare assieme a noi al regno del Padre tuo. “Il Regno di Dio è in mezzo a voi”. Perdonami, Signore, di dimenticarlo così spesso. “Io sarò con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo”. Perdonami, Signore, di agire, nel mio orgoglio, come se fossi solo nel cantiere del mondo.

 

 

DOMENICA 15 FEBBRAIO: 6^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C

Una scheggia di preghiera:

 

BEATO CHI PONE LA SPERANZA NEL SIGNORE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: FAUSTINA, Santa

Nella metà del IV secolo, nei pressi di Piacenza, due sorelle, Faustina e Liberata, si innamorarono di Cristo. Desiderose entrambe di vivere questo amore in modo radicale ed esclusivo, si ritirarono a vita ascetica nei pressi di Como e vi fondarono un monastero. Qui, sempre più innamorate di Cristo, morirono verso il 580.

Parola di Dio: Ger. 17,5-8; Sal 1; 1Cor. 15,12.16-20; Lc. 6,17.20-26

 

“BEATI VOI… GUAI A VOI…” (Lc. 6,20-26)

Se mi guardo intorno sembra che nel nostro mondo tutti sappiano in che cosa consiste la felicità: sei felice se hai un bel fisico, se ti tieni in forma (e sei sano!), se hai un bel lavoro di responsabilità con molti, molti soldi, se sai parlare, hai fascino, sei un po’ spregiudicato, politicamente corretto, se hai una bella moglie e magari anche una altrettanto bella amante, sei hai una macchina bella,  casa bella, se… se… se… Poi magari ci guardiamo allo specchio e scopriamo che non sono un gran bellezza, il lavoro è solo discreto e ho sempre a che fare con quel problema di stomaco, eccomi quindi declassato alla categoria degli infelici. Allora, il raggiungimento della felicità è destinato a pochi, pochissimi eletti? Anche Dio ha qualcosa da dire a proposito di felicità. Una pagina forte e forse anche indigesta, il Vangelo di oggi. Però, dobbiamo ammetterlo, visto che è Dio che ci ha costruiti, fabbricati, magari sa meglio di tutti come funzioniamo,che cosa ci rende felici. “Beati” dice Gesù. E subito una delusione: “beati voi poveri… voi che piangete…”. Ma come? Cosa significa? Prima di tutto la beatitudine, la felicità non consiste certo nella povertà, nella sofferenza (non facciamo dire stupidaggini a Gesù: Dio non ama la sofferenza!) ma in Dio, perché chi soffre, chi ha fame si rivolge a lui. E’ come se Gesù dicesse: “Se, malgrado la povertà, la sofferenza, la persecuzione, sei felice, allora la tua felicità è posta altrove: beato”. Sì, amici, Gesù svela che l’origine della felicità è nel sentirsi amato da Dio, nel leggere la propria storia nella grande storia d’amore di Dio. La beatitudine è altrove, è dentro, è in Dio. Beato se capisci questo: allora neppure la sofferenza, la povertà, la fame possono distaccarti da questo grande oceano di felicità che è il cuore di Dio. E Luca aggiunge a sorpresa quattro “guai”: ce lo vediamo Gesù che alza lo sguardo verso Gerusalemme e vede i ricchi, i sazi, i prepotenti e annuncia loro i “guai”. No, Gesù non maledice, Dio è incapace di augurare il male lui che è bene. Gesù vede la conseguenza di una ricchezza, di un’arroganza che chiudono il cuore. Un cuore sazio si dimentica, un cuore affannato non si accorge della verità, un cuore in ansia per la ricchezza è schiavo, non libero, del proprio potere. Siamo dunque posti di fronte a due scelte: la mentalità di questo mondo che ci dice che per essere felici occorre essere e possedere, riuscire e apparire, o quella di Gesù che dice che basta lasciarsi incontrare da Dio.

 

 

LUNEDI’ 16 FEBBRAIO

Una scheggia di preghiera:

 

DONACI, SIGNORE LA TUA SAPIENZA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: LUCILIA Santa Martire

Una delle più grandi persecuzioni contro i cristiani fu quella di Diocleziano. Anche Lucilia fu una delle

tante giovani che, piuttosto che rinnegare Cristo preferì  la morte lasciando insieme agli altri martiri la testimonianza che per Cristo e con Cristo si può soffrire sorridendo, cantando, pregando

Parola di Dio: Gc. 1,1-11; Sal. 118; Mc. 8,11-13

 

“VENNERO I FARISEI E COMINCIARONO A DISCUTERE CON LUI. CHIEDENDOGLI UN SEGNO DAL CIELO, PER METTERLO ALLA PROVA”. (Mc. 8,11)

Ci sono persone che pensano che la fede si conquisti in base a discussioni, ragionamenti o segni straordinari. Mi piace l’atteggiamento di Gesù nei confronti di questi farisei amanti delle dispute religiose e ricercatori di segni straordinari del cielo: non li maltratta, non ricorda loro che la Parola di Dio la si accoglie e non la si discute, non dice a loro che il segno di Dio lo hanno davanti agli occhi e proprio perché presi da sé stessi non riescono a vederlo, ma sospira deluso della loro durezza di cuore e li lascia alle loro chiacchiere religiose andandosene. “Reverendo, mi dimostri l’esistenza di Dio in modo inconfutabile, solo allora io crederò”. Una volta, anch’io credevo che con la ragione, la filosofia, la scienza si potesse dare una risposta a tutti gli interrogativi della vita, credevo che lo studio, il dialogo, la discussione fossero sufficienti per conoscere tutto, oggi dico che lo studio è necessario, che il dialogo è un’ottima strada per confrontarsi con altri, ma sempre più sono convinto che le nostre conoscenze scientifiche sono molto limitate e che per la fede occorra una conoscenza diversa, vitale ed esistenziale perché essa possa radicarsi in noi; credo nel valore delle parole, dei ragionamenti ma so che essi sono talmente legati alla persona che anche chi cerca di essere più corretto non può essere asettico durante una discussione e poi per esperienza posso dire che se dopo certe discussioni, dopo certi ragionamenti si può uscire rasserenati, dopo la maggioranza di essi si esce con le idee da cui si era partiti o anche rafforzati in esse e pure con un certo astio per chi non la pensa come noi. La Bibbia ha tanto da insegnarci: essa parla di una unità antropologica dell’uomo. Cerco di spiegare: l’uomo in qualunque atto, si pone con tutto se stesso, anima, corpo, ragionamenti, sentimenti, storia passata, paure, carattere, desideri e speranze. Noi non cerchiamo solo una risposta intellettuale e ragionata ai misteri, noi cerchiamo Qualcuno che dia senso a tutta la nostra vita. Auguro a me e a tutti voi di fare questa esperienza: lasciamo per una volta da parte gli interrogativi, le discussioni, le parole e proviamo ad incontrarci con Gesù Cristo a tu per tu, portando senza paura tutto noi stessi, contraddizioni comprese. Sono convinto che quando lo avremo incontrato, non solo molti dubbi passeranno, ma troveremo anche il vero volto di noi stessi.

 

 

MARTEDI’ 17 FEBBRAIO

Una scheggia di preghiera:

 

LA TUA GRAZIA, SIGNORE, CI SOSTIENE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: FULDRADO O FULRADO, Santo, Monaco

Era nato in Alsazia all’inizio del secolo VIII . Discendente da nobile famiglia, consigliere di Pipino il Breve, fondò chiese e monasteri e si adoperò attivamente per la restaurazione del potere temporale del papa in Italia. Morì nell’abbazia di Saint Denis nel 784 .

Parola di Dio: Gc. 1,12-18; Sal 93; Mc. 8,14-21

 

“FATE ATTENZIONE, GUARDATEVI DAL LIEVITO DEI FARISEI E DAL LIEVITO DI ERODE”. (Mc. 8,15)

Per non correre lo stesso rischio dei discepoli che sentendo questa frase di Gesù pensavano al pane che avevano dimenticato di comperare, chiediamoci anche noi quale sia il lievito dei farisei e di Erode. In queste settimane abbiamo letto diversi brani di Vangelo in cui Gesù rimproverava i farisei di ipocrisia religiosa: la colpa dei farisei non è quella di essere credenti legati all’osservanza della legge di Dio è aver utilizzato la legge di Dio per garantire la propria bontà e per sentirsi così capaci, grazie all’osservanza, di ottenere da soli la salvezza ed ergersi quindi giudici del prossimo. Il lievito di Erode, re di Israele che dovrebbe anche esprimere l’unità della fede del suo popolo, è aver mischiato potere e fede al punto che la fede se ne è andata ed è rimasta solo la ricerca del potere. Il lievito poi, se messo nella pasta la fa lievitare tutta, allora sia Erode che i farisei hanno sulla coscienza non solo di aver travisato il pensiero di Dio, non solo vivono loro una forma di ateismo che ha sostituito se stessi al posto di Dio, ma hanno la grande colpa di trasmettere questa mentalità al popolo intero. Quello di oggi è dunque un grande esame di coscienza per noi cristiani e soprattutto per chi ha maggiori responsabilità nei confronti del popolo. Quando la religione, l’osservanza, il ritualismo prendono il posto della fede, non solo oscurano Dio ma fanno perdere il vero senso della fede agli altri. Esempi grandi nella storia della Chiesa: tutte le volte che per voler difendere a tutti i costi l’ortodossia della fede (o spesso delle istituzioni religiose umane) ci si è dimenticati del comandamento dell’amore, dell’attenzione al fratello, del dialogo costruttivo, del perdono vicendevole nella comunità, sono nate le cacce alle streghe, i roghi della Inquisizione, l’intransigenza religiosa con conseguente grande rischio di ateismo non solo per i religiosi ma anche per tutto il popolo. Se noi, oggi, lamentiamo una certa disaffezione o formalismo religioso di buona parte del popolo non sarà anche per colpa di chi con motivazioni pseudo-religiose ha voluto tener lontana la gente dalla Scrittura, di chi ha preferito rifugiarsi nel potere gerarchico senza tener conto dei veri bisogni delle persone? E noi personalmente non corriamo il rischio di lasciarci infettare dal lievito di Erode e dei farisei tutte le volte che utilizziamo il religioso per i nostri interessi personali, per apparire diversi da quello che in realtà siamo, per conquistare, anche all’interno del religioso, la nostra piccola fetta di potere?

 

 

MERCOLEDI’ 18 FEBBRAIO

Una scheggia di preghiera:

 

DONACI, SIGNORE, OCCHI PER VEDERE IL TUO VOLTO

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: COSTANZA DI Vercelli Santa                  

Visse nella prima metà del secolo VI ed era sorella di Costanzo, Santo Vescovo di Vercelli. Fu persona umile e modesta negli atti e, consacrandosi a Lui, dedicò tutta la sua vita al Signore.

Parola di Dio: Gc. 1,19-27; Sal. 14; Mc. 8,22-26

 

“GLI CONDUSSERO UN CIECO PREGANDOLO DI TOCCARLO”. (Mc. 8,22)

Questo brano di vangelo mi fa entrare ammirato e in punta di piedi nel mistero dell’umanità di Gesù. Egli è il Figlio di Dio Onnipotente, con una sua parola può calmare il mare, la sua stessa presenza fa fuggire i demoni, con una parola richiama Lazzaro dalla tomba, ma Gesù, il Figlio di Dio, nato povero per stare con i poveri e per salvare i poveri, non usa mai arbitrariamente dei suoi poteri e solo in casi estremi e come testimonianza per noi manifesta la sua superiorità sull’ordine delle cose. La maggioranza dei suoi miracoli sono invece un linguaggio semplice perché noi poveri uomini capiamo Lui e il suo amore. Qui Gesù è davanti ad un cieco (e nella vita quanti di noi sono non vedenti del bello, del vero, di Dio…), lo portano da Gesù perché da solo non può arrivarci (quanto grande amore è il compito di coloro che portano altri da Gesù), gli chiedono, secondo tutta una serie di credenze di toccarlo (basta il contatto tra il divino e l’umano perché l’umano sia risanato e santificato). Gesù non solo gli toccherà gli occhi ma lo prende per mano (Gesù è la mano di Dio per la nostra umanità). Poi lo porta fuori del villaggio (la vera guarigione portata da Gesù è soprattutto interiore, non ha bisogno di chiasso, di chiacchiere, deve avvenire in un tu per tu di cuori) e compie dei gesti che sembrano quelli di un guaritore (Gesù può tutto ma per farsi capire e amare usa il linguaggio dei segni che noi uomini possiamo comprendere). Gesù accetta che la guarigione del cieco avvenga “a puntate” (Gesù non forza mai la nostra umanità accetta con pazienza i nostri “tempi lunghi”). Una volta guarito il cieco è invitato a non entrare neanche nel villaggio (per Gesù la testimonianza è una cosa che deve nascere dal cuore e non attraverso un battage pubblicitario e poi Gesù rispetta l’uomo nella sua totalità: chi è arrivato a vederci deve prima maturare il senso di quello che ha ricevuto, poi lo manifesterà ad altri).

 

 

GIOVEDI’ 19 FEBBRAIO

Una scheggia di preghiera:

 

CELEBRATE CON ME IL SIGNORE, ESALTIAMO INSIEME IL SUO NOME

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: MANSUETO, Santo Vescovo  

Mansueto fu vescovo di Milano verso il 670 e contrariamente a quanto il suo nome indicava, si trovò a lottare contro gli eretici: scrisse, predicò, condannò. Ad una cosa sola si arrese con mansuetudine: alla morte.

Parola di Dio: Gc. 2,1-9; Sal. 33; Mc. 8,27-33

 

“E VOI CHI DITE CHE IO SIA?”. (Mc. 8,29)

Tutto dipende dalla risposta che diamo a questa domanda. C’é qualcuno che non è interessato e quindi non risponde, c’è qualcuno che risponde solo con le parole, ma alla fine di Gesù non gliene importa molto: ha tante altre cose a cui pensare. Poi ci sono le risposte umane:Gesù è un uomo buono, Gesù è un giusto che ha insegnato una morale che se fosse osservata da tutti staremmo meglio, Gesù e il movimento che ha suscitato hanno cambiato in bene e in male la storia, Gesù è il prodotto di una forma di isteria religiosa collettiva che si è costruita attorno ad un personaggio, Gesù è un mistificatore che si è fatto passare per quello che non era, Gesù è ben diverso da quello che il cristianesimo ci presenta, Gesù è un santone come ce ne sono tanti, Gesù è l’universalità del messaggio che sta al fondo di ogni cuore umano. E poi c’ è la risposta di fede, quella di Pietro: “Tu sei il Cristo, il Figlio di Dio!”. Se noi arriviamo anche grazie allo Spirito Santo a dare questa risposta allora cambia tutto. Perché se Gesù è solo un uomo buono, anche i buoni possono ingannarsi mentre Dio non può essere bugiardo, perché se Gesù è solo un uomo come me possiamo con Lui fare una rivoluzione sociale, culturale ma otterremo solo di cambiare un ordine per costituirne un altro con dei limiti terreni; ma se Lui è il Figlio di Dio può cambiarci all’interno del cuore; se è solo un fondatore di religioni avremmo una religione in più delle tante che già ci sono ma se è Figlio di Dio, grazie a Lui Figli di Dio lo siamo anche noi; se è solo un uomo tutto finisce su questa terra, ma se è Dio tutto odora di resurrezione e di eternità. Lasciando da parte le abitudini, le tradizioni, proviamo oggi a dare una risposta sincera alla domanda di Gesù vedendo in concreto che cosa essa comporta per la nostra vita e per le nostre scelte.

 

 

VENERDI’ 20 FEBBRAIO

Una scheggia di preghiera:

 

LA TUA LEGGE, SIGNORE, E’ FONTE DI GIOIA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: CHERUBINO DI AVIGLIANA, Beato 

Era nato nel 1451 ad Avigliana (TO) dalla nobile famiglia Testa. Sentì fin da ragazzo il desiderio di darsi totalmente a Dio e vestì l’abito degli Eremitani che avevano un convento proprio ad Avigliana. Era un mistico, contemplativo. Passava ore e ore a piangere davanti al crocifisso. Ebbe una vita breve (morì a 29 anni) ma il suo stile era quello della preghiera, della mortificazione e della obbedienza. Muore il 17 settembre 1479. Vengono citati alcuni fatti miracolosi ad esempio il giorno della sua morte tutte le campane di Avigliana e dei dintorni si misero a suonare da sole e a festa quasi a sottolineare il suo transito ai cieli. Riesumando il suo corpo trovarono che sul suo cuore era fiorito un giglio segno della sua purezza

Parola di Dio: Gc. 2,14-24.26; Sal. 11; Mc. 8,34-9,1

 

“CHE GIOVA ALL’UOMO GUADAGNARE IL MONDO INTERO SE POI PERDE LA PROPRIA ANIMA?”. (Mc. 8.36)

Ma, abbiamo ancora un’anima? A Natale un amico mi ha regalato un bel libro di Gianfranco Ravasi: “Breve storia dell’anima”, uno di quei libri che a me piace definire come miniera dove trovi di tutto. Riprendo proprio dall’introduzione alcune osservazioni che ci aiutano a comprendere la parola di Gesù di oggi. Diceva Michaele Ende: “Siamo andati avanti così rapidamente in tutti questi anni che ora dobbiamo sostare un attimo per consentire alle nostre anime di raggiungerci.” Si, la vita contemporanea si è fatta sempre più frenetica, la tecnica sempre più sofisticata, la corsa al piacere sempre più accelerata. L’anima che ha bisogno di quiete, di serenità, di distacco, che si nutre di riflessione e di silenzio, è rimasta indietro, persa nelle brume delle campagne abbandonate, sospesa sulle vette dei monti, ondeggiante nelle distese marine, ove, forse la si ritrova per qualche istante durante la sosta per le feste estive, Ma subito dopo la si perde, la si lascia per strada mentre si corre ad immergersi nel frastuono della città, nella rete degli impegni, nel flusso delle cose e degli eventi. Abbiamo bisogno di riscoprire che abbiamo un anima e che questa per non morire va alimentata, ha sete di infinito, che in noi battono ancora i fremiti della coscienza, che si possono ancora fare esperienze spirituali. Non possiamo dimenticarla: è l’anima il nostro vero volto, è lei che ci porta all’eternità e a Dio.

 

 

SABATO 21 FEBBRAIO

Una scheggia di preghiera:

 

IL TUO VOLTO, SIGNORE, IO CERCO

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: PIER DAMIANI, Vescovo e Dottore

Nato a Ravenna nel 1007, a 28 anni entrò nel monastero di Fonte Avellana, rinunciando a tutto tranne che all'arte dello scrivere. Si servì di questo per promuovere la riforma del clero, dei monasteri e del laicato. Nominato suo malgrado vescovo, cardinale e conte di Ostia, riuscì abbastanza rapidamente a farsi sollevare da questi incarichi  onorevoli. Ridivenne semplice monaco e come tale morì nel 1072.

Parola di Dio: Gc.3,1-10; Sal.11; Mc. 9,2-13

 

“E GESU’ SI TRASFIGURO’ DAVANTI A LORO”. (Mc. 9,2)

La Trasfigurazione: momento in cui Gesù svela il suo mistero, momento in cui Gesù vuole accanto a sé i suoi amici per mostrare loro il suo vero volto; ed è luce, bagliore, gioia pura e accecante al punto che gli apostoli stessi faticano a descriverla... La Trasfigurazione è la méta a cui siamo chiamati. Guai se non fosse così! Troppi pensano al cristianesimo come alla religione della penitenza e della mortificazione! Troppi si avvicinano a Dio nella sofferenza e fermano il loro sguardo alla croce. No: non c’è salvezza nella croce se non dopo la Resurrezione. E il cristianesimo è anzitutto la religione del Tabor che ci permette di salire sul Golgota. La sofferenza nella vita c’è, e lo sappiamo. Vorremmo ignorarla o toglierla. Dio fa di più: la trasfigura, la feconda, la vivifica. Il Vangelo di oggi ci dice che credere può essere splendido. Varrebbe la pena ricuperare dentro di noi questo senso dello stupore e della bellezza, questo ascolto dell’interiorità che ci porta in alto, sul monte, a fissare lo sguardo su Cristo. Certo: la vita non è sempre Tabor e alle volte si fatica, e tanto. Ma, ricordate che la nostra patria è altrove?

 

 

DOMENICA 22 FEBBRAIO: 7^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C

Una scheggia di preghiera:

 

DONACI DI ATTUARE NELLE PAROLE E NELLE OPERE CIO’ CHE E’ CONFORME ALLA TUA VOLONTA’

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: MARGHERITA DA CORTONA, Santa

Nacque a  Laviano, sul lago Trasimeno nel 1247. Orfana di madre ebbe una matrigna che era gelosa di lei. Per le angherie subite a 18 anni seguì un amante, ma quando questi fu ucciso si ritirò col suo bambino presso

i Francescani di Cortona. Divenne terziaria. Fondò un ospedale, dette assistenza alle gestanti. Era anche una mistica. Morì nel 1297.

Parola di Dio: 1Sam 26,2.7-9.12-13.22-23; Sal. 102; 1Cor 15,45-49; Lc. 6,27-38

 

“AMATE I VOSTRI NEMICI…BENEDITE COLORO CHE VI MALEDICONO… DA’ A CHIUNQUE TI CHIEDE". (Lc. 6,27-38)

Una pagine difficile di Vangelo quella che ci viene proposta oggi, ma una pagina che dovrebbe scuoterci dal nostro torpore abitudinario di cristiani della domenica. Una riflessione di don Curtaz ci aiuta Gesù è crudo ma vero, ci ama ma ci spinge al meglio: si vede che sei discepolo? Non per la croce al collo, ma per la croce appesa alle tue scelte famigliari e lavorative. Si vede? Se impresti soldi e li vuoi indietro, se giudichi come tutti, se ami chi ti ama, che fai di così straordinario? Ah, Signore! Che frustata sulla coscienza! Già tutti contenti di essere entrati nel club dei bravi ragazzi, subito ci chiedi di più, troppo. Gesù sogna, esige, perché dà. Ci guarda e ci chiede il coraggio del paradosso, il brivido della santità, il coraggio della logica evangelica: perdona i nemici, ama senza contraccambio, sii trasparenza. Alza il tiro, il Signore, chiede di essere discepoli, come lui, fino in fondo. Gesù per primo ha amato i nemici, lui per primo non ha detto il male, lui per primo si è donato fino al brivido della morte. Gesù chiede testimoni, non cristiani part-time. Chiede incendiari d’amore, non adolescenti cresciuti che si specchiano nei propri limiti. Gesù vuole discepoli che diventino riflesso della vera condizione dell’uomo, che in qualche modo illustrino con la loro vita che è possibile credere, che è possibile amare. Forte, vero? E tutti a deprimerci, a dire: “chi può farlo?” Risposta: nessuno, ovvio. Se la smettessimo di pensare che la fede è uno sforzo e la santità è una conquista! No, Gesù spiega il come: il Padre è misericordioso. Possiamo diventare misericordiosi se ci lasciamo raggiungere dal Padre, se lo lasciamo agire, se ne siamo riempiti. Perciò il Vangelo inizia con un invito pressante: “a voi che ascoltate dico…” Gesù sa bene che l’ascolto precede l’azione, che la morale è conseguenza della fede, che la vita nuova in Cristo è possibile solo perché, appunto, c’è Cristo. Una pagina ad alto profilo, quindi, anche se un po’ indigesta. E un invito, finale, a guardare intorno a noi con lo sguardo interiore. E vedrete il Vangelo di oggi mille volte vissuto, mille volte realizzato. Da anonimi cristiani che sanno pazientare, amare, sperare, ragionare secondo la logica del Vangelo. Penso a quella famiglia che ha aperto la propria casa a un bimbo che nessuno voleva, per dargli un po’ d’amore; penso a quei giovani scout che dedicano le loro vacanze al volontariato in Africa a far giocare i bambini; a quella ragazzina che ha scelto di far nascere il bambino che aveva in grembo contro il parere di tutti, penso a quel dirigente che contesta (a proprio rischio) una linea di condotta troppo aggressiva e spavalda della propria azienda, penso a quell’infermiera che ha scelto di stare tra i neonati in rianimazione, dove nessuno ha il cuore per stare. Sì amici, se lasciassimo cadere dai nostri occhi e dalla nostra mente pregiudizi e chiacchiere vedremmo uomini e donne fragili compiere prodigi, vedremmo spazi di nuova umanità che cresce sul ceppo invecchiato della nostra fede abitudinaria. Come Gesù, milioni di uomini e donne, ora, stanno vivendo il paradosso del Vangelo. Concludo con il grido di Camus, straordinario e inquieto scrittore del secolo scorso, ateo, che scriveva: “siate realisti: chiedete l’impossibile!”

 

 

LUNEDI’ 23 FEBBRAIO

Una scheggia di preghiera:

 

CREDO: AIUTAMI NELLA MIA INCREDULITA’

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: POLICARPO DI SMIRNE, Santo, Vescovo Martire

Nato verso il 69 fu discepolo di Giovanni Evangelista, vescovo di Smirne fu martirizzato sotto il proconsolato di Stazio Quadrato. Di lui si conserva una Lettera ai Filippesi relativa al viaggio di Ignazio di Antiochia.

Parola di Dio: Gc. 3,13-18; Sal. 18; Mc. 9,14-29

 

“CREDO, AIUTAMI NELLA MIA INCREDULITA’”. (Mc. 9,24)

Tutto il brano del Vangelo che racconta la guarigione del ragazzo posseduto dallo spirito muto si gioca intorno al termine “fede”. C’è una prima fede speranzosa, forse un po’ superstiziosa di questo padre che ha portato il figlio dagli Apostoli, ma c’anche l’insuccesso che non solo mina la fede di questo padre ma manda in crisi anche gli amici di Gesù che non sono stati in grado di guarire il ragazzo. C’è Gesù che sbotta davanti all’incredulità della sua generazione e davanti a questa sete quasi esclusiva di miracolismi facili. C’è ancora questo padre che usa il condizionale nei confronti di Gesù: “Se puoi qualcosa…” e c’è Gesù che risponde che “Tutto è possibile a chi ha fede”, c’è ancora questo padre che dice di aver fede ma di essere consapevole delle proprie debolezze e incredulità. Anche davanti al miracolo c’è ancora la paura di molti che la morte abbia avuto il sopravvento sulla vita, c’è l’affermazione che solo la preghiera può operare sulla fede e quindi sanare definitivamente. In tutte queste contraddizioni mi ritrovo pienamente: Io credo in Gesù, ho anche cercato di giocare almeno in parte la mia vita per Lui, credo al valore della preghiera e cerco in tutti i modi di farla diventare sospiro del cuore, credo che nulla è impossibile a Dio ma poi mi ritrovo pieno di dubbi e di interrogativi, dico di amare Dio con tutto il cuore e poi gran parte del mio tempo e dei miei affetti si riversano sulle cose, dico di attendere ansiosamente la venuta di Gesù e poi prego perché il Signore procrastini a lungo il momento della mia morte…”Signore, ma è ancora fede questa?” Proprio rileggendo questa pagina mi pare di cogliere ciò che Gesù mi risponde. Prima, giustamente, mi rimprovera: “Fino a quando dovrò continuare a sopportarti!”. Ma Lui è troppo buono, è venuto per i peccatori, quindi non mi abbandona, mi invita a mettermi davanti a lui con le mie miserie perché con Lui perfino l’incredulità può trasformarsi in fede, perfino i dubbi e gli interrogativi possono diventare un atto di abbandono nella sua misericordia, perfino uno spirito sordo e muto può ascoltare la voce di colui che lo scaccia, perfino un apparente morto, preso per mano da Gesù può essere ridonato alla vita. Forse il giorno in cui mi interesserò di meno al fatto se ho o non ho la fede ma mi appoggerò solo al cuore di Gesù, allora Lui potrà operare in me ed anche attraverso di me.

 

 

MARTEDI’ 24 FEBBRAIO

Una scheggia di preghiera:

 

GETTO IN TE IL MIO AFFANNO, NON PERMETTERE CHE IO VACILLI

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: TOMMASO MARIA FUSCO, Beato

Nacque a Pagani (Salerno) il 1° dicembre 1831. Entrato in seminario divenne sacerdote nel 1855. Nel 1887 entrò nella Congregazione dei Missionari Nocerini. Ebbe una particolare attenzione verso i bambini e gli orfani e fondò la Congregazione delle Figlie della Carità del Preziosissimo Sangue per l’aiuto alle orfane.

Fu un gran predicatore impegnato in molti luoghi diversi, confessore attento, uomo di carità. Fu perseguitato dai propri confratelli ma si sostenne sempre con la fede illimitata nel Signore. Morì il 24 febbraio 1891.

Parola di Dio: Gc. 4,1-10; Sal.54; Mc. 9,30-37

 

“DI CHE COSA STAVATE DISCUTENDO LUNGO LA VIA?”. (Lc. 9,33)

Una sera di alcuni anni fa ritornavo a casa, passata ormai la mezzanotte, da una riunione zonale di sacerdoti. Ero anche un po’ appesantito non solo dalla stanchezza ma anche dal fatto non riuscendo spesso a trovarci d’accordo si pensava ugualmente di terminare queste riunioni “in fraternità”, cioè bevendo due bicchieri di vino e mangiando due paste. Prima di coricarmi, com’ è mia abitudine, diedi un occhiata al vangelo del giorno successivo, e mi capitò proprio questo brano. Mi sembrava di sentire Gesù che mi poneva la stessa domanda: “Di che cosa avete parlato questa sera?”. “Ci siamo trovati noi preti, tuoi servi. Ci siamo riuniti nel tuo nome, lo hai sentito abbiamo perfino fatto il segno di croce e detto un Padre nostro prima di cominciare e poi abbiamo cominciato a discutere sulle strategie da usare in campo pastorale, sul come far venire a Messa quelli che non ci vengono, sul come obbligare a una serie di incontri tutti coloro che vogliono i sacramenti, sul come organizzarci per chiedere al comune il contributo per gli oratori, sul come fare attenzione a quel gruppo di laici che vogliono prenderci la mano…Abbiamo discusso, ognuno ha detto la sua, abbiamo fatto un  po’ di battute sul vescovo e sulla curia poi però ci siamo detti che, se anche non troppo convinti delle loro indicazione, dovevamo almeno salvare la facciata… e poi ci siamo lasciati pensando che poi, in fondo, nella mia parrocchia sono padrone io e faccio poi quello che voglio”. Mi ritrovai sorpreso di aver risposto così, ma purtroppo era vero e purtroppo è vero anche per molte riunioni di laici quando piuttosto che far riferimento alla Parola di Dio si fa riferimento a se stessi, alla semplice organizzazione, alla distribuzione di compiti, onori, doveri. Il Signore lo ripete ancora a noi oggi: “Se vuoi essere il primo impara ad essere l’ultimo e il servo di tutti”, Se vuoi davvero amare il tuo gregge renditi disponibile alle sue necessità, fatti trovare dalla gente, fatti mangiare da essa, sii il loro pane, usa pure bene i tuoi talenti, organizza in modo razionale le poche forze parrocchiali ma non far diventare la parrocchia un’industria, un ufficio burocratico, un luogo dove si pagano tasse religiose, non sbarazzarti dei poveri dicendo:”C’è un ufficio centrale che ci pensa”, non nascondere il tuo disinteresse per i bambini dicendo che bisogna interessarsi degli adulti: è vero, ma anche i bambini hanno bisogno di Dio. Prendi con serietà tutte le indicazioni che arrivano dai grandi cervelloni ma guarda in concreto se esse servono davvero a te e ai tuoi fratelli. Metticela tutta per portare il Vangelo ma poi fidati: non sei tu che salvi il mondo, Gesù è già morto in croce ed è risorto per tutti e per ciascuno.

 

 

MERCOLEDI’ 25 FEBBRAIO: MERCOLEDI’ DELLE CENERI

Una scheggia di preghiera:

 

PERDONACI, SIGNORE, ABBIAMO PECCATO

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: CESARIO, Santo

Nato in una famiglia di santi (ricordiamo  particolarmente  il  fratello: San Gregorio di Nazianzo) studiò geometria, astronomia e medicina  e fu medico di corte a Costantinopoli. Ma ben presto, sempre più attratto da Cristo, donò tutto ai poveri e si ritirò a vita penitente. Morì ancora giovane nel 369.

Parola di Dio: Gl. 2,12-18; Sal 50; 2Cor. 5,20-6,2; Mt. 6,1-6.16-18

 

“GUARDATEVI DAL PRATICARE LE VOSTRE BUONE OPERE DAVANTI AGLI UOMINI PER ESSERE DA LORO AMMIRATI”. (Mt.6,1)

So che la maggioranza dei lettori di “Schegge” ha un certo numero di anni quindi mi permetto di andare indietro anche nei miei ricordi sicuro che qualcuno, almeno in parte, si ritroverà in essi. Quando ero ragazzo l’inizio della Quaresima era un qualcosa di importante per noi. Innanzitutto c’era un velo di malinconia: finiva il carnevale, (e allora finiva davvero mentre oggi dura tutto l’anno), ma poi iniziava anche un tempo molto serio e il giorno del mercoledì delle ceneri con il suo digiuno era uno dei giorni dell’anno in cui avevi più fame del solito, poi quel “Ricordati che sei polvere e in polvere ritornerai” dava un po’ fastidio, ma comunque era un’occasione per cominciare a fare tutto un cammino di fioretti, di preghiere, di catechismo che, se era un po’ duro però, aveva come meta la gioia della festa di Pasqua. Oggi superati in gran parte i digiuni, andati in disuso i fioretti ci possono essere due atteggiamenti con cui iniziare la quaresima: quello del disinteresse e quello delle velleità un po’ ipocrite di fare di questo tempo l’unico adatto alla conversione. Proprio all’inizio della Quaresima Gesù ci invita a non essere ipocriti. Non è la Quaresima in sé che ci porta alla conversione, essa  è solo un’occasione che, se sappiamo sfruttare, può aiutarci nel nostro cammino di fede. E poi questa conversione a cui siamo chiamati non è un qualcosa di improvviso, di grandioso, ma un rimettere al giusto posto Dio e i suoi valori. Cominciamo lo sgombero quaresimale cercando di allontanare da noi l’ipocrisia: Dio non se ne fa nulla di false apparenza cristiane, Dio guarda il cuore. A Dio non importa se mangiamo pesce o carne o se digiuniamo, a Dio importa che dividiamo le nostre cose con i fratelli. A Dio non importa il falso buonismo, o la carità fatta per sentirci a posto o per comprarci una fetta di paradiso, importa un cuore generoso che sappia ricevere e dare gratis. A Dio non importa che aumentiamo le preghiere, le ore di adorazione, le veglie per questo o per quello, importa che mettiamo Lui e il suo Vangelo al centro della nostra vita e delle nostre scelte. Quindi, qualsiasi sia la forma esteriore che vogliamo dare a questa Quaresima, a Lui importa se noi siamo disponibili ad accettare il dono della sua misericordia.

 

 

GIOVEDI’ 26 FEBBRAIO

Una scheggia di preghiera:

 

LODE A TE, O CRISTO, RE DI ETERNA GLORIA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: NESTORE, Santo

Era il Vescovo amato di Magido in Panfilia. Durante la persecuzione di Decio nel 250 gli fu chiesto di abiurare alla fede. Ma egli non cedette e con gioia e  riconoscenza   accettò   di morire come Gesù, sulla croce.

Parola di Dio: Dt. 30,15-20; Sal. 1; Lc. 9,22-25

 

“CHI VORRA’ SALVARE LA PROPRIA VITA LA PERDERA’, MA CHI PERDERA’ LA PROPRIA VITA PER ME LA SALVERA’ (Lc. 9,24)

La ricchezza, la bellezza, l’intelligenza, la laurea, la casa… e tutto ciò che posso accumulare nel corso della mia esistenza, giungerà presto al suo termine.   Ciò che rimane della vita di una persona è solo l’amore e non un amore umano, per grande che sia, ma l’Amore che ha scoperto e sviluppato nel dialogo cosciente con Cristo. Allora perché, a volte, sento che la vita mi sta sfuggendo di mano?  Perché sento che passa tanto veloce e mi fa tristezza? “Perché non stai vivendo ciò che sei chiamato a vivere!  Perché sei attaccato a quattro cose che oggi ci sono e domani no!  A che ti serve accumulare titoli, cose, “opere buone”, anche “amicizie”, impegni vari, se poi per questo non vivi?  Se poi in un momento tutto può svanire?  Su che cosa fondamenti la tua vita?” “Gesù, su che cosa la devo fondare?” Proprio con la Parola di oggi Gesù ci risponde:non si tratta di perdere la vita fisica, questa inevitabilmente si perde, prima o poi, non si può optare.   Perdere la propria vita per causa di Cristo è individuare la menzogna, l’orgoglio, è vivere nella verità, è vivere secondo Cristo, con Lui… “Gesù che significa, oggi, perdere la mia vita per te?   Che significa perderla per trovarla?” “Significa non attaccarti alle cose passeggere, non fondarti su ciò che è effimero, perché così ti ritroverai senza niente.  Perdere la tua vita per me è ritrovarla perché significa basarsi, alimentarsi, trasformarsi in ciò che non passa, in ciò (in Colui) che dura (vive) per sempre!” Se volete una cartina di tornasole, proviamo oggi a vedere se abbiamo cercato di salvare la nostra immagine di fronte agli altri o quella di Gesù.

 

 

VENERDI’ 27 FEBBRAIO

Una scheggia di preghiera:

 

TU GRADISCI, O SIGNORE, UN CUORE PENITENTE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: GIOVANNI DI GORZE, Beato, Monaco

Era nato a Vandières sulla Mosella all’inizio del X secolo. Si fece pellegrino per fede e venne anche a Montecassino. Tornato in patria si fece monaco e fu cellerario (933) del monastero di Gorze, riuscì a ristabilire la prosperità materiale dell'abbazia. Inviato come missionario (953) presso il califfo di Cordova, Abd al-Rahman III, vi rimase tre anni. Ritornato in patria, riprese la sua vita severa di penitenza e di studio e nel 967 divenne abate di Gorze dove morì nel 976 .

Parola di Dio: Is. 58,1-9; Sal.50; Mt. 9,14-15

 

“POSSONO FORSE GLI INVITATI A NOZZE ESSERE IN LUTTO MENTRE LO SPOSO E’ CON LORO?”. (Mt. 9,15)

Ancora una volta la parola di Dio torna su un tema caro alla Quaresima: il digiuno, e anche questa volta le indicazioni sembrano contraddittorie, infatti che rapporto c’è tra la austerità cui la Quaresima ci invita e la letizia degli “invitati alle nozze?. Infatti Gesù chiama così i suoi discepoli ma nello stesso tempo parla anche di porta stretta, di croce da portare, di vita da perdere. Noi tendiamo a credere che la gioia di vivere e il digiuno e l’austerità che il Signore ci chiede siano contrapposte, ma Lui descrivendo la sua missione ha detto: “Sono venuto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena”. Forse allora la vera contrapposizione non è gioia - austerità, ma gioia - felicità. Felicità è essere soddisfatti dalle cose e questa dura poco, gioia è avere nel cuore il senso di se stessi, delle cose, della vita e di Dio. E’ allora anche sapere che la vita in sé, e non solo la sequela di Cristo, chiede spesso rinunce e sacrifici, perché ogni gioia vera è sempre legata al coraggio e alla fatica della conquista. Allora anche il digiuno o l’austerità della Quaresima possono portarci alla conquista della vera libertà del cuore, alla serena certezza che nella libertà dello spirito, che è anche liberazione interiore dal male, si realizza autenticamente la vita.

 

 

SABATO 28 FEBBRAIO

Una scheggia di preghiera:

 

TU SEI BUONO, SIGNORE E PERDONI, SEI PIENO DI MISERICORDIA CON CHI TI INVOCA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ROMANO, Santo, Abate

Romano, nato nel 400, sentì il bisogno di rinnovare nelle foreste del Giura la fioritura del monachesimo successa nella Tebaide. Fondò parecchi conventi ed eremi, fu anche esorcista e parecchi miracoli accompagnarono la sua vita. Morì nel 465.

Parola di Dio: Is. 58,9-14; Sal. 85; Lc. 5,27-32

 

“NON SONO I SANI CHE HANNO BISOGNO DEL MEDICO, MA I MALATI; IO NON SONO VENUTO A CHIAMARE I GIUSTI, MA I PECCATORI A CONVERTIRSI.

(Lc. 5,31-32)

Ancora una volta leggendo questo racconto della conversione di Levi mi meraviglio e lodo il Signore per il suo amore per noi. Lui ci vuole davvero bene e viene a cercarci. Non si accontenta di offrirci una formula per salvarci, non ci dà solo delle norme da osservare per  essere moralmente certi di esserci guadagnati il paradiso, no, lui per liberarci dal peccato si fa peccato per noi. Levi è un pubblico peccatore? Gesù non punta il dito per condannarlo, ma gli chiede di seguirlo e poi va a casa sua scandalizzando tutti i perbenisti e gli osservanti. Gesù non compra l’uomo, lo conquista facendosi tutto a lui. Quanto avremmo da imparare noi da questo atteggiamento di Gesù! Noi Chiesa che per paura di perdere i nostri diritti, di confrontare le nostre idee spesso abbiamo innalzato muri invece che costruire ponti, noi cristiani che spesso abbiamo paura di comprometterci frequentando compagnie culturali non proprio “dei nostri” o persone che non sono totalmente ortodosse. Gesù non è un medico che scrive ricette, è un medico che visita, che si interessa , che si fa tutto a tutti, è uno che non dice: “Bisogna fare così”, e poi se ne va, ma è uno che fa e poi dice: “Seguimi”. Davanti ad un amore così grande non perdo la speranza di potermi convertire neppure io.

 

 

DOMENICA 29 FEBBRAIO: 1^ DOMENICA DI QUARESIMA ANNO C

Una scheggia di preghiera:

 

CONCEDICI DI CRESCERE NELLA CONOSCENZA DI CRISTO

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: GIOVANNI CASSIANO, Santo, Monaco

Era nato verso il 360 alle foci del Danubio. Uomo di squisita cultura cercò in un primo tempo la vita monastica a Betlemme e nella solitudine della Tebaide. Venuto a Roma per difendere Giovanni Crisostomo, fu ordinato prete e poi si spostò per una missione nelle Gallie dove promosse il monachesimo. Morì nel 435.

Parola di Dio: Dt. 26,4-10; Sal. 90; Rm. 10,8-13; Lc. 4,1-13

 

“GESU’ FU CONDOTTO DALLO SPIRITO NEL DESERTO DOVE PER QUARANTA GIORNI FU TENTATO DAL DIAVOLO” . (Lc. 4,1-2)

Sembra quasi che la Chiesa e Gesù, oggi prima domenica di Quaresima, vogliano portarci nel deserto per dirci: “Giù le maschere, guardate in voi stessi, cercate di scoprire davvero chi siete, per che cosa correte, che cosa valete”. Nel deserto non c’è bisogno di essere diversi da ciò che si è: l’apparenza non serve, sono messo alle strette, senza cedere alle lusinghe del mondo che mi propone modelli di vita impossibili. No, nel deserto dobbiamo scaricarci di tutto il superfluo, nel deserto dobbiamo imparare a sopportare l’inaudito frastuono del silenzio. Nel deserto leviamo le maschere e scopriamo che siamo viandanti, pellegrini, la nostra patria è altrove. Occorre pazienza, quindi, nel raggiungere la meta (a proposito: lo sappiamo dove stiamo andando?). Il deserto rivela la nostra natura profonda di viandanti; e il viaggio ricorda parole quali precarietà, essenzialità, disponibilità alla scoperta e allo stupore, fiducia. Gesù nel deserto sceglie in che modo essere Messia, rifiuta le tentazioni per giocare in pieno la sua libertà. Gesù rifiuta la tentazione del pane, che riduce l’uomo a sopravvivere intorno alle “cose”: denaro, lavoro, vacanze, vestiti. Cose utili, ottimi servi, pessimi padroni. L’uomo non si riempie il cuore con gli zeri del suo conto in banca. Gesù rifiuta un messianismo di gloria e di plauso, di facili consensi, di gesti mirabolanti. Che stupore! Gesù, uomo riuscito, ha un’autostima tale che può senza difficoltà fare a meno del giudizio degli altri, Gesù rifiuta il potere (ma come? Rifiuta ciò che noi desideriamo?). Infine Gesù rifiuta l’immagine di un Dio che compie miracoli, un Dio eclatante. Gesù toglie la maschera anche a Dio e vede un Padre, non un despota Onnipotente da corrompere. Vogliamo allora provare anche noi, pellegrini, a passare attraverso la tentazione per gettare quello che non serve, per guardare al nostro cuore? La chiesa, da duemila anni, propone tre strade: la preghiera, il digiuno, l’elemosina. La preghiera: cinque minuti di silenzio al giorno con il Vangelo della domenica davanti agli occhi, cinque minuti per iniziare la giornata entrando nel grande mare della pace interiore che viene da Dio. Il digiuno: rinunciare a qualcosa per ristabilire un ordine nella nostra volontà (chi guida la mia vita? Le mie passioni?), per dedicare del tempo: rinuncia a un’ora di TV per giocare con tuo figlio, spegni una sigaretta e fatti un giro nel parco, tieniti leggero e pensa alla tua salute. Infine l’elemosina: rinuncia a qualcosa per un gesto di solidarietà. E soprattutto: non barricarti dietro un paravento: “chissà dove finiranno questi soldi? E’ tutto inutile”. Se avessimo il coraggio di informarci! Se – almeno un poco – uscissimo dalle nostre piccole convinzioni per vedere la realtà: l’umanità che cammina nella miseria e nella fatica (spesse volte risultato dell’economia liberista che crea povertà) e in questa umanità fratelli e sorelle cristiane che aspettano un segno di aiuto. Segno reso visibile dalla splendida generosità di molti missionari, ma che può diventare sostegno, aiuto, da parte delle nostre comunità. Non come obolo dato, bontà nostra, frugando  nel superfluo, ma come dignitoso gesto di amicizia.

     
     
 

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